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Dislivelli

Ricerca e comunicazione sulla montagna

La Narrazione

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Rileggi “Nucleare alpino” sul numero 22 “Energie alpine” di Dislivelli.eu: https://bit.ly/3K8Bw56 custodia del pianeta è compito e dovere di tutta la società umana" (19.02.2023 su Il Messaggero) e "su questa priorità la nostra Europa è stata assolutamente preveggente. [...]Mi desta una certa sorpresa constatare che proprio per rendere concreti i nobili obiettivi allora proposti, il Parlamento Europeo, nei confronti del futuro dell'automobile, si sia schierato in favore dell'unica scelta produttiva nella quale Cina e Stati Uniti si trovano fortemente in vantaggio rispetto all'Europa". Ma soprattutto "vi sono sostanziali dubbi che la scelta compiuta sia la strada più conveniente per affrontare il problema del degrado del pianeta, data la quantità e la qualità di materie prime necessarie a produrre le batterie che costituiscono il motore dell’auto elettrica e dato l’elevato costo della rottamazione delle batterie stesse". La grande scommessa infatti si appoggia su una previsione economica - e non ambientale - che il costo per unità di produzione di batterie scenderà nel tempo, mentre questo non è assolutamente detto ed anzi è prevedibile il suo contrarioconsiderando la rarità delle riserve di litio ed altri metalli della dipendenza elettronica del pianeta - Antropocene digitale (Figura 1), che non riuscirebbe a sostenere lo spostamento su batteria di tutti i veicoli del globo - a meno di innovazioni tecnologiche che rivoluzionino interamente l'efficienza o l'uso di questi materiali: aspetti su cui oggi abbiamo solamente annunci. Analogamente il tema della produzione elettrica: se l'obbiettivo principale globale è infatti la riduzione delle emissioni climalteranti, sembra rivalutato il ruolo assumibile dall'energia nucleare (la valutazione è di James Lovelock, in relazione agli impatti rileggi "Nucleare alpino" sul numero 22 di Dislivelli.eu "Energie alpine" - link a sinistra).

La proposta inoltre propone un adattamento tecnologico tout court di impronta a-territoriale -, nel senso che non prevede adeguamenti spaziali e territoriali nella sua attuazione fisica. Cosa che non è una novità, in comune con la generale programmazione della mobilità e dei trasporti. "É probabile (scriveva già L. Mazza ne "Progettare gli squilibri") che gli scarsi successi della pianificazione urbanistica, del traffico e dei trasporti dipendano in misura non marginale dal fatto che nella pratica ci si dimentichi troppo spesso che il traffico (e i trasporti, nda) è una funzione della distribuzione spaziale delle attività, ovvero degli usi del suolo".

In altri termini: come è possibile prevedere un cambiamento della mobilità senza prendere in considerazione la struttura degli spazi fisici, dei territori della dispersione e delle relazioni tra le diverse attività? Come già prevedeva in verità il piano per la riduzione delle emissioni climalteranti della Convenzione delle Alpi. Associando questo alle esigenze di importanti infrastrutturazioni - si pensi al confronto con le problematiche già vissute negli anni per le que-