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Dislivelli

Ricerca e comunicazione sulla montagna

La Narrazione

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Migrazioni climatiche e mobilità interna di Andrea Membretti

MICLIMI è un progetto finanziato da Fondazione CARIPLO e promosso dalla neonata associazione EU.Cli.Pa.it APS con lo scopo di favorire la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui temi ambientali e climatici in relazione al “Patto per il clima” promosso dalla UE.

Le migrazioni interne attirano mediamente un’attenzione decisamente minore a livello sociale e politico rispetto a quelle internazionali, su cui invece si focalizza tanta parte del dibattito sui movimenti di persone. In realtà, come è noto agli studiosi di settore e alle organizzazioni mondiali quali IOM (International Organization for Migration), la maggior parte dei flussi migratori sono tuttora interni ai vari paesi, o tra paesi limitrofi, oppure ancora sono spostamenti interni a macroregioni nei vari continenti. E le previsioni di medio-lungo termine indicano un probabile incremento di tali spostamenti, il cui peso numerico crescerà in modo più significativo rispetto ai movimenti transfrontalieri, intra o inter continentali. Tra le cause di tali movimenti, spiccano proprio le ragioni ambientali e in particolare gli effetti drammatici del cambiamento climatico in termini di siccità, alluvioni, eventi estremi, carestie e anche conflitti per l’accesso alle risorse territoriali. Nonostante solitamente non sia etichettata a livello di media e di opinione pubblica come “migrazione interna”, la mobilità residenziale è un fenomeno che sta tornando oggi di nuovo rilevante anche nel nostro Paese, non tanto rispetto agli spostamenti da una regione all’altra (che non rappresentano una novità), quanto invece ai trend emergenti di spostamento interno alle regioni stesse, anzitutto dalle aree urbane a quelle rurali e montane.

Come evidenziato infatti dalle diverse ricerche condotte sul tema in anni recenti (di cui la stessa Dislivelli è stata spesso soggetto promotore, come l’associazione Riabitare l’Italia), in Italia, dopo decenni di abbandono delle aree montane delle Alpi e degli Appennini (la più significativa migrazione interna - inter e intra regionale - vissuta nella storia unitaria e coincisa con un massiccio inurbamento delle popolazioni rurali), è stato documentato negli ultimi 15-20 anni un flusso crescente, ancorché ancora numericamente contenuto, verso le aree interne, in particolare quelle alpino-appenniniche: si tratta di movimenti che riguardano sia cittadini italiani (i cosiddetti “nuovi montanari” o “neo rurali”), sia migranti internazionali, soggetti spinti da un mix di fattori molto articolati, tra i quali quelli ambientali e climatici iniziano a rivestire