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Dislivelli

Ricerca e comunicazione sulla montagna

La Narrazione

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piste che si sviluppano alle quote più elevate della provincia sino ai 2100 metri, è il paese in capo alla valle. Il comune vanta una serie di primati, non tutti memorabili, legati alla sua lunga storia, malata di gigantismo, di stazione principe dello sci bergamasco, sviluppatasi grazie al centinaio di km che la collegano a Milano e i 50 all’aeroporto di Bergamo-Orio, il nodo aeroportuale più frequentato d’Italia. Cerchiamo di capire con Marco Calvetti, direttore della stazione sciistica, come sia andata la stagione ormai agli sgoccioli. «Foppolo, e il suo comprensorio, vantano ancora un forte appeal, specialmente per i meneghini, questo ci salva. Certo a Natale, per la prima volta da quando Noè dovette approntare l’Arca, ha piovuto: non è stato confortante vedere gli ospiti sguazzare nelle pozzanghere. A un dicembre tribolato è succeduto un gennaio dove non è caduto un fiocco di neve, a febbraio abbiamo avute temperature da mese di aprile, con punte di 16 gradi. Una volta contavamo su coperture medie di oltre il metro e mezzo e i 10 metri di neve erano la norma. Ora ci accontentiamo di qualche decina di centimetri contrappuntati dagli agglomerati rocciosi che allignano qui e là. Compattare la neve naturale o creare le piste con l’innevamento artificiale – litigando con il meteo - non è la stessa cosa, anche dal punto di vista dei conti. Però “teniamo botta” con i nostri 2500 accessi del fine settimana, non pensiamo di poter tornare agli splendori delle settemila presenze degli anni d’oro né confidiamo che investimenti milionari possano garantire di per sé maggiori afflussi! Siamo forti del fatto che ai nostri clienti sono ben chiari i servizi che siamo in grado di offrire loro e ci apprezzano per questo: sanno bene quante stelle aspettarsi negli alberghi. Hanno imparato a far di necessità virtù gestendo le loro aspettative, spostando più in là quello che una volta si faceva a dicembre, concentrando le uscite nei week end, approfittando del mordi e fuggi quando si sa che ha nevicato».

Intanto qualcosa si muove dal punto di vista dell’offerta, per dare nuove opportunità di allungare e qualificare la permanenza: vuoi nell’evoluzione della proposta della ristorazione in quota nei rifugi, raggiungibili con ciaspole o sci , vuoi in baite attrezzate per happening serali approntati per gruppi, segnatamente giovanili; «…il fulcro rimangono le funi con le seggiole attaccate…ma si è messo in movimento un processo che andrà affinato, con successivi assestamenti e riaggiustamenti, ma è irreversibile: ora siamo aperti fino a tarda sera, quando una volta calava il buio e si fermavano gli impianti oggi arriva chi, magari, dello sci poco importa».

La sguardo di Calvetti, che vagheggia l’universo bianco dei suoi migliori anni, è rivolto al Montebello, sullo sfondo svetta il Corno Stella, una delle magnifiche cime lambite dal Sentiero delle Orobie.

Più a occidente gli scheletri dei piloni sul monte Toro fanno triste