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Dislivelli

Ricerca e comunicazione sulla montagna

La Narrazione

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Appennino campano di Guido Lavogna

Nel 1983 i fratelli Vanzina con il film “Vacanze di Natale” rappresentavano lo stereotipo borghese che correva a vivere avventure a Cortina. Nasceva un nuovo status di “uso” della montagna anche nell’Appennino meridionale. Ma oggi il modello delle Alpi inseguito per quasi 40 anni è finalmente superato e si apre una fase di riscatto da quella sudditanza.

Nell’immaginario comune, durante tutto il 900, il nord del nostro paese, visto da quel sud interiore di piccoli paesi “perennemente altrove” con una forte e costante vocazione migratoria, è apparso sempre come un luogo distante e di grande ricchezza, un’America meno lontana, una quasi Svizzera, un posto come la Germania ma dove parlavano italiano.

Negli anni ’50, ’60 e ’70 quel miraggio era concreto quando per le feste gli emigrati tornavano nei paesini di origine provenienti dalle fabbriche del nord, da quei condomini con l’acqua calda e i primi elettrodomestici. Arrivavano con auto grandi e con un linguaggio accentuato che mostrava sicurezza, successo e superiorità. Sembravano addirittura più alti, migliorati nella loro vita, fortunati in qualche modo. Al bar raccontavano storie a chi, intanto, non aveva mai visto nulla ma solo immaginato e non poteva fare altro che ascoltare restando muto, non avendo niente da aggiungere ma solo rancore da buttare giù.

Quelli che arrivavano dal nord apparivano irraggiungibili e vincenti, un modello da seguire e sognare ma non sempre realizzabile. Quella dimensione generava frustrazione. Eravamo ancora molto lontani dalle attuali tendenze, spesso ipocrite, che fanno della “resilienza”, della “restanza”, dei “ritornanti” dei modelli di fascinazione culturale tutt’altro che reali, appaganti o praticabili.

Vivere al sud, nelle aree marginali dell’Appennino, allora come oggi, non è affatto piacevole.

Poi però è successo qualcosa, l’innesco di un cambiamento epocale, negli anni ’80, con le TV private, la distanza da quel nord, nella percezione della diversità si è ridotta. Il modello culturale, il linguaggio o lo stile di consumo, potevano essere osservati nei film di nuova produzione o nei tanti programmi di intrattenimento.

A colori, nel televisore di casa, c’erano quei personaggi con quell’accento che pochi anni prima si poteva sentire solo dai paesani che tornavano per le feste. Di colpo il nord era lì, in ogni casa. Come un nuovo punto di riferimento, familiare, privato, divertente, accessibile, attraente.