IoArch 111 - May/Jun 2024

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ioArch

WORKPLACE DESIGN

UNICITÀ

Christian Kerez ALL’ORIGINE DELLE COSE

ELEMENTS COLORE

F ONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Milano 111 Anno 18
Maggio 2024 euro 9,00
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ISSN
PARK ASSOCIATI | STEFANO BOERI | SONIA CALZONI | CINO ZUCCHI | ALESSANDRO SCANDURRA MARCO ACERBIS | CLAUDIO LUCCHIN | FRANZOSOMARINELLI | L22 | GBPA | REVALUE | TÉTRIS ROBIN RIZZINI | STUDIO ELEMENTARE | FILIPPO CANNATA | THEO HOTZ | IL PRISMA | RENATO FILIPPINI
PROGETTI IN EQUILIBRIO TRA BELLEZZA FUNZIONALITÀ E BENESSERE
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LAMM Srl Headquarters / Showroom Via Verdi 19/21 San Secondo P.se (PR) T.
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info@lamm.it
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Photo © Oriol Gómez

PER SPE CTI VE

SOMMARIO ioArch 111

DESIGNCAFÈ

12 Alexander Calder. Sculpting Time | MASI LUGANO

14 Aware, architecture and sense | DAC COPENHAGEN

16 Alessandro Mendini. Io sono un drago | TRIENNALE MILANO

20 Costruire il Trentino | CITRAC

24 Ground Break. Nari Ward | HANGARBICOCCA MILANO

28 L’arte cinetica di My Ullmann | MAK VIENNA

32 Gio Ponti. Un maestro poco amato | LE STORIE DI LPP

34 Gio Ponti. Ceramiche 1922-1967 | FAENZA

36 Willem de Kooning e l’Italia | GALLERIE ACCADEMIA VENEZIA

38 William Kentridge | VENEZIA ARSENALE

42 Louise Bourgeois in Florence | FIRENZE

44 Il Design dell’energia | WEIL AM RHEIN - VITRA DESIGN MUSEUM

46 Ronan Bouroullec | ROMA RYNOCEROS GALLERY

62 Let’s Design Pietra Kode Edition | COSENTINO

194 Oscar Murillo | GAGOSIAN GALLERY ROMA

96 | 182 | Libri

REPORT

48 Tall Buildings di Aldo Norsa

FOCUS

58 La fontana delle Cento borgate | FORME D’ACQUA

60 Il viaggio in&Outdoor | PARÀ

WORK IN PROGRESS

64 Milano | CINO ZUCCHI E ORTUS. AMPLIAMENTO CAMPUS IULM

66 Conegliano | C+S. NUOVA SCUOLA PRIMARIA

68 Trieste | CARLO RATTI. EX RAFFINERIA TRASFORMATA IN PARCO

70 Palermo | MCA. MUSEO GIARDINO SANTA ROSALIA

72 Tolosa | BIG E A+ ARCHITECTURE. NUOVO HUB DI TRASPORTO

74 Londra | ALISON BROOKS. LE TORRI A STRATFORD CROSS

76 Monaco di Baviera | KÉRÉ ARCHITECTURE. L’ASILO UNIVERSITARIO

78 Podgorica | A-FACT. NUOVO PARCO E DISTRETTO DELLE ARTI

80 Cartagine | BEZ+KOCK E KOEBER. AMPLIAMENTO MUSEO NAZIONALE

82 Riyadh | LAND E SCHIATTARELLA. NUOVO PARCO URBANO

84 Xi’an | STEFANO BOERI CHINA. NUOVO MUSEO DELLA TECNOLOGIA

LPP - ARCHITETTI ITALIANI

I profili di Luigi Prestinenza Puglisi

86 Renato Filippini ALL’ORIGINE DELLE COSE - UNICITÀ di Carlo Ezechieli

La poetica di Christian Kerez

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48 86 97

SOMMARIO io Arch 111

LUCE

112 Lighting design per gli ambienti di lavoro | FILIPPO CANNATA

LUOGHI DEL LAVORO

116 MILANO Un’arca traforata affiora dall’acqua | CLAUDIO LUCCHIN

122 SEDUS se:living. Flessibile e collaborativo | ROBIN RIZZINI

124 BERGAMO Tra storia industriale e cultura architettonica | MARCO ACERBIS

130 MILANO

Pharo, una nuova luce in città | PARK ASSOCIATI E L22

138 HAWORTH HushFree. Le tre dimensioni del silenzio

140 ROMA Identitario, inclusivo e interconnesso | GBPA E REVALUE

144 MILANO Un paesaggio leggero e cangiante | STUDIO ELEMENTARE

150 MILANO L’ufficio come ecosistema di servizi integrati | TÉTRIS

154 ZURIGO Polo unico di polizia e giustizia | THEO HOTZ

158 POTENZA

Casa Bcc un diverso concetto di banca | IL PRISMA

Direttore editoriale

Antonio Morlacchi

Direttore responsabile

Sonia Politi

Comitato di redazione

Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli

Antonio Morlacchi, Sonia Politi

In copertina Alexander Calder Untitled, 1941 Foto courtesy Calder Foundation, NY

Contributi

Luisa Castiglioni, Valentina Dalla Costa

Carlo Ezechieli, Roberto Malfatti

Aldo Norsa, Matteo Pericoli

Mario Pisani, Luigi Prestineza Puglisi

Elena Riolo

Grafica e impaginazione

Alice Ceccherini

Marketing e Pubblicità

Elena Riolo elenariolo@ioarch.it

DESIGN DELLA TRASPARENZA

162 Finestre sul mondo | MATTEO PERICOLI

164 I serramenti del Salone dei Cinquecento | CAPOFERRI

166 La scansione geometrica di luce e vetro | SECCO SISTEMI

168 Un hotel, tre edifici, due linguaggi architettonici | FINSTRAL

170 Geometrie in continuità tra interno ed esterno | SCHÜCO

172 Luminosità e trasparenza | D&V SERRAMENTI

174 Villa con vista sul Garda | ITALSERRAMENTI

175 Un sistema ibrido per prestazioni ed estetica | KÖMMERLING

176 Casa a mezza costa tra lago e montagna | METRA

177 Estetica contemporanea e alte prestazioni | UNIFORM

178 Benessere e luce naturale anche in mansarda | FAKRO

179 L’evoluzione del serramento minimale | EKU

180 Tende motorizzate per Spark One e Spark Two | PELLINI

181 Imago++ profili sottili, più luce naturale | AGB

ELEMENTS

a cura di Elena Riolo

183 Colore

Editore Font Srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it

Fotolito e stampa Errestampa

Prezzo di copertina euro 9,00 arretrati euro 18,00

Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 54,00 - Europa 98,00 Resto del mondo euro 164,00 abbonamenti@ioarch.it

Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004

Periodico iscritto al ROC Registro Operatori della Comunicazione n. 34540

Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano ISSN 2531-9779

© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi non verranno restituiti. 183
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Dall’alto, Quatre systèmes rouges, 1960. Foto Louisiana Museum of Modern Art/Poul Buchard/ Brøndum & Co ©2024 Calder Foundation, NY. Big Bird, 1937. Foto courtesy Calder Foundation NY/Art. Resource.

CALDER SCULPTING TIME

AL MASI DI LUGANO IN MOSTRA LA PIÙ COMPLETA MONOGRAFICA DEDICATA AD ALEXANDER CALDER DA UN’ISTITUZIONE PUBBLICA SVIZZERA NEGLI ULTIMI CINQUANT’ANNI. DAL 5 MAGGIO AL 6 OTTOBRE 2024

Introdurre il movimento all’interno di una pratica artistica come la scultura è forse la prima cifra stilistica da considerare quando si parla di Calder, che ha esteso questo medium visivo verso la dimensione temporale. Attingendo da importanti collezioni pubbliche e private internazionali, tra cui la Calder Foundation di New York dalla quale proviene un ampio corpus di opere, Sculpting Time presenta oltre 30 capolavori dell’artista realizzati tra il 1931 e il 1960 ed esplora l’impatto trasformativo raccontandone linguaggio formale e scultoreo. Un linguaggio che ha plasmato e influenzato gli anni Trenta e Quaranta del No-

vecento con la sua innovazione, che per l’epoca non ha precedenti.

La mostra si propone come spazio aperto, concepito come un volume che si libera dalle pareti e regala ai visitatori un’esperienza che parte dalle sue prime astrazioni, o sphériques, fino a una precisa selezione dei celebri mobiles più recenti, stabiles e standing mobiles di varie dimensioni.

Presente anche una selezione di constellations, un termine proposto da Marcel Duchamp e James Johnson Sweeney per le sculture dell’artista realizzate in legno e filo metallico nel 1943. «Muovendosi liberamente e interagendo con

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› DESIGNCAFÈ

In alto. Triple Gong, 1948. A destra. Assembled Bits of Wood, 1935. Foto ©Tom Powel Imaging. Yucca, 1941. Guggenheim Museum, New York. The Hilla Rebay Collection. Tutte le immagini courtesy Calder Foundation, New York / Art Resource.

l’ambiente circostante, sembra dare forma all’aria; cambia continuamente, giocando con il tempo» raccontano le curatrici Carmen Giménez e Ana Mingot Comenge. «L’eredità di Calder perdura non solo nella presenza fisica delle sue opere, ma anche nel profondo impatto del suo lavoro, che ha cambiato il modo in cui percepiamo e interagiamo con la scultura. Il suo contributo alla storia dell’arte si estende ben oltre l’uso innovativo di materiali e l’impiego di nuove tecniche, catturando la sottile essenza di momenti fugaci. Confrontarsi con questa dimensione temporale è l’obiettivo di questa mostra» ■

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Aware è una mostra immersiva, scandita da sei ambienti che si susseguono uno dopo l’altro. Foto ©Rasmus Hjortshøj.

AWARE, COME L’ARCHITETTURA CI INFLUENZA EMOTIVAMENTE

AL DANISH ARCHITECTURE CENTRE FINO AL 15 SETTEMBRE 2024

Che effetto ha l’architettura sulla qualità della vita? Perché alcuni spazi ci fanno sentire sicuri mentre altri fanno il contrario? Come possono gli architetti lavorare concretamente e sistematicamente con qualcosa di così personale come i sensi e le emozioni?

Queste domande e molte altre vengono esplorate nella mostra Aware – architecture and sens, allestita al Dac, Danish Architecture Center di Copenhagen, visitabile sino al 15 settembre 2024 e curata dallo studio 3XN/ GXN, che ha lavorato partendo dalla convinzione che l’architettura debba restituire qual-

cosa: alle persone, alle comunità e al pianeta. Fin dalla sua fondazione nel 1986, lo studio si è specializzato nella creazione di edifici che promuovono esperienze positive e che rendono possibile coltivare relazioni umane attraverso la loro progettazione.

Nella mostra Aware i visitatori hanno la possibilità di comprendere che l’architettura è una disciplina che impatta e influisce sui nostri sensi.

Attraverso l’allestimento, si può sperimentare in prima persona come l’architettura non sia solo un esercizio meramente tecnico, ma una

forma di espressione artistica che può generare meraviglia, riflessione e connessione tra le persone. Lo spazio può creare eccitazione, stupore, contemplazione, può suggerire una pausa di riflessione e può ispirare relazioni nuove e inaspettate tra le persone.

Dal momento in cui si accede allo spazio espositivo, si viene avvolti da una sequenza di sei installazioni a grandezza naturale, che parlano direttamente al nostro lato emotivo e intimo. L’esperienza è enfatizzata da un universo sonoro coinvolgente, creato dal trio Mesmer e dal design illuminotecnico di Jesper Kongshaug ■

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› DESIGNCAFÈ

Facciamo la nostra parte per un mondo migliore

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L’allestimento di Pierre Charpin interpreta il carattere polivalente della ricerca e del lavoro di Alessandro Mendini come un arcipelago di isole. Foto Delfino Sisto Legnani_Dsl Studio, ©Triennale Milano.

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› DESIGNCAFÈ

L’ingresso alla mostra con la riproduzione fuori scala della testa del cavatappi Alessandro M. di Alessi e la Poltrona di Proust, 2002 dipinta da Claudia Mendini. Foto Delfino Sisto Legnani. ©Triennale Milano. Ritratto di Alessandro Mendini. Foto ©Carlo Lavatori. Disegno Io non sono un Architetto sono un Drago, 2006.

IO SONO UN DRAGO ALESSANDRO MENDINI IN TRIENNALE

UN ITINERARIO PIENO DI AFFETTO SUI MOLTI SIGNIFICATI DELLA PAROLA DESIGN

Fino al 13 ottobre 2024 Triennale Milano ospita Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini. Organizzata da Fondation Cartier pour l’Art Contemporain con la collaborazione di Elisa e Fulvia Mendini (Archivio Alessandro Mendini), la grande retrospettiva è curata da Fulvio Irace, mentre l’allestimento è firmato da Pierre Charpin, designer che in più occasioni ha collaborato con Mendini. La mostra, con oltre 400 lavori di formati, materiali e soggetti differenti, rappresenta una densa panoramica dell’idea di progetto di Mendini che, come scrive Fulvio Irace nel-

la prefazione del catalogo Electa, «rifiuta le barriere disciplinari, i confini tra bassa e alta cultura, le distinzioni di scala, per accettare la sfida dell’ibridazione, della contaminazione e della trasgressione semantica».

Il titolo Io sono un drago riprende un autoritratto in cui convivono testa da designer, mani da artigiano, piedi da artista e gambe da grafico, coda da poeta, corpo da architetto, petto da manager e pancia da prete, a sottolineare la natura polivalente dell’attitudine creativa di Mendini, la complessità della sua figura all’interno della scena del design, dell’architettura e

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› DESIGNCAFÈ

Nella foto di Delfino Sisto Legnani ©Triennale Milano: Petite Cathédrale, piccolo edificio in mosaico Bisazza, collezione Fondation Cartier pour l’Art Contemporain,

e Guanto, realizzato per Bisazza in mosaico oro giallo 24K. Sotto, la scultura in bronzo Lassù, 1983. Foto ©Archivio Alessandro Mendini.

dell’arte internazionale. Il percorso espositivo si articola in sei nuclei tematici: Identikit, dove viene esposta la serie degli autoritratti realizzati con tecniche e formati differenti; La sindrome di Gulliver, una successione di oggetti fuori scala, da quelli extralarge – come la Poltrona di Proust e la Petite

Cathédrale, entrambe appartenenti alla collezione della Fondation Cartier – alle riduzioni di formato di alcuni progetti realizzati per Alessi; Architetture, che presenta i lavori architettonici dell’Atelier Mendini, tra cui il Groninger Museum, il Mediazentrum Madsack ad Hannover, le tre stazioni della metropolitana di Napoli e gli ultimi lavori in Corea del Sud, dall’Olympic Stadium al quartiere Posco a Seoul; Fragilismi, nucleo dedicato alla ricerca che ha portato al Manifesto del Fragilismo, disegnato da Mendini su invito della Fondation Cartier: un elogio della fragilità della terra in un mondo segnato dalle guerre e dalla violenza; Radical Melancholy, sezione dedicata agli anni del radical design, di cui Mendini fu uno dei principali teorici; Stanze, dove vengono presentate tre delle camere progettate da Mendini, ambienti nei quali si accumulano citazioni, ricordi, sogni e incubi ■

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› DESIGNCAFÈ

A destra, la mostra dei progetti vincitori è stata esposta fino al 2 giugno al Mart di Rovereto.

Due immagini degli interventi sugli spazi pubblici di Bolciana e, nella pagina di destra, di Castelfondo di franzosomarinelli, vincitori del Premio Costruire il Trentino sesta edizione.

Sotto, il progetto di Weber + Winterle per la biblioteca del polo di Mesiano dell’Università di Trento, una delle menzioni speciali.

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› DESIGNCAFÈ

COSTRUIRE IL TRENTINO

I VINCITORI DELLA SESTA EDIZIONE DEL PREMIO PROMOSSO DAL CIRCOLO TRENTINO PER L’ARCHITETTURA CONTEMPORANEA INSIEME ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI TRENTO

Google maps non lo trova, ma “l’abitato di Bolciana, in provincia di Trento – scrivono Mirko Franzoso e Mauro Marinelli a proposito del loro progetto di rigenerazione degli spazi pubblici – è un nucleo denso che si adagia sul pendio assolato della valle solcata dal fiume Sarca”.

Con quest’intervento, insieme a quello delle nuove piazze a Castelfondo, il loro studio franzosomarinelli ha vinto la sesta edizione del Premio Costruire il Trentino, iniziativa avviata nell’ormai lontano 1996 dal Circolo Trentino per l’Architettura Contemporanea (Citrac). Nato per documentare l’evoluzione dell’archi-

tettura in un’area geografica crocevia di numerosi confini – tra Nord e Sud, urbanizzazione e paesaggio, pianura e montagna, attività produttive e turismo – il premio svolge una fondamentale funzione culturale nella convinzione che promuovere la qualità dell’architettura sia un impegno imprescindibile perché, come afferma il presidente del Citrac Emiliano Leoni, «l’uso, il simbolo, il prestigio, la condizione economica, la fiducia, l’apertura e il legame con il luogo e le sue genti sono riferimenti che rimangono radicati nel gesto costruttivo e culturale a perpetua testimonianza». Tra globalizzazione e folclore vernacolare, il

Premio ricerca una terza via – prosegue Leoni – «per guardare con fiducia al confronto tra l’architettura e il luogo, approcci capaci di aprirsi alla contemporaneità del linguaggio architettonico ma anche di radicarsi nel significato profondo delle identità locali». Anche a causa dell’interruzione forzosa causata dalla pandemia, l’edizione di Costruire il Trentino appena conclusa prendeva in considerazione opere realizzate tra il 2017 e il 2022. 186 le candidature, oggetto di una rassegna che era stata esposta nel porticato d’ingresso della stazione ferroviaria di Trento, esaminate da una giuria internazionale composta

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› DESIGNCAFÈ

Sotto. San Martino di Castrozza, l’intervento al Parco

Plank del collettivo Campomarzio, menzione speciale alla buona pratica.

In alto.

Il Baito di Raffaele Cetto, piccolo pezzo di architettura in un bosco che si affaccia sul lago di Levico che, scrive la giuria, “riporta alla memoria il Cabanon di Le Corbusier”.

Sopra.

La copertura del Parco Arciducale del comune di Arco. Studio Betta Zoccatelli Architettura Sensibile, di Lara Zoccatelli e Andrea Betta, anch’essi menzione speciale.

dai professori Walter Angonese e Franco La Cecla e dagli architetti Bettina Götz, Michel Carlana e Maria Claudia Clemente. Oltre ai due progetti di franzosomarinelli, premi sono stati assegnati a Raffaele Cetto per la cellula abitativa minimalista del ‘Baito’, in un bosco sul lago di Levico; a Weber + Winterle con la biblioteca del polo di Mesiano dell’Università di Trento; allo studio Betta Zoccatelli Architettura Sensibile per la copertura e i locali di servizio del Parco Arciducale del comune di Arco.

Menzione d’onore alla buona pratica al collettivo Campomarzio (Pietro Vincenzo Ambrosini, Michele Andreatta, Alessandro Busana, Daniele Cappelletti, Enrico Lunelli e la sociologa Teresa Pedretti), già vincitori del Premio

Giovane Talento dell’Architettura Italiana 2023. Menzione speciale alla committenza infine a Arte Sella, che dal 1986 ad oggi, con poche e semplici regole – l’artista accetta che la natura completi il suo lavoro; la natura deve essere protetta come un tesoro; le opere sono realizzate con materiali naturali, che provengono dalla natura e possono tornare ad essere natura – ha commissionato un’impressionante collezione di sculture-architetture, tutte site-specific per il giardino di Villa Strobele e l’area di Malga Costa.

Dopo il Mart di Rovereto, dove è rimasta esposta fino al 2 giugno, la mostra del Premio Costruire il Trentino diventerà itinerante e raggiungerà altre località in Italia, Austria e Slovenia.

Organizzato con la collaborazione di Mart, Aut, dessa, Vorarlberger Architektur Institut e Rfi, il premio Costruire il Trentino è sostenuto da: Provincia autonoma di Trento, Trentino Marketing, comune di Rovereto, Ance Trento, Associazione Artigiani Trentino, Collegio Geometri Trento, Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Ordine degli Ingegneri di Trento, Ordine dei Periti Industriali di Trento, Autostrada del Brennero, Alpewa, Armalam, Banca per il Trentino-Alto Adige, Calchèra San Giorgio, Cea, Dolomiti Energia, Ecophon Saint-Gobain, Habitat ufficio, Itas Mutua, Luce e Design, Pichler Projects, Progress, Schöck, Sovecar, Sto, Tecnocasa, Woodco, Wolf Fenster. Media partner IoArch e il quotidiano L’Adige ■

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Sopra, l’installazione

Geography Bottle Curtain, 1997/2024 ricostruita nella Navata del Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024. Foto ©Agostino Osio.

NARI WARD GROUND BREAK ALL’HANGARBICOCCA

CON OPERE CHE GENERANO NARRAZIONI SIMBOLICHE ED EFFETTI DI SPAESAMENTO E SOSPENSIONE

Fino al 28 luglio 2024, Ground Break al Pirelli HangarBicocca di Milano mette in mostra opere degli ultimi trent’anni e nuove produzioni di Nari Ward, artista nato in Giamaica e attivo a New York noto fin dagli anni Novanta per le sue installazioni realizzate con materiali quotidiani e di recupero dal forte valore simbolico. A cura di Roberta Tenconi con Lucia Aspesi, la mostra apre a riflessioni su questioni centrali del nostro tempo, come la responsabilità

sociale, la diseguaglianza, l’emarginazione e le migrazioni, offrendo prospettive possibili di trasformazione e cambiamento. La monografica esplora a fondo la carriera dell’artista, presentando oltre trenta opere negli spazi delle Navate e del Cubo di Pirelli HangarBicocca, da lavori mai riallestiti finora a nuove produzioni realizzate per l’occasione. Uno dei più importanti artisti americani contemporanei, Nari Ward realizza opere strati-

Carpet Angel, 1992, The Museum of Contemporary Art Los Angeles. Dono di Jennifer McSweeney in onore di Joan ‘Penny’ McCall. Foto ©Matthew Hermann.

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› DESIGNCAFÈ C M Y CM MY CY CMY K

Ground Break, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024. Foto ©Agostino Osio. A destra, Nari Ward in un ritratto di Axel Dupeux. Courtesy l’artista e Lehmann Maupin.

ficate attraverso intrecci e giustapposizioni di elementi di recupero con cui allude a diversi aspetti sociali e politici e affronta temi relativi all’identità, alle questioni razziali, alla giustizia e al consumismo.

Con le sue installazioni, video e sculture, l’artista infonde nuovi significati e genealogie a oggetti di scarto trovati in edifici abbandonati, strade, parcheggi, rivelando storie e geografie dimenticate attraverso narrazioni complesse e inedite. Nella sua pratica trentennale ha dato

vita a un’intricata rete di riferimenti e riflessioni tra istanze storiche e temi attuali, locali e globali, dalla storia coloniale delle comunità afrocaraibiche a quella dello schiavismo negli Stati Uniti, dalla gentrificazione di Harlem, quartiere a maggioranza afroamericana e latina di New York, alla crisi migratoria nel Mediterraneo.

Insieme indaga questioni spirituali e concettuali, connesse alle relazioni umane, alla giustizia sociale, alla costruzione di identità

collettive e di comunità attraverso una memoria storica condivisa. Centrale alla pratica di Ward è il suo approccio trasformativo e collaborativo all’arte, al punto che molti dei suoi lavori nascono da un dialogo diretto con il pubblico ■

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ECOPHON

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L’ARTE CINETICA DI MY ULLMANN

DIPINTI, TESSUTI, SCENOGRAFIE E ARCHITETTURA D’INTERNI

Tra le forme d’arte che tentano di comprendere e interpretare il nuovo che l’elettrificazione e l’industrializzazione portano nella vita di tutti i giorni, nella temperie dei primi decenni del Novecento il Cinetismo – che traspone, prima sulla tela e poi in altri ambiti, tra cui la coreografia – la rivoluzione delle immagini in movimento e a quella, ben più concreta, che aveva appena trasformato la Russia nella repubblica dei Soviet – ebbe scarsa fortuna, tanto da essere formalizzato come corrente artistica solo

Kathrin Pokorny-Nagel la riscopre ora con la prima personale dedicata all’inquieta artiBescheiden [Modest], 1925 Tempera on canvas © Collection and Archive, University of Applied Arts Vienna.

dopo la fine della seconda guerra mondiale. Se i nomi di Vasarely, Tinguely, Duchamp e Calder sono piuttosto noti, pochi ricordano Franz Čižek e meno ancora il nome di Maria ‘My’ Ullmann (1905-1995) che nel 1921 si nutrì dei suoi insegnamenti alla Scuola d’Arti e Mestieri di Vienna, quasi dimenticata malgrado una produzione artistica durata quarant’anni.

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› DESIGNCAFÈ
My Ullmann con il modello di una fontana per la città renana di Marl, ca. 1965. © Collezione privata. AL MAK DI VIENNA FINO ALL’1 SETTEMBRE

Design

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Dall’alto, Angreifender Panther in drei Phasen – Landung 1962. ©Collezione privata.

Abstrakte Komposition, 1925 ©Collezione e archivio della Scuola di Arti Applicate di Vienna.

sta viennese (al Mak di Vienna fino al primo settembre) che si guadagnò da vivere inizialmente realizzando grafiche per tessuti e tappeti commissionati dalla ditta Backhausen e disegnando grafiche pubblicitarie per Humanic, per la Thonet e per l’Ufficio nazionale del turismo austriaco.

Proseguì poi la sua carriera tra Lucerna e Zurigo, dove curò scenografie e grafica per la Schauspielhaus e a Berlino, dove insegnò alla Scuola di Tessili e Moda.

Tra il 1934 e il 1940 fu attiva come costumista

e scenografa per diversi teatri tedeschi finchè, nel dopoguerra, divenne interior designer: nel 1959 si stabilì a Münster, in RenaniaWestfalia, dove fondò ‘My Studio’. Purtroppo la maggior parte dei lavori realizzati come progettista di interni non esistono più ma la loro forza espressiva, che traeva ispirazione dalle precedenti opere cinetiche, rimane evidente nei bozzetti su carta, anch’essi nella mostra al Mak di Vienna, realizzata con la collaborazione della Städtische Wessenberg-Galerie di Costanza (dove

My Ullmann trascorse gli ultimi vent’anni di vita) grazie al fortunato ritrovamento, ad opera della direttrice Barbara Stark, dell’archivio inedito dell’artista. Numerosi inoltre i prestiti ottenuti da musei austriaci e da collezioni private ■

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› DESIGNCAFÈ

di

GIO PONTI Un maestro poco amato

di Luigi Prestinenza Puglisi

Illustrazioni di Roberto Malfatti

Il grattacielo Pirelli ripreso nel solstizio d’estate.

Gio Ponti non è stato amato dalla critica a lui contemporanea. Manfredo Tafuri lo ignorò. Se espresse un giudizio su di lui, lo fece per ricordare che il grattacielo Pirelli sembrava ritagliato da una forma di formaggio. Neanche Bruno Zevi ci andò leggero. Ponti non era nella sue corde e paragonò il grattacielo a un mobile ingrandito. Nessuno dei due critici si accorse che il milanese aveva realizzato uno dei pochi lavori che in Italia avesse l’ardire di contrastare la ‘ritirata dal moderno’ denunciata dal critico inglese Reyner Banham.

Ponti non era nuovo a mosse spiazzanti. Aveva disegnato per la città universitaria di Roma la Scuola di Matematica composta da parti distinte che articolano una volumetria scevra dalla retorica degli edifici piacentiniani. Negli stessi anni, con l’edificio della Montecatini a Milano, mostrò quale era la strada da perseguire se si voleva realizzare un edificio ad uffici al passo con i tempi. Quasi a rivendicare – a chi voleva affibbiargli l’etichetta di decoratore di vasi e porcellane con disegni che vellicavano le ambizioni della buona borghesia – la capacità di stare sempre sul pezzo. Se appena provate a pensare a uno stile che lo caratterizzi, subito vi verranno in mente almeno dieci lavori che vanno in direzioni diverse. Curioso, eclettico e sempre al lavoro, Ponti era l’unico che poteva correre con intelligenza dietro a tutte le novità, cosciente cha la creatività non vuole né limiti né confini. Da qui il suo talento di impareggiabile direttore di riviste. In particolare della sua creatura, Domus, che fondò nel 1928 e diresse sino al 1941 per riprenderla nel 1948 e tenerla sino al 1979, anno della morte Amanti come siamo diventati del minimalismo facciamo fatica a stare dietro alla bulimica complessità e ricchezza degli interni di Gio Ponti. Dove tutto, dal vaso al soffitto, può essere disegnato e integrato da sequenze di rivestimenti relazionati con mobili dalle forme più diversificate. Qualcuno ha parlato di trasparenza e leggerezza. Basta pensare alle celeberrime sedie Leggera e Superleggera per capire che Ponti non aveva un amore particolare per la gravità e la monumentalità. Eppure, se osservate le gambe delle sedie, vi accorgete che da designer si muove in un mondo radicalmente diverso da quello miesiano o lecorbusieriano o anche, per citare uno che con il legno realizzava prodigi, di Alvar Aalto. Tanto che non esitava, queste sedie, a colorarle anche con tinte diverse in modo da renderle sorprendenti. L’occhio per Gio Ponti deve poter girare incessantemente, scoprire in ogni angolo nuove qualità, godere di inaspettati effetti. Se guardate le piante degli appartamenti da lui disegnati, sono concepite in ogni punto per lasciar traguardare lo sguardo verso le prospettive più ampie possibili,

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le storie
lpp

verso aperture o squarci inaspettati. Che inquadrano qualcosa di ben determinato, quindi non asettiche trasparenze. Dicevamo del suo disprezzo per la finestra in lunghezza: se si lascia troppa libertà, di libertà non se ne costruisce alcuna. La scena invece deve sempre essere accuratamente preparata, costruita. Se la parete vetrata (lui la chiama la ‘quarta parete’, pensando alle altre tre fatte da muri) apre in qualche modo al cielo, lo fa per arricchire l’interno, non per dematerializzarlo. In questo senso le architetture devono essere introspettive. Diventare case che ci tutelino dalla natura e non schermi che ce la proiettino in continuazione.

Ponti cerca così di dare un senso al concetto di mediterraneità, uno dei più sfuggenti e scivolosi dell’architettura italiana. La casa è un interno. Un interno colorato, decorato, luminoso. Un luogo dove regna una allegra severità. È un ossimoro che ricorre spesso nelle interviste a coloro che hanno collaborato con l’architetto milanese. I

Gio Ponti sullo sfondo delle sue ceramiche stilizzate dove domina il celeste polvere.

quali ricordano la dolcezza del carattere, la generosità (meriterebbe un maggior approfondimento il racconto di quanto fece per Edoardo Persico e per Ernesto Nathan Rogers), la voglia di vivere, produrre e lavorare e, nello stesso tempo, l’intransigenza, la pignoleria, la competenza tecnica, la severità con la quale giudicava gli errori, a partire dai propri.

Ponti piaceva poco all’accademia nonostante avesse una cattedra al Politecnico. Perché capovolgeva la regola: non è l’università che elabora la teoria che poi i professionisti mettono in pratica, ma sono questi ultimi che elaborano oggetti e progetti che l’accademia dovrà cercare di capire e, se possibile, di sistematizzare. Sapendo, oltretutto, che le teorie sono come i giornali, invecchiano il giorno dopo. Amate l’architettura – che è il titolo di uno dei suoi più celebrati libri – vuol dire sapere stare all’interno di un movimento continuo in cui è meglio correre il rischio di fare un errore che stare fermi ■

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La Superleggera di Cassina.

LA NASCITA DELLO STILE MODERNO ITALIANO

AL MUSEO DELLA CERAMICA DI FAENZA OLTRE 200 OPERE DI GIO PONTI

Fino al 13 ottobre 2024 al Mic di Faenza la mostra Gio Ponti. Ceramiche 1922-1967, a cura di Stefania Cretella, espone in quindici sezioni oltre duecento opere – tra ceramiche, vetri, arredi e disegni – attraverso le quali viene analizzato, dal 1922 al 1978, il lavoro di Gio Ponti in relazione alla sua visione dell’abitare e di un modo di vivere moderno.

“Impari le cose fatte con le mani. Nulla che non sia prima nelle mani”, questa sua emblematica citazione ne racchiude il pensiero, che da sempre si è caratterizzato per l’unione del recupero della tradizione classica e dell’alto artigianato e il saper fare italiani, adattandoli al linguaggio moderno.

La definizione dello stile italiano lo ha visto protagonista, figura chiave anche grazie all’importante rete di relazioni tessute con imprenditori, artigiani e artisti, che hanno preso parola e hanno talvolta acceso il dibattito intellettuale nelle pagine delle riviste fondate e dirette da Ponti, come Domus e Stile Il rapporto dell’architetto con la ceramica inizia fin da giovane, appena laureato, e tra il 1921 e il 1922 inizia a lavorare come direttore artistico per il rinnovamento della Richard Ginori, proiettandola verso il gusto decò dell’epoca. Conclusi nel 1933 i rapporti con la manifattura, Ponti torna saltuariamente a collaborare con l’azienda proponendo idee di grande estro

A sinistra, piatto villa Planchard, 1957. Sotto, Mano fiorita, 1935. In basso, Grande Vaso –Prospettica, 1925.

creativo e inizia a stringere nel tempo rapporti con il mondo delle arti decorative e del design. In oltre cinquant’anni di attività collabora con Pietro Melandri e il contesto faentino, con le Ceramiche Pozzi, Gabbianelli, con Venini, Fontana Arte e Sabattini.

La cifra stilistica pontiana è un segno senza tempo che ha stimolato dialoghi con artisti e designer della sua epoca. La mostra si conclude infatti con una sezione dedicata all’eredità di Ponti e le influenze che questa ebbe su autori come Alessandro Mendini, Ettore Sottsass, Diego Cibelli, Bertozzi&Casoni, Andrea Salvatori ■

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Incontrare la bellezza. Scoprire il benessere. Scegliere la sostenibilità. Scopra il Contract Service di Finstral. Ci contatti all’indirizzo contract-service@finstral.com finstral.com

Vivere le finestre in modo nuovo. Anche nel Contract.

Sopra, vista della mostra alle Gallerie dell’Accademia. Foto ©Matteo De Fina. Accanto, Willem de Kooning nel suo studio a East Hampton, New York, 1971. Foto ©Dan Budnik.

A destra, Untitled (Rome), 1959. The Renee & Chaim Gross Foundation, New York. Tutte le immagini ©2024 The Willem de Kooning Foundation.

WILLEM DE KOONING E L’ITALIA

UNA GRANDE MOSTRA ALLE GALLERIE DELL’ACCADEMIA DI VENEZIA

Willem de Kooning è il protagonista di Willem de Kooning e l’Italia, grande mostra nelle sale dedicate alle esposizioni temporanee presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia visitabile fino al 15 settembre 2024. Si tratta della prima esposizione che esplora i periodi che Willem de Kooning (1904-1997) trascorse in Italia nel 1959 e nel 1969 e il profondo impatto che questi soggiorni ebbero sul suo lavoro. Durante i periodi formativi a Roma, de Kooning trasse da tutto ciò che lo circondava un nuovo modo di guardare e di dare vita alle sue opere, grazie all’osservazione diretta dei dipin-

ti e delle sculture classiche ma anche al lavoro dei nuovi amici artisti italiani. Il progetto espositivo riunisce 75 opere, che ne fanno la più grande retrospettiva dell’artista mai organizzata in Italia.

I curatori della mostra, Gary Garrels e Mario Codognato, hanno accertato l’influenza che l’Italia ebbe sulle opere successive, dipinti, disegni e sculture, che de Kooning eseguì in America. L’effetto a lungo termine di questi viaggi è testimoniato da una nutrita selezione di lavori, che vanno dalla fine degli anni Cinquanta agli anni Ottanta. L’allestimento

progettato da Una/Unless di Giulia Foscari si conclude con una selezione degli ultimi dipinti di de Kooning realizzati negli anni Ottanta, in cui il linguaggio della forma tridimensionale viene trasfigurato in una nuova poesia astratta. L’esposizione è stata organizzata in collaborazione con The Willem de Kooning Foundation, fondazione privata che gestisce il patrimonio dell’artista e promuove lo studio e la valorizzazione della sua vita e della sua opera attraverso ricerche, mostre e programmi educativi. La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato da Marsilio Arte ■

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Due fermi immagine dagli episodi 1 (A Natural History of the Studio) e 2 di SelfPortrait as a CoffeePot. Courtesy William Kentridge Studio.

FENOMENOLOGIA DELLA CREAZIONE ARTISTICA

WILLIAM KENTRIDGE A VENEZIA CON LA SERIE SELF-PORTRAIT AS A COFFEE-POT

Ci ha lavorato durante la pandemia di Covid-19, dal 2020 al 2022, e ha finalizzato la serie nel 2023 completandola: William Kentridge porta a Venezia, all’Arsenale Institute for Politics of Representation, la nuova serie di video suddivisi in nove episodi da trenta minuti ciascuno intitolata Self-Portrait as a Coffee-Pot L’artista sudafricano, conosciuto per la sua produzione artistica legata al teatro e all’opera, per le sculture e i cortometraggi animati, collabora con l’amica e curatrice della

sua monografia pubblicata nel 1998, Carolyn Christov-Bakargiev, per mettere in scena a Venezia il lavoro degli ultimi quattro anni, pensato inizialmente per essere fruito attraverso smartphone o schermi televisivi. È una sorta di sperimentazione e di incarnazione fisica di un ragionamento che ruota attorno all’era digitale, un’esperienza fenomenologica che porta a riflettere su ciò che potrebbe succedere oggi nello studio di un artista e nella sua mente. «Le riprese sono iniziate durante il primo lockdown e lo studio imitava gli spazi

chiusi del Covid – spiega Kentridge –ma lo studio è anche una testa espansa, una camera di pensieri e riflessioni dove tutti i disegni, le foto e le bozze di progetti lasciati a metà sulle pareti diventano questi stessi pensieri»

Le opere girate in studio sono visibili in un ambiente unico, denso, che parzialmente ricorda e ricrea il luogo in cui sono state generate, a Johannesburg. In questo modo l’installazione si tramuta in uno spazio vissuto tra pubblico ed estremamente privato, creando una continua connessione tra lo spazio del pensiero,

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Proudly Made in Italy Interior, outdoor, bespoke qu-lighting.com gd D+ studio / ad Aldo Parisotto / ph Pietro Savorelli

Altri due fermi immagine della mostra veneziana: in alto, dall’episodio 4 (Finding One’s Fate) e a destra, dall’episodio 5 (As If). Courtesy William Kentridge Studio.

della creazione, della riflessione dell’artista, e lo spazio della mostra, che da intimo diviene condiviso, collaborativo, aperto, nonostante sia fisicamente identico allo studio dell’artista, luogo solitario di autoriflessione.

Le opere esposte sono un inno alla libertà artistica e rilevano al contempo la mancanza di libertà, tipica degli spazi chiusi che viviamo sempre di più, nell’era digitale in cui siamo immersi.

I video, inoltre, mettono in evidenza il modo in cui la stessa attività del lasciare segni tangibili con i materiali costruisce e definisce

il processo legato alla creazione artistica. Vi è poi un chiaro rapporto tra pittura e spartiti musicali, così come tra danza e disegno: una sorta di esercizio intellettuale che Kentridge ci spinge a fare, esercizi per espandere e migliorare l’intelletto in un’epoca in cui invece si parla di intelligenza artificiale, di social media, di immagini, più che fruite, subite. Una dichiarazione di lotta contro l’atrofizzazione del pensiero cognitivo ed emotivo, nata da un momento di profondo isolamento che ha coinvolto tutti, e che ora può essere invece condivisa a Venezia, con tutti ■

WILLIAM KENTRIDGE

SELF-PORTRAIT AS A COFFEE-POT

Mostra a cura di Carolyn Christov-Bakargiev Venezia, Arsenale Institute for Politics of Representation 17 aprile | 24 novembre 2024

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Sopra. Self-Portrait as a Coffee-Pot, disegno, 2011.
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Graceful designs by architect

The Platner Collection

Platner Dining, Coffee, and Side Table, 1966

Platner Arm and Lounge Chair, 1966

Platner Easy Chair, 1966

Explore knoll-int.com

Warren Platner Photography by Ilan Rubin

Dall’alto in senso orario le opere di Louise Bourgeois Spider, 2000; Cell XVIII (Portrait), 2000; Cross, 2002; Les Fleurs, 2009. Tutte le foto Christopher Burke, ©The Easton Foundation / Licensed by Siae Italy and Vaga at Artists Rights Society (Ars), NY.

LOUISE BOURGEOIS IN FLORENCE

DAL 22 GIUGNO AL MUSEO NOVECENTO CON LA RETROSPETTIVA DO NOT ABANDON ME E AL MUSEO DEGLI INNOCENTI CON L’OPERA CELL XVIII (PORTRAIT)

Nel chiostro del Museo Novecento di Firenze Spider Couple (2003), uno dei grandi ragni in bronzo di Louise Bourgeois, accoglierà i visitatori della mostra curata da Philip LarrattSmith e Sergio Risaliti in collaborazione con The Easton Foundation e pensata in stretto dialogo con l’architettura delle Ex Leopoldine. In scena, tra le sale del piano terra e al primo piano, quasi cento opere dell’artista, tra cui molte su carta, tra gouache e disegni, realizzate negli anni duemila, oltre a sculture di varie dimensioni in stoffa, bronzo, marmo e altri materiali e una serie di sedici stampe digitali su tessuto nate dalla collaborazione tra Louise Bourgeois e l’artista britannica Tracey Emin.

Il titolo della mostra fa riferimento alla paura dell’abbandono che Bourgeois ha sempre nutrito e che in questo caso si riferisce alla diade madre-bambino, ed è coerente sia con la storia del complesso oggi occupato dal museo, per secoli abitato e gestito da comunità interamente femminili, sia con la missione storica dell’Istituto degli Innocenti: lungo il percorso Arte (che collega la galleria soprastante il loggiato di Brunelleschi con gli ambienti del coretto della chiesa di Santa Maria degli Innocenti) il museo ospiterà infatti Cell xviii (Portrait), scelta da Philip Larratt-Smith e dalla direttrice del Museo degli Innocenti Arabella Natalini. Parte della serie Cells, che ha a che fare con la

paura e il dolore, Cell xviii (Portrait) sembra reinterpretare peculiarmente l’iconografia della Madonna della Misericordia, ricorrente in alcune opere tra le più emblematiche della collezione degli Innocenti rappresentative della vocazione di accoglienza dell’Istituzione. Quella di Firenze non è la sola mostra italiana dedicata a Louise Bourgeois. Sempre in giugno aprono altre tre mostre alla Galleria Borghese di Roma, a Villa Medici e presso la Galleria Trisorio di Napoli ■

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OS2 porte e finestre Secco - Arch. Alejandro Escudero - Ciudad de México seccosistemi.com

A città del Messico “CDMX”, tra i luoghi più popolosi al mondo, Casa PN crea il proprio ecosistema di tranquillità, fatto di elementi naturali e forme geometriche semplici. I profili OS2 in acciaio zincato verniciato, disegnano geometrie con linee dallo spessore costante, aprono porte verso l’esterno, sostenendo con leggerezza gli spazi vuoti, dando respiro allo sguardo dell’uomo, riempiendolo di significato.

credit: Celia Rojo

IL PUNTO DI VISTA DEL DESIGN SULL’ENERGIA

TRANSFORM! DESIGNING THE FUTURE OF ENERGY AL VITRA DESIGN MUSEUM

L’energia non si produce, si trasforma. L’energia è invisibile, è politica, è onnipresente nella società. Tutti gli edifici, le infrastrutture e i prodotti legati alla generazione, alla distribuzione e all’impiego dell’energia sono creati dall’uomo e il ruolo della progettazione è fondamentale nella transizione verso le energie rinnovabili.

A Weil am Rhein, al Vitra Design Museum, la mostra Transform! Designing the Future of Energy curata da Jochen Eisenbrand offre fino al primo settembre 2024 uno sguardo allargato, storico e visionario a un tempo, articolato in sezioni che muovono dalla piccola alla grande scala.

Da prodotti e oggetti che funzionano ‘off-grid’, come la Solar Do-Nothing Machine inventata negli anni Cinquanta da Charles e Ray Eames che come le radio portatili Trans-Solar della Hoffman usava già la tecnologia fotovoltaica,

Dall’alto in senso orario. Le radio portatili a energia solare TransSolar Hoffman 706, 1958. Foto ©Karl Wagner/Museum of solar energy.

Mischer’traxler, The Idea of a Tree, 2010. Foto ©Andreas Sütterlin/© Vitra Design Museum.

Nuclear power? No thanks, 2023, ©Smiling Sun.

Accanto, X_Land, Xtu Architects, 2020.

Sotto, la Solar Shirt di Pauline van Dongen, 2015 ©Pauline van Dongen. Foto ©Liselotte Fleur.

alle soluzioni sperimentali come la Solar Shirt di Pauline von Dongen (2015) o le lampade stradali Papilio di Tobias Trübenbacher, alimentate da un piccolo rotore eolico.

La sezione ‘Transformers’ raggruppa i progetti e le ricerche relativi all’architettura e ai sistemi di mobilità, dal complesso di Snøhetta Powerhouse Brattørkaia, completato a Trondheim nel 2019, che produce più del doppio dell’energia che consuma, alla sperimentale Sonnenwagen di Covestro, che con 2,5 mq di pannelli fotovoltaici è in grado di coprire una distanza di 500 chilometri.

Ma anche la produzione di energia da fonti rinnovabili – oggetto dell’ultima sezione della mostra – ha un impatto ambientale, dall’estrazione delle materie prime agli impianti di generazione, modificando i paesaggi che siamo abituati a vedere ■

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SEMPREVERDE.040
Tavolo picnic / Picnic table design by Basaglia + Rota Nodari

A destra. Ronan Bouroullec Dessin L Red-Green Sotto. Lo spazio romano dedicato alle arti contemporanee.

Tajimi Vase n. 8. Foto delle opere ©Alexandra de Cossette, courtesy Galerie kreo.

RONAN BOUROULLEC

GALLERY

IN MOSTRA FINO ALL’8 SETTEMBRE MONDI CONTIGUI DEL DESIGN, DELLA SCULTURA E DEL DISEGNO

Rhinoceros è il palazzo di sei piani che su incarico di Ada Fendi Jean Nouvel ha trasformato in una sorta di città delle arti, con aree espositive che, distribuite verticalmente tra i venticinque appartamenti di cui si compone, raggiungono il ristorante con terrazza panoramica sul Foro Boario e il Circo Massimo. Al piano terra del palazzo la rhinoceros gallery, diretta da Alessia Caruso Fendi, ha inaugurato il nuovo corso espositivo avviando una collaborazione con Galerie kreo, una delle più importanti gallerie di design sulla scena inter-

nazionale. Fino all’8 settembre in rhinoceros sono esposte opere d’arte e oggetti di design di Ronan Bouroullec realizzati dal ‘laboratorio di ricerca’ della galleria parigina, che si dedica alla produzione di pezzi contemporanei in serie limitata.

La monografica presenta il poliedrico mondo dell’artista francese, intriso dell’esplorazione del colore, della forma e del design attraverso vari medium. La mostra include vasi realizzati a Tajimi in Giappone, disegni, esposti in tutto lo spazio della galleria, che rivelano

la fascinazione di Bouroullec per il movimento e le forme organiche, e bassorilievi inediti, che fondono forme di ceramica su cornici di alluminio ossidato, confondendo i confini tra pittura, scultura e design.

Infine, la mostra svela pezzi inediti di Bouroullec, tra cui candelieri e tavoli realizzati in acciaio forgiato, vetro e granito, in qualche modo collegati al suo recente progetto di arredi religiosi realizzati per la cappella StMichel de Brasparts in Bretagna, restaurata nel luglio 2023 ■

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DA GALERIE KREO ALLA RHINOCEROS
©Roland Halbe › DESIGNCAFÈ
Foto

Entra nel tuo Futuro

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Seppia BCF design

Aldo Norsa

Già professore ordinario di tecnologia all’università Iuav di Venezia, associato al Politecnico di Milano, incaricato all’università di Firenze, a contratto all’università di Chieti e ricercatore all’università di Montréal, Aldo Norsa, master all’università di Princeton, è direttore scientifico della società di ricerca e consulenza Guamari di Milano, che anima l’annuale conferenza Tall Buildings e cura i Report on the Italian Architecture, Engineering and Construction Industry e il Rapporto Classifiche - le Prime 65 Imprese dell’Edilizia Privata www.guamari.it

Anticipazioni da alcuni dei relatori italiani della conferenza Tall Buildings 2024, in programma il 20 giugno in Triennale Milano. In attesa di un intervento governativo che ponga fine a molte incertezze autorizzative

Tall Buildings Soluzioni tipologiche e investimenti virtuosi

Dal 1940, data dello scoppio della seconda guerra mondiale, in Italia si sono costruiti ben 92 edifi ci, sia terziari sia residenziali, di altezza superiore a 80 metri. Se la città con il maggior numero di grattacieli (48) è Milano (che si segnala anche per il ruolo dei progettisti più prestigiosi nel valorizzare quartieri del tutto nuovi di rigenerazione urbana) non mancano esempi a Napoli (si pensi al Centro Direzionale, vecchio però di trent’anni), a Torino e a Roma (ma all’Eur, ben lontano dal centro storico).

Rifl essioni su questa tematica sono oggetto dal 2010 di appositi convegni: il prossimo dei quali, Tall Buildings 2024, è programmato presso Triennale Milano giovedì 20 giugno con il patrocinio dell’università Iuav di Venezia (dove opera Dario Trabucco, responsabile della ricerca del Ctbuh – Council on Tall Buildings and Urban Habitat) e del Politecnico di Milano, con il coordinamento scientifi co dell’autore. Novità di quest’anno è l’improvviso (e si spera temporaneo) blocco delle autorizzazioni per edifi ci

superiori ai 25 metri in attesa di un intervento governativo sulle discrepanze emerse tra le vecchie norme urbanistiche (a cominciare dalla ‘legge ponte’ del 1967) e il testo unico dell’edilizia (datato 2001 ma continuamente aggiornato fi no al 2023). Intervento che si confi gurerebbe come una sorta di decreto salva-grattacieli, urgente soprattutto a Milano dove il caso è esploso per interventi, anche retrospettivi, della magistratura. In preparazione del convegno del 20 giugno, dove proseguirà la tradizione di presentare, al pomeriggio, i più interessanti esempi di edifi ci alti all’estero, si anticipano qui in sintesi i discorsi che faranno alcuni progettisti italiani che interverranno nella sessione mattutina. Il filo conduttore è il variegato e importante ruolo di traino che la realizzazione di grattacieli svolge nella rigenerazione urbana a Milano come a Torino e a Roma. Esemplifi cando soluzioni tipologiche e investimenti virtuosi in interventi il più possibile sinergici tra pubblico e privato.

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› REPORT | TALL BUILDINGS

Sonia Calzoni

Calzoni Architetti

Il padiglione di Generali a CityLife, già Palazzo delle Scintille, memoria storica della fiera campionaria, è nato nel 1923 per le competizioni sportive a forma di ellisse corrispondente alle esigenze di una pista ciclabile coperta: della sua ambiziosa trasformazione nell’ambiente di un centro di manifestazioni performative sono stata incaricata avendo vinto il relativo concorso di progettazione. Oltre a suggerire per l’architettura un diverso criterio estetico e concettuale nel trattamento di forme e superfici ancora costituite da materiali industriali, il progetto introduce importanti novità nel modo di intendere l’insieme dello spazio. L’ellisse centrale, il cui ambiente non è più vincolato all’illuminazione naturale, è intesa come uno spazio flessibile e disponibile a inedite interpretazioni grazie anche alla proposta di un nuovo uso delle balconate.

L’invaso centrale acquisisce perciò differenti caratteristiche ambientali e l’immagine di uno spazio multifunzionale e performativo si combina con l’idea della vagheggiata piazza coperta. L’architettura è chiamata a diventare essa stessa un’arte ambientale e scenografica in grado di interpretare le varie configurazioni richieste dai nuovi eventi per i quali la progettazione predispone soluzioni tecniche e formali adeguate (diffusione sonora, isolamento acustico, sistema d’illuminazione generale variabile, ecc.).

E da ultimo, l’adozione del particolare sipario mobile che corre lungo il perimetro di affaccio delle balconate sull’invaso centrale permette di ottenere differenti gradi di unitarietà visiva dell’arena rispondenti a diverse circostanze. Il sipario, con il suo aspetto diafano e trascolorante, potrebbe riassumere il richiamo all’ambiente dal carattere flessibile

e spettacolare del nuovo spazio comunicativo. Infine il riqualificato Square Garden offrirà ai tre iconici grattacieli con i quali si relaziona, tanto quanto agli ampi spazi pubblici attrezzati che rendono vivibile CityLife, la vista di una nuova copertura disegnata da parterre vegetali, di un volume per accogliere un ristorante e di una struttura metallica e tridimensionale che perimetra gli ambienti all’aperto.

Render di Generali Square Garden, il progetto di trasformazione e riuso dello storico Palazzo delle Scintille a Milano CityLife che Generali ha affidato a Sonia Calzoni.

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› REPORT | TALL BUILDINGS

Cino Zucchi

Progettato da Piero Bottoni in collaborazione con Guglielmo Ulrich nel 1946, Palazzo Argentina, in corso Buenos Aires a Milano, è una torre residenziale a pianta rettangolare che poggia su una piastra commerciale in scala con la cortina edilizia esistente.

Professore al Politecnico di Milano

“Il grattacielo ha trasformato la vita dei milanesi. Misteriose attività si svolgono dentro queste città verticali che la città orizzontale ignorava, dolcemente stesa nella pianura con i suoi palazzotti bassi e i giardini chiusi” affermava già nel 1944 Alberto Savinio in Ascolto il tuo cuore, città

Le vicende architettoniche e urbanistiche di Milano vanno lette sullo sfondo dei più generali processi di ‘modernizzazione’ delle città europee, ma se ne distinguono per una peculiare intersezione tra le vicende storiche e la cultura progettuale.

La Milano Moderna è il risultato della combinazione tra le distruzioni belliche e la ricostruzione del dopoguerra. Indirizzata dal pensiero di Piero Bottoni, essa ha seguito la strategia di inserire edifici alti la cui autonomia formale e tipologica si adatta al contesto con corpi bassi in scala con la cortina edilizia esistente. Le due icone alternative della modernità – il Pirelli e la Velasca – manifestano un senso di ‘urbanità’ sia attraverso questi elementi di raccordo sia con un linguaggio specifico diverso da un ‘International style’ ormai stanco. Nonostante le grandi trasformazioni degli ultimi due decenni Milano ha saputo metabolizzare i nuovi edifici alti: questo non è un fatto scontato. Non ha molto senso opporre una presunta ‘cultura locale’ all’omologazione degli ‘scenari globali’ ma bisogna distinguere tra progetti capaci di ‘leggere un luogo’ e prodotti edilizi generati da meccanismi finanziari nei quali la forma architettonica diventa un puro strumento di marketing e/o di consenso.

Anche la vita di una città può incorrere nel degrado: non solo nella sua realtà fisica ma anche e soprattutto nella percezione che gli abitanti hanno del ‘bene comune’ che oggi costituisce l’unico elemento capace di mantenere in vita il fenomeno urbano. I grattacieli sono ammessi al grande mosaico di una città inclusiva e multiculturale ma ne devono condividere il ‘galateo’ e le convenzioni non scritte che regolano i rapporti tra individui e collettività.

Alessandro Scandurra

Scandurra Studio Architettura

Al di là del paradigma tipologico, se pensiamo alla città (Milano in primis) come organismo in evoluzione dobbiamo considerare le potenzialità delle sue complesse stratificazioni per costruire spazi pubblici che rappresentino la società che siamo e che saremo.

Pensare alle prossime generazioni implica innanzitutto progettare per la durabilità, che non è solo resistenza e chiarezza dell’impianto architettonico e urbano ma anche semplicità e versatilità tipologica. È necessaria una ricerca di nuovi modelli insediativi che parta dall’osservazione del contesto e dei comportamenti, allo stesso tempo empirica e scientifica, sintonizzandosi con i cambiamenti e le energie dei luoghi. Un’evoluzione volta a favorire la rigenerazione urbana implica un ripensamento dei confini tra spazi interni ed esterni, pubblici e privati. Approfittando della crisi del concetto di confine riflettiamo sul tema dell’identità, di una forma che ci rappresenti in un’epoca di grandi trasformazioni.

Servono una visione e un piano per la città che, uscendo dalla banalizzazione di edifici

bassi/edifici alti e dal paradigma ‘linea e torre’, pensino a sviluppi più complessi e articolati. Nella tradizione architettonica milanese si è sempre riusciti a gestire il tema delle quantità con una corretta relazione con la struttura urbana costruendo nuovi e articolati rapporti tra costruito e spazi vuoti, privati e pubblici. Primi esempi sono quelli di Asnago e Vender in via Lanzone, di Moretti in via Conservatorio, di Bottoni in corso Buenos Aires, di Lancia e Ponti a Porta Venezia.

Il modello della torre non prescinde dal tessuto urbano ma può essere un mezzo per condensare le quantità e liberare un più articolato rapporto con la città, avere una visione strategica di insieme e una proposta di sviluppo che guardi sia alla mutazione di senso dello spazio pubblico sia alla sua riconoscibilità e chiarezza. Una visione per una città ibrida, stratificata e in evoluzione che rappresenti in termini concreti una società sempre più complessa e alla ricerca di identità.

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› REPORT | TALL BUILDINGS

DIAMO AI PROGETTI

L’ECCELLENZA CHE MERITANO

Mitsubishi Electric da sempre presta attenzione e cura per le persone e l’ambiente in cui viviamo e lavoriamo, per questo motivo supporta il progetto PizzAut Onlus: la prima pizzeria in Italia gestita da personale autistico. Un grande progetto di inclusione con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema dell’occupabilità delle persone autistiche.

Mitsubishi Electric è sempre più coinvolta in prestigiosi e avveniristici progetti, grazie alla qualità delle sue soluzioni tecnologiche e ad un’ampia gamma di servizi dedicati pre e post vendita. Oggi è il partner ideale perché ha a cuore non solo il rispetto ambientale, ma anche il risparmio energetico che si traduce in una significativa riduzione dei consumi.

Mitsubishi Electric, il piacere del clima ideale.

mitsubishielectric.it

Benedetto Camerana, concept del progetto Spina 2/Porta Susa.

Benedetto Camerana

Camerana & Partners

Mi propongo di tracciare il perimetro concreto di vincoli e opportunità per la realizzazione di tall buildings nel quadro in via di trasformazione del mercato torinese dopo i due interventi antesignani delle torri Intesa Sanpaolo e Regione Piemonte.

Il Prg di Torino prevede la realizzazione di altre torri: Spina 1 e Spina 2/Porta Susa: due progetti che sto sviluppando. Il primo con il fondo proprietario dell’area, il secondo con Nexto, associazione di cittadini che vuole promuovere lo sviluppo dell’economia torinese. In entrambi i casi la strategia è un’ipotesi operabile secondo le regole e i vincoli vigenti con la giusta ricetta tra funzioni, soluzioni urbane e scelte tecnicoeconomiche: esse si esplicano in articolazioni progettuali destrutturate e in un approccio mixed-use sia tra funzioni sia nell’integrazione tra spazio pubblico e privato.

Il progetto Spina 1 è un punto di riferimento situato nella zona centrale: un edificio mixeduse definito da due torri che si innalzano a 97 metri l’una (residenziale) e a 65 l’altra

(destinata a uso studentato) su un podio monolitico. Il volume di base, alto 27 metri, è progettato come un blocco per servizi, uffici e laboratori di ricerca attorno a un cortile centrale che ospita una piazza pubblica e un parco che potenziano la connessione visiva dell’asse moderno principale di Torino lungo sette chilometri. Le due torri sono posizionate parallelamente al ‘Boulevard Spina’ e agli estremi del podio: entrambe sono orientate in posizione est-ovest, rispettivamente rivolte alla collina e alle montagne.

Il podio è coronato da un giardino pensile

che ospita attività comuni di svago; la torre per studenti è ravvivata da colori diversi e luminosi. Il progetto per Spina 2 mira invece a creare un nuovo polo concettuale che sia complementare e amplifichi le funzioni esistenti incorporando alloggi per studenti, hotel, spazi commerciali, uffici e laboratori, strutture sanitarie e universitarie. L’area di base è un elemento architettonico estremamente permeabile che crea nuove connessioni pedonali e serve anche da vero e proprio spazio pubblico con una grande piazza che diventa luogo di interazione sociale.

Alessandro Pistolesi

Studio Transit

Presento due progetti molto diversi tra loro che hanno in comune la vocazione di rappresentare la condizione peculiare del luogo in cui si trovano: il primo per il concorso internazionale per il nuovo centro direzionale della Regione Sicilia a Palermo, il secondo per la trasformazione dell’ex sede Unicredit nel Tupini Lake Building in corso di realizzazione a Roma.

Sono interventi di grande scala e con destinazione funzionale comune, affrontati con linguaggi difformi come è consuetudine di Studio Transit, e con storie diverse ma le cui vicende fotografano le molteplici condizioni di diffi coltà che caratterizzano lo sviluppo urbanistico delle due città. Il primo è uno dei progetti fi nalisti di un concorso bandito nel 2020 con il doppio scopo di realizzare una sede iconica per la

Regione e di cogliere un’occasione unica (l’investimento complessivo previsto era di 450 milioni) per la riqualifi cazione e lo sviluppo di un quadrante fondamentale della città di Palermo.

Un’opportunità estremamente stimolante per il tema e per la localizzazione dell’intervento ha convinto Studio Transit a partecipare insieme a Studio Valle.

La dimensione dell’opera (177.000 mq di Slp) e l’intento rigenerativo di una parte degradata della città, insieme alla prospettiva di realizzare un’architettura di qualità in un contesto meridionale non certo ricco di occasioni hanno fatto sì che, insieme a un gruppo composto da undici realtà di sei Paesi diversi, si producesse il massimo sforzo creativo per centrare gli obiettivi del bando.

Il secondo è un intervento di rigenerazione urbana su un complesso direzionale dismesso di grande dimensione (42.000 mq) e in una condizione particolare perché fronteggia il lago dell’Eur sul fronte opposto alla sede storica dell’Eni di Bacigalupo-Ratti: quindi per posizione e visibilità uno degli edifi ci più rappresentativi del quartiere più moderno di Roma.

Il progetto è l’esito di una gara promossa dalla proprietà per la trasformazione dell’asset in un polo direzionale di nuova concezione, con spazi e dotazioni di servizi in linea con l’accezione contemporanea del luogo di lavoro e una specifi ca vocazione di apertura alla città.

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› REPORT | TALL BUILDINGS

Carlo Terpolilli

Ipostudio Architetti

“Più alto del solito”. Così era intitolato un incontro organizzato da Casabella Formazione nel 2021 per il ciclo Architettura Italiana Contemporanea: si volevano designare edifici che, inseriti nel panorama architettonico della città storica italiana, non fossero veri grattacieli.

Nel caso di Firenze l’intervento della Terza Torre della Regione Toscana prevede la riqualificazione dell’intero centro direzionale di Novoli con la riqualificazione delle due torri esistenti che vengono riunificate in un unico complesso formato dal nuovo edificio alto: un corpo a piastra che collega i tre edifici, raccoglie i flussi di arrivo e ospita diverse funzioni collettive pubbliche. Il nuovo complesso delle Tre Torri si pone in dialogo diretto alla scala urbana con le

architetture di una città il cui centro storico è tutto patrimonio Unesco.

La ‘Terza Torre’, alta 14 piani, è il fulcro dell’intero progetto. Di fatto, essa si costituisce simbolicamente come uno gnomone all’interno di una meridiana: spicca su via di Novoli come un’icona leggera e trasparente nello skyline fiorentino.

La torre, con la quale Ipostudio ha vinto il concorso indetto dalla Regione, è composta da due lame accostate, due bracci l’uno l’opposto dell’altro incernierati da un elemento di connessione diagonale: per sua stessa natura e struttura, a seconda delle posizioni da cui la si guarda, cambia e non è mai uguale a se stessa. Paradossalmente, salendo con i livelli la torre sembra modificare la sua pianta, caratteristica solo apparente perché i livelli

dell’edificio sono tali da realizzare comunque, piano per piano, sempre la medesima superficie. Questo ricorda la simbologia universale dell’equilibrio dello yin e dello yang. Il progetto rivela nella sua forma dinamica e cangiante una spiccata semplicità tipologica e strutturale unita a una notevole snellezza. Una delle due lame svetta rispetto all’altra realizzando un giardino protetto in sommità, quasi a richiamare, simbolicamente, uno straordinario edificio toscano, la Torre Guinigi di Lucca, con la sua chioma di alberi in sommità.

Ipostudio, render della nuova sede della Regione Toscana.

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› REPORT | TALL BULDINGS

I progetti della società di architettura che rappresento, in Italia come all’estero, seguono un approccio interdisciplinare, frutto di esperienze decennali e di continua innovazione. Fin dalla fase concettuale nessuna nostra proposta viene mai considerata come isolata dal contesto. Attraverso la raccolta e messa a sistema di informazioni e dati ambientali, sociali, economici e storici sull’area di intervento, viene concepito un progetto che sviluppa soluzioni tecnologiche e architettoniche che stabiliscano un dialogo con il paesaggio, urbano e naturale, circostante. Il coinvolgimento e l’integrazione di discipline che ampliano i tradizionali confini della progettazione architettonica permettono di mettere in atto strategie che non si limitano al lotto di intervento ma allargano la visione, divenendo a tutti gli effetti strategie urbane complesse. La nuova sede centrale di A2A a Milano, ad esempio, è una torre che permette di sviluppare un programma di rigenerazione dell’intero distretto urbano di Porta Romana

e ambisce alla realizzazione di una città policentrica coniugando l’interesse privato con quello collettivo. La continua ricerca di soluzioni tecnologiche innovative in grado di rispondere alle esigenze urbane del futuro ha portato alla progettazione, nel nuovo quartiere Porta Nuova di Milano, de I Portali come manufatti in grado di autoalimentarsi energeticamente in una sintesi identitaria tra estetica e sostenibilità. A Taipei il progetto di rigenerazione Flame Tree Twin Towers promuove un nuovo modello di vita

urbana offrendo spazi flessibili e servizi per la comunità sviluppati su più livelli. La progettazione della torre The Sky Taipei, oltre a ospitare funzioni pubbliche all’interno dell’edificio, riattiva l’area a livello stradale con ampi spazi verdi favorendo l’interazione sociale e la rigenerazione dell’area.

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Acpv Architects, render di The Sky Taipei.
› REPORT | TALL BULDINGS
Claudio Raviolo Acpv
Foto: Nicolò Panzeri | Progetto: Studio Melesi Lecco Serramenti: Falegnameria Menaballi Srl

Forme d’Acqua per la fontana

delle Cento borgate

Le cento borgate che danno il nome alla fontana che il comune di Giaveno (Torino) ha commissionato all’ingegner Carlo Ostorero di Dedalo Architettura sono gli insediamenti della Val Sangone che da sempre gravitano intorno al villaggio piemontese. I cento toponimi sono incisi su una lastra in metallo immersa nell’acqua, sottolineandone la straordinaria varietà. Come già avvenuto nel 2021 – nell’ambito del medesimo piano di riqualificazione Rinascimento Urbano – a Piazza Sant’Antero, anche in questo caso Forme d’Acqua ha curato la progettazione e costruzione delle parti Mep della fontana che, disposta su più livelli per adattarsi alla topografia del sito, abbraccia una serie di

sedute e trasforma l’area in un luogo di ritrovo per la locale comunità.

Estesa su una lunghezza complessiva di 11 metri, la fontana alterna tre pareti di pietra di differenti altezze che contengono 19 cannelle dalle quali esce, forte come un torrente alpino, un getto d’acqua che ricade in vasche di raccolta poco profonde e tra loro collegate come un gioco di vasi comunicanti. Da una fessura orizzontale tracima quieta una leggera lama d’acqua che scorre lungo la parete per poi ricadere nella vasca. Da un’altra parete più bassa, accanto alle sedute, l’acqua scorre da altre 4 cannelle.

L’acqua utilizzata è sempre la stessa, raccolta

La fontana a doppia facciata ha una lunghezza complessiva di 11 metri dove si alternano tre pareti in altezze sfalsate che riportano 8, 4 e 7 cannelle in acciaio. Da una fessura orizzontale sulla parete tracima una leggera lama d’acqua. Sul retro, un’altra parete con 4 cannelle e 3 sedute per cittadini e visitatori.

da una pompa autoadescante collegata ad un fi ltro a graniglia di vetro che la rimette in circolo pulita.

«L’acqua, come la luce, sono la vera architettura, la sua essenza profonda, il fulgore interno che ne scolpisce la forma. Sostare ad occhi chiusi vicino ad una fontana è la forma più semplice per ricongiungerci con l’universo e vedere le vere parole» scrive Ostorero.

La sera, undici spot Led White 3000K IP68 enfatizzano il movimento dell’acqua che fluisce dai getti e ne valorizzano i riflessi sul rivestimento in gres effetto pietra.

www.formedacqua.com

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Foto ©Roberto Cortese Foto ©Roberto
› FOCUS
Cortese

A better world needs better buildings

Soluzioni invisibili per un benessere che si sente

Monoblocchi con VMC integrata che semplificano la progettazione e la gestione del foro finestra. Le nostre soluzioni, conformi ai CAM (Criteri Ambientali Minimi), sono anche funzionali alle certificazioni LEED, BREEAM e WELL degli edifici.

www.alpac.it

Il viaggio in&outdoor di Parà a Proposte 2024

La nuova collezione di Parà si compone di tre gruppi di tessuti che evocano gli gnu, le farfalle monarca e i fenicotteri rosa: i motivi frastagliati e i colori degli animali evocano i luoghi e le cromie dei paesaggi attraversati durante i loro lunghi viaggi.

All’inizio di maggio a Cernobbio si è svolta l’edizione 2024 di Proposte, evento durante il quale Parà ha presentato la sua nuova gamma di tessuti per arredamento in&outdoor. Luca Bottaro, marketing manager di Parà, la defi nisce «una collezione importante che varia dai tessuti in fibra naturale a quelli in acrilico tinto in massa passando attraverso le stampe outdoor su fondo in pet e pet riciclato certificato grs»

L’ispirazione nasce dagli animali migratori, animali che non conoscono i confi ni e che nei loro viaggi li valicano, spostandosi tra Paesi, continenti e persino emisferi . «A loro ci siamo

voluti ispirare – prosegue Bottaro – per meglio rappresentare l’assenza di confini realizzando un parallelismo tra natura e ambiente indoor & outdoor»

La collezione si caratterizza per motivi tessili, colori e lavorazioni di diverse culture e provenienze in cui è possibile notare delle assonanze, come la ripetizione dei segni e la loro disposizione strutturale e la corrispondenza con opere d’artisti moderni quali Paul Klee ed Eduardo Chillida.

www.para.it

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› FOCUS

che avvolge gli spazi

FINESTRA DEF PER TETTI PIANI

La luce naturale che fluisce dal tetto piano avvolge e ravviva gli interni. Modifica la percezione degli spazi e regala nuove prospettive. Infonde vitalità ed energia, illumina gli attimi di vita quotidiana.

Le finestre per tetti piatti lasciano entrare la luce zenitale permettendo di ventilare i locali sottostanti e assicurando sia un’elevata funzionalità che ottimi parametri di isolamento termico.

e trasforma le idee in prototipi Cosentino premia il product design

LA DESIGN WEEK È STATA L’OCCASIONE PER PRESENTARE I PROTOTIPI DEI PROGETTI VINCITORI DEL CONTEST

LET’S DESIGN PIETRA KODE EDITION DI COSENTINO

Alle eccezionali caratteristiche tecniche e strutturali di Dekton, fin dall’inizio Cosentino ha unito una ricerca estetica che rinnova costantemente l’offerta e amplia il campo di possibili applicazioni della pietra sinterizzata ultra-compatta. Come la collezione Pietra Kode, disegnata da Daniel Germani ispirandosi alle pietre classiche della tradizione italiana – il marmo travertino, il ceppo di Grè e la pietra di Vicenza.

Pietra Kode ha dato il titolo anche alla seconda edizione del contest organizzato da Cosentino Italia per promuovere la creatività di designer e progettisti sviluppando nuove idee di impiego del Dekton in differenti ambiti applicativi. Con Antonio Citterio come giudice

super-partes, l’architetto americano Daniel Germani presidente di giuria e un meccanismo che ha coinvolto anche la partecipazione del pubblico, Let’s Design Pietra Kode Edition ha individuato i quattro progetti vincitori che presentiamo in queste pagine.

L’aspetto più interessante del contest è la trasformazione delle idee in realtà: oltre al materiale, Cosentino Italia coinvolge il proprio network di operatori e marmisti: maestranze specializzate affiancano così i designer nella realizzazione in scala 1:1 dei prototipi dei progetti vincitori. Completati in tempo per la Design Week 2024, quelli di Let’s Design Pietra Kode Edition sono esposti presso il Cosentino City Milano di piazza Fontana.

Categoria HoReCa

Progetto vincitore T-Kode

Design Minelli Fossati

Sistema di tavoli e mensole

Un sistema di tavoli e mensole per spazi pubblici e privati, indoor e outdoor. Ideato da Gio Minelli e Marco Fossati e sviluppato in collaborazione con Progetto Marmo,

T-Kode è il sistema versatile, modulare e componibile che ha come elemento strutturale una “T” in metallo alla quale possono essere accoppiate in differenti posizioni due lastre di Dekton Pietra Kode.

LA GIURIA

Daniel Germani

Antonio Citterio

LE CATEGORIE

• Contract

• Wellness

• HoReCa

• Yachting

DEKTON

Una superficie che nasce da una sofisticata miscela di oltre 20 minerali naturali, dotata di particolarità tecniche eccezionali che la rendono adatta a molteplici applicazioni.

[ 62 ] IOARCH_111
› LET’S DESIGN

Categoria Contract

Progetto vincitore Le pietre classiche

Design Vanessa Bonalumi

Specchi decorativi su supporto in Dekton Lavorando delicatamente sullo spessore delle lastre di Dekton la designer di interni Vanessa Bonalumi conferisce tridimensionalità a specchi intesi come una sorta di trompe-l’oeil di archi, porte o finestre. Il prototipo è stato realizzato nel laboratorio di Terzi Service a Zandobbio.

Categoria Yachting

Progetto vincitore Desideria

Design Yulia Pyanzina

Mobile bar con vani contenitori ed estraibili Compatto e resistente, Desideria è il mobile bar che Yulia Pyanzina ha immaginato per le barche. Concepito come un modulo polifunzionale e trasformabile, ha vani contenitori ed estraibili e il top che può essere usato come vassoio freestanding e come tavolino d’appoggio elevato. Il prototipo è stato prodotto da Marmi Regina.

Categoria Wellness

Progetto vincitore Teda

Design Marco Giovinazzo

Diffusore di calore, aromi e luce

Il progetto dell’architetto e designer salentino Marco Giovinazzo, realizzato con la collaborazione del laboratorio artigiano Gresmar, è un diffusore di calore, aromi e luce al servizio di strutture termali e Spa. Provvisto di ruote, può essere facilmente posizionato in base alle necessità di utilizzo.

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› DESIGNCAFÈ

MILANO

CINO ZUCCHI ARCHITETTI

CON ORTUS AMPLIA IL CAMPUS IULM

Cresciuto nel tempo, il complesso di edifici dell’Università Iulm a Milano mescola il modello del campus anglosassone, padiglioni isolati in uno spazio verde, con quello a portici e cortili proprio della tradizione italiana. Il suo insediamento, più di trent’anni fa, insieme all’evoluzione del sistema di trasporto pubblico cittadino ha contribuito alla trasformazione del quartiere che tuttavia mostra ancora la sua natura originaria di prima periferia, dove edifici produttivi si alternano a uffici e residenze. Caratteri che il nuovo edificio progettato da Cino Zucchi con Ortus per accogliere nuove funzioni didattiche e collettive – vincitore di una gara a inviti alla quale avevano partecipato 4 studi – interpreta, con una copertura a shed, il profilo dentato del coronamento

e l’impiego di vetro e mattoni faccia-avista. Caratteristica distintiva l’elemento a sbalzo che prolunga l’ultimo piano verso via Filargo, che porta in testata un grande schermo a cristalli liquidi ben visibile dalla vicina linea ferroviaria e dai pedoni provenienti da Romolo, coniugando la scala locale con la dimensione metropolitana.

L’ingresso al nuovo edificio, di 3 piani per complessivi 6.130 metri quadrati, è anticipato da una piazzetta a quota zero che a sua volta affaccia su di un’ampia gradonata che porta alla caffetteria, collocata a una quota inferiore con la piscina e l’area fitness.

La grande vetrata del fronte ovest mostra lo spazio a tripla altezza, vero cuore dell’edificio che collega tutti i livelli tra

loro con una serie di scale aperte sul vuoto. La luce proveniente dagli shed e i pannelli fotovoltaici collocati sul lato sud della copertura contribuiranno a ridurre il fabbisogno energetico ■

Committente Università Iulm

Progetto architettonico Cino Zucchi Architetti (Cino Zucchi, Stefano Goffi, Alberto Brezigia, Tarindu Baggya Millawage) e Ortus (Paolo Catrambone, Maria Ave Romani, Gresa Shehu, Andrea Toccolini, Federico Stefanoni)

Ingegneria Sio Group (Francesco Iorio, Giovanna De Capua)

Render Alessandro Rossi Images Slp 6.130 mq

Investimento 20 milioni di euro Cronologia 2023 - in corso

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› WORK IN PROGRESS

KÖMMERLING A PROVA DI CAM

LA SOLUZIONE IDEALE, PER IL RISPETTO AMBIENTALE

La direttiva EPBD prevede di raggiungere per gli edifici non residenziali e pubblici la classe di prestazione energetica E entro 2027 e la classe D entro il 2030. Il prodotto Kömmerling, si distingue garantendo il rispetto dei criteri CAM, diventando soluzione ideale nella sfera dei bandi pubblici. kommerling.it

IT-032024

10 aule, per 250 studenti che studieranno su oltre 2.000 mq. Investiti 5,3 milioni di euro per il modello circolare e smontabile applicato a Parè di Conegliano, nel trevigiano. La struttura in acciaio è riciclabile a fine vita, il sughero per la pavimentazione è biodegradabile. L’edificio è a portata di bambino, abbiamo abbattuto i muri per costruire comunità multietniche e multiculturali

Maria Alessandra Segantini

CONEGLIANO, TREVISO

LA NUOVA SCUOLA PRIMARIA DI

Il progetto di Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini di C+S Architects per la nuova scuola primaria Gianni Rodari di Conegliano (Treviso) è uno dei tre prototipi di scuole che lo studio ha sviluppato nell’ambito del proprio programma di ricerca sull’edilizia scolastica. Come gli altri modelli, riguardanti edifici di istruzione secondaria (un progetto approvato a Cervignano del Friuli) e scuole per l’infanzia (due che sorgeranno a Venaria Reale), anche la scuola di Conegliano è circolare, sia nel senso dello smantellamento e della riciclabilità dei componenti costruttivi, sia nel senso della pianta, che in ogni cultura rappresenta un elemento di centralità e di coesione sociale.

Su un solo livello, i diversi ambienti ruotano attorno a un atrio illuminato da una serie di lucernari scavati nel volume di copertura. Un generoso sistema di spazi collettivi, illuminato zenitalmente e articolato attorno a due corti centrali, si

C+S ARCHITECTS

espande in tutte le direzioni, generando ‘spazi delle potenzialità’ flessibili che suggeriscono l’esplorazione. Gli spazi per la didattica e per il personale si dispongono lungo il perimetro dell’edificio, articolando l’involucro della scuola in un profilo frastagliato e traslucido al di sotto di un ampio portico perimetrale. Ogni aula gode così di uno spazio coperto antistante e di accesso diretto al giardino. Pareti perimetrali di policarbonato alveolare

traslucido all’esterno e vetro stratificato all’interno diffondono morbidamente la luce all’interno delle aule, che potranno così godere di un’illuminazione naturale ottimale. Le partizioni interne sono invece pareti attrezzate con gli armadietti per gli alunni, sulle quali si aprono grandi vetrate fisse che dilatano visivamente gli spazi collettivi verso il giardino. La pavimentazione sarà in sughero mentre la struttura della scuola è in acciaio ■

Committente Comune di Conegliano

Progetto architettonico C+S Architects, Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini

Impresa di costruzioni generali IA2 Buildings

Superficie del lotto 6.800 mq

Superficie edificata 2.119 mq

Capacità 10 aule, 250 alunni

Costo approvato 5,3 milioni di euro (finanziati per 3 milioni con fondi Pnrr)

Cronologia marzo 2024 (avvio cantiere) - 2026 (consegna)

[ 66 ] IOARCH_111
› WORK IN PROGRESS

Sistema ferramenta per alzante scorrevole minimale

Legno

Profilo da 50 mm per un minimalismo estremo. Il maniglione, posizionato lateralmente in corrispondenza del nodo centrale, non interferisce con l’impacchettamento delle ante e lascia il montante libero di essere incassato nel telaio.

Un’evoluzione del sistema ferramenta per Alzante Scorrevole in risposta alle tendenze future che mirano ad un’estetica sempre più raffinata e a performance di alto livello.

www.agb.it

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alluminio
legno/alluminio
telaio
vetro

TRIESTE

LA PROPOSTA DI CARLO RATTI TRASFORMA IN PARCO L’EX-RAFFINERIA

L’area di 365mila mq tra Trieste e Muggia già occupata da una raffineria petrolifera potrà diventare un nuovo parco ‘energetico’ marittimo, aprendo al pubblico una zona attualmente confinata e inutilizzata. La proposta che lo studio Carlo Ratti Associati ha presentato all’Autorità portuale di Trieste prevede di conservare i 6 serbatoi di petrolio esistenti che, riempiti con acqua di mare, si trasformeranno in batterie di energia: quella necessaria al pompaggio dell’acqua dal mare, che arriverà da pannelli fotovoltaici sospesi distribuiti nel parco, verrà restituita da turbine idroelettriche alimentate dal rilascio dell’acqua, in un

processo ‘green’ continuo a saldo zero ma in grado di fare fronte alla domanda di energia anche in assenza di sole. Per il trasferimento dell’acqua dal mare verranno usati gli stessi tubi che prima collegavano i serbatoi alle petroliere. Secondo Carlo Ratti, socio fondatore di Cra e curatore della prossima Biennale Architettura 2025, “le future infrastrutture energetiche non dovrebbero essere nascoste alla vista del pubblico, come avveniva in passato. Piuttosto, dovrebbero diventare parte della sperimentazione urbana, favorendo un dialogo sui futuri percorsi di sviluppo”.

Oltre alle strutture energetiche e al nuovo parco marino, il masterplan dello studio torinese prevede fattorie urbane e un parco dell’innovazione con una struttura di ricerca biotecnologica ■

Committente Autorità portuale di Trieste Masterplan e progetto architettonico Carlo Ratti Associati Direzione artistica Italo Rota

Team Carlo Ratti, Monika Loeve (Partner-in-Charge), Chiara Borghi, Gabriele Sacchi, Iratxe De Dios, Sonia Simone, Günes Idil Altun, Marie Petrault, Anahita Dehlavi, Andre Zanolla, Francesca Paola Montella, Gary Di Silvio, Gianluca Zimbardi and Pasquale Milieri. Consulenza tecnica Systematica e Hydrodata

[ 68 ] IOARCH_111
› WORK IN PROGRESS

Rivestimento Alu-Skin

Elegante, resistente, ecologico.

proget

Il rivestimento in alluminio Alu-Skin coniuga i vantaggi di un materiale resistente ed elegante alla versatilità che da sempre desidera il progettista. Moderno, dai colori, posa e dimensioni variabili, consente infinite soluzioni per la personalizzazione delle facciate. L’alluminio pesa un terzo rispetto all’acciaio, resiste al tempo, alla corrosione, ed è 100% riciclabile. Per questo con Alu-Skin dai più valore al tuo immobile.

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PALERMO

IL MUSEO-GIARDINO SANTA ROSALIA DI MARIO CUCINELLA ARCHITECTS

Nasce dalla demolizione di un edificio abbandonato il progetto di ampliamento della superficie museale di Palazzo Branciforte che Fondazione Sicilia ha affidato allo studio di Mario Cucinella in collaborazione con lo studio Greencure di Marilena Baggio per la copertura pensile che caratterizzerà la nuova ala, dalla forte vocazione pubblica.

Mentre gli spazi interni sono pensati per dialogare armoniosamente con l’esuberanza architettonica delle opere che compongono il complesso museale, sul piano dell’inserimento urbano il registro compositivo presenta invece un linguaggio leggero, basato sull’impiego di geometrie e materiali essenziali, con i fronti del nuovo volume trattati come

semplici paramenti murari trasparenti. L’ingresso dell’edificio, sul lato nordovest e in stretta relazione con Palazzo Branciforte – cui è collegato con una passerella in acciaio e legno – arretra sensibilmente rispetto alla strada per creare una piccola piazza, con l’obiettivo di attivare un rapporto più diretto tra l’istituzione culturale e la vita sociale della città.

Con una struttura frammentata in sottili pilastri metallici che si integrano con la facciata perimetrale vetrata e controventato sui lati corti da elementi monolitici in calcestruzzo, l’edificio è formato da due piani fuori terra e uno interrato.

All’interno lo spazio si sviluppa su due

livelli, fusi da un doppio volume che ne dilata le ampiezze; lo spazio interno aperto è attraversato al centro dall’apertura ellittica per la scala elicoidale che si stacca dal grande terrazzo centrale e conduce al piano interrato.

Il giardino pensile – in una rilettura delle tracce storiche della rigogliosa ‘Palermo verde’ della storia e nell’intento di anticipare il futuro sviluppo di un corridoio ecologico in un’area della città così densamente costruita come quella di Palazzo Branciforte – sarà una piccola oasi urbana per accogliere i visitatori all’ombra di piante e alberi da frutto legati all’identità del territorio ■

Committente Fondazione Sicilia

Progetto architettonico Mario Cucinella Architects e Greencure

Team di progetto Mario Cucinella, Alessio Naldoni (project manager e design leader), Eurind Caka, Stefano Bastia, Alessia Monacelli (visual unit manager)

Progetto del paesaggio Greencure Landscape and Healing Garden

Progetto strutture GAe Engineering

Progetto impianti e prevenzione incendi GAe Engineering

Visual Mca Visual

Area 700 mq

Cronologia 2022 - in corso

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› WORK IN PROGRESS
TORRE ISOZAKICITY LIFE MILANO, ITALIA

Costruito principalmente in legno, l’hub è caratterizzato da una copertura di colore rosa. Man mano che la struttura cresce in altezza, ogni livello si ritira gradualmente, creando una forma triangolare. Sopra, la sezione. A sinistra, pianta del piano terra.

TOLOSA

IL NUOVO HUB DI TRASPORTO MULTIMODALE DI BIG E A+ ARCHITECTURE

Progettato da Bjarke Ingels Group con lo studio francese A+ Architecture, Marengo Multimodal Transport Hub rafforzerà le reti di trasporto pubblico unendo autobus, ferrovia e metropolitana sotto un unico tetto. Parte del masterplan Grand Matabiau Quais d’Oc, la stazione di 12.000 mq è pensata anche come piattaforma di potenziamento dell’area urbana, triplicando il numero di passeggeri giornalieri che viaggiano da e verso Tolosa. Guardando come riferimento al paesaggio dei tetti della città e all’uso tradizionale del mattone, l’hub in legno massiccio e calcestruzzo low-carbon sarà caratterizzato dalla copertura di colore rosa. Dalla tettoia dell’ingresso principale a sud, la struttura si innalza gradualmente

con un movimento inclinato verso nord, raggiungendo i 32 metri di altezza in direzione dei binari ferroviari. Man mano che la struttura cresce in altezza, ogni livello si ritira gradualmente, creando una forma triangolare. Ciò consente di creare collegamenti visivi tra i piani e di far scendere la luce del giorno fino ai livelli più bassi dell’edificio.

Per le pareti divisorie saranno utilizzati terra battuta e tessuti, mentre i piani terra e interrati saranno costruiti con calcestruzzo rosato a basso contenuto di carbonio. Il tetto sarà invece dotato di pannelli fotovoltaici in tinta col suo colore rosa e di lucernari per l’illuminazione naturale degli interni. Superata la stazione degli autobus

ed entrati dall’ingresso principale, i viaggiatori saranno condotti nel sottosuolo verso la Gare Matabiau, le linee di ferrovia e metropolitana, e le aree di ritrovo dell’hub dei trasporti. Qui, in 4.400 mq distribuiti tra piano terra e due sottolivelli, il programma prevede anche spazi per attività commerciali e culturali. Il team di progetto ha inoltre previsto piante e alberi diffusi per richiamare la vegetazione della regione dell’Alta Garonna.

La costruzione dell’hub dei trasporti dovrebbe iniziare nel 2026, mentre il completamento del collegamento sotterraneo con la stazione ferroviaria Matabiau e la metropolitana è previsto per il 2028 ■

[ 72 ] IOARCH_111 20m 15 10 5
› WORK IN PROGRESS

LONDRA

LE

TORRI DI ALISON BROOKS ARCHITECTS

A STRATFORD CROSS

Park Place, il progetto per due torri residenziali firmate da Alison Brooks Architects nella zona est di Londra, ha ottenuto il permesso di costruire. Situati alle porte del Queen Elizabeth Olympic Park, i due edifici di 35 e 14 piani in cui saranno distribuiti 350 appartamenti per un totale di 32.039 mq completeranno lo sviluppo a uso misto di Stratford Cross realizzato dal gruppo immobiliare internazionale Lendlease.

Le torri esagonali tra loro simmetriche sono rivestite in terracotta smaltata blu oltremare e mattoni, in riferimento all’industria della porcellana che un tempo prosperava nella zona di Stratford. L’architettura è definita da una combinazione di colonnati, finestrature profonde per mitigare il surriscaldamento,

sporgenze e arretramenti che aumentano lo spazio pubblico. Il sistema di facciata completamente prefabbricato fornisce rapporti di vetratura rispondenti all’orientamento di ciascun prospetto.

Le torri si innestano nel paesaggio curato dallo studio inglese Lda Design dove percorsi naturalistici si uniscono a spazi di gioco e relax per la nuova comunità residenziale di Park Place.

Altri spazi verdi saranno le terrazze piantumate ai livelli superiori. A piano terra l’edificio nord sarà animato da spazi commerciali e di servizio, un’area per progetti comunitari e un coworking.

Il parcheggio, il deposito per le biciclette, gli impianti e altri servizi saranno nascosti al piano interrato ■

[ 74 ] IOARCH_111
Render ©Hayes Davidson.
› WORK IN PROGRESS

Attraverso il tempo, efficace sempre.

MONACO DI BAVIERA L’ASILO ‘UNIVERSITARIO’ DI KÉRÉ ARCHITECTURE

Di fronte alla mensa della Technische Universität di Monaco (Tum), tra uno studentato e uno dei numerosi edifici museali della Maxvorstadt, è stata posata la prima pietra del nido universitario Ingeborg Pohl Kinderoase an der Tum (dal nome della donatrice) che dalla fine del 2025 potrà ospitare fino a 60 bambini figli di docenti, ricercatori e impiegati della vicina facoltà di ingegneria. Il progetto dell’edificio, che si sviluppa su cinque piani, è di Kéré Architecture.

All’interno i bambini avranno a disposizione 700 metri quadrati di spazi a diverse scale, attrezzati per favorire la creatività infantile: i 3 piani centrali, ad esempio, saranno collegati tra loro anche da scivoli, mentre attraverso i sottili schermi in legno delle facciate vetrate l’energia ludica dell’edificio contagerà l’esterno.

L’ultimo piano sarà una terrazza coperta con un tetto verde (che a Francis Kéré piacerebbe poter estendere anche al vicino

edificio della mensa universitaria) con vista panoramica sulla città: uno spazio esterno protetto per giocare all’aperto. In linea con la filosofia di Kéré Architecture, che ha sviluppato il progetto in collaborazione con lo studio austriaco Hermann Kaufmann + Partner, il nuovo edificio sarà costruito prevalentemente in legno.

Una volta completato, la gestione dell’edificio e dei servizi sarà affidata alla Munich Student Union ■

Committente Tum München

Progetto architettonico Kéré Architecture in collaborazione con Hermann Kaufmann + Partner

Progetto strutturale, protezione dal fuoco, fisica degli edifici

Tum Prof. Stefan Winter, bauart Konstruktions

Efficienza energetica Tum Prof. Thomas Auer

Progetto del paesaggio Jühling & Köppel

Landschaftsarchitekten

Project e construction management Gapp

Slp 700 mq

Cronologia 2024-2025

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4 1 16 18 21 › WORK IN PROGRESS
2
Riciclando
328 bottiglie di plastica realizziamo 21m
di tessuto

PODGORICA, MONTENEGRO UN TEAM GUIDATO DA

A-FACT PER IL NUOVO PARCO E DISTRETTO DELLE ARTI

È un progetto di architettura e di paesaggio quello scelto da una giuria internazionale tra 48 proposte ricevute per il nuovo distretto museale di Podgorica, che sorgerà su un sito lungo il fiume Mora ča, con l’intento di attrarre nella capitale del Montenegro un pubblico internazionale qualificato. Ai nuovi musei di arte contemporanea e di storia naturale, nonché alla ‘Casa dell’architettura’, il progetto del team guidato dal giovane studio a-fact (Milano/ Londra) e composto da Land Italia, Maffeis Engineering e Charcoalblue destina tre volumetrie distinte ma correlate, con facciate in pietra e tettigiardino percorribili, abitati da una vegetazione rigogliosa.

Secondo Andrea Rossi, Giovanni Sanna e Pierluigi Turco, co-fondatori di a-fact, l’architettura “incoraggia l’interazione tra spazi interni ed esterni, oltre ad esplorare l’uso contemporaneo di materiali e tecniche costruttive locali”. Inserito tra gli edifici, il parco museale scende fino allo spazio esterno per eventi in riva al fiume. In generale, insieme alla creazione di un nuovo orto botanico il parco è oggetto di un intervento che

ai 290 alberi esistenti aggiunge 532 nuove piante di essenze diverse e 900 arbusti, con l’obiettivo di migliorare la biodiversità dell’area. Un progetto, come spiega Andreas Kipar, che è anche “un contributo alla rigenerazione dei fiumi all’interno dell’European Nature Restoration Law” ■

Il progetto è stato selezionato da una giuria internazionale tra 48 proposte di studi riconosciuti a livello mondiale tra i quali Sou Fujimoto, Junya Ishigami, Diller Scofidio + Renfro, Snøhetta.

Team di progettazione a-fact (capogruppo e architettura) Land Italia (paesaggio), Maffeis Engineering (struttura e facciate), Charcoalblue (experience design) Render EmmeWorks Superficie 14.500 mq Cronologia 2024 (annuncio vincita concorso di progettazione)

[ 78 ] IOARCH_111
› WORK IN PROGRESS

Render del progetto di ampliamento e prospetto lato nord-est.

5 60 m

CARTAGINE

IL PROGETTO DI BEZ+KOCK E KŒBER PER L’AMPLIAMENTO DEL MUSEO NAZIONALE

Oltre al museo nazionale di Cartagine, sui cinque ettari dell’acropoli di Byrsa, che offre immediato accesso alle principali aree archeologiche dell’antica città punica dal 1979 patrimonio dell’Unesco, sorge la cattedrale di San Luigi, costruita nell’Ottocento e attualmente adibita a concerti, e un seminario cattolico della stessa epoca. Il progetto di Bez+Kock Architekten e Kœber Landschaftsarchitektur, vincitori di un concorso di progettazione al quale hanno partecipato 94 proposte, individua nella corte tra i due edifici il sito per il richiesto ampliamento del museo nazionale.

Limitando al minimo indispensabile l’impronta al suolo, per l’ampliamento delle funzioni museali la proposta dei due studi tedeschi è una struttura lineare e leggera, con esili colonne e una copertura a botti le cui volte riprendono nella forma gli imponenti pini marittimi presenti sull’area. I fronti vetrati aprono viste dirette e ininterrotte sugli scavi da un lato e sul Mediterraneo dall’altro, e la rigorosa griglia strutturale si inserisce nel contesto con rispetto ma senza mimetismi. Le botti della copertura contribuiscono altresì a ridurre la temperatura all’interno degli ambienti.

Il progetto riguarda anche la cattedrale, dove verrà realizzato un auditorium e sale per la didattica museale, l’edificio dell’ex seminario, che ospiterà i magazzini e i laboratori di restauro e catalogazione del museo, e l’intera area di accesso al sito, con la sistemazione degli spazi esterni e la riorganizzazione dei percorsi di circolazione e di accesso ■

Committente Governo della Tunisia

Progetto architettonico Bez+Kock Architekten e Kœber Landschaftsarchitektur (Stoccarda)

Cronologia 2022 (concorso organizzato dall’Uia) - 2027 (completamento)

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RIYADH AL URUBAH PARK

IL NUOVO PARCO

URBANO DI LAND E SCHIATTARELLA

Nel quadro della Saudi Vision 2030 e del programma Green Riyadh con il quale la capitale intende affrontare gli effetti del cambiamento climatico, sono appena partiti i lavori per trasformare i 75 ettari di una base militare dismessa nel più grande parco urbano dell’Arabia Saudita, Al Urubah Park.

Il Garden Boulevard, una passeggiata sopraelevata di 2,7 chilometri che ospita ristoranti e servizi, reinterpreta il giardino recintato della tradizione islamica incorniciando un paesaggio che segue il flusso organico della natura, con oltre 10mila alberi, percorsi realizzati con il terreno locale e arredi urbani realizzati in pietra di Riyadh e granito. Fondamentale nel progetto di Land il sistema di gestione dell’acqua, con un bacino di ritenzione delle acque piovane

che potrà trattenere 475mila metri cubi di acqua con un tempo di svuotamento di 24 ore.

Interamente progettata in Bim, la vasca di ritenzione mitiga le inondazioni e controlla il bacino idrografico del Wadi Al-Aysen, in un’area di Riyadh particolarmente soggetta a eventi meteorologici estremi. Il secondo intervento architettonico all’interno del parco è l’Exhibition Centre che Schiattarella Associati ha progettato come una grande collina calpestabile che collega i diversi livelli del parco con la città. Su uno dei lati, con una facciata trasparente l’edificiocollina si apre per accogliere il pubblico nei 10mila metri quadrati di spazi espositivi, nella sala conferenze e nei servizi di ristorazione ■

Committente Royal Commission for Riyadh City

Progetto architettonico Land Italia e Schiattarella Associati

Local architect V3 Middle East Engineering Consultant

Ingegneria e Mep Manens-Tifs

Project management e sostenibilità Drees&Sommer

Progetto illuminotecnico Cannata&Partners

Sistemi delle acque Watercube, Montana Spa

Irrigazione Meac/Hunter

Mobilità e analisi patrimonio storico Ama

Arte e cultura Thomas Schoenauer, Kamel Louafi

Superficie 75 ettari

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› WORK IN PROGRESS

XI’AN

IL MUSEO DELLA

TECNOLOGIA DI STEFANO BOERI ARCHITETTI CHINA

La sede satellite di Stefano Boeri

Architetti in Cina ha vinto il concorso per il Culture Cbd modern technology experience center, museo della tecnologia pensato per diventare un grande hub scientifico e culturale per Xi’an, la capitale della provincia dello Shaanxi, nella Cina centrale. Il progetto si ispira da un lato all’antica origine della città e dall’altro al paesaggio naturale locale, caratterizzato da un sistema tortuoso di fiumi e montagne. Il progetto del museo si inserisce in una sequenza di spazi pubblici e si rivolge al parco e alla città con strategie distinte. La facciata nord, rivolta verso il parco, richiama attraverso le sue curve l’elemento naturale ed è rivestita da doghe verticali in metallo. Mentre la facciata sud, rivolta verso la città, è rivestita con doghe orizzontali di calcestruzzo rinforzato con fibre di vetro (Grc) per garantire alta durabilità e migliori proprietà meccaniche. In copertura il progetto prevede un giardino pensile in continuità con il parco e un sistema di terrazze. Le gradonate

Render del nuovo Museo della

Tecnologia di Xi’an. La facciata è rivestita da doghe verticali in metallo. Le gradonate e terrazze verdi sono fruibili per i cittadini.

e le terrazze verdi fruibili per i cittadini saranno parte integrante del programma culturale di eventi del museo. Per quanto riguarda la distribuzione interna, il progetto prevede quattro spazi espositivi principali, uno spazio espositivo temporaneo e aree commerciali. Un atrio centrale a doppia altezza collega le

diverse aree e ne garantisce la completa accessibilità e fruibilità.

Una tonalità di blu, satura e luminosa, è stata scelta come elemento cromatico rappresentativo del progetto e caratterizza le aree pubbliche e gli spazi espositivi, così come gli elementi di segnaletica e le opere di land art nel parco ■

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› WORK IN PROGRESS
lega 6005

Laureato in architettura nel 1985 presso l’Università Federico II di Napoli, Renato Filippini si trasferisce in Francia e nel 2003 fonda a Parigi l’Atelier Filippini architecture et patrimoine. Ai primi interventi su edifici storici e tutelati, in collaborazione con gli Architectes en chef des monuments historiques et des bâtiments de France, fa seguito un approccio sensibile e contemporaneo nell’inserimento di nuove strutture in contesti antichi, ispirato ai valori dell’abitare, del comfort, della valorizzazione della luce naturale, dell’efficienza funzionale e delle performance energetiche e ambientali. Lo studio sviluppa anche progetti di interni e conduce una ricerca sul product design, con collaborazioni con aziende italiane. www.atelierfilippini.com

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RENATO FILIPPINI

di Luigi Prestinenza Puglisi

DA NAPOLI SI TRASFERISCE IN FRANCIA, DOVE

IL SUO ATELIER OPERA CON SUCCESSO DA PIÙ

DI VENT’ANNI, PRIMA CON IL RESTAURO DEL PATRIMONIO STORICO E OGGI CON INTERVENTI

DI TRASFORMAZIONE DEL COSTRUITO

Renato Filippini è un architetto che dal 2003 ha deciso di vivere a Parigi, dove il sistema dei concorsi pubblici funziona e quindi vi sono più occasioni di lavoro che in Italia.

La gran parte delle sue realizzazioni francesi deriva da gare, spesso sui temi dell’edilizia scolastica o dei mercati, nei quali l’atelier nel tempo si è specializzato. Per vincerle occorrono due qualità: saper risolvere concretamente i problemi specifici del committente ed evitare di superare i budget prefissati. Occorre avere quindi un approccio diverso da quello delle grandi firme, che scommettono su immagini fortemente impattanti ma spesso cervellotiche e poco pratiche e riuscire a mostrare, anche ai non addetti ai lavori, che la buona architettura paga.

Come per esempio nella Anne Frank, una scuola materna a Bobigny, in un quartiere caratterizzato da alti caseggiati di edilizia popolare dove la prefabbricazione aveva dato il peggio di sé. E dove serviva attivare una procedura complessa che consisteva nella demolizione del vecchio edificio, nello spostamento temporaneo delle attività in un altro e nella realizzazione di una nuova scuola, questa volta piacevole, ariosa, colorata.

Da qui la soluzione di puntare su una hall che lascia passare la luce dall’alto grazie a un soffitto realizzato con una membrana trasparente. La scuola dispone così di una galleria, che oltre ad aprirsi alle aule, si affaccia su un cortile interno verde che restituisce all’edificio un frammento di natura. A rendere la hall più attraente ai bambini provvedono figure di animali che diventano parte del progetto. Vi è, infine, l’idea felice di evidenziare rispetto alla volumetria generale i corpi delle aule, trasformandoli in cannocchiali caratterizzati da ampie vetrate e colorati con cromie vivaci.

Il Marché des Victoires, ad Asnières-sur-Seine, mostra che questo approccio umanizzante può essere esteso ad altre tipologie, oltre le scuole. Anche in questo caso il programma è complesso: occorre fare i conti con un adiacente edificio di notevole altezza utilizzandone il piano terreno e prevedere un parcheggio interrato. Da qui la scelta di adoperare il ferro, un materiale che permette di prefabbricare in officina pezzi di notevoli dimensioni. Un materiale, inoltre, che i francesi hanno spesso adoperato per realizzare edifici destinati a mercato. Il risultato è un edificio leggero, caratterizzato all’esterno da una gradevole e articolata geometria dei tetti e all’interno da un alternarsi di rivestimenti in legno e in metallo specchiato. Nuovo e antico devono per Filippini andare perfettamente d’accordo. E in questo è aiutato da una mentalità, quella francese, più interventista e meno conservativa della nostra. Come si vede nel centro polivalente con destinazioni associative, culturali, sociali e sportive nel quartiere di Aligre, nel XII arrondissement parigino. In questo caso il programma consiste nel recuperare due edifici, entrambi di quattro piani, disposti tra loro a L, occupati da usi impropri e versanti in una condizione di estremo degrado.

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I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI
Il cortile della scuola per l’infanzia Anne Frank a Bobigny, cittadina alla periferia nord di Parigi.

Uno, risalente alla fine del diciassettesimo secolo, ha un certo interesse storico, mentre l’altro, più modesto, risale al Novecento. Filippini recupera con cura filologica il vecchio edificio, ma sposta in avanti di un paio di metri la facciata di quello più recente. Ciò consente di dotare questo corpo di fabbrica, altrimenti di profondità insufficiente, di un corridoio che permette di disimpegnarlo ai diversi piani, senza assottigliarlo. La nuova facciata in vetro serigrafato ha la funzione di caratterizzare con una nota contemporanea il nuovo centro e, attraverso tre bow window, inserire nel prospetto alcune zone in cui è possibile proiettare filmati o immagini.

La facciata, grazie a un sistema di luci a led gestite tramite centralina elettronica, può essere variamente colorata con un effetto scenico funzionale, soprattutto durante le ore notturne, a captare ulteriormente l’interesse dei passanti. Soluzioni queste risolutive per un edificio che ospita circa 500 persone e che ha all’interno una sala di danza, due sale di musica, alcuni ambienti polivalenti, altri per le associazioni e, infine, gli uffici amministrativi.

A Illkirch-Graffenstaden, una cittadina vicino Strasburgo, con la stessa metodologia Filippini trasforma alcuni edifici, uno dei quali di fine Ottocento, nella sede del municipio.

A tal fine inventa una appendice ‘bloboidale’ metallica che funge da accoglienza al pubblico.

Sembrerebbe un gesto architettonicamente arbitrario, in realtà è un omaggio alla tradizione della cittadina francese specializzata nella realizzazione di botti metalliche e quindi di oggetti caratterizzati da forme curve. Vi è poi l’inserimento di una doppia parete vetrata per diminuire i consumi energetici.

Nell’architettura di Filippini non c’è posto per l’arbitrarietà.

D’altra parte è un miracolo che nazioni come la Francia siano così propense ad accettare l’architettura contemporanea. E perché tale miracolo continui, occorre saper convincere i committenti che dietro ogni scelta formale ci sono solide ragioni funzionali ■

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RENATO FILIPPINI
Sezioni della scuola per l’infanzia Anne Frank di Bobigny. Disegni @Atelier Filippini.

La hall ampia e luminosa. Foto

©Sergio Grazia e Atelier Filippini.

Località Bobigny

Committente Comune di Bobigny

Progettazione Atelier Filippini (capogruppo Renato Filippini) con Ote Ongénierie e Otelio

Impresa Gcc

Superficie costruita 2.800 mq

Superficie cortile 2.700 mq

Importo lavori 11 milioni di euro

Cronologia 2019 (concorso) - 2021 (progetto)2023 (consegna)

Scuola per l’infanzia Anne Frank

Due edifici a un solo livello, con una copertura in prevalenza vegetata e, come il cortile interno, protetti rispetto alla città da un alto muro rivestito di mattoni smaltati che si curva leggermente in corrispondenza della testata vetrata dell’ingresso. L’architettura della scuola per l’infanzia Anne Frank di Bobigny, comune di 55mila abitanti a nord di Parigi caratterizzato da un’alta densità abitativa, si inserisce con una scala umana nel quartiere segnalando il proprio ruolo di edificio pubblico e di luogo di serenità per i giovani della comunità.

Dall’ingresso una luminosa hall con una copertura voltata in Etfe (con lo strato superiore pigmentato per controllare l’apporto solare), collega i due edifici e conduce al grande cortile interno, luminoso, protetto e caratterizzato dalla presenza di alberi

di alto fusto, sul quale si aprono tutte le aule e gli atelier.

Gli obiettivi architettonici del progetto vanno in parallelo con la volontà di fornire uno strumento di lavoro moderno e funzionale: il comfort per tutti è stato una priorità assoluta, sia sotto il profilo dell’acustica delle sale, sia visivo (protezioni solari, scelta delle lampade) e sul piano della qualità dell’aria.

Un piano interrato, parziale, ospita la maggior parte dei locali tecnici, compresa la sottostazione di riscaldamento funzionante sulla rete di riscaldamento urbana.

La mensa è dimensionata per assicurare 780 coperti, con due sale, una a servizio dei bambini della scuola dell’infanzia Anne Frank e una della contigua scuola elementare Maria Curie.

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I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Esterni e interno del mercato coperto di Asnières-sur-Seine.

A destra, sezione trasversale e longitudinale. Foto e disegni @Atelier Filippini.

Località Asnières-sur-Seine

Committente Comune di Asnières-sur-Seine

Gruppo di progettazione Atelier Filippini (capogruppo Renato Filippini) con Ote Ongénierie

Impresa Fayolle & Fils

Strutture metalliche Briand et Gérard

Superficie costruita 2.830 mq + 3.680 di parcheggio interrato (130 posti auto)

Superficie sistemazioni esterne 4.500 mq

Importo lavori 15,6 milioni di euro

Cronologia 2022 - 2023

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RENATO FILIPPINI

Il mercato coperto di Asnières-sur-Seine

Percorso lungo il perimetro interno da un mezzanino polifunzionale che sfocia in una terrazza e liberato dalle strutture verticali, l’interno del mercato coperto di Asnières-sur-Seine presenta i banchi di vendita, per i quali Atelier Filippini ha disegnato anche protezioni in acciaio inox che ne rendessero uniforme l’aspetto, raggruppati in un unico volume. A soffitto, lame di metallo specchiante riflettono merci e persone dilatando lo spazio, mentre le porzioni rivestite in legno assicurano comfort acustico e conferiscono una nota calda all’ambiente.

Le tradizionali coperture degli stalli sono state sostituite da un sistema di esili ‘alberi’ in acciaio, i cui tronchi contengono le prese elettriche mentre i rami sostengono i proiettori e i pannelli d’informazione di ogni commerciante, realizzati secondo un’identità grafica comune. All’esterno, la forte identità architettonica del mercato contribuisce a ridisegnare lo spazio urbano di Place des Victoires. Caratteristica saliente le falde del tetto, che si susseguono come un origami metallico per culminare, alle estremità della pianta a elle, in due ‘punte di diaman-

te’ eteree e trasparenti. Dall’alto dei vicini edifici per abitazioni si coglie la singolare texture della copertura, con l’alternarsi del grigio, verde, blu e rosso delle lastre di zinco pre-patinato che contribuiscono a rendere identificabile e unico l’edificio.

Dopo l’inaugurazione del 2022 lo studio è stato incaricato di realizzare in estensione una ‘halle gourmande’ che ospita piccoli ristoranti e bar per l’acquisto e il consumo sul posto di cibo preparato con i prodotti venduti nel mercato.

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I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Sviluppata sull’intera facciata, a eccezione del piano terra, una seconda facciata in vetro serigrafato forma un filtro traslucido tra i volumi interni e la strada.

Sezione e schema assonometrico del centro culturale e associativo Maison des Ensembles a Parigi. Disegni @Atelier Filippini.

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0 2 4 3 5 EMPRISE BATIMENT CONT GU 1 P 1 6 E Cou de a Ma son des Ensemb es REUNIONS BUREAUX BUREAU D RECTEUR REUN ONS ESPACE D EXPRESSION CORPORELLE LOCAL ASSOCIAT F M A I S O N des ENSEMBLES HALL Ma son des Ensemb es TERRAIN D EDUCATION PH SIQUE RENATO FILIPPINI

La Maison des Ensembles

Località Parigi

Committente Comune di Parigi, Direzione del Patrimonio e dell’Architettura

Progetto architettonico Atelier Filippini (team Renato Filippini lead architect, Matteo Tranchesi, Roberta Esposito)

Ingegneria strutturale e impianti Slh ile de France

Consulente per l’acustica Oefea Acoustique

Impresa Pradeau & Morin

Superficie 1.500 mq

Importo lavori 4,2 milioni di euro

Completamento novembre 2010

Nel XII arrondissement parigino, non lontano dalla Gare de Lyon, il progetto risponde a un programma pubblico di attività culturali e sportive intervenendo su due corpi di fabbrica esistenti – uno dei quali, parzialmente vincolato, risalente al XVII secolo – disposti a ‘L’ intorno a un cortile e collegati da un volume-cerniera che include i sistemi di distribuzione verticale e i servizi.

L’edificio più antico è stato ristrutturato nel rispetto delle sue caratteristiche architettoniche originali sia nei volumi sia nei principali materiali e nel trattamento dei dettagli più significativi.

Al piano terra, la hall d’ingresso attraversa il corpo di fabbrica unendo il cortile d’accesso allo spazio per attività sportive all’aperto sul lato opposto del palazzo. Ai piani superiori si trovano sale per attività artistiche (al terzo una sala attrezzata per la danza), gli uffici e sale di riunioni per associazioni.

Ma la parte più interessante riguarda il secondo edificio, che l’intervento trasforma in una quinta scenografica del cortile ampliandone la profondità con una seconda facciata in vetro serigrafato dalla quale vengono estrusi tre bow window che animano la composizione e creano all’interno altrettante alcove dove poter sostare.

La loro superficie vetrata, trattata con pellicole ad alta tecnologia per retroproiezioni, li trasforma in un sistema di comunicazione verso il quartiere. Un’illuminazione dinamica a led completa scenograficamente l’intervento.

La ristrutturazione è stata eseguita nell’ottica della massima efficienza energetica, del comfort acustico e illuminotecnico, nonché con soluzioni tecniche specifiche, ad esempio per le sale di registrazione musicale e la sala video.

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I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Sezione del guscio d’acciao inox traforato che ricopre il nuovo corpo dell’ingresso del municipio.

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RENATO FILIPPINI

Sede municipale di Illkirch

Nel 2011 il Comune di Illkirch-Graffenstaden, cittadina di 27mila abitanti poco a sud di Strasburgo, lanciava un concorso per la riqualificazione della sede municipale, composta da tre edifici assai diversi architettonicamente, uno classico di fine Ottocento e due edifici contigui più moderni, costruiti negli anni Sessanta e Settanta, l’uno rivestito in pannelli d’alluminio brunito, l’altro in elementi prefabbricati in cemento, che il progetto di Atelier Filippini sceglie di trattare con una seconda pelle composta da facciate in vetro serigrafato e, per la porzione che lo collega all’edificio neoclassico, da maglie in acciaio inossidabile.

L’intervento, oltre a conferire unitarietà all’insieme, si qualifica come uno dei primi esperimenti di architettura bioclimatica: la seconda pelle, che crea uno spazio calpestabile profondo 150 centimetri, consente di recuperare l’aria preriscaldata per il sistema di ventilazione a doppio flusso, mentre la copertura del volume più ampio, disposto a L rispetto al fronte principale, diventa una terrazza vegetata accessibile.

Località Illkirch-Graffenstaden

Team di progettazione Atelier Filippini (capogruppo) con Ote, Otelio e Akoustik

Superficie 2.568 mq

Importo lavori 5.380.000 euro

Cronologia 2011 - 2014

L’elemento distintivo del progetto è poi il guscio d’acciaio inox traforato che ricopre il nuovo corpo dell’ingresso: un volume organico, circondato da un velo d’acqua, che si sviluppa nella parte bassa della composizione, evitando di contrapporsi a tutt’altezza all’edificio storico.

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I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

All’architetto e ricercatore Boris Hamzeian va il merito di avere ritrovato le tavole originali che Renzo Piano, Richard Rogers, Gianfranco Franchini e Ove Arup consegnarono nel 1970 al concorso per la costruzione del futuro Centre Pompidou, l’edificio-macchina che incarnava i progressi dell’elettronica e l’avvento della cibernetica in un’architettura altamente tecnologica e interattiva, intrinsecamente flessibile e al servizio delle masse. Nel volume quelle tavole, insieme a schizzi e foto d’epoca, narrano lo sviluppo del progetto esecutivo e i problemi affrontati e risolti nel lungo itinerario. Dalla struttura di sostegno agli impianti tecnici, dal prospetto tridimensionale con l’abbandono degli schermi previsti in una prima ipotesi al famoso ‘lombrico’, le scale mobili che si arrampicano sul prospetto fino a giungere alla terrazza ristorante, alla piazza antistante, ‘da piattaforma trincerata a platea per la visione collettiva’ per giungere infine al dispositivo museale, il Centre Pompidou è una macchina assemblata nelle sue diverse componenti o, come ha scritto Costantino Dardi, ‘una nave incagliata nel cuore della città’ che in sette dettagliati capitoli l’autore con meticolosità scompone nelle sue diverse parti.

Un libro unico, frutto di un lavoro faticoso, come scrive Tullia Iori, e di grande interesse soprattutto per gli studiosi che non si limitano alle relazioni dei progettisti ma indagano per comprendere tutti gli aspetti di un’opera, a partire dai presupposti e dalle fonti che sono alla base del risultato finale.

Mario Pagani

Centre Pompidou. La sfida del Total Design

Boris Hamzeian LetteraVentidue, Siracusa, 2023 264 pp, ill, 33,20 euro ISBN 978-8-86242-876-7

LA CITTÀ COME ECOSISITEMA FORMATIVO

Il decimo volume della collana ‘Itinerari di architettura milanese’ della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Milano è dedicato al ruolo urbano delle università a Milano.

Al contrario di Bologna, Padova o Napoli, Milano diventa città universitaria solo in tempi recenti, con due istituzioni – il Politecnico (1863) e la Bocconi (1902) – che riflettono la vocazione industriale e commerciale della città di allora. Oggi Milano è la principale sede universitaria italiana e la formazione stessa, con particolare riguardo ad alcuni ambiti disciplinari, dall’architettura e ingegneria alla medicina, sembra avere preso il posto delle attività produttive. Cresciute di numero, le sedi e i campus strutturano la città stessa nell’uso che ne viene fatto e nei suoi aspetti vitali – il costo degli alloggi per gli studenti ne è solo un esempio. Il merito del libro è quello di offrire una visione globale di un ecosistema formativo i cui caratteri insediativi modificheranno vieppiù nei prossimi anni la morfologia stessa della città. Per fare un solo esempio l’Università Statale, oggi presente in tre diversi quartieri cittadini, con il nuovo campus scientifico a ‘Mind’ riorganizzerà profondamente la propria struttura e, con

essa, il tessuto urbano e la rete dei servizi. Curato da Simona Galateo, il libro contiene un saggio di Paolo Galluzzi e Piergiorgio Vitillo, un’intervista a Yvonne Farrell e Shelley McNamara, una postfazione di Gabriele Pasqui e schede puntuali redatte da Alessandro Benetti, Giovanni Comoglio, Simona Galateo, Giulia Ricci e Manuele Salvetti, corredate da un servizio fotografico di Francesca Iovene.

IMPARARE DALL’ORTICOLTURA

La pratica dell’innesto in architettura, esemplificato dal portale in metallo che da allora segna l’ingresso alle Tese delle Vergini, era il tema del Padiglione Italia curato da Cino Zucchi alla Biennale di Architettura del 2014. Un tema probabilmente più familiare agli architetti italiani – che da sempre si confrontano con le stratificazioni della storia sugli edifici e le città – che non alla cultura anglosassone, per la quale fino a pochi decenni fa l’idea di progresso si incarnava nel foglio bianco di un masterplan dove disegnare nuovi edifici. Ma di fronte alle odierne questioni ambientali le strategie del riuso e dell’innesto del nuovo nell’esistente, che questo libro cerca di sistematizzare, notando che ancora manca una precisa tassonomia per definirle e praticarle, sono alla base di un’architettura responsabile. In sette capitoli che spaziano tra le diverse scale dei possibili innesti architettonici – dai nodi agli ampliamenti moderni di edifici storici fino alla scala urbana – e attraverso una decina di progetti del suo studio, come l’estensione del Museo Americano di Storia Naturale di New York, in Grafting Jeanne Gang riversa un decennio di attività di ricerca e

Milano e le università Simona Galateo (a cura di) Fondazione Oami, Milano, 2024 136 pp, Ita/En, Ill, 18 euro ISBN 978-88-31942-20-1

insegnamento svolti alla Harvard Gsd. Allungare il tempo di vita degli edifici, nei quali sono imprigionate le ingenti quantità di gas clima-alteranti emesse per costruirli, è il modo migliore per mitigare l’impatto ambientale dell’architettura. Ai capitoli si alternano riflessioni personali, sorta di piccola autobiografia che spiega anche come è nata e cresciuta la posizione ambientalista di Jeanne Gang.

The Art of Architectural Grafting

Jeanne Gang

Park Books, Zurigo, 2024 184 pp, En, Ill, 35 euro ISBN 978-3-03860-343-6

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UN’ARCHITETTURA TECNOMORFA
› DESIGNCAFÈ

UNICITÀ

LA POETICA DI CHRISTIAN KEREZ

a cura di Carlo Ezechieli

Christian KerezCasa Okamura Appartamento Blu Livello 2 (20132021)
› ALL’ORIGINE DELLE COSE
L’architettura

nel delicato equilibrio tra tradizione e innovazione

Qualsiasi buon architetto è consapevole del fatto che in architettura una determinata soluzione deriva da secoli di prove ed errori.

Ogni tentativo di distinzione rispetto alle convenzioni non è, né può essere, gratuito. Richiede al contrario molto lavoro, molto tempo e solitamente dipende, più che dalla pura vena creativa del progettista, da mutate condizioni a livello contestuale che chiaramente non cambiano dall’oggi al domani.

La stessa innovazione tipologica è qualcosa di estremamente raro che si verifica solo quando esiste un reale cambiamento delle condizioni contestuali.

Esistono tuttavia casi in cui, allontanandosi dall’intrinseca inutilità di soluzioni puramente formali o stilistiche, proposte al solo scopo di differenziarsi in un panorama sempre più affollato, le soluzioni hanno origine da una reale comprensione e identificazione con i luoghi e dalla consapevolezza delle possibilità e dei limiti delle risorse disponibili. E spesso propongono non solo qualcosa di sinceramente unico, ma anche soluzioni capaci di portare oltre i confini della disciplina.

“Un capolavoro non è altro che un dizionario in disordine”, diceva Jean Cocteau, e in molti casi anche in architettura le cose più interessanti sono quelle che emergono dai percorsi più imprevedibili e meno sicuri.

Christian Kerez

Laureato in architettura presso l’Eth di Zurigo nel 1988, ha lavorato con Rudolf Fontana a Domat-Ems e come fotografo di architettura realizzando servizi per per Valerio Olgiati, Herzog & de Meuron, Bearth & Deplazes e Miroslav Šik. Fonda nel 1993 il suo studio a Zurigo. Docente all’Eth dal 2001, ha ricoperto tra il 2012 e il 2013 la Kenzo Tange Chair presso la Harvard University Graduate School of Design di Cambridge, Massachusetts. È stato autore nel 2016 di Incidental Space, Padiglione svizzero alla 15ª Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. Kerez ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra gli altri: lo Swiss Art Award (1999), il Primo Premio Betonpreis 05, per l’edificio residenziale in Forsterstrasse, Zurigo (2005), l’European Steel Design Award per l’edificio scolastico Leutschenbach a Zurigo (2011) e la Menzione d’Onore Holcim Awards Europe 2014 per l’edificio uffici ad alta efficienza energetica a Holderbank, Svizzera.

L’ARCHITETTURA SECONDO

CHRISTIAN KEREZ

IL LAVORO DEL PROGETTISTA SVIZZERO ATTRAVERSO TRE SUOI RECENTI

PROGETTI: IL PADIGLIONE DEL BAHRAIN PER L’EXPO DI DUBAI, CASA OKAMURA

A PRAGA E I PARCHEGGI DI MUHARRAQ

di Carlo Ezechieli

«Con ogni opera, desidero compiere un nuovo passo. Nel contesto europeo, l’influenza costantemente crescente del neoliberismo negli ultimi decenni ha reso quasi impensabile e persino irrealizzabile impegnarsi nell’architettura fondamentale, approfondire le basi, come nei progetti svizzeri precedenti come la Swiss Re o l’Holcim Competence Center»

Questa frase di Christian Kerez, estratta da una sua recente conversazione con Stephan Trübi (pubblicata su El Croquis) rivela molto della sua poetica. Fin dai suoi progetti iniziali o dall’acclamatissimo progetto del Museo di Arte Moderna di Varsavia del 2006-2014, purtroppo mai realizzato, ogni suo lavoro si

è contraddistinto per una ricerca fuori dagli schemi, che andando all’origine delle cose ha sempre sfidato le convenzioni, indagando in profondità.

Dalle raffinatissime esplorazioni sulle strutture, fino agli interventi residenziali, tanto radicali da mettere a dura prova qualsiasi logica commerciale, confermando le premesse Christian Kerez è stato sempre in grado di compiere un nuovo passo. Sono tutte qualità che emergono nei tre progetti che presentiamo in queste pagine: il Padiglione del Barhain dell’Expo di Dubai del 2020, la Casa Okamura a Praga completata nel 2021 e i quattro parcheggi di Muharraq in Bahrain ■

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› ALL’ORIGINE DELLE COSE

Viste dell’esterno e dell’interno del Padiglione del Bahrain presso l’Expo di Dubai del 2020. Foto ©Maxime Delvaux.

Dubai Pavilion

STRUTTURE COMPLESSE

IL RAFFINATO CONCETTO SPAZIALE E STRUTTURALE ALLA BASE DEL PROGETTO DI KEREZ PER IL PADIGLIONE DEL BAHRAIN ALL’ESPOSIZIONE UNIVERSALE DI DUBAI DEL 2020

Se Mies Van Der Rohe avrebbe costruito gli 80x120 metri della Convention Hall di Chicago senza neanche un pilastro, la sala, pure di dimensioni considerevoli, 30x30 metri per un’altezza di 23 del padiglione del Bahrain di Christian Kerez è uno spazio dove la struttura viene invece messa in totale risalto definendone le qualità spaziali. Come già il Kait Pavilion di Junya Ishigami, dove sottilissimi pilastri a lama contribuivano allo stesso tempo al sostegno, alla controventatura e alla definizione degli spazi interni di un parallelepipedo solo apparentemente neutrale, anche in questo caso un raffinatissimo concetto spaziale e strutturale è ciò che sta alla base di un’opera tanto inedita

quanto notevole. Realizzato in occasione dell’Expo di Dubai del 2020, smontato al termine dell’evento per poi essere ricostruito in Bahrain come edificio permanente, il padiglione è inteso come un’ampia sala pubblica, adatta a funzioni molteplici, da installazioni artistiche a performance, che ospita anche un negozio e un ristorante.

La struttura evita di organizzare lo spazio in senso orizzontale e verticale per diventare un elemento architettonico evidente, che si espande in ogni direzione al punto da attraversare l’involucro, di soli 14 centimetri di spessore, sporgendo dalla facciata. Ben 126 elementi in acciaio, di soli 11 cm di diametro

che nonostante si intersechino ripetutamente, creando una fitta maglia, conferiscono all’interno le qualità di uno spazio che alterna aree più dense ad altre completamente prive di supporti. La disposizione delle finestre e la loro angolazione all’interno del sottile involucro della struttura sono una semplice conseguenza della disposizione geometrica delle colonne. La luce intensa proveniente dall’esterno, filtrata sia dalla forma delle aperture che dalla loro interazione con la lucida superficie degli elementi strutturali, cambia ciclicamente di orientamento ed intensità, diventando essa stessa un elemento chiave nella definizione dell’atmosfera dello spazio architettonico interno.

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Località Dubai, Uae

Committenti Bahrain Authority far Culture and Antiquities. Sheikha Mai Bint Mohammed Al-Khalifa, Noura Al Sayeh-Holtrop

Architettura e general planning Christian Kerez

Progetto Bartosz Bukowski

Team Caio Barboza. Giovanni Dorici, Kacper Karpinski, Zhekun Tang, Zexu Chen, Agata Korneluk, Myrto Klimi, Aaron Barnstorf, Dennis Saiello

Local architect Wanders Werner Falasi Consulting

Ingegneria strutturale Dr. Schwartz Consulting, Joseph Schwartz

Sistemi costruttivi Engineer Wanders Werner Falasi

Consulting Architects

Scripting connessione colonne Alden Studios

General Contractor Rimond Middle East

Progetto illuminotecnico Lighting Design Studio Siegrun

Appelt with Mathias Burger

Progetto di paesaggio Catherine Dumont d’Ayot

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Padiglione del Bahrain, Expo 2020, Dubai. Viste dell’interno dello spazio espositivo e dettaglio dei pilastri in facciata (immagine a fianco). Foto ©Maxime Delvaux. PIANTA PIANO TERRERNO PIANTA PIANO INTERRATO
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SEZIONE
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Vista dell’edificio e, a destra, degli interni dell’appartamento Blu. Foto ©Maxime Delvaux.
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Schizzi concettuali e particolare delle soglie tra i diversi ambienti (sotto).

Casa Okamura

ABITARE IL LABIRINTO

UN EDIFICIO RESIDENZIALE CON 3 APPARTAMENTI A PRAGA

NELLE VICINANZE DI VILLA MÜLLER DI ADOLF LOOS

“The most complicated house of the world” questa era la nota riportata come un titolo su uno schizzo di Christian Kerez riferito a Casa Okamura. Ed effettivamente quanto realizzato corrisponde a queste premesse e ad una delle architetture residenziali più radicali e articolate realizzate in questi anni. Benché dall’esterno possa essere visto come un edificio unitario Casa Okamura è infatti caratterizzata da una varietà straordinaria concentrata all’interno di ogni torre che la compone, con una composizione tanto complessa e sfidante nei confronti dei tipi convenzionali, da renderne difficile e allo stesso tempo intrigante la comprensione attraverso i disegni. Okamura è un edificio residenziale con un impianto che vede i tre appartamenti che lo compongono aggrapparsi ad albero ai corpi scala e dove la distribuzione degli stessi, in netto contrasto con la schematizzazione ripetitiva abituale per questi temi di progetto, cambia da piano a piano, facendo in modo che

stanze allineate verticalmente appartengano a proprietari differenti. L’intero edificio contiene ben 39 stanze di dimensioni comprese tra i 4 e i 18 mq e di altezze variabili tra 2,35 e 4,9 m, con ulteriori 19 spazi – adibiti ad ascensori, ripostigli e bagni, chiusi da porte e a differenza delle stanze, convessi – compresi tra gli spazi circolari, per un totale di 58 locali. Ogni appartamento è peraltro articolato in molteplici stanze, con una superficie da 90 a 110 mq per ogni piano. Tutti gli spazi all’interno di ogni appartamento sono aperti e intercomunicanti con un assetto delle aperture e una disposizione degli ambienti che cambia continuamente da un piano all’altro. Il risultato è un ambiente labirintico che si estende a tutti i livelli, caratterizzato da continue aperture e da sequenze che ne ampliano gli oggettivamente limitati confini.

Dal punto di vista tecnologico e tipologico la costruzione con mattoni faccia a vista disposti secondo un andamento circolare, e pertanto

SCHEMA CONCETTUALE PIANO PRIMO

SCHEMA CONCETTUALE PIANO SECONDO

automaticamente controventati, riprende principi costruttivi e tipologici presenti in edifici antichissimi, quasi arcaici, avendo come unica concessione agli standard odierni una doppia parete termicamente isolata che definisce l’involucro esterno. Di fronte a una costruzione così poco convenzionale, che tende a sfidare qualsiasi principio di schematizzazione tipologica, anche il piano interrato che ospita il garage dichiara una notevole originalità costruttiva. I piani interrati devono infatti sostenere l’intero peso della costruzione soprastante e una maglia di travi in acciaio, rinforzate con volte di calcestruzzo, garantisce una distribuzione uniforme dei carichi. Nonostante soglie che definiscono ma allo stesso tempo ostacolano il passaggio da un ambiente all’altro, i materiali strutturali sono lasciati a vista tanto da conferire un aspetto rustico a un edificio compiuto. Casa Okamura è un’opera che, anche grazie a una committenza decisamente illuminata, sfida le convenzioni aprendo nuove frontiere.

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SCHEMA CONCETTUALE PIANO TERRENO
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Sopra. Appartamento Verde. Piano Terra. Spazi 11-12-13 / Spazi 12-10-11-9.

Progetto Casa Okamura, Praga, Repubblica Ceca, 2013-2021

Stato dell’opera realizzata

Ubicazione Praga, Repubblica Ceca

Architetto Christian Kerez

Progetto Martin Kugelmeier, Nathanael Weiss, Werner Schührer, Miroslav Malý, Martin Binder, Jonathan Schönberger, Zdeněk Chmel, Ernest Babyn, Marina Montresor, Francesca d’Apuzzo, Patrick Perren, Bartosz Bukowski, Caio Barboza, Lou Dumont d’Ayot, Michelle Nägeli

Direzione lavori Jiří Hušek, Petr Husák

Ingegneria strutturale Cobra ateliér s.r.o./ Jan Česal, Jiří Kopecký

Impresa Amo

Consulenti Osamu Okamura

Foto Maxime Delvaux; Christian Kerez (cantiere)

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PIANTA PIANO TERRENO PIANTA PIANO PRIMO SCHEMI CONCETTUALI
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PIANTA PIANO SECONDO
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PIANTA PIANO TERRA PIANTA PIANO PRIMO PIANTA PIANO SECONDO In alto. Bagno dell’appartamento Blu. Piano 2. Spazio 2-1. Sotto. Appartamento Blu, Livello 2.
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Sopra: piante ai vari livelli con numeri di riferimento alle foto degli interni.

UN PROGRAMMA PER QUATTRO

PARCHEGGI REALIZZATI DA KEREZ

SU QUATTRO LOTTI DISTINTI A MUHARRAQ, IN BAHRAIN

Come rendere un parcheggio parte integrante di un contesto urbano e sociale consolidato? È questa la domanda alla quale i quattro interventi di Christian Kerez a Muharraq in Bahrain offrono una risposta valida e capace di aprire nuovi percorsi nel modo di concepire e realizzare questo tipo di infrastrutture proponendo un’alternativa convincente ai semplici criteri di ottimizzazione ed efficienza che le caratterizzano abitualmente. I parcheggi sono spazi generalmente molto estesi, caratterizzati secondo regimi di utilizzo molto discontinui, progettati secondo rapporti e dimensioni non commisurate né alla scala umana né al tessuto della città storica, rispetto al quale spesso intervengono infrangendone l’ordine e la continuità. Nel caso specifico quattro parcheggi realizzati in quattro lotti distinti per una superficie totale di 45mila metri quadrati diventano veri e

Bahrain Car Parkings, Muharraq

L’AUTOSILO COME SPAZIO CIVICO

propri spazi pubblici aperti ad usi molteplici –da luoghi di aggregazione per eventi culturali o sociali a mercati temporanei – fornendo così un’ulteriore dimensione di vita urbana al tessuto della città.

I parcheggi sono costituiti da piani di pavimentazione curvilinei realizzati con un impressionante lavoro di centinatura. Oltre a caratterizzare lo spazio architettonico, svolgono il ruolo sia di copertura che di piano inclinato necessario per raggiungere i vari livelli. Ed è notevole come strutture tipologicamente tanto estranee possano inserirsi in modo così efficace nel contesto urbano circostante. La solidità necessaria per resistere a spinte orizzontali come venti o terremoti è ottenuta tramite la continuità nell’interconnessione tra i piani. I pilastri hanno una sezione compresa tra 25 e 30 centimetri. Dato che la luce media,

di circa 10 metri, amplifica l’effetto di spinte trasversali, piastre presenti nella parte inferiore e superiore di ogni pilastro in acciaio svolgono una fondamentale funzione di collegamento tra le grandi superfici orizzontali portanti e gli elementi strutturali verticali.

Nessun piano è identico, e questo crea una varietà infinita di spazi, tanto che per il loro disegno si è reso necessario il disegno di 75mila sezioni in scala 1:20, eseguite tramite scripting. Queste sezioni sono state successivamente stampate in scala 1:1 creando dime per il taglio in loco dell’ultimo elemento della cassaforma. Queste opere, estremamente complesse, sono state possibili solo grazie alla combinazione di due aspetti: la grande qualità di manodopera solitamente presente nei cantieri del Medio Oriente e le capacità di calcolo odierne.

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LOTTO D

In queste pagine alcune immagini disegni e modelli del Lotto D che accoglie il più piccolo dei quattro parcheggi. Data la difficoltà distributiva all’interno degli spazi limitati che lo caratterizzano, il lotto è diventato un modello per la progettazione degli altri parcheggi, avvenuta in un secondo tempo.

Pagina a fianco: vista del Lotto D. Foto ©Maxime Delvaux.

Sopra: Plastico del Lotto D, Fronte Est e Fronte Ovest.

Sotto: Lotto D, immagini del cantiere. Foto ©Christian Kerez

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PIANTA LIVELLO 0 PIANTA LIVELLO 2 PIANTA LIVELLO 1 PIANTA LIVELLO 4
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Vista del parcheggio nel Lotto A. Foto ©Maxime Delvaux
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LOTTO A

In queste pagine alcune immagini disegni e modelli del Lotto A. Affacciato su una strada principale e su una rotatoria stradale, è il più grande tra i quattro lotti parte del programma. Gli spazi sui fronti cambiano adattandosi agli edifici esistenti presenti nell’intorno.

Località Muharraq, Bahrain

Committente Bahrain Authority of Culture and Antiquities, Sheikha Mai Bint Mohammed Al-Khalifa, Noura Al-Sayeh Holtrop, Mustafa Salman Al Sula i man

Architetto: Christian Kerez

Capo progetto Caio Barboza

Site Office Team Caio Barboza, Dennis Saiello, Lisa Kusaka

Project Team Daniel Carlson, Laura Paluch, Raoul Dubois, Jens Knöpfel, Matthias Leutert, Apolinário Soares, Jonas Løland, Sofia Blanco Santos, Christiana Pitsillidou, Korbinian Huber, Enrico Pinta, Siwen Wang, Anna Molodij, Yi Wang, Viktoriya Maleva, Oleksandra Nikitenko

Ingegnere responsabile Arsinals Engineering Design

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Pagina a fianco. Lo spazio e il panorama dalla copertura e vista della testata (pagina a fianco, sotto) e vista dell’interno del parcheggio nel Lotto A (sotto). Foto ©Maxime Delvaux.

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PIANTA LIVELLO 0 PIANTA LIVELLO 1 PIANTA LIVELLO 3 PIANTA LIVELLO 2
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Lotto A. Plastico, Fronte Nord. Piante del vari livelli (sotto).

Storie di luce I luoghi del lavoro

Il progetto trasforma il complesso storico di circa 50mila mq, originariamente progettato dagli architetti Gio Ponti, Piero Portaluppi e Antonio Fornaroli nei primi anni ‘60, situato in Corso Italia, nel cuore della città di Milano.

Corso Italia 23 | Building A

Il progetto illuminotecnico per l’ex sede Allianz di Corso Italia a Milano si contraddistingue per il suo impegno verso obiettivi estetici e funzionali, in linea con le certificazioni Leed and Well Gold Building Standards. L’illuminazione dinamica, supportata da tecnologie avanzate, ottimizza la produttività e il comfort dei lavoratori. I corpi illuminanti su misura si integrano armoniosamente nell’architettura, valorizzandola. Particolare attenzione è stata dedicata alla piazza centrale, accessibile al pubblico. Qui, luce e ombra si fondono in modo armonioso, guidando e rilassando gli osservatori in un suggestivo paesaggio notturno, con l’ombra che crea affascinanti contrasti visivi.

Corso Italia | Building A

Località Milano

Cliente SOM Skidmore, Owings & Merrill

Architetto SOM Skidmore, Owings & Merrill

Area totale 45.000 mq

Superficie uffici 24.125 mq

Postazioni di lavoro 2.851

Lighting Design Filippo Cannata

Lighting Design Team N. Fiorillo

Cronologia attualmente in corso

Certificazione Leed Platinum

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Filippo Cannata

Dopo la formazione presso il GE Lighting Institute di Cleveland e il Politecnico di Darmstadt Filippo Cannata (Brescia, 1962) apre il proprio studio lavorando tra gli altri con Sottsass, Mendini, Portoghesi, Fuksas, Boeri e l’artista Mimmo Paladino. Al centro della sua ricerca l’uso emozionale e poetico della luce, intesa anche come strumento per il benessere dell’uomo. Tra i progetti di lighting design in corso il parco della Reggia di Caserta, il museo di Capodimonte a Napoli, la torre Unipol e il villaggio olimpico a Milano. www.cannatalight.it

LIGHTING DESIGN L’IMPORTANZA DELLA LUCE NEL PROGETTO DEGLI

AMBIENTI DI LAVORO QUATTRO CASI ESEMPLARI

Mantenere un ambiente confortevole e salutare è cruciale per il benessere dei dipendenti, e ciò comprende non solo aspetti come la qualità dell’aria, dell’acustica e dell’ergonomia degli arredi, ma anche l’illuminazione. Quest’ultima riveste un ruolo chiave che va oltre il semplice compito di illuminare gli spazi. Un’illuminazione adeguata non solo riduce lo stress, ma migliora anche l’umore e stimola la produttività di dipendenti e collaboratori.

La progettazione dell’illuminazione negli uffici deve tener conto delle diverse esigenze dei vari ambienti. Per esempio, l’area della reception richiede una luce intensa ma invitante per creare una prima impressione positiva sui visitatori, mentre le aree di lavoro necessitano di un’illuminazione più focalizzata per favorire la concentrazione e prevenire l’affaticamento visivo. Inoltre, con la diffusione delle videoconferenze oltre le tradizionali sale riunioni, è fondamentale considerare un’illuminazione

adeguata anche in ambienti meno formali come aree di pausa e scrivanie personali.

Una corretta illuminazione deve bilanciare la luce ambientale e quella diretta per garantire un chiaro riconoscimento del viso e prevenire problemi di sfarfallio, assicurando così una comunicazione visiva ottimale.

Negli ultimi anni, l’illuminazione nei luoghi di lavoro ha vissuto una trasformazione significativa, anche in termini di impatto ambientale. Grazie all’avvento della tecnologia Led e alla crescente consapevolezza sull’importanza della luce naturale, oggi possiamo adottare soluzioni illuminotecniche innovative che uniscono comfort visivo ed efficienza energetica.

Questi progressi sono il frutto dell’interazione tra diverse discipline, che promuove un approccio più integrato e multidisciplinare alla progettazione. Auspichiamo che questa tendenza continui a guidare il futuro della

progettazione verso soluzioni sempre più sostenibili ed efficaci.

Oggi, uno degli approcci più rivoluzionari è l’integrazione della luce naturale attraverso il design biofilico, un concetto che promuove la connessione armoniosa tra gli ambienti interni e il mondo naturale. Il termine, coniato da Erich Fromm e sviluppato da Edward Osborne Wilson, riflette l’innata connessione degli esseri umani con la vita e la natura stessa. Il design biofilico considera gli aspetti biologici e psicologici degli occupanti, creando spazi che favoriscono la connessione con l’ambiente esterno. Grazie a soluzioni biofiliche, la luce naturale viene ottimizzata e, quando non è sufficiente, ricreata attraverso dispositivi artificiali, garantendo un ambiente luminoso completo e bilanciato. Adottare soluzioni illuminotecniche avanzate migliora non solo il benessere dei dipendenti, ma anche il successo aziendale e la sostenibilità ambientale ■

[ 113 ] IOARCH_111 STORIE DI LUCE

Negli ultimi anni l’illuminazione nei luoghi di lavoro ha vissuto una trasformazione significativa, anche in termini di impatto ambientale ed è sempre più orientata verso soluzioni sostenibili ed efficaci

Ittierre, sede centrale di Isernia

In questo intervento, la luce dona una sensazione di leggerezza e libertà. L’uso strategico dell’ombra genera profondità e mistero, creando un’atmosfera accogliente e professionale. L’impatto scenografico dell’ingresso rafforza l’identità aziendale lasciando un’impressione duratura nei visitatori. Questa sinergia tra luce e ombra influisce positivamente sulla percezione del brand e offre un’esperienza sensoriale e un impatto emotivo significativo.

Ittierre

Località Isernia

Cliente Ittierre

Progetto M. Marano

Fotografo Cannata & Partners

Incarico Illuminazione della sede

Lighting Design Filippo Cannata

Torre Unipol

Località Milano

Cliente Gruppo Unipol

Architetto Mario Cucinella Architects

Area 35.000 mq

Lighting Design Filippo Cannata

Lighting Design Team N. Fiorillo, D. Panarese

Cronologia attualmente n corso

certificazione Leed Platinum

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Hugo Boss Industries sede centrale di Coldrerio

Negli spazi di lavoro la luce artificiale, modulata dinamicamente per adeguarsi ai cambiamenti della luce naturale, si adatta costantemente per garantire un elevato comfort visivo. Durante la notte, invece, illumina la struttura trasformandola in un moderno dolmen rischiarato dalla luce lunare, conferendole un’aura poetica e leggera. La fusione tra funzionalità ed estetica rappresenta la quintessenza del progetto, un approccio mirato al benessere del personale, all’immagine del brand e alla sostenibilità energetica.

Hugo Boss

Località Coldrerio (Canton Ticino)

Cliente Matteo Thun & Partners

Architetto Matteo Thun & Partners

Foto Courtesy of Matteo Thun & Partners

Incarico Lighting Design Project

Lighting Design Filippo Cannata, S. Fumagalli

Per la Torre Unipol è stato sviluppato un progetto illuminotecnico adattivo e interattivo. Sensori avanzati regolano automaticamente intensità e colore della luce, armonizzandosi con la luce naturale per migliorare il benessere e contribuire alla sostenibilità energetica. I corpi illuminanti, disegnati ad hoc, ben si integrano con l’originale estetica della torre. Di sera, l’illuminazione si attiva gradualmente, facendo emergere dolcemente la torre nel panorama urbano notturno e stabilendo un dialogo visivo con i grattacieli limitrofi, arricchendo così l’atmosfera urbana.

[ 115 ] IOARCH_111 STORIE DI LUCE
Torre Unipol di Milano

Milano

Un’arca traforata affiora su uno specchio d’acqua

Un volume monolitico caratterizzato da un grande sbalzo inclinato. Si presenta così l’headquarters di Gruppo Cap, gestore del servizio idrico della città metropolitana di Milano, progettato da Claudio Lucchin e Architetti Associati

Sulla facciata della sede di Gruppo Cap la pietra lavica si alterna ad aperture ponderate, in controtendenza rispetto ai grandi edifici contemporanei che spesso privilegiano le superfici tutto vetro. La scelta, oltre che per ragioni estetiche e simboliche, fa parte di una strategia passiva per migliorare le performance energetiche. Foto ©Paolo Riolzi.

La nuova sede di Gruppo Cap a Milano, progettata da Claudio Lucchin & architetti associati è un’ampia struttura su sei piani che comprende spazi pubblici e gli uffici per oltre 500 dipendenti. Con i suoi 30 metri di altezza, l’edificio si sviluppa orizzontalmente assumendo la forma di una nave dalla prua appuntita e sollevata da terra. Nel punto in cui si solleva lascia spazio a una piazza pubblica con uno specchio d’acqua sul quale l’edificio sembra galleggiare leggero e sospeso. L’accesso diretto, senza barriere, conduce all’interno dove sono ospitate le attività aperte a tutti i cittadini. A piano terra, oltre l’atrio, si trovano un auditorium, suddivisibile in tre salette, lo spazio espositivo, con una superficie di 260 metri quadrati e un asilo nido che si affaccia sull’area verde retrostante.

La struttura portante dell’edificio è in cemento armato, costituito da setti centrali in corrispondenza dei blocchi scale-ascensoricavedi e da pilastri disposti con un passo di 7,50 metri. La parete portante perimetrale, in cemento armato, è coibentata con pannelli rigidi in lana minerale sopra i quali è applicata una lastra di cemento fibrorinforzato. Il tutto è rivestito con lastre di pietra lavica di 2 mm di spessore. Tale stratigrafia dà luogo a una forte

La distintiva forma ad arca dell’edificio progettato da Claudio Lucchin & architetti associati è composta da quattro facciate: due verticali e due inclinate ai lati opposti, una più protetta, l’altra più esposta. Foto ©Paolo Riolzi.

[ 116 ] IOARCH_111 +1 0 F E D C B +3 +4 +5 -1 4,10 4,10 4,10 4,10 6,00 4,50 7,50 7,50 7,50 7,50 A 10,30 +2 M A036 M A036 CONFINE PIANO QUINTO PIANO QUARTO PIANO TERZO PIANO SECONDO PIANO PRIMO PIANO TERRA PIANO INTERRATO PIANO COPERTURA ±0.00 = 113.20 -4.50 +6.00 +10.10 +14.20 +18.30 +22.40 +29.75 +28.11 +4.78
PROSPETTO SUD

Claudio Lucchin

La sua esperienza come progettista si avvia nel 1991 quando vince il concorso per la progettazione della nuova Fiera di Bolzano e l’appalto per il Palazzo del ghiaccio della città. Nel 2004, con Angelo Rinaldo e Daniela Varnier, fonda Claudio Lucchin & architetti associati, che si occupa di progettazione architettonica e urbanistica prevalentemente in progetti di carattere pubblico. www.cleaa.it

[ 117 ] IOARCH_111 N M L I H G O 7,50 7,50 7,50 7,50 7,50 7,50 7,50 +1 0 +3 +4 +5 -1 +2 L A035 L A035 CONFINE +26.40 ±0.00 +25.48 +27.61 0 2 5 10
LUOGHI DEL LAVORO

La piazza d’ingresso, 3.200 mq circa, caratterizzata da un grande specchio d’acqua, è pavimentata con granito grigio usato anche per le sedute fisse. A piano terra si trovano un auditorium, uno spazio espositivo e un asilo nido. Foto ©Paolo Riolzi.

massa, con un valore di trasmittanza inferiore a 0,26 W/mqK.

All’acqua e alla morfologia delle sue reti si ispira la facciata dell’edificio, dove si sviluppa una trama tessuta dalla disposizione particolare delle finestre, che richiama la Composizione con linee di Piet Mondrian. Il rispetto di criteri funzionali assume qui un valore simbolico. Le finestre infatti, con la loro particolare conformazione, rappresentano l’importanza delle connessioni, intese sia come capillarità della rete di servizi di Gruppo Cap sia come coinvolgimento e partecipazione sociale. L’attenta calibratura delle forature di facciata evita, per ragioni di contenimento energetico, le grandi superfici vetrate. Inoltre, gli spazi più profondi sono permeati di luce zenitale: un lucernaio longitudinale favorisce la connessione visiva tra i piani e la penetrazione della luce naturale dall’alto nell’area centrale dell’edificio. La luce zenitale, mediamente tre volte più intensa di quella che normalmente entra dalle finestre, unita all’affaccio a nord offre un grado di illuminazione più diffusa durante il giorno, permettendo all’occhio di percepire una maggiore uniformità di illuminamento e un’atmosfera più riposante per la vista. La pianta interna dell’edificio, che è un corpo allungato, prevede un’organizzazione per fasce longitudinali. Organizzazione che viene messa in evidenza ai piani dal primo al quarto destinati a uffici, dove ogni fascia è dedicata a una particolare funzione. La zona a sud ospita uffici di tipo tradizionale, quella centrale è destinata ai sistemi di distribuzione verticale, ai cavedi tecnici e ai servizi, la zona a nord si caratterizza per le aree di lavoro open space. Il tutto arricchito dalla presenza di piante e arbusti che oltre a creare un’ambientazione accogliente, fungono anche da barriera visiva. Il quarto piano è dedicato agli uffici della presidenza, con la particolarità della sala del consiglio di amministrazione dal tetto vetrato e dalla forte luce zenitale, utilizzabile anche per riunioni e workshop. Il quinto livello è destinato in parte agli impianti, collocati in locali chiusi, e in parte ad altri uffici. Gli impianti sono coperti da un parco fotovoltaico che svolge anche una funzione di barriera antirumore, in modo da ridurre le emissioni sonore degli impianti stessi e di contenere il disturbo verso gli edifici adiacenti. Le tecnologie impiantistiche, invece, sono state pensate sia per ottimizzare la prestazione energetica dell’edificio sia per renderla affidabile e facilmente gestibile ■

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PIANTA PIANO TERRA 0 2 5 10 N 5 4 M L H G F E D D C C B B 5 4 6 6 7 7 8 8 9 9 3 3 O A A 2 2 1 1 P N M L H G F E O P ATRIO + BAR AUDITORIUM 2 1 SPAZIO ESPOSITIVO 3 ASILO PIAZZA D'INGRESSO 5 4 SPECCHIO D'ACQUA 6 1 2 3 4 5 6
CAP MILANO

Dettagli della particolare forometria delle finestrature. Foto ©Paolo Riolzi.

La particolare forma dell’edificio di Claudio Lucchin & architetti associati, in cui lastre di pietra lavica si alternano ad aperture ponderate, ha richiesto l’analisi e il costante supporto del Custom Engineering Schüco affinché i serramenti rispondessero in maniera uniforme ai più elevati standard di tenuta e resistenza. I sistemi in alluminio Schüco standard sono stati sottoposti a un intenso processo di customizzazione, che ha portato alla creazione di 21 nuovi codici. 1.280 ore di progettazione e 155 ore di test nel laboratorio prova Schüco presso la sede di Padova sono state necessarie per l’individuazione di soluzioni speciali ad hoc mantenendo le prestazioni originarie del sistema di partenza, certificate a catalogo. www.schueco.it

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LUOGHI DEL LAVORO
SCHÜCO ITALIA

Località Milano

Committente Gruppo Cap

Progetto Claudio Lucchin e Architetti Associati

Progetto degli interni Alterstudio Partners

Calcestruzzo copertura Holcim ECOpact

Calcestruzzo muri perimetrali Holcim Fibrèo SCC

Sistemi in alluminio Schüco

Serramentista Ialc Serramenti

Pannelli acustici Celenit

Arredi Sedus

Superficie 11.250 mq

Cronologia concorso 2016, realizzazione 2017-2022

Sedus ha fornito tutti gli arredi degli uffici, sia degli open space sia delle salette conferenza. Sempre di Sedus gli arredi delle zone informali con le on spot cosy e le se:lounge. Al quarto piano, nella foto, la grande sala riunioni con le crossline in pelle bianca.

[ 120 ] IOARCH_111 CAP MILANO
CREDITI

Fondamentale nella qualità degli uffici è l’accurata progettazione acustica, che per la sede centrale del Gruppo Cap è stata gestita con la linea di prodotti da rivestimento Celenit dalle elevate performance di assorbimento acustico, costituiti unicamente da materiali naturali: legno, cemento Portland (polvere composta da silicati e alluminati di calcio), polvere di marmo e acqua.

In particolare è stato utilizzato Celenit AB di spessore 35 mm: pannello isolante termico e acustico, in lana di legno sottile di abete rosso mineralizzata e legata con cemento Portland bianco. Il pannello, totalmente sostenibile, ha una texture fine idonea a controsoffitti e pareti acustiche a vista e si caratterizza per compattezza, robustezza e resistenza meccanica. www.celenit.com

I piani dal primo al quarto sono destinati agli uffici e si sviluppano su circa 1.500 mq per piano. Si alternano uffici singoli, piccole sale per il lavoro di gruppo, per riunioni e gli open space. In tutte le zone di lavoro, i pannelli Celenit a soffitto.

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N N 5 4 M M L L I I H H G G F F E E D D C C 5 4 6 6 7 7 3 3 OPEN SPACE UFFICI CHIUSI 2 1 CONTROL ROOM 3 CABINA DI REGIA 4 1 2 3 4 1 0 2 5 10 LUOGHI DEL LAVORO
PIANTA PIANO PRIMO PIANTA PIANO PRIMO CELENIT

Design di Robin Rizzini per il sistema made in Germany se:living presentato lo scorso febbraio da Sedus: divani attrezzati, supporti e tavolini che danno vita a differenti configurazioni negli ambienti ufficio

se:living il sistema flessibile

e collaborativo

Il divano se:living e i tavolini abbinati apportano leggerezza e creatività e trasformano il luogo di lavoro in un ambiente accogliente. Le comode imbottiture, inoltre, regalano comfort in ogni situazione.

Da alcuni anni è in atto la tendenza di inserire negli ambienti ufficio elementi e arredi un tempo riservati al residenziale o all’ospitalità, ma non sempre i risultati corrispondono alle attese. A parte l’esigenza di arredare spazi di accoglienza con pezzi di design di sicuro impatto, spesso l’inserimento di poltrone, coffee table o divani appare poco convincente nell’impiego lavorativo, con arredi che non reggono alla prova dell’uso o che rimangono inutilizzati, smentendo l’immagine di azienda friendly che si voleva affermare introducendoli. Nasce da queste considerazioni la recente collaborazione avviata da Sedus con il designer Robin Rizzini che ha dato vita al sistema se:living «Si tratta di un divano pensato fin dall’inizio per il lavoro. Presenta una seduta a doppia profondità (65 e 85 cm) per offrire un modo più informale di incontrarsi e sedersi ed è dotato di collegamenti elettrici e porte Usb. I braccioli, intercambiabili con gli schienali,

Robin Rizzini

Robin Rizzini (Genova 1973) ha origini italo-britanniche. Ha completato gli studi presso la Scuola Politecnica di Design di Milano, dove ha anche insegnato nel programma del master in Industrial Design. Premio Compasso d’Oro nel 2014 e Menzione d’onore nel 2020. Tra i suoi clienti Arper, Desalto, Paola Lenti, Poliform, Zanotta, Estel, Fantoni, Pedrali. www.robin-rizzini.com

possono essere sostituiti da tavolini ‘sospesi’ dove appoggiare il laptop», ci spiega il designer italo-britannico. Oggi in effetti la scrivania – e il lavoro da remoto lo ha confermato – non sembra così fondamentale: conference call, colloqui, lettura di relazioni, presentazioni in piccoli gruppi sono tutte attività che si possono svolgere in poltrona, lontano dalla classica postazione di lavoro. Ma lavorando la sera sul divano di casa, tra una mail, una presentazione da completare e una serie di Netflix in effetti ci accorgiamo che un normale divano risulta un po’ scomodo.

«È in questo – prosegue Rizzini – che se:living è diverso dalla comune idea di divano. Si tratta in realtà di un sistema, dove la relazione tra gli elementi è più importante del singolo oggetto: i tavoli del sistema possono essere collegati tra loro, agganciati alle sedute morbide eliminando i braccioli, o collocati tra le sedute, con moduli angolari o indipendenti»

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SEDUS
Sofa elements Power and USB ports Plinth

Come tale se:living può essere configurato in maniere che si prestano a numerosi impieghi: da un semplice incontro informale al lavoro di gruppo o ad attività più impegnative, in un ufficio privato, in una zona pubblica, un’area lounge o una caffetteria. Undici le configurazioni proposte da Sedus, ma altre se ne possono immaginare nello space planning di un ufficio: pensato per moduli/funzioni, se:living è facile da inserire nel progetto di interni.

Prima soluzione soft seating dell’azienda tedesca, il disegno armonico, proporzionato e rigoroso dichiara la qualità del progetto di Rizzini – che attraverso il suo equilibrio riesce a stabilire immediatamente una buona relazione con l’utente – dell’ingegnerizzazione, dei materiali e della produzione Made in Germany.

www.sedus.com

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Bergamo

Tra storia industriale e cultura architettonica

La nuova sede di Santini testimonia il forte legame tra l’azienda e il suo territorio d’origine. Marco Acerbis si è confrontato con una preesistenza importante trasferendo nell’architettura il dinamismo del ciclismo, in un lavoro di alleggerimento e pulizia formale

La scala è stata aggiornata con un nuovo parapetto costituito dalla ripetizione di un elemento a L in metallo curvato, intervallato da fessure che permettono alla luce di passare, alleggerendola e aumentando il senso di sorpresa quando la si percorre.

Il progetto di Marco Acerbis ha riqualificato un complesso edilizio di Giuseppe Gambirasio del 1960 liberando la struttura in cemento armato e rivelando un’analogia tra travi, pilasti e telai delle biciclette.

Per rispondere alla crescita di produzione, Santini, marchio tra i più importanti nel mondo del ciclismo, ha acquisito a Bergamo un’area strategica a destinazione industriale dove ha trasferito uffici, comparto produttivo, showroom e dipartimento di ricerca e sviluppo. Del complesso fanno parte un parco con alberi ad alto fusto e alcuni edifici in cemento armato realizzati nel 1960 su progetto di Giuseppe Gambirasio, allievo di Albini, Gardella e Scarpa. Alla base dell’intervento architettonico e di restauro condotto dallo studio di architettura di Marco Acerbis c’è stato fin dall’inizio l’intento di dialogare con queste preesistenze di chiara memoria storica e contemporaneamente di permettere a Santini di esprimersi con la forza e il dinamismo che caratterizzano la sua

cultura aziendale. Demolendo alcuni edifici che non servivano alla nuova produzione, si è potuto ampliare la volumetria del piano terra dell’edificio principale. All’interno, a colpire è la struttura di travi e pilastri con sagoma variabile in cemento armato che ricorda il disegno dei telai in carbonio delle biciclette moderne. Si è scelto quindi di mettere in evidenza questi elementi architettonici alleggerendo le colonne dalle partizioni interne che le nascondevano optando per spazi open e inserendo dove necessario leggere suddivisioni interne in vetro. Questo ha permesso alla luce naturale di fluire meglio all’interno degli spazi e di dare vita a giochi di luci e ombre che trasformano la struttura a vista in cemento armato in una vera e propria scultura.

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Marco Acerbis

Dopo aver collaborato con lo studio Foster + Partners e con Mario Bellini, Marco Acerbis ha aperto il proprio studio attivo nel mondo dell’architettura e del design. Affascinato dalla progettazione senza limiti di scala procede esplorando innumerevoli temi, attraverso un costante intreccio di competenze, intuizioni e tecnologie, con l’obiettivo di creare uno spazio a progetto globale.

www.marcoacerbis.com

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Foto
LUOGHI DEL LAVORO
©Sebastiano Rossi

Il complesso architettonico sorge all’interno di un parco di 14.000 metri quadrati con alberi ad alto fusto. Tutta l’illuminazione esterna è stata affidata a Platek, con corpi illuminanti Mini Anello inox, scelti per lo spessore molto contenuto e la sporgenza minima dal piano di calpestio; Font (design Marco Acerbis) dalle forme classiche e senza tempo che ben si adattano all’architettura storica della palazzina uffici; e gli eleganti paletti Team (design Marco Acerbis) che grazie alle velette laterali che ne disegnano il profilo gioca con la luce ambiente anche quando è spento.

L’architettura di Giuseppe Gambirasio rinnovata da Marco Acerbis si trova a Bergamo, all’interno di un parco con alberi ad alto fusto.

Altro elemento rappresentativo dell’architettura originaria, conservato e valorizzato da Acerbis, è costituito da due scale in cemento armato che con rampe elicoidali conducono al piano uffici. Per enfatizzarne l’effetto dinamico i gradini sono stati allargati e i parapetti sostituiti con la ripetizione di un elemento a L in metallo curvato. La fessura tra una L e l’altra lascia passare la luce alleggerendo la scala e accentuandone l’effetto volumetrico. Al piano terra, luogo di aggregazione e rappresentanza, sono due gli elementi focali dello spazio: due grandi banconi, uno verso l’ingresso che funge da reception e l’altro sul lato opposto, utilizzato come bar.

Lo showroom, insieme alla zona ristorante, si trova sul lato opposto all’ingresso e affaccia sul giardino aziendale.

Al piano primo si trovano invece gli uffici, disposti in open space e separati tra loro da quinte composte da doghe sagomate progettate su misura. Grande cura è stata dedicata agli aspetti acustici, sia con l’applicazione della moquette a pavimento sia con l’utilizzo di pannelli fonoassorbenti appesi a soffitto. L’illuminazione di tutti gli spazi è garantita da importanti lampade a incasso che generano luce diffusa, simile a quella naturale; dove necessario per esigenze espositive si è fatto ricorso a proiettori su binari ■

Illuminato da luce zenitale, lo spazio di travi e pilastri in cemento armato a vista è caratterizzato dalla scala scultorea che con rampe elicoidali conduce al piano uffici. I parapetti, formati dalla ripetizione di elementi metallici a ‘L’, accentuano l’effetto dinamico. 21, come le tappe dei grandi Giri percorsi da ciclisti che indossando maglie Santini, i gradini.

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SANTINI HQ
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Pannelli acustici Celenit grigio antracite nello showroom
LUOGHI DEL LAVORO
aperto al pubblico e per l’area dedicata all’accoglienza, al bar e al ristorante aziendale.

Per ottenere uno spazio ampio e collegato al mondo esterno in un edificio che è molto profondo abbiamo demolito e ricostruito la vetrata centrale sopra il vano delle due scale.

Marco Acerbis

Località Bergamo

Committente Santini Cycling

Progetto architettonico Marco Acerbis

General contractor Intesa Costruzioni

Serramenti esterni, lucernario in copertura, pareti divisorie

interne in vetro, porte esterne, portoni Tecnomont Service

Porte interne filomuro tagliafuoco Garofoli

Porte interne di sicurezza Ninz

Maniglie Colombo Design

Pavimenti in gres interni e esterni Marazzi

Pavimenti in moquette Radici Pietro Ind. & Brands

Pannelli acustici a soffitto Celenit

Rubinetteria Cristina Rubinetterie

Sanitari Ideal Standard

Illuminazione iGuzzini, Platek

Ascensori Schindler

Arredi Talenti, Desalto, Lapalma, Effearredi

Superficie interna 14.300 mq

Superficie giardino 14.000 mq

Cronologia 2021-2022

Foto Marco Introini

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CREDITI
SANTINI HQ
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A sinistra, il ristorante aziendale con vista sul giardino e, in alto, alcuni uffici operativi al primo piano.
LUOGHI DEL LAVORO
Sopra, i due livelli visti dalla grande scala centrale. Il parapetto è formato dalla ripetizione di un elemento a L in metallo curvato

Milano

Pharo una nuova luce in città

Il complesso per uffici progettato da Park Associati è un susseguirsi di volumi dal linguaggio unitario e organico, caratterizzato in facciata dal ritmo degli elementi aggettanti e dalle superfici con differenti matericità. Qui hanno sede, tra gli altri, i nuovi uffici di Capgemini studiati da Degw/Lombardini22

Nel quartiere Portello di Milano il palazzo denominato Pharo, di proprietà del Fondo immobiliare Pharo gestito da Kryalos

trasforma in un faro luminescente da cui prende origine il nome del complesso per uffici.

Il progetto di Park Associati lavora sulle volumetrie per creare una composizione mossa e articolata. Le lame verticali che si rincorrono in facciata sono l’elemento concreto di riconoscibilità del segno architettonico.

Sgr, è stato progettato da Park Associati e da General Planning come intervento di ricucitura urbana sviluppato attorno al concetto chiave di permeabilità. Il complesso è un susseguirsi dinamico di volumi dal linguaggio unitario e organico, caratterizzato in facciata dal ritmo degli elementi aggettanti e dalle superfici con differenti matericità. Il volume più alto è un elemento a torre che raggiunge i 67 metri di altezza, quello più basso, sul lato nord del lotto, è alto 9 metri ed è destinato ad auditorium. Fanno parte del complesso anche altri tre blocchi, connessi alla torre più alta, rispettivamente di 33, 45 e 49 metri.

La torre si presenta come una sorta di lanterna che la sera il progetto illuminotecnico

Il filo conduttore del progetto è la scomposizione volumetrica del tipico isolato urbano milanese. Nell’angolo con viale Teodorico l’edificio, infatti, rientra rispetto al profilo del marciapiede dando vita a un’area aperta e accessibile dal pubblico, una nuova piazza generata dal gioco planimetrico della composizione. Attraverso una hall passante baricentrica, la piazza attraversa l’intero complesso e funge da collegamento tra piazzale Türr e viale Teodorico, a connotare il carattere di alta permeabilità del sito.

L’architettura è certificata Leed Platinum e Breeam In-use livello Excellent. In linea con le tematiche legate all’impatto ambientale è rilevante anche l’impiego minimo dei materiali delle facciate, che ne

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Foto ©Marco Cappelletti

Il linguaggio delle facciate, che alterna superfici vetrate trasparenti e superfici solide in lamiera di alluminio anodizzato o lamiera forata, favorisce le strategie passive di risparmio energetico.

Park Associati Fondato a Milano nel 2000 da Filippo Pagliani e Michele Rossi, Park si occupa di progettazione architettonica, urbanistica, landscape, interior e product design. Che si tratti di Palazzo Sistema, della digital factory di Luxottica o dell’ex-hotel Michelangelo, ogni progetto è occasione di ricerca di soluzioni innovative e sartoriali.

www.parkassociati.com

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Foto ©Nicola Colella

determina il linguaggio formale, basato sull’alternanza di superfici trasparenti in vetro a superfici piene, in lamiera di alluminio anodizzato o in lamiera forata. Gli elementi aggettanti e schermanti in lamiera aumentano infatti di spessore verso i piani alti, dove è più necessaria la loro funzione di schermatura dal sole, mentre ai piani bassi sono meno profondi. In un complesso di volumi dinamici, le parti di facciata rivestite in lamiera, oltre a limitare l’irraggiamento – problematica inevitabile nelle facciate completamente in vetro – assicurano maggiore privacy agli ambienti interni. Queste variazioni dimensionali concorrono nella definizione di una percezione fluida e dinamica dell’intero edificio.

L’interior design di Degw per Capgemini Due terzi del complesso, tra cui la torre, costituiscono la nuova sede di Capgemini, i cui spazi interni sono stati progettati da Degw, brand del Gruppo Lombardini22 dedicato ai luoghi del lavoro. Gli uffici si articolano in ambienti flessibili, funzionali ed efficienti, concepiti per promuovere un concetto di workplace avanzato e dinamico.

Lungo tutta l’elevazione sono integrati ambienti eterogenei e fortemente caratterizzati: spazi operativi, informali di networking e relax, oltre a quelli di rappresentanza come l’auditorium. Le terrazze, i dehor e le sale riunioni si alternano alle aree operative a esprimere valori di condivisione, benessere e scambio di idee. Sono presenti anche laboratori

dedicati all’ingegneria, alla prototipazione e un Applied Innovation Exchange (Aie), ideato per sviluppare progetti di co-innovazione con clienti e partner.

Gli spazi sono caldi e accoglienti, impreziositi da dettagli di design come il parquet a spina di pesce e da elementi come libri e piante. Apparecchi di illuminazione intelligenti di 3F Filippi contribuiscono a creare un ambiente ospitale e domestico. A dare identità al progetto ha contribuito l’intervento di Fud, la business unit di Lombardini22 dedicata al physical branding e al communication design. A cappello dell’intero progetto vi sono il colore e la corporate identity, che giocano un ruolo importante nell’identificare i diversi livelli dell’headquarters ■

Geze, in cooperazione con Gualini che ha realizzato le facciate, ha progettato, fornito e installato per Torre Pharo 24 sistemi di porte automatiche scorrevoli.

La prima fase ha visto la fornitura di bussole di ingresso idonee come via di fuga, realizzate con l’automazione ECdrive T2 e profili dedicati modello GE50NR. La collaborazione ha permesso di vincere importanti sfide tecniche come gli allineamenti dei montanti di facciata e lo sviluppo di soluzioni per sostenere i sopraluce di grandi dimensioni, combinando vetrature e pannellature fonoassorbenti. Durante la seconda fase sono state fornite porte automatiche scorrevoli per la compartimentazione degli sbarchi ascensori, realizzate con l’automazione ECdrive T2 e profili in alluminio dedicati GE50NR Le porte, di altezza superiore a 2.500 mm, rispondono alla normativa EN 16005, un unicum nel settore. www.geze.it

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GEZE ITALIA Foto ©Alberto Violante PLANIMETRIA GENERALE
CAPGEMINI HQ
SEZIONE

L’elevata performance energetica dell’edificio è ottenuta attraverso gli impianti di generazione e ventilazione integrati con gli impianti di illuminazione a led e con sistemi di controllo volti a massimizzare il comfort riducendo gli sprechi di energia. È inoltre presente un impianto fotovoltaico in copertura che contribuisce a diminuire il fabbisogno di energia elettrica dalla rete. Foto ©Nicola Colella, Park Associati.

L’entrata al complesso per uffici Pharo, dove ha sede la società di consulenza Capgemini, con uffici che integrano spazi formali e informali in grado di favorire la produttività in un ambiente confortevole Foto ©Marco Cappelletti.

Il progetto illuminotecnico è stato affidato a 3F Filippi che ha utilizzato unicamente la soluzione 3F HD Fdp, con schermo diffusore prismatizzato, declinata in diverse taglie e misure per integrarsi al meglio negli spazi

interni ed esterni, valorizzando l’ambiente ed enfatizzando la luce garantendo al contempo sostenibilità, funzionalità, efficienza e una durata di vita del prodotto di almeno 100mila ore di funzionamento.

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LUOGHI DEL LAVORO

L’area technology dedicata ai brainstorming si caratterizza per un elemento luminoso che segue la forma del tavolo realizzato su misura, i pannelli fonoassorbenti pendinati a soffitto tagliati a forma di nuvola e le pareti blu con rete metallica. La sequenza

di spazi semiaperti di sale meeting prosegue con l’area Inclusion, improntata ai colori della terra, dell’arancio, del cipria con pannelli fonoassorbenti a soffitto che movimentano e rendono confortevole lo spazio. Foto ©Andrea Martiradonna.

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CAPGEMINI HQ

Lombardini22

Gruppo leader nello scenario italiano dell’architettura e dell’ingegneria, Lombardini22 ha introdotto per primo un metodo multidisciplinare e multiautoriale, basato su un’attività di analisi e consulenza strategica pre-progetto. Oggi il Gruppo è specializzato nei settori Office, Retail, Urban, Living, Hospitality, Education, Data Center, Fair. Nella foto da sinistra: Franco Guidi, Paolo Facchini, Marco Amosso, Elda Bianchi, Alessandro Adamo, Roberto Cereda, Adolfo Suarez. www.lombardini22.com

I 14 piani fuori terra della sede di Capgemini si articolano in ambienti flessibili, funzionali ed efficienti: luoghi di condivisione e di scambio, per incontrarsi e lavorare in team, e altri progettati per il lavoro individuale. Foto ©Andrea Martiradonna.

HAWORTH

Rilevante nella selezione di arredi per gli uffici di Capgemini è la presenza dei tavoli meeting come l’Intuity Park Bench di Haworth Design Studio & bangdesign, il sistema di scrivania Tibas di Haworth Design Studio, la gamma di tavoli riunione modulari in varie forme e altezze Meeting Points di Haworth Design Studio e brodbeck design e l’Epure Meeting progettato da Emmanuel Dietrich per arredare le aree riunioni in modo

da renderle flessibili, funzionali e semplici da gestire. Oltre alle sedute operative Lively di Haworth Design Studio e Steve Nemeth sono state scelte due linee di sedie lounge&meeting: Veda di Daniele Gollinucci e Poppy di Patricia Urquiola. Gli armadi lockers Be_Hold di Patricia Urquiola, con tecnologia digitale integrata, completano l’importante fornitura di Haworth. www.haworth.com/eu

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LUOGHI DEL LAVORO

CREDITI

Località Milano

Cliente Kryalos Sgr in nome e per conto del Fondo Pharo

Cliente interni Capgemini

Progetto architettonico Park Associati

Lighting progetto architettonico Invisible Lab

Interior design, space planning, politica arredi Degw

Engineering & Sustainability Certificazione Breeam In-use

livello Excellent L22

Wayfinding, physical branding Fud

Lighting e acustica Atmos

Direzione lavori General Planning

General contractor Carron

General contractor interni Korus Group

Facciate continue Gualini

Porte automatiche Geze

Climatizzazione Mitsubishi

Illuminazione 3F Filippi, Artemide, Axolight, Erco, Flos

iGuzzini, Linea Light Group, Vibia

Controsoffitti Profilsystem, Saint Gobain

Pavimentazioni esterne Ipm, Dèco

Pavimentazioni interne Interface, Liuni

Carte da parati Inkiostro Bianco

Baffles acustici Impact Acoustic

Arredi Haworth, Milani, Pedrali, Quinti, True Design

Verde Hw Style

Superficie 12.000 mq

Cronologia 2022-2023

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PIANTA PIANO TERZO
CAPGEMINI HQ
PIANTA PIANO TERRA

In alto, l’area sustainability con il controsoffitto rivestito di baffle fonoassorbenti e una forte presenza di legno e piante, una sala meeting e la terrazza con vista sul quartiere di Citylife. Foto ©Andrea Martiradonna.

PEDRALI

Sono numerosi gli elementi d’arredo dal design contemporaneo di Pedrali scelti da Degw per le diverse aree della sede milanese di Capgemini. Sulla terrazza le poltrone con schienale alto Nolita sono accostate ai tavoli della medesima collezione, ai divanetti Tribeca – tutto di CMP Design – e ai vasi Kado in polietilene realizzati con stampaggio rotazionale. Molti gli arredi Pedrali anche all’interno:

i tavoli Inox, il divano Social di Patrick Jouin, la poltroncina Nym Soft e la poltrona con scocca imbottita, struttura e braccioli in massello di frassino Malmö di CMP Design. Di Odoardo Fioravanti la poltrona con ampia scocca imbottita Babila comfort e lo sgabello in frassino della stessa linea. www.pedrali.com

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LUOGHI DEL LAVORO

HushFree le tre dimensioni del silenzio

Versatilità, funzionalità e stile. Le cabine acustiche HushFree di Haworth sono isole di silenzio nel panorama di uffici sempre più aperti ibridi, sempre più vissuti come luoghi di incontro e di collaborazione

Ogni pod Hush si distingue per dimensioni e design, per supportare un’attività lavorativa, un’esigenza o un ambiente specifici. Sono tutti caratterizzati da un assorbinento acustico di classe A e da una facile possibilità di spostamento. È inoltre possibile personalizzarne i colori e selezionare gli accessori necessari.

Un rumore di fondo fatto di suonerie, chiacchiere e notifiche ci accompagna costantemente e insieme al flusso ininterrotto di notizie – vere, false o verosimili – a volte ci impedisce di pensare. È la condizione comune del lavoro in ufficio, fatto di momenti e compiti collettivi e condivisi e altri che richiedono concentrazione, di gruppi di lavoro che si riuniscono e si sciolgono velocemente per definire strategie che ciascuno poi deve mettere in atto per conto proprio.

Questa versatilità dei compiti rappresenta la base inevitabile di qualsiasi attività di progettazione degli interni, che può contare su proposte delle industrie più evolute, come Haworth, in vista di una personalizzazione funzionale alle caratteristiche del committente.

I pods HushFree proposti da Haworth sono una soluzione trasformativa radicale, completa e versatile, facilmente adattabile a qualsiasi space planning degli uffici.

Completamente cablate, conformi agli standard ISO 23351-1:2020 (fonoassorbimento di classe A) e con un’illuminazione interna a Led di 500 lux, le cabine acustiche HushFree assicurano condizioni di lavoro ottimali. Ventilazione e illuminazione

HUSHFREE.M DIMENSIONI 2210 1390

vengono attivate da sensori di movimento per entrare in funzione solo in caso di occupazione. Montati su ruote, i pod si possono spostare agevolmente. Gli optional interni comprendono supporti standard Vesa (Flat Display Mounting Interface) per integrare schermi video, mentre i pannelli di rivestimento disponibili in otto colori permettono di adattarne lo stile all’estetica complessiva dell’ufficio.

I pod HushFree di Haworth sono disponibili in tre dimensioni e configurazioni personalizzabili: HushFree.S per una o due persone, dotato di una scrivania a regolazione manuale dell’altezza. L’illuminazione Led è laterale.

HushFree.M. adatto ad attività collaborative e a sessioni di brainstorming, può accogliere fino a 4 persone. Disponibili anche opzioni interne personalizzabili

HushFree.L è la versione più ampia, e con la capacità di ospitare fino a 6 persone. Può sostituire la maggior parte delle sale riunioni.

Per contattarci acoustics@haworth.com Per maggiori informazioni www.haworth.com/eu

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HAWORTH

RANGE FEATURES

Interni Pannelli imbottiti disponibili in 8 colori

Acustica Performance secondo la norma ISO 23351-1:2020 - classe A

Caratteristiche Ventilazione automatica e sistema di illuminazione a Led (500 lux a livello della scrivania) per garantire comfort e praticità

Mobilità Ruote integrate per un facile trasporto

Optional Supporto standard Vesa per TV/monitor

Personalizzazione Attrezzature interne opzionali dedicate

Automazione Sensore di occupazione e touch screen per la prenotazione

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LUOGHI DEL LAVORO

Roma

Identitario inclusivo e interconnesso

Per l’headquarter romano di Birra Peroni Gbpa Architects e Revalue hanno progettato un ufficio moderno identitario, sostenibile e inclusivo. Un luogo che contribuisce alla definizione di una nuova dimensione del vivere e del lavorare nella quale reale e digitale convergono

Un filo rosso a pavimento che parte dalla gradonata centrale e si dipana lungo l’intera superficie degli edifici 11 e 12 segnala l’intenzione progettuale, il significato e la workplace strategy dell’intervento che Birra Peroni ha affidato a Gbpa Architects e Revalue per ripensare l’organizzazione spaziale della propria sede romana.

In alto, l’installazione site-specific di Tommaso Melideo caratterizza lo spazio del ‘social condenser’ reinterpretando l’identità grafica del marchio. Sopra, vista degli uffici dell’Edificio 11.

Articolato in due fasi, il progetto ha coinvolto tre edifici costruiti in epoche differenti, distinti e separati tra loro anche se contigui, con assetti distributivi e funzionali non omogenei, che da semplice luogo di lavoro sono stati trasformati in uno spazio di aggregazione che stimola l’interazione, la condivisione e lo scambio di idee.

La prima fase del progetto, completata nel 2022, ha interessato l’edificio a uffici (Edificio 11) con un layout che bandisce dense configurazioni a batteria per restituire respiro

alle aree lavorative, privilegiando gli spazi di relazione, costellando la circolazione principale di elementi di aggregazione e creando rivoli di circolazione secondaria che stimolano percorsi alternativi e quindi incontri, parole, informazioni, ascolto e dialogo in movimento. Ma l’intero sistema composto dai tre edifici, che oggi costituiscono un corpus unico (il terzo è stato oggetto solo di piccoli interventi di adeguamento normativo) ha come cuore pulsante l’Edificio 12, oggetto della seconda fase dell’intervento, che oggi ospita il ristorante aziendale e il pub, che è stato pensato con funzione di ‘social condenser’, un grande hub completamente riconfigurabile: spazio di ristoro e socializzazione, per il lavoro informale, per eventi e presentazioni, per la formazione, per attività di brainstorming e collaborazione e per pause di relax. Cinque i principi cardine che informano il

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Gbpa Architects

Fondata nel 2005 a Milano dagli architetti Antonio Gioli e Federica De Leva, Gbpa è una società di progettazione integrata attiva sia con progetti di nuova costruzione sia nella ristrutturazione di edifici esistenti nel settore uffici, retail e residenze. Grazie all’esperienza ventennale dei fondatori e uno staff di architetti senior e project manager la società ha acquisito in breve tempo la fiducia di importanti investitori nel mercato del real estate e tra premium global brands. www.gbpaarchitects.com

Revalue

La società fondata nel 2007 a Milano da Cristiana Cutrona rappresenta un punto di riferimento per aziende che intendono adattare i propri spazi alle nuove modalità lavorative. Riconosciuta come uno dei principali esperti di progettazione di ambienti di lavoro e workplace strategy, nel 2017 Cristiana Cutrona ha curato il padiglione ‘Workplace 3.0’ del salone del Mobile.Milano con ‘A Joyful Sense at Work ’, un concept e delle visioni che anticipavano i cambiamenti oggi in atto. www.revalue.it

Le schermature in legno dei booths riprendono lo stilema grafico della spiga, che ricorre anche nella disposizione dei pannelli acustici a soffitto.

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LUOGHI DEL LAVORO

In alto, la pianta del progetto: a sinistra l’Edificio 12, ‘social condenser’ riconfigurabile che ospita il ristorante aziendale e il pub, e a destra l’Edificio 11, completato per primo, destinato a uffici, con 104 postazioni non assegnate e una sharing ratio (postazioni/ dipendenti) di 0,6.

nuovo spazio unitario: semplice; moderno; inclusivo; sostenibile; identitario. In particolare, l’identità si manifesta attraverso una scenografia che interpreta l’anima e la cultura aziendale sia in maniera diretta, attraverso richiami nelle scelte architettoniche alla materia prima e al prodotto, sia in maniera indiretta attraverso cromie, materiali e suggestioni percettive. Oltre al fil rouge che percorre tutto lo spazio, nell’Edificio 11 identifica il progetto lo stilema grafico della spiga, richiamato sia nelle schermature in legno dei booths lungo il percorso principale, sia nel disegno dei pannelli acustici a soffitto integrati con i corpi illuminanti. Nell’Edificio 12 sono invece le bottiglie e l’identità grafica

del marchio, reinterpretate con un’installazione site-specific dell’artista Tommaso Melideo, a caratterizzare lo spazio. Il team di progetto, che oltre agli architetti comprendeva figure interne a Birra Peroni, è stato aiutato dall’istituzione delle figure degli ‘ambassador’, incaricati di dare il proprio contributo, creare engagement e diffondere la ‘reason why’ dietro il rinnovamento della sede. Complessivamente, il piano di azione ha portato alla creazione di un ecosistema lavorativo interconnesso che rende concreta l’idea di ufficio del futuro: da luogo dove rendere una prestazione a piattaforma abilitante che valorizza i singoli individui e promuove e catalizza relazioni che generano “connessioni significative” ■

Località Roma

Progetto architettonico Gbpa Architects con Revalue

General contractor fase 1 Tètris

General contractor fase 2 Constructors (Sodexo per l’allestimento cucina)

Corpi illuminanti iGuzzini

Pavimentazioni Interface

Contract arredi Cardex

Sedute operative Sedus

Arredi su misura Rekorb

Arredi standard e partizioni vetrate Tecno

Pannelli acustici sospesi e a soffitto Caimi

Schermi acustici tra le postazioni Caimi

Slp 5.400 mq

Cronologia 2021-2023

Foto Tommaso Melideo, Anna Mainenti

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CREDITI
PERONI HQ

Sospesi a soffitto, nell’Edificio 11 i pannelli fonoassorbenti Flat di Caimi – design

Alberto e Francesco Meda – contribuiscono al benessere acustico degli uffici. La loro disposizione disegna lo stilema identitario della spiga.

CAIMI

Sviluppata in sinergia con i progettisti, la modellazione dell’intervento acustico realizzata da Caimi si è basata sul software di calcolo Snowsound per stimare la quantità di materiale fonoassorbente necessario a raggiungere un adeguato livello di benessere acustico. Per il nuovo layout degli uffici Caimi ha realizzato ‘isole acustiche’ con pannelli fonoassorbenti Flat sospesi a soffitto.

Date le notevoli dimensioni e gli spazi aperti, l’intervento nel ‘social condenser’ è stato mimetizzato con pannelli Snowsound Ceiling bianchi fissati direttamente a soffitto, e con elementi circolari caratterizzati da un tessuto fonoassorbente ondulato Clasp Ring sospesi a soffitto mediante cavi per le zone più informali. www.caimi.com

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LUOGHI DEL LAVORO

Milano

Il paesaggio leggero e cangiante di studio elementare

Un complesso per uffici non convenzionale, circondato dal verde a piano terra con lo spazio pubblico e in quota con un grande giardino pensile: si presenta così l’ampliamento di Segreen Business Park firmato da studio elementare

Il complesso multitenant Segreen Business Park, inaugurato nel 2011, è stato successivamente riqualificato e ampliato dagli interventi di Lombardini22 e di studio elementare. Foto ©Lorenzo Zandri.

Adiacente al quartiere residenziale di Milano San Felice, progettato negli anni Sessanta da Vico Magistretti e Luigi Caccia Dominioni, l’ampliamento del business park Segreen – del 2011, già ampliato e riqualificato nel 2015 da Lombardini22 – ad opera di studio elementare prende il posto della ex-sede Microsoft di Segrate, da tempo in disuso.

L’obiettivo era quello di sviluppare un progetto organico e armonico, con la nuova architettura che diventa la quinta conclusiva della piazza a piano inclinato del centro direzionale. Da una parte il progetto crea uno sfondo di volumi alternati; dall’altra, attraverso il disegno del paesaggio e dei servizi posti all’intero di quattro leggeri padiglioni dislocati lungo il percorso centrale, funge da elemento di connessione tra i due comparti. Il nuovo sviluppo si inserisce inoltre nel contesto esistente integrando principi di benessere ambientale ed equilibrio tra spazi aperti e chiusi.

L’intervento ha comportato la demolizione di gran parte della ex-sede Microsoft e la ricostruzione di una nuova volumetria articolata in ampie superfici di verde filtrante e pensile. Le nuove funzioni sono state pensate come una sequenza successiva di volumi tra loro simili per forma e materiali. Concepita come un grande terminale scenico del percorso pedonale, la nuova architettura di studio elementare segue,

seppure a una scala diversa, la stessa logica dei padiglioni e si scompone in tre edifici dai volumi simili tra loro ma diversi per altezza, passo del rivestimento, colore e giacitura. Il complesso si compone di più fabbricati: edifici semplici, con lievi dislivelli e diversi colori e tessiture delle pannellature. Al centro si trova un volume più basso, caratterizzato in facciata da una cornice pensile a motivo triangolare. Sul tetto dei due edifici più alti sono disposti gli impianti, sugli altri sono presenti invece giardini pensili accessibili dagli spazi ufficio. Nel complesso si è quindi costantemente immersi e circondati da alberi e arbusti, sia sulle terrazze caratterizzate dal verde pensile sia al piano terra lungo lo spazio pubblico centrale.

«Il progetto è un nuovo organismo capace di adattarsi all’intorno, alle stagioni e alle ore del giorno. Un’architettura in costante rapporto con la natura è stato il punto di partenza anche per la scelta dei materiali da utilizzare» spiega Paolo Pasquini, fondatore di studio elementare. Come la finitura utilizzata in facciata, che grazie ai pigmenti colorati crea particolari giochi cromatici che variano a seconda dell’angolo di osservazione e della luce naturale: una pelle cangiante che conferisce all’edificio la capacità di mutare secondo i colori e la luce delle stagioni ■

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Il prospetto evidenzia come il complesso sia un unicum seppure composto da più fabbricati costruiti in tempi diversi. Al centro, due dei quattro padiglioni di servizio dislocati lungo il percorso centrale.

studio elementare Fondato da Paolo Pasquini nel 2008 a Milano, lo studio è nato dall’idea di offrire un servizio umano e professionale basato sull’ascolto e con un ideale: sviluppare un processo architettonico dal linguaggio culturale contemporaneo, fresco ed entusiasta così da rendere significative tutte le opportunità racchiuse in ogni progetto. www.studioelementare.it

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LUOGHI DEL LAVORO

La planimetria e l’assonometria mettono in evidenza il nuovo intervento di studio elementare: il paesaggio e l’architettura che rappresenta la quinta conclusiva del centro direzionale. La sequenza dei padiglioni e dei volumi, con lievi dislivelli e variazioni di colore e tessitura delle pannellature, dà forma a una piazza aperta. Foto ©Lorenzo Zandri.

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SEGREEN HQ
[ 147 ] IOARCH_111 LUOGHI DEL LAVORO

Immagini interne dei nuovi uffici. Gli spazi sono locati a più di venti aziende nazionali e multinazionali che operano in settori complementari, in particolare nel campo delle biotecnologie e della ricerca medica e farmaceutica. Segreen è progettato secondo gli standard Leed Well.

CREDITI

Località Segrate (Milano)

Committente PineBridge Benson Elliot

Masterplan e progetto architettonico studio elementare

Progetto di paesaggio orizzontale

Project manager Europa Risorse

Facciate in alucobond 3A Composites

Profili e sistemi di facciata Metra, Schüco

Pavimentazioni Marazzi, Artigo, Trapattoni Marmi

Rivestimenti fonoassorbenti Slalom

Verde Peverelli

Contract arredi Cardex

Arredi su misura Xtramateria

Poltrone auditorium Lamm

Superficie nuovi uffici 23.000 mq

Superficie del lotto ex-Microsoft 28.500 mq

Superficie esterna 5.500 mq

Cronologia 2022

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SEGREEN HQ

Oltre agli uffici, gli edifici e i padiglioni ospitano servizi come un ristorante, un bar, un asilo, un auditorium, sale riunioni, un’area per la manutenzione delle biciclette, una palestra e un’infermeria.

LAMM

Le 95 poltrone

Genya di Lamm disegnate da Dante Bonuccelli che arredano l’auditorium del Segreen Business Park.

Nell’auditorium all’interno di Segreen Business Park recentemente ampliato da studio elementare le sedute sono state fornite e installate da Lamm. Si tratta di 95 poltrone Genya, disegnate da Dante Bonuccelli, con interasse 58 cm, interamente rivestite in similpelle verde scuro, accessoriate con elemento di identificazione file e numerazione posto. La fornitura è avvenuta con la partecipazione del dealer Cardex. Nella configurazione chiusa Genya presenta una forma compatta, con tutti i componenti celati nel volume. Sedile e braccioli si aprono con movimento sincronizzato brevettato a chiusura ammortizzata. www.lamm.it

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LUOGHI DEL LAVORO

Milano

L’ufficio come ecosistema di servizi integrati

Brand, digitale e sostenibilità definiscono l’ecosistema di lavoro che promuove una cultura basata sulla collaborazione, l’innovazione e la creatività nato dal progetto di Jll e Tétris per il nuovo quartier generale di Haier Europe

Il progetto degli interni è stato realizzato seguendo princìpi di progettazione sostenibili: sono state utilizzate finiture e materiali provenienti da filiere certificate e adottate misure plasticfree. Inoltre, è stato privilegiato l’utilizzo della luce naturale e valorizzata la vista esterna sul panorama circostante.

Poco distante da Milano, l’Energy Park di Vimercate è un campus tecnologico e produttivo con edifici a uso ufficio per aziende attive nei settori della tecnologia, delle telecomunicazioni e dell’informatica, che si estende sull’ex area industriale di AlcatelLucent. Da questo complesso, sviluppato in più step a partire dal 2009 da Garretti Associati, sono ora gestite le filiali in Europa, Africa e Medio Oriente di Haier, multinazionale cinese leader mondiale nel settore dei grandi elettrodomestici.

Il progetto del nuovo quartier generale europeo è stato curato e gestito da Jll, società attiva nei servizi professionali e nella gestione degli investimenti per il settore immobiliare, e da Tétris, affiliata del gruppo, specializzata nella progettazione e realizzazione di spazi commerciali e per il lavoro. Tétris ha firmato il design degli interni e completato in sei mesi i lavori di ristrutturazione per l’adeguamento architettonico degli spazi e la loro personalizzazione collaborando con i team di Jll di Project & Development Services e Workplace Strategy che hanno coordinato le attività di project & cost management e le attività di workplace design e change management, supportando Haier Europe nella definizione di una nuova workplace experience.

La sede aziendale si trova all’interno dell’Energy Park di Vimercate, costruito nel rispetto dei più alti standard energetici e ambientali: il complesso ha ottenuto la certificazione Leed Platinum. Foto ©Davide Galli.

La nuova sede si sviluppa su tre livelli, su una superficie di 5.500 mq per ospitare quotidianamente oltre cinquecento persone. Il concept design si basa su tre elementi principali: brand, digitale e sostenibilità, che fanno da sfondo allo sviluppo e alla narrazione del progetto architettonico degli interni. L’edificio d’ingresso, chiamato The Gate, è uno spazio lounge multi-brand con arredi di design, colori e luci scenografiche. Da qui si accede al cuore operativo degli uffici, dove si susseguono molteplici scenari per diverse funzioni lavorative. Gli spazi offrono infatti una varietà di tipologie spaziali adatte a molteplici attività

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Tétris

L’ambizione della società del Gruppo JLL, guidata in Italia da Jose Maria Casanova, nell’immagine, è quella di progettare e costruire spazi dinamici che ispirano le persone a pensare, lavorare e vivere meglio. Tétris è in grado di offrire una gamma completa di servizi per soddisfare le esigenze del cliente, dalla progettazione alla costruzione e alla selezione degli arredi. A livello globale, dalla sua creazione nel 2003, si è affermata in 15 Paesi e tre continenti, con un team di oltre 850 persone dislocate in 31 sedi.

www.tetris-db.com

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LUOGHI DEL LAVORO

Attraverso il design abbiamo creato un viaggio esperienziale all’interno di un ambiente di lavoro altamente professionale e innovativo, dove le persone si sentono coinvolte e fanno parte di una comunità

Jose Maria Casanova Managing director Tétris Italia

ed esigenze. Ci sono aree di lavoro in open space con scrivanie condivise, postazioni informali, spazi per la collaborazione e il brainstorming, aree di supporto e silent room per il lavoro individuale, la concentrazione o le conversazioni confidenziali.

L’ufficio comprende anche aree direzionali e rappresentative, come la leadership area e la board room, e sale riunioni dotate di lavagne interattive e sistemi di videoconferenza. Completano l’organizzazione dell’ufficio gli spazi comunitari e sociali, tra cui aree di accoglienza, diverse aree break, un bistrot, spazi ricreativi e dedicati al benessere e alla

meditazione, una terrazza esterna e aree all’aperto. Il piano terra è infine dedicato alla Haier Product Experience, che riproduce tre ambientazioni domestiche, ovvero la cucina, il soggiorno e la lavanderia, in cui gli utenti e i visitatori possono sperimentare le innovazioni e i prodotti più recenti. Non solo quest’area, ma anche tutto il resto dell’ufficio, è stato progettato come showroom in continua evoluzione attrezzato con elettrodomestici utilizzabili dai dipendenti ■

Località Vimercate (MB)

Committente Haier Europe

Interior design e fit-out Tétris

Project management e workplace consulting JLL

Arredi Vitra, Arper e Ivm

Illuminazione Sacchi

Pavimenti Tarkett

Pannelli acustici Slalom

Superficie 5.500 mq

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CREDITI
HAIER HQ

L’approccio biofilico al design si traduce nell’uso abbondante di vegetazione all’interno degli spazi di lavoro, forme organiche e naturali. L’ambiente di lavoro è costruito eliminando tutte le barriere e i confini per facilitare la collaborazione tra i team e incoraggiare la creatività e la condivisione di idee. Foto ©Davide Galli.

Il layout è sviluppato in open space, scandito da numerose aree di supporto e zone dedicate alla collaborazione, alla creatività e allo scambio di idee tra i diversi team di lavoro. Foto ©Davide Galli.

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LUOGHI DEL LAVORO

Zurigo

Da scalo merci a polo unico di polizia e giustizia

Il vasto progetto di Theo Hotz Partner riunisce sotto lo stesso tetto tutte le funzioni di polizia e giustizia di Zurigo. Una facciata uniforme in pietra naturale rafforza la continuità tra le diverse destinazioni d’uso organizzate al suo interno

Il luminoso atrio centrale è il fulcro dell’edificio, progettato sia spazialmente sia funzionalmente come elemento di accesso e di comunicazione tra i diversi dipartimenti. All’interno del complesso lavorano oltre 2.000 persone. Foto ©Till Forrer.

Nato da un’intuzione della fine degli anni

Novanta, il Centro di polizia e giustizia (Pjk) riunisce ora la polizia cantonale e le forze dell’ordine, che prima erano distribuite in più di trenta diverse sedi, insieme alla scuola di polizia, al carcere di custodia cautelare e a diverse infrastrutture come un ristorante, un palazzetto dello sport e sale per conferenze.

L’obiettivo del masterplan di Gigon Guyer

Architects da cui è derivato il progetto di Theo Hotz Partner – studio vincitore del concorso in due fasi del 2005 e 2006 – è stato quello di soddisfare le esigenze di un moderno centro di polizia e giustizia e allo stesso tempo contribuire alla riqualificazione urbana delle immediate vicinanze.

Tra le 25 opzioni possibili si è scelto di edificare il complesso sull’area di uno scalo merci non più operativo nella zona ovest della città.

Diverse tipologie di aperture per gli uffici, il carcere, le zone relax, le aree di accesso creano un’espressione differenziata senza indebolire l’immagine della grande forma generale: solida, pragmatica e senza tempo.

L’architettura adotta i temi del classico edificio amministrativo, con basamento, finestre punzonate e pietra naturale, e li implementa in uno stile compositivo contemporaneo.

Il Centro di polizia e giustizia, costruito sul sito dell’ex scalo merci di Zurigo, riunisce in un unico grande polo diverse istituzioni: la polizia cantonale, finora distribuita in trenta sedi diverse, il pubblico ministero, le carceri di Zurigo-Ovest, un istituto forense, l’accademia di polizia e il tribunale: è il primo edificio di questo tipo in Svizzera. Nei disegni, le sezioni trasversale e longitudinale.

Questioni come la sicurezza e l’economicità nella costruzione e nell’esercizio d’uso sono premesse evidenti del lavoro svolto per l’edificio; per le esigenze future il progetto dello studio di Zurigo prevede anche moduli di ampliamento strutturale per l’amministrazione e il carcere. In linea con gli obiettivi urbanistici del masterplan, l’edificio è caratterizzato, come spiegano i progettisti, «da un’espressione molto

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Theo Hotz Partner

Con la sua attività iniziata nel 1948 Theo Hotz ha lasciato un segno duraturo nell’architettura moderna della Svizzera. Ora lo studio di Zurigo prosegue lungo la linea tracciata dal fondatore, scomparso nel 2018, con il lavoro di quaranta professionisti impegnati nella pianificazione e nella realizzazione di progetti complessi che coprono l’intero spettro dell’architettura. www.theohotz.ch

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La facciata del complesso edilizio è realizzata in pietra naturale Vert de Salvan del canton Vallese. La struttura chiusa di sei piani racchiude al suo interno cortili con spazi verdi differenziati. Foto ©Till Forrer.
LUOGHI DEL LAVORO

fisica e volumetricamente calma». La chiara composizione dell’edificio è racchiusa da una facciata in pietra che collega tutte le sue parti, pilastri portanti inclusi. I progettisti hanno scelto la pietra naturale Vert de Salvan del canton Vallese: la roccia conglomerata verde è caratterizzata da una struttura eterogenea con elementi di forma tondeggiante di colore bianco grigio variegato.

L’ingresso centrale e l’atrio di circolazione come spazio aperto su tutti i piani costituiscono il fulcro spaziale e funzionale dell’intero edificio. Qui viene reso tangibile lo sviluppo in altezza delle diverse aree del

complesso, con le scultoree scale in cemento a vista con corrimano in rovere che terminano nella suggestiva corona dell’edificio: il piano congressi illuminato da un ampio lucernario. Il disegno organico delle corti interne con spazi verdi differenziati crea un voluto contrasto con la struttura edilizia.

A ogni ala dell’edificio viene conferito un carattere specifico da un cortile paesaggistico associato. I prolungamenti delle zone dei corridoi orientati verso l’esterno e verso la facciata fungono da punti di incontro nelle singole ali del complesso favorendo un facile orientamento tra i diversi dipartimenti ■

Località Zurigo

Committente Cantone di Zurigo

Progetto architettonico Theo Hotz Partner

Masterplan Gigon Guyer Architects

Progetto strutture Basler & Hofmann

Progetto Mep Pzm Zürich Ingenieure für Gebäudetechnik, Hefti Hess Martignoni

Project management Dipartimento delle costruzioni del Cantone di Zurigo

General contractor Hrs Real Estate

Superficie 133.000 mq

Cronologia concorso 2005-2006, realizzazione 2017-2021

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Disegno del primo piano interrato. CREDITI
Remisenstrass 15 16 Hohlstrasse Nullpunk ordinatenE S T C O D E E S T C O D E EDOCTSEE EDOCTS ZURICH POLIZEI

Una combinazione di open space con uffici individuali e per team favorisce un lavoro concentrato e collaborativo. Le partizioni di sistema in vetro con ante in rovere supportano la comunicazione informale,

ma se necessario separano anche i singoli reparti. Le zone centrali sono movimentate da nuclei di accesso realizzati in cemento a vista e ambienti laterali rivestiti in legno di quercia. Foto ©Till Forrer.

Il nuovo Centro di polizia e giustizia di Zurigo si caratterizza per le notevoli dimensioni e, soprattutto, per la varietà di usi e le tecnologie costruttive innovative. Negli uffici e delle sale riunioni sono utilizzati più di 50 tavoli della collezione Argo Libro di Mara, azienda italiana specializzata nella produzione di sistemi ed elementi d’arredo innovativi, estetici e funzionali fondata nel 1960. I grandi tavoli salvaspazio (ripiegabili in soli 40 centimetri di spessore) favoriscono la flessibilità d’uso degli ambienti, in equilibrio tra estetica e funzionalità. La chiusura meccanica rende Argo Libro facilmente manovrabile da una persona sola e il sistema antishock brevettato mantiene in totale sicurezza le mani dell’utente durante l’apertura del tavolo. www.marasrl.it

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LUOGHI DEL LAVORO
MARA

Potenza

Casa BCC un diverso concetto di banca

Trasparenza e apertura accoglienza e orgoglio del proprio territorio sono le matrici progettuali adottate da Il Prisma per una filiale-simbolo basata sulla figura e sulla metafora dell’albero

llumina l’auditorium aperto alla città un imponente lampadario in corten realizzato da un artigiano lucano, la cui forma si ispira agli anelli concentrici del tronco d’albero. Foto ©Vito Corvasce.

Al piano terra si trova il luminoso atrio di ingresso del centro direzionale. Foto ©Vito Corvasce.

Un luogo vivo che mette al centro le persone e il territorio, grazie a spazi aperti e condivisi. È questa l’essenza della nuova Casa Bcc Basilicata. La società internazionale di architettura e design Il Prisma ha sviluppato una sede bancaria capace di rappresentare uno spazio per la comunità dove incontrarsi, informarsi e lavorare insieme. Il progetto ha inteso coinvolgere i residenti in modo concreto, grazie anche ai continui riferimenti materici della tradizione lucana e alla collaborazione con le maestranze e le imprese locali. L’intero concept progettuale ed esperienziale si fonda sulla figura dell’albero, che attraverso le radici diventa metafora del legame con il territorio. In particolare, il riferimento principale è costituito dal pino loricato, specie antica dalle grandi capacità di adattamento tipica del Parco nazionale del Pollino. Il primo punto di contatto della sede con l’esterno è la filiale, collocata al piano seminterrato, con una ampia zona centrale dedicata all’area di attesa e accoglienza dei

clienti. Il sistema di illuminazione trasmette un senso di trasparenza e apertura, valori fondamentali per la filosofia della banca. Dal piano terra inizia il centro direzionale, anch’esso concepito come uno spazio aperto a partire dall’area welcome dove un grande tavolo è condiviso tra la banca, i propri soci e i clienti. Completano il piano terra l’auditorium, la biblioteca, con uno spazio espositivo per mostre, l’area dedicata al fondo etico e uno spazio in co-working aperto.

Il corpo scale, elemento di collegamento fra i piani e di continuità grafica e spaziale, riprende l’immagine del pino loricato, parte fondamentale anche del sistema di wayfinding dell’edificio come elemento di orientamento e di identità aziendale.

Il primo piano è costituito da otto sale riunioni, ognuna sviluppata secondo un tema e un materiale tipici della tradizione lucana, reinterpretati sia a livello grafico sia all’interno degli ambienti attraverso un uso innovativo e insolito. La stanza ‘Cartapesta e tufo’, per

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Il Prisma

Guidata da Stefano

Carone, la società Il Prisma nasce a Lecce nel 1971, quando si comincia a percepire quell’urgenza di cambiamento e condivisione cui sono ispirati i progetti con i quali Il Prisma realizza architetture sintetizzate nell’ambizioso payoff ‘Design Human Life’. Oggi Il Prisma, con sedi a Londra, Milano, Roma e Lecce, conta circa 120 professionisti, attivi in tre business unit: Architettura, Workplace e Retail & Hospitality. www.ilprisma.com

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LUOGHI DEL LAVORO

esempio, è caratterizzata da arredi in cartone. Nella sala ‘Terracotta’ è disposto un tavolo artigianale realizzato con terrecotte locali, mentre la pavimentazione della stanza ‘Tessuti’ richiama la texture dei tappeti tradizionali lucani.

Il secondo piano accoglie gli uffici della dirigenza e riporta graficamente la parte centrale dell’albero, il tronco. La scelta di collocare qui questi uffici, pronti a raccogliere metaforicamente le radici connesse con il territorio lasciando ai piani alti spazi dedicati al team operativo e ai soci, risulta emblematica del progetto in quanto ribalta la disposizione classica, che prevede i piani alti destinati alle cariche più prestigiose.

L’obiettivo di rappresentare le tante realtà che compongono la rete estesa e solida della banca sul territorio lucano si concretizza in questo piano con il grande tavolo artigianale in legno massello posto all’interno della sala del consiglio, che testimonia una volta di più il saper fare tipico della tradizione. Il quinto e ultimo piano, dedicato ai soci, aperto e privo di elementi divisori, è concepito come un bar da vivere in pausa pranzo che può ospitare eventi diurni o serali. Qui il riferimento simbolico e visuale è la parte superiore dell’albero, con un lampadario centrale che ne richiama la chioma, e con i colori blu e rame brillante che alludono al cielo.

L’intervento ha visto la collaborazione dei team delle divisioni Worksphere e Destination de Il Prisma per la parte progettuale, con il contributo della divisione Creation per la realizzazione degli interni ■

CREDITI

Località Potenza

Committente Bcc Basilicata

Progetto architettonico Il Prisma

Project team Arianna Palano, Marta Milanesi, Francesco Papini, Carlo Carone, Maila Evangelista, Simone Iaboni Valentina Rao, Chiara Capocefalo, Gaetano Auricchio

Claudia Roggia, Giulia Bigaro, Marco Ricciardulli

Ambra Latini

Superficie 2.700 mq. 7 piani + livello autorimessa Cronologia 2022

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CAP MILANO

I diversi ambienti sono caldi, accoglienti e dotati delle più moderne soluzioni per assicurare il benessere di dipendenti, collaboratori e clienti. Accanto, il grande tavolo artigianale in legno massello della sala del consiglio di amministrazione, realizzato da artigisni locali. Foto ©Vito Corvasce.

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LUOGHI DEL LAVORO

Matteo Pericoli è architetto, autore, disegnatore e insegnante. Nel 1995, dopo la laurea al Politecnico di Milano, si trasferisce a New York dove lavora, tra gli altri, nello studio di Richard Meier. È autore di numerosi libri, pubblicati negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Italia, in Corea del Sud, in Taiwan e in Cina. Ora vive a Torino, dove nel 2010 ha fondato il Laboratorio di Architettura Letteraria. www.lablitarch.com

LE FINESTRE SUL MONDO DI MATTEO PERICOLI

Ricordo ancora nitidamente la sensazione di smarrimento che provai quando, ormai vent’anni fa, mi trovai di fronte alla mia finestra sull’Upper West Side di Manhattan per quella che sarebbe stata una delle ultime volte nella mia vita. Avevo vissuto in quell’appartamento con mia moglie per sette anni ed era arrivato il momento di traslocare. Con gli scatoloni ormai pronti, ecco improvvisamente davanti a me un’altra ‘cosa’ che ci stavamo quasi dimenticando di portare via con noi: la finestra della nostra-camera-da-letto-mio-studio e, incollata ad essa, la vista di una serie di cortili, tetti, comignoli, torri dell’acqua e, in fondo, la punta di Riverside Church che mi avevano fatto compagnia per così tanto tempo.

Finestre sull’altrove 60 vedute per 60 rifugiati Il Saggiatore. Milano. 2021

Pensai di smontare la finestra dal muro e portare con noi sia lei sia la vista. Impossibile. Controllai attentamente per vedere se si potesse scollare dalla finestra un’ipotetica patina di plastica trasparente che avesse miracolosamente trattenuto le immagini sia dell’infisso sia della vista. Impossibile. Provai allora a fotografare il tutto, ma ciò che andavo cercando si rivelò molto più sfuggente di quanto pensassi: le foto sembravano infatti mostrare o il serramento o il paesaggio urbano al di là della finestra e non entrambi. Il problema poteva essere la mia macchina fotografica, oppure la mia mano, oppure più semplicemente la mia inesperienza con la fotografia.

Decisi così di prendere un grosso rotolo di carta da pacchi e disegnarci sopra, in fretta e furia, la finestra quasi in scala 1:1. Fu così che, con mia enorme sorpresa, notai la grande quantità di dettagli che mi erano sfuggiti. «Ma come è possibile?» mi domandai, «questo è il paesaggio urbano di Manhattan che mi è più familiare di ogni altro. Sono stato seduto di fianco a questa finestra per sette anni, mi sono voltato per guardare fuori un numero smisurato

di ore e solo adesso noto tutti questi dettagli». Decisi allora di esplorare più a fondo, usando il disegno, lo strano rapporto di interdipendenza che abbiamo con questo oggetto-nonoggetto architettonico. Spesso si tratta di un forte legame, quasi affetto, a volte c’è invece distacco o addirittura fastidio.

Chiesi a una moltitudine di persone di mostrarmi le loro finestre, di permettermi di disegnarle, di raccontarmele e dirmi della relazione che avevano con questo buco nel muro. Capii che per soddisfare l’irresistibile desiderio che avevo di raccontare la città dove vivevo allora, New York, avrei dovuto osservarla dallo sguardo più intimo di tutti: quello di chi la guarda (attivamente o passivamente) dalla propria finestra. Da allora disegno finestre. Ne ho designate centinaia. Finestre che si affacciano su città, finestre che si affacciano sulla natura, sul mare, su prati, su boschi.

Finestre che ci mostrano il presente, che si affacciano verso il passato, quel passato che, con le sue concatenazioni, ci ha portati in quel preciso punto nel tempo e nello spazio. Sebbene i disegni mostrino sempre lo stesso soggetto — il tangibile (l’infisso) che inquadra l’intangibile (la vista) — la mia attenzione si è andata via via spostando dal fuori al dentro, da ciò che è visto al come e al perché vediamo. Disegno dopo disegno, il vetro si è trasformato pian piano in uno specchio nel quale, a ogni sguardo, finiamo per vederci riflessi noi e i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre speranze; il passato che si mescola al presente. Tra tutti gli elementi costruttivi, costitutivi e compositivi in architettura, la finestra è indubbiamente quello con il più grande potenziale narrativo

Matteo Pericoli

[ 162 ] IOARCH_111 › DESIGN DELLA TRASPARENZA

Il Design della Trasparenza

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A sinistra le finestre di Ahmed Ahjam e Usumain Baraka. Sopra, la finestra di Jimmy Javier Gomez

CAPOFERRI

Battenti Motorizzati. Prospetto esterno.

A sinistra, disegni preliminari di Sergio Capoferri per la realizzazione dei nuovi serramenti. Foto ©Giovanni Colosio.

Arte e innovazione nei nuovi serramenti del Salone dei Cinquecento

Capolavoro dell’ingegneria rinascimentale con la sua ampiezza di 23 metri per 54 di lunghezza, il Salone dei Cinquecento fa parte dei Musei Civici Fiorentini ed è anche sede di frequenti convegni, conferenze e cerimonie istituzionali. Nel corso delle quali, seduti sette metri sotto il grandioso soffitto a cassettoni con le mirabili pitture di Giorgio Vasari e dei suoi allievi, circondati da sculture di Michelangelo Buonarroti, Giambologna e Vincenzo De’ Rossi, gli ospiti ascoltano i relatori rivolti verso la Tribuna dell’Udienza, alle cui spalle si aprono due degli otto finestroni che illuminano la grande sala, recentemente ripristinati – pari agli originali

in accordo con la Sovrintendenza – da Capoferri Serramenti. L’intervento, che nel 130esimo anno della propria attività l’azienda di Bergamo ha donato al comune di Firenze, è stato collaudato ufficialmente lo scorso 27 marzo e celebrato nel corso di un incontro sul tema della conservazione del patrimonio esistente, presenti 400 architetti italiani e stranieri, il 5 aprile. Condotto sulla base di un preliminare messo a punto dal Servizio Belle Arti del comune di Firenze insieme al Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università di Firenze finalizzato alla sicurezza antincendio della

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3390 5005 › DESIGN DELLA TRASPARENZA

grande sala, il progetto di Capoferri ha preso avvio nel 2020 e i lavori per l’installazione, durati nove mesi, sono stati eseguiti senza interrompere l’accesso del pubblico al museo. Tre le tipologie di serramenti installate: tre finestre con ante centrali a battente ad apertura motorizzata (sul lato sud della sala), due alzanti scorrevoli ad apertura manuale (per il lato della Tribuna dell’Udienza) e tre alzanti scorrevoli motorizzati. Realizzati custom nello stabilimento di Capoferri ad Adrara San Martino (Bergamo), i nuovi serramenti sono parte in acciaio e parte in legno. All’interno dei profili in legno sono stati inseriti piatti in acciaio per aumentare la

Capoferri, in occasione dei 130 anni di attività, ha realizzato le nuove finestre monumentali del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, nel rispetto dei vincoli, delle sagome e delle dimensioni dei serramenti esistenti

capacità strutturale pur mantenendo snelli i serramenti e allo stesso tempo garantire un’elevata resistenza al vento, fino a una pressione di 1500 Pa, pari a raffiche di 180 km/h.

Capoferri Serramenti ha prodotto su progetto e installato anche motorizzazione, sensoristica e, sempre ad hoc, tutta la ferramenta. Pur predisposti nel loro spessore per il possibile futuro inserimento di un vetrocamera, i profili attualmente contengono vetri stratificati, scelti per mantenere il microclima interno esistente, a salvaguardia delle preziose pitture che decorano il Salone.

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Per le aperture di questa residenza californiana, l’architetto Luca Pignata ha utilizzato il sistema Secco OS2 75 in acciaio zincato verniciato. Foto ©Caitlin Atkinson.

Serramentista

[ 166 ] IOARCH_111 › DESIGN DELLA TRASPARENZA
Località Carmel, California Progetto architettonico Luca Pignata Sistema Secco OS2 75 acciaio zincato verniciato Jada Windows

Porte, finestre e soluzioni ad angolo definiscono particolari prospettive e cannocchiali

ottici unici che si alternano nelle ampie porzioni di facciata realizzate con profili sempre minimali e superfini

SECCO SISTEMI

La scansione geometrica di luce e vetro per Villa Carmel

Le forme sono nitide, essenziali, rigorose proprie di un linguaggio contemporaneo internazionale perfettamente consolidato nel contesto; i materiali sono accostati per nobilitare superfici, texture e trasparenze, all’interno di un progetto cromatico armonico inserito nel verde della natura; le dimensioni sono importanti, con volumi che si sviluppano accorpandosi ortogonalmente per dar vita a una residenza di grande prestigio. Nasce attorno a questi valori la villa progettata dall’architetto Luca Pignata a Carmel-by-the-Sea in California, la cittadina affacciata sull’oceano Pacifico dall’innata vocazione artistica nella natura rigogliosa della

penisola di Monterey. Pietra, legno, vetro e metallo definiscono l’involucro dell’edificio dalla geometria regolare, disposto su due livelli e integrato nel terreno con leggeri cambi di quota che assecondano il dislivello.

Sono le trame dei materiali – la pietra, il legno, i profili metallici, il vetro – a caratterizzare le facciate dall’andamento orizzontale scandito da moduli verticali e dall’alternanza di pieni e vuoti. All’interno della villa gli ambienti sono ampi e fluidi, la luce naturale entra copiosa dalle ampie vetrate. Più in generale il quadrato è l’elemento geometrico che regola tutta la composizione. Lo si evince dal caratteristico soffitto in legno

che ripropone il tema classico dei cassettoni e si sviluppa anche in aggetto e in alcune porzioni di facciata ma anche dalle vetrate, nelle quali il modulo si ripete a definire una griglia regolare. All’esterno, il rapporto con il giardino è mediato da terrazzi e spazi all’aperto arredati per godersi la vita open air nel massimo relax. Gli arredi per esterni si integrano con il progetto del verde, con i percorsi in pietra, con le piante e le essenze scelte, per esaltare la connessione tra architettura e natura. www.seccosistemi.com

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Le finestre con profili scuri in alluminio, che combinano estetica e funzionalità, danno un senso di uniformità alla vivace facciata dell’hotel NH Milano Corso Buenos Aires riqualificato dallo Studio Pola. Foto courtesy Finstral.

[ 168 ] IOARCH_111 › DESIGN DELLA TRASPARENZA
Località Milano Progetto architettonico Studio Pola Edoardo Ticozzi, Sara Fontana Serramenti Finstral Sistemi Slim-line con triplo vetro a controllo solare Sun-Control. Controtelai FIN-Fix

Le aperture della nuova facciata fanno emergere i vantaggi di una produzione altamente industrializzata con certificazioni controlli e standard di alta qualità. Una progettazione studiata nel dettaglio e realizzata ad hoc

FINSTRAL

Un hotel, tre edifici, due linguaggi architettonici

Tre diversi edifici storici degli anni Trenta con altezze diverse sono stati riqualificati e trasformati in un unico complesso alberghiero dallo Studio Pola. Nell’hotel NH Milano di Corso Buenos Aires, 101 camere, coesistono così due linguaggi architettonici: storico e contemporaneo. A livello estetico, le finestre fungono da collegamento tra le parti vecchie e nuove dell’architettura. I serramenti, con i loro profili scuri in alluminio, sono l’unico elemento di continuità tra vecchio e nuovo. La facciata è già di per sé molto vivace con il suo carattere contemporaneo e al tempo stesso storico. A ciò si aggiunge un’ulteriore

particolarità: le superfici cambiano colore nel tempo grazie a una speciale lega di ottone brunito, con tonalità che variano da calde a fredde in base al riflesso del sole. Con i profili classici slanciati della linea di design Slim-line, caratterizzati da forme moderne e squadrate, le finestre sono quindi le mediatrici tra i due linguaggi architettonici della facciata. All’interno, grazie al sistema modulare di Finstral sono stati combinati profili anta in legno massiccio scuro con telai in alluminio.

La posizione affacciata su una strada molto trafficata ha imposto poi un isolamento acustico particolarmente elevato. L’impiego del triplo

vetro consente di abbattere il rumore fino a 42 dB e di ottenere un isolamento ottimale con una trasmissione luminosa molto ridotta. Le finestre sulla facciata sud, unico lato esposto a un forte irraggiamento, sono state dotate di un triplo vetro Sun-Control in grado di offrire un’efficace protezione dal calore con un valore ‘g’ di 0,36. Il controtelaio FIN-Fix infine ha semplificato il montaggio: tutti i dettagli tecnici per l’applicazione di allargamenti, attacchi termoisolati di bancali e guide di scorrimento per sistemi oscuranti sono già integrati. www.finstral.com

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Sistemi

con anta a scomparsa

Aws 75 Bs.Hi. Sistema alzantescorrevole in alluminio Schüco Ase 60. Sistema per porte in alluminio Schüco Ads 75.Si Serramentista Artinfissi 2

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Località Cesena Progetto architettonico Studio Belliarch. Maurizio Belli
› DESIGN DELLA TRASPARENZA
per finestre in alluminio Schüco

Le aperture semplici e nette incorniciate dai sottili profili in alluminio degli infissi, insieme al portico e alla loggia,

caratterizzano il prospetto e creano spazi abitativi godibili in ogni periodo dell’anno. Foto ©Daniele Domenicali.

Grazie agli scorrevoli di ampie dimensioni l’outdoor si apre alla vista dal soggiorno. Per i profili interni ed esterni dei serramenti in alluminio è stato scelto il colore grigio-nero opaco, dal forte impatto visivo

SCHÜCO ITALIA

Geometrie semplici e nette in continuità tra interno ed esterno

Maurizio Belli di Studio Belliarch si è occupato del progetto di un nuovo edificio residenziale bifamiliare alle porte di Cesena: due volumi sviluppati su piani distinti, per una superficie complessiva di oltre 400 mq. La morfologia dell’edificio è stata ragionata con l’obiettivo di instaurare un dialogo continuo tra interni ed esterni: geometrie semplici e nette, coperture piane, un grande portico e un’ampia loggia caratterizzano il prospetto e creano spazi abitativi godibili tutto l’anno.

La facciata si distingue per una bicromia complementare: intonaco bianco su cappotto per il primo piano; tonalità antracite per il piano terra, muratura e dettagli: pensiline, banchine

e soprattutto i sottili profili in alluminio degli infissi Schüco personalizzati in grigio-nero opaco. Sono proprio i serramenti a plasmare e caratterizzare la forma dell’architettura: in questo contesto, diventano un vero e proprio elemento di interior design, da cui dipende l’armonia complessiva della costruzione. Per caratterizzare fin dall’ingresso lo stile della casa e contribuire alla sicurezza degli ambienti, sono stati scelti i sistemi per porte in alluminio Schüco Ads 75. Per le finestre, sono stati utilizzati i sistemi in alluminio Schüco Aws 75 Bs.Hi (Block System) con anta a scomparsa. All’esterno, l’anta a scomparsa con telaio fisso permette l’integrazione completa dell’infisso nella

muratura. Per la realizzazione delle pareti vetrate delle zone living e camere da letto sono stati utilizzati otto sistemi Schüco Ase 60, soluzioni in alluminio alzanti-scorrevoli configurati, in questo caso, con anta apribile e specchiatura laterale fissa. Grazie ai profili di anta estremamente snelli, gli scorrevoli hanno consentito di massimizzare la quantità di superficie vetrata. Il montante centrale di soli 40 mm, inoltre, garantisce una visuale continua sul panorama. Anche la configurazione con soglia 0-Level a filo pavimento favorisce la connessione tra indoor e outdoor.

www.schueco.it

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Località Swieqi, Malta Progetto architettonico Ian CutajarFalzon and Cutajar Associates Sistemi D&V Serramenti Melissa EasySlide HS 70, Ase 60
› DESIGN DELLA TRASPARENZA
Messa in opera finestre S Gerada Bros

D&V SERRAMENTI

Villa Madliena, luminosità e trasparenza

Aperture sul Mediterraneo e una luminosità che avvolge ogni ambiente: sono queste le caratteristiche che definiscono Villa Madliena, il progetto residenziale dello studio di architettura Falzon and Cutajar Associates nell’omonima area di Madliena, nella città di Swiequi, a Malta. Realizzata dall’impresa edile S Gerada Bros, la villa si distingue per un design contemporaneo, dove la massima enfasi è posta sulla trasparenza grazie alle ampie vetrate realizzate da D&V Serramenti. Non semplici aperture, ma vere e proprie finestre sul mondo, che incorniciano la bellezza del paesaggio circostante e inondano gli spazi interni di luce naturale. Alcuni serramenti selezionati sono

in alluminio per il design pulito ed essenziale, l’estrema flessibilità di utilizzo e la grande robustezza meccanica e antieffrazione. In questo progetto, per valorizzare tutti questi aspetti, è stato scelto il sistema Ase 60 che garantisce una combinazione perfetta tra architettura e tecnologia. Altri serramenti sono in Pvc: materiale che grazie all’evoluzione tecnologica dei sistemi produttivi è in grado di conciliare prestazioni energetiche e personalizzazione. I serramenti in Pvc di D&V possono essere realizzati in qualunque formato e finitura, con pellicole e verniciature che permettono di inserirsi perfettamente in ogni contesto.

Le ampie vetrate realizzate da D&V Serramenti offrono un effetto panoramico garantendo isolamento termico e versatilità per ogni esigenza architettonica con l’obiettivo di creare un dialogo continuo tra l’interno e l’esterno dell’abitazione

Lo sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche permette di ridurre l’ingombro dei profili al minimo, per assicurare un design contemporaneo e moderno. Tutti gli infissi D&V sono realizzati con Pvc rigenerato per avere il minimo impatto ambientale, sono sicuri e garantiscono un notevole risparmio grazie alla loro elevata capacità di isolamento. Per la residenza di Malta, sono stati scelti il sistema Melissa, il più duttile tra i sistemi D&V in Pvc e il sistema EasySlide HS 70, uno scorrevole dalle sezioni ridotte e con la soglia a filo pavimento.

www.dvserramenti.it

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Le ampie finestre panoramiche di Italserramenti sono il punto focale del progetto e consentono una stretta connessione con il lago e il paesaggio

ITALSERRAMENTI

Villa con vista sul lago di Garda

Costruita negli anni Cinquanta, la seggiovia che collegava Salò, sul lago di Garda, a una località poco sopra, sul monte San Bartolomeo ebbe poco successo e fu letteralmente sradicata da Salò e rimontata sopra Brentònico sulla tratta La Polsa-Postemòn. Oggi, al posto di quella seggiovia, su un terreno di 10.000 mq – di cui 3.000 mq di giardino e 7.000 mq di bosco – è sorta Villa Seggiovia, che permettere di vivere il lago dall’alto, ammirando scorci non visibili da terra o dall’acqua. Terminata nel 2023, la villa, chiamata anche Villa In nity, è una struttura monofamiliare molto ampia dalle linee pulite che si sviluppa su 3 piani di 180 mq, collegati tra

loro da un ascensore interno. Grandi vetrate e volumi poco pronunciati circondano gli ambienti progettati in stile contemporaneo. È la vista a fare di questa villa un luogo speciale. E per mantenere una stretta connessione con il paesaggio circostante, le ampie nestre panoramiche che si affacciano sul lago e la luce naturale sono stati punti focali del design. Italserramenti ha progettato, fornito e montato tutti i serramenti della residenza, in particolare le nestre scorrevoli in alluminio. Per soluzioni di grandi luci e sezioni dei serramenti no a 28 mm o per un’apertura totale delle vetrate la risposta ideale è stata il serramento in alluminio sia nelle

grandi vetrate della zona giorno o delle camere sia nell’importante ingresso a doppia altezza. Tutte le vetrate sono altamente resistenti agli inquinanti atmosferici e hanno ottime proprietà di isolamento termico e acustico. Inoltre sono molto sicure: il vetro temperato è un tipo speciale di vetro che utilizza un trattamento termico per comprimere la super cie e resistere alle sollecitazioni meccaniche e agli shock termici.

Tutte le vetrate Italserramenti sono made in Italy e certi cate secondo la normativa nazionale italiana. www.italserramenti.it

[ 174 ] IOARCH_111 › DESIGN DELLA TRASPARENZA

AluNext può ospitare sia il doppio che il triplo vetro, no a uno spessore di 50 mm. È un sistema da 76 mm, disponibile nella versione a due guarnizioni (AD) o tre (MD), progettato per assicurare la massima semplicità durante la lavorazione e la posa.

Due componenti per dar vita a un sistema dalle alte prestazioni due materiali riciclati per unire sostenibilità attenzione all’ambiente e al comfort. AluNext di Kömmerling è un serramento evoluto funzionale e performante per l’abitare contemporaneo

KÖMMERLING ITALIA

Un sistema ibrido dove prestazioni ed estetica si uniscono

Grazie all’accoppiamento di alluminio e pvc riciclati, AluNext di Kömmerling Italia, parte del gruppo internazionale pro ne Group, è il primo sistema ibrido evoluto dalle alte prestazioni, nato dall’unione di due materiali riciclati e dall’innovazione tecnologica dell’azienda. Questo serramento con anima in Pvc, rivestita sia internamente che esternamente in alluminio, riesce a garantire un perfetto mix di performance e attenzione alla resa estetica del prodotto e l’eleganza che il metallo è in grado di dare.

Linee pulite e rigorose, immagine contemporanea che si af anca a caratteristiche

tecniche come l’alto livello di isolamento termico e acustico, che portano benessere nell’ambiente di utilizzo.

AluNext è un sistema da 76 mm disponibile nella versione a due (AD) o tre guarnizioni (MD) progettato per assicurare la massima semplicità durante la lavorazione e una grande facilità di posa. A partire dalla costruzione del serramento, molto sempli cata grazie alla fornitura delle barre già assemblate e alla possibilità di integrare qualsiasi tipologia di ferramenta e accessori, comprese le cerniere a scomparsa. La qualità della saldatura contribuisce a migliorare l’eleganza del

serramento, che si caratterizza ulteriormente grazie alla presenza di dettagli come il fermavetri, proposto nella medesima tonalità del pro lo.

Questo è reso possibile dall’alluminio, che offre ampie possibilità di personalizzazione con palette cromatiche customizzabili dal cliente per inserirsi in modo coerente in spazi diversi tra loro per stile e caratteri architettonici. www.kommerling.it

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L’architetto

Lorenzo Guzzini ha scelto per Villa Molli finestre

portefinestre e porte d’ingresso

Metra Building

METRA

Casa con vista a mezza costa, tra lago e montagna

Il terreno in cui si inserisce la villa, situata a Sala Comacina, sponda ovest del lago di Como, ha una doppia inclinazione: da ovest ad est e da sud verso nord. Inoltre, la magnifica vista sull’Isola Comacina è peculiare, perché non frontale al terreno, bensì spostata su un lato. L’insieme di queste percezioni ha generato l’idea di composizione dell’architetto Lorenzo Guzzini, che ha realizzato due volumi più alti alle estremità del lotto, collegati a piano terra da un grande salone e al piano primo da una terrazza. Il rispetto delle pendenze del luogo ha ridotto al minimo gli scavi e ha consentito di sviluppare il salone interno su tre livelli differenti, che diventano cinque considerando solarium e piscina. Internamente

la tensione e la drammaticità del racconto spaziale è data dal passaggio ‘compressione e dilatazione’ tra zona notte e zona giorno e dal continuo passaggio da luce a ombra e da ombra a luce nei percorsi che rendono vivi gli spazi. Una scelta che genera una percezione del lago sempre differente: da una visuale aerea dal gradone cucina, in cui dalla finestra si gode della vista unicamente dell’acqua del lago, fino alla scoperta del cielo sul gradone del salotto, resa possibile grazie all’inserimento di serramenti Metra linea Minimale. Il dettaglio del rivestimento in pietra deve molto alle costruzioni tradizionali del luogo: tetto e facciata si confondono e il solo gesto di

inclinazione delle falde genera una variazione sul tema che trasforma gli spaccati di facciata alti due centimetri in lastre. Innovazione tecnologica, tradizione costruttiva e invenzione di linguaggio si fondono. www.metrabuilding.com

Serramenti a battente Linea Minimale, serie NC 65

HES Slim

Serramenti scorrevoli Linea Minimale, serie NC-S

120 STH Slim

Porte d’ingresso Serie NC 75 HES

Installatore Alustar Serramenti

Progettista Lorenzo Guzzini

[ 176 ] IOARCH_111 › DESIGN DELLA TRASPARENZA

UNIFORM

Estetica

La serie magis40 di Uniform mantiene inalterate tutte le peculiarità del sistema base uni_one, con l’aggiunta di profi li in legno estremamente sottili e minimali grazie ai quali è possibile ottenere una maggiore luminosità all’interno degli ambienti.

Il modello open-in magis40 si completa con una soluzione alzante scorrevole, denominata HS-magis40.

La componente dell’anta in legno con sezione a vista di soli 40 mm e la ferramenta a scomparsa completamente invisibile garantiscono un impatto estetico essenziale, lasciando grande spazio alla superfi cie vetrata ma allo stesso tempo defi nendo in modo

preciso una fi nestra sobria ed elegante. Il sistema è infatti studiato in ogni dettaglio per garantire un’immagine sofi sticata sia nella vista esterna che interna, grazie al sistema di chiusura a scomparsa degli elementi fi ssi e il profi lo dell’anta senza battute, entrambi brevettati da Uniform.

Ulteriore pulizia formale è data per le nuove costruzioni dall’installazione fi lomuro, che nasconde completamente il telaio in legno, e dall’utilizzo di coprifi li sovraintonacabili in caso di lavori di ristrutturazione.

Design e prestazioni raggiunte grazie alla qualità delle lavorazioni, all’avanzata tecnologia utilizzata, all’attitudine progettuale

Profili in legno dalle sezioni minimali estreme che garantiscono un’estetica contemporanea agli ambienti massima quantità di luce naturale e prestazioni di alto livello sotto ogni aspetto. magis40 è il sistema con tecnologia uni_one di Uniform

dell’azienda. Tra i risultati importanti raggiunti, nel caso di magis40, c’è il valore di isolamento termico Uw = 0,72W/m²K.

Questo serramento garantisce inoltre un ottimo isolamento acustico, la resistenza ai colpi di vento e alla permeabilità all’acqua e all’aria.

www.uniform.it

[ 177 ] IOARCH_111
contemporanea, pulizia formale e alte prestazioni

Grazie alle sue prestazioni isolanti FTU-V U5 di Fakro assicura il più alto livello di comfort in mansarda.

Disponibile anche in versione

elettrica Z-Wave

FAKRO

Benessere e luce naturale anche in mansarda

Con l’obiettivo di implementare il benessere abitativo all’interno delle mansarde e illuminarle per renderle più vivibili e funzionali, Fakro propone il serramento Ftu-V U5, realizzato con il sistema thermoPro, capace di abbassare la trasmittanza termica e migliorare così l’effi cienza energetica, aumentando l’impermeabilità all’aria. Il sistema di ventilazione V40P è integrato alla fi nestra e consente un ricambio d’aria ottimale anche quando è chiusa.

Presenta un doppio vetrocamera U5,

composto da tre vetri temperati e due intercapedini riempite con gas nobile cripto, che permettono al modello Ftu-V U5 di raggiungere un valore di trasmittanza termica pari a Uw=0,97 W/m²K.

Le performance energetiche soddisfano quindi i requisiti richiesti dalle normative italiane per tutte le zone climatiche del Paese, fi no all’indice di severità più alto (la classe F). L’essenza del serramento è il legno di pino impregnato sottovuoto e rifi nito con vernice poliuretanica bianca. La superfi cie vetrata è

ampia ed è personalizzabile con accessori Fakro: tende parasole, tende oscuranti od ombreggianti, tende plissettate.

Le cerniere sono poste a metà altezza della fi nestra, dotata di tecnologia TopSafe, utile per una maggiore resistenza contro l’effrazione. Il battente del serramento può ruotare di 180° ed è caratterizzato da un mirato sistema di bloccaggio, così da permettere operazioni di pulizia più agevoli e sicure. www.fakro.it

[ 178 ] IOARCH_111 › DESIGN DELLA TRASPARENZA

EKU

L’evoluzione del serramento minimale

Perfektion Minimal 6005 di Eku Sistemi, brand del Gruppo Profilati, combina estetica e tecnologia, design minimale e luminosità naturale. L’evoluzione di questa gamma è il primo sistema in alluminio presente sul mercato realizzato in lega Aw-6005 che permette di ridurre notevolmente lo spessore visibile dell’alluminio con dimensioni minime e con una resistenza strutturale unica. La lega 6005 non è di per sé indicata per realizzare profili complessi ma, grazie ai nuovi impianti di estrusione e all’esperienza

Perfektion Minimal 6005 ha un cuore rosso: sono le squadrette per la giunzione angolare del telaio e dell’anta per il perfetto allineamento della battuta nell’angolo. Questo tipo di finitura assicura una maggior resistenza alle corrosioni e durata nel tempo.

pluridecennale nel settore, è stato possibile ottenere un sistema che si distingue per l’alta lavorabilità e l’elevata resistenza alla corrosione, che garantisce una resistenza meccanica incrementata del 40%, a fronte di un ingombro di soli 58 mm tra anta e telaio. Attraverso un processo di estrusione ottimizzato e brevettato, è stato possibile ridurre nettamente la parte a vista dei profili. Apribile sempre fi no a 180 gradi, offre un alto livello di prestazioni: isolamento termico e acustico, resistenza ai fattori ambientali,

Le caratteristiche del primo serramento minimale a taglio termico in lega dura di alluminio

Perfektion Minimal 6005 soddisfano le qualità estetiche fino a oggi riservate esclusivamente agli infissi realizzati con altri materiali grazie all’elevata resistenza meccanica della lega En Aw-6005a

sicurezza all’effrazione, lunga durata e funzionalità nel tempo.

Gli infi ssi di Eku limitano la dispersione di calore e, di conseguenza, riducono i consumi e le emissioni di anidride carbonica. Inoltre, in un’ottica di economia circolare che riduce costi e risorse di produzione, l’alluminio è un materiale riciclabile al 100% e per infi nite volte, senza cedere nessuna delle sue proprietà originali.

www.eku.it

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Le tende Pellini sono dotate di tessuto

alluminizzato filtrante

Verosol SilverScreen con una riflessione solare dell’82% un’emissività IR dello 0,05 e un fattore di apertura del 3%

Spark One e Spark Two protetti dalle tende motorizzate

L’area di Santa Giulia, in prossimità della stazione ferroviaria e metropolitana di Rogoredo a Milano, è interessata da un importante progetto di rigenerazione urbana, di cui fanno parte gli edifi ci Spark One e Spark Two, progettati rispettivamente da Progetto Cmr e Wip Architetti.

Interventi che mirano a raggiungere i più elevati standard dal punto di vista energetico, tanto che l’intero Spark Busines District ha raggiunto il rating di 5 stelle del Global Real Estate Sustainability Benchmark (Gresb) e nello specifi co, gli edifi ci Spark One, Spark Two e Spark 3 possono vantare la certifi cazione Leed Neighborhood Gold.

Inoltre, Spark One e Spark Two vantano attualmente la certifi cazione Leed Core&Shell Platinum; Spark One è anche certifi cato Well Gold, mentre Spark Two è in fase di ottenimento della medesima certifi cazione. Risultati conseguiti anche grazie alle schermature da interno Tende e Sistemi Pellini, progettate e installate in Ati con Omnitex: soluzione ottimale per edifi ci con facciate quasi interamente in vetro, completate da pale frangisole dalle forme mutevoli e da cornici marcapiano che conferiscono dinamismo ai prospetti.

Data la presenza di un’ampia superfi cie vetrata, le oltre 2mila tende a rullo Latemar Motore

Pellini utilizzate si sono rivelate fondamentali per garantire le proprietà isolanti necessarie e preservare, allo stesso tempo, il contatto visivo con il panorama esterno. In alcuni ambienti, come ad esempio nelle sale riunioni, l’esigenza di oscuramento totale ha portato invece all’impiego del tessuto metallizzato blackout Verosol 890, il cui rivestimento esterno con molecole di alluminio, analogo a quello della versione filtrante, conferisce uniformità estetica alla facciata. www.pellini.net

[ 180 ] IOARCH_111 › DESIGN DELLA TRASPARENZA
PELLINI Immagini courtesy Lendlease. Foto ©Diego De Pol

Con Imago++ le prestazioni legate a scorrevolezza

comfort abitativo isolamento termico e sicurezza sono garantite anche in caso di aperture ad elevate dimensioni

Imago++ profili sottili, più luce naturale

Telaio più sottile, profilo impercettibile, più vetro e spazio alla luce naturale: Imago++ nasce da un percorso di ricerca condotto da AGB, focalizzato su due obiettivi: migliorare le performance funzionali e l’estetica del design. Il sistema di ferramenta per alzanti scorrevoli minimali garantisce prestazioni eccezionali per scorrevolezza, comfort abitativo, isolamento termico e sicurezza anche in caso di aperture a elevate dimensioni con profili ridotti al minimo. È la visione alternativa ed evoluta rispetto a quella già ampiamente conosciuta nel panorama degli alzanti scorrevoli, dove la principale novità è data dal posizionamento del maniglione: posto lateralmente in

corrispondenza del nodo centrale, non interferisce con l’impacchettamento delle ante, così da ottenere superfici apribili più grandi a parità di foro architettonico e realizzare serramenti a due, tre, quattro o più ante scorrevoli.

I serramenti possono essere realizzati in legno, legno/alluminio e alluminio, grazie alle ridotte dimensioni dei suoi componenti. www.agb.it

[ 181 ] IOARCH_111
AGB

The Architecture of Public Space

Maria Claudia Clemente

Francesco Isidori

Park Books, Zurigo, 2023 468 pp, En, Ill, 59 euro ISBN 978-3-03860-311-5

LA GENEROSITÀ DELL’ARCHITETTURA

In grande formato e ricco di fotografie e disegni, The Architecture of Public Space, concepito e scritto dai fondatori di Labics Maria Claudia Clemente e Franceso Isidori con un contributo critico del professore Marco Biraghi, è un libro meraviglioso, che non dovrebbe mancare in nessuna biblioteca, per la semplice ragione che ci aiuta a comprendere la bellezza delle città italiane. E lo fa con lo sguardo di due architetti che hanno avuto più di un’occasione per confrontarsi con l’architettura storica, come quella che il volume prende in esame. Recente ad esempio il loro intervento di riqualificazione di Palazzo dei Diamanti

di Ferrara. Ma perché è un libro così importante? Perché svela un segreto che è sotto gli occhi di tutti: la bellezza delle città italiane dipende dalla qualità degli spazi pubblici, aperti e fruibili da tutti. E per converso rende evidenti le ragioni del declino che il paesaggio costruito ha subito e continua a subire negli ultimi due secoli, ovvero la subordinazione dello spazio alle ragioni della produzione edilizia privata, del commercio e della finanza (ma gli investitori più accorti già lo sanno). Così, nel libro questa bellezza intrinsecamente italiana, che è storica ma talvolta riesce ancora ad essere contemporanea, viene sistematizzata

raggruppando i trentadue casi che alzati, viste assonometriche e piante a tutta e doppia pagina approfondiscono in una serie di categorie tipo-morfologiche: piazze (ovviamente), portici, logge, gallerie, piazze coperte, corti urbane, scalinate, terrazze urbane (è il caso della piazza Grande di Gubbio e del bastione di Saint Remy a Cagliari), ponti, ‘stanze’ urbane, recinti che definiscono ambiti.

Per la Biennale da loro curata nel 2018, Yvonne Farrell e Shelley McNamara avevano scelto come tema la generosità dell’architettura. Eccola, la generosità dello spazio pubblico che ha reso bella l’Italia.

IL FUTURO DEI MUSEI

Museum Seed

The futurability of cultural places

Ico Migliore, Mara Servetto Electa, Milano, 2024 160 pp, Ita/En, Ill, 29 euro ISBN 978-8-89282-564-2

Nel corso di anni di ricerca e pratica lo studio Migliore+Servetto ha operato su innumerevoli allestimenti museali, dall’Adi Design Museum di Milano al Museum Chopin di Varsavia alla nuova ala del Museo di Storia Naturale di Milano. Questo libro, firmato e progettato da Mara Servetto e Ico Migliore è un’ulteriore occasione di riflessione sul tema, nata inizialmente da un convegno organizzato dall’Ambasciata d’Italia a Seoul e dall’Istituto Italiano di Cultura di Seoul svoltosi in Corea del Sud lo scorso ottobre. Il titolo si riferisce al modo con cui approcciarsi a un luogo di cultura: «come un seme – afferma Ico Migliore – il museo deve essere capace di innestarsi nel tessuto urbano e sociale del territorio per rendersi attivatore di nuovi comportamenti». Il che richiede una diversa progettualità, aperta

all’evoluzione delle tecnologie del racconto e nella quale progetto di architettura, design e grafica convergano per aprirsi a forme di accessibilità e inclusione inedite e coinvolgenti.

Per ampliare l’indagine il volume –organizzato in otto capitoli che dalla mera logica della conservazione conducono a quella della narrazione e arricchito da immagini di allestimenti museali e installazioni ambientali internazionali realizzati dallo studio – chiama a raccolta molteplici voci del mondo della cultura e del progetto, italiane e coreane. Chiude il volume una postfazione di Fulvio Irace, che si interroga su come sia possibile e necessario ripensare il museo oggi, nell’era di una rivoluzione ipermediatica che ha invaso gli spazi culturali con una sensorialità tattile e immersiva.

[ 182 ] IOARCH_111 › DESIGNCAFÈ

elements Colore

Il colore è una componente fondamentale del progetto. Neutro o vivace, caldo o freddo, dialoga con la luce e con i materiali.

Le cartelle colore nelle varie tonalità, gradazioni e accostamenti sono sempre più ampie e curate per accessori, arredi, rivestimenti.

In queste pagine la nostra selezione per illuminare e dare personalità agli ambienti.

Sopra, Odili Donald Odita - The Edge, 2024 - Secci Gallery - Via Olmetto 1, Milano - Courtesy The Artist and Secci Foto ©Stefano Maniero

DND

CRISALIDE. La maniglia disegnata da Elena Salmistraro ri-immagina in chiave contemporanea la classica maniglia in porcellana: ne conserva il corpo decorato, che trae ispirazione dalle ali delle farfalle da cui prende il nome, ma semplificandone le forme soprattutto la sfera di chiusura. Nell’immagine, la versione in nero e porcellana lucida decorata. www.dndhandles.it

URBANTIME

OCTOPUS. La composizione, disegnata dallo studio Basaglia + Rota Nodari, art director del brand di Diemmebi, è formata da un tavolo coordinato e dalle sue quattro sedute – quattro cubi di tubo piegato – che si snodano come tentacoli. La soluzione ha struttura in acciaio zincato a caldo, verniciato in molteplici colori in polveri di poliestere per garantire un’ottima durata in ogni condizione atmosferica. www.urbantime.it

S CAB

HYPPO. La famiglia di coffee table per l’outdoor progettata da Meneghello Paolelli nasce dall’unione della gamba in alluminio e del piano slim, realizzato con un nuovo laminato colorato in pasta. I colori in finitura mat – ocra, carminio, verde quarzo e verde petrolio – sono saturi per creare composizioni armoniche di tavolini. www.scabdesign.com

USM MODULAR FURNITURE

USM HALLER. Sono 14 i colori delle composizioni modulari caratterizzate da struttura in acciaio cromato e pannelli in metallo verniciato a polveri. Oltre che con i pannelli colorati, è possibile personalizzare il sistema d’arredo inserendo scaffali in vetro, ante su misura, cassetti e altri accessori. www.usm.com

[ 184 ] IOARCH_111

2003

il suo studio a Monaco di Baviera, ottenendo riconoscimenti per la competenza nello sviluppo, produzione e progettazione di arredi contemporanei. www.diezoffice.com

Dinamismo, comfort e impilabilità per garantire la necessaria flessibilità

La progettazione di Fuld è iniziata da un’osservazione precisa, ci spiega Stefan Diez, gli ambienti di lavoro sono caratterizzati da elevata flessibilità e cambiamento costante. Gli spazi servono a scopi ibridi: lavoro di squadra o individuale, riunioni o eventi. È qui che nasce questa sedia, che si sposta facilmente e senza sforzo l’una nell’altra, come un carrello della spesa. Lo schienale e i braccioli continui garantiscono

PARÀ

TEMPOTEST STARHOME BLUE

STAMPATO. Certificato Grs, il tessuto è il primo poliestere riciclato stampato con coloranti dispersi che si caratterizza per un’ottima stabilità alla luce e alle condizioni atmosferiche. Realizzato attraverso un processo sostenibile, ha una grande resistenza alla trazione e alle cuciture. www.para.it

HERMAN MILLER

una seduta comoda e si incastrano perfettamente come una forma positiva-negativa. Nel nostro studio generalmente sviluppiamo prodotti con un focus sulla sostenibilità ambientale e sociale sia nella produzione sia nell’utilizzo. Per me Herman Miller incarna questi valori come pochi altri marchi orientati al design e impone requisiti sempre più severi.

Stefan Diez

FULD. Progettata da Stefan Diez, la prima sedia salvaspazio impilabile orizzontalmente del marchio evita la tipica forma a X per un’elegante Y rovesciata con bracci tubolari. Fuld utilizza la tavolozza dei colori dell’azienda, in combinazioni monocromatiche o accostando due diverse tonalità della seduta e dello schienale. www.hermanmiller.it

PEDRALI

NARÌ. La seduta per outdoor disegnata da Andrea Pedrali richiama le sedie da giardino in ferro battuto anni Sessanta dell’azienda. Si caratterizza per la solida struttura in acciaio e l’intreccio realizzato in estruso di pvc con anima in nylon, resistente agli agenti atmosferici, che avvolge i braccioli e lo schienale in marrone, miele, verde, beige. www.pedrali.com

[ 185 ] IOARCH_111
Nel Stefan Diez ha fondato
elements Colore
Foto ©Andrea Garuti - art direction Studio FM - styling Studio Salaris

MANERBA

KOKORO. Il versatile sistema di sedute disegnato da Federica Biasi si è gradualmente arricchito di nuovi elementi, fino a comprendere oggi divani, poltrone, panche, tavoli e tavolini, working box e pannelli divisori per creare alcove. Per i rivestimenti è ampia la scelta di tessuti ecofriendly in diversi colori. www.manerbaspa.com

L’ampia gamma di pannelli ed elementi fonoassorbenti del marchio nato dall’esperienza di Lamm consente diverse tipologie di applicazione: a soffitto, a parete o free-standing. Il rivestimento, in tessuto sfoderabile, può essere scelto in diversi colori – tonalità vivaci, neutre e pastello – o con stampe realizzate ad hoc. www.carusoacoustic.com

FRASCIO

SEPPIA. Per la maniglia progettata da Marcello Cutino di Bcf Design ispirandosi all’osso di seppia è il colore a essere protagonista. La forma organica della presa prende infatti significato con il colore e ne diventa sua essenza. È stata condotta un’analisi dello spettro per individuare una palette cromatica di tonalità che non risente delle mode.

www.frascio.it

B-LINE

BOBY. Progettato nel 1970 da Joe Colombo e rimesso in produzione dall’azienda padovana nel 1999, l’iconico carrello in ABS è composto da moduli con cassetti e ripiani, è montato su 5 ruote piroettanti e offre 4 soluzioni in termini di altezza con diverse configurazioni, per un totale di 14 possibili modelli. Sette i colori disponibili.

www.b-line.it

[ 186 ] IOARCH_111
CARUSO ACOUSTIC Foto ©Omar Sartor

I progetti della designer spagnola

Patricia Urquiola spaziano dal design di oggetti agli interni, dall’architettura agli allestimenti. Il suo lavoro si ispira ai materiali, alle tecniche e alla tradizione figurativa della sua terra d’origine, reinterpretati in chiave contemporanea. www.patriciaurquiola.com

L’uso del colore come strumento fondamentale di progettazione

La Haworth Cardigan Lounge dimostra l’importanza dello studio cromatico nei progetti di industrial design: la seduta integra le emozioni dei colori per creare un’esperienza multisensoriale che si rivolge a vari stati d’animo e scopi all’interno del luogo di lavoro.

Spiega Patricia Urquiola che anche il colore si progetta: “per me è interessante la relazione tra colore e materia, è proprio lì che scatta la mia curiosità. Il modo in cui la luce interagisce con i materiali determina la magia del colore: al buio, tutto si uniforma. Il colore molte volte

ARPER

scappa, altre volte mette in discussione e aggredisce la forma; ma mi interessa soprattutto studiare come la luce dialoghi con l’architettura, lo spazio e gli oggetti.

Mi sorprende come una semplice sfumatura possa trasformare completamente un oggetto. Nel mio lavoro di ricerca, mi interessa esplorare come la scelta dei colori possa valorizzare l’upcycling, dando nuova vita a materiali di scarto e trasformando il ‘non utilizzabile’ in qualcosa di prezioso”.

Patricia Urquiola

HAWORTH

HAWORTH CARDIGAN LOUNGE. Disegnata da Patricia Urquiola, questa poltrona sviluppata in 78 opzioni, conferisce agli ambienti un’identità e li caratterizza secondo le diverse esigenze. Le tonalità vibranti stimolano l’interazione e la collaborazione, quelle più tenui invitano al relax. È una seduta versatile facile da smontare e trasportare che si colloca perfettamente in spazi comuni vivaci o in aree di networking più riservate.

www.haworth.com

LEPAL. La nuova poltrona con scocca arrotondata e morbida seduta imbottita disegnata da Doshi Levien è disponibile con rivestimento in pelle o tessuto mono e bimateriale e base in metallo o legno. La tappezzeria e i componenti interni sono uniti tra loro senza l’uso di colla, rendendola completamente disassemblabile, riparabile e recuperabile al termine del ciclo di vita. www.arper.com

NET. Il sistema disegnato da Raffaello Galiotto è una composizione d’arredo con poltroncine, divanetto e tavolino in resina fiberglass corredati da diversi tipi di imbottiti e adatti a piccoli salotti all’aria aperta, verande e giardini d’inverno. La resina fiberglass trattata anti-uv è colorata in massa nelle cromie bianco, antracite, salice, tortora, senape, corallo. www.nardioutdoor.com

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Foto ©Salva López
NARDI
elements Colore

LACIVIDINA

APPER. La nuova collezione di imbottiti firmata da Antonio Rodriguez è caratterizzata dallo schienale e dal bracciolo che diventano tutt’uno abbracciando la seduta. Si distingue per la capacità di adattarsi a una vasta gamma di contesti, dall’ambiente domestico agli spazi pubblici come alberghi e locali. www.lacividina.com

SIMONSWERK TECTUS. Le cerniere per porte sono pensate in una moltitudine di finiture superficiali per essere perfettamente integrabili in ogni contesto di architettura di interni. Tra le più innovative, le superfici metalliche come il nichel lucido, l’ottone lucido e il nuovo oro rosa (nell’immagine), le cromie del nero lucido e opaco, il bronzo in varie tonalità e l’antracite. Inoltre, è possibile richiedere soluzioni cromatiche personalizzate. www.simonswerk.com

ECOPHON

ECOPHON CLIPSO. Per rivestire e decorare pareti e soffitti, il designer di interni Maxime Ardilouze ha utilizzato il tessuto tecnico texturizzato senza giunti, teso lungo il profilo con una finitura discreta e poi fissato al perimetro della stanza. La superficie visibile è un tessuto a maglia di rivestimento per un assorbimento fino alla classe A. È disponibile in 24 colori, stampe personalizzate e quattro diverse larghezze. www.ecophon.com

CAIMI

MIA. Il pannello fonoassorbente disegnato da Marta Martino si connota per il particolare drappeggio casuale del tessuto applicato a mano. La tecnologia Snowcustom è rivestita con il tessuto acustico Snowsound Fiber 3 Melange, ottenuto dall’insieme di filati composti da fibre chiare e scure, successivamente tinto in pezza. www.caimi.com

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Christophe Pillet Lucidità espressiva e ricerca della semplicità sono i principi chiave del lavoro del designer francese, approccio che si traduce nelle diverse scale del progetto, dall’architettura alla direzione artistica, dall’interior design agli arredi. In Italia ha avuto lunghe collaborazioni con Driade, Cappellini, Emu, Porro, Serralunga. www.christophepillet.com

Una filosofia comune per un legame destinato a durare nel tempo

Ad avvicinare Mara e Christophe Pillet c’è una filosofia comune, basata su un design che unisce un’apparente semplicità formale e un alto livello di tecnologia, ci spiega il progettista francese. In Mara ho trovato un’idea molto moderna dell’uso della tecnologia.

C’è, ma è accuratamente nascosta. La meccanica sparisce e il prodotto risulta perfettamente funzionante. Questa semplicità, questa chiarezza e questa maestria invisibile mi hanno fin da subito conquistato. Abbiamo voluto portare semplicità all’interno del mondo del

lavoro, tradizionalmente complesso ed eccessivamente tecnico: abbiamo immaginato una dimensione office dove domina la quiete, dove lavorare bene è la priorità, dove il valore umano eguaglia, se non supera, quello dell’elemento arredo.

Di solito uso la materia prima con varie lavorazioni del materiale stesso, senza aggiunta di colore. Con Mara è stato diverso perché c’è cui una cultura particolare, molto propria dell’uso del colore.

Christophe Pillet

SEDUS

SE:AIR. La nuova seduta operativa si distingue per il design essenziale e monocromatico:

struttura, membrana, braccioli e rotelle sono realizzati nello stesso colore. Le cromie disponibili sono rosso rubino, blu mezzanotte, verde salvia, bianco e nero. La membrana traspirante per sedile e schienale, con diversi gradi di durezza, supporta posture e movimenti. www.sedus.com

FOIL. Il tavolo è il primo risultato della nuova collaborazione fra il designer francese e l’azienda bresciana uniti dalla ricerca di un design in grado di coniugare semplicità, estetica lineare e un alto grado di tecnologia. Progettato per essere completamente monocromatico, Foil si presta a vivere da solo o in composizioni multiple trasformandosi in un sistema, in versione fissa o piano integrato con spazio portacavi. www.marasrl.it

MILANI

SPAZIOMILANI. Amplia l’offerta dell’azienda specializzata in sedute per l’ufficio e per il contract il nuovo progetto di arredi in metallo studiato con la direzione artistica di Basaglia + Rota Nodari. Nell’immagine, Castore, il sistema di tavoli ideale per accompagnare le sedute Infinito, impilabili e disponibili con o senza braccioli. www.sm-milani.com

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Foto ©Carlos&Dario Tettamanzi MARA

GRUPPO CERDISA RICCHETTI

FRESCO. Gli affreschi delle architetture settecentesche sono le ispirazioni da cui è nata la collezione del marchio del Gruppo Cerdisa Ricchetti. L’aspetto polveroso fa risaltare la matericità e le sfumature cromatiche del rivestimento con 7 tinte e 5 soggetti decorativi. Nell’immagine, la versione in Sage Green con il decoro Damask. www.ricchetti-group.com

SPAGHETTIWALL

MY VENICE. I fiori in più varianti della collezione disegnata dall’artista Antonio Minervini illuminano e colorano lo spazio. Le grafiche, personalizzabili nella dimensione e scala dei disegni, così come nelle cromie, sono realizzate just in time. Nell’immagine, la versione Venice Yellow. www.spaghettiwall.it

BOERO

FERROPIU MICACEO ACQUA Il nuovo smalto antichizzante all’acqua è ideale per decorare, conferendo alle superfici un aspetto metallico simile al ferro battuto anticato impreziosito da riflessi luminosi, e per proteggere dagli agenti atmosferici, garantendo finiture di qualità e durature nel tempo. È disponibile in 42 colori a grana fine e a grana grossa, selezionati a partire dalla collezione 1831- Il Colore Italiano. www.boero.it

GRUPPO BONOMI PATTINI

VALCHROMAT. Pannello in fibre di legno colorato in massa. Le fibre sono impregnate con un colorante organico che, grazie anche ad una particolare resina, conferiscono a Valchromat caratteristiche fisico-chimiche uniche. Disponibile in 11 colorazioni e svariati spessori, è il prodotto ideale per design d’interni, mobilio e rivestimenti. www.gruppobonomipattini.com

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LIUNI

BOLON TATAMI – GRAPHIC. Il pavimento intrecciato di vinile è particolarmente adatto a spazi con traffico intenso quali uffici, negozi e altri locali pubblici dallo stile classico e sobrio. È disponibile in teli, piastre autoposanti e in diverse forme geometriche, con la possibilità di sottofondo acustico per le quadrotte 50x50. Nell’immagine, la cromia Herringbone Cinnamon. www.liuni.com

ARD RACCANELLO

DOMOTICA. L’idropittura lavabile in classe A+ garantisce i massimi standard in termini di riduzione del contenuto di sostanze volatili dannose per la salute e per l’ambiente. Grazie alle sue caratteristiche tecniche, tra cui l’ottima lavabilità e la resistenza all’abrasione, e per il suo aspetto piacevolmente opaco è indicata per finiture di pregio su pareti interne e soffitti. www.ard-raccanello.it

CALCHÈRA SAN GIORGIO

TONACHINO COCCIOPESTO. Finitura storica di pregio a base di calce pura, pozzolane naturali e cocciopesto, dall’effetto finale lisciato o frattazzato a seconda della lavorazione. Tonachino Cocciopesto è una malta preconfezionata in polvere, composta da Calce Pozzolanica Pantheon, cocciopesto derivato dalla frantumazione di laterizi cotti a bassa temperatura e sabbie silicee. Dal classico colore rosato, è una finitura naturale e traspirante, eco-sostenibile e bio-compatibile che garantisce igroscopicità e salubrità agli ambienti. Applicabile sia in interno che in esterno. www.calcherasangiorgio.it

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elements Colore

LA CALCE DEL BRENTA

FRAMMENTI. Dall’unione di due materiali naturali come la calce e il marmo nasce il nuovo rivestimento per pareti dalla superficie tattile e materica. Piccole scaglie di marmo bianco trovano nella calce la loro composizione geometrica dando vita a una finitura ricercata dal design delicato. La collezione è proposta in 6 cromie tenui. www.lacalcedelbrenta.it

SAN MARCO

CONTINUO C646. Tra i quattro color trend identificati da San Marco per il 2024, in collaborazione con Baolab, Digital Sensorial è la palette di viola, gialli e verdi – come la gradazione molto chiara, leggera e fresca Continuo C646 – che si alleggeriscono per permettere una continuità e un’ibridazione con le tinte più neutre e tradizionali. www.san-marco.com

ZAMBAITI PARATI

ATELIS. Nella collezione firmata da Amdl Circle i pigmenti sono “rastrellati” sui fogli da disegno con pettini di legno dai denti larghi o stretti, squadrati o appuntiti creando un linguaggio ispirato ai solchi dei campi coltivati. I colori naturali – rossi, gialli terrosi, bluastri, verdi – e la matericità delle finiture sono rielaborati in digitale, diventando effetti grafici per decorare la superficie delle carte da parati in amido di riso.

www.zambaitiparati.com

MICRO COMPACT. Disponibile con finitura opaca e lucida, il rivestimento continuo realizzato con una particolare base cementizia e inerti naturali offre infinite possibilità di personalizzazione in termini cromatici. Oltre alle tonalità a catalogo, il rivestimento è realizzabile anche nella nuova palette colori Sunset Glow ispirata alle sfumature e all’atmosfera del tramonto. www.isoplam.it

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ISOPLAM Foto ©Matteo Imbriani

LAPILLI DESIGN

MEZZANOTTE. Il nuovo brand della storica Magma Ceramiche rende contemporaneo il tradizionale artigianato della pietra lavica dell’Etna. Tra le diverse linee che si materializzano in concetti di esaltazione del territorio, Mezzanotte rappresenta il tributo all’acqua e al mare. www.lapillilavastone.com

ATLAS CONCORDE

BOOST COLOR. Nel nuovo progetto per rivestimenti a parete è protagonista la palette cromatica realizzata da Piero Lissoni composta da 14 tonalità utilizzabili sia in combinazione tra loro sia con le tonalità delle collezioni di Boost World. Nell’immagine, il mosaico Ruler nel colore Jade che si compone di due tessere di grandi dimensioni: una liscia, l’altra dalla superficie tridimensionale 3D Pleat.

www.atlasconcorde.com

COSENTINO

THE BATHELIER. La gamma di C•Bath, soluzione completa per la progettazione integrata dello spazio bagno, per contesti privati e pubblici, presenta ambienti ispirazionali firmati da designer come Claudia Afshar (nella foto), Remy Meijers, Daniel Germani, Colin Seah e Mut Design, che valorizzano le possibilità e la versatilità delle superfici Silestone, Dekton e Sensa by Cosentino. www.cosentino.com

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elements Colore

L’IMPORTANZA DEL COLORE ROSSO E L’ENERGIA DI OSCAR MURILLO

LE OPERE DELL’ARTISTA COLOMBIANO ALLA GAGOSIAN GALLERY DI ROMA

Marks and Whispers, segni e sussurri, è il titolo della mostra alla sede romana della Gagosian Gallery dedicata a Oscar Murillo che sottolinea la valenza formale, politica e sociale del colore rosso nella pratica degli ultimi quindici anni dell’artista colombiano, noto per le tele monumentali che realizza con elementi cuciti insieme. Aveva iniziato nel 2011 con la serie, tuttora in divenire, Catalyst, nella quale le opere nascono da una matassa di tela saturata con del pigmento sopra la quale viene stesa una seconda tela: con un lungo stilo l’artista trasferisce i segni dall’una superficie all’altra, in un processo esplosivo e integrale.

Anche le opere della serie Manifestation si ba-

sano su questa tecnica, con densi segni gestuali e spessi impasti pittorici stratificati su frammenti di tela cuciti insieme, incarnando la fisicità dell’atto pittorico. In mostra a Roma anche le opere di Scarred Spirits, la serie più recente di Murillo qui presentata per la prima volta, e i disegni Flight, che incorporano ripetute tracce di inchiostro, lettere, parole e numeri disegnati dall’artista durante i suoi viaggi. Dopo l’esposizione romana, che si conclude il 15 giugno, dal 20 luglio al 26 agosto la Tate Modern di Londra esporrà The Flooded Garden, una nuova installazione commissionata a Murillo nell’ambito del programma Uniqlo Tate Play ■

Oscar Murillo, (untitled) transmitters, 2009 (150x180 cm).

©Oscar Murillo. Foto Tim Bowditch e Reinis Lismanis, courtesy l’artista e Gagosian.

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