Speciale Weekend

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Reader’s Bench

Tutto il mondo dei libri su una panchina

Speciale Week End

L’uomo in mare L’orto sul balcone Una colazione sull’erba


Editoriale

Che cosa fate di bello nel weekend, oltre a dedicarvi ai vostri amati libri? Anche lo Staff di Reader’s Bench si è posto la stessa domanda e dalle diverse risposte è venuto fuori questo speciale interamente dedicato a quello che ci piace fare ne tempo libero. Vedrete ce ne sarà per tui i gusti, dallo sport, al prendersi cura di noi stessi, dalla passione per la realizzazione di video a quella di andare in giro per mostre. Suggerimenti per trascorrere nel miglior modo il weekend e naturalmente tanti inviti alla leura. Accomodatevi sulla panchina e approfiate delle idee della nostra rivista per affrontare il weekend che inizia, adesso! Clara Raimondi


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ndice

L’orto sul balcone Eleonora Di Fabio

L’uomo in mare

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Mattia Galliani

Un picnic sull’erba Clara Raimondi

Tom Clancy’s Ghist Recon Diego Rosato

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Appunti di una viaggiatrice in solitaria compagnia

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Floriana Villano

Musei & Co

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Claudio Turetta

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Crochet mon amour Claudia Peduzzi

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Palle gialle Terra rossa Claudio Turetta

Che il calcio torni sport Davide Restelli

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In libreria si riaccendono le passioni Clara Raimondi

Tirate sul regista Ariberto Terragni

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Libri e benessere Clara Raimondi

Krav Maga

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L'ORTO SUL BALCONE Eleonora Di Fabio niziata la bella stagione usciamo tutti dalle nostre case, come tartarughe dal guscio, e spesso ci ritroviamo ad a m m i r a r e balconi fioriti pensando a come sarebbe bello avere in casa tali meraviglie vegetali.

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Pollici verdi si nasce ma è

Il giardino in terrazzi e balconi di E. Feroli e G. Pozzi, Giunti Editore, 128 pagg., 7,90 €

sempre possibile

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essere innaffiate non più di una volta al mese in piena estate e che ci regalano delle fioriture da l a s c i a r c i sbalorditi. Ma una delle mode del momento è quella di avere un piccolo orto sul proprio b a l c o n e . Parliamo di b a s i l i c o , rosmarino, fragole e per i più temerari pomodori, zucchine e melanzane. E' questione prima

ricorrere a qualche espediente per migliorare e allungare la vita delle nostre amiche piante. I più pigri potranno comprare le cosiddette piante stagionali, come geranei, ciclamini e margherite che vengono vendute già in fiore. Basterà sistemarle in un vaso e si otterrà un bel risultato colorato. I più smemorati invece potranno ricorrere alle piante grasse, che necessitano di

L'orto sul terrazzo. Come coltivare frutta e verdura in città. di A. Mitchell e L. Corradini Caspani, Corbaccio, 159 pagg., 19,90 € di tutto di spazio disponibile. In un singolo vaso possono alloggiare anche tre piantine di basilico ma per i pomodori c'è bisogno di un piccolo pezzetto di terra o


sono come gli animali domestici. Non richiamano la nostra attenzione come farebbe un gatto o un cane, ma non possono essere lasciate incustodite per tutte le vacanze estive (fosse anche solo una settimana!).

Coltiviamo la città. Orti da balcone e giardini urbani per contadini senza terra (ManualMente) di M. Acanfora e V. Spagnolo, Ponte alle Grazie, 127 pagg, 9€ di vasi molto più grandi. Fortunatamente p o s s i a m o affidarci a qualche buon manuale per curare i nostri amici verdi al meglio. Gli spazi verdi nelle nostre città e nelle nostre case diventano sempre più esigui quindi q u a l c h e consiglio per gli acquisti può aiutarci ad ottimizzarli. Qualunque cosa decidiate di coltivare bisogna comunque tenere sempre presente che le piante non

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Un picnic sull’erba l brutto tempo, tra qualche giorno, ci abbandonerà per sempre (o almeno fino al prossimo autunno) e si moltiplicheranno le giornate in cui organizzare delle belle scampagnate all’aria aperta. Una passeggiata, un giro in bici o un picnic, tre opzioni da realizzare singolarmente o da racchiudere in un’intera giornata. Se scegliamo di passare una domenica fuori, facciamolo con un minimo di gusto e cerchiamo di trasformare un pranzo improvvisato, in un vero e proprio banchetto. Partiamo dal posto: sceglietene uno che sia veramente circondato dal verde e non accontentatevi di una piazzola di sosta. Una volta scelto il luogo dobbiamo sistemarci nel miglior modo possibile con un comodo e soffice plaid colorato che sistemeremo magari sotto l’ombra di un albero. Nel nostro cestino di vimini metteremo le nostre leccornie ma anche i piatti, i bicchieri e le posate di plastica

Clara Raimondi

rigida colorata che possiamo trovare in ogni negozio di casalinghi. Bandite le stoviglie usa e getta, brutte, scomode e soprattutto non ecologiche. Inondiamo il prato con i colori e i profumi e rendiamo il nostro picnic un’esperienza unica. Il menù non dovrebbe essere niente di pesante o complicato da realizzare con qualcosa addirittura da preparare il giorno prima oppure in pochi minuti. Colorati, freschi e gustosi queste sono le caratteristiche dei piatti che ci porteremo dietro. Non possono mancare naturalmente una buona bottiglie di vino, una macedonia di frutta fresca e un thermos con del té bollente da gustare con un dolcino e con il libro che ci siamo portati dietro.

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Strudel salato con le melanzane La pasta di questo strudel, senza l’aggiunta di grassi animali, è perfetta per i vegetariani e soprattutto può essere preparata in anticipo come lo stesso ripieno. La ricetta dell’impasto l’ho scovata sul sito di Giallo Zafferano ma potrete trovare anche tante altre ricette ne libro si Sonia Peronaci, Le migliori ricette, GialloZafferano (Mondadori, 293 pagg, 16.00 euro).Un antipasto o un piatto unico, da tagliare in pezzi e da inserire in un contenitore. Un antipasto ma anche un piatto unico. Ingredienti: Per la Pasta: 50 ml di acqua tiepida, 125 gr di farina, 1 cucchiaio di olio, un pizzico di sale e 1 uovo, latte per spennellare Per il ripieno: una melanzana grande, 15-20 pomodorini ciliegia, un cucchiaino di concentrato di pomodoro, 2 cucchiai di parmigiano, un bocconcino fior di latte, sale, pepe, 2 cucchiai di olio, origano, 1 spicchio d’aglio L’impasto, senza burro, rimane parecchio croccante e leggero ed evita di utilizzare la solita pasta sfoglia del banco frigo. In una ciotola versate la farina setacciata, l’acqua, l’olio e il sale e lasciatela riposare per una mezz’ora. Intanto lavate la melanzana in pezzi di qualche centimetro, versate l’olio nel tegame e fate scaldare con lo spicchio d’aglio. Buttate le melanzane, salate e fate rosolare, se necessario sfumate con un poco di acqua. Dopo qualche minuto versate in padella anche i pomodorini tagliati in quattro parti e continuate la cottura. Una volta che le melanzane saranno pronte, fate raffreddare. In un ciotola versate le melanzane, l’origano, il parmigiano, il pepe e la mozzarella tagliata a cubetti. Assaggiate di sale e procedete nello stendere la pasta che nel frattempo avrà riposato. Io la stendo attraverso due fogli di carta forno. Una volta steso inserite il ripieno, arrotolatelo e spennellatelo con un pò di latte. Cuocete in forno per 40 minuti a 200 gradi. Insalata di orzo, melanzane e pesto di prezzemolo Questa insalata utilizza di nuovo la melanzana ed è una nuova idea al solito piatto freddo con il riso o la pasta. Un’idea originale anche nell’uso del pesto che questa volta non è realizzato con il basilico ma con il prezzemolo. Ingredienti per 4 persone: 320 gr di orzo precotto, una melanzana grande, 5 pomodorini, un mazzetto di prezzemolo, 3 cucchiai di parmigiano, 4 cucchiai di olio, Mettete l’acqua a bollire e quando avrà raggiunto il bollore buttate l’orzo, salate, e cuocete per circa 12 minuti. Scolate l’orzo e passatelo sotto un getto d’acqua fredda per bloccare la cottura. Sistematelo in una ciotola, salatelo e conditelo con le melanzane, raffreddate, che avrete tagliato a cubetti e cotto in una padella con due cucchiai d’olio. A questo punto aggiungete i pomodorini tagliati in piccolissimi pezzi privati die semi e dell’acqua di vegetazione. Alla fine aggiungete un pesto realizzato con il mazzetto di prezzemolo e l’olio rimasto con il frullatore ad immersione.


Vitello Tonnato Direttamente da Le ricette di Casa Clerici (Rizzoli, 287 pagg, 15.90 euro) la ricetta dell’Atonella nazionale, il suo famoso Vitello Tonnato. Ricetta provata e riuscitissima che perfetta per il picnic solo se portate con voi la carne e la salsa in due contenitori separati e magari accompagnate questa meraviglia con le patate o i fagiolini lessi. Ingredienti per 4 persone: 600 gr di megatello di vitello, una cipolla, una costa di sedano, 2 carote, 160 gr di tonno in olio d’oliva, 100 ml di maionese, sale. In una capiente pentola mette la cipolla, il sedano e le due carote, portate ad ebollizione e poi tuffateci dentro il vostro megatello che dovrà cuocere non più di 35 minuti. Togliete il megatello dal brodo e mettetelo da parte mentre le due carote lesse le frulleremo insieme al tonno e alla maionese. Intanto il megatello si sarà raffreddato e noi potremmo tagliarlo, inserirlo in un contenitore e poco prima di mangiare irrorarlo con la salsa a cui personalmente aggiungo anche qualche cappero. Tortine di Mele Per il dolce è meglio optare su mini porzioni, facili da trasportare a da mangiare. Potete prepararli prima e cuocerli all’interno dei contenitori in alluminio usa e

Le ricette di Casa Clerici di Antonella Clerici Rizzoli, 287 pagg, 15,90€

getta. Ingredienti per 4 tortine: 30 gr di farina, 20 gr di mandorle in polvere, 100 gr di zucchero, acqua qb, 70 gr di burro, un cucchiaio di uvetta, 2 mele renette, un pizzico di cannella, 2 albumi, burro e farina per gli stampini. Fondete il burro a bagnomaria e lasciatelo raffreddare. In un terrina mescolate gli albumi con 70 gr di zucchero, unite la polvere di mandorle e la farina e incorporate il burro. Trasferite il composto in frigorifero per 2- 3ore. Tagliate la renetta in pezzi di 1 centimetro spolverizzatela con lo zucchero rimasto, con un pizzo di cannella e aggiungete l’uvetta, precedentemente rinvenuta in acqua calda. Distribuite la frutta negli stampini, precedentemente imburrati e infarinati, versatevi sopra il composto di albumi, senza arrivare al bordo e cuocete in forno statico a 200 gradi per 15 minuti.


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Tom Clancy's Ghost Recon Diego Rosato

nserire la saga di Ghost Recon nella rubrica Libri & Games può essere un po' forzato, perché questi giochi non sono ispirati a libri, ma la loro realizzazione è curata da Tom Clancy, che non credo di dover presentare.

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La serie Ghost Recon è basata sulle missioni di un'immaginaria unità, la Compagnia D, primo battaglione, delle forze speciali americane. I membri di questa compagnia sono detti “Fantasmi” e sono di stanza a Fort Bragg, nella Carolina del Nord. Specializzati in missioni estreme, ogni uomo della squadra ha una o più competenza specifica, che vanno dall'uso di armi speciali, alla conoscenza degli esplosivi, alle tecniche di segnalazione, alle capacità tattiche e strategiche, al combattimento corpo a corpo. I giochi della saga sono degli sparatutto in prima persona (FPS, First Person Shooter),

estremamente orientati alla strategia, caratterizzati da un'elevata possibilità di personalizzazione del personaggio, anzi, dei personaggi che il giocatore si trova a guidare durante la missione.


La particolarità del gioco riguarda proprio la costruzione della squadra, che, sin dai primi capitoli, può essere configurata nel dettaglio, scegliendo sia gli uomini che le armi in dotazione.

Bravo per azioni di sabotaggio o diversive, ed un solo cecchino come osservatore e copertura in Charlie. Questa configurazione mi consentiva di completare agevolmente ogni operazione.

Nel suo sviluppo, la saga ha attraversato a grandi linee tre fasi distinte. Nei primi capitoli, i giochi prevedevano la creazione di tre squadre, Alpha, Bravo e Charlie, di uno, due o tre giocatori, per un totale di sei soldati. Personalmente, ero abituato ad inserire tre mitragliatori o soldati generici come squadra principale in Alpha, due demolitori o soldati dotati di RPG in

La seconda fase della serie, quella iniziata dal gioco “Ghost Recon 2” ha visto scomparire la suddivisione dei personaggi in tre squadre configurabili, oltre alla possibilità di guidare alternativamente tutti i personaggi in gioco, programmando i movimenti degli altri. Nei nuovi capitoli della saga è sempre possibile impostare le dotazioni dei compagni ed ordinare loro azioni come fuoco di copertura, disposizioni in campo e lancio di granate, ma il giocare guiderà personalmente solo il comandante della squadra. Sono anche previste delle missioni in configurazione “Lupo solitario”, in cui il giocatore sarà solo oltre le linee nemiche, con possibilità di richiedere attacchi aerei. In effetti può sembrare un passo indietro, ma secondo me la saga ne ha guadagnato in giocabilità, non necessitando più di una lunga serie di istruzioni prima di ogni movimento: per me Ghost Recon 2 è il miglior capitolo della saga. La terza fase della serie, tutt'ora in atto, è quella iniziata col capitolo “Ghost Recon: Advanced Warfighter” ed è caratterizzata da un'estrema cura dei dettagli e delle dotazioni. Armi sofisticatissime e realtà aumentata sono i protagonisti assoluti di questi sparatutto, sempre molto strategici, ma comunque molto più


vicini ad un normale FPS dei precedenti capitoli. Ghost Recon è una saga lunga e varia, che ha saputo evolversi, arrivando anche a tradire un po' la sua natura originaria, ma caratterizzata da una grande giocabilità e varietà. La consiglio a tutti quelli che sono stanchi di quegli sparatutto in cui tutto ciò che conta è la quantità di munizioni a disposizione.


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Crochet mon amour

Claudia Peduzzi

a moda è partita, come spesso effetti antistress di knit&crochet. succede, dagli States. Dopo la Per noi comuni mortali il potere tragedia dell'11 settembre vi è terapeutico, oltre che nella lotta allo stata una progressiva riscoperta stress, risiede nella possibilità di creare delle proprietà terapeutiche e rilassanti del lavoro a maglia. Non mancano in materia illustri riferimenti letterari: nell'Anna Karenina descrivendo Darja Aleksandrovna alle prese con il tradimento del marito Tolstoj parla espressamente “dello storico lavoro a maglia tenuto da parte per i momenti di depressione”; la sorella Kitty invece è descritta in procinto di La valle delle donne lupo partorire di Laura Pariani, “ m e n t r e Einaudi, 246 pagg., 19,50 € sferruzza tra una doglia e l’altra”. A restituire allure al mondo della maglia hanno contribuito molte attrici hollywoodiane, che si sono lasciate fotografare tra un ciak e l'altro qualche cosa di tangibile, utile e bello, a con i ferri in mano: Uma Thurman, Sarah compensazione delle ore di lavoro passate Jessica Parker, Julia Roberts, Cameron al computer o a svolgere lavori meccanici Diaz, Daryl Hannah. Ma non solo, persino e ripetitivi. il Gladiatore Russel Crow ha dichiarato di Se la CREATIVITA' è la principale essere un convinto sostenitore dei benefici attrattiva è possibile unire l'utile al

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dilettevole knittando per confezionare regali. Il valore aggiunto che acquista un lavoro a maglia è innegabile: un semplice filo passando cm dopo cm e ora dopo ora per le nostre mani si trasforma in un oggetto finito. Regalandolo trasmettiamo anche un messaggio subliminale: “ho impiegato parte del mio tempo e del mio talento per confezionare qualche cosa espressamente per te”. A differenza della lettura, attività necessariamente solitaria, il lavoro a maglia è un hobby che stimola, anzi richiede la socializzazione. Le mani sono impegnante, ma le donne si sa sono multi tasking per cui tradizionalmente il lavoro a maglia si è sempre accompagnato a del sano gossip. Un bel libro che rievoca il tipico raccogliersi delle donne a chiacchierare attendendo contemporaneamente ai lavori di maglia e\o di ago e filo è “La valle delle donne lupo” di Laura Pariani. L'autrice si è ispirata a testimonianze raccolte nelle alti valli Lombarde e Piemontesi, ma ha dichiarato di non aver specificato una precisa localizzazione geografica trattandosi di una tradizione comune all'Italia intera. Il fenomeno dei social crochet è diffusissimo in rete. Il sito americano Raverly.com ha raggiunto lo scorso 29 febbraio i 2.000.000 d'iscritti in tutto il mondo. Ma come nel libro di Kate Jacobs “Le amiche del venerdì sera” dove in un negozio di filati nel centro di Manhattan un gruppo eterogeneo di donne - diverse per età, gusti e classe sociale - si trasformano

da clienti in amiche , molti raduni sono diventati da virtuali a reali. Un fenomeno in crescita è quello dei knit caffè. A Roma praticamente ogni sabato vi è una possibilità d'incontro. Il più originale è quello del Knitting Brunch dove le appassionate knitter arrivano con mariti e fidanzati al seguito. Mentre le consorti sferruzzano e spettegolano gli uomini si dedicano ai giochi da pub, restando tuttavia “sotto controllo”. Il locale ha il suo omologo letterario nel libro di Libby Bruce e Karinda Collins “Pints & Purls.


Portable projects for the social knitters” la cui impaginazione ricorda le pareti di un pub, mentre il leit motiv è il valore del knittare fuori casa e in compagnia. Il riferimento alla “trasportabilità” indica la preferenza odierna per progetti di piccole dimensioni, realizzabili nell'arco di poche ore. Ovviamente rispetto al passato vi è stata una notevole innovazione nei soggetti: niente più centrini, ma prodotti nuovi e contemporanei spesso in abbinamento ad altri materiali, quali bottoni perline, nastri. Originali e

divertenti sono gli Amigurumi, pupazzetti 3D, che hanno aperto la strada al crochet iperbolico. La creatività non ha limiti. Chi non abita in una grande città può contare sulla rete. Su FB è attivo un interessante gruppo di Social Crochet - al quale però si può essere ammessi solo su presentazione di qualcuno che ne faccia già parte -che propone ogni settimana lavori di gruppo della durata di poche ore. I progetti sono illustrati mediante sequenze fotografiche, che al termine del social verranno rimosse, mentre tutte le creazioni delle partecipanti, debitamente firmate, saranno raccolte in un album. E' oltremodo interessante vedere come ognuna partecipa creativamente interpretando il soggetto e trasformando ogni progetto in un pezzo veramente unico ed originale. Sulle orme del movimento artistico d e g l i YA R N B O M B E R S ( I Bombardieri del gomitolo) che producono arte da strada in concorrenza ai graffitari, le donne di questo gruppo hanno aderito, con quell'entusiasmo che solo gli atti creativi sanno dare, ad un singolare ed originale progetto, che ha avuto luogo proprio lo scorso 6 aprile. L'iniziativa, intitolata “mettiamoci una pezza”, era un progetto dell’associazione culturale Animammersa, patrocinato dal Comune di L’Aquila, che ha coinvolto attraverso il web centinaia di persone, in Italia e in Europa, per un’opera artistica collettiva con lo scopo di


richiamare l’attenzione sullo stato di oblio in cui versa il patrimonio artistico e monumentale del centro storico della città. La risposta a questo appello è stato sorprendente. Nel giro di poche settimane la Fan Page di FB ha superato i 1000 like, mentre sul sito sono passati più di 15.000 visitatori. La raccolta di pezze ai ferri o ad uncinetto, lavorate in base alla creatività di ciascuno per scelta di colori, filati e punti utilizzati, ha raggiunto l’obiettivo di ricoprire di colore almeno 100 mq di superficie del centro storico aquilano. Ma le sorprese legate al mondo del crochet non sono ancora finite e sono legate a un duplice risvolto: economico ed ecologico. Negli USA l'allevamento di pecore, da anni in declino, è ripreso sotto l'impulso della richiesta di filati di qualità. Nessuna vuole infatti sprecare il proprio tempo impiegando materiali scadenti.

Sono stati soprattutto i giovani imprenditori a lanciarsi nell'organizzazione di fattorie modello e nella produzione di lane ecologiche. Per una volta l'Italia non è rimasta a guardare e nel 2010 è stato avviato il progetto CREA per la produzione e la commercializzazione di lana 100% d'Abruzzo (Merinos di pecore Sopravissane) e proprio questa lana è spesso protagonista dei Social promossi dal citato gruppo FB. Fortunatamente le donne sono tornate a fare la calza.....

Pint & Purls: Portable Projects for the Social Knitter di Karida Collins & Libby Bruce, F&W Pubn Inc, 160 pagg., 17,51 €


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Che il calcio torni sport

Davide Restelli

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l calcio è passione, espressa dalla gioia di vivere correndo, sudando e divertendosi insieme agli amici, dando quattro calci ad un pallone.

Quella gioia che ti fa seguire la tua squadra del cuore a prescindere dal risultato, che ti fa andare al campetto durante la settimana a giocare con gli amici.

Febbre a 90’ di Nick Hornby, Ed Guanda, 256 pagg., 9,50 €

Oggi anche nei campetti di periferia non si fa che litigare e darsi botte, senza più il rispetto dell’avversario o delle regole, inseguendo solo il risultato, senza vedere il lato ludico.

Negli ultimi Ma il gioco del calcio è al di sopra di a n n i , questo e per chi è appassionato veramente, sopratutto nel sentirlo denigrare a causa di pseudo tifosi nostro paese, o di pseudo giocatori che si vendono le questo aspetto partite, fa rabbia. è venuto a Nella speranza che torni ad essere un po’ mancare. Le gioie sono sempre meno, ovattate da una sequela di polemiche e di processi, che hanno Le maglie dei campioni preso il di Giorgio Welter, sopravvento Codice Atlantico, 195 pagg., 25,00 € su tutto. E’ ancora un fortissimo aggregatore sociale, che ogni quattro anni per un mese, ci fa sentire italiani come non accade mai. Ma la gioia di giocare a calcio un po’ si è persa.

meno business ed un po’ più sport, vi propongo una serie di libri che rendono merito al calcio, per quello che è: uno sport meraviglioso.

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Vi lascio con una considerazione del grande Johan Cruijff, che andrebbe spiegata a qualche genitore di oggi: “Alla radice di tutto c’è che i ragazzini si devono divertire a giocare a calcio” “Febbre a ’90” di Nick Hornby, Ed Guanda, 256 pagg, 9,50 euro

“Calcio 1898-2010” di John Foot, Ed BUR, 651 pagg, 13 euro Il sottotitolo di questo libro è eloquente: “Storia dello sport che ha fatto l’Italia”. John Foot, tifoso dell'Arsenal, attento osservatore e p r o f o n d o conoscitore del n o s t r o campionato, ci presenta una panoramica del

In questo libro, già recensito sulle pagine di Reader’s Bench, Hornby fa una carrellata sulla sua vita, in una sorta di autobiografia, legata però ad una maglia, quella dell’Arsenal. Calcio Ripercorrendo le partite chiave della sua esistenza di John Foot, fino alla vittoria dello BUR, 651 pagg., 13,00 € storico scudetto del 1991, Hornby ci fa entrare nella passione più pura del tifo calcio italiano completa e dettagliata, dal britannico. Quella passione che nasce primo torneo ufficiale dell'8 maggio 1898 andando la prima volta allo stadio con tuo fino ai giorni nostri. Il tutto unendo la sua padre e non ti abbandonerà mai più. profonda conoscenza della storia d’Italia, “Le Maglie dei Campioni” di Giorgio Welter, Ed Codice Atlantico, 195 pagg, 25 euro La passione è sempre legata ad una maglia, ma spesso di queste non conosciamo la storia. In questo libro Giorgio Welter, ripercorre attraverso immagini e parole la storia di 60 delle divise più famose di tutti i tempi, passando dai club europei a quelli sudamericani e usando come filo conduttore l’evoluzione cromatica e stilistica delle maglie da calcio, indossate da campioni indimenticabili dalle origini fino ai giorni nostri.

alla sua passione per il calcio. In quest’opera affronta lo sport attraverso una lettura per temi: dal campanilismo dei club all'evoluzione della figura dell'arbitro, dalle prime radiocronache alle moviole dei processi televisivi, dal ruolo del manager e dell'allenatore al cambiamento delle strategie di gioco e dei suoi interpreti. Uno spaccato di questo magnifico sport che tanto fa gioire e soffrire i tifosi, e che da noi, come in nessun altro Paese, ha un legame strettissimo con le vicende di un popolo.


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Tirate sul regista uando uno ha idee filmiche e nessun soldo per realizzarle, allora fa della videoarte. Lo so, la definizione suona un po' sbrigativa, e largamente inesatta, ma da qualche parte bisogna cominciare. Di solito il primo atto è pensare ad una storia: si prende un blocco d'appunti, si contatta un amico fidato, e si va al tavolino di un bar, a ingollare un cappuccino dietro l'altro e a sperare che prima o poi prenda forma qualcosa. Se sei paziente e il tuo amico è bravo abbastanza di solito qualche cosa viene fuori. L'idea iniziale di solito ha qualcosa di

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Ariberto Terragni

ambizioso: interni ed esterni appena più che modesti, un cast abbastanza ampio, un qualche tipo di effetto pseudo speciale. A mano a mano che ci si addentra nell'avventura di un video (che ancora non si sa se chiamare video arte, cortometraggio, mediometraggio o che cavolo) ci si accorge ben presto che niente o quasi dell'idea di partenza è destinato a sopravvivere. Sì, beh, un vago accenno al progetto di partenza: tipo, una carestia improvvisa si abbatte sul genere umano e i pochi sopravvissuti girano nella boscaglia alla ricerca di una fonte di energia che potrebbe risanare le risorse prosciugate. Tagli sulle esplosioni, tagli sulle sequenze in movimento, tagli sugli ambienti. Un regista pensa: non ho soldi, ma ho idee. Va b e n e . Non ho soldi, ma ho molti

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amici che mi possono aiutare. E qui già va meno bene. Perché un regista, così come qualsiasi artista, è prima di tutto un uomo solo, e un film senza produttori alle spalle è come una guerra senza petrolio. Molto eroica, forse dal sapore epico, ma è un sapore destinato al consumo personale. Amici, dicevamo. Spariscono, come le chiavi nella grata di un tombino. Danno disponibilità, si dicono entusiasti, fissano date, i più caparbi azzardano consigli, suggeriscono soluzioni, e tu sei contento dici che la baracca sta per decollare, credi che intorno a te si stia creando una sinergia e che quei fogli di carta che hai compilato in piena bohème al tavolino di un bar siano serviti a qualcosa. Anche i parenti si danno una mossa: pronti a tutto, energici. Vuoi un locale per gli interni? te lo do io! Alla grande, ci siamo. Prepari le parti, le spedisci via mail, organizzi una sessione di prove facendo in modo di far quadrare gli orari per tutti, perché si sa, tutti hanno la loro vita e non puoi pretendere che la stravolgano per te. Va bene, nessun problema, l'importante è che puoi contare su un cast di quindici, venti persone, ma non saranno troppe? No, dai, qualche defezione ci sarà, e tu sei troppo sveglio e troppo allenato alle avversità per non prenderti un po' di margine. Scrivi le parti per tutti: cinquanta cartelle fitte battute a tempo di record; sei stanco, assonnato, con gli occhi che bruciano, ma ce l'hai fatta. La telecamera te la procura l'amico che ti sta aiutando: guardalo bene, è l'unico che ci sarà ancora alla fine di questa storia. Ma no, bisogna essere positivi. Va bene. Dunque: il parente/mecenate sparisce di solito per primo, dice che non può, dice

che il locale è occupato, dice che boh, non si sa. Seguono in sequenza gli amici: mia sorella sta male, mia madre ha bisogno del mio aiuto, mi hanno spostato la lezione di danza, ho un esame il giorno dopo (un superclassico), ho un po' di febbre, ho le mie cose tipo fiume, ho mal di pancia. Questi i più onesti. Poi ci sono quelli che non rispondono più al cellulare, e tra un mese, quando ti rivedranno per strada, avranno l'ardire di dirti: “Ma allora quand'è che si fa questo film?”. Il punto in realtà è uno solo, e lo dico senza giri di parole: un artista è portato ad avere rispetto per un altro artista, uno che non è artista è portato a considerare l'artista come un fanfarone. Simpatico, divertente. Ma il professionismo ha la sua ragione di esistere proprio per questo: perché un professionista prende le cose talmente sul serio che è disposto a rinunciare alla lezione di danza, che non si inventa scuse patetiche perché ha trovato un passatempo migliore. E alla fine il kolossal con pochi soldi, ma tanta energia e tanti amici, diventa una produzione a due, girata in una cantina adibita a bunker, con telecamera fissa, unico operatore di macchina e un unico attore: un professionista che non prenderà una lira ma che è rimasto con te fino alla fine. E quando alla fine ritiri un premio (non in denaro, ci mancherebbe) e vedi il tuo film proiettato in un cinema capisci che non ne è valsa la pena, ma che ora sei più consapevole di te, più uomo. Ecco, credo proprio che farò un film così.

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Krav Maga. Arte marziale dei corpi speciali israeliani.

Diego Rosato

Krav maga? TU?” Sì, io, da qualche mese. Preciso questo per sottolineare che non sono il massimo esperto della materia, quindi forse non sono il più adatto ad esprimere giudizi sull'efficacia delle tecniche contenute in questo libro, ma,

casa tecniche che possono causare danni a se stessi ed agli altri: don't try this at

Krav Maga di Giovanni Viscione, Edizioni Mediterranee , 124 pagg., 24,50 € suppongo, che l'acquirente medio di questo libro sia colui che vuole capire di cosa si tratti ed io da questo punto di vista baserò la mia recensione. Il libro inizia con un'introduzione al krav maga, che ne racconta la storia, e la filosofia che c'è dietro, per poi illustrare una serie di pratiche tipiche di questa tecnica di combattimento (alcuni considerano la definizione di arte marziale impropria) con parole ed immagini. L'autore fin da subito precisa che non si può racchiudere tutto lo scibile di un'arte marziale in un libro ed in alcuni casi è volutamente reticente sui dettagli per scoraggiare i meno esperti a provare a

home! Tuttavia, Viscione è meno onesto nel dire che ciò che spiega è il krav maga della sua infinitamente incensata federazione, che, tra l'altro, è incentrata sulle tecniche di combattimento russe, più che israeliane. In sintesi, un libro di auto-promozione, più che di spiegazione/insegnamento, la cui sola utilità è quella di capire quanto possa essere versatile ed efficace il krav maga. Il tutto ad un prezzo spropositato. Io mi tengo stretto il mio maestro!

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L’uomo in mare

Mattia Galliani

La traversata aveva avuto inizio da pochi giorni quando, all'improvviso, si sentì gridare: -Uomo in mare!Appariva in lontananza, ma l'avevamo riconosciuto subito come uno dei nostri; lottava con le onde disperatamente. A bordo era già partito l'ordine: - Macchine indietro tutta!-, quando ci accorgemmo con orrore che la nave non rispondeva ai comandi. Per quanto il capitano ed il timoniere si sforzassero, nemmeno in due riuscivano a smuovere il timone dalla sua posizione attuale. -Fermate i motori, adesso!-, ma nemmeno quest'ordine venne eseguito; poi, una brusca virata a babordo, tanto inattesa e violenta che la maggior parte di noi venne letteralmente sbalzata di almeno un paio di metri; ciò che ricordo è la sensazione di vuoto, il pavimento che tutto a un tratto viene a mancarmi sotto i piedi, il panico del momento. Poi il dolore, ed infine il buio. Quando aprii gli occhi, pur con la vista ancora annebbiata, mi resi conto che c'era qualcosa di profondamente sbagliato in ciò che stavo osservando; non saprei come descriverlo, fu come ritrovarsi catapultato in un dipinto. Un dipinto a quattro mani per la precisione, una sintesi perfetta delle visioni di De Chirico e Dalì. Davanti ai miei occhi non c'era più traccia della nave, né tantomeno del suo equipaggio; al loro posto, vedevo una lunga fila di manichini disposti senza ordine apparente, tutti uguali tra loro, con un ghigno inquietante dipinto sul volto. Dietro di loro, il mare: un mare viola, agitato, inquieto. Alzando lo sguardo sopra la linea dell'orizzonte, potevo osservare un cielo bizzarro, ingombro di nuvole che mandavano strani bagliori bluastri e mi ferivano gli occhi. Distolsi subito lo sguardo, in parte per il dolore, in parte per l'angoscia: ognuna di quelle nuvole aveva la forma del volto di uno dei miei compagni, e tutte mi osservavano con aria minacciosa. Era troppo da sopportare: mi presi il


capo fra le mani, cercai di riflettere e convincermi che fosse soltanto un brutto sogno. -Dev'essere senz'altro un sogno, non può essere altrimentimi dissi ad alta voce, come per esorcizzare le mie paure. Passò un lasso di tempo imprecisato, che mi parve un'eternità. Non accadde nulla, le nuvole erano ancora al loro posto ed i manichini continuavano a rimanere immobili nel loro ghigno malefico. Dovevo fare qualcosa, altrimenti sarei impazzito (sempre ammesso che non lo fossi già). Decisi di alzarmi, raccolsi un po' di coraggio a piene mani e mi incamminai verso il più vicino dei manichini. Ad ogni passo il coraggio lasciava spazio all'inquietudine, un disagio che non riuscivo del tutto a comprendere. Mi avvicinai tanto da poterlo sfiorare, se solo ne avessi avuto il fegato. Il suo sguardo, identico a tutti gli altri, era la cosa più difficile da interpretare: carico d'odio, eppure stranamente "vivace"; sembrava divertito nel vedermi e allo stesso tempo i suoi occhi disegnati parevano lanciare una sorta di accusa nei miei confronti. Iniziai a tremare e, benché non ne capissi il motivo, mi sentii scosso da un violento e inatteso senso di vertigine; caddi a terra, le mani piantate al suolo che si sporcavano di quella strana sabbia verdastra che tutto ricopriva. Ero pervaso da brividi, e mille emozioni contrastanti lottavano dentro di me. Piansi. Piansi così tanto e così forte da non rendermi conto fin da subito di ciò che stava accadendo: i manichini avevano cominciato a muoversi! Quando me ne accorsi era troppo tardi: mi avevano accerchiato, tendendo le loro braccia di legno e stracci verso di me, come per afferrarmi, e continuando a fissarmi con quel loro maledetto sguardo disegnato. Ricordo solo che urlai con tutta la forza che avevo in corpo. Riaprii gli occhi e fu di nuovo pianto; un pianto di sollievo e gioia al contempo... avevo sognato tutto! Sbalzato durante la brusca virata, ero andato a sbattere con la testa conto il portellone della stiva ed ero caduto privo di sensi. E poi... -Un uomo in mare!- il grido mi gelò il sangue nelle vene. -Macchine, indietro tutta!". Tutto ciò era già successo. Una


fortissima sensazione di déjà vu si impadronì di me, facendomi venire nuove vertigini. -Il timone è bloccato- urlai al capitano, -non funzionerà!-. -Che stai blaterando? Funziona tutto benissimo!- fu la pronta risposta. Una fitta lancinante mi trapassò il cranio: cominciavo a capire, a ricordare. C'era qualcosa... ma cosa? In un paio di minuti la nave aveva invertito la rotta, e ci apprestavamo a soccorrere il compagno che era scivolato in mare. Quando mi sporsi dal parapetto, subito mi ritrassi inorridito, terrorizzato, paralizzato da un terrore inimmaginabile: non era un uomo quello che stavamo issando a bordo, ma un manichino infernale! Lanciai un grido inarticolato e mi precipitai dentro la stiva, chiudendo la porta dietro di me. Ero scosso da mille brividi, in preda ad un panico che non avevo mai provato prima in vita mia. Eppure c'era qualcosa che dovevo provare a ricordare... niente da fare, per quanto mi sforzassi ancora non riuscivo a recuperare quella tessera del puzzle. Intanto, fuori era calato un silenzio surreale, potevo percepirlo da qui. Mi alzai a fatica sulle gambe incerte, malferme, e mi affacciai all'oblò che dava sul ponte. Nessuno potrà mai capire cosa provai nel vedere la scena che mi si presentò davanti agli occhi increduli: i miei compagni, tutti quanti... si erano tramutati in manichini! Potevo distinguerli dai loro vestiti: il capitano, il timoniere, il mozzo, il cuoco di bordo... ma tutti loro avevano un volto di stracci, e due occhi crudeli disegnati da una mano invisibile. Mi lasciai cadere a terra, esausto e terrorizzato. Credo siano passate due settimane, a giudicare dalle scorte di cibo che ho ormai terminato e dall'aria sempre più rarefatta nella stiva. Non mi resta molto tempo, e non ho possibilità di fuga... ma in fondo è giusto così, perché ora finalmente ricordo. Quando leggerete queste righe, sarò stato consumato dal rimorso e dalla paura. Tra poco lascerò cadere la penna e aprirò il portellone della stiva. Devo affrontarli anche se so di non poterli sconfiggere: questi sono i miei demoni, ed il loro sguardo è una condanna. Sì, ho gettato io quell'uomo in mare.


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Appunti di una viaggiatrice in solitaria compagnia o sempre preferito viaggiare da sola, per un semplice motivo: quando salgo su di un mezzo di trasporto, se mi distraggo troppo, comincio a star male con lo stomaco, mi viene il mal di testa e mi sale la nausea fino alla gola con una sgradevole sensazione di soffocamento. Cerco di starmene seduta buona, ascoltando la musica (o quando le pile dell'mp3 sono scariche, ascoltando le chiacchiere degli altri), contemplando il paesaggio e, nelle pause, leggendo il libro di turno. Se qualcuno tenta di attaccare bottone, per cominciare una conversazione, faccio finta di dormire, o di parlare al telefono o di essere arrabbiata; ma sia ben chiaro! Non sono asociale! Semplicemente preferisco, durante i miei viaggi, farmi accompagnare dalla solitudine. Ultimamente, invece, i miei compagni di “traversata” sono

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Floriana Villano

mio marito e mia figlia, ormai raramente (solo per lavoro) mi muovo senza di loro, ma siamo ben organizzati: Tomás sa perfettamente quali sono i miei disagi, durante i nostri spostamenti, per cui io mi occupo dell'organizzazione di tutto (figlia compresa) e lui intrattiene la pargola durante il viaggio, ottimo compromesso, eccellente risultato. Nel nostro ultimo volo, verso Madrid, mi sono resa conto che il mio livello d'attenzione, come madre, è molto alto, soprattutto in aereo, dove non siamo indipendenti, non possiamo decidere quando fermarci, per venire incontro alle

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esigenze della bimba e anche se Elena è m o l t o t r a n q u i l l a e To m á s m o l t o scrupoloso; per questo, mi viene più facile registrare scene e situazioni a cui prima non avevo mai fatto caso; per esempio: le persone. Ho notato che chi viaggia spesso si riconosce dal tipo di vestiario, informale e comodo; quelli che viaggiano raramente vestono in modo impeccabile, anche un pó scomodo, con i capelli freschi di parrucchiere (soldi mal spesi, quando scendi da un aereo, i capelli vanno nella direzione che vogliono), scarpe nuove e super lucide (mocassini di pelle per i signori e tacchi a spillo per le “madames”). Chi è abituato a viaggiare è armato di riviste o libri, salvo poi accaparrarsi le copie gratuite che distribuiscono sull'aereo; chi viaggia poco tende a far amicizia, un po’ per stemperare l'ansia del volo e un po’ per l'eccitazione mista a curiosità verso qualunque cosa; i viaggiatori consumati non hanno bisogno di fissare, in modo ipnotico, le hostess che forniscono le informazioni sulla sicurezza a bordo e in caso di emergenza, perché sanno già tutto, quindi pensano a sistemarsi il sedile e a prendere comode posizioni prima del decollo, altri, invece, si addormentano ancora prima che i motori si accendano; i passeggeri occasionali, al contrario, sfoggiano colli da giraffa, sporgendosi in modo pericoloso, pur di non perdere nenche un movimento che possa esser loro d'aiuto in caso di disatro e, al termine, mi sento un timido tocchettio sulla spalla, mi volto e una pallida signora, un pó titubante e dal marcato accento francese, mi dice di non aver capito dove é situato il giubotto

salvagente. Io le rispondo educatamente, e con un mezzo sorriso sulle labbra, pensando che tanto se succedesse qualcosa e le prendesse il panico, il salvagente rimarrà al suo posto. Quando passano le hostess, con i carrelli porta vivande, i super viaggiatori non hanno bisogno di leggere e rileggere il menu, perché loro sanno perfettamente cosa vogliono: solo qualcosa da bere; l'altra categoria, al contrario, cerca furiosamente il menu e lo scruta con attenzione piú e più volte, guardano le foto e pensano che sia tutto eccellente ma, non sanno che la realtà di quegli invitanti panini, che sulla carta hanno un aspetto strepitoso, é molto ben diversa e dopo un po’ li vedi sbocconcellare, in modo annoiato, uno sfigato tramezzino rancido, a sostituzione del mega panino, oggetto di desiderio ma che, purtroppo, “lo abbiamo terminato”; così, il viaggiatore inesperto, si vede rifilato tutt'altro e, per non far brutta figura, lo accetta e ringrazia. Tomás ed io, insieme ad Elena, abbiamo diritto di precedenza, nel salire a bordo, avendo la figlia a carico; con noi ci sono altre quattro coppie con prole al seguito; ci accompagnano ben tre VIP, cioè quei passeggeri che, pagando un supplemento, hanno il privilegio di salire sull'aereo prima degli altri “poveracci”, in modo da evitare la ressa che sgualcirebbe i loro abiti freschi di tintoria (alla faccia della crisi). Ma il primo a prendere posto in assoluto é quell'esaltato di mio marito che, con la scusa che ha le gambe lunghe e vuole stare comodo, sente l'esigenza di fiondarsi nell'abitacolo, come una furia, con Elena afferrata sotto il braccio, tipo sacco di patate, sballonzollata qua e là; lei

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sorride divertita e continua a tenere, placida, il suo ditino in bocca (ormai é abituata agli “ a f f e t t u o s i trattamenti” paterni); io, intanto, mi tengo a debita distanza e faccio finta che quell'assurda coppia non mi appartenga e, passando di fianco ai motori dell'aereo, mi chiedo per l'ennesima volta “ma come cavolo fa 'sto bestione a contenere così tante persone, bagagli compresi, e a volare?” Una volta preso posto, dove Tomás ha deciso di sentirsi più comodo, mi assicuro che Elena sia tranquilla, ma vedo che ha già calamitato le attenzioni di tutte le hostess; un paio di passeggere se la stanno già spupazzando e mio marito gongola, orgoglioso, ogni volta che gli dicono che la sua adorata bambina é il suo ritratto in miniatura. Sistemo il bagaglio a mano nella cappelliera, mi scontro, anzi, mi sgomito, con un giovanotto tutto smanicato e lo registro come appartenente alla categoria, di quelli che danno per scontato che in Spagna faccia un caldo assurdo 365 giorni all'anno, non sa che all'arrivo lo attendono nuvole, pioggia e una temperatura intorno ai 10 gradi; lui, invece, guarda con sufficiente ironia, il mio giubbino pesante, quello di mio marito e il pagliaccetto felpato di mia figlia, ma seguo solo le direttive di mia suocera che mi ha

avvertito del tempo alquanto instabile nella penisola iberica. Intanto Tomás ha agganciato la cintura di Elena alla sua, io mi sistemo e spero che la pressione non darà problemi all'orecchio di mia figlia, altrimenti il viaggio di due ore si trasformerà in una traversata transoceanica. Contro ogni mia previsione, Elena non sembra per niente spaventata dal rumore assordante dei motori, anzi grida eccitata a squarciagola pensando, magari, che in fondo all'aereo nessuno riesca a sentirla; durante il decollo mentre Tomás cerca di farla bere dal biberon, in modo da deglutire e non avvertire fastidio, lei batte le manine e continua a emettere gridolini di esaltazione e penso: “ecco, mia figlia decisamente non appartiene alla categoria dei viaggiatori consumati, altrimenti manterrebbe un aplomb pacato e annoiato”. Dopo circa mezz'ora, dopo essermi data il tempo di assestarmi, mi alzo e approfitto per recarmi in bagno, ma qualcuno mi ha

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preceduto e così mi tocca andare al lato opposto per accedere all'altro servizio; durante il percorso mi accorgo che l'aereo é quasi pieno, la maggior parte sonnecchia, tra chi si lascia cullare dal rombo dei motori in sottofondo e chi asseconda l'effetto collaterale di gocce o compresse contro l'ansia da volo; una ragazza e un ragazzo leggono assorti i loro tablet, un paio di ragazzi ascoltano musica, uno dorme, l'altro guarda fuori dal finestrino; qualche signora attempata si intrattiene con passatempi tipo parole crociate e sudoku, poi ci sono i soliti manager (tre, contati, che si fanno notare) intenti a smanettare i loro palmari. Al ritorno, mi accorgo che le signore hanno abbandonato i loro giochi cartacei, per “abbandonarsi” alle braccia di Morfeo, il ragazzo che ascolta la musica continua a guardare fuori dal finestrino, la coppia del tablet spulcia una guida turistica, i manager chiacchierano sorseggiando caffè e, mio marito e mai figlia dormono che é un piacere. Mi ritrovo, così, di nuovo con la mia vecchia compagna di viaggio, la solitudine e penso che é assurdo, su di un aereo pieno di gente e personale di volo, più due personaggi a mio carico, essere piacevolmente sola. Mi siedo e mi godo il paesaggio: un sole che fa capolino dall'oblò, senza dare fastidio; sotto l'aereo un tappeto soffice di nuvole, suggerisce che mentre io mi godo il sole, le persone sotto di me hanno a che fare con cielo nuvoloso e magari anche un po’ di pioggia; apro la mia borsa e, dopo aver controllato di avere i documenti miei e della mia famigliola, tiro fuori il libro che ho scelto per questo viaggio: Il

palazzo della mezzanotte di Zafón. Prima di immergermi nella lettura, mi soffermo e sorrido pensando alla strana scelta che h o f a t t o , s e l o v e d e s s e To m á s comincerebbe la solita polemica sconclusionata, nel decidere di volare verso la Castiglia, leggendo il romanzo di un catalano! Lui, castigliano doc, con una moglie che sfoglia soddisfatta il romanzo di uno scrittore di Barcellona, é un po’ come essere tifosi dell'Inter e avere una consorte che simpatizza per il Milan. All'improvviso, mi viene in mente l'occhiataccia rivoltami da un distinto signore incravattato, dopo aver tirato su lo sguardo dal libro e averlo chiuso per imbarcarmi, forse anche lui era un castigliano, campanilista fino allo sfinimento, che, evidentemente, non aveva apprezzato la mia scelta letteraria. All'arrivo, sono tutti intontiti di sonno mentre io, sono fresca come se avessi riposato per tutto il tempo; mi assicuro che Tomás sia presente a sé stesso, visto che ha in carico Elena e penso che, dopotutto, anche questa nuova formula di viaggio non é male. Dalla prossima volta in poi, cercherò di prestare più attenzione ai dettagli e a ciò che mi accade intorno, pur tenendomi sempre in compagnia della piacevole soledad.

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Musei & Co.

Claudio Turetta

opo il tennis(o l’attività fisica in generale), la fotografia, la musica e la lettura un’altra attività cui mi dedico nel tempo libero è prendere il treno (come se non mi bastasse) e andare per musei e gustarmi qualche interessante mostra. Così prendo armi bagagli e reflex e parto alla volta di Roma, per gustarmi la mostra che in quel momento di solletica di più. Anche se devo ammettere che ultimamente ci sono diverse mostre interessanti nel momento in cui scrivo questo articolo, quindi c’è solo l’imbarazzo della scelta. La reflex me la porto ma è severamente proibito scattare foto all’interno delle mostre, la porto più quando devo mettere qualche foto del cartellone della mostra da allegare ad un eventuale articolo.

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La cosa bella di andare per mostre è l’atmosfera di silenzio che regna nelle sale dove si possono ammirare le opere, a meno che non si faccia parte o si sia nelle vicinanze di qualche visita guidata, dove la squillante voce della guida racconta l’opera nel suo essere, nella sua genesi e nei suoi dettagli, fino ai retroscena legati

all’opera. A volte c’è anche la possibilità di sedersi per poter gustare l’esposizione dei quadri o delle foto, in tutto relax. Il bello di andare una mostra è proprio questo,

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ammirare un quadro o una foto che ha una sua storia, una sua bellezza e farlo come se si avesse tutto il tempo del mondo a disposizione e non esista, quindi si viene investiti in una sensazione di pace mentre si ammira qualcosa che trasmette un emozione, la stessa che p r o v a v a l’artitsta nel momento del concepimento dell’opera. Ci sono tanti problemi riguardo la cultura in Italia, uno sicuramente riguarda i musei, che a mio avviso sono alquanto cari. Basti pensare che mediamente per vedere una qualsiasi mostra, i prezzi non sono mai inferiori ai 12-10 euro. Un prezzo eccessivo che si riesce a ridurre (di un paio d’euro) tra tessere universitarie e/o tessere Feltrinelli, ma comunque rimane sempre alto dal mio punto di vista. Specie per giovani studenti che vogliono godersi una mostra e avvicinarsi di più al mondo della cultura. Per non parlare dell’esosità dei prodotti che si trovano nella libreria del museo. Se uno vuole portarsi a casa il

libro della mostra per poter approfondire le proprie conoscenze sulle opere viste, deve sborsare cifre altissime. E i gadget? Quaderni, matite etc etc...decisamente prezzi troppo alti. Se la cultura fosse più supportata tali prezzi potrebbero essere inferiori? Ad ogni modo posso dirvi di essere già pronto ad andare a vedere la prossima mostra per passare una piacevole mattinata a Roma dhe sarà anche l’ennsima ocasione di proseguire la passeggiata per la città eterna tra le sue meraviglie.

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Salvador Dalì Complesso del Vittoriano, Roma 9 Marzo - 30 Luglio 2012

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Palle gialle Terra rossa

Claudio Turetta

rrivo finalmente al circolo dopo una settimana di lavoro e facendo avanti indietro con il treno (con i suoi disagi annessi e connessi). L’odore della terra rossa bagnata e l’aria fresca mattutina già distende i miei nervi, provati dallo stress settimanale della routine. Entro in campo, apro la borsa e sfilo via la mia racchetta apro il tubo delle palle e con il mio compagno della mattinata inizio a giocare. Un’ora sul campo dal tennis e mi sento rigenerato nonostante la fatica ed il sudore. Probabilmente non a tutti piace questo sport che io adoro. C’è chi lo considera noioso, chi troppo snob, chi lo trova adatto agli anziani, come il golf. Secondo me è uno sport sottovalutato e questo in parte è dovuto al fatto che nel nostro paese c’è un’overdose di calcio. Inoltre ad un occhio non proprio

A

allenato sembra uno sport monotono e ripetitivo, invece c’è dietro una precisa strategia. Uno dei due giocatori copre il ruolo dell’attacante e l’altro quello del difensore, ma i ruoli possono scambiarsi istantaneamente, al pari di tutte le attività in cui la strategia è il sale del gioco, come ad esempio gli scacchi. Sicuramente i giocatori moderni come

Rafael Nadal e Novak Djokovic che basano il loro gioco sul fisico e sull’intensità daranno ragione ai critici di questo sport, ma esistono anche giocatori

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come Roger Federer che basano il loro gioco sulla classe e sull’offensiva. Purtroppo giocatori come Federer sono delle mosche bianche al giorno d’oggi, queto è dovuto al fatto che questo sport nonostante sia praticato su diverse superfici (al giorno d’oggi

Comunque come dicevamo, il tennis nasce nella terra di Albione dove Walter Clopton Wingfield nel 1875 stabilisce le regole dello sport che all’inizio si chiama sphairistrike e l’anno successivo il gioco si diffonde negli Stati Uniti ed in Italia giunge assieme al football nel 1880 in Liguria. Il tennis da quel momento ha avuto diversi cambi di regolamento, ma soppratutto diverse rivoluzioni Roger Federer come esperienza tecniche e regole dovute a diverse esigenze anche esterne al gioco religiosa stesso, come ad esempio di David Foster Wallace l’introduzione del tie-break per Casagrande, 56 pagg, 8,50€ rendere il gioco più appetibile per la televisione. Infatti le partite sono terra battuta, erba e cemento), esse potevano durare anche ore, perchè una sono omologate in maniera tale da essere delle regole principali del tennis è che il pressochè identiche come performance. giocatore per prevalere sull’avversario Una volta invece c’erano dei veri e propri sull’avversario deve avere solo due punti specialisti di ogni superficie, i giocatori in più. E questo vale sia per i game che spagnoli erano famosi per essere degli specialisti sulla terra rossa, mentre per i set (le frazioni di gioco in cui si giocatori come Pete Sampras erano dei divide il tennis). veri e propri padroni di superfici veloci Questo aspetto a mio avviso, toglie una come l’erba ed il cemento. parte di incertezza del gioco, ad esempio Il tennis nasce come tutti gli sport uno degli aspetti più forti del calcio è che moderni in Inghilterra, ma le sue origini basta fare un gol più dell’avversario e ci probabilmente sono da rintracciare in sono diverse partite che vengono decise Italia o in Francia dove si praticava uno all’ultimo secondo. sport chiamato “pallacorda” praticato Nel tennis, comunque, non mancano all’interno dei palazzi dei nobili e battaglie epiche, duelli all’ultimo sangue chiamato così perchè c’era una corda che scambi a fil di rete che hanno tenuto il separava le porzioni di campo dei due fiato sospeso a milioni di appasionati. contendenti, che a sua volte pare tragga La rivoluzione ha riguardato i materiali, origine dalla palla pugno dove ci si una volta si usavano pesanti racchette di lanciava la palla con un guanto.

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legno, con un piatto corde piccolo, mentre Infine cosa non trascurabile, colpire una ora si usano racchette realizzate con palla e fare in modo che questa non sostanze diverse come ceramica, grafite, finisca nella stratosfera non è cosa carbonio e tungsteno. Questo ha portato semplice, per giocare ad un livello che ha favorito la produzione di racchette che possiamo considerare decente, serve un perdonano di più gli errori e favoriscono maestro e tanta pazienza. una serie di giocatori che sono più fisici. Nonostante sia uno sport che ha visto Altra differenza con il calcio, è che molti cambiamenti a livello regolamentare mentre questo può essere improvvisato in e tecnico, ci sono sempre dell zone qualsiasi posto, il tennis ha assoluta franche dove la tradizione la fa da necessità di essere giocato su un campo padrone e neanche i sonanti milioni di vero e proprio, ed inoltre mentre un euro delle televisioni o degli sponsor pallone costa anche 20 euro, una racchetta possono cambiare. costa dai 40 euro in su, inoltre le palle Uno di questi punti fermi è sicuramente vanno acquistate abbastanza Wimbledon, il torneo di tennis inaugurato regolarmente. Per non parlare delle nel 1877 nell’omonimo quartiere scarpe, in alcuni circoli tennistici non è londinese e che quest’anno (2012) avrà la concesso entrare senza le scarpe adatte, grande opportunità di essere il teatro del quindi la torneo olimpico. spesa per chi Questo torneo è molto rigido sulle regole, si vuole i partecipanti devono assolutamente avvicinare a indossare completi bianchi questo sport va dai 60-70 Rafa, la mia storia euro alle varie centinaia a di Rafa Nadal & John Carlin seconda di Sperling & Kupfer, 277 pagg, cosa si vuol 18,00€ comprare. Figuratevi i costi per (prevalentemente bianchi) e non sono ragazzi che lo praticano a livello semiammessi completi colorati e briosi come professionistco e oltre ai materiali devono si vedono nel resto dell’anno. Inoltre la pagarsi gli spostamenti in giro per l’Italia regola del tie-break(quella che prevede di o per il mondo. terminare sul 6 pari di giocare un game a

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servizi alternati, ciò come detto è nato per esigenze televisive) al quinto set non vale e ciò ha dato la nascita a partite di durata indefinita che sono entrate nella storie e adesso a leggerne le cronache hanno un sapore di epico. Beh cos’altro aggiungere? Se vi è piaciuto questo articolo prendete un amico, fate un sacrificio e affitatevi un campo da tennis, passerete un’ora divertente, anche se non siete capaci a giocare, se andrete con un amico del vostro stesso livello vi divertirete un mondo. Libri da consigliare, sicuramente David Foster Wallace è lo scrittore di tennis per eccelenza, perciò segnalo lui ed inoltre: Roger Federer come esperienza religiosa di David Foster Wallace*

Il cervello tennistico. Come la mente influisce sui tuoi risultati di Carlo Federico. Tennis. Winning the mental match di Allen Fox*** * Questo libro pare che sia esaurito e fuori stampa, oltre al classico mercatino dell’usato vi consiglio di cercare su internet l’articolo di Wallace che è diventato poi questo piccolo saggio. **Romanzo ambientato in una accademia di tennis...mastondotico. ***Libro in inglese, consigliato a chi interessano gli aspetti psicologici di questo sport e li voglia applicare anche nella vita.

Infinite jest di David Foster Wallace** Open - La mia storia di Andre Agassi Rafa. La mia storia di Rafael Nadal Più dritti che rovesci. Incontri, sogni e successi dentro e fuori il campo di Adriano Panatta C'era una volta il tennis. Dolce vita, vittorie e sconfitte di Nicola Pietrangeli di Lea Pericoli Dritta al cuore di Flavia Pennetta

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In libreria si riaccendono le passioni

Clara Raimondi

emmeno a dirlo, il weekend è per eccellenza il momento ideale per dedicarsi alla lettura ma in libreria possiamo trovare tantissime proposte per alimentare le nostre passioni.

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appasionati di cucina.

Dalla cucina, all’arte, ai nostri amati animali, scopriamo insieme le novità che accendono il nostro tempo libero:

Barry Miles va alla ricerca delle origini della cultura underground e le trova nella ribellione e nella forza di una cultura controcorrente che nasce subito dopo la tragedia del secondo conflitto mondiale. Un movimento in grado di influenzare la musica, l’arte, la moda e capace di realizzare ibridazioni, fino ad allora, impensabili.

Il gioco della pizza di Gabriele Bonci e Elisia Menduni, Rizzoli, 251 pagg, 26.00 euro Gabriele Bonci è il maestro del rituale della pizza e ogni giorno, nel suo tempio a Roma, il Piazzarium ne sforna sempre di nuove con a c c o s t a m e n t i sorprendenti. Ora tutti i segreti del suo lavoro e le tecniche per realizzare impasti stupefacenti sono contenuti in questo libro. Per tutti gli

London calling. La controcultura a Londra dal’45 a oggi di Barry Miles, tradotto da A. Lovisolo, EDT, 540 pagg, 23.00 euro

Permacultura per tutti. Oltre l’agricoltura biologica, per curare la terra e guarire il pianeta di Patrick Whitefield e D. Rim Moiso, Terra Nuova Edizioni, 214 pagg, 10.50 euro La Permacultura nasce nel

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1978 grazie a Bill Mollison e D a v i d Holmgren e cerca di andare o l t r e l’agricoltura sostenibile proponendo una sintesi tra natura e insediamenti abitativi. N u o v i ecosistemi naturali nei quali l’uomo sia integrato e per il quale siano previsti la costruzione di

ecovillaggi. Ad arricchire l’edizione italiana anche le schede di Deborah Rim Moiso che raccoglie, regione per regione, le iniziative già realizzate nel nostro paese. Giochiamo ancora di Alessandro del Piero, Mondadori, 150 pagg, 15.90 euro Alessandro Del Piero festeggia i suoi primi vent’anni di

Tom Perroa e la sua passione per il cinema Tom Perrotta è uno scrittore cinquantenne con evidenti origini italiane che ha un’insana passione per il cinema e la tv. O meglio è l’industria dello show business americano che gli ha fatto sempre la corte e lui, come poteva del resto, non ha mai saputo di dire di no. E come dagli torto? Le sceneggiature dei suoi libri non solo gli hanno fruttato milioni di dollari ma sono anche state candidate, più di una volta, agli Oscar. Election, diretto da Alex Payne, è stato candidato all’Oscar nel 2000 mentre sette anni dopo la stessa sorte è toccata anche a Little Children. Adesso non solo il suo L’ i n s e g n a t e d i a s s i s t e n z a sessuale (Edizioni E/O, 487 pagg, 9.00 euro) sarà diretto da Jonathan Dayton e Valerie Faris, gli stessi si Little Miss Sunshine , ma anche il Svaniti nel nulla presto arriverà in tv. I diritti sono stati acquistati nella HBO e che in Italia arriverà tra un milione di anni. Nel frattempo possiamo consolarci con Svaniti nel nulla (352 pagg, 19.00 euro), sempre edito da E/O, nel quale un mondo in piena fase apocalittica, scompaiono dalla faccia della terra milioni di persone. La storia narra la vita dei pochi superstiti che si interrogano su questo strani eventi e non riescono a capire se i rapimenti siano un premio o una punizione di Dio. Un libro da non perdere e da acquistare in libreria prima dell’Apocalisse

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carriera con un libro che non è altro che la sua biografia. Momenti della sua vita privata e di quella vissuti sul campo s’intrecciano nel ritratto di uno degli uomini di calcio più famosi del nostro paese. In uscita per il 24 aprile. P o p . L’invenzione dell’artista come star di L u c a Beatrice, Rizzoli, 194 pagg, 18.00 euro C’era una volta un mondo in cui l’artista moriva spiantato e sconosciuto ai più. Ce

n’è stato un altro in cui gli artisti, intuendo il loro potenziale, sono diventate delle vere e proprie rockstar, in grado di affrontare l’arte, la moda e il costume. Enciclopedia del vino di L u c a Gardini, D a l a i Editore, 1015 pagg, 35.00 euro Luca Gardini e il suo staff realizzano un libro completo sulla storia e lo sviluppo della viticoltura, sul modo di degustare il vino, sull’abbinamento con i cibi. I migliori

Marcello Fois è nel tempo di Mezzo Il tempo di mezzo è quello intercorso tra la fine della Seconda Guerra mondiale e il boom economico dei primi anni ’60 ma è anche quello che intercorre per raggiungere la Sardegna, patria dello scrittore e terra di mezzo del Mediterraneo. Un pianeta a sé stante a cui fa ritorno spesso Marcello Fois e che diventa la terra promessa di Vincenzo Chironi, il protagonista de Nel tempo di mezzo (Einaudi, 263 pagg, 20.00 euro). Vincenzo decide di ripercorrere le sue origini sarde e ritorna nella terra del padre dove oltre ad incontrare personaggi dai forti connotati mitici, troverà anche l’amore. Fois va dritto alle radici stesse della narrazione che hanno fatto del viaggio, del ritorno a casa e dell’amore trovato o ritrovato topoi fondamentali, fin dalla nascita stessa dell’umanità. Nel tempo di mezzo è la prosecuzione d Stirpe (Einaudi, 243 pagg, 12.00 anche in formato e-book) l’inizio della saga della famiglia Chironi.

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vini e produttori per un libro destinato ai grandi appassionati Amati, odiati, mangiati. Perché è così difficile agire bene con gli animali di Hal Herzog , tradotto da G.Olivero, Bollati Boringhieri, 420 pagg, 22.00 euro Hal Herzog con ironia e dopo anni di esperienza nel settore, affronta uno dei temi più scottanti dell’attualità: il nostro comportamento nei confronti degli animali. Le cose stanno cambiando e sempre di più ci si interroga se è ancora il caso di tenere gli animali in gabbia e se sia necessario, al giorno d’oggi nutrirsene.


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Libri e benessere el tempo libero tutte le donne amano prendersi cura di sé stesse. Sul web si fa un gran parlare di Inci (Indice degli ingredienti contenuti nei prodotti) e delle soluzioni con le quali aggirare l’ostacolo e provare a realizzare da noi cosmetici o rimedi naturali.

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Ma il web non è la sola risorsa, in libreria per prendervi cura di voi stesse, potete trovare: “Fare i cosmetici naturali è facile” di Cyrille S. Zelleweger, Il punto d’incontro, 189 pagg, 11.90 euro 100 ricette naturali per preparare cosmetici naturali per lui e per lei. “Bellezza 100% Bio” di Laurent Bourgeois, Red Edizioni, 93 pagg, 13.90 euro In questo libro 76 rimedi, dall’igiene della bocca al latte detergente, allo shampoo, tutti preparati con ingredienti naturali.

Clara Raimondi

“Piante cosmetiche” di Luigi Cristiano, Appogeo, 128 pagg, 11.90 euro Il libro permette davvero di conoscere le piante e i loro principi naturali. Per realizzare cosmetici in modo consapevole. “Cosmetici naturali fai da te” di Giulia Penazzi, 155 pagg, 8.90 euro Volete mettere a soddisfazione di dire: “Questo l’ho fatto io”, in più le ricette di questo libro permettono di essere adattate alle diverse esigenze. “Cosmesi naturale pratica” di Francesca Marotta, Nuovi Equilibri, 177 pagg, 10.00 euro Con ingredienti di facile reperimento l’autrice promette di aiutarci a realizzare tanti impacchi, tutti provati e garantiti. “La pelle e i cosmetici naturali” di Giulia Penazzi, Tecniche nuove, 167 pagg, 14.90 euro

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Le diverse tipologie di pelle e i modi giusti per curarle, in un libro che ci spiega che cosa di solito ci spalmiamo sul viso. “Capelli sani e splendenti. Shampoo, balsami, cosmetici naturali. Le cure dolci più efficaci” di D a n i e l e Razzoli e Donatella Ricci, Red Edizioni, 93 pagg, 5.90 euro I capelli e il loro aspetto sono le cose a cui più tengono le donne. Il libro consiglia rimedi naturale e i prodotti più adatti alle diverse tipologie di capello. “Segreti i bellezza al naturale” di Amélie Brochier, Fabbri, 90 pagg, 9.00 euro Oltre 80 ricette per prendersi cura di se stesse con l’aiuto di oli, argille e di quant’altro la natura ci ha messo a disposizione.

“Clio beauty care. La cura delle pelle e i cosmetici fai da te” di Clio Zammatteo, Rizzoli, 252 pagg, 17.50 euro

Anche Clio Zammatteo si è dedicata alla cura della pelle e alla cosmesi naturale ma non l’ha fatto da sola, bensì in collaborazione con la Dottoressa Sara Albertuzzi all’Istituto Auxologico di Milano e Allis Rasmussen e Gabriella Luraghi, erboriste diplomate al’Università di Urbino.

“La cosmesi naturale” di Cristiana Monti, Xenia, 126 pagg, 6.50 euro Una panoramica tra gli ingredienti naturali per prendersi cura di sé in modo nuovo e ecosostenibile.

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Questo è un numero speciale, in pdf, del blog letterario Reader's Bench: www.readers-bench.com Tutti gli articoli sono proprietà di Reader's Bench eccezzion fatta per i racconti di Mattia Galliani Vietata la riproduzione, anche parziale, di testi e disegni. Al prossimo numero!

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