Speciale Primavera

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Reader’s Bench

Tutto il mondo dei libri su una panchina

Marzo 2012 Interviste Racconti Recensioni

Dal giovane Montalbano alla Forma dell’acqua

Speciale piccoli Readers

Libri in viaggio: Dalla Spagna alle Hawaii passando per i Caraibi


Benvenuti sulla panchina del lettore e ad un nuovo appuntamento con la nostra rivista, scaricabile gratuitamente. Nuova grafica anche per il sito, rinnovati nella forma ma non nei contenuti. Come al solito si ripropone l’obbiettivo di Reader’s Bench: parlare di tutti i genere letterari, da lettori a lettori e in quest’ottica si realizza anche questo numero speciale. Due racconti, ispirati alla primavera, recensioni, un’intervista a Rosella Diaz, ideatrice di Buk Modena, il Festival della piccola e media editoria, a cui abbiamo partecipato lo scorso 3-4 marzo. Altri ospiti si sono accomodati sulla nostra panchina per parlare della loro esperienza di giovani scrittori o di editor appassionati di letteratura migrante. Un viaggio alla scoperta di nuovi nomi e luoghi. La panchina diventerà una sorta di tappeto magico che vi porterà alla scoperta della Spagna fino a raggiungere i Caraibi e le Hawaii. Immagini, profumi, sapori di queste terre lontane ma anche di quelli letterari. Fotografia, cinema e tanti, tanti suggerimenti per le vostre prossime letture. Il numero è pieno di sorprese, anche per i piccoli Readers! Buona lettura e buon inizio Primavera, al prossimo appuntamento del 22 giugno. Clara Raimondi


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ndice

Rapsodia D’Aprile Ariberto Terragni

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Sud 1982, o “ della stupidità delle guerre” Silvia De Marchi

Perchè amo scrivere Pietro Viggiani

La semana santa in Spagna Floriana Villano

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Nicoletta Tul

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Madeleines, il dolce di Proust

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Claudio Turetta

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Oltre la barriera

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Scrivere con la luce Claudio Turetta

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Clara Raimondi

Davide Resteli

Dal giovane Montalbano alla forma dell’acqua

Diego Rosato

Clara Raimondi

Eleonora di Fabio

Il centenario che saltò la finestra e scomparve

Involtini primavera

Intervista a Rossella Diaz di BukModena

Gita di primavera

Vivere Hawaiian friendly

Eleonora di Fabio

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Un’odissea caraibica

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Nicoletta Tul

Speciale piccoli Readers Clara Raimondi

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Racconto Ariberto Terragni

Rapsodia in Aprile

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APRILE. Sono qui seduto sui gradini davanti a casa. Guardo la gente che passa. Da bambino lo facevo spesso. Immaginavo la

loro vita, provavo a spiegarmi i perché di certe abitudini come il tizio che controlla sempre nel baule della macchina dopo che ha parcheggiato anche se non deve prendere nulla, o la madre che ad una certa ora lancia le chiavi di casa dalla finestra perché il figlio le prenda al volo (ma sarà ora a trent'anni di avere un mazzo di chiavi?). Sì, insomma, facevo così per ore, e qualche volta mia madre si preoccupava, perché me ne stavo lì seduto con un blocco da disegno in mano, a scarabocchiare per ore queste vite inventate. Oggi quegli sgorbi li chiamerebbero graphic novel; un po' grezzi magari, ma l'idea è quella. Ora non lo so che cosa sto facendo. Provo a dare un senso e un ordine ai cocci che mi trovo in mano; ma sono cocci appunto, non le tessere di un puzzle. Respiro l'aria spessa della primavera, i pollini e mi viene in mente che di primavera non ho mai combinato niente. A parte nascere, ma vabbé, mica l'ho scelto io.

conti non conosci nessuno. Tutte le volte che vado ad una festa mi ricordo perché odio le feste. Sono sempre tagliato fuori; sono sempre stato tagliato fuori. E poi c'è sempre il recupero in extremis, quello un po' codardo del padrone di casa: “Max, Max, vieni qui, dove ti nascondi?” E chi si nasconde? Piuttosto ricordami di non venire la prossima volta che mi inviti. Quella musica a chiodo poi. Senza la musica mica mi sarei sentito così estraneo a tutto, certo che no. Ma dev'essere il mese di aprile che funziona così. “Genera lillà dalla terra morta” diceva Eliot. E aprile è anche il mese più crudele. La primavera è il mese più crudele. Lasciasse tutto morto, sotto terra, sepolto. Invece no. Si mette a dare feste anche la primavera. Sono solo accidenti. Sono solo. Quando sono arrivato alla saturazione, quando proprio non ne potevo più, mi sono messo a fare una corte serrata alla

15 APRILE. Sono andato alla festa di compleanno di Vic. Il solito casino di facce note e meno note Tutti che si conoscono tra di loro e tu che i fin dei

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fidanzata di Vic, così, giusto perché non è peggio della tela di Penelope. sapevo che cosa fare. Ma l'ho fatto così Adesso aspetto solo la reazione rabbiosa male, ma così male che alla fine mi sarei di Vic, quando verrà a sapere che ci ho preso a sberle da solo. Non si può provato in quel modo con Monica. E mi prendere una sotto braccio e dirle che è giocherò un'altra amicizia, ma sì, come sprecata con uno dei pochi amici che ti dire che ne ho così tante che me lo posso rimangono. E' una cosa scema, assurda. permettere. Che fesso. Nessuno sano di mente lo farebbe. E che Ora Stringa ha fame. E adesso che ci figura con lei, tra l'altro. Che figura penso ho fame anch'io. Ecco qual è la insensata. Figura da cretino. verità. Me ne sono tornato a casa con le pive nel sacco. Ho tentato anche di farmi 18 APRILE. Ho fatto una lunga stirare da un camion, ma poi mi è passeggiata a piedi giusto per ricordarmi passata la voglia anche di quello. chi sono. E' come in quel film, come si Davvero, mi sono messo in mezzo alla intitola? Chi se lo ricorda. Ma sì, c'è lui carreggiata, sono rimasto lì che ricorda e ricorda, e ha le più di un minuto e ho E qualcuno potrebbe visioni e fa degli incontri pensato “Vediamo se passa dirmi: ma non te ne strani... Beh, è di Woody qualcuno, se passa qualcuno puoi trovare una Allen comunque. Dopo mi faccio trascinare via.” Ma libera o almeno una g u a r d o s u i n t e r n e t l a niente, si vede che non era che non stia con un filmografia e mi tornerà in cosa. tuo amico? Accetto mente. Sì, insomma, la Ora sono a casa, con il gatto l'obiezione. passeggiata mi ha fatto Stringa sulle ginocchia. E' il bene, ogni tanto devo farne gatto della mia vicina di casa, solo che si una perché sennò qui prendo tutti a è sposata e ha lasciato il gatto in libera sassate. Mi ha telefonato Angelica e uscita perenne. La bestiola aveva fame e vuole invitarmi al suo compleanno e io miagolava fuori dalla mia porta, che no, no, no, primo perché ho già detto che dovevo fare? L'ho lasciato entrare e mi di feste non ne voglio più sapere e poi sono preso cura di lui. Se va avanti così perché Angelica mi piace e so che finirò finirà che lo porterò nel capanno con me per dirle qualcosa e allora Fabio si quest'estate, e forse sarà la volta che incazzerà, perché è mio amico, ma sa riuscirò a finire il copione che sto anche che mi piace Angelica. E qualcuno scrivendo da sei mesi senza riuscire a potrebbe dirmi: ma non te ne puoi scriverlo. Curioso no? Scrivo e poi sbatto trovare una libera o almeno una che non via. Non salvo niente, non mi sta bene stia con un tuo amico? Accetto niente. Scrivo e butto via. Questo copione l'obiezione.

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Angelica mi ha detto che vuole cambiare vita, io le ho risposto che mi accontenterei di cambiare nome, cognome, casa, faccia e cittadinanza. Mia madre mi ha detto che devo decidere che cosa fare da grande. Mio padre mi ha dato direttamente del fannullone. Il gatto mi guarda. Voglio farmi crescere i baffi per invidia del gatto. Se il gatto potesse parlare magari non mi insulterebbe. Ho fame, ma in casa ho solo succo d'arancia scaduto da due settimane e un limone spremuto e spiaccicato sul fondo del frigorifero.

c'è un modo per umiliare il mare è quello di fare quattrocento chilometri di coda, parcheggiarsi alla pensione Marisa, spendere uno stipendio per un ombrellone e due lettini, impiastricciarsi di crema e lamentarsi perché l'acqua è sporca. Sì, insomma, finirà anche quest'anno che farò le cose all'ultimo secondo, come l'anno scorso, e come l'anno scorso mi troverò in un bungalow sperduto nel nulla, senza acqua corrente, senza spiaggia e con il mare a tre chilometri. Ognuno ha quello che si merita in fondo. E ognuno raccoglie quello che semina. Qualche altra frase fatta? No, perché è davvero uno spasso stare qui a darsi contro, con gli altri che magari programmano delle vacanze fenomenali, con compagnie oceaniche o compagnie pochi ma buoni, e riescono ad organizzarsi alla perfezione e riescono a mantenere gli impegni, e a soddisfare tutti, in primis se stessi. E noi che ci diciamo? E io che mi racconto? Mi racconto di quando ero bambino e non dovevo pensare a queste cose, che tanto c'era mia madre che prenotava tutte le pensioni Marisa del litorale e poi diceva che era favoloso anche se ti davano la minestra con dentro le mosche morte e le lenzuola erano tempestate di macchie rosse, gialle e marroni. Poi mi si spezza la mina della matita. Smetto di scrivere.

27 APRILE. Verso sera mi sono seduto alla scrivania e ho stilato la lista delle città che vorrei visitare: vorrei andare a Stoccolma, a San Pietroburgo e a Istanbul. Sono mete molto diverse, me ne rendo conto, ma sono anche luoghi in cui vorrei stare, per un po' almeno. Per qualche giorno, per qualche mese. Come si campa a San Pietroburgo? Posso mettermi a fare il regista teatrale anche lì? Avranno delle filodrammatiche. Non costo molto. Possono noleggiarmi. Comunque, la lista mi ha convinto: andrò in uno di questi posti quanto prima. Non ho più voglia di andare al mare, e questo lo scrivo: BASTA VACANZE AL MARE. Non perché non ami il mare, tutt'altro, ma perché le vacanze ammassati in spiaggia con il lettino e le creme solari sono semplicemente la negazione del mare. Se

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Recensione Silvia De Marchi

Sud 1982, o "della stupidità delle guerre" letto questo libro quasi sempre in bus, sul 409, nei miei tragitti casalavoro e un paio di volte, completamente presa dalla storia, sono scesa due fermate più in là. Già questo episodio è, di per sé, un’ottima recensione al libro!

sguardo intelligente e puro di Alberto Adorno, diciannovenne argentino di origine italiane che si ritrova catapultato, da un giorno all’altro, nel freddo della Patagonia, a sud, passando per la Terra del Fuoco sino alle isole Malvine. Un inferno fatto di ordini assoluti e gelo lancinante, quello in cui si ritrova Adorno, impantanato in un conflitto impari e senza alcun senso c o n t r o l’organizzatissi mo e moderno e s e r c i t o britannico della Thatcher. E mentre i sergenti esortano i soldati a considerare “un onore” il fatto di “andare al fronte e combattere per rivendicare le isole contro l’imperialismo britannico” al grido di Las Malvinas son nuestras, Alberto Adorno dice: “Posso morire di cirrosi epatica, di crepacuore, ma non trafitto da una pallottola su un’isola remota per liberare quattro

Ho

Come un novello Jean Amery, l’intellettuale che ha raccontato e messo a nudo l'assurdità di Auschwitz, Adrian Bravi, laurea in filosofia e sguardo perspicuo, racconta la sua guerra, portandone alla luce l'intrinseca stupidità. La guerra di Sud 1982, poco conosciuta da noi italiani; è quella che vede l'Argentina opporsi all'Inghilterra per riconquistare le isole Malvine (Falkland per gli Inglesi), un conflitto lampo ma dolorosissimo, iniziato nell’aprile e conclusosi nel giugno 1982 con ingenti perdite umane per l’Argentina. La prosa è asciutta, senza fronzoli; Bravi racconta con ironia e disincanto la guerra attraverso lo

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pecorai dal dominio britannico. Chi li conosce, i kelpers?”.

lingua italiana e quella materna della lingua spagnola.

L’autore, che come il protagonista ha origini italiane, in questa opera breve e intensa ci porta di qua e di là, in Argentina e in Italia, le sue due patrie, e ci fa piacere che abbia scelto l’Italia come patria letteraria, perché Adrian Bravi è scrittore in italiano, e lusinga sapere che l’italiano lo ha – in qualche modo liberato – “Me l’aveva detto mio padre: «Dovresti imparare daccapo una lingua, così puoi pensare e sognare senza il ricordo di quelle vecchie parole. Nuova lingua, nuova libertà». È stata la prima volta che gli ho dato ragione”. In due parole Bravi risponde a tante sterili polemiche nate in seno alla cosiddetta letteratura della migrazione; gli scrittori migranti infatti, prima che fra i mondi migrano tra le lingue e la pratica del bilinguismo, lungi dall’essere un ghetto, libera il pensiero e rende fertile la scrittura. La sua prosa difatti, pur essendo in italiano, si alimenta contemporaneamente da due radici: quella liberante della

Sud 1982 Adrián N. Bravi Editore:Nottetempo 180 pagg.

Silvia De Marchi Editor, viaggiatrice e cinefila. Vive a Roma dove si occupa di editoria e intercultura, è un'avida lettrice di buone storie. Per contatti: selanus@libero.it

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YoungRacconto Writers Pietro Viggiani

Perché amo scrivere un’altra lacrima scivolò via. Un soffio di scirocco la scippò dal suo viso, mentre altre continuavano a scendere copiosamente. Nemmeno le lenti scure dei Ray Ban riuscivano a nasconderne il flusso ininterrotto. Il suo sguardo carico di malinconia scrutava il sole tramontare all’orizzonte, un’altra giornata di un luglio sempre più afoso stava volgendo al termine. La folla di giovani entusiasti si apprestava a vivere l’aperitivo sulla spiaggia del Singjta di Fregene. Le note lounge riempivano l’atmosfera, un sottofondo sublime ed ipnotico come il suono di un incantatore di serpenti richiamava le molteplici belle presenze maschili e femminili verso il

follia tenuti a freno con sofferenza durante il lungo inverno. Come non godere della vita in questo momento così idilliaco! Lui rimaneva impassibile, disteso inerme sul lettino a scrutare l’orizzonte. La visiera del cappello ne oscurava il volto, se avesse avuto una bacchetta magica avrebbe senza indugio fatto sparire tutta quella gente che gli schiamazzava intorno senza alcun rispetto per il dramma interiore che lo perseguitava da quando aveva rimesso piede a Roma. “Andate a fare in culo altrove, lasciatemi in pace!” si ripeteva dentro di se mentre il pianto veniva spezzato da lunghi singhiozzi.

chioschetto del bar dove si cominciava a folleggiare. Sabato sera, in mano un drink da sorseggiare spensieratamente a piedi nudi sull’arenile mentre la skyline regala pennellate di colori indimenticabili, ragazze mozzafiato dalle curve sinuose, un prossimità le ferie d’agosto per abbandonarsi a istinti e quel pizzico di

Nell’arco di un anno era passato dal toccare il cielo con un dito al precipitare all’inferno. Era trascorso giusto un anno da quando oltrepassò il finger dell’aeroporto di Fiumicino imbarcandosi sul volo per Dubai. Lo società di consulenza per la quale lavorava da anni lo aveva “cortesemente” messo su quel volo, un progetto per una prestigiosa compagnia

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petrolifera richiedeva un profilo come il erano volatilizzate in un frangente. suo. Da un paio di anni ambiva a un Esattamente nell’attimo in cui ripercorse ruolo dirigenziale, quale migliore lo stesso finger, un anno dopo. occasione per mettersi in evidenza. Questa volta in uscita da un aereo. Emirati Arabi, Medio Oriente.... La sua città, Roma, non gli apparteneva “Ma dove cazzo vado” s’interrogava più. I suoi amici mediorientali si erano impaurito nel salire sull’aereo. dispersi nuovamente per il mondo. La Dubbi amletici e timori che ben presto si moretta tutto pepe prima lo aveva illuso, sciolsero come neve al sole; il tempo poi scaricato. necessario di calarsi in un contesto lavorativo internazionale, L’azienda per la quale si dove giovani colleghi di Piegato sul manubrio e r a s a c r i f i c a t o s i e r a t u t t o i l m o n d o e r a n o imprimeva velocità, dimenticato di lui. Mentre approdati lì proprio come superava le vetture in s i d a n n a v a i n M e d i o lui: tante paure, nessuna coda verso la città Oriente per tenere in piedi eterna, rischiava la il progetto, in Italia le certezza. Da sconosciuti ben presto vita correndo come promozioni si erano già decise a tavolino. I lecca divennero la sua seconda un folle. culo tanto per cambiare pelle. Di giorno a sgobbare l’avevano superato! in ufficio, di sera a folleggiare trasportati da un affiatamento e un entusiasmo così intensi da scaldare Odiava tutta quella gente che gli l’intero Medio Oriente, trasformando schiamazzava nelle orecchie. quella porzione del Globo martoriata Ora odiava la vita. dalle bombe nel paese dei balocchi, dove Ebbe uno scatto d’ira che lo tirò su dal si ride, non si dorme, si ama. lettino come una molla. Si ama la vita, si amano le donne. Ma Non poteva restare lì. Doveva evadere soltanto una moretta tutto pepe catturò le prima di esplodere. sue attenzioni, due pupille magnetiche da Raccolse l’asciugamano e si mise a correre levargli il respiro. Due labbra così in mezzo alla folla, urtando corpi che morbide e carnose da suscitare in lui una ballavano folleggiando dietro la musica spinta di passione irrefrenabile, esplosa vibrante che gli bombardava la testa. la sera che riuscì a baciarla, a stringerla Spintonò l’ultimo l’ostacolo prima di tra le sue braccia in una calda notte che raggiungere l’uscita del lido, balzò in sella non dimenticherà mai. alla sua moto, accese i motori e partì I sogni, le ambizioni, le passioni che sgommando senza neanche infilare il avevano fatto di lui un privilegiato si casco.

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Piegato sul manubrio imprimeva velocità, superava le vetture in coda verso la città eterna, rischiava la vita correndo come un folle. Percorse l’autostrada a tutto gas, con il solo berretto in testa, mentre le ultime lacrime rimaste si asciugavano sul viso. Giunse sotto casa e abbandonò il veicolo con non curanza. Con fare tracotante percorse le scale del pianerottolo di corsa, giungendo al terzo piano. Due mandate di chiavi, aprì la porta e la sbatté violentemente. Finalmente solo! Ma ancora prigioniero dell’ansia e della negatività. D’istinto si mise al computer, aprì l’album fotografico digitale per immergersi nei ricordi così nitidi dell’ultimo anno. Istantanee che lo ritraevano felice, sorridente come non mai. Ma quelle foto erano attimi ormai passati, se ne doveva fare una ragione. Di nuovo l’ansia. Av v i ò w o r d , s u l l o s c h e r m o s i materializzò una pagina bianca. Rewind, la sua memoria si avvolse come un nastro riportandolo indietro di un anno: “Viggio, sei stato assegnato ad un progetto in Medio Oriente.....” buttò giù di getto iniziando a ricordare. Un sorriso s’impossessò fugacemente del suo viso, per un attimo si sentì in pace con se stesso. Cominciò a scrivere, e non si fermò più.

Pietro Viggiani è autore di Ricomincio da doppio zero (Bel Ami Edizioni,208 pagg, 10.00 €). E’ nato a Roma nel 1973. Dopo la laurea in Economia e Commercio ha intrapreso la carriera di consulente aziendale alla frenetica ricerca del prestigio professionale, a scapito della propria felicità. Un’esperienza lavorativa in Medio Oriente gli ha permesso di riappropriarsi della sua vita e ora osserva il mondo con nuovi occhi. Ha scritto il Viaggio di Viggio (Robin Edizioni, 2007) e ha seguito il laboratorio di scrittura creativa organizzato da Rai-Eri (2011). Continua a viaggiare amando la vita, proiettato verso la prossima ignota destinazione.

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Libri in viaggio Nicoletta Tul

Vivere Hawaiian friendly

Un

libro ed un film mi hanno fatto ricordare il magnifico periodo della mia vita passato alle

Hawaii. Un arcipelago paradisiaco, dove a parte qualche piccolo centro abitato e la metropoli Honolulu, il resto è oceano, giungla, fiori e vegetazione, cascate e spiagge da sogno. Chi abita alle Hawaii non è mi depresso o arrabbiato, la vita scorre più lenta, si vive in ciabatte infradito e camicia (anche nei consigli di amministrazione delle grandi aziende) e si respira un'aria da paradiso terrestre. Proprio alle Hawaii è ambientato l'ultimo film con protagonista George Clooney, "Paradiso amaro" (The Descendants) di Alexander Payne. Il protagonista si ritrova vedovo all'improvviso ed inizia a scoprire e riconsiderare la vita familiare, scopre che la moglie aveva un amante e si riavvicina alle figlie. Nella ricerca dell'altro uomo della moglie scopre però altri intrecci e prende una decisione importante riguardo alla vendita di un terreno di famiglia, l'ultimo pezzo di paradiso rimasto ancora incontaminato. Ambientato alle Hawaii ma per una volta non è la solita commediola che ritrae le isole come un paradiso da vacanza, ma è bastata la visione di quelle acque per farmi venire un attacco di nostalgia potente. voto 9/10

Lo stile di vita hawaiiano è semplice e molto legato alla natura ed ai suoi ritmi, anche se ora le isole sono state completamente invase dall'american way, anche i bianchi che le abitano adottano una filosofia decisamente polinesiana. L'Ho'oponopono è un antico rituale, io lo chiamo impropriamente lo Zen Hawaiiano, uno stile di vita che si basa su due parole che hanno numerosi significati: Aloha e Mahalo. Aloha è la parola che si usa per salutarsi, ma vuol dire anche amore, ti amo, ti voglio bene, ti dono il mio amore. Mahalo si usa per dire grazie, ma significa anche di chiedo scusa, scusami, ti perdono o ti chiedo perdono, dipende dal contesto. Ti amo e grazie sono le due parole chiave dell'ho'oponopono, nei momenti più disastrosi della vita ripetersele come fossero dei mantra serve per mantenere vivo il bimbo che è in noi, con amore e gratitudine alla vita ed a quello che si ha si vive meglio. Un problema è solo un problema se diciamo che lo è, e un problema non è il problema, come noi reagiamo al problema è il problema. Parole del maestro Ihaleakala Hew Len

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Per approfondire questa filosofia di vita c'è un libro, che sinceramente però non mi sento di consigliarvi, "Scopri Ho'oponopono" di Mabel Katz, BIS edizioni, 12.90 euro, 131p. La Katz è assolutamente incapace di scrivere, è di questo la perdoniamo visto che non è una scrittrice, ma la cosa che non mi è piaciuta è che invece di esporre la filosofia hawaiiana, il libro è pieno di aneddoti sulla vita personale dell'autrice, dei suoi problemi, del suo passato, di quello che ha fatto o non ha fatto, dei suoi corsi di joga e delle sue capanne sudatorie, slogan assurdi da manuale di training autogeno tipo "hai un obiettivo nella vita!, puoi farlo! dai che c'è la fai, anche tu sarai felice e raggiungerai il successo". Il libro inizia con la premessa che l'autrice cambierà la tua vita e continua degenerando in racconti buddisti zen e grandi discorsi su Dio e sul destino. Le pagine finali sono dedicate alla sua biografia ricchissima di pubblicità su come contattarla e sui corsi e seminari che svolge in giro per il mondo, insomma predica bene e poi si fa i milioni usando una filosofia che non è nemmeno sua. voto 1/10 Peccato per questo pessimo manuale, perché la tecnica di usare le due parole chiave funziona davvero, vi consiglio

comunque di provare ad usarla. E' vero che se uno abita alle Hawaii sembra più semplice da applicare mentre magari se abitate nello smog di Milano all'inizio sembrerà assurdo. Ma anche se avete

problemi davvero grossi, reagire ad essi in modo esagerato non fa altro che peggiorare la situazione, mentre un atteggiamento rilassato può aiutarvi ad osservare meglio la situazione ed a trovare una soluzione. Nel frattempo però consiglio a tutti un bel viaggio alle Hawaii un arcipelago che vi può cambiare la vita, nel mio caso lo ha fatto molto tempo fa.

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LibriRecensione in viaggio Eleonora Di Fabio

Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve

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opo tantissimo tempo ho finalmente letto un libro ironico, divertente e profondamente riflessivo allo

stesso tempo. Alla fine della storia tutti voi vorreste Allan Karlsson nella vostra vita.

Ogni riga è piena di voglia di vivere. Ma non abbiamo nessun elogio alla vita. Allan non pensa proprio alla sua età, ai suoi acciacchi. Non è un vecchietto che fugge dalla morte, pronto a vivere

Questo innocuo centenario decide di fuggire dalla finestra della sua camera nella casa di riposo, mentre al piano di sotto si organizzano i grandi festeggiamenti per il suo centesimo compleanno. Apparentemente è un signore molto anziano, ma ancora in forze, stanco della solita vita e deciso a dare una svolta al tempo che gli rimane da vivere. Inizia così un'avventura al limite dell'inverosimile. Allan incontrerà sulla sua strada una stravagante serie di persone che si uniranno a lui in questo folle progetto. Ma siamo certi che si tratti di follia? Lentamente scopriamo la vita del nostro eroe e le sue gesta, i paesi che ha visitato e le persone che ha incontrato. Forse è soltanto normalità per il signor Karlsson.

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Jonas Jonasson Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve Editore:Bompiani 446 pagg 12.75 €

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un'ultima avventura. Allan vuole solo sfuggire a quella insopportabile infermiera, Alice, che tiene l'acquavite lontana da lui. La girandola di eventi che porterà questa fuga è decisamente involontaria. E riuscirà a sconvolgere la vita di chiunque incontrerà sul suo cammino. Con molta umiltà e sfacciataggine sembra mettere i suoi nuovi amici davanti alle loro vite, consentendogli di

dargli quella svolta che avevano sempre atteso ma mai osato vivere. La spontaneità e la fiducia nel futuro di Allan sono disarmanti e ci ricordano che ogni giorno deve essere vissuto con una certa leggerezza, senza affanni. Il destino spesso ci vede meglio di noi.

Suggerimenti per la lettura L’anno della lepre Arto Paasilinna Iperborea 204 pagg 13,00 euro

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Libri e televisione Claudio Turetta

Dal giovane Montalbano alla Forma dell’acqua ecentemente in televisione è passato sui nostri schermi lo sceneggiato (preferisco questo italico termine a fiction perchè lo considero più consono) “Il giovane Montalbano”, interpretato da Michele Riondino, tratto da una serie di racconti conosciuti come “La prima indagine di Montalbano”. Si tratta di una sorta di genesi che racconta come sia nato il mondo di Salvo Montalbano,

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commissario di polizia in quel di Vi g a t a , c i t t a d i n a immaginaria della Sicilia. Sul finire degli anni 90, irrompe sulla scena televisiva italiana un nuovo personaggio, nato dalla penna di Andrea Camilleri e diventato carne ed ossa nelle sembianze di Luca Zingaretti, volto nuovo del cinema italiano che si trova a vivere con questo personaggio una svolta nella sua carriera. Stiamo parlando de “Il commissario Montalbano”, che la Rai propone all’alba del nuovo millennio, ripercorrendo la strada battuta in passato dei vecchi sceneggiati televisivi tratti da romanzi famosi di cui ci sono diversi

nostalgici, come ad esempio il Maigret di Simenon interpretato da Gino Cervi. Di Montalbano ho visto alcune puntate, ma non avevo mai letto un suo libro finora, un pò per mancanza di tempo, un pò per paura che avrei trovato un libro scritto in dialetto siculo incomprensibile. La spinta decisiva mi è stata data nel vedere il numero di detrattori di confronti di Montalbano e Camilleri stesso. Per approfondire la questione ho cominciato a leggere “La forma dell’acqua”, primo romanzo della serie. E dire che mi ha stupito è poco. Innanzitutto il libro è scritto in ITALIANO, cosa che persone che paventano stile e cultura non conoscono. Si ci sono d e gl i i n t er m ez zi e dialoghi in cui il siciliano la fa da padrone ma non è un siciliano incomprensibile, ed inoltre qualunque persona al giorno d’oggi può andare su internet e cercarsi dei termini che ha trovato arcaici. Sarà strano ma, mi rivolgo ad alcune persone che per loro il massimo della tecnologia è ostentare (sottolineo ostentare), il loro nuovo smartphone o il nuovo tablet uscito sul mercato.

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Fatto questa piccola premessa (e sfogo) parliamo del libro. La trama si svolge in un paesino della Sicilia, nell’era posttangentopoli e agli albori della seconda repubblica in terra di mafia. Nell’immaginaria città di Vigata in provincia di Montelusa (rispettivamente Porto Empedocle ed Agrigento), accade un misfatto non da poco. Viene trovato morto in una mànnara (una discarica) l’ingegnere Luparello. Potente uomo della zona simbolo di una politica di vecchio stampo. In molti si preoccupano per la morte del politico e si muovono diversi meccanismi. Dell’indagine se ne occupa il commisario Salvo Montalbano che si trova a indagare sul caso, scoperchiando un calderone di verità nascoste e intrighi politici. Lo sfondo è il microcosmo del commissario Montalbano, in una Sicilia che vive un’epoca di cambiamento ma che non cambierà mai. Nel romanzo sfilano i vari personaggi della serie. Il brigadiere Fazio, Adelina, che gestisce la casa del commissario, Livia, la fidanzata con cui Montalbano vive una relazione a distanza, Nicolò Zito, giornalista a cui il commissario chiede informazioni e dritte. La trama è avvincente ed i colpi di scena si susseguono senza sosta, tra scoperte di indizi e spassosi siparietti tra Montalbano ed i suoi sodali. Non mancano inoltre le citazioni ad altri libri di autori siciliani come Pirandello o Sciascia, ma anche a Tomasi di

Lampedusa. Alcune citazioni sono nascoste ma non sfuggirano di certo a lettori appassionati (questa mi è stata suggerita da un appasionato ammetto). Che dire, tanta acredine non è giustificata e penso che sia uno dei migliori romanzi scritti in Italia negli ultimi anni. Piccola nota, un merito va alla Sellerio che pubblica i suoi libri in formati comodi per tutti noi pendolari.

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Andrea Camilleri, La forma dell’acqua Sellerio Editore Palermo 173 pagine

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Racconto Diego Rosato

Involtini primavera avesse chiuso gli occhi, se per un attimo avesse dimenticato con chi era, se per un po' avesse dato più ascolto al suo stomaco che al suo cuore, si sarebbe chiesto cosa cavolo ci faceva lì e sarebbe corso via. Eppure in quel tripudio di decorazioni vistose, dalle tonalità rosse quasi accecanti, tanto possono essere fastidiose alla vista, in quel concerto di suppellettili, portafortuna, mobilia quasi barocca, in quel ristorante cinese in cui mai avrebbe voluto mettere piede, tutta la sua attenzione era concentrata su quei piccoli occhi azzurri, tutt'altro che orientali, che lo fissavano divertiti, mentre lui si massaggiava la mano ustionata, dissimulando la sua sofferenza. Se non altro, avrebbe avuto una ferita di guerra da mostrare a quella civetta impicciona di Ilaria, cugina di Antonella e collega di Diego, che sicuramente in quel momento stava fremendo per sapere come stava andando la cena: se questa storia d'amore fosse stata una guerra, Ilaria ne sarebbe stata senz'altro l'intelligence.

Se

Quel giorno non era cominciato bene, non per lui almeno, dato che i primi caldi avevano già dato il via alle impollinazioni ed al raffreddore invernale s'era sostituito quello

primaverile, che oltre a farti starnutire ti fa prudere il palato e bruciare gli occhi fino alle lacrime, alle volte. Rinite allergica la chiamano, come se darle un altro nome servisse a qualcosa... sempre raffreddore è! Il singhiozzo è meno fastidioso se lo chiami singulto parossistico antiperistaltico? Insomma, quello era un giorno di polemica con se stesso e col mondo, perché non gli sembrava giusto che mentre tutti erano

contenti dell'arrivo della primavera a lui toccasse starnutire ogni dieci secondi. Era andato a giocare al Superenalotto più che altro perché era una giornata sfortunata o almeno così aveva deciso, quindi non andare a giocare avrebbe significato che i suoi numeri sarebbero usciti di sicuro, se non avesse giocato. E dato che era un giorno sfortunato, trovò ad accoglierlo col solito sorriso cortese e delicato Antonella, con cui usciva di

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tanto in tanto da qualche mese, dopo un un mondo in cui esiste la cucina italiana, primo “appuntamento” più formale la perché bisogna andare al ristorante sera di Natale. Per quanto gli sembrasse cinese? Probabilmente questa ultima strano, lei, nonostante il di lui apparente domanda gli si stampò sulla faccia, distacco, più dovuto alla mancanza di perché Antonella per la prima volta lo coraggio che al disinteresse, solitamente guardò con una certa disapprovazione: in accettava i suoi inviti e quando non lo effetti, non sapendo nemmeno cosa faceva non usava scuse come “Devo avrebbe potuto trovarsi nel piatto, il suo lavarmi i capelli”, ma farsi vedere in ostinato rifiuto suonava alquanto bigotto. quelle condizioni, con gli occhi rossi, il Diego conosceva uomini trascinati naso screpolato e il fazzoletto sempre a all'Ikea di domenica pomeriggio, durante portata di mano sicuramente non lo il derby, uomini che si erano subiti tutti i avrebbe aiutato a conquistarla. concerti di cantanti che detestavano e Ma Antonella era diversa: lui uomini che avevano Aveva quasi finito di non capì mai se lei sapeva cominciato a prendere lezioni scorrere il menù e leggere nella mente di tutti o di ballo per amore: lui poteva finora aveva capito solo nella sua, ma di fatto, andare una volta nella vita al solo “patatine fritte” quando lo vide più impacciato e “coca-cola”: cosa ristorante cinese ed ingoiare il del solito, lo guardo con una c ' è di p i ù rospo... almeno in senso sguardo tenero che sembrava internazionale? figurato! dire: “Ma chi devi - Beh, non sono mai stato in conquistare, scemo?” e lo invitò ad un ristorante cinese, ma magari quella uscire quella sera stessa: cucina mi fa passare l'allergia - disse, - Ti prendi un bell'antistaminico e ce ne mentre pensava che più probabilmente andiamo al Ristorante cinese qui vicino: l'avrebbe ucciso. ti va? Ecco, non avrebbe saputo dire che gli Dopo il lavoro andò al bar del centro dava più fastidio l'idea dell'antistaminico commerciale, aspettando che lei finisse il o del ristorante cinese, ma probabilmente turno e presero insieme un aperitivo, quest'ultimo! L'antistaminico lo mandi prima di andare al ristorante cinese. Gli giù e finisce lì, anche se l'idea di venne in mente la scena di quel vecchio prendere medicine non ti affascina, è un film in cui Thomas Milian rimprovera la problema che dura un attimo e le pillole moglie per aver ordinato pasta e fagioli sono tutte uguali. In un ristorante ci devi con le cotiche e chiede penne stare almeno qualche ora, anzi, essendo all'arrabiata e coda alla vaccinara, prima un appuntamento, in teoria dovresti di “arrendersi” ed ordinare un pesce essere contento di starci a lungo, ma in spada arrosto intero, che vuole spinare

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da solo. Aveva quasi finito di scorrere il menù e finora aveva capito solo “patatine fritte” e “coca-cola”: cosa c'è di più internazionale? Ovviamente venne in suo soccorso la sua Fatina buona, che gli suggerì di ordinare dei ravioloni alla piastra e del riso saltato coi gamberi, un menù poco “traumatico” per un neofita della cucina orientale, mentre lei optò per del riso croccante alla piastra ed una porzione di pollo alle mandorle. Diego pensò che la sua amica Emanuela avrebbe ordinato delle gallette di granchio, prima di rendersi conto che Emanuela non l'avrebbe mai perdonato per essere andato al ristorante cinese con un'altra, dopo che lei aveva cercato per anni di convincerlo ad andarci! Questa cosa, anche se giustificata dall'amore, sarebbe finita in quel quadernetto nero su cui appuntava tutte le punizioni che Diego accumulava nei lunghi periodi in cui non riuscivano a vedersi ed il conto stavolta sarebbe stato salato. Dopo aver diviso in amicizia un piatto di pane fritto e bevuto un indecifrabile aperitivo offerto dalla casa, arrivarono le prime portate. Antonella osservava Diego come se fosse un cucciolo di gorilla alle prese con un pacchetto di noccioline dall'aria sospetta che non sa aprire. In realtà i ravioloni avevano un aspetto anche invitante, se non fosse stato ignoto il ripieno. Il malcapitato si fece coraggio e ne assaggiò un pezzo, pronto ad inventare una scusa qualunque

per non mangiare oltre, ma la scusa si rivelò inutile, perché anche il ripieno era buono, molto simile ad una salsiccia morbida. Il vero incidente ci fu quando Antonella gli offrì un po' del suo riso croccante, senza avvertirlo della piastra bollente. Se non avesse saputo di essere imbranato, avrebbe potuto pensare che Emanuela con i suoi superpoteri sapeva dove si trovasse e gli avesse mandato una delle sue maledizioni! Ed eccoci tornati alla mano dolorante, al dolore dissimulato e dello sguardo affettuoso e divertito di Antonella... certe volte Diego temeva che finché lei avesse continuato a guardarlo così, lui sarebbe stato sempre più goffo, perché quella dolcezza nei suoi occhi gli piaceva troppo. Il riso saltato fu veramente buono, ma Diego guardò con una certa riluttanza il pollo alle mandorle, più che altro per i suoi problemi di digestione di mandorle, noci ed arachidi (ma non nocciole... chissà perché?) ed Antonella questa volta non glielo offrì: non capiva il rifiuto di un'intera cucina, ma trovava ammissibile l'avversione per un determinato piatto. Diego dal canto suo sperava di non far nulla che potesse essere offensivo o di cattivo gusto per la cultura cinese, di non menzionare il sakè o in generale confondere Cina e Giappone, e di evitare figure barbine con le bacchette.

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Era assorto in questi pensieri e frastornato da quel sorriso malizioso che non lo abbandonava dall'inizio della serata, quando Antonella gli propose di prendere del gelato fritto: a quanto sembrava in un ristorante cinese sono capaci di friggere qualsiasi cosa. Al momento del conto, Antonella lo ringraziò di averla accompagnata a mangiare cinese anche se a lui non piaceva ed insisté per pagare la cena, afferrando il polso di Diego per prendere il conto, ma questi, rapido, ma delicato come lei non avrebbe mai supposto che il suo compagno sapesse essere, con un movimento elegante diede una leggera torsione del braccio e glielo afferrò, togliendole la possibilità di arrivare ad afferrare il foglietto. - Come hai fatto? - chiese Antonella - Beh, non dovrei dirlo in un ristorante cinese, perché è una tecnica dell'aikido, che è giapponese, ma l'ho imparato al corso di krav maga. Usciti in strada, si avviarono verso la macchina, mentre le luci cittadine nascondevano le stelle e la temperatura ancora non estiva era scesa abbastanza da far sì che Diego prendesse sottobraccio Antonella senza temere troppo di infastidirla. Antonella appoggiò la testa sul suo braccio ed il suo cavaliere pensò che se domani il suo apparato digerente avesse ancora retto all'impatto del cibo esotico, avrebbe

ricordato quella come una serata perfetta, forse anche troppo... due persone che si vogliono bene, anche se non trovano il coraggio di dirselo apertamente, che camminano abbracciati in silenzio sotto le stelle... Arrivati sotto casa di Antonella, Diego si sentì più in imbarazzo del solito: non voleva lasciarla, ma non si sentiva in diritto di tenerla ancora sotto braccio. Fu lei a divincolarsi gentilmente e mettersi davanti a lui per poi chiedergli: - Allora, cosa ne pensi della cucina cinese? Diego stava farfugliando qualcosa sul sapore, sul sale e sul fritto, quando lei lo prese per il bavero del giaccone, lo tirò giù a sé e gli diede un lungo bacio. Lui la abbracciò e la strinse a sé, avvolgendola come un involtino. Se non avesse avuto la mente completamente annebbiata dalla dolcezza di quel bacio avrebbe pensato “come un involtino primavera”. Quando lei staccò le labbra dalle sue, lui la seguì un po', prima di riprendere il controllo di sé e tirarsi su, a dir poco accaldato, ma inebriato e felice. - Allora, cosa ne pensi della cucina cinese? - Chiese di nuovo Antonella. - Non ho mai provato niente di meglio in vita mia! - rispose lui e si perse definitivamente in quegli occhi dolci e maliziosi.

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LibriArticolo in viaggio Floriana Villano

La Semana Santa in Spagna

C

on la primavera in arrivo, le giornate che si allungano e il primo tiepido sole, l’invito a

regalarci un “viaggetto” non è niente male. Tra le tante mete da poter scegliere, giusto per un week-end, potrei consigliarvi di fare un salto in Spagna, dove? Non importa! Aprite la cartina

geografica, chiudete gli occhi e puntate il dito, qualunque luogo verrà fuori andrà bene, soprattutto se deciderete di partire per i giorni che coincidono con Pasqua, allora vi troverete a vivere la famosa Semana Santa La Semana Santa è la Pasqua vissuta dagli spagnoli, dura qualche giorno in più rispetto alla nostra (semana è settimana); il termine “vissuta” è senz’altro appropriato in questo caso: gli

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spagnoli vivono questo periodo in modo davvero viscerale; non è soltanto una questione di processioni e funzioni è, piuttosto, un momento di grande travaglio interiore. In alcune regioni, come in Andalusia, si preparano tutto l’anno per dare vita a giorni davvero intensi, fatti di preghiere, ex-voto, canti e … grandi abbuffate.

mantenere una promessa, un ex-voto o, semplicemente, lo fanno per tradizione di famiglia (in alcune hanno cominciato i bisnonni e ora proseguono i pronipoti). Le processioni sono tante, cominciano il giovedì santo e terminano la domenica, le si possono vedere durante l’arco della giornata e sono tutte diverse tra loro, con rituali speciali e contesti molto particolari. Durante questi momenti, sfilano anche le donne con le classiche

Il folklore che accompagna tutto questo è davvero unico: durante le processioni sfilano enormi carri, trainati anche da 20 persone, carri pesanti perché sostengono delle vere e proprie scene rappresentanti la passione di Cristo. La coordinazione tra gli uomini è molto suggestiva, si aiutano e si sostengono l’un l’altro, è un momento di grande commozione vedere giovani e meno giovani, tutti insieme, muoversi contemporaneamente al ritmo di un tamburo che scandisce passo per passo, in modo solenne, il cammino che devono seguire, stanchi, sfiniti, ma determinati a proseguire. Per loro è una questione di orgoglio, a volte devono soltanto

mantillas (pronuncia mantiglias), uomini in divisa e diverse confraternite, abbigliate tutte con i loro abiti caratteristici e rigorosamente incappucciati. Le processioni che si svolgono in tarda serata sono, decisamente, quelle più suggestive, i protagonisti sono sagome che sembrano

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muoversi al tremolante ritmo delle fiaccole che li accompagnano. Non dimentichiamo, né sottovalutiamo, l’aspetto culinario di questi giorni; è possibile, se il tempo è ancora impietosamente freddo, riscaldarsi con un buon piatto di cocido (pronuncia con la seconda c tra i denti, a base di ceci, patate e carote, e pezzi di carne, se ne ricava anche un brodo, da mangiare come zuppa), poi ci sono le torrijas (pronuncia torrihas), semplici fette di pane inzuppate nel latte o nel vino o nel

caffè, poi vengono fritte e affogate nel miele, poi ci sono i torroni e le altre specialità della cucina tipica spagnola. Un’esperienza davvero unica, che merita almeno una volta di essere vissuta, un viaggio per chi ha voglia di coniugare, oltre alla conoscenza di un posto nuovo, anche un qualcosa di veramente tipico, che faccia conoscere, ed apprezzare, ancor più le persone del posto e che ci possa arricchire attraverso un diverso confronto culturale.

Suggerimenti per la lettura Conosci Parigi? Raymond Queneau Barbes 240 pagg 15.00 euro

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Intervista Clara Raimondi

Intervista a Rossella Diaz di BukModena apete già che lo scorso 3-4 marzo siamo stati ospiti di Buk Modena, il festival della piccola e media editoria del capoluogo emiliano. Sul sito e sul canale trovate articoli e i nostri consigli sui titoli migliori di questa edizione, mentre per questo numero speciale abbiamo avuto l’onore di ospitare Rossella Diaz, 29 anni, ideatrice ed organizzatrice di “BUK Festival della piccola e media editoria” insieme a Francesco Zarzana e direttrice artistica della rassegna teatrale Nazionale “T come Teatro”. Da oltre un anno è direttore editoriale della rivista letteraria BUK - Leggere, Pensare, Conoscere.

S

Si è accomodata sulla nostra panchina e l’intervista è diventata l’occasione per approfondire il successo della manifestazione e per fare un pronostico per quella del prossimo anno. Noi ci saremo e voi? Grazie per aver accettato la nostra intervista, è un piacere per noi farla accomodare sulla panchina del lettore.

Insieme a Francesco Zarzana è l’ideatrice di Buk Modena. Come nasce questo festivaldel libro e come si inserisce nel programma degli eventi di Progettarte? Prima di tutto grazie a voi per l’invito che ho accolto con grande piacere. “BUK - Festival della piccola e media editoria” nasce semplicemente da un’idea portata all’attenzione dei nostri dirigenti comunali nel 2008, che inizialmente ci cassarono, poiché non ritenevano il progetto degno di interesse. La nostra caparbietà ci ha portato ugualmente ad andare avanti…e la cocciutaggine a volte ripaga …in quanto già dalla prima edizione siamo riusciti a far partecipare al Festival (inizialmente denominato BOOK Esposizione della piccola e media editoria) ben 10.000 visitatori in due giorni…numeri record per una città come Modena. Progettarte è un’organizzazione culturale che promuove l’arte e la cultura, attraverso lo studio, la ricerca, il dibattito, la crescita intellettuale, l’aggiornamento, la

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progettazione e la valorizzazione delle attività di interesse artistico e culturale ….e BUK è parte integrante di tale filosofia professionale. Buk Modena si è appena concluso, una quinta edizione che ha sancito definitivamente il successo della fiera della piccola e media editoria del capoluogo emiliano. Come si è evoluto l’evento nel corso di queste cinque edizioni? Vi aspettavate un tale successo e soprattutto cosa rende secondo lei Buk Modena diversa dalle altre fiere della piccola e media editoria? Ci tengo a precisare che BUK è un Festival non una fiera; in quanto non abbiamo mai voluto far predominare l’aspetto fieristico su quello culturale… ci è stato proposto e consigliato più volte di trasferire BUK presso la fiera di Modena, ma non riteniamo che possa essere la soluzione più idonea per una manifestazione di questa natura. Lo scopo dell’iniziativa, è quello di dar visibilità e favorire la diffusione della piccola e media editoria, allestendo un programma ricco di eventi culturali, reading, conferenze, tavole rotonde, atelier letterari, spettacoli dal vivo, incontri con autori e personalità della cultura….tutti aspetti che si conciliano perfettamente con l’ambito culturale e non fieristico! BUK ha conosciuto un’evoluzione di crescita importante

nelle varie edizioni: 10.000 visitatori nel 2008, 12.500 nel 2009, 15.000 nel 2010, 20.000 nel 2011, e quest’anno nell’ edizione 2012 abbiamo toccato le 25.000 presenze, segno di originalità della formula, della qualità e della varietà delle sue offerte. Il successo della sua formula, l’ingresso libero per il pubblico, l’assenza di stand ma solo tavoli espositivi che permettono un più immediato dialogo tra editore e visitatore, è indice di grande dinamicità e rinnovamento, punto fondamentale per noi organizzatori che cerchiamo ogni anno di offrire una gamma sempre più varia di offerte editoriali ed eventi collaterali. Tutto questo ha portato BUK Festival ad essere considerata una delle iniziative più importanti d’Italia in questo settore…grazie ad un grande lavoro di squadra con Francesco Zarzana e Roberta Milano.

Una quinta edizione partita con qualche difficoltà. Come i nostri lettori ben sapranno Buk Modena è stato rinviato a causa del maltempo ma questo non ha impedito che Il Foro Boario, il 3-4 marzo, si riempisse di persone davvero interessate a mondo dei libri. Questo secondo lei è dovuto alla curiosità che il Festival suscita, all’affetto dei lettori? Come viene vissuto dalla cittadinanza l’evento, ha potuto tastare il posto dei modenesi?

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Purtroppo l'eccezionale ondata di neve e gelo che ha colpito tutta l’Italia, compresa Modena i primi giorni di febbraio, ci hanno imposto uno slittamento di data…lascio a voi immaginare cosa significhi spostare un Festival di questo calibro…noi organizzatori non abbiamo dormito per giorni!!! Non sarebbe stato corretto però, nei confronti dei tanti editori e pubblico, sostenere ugualmente l’iniziativa quando tutte le condizioni venivano a mancare. Quest’anno abbiamo percepito da subito una grandissima attesa dell’evento: siamo stati invasi di richieste ed informazioni da parte del pubblico, abbiamo toccato picchi altissimi mai registrati di visite sul nostro sito w w w. b u k m o d e n a . i t , abbiamo avuto una lista d’attesa molto lunga da parte di editori, provenienti da tutta Italia che volevano assolutamente partecipare al Festival… tutto questo ci lusinga, ci riempie di orgoglio, e la voglia di migliorarsi ed andare avanti aumenta sempre più. La cittadinanza accoglie sempre con grande entusiasmo il Festival, i modenesi che accorrono sono numerosissimi, l’indotto economico che BUK genera in città è molto elevato; ad esempio i ristoranti e gli hotel si riempiono, i commercianti sono contenti per l’arrivo di turisti in

città… questo è sintomo di visitatori non locali: abbiamo avuto riscontri di pubblico dalla Lombardia, Veneto, Tr e n t i n o , To s c a n a … s o n o d a t i significativi per comprendere l’aumento esponenziale del Festival. Buk Modena: piccole e grandi case editrici, alcune anche locali. Come siete riusciti a conciliare tra loro le diverse realtà editoriali e dare loro il

giusto spazio all’interno della manifestazione? Cerchiamo sempre di portare a BUK una ricca e varia scelta di offerte culturali, non selezioniamo gli editori che faranno parte del Festival in base a particolari nicchie o segmenti di mercato…l’editore che partecipa è libero di esprimere la sua gamma come crede e noi desideriamo che si crei un rapporto diretto con il

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visitatore. Il pubblico potrà scegliere, guardare, sfogliare, curiosare, toccare con mano i libri a BUK…si deve poter respirare cultura a 360 gradi! Per quanto concerne le realtà locali Modenesi, siamo molto orgogliosi che due di loro ossia Damster Edizioni ed Artestampa Edizioni siano arrivati primo e secondo al “Premio Letterario Due Vittorie” , prestigioso concorso all’interno di BUK a cui hanno partecipato case editrici (anche medio grandi) quali Longanesi, Chiarelettere, Guanda …la giornalista di Repubblica Silvana Mazzocchi, Presidente di Giuria, ha ritenuto i due libri degli editori Modenesi molto validi, tanto da superare il terzo posto di Longanesi…una soddisfazione per tutti! Abbiamo provato a raccontare una minima parte degli eventi e a realizzare un video in cui indicavamo i libri da non perdere di questa quinta edizione. Perché anche lei non si cimenta in questa prova? Ci racconti i libri e le presentazioni che erano assolutamente da non perdere. Impresa non facile, quest’anno a BUK Festival c’è stato davvero l’imbarazzo della scelta!!! Certamente non si potevano perdere incontri e presentazioni quali ad esempio Maddalena Rostagno nel ricordo del papà Mauro con il libro “Il suono in una sola mano”, l'euro visto da Stefano Feltri de Il Fatto Quotidiano con “Il giorno in cui l’euro morì”,

Bartolomeo Sciannimanica con il libro “L’Italia che frana”, da X-Factor la straordinaria Antonella Lo Coco ci ha parlato della musica secondo il metodo Four di Laura Polato, dalla Spagna la giornalista Claudia Cucchiarato con il suo libro “Vivo Altrove”, ed ancora il ritorno dell'attrice Laura Efrikian che ci ha raccontato il suo libro “Come l’olmo e l’edera” del suo ruolo di madre, figlia ed ex moglie di Gianni Morandi, la Sanità ed il Malaffare visto da Daniela Francese, il teatro di Sergio Pierattini, Andrea Satta leader dei Têtes de Bois insieme a Cisco ex Modena City Ramblers in un libro straordinario “Ci sarà una volta - Favole e mamme in ambulatorio”……potrei andare avanti ancora ed ancora…PECCATO per chi si è perso tutto questo! Dopo il successo di quest’anno, ci sarà di sicuro una sesta edizione di Buk Modena. Ci saranno delle novità o è troppo presto per dare anticipazioni? Ci sarà assolutamente una sesta edizione ancora più ricca di offerte editoriali, iniziative collaterali e premi letterari… stanno bollendo in pentola tanti progetti nuovi, alcuni veramente originali… siamo già al lavoro per l’edizione 2013…ma è tutto ancora top secret!!! Possiamo però anticiparvi che finalmente BUK - Festival della piccola e media editoria, ha trovato la sua collocazione temporale definitiva: primo

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weekend di marzo! Questa data ci rende estremamente felici, poiché è dalla prima edizione che lottiamo per questo motivo…finalmente avremo tutti una data immutabile da segnare in agenda! Come hanno accolto i media la manifestazione? Il successo ottenuto vi spingerà a fare delle modifiche e ad aprire le porte anche agli operatori professionali o la vostra è un’idea di un evento dedicato alla città e ai suoi cittadini? I media hanno da sempre accolto e sostenuto BUK sin dalla prima edizione, capendo da subito che la manifestazione avrebbe potuto svilupparsi enormemente. Noi organizzatori non abbiamo mai cercato televisioni,

locale o provinciale, anzi, abbiamo sempre lavorato sodo e duramente per far conoscere BUK ad un target sempre più vario di persone, anche geograficamente parlando. Fonti e dati per fortuna ci danno ragione, siamo cresciuti anno dopo anno…e non ci fermeremo! Per quanto riguarda l’apertura a nuovi interlocutori professionali, mai dire mai, siamo sempre disponibili ad accettare nuove idee e proposte!

…mi definisco un’incosciente coraggiosa! Non aiuta di certo essere una donna con un ruolo dirigenziale e non aver compiuto ancora 30 anni.

giornali, radio, per farci pubblicità….crediamo che se un’iniziativa è culturalmente e progettualmente valida, si parlerà comunque dell’evento…. ed è stato così…siamo sempre stati noi ad essere contattati dai media per parlare di BUK Festival, mai il contrario! Quest’anno la visibilità è stata moltissima, ci hanno riservato ampi spazi radio, giornali ,tv locali e nazionali… SKY ci ha dedicato anche uno speciale. Il nostro Festival non è mai stato concepito né visto dagli altri interlocutori come una manifestazione

Ringraziando Rossella Diaz per la sua disponibilità, non potevano concludere quest’intervista se non con una domanda più personale. In questo momento storico e con i dati che indicano sempre una percentuale bassa di

lettori in Italia, organizzare ed investire su una fiera dedicata al mondo dell’editoria è ancora possibile? Si sente più coraggiosa o incosciente? …mi definisco un’incosciente coraggiosa! Non aiuta di certo essere una donna con un ruolo dirigenziale e non aver compiuto ancora 30 anni. La parità dei sessi, purtroppo, è ancora un’utopia, professionalmente me ne accorgo ogni giorno…ma sono fiera di essermi guadagnata tutto da sola senza l’aiuto di

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nessuno! La cultura è una spesa che può essere tagliata poiché non “indispensabile” in questo periodo storico terribile…ma noi comunque non abbasseremo la testa; continueremo a crederci, a sostenere la piccola e media editoria, l’arte, i validi progetti culturali, lottando quotidianamente contro i tagli economici o i fondi non assegnati…a BUK i lettori sono tanti, comprano e l’economia gira! Il nostro Festival è l’esempio lampante che si possono realizzare grandi ed importanti manifestazioni anche con pochissime risorse! Concludo con una frase di Jorge

Luis Borges che si ripresenta spesso nella mia vita: “Il libro è una delle possibilità di felicità che abbiamo noi uomini”….quindi W i libri, W la cultura, W BUK! Ringraziamo Rossella Diaz per la sua disponibilità. Per avere tutte le info su Bk Modena, visitate: http:// www.bukmodena.it/

Suggerimenti per la lettura L’Italia che frana Bartolomeo Sciannimanica Graus Editore 138 pagg 13,50 euro

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Intervista Eventi Eleonora Di Fabio

Gita di Primavera

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desso che la bella stagione è ormai alle porte, possiamo finalmente godere del piacere di leggere all’aperto. Una

ci rende distratti. Fermiamoci a guardare il miracolo di un fiore che sboccia, della vita che riprende il suo ritmo dopo il freddo invernale.

panchina, un bel prato in fiore, un giardino o anche il balcone di casa: ogni posto è adatto per leggere un libro. E perché non un posto pieno di arte e cultura, magari dimenticato dalla folla, dove poter coniugare bellezza e lettura? Approfittiamo il prossimo 24-25 marzo per visitare uno dei 670 posti in Italia aperti al pubblico per la XX Giornata FAI di Primavera. Molti dei luoghi proposti sono solitamente inaccessibili, per l’occasione messi a disposizione degli italiani. Ogni regione offre paesaggi meravigliosi, dimore storiche , borghi, musei che spesso tendiamo a dimenticare. La frenesia di ogni giorno

Il nostro Paese ci offre tante occasioni di cultura, non basta che coglierle.

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Libri in cucina Clara Raimondi

MADELEINES, il dolce di Proust

E ad un tratto il ricordo m'è apparso. Quel sapore era quello del pezzetto di «madeleine» che la domenica mattina a Combray ( giacché quel giorno non

uscivo prima della messa ), quando andavo a salutarla nella sua camera, la zia Léonie mi offriva dopo averlo bagnato nel suo infuso di tè o di tiglio." M. Proust Ingredienti per circa 50 pz 4 uova intere 200 gr farina 150 gr burro 200 gr zucchero buccia di un limone bio grattugiata 2 cucchiaini lievito vanigliato stampi a forma di conchiglia, meglio se in silicone

Procedimento - in una ciotola capiente mescolare le uova e lo zucchero per ottenere una schiuma chiara; - aggiungere il burro sciolto e mescolare bene - con la frusta aggiungere la farina, il lievito e la buccia di limone - coprire e mettere in frigo per una notte - imburrare e infarinare gli stampi (anche se sono di silicone) e mettere in freezer per una notte n.b. IL SEGRETO DELLE MADELEINE E’ LO CHOC TERMICO tra l’impasto freddissimo e il forno caldo, che permette di creare la famosa “gobba” sul dorso delle madeleine riscaldare il forno a 190° C -versare l’impasto riempiendo le forme a ¾ -infornare per 10/11 minuti o finchè si sia formata la gobba -sfornare e togliere subito dallo stampo -servire tiepide o a temperatura ambiente

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Fantasy Davide Restelli

Oltre la barriera Sono un appassionato di fantasy, ed in quanto tale vorrei che anche altri lettori italiani, come me, potessero apprezzarlo. Mi pongo spesso questa domanda: perché viene percepito diversamente nel nostro paese? In Italia, purtroppo, anche da parte della critica letteraria, vi è una sorta di ostracismo nei suoi confronti, tanto da ritenerlo come “per ragazzi” o “di serie B”. Vi è nei lettori, come una barriera culturale che impedisce di accostare il fantasy ad altri capolavori della letteratura di ogni tempo.

S

Quando parlo con qualcuno di questo argomento, generalmente l'unico esempio che viene citato è il Signore degli Anelli. Il capolavoro di Tolkien è sicuramente uno dei capostipiti del genere, ma è anche un libro che porta sulle spalle il peso del tempo. Come è accaduto per altri generi letterari, il fantasy si è evoluto, adattandosi ai tempi. Sono cambiate trame e ambientazioni, ma gli autori

continuano a raccontarci il mondo che ci circonda attraverso metafore e similitudini. George R.R. Martin è l'esempio di scrittore che più negli ultimi tempi ha generato un cambiamento di mentalità nei lettori d'oggi. Dalla sua serie “Le Cronache del Ghiaccio & del Fuoco” è stato tratto un telefilm, messo in onda in Italia da Sky con il titolo “Il Trono di Spade”, che ha affascinato migliaia di spettatori in tutto il mondo, suscitando un conseguente interesse anche verso i suoi libri. Puntualmente negli ultimi mesi in tutte le classifiche di vendita dei maggiori siti di e-commerce, campeggiano ai primi posti i titoli dei sui libri, facendo comprendere come, una volta

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accostatisi a questo mondo, i lettori ne vengano catturati e desiderano conoscerlo sempre più. Spero che attraverso la spinta di questo fenomeno letterario, altri autori possano essere conosciuti dal grande pubblico.

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Desiderate conoscere questo genere letterario? Volete entrare nell'affascinante mondo del fantasy? Eccovi allora quattro titoli per cominciare: “Gli Inganni di Locke Lamora” di Scott Linch, Ed Nord “Temeraire – Il Drago di sua Maestà” di Naomi Novik, Ed Fanucci “L'Angelo della Notte – La Via delle Tenebre” di Brent Weeks Ed Newton Compton “L'Amuleto di Samarcanda” di Jonathan Stroud, Ed Salani


Libri e fotografia Claudio Turetta

Scrivere con la luce

Il

suo nome, ha qualcosa di poetico, SCRIVERE CON LA LUCE. Richiama qualcosa di magico che sembra appartenere

ad un mondo di fiaba, ma alla fine è la semplice realtà. Stiamo parlando della fotografia. La più efficace e romantica narratrice di eventi dell’ultimo secolo e mezzo. Alzi la mano chi non ha mai voluto immortalare un momento con una macchina fotografica, che sia essa a pellicola o digitale. Che sia stata una semplice usa e getta o una sofisticatissima reflex. La fotografia accompagna tutti i momenti della nostra vita e le case sono piene di vecchi album fotografici o moderni cornici digitali che fanno scorrere i momenti più importanti e felici della nostra vita. Dare una data di nascita alla fotografia è pressocchè difficile, poichè si narra che i pittori del medioevo usavano una sorta di camera oscura, per i loro ritratti o per riprodurre i paesaggi. Tutti concordano nel collocare la nascita della fotografia intorno al 1816 con Joseph Nicephore Nièpce, che produsse la prima fotografia utilizzando il cloruro di argento.

Da qui in poi ci sarà una continua evoluzione di tecniche e materiali e molti saranno i nomi che faranno la storia della fotografia, ma solo due rimarranno impressi nella mente di molti e sono Talbot e sopprattutto Kodak. Quest’ultimo sopprattutto legò il suo nome alle pellicole utilizzate da tutti i fotografi (professionisti e non) del mondo, ancora oggi reputate le migliori, anche dopo l’avvento del digitale. Non solo fotografi ma anche società ed agenzie hanno legato il loro nome alla fotografia Per quanto riguarda queste ultime due, su tutte spiccano la “National Geographic society” e la celeberrima agenzia Magnum Photos. La National Geographic society è la celebre istituzione scientifica ed educativa no profit che si occupa di geografia, archeologia e scienze naturali, ma anche conservazione dei oasi naturali e dei patrimoni dell’umanità. Il suo lavoro si traduce in progetti in giro per il mondo e testimoniato sulla celebre rivista “National Geographic” che riporta le immagini realizzate nei più svariati progetti, diventando così una

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finestra sul mondo e sulle meraviglie che si possono trovare. La Magnum Photos è un’agenzia fotografica nata per la tutela del diritto d’autore e la trasparenza dell’informazione. In tal modo il fotografo si sente libero e tutelato di esprimere al meglio la sua fotografia senza essere costretto da logiche aziendali.

L’agenzia è stata fondata da diversi fotografi tra i quali Henry CartierBresson e Robert Capa, che sono due dei nomi fondamentali della fotografia del XX° secolo. Entrambi maestri del fotoreportage, Capa è stato uno dei pochi fotografi a documentare eventi come la

guerra civile spagnola e lo sbarco alleato in Normandia, al pari di Bresson che è considerato il padre del fotogiornalismo, infatti era solito fotografare la realtà quotidiana di tutti i giorni. E’ riduttivo ma meriterebbero articoli a parte per raccontare il loro contributo. Altro nome che vale la pena menzionare è quello di Steve McCurry. Anche lui fotoreporter ha collaborato col National Geographic ed è m e m b r o dell’agenzia Magnum. La sua foto più famosa è “La ragazza afghana”, c o p e r t i n a dell’anno 1984 della rivista del N a t i o n a l Geographic con la quale ha raccontato il dramma dei profughi afghani in fuga dall’invasione sovietica. Perchè non citare anche Richard Avedon ed il suo ritratto a Marylin Monroe, Helmut Newton, Arno Minkinnen ed i suoi autoritratti, fino ad Annie Lebowitz , ma anche le provocanti foto di Oliviero Toscani per citare un talento

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nostrano famoso per le sue foto dissacranti. Ogni fotografo ha portato un contributo al mondo della fotografia, regalando un modo di intendere e catturare l’istante. Le loro idee sono state fonte di ispirazione di altri fotografi che hanno raccontato un’istante o hanno espresso il loro senso artistico, creando nelle loro foto una sorta di forma d’arte al pari di un quadro rinascimentale od una tela di un pittore astratto. Dove sta andando oggi la fotografia? Oggi rispetto al passato la fotografia è diventata più accessibile. Una volta per

scattare una foto oltre ad una macchina c’era la necessità di acquistare dei rullini che avevano un costo variabile e portarle a stampare una volta consumato il rullino. Prima di scattare una foto ci si pensava su mille volte per non sprecare uno scatto. Per non parlare poi di saper inserire correttamente il rullino all’interno della macchina fotografica. Ora con il digitale, la fotografia è alla portata di tutti. Le moderne compatte leggono in automatico la situazione e decidono istantaneamente le impostazioni per scattare la foto, lasciando all’utente la possibilità di


scegliere la scena e scattare. Inoltre in pochi stampano le loro foto decidendo di vederle sopra il proprio PC, oppure acquistando delle cornici digitali che passano in rassegna le foto che abbiamo caricato al suo interno in un continuo scorrere di emozioni e ricordi. Stesso discorso vale anche per le più complicatissime reflex, che per molti sono sinonimo di macchine fotografiche professionali (anche se sono una piccola parte). Il mercato delle reflex si è ampliato e molte persone decidono di fare una pazzia (comunque il prezzo di una reflex è qualche centinaio di euro) per coltivare l’hobby della fotografia in maniera più costruttiva. Con la fotografia digitale, inoltre diventa più facile elaborare foto, mediante programmi di grafica come Photoshop, si possono ritoccare le foto, corregendo eventuali difetti lievi o modificando foto banali o scontate, creando una sorta di doping fotografico che a mio avviso non diventa più fare fotografia. E le povere pellicole? Che cosa ne sarà di loro, dopo che anche la Kodak ha dichiarato in bancarotta? Sebbene oramai il digitale la faccia da padrone ed il confine tra chi sia padrone della tecnica e chi sia meno bravo sia assotigliato, ci sono ancora persone che sono affascinate dall’uso della pellicola e

sembra che attualmente la Fujifilm abbia ripreso la produzione di pellicole fotografiche. Anch’io sono affascinato dall’uso della pellicola anche se è più difficile da gestire rispetto al digitale, ma è pure vero che una foto scattata in questo modo è migliore perchè contiene più informazioni rispetto ad una digitale. Il miglior consiglio per questa primavera? Sfruttare le belle giornate e da soli o in compagnia immortalare momenti speciali che rimangano impressi nella nostra memoria.

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Libri in viaggio Nicoletta Tul

Un’odissea caraibica capolavoro di Walcott, premio E' un poema in terzine: il verso è una Nobel per la letteratura, un autore sorta di pseudo-esametro e lo schema purtroppo poco tradotto in delle rime imita quello dantesco. italiano. Nell'intenzione di Walcott questa Qualche anno fa visitai l'isola di struttura vuole omaggiare i due maestri Santa Lucia nelle piccole Antille del genere Omero e Dante. e subito me ne innamorai, un'isola Protagonista indiscusso è l'oceano, ma piccola ed immacolata, povera e vera, Omeros è anche un libro irrisoltopura, con il mercato volutamente "Ho cantato il quieto Achille, figlio di pieno di gente sospeso fra il Afolabe, all'ora di punta e che non è mai salito in un ascensore, poema ed il b e l l i s s i m e b a i e che non aveva passaporto, perché romanzo. protette da I protagonisti sono l'orizzonte non lo richiede, mangrovie dove i Achille e Ettore, che mai mendicò ne prese in prestito, e pirati un tempo due fratelli uniti non fu cameriere di nessuno trovarono riparo la cui fine, quando verrà, sarà una morte dall'amore per mentre ora il turista Elena, il primo per acqua trova il paradiso. rimane fedele al (non è cosa per questo libro, che resterà a lui sconosciuto Al centro della mare ed alla sua e non letto), Ho cantato la sola strage capitale di S. Lucia isola, il secondo si che gli portò gioia, figlia della necessità: c'è una statua vende al turismo e quella famosa, la statua di della pesca, ho cantato i solchi della sua ne pagherà le Derek Walcott, il conseguenze, schiena al sole . più famoso abitante perché un uomo Ho cantato la nostra vasta nazione, il Mar dell'isola. che rinnega il mare dei Caraibi." In questo libro è un uomo che Walcott supera se rinnega la madre. stesso, un poema epico in terzine Achille nel suo sogno sulla canoa, dantesche scritto nello slang dell'isola di compie un viaggio indietro nel tempo, riS.Lucia, un inglese caraibico. incontra i suoi antenati imprigionati Omeros conta quasi ottomila versi, come schiavi dalle coste dell'Angola. suddivisi in sette libri e sessantaquattro Elena esce dalle acque nel suo splendore capitoli. come Afrodite e dovrà scegliere fra i due fratelli. Filottete è alle prese con la sua

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ferita pustolenta curata da Mama Kilman, una curatrice ed indovina. Sette Mari è un lupo di mare, la personificazione di Omero, il vecchio saggio. Fra loro il Maggiore Plunkett con la moglie Maud, il primo alle prese con le sue ricerche storiche dell'isola e Maud che nella nostalgia della sua Irlanda si occupa delle sue amate piante. Fra loro lo scrittore, che racconta parte della sua vita vissuta a S.Lucia. Un libro magico, con tutta la potenza epica dell'oceano e delle vite ad esso legate.

Gamberoni al cocco Le dosi della ricetta sono in cups americane. Per 4 persone: 500 gr di gamberoni reali, sgusciati e puliti 300 ml di crema di cocco (1 lattina) 3/4 cup di farina autolievitante 4 c u c c h i a i d i b i r ra ( o p i Ăš s e necessario) 1/2 cup di farina di cocco 1/2 cup di farina 00

Rimanendo in tema Caraibico vi faccio un regalo speciale, la ricetta dei gamberoni al cocco, che mi è stata confidata da Ceveline la cuoca Bahamiana che ho incontrato nel mio viaggio alle Bahamas qualche anno fa. Con lei e con questa ricetta ho un rapporto speciale e questi gamberi riescono a ri-trasportarmi a quelle acque cristalline ed a magici volti che frequentavano la sua cucina.

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Lavorate la farina autolievitante con la birra per formare una pastella e fate riposare in frigo, nel frattempo fate marinare i gamberi nella crema di cocco per almeno tre ore. Togliete i gamberi dalla marinatura, immergeteli prima nella farina 00, poi nella pastella ed infine nella farina di cocco. Friggeteli in olio caldissimo fino a doratura e servite con cole slaw, ossia un'insalata fatta con cavolo cappuccio, insalata e carota tagliati a listarelle sottilissime e condite con una crema di jogurt, limone, sale, olio e poca maionese.

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Speciale piccoli Readers


News Clara Raimondi

Arriva in libreria Whoopi Goldberg e il suo SOS Scarpette Scomparse

ttrice, cantante, produttrice ed ora scrittrice, questo e molto altro in una donna che riesce bene praticamente in tutto quello in cui si cimenta, persino nel raccontare bene i sogni dei più piccoli. Si chiama Sos Scarpette Scomparse il nuovo libro, la nuova proposta per le piccole lettrici italiane.In esso la storia di Brenda, ragazzina vivace ed estremamente intelligente, che ha una passione sfrenata per la scienza e Leonardo Da Vinci. M o l t o diversa d a l l a cugina ma n o n abbastanza convinta della sua personalità tanto da cadere in u n o stupido tranello dal quale le Fate Confetto, forse, la tireranno fuori. Il libro, fiore all’occhiello della casa editrice, è uno dei titoli scelti per festeggiare i primi vent’anni d’attività. Anni segnati da un impegno costante rivolto alla ricerca dei personaggi e degli

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autori in grado di raccontare il magico mondo dei bambini. Una realtà che ha saputo rinnovarsi ed inventare nuovi personaggi di successo. Uno tra tutti? Il mitico Geronimo Stlton, a cui si sono affiancati tutti gli altri personaggi della sua famiglia. Divertimento ma anche tanto approfondimento, basti pensare a quest’ultima avventura che incita a trovare la forza di essere consapevolmente se stessi. E poco importa se si hanno solo 9 anni perché è fin da piccolissimi che si impara a non rinunciare, per colpa degli altri, ai propri sogni.

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Whoopi Goldberg Sos scarpette scomparse Piemme 143 pagg 13.50 €

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Recensione Clara Raimondi

Ciccio Tuttapancia iccio Tuttapancia, come tanti altri bambini della sua età, passa la maggior parte del tempo davanti alla tv. Seduto sulla poltrona del papà, quella in cui si appisola tutte le sere, guarda imbambolato la televisione e i programmi dei bambini Tuttabocca. I bambini sempre sorridenti e felici che sembrano vivere in un mondo fatato. Meno male che ci sono loro, pensa Ciccio Tuttapancia, a fargli compagnia, altrimenti come sarebbero le sue giornate? Non può nemmeno tirare due calci al pallone nel cortile di casa disseminato di avvertimenti e proibizioni. Del resto anche se volesse, non troverebbe nessun bambino disposto a giocare con lui perché sono sempre tutti piazzati davanti alla tv. Non resta altro che seguire le puntate dei bambini sorridenti che tuttavia nascondono un terribile imbroglio che una strana vecchina è pronta a rivelare. Questa è la trama di Ciccio Tuttapancia, il secondo appuntamento della collana Bataclan, di Miraggi Edizioni, dopo Tate Nsongan, del 2010. Le avventure del piccolo Ciccio, scritte da Cristina Maccario e illustrate da Rosella Lomanto, incarnano perfettamente la riflessione degli ultimi tempi sull’aumento dell’obesità infantile che si ricollega inevitabilmente anche al

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discorso dell’abbandono dei più piccoli davanti alla tv. Sfogliando le pagine della favola si riuscirà a comprendere come è facile passare del tempo con i nostri figli e che per star bene con loro basta fare insieme le cose più semplici e dare loro la possibilità di vivere serenamente la loro infanzia. Un libro destinato prima ai genitori che dovranno prendersi tutto il tempo per digerire il messaggio di C i c c i o Tuttapancia e solo successivamente da condividere e da leggere con il proprio bambino. La dimostrazione dell’impegno della piccola casa editrice torinese sempre attenta all’attualità e alla ricerca di storie mai banali, anche per i più piccoli. Racconti da scoprire con calma e da gustare solo dopo aver tolto la sovracopertina.

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Ciccio Tuttapancia Cristina Maccario e Rosella Lomanto Miraggi Edizioni 12.00 €

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Libri e cinema Clara Raimondi

Lorax, il guardiano della foresta rriverà solo il 1 giugno 2012, in Italia, Lorax, il guardiano della foresta la seconda prova cinematografica del team di Cattivissimo me, distribuito dalla Universal. Cos’è che muove il sole e l’altre stelle? L’amore, naturalmente! E sarà proprio questo a spingere Onceler, il protagonista di questa storia, a mettersi contro l’ordine prestabilito, in un futuro tecnologicamente avanzato e in cui sono scomparsi tutti gli alberi. Ma questo sarà solo il punto di partenza per un ragazzo che scoprirà il rispetto e l’amore per la natura, solo dopo aver fatto i conti con Lorax, la buffa creatura che protegge la foresta che ha la voce e l’aspetto di Danny De Vito. Le avventure di Lorax nascono dalla penna dallo straordinario intuito del Dr Seuss, al secolo Theodor Seuss Geisel, autore tra l’altro di personaggi come il Grinch. Al suo romanzo Ortone e il mondo dei chi si è ispirato un altro lungometraggio di successo. Ora, il personaggio creato nel 1971, riprende vita e promette di scuotere le coscienze. Quando infatti venne pubblicato la prima volta, le lotte ambientaliste erano appena all’inizio, si sarebbero consolidate solo nel decennio successivo. Ora con l’emergenza ambientale in corso, il libro di Lorax e il suo

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adattamento cinematografico sono più attuali che mai. Intanto negli Usa è boom d’incassi e prima di vedere se nel nostro paese sarà lo stesso, possiamo leggere insieme ai nostri bambini:

Prosciutto e uova verdi di Dr Seuss, Giunti Junior, 64 pagg, 5.90 euro L’uovo di Ortone di Dr Seuss, Giunti Junior, 64 pagg, 5.90 euro

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Novità Clara Raimondi

Novità per i piccoli lettori

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arry Potter dalla pagina allo s c h e r m o . L’ a v v e n t u r a cinematografica, raccontata per immagini di Bob McCabe, Panini Comics, 528 pagg, 58.00 €

Ha l’aspetto di un volume impolverato della bibiolteca di Howarts, il magnifico volume di McCabe che si è spinto in un’impresa titanica: raccontare per immagini la sa del mago più famoso della letteratura. Un libro davvero per tutte le età, un volume preziosissimo solo per quelli che hanno fatto veramente i bravi e che disseterà gli orfani di una saga conclusa. In attesa che l’autrice, sforni il suo primo romanzo destinto esclusivamente ad un pubblico di adulti. John Carter di Marte: Sotto le lune di Marte-Gli dèi di Marte-Il signore della guerra di Marte di Edgar R. Burroughs, Newton Compton, 473 pagg, 6.90 euro

N e w t o n C o m p t o n raccoglie in un unico volume le prime tre avventure dell’ex soldato J o h n C a r t e r, protagonista dell’ultimo film d e l l a D i s n e y. Catapultato su Marte,per un m o t i v o sconosciuto, si troverà invischiato in una lotta per il potere che vedrà contrapposte le diverse tribù del pianeta. I tutto questo troverà anche il tempo per innamorarsi della bella principessa Dejah Thoris. Le avventure di Marco Polo di Geronimo Stilton, Piemme, 384 pagg, 23.50 euro Geronimo Stilton ripercorre il viaggio che Marco Polo affrontò per arrivare da Venezia alla Cina. Un’avventura da non perdere, per ripercorrere le tappe di un classico per i lettori dai 6 anni in su. Il nocciolo dell’albicocca di Jean Giono e S. Mulazzani, Salani, 80 pagg, 10.00 euro

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Quattro racconti: Il nocciolo dell’albicocca, Cespuglio di Issopo, Il Principe che s’annoiava, La Principessa aveva voglia d’uva, scritti nei primi anni Venti, ispirati alla tradizione orale. Per ritrovare il piacere di leggere ai nostri bambini dagli 8 anni in su

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HANNO COLLABORATO "Diego Rosato, recensore, articolista e fotografo. Scrive la recensione del lunedì e firma alcuni articoli, perlopiù interviste (come quella a Iago) e speciali su singoli autori (ad esempio, quello su Isaac Asimov). Predilige romanzi storici e saggi di storia contemporanea. Durante gli eventi seguiti dalla redazione, si occupa prevalentemente del servizio fotografico." Autore de L’invasione dei terrestri e in procinto di pubblicare il suo secondo romanzo.

Mi chiamo Claudio. Per Reader’s Bench mi occupo di scrivere recensioni di libri ed articoli anche su tecnologie e web, mostre e fotografia. I libri che leggo in genere sono gialli e fantascienza, ma devo dire che non disegno perdermi nella marea infinita delle parole di David Foster Wallace. Altre mie passioni sono il tennis e la fotografia, che sto coltivando in maniera approfondita leggendo libri, seguendo mostre e osservando osservando osservando.

Floriana Villano adora i classici della letteratura russa e i thriller. Altre sue passioni sono il teatro e il cinema. Per Reader's Bench cura la rubrica: Le recensioni di Flo. Floriana ha anche un canale Youtube ed un blog Floryelas, dove recensisce i libri del mese e affronta i temi della letteratura italiana, francese e spagnola.

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Se devesse pensare ad un termine che la descrivesse sarebbe sicuramente: "tropic girl". Nicoletta è una donna da spiaggia e soprattutto ama il mare e la natura e quindi molti dei suoi libri preferiti raccontano il mare in tutto il suo fascino ed il suo mistero, perché come disse Walter Benjamin "Non vi è nulla di più epico del mare". Tra le sue letture preferite ci sono i classici della letteratura Europea ma anche Asiatica e legge con grande amore gli autori russi dell'800 e '900 come Gogol, Dostojevki, Tolstoj e Bulgakov. Il suo lavoro (che è un grande amore in realtà) è fare la tea taster ossia la degustatrice professionale di tè, assaggia, degustz e classifica preziosi infusi tra una cerimonia (del tè) e l'altra. Per Reader's Bench cura la rubrica dedicata ai libri che parlano della cultura del tè e la rubrica dedicata ai viaggi, altra sua grande passione.

Ariberto Terragni, scrittore e blogger, ha all'attivo un romanzo pubblicato: Un uomo da abbattere. Collabora a Reader's Bench da un anno, si interessa principalmente di narrativa e filologia novecentesca europea e americana. Appassionato di lingue classiche, in particolare di etimologia. Per Reader's svolge principalmente l'attività di articolista e recensore, autore talvolta anche di brevi monografie e racconti. Seguite Ariberto anche sul sul suo blog il Quaderno sepolto

Davide Restelli è l'esperto di fantasy e di fumetti del gruppo. Per Reader's Bench si occupa principalmente delle recensioni dei due generi sopracitati, della rubrica Libri e Viaggio e di quella Libri & Company. Ha curato la presentazione di Stirpe Angelica, a Roma. Durante gli eventi seguiti dalla redazione si occupa di realizzare i video".

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L'autrice della ricetta, Clara Raimondi, è una giornalista di Milano, viaggiatrice instancabile e appassionata di fotografia e cucina. Da oltre 30 anni frequenta la isole Eolie si occupa delle edizioni del Centro Studi Eolie e ne apprezza il fascino e la bellezza.

Mattia Galliani, per Reader's Bench si occupa della realizzazione di vignette, disegni, schizzi. Potete trovare le sue vignette nella sezione Cartoon On the Bench, sono sue le immagine delle copertine dei nostri speciali e quelle che accompagnano la poesia del venerdì. Ogni immagine è realizzata a computer mediante l'uso di una tavoletta grafica. Inoltre recensisce le sue letture e data la sua sfrenata passione per la musica si occupa degli articoli per la sezione Libri e Musica.

Eleonora adora in particolare le storie romantiche e i gialli d'autore. La sua scrittrice preferita è Jane Austen, di cui rilegge ossessivamente i romanzi. Altre sue passioni sono i gatti ed il mare. Per Reader's Bench non cura una rubrica particolare ma recensisce specialmente romanzi rosa.

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Clara Raimondi è l'anima di Reader's Bench. Grazie alle esperienze maturate nell'organizzazione di eventi e ufficio stampa, ha saputo trasformare un semplice blog in una rivista letteraria a tutto tondo, curando la linea editoriale e i contatti con l'esterno. Attualmente oltre che occuparsi di Reader's Bench collabora con testate nazionali e locali con articoli legati alla cultura. Scrivete a readersbench@gmail.com e sarà felice di rispondervi!

Questo è un numero speciale, in pdf, del blog letterario Reader's Bench: www.readers-bench.com Tutti gli articoli sono proprietà di Reader's Bench eccezzion fatta per i racconti di Ariberto Terragni, Diego Rosato e Pietro Viggiani. Vietata la riproduzione, anche parziale, di testi e disegni. L'immagine introduttiva allo speciale dei piccoli lettori, realizzata in esclusiva da Mattia Galliani. Si ringraziano: Pietro Viggiani, Silvia De Marchi e Clara Raimondi Al prossimo numero!

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