I viaggiatori non mentono mai

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Reader's Bench

I Viaggiatori non mentono mai


I viaggiatori non mentono mai è stato il concorso ed il laboratorio di scrittura che ci ha accompagnato per tutto il mese di novembre. Una sorta di piccolo Nanowrimo a cui molti di voi hanno aderito con entusiasmo ma che solo pochi sono riusciti a portare a termine. Non una sconfitta ma una prova che ha testato la capacità di confrontarsi con sé stessi e con il demone della scrittura. E che cos’è il viaggio se non questo? La scoperta dei propri limiti e di nuovi possibili orizzonti. Questo è il messaggio: il viaggiatore non mentono mai e a testa alta affrontano le difficoltà che si presentano lungo il cammino. Il viaggio si è concluso con la vittoria del racconto del giovane Leonardo Campagna, che abbiamo pubblicato separatamente e che continua con questo speciale, in cui ogni membro dello Staff ha affrontato un percorso anche di vita. Sfogliare questa rivista sarà come affrontare un percorso fatto non solo da articoli e recensioni ma dalle parole che ognuno di noi ha speso o ha preso in prestito per raccontare il proprio viaggio. Accomodatevi sulla panchina, ammirate l’immensità dell’oceano, riposatevi prima di riprendere il vostro cammino. Clara Raimondi


Autori in viaggio

di Ariberto Terragni

Ho cominciato a veder associati i termini letteratura e viaggio molti anni fa, a scuola. E' stato un professore denti gialli e tweed sgualcito marrone mélange a disquisire del tema. Cercava di venderlo come una sua trovata o qualcosa di simile se ricordo bene. I riferimenti erano quelli che di solito la media scolastica propone: Dante che percorre un itinerario metafisico metastorico (ognuno metta il meta che vuole, più o meno andrà sempre bene) per giungere al cospetto dell'Onnipotente, Ulisse che varca le soglie dell'ignoto, Lucia che nei Promessi sposi dà l'addio ai monti nel celebre passo manzoniano. Erano questi, se ben ricordo, gli esempi del professore. Solo in seguito, nemmeno tanti anni dopo, mi sono fatto un'idea più precisa della questione, fuori dalle secche scolastiche. E ho scoperto l'acqua calda: il tema del viaggio è uno dei più frequentati da parte degli autori di tutti i tempi e di tutte le parti del mondo. Esempi ulteriori? A iosa, del resto sarebbe anche presuntuoso sperare di saperne anche solo una modica quantità. Ho pensato i libri che ho letto, nella convinzione che il cammino personale sia l'unico ambito in cui un lettore possa trovare almeno l'ombra di una risposta. Cosa c'è nel viaggio che attrae chi scrive? Domanda ovvia, forse, ma si sa che l'ovvio non lo verifica mai nessuno. Le motivazioni possono essere tante. La beat generation non viaggiava: scappava, da una società ipocrita, da se stessa. Viaggiava per il gusto di viaggiare, correva su strade polverose e insensate, inseguiva sensazioni, era inseguita dall'angoscia. On the road di Jack Kerouac è il titolo che possiamo più facilmente associare a questa disperata epopea, tutta sbandamenti e asfalto, droghe e alcool. Di certo lo spirito di Kerouac, Burroughs e Corso era diverso rispetto a quello di Stendhal, altro grande viaggiatore, forse uno dei primi reporter di viaggio dell'era moderna: per uno scrittore dell'ottocento il cammino era sinonimo di conoscenza, di incontro con il bello, di crescita interiore. Non si lasciavano scappare salotti mondani e avventure galanti, ma insomma, perlomeno ci hanno lasciato pagine indimenticabili di un mondo che non c'è più, di un'Italia (perché l'Italia una volta era tappa obbligata per un intellettuale rispettabile) santuario delle arti e delle scienze. Quanti sono i libri intitolati Viaggio in Italia? Se ne perde il conto: quello celeberrimo di Goethe, quello di Chateaubriand, quello di Gautier. Sto andando di corsa, me ne rendo conto. Sto semplificando, forse troppo. Ma sto scorrendo


alcuni libri che ho sottomano, senza nessuna pretesa ulteriore. Viaggio al termine della notte, di Céline, come lo inquadriamo? Una scorribanda avida di vita? Un percorso a tappe verso l'autodistruzione? Un viaggio non è per forza di cose una scampagnata: direi anzi che è il suo opposto. E' un percorso, siamo d'accordo, ma fatto di dolore e consapevolezza. Di errori, come ci insegna Céline, ma anche di esperienza diretta, di testimonianza, in qualche caso di morte e sconfitta. Perché non sempre il ritorno è garantito. Un autore che ho amato e amo molto in questo senso è Bruce Chatwin, che non a caso disse: “Il viaggio non soltanto allarga la mente: le dà forma.” E in effetti la sua vita fu proprio questo: uno sterminato camminare, esplorare, dove la vita finì per coincidere con l'essenza stessa del suo vagabondare. Un po' come accadde per il fenomeno beat ma, non so se siano le parole più giuste, con una dose di amore leggermente superiore a quella dello sconforto, che pure credo debba essere presente. Già. Perché andarsene in fondo? Per colmare un vuoto forse. O per curiosità pura e semplice. O magari perché non si sta bene dove si sta, e si cerca, ci si guarda intorno. C'è un mondo là fuori, con tanta gente, tante strade che si incrociano. Tanti rischi, tutti da evitare, o da correre, se ne vale la pena. In molti casi sembra siano i viaggi stessi ad andare incontro allo scrittore, e non viceversa. Non starò qui a banalizzare dicendo che scrivere è già un po' viaggiare, perché ognuno ha la sua risposta, ed è giusto che sia così. Certo è che uno scrittore viaggia per raccontarne. Per mettere insieme i pezzi alla luce di una nuova consapevolezza, o all'ombra di un nuovo dubbio. Uno scrittore viaggia perché la vita non è abbastanza, salvo poi capire che è tutto quello che hai. Una penna, un taccuino, un libro da leggere, un iPad, quello che vi pare. Fatemi partire. Per approfondire: Goethe, Viaggio in Italia. Bruce Chatwin, In patagonia, Le vie dei canti. Louis Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte. Jack Kerouac, Sulla strada. Ariberto Terragni, scrittore e blogger, ha all'attivo un romanzo pubblicato: Un uomo da abbattere. Collabora a Reader's Bench da un anno, si interessa principalmente di narrativa e filologia novecentesca europea e americana. Appassionato di lingue classiche, in particolare di etimologia. Per Reader's svolge principalmente l'attività di articolista e recensore, autore talvolta anche di brevi monografie e racconti. Seguite Ariberto anche sul sul suo blog il Quaderno sepolto


Madrid Caput Europae di Floriana Villano Se Roma è “caput mundi” sicuramente Madrid è “caput Europae” (scusate l’azzardato latinismo). La capitale della Spagna è decisamente un luogo da non farsi mancare nella lista dei viaggi da fare: è magica, è barocca, è artistica, è ricca di storia e di un melting pot di culture così diverse tra loro che sembra incredibile il modo in cui riescano a convivere senza disturbarsi in tutto: nella cucina, nella religione, nelle tradizioni, nel modo di vestire e di contribuire ad una crescita culturale che rende Madrid un posto unico.Ultimamente, grazie alle compagnie low coast e alle tante offerte last minute, di cui si possono approfittare, visitare Madrid è diventato facile: partire per un fine settimana e godere delle meraviglie e della “movida” di questa città è veramente alla portata di tutti. Si può seguire il percorso culturale e visitare i tre musei più importanti, El Prado, El Reina Sofia e il Thyssen-Bornemisza in una giornata: sono posizionati come fossero gli angoli di un triangolo, quindi sono facilmente raggiungibili, basta solo scegliere da dove si vuol cominciare; c’è arte per tutti i gusti: dalla moderna, alla contemporanea, dalle sculture surreali alle miniature duecentesche, dai trittici del ‘300 alle enormi tele dei nostri orgogli pittorici. Volendo seguire un sentiero un po’ più movimentato si può prendere la metropolitana fino alla fermata “Sol” e cominciare a percorrere la famosa calle Mayor che porta fino a plaza Mayor, ritrovo di coloratissimi e bravissimi artisti di strada, che cominciano ad intrattenere, turisti e non, da metà mattinata fino a sera. Per chi è appassionato di storia può visitare l’antica residenza dei reali di Spagna, Palacio Real e la cattedrale di Madrid La Almudena, il tutto intervallato da una passeggiata nei giardini reali.


Non mancano, poi, punti di incontro per appassionati di lettura, come le fiere del libro che organizzano lungo “el paseo del Prado”, librerie antiche, dove è possibile venire a contatto con rare edizioni, e moderne librerie con annesse caffetterie. Per chi è appassionato di mercatini dell’usato, alla ricerca di qualunque cosa c’è El Rastro e calle Fuencarral per le appassionate di shopping. Inoltre è possibile partecipare ad eventi e concerti sempre molto attuali, salvo avere la fortuna di incrociare qualche spettacolo rievocativo di suggestive rappresentazioni teatrali; per non dimenticare il Flamenco che ora è possibile vedere non solo in Andalucia ma in buona parte dei teatri di Madrid. Parlando di un altro aspetto culturale, da non sottovalutare, la cucina in tutta Spagna è un momento di condivisione e di incontro molto importante. A parte poter mangiare in qualunque bar le tipiche tapas o i classici bocadillos con calamares è possibile cambiare etnia ad ogni pasto; a Madrid, infatti, ci sono eccezionali ristoranti giapponesi, thailandesi, messicani, arabi, indiani, cinesi, cubani. Insomma, Madrid è per tutti, è in grado di accontentare qualunque richiesta e visitarla è davvero un’esperienza indimenticabile e “ripetibile”. Hasta luego! Floriana Villano adora i classici della letteratura russa e i thriller. Altre sue passioni sono il teatro e il cinema. Per Reader's Bench cura la rubrica: Le recensioni di Flo. Floriana ha anche un canale Youtube ed un blog Floryelas, dove recensisce i libri del mese e affronta i temi della letteratura italiana, francese e spagnola.


Dovunque il tuo cuore batta

di Federica Frezza

Da diciotto mesi la mia valigia non riposa un momento, da diciotto mesi non viene mai disfatta. Da diciotto mesi giace, in diversi gradi di pesantezza ed organizzazione, a turno su un pavimento a Bologna o su una libreria a Londra, e nel mezzo accarezza i tappeti di cento alberghi diversi tutti uguali uno all'altro. Ma non riposa.Sono la persona piĂš sedentaria del mondo ed odiavo volare. Eppure da diciotto mesi sono una viaggiatrice. Ho la tessera silver della British Airways e sono sulla lista dei cattivi della Easyjet (solo un disguido con la carta di credito, niente di succoso), per l'amor del cielo. Per questo Clara ha pensato che fossi la persona adatta a salutare il concorso I Viaggiatori Non Mentono Mai, neanche fossi l'ultima di una specie perduta, come se avessi appreso lungo la strada segreti altrimenti impenetrabili e fosse possibile trasmetterli senza doverla percorrere, quella strada. Ma non credo sia cosĂŹ. In una sorta di Guida Terrestre Del Frequent Flyer posso affermare di avere sempre uno spazzolino da denti, e non un asciugamano, con me. Ho scoperto che ci sono pochissime "cose", inteso propriamente come oggetti, che ti servono per sopravvivere in viaggio. E che comunque, se dovesse mancarti qualcosa, in una stazione di servizio, ovunque sia in Europa, troverai quello che ti serve. E tutto il resto, tutto quell'enorme bagaglio che sembra possa soffocarti a volte, quando vedi ogni giorno lo stesso Sole sorgere e tramontare piĂš o meno nello stesso posto, sei tu. Non i rapporti che hai, non il lavoro che svolgi, non gli oggetti cui tieni, non le memorie che custodisci. Sei una matassa di futuro, un gomitolo di potenziale.


E quando viaggi tutta quell'energia si scuote e si agita, consapevole che adesso è il suo momento, che tutto può succedere, che forse questa è la volta in cui lascerai che sia quella massa di incertezza a prendere il timone. Ogni volta che spalanchi una porta che non hai mai spalancato prima e che forse non spalancherai mai più, senti parlare le persone con cui sali su una scala mobile che non ti volterai indietro a guardare, apri la bottiglietta d'acqua che compri con un sorriso da un negoziante sconosciuto che sconosciuto resterà, quel piccolo battito in più che senti nel cuore, quasi invisibile se fossi monitorato con un elettrocardiogramma, quella è l'incertezza. E come fosse un'extrasistole il battito successivo è la risata inarrestabile di un bambino che con una slitta, a velocità supersonica, supera un dosso di neve e pensa estasiato "ce l'ho fatta", senza preoccuparsi troppo del fatto che la discesa è ancora lunga. All'inizio non ero capace di viaggiare. Volevo a tutti i costi vedere cosa ci fosse fuori dal mio piccolo mondo, come può essere piccola Bologna se tieni sempre gli occhi per aria, forse vale per qualsiasi città, paese, villaggio, casa, camera da letto. Ma era Bologna che non riusciva a saziarmi, quindi di lei parlerò. Nessun fascino residuo nel rosso dei suoi mattoni, ma non abbastanza assenza di fascino da suscitare autentico rigetto. Non una traccia di solitudine in vista, non una delusione da cui fuggire. Nessuna autentica noia, in realtà. Solo una sensazione di aver mangiato qualcosa di molto buono, ma non nutriente. Qualcosa che ti soddisfa solo fino alla gola, ma non più di così. I gorgoglii di una fame imprevista alle prime luci dell'alba. E l'automatismo di gesti che non vengono più visti e i giorni che scorrono con così poche ore di sonno che nemmeno ti accorgi che stanno passando. E così la possibilità di partire non è mai stata nemmeno battezzata. Si è presentata ed è stata colta così in fretta che non ho avuto nemmeno il tempo di accorgermi che stavo partendo. Deve avermelo detto qualcuno qualche mese dopo l'inizio dell'impresa: "Adesso che viaggi sempre", così cominciava la frase. Ed io ho pensato che era vero, che viaggio sempre.Ma non mi ero fermata nemmeno un momento ad accorgermene fino ad allora, impegnata com'ero a viaggiare e basta. E nell'egocentrismo assoluto di chi deve pensare solo a se stesso e alla propria valigia, e può permettersi il lusso costante di perdersi nei propri pensieri senza lasciare una scia di mollichine per tornare indietro in fretta, non avevo pensato al fatto che, ogni volta che parto, il mondo non si ferma solo perché io non ci sono, per quanto possa essere difficile immaginarlo senza di me. Dovevo eliminarmi dall'equazione che, nella mia testa, rendeva la vita possibile nell'ecosistema della mia esistenza.Per un po' mi sono sentita perduta. Mi sentivo come se l'essenza di me viaggiasse molto più lentamente di quanto facesse il mio corpo e avesse ormai il fiatone per cercare di tenere il passo.


Come se la parte di me che sente rimanesse sospesa a chilometri di altezza, con la lentezza dell'ineffabile e dell'etereo, mentre io atterravo, o meglio, il mio guscio di carne atterrava e arrivava a casa, quale che fosse. La parte senziente sarebbe arrivata con i suoi ritmi, appena in tempo per la partenza successiva. Era snervante. Ero partita e non arrivavo mai. Ero sempre in ritardo per tutto. Dovunque fossi, casa era altrove. Dovunque fossi mancava qualcosa, qualcuno. Non ero mai davvero a casa, indipendentemente dall'amore di cui ero circondata. Ma dov'è casa? Bologna è casa, Londra è casa, Parigi è casa, una fettina di Bruxelles è casa, il traforo del Frejus è casa, gli imbarchi degli aerei sono casa e i controlli di sicurezza sono casa. Macchine, aerei, assistenti di volo, receptionists, tutti casa. I 1 00ml di liquidi concessi sono quasi abbondanti per me, ormai. I vuoti d'aria non esistono più. Le istruzioni in caso di (improbabile, ci tengono sempre a specificare) atterraggio in mare sono una ninna-nanna. Gli armadi sono sopravvalutati, se hai una sedia. Dicono che casa sia il posto dove abiti il cuore. Io dico che casa è dovunque il tuo cuore batta, il che significa che, come minimo, quel guscio terrestre che hai (come diceva Lewis Carroll, "non sei un corpo. Sei un'anima che HA un corpo") è e sarà per sempre casa tua, e non potrai mai sentirti davvero in esilio. Arredala con cura, prendi solo i souvenir che ti piacciono davvero e parti, perché è così che sentirai il desiderio di tornare. Federica Frezza scrittrice, giornalista e Youtuber. Ha al suo attivo tre canali su Youtube: Blubeam31 0, Prismatic31 0 e Gin&TeaCups. La sua vita, la passione per la lettura e la musica, gli ingredienti del suo successo. Autrice di Squeegee Boogie (trovate la recensione nel sito), è stata la curatrice del nostro primo laboratorio di scrittura creativa: I Viaggiatori non mentono mai. Per Reader’s Bench ha realizzato un articolo in cui ci parla dell’ultimo periodo della sua vita trascorso tra l’Italia e il Regno Unito.



I Love Vietnam

di Nicoletta Tul

Quest'estate ho passato due mesi in Indocina girovagando il Vietnam in lungo e in largo e dai magici momenti passati in quel meraviglioso angolo di mondo sono nate le mie cartoline che avete potuto leggere quest'estate sulla vostra panchina preferita.

Per chi volesse partire per il Vietnam ecco una piccola lista dei libri che vi consiglio da leggere prima, durante o dopo il viaggio. DISPACCI di MICHEAL HERR

24/7 BUR Rizzoli, 292 pagine, 9,50 euro Definito da John Le CarrÊ il piÚ bel libro di guerra dopo l'Iliade, questo libro non ha nulla a che fare con gli altri libri di guerra sul Vietnam, non ci sono momenti banali scontati. Questo libro racconta la guerra vera, cruda e diretta, Herr passa un anno e mezzo nel bel mezzo della guerra assieme ai giovanissimi soldati americani condividendone paure, battaglie e pericoli. Racconta in modo toccante e schietto l'ingenua ignoranza dei giovanissimi marines che si ritrovano ad essere carnefici e vittime in un paese che diventa per loro un incubo ad occhi aperti. Il puzzo del sudore, del sangue, del napalm, il rumore assordante delle bombe, la sensazione umida e fredda delle risaie dove i soldati passano le loro giornate e la devastazione di un intero paese. Un libro meraviglioso che esce molti anni dopo l'esperienza della guerra ed è l'unico libro di Herr, come se ci fosse voluta una vita intera per covarlo e farlo maturare e da questa esperienza nascono anche le collaborazioni del giornalista e scrittore con registi come Kubrick e Coppola nelle sceneggiature di Apocalypse now e Full Metal


IL POETA E LA PRINCIPESSA di CAROLIJN VISSER

Feltrinelli Traveller, 1 84 pagine, 11 ,88 euro

Una giornalista olandese free-lance che intraprende un viaggio in Vietnam negli anni '90 quando il paese si stava lentamente aprendo all'Occidente. La Visser racconta le storie delle vite delle persone che incontra lungo il suo viaggio, dalla cantante di night club che sogna Parigi al rigattiere-filosofo, dal poeta ex Vietcong alla moglie di un principe imperiale che vive nella miseria e sogna di emigrare in Texas.Ognuno ha la sua storia da raccontare, ognuno ha le sue credenze ed i suoi rimpianti. Ad Hanoi la giornalista incontra due artisti dissidenti, odiati e tenuti dal regime e quindi perseguitati come il poeta Bao Ninh, il musicista Van Cao e lo scrittore Nguyen Huy Thiep. Tutti e tre hanno combattuto contro il nemico francese o americano, tutti e tre hanno creato inni e poemi per la loro patria ma erano menti colte, idealiste, pure e quindi pericolose, alla fine di una guerra i valori ed i buoni propositi svaniscono nel nulla ed ad un regime ne nasce un altro, un potere viene sostituito da un altro.Ho letto questo libro una volta tornata a casa e mi sono ritrovata in Vietnam in mezzo alla gente leggendolo, in mezzo ai venditori di sigarette di Saigon nella locanda-garage dove ogni giorno mangiavo riso e pollo e giocavo con i gatti della vecchia cuoca. SOFFI DI VENTO SUL VIETNAM di NGUYEN HUY THIEP

ObarraO, 1 40 pagine, 1 2 euro

Huy Thiep è considerato il maggior scrittore vietnamita contemporaneo, dal 1 970 al 1 980 insegna nelle scuole della regione montagnosa del Nord al confine con il Laos, nei villaggi delle minoranze etniche Hmong, Dzao e Thai. Da queste esperienze nascono magnifici racconti che si ispirano alla vita quotidiana delle comunità, ai loro miti e leggende.I suoi racconto danno scandalo ed il potere politico lo isola, mentre oggi è riconosciuto in patria ed all'estero.In questa raccolta oltre ai racconti sulle tribù di montagna troviamo anche il suo racconto più famoso, Il Generale in pensione, che racconta la storia di un generale che dopo una vita passata al fronte torna a casa. La moglie ormai vecchia muore, il figlio è già sposato e con figli, la società ed il mondo sembra cambiato, i suoi valori per i quali ha combattuto e ad i quali ha dedicato l'intera vita


sembrano lontani o peggio mai esistiti. Thiep narra in modo semplice con linguaggio quotidiano e senza parlare mai di politica o di guerra, ma è proprio la vita quotidiana che racconta a dare fastidio al potere, quella vita vera e reale che si discosta così radicalmente dai manifesti politici che invadono il paese. Sono racconti tristi e romantici e come vuole la tradizione asiatica spesso privi di lieto fine. FRAGILE COME UN RAGIO DI SOLE, di LE MINH KHUE

ObarraO, 1 76 pagine, 1 4,90 euro

L'autrice è giornalista e scrittrice nata nelle periferie di Hanoi e partita volontaria all'età di sedici anni lungo il sentiero di Ho Chi Minh durante il conflitto con gli Stati Uniti.Il libro è una raccolta di racconti scritti durante il suo lavoro di sminatrice volontaria e durante gli anni successivi alla guerra. Dalle sue compagne con le quali viveva nelle grotte ed faceva brillare le bombe inesplose agli amici lasciati ad Hanoi, le sue storie sono intense, fluide, dirette. La storia dell'amica che muore uccisa da una bomba mentre sta finendo una frase alla storia della ex combattente che rimpiange il suo amato prigioniero statunitense, anche questo libro racconta dei sogni, desideri e passione della vita quotidiana delle persone che hanno sofferto ognuna suo modo.

Se devesse pensare ad un termine che la descrivesse sarebbe sicuramente: "tropic girl". Nicoletta è una donna da spiaggia e soprattutto ama il mare e la natura e quindi molti dei suoi libri preferiti raccontano il mare in tutto il suo fascino ed il suo mistero, perché come disse Walter Benjamin "Non vi è nulla di più epico del mare". Tra le sue letture preferite ci sono i classici della letteratura Europea ma anche Asiatica e legge con grande amore gli autori russi dell'800 e '900 come Gogol, Dostojevki, Tolstoj e Bulgakov. Il suo lavoro (che è un grande amore in realtà) è fare la tea taster ossia la degustatrice professionale di tè, assaggia, degustz e classifica preziosi infusi tra una cerimonia (del tè) e l'altra. Per Reader's Bench cura la rubrica dedicata ai libri che parlano della cultura del tè e la rubrica dedicata ai viaggi, altra sua grande passione.


Il Romanzo di noi due di Diego Rosato Il treno era partito da Roma-Termini ormai da almeno mezz'ora eppure era ancora fermo a Campoleone: storia di ordinaria inefficienza ferroviaria. Tutti i passeggeri erano a dir poco nervosi, perché sapevano bene che il treno sarebbe potuto ripartire a momenti, come tra ore. Tutti tranne una. Se ne stava in disparte, seduta sul suo sedile, vicino al finestrino, proprio sopra il semiasse, cosicché, durante il viaggio, si sentiva un po' sballottata. Per lei quel viaggio sarebbe potuto durare anche giorni, tanto non le interessava, perché aveva un libro da leggere.In realtà, quella era l'ennesima rilettura di quel piccolo romanzo che ormai, anche se nuovo, cominciava ad essere consumato. Ecco, il treno stava ripartendo, i passeggeri sembravano calmarsi ed il treno ricominciava a sballottare Emanuela, che, minuta com'era, sembrava quasi sobbalzare. A prestare maggiore attenzione (ma chi lo fa mai in treno?) in realtà quella ragazza piccola di statura, con i lunghi

capelli castano scuro, non stava sobbalzando, ma leggermente singhiozzando. Piangeva, ma non era triste, anzi, ogni tanto frenava a stento le risate in uno strano mugolio soffocato che sembrava quasi il guaito di un cucciolo che vuole dormire. Quei pochi che avevano notato, più per la vicinanza che per reale interesse, il suo strano stato d'animo, l'avevano sicuramente presa per matta ed a conoscerla bene non si faceva fatica a suffragare tale ipotesi, ma, una volta tanto, il suo strano atteggiamento era giustificato. All'inizio era rimasta un po' delusa. Quel pacco consegnato da un distratto postino, la busta gialla di carta ruvida ed un miserrimo biglietto che diceva: “Un regalo speciale per te. D.”. Regalo speciale? Un libro, un piccolo libro che non aveva mai sentito nominare, per giunta un romanzo di fantascienza che dal titolo faceva tanto anni '60 e che a lei come genere proprio non piaceva. Lui era lontano ormai da mesi, girava per la Pianura Padana per lavoro ed aveva sempre pochissimo tempo per telefonarle. Non aveva nemmeno potuto prendere un paio di


giorni di ferie per passare con lei il suo compleanno ed ora quel freddo regalo da pochi euro ed uno striminzito biglietto di auguri. Eppure doveva esserci qualcosa sotto. In fondo era un tipo spiritoso: ci voleva senso dell'umorismo e pazienza per stare con lei e questo lo sapevano entrambi. Studiò meglio la copertina del libro e notò il particolare che rendeva quel libro diverso: l'autore. L'aveva scritto lui in persona. Lesse la quarta di copertina e non c'erano dubbi che quello non fosse un caso di omonimia, ma proprio il suo uomo che, sì, aveva sempre avuto passione per la scrittura e la lettura, ma al massimo aveva scritto qualche raccontino umoristico e mai le aveva detto di voler scrivere un romanzo. Iniziò a sfogliarlo lentamente, assaporando l'odore di ogni pagina, fino alla dedica: “Alla dolce Fatina che ha trasformato la mia vita da squallido incubo a splendido sogno. Questo è il romanzo di noi due. D.”

Non aveva ancora finito di leggerla, quando la prima lacrima cadde su quelle pagine. Da allora aveva letto e riletto compulsivamente quel libro, come stava facendo anche ora sul treno che la doveva portare da lui. Poteva citare interi passi del romanzo a memoria, lo conosceva anche meglio del suo autore, aveva anche pronta la lista degli errori di battitura, per tirargli le orecchie: tanto o si abbassava di sua spontanea volontà a farsele tirare o un calcio ben assestato dove fa più male sarebbe servito egregiamente allo scopo. Probabilmente aveva voglia di picchiarlo perché amava quel libro, ma un po' lo odiava. Certo, le permetteva di rivivere tutta la loro storia, di conoscere dettagli e momenti che lui conservava nel suo cuore come i più preziosi e che magari lei ricordava a stento. Ma, d'altra parte, aveva messo per iscritto tutto di loro. Anche le sue piccole manie, i suoi vizi, quelli che sapeva bene di avere, ma preferiva non le venissero sbattuti in faccia: figurarsi se le faceva piacere che venissero spiattellati su un libro a tiratura nazionale. Eppure lui li aveva sottolineati perché erano proprio quelle stranezze che lui adorava in lei. Preparare la valigia fu una tortura breve: infilò più o meno a caso vestiti, saponi ed altra roba indefinita nel primo trolley che le capitò a tiro e poi si rimise a leggere, in attesa del passaggio fino alla stazione. Ora era sul treno. No, nel romanzo era all'università, per un esame importante. Era nervosa, aveva appoggiato la fronte sul suo braccio, finché lui non si tirò indietro per una fitta chiedendo: “Ma... mi hai morso?” e lei aveva risposto “Scì!”, con la voce da bambina. Ora era sul treno. Rideva. No, nel romanzo ora era il giorno della sua laurea. Un'altra volta lui era via per lavoro e lei sperava di vederlo comparire a sorpresa da un momento all'altro, invece arrivò il fioraio con un mazzo di rose blu, i suoi fiori preferiti, più alte di lei. Ora era sul treno. Piangeva.


No, ora era sul Pincio, seduta su una panchina, mentre lui era disteso con la testa sulla sua coscia, quando lei lo aveva attaccato senza preavviso e riempito di pizzicotti. Allora lui si era alzato di scatto, l'aveva afferrata, sollevata di peso e stava per buttarla nella fontana, ma poi l'aveva guardata, piccola ed indifesa tra le sue braccia, che si dibatteva come un capitone a Capodanno e l'aveva rimessa giù. Ora era sul treno. Rideva. Era immersa in questi suoi pensieri, quando sentì il controllore dirle: “Per favore, biglietti” e poi, vedendo gli occhi di lei lucidi ed il viso rigato di lacrime, aggiungere “... mi scusi, signorina, si sente bene?” Emanuela, mostrandogli il biglietto, rispose solo: “Sto bene. Ho solo una gran fretta di arrivare.”

"Diego Rosato, recensore, articolista e fotografo. Scrive la recensione del lunedì e firma alcuni articoli, perlopiù interviste (come quella a Iago) e speciali su singoli autori (ad esempio, quello su Isaac Asimov). Predilige romanzi storici e saggi di storia contemporanea. Durante gli eventi seguiti dalla redazione, si occupa prevalentemente del servizio fotografico." Autore de L’invasione dei terrestri e in procinto di pubblicare il suo secondo romanzo.



Il manuale del perfetto viaggiatore

di Davide Restelli

I libri sul viaggio generalmente ci portano lungo un percorso ben definito, che ci trasporta in luoghi esotici, per descriverci questi luoghi dal punto di vista dello scrittore. Questo libro no. Beppe Severgnini, penna del Corriere della Sera, ci accompagna nel suo “Manuale del Perfetto Turista”, alla scoperta di molti luoghi in giro per il mondo, ma non soffermandosi solo ed esclusivamente su di essi, ma buttando l’occhio, con sagacia e ironia, sui nostri connazionali in viaggio, descrivendoci questi luoghi, attraverso l’incontro con le persone più disparate. Il libro è una raccolta di due precedenti lavori dell’autore, “Italiani con la Valigia” e “Il Manuale dell’Imperfetto Viaggiatore”, con l’aggiunta in questa edizione riveduta e corretta, di un “bonus book” che racconta dieci viaggi speciali, fatti fra l’uscita di questi due libri e la pubblicazione dell’edizione unica. “Italiani con la Valigia” è un libro suddiviso in quattro parti. La prima è quella che definirei dei consigli, nella quale attraverso vari aneddoti, l’autore ci suggerisce vari modi di approcciare il viaggio in maniera differente. Spesso noi italiani abbiamo mancanza di fantasia nella scelta delle mete da visitare, si va sempre negli stessi posti, arrivando a volte a sentir parlare più l’italiano, che la lingua locale. Qui ci vengono date alcune dritte su come vivere il viaggio come una nuova forma di liberazione e di divertimento, che non è solo quello del visitare, ma quello dello scoprire. Le tre parti successive ed il “bonus book”, invece sono composte da una serie di veri e propri racconti su vari viaggi. Severgnini ci porta con se da luoghi esotici quali la Transiberiana e il Baltico, passando per Israele e il Sudafrica, fino alla descrizione di molte città, raccontandoci dei neon di Seul, passando per le biciclette di Pechino e arrivando ai tetti di Manhattan. Il lettore si diverte, scopre molte cose nuove e interessanti e gli viene instillata la voglia di scoprire questi luoghi che, per quanto concerne me, non avevo mai provato così forte


leggendo un libro di viaggi. “Il Manuale dell’Imperfetto viaggiatore” invece, riprende un po’ quella che era la prima parte di “Italiani con la Valigia”, espandendo i concetti e dando utili consigli, sempre in chiave scherzosa, ma molto utile ai fini pratici. Insomma se siete appassionati di viaggio e volete farvi delle sane risate, ma riuscendo ad imparare anche molto sul cosa significhi veramente viaggiare, questo libro fa al caso vostro e non potrete rimanerne delusi. Vi lascio con uno dei consigli dell’autore che più mi ha colpito:

“I viaggi vanno preparati. Se per un fine settimana a Copenhagen bastano una guida e una cartina, una visita a Kabul richiede qualche sforzo (sopratutto se si vuole tornare indietro). Evitate però di pianificare tutto, riempiendo ogni momento della giornata. Siete turisti, non uomini d’affari. Se non lasciate spazio alle coincidenze e alle sorprese, queste si guarderanno bene dal farvi visita. Serendipity: trovare quello che non si cerca. Fatene il vostro motto.” Beppe Severgnini

A cura di Davide “Il Manuale del Perfetto Turista” di Beppe Severgnini, Ed BUR, 675 pagg, 1 4,50 euro Voto: 9 / 1 0 "Davide Restelli è stato l'ideatore di Reader's Bench. Colui che, lo scorso 1 3 settembre 201 0, ha avuto l'idea di aprire la panchina del lettore. E' l'esperto di fantasy e di fumetti del gruppo. Per Reader's Bench si occupa principalmente delle recensioni dei due generi sopracitati, della rubrica Libri e Viaggio e di quella Libri & Company. Ha curato la presentazione di Stirpe Angelica, a Roma, lo scorso dicembre.


I love Japan

di Nicoletta Tul

Da qualche mese sto progettando un viaggio in Giappone, vorrei partire in primavera per evitare il freddo rigido e per vedere i magnifici colori degli alberi di ciliegio e susino in fiore. Ecco come ho arricchito la mia libreria in previsione delle partenza:

IL GIAPPONE, LONELY PLANET

EDT, 960 PAGINE, 35,00 EURO lo trovo che le guide della Lonely Planet siano davvero le migliori in assoluto, le studio prima di ogni viaggio e risultano sempre utili e pratiche. Dai consigli su dove comperare il biglietto della metropolitana agli orari dei treni, i consigli sui ristoranti, attività ed alberghi, sempre divisi in tre categorie, prezzi bassi, medi ed alti. A differenza delle altre guide che vantano belle foto e ottima carta ma zero contenuti pratici, queste guide rimangono il modo migliore di organizzarsi se si è viaggiatori indipendenti.

ENIGMATICO GIAPPONE, di ALAN MCFARLANE

EDT, 292 PAGINE, 20,00 EURO

Un antropologo e viaggiatore inglese che racconta la società di un'altra isola, il Giappone. Chiuso ed isolato per lunghi secoli ha sviluppato una cultura e dei valori epr noi occidentali assolutamente alieni ed incomprensibili. Mcfarlane dice che uno straniero può guardare al Giappone mai dall'interno ma solo attraverso uno specchio, come Alice nel paese delle meraviglie, uno specchio


deformante dove ciò che è consueto prende un aspetto inconsueto e ciò che sembra riconoscibile diventa irriconoscibile. A volte però si ha l'impressione che i giapponesi stessi si trovino dentro uno specchio e che guardino il mondo dall'interno di esso e che facciano fatica ad orientarsi essi stessi nel loro specchio. Se volete approfondire il lato Zen del Giappone vi consiglio IL VERO ZEN di Taisen Deshimaru, SE, 80 p., 1 2 euro, un libro guida che spiega i concetti dello Zen e d i modi per raggiungere l'illuminazione; e AUTOBIOGRAFIA DI UN MONACO ZEN sempre di Taisen Deshimaru, SE, 1 39p. 1 8,50 euro, in questo volume Deshimaru si concentra di più sulla sua esperienza personale senza dare troppe nozioni religiose. "Neppure la morte, che lascia ciascuno solo nella sua bara, è definitiva. Solo l'impermanenza è reale" Per capire il Giappone attraverso uno sguardo occidentale ecco due bellissimi volumi di Gusty Herrigel: LO ZEN E IL TIRO CON L'ARCO

PICOLA ADELPHI, 1 00 p.

Herrigel è un professore tedesco di filosofia che lavora per qualche anno in Giappone e decide di iscriversi ad un corso di tiro con l'arco presso un famoso maestro. Ben presto capirà che il tiro con l'arco non è un semplice sport come era abituato a considerarlo in Germania bensì un'arte Zen ed il tiro perfetto deve uscire dal vuoto dell'anima del tiratore in un lungo e contorto sentiero che porta all'illuminazione. Ci prova e ci riprova per anni, ma non ci riesce, allora decide di "imbrogliare " il maestro usando una tecnica che utilizzava da giovane in Germania per tirare con l'arco. Il maestro se ne accorge al primo tiro e si rifiuta di continuare le lezioni e solo dopo molto tempo deciderà di ricevere di nuovo l'allievo e con pazienza e perseveranza anche Herrigel riuscirà finalmente a scoccare la freccia come un vero maestro ed allora capirà ed ammirerà la tenacia del suo maestro. LO ZEN E L'ARTE DI DISPORRE I FIORI

SE, 1 09 p., 1 3,00 euro

"In Giappone non si studia un'arte per amore dell'arte, ma per ricevere l'illuminazione che essa può donare" L'ikebana, più che unìarte è una concezione di vita profonda, il fiore è sacro e nel suo sacrificio di effimera bellezza ci dona tutta la sua vita, per questo l'ikebana serve per sacralizzare il fiore e dil suo sacrificio. Disporre i fiori significa ricercare la naturalezza e la semplicità, le stagioni, l'ambiente naturale, il vuoto dell'universo e così lo Zen.


Infine, una pietra miliare per gli amanti del tè: LO ZEN E LA CERIMONIA DEL Tè, di KAKUZO OKAKURA

SE, 1 04 p., 1 3,00 euro"

Quando intuì l'uso che si poteva fare dell'inutile, l'uomo fece il suo ingresso nel regno dell'arte"Un libro illuminante sulla cerimonia del Cha no yu e sulla via del tè giapponese, attraverso una tazza del prezioso infuso Okakura riesce a spiegare al mondo occidentale la cultura e la società giapponese ed asiatica in generale. La cerimonia del tè rappresenta la morale e le fondamenta dell'anima giapponese più profonda. Il teismo è una sorta di taoismo dissimulato, il taoismo ha gettato le basi per gli ideali estetici, lo zen li ha attuati. L'ideale del tèismo è frutto di questa concezione che zen che sa cogliere la grandezza anche nei minimi eventi della vita. Okakura, discendente di una famiglia di samurai, studiò alla Tokyo Imperial University e lavorò per anni negli Stati Uniti dove fondò l'Istituto per l'arte giapponese. "Beviamo,... un sorso di tè. Lo splendore del meriggio illumina i bambù, le sorgenti gorgogliano lievemente e nella nostra teiera risuona il mormorio dei pini. abbandoniamoci al sogno dell'effimero lasciandoci trasportare dalla meravigliosa insensatezza delle cose"


Guida Galattica per Autostoppisti

di Diego Rosato

Quando si parla di Guida Galattica per Autostoppisti, ci si può riferire ad una serie radiofonica, ad una saga letteraria, una “trilogia” in cinque libri, come la definiva l'autore, al primo libro di tale saga o a un film. In tutti i casi, il fruitore seguirà le vicende di Arthur Dent e dei suoi amici in giro per la Galassia dopo che la Terra è stata demolita per costruire una tangenziale... si può sembrare strano, ma, se avete intenzione di avventurarvi nella lettura/visione della Guida, vi consiglio di cominciare ad abituarvi! Cosa fareste se un giorno doveste scoprire che il fatto che stanno per demolire la vostra casa è un problema secondario, perché una flotta di astronavi aliene ha deciso di distruggere la Terra? Io probabilmente mi darei per spacciato e mi rassegnerei, molti si farebbero prendere dal panico, qualcuno cercherebbe di reagire, ma Arthur Dent, il protagonista della saga della Guida Galattica per Autostoppisti, ha la fortuna di aver salvato la vita ad uno strano tipo che si chiama Ford Perfect e da allora è diventato un suo grande amico. Arthur non sa che Ford lavora per la redazione della Guida e, da autostoppista galattico, riesce a salvare Arthur, trascinandolo in una serie di avventure in giro per la galassia, avventure da vivere con l'unica guida veramente efficace per un viaggio del genere, la Guida con la G maiuscola, alla ricerca della serenità perduta e dell'amore mai avuto. Tutta la narrazione ruota infatti su quello strano libro che sembra raccogliere tutto il sapere umano, un libro che ha soppiantato l'Enciclopedia Galattica (qualcuno ha detto “Isaac Asimov”, “Ciclo delle Fondazioni”, ecc.?), perché è più economica e riporta sulla copertina la scritta “Niente panico!” (“Don't panic!”), un libro per cui lavorano redattori sparsi in tutta la galassia e che riporta poche semplici regole come “non dimenticare mai il tuo asciugamano”, ma anche nozioni di letteratura Vogon. Personaggi improbabili, vicende assurde, mondi incredibili, gadget straordinari tutto mescolato in una satira della condizione umana (tutto ciò che la Guida dice della Terra è che è “fondamentalmente innocua”), della ricerca della verità assoluta (la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto è 42) e


della irrequietezza che ne deriva (la ricerca della domanda, per comprendere la risposta). Arthur è una persona normale, con una vita normale cui mancava solo l'amore, prima che tutta la sua esistenza fosse stravolta e proprio questo contrasto tra le aspirazioni del protagonista e le sue vicende creano un effetto tragicomico a tutta l'opera. Lo stile di Douglas Adams è molto particolare, soprattutto nella scelta dei vocabili, spesso inventati, il cui significato alle volte è solo vagamente intuibile, ma ciò contribuisce ad accentuare l'effetto di spaesamento del protagonista. Personalmente mi sento di dire che se il primo libro scritto da DNA, come amava firmarsi l'autore, è eccezionale, il resto della saga non è sempre all'altezza. E non so dire (per ora) come siano i capitoli scritti da altri autori che hanno deciso di continuare la serie, dopo la prematura scomparsa di Douglas Adams. Quello che posso dirvi è che lo scrittore stava pensando ad un nuovo romanzo in cui le avventure della Guida si sarebbero fuse con quelle dell'investigatore olistico Dirk Gently, ma purtroppo l'opera, il cui titolo è “Il salmone del dubbio” è stata pubblicata postuma, incompleta ed integrata con appunti e saggi dell'autore.

Veniamo ora al film. Bello, ironico, ma non eccellente. La realizzazione della pellicola fu curata dallo stesso Adams, ma devo dire che per molti tratti si discosta dai romanzi. Le vicende narrate iniziano e finiscono esattamente come il primo libro della serie, ma durante la narrazione vi sono anche elementi provenienti dagli altri capitoli, uniti ad altre vicende assolutamente inedite. Insomma, se vi va di leggere un libro o vedere un film assolutamente fuori dagli schemi ed imprevedibile, fate un pensierino alla Guida Galattica per Autostoppisti e ricordate: qualsiasi cosa accada, niente panico!


Uno sguardo verso il futuro: Joseph Conrad di Clara Raimondi Funi attorcigliate nel castello di prua, odore di mare e travi incrostate dal sale. Luci del tramonto, mentre un mercantile si allontana per intraprendere l’Oceano. La vita di una manipolo di uomini perde ogni contatto con il mondo conosciuto, appena dopo un miglio dalla costa. Questa è l’atmosfera che potrete rivivere ogni volta che sfoglierete un racconto di Joseph Conrad, lo scrittore inglese, di origine polacca, che può definirsi a tutti gli effetti il primo dei contemporanei. Una penna che non tralascia nessun dettaglio, nemmeno il più piccolo e permette al suo lettore di salire al bordo delle navi che egli stesso conobbe. Joseph Conrad, il cui vero nome sembra quasi impronunciabile, ebbe una vita davvero unica ed avventurosa e niente, poter far presagire, il suo futuro di scrittore.

Inizia come mozzo a girare il mondo, per fare sulle navi i lavori più umili. Impara dalla vita e dai suoi viaggi la complessità dell’epoca in cui vive e la durezza dell’animo umano, reso ancora più duro dall’isolamento coatto. E’ infatti al largo, in un punto non precisato del globo che avvengano i grandi misfatti narrati da Conrad, in un non luogo ricco di ogni particolare. Una prosa capace di influenzare gli autori successivi e di creare chiaroscuri intensi ; luci e bagliori di una società e della mente umana, messa a dura prova. Ma anche una narrazione di approfondimento e attenta ad un globalizzazione ante litteram come era quella dell’Impero Britannico.


Uno sguardo volto al futuro e a testimoniarlo la verità di un racconto come quello de Il Negro del Narciso. La storia di James Wait, della sua tragica vicenda personale, della solidarietà degli altri marinai. Una generosità imprevista proprio nei suoi riguardi, destinata a lui, nero e ultimo ad essersi imbarcato sul Narciso. Una nave ed un destino, lo stesso del capitano che rimane indifferente alla situazione dei suoi uomini. Un’allegoria che ritorna oggi nel gesto razzista, pieno di odio che si è compiuto a Firenze e che testimonia quanto poco sia cambiato nel corso dei decenni. Conrad il narratore di ieri, ancora attuale oggi e che ci porta alla scoperta del viaggio più importante, quello che ci conduce al significato della nostra esistenza. Per approfondire:“I capolavori” di Joseph Conrad, Oscar Mondadori, 929 pagg, 1 2.80 euro

Clara Raimondi è l'anima di Reader's Bench. Grazie alle esperienze maturate nell'organizzazione di eventi e ufficio stampa, ha saputo trasformare un semplice blog in una rivista letteraria a tutto tondo, curando la linea editoriale e i contatti con l'esterno. Attualmente oltre che occuparsi di Reader's Bench collabora con testate nazionali e locali con articoli legati alla cultura. Scrivete a readersbench@gmail.com e sarà felice di rispondervi!


Destinazione Malesia

di Nicoletta Tul

Siamo a pochi giorni da Natale ma io sto già pensando alle vacanze estive. Sarà perché non ho mai sentito il fascino del periodo natalizio o sarà perché amo molto l'estate ed il caldo torrido (l'avevo detto che ero una tropic girl) ma sto già organizzando le mie vacanze per l'estate 201 2. La tappa del prossimo anno sarà la Malesia con le sue candidfe spiagge, la lussureggiante vegetazione e la deliziosa cultura culinaria. Ecco quindi dei libri che possono essere molto utili a chi volesse informarsi e decidere se partire per queta magica meta: LONELY PLANET, "MALESIA, SINGAPORE E BRUNEI", 26 euro

L'ho già detto molte volte che secondo me le guide della Lonley sono sempre le migliori e più utili per il viaggiatore fai da te. Questo volume ci informa su tutto quello che c'è da sapere sulla Malesia peninsualre e sulla parte malese del Borneo, compresi Brunei e la città di Singapore. C'è anche uno speciale sui presidi slow food dei vari cibi tradizionali malesiani. Inoltre troverete tutte le informazioni per poter visitare le famisissime piantagioni da tè nel cetro delle Highlands malesiane. JOSEPH CONRAD, "AL LIMITE ESTREMO", Garzanti, euro 7.49, 165 p.

L'ultimo libro della trilogia della vita del grande scrittore dei mari. Questo romanzo narra la storia del capitano Whalley che si ritrova senza lavoro e senza nave a dover mantenere la figlia amata. Accetta così di entrare in società con un ottuso armatore ed inizia così la sua ultima avventura nei mari del Sud est asiatico. Il racconto è ambientato tra Melakka, la famosa città malesiana conquistata da portoghesi, olandesi ed inglesi, terra di marajah e di governatori britannici, Singapore ed i mari del Borneo.


EMILIO SALGARI, "I PIRATI DELLA MALESIA"

Le avventure del mitico Sandokan e del suo amico Yanez che vanno a salvare Tremal Naik, amico e combattente. Tra amori, goverantori malvagi, imboscate e giungle selvaggie questo libro come molti altri di Salgari (I misteri della giungla nera, le tigri di Mompracem) vi porteranno nella terra dell'affascinante principe guerriero, il Borneo ed esattamente la parte malese del Borneo (Sabah e e Sarawak) zone dal clima mite e coste ricche di insenature protette e quindi da sempre amate da pirati ed avventurieri. Io mi sto preparando con queste letture e spero di potervi raccontare le mie avventure, stavolta direttamente dalla terra di Sandokan però!


Mattia Galliani, per Reader's Bench si occupa della realizzazione di vignette, disegni, schizzi. Potete trovare le sue vignette nella sezione Cartoon On the Bench, sono sue le immagine delle copertine dei nostri speciali e quelle che accompagnano la poesia del venerdÏ. Ogni immagine è realizzata a computer mediante l'uso di una tavoletta grafica. Inoltre recensisce le sue letture e data la sua sfrenata passione per la musica si occupa degli articoli per la sezione Libri e Musica.


Tutto il mondo dei libri su una panchina www.readers-bench.com I viaggiatori non mentono mai è un numero speciale di Reader’s Bench, realizzato da: Ariberto Terragni Diego Rosato Nicoletta Tul Davide Restelli Floriana Villano Clara Raimondi Mattia Galliani Ringraziamo Federica Frezza per la sua disponibilitĂ La copertina ed alcune tavole dello speciale sono state realizzate in esclusiva da Mattia Galliani


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