ilCorniglianese Maggio 2013

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ilCorniglianese Mensile indipendente di informazione e cultura

Genova, il dramma della torre piloti >> 2

Anno II

Numero 5

Mensile

Ospedale del ponente, dove? >> poster centrale

Campi, il riposo della pressa >> 11

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ILVA CAOS, DOPO IL SEQUESTRO DEI BENI PER 8 MILIARDI ZANONATO (Sviluppo): RISANARE E PRODURRE ACCIAIO

“A rischio 40 mila posti”

L’impianto di conferimento dei rifiuti solidi urbani Monte Scarpino (nella fotodecisione di Razzore) si estende su un’area di circa mezzo milione Il Consiglio di amministrazione dell'Ilva si è didimesso. La clamorosa a seguito del sequestro di 8 miliardi di eurodi metri quadrati. Nata nel 1968, la discarica deciso dal gip di Taranto il 22 maggio situata sulle alture tra Cornigliano e Sestri a un’altezza di circa 650 metri, è tra le più alte d’Europa. A maggio, a sorpresa, la Giuntaeregionale della Liguria mette in discussione sui beni della Riva Fire Spa che controlla l'Ilva e quindi gli stabilimenti siderurgici con 24 mila posti di lavoro “diretti” 40 mila con l’indotto (Foto Razzore) l’approvazione di un accordo tra Regioni Liguria e Lazio per il conferimento di rifiuti nell’impianto di Scarpino. Intanto, a Roma, la discarica di Malagrotta chiuderà il 30 giugno

< o Cornigiòtto> Maggio 2013

Gli operai in ostaggio di Enrico Cirone

In applicazione di una legge del 2001 che prevede "la confisca del profitto che l'ente ha tratto dal reato, anche nella forma per equivalente", il gip Todisco, accogliendo la richiesta della Procura di Taranto, ha deciso un sequestro senza precedenti: non degli impianti o dei prodotti, come già avvenuto, ma del patrimonio dei Riva, nella misura di 8 miliardi e 100 milioni. Per intenderci, il doppio della restituzione dell'Imu. Per tutta risposta, all’i nd oman i de l maxi sequestro il Consiglio di amministrazione dell'Ilva si è dimesso. Nelle 46 fitte pagine del decreto di sequestro si trova una raccapricciante illustrazione del funzionamento di una grandissima fabbrica e della sua influenza sull'umanità di dentro e di fuori dove la città di Taranto è solo la piccola appendice di una gigantesca discarica. E i lavoratori rischiano di esserne gli scarti maggiori.


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Porto di Genova, dal mare arriva la morte Un cargo si schianta contro la torre dei piloti: 9 vittime

Dal 1997 la nuova torre dei piloti del porto di Genova svettava con i suoi 50 metri sopra il livello del mare. Era ben visibile da corso Saffi, da dove è stata scattata questa immagine nella mattinata successiva alla tragedia

Dolce o salata. La morte a Genova arriva ancora dall’acqua. L’ultima volta con l’acqua, dol-­ ce, del rio Fereggiano, oggi, con quella salata e plumbea del suo porto. Martedì 7, intorno

alle 23, il cargo Jolly Nero della compagnia Messina compie una manovra normale e consueta. Lascia in retromarcia calata Derna, molo Nino Ronco (per chi è di Cornigliano pro-­

La scala antincendio inclinata è quel che rimane della torre di controllo e della palazzina sottostante dopo il terribile impatto con il cargo Jolly Nero

prio al di là della foce del fiume Polcevera), e prosegue verso il bacino del porto Antico per ruotare su se stesso e proseguire poi con la prua verso l’uscita di levante (l’unica praticabile) del porto. Ma qualcosa non va come dovrebbe. La nave non stringe subito la curva consueta e si allarga. Procede alla velocità di tre nodi e, forse, qualcosa in più. Due rimorchiatori della compagnia Riuniti, il Genua e lo Spagna, intanto scortano il cargo per aiutarlo nell’impresa di routine: la sicurezza dovrebbe essere normalmente garantita. Il primo è attaccato alla prua, il secondo a poppa mentre a bordo della Jolly, con il comandante, è presente un pilota del porto. Qualcosa va storto. Secondo le testimonianze sul ponte di comando non si riesce ad innestare la marcia in avanti. Questa manovra dovrebbe essere garantita da un altro motore rifornito di aria compressa. Forse non c’è la sufficiente quantità di gas: la nave non riparte e inizia, a quel punto, un lento, inesorabile avvicinamento alla banchina su cui, dal 1997, si staglia la nuova torre dei piloti, cervello di tutto il porto genovese, capace di gestire circa 6/7000 operazioni di entrata e altrettante d’uscita, in un anno. Dentro la torre

Molo Giano, il presidente dell’Autorità portuale di Genova, Luigi Merlo (di profilo, al centro della foto), risponde alle domande dei giornalisti tv

ferve il lavoro in attesa del cambio di turno. Piloti, guardia costiera, operatori, telefonisti. La notte è particolarmente serena, il mare è una tavola, le condizioni del tempo sono ottimali ma quei 40 secondi sono l’ultimo giro della lancetta dell’orologio per nove uomini di mare. Lo schianto dello spigolo sinistro posteriore della Jolly Nero è devastante: la palazzina implode su se stessa e, in un secondo, anche la torretta. Immediati scattano i soccorsi. Immagini amatoriali sembrano dimostrare che il rimorchiatore Spagna, solo all’ultimo cerca di dare “avantitutta” ma ormai è troppo tardi. Il resto sono otto corpi ritrova-

ti quasi subito e un ultimo raggiunto dai sommozzatori dieci giorni dopo. I funerali di Stato, officiati da monsignor Bagnasco, alla presenza del presidente Napolitano e del presidente della Camera, Boldrini, si svolgono nel dolore più profondo di una città di mare ripiegata su se stessa. Non dolce: questa volta la morte è arrivata dall’acqua del porto, salata come le lacrime che Genova ha versato per Daniele, Davide, Marco, Giuseppe, Francesco, Michele, Sergio, Maurizio e Gianni. Enrico Cirone Foto Bruno d’Astice

Addio a don Gallo, sacerdote degli “ultimi” Fondò la Comunità di san Benedetto al porto Mentre al Carlo Felice di Genova, i dipendenti, incerti sulle sorti del loro teatro, suonavano il “Requiem” di Verdi, chiudeva gli occhi per sempre nel letto della sua stanza della Comunità, don Andrea Gallo, nato a Genova 84 anni fa. E’ in quest’ultimo atto la sin-­ tesi della sua vita terrena spesa fra battaglie, lotte, sofferenze, ansie della gente e il suo ruolo sociale. Formatosi con i Salesiani, divenne cappellano

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della nave-scuola Garaventa. Ma fu nella parrocchia del Carmine (dove, non a caso, sono stati celebrati i funerali) che don Andrea maturò la scelta di stare vicino agli “ultimi”, ai poveri, agli emar-­ ginati. Dopo l’ennesimo rifiuto di recarsi “nella solitudine” dell’isola di Capraia, negli anni ‘70 don Gallo fonda con l’appoggio di don Rebora, la Comunità di san Benedetto al porto è cresciuta negli anni e divenuta un modello di accoglienza e di recupero guadagnandosi il credito delle istituzioni. Sempre in prima fila per la pace, per i diritti degli invisibili, si è battuto personalmente per la liberalizzazione delle droghe leggere. Mai su posizioni facili e retoriche, a don Gallo si è indirizzata da sempre la stima del mondo artistico e musicale. Sul feretro un biglietto con una sua frase: “Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei”. Oerre

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Ilva, sequestrati ai Riva beni per 8,1 mld di euro Il gip “guadagni a discapito di salute e ambiente” Il Consiglio di amministrazione dell'Ilva si è dimesso. L’azienda sottolinea che le di-­ missioni avranno effetto dalla data dell’assemblea dei soci che il Consiglio ha convocato per il 5 giugno. La clamorosa decisione dopo il vertice, durato tre ore, convocato a seguito del maxi-sequestro preventivo di 8 miliardi di euro deciso dal gip di Taranto il 22 maggio sui beni della Riva Fire Spa che controlla l'Ilva e quindi il siderurgico di Taranto. Il Cda dell'Ilva ha dato mandato ai

propri legali di impugnarlo in Cassazione. Il Cda, nelle persone di Bruno Ferrante, Enrico Bondi e Giuseppe De Iure, ha presentato le dimissioni, ponendo all'ordine del giorno la nomina del nuovo consiglio. “Il provvedimento (di sequestro) ha effetti - spiega l'Ilva - negativi per Ilva, i cui beni sono tutti strettamente indispensabili all'attività industriale e per questo tutelati dalla legge n.231 del 2012, dichiarata legittima dalla Corte Costituzionale». Con i sequestri disposti

dal gip di Taranto Patrizia Todisco «sono a rischio 24 mila posti di lavoro diretti, 40 mila con l'indotto”, sottolineano fonti dell'Ilva. Sono 16 (14 persone fisiche e due giuridiche, l’Ilva e la Riva Fire) gli indaga-­ ti. A cinque di loro - Emilio Riva, i figli Nicola e Fabio, l’ex direttore di stabilimento Luigi Capogrosso e l’ex dirigente Ilva Girolamo Archinà - è contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati ambientali plurimi. Ma ci sono anche dirigenti ed ex dirigenti del Siderurgico e c’è il presidente del Cda Ilva, Bruno Ferrante, al quale vengono contestati l’inquinamento del Mar Pic-­ colo causato dagli scarichi dello stabilimento e il riutilizzo in produzione di fanghi di dragaggio contaminati. Nel decreto il gip bacchetta anche il governo. La legge 231/2012, scrive il giudice, ha consentito all’Ilva di rien-­ trare in possesso degli impianti sequestrati e dunque continuare a produrre, senza però esigere garanzie finanL’Ue ha fissato per l’Ilva nuovi obiettivi di riorganizzazione e di tutela ambientale

ziarie a sostegno degli investimenti e senza che sia stato presentato dall’azienda un piano di ripristino ambientale. “La mancata attuazione di un modello organizzativo e gestionale adeguato alla complessità dell’azienda”, scrive il gip, “ha rappresentato concausa non trascurabile in relazione agli infortuni verificatisi negli ultimi mesi in fabbrica, tre dei quali mortali”. E ancora: Ilva e Riva Fire hanno ottenuto un “ingentissimo risparmio eco-­ nomico attraverso la intenzionale omissione, nell’esercizio dell’attività produttiva, degli onerosi interventi - misure di sicurezza, prevenzione, protezione dell’ambiente e pubblica incolumità - che le norme dell’ordinamento e i provvedi-­ menti delle autorità imponevano di eseguire”. Situazione diventata così delicata, a parere del sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, da indurlo a scrivere al ministro dell’Ambiente, lo spezzino An-­ drea Orlando, oltre che al prefetto e al Garante dell’Aia, chiedendo un provvedimento

di amministrazione straordinaria dell’Ilva per non ritardare il risanamento ambientale ritenuto «improcrastinabile». Plaudono al maxi-sequestro gli ambientalisti, che vedono in quei beni sigillati un forziere economico per bonificare la città. “È giunta l'ora che il governo si assuma direttamente la responsabilità della gestione dello stabilimento di Taranto e di tutti gli altri siti del gruppo”. Lo afferma il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. Intanto torna in libertà Vincenzo Specchia, 60 anni, da Galatina (Lecce), ex direttore generale della Provincia e segretario generale del Comune di Lecce, arrestato il 15 maggio nell'ambito dell'operazione «Ambiente svenduto» dalla Guardia di Finanza di Taranto. Il Tribunale del Riesame ha accolto l'istanza del difensore, annullando i domiciliari per un tentativo di concussione nei confronti dell'ex dirigente del settore Ecologia dello stesso ente. E.C.

“In direzione ostinata e contraria”: ma Cornigliano si muove Resistere aspettando il cambiamento Ci vorrebbe la forza per capire che la vita non è aspettare che passi la tempesta ma imparare a ballare sotto la pioggia. Certo, con lo sconforto che c’è intorno, è materia da essere mandati subito a quel paese ma correremo questo rischio. E' infatti probabile che mentre scriviamo qualche azienda stia chiudendo in Italia e alla fine della giornata altre avranno fatto lo stesso lasciando a casa qualche migliaio di persone mentre altri giovani troveranno rifugio all'estero: questo nella speranza che non ci siano altri suicidi. In tutto questo funesto conte-

sto qualcuno c'è che impara a ballare sotto la pioggia. E che questo avvenga nel nostro quartiere dovrebbe meravigliare solo chi non sa quanto esso sia abituato da tempo a resistere allo sconforto che ora prende tutti gli altri. Molti sarebbero andati via da tempo se non trattenuti da una fiducia nel futuro che non è testardaggine ma convinzione che le cose cambieranno e la qualità alla fine pagherà. Dire che a Cornigliano qualche cosa "eppur si muove" può apparire quasi sacrilego nel dolore complessivo di una na-

zione in ginocchio che sembra vivere con rassegnazione la sua storica decadenza provocata in gran parte da una classe politica dirigente probabilmente più attenta a se stessa che all'intero Paese. La situazione non è semplice in tempo di crisi e ci si ritrova a scontrarsi con la dura realtà spesso con un cassetto pieno di sogni e la testa piena di grandi speranze per cui la parola d'ordine a questo punto non può essere che “resistere, resistere, resistere”. Oerre

Una volta dirottata la grossa viabilità sulla nuova Strada a mare, ecco come potrebbe essere via Cornigliano in un render dell’architetto Montarsolo

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Via Gattorno, distretto di pulizia L’intervento di Amiu contro il degrado Perché trasformare il luogo in cui, forse, vivi o, comunque, transiti, in una discarica a cielo aperto? Cosa ci spinge a mortificare l’ambiente, ad umiliare gli altri, a costringerli a vivere in una cornice di quotidiano degrado? Le foto che pubblichiamo ci sono state inviate ad inizio mese da un’abitante di via Gattorno. Poiché è impossibile scaricare in un sito—peraltro fornito abbondantemente di cassonetti una tale quantità di rifiuti in uno stesso momento, immaginiamo che si siano stratificati a causa di più mani incivili e in più tempo. Finché non è arrivata Amiu che ha provveduto con Coronata, è evidente il degrado e l’abbandono della cappelletta vicino al cimitero una pulizia straordinaria a riportare alla normalità una strada in cui la spazzatura veniva accumulata anche se i contenitori, compresi quelli della differenziata, rimanevano desolatamente vuoti (nota, in foto, cassonetti bianchi e verdi con rifiuti “sul” coperchio). E’ anche ovvio che durante il suo transito quotidiano, il mezzo meccanico magari guidato da un solo ope(Sopra e sotto): via Gattorno com’era, nelle foto di una nostra lettrice ratore, non può portare via quello che solo manualmente si può asportare. Immagini recenti ci riportano a via Gattorno come “dovrebbe” essere, ogni giorno, tutti i giorni, anche per la presenza di una scuola per l’infanzia. Se no: che esempio diamo ai nostri piccoli? Stessa cosa vorremmo dire della “cappelletta” di Coronata.

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Liguria Energia: da Cornigliano per servire tutta la Liguria Apre il primo sportello del nuovo fornitore di gas Uno sportello per aiutare a sbrigare le pratiche del gas, ottenere informazioni in merito ai propri consumi e conoscere le offerte del mercato libero per la sottoscrizione delle nuove utenze del gas. Apre a Cornigliano lo sportello di “Liguria Ener-­ gia”, il primo ad operare in tutta la Regione. Il nuovo fornitore di gas fa capo a Compagnia Energetica Italiana - una grossa società attiva sull’intero territorio nazionale e con sede a Milano - che ha deciso di partire proprio dalla nostra delegazione per offrire un servizio rivolto a tutti i cittadini liguri. Elio Teodoro, responsabile di Liguria Energia, ci aiuta a conoscere meglio questo ambizioso progetto che prevede di aprire altri uffici sul territorio regionale, seguendo proprio il modello di Cornigliano. D. Teodoro, ci racconti nel dettaglio di che cosa si tratta? “Il nostro ufficio vuole essere un punto di riferimento per i Corniglianesi in mate-­ ria di energia. L’obiettivo è quello di rendere più semplici le pratiche relative alla fornitura del gas: dalla realizzazione di una nuova utenza, alla modifica del proprio contratto;; dall’autolettura dei consumi per evitare spiacevoli conguagli, alla comprensione dei problemi relativi a bollette e fatturazioni. Accedere ai nostri servizi è semplice: è sufficiente recarsi nei nostri uffici con l’ultima bolletta”. D. L’apertura a Cornigliano è l’ennesimo mordi e fuggi, per fare volu-­ mi e sparire, oppure è parte di un progetto più ampio? “Abbiamo aperto qui per restare: abbiamo obiettivi a lungo termine. A Corniglia-­ no è nato il primo sportello di Liguria Energia, ma l’apertura si inserisce in un

Elio Teodoro, responsabile di Liguria Energia, lancia il suo messaggio: “Ci mettiamo la faccia per garantire un servizio attento e preciso” progetto più ampio che prevede la creazione di numerosi altri uffici in tutta la Liguria. Puntiamo a diventare l’operatore di riferimento nel mercato ligure del gas, potremmo dire che con Cornigliano abbiamo tracciato il solco e nel corso dell’anno seguiranno ulteriori aperture, di cui ora non posso dirvi di più”. D. Un piano di lungo periodo, molto ambizioso. “Senz’altro. Ma alle spalle c’è un Gruppo solido che opera in oltre 15 paesi europei e che in Italia è attivo su tutto il territorio nazionale, attraverso progetti locali paralleli. Inoltre il Gruppo, da diversi anni, è uno dei più importanti importatori di gas nel nostro Paese”. D. Una scelta decisamente in controtendenza, Teodoro, quella di aprire uno sportello sul territorio dedicato interamente ai cittadini. Specialmente in un momento in cui sembrano esistere esclusivamente call center e servizi on line. “Certo, si tratta sicuramente di una scelta in controtendenza. Diversi operatori stanno chiudendo i propri punti vendita. Del resto al giorno d’oggi in pochi pensa-­ no ad un servizio di qualità: per qualunque pratica – ci dicono - è sufficiente un “click” o una chiamata al numero verde di turno, a discapito dei rapporti interper-­ sonali. E, spesso, si finisce col sentirsi disorientati perché non si sa con chi si sta parlando. Per non dire di vendite porta a porta o per via telefonica, sovente fastidiose o ingannevoli. In una comunità viva ed eterogenea come quella di Cornigliano, noi vogliamo essere un punto di riferimento. Ci mettiamo la faccia per garantire un servizio attento e preciso, sempre a disposizione delle esigenze dei nostri concittadini”. D. Persone al servizio della delegazione, dunque. “Sì, esatto, persone al servizio di Cornigliano. Anzi qualcosa di più. Corniglianesi

al servizio della propria comunità. Del resto sono cresciuto qui, a Cornigliano. I miei genitori si sono trasferiti quando avevo cinque anni e, da allora, ho sempre lavorato e vissuto qui, insieme con la mia famiglia. E quando mi si è presentata l’opportunità di coordinare questo progetto, non ho esitato. Non Nel suo ufficio di via Cornigliano, Elio Teodoro soltanto si tratta illustra le proposte di Liguria Energia ad una cliente di una bella sfida ma di un’occasione che può portare un grande beneficio alla comunità”. D. E’ per questa ragione che avete scelto di aprire proprio qui? “Da corniglianese ho visto tutti i cambiamenti che hanno accompagnato la nostra delegazione: dall’industrializzazione del secondo dopoguerra, agli anni di crisi economica che stanno colpendo l’intero Paese. Ma Cornigliano non ha mai perso il senso di comunità. Vi spiego cosa intendo. La decisione di aprire qui, fortemente voluta dai vertici dell’azienda, nasce proprio da un legame affettivo. Il mio diretto responsabile, nonché Amministratore unico di Compagnia Energetica Italiana, vive a Milano ormai da una ventina d’anni ma è nato e cresciuto a Cornigliano. E, quando si è trattato di decidere, non ha avuto dubbi e ha scelto di partire da qui, per mettere finalmente Cornigliano al centro e iniziare a distribuire proprio da qui i benefici che siamo in grado di garantire in termini di risparmio. Tutto questo in un momento in cui Cornigliano si prepara a un nuovo cambiamento, grazie ai numerosi progetti in cantiere. Liguria Energia vuole essere parte di questo rilancio offrendo un servizio che sia al contempo a misura d’uomo e capace di stare al passo con gli sviluppi industriali e urbanistici futuri”. D. Teodoro, ritorniamo allo sportello. Quali servizi offrite e in che modo famiglie e imprese possono accedervi? “Sicuramente la possi-­ bilità di stipulare contratti a tariffe vantaggiose e bloccate per 12 mesi, una bolletta semplice e trasparente, oltre a un’attenzione assoluta alle tempistiche di fatturazione. Per usufruire dei nostri servizi sarà sufficiente recarsi al nostro sportello, in via Cornigliano 224 r, con l’ultima bolletta del gas. In questo modo potremmo darvi tutte le informazioni sui vostri consumi, illustrarvi le nostre offerte e spiegarvi gli sgravi fiscali e i bonus eventualmente utilizzabili”. A Genova il primo sportello di Liguria Energia è aperto E. C. in via Cornigliano 224r


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16 giugno ‘44, la folle corsa di nonno Nino lontano dalla guerra Il rastrellamento e la fuga per riabbracciare la famiglia Il nonno li vide arrivare dalla spiaggia. Una divisione di SS in assetto di guerra si incuneò con passo rapido nell’alveo del Polcevera, allora in secca. Poco lontano, sulla sponda sinistra del torrente, sorgeva lo stabilimento S.I.A.C., in località Campi, in pieno fermento di uomini e mezzi nel turno mattutino di lavoro. In pochi si accorsero del pericolo. I tedeschi avevano ormai raggiunto i cancelli della fabbrica quando mio nonno e pochi altri operai tentarono la sortita scavalcando il muro che delimitava a monte lo stabilimento S.I.A.C. e raggiungendo l’area di corso Perrone, ingombra di presse, tubi ed altri mezzi meccanici. In una zona praticamente inaccessibile di quest’area mio nonno intravide un tubo di cavità abbastanza ampia da contenerlo e occultato alla vista da un cumulo di ferraglie e forse anche per questo si salvò dal fiuto dei cani lupo tedeschi. All’interno di quel condotto il nonno si rannicchiò avvolto su se stesso senza fiatare né pensare, immobile per ore. Attese la sera di quel 16 giugno 1944. Quando il frastuono e le grida furono cessate con il crepitio delle mitragliatrici, il rastrellamento era finito. Ora migliaia di operai delle fabbriche genovesi giacevano ammassati nei convogli che li avrebbero deportati a Mauthausen. Attese che le tenebre avvolgessero il groviglio di metalli e, solo allora, decise di lasciare il nascondiglio che gli aveva salvato la vita preservandolo dalla deportazione. Sapeva cosa fare. Evitò di rientrare a casa per togliersi gli indumenti da lavoro e si allontanò dalla via Aurelia e dal mare presidiati dal nemico. Prese la “Via” dei monti: quella sì la conosceva bene come la strada per casa. Lo attendeva la Valle Scrivia, la scalata del Monte Tobbio e poi ancora su, dove le prime colline del Piemonte si lasciano alle spalle l’impervio entroterra ligure, verso Ronco, Arquata e Gavi. Ancora pochi chilometri e avrebbe raggiunto la sua famiglia, sfollata a Parodi Ligure. Camminò per due giorni e due notti. E quando venne assalito dal terrore di non farcela, smise di pensare e ripercorse con la mente il romanzo della sua vita fino a quando tutto iniziò: era il 1930 quando dal Piemonte arrivarono a Campi due sposini, Nino e Maria. Nel loro cestino di nozze, anche una banana. Non l’avevano mai assaggiata prima e, per molti anni a venire, indelebile di quel “lusso”sarebbe rimasto il ricordo. Erano giovani quando, all’improvviso, gli eventi precipitarono. Soltanto un anno dopo, nella casa di via Ristori, architettura corpulenta ed inquietante di un sobborgo operaio che nel suo ventre benigno aveva accolto quel contadino strappato alla sua terra dalla fame di braccia delle acciaierie e la donna vigorosa che dalle brume piemontesi nella grande città il suo sposo aveva seguito, in quella modesta dimora dove nonno Nino e nonna Maria avevano scaldato i loro cuori, comparve un fiocco rosa. L’immagine si appanna e lenta-­ mente il ricordo comincia a svanire. Il fitto del bosco di nuovo avanza ad occultar

la traccia del sentiero segnato. Coraggio, nonno, lesto torna a quel sogno e in fondo alle tenebre vedrai l’aurora color ghiaccio che minacciosa sorse dal mare, bu-­ cando la notte, nel freddo mattino di febbraio in cui Giuliana venne alla luce. Ricorda l’incubo della fame e della povertà nell’Italia degli anni ’30. Ricorda quante esistenze vennero sradicate dai luoghi cari e costrette ad emigrare. “Fuggite dalle bombe” disse il nonno dopo quel tragico 9 febbraio 1941. “Rimarrò io a Genova e con il lavoro allo stabilimento vi manderò il necessario per sopravvivere.” In tutta fretta, nonna Maria e le piccole Giuliana ed Angela sfollarono per raggiungere gli zii a Parodi Ligure. Cammina, nonno, rammenta le domeniche d’estate, quando prendevi la corriera per tornare dalla tua famiglia ma prima pas-­ savi dalle vigne dei “ricchi” per portare alle figlie qualcosa da mangiare. Non di-­ menticare mai le fiamme che avvolsero Parodi, appiccate da tedeschi e fascisti, dopo aver snidato nel negozio del macellaio il covo dei partigiani. Fece appena in tempo a fuggire, la tua amata sposa, mettendo in salvo le bimbe e nascondendo il “grano” fra i filari del Mulino. E, nel voltarti indietro, solo per un attimo ripensa al tuo lavoro di “sabbiatore”. Di tanto in tanto ti fermavi e, posando la pala, sorseg-­ giavi quel bicchiere di latte che ti porgevano, non per lenire la tua sete ma per combattere – invano – il pulviscolo letale che sollevando respiravi. Ancora non sapevi che, pochi anni dopo, l’azione silente ma incessante di quella polvere tossica avrebbe aggredito i tuoi polmoni fino a condurti alla morte, consumato dalla silicosi. Attraverso questo lungo sogno, Nino camminò per due lunghi giorni e due interminabili notti. Ad attenderlo, la sua amata sposa e le adorate figlie che ancor oggi ricordano il grido di dolore strozzato dentro alla notizia del rastrellamento in S.I.A.C.: non una parola di disperazione, solo un gran silenzio di chi ha pudore dei propri sentimenti. Erano sedute, come ogni sera, sui gradini della chiesa, sotto il grande campanile. Riconobbero da lontano la tuta da lavoro che ancora indossava e, senza che lui parlasse, ripercorsero – come in un film – le immagini di quell’avventura, le lun-­ ghe ore d’angoscia e l’interminabile fuga attraverso sentieri e montagne, cammi-­ nando nelle tenebre. Come riemerso dalle viscere del tubo che lo salvò, il nonno si avvicinò ai gradini della chiesa. Non disse nulla. Sollevò lentamente la mano e fece loro segno di accompagnarlo a casa, come ogni sera al ritorno dal lavoro. Un gesto candido ma gravido di affetto e commozione, figlio del pudore e della rigorosa dignità delle sue origini contadine. Flavio Battifora


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“Caro presidente, le scrivo” Lettera di una 17enne a Napolitano

Una Panda rossa può aiutare “Accompagnamento sociale” con Auser

Buongiorno presidente, il nostro Gaber cantava: “Mi scusi, presidente, ma questo nostro stato che voi rappresentate mi sembra un po' sfasciato. [...] Persino in Parlamento c'è un'aria incandescente, si scannano su tutto e poi non cambia niente”.

Si chiama “Accompagnamento pro-­ tetto” e si tratta di un servizio inno-­ vativo svolto con auto di proprietà dell’associazione (una Panda rossa) o delle associazione di rete o di proprietà del volontario, per accompagnamento sociale verso luoghi di aggregazione, luoghi di culto, visite ad amici e parenti, ritiro pensione, disbrigo di piccole pratiche, dimissione ospedaliere, visite specialistiche ambulatoriali, visite diagnostico-strumentali, ecc. Per accedere al servizio occorre prenotare telefonando al numero verde 800 995 988 dalle ore 8 alle 20 per 365 giorni l’anno. Sarà facile e semplice accordarsi con l’operatore che, a sua volta, inoltrerà l’incarico all’AUSER di Cornigliano. Il servizio è del tutto gratuito ed è svolto prevalentemente nella zona del Ponente di Genova da cittadini volontari. L’iniziativa viene svolta nell’ambito del “volontariato alla persona” dall’AUSER “RisorseAnziani” gestito dal Filo d’Argento, un servizio gratuito di informazione e supporto domiciliare per anziani e famiglie. I mezzi in dotazione dell’AUSER genovese sono stati acquistati utiliz-­ zando il 5 per mille donato dai cittadini. Se si vuole sostenere il Filo d’Argento con il 5 per mille basta indicare sulla dichiarazione dei redditi il codice fiscale 97321610582. Carlo Guerra

Giorgio Napolitano visto da Cristiano Calderone Sulle sue spalle grava una forte responsabilità ma, come Lei ha sostenuto nel discorso tenuto all'indomani dell'inizio del suo secondo mandato, Lei adempierà ai compiti che il suo ruolo prevede, almeno fino a quando la situazione del paese lo suggerirà e comunque le forze glielo consentiranno. L'Italia ha bisogno di avere un capo di Stato e un Parlamento adeguati e, tra le sue parole, ne ha spese alcune proprio sull'impotenza, prendendo spunto dalle sue stesse parole, ad adempiere al supremo compito costituzionale dell'elezione del capo di Stato. Ha sottolineato, nel suo intervento, la meraviglia nel notare l'appoggio dato alla sua rielezione da parte di tanti nuovi eletti in Parlamento appartenenti a generazioni distanti dalla sua. Sicuramente la marcata differenza anagrafica tra Lei e la sfera generazionale di cui faccio parte io, liceale diciassettenne, comporta una possibile difficoltà di comunicazione per la diversa mentalità e i diversi bisogni. Mi auguro che Lei sappia comunque migliorare ogni aspetto di questo Paese, compreso quello riguardante la scuola e i giovani e confido, quindi, nelle sue capacità per riportare i luoghi d'istruzione come primi soggetti delle discussioni e dei cambiamenti. Mi auguro questo perché credo ancora che la scuola sia e debba essere sempre e comunque il luogo di formazione più importante se non quello in cui noi dovremmo, anche se ormai non sembra più essere previsto, formare il nostro spirito critico e politico, poiché credo che sia diritto di noi giovani poter giudicare e capire ciò che succede intorno a noi. La politica non deve essere cosa solo da “grandi” ma deve essere propagandata fino alle orecchie dei giovani poiché noi siamo il futuro. Lei ha detto: “La rielezione per un secondo mandato non si era mai verificata nella storia della Repubblica, pur non essendo esclusa dal dettato costituzionale”;; a mio parere il fatto che questo sia avvenuto proprio ora, sottolinea ancor di più il momento delicato che l'Italia sta passando. Spero che lei sappia cambiare le cose affinché non si debba pensare che “non cambia mai niente”. Spero che noi giovani possiamo, finalmente, smetterla di non credere più a nulla e cominciare a sentirci parte di qualcosa. Marta Fasulo

La Panda rossa con cui i volontari dell’Auser effettuano il servizio “Accompagnamento protetto”. Da sinistra: Gianfranco Fini (presidente), Domenico Staltari, Emilio Sommariva (segretario), Cinzio Spanio (al volante)

Sant’Egidio conquista Cornigliano In via Gattorno la nuova sede della Comunità

Venerdì 31 maggio, alle 17,15 verrà inaugurata dall’arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, la nuova sede della Comunità di Sant’Egidio, in via Gattorno, a Cornigliano. Si tratta di un bell’appartamento al piano terra, reso disponibile dalla Fondazione Carige, che ospiterà tutte le attività dei numerosi volontari – giovani, adulti e anziani – di Sant’Egidio nel quartiere. Questa sede ospiterà la scuola di pittura del movimento di disabili psi-­ chici “Gli Amici”, la Scuola della Pace (bambini e ragazzi di molti paesi diversi seguiti e sostenuti da studenti liceali e universitari) e molte altre iniziative della Comunità che, a Cornigliano, visita regolarmente gli anziani ospiti dell'istituto Duchessa di Galliera e distribuisce vestiti e alimenti a chi vive per strada. Tutti i mercoledì alle 18, poi, la Comunità di Sant’Egidio si raccoglie per una preghiera comune presso la Cappella della marina in piazza Monteverdi. Per info telefonare: Giordano (347.2490312) Fabio (347.2499507). (a destra, nella foto: il Pranzo di Natale che Sant'Egidio organizza ogni anno presso l'istituto Calasanzio)

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ilCorniglianese/cultura,

arte

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Lui e lei: presenti, assenti e scomparsi di

Guido Pallotti

Liberamente tratto dal romanzo “I biondi capelli della sposa”

Illustrazione di Cristiano Calderone

Chicca è una vecchia cagna asmatica che il suo amico Giöxe o fornâ tutte le mattine portava con sé sull’Ape nel consueto giro di rifornimento di focaccia e pane alle botteghe di Cornigliano. Dopo l’ultima consegna salivano sulla spianata degli Erzelli e si sistemavano a ridosso dei vecchi container in disuso, in una zona scelta di proposito, per non far correre all’animale il rischio d’essere investito dai mezzi in movimento. L’uomo sedeva sul seggiolino portatile per leggere il giorna-­ le, Chicca invece ciondolava fra i parallelepipedi ammaccati e arrugginiti, per marcare il territorio con fiacchi spruzzi d’urina. Alle undici e mezzo, qualunque fosse stata l’ora d’inizio passeggiata, puntualmente si sarebbe fatta sentire con il suo affannoso ansare per ricevere l’abituale grattata sulla testa, poi avrebbero preso la via del ritorno. Quel lunedì di fine aprile del 2005, Giöxe, ai dodici rintocchi provenienti dalle campane del vicino santuario di Coronata, si era accorto che Chicca non era ancora ricomparsa, l’aveva allora cercata, per trovarla quasi subito, immobile in un’intercapedine, intenta a puntare uno dei tantissimi con-­ tainer che facevano da base alle mastodontiche pile. Le porte di quel contenitore, a differenza degli altri, erano tenute chiuse da una catena che attraversava due fori, attraverso i quali Giöxe aveva sbirciato all’interno, riuscendo a vedere nel buio totale, soltanto una sagoma rigida tenuta in piedi da un supporto. Deducendo che vi fosse stata messa di proposito per impedire ai ficcanaso di curiosare, aveva preso in braccio il recalcitrante animale, muovendo poi a passo lesto verso il motocarro, non dando retta al consueto rimbombare disordinato del suo cuore. Andava di fretta perché non voleva ritardare il quotidiano appuntamento con l’amico rigattiere, che lo aspettava nel bar di via Dufour, per bersi assieme un paio di bianchini; se poi si fosse allargata la compagnia, si sarebbe pure allungata la sfilza dei bicchieri poi, tutto il pomeriggio, l’avrebbe dedicato al riposo suo e di Chicca. Il fornaio, non aveva neppure dato peso al sudore esagerato che gli imperlava la fronte, preferendo credere che dipendesse dall’eccessivo calore all’interno dell’abitacolo del furgoncino esposto al sole primaverile. Seduti a un tavolino, o strasê, o messo comonâle in penscion e o modelista in legno, già sta-­ vano bevendo e, vedendoli arrivare, avevano fatto mescere un prosecco anche per lui mentre Chicca si era diretta in fondo al locale, dove Paciugo, come il solito, lappava vino nel suo piattino d’alluminio. L’irrequietezza che quel suo simile, ormai assuefatto al vino manifestava in casa, serviva al padrone, un bevitore incallito, da pretesto per uscire, senza dover sottostare ai mugugni della moglie. Chicca neanche quel giorno aveva potuto scoprire l’origine dello strano odore che emanava Paciugo perché era corsa annaspando in aiuto di Giöxe che si era improvvisamente accasciato sul pavimento. Purtroppo le era riuscito soltanto di tributargli il canto funebre con uno straziante guaito. Erano passati una decina di giorni dal triste evento, quando il figlio del fornaio, per lenire la sua afflizione, l’aveva riaccompagnata agli Erzelli. Appena scesa dal furgoncino, senza neppure fare i consueti giri d’asservimento del territorio, Chicca aveva puntato il contai-­ ner chiuso con la catena. Il fetore che vi aleggiava attorno dava il voltastomaco, tuttavia il giovanotto, tappandosi il naso con il grembiule infarinato, si era costretto a guardare all’interno dove, nonostante la semioscurità, aveva scorto una sagoma umana immobile a terra, oltraggiata da un nugolo di mosche ronzanti che le sciamavano attorno alla testa, mentre una miriade d’altre banchettavano sul suo viso. Si era allontanato e vincendo la nausea aveva composto il 113 sul cellulare.

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di

Alvaro Filippo Michelon

Dopo quell’ennesimo e furioso litigio, decisi che non avrei mai più partecipato ad un altro. Quindi mi alzai e andai in camera a vestirmi. “E ora cosa fai? Torni a dormire? Ma certo, dimenticavo, è l’unica cosa che ti rie-­ sce meglio: dormire!” Urlò lei. Mi sedetti sul letto e infilai le calze; erano belle, forse le cose più belle che avessi mai posseduto. “Guarda che pancia hai. Fai schifo! Credi di piacere ad una donna? Credi vera-­ mente che, in tutti questi anni, io sia rimasta con te perché mi piacevi? Ti sbagli se la pensi così;; sono rimasta perché mi facevi pena, perché nessun’altra avrebbe osato starti accanto”. Cercai i pantaloni e scelsi quelli blu a righe chiare. Mi erano sempre piaciuti perché non cadevano eccessivamente sulle scarpe. “Guardatelo il culone! Ma come ti vesti bene! Vai dalla tua amante? Oppure vai dalla tua mammuccia a piangere e a dirle quanto sei infelice?” Sì, erano proprio belli ma stringevano un po’. Avrei dovuto perdere qualche chilo. Infilai la cintura nei passanti e la serrai. “Sei nessuno! Sei solo capace di mangiare, bere e leggere quegli stupidi fumetti!”. Presi un maglione e ci saltai dentro. “Pazzo! Dovresti farti curare. Lo dico per te, per il tuo bene. Nessuno dorme con la luce e la radio accesa per tutta la notte. Nessuna donna potrà mai sopportarti a meno che tu faccia come fai ora e cioè dormire in una stanza per conto tuo”. Aprii un paio di cassetti e cercai la mia sciarpa di lana. Ci ero affezionato. Aveva più di vent’anni ma avvolgermela al collo era come indossare un amuleto. Lo feci con un gesto liturgico. “Credi che non sento, la notte, quando ti alzi e ti siedi in cucina per delle ore? Ti ho anche visto una volta con una coperta sulle spalle che scrivevi. Ma a chi scrivi se non hai amici? E non non ti frega neanche di averli! Sei un malato di mente”. Tirai giù dall’armadio il mio giaccone imbottito e lo indossai. “Dammi retta, Alvaro… fatti vedere da uno specialista. Hai dei grossi problemi”. Uscii dalla camera e attraversai il corridoio lentamente. Aprii la scarpiera che stava nell’entrata ed estrassi le mie scarpe da ginnastica: erano vecchie e logore ma quando le avevo ai piedi mi sembrava di camminare su una nuvola. Me le infilai delicatamente ma ben deciso a spingere con forza nel caso avessi trovato resistenza. Pensai che quella procedura aveva un non so che di erotico e che mi aveva sempre procurato brividi di eccitazione. “Non sei nemmeno in grado di vestirti. Hai visto come ti sei conciato? Devi ancora uscire e sembri appena tornato da una corsa di 100 km”. Impugnai la maniglia. Premetti il pulsante e tirai. La porta si aprì cigolando. “ Ma sì, vattene, vattene. Non hai nessuno a cui chiedere aiuto. Lo sai bene. Nes-­ suno ti sopporta! Sei un essere a parte… sei come una bottiglia vuota!” Scesi le scale e nell’aria avvertii ancora l’odore di fritto della cena di qualcuno. Aprii il portone e fui fuori. Iniziai a camminare. Non guardai indietro. “Dove dormirai? - urlò dalla finestra - Non senti che freddo fa? Finirai come un barbone. Morirai da qualche parte, in qualche brutto posto, solo e abbandonato… come piace a te!” La strada era leggermente in discesa. Dovetti fare attenzione a non scivolare. Non guardai indietro. “ Sei solo un maledetto figlio di puttana!” Urlò con tutto il fiato che poté. Poi sentii la finestra sbattere e subito dopo il silenzio. Lo assaporai. Non guardai indietro. La luna, terrea, era nel cielo. Le stelle intorno a lei. Mi fermai ad osservarle: era strano… non le avevo mai viste brillare in quel modo. Poi, mi ricordai che erano più di 15 anni che non le guardavo. Decisi di rimanere ancora un po’ a testa all’insù. Doveva essere passato parecchio tempo poiché il collo mi doleva. Abbassai lo sguardo. Lassù l’infinito, quaggiù i muri imbrattati della città. Lassù poesia, quaggiù desolazione e miseria umana. Faceva freddo. Molto freddo. Misi le mani in tasca, cercai di far rientrare il mio viso sotto la sciarpa. Più o meno come fanno le tartarughe quando sono in pericolo. Continuai a camminare. Non guardai indietro. Entrai nel buio di un vicolo che mi inghiottì.


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Riccardo Collu

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Parole crociate a schema libero (il guitto) Orizzontali:1 Il Cristiano della nostra redazione. 9 Come super. 10 Rima spesso con cuore. 12 Robert De… 13 Norvegia in norvegese. 14 Si ode nelle feste natalizie. 16 Fu funesta quella di Achille. 17 Nome del sor Patacca. 18 Fiume siberiano. 20 Preposizione articolata. 21 Nome d’uomo. 23 Il maggior fiume d’Italia. 24 Forte inquietudine. 25 Voce verbale latina. 26 Negozio di Cornigliano. 30 Istituto Ricostruzione Industriale. 31 Un tipo di esame scolastico. 32 Adorna. 34 Personaggio biblico. 36 Così è la neve. 37 Linea aerea. Verticali: 1 Nostra redattrice. 2 Insieme di arnie. 3 In provincia di Alessandria. 4 Goccia, stilla in inglese. 5 Controllano i parchi nazionali USA. 6 Condizioni di due persone o cose che hanno lo stesso nome. 7 Nome di donna. 8 Marca di carburante. 11 Expression Engine. 15 Stato asiatico. 18 Provincia canadese. 19 Un po’ meno che santi. 21 Nome di donna. 22 Il giorno appena trascorso. 27 Si distinguono per il valore. 28 Un anfibio. 29 In provincia di Rieti. 33 Export Admininistration Regulation. 34 Pronome femminile. 35 Numero dispari.

Giugno A sant’Antonio (13) fiorisco-­ no l’ulivo e la vite: se è bel tempo andrà bene il raccolto dell’uva;; se è tempo mollo andrà bene quello delle olive. Raccogli la frutta e taglia il primo fieno. Ricorda i fagioli seminati a san Giovanni (24): non faranno i pidocchi e dureranno in inverno. Appena il caldo si accompagna al tempo umido dài verderame e ripetilo ogni 10 giorni. Nelle valli inizia il semenzaio per le colture tardive. In montagna diserba le patate e rincalzale: ricorda che quando vanno in fiore hanno bisogno di acqua. Il 30 piega il gambo delle cipolle perché il bulbo maturi. Semina i cavoli prima del 9 se no saranno cavoletti. NELL’ULIVETO Si completa la fioritura e iniziano i primi frutticini. NELLA VIGNA Si completa la fioritura e in riviera escono i primi grappoli; continua a trattare contro peronospora e oidio; inizia a pensare alla flavescenza dorata e metti trappole per la tignoletta; fai la potatura verde. NELL’APIARIO Fioriscono il tiglio e il castagno: è ancora tempo di sciamatura; dài spazio alla covata e sistema l’escludi-regina; aggiungi melari e, se necessario, smiela. NEL BOSCO Il 1° inizia il divieto di produrre carbonella. Dopo le piogge di maggio e l’aumento di temperatura puoi trovare i primi porcini e colombine. IN CANTINA Ultimo travaso il 9, l’11 e dal 13 al 14.

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Soluzioni

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precedentemente l’ingrediente che è in comune, lega le varie componenti e le insaporisce, è il formaggio che in base a quantità, qualità, stagionatura, varia e personalizza le torte conferendogli aromi originali che contraddistinguono lo stile di ogni cuoco. In abbinamento a queste torte, o frittate, un’insalata cru-­ da di stagione rigorosamente senza aceto e trattandosi di ingredienti prevalentemente vegetali l’abbinamento dovrà essere con un vino bianco possibilmente locale di medio corpo e con un buon corredo aromatico. Assieme ad una fetta di pane rustico può esser un ottimo piatto estivo saporito e leggero.

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ORIZZONTALI: 1 calderone, 9 iper,10 amore, 12 niro, 13 norge, 14 zampogna, 16 ira, 17 meo , 18 ob, 20 ai, 21 carmine, 23 po, 24 ansietà, 25 erat, 26 lerose, 30 iri, 31 orale, 32 monile, 34 lot, 36 bianca, 37 airline

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distribuita uniformemente nella parte superiore e, al momento del taglio, la sezione avrà un aspetto stratificato. Tipiche inoltre sono le uova sgusciate messe in piccole fossette nella preparazione prima di ricoprirla nuovamente con un’ulteriore strato di pasta. La tradizione impone inoltre che la parte superiore sia formata da sette strati di pasta unti fra loro perché non si attacchino e soffiati con una cannuccia per agevolare quest’operazione. L’aria in fase di cottura si espanderà evidenziando gli strati che si distanzieranno fra loro. La torta Cappuccina ha gli stessi ingredienti con la differenza che la prescinseua è unita all’impasto base e non forma uno strato. Anche in questo caso, l’impasto è rac-­ chiuso fra due sottili sfoglie di pasta e a piacere si possono mettere le uova come nella Pasqualina. Ma come detto

In breve da

VERTICALI: 2 apiario, 3 lerma, 4 drop, 5 rangers, 6 omonimie, 7 nora, 8 erg, 11 ee, 15 oman, 18 ontario, 19 beati, 22 ieri, 27 eroi, 28 rana, 29 selci, 33 ear, 34 lei, 35 tre

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discrezione del cuoco o del risultato che si vuole ottenere. La cottura avviene in padella o in forno;; quest’ultima più omoge-­ nea negli alti spessori e generalmente meno unta. Per le torte, l’impasto viene precotto con le metodologie più varie: bollitura, a vapore, soffritto o completato come da tradizione o fantasia o anche usato crudo tagliato finemente che possa cuocere assieme alla sfoglia. Viene di seguito steso sulla pasta e ricoperto con un altro strato prima di essere cotta nel forno. Nella tradizione genovese due fra le più famose torte sono la Pasqualina e la Cappuccina che quasi sempre vengono confuse quando addirittura non se ne conosce neppure la differenza: entrambe sono realizzate con le bietole, legate con le uova, aggiustate di sale, eventuali spezie a discrezione e aggiunte di parmigiano e prescinseua. Proprio la modalità di quest’ultima aggiunta differisce i due prodotti: nella torta Pasqualina, conosciuta nel ponente ligure anche nella versione con i carciofi, la prescinseua è

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Formaggi e torte dell’ortolano Pasqualina e Cappuccina: viva la differenza

Certamente dell’ortolano, per-­ ché in questa stagione è l’orto il protagonista di molti dei sapori e dei profumi che ci ritroviamo in tavola. Verdure ed ortaggi, entrambi vengono usati da soli o uniti secondo la fantasia del cuoco o le tradizioni territoriali. Due sono i principali metodi di realizzazione, le frittate cotte in padella o al forno, e le torte cotte nei tegami nella sfoglia di pasta. Nelle due preparazioni viene usato fra gli ingredienti principali al formaggio, di diverse tipologie. Per le frittate, verdure od ortaggi vengono precotti e passiti tramite soffrittura e una volta raffreddati legati con uova, e insaporito il tutto con aggiunta di sale, pepe, formaggio grana o pecorini a 1

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ilCorniglianese/rubriche

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curiosità, giochi

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Nella Valley dell’acciaio riposa il gigante La colossale pressa domina ancora Campi Nel quartiere di Campi, ai piedi della rigogliosa collina di Coronata, la cui sommità è delineata da case che sembrano nascere in mezzo al verde e fondersi con l’azzurro del cielo, c’era una volta un grande stabilimento in cui venivano lavorate lamiere, travi e profilati, che poi, col mutare delle esigenze industriali, modificò anche la produzione, dedicandosi al settore civile: dalle navi ai treni, agli alberi per turbine, ai cilindri Campi, la piazza della Pressa. Utilizzata per la fucinatura e la spianatura a per laminatoi ma caldo di grosse lamiere è rimasta in funzione fino al 1989 sempre fonte di guadagno per circa quattromila operai. Da quegli stabilimenti, colonne di fumo bianco salivano leggere nell’atmosfera e tentando di offuscare la collina sovrastante, gareggiavano con quelli scuri dell’Italsider così che noi, cittadini di Cornigliano, vedevamo sempre il nostro cie-­ lo tinteggiarsi con varie sfumature, in base al mutar del vento. Ora tutto quello scenario non esiste più: al suo posto sono sorti altri capannoni che ospitano esercizi commerciali della grande distribuzione, della piccola industria, imprese di vario genere e artigianato: un ampio centro di attrattiva che richiama non solo le persone locali ma anche una grande folla dalle città dei dintorni, la quale ha la possibilità di trovare qualsiasi tipo di prodotti, sempre innovativi e per tutte le esigenze. All’interno delle varie attività, troviamo altrettanti lavoratori con mansioni meno pesanti di un tempo e, novità rispetto ad un tempo, molti di loro a contatto col pubblico. I visitatori possono usufruire degli spazi esterni adibiti a comodi parcheggi e nelle belle giornate, una parte è utilizzata da gioiosi bambini che, stanchi di seguire i genitori impegnati nelle loro curiosità, possono sgranchirsi un po’ le gambe all’aperto, correndo liberamente senza eccessivi pericoli. E lì, nel bel mezzo della piazza di questo nuovo quartiere, svetta un imponente agglomerato scuro, unico testimone di un passato che ricorda un importante pezzo di storia di Genova e ora, finalmente a riposo, restaurato di tutto punto, come vestito a festa, dall’alto dei suoi cento anni di età, può dedicarsi ad osserva-­ re maliziosamente quell’andirivieni di gente che si riversa nei vari settori del cen-­

tro, attratta da invitanti colori e tante novità legate anche alle stagioni. Forse anche lui, silenzioso colosso, rivive il suo glorioso passato, quando altre persone, altra generazione, gli si avvicendavano attorno, dedicandogli tutte le ore lavorative della loro vita. Quella possente pressa, col suo peso di circa 12mila tonnellate, era stata costruita dalle Fonderie e Acciaierie di Campi diventanAcquistata dalla ditta Haniel&Lueg di do simbolo dell’Ansaldo e dell’industria geno-­ Dusseldorf, la pressa, utilizzata per la vese conosciuta ed apprezzata nel mondo e, fucinatura a caldo e la spianatura di grande vanto, in quell’epoca non si era visto grosse lamiere, è stata in funzione sino niente di più innovativo: fu l’unica pressa di al 1989 anno in cui viene progressivaquelle dimensioni esistente in tutta Europa. Qui si fucinavano a caldo e si spianavano im- mente attuata la chiusura dello storico pressionanti quantità di lamiere d’acciaio uti-­ stabilimento. Installata nel 1914 nelle lizzate in tutto il mondo ed ora, di tutto questo, Fonderie e Acciaierie di Campi della resta solo un pezzo di archeologia storica, società Giovanni Ansaldo&C., la pressa un’imponente figura come testimonianza di da 12.000 tonnellate è stata per lungo un’industria che non c’è più e, nel vedere quei tempo una delle più potenti d’Europa. bambini spensierati che si rincorrono festosi Sorto nel 1898, il complesso siderurgiintorno, viene la curiosità di scoprire se si chie- co di Campi entra nel 1934 a far parte della Società Italiana Acciaierie dono quale fosse mai stata la sua utilità. Sicuramente i loro nonni non lo avranno di- (Gruppo I.R.I. - Finsider). Nel 1962 la menticato e forse, con un pizzico di nostalgia, gestione viene assunta dall’Italsider. racconteranno il lavoro svolto attorno alla se- Nell’ambito del programma di riconver-­ vera e assidua presenza di quella pressa che sione produttiva dell’area affidata alla ora, sempre attenta e vigile, ma con un aspetto società per la Bonifica di Campi, la più bonario e tranquillo, controlla attentamen- pressa, d’intesa con le istituzioni, è te quella piazza e dintorni, proprio come fanno stata recuperata e salvaguardata a testimonianza del ruolo svolto da Genoi nonni coi loro nipotini. va nella storia industriale del Paese. Fondazione Ansaldo Rosanna Robiglio


Ospedale del ponente Egidio Farina commerciante Vorrei l'ospedale di vallata dietro palazzo Bombrini, con ampia possibilità di parcheggio, perché è un'area comoda per tutti, infatti è una zona facilmente raggiungibile anche con i mezzi pubblici.

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Ospedale del ponente

Genova “Su Erzelli si parla di un po’ di tutto, da un polo hi-tech ad uno sanitario. Abbiamo appreso che ora la Regione m

terà 15 milioni di euro per traferire la Facoltà di Ingegneria, però la società di Erzelli sta vivendo una crisi di liquidità”. Il consigliere dei Riformisti Italiani, Raffaella Della Bianca, invoca chiarezza sulla questione di Erzelli, ma soprattutto sul progett dell’ospedale del Ponente. Dovrebbe sorgere a Villa Bombrini, a Cornigliano, ma alcune ipotesi lo vogliono sulla collina che sorge fronte a Sestri Ponente. “Prima di tutto dobbiamo capire che tipo di sanità vogliamo - ha continuato – prima di decidere dove posizionare il nuovo osped poi capire se gli enti si parlano. Perché l’ospedale nel piano regolatore del Comune è posizionato a Villa Bombrini”. C’è poi un problema di risorse: “Anche qui serve chiarezza – conclude Della Bianca – e stabilire quali sono le risorse disponibili”.

Opinioni a confronto

foto Agostino Razzore, progetto grafico Romano Oltr

Entro il 2013 uno studio commissionato dal Comune di Genova si esprimerà sulla fattibilità dell’ospedale agli Erzelli (qui a destra) o a Bombrini (in questa foto)

Francesco Ta pensionato Non lo costruire tro palazzo Bom perché è una zo Cornigliano già congestionata d fico, piuttosto p rei che l'ospeda agli Erzelli.

Alcuni tra gli intervistati hanno indicato come sede dell’ospedale del ponente il comples-­ so del vecchio ospedale San Raffaele (nella foto) sulla collina di Coronata

Michele Sciaccovalli barista Nell'area dietro palazzo Bombrini vorrei spazi verdi: un grande parco per incrementare la vivibilità del luogo. Preferisco che costruiscano l'ospedale di vallata agli Erzelli perché il sito è prossimo all'autostrada e all'aeroporto.

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Anna Di Ceglia Secondo le risposte del vicesindaco Bernini, la zona dietro palazzo Bombrini presenta qualche problematica nell'edificazione in altezza. Ritengo più giusto non costruire ma ripristinare gli ospedali che già ci sono e creare parcheggi in loro prossimità. Se mai si potrebbero utilizzare le strutture dell'ex San Raffaele a Coronata.

Giuseppina Ponte casalinga La cosa più logica sarebbe utilizzare le strutture dell'ex San Raffaele a Coronata, dove c'è anche un bel parco: basta ristrutturare ciò che già esiste, infatti per costruire ex novo di soldi ce ne vogliono ben di più.

Marina Chiozza casalinga Prima di costruire sarebbe meglio aggiustare gli ospedali che ci sono, non chiuderli. Sarebbe desiderabile utilizzare l'ex San Raffaele a Coronata come ospedale e dietro palazzo Bombrini fare parchi per la popolazione.

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Costruzione di un ospedale di vallata a Cornigliano: sì, no, dove? I cittadini intervistati a Cornigliano hanno espresso dubbi, preferenze ed opinioni contrastanti sul recente progetto della Sanità regionale, che ha individuato due possibili aree per l'edificazione dell'ospedale: dietro palazzo Bombrini ex-gasometri oppure la zona in località Erzelli, vallata della Badia di S. Andrea. A persone eterogenee sono state poste le domande: dove collocherebbe l'ospedale di vallata? Per quali motivi?

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Valentina Foti insegnante supplente Agli Erzelli, perché a Cornigliano c'è poco verde e sarebbe bene allestire un parco e strutture sportive per i bambini nella zona dietro palazzo Bombrini, evitando di costruire altri centri commerciali per non affossare il commercio già esistente.

Juan Carlos Almeĭda operaio edile Ritengo più opportuno collocare l'eventuale ospedale agli Erzelli perché in quella zona l'area è più salutare.

Alfonso Palo, pensionato, ex dipendente Ilva. Lo costruirei agli Erzelli, non nella zona dietro palazzo Bombrini. Le aree libere di Cornigliano devono essere destinate a spazi verdi. (segue)

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Ospedale del ponente

Ospedale del ponente

Sara Caccavari ex commerciante Dietro palazzo Bombrini vorrei aree verdi aperte a tutti: bambini e anziani. Sarebbe auspicabile che invece di costruire, ripristinassero e potenziassero gli ospedali esistenti di Sestri e Sampierdarena.

“C'era un progetto all'interno di un concorso di idee, indetto dalle istituzioni locali, in cui si ipotizzava un ponte di legno pedonale che avrebbe collegato l'area della Fiumara con il parco Bombrini, più una pista ciclabile. Questo porterebbe vantaggi fruibili, come una migliore vivibilità della zona e richiamo di persone a Cornigliano”.


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Maggio 2013

Buon compleanno, Filarmonica Fra saggi e concerti classici, lirici e jazz Quest’anno la Filarmonica di Cornigliano celebra il 35° anniversario della sua fondazione e, nel quadro degli appuntamenti musicali finalizzati all’evento, organizza per il mese di giugno due concerti: il primo sabato 8 alle 21 nel palazzo Bombrini dedicato alla musica classica e diviso in due parti. La prima ha per protagonista il quartetto di clarinetti “Mademi Quartet” costituitosi da diversi anni e reduce da recenti applaudite esibizioni. Il gruppo è formato dalle clarinettiste Eleonora De Lapi, Giulia Magnanego, Silvia Manfredi e Anna Palumbo, tutte provenienti dal conservatorio “Niccolò Paganini”. La secon-­

La Filarmonica ha accompagnato le celebrazioni “garibaldine” sullo scoglio di Genova Quarto il 5 maggio

da parte è affidata al quartetto di archi “Arc en ciel” composto da Alessandra Dalla Barba (1° violino), Carlotta Ottonello (2° violino), Ilaria Bruzzone (viola) e Raffaele Ottonello (violoncello). Il gruppo si è costituito recentemente anche se i suoi membri suonano insieme da molti anni con un vasto programma che spazia dal classico al pop. Un concerto di qualità che merita la partecipazione dei corniglianesi anche per una forma di riconoscimento nei confronti dell’impegno della Filarmonica. L’altro appuntamento è per domenica 23 alle 16 nell’Auditorium della Chiesa di Sant’Ambrogio di via Bellini, protagonista l’orchestra di fiati della Filarmonica di Cornigliano con il suo programma di musiche per banda, sinfonie, colonne sonore, sotto la direzione del maestro Paolo Pezzi. Nell’occasione interverrà un rappresentante del Centro di Ascolto vicariale per spiegarne finalità e problematiche. Sempre sabato 8, alle 15, a palazzo Bombrini si terrà il consueto saggio di fine anno dei corsi musicali della Filarmonica: clarinetto, flauto, sax, ottoni, percussioni, chitarra, pianoforte e violino. Mauro Gandolfo

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Dopo 45 anni Otello ritorna a Genova Nel bicentenario della nascita di Verdi Quest'anno ricorre il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi. L’Otello man-­ ca da 45 anni a Genova. Quale occasione migliore quindi per celebrare uno dei più grandi compositori italiani? Verdi, Genova, il mare, un’opera monumentale. La forza distruttrice della passione (che già ci raggiunge con “la tempesta” inizia-­ le e si conclude con il dramma dell’uxoricidio e suicidio del Moro) lega il triangolo Desdemona-Otello-Cassio con la figura emblematica di Iago, che logora ai fianchi e distrugge l'armonia degli amanti. Si tratta di un’opera raffinata, complessa e di rara esecuzione per la difficoltà nel trovare la giusta vocalità del protagonista. Il cast è di grande prestigio e di levatura internazionale: Miguel Olano, Irene Cerboncini, Alessandro Paliaga e Saverio Bambi. Il coro lirico Quadrivium di Genova completa, insieme ai comprimari, una grande compagine artistica, mossa esclusivamente dalla passione e dalla volontà di crescita dell’arte lirica e della cultura musicale. L’orchestra “Cantieri d’arte”, di Reggio Emilia, ha al suo attivo centinaia di concerti e opere in tutto il Nord Italia, con la direzione del maestro Stefano Giaroli. La regia è affidata ad Alberto Paloscia (direttore del Teatro lirico di Livorno) e Sergio Licursi, drammaturgo dalla spiccata personalità. Hanno affiancato la realizzazione della messa in scena il VTE PSA (porto di Voltri) e la SAAR depositi portuali. Appuntamento al Teatro Verdi di Sestri Ponente, il 2 giugno alle 16, dove l’Associazione Spettacolo Cultura pre-­ senta “Otello” di Giuseppe Verdi.

Si è spento don Camillo Cuaz Era attivo da 16 anni a Coronata E’ venuto a mancare il 7 maggio, nella casa parrocchiale di Coronata, il sacerdote don Camillo Cuaz, dei Canonici Regolari Lateranensi. Era giunto a Coronata nel 1997. In questi sedici anni, nonostante l’età ‘matura’, ha svolto il suo ministero sacerdotale accanto ai parroci che si sono succeduti, facendosi conoscere e benvolere dalla popolazione. Attivo e generoso, è stato assiduo, tra l’altro, nell’assistenza religiosa presso gli ospiti di Villa Immacolata e del San Raffaele. Don Camillo nasce ad Aosta il 7 novembre 1921. Entra a far parte dei Canonici Regolari Lateranensi con la professione religiosa nel 1938. Viene ordinato sacerdote a Roma il 29 giugno 1946. I suoi primi anni di sacerdozio li vive a Gubbio e a Napoli. Ma è la Valle d’Aosta il luogo dove dedica gran parte dei suoi anni e delle sue energie nell’ambito della Prevostura di Verrès: è parroco della cittadina di Fénis per 42 anni, dal 1955 al

Teatro e botteghino (dal martedì al sabato dalle 16.30 alle 19 la domenica dalle 15 alle 18.30 e durante gli spettacoli) Piazza Oriani 7, 16154 Genova Telefono +39 010 6148366 Fax +39 010 6012051 biglietteria@teatroverdigenova.it

Il soprano Irene Cerboncini (nella foto) ha compiuto gli studi a Genova dove si è laureata con il massimo dei voti in Lettere e Filosofia. Ha studiato presso l’Accademia di Bel Canto sotto la guida del tenore Lucia-­ no Saldari con particolare attenzione al repertorio di Verdi e Puccini. Principali ruoli: Tosca (1994/95: Germania, Inghilterra); Il Trovatore (1995: Germania, Inghilterra; 2000: Rovigo, Pisa, Lucca, Trento); Turandot (1997: Londra; 2003: Teatro Carlo Felice; 2004: Teatro alla Scala; 2007: Teatro Regio di Parma); Madama Butterfly (1998: Londra; 2003: Zagabria); La Bohème (1999: Scottish Opera; 2006: Messico)

Prevendite per Cornigliano La Cantina del Primitivo via Cornigliano 204 r

1997, coadiuvato dalla presenza della madre. Nel 2005 il Comune di Fénis gli ha conferito la cittadinanza onoraria, riconoscendo in lui la figura di un padre spirituale ed educatore che ha accompagnato intere generazioni. La parrocchia di Coronata ha avuto modo di manifestargli l’affetto e la riconoscenza in occasioni speciali, come il suo 60° di sacerdozio nel 2006 e il suo 90° compleanno nel 2011. L’ultima chiamata del Signore lo ha trovato ancora in attività, pronto e sereno, sulla soglia dei 92 anni. Ora il suo corpo riposa nel cimitero della sua amata Fénis. Don Ercole Turoldo dei Canonici Regolari Lateranensi


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Uguaglianza, 110 e lode Da società di mutuo soccorso ad Arci club: sempre tra la gente Nato nel 1903 come Società di Mutuo Soccorso fra i contadini ed i pescatori della località, provvede alle necessità di molti associati in un inizio di secolo molto difficile per le masse popolari di Cornigliano. “Normalizzato” e sostanzialmente abolito dal fascismo, il circolo torna ad operare nel secondo dopoguerra, con una nuova e difficile missione: socializzare con la grande emigrazione seguita alla costruzione della più grande acciaieria del paese e diventare punto essenziale di riferimento delle masse operaie che frequentano il circolo, la cui sede è ubicata nelle vicinanze di una delle portinerie della fabbrica, in piazza Battelli. Successivamente la sede del circolo si sposta, a seguito dell’alluvione del 1970 in via Verona e quindi, alla fine degli anni ‘90, dopo la chiusura dell’omonima fabbrica di caramelle e dolciu-­ mi, nella cosiddetta area ex-Dufour alla guida di due grandi dirigenti scomparsi, Michele Amerio ed Aldo Tracino, che contribuiscono ad un nuovo importante sviluppo con la creazione del Consorzio Nuova Cornigliano, attualmente guidato da Salvatore Lecce. Oggi il Circolo vive la nuova stagione caratterizzata dalla chiusura dei settori inquinanti della fabbrica ma anche dalla pesante depressione economica di questi anni che ha creato nuove, significative, povertà. In questo quadro il Circolo opera, cercando di diversificare le proprie attività per rispondere alle nuove esigenze. Oggi si contano oltre 230 soci e, oltre alle tradizionali attività, si segnala la partecipazione ai campionati di biliardo e calcio amatoriale, attività di

ballo e musica, la promozione di iniziative culturali e del tempo libero, collaborando spesso con altre realtà sociali ed assistenziali del quartiere. La grande festa del 110° anniversario si terrà dal 6 al 9 giugno e avrà momenti ludici e culturali; è in allestimento una mostra fotografica su “Identità e futuro del quartiere” che verrà inaugurata nel prossimo autunno predisposta in collaborazione con la Civica Biblioteca Guerrazzi, la Camera del Lavoro di Genova, l’Archivio storico Ansal-­ do e l’ANPI di Cornigliano. Il programma prevede: giovedì 6, ore 17,30 Esibizione cinofila a cura del gruppo Wild Dog, ore 19,30 Concerto Canterini genovesi, ore 21 Esibizione Scuola di Musica Friends of Music;; venerdì 7 ore 18 Manifestazione ufficiale del 110° Anniversario con Valter Fabiocchi (SPI CGIL), Gabriele Taddeo (ARCI) e Giuseppe Spatola (Presidente Municipio medioponente), ore 21 Serata di Musica caraibica; sabato 8, ore 21 Serata di ballo liscio; domenica 9, ore 11 Concerto Filarmonica Cornigliano, ore 21 Serata finale di “Tanto per cantare”, con-­ corso canoro con giuria di qualità. Si terranno inoltre gare sociali di biliardo, calcio, play station e burraco. Oerre

Ci prova anche Marcello con il suo

Il 20 giugno alle 21 a palazzo Bombrini

“Chicchi d’Autore” ovvero “Arte e passione per il gusto” una nuova caffetteriaenoteca inaugurata in via Cornigliano il 30 aprile. Marcello, come noi, sogna via Cornigliano con marciapiedi larghi, panchine e dehors dove poter passeggiare e soffermarsi a bere un buon caffè in tranquillità e sicurezza. Il locale è giovane, luminoso e accogliente e chi entra viene accolto dalla cordialità del giovane titolare. Cin cin, Marcello.

la Pro Loco di Cornigliano e l’Associazione italiana sommelier organizzano una “Serata Argentina“ con degustazione di vini argentini ed esibizione di ballerini di tango. Info 392.6645506


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Ginnastica Calasanzio, saggio finale I giovani talenti incantano

Ginanstica Calasanzio, la palestra del saggio finale

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La cavalcata trionfale della Leva ’98 I ragazzi di mister Militari dominano il campionato Festa grande sabato 27 aprile all’Italo Ferrando nel corso della quale è stata ap-­ plaudita la trionfale marcia dei Giovanissimi provinciali ’98 della A.S.D. Corni-­ glianese 1919 che hanno vinto il loro campionato. I ragazzi di Giorgio Militari hanno disputato la seconda fase del campionato in modo perfetto dominando sempre il loro girone. Il gruppo è costantemente cresciuto e ha impressionato per l’ottima organizzazione soprattutto grazie al lavoro del mister e del suo collabora-­ tore, Andrea Pagnotta, che hanno praticato un classico 4–2–3–1 che è stato difficilmente modificato nonostante i vari infortuni e squalifiche. Una grande soddisfazione che ha coinvolto tutti, dai calciatori ai tifosi. “Sono molto emozionato – ha detto mister Militari – dopo l’ultima strepitosa partita, per aver raggiunto, dopo aver dominato, questo importante obiettivo. Dietro a questa formazione c’è stato anche tanto lavoro e altrettanto sudore. Abbiamo ottenuto interessanti risultati ma, soprattutto, espresso un gioco gradevole e questa è la soddisfazione maggiore per un allenatore. Il merito di questo successo è dei ragazzi, che ringrazio, perché hanno affrontato le gare con umiltà e serietà. Il mio desiderio? Sarebbe quello di disputare il prossimi campionato Allievi insieme a questo gruppo soprattutto per dare continuità al lavoro svolto con questi ragazzi”. Nella foto sotto, la rosa: Banchetti, Carvajal, Dattilo, Esposito, Fajardo, Fonseca, Gaggioli, Ghiglione, La Rosa, Licata, Lonardi, Milano, Modica, Pace, Pulua, Rado, Zedda. Allenatori: Giorgio Militari, Andrea Pagnotta. Cinzia Palomba

Grande successo presso la palestra della Ginnastica Calasanzio di Cornigliano del saggio finale che ha visto impegnati tutti gli atleti del gruppo sportivo che si sono esibiti sabato 25 maggio davanti ad un pubblico numeroso ed entusiasta. r. ottonelli

Il Circolo della salsa a segno anche in Toscana Entusiasmo per i bimbi 6/11 anni Nuovamente impegnati sul parquet di Vaiano (Prato), in Toscana, i ragazzi dell’associazione sportiva “Il circolo della salsa” e, per la prima volta, con i bimbi dell’hip hop. Ancora una volta a segno con la collaudata coppia Alessandro Cigna-­ rale e Noemi Chiossone (sul podio con un 2° e 3° posto nei quattro balli), ottimo anche il piazzamento in finale con un 4° e 5° posto in bachata e salsa cubana della giovane coppia Giordano Riccardi e Luana Lazzaro. Vero entusiasmo per la performance dei bimbi Denise Vaccaro, Luce Chiossone, Denise Napolitano e Pietro Chiossone, che hanno ricevuto il massimo riconoscimento nella loro categoria 6/11 anni (Coreographic team). L’associazione “Il Circo-­ lo della Salsa” era l’unica scuola in Toscana a rappresentare la Liguria. Archiviata anche questa data, Il Circolo è pronto per il Terzo Grand Prix: questa volta la destinazione è “l’isola” con il suo meraviglioso mare: la Sar-­ degna, ad Olbia, il 26 maggio 2013. Issate le àncore. M. T.

Via N. Cervetto, 40 calasanziogenova@libero.it

Il triathlon sbarca a Pra’ con “You can” Gli appassionati di Cornigliano avranno modo di poter partecipare ad una giornata di sport organizzata dalla società Zena Tri Team in collaborazione con A.S.D. Nuotatori Rivarolesi e G.S. Aragno presso l’Aquacenter I Delfini di Pra’. L’evento di triathlon s’intitola “You can”. Si tratta di una giornata rivolta a tutti gli amanti di nuoto, bici e corsa che desiderano avvicinarsi all’attività amatoriale di triathlon. I partecipanti avranno a disposizione la fascia di rispetto di Pra’ e si potrà scegliere liberamente quale disciplina praticare. Durante l’attività di corsa e nuoto è previ-­ sta la possibilità di lasciare la propria bicicletta parcheggiata in un’area chiusa e videosorvegliata in uno spazio adiacente la piscina. A disposizione per maggiori informazioni: 347.234.28.25 (Giorgio)

Ezio Pescheria Il pesce fresco del golfo ligure Genova Cornigliano Via Cornigliano 160 r tel. 010.6505787 Via Bertolotti, 51 r tel. 010.6512212 sasezio@libero.it


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Samp e montagne russe

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Rialzati, vecchio Balordo

Il campionato era cominciato oltre le più rosee aspettative. Partenza col botto: tre E' finalmente terminata una delle stagioni più travaglianti della storia recente vittorie consecutive contro Milan, Siena e Pescara, poi un pareggio col Toro e rossoblù. A salvare il Grifone è stato il gol di Benati a Palermo, una rete vitale che l’entusiasmante 2-2 in rimonta e inferiorità numerica contro i giallorossi di Ze- ha consentito al Genoa di scongiurare l'incubo retrocessione condannando i siciman. Eravamo lassù in cima, tenendo il fiato sospeso per cosa ci avrebbe riservato liani alla cadetteria. Il pareggio a reti bianche di Torino ha permesso ai ragazzi di il futuro. Ci pensò il Napoli a farci ritornare con i piedi per terra, vincendo a Ma- Ballardini di incrementare un vantaggio in classifica sulla terzultima che è risultarassi anche se su rigore dubbio e da quel momento fummo catapultati verso il to decisivo; le partite successive, visto l'amichevole calendario, hanno definitivabasso: Chievo, e Parma, ci sconfissero sul loro terreno e Dessena diede la vittoria mente sancito ciò che fino a pochi mesi fa sembrava solo un timido miraggio. alla Cagliari a Marassi. L’Inter ci sconfisse a Milano, l’Atalanta a Genova e il Paler-­ E' vero: la categoria è stata mantenuta e i tifosi hanno potuto tirare un sospiro di mo, ci tolse ogni sogno di grandezza. Ci fu la vittoria per tre a uno nel derby, con sollievo. l’esplosione del giovane Icardi, avvenuta dopo due anni di supremazia rossoblù, Ma cosa salvare di questa stagione? Probabilmente nulla. bissata da quella contro il Bologna: in totale sette punti in tre partite, dopo lo stre- Se il detto “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino” dovesse veramente pitoso pareggio, ottenuto a Firenze. L’Udinese però provvide a ridimensionarci confermarsi allora è meglio prepararsi a un campionato di sofferenze e maledette vincendo sul nostro terreno e il Catania fece altrettanto sul suo. L’allenatore Fer-­ domeniche. Questa stagione lo spettro della serie B, visto lo scorso anno, si è trarara fu esonerato, gli subentrò sformato in un demone affamato che solamente grazie alle sfortune di Palermo e Delio Rossi che pur perdendo conSiena, il Genoa è riuscito a esorcizzare. tro la Lazio, si fece l’idea degli ele-­ Adesso bisogna ripartire, forti della certezza di giocare nella massima serie ma menti a sua disposizione. A Toriallo stesso tempo senza dimenticarsi delle ferite, quasi mortali, rimediate negli no contro la Juventus tritasassi: ultimi tempi. La palla torna al presidente Preziosi, solo lui ha il potere di risollevamalgrado fossimo sotto di un gol a re la squadra dal baratro in cui l'ha confinata attraverso strategie societarie sbazero, e in inferiorità numerica, gliate e sessioni di mercato finalizzate al guadagno più che all'aspetto tecnico. ottenemm0 la vittoria con due gol Certo, l'ombra di Del Neri e il probabile addio di Borriello non sono segnali incodel gioiellino Icardi. Il Milan fu raggianti e i vecchi errori sembrano riproporsi prepotentemente ma è presto per contento del pareggio strappatoci iniziare a fasciarsi la testa anche se le bende sono sempre presenti nel cassetto dei qui a Genova, a Siena ricomparvemedicinali di ogni buon genoano. ro i dubbi, subito fugati dalla tenE' ora di rialzarsi e di essere ancora protagonisti nel calcio che conta, tornare a nistica vittoria sul Pescara, dal recitare la parte del leon..., pardon: grifone, e riprenderci la classifica che compete pareggio col Toro. La vittoria mealla squadra più antica d'Italia. Forse è più facile fare compravendite (sacrosante e ritatissima contro la Roma, il pagiuste) con giocatori di vertice che con gli ultimi della classe: Milito e Thiago Motreggio a Napoli, e le vittorie contro ta insegnano, Melazzi e Sampirisi (per interessante in prospettiva) anche. Chievo e Parma, ci catapultarono Rialzati Vecchio Balordo. nell’ambita parte sinistra della classifica. Icardi era conteso dalle Nazionali di Delio Rossi (foto sopra), allenatore della SampdoArgentina, Spagna e Italia, l’Inter se lo era già accaparrato e il resto della ria e Davide Ballardini (foto sotto), allenatore del squadra era impegnata a guardarsi allo specchio. Ci pensò il Cagliari a ridi- Genoa sono considerati dalle due tifoserie i magRiccardo Cabona mensionarci, poi un pareggio a Bergamo, quindi il Palermo che maramaldeg- giori artefici dei risultati conseguiti in campionato giò qui a Marassi e la partita di recupero contro un’Inter inguardabile, che però vince in casa nostra con due gol di Palacio. Pareggio nel derby di ritorno, con il rossoblù Matuzalem che distrugge la caviglia di Krsticic. Uno a uno a Bologna, debacle a Firenze, e a Udine e infine la partita de “il cuore oltre l’ostacolo” contro un Catania: pareggio (1–1), con relativa salvezza sofferta, raggiunta a due giornate dalla fine del campionato. La sconfitta nella Roma laziale assorbita e intanto che aspetti di subirne un’altra o al massimo ottenere un pareggio: batti la Juventus dei record e sei l’unica compagine che sconfigge in entrambe le partite la squadra campione d’Italia. Un vorticoso giro sulle montagne russe. Delio Rossi: ha saputo far dare ai calciatori nel momento cruciale tutto ciò che avevano in serbo. Ha recuperato Palombo, trasformandolo in un valido centrale difensivo e rispolverato De Silvestri. Sugli scudi: Gastaldello, Palombo, Costa, De Silvestri, Poli, Krsticic, Obiang, Eder. Auguri di una fulgida carriera a Icardi al quale vanno tanti meriti. Encomio per Da Costa, Berardi, Mustafi, Munari, Renan, Sansone. Da rivedere Estigaribbia, che pur essendo in prestito ha quasi sempre giocato, segnando pure due reti e Rossini, estromesso da Palombo. Un elogio al portiere Berni che, come Castellini, è “uomo spogliatoio”. Maresca: utilizzato sempre da Ferrara e dimenti-­ cato da Rossi. Romero è incappato in un’annata storta. Maxi Lopez è stato limita-­ to da un grave infortunio. Soriano non è riuscito a sfruttare le rare occasioni che gli sono state concesse. Poulsen non è riuscito a farsi apprezzare. Rodriguez nell’unica partita giocata ha mostrato qualcosa di buono. Guido Pallotti


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L’avvocato risponde Caro Avvocato, mio padre è mancato recentemente dopo lunga e dolorosa malattia. Io sono l’unica figlia ed erede per legge di tutto il patrimonio che si sostanzia in alcuni immobili e del denaro. Mio padre, vedovo da oltre 10 anni, aveva coltivato una relazione con una signora con cui ho pessimi rapporti. Nell’immediatezza del decesso, mio zio mi ha riferito che papà ha lasciato detto di dare alla sua morte 30mila euro alla signora con cui si accompagnava. Ora la signora si è fatta viva con me e mi richiede detta somma. Sono legalmente tenuta a fare ciò? K.L. Cara Signora, La volontà espressa da suo padre sul letto di morte e riferitale dal fratello, suo zio, se autentica e genuina, configura un testamento nuncupativo, ovvero un testamento privo dei requisiti di forma imposti dalla Legge a pena di nullità. Ai sensi dell’art. 590 c.c. la nullità della disposizione testamentaria, da qualun-­ que causa dipenda, non può essere fatta valere da chi, conoscendo la causa della nullità, ha, dopo la morte del testatore, confermato la disposizione o dato ad essa volontaria esecuzione. Pertanto, ove Lei non intenda confermare la disposizione in modo espresso, con atto che deve avere i requisiti formali imposti dall’art. 1444 c.c. per l’atto annullabile (vale a dire atto formale contenente la menzione del negozio invalido, della causa dell’invalidità e la dichiarazione che si intende convali-­ dare) o dare ad essa volontaria esecuzione mediante un comportamento concludente (la dazione materiale della somma), Lei non è tenuta a corrispondere alcunché alla compagna di suo padre. Caro Avvocato, Vorrei fare testamento a favore di mio nipote che è separato consensualmente dalla moglie che lo ha tradito e che, per tale ragione, io disprezzo. Mio nipote non ha figli e temo che, se gli succedesse qualcosa, la moglie separata potrebbe giovarsi del mio lascito. Come posso fare? V.R. Caro Signore, Il pericolo sussiste, posto che il coniuge separato senza addebito concorra alla successione di suo nipote (nella malaugurata ipotesi che questi venisse a mancare in costanza di matrimonio). La soluzione è disporre una sostituzione nel suo testamento per il caso che suo nipote non voglia o non possa accettare la sua eredità. In altri termini: istituisce erede il nipote e per il caso che questi non voglia o non possa accettare l’eredità gli sostituisce un altro soggetto a sua scelta. Dica a suo nipote di sbrigarsi a richiedere il divorzio, non appena siano maturati i presupposti per farlo e tenga comunque presente che il testamento, in qualunque forma redatto, è atto sempre e comunque revocabile dal testatore. Matteo Savio, avvocato

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La Cucina di nonna Papera (Leda Buti)

Storia delle ricette che hanno fatto la storia

Giuseppe Mazzini (Genova, 1805 - Pisa, 1872) L’originale della lettera riportata di seguito è conservato al museo del Risorgimento di Genova nell’edificio che fu la casa natale di Mazzini, artefice dell’Unità d’Italia e teorico di uno stato democratico e repubblicano. La casa museo fa rivivere la storia con manoscritti, libri, cimeli garibaldini e statue tra cui quella di Maria Drago, l’amata ma-­ dre, donna di alta sensibilità morale e religiosa. Fu lei ad inculcare al figlio l’amore per la libertà e la democrazia non disgiunti da una profonda fede in Dio. Il motto “Dio e popolo” affonda le radici nel grande carisma della Drago che riposa a Genova nel cimitero monumentale di Staglieno, accanto al figlio. Ecco come una semplice torta riesca a farci ricordare le origini della nostra cultura democratica, patrimonio indissolubile di persone e di cittadini.motto “Dio e popolo” affonda le radici nel grande carisma della Drago che riposa a Genova nel cimitero di Staglieno, accanto al figlio. Ecco come una semplice torta riesca a farci ricordare le origini della nostra cultura democratica, patrimonio indissolubile di persone e di cittadini.

Torta regale? No, repubblicana A quel tempo l’unità di peso era l’oncia che corrispondeva circa a 28 grammi. “Eccoti la ricetta di quel dolce che vorrei faceste perché a me piace assai. Traduco alla meglio ciò che mi dice una delle ragazze in cattivo francese: pelate e pestate fine tre once di mandorle con tre once di zucchero, fregato prima un limone, pestato finissimo. Prendere il succo del limone, poi due gialli d’uova, mescolare il tutto per alcuni minuti, poi sbattere i due bianchi d’uova quanto potete - en neige, dice essa, come la nevecacciate anche questi nel gran miscuglio, tornate a muovere. Ungete una taurtière, foderate con pasta sfoglia, ponete il miscuglio sul testo (tortiera), su altra pasta sfoglia, spargere sopra dello zucchero fino, e cocete il tutto al forno, avete inteso? Dio lo sa. Mi direte poi i risultati: intanto ridete”. (Maria Drago, Grenchen 28-XII1835). Ingredienti per 6 persone: 100 g mandorle, 100 g zucchero, succo di limone, 2 uova, pasta sfoglia senza glutine, burro Preparazione: tritare le mandorle e incorporarle in una terrina con lo zucchero, il succo di limone e i tuorli delle uova. A parte montare gli albumi a neve e incorporarli all'impasto precedentemente preparato. Ungere una teglia da forno e adagiare la pasta sfoglia. Versare il composto e spolverare con zucchero. Fare cuocere in forno a 180º fino a doratura.

Numeri utili Pronti interventi Carabinieri 112 Polizia 113 Vigili del fuoco 115 Guardia di Finanza 117 Emergenza sanitaria 118 Emergenza incendi 1515 Guardia costiera 1530 Viaggiare informati 1518 Vigili urbani 0105570 Cornigliano Comune 0106500068 Croce Bianca 010651276 0106512817 Illuminazione pubblica 800523188 A.C.I. 803116 Taxi 0105966 ASL Guardia medica 010354022 CUP prenotazioni 0105383400 AMT Linee e orari 0105582414 Trenitalia Orario treni 92021 Aeroporto Informazioni 01060151


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Casa, spese di ristrutturazione La detrazione dall’Irpef È possibile detrarre dall’Irpef (l’imposta sul reddito delle persone fisiche) una parte degli oneri sostenuti per ristrutturare le abitazioni e le parti comuni degli edifici residenziali situati nel territorio dello Stato. A seguito delle novità introdotte dal decreto legge n. 83 del 2012, i contribuenti possono usufruire delle seguenti detrazioni: per il periodo d’imposta 2012 – detrazione del 36 per le spese sostenute fino al 25 giugno 2012, per un ammontare massimo di 48.000 euro – detrazione del 50% per le spese sostenute dal 26 giugno 2012 al termine del periodo d’imposta, per un ammontare massimo di 96.000 euro, al netto delle spese già sostenute alla predetta data, comunque nei limiti di 48.000 euro, per le quali resta ferma la detrazione del 36%; per il periodo d’imposta 2013 – detrazione del 50% per le spese sostenute dall’inizio del periodo d’imposta fino al 30 giugno 2013, per un ammontare massimo di 96.000 euro, tenendo conto – in caso di mera prosecuzione dei lavori – delle spese sostenute negli anni precedenti – detrazione del 36% per le spese sostenute dal 1° luglio 2013, per un ammontare massimo di 48.000 euro. L’ammontare complessivo della spesa va suddiviso fra tutti i soggetti che l’hanno sostenuta e che hanno diritto alla detrazione. Se gli interventi realizzati in ciascun anno consistono nella prosecuzione di lavori iniziati in anni precedenti, per determinare il limite massimo delle spese detraibili si deve tenere conto di quelle sostenute nei medesimi anni: si avrà diritto all’agevolazione solo se la spesa per la quale si è già fruito della relativa detrazione non ha superato il limite complessivo previsto. Per gli interventi effettuati sulle parti comuni dell’edificio, il beneficio compete con riferimento all’anno di effettuazione del bonifico da parte dell’amministrazione del condominio. La ripartizione della detrazione La detrazione deve essere ripartita in dieci quote annuali di pari importo, nell’anno in cui è sostenuta la spesa e in quelli successivi. Per le spese effettuate entro il 31 dicembre 2011, i contribuenti di età non inferiore a 75 e 80 anni possono ripartire la detrazione, rispettivamente, in cinque o tre rate annuali di pari importo. È necessario, però, essere proprietari o titolari di altro diritto reale sull’unità abitativa oggetto di intervento. Non può beneficiare di tale ripartizio-­ ne, per esempio, l’inquilino. Dal 1° gennaio 2012 non è più prevista questa diversa modalità di ripartizione. Chi può fruire della detrazione Possono usufruire della detrazione tutti i contribuenti assoggettati all’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), residenti o meno nel territorio dello Stato. L’agevolazione spetta non solo ai proprietari degli immobili ma anche ai titolari di diritti reali/personali di godimento sugli immobili oggetto degli interventi e che ne sostengono le relative spese: proprietari o nudi proprietari titolari di un diritto reale di godimento (usufrutto, uso, abitazione o superficie), locatari o comodatari, soci di cooperative divise e indivise, imprenditori individuali, per gli immobili non rientranti fra i beni strumentali o merce, soggetti indicati nell’articolo 5 del Tuir, che producono redditi in forma associata (società semplici, in nome collettivo, in accomandita semplice e soggetti a questi equiparati, imprese familiari), alle stesse condizioni previste per gli imprenditori individuali. Se è stato stipulato un contratto preliminare di vendita (compromesso), l’acquirente dell’immobile ha diritto all’agevolazione se: è stato immesso nel possesso dell’immobile, esegue gli in-­ terventi a proprio carico, è stato registrato il compromesso. Può richiedere la detrazione anche chi esegue in proprio i lavori sull’immobile, limita-­ tamente alle spese di acquisto dei materiali utilizzati. Andrea Scibetta

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La salute Cuore matto

Non è solo il titolo di una vecchia canzone ma è l'aria mia più frequente: la fibrillazione atriale, stando alle stime, riguarda almeno sei milioni di europei e tra i 600 mila e gli 800 mila italiani. Nel gergo è detto “cuore matto” poiché i battiti cardiaci possono diventare talmente irregolari e veloci da fare fermare il cuore. È’ una patologia in costante aumento non solo tra gli anziani: accade sempre più spesso di scoprire la fibrillazione atriale anche nei giovani. Sotto accusa in questi casi "lo sballo del sabato sera", vale a dire l'eccesso di alcol o di droghe come la cocaina, di pasticche e troppe sigarette. I sintomi della fibrillazione sono vaghi e poco specifici, alcuni pazienti descrivono il ritmo del cuore scomposto e irregolare, sentono il cuore in gola, avvertono capogiri o difficoltà nel respiro allorquando compiono sforzi anche piccoli come salire le scale. Altri invece non avvertono nessun sintomo, per questo è difficile rendersi conto del problema. È chi ne soffre Con l'elettrocardiogramma o ECG l'attività del cuore viene registrata e riprodotta graficamente spesso non va dal medico per una visita e non inizia una terapia adeguata. La fibrillazione atriale non è una malattia ma un disturbo del ritmo del cuore nella sua parte alta, cioè gli atri. In pratica il cuore batte in modo scomposto quindi la parte di sangue che ristagna negli atri tende a coagulare e a formare piccoli trombi che possono partire attraverso la circolazione diventando emboli. Se percorrono la via del cervello si può avere un attacco ischemico transitorio (Tia) o, addirittura, un ictus. Niente paura: una diagnosi di fibrillazione atriale non cambia la vita se viene riconosciuta e curata adeguatamente. Se è sottovalutata o trascurata o il paziente non segue le indicazioni del medico, la fibrillazione può cambiare la vita. Altro fattore importante è la tempistica della diagnosi: se è scoperta tardi quando il cuore ha perso efficienza e si affatica anche per sforzi di modesta entità. Esistono farmaci in grado di ridare almeno in parte l'efficienza perduta e sarà il cardiologo a suggerire la terapia adeguata. Quindi curare il cuore per curare il cervello: una diagnosi di fibrillazione è fondamentale per prevenire l'ictus. Il primo esame diagnostico è un elettrocardiogramma una volta l'anno a scopo preventivo per valutare rischi cardiocircolatori. Si può scegliere di fare questo esame anche nelle farmacie specializzate nei servizi per il cittadino che mettono a disposizione l'elettrocardiografo e così ritirare il referto immediatamente. Senza lunghe attese e code.

Dal 1972 al vostro servizio

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Dottoressa Jose Cuffaro, farmacista


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Bacheca Pro Loco Domenica 2 giugno 2013 a Casella (Ge) "HOBBINCASELLA 2013" grande mostra mercato dell’hobbistica organizzata dal Comune e dalla Pro Loco di Casella. Dopo il vino bianco ed il basilico di Coronata, portati dalla Pro Loco Cornigliano, ritornano a Casella domenica 2 giugno p.v. per la seconda volta consecutiva i ragazzi del Centro di Educazione al Lavoro "LA TORRETTA" di viale Narisano 14 con i loro lavori di falegnameria e decorazione in uno stand della Pro Loco Cornigliano da loro autogestito. 21/22/23 giugno nell’Area Verde di Campi a partire dalle ore 19.00 tre serate di musica, ballo, gastronomia e altro a cura del Comitato Genitori e Anziani e dalla Pro Loco Cornigliano con il patrocinio del VI Municipio. Lunedì 3 giugno 2013 alle ore 15 alla AUSER di Cornigliano in viale Narisano, fèsta in zeneize. Faian i ònôri de câza “i Grigi’’, con de consoin de sucèsso tradûte in zeneize. A-a fisarmònica o meistro Travi e “i Zeneixi”, co-o repertòio tradiçionâle da-a nòstra bèlla Zena. O profesô Franco Bampi, prescidente de “A Compagna”, o cantiâ in zeneize de cansoin di Beatles. Ingrèsso líbero e gratoio (de badda) Informaçioin: AUSER: 0 1 0 6 0 4 8 2 2 8 GUIDO: 3 4 7 4 6 6 9 5 7 5

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ilCornigliamesexmese Dagli altri municipi Sampierdarena Il Club Amici del Cinema è attivo dal 1976 a Genova Sampierdarena presso la Sala d'Essai Don Bosco e rappresenta uno dei principali centri di cultura cinematografica della città. Il cineclub propone una programmazione variegata, ricca e stimolante, che copre l'intera settimana tenendo conto delle diverse età ed esigenze del pubblico. Oltre alle proiezioni di film d'essai e alle prime visioni di particolare valore, vengono proposti i classici della storia del cinema, omaggi e rassegne dedicati a registi, a generi e a cinematografie sconosciute, eventi in collaborazione con festival, associazioni ed enti culturali. Appuntamento annuale è il "Missing Film Festival – Lo schermo perduto" progetto speciale dell'associazione nazionale di cultura cinematografica C.G.S. (Cinecircoli Giovanili Socioculturali), al quale il Club Amici del Cinema aderisce. Il festival propone di dare visibilità ai film d'essai e d'autore acquisiti dalla distribuzione cinematografica ma pressoché scomparsi dal circuito delle sale. Altre manifestazioni che caratterizzano e qualificano il club sono "Filmbusters – il cineclub dei ragazzi" in collaborazione con la Biblioteca Internazionale "E. De Amicis" di Genova (rassegna che offre ad un pubblico giovane una selezione mirata di film), "Febbre Gialla" che presenta i migliori film gialli della. Da sottolineare anche il vivo rapporto con il mondo della scuola con proiezioni rivolte agli istituti scolastici di ogni ordine e grado nell'intento di sensibilizzare e stimolare la cultura giovanile e di far riscoprire il piacere della visione in sala. Club Amici del cinema Via C. Rolando, 15 – Genova - Tel. 010413838 e-mail: amicicinema@gmail.com Direttore Giancarlo Giraud

Rendicontazione dei servizi prestati dall’Associazione nel mese di aprile 2013 Abbiamo somministrato 1560 pasti serali Abbiamo fornito abbigliamento , coperte, biancheria per la casa e articoli di puericultura a 45 nuclei famigliari e 120 persone senza fissa dimora Il nostro servizio docce è stato utilizzato da 25 persone I nostri medici hanno visitato 39 persone adulte L’Associazione è aperta a tutti. La mensa serve i pasti alle 19 La distribuzione vestiario è al martedì dalle 8.30 alle 11.30 Le docce sono aperte per le donne il mercoledì dalle 16,30 alle 18,30 Per gli uomini il giovedì stesso orario L’ambulatorio medico è aperto dalle 16,00 alle 18,00 Chiunque sia interessato a conoscerci meglio è il benvenuto

Genova Centro AAA Cercasi volontari: Aspiranti attori, ballerini, educatori, esperti di comunicazione, sartoria e bricolage Mentre i diversi appuntamenti del calendario nazionale si susseguono con il fine di diffondere i valori direttamente legati alla nostra associazione e raccogliere fondi, la macchina instancabile della Sezione di Genova porta avanti i diversi progetti legati alla prevenzione. Ognuno dei nostri sostenitori compie un gesto di grande significato, e grazie a loro e ai nostri volontari le nostre iniziative crescono e diventano realtà. Sebbene una fitta attività di comunicazione e diffusione delle nostre attività da calendario avvenga sul nostro sito, sui diversi social network e sulla stampa, non molti conoscono le difficoltà che ogni sezione condivide nella ricerca di nuovi volontari. Ecco le nuove iniziative per le quali ufficialmente si aprono le “candidature” di nuovi volontari: L’ATTIVITA’ nelle SCUOLE che si arricchisce di un nuovo progetto – pilota rivolto agli studenti di una scuola superiore. I ragazzi accompagnati dai nostri volontari e da una professionista esperta in tecniche di comunicazione diventeranno gli ideatori di campagne di prevenzione. Nella CASA ACCOGLIENZA, nei pressi dell’Ospedale di San Martino, le famiglie dei malati sono ospitate e accolte in una struttura che vuole il più possibile riprodurre un ambiente familiare restituendo calore e conforto. I volontari sono qui di supporto per le attività di buon funzionamento della struttura e welcome sette giorni su sette. Un servizio di TRASPORTO assiste e guida i pazienti in trattamento chemioterapico dalla propria abitazione sino all’ospedale dando assistenza e supporto e accompagnando con un sorriso la quotidianità dei malati. Al fine della raccolta fondi molti sono i BANCHETTI che vengono allestiti durante l’anno nel corso degli eventi a calendario e in giro per la città. Un modo per diffondere materiale informativo sui valori e la cultura della prevenzione e raccogliere offerte dedicate ai progetti che ogni anno la Sezione di Genova pensa per la destinazione delle donazioni. Con l’avvicinarsi della primavera e l’estate è tempo di battesi-­ mi, matrimoni e comunioni. Molti sono già coloro che hanno deciso di affidare alla nostra Sezione il compito di confezionare le proprie BOMBONIERE aiutando la LILT a finanziare i propri progetti e iniziative durante tutto l’anno. Le nostre bomboniere sono realizzate grazie al lavoro prezioso dei nostri volontari. Presentare le candidature chiamando il numero 010 2530160, inviando una mail a info@legatumori.genova.it o venendoci a trovare presso i nostri uffici in via Caffaro 4/1 a Genova: sarete accolti con un sorriso e un gadget.


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A ponente brilla la disciplina del Sol levante Dojo Samurai tramanda gli insegnamenti delle arti marziali L’associazione sportiva Dojo Samurai nacque nel 2004 grazie al maestro Massimo Pedemonte, con la collaborazione dell’ attuale presidente (e mae-­ stro) Giovanni Comparato, nella palestra Enzo Peri a Coronata. Nel 2008 si trasferì nell’attuale collocazione, all’interno di Villa Canepa, nel centro Acli presso i giardini

dall’evoluzione di uno dei tan-­ ti stili del karate). L’attività è svolta all’interno del salone della palestra - ma niente vieta agli allievi (maggiorenni e minorenni) - di poter applicare tali insegnamenti in competizioni o manifestazioni organizzate da diverse associazioni, o enti sportivi di altre città, a livello dilettantistico.

Nella palestra Dojo Samurai di Cornigliano, da sinistra: il maestro Gianluca Mancuso, il presidente Giovanni Comparato e il caposcuola Massimo Pedemonte

Melis di Cornigliano. Agli inizi dell’attività l’associazione si occupava di insegnare soprattutto ai più piccoli lo jiu-jitsu (arte marziale orientale di lotta con proiezioni a terra), poi aperta ai più grandi a cui si insegnavano anche le discipline di autodifesa (a mani nude e con armi). Successivamente si è deciso di ampliare le conoscenze verso altre discipline e ad insegnarle, ovvero la kick box e il shindokai-kan (un arte marziale giapponese nata

L’associazione è composta da uno staff tecnico di maestri: Massimo Pedemonte (il capo scuola), Gianluca Mancuso e Pino Chiarella. Nel consiglio direttivo troviamo il presidente Giovanni Comparato, il vicepresidente Roberta Rasoira, la segretaria Gabriella, i consiglieri Pina Scordamaglia e Loreta Di Bella. L’associazione ogni anno si autofinanzia, non avendo sponsor ufficiali a cui appoggiarsi, spesso anche con fatica

Da sinistra: Alex Ballone, Angelo Lia, il maestro Mancuso e Giuseppe Giacomazzo

e sacrificio, utilizzano le quote percepite dagli atleti iscritti per permettere a quest’ultimi di poter partecipare ad eventi e manifestazioni, anche di un certo livello, fuori Genova e per potersi affiliare ad altre associazioni sportive di livello internazionale; si aggiungono poi le specifiche spese per ogni atleta come l’ assicurazio-­ ne infortunistica e le attrezzature utilizzate in comune (sacchi da box, protezioni per il corpo). Tutto questo perché lo scopo della Dojo Samurai non è il lucro ma educare i giovani allo sport e nello sport, mirando allo sviluppo della personalità dei giovani atleti e nello stesso tempo quello di far conoscere in modo approfondito le arti marziali e le discipline da combattimento su ring. Lo spirito e la passione intrinseca in questa associazione sono sintetizzati nel simbolo di riconoscimento stampato sulle magliette degli atleti ovvero il sol levante, un semplice cerchio rosso che rappresenta il sole, lo stesso presente sulla bandiera dello stato giapponese. Ma a contorno del Sol levante vi sono altri simboli: l’elmo del samu-­ rai e il simbolo dello shindokai -kan ovvero l’onda che travol-­ ge ogni cosa che riflette l’efficacia e la forza, sia fisica sia etica, di quest’arte marzia-­ le giapponese. Attualmente la palestra vanta una squadra di atleti agonisti, composta da D a n i e l B a l l o n e (pluricampione europeo, professionisti di k-1), il fratello gemello Alex, Angelo Lia, Giuseppe Giacomazzo, Emanuele Cancellu, Nicolas Terracciano e Luis Mendoza, giovani campioni a contatto leggero di K-1 e kick box. Poi i più piccoli ma non per questo meno tenaci e volonterosi: Luca Morabito ed Edward Zambrano Pena. Il componente più anziano della palestra è il decano Efisio Pusceddu - Giovanni per tutti originario della Sardegna che

ha compiuto recentemente 74 anni. Nonostante l’età non manca mai agli allenamenti; fu campione italiano di pugilato nell’anno 1959 ed è tornato in palestra perché, dice: “mi diverto con i ragazzi e mi piace tenermi in forma”. Uno degli obbiettivi principali dell’associazione è quello di spingere ai massimi vertici sportivi il campione Daniel Ballone facendolo partecipare al campionato mondiale di K1, che tutti sperano nel futuro più prossimo. Un altro obbiettivo è quello di far crescere sempre più l’evento Top of the ring organizzato dal maestro Massimo Pedemonte; si tratta di una manifestazione sportiva a cui possono partecipare atleti provenienti da diverse palestre italiane e straniere, di diverse categorie e discipline da combattimento su ring. Da ormai due anni, inserito sotto i portici della Marina di Genova Aeroporto, l’evento attrae sempre più appassionati che l’anno scorso ha fatto registrare un “traffico di 1.000 persone” presso la zona po-­ nentina. “Non si possono rag-­ giungere gli obbiettivi e i traguardi prefissati senza sacrificio”, questo è il motto della palestra secondo il maestro Massimo Pedemonte che aggiunge ”sincerità, onestà e lealtà sono necessari nei confronti dei propri compagni, maestri e anche avversari, i

Efisio “Giovanni” Pusceddu, 74 anni, è stato campione italiano di pugilato nel 1959. Assiduo frequentatore della palestra non manca mai di suggerire ai più giovani le tecniche migliori delle arti marziali

quali non sono nemici ma solamente atleti che, come noi, vogliono raggiungere la vittoria”. Sportività e sincerità sono le parole chiave per chi insegna o vuole imparare le arti marziali perché non sono strumenti di gioco o di vendetta personale ma un modo per imparare a controllare la propria emotività, per scoprire la disciplina - sia fisica che mentale - e il rispetto verso se stessi e gli altri. Insomma, all’interno della palestra prima di insegnare ad “usare le ma-­ ni”, si insegna ad “usare la te-­ sta”. Francesca C. Bazzano

Atleti e maestri in posa - per il nostro giornale - nella palestra presso le ACLI

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Quel “campetto” dove succedeva di tutto Dopo il calcio su un bidone di latta cuocevano le castagne di Olga Corsi Seconda e ultima puntata (A ponente, quando l’autostrada era di là da venire, nella valle sotto la Badìa di Sant’Andrea, poco più a nord della stazione elettrica, c’erano enor-­ mi prati con numerosi altissimi ciliegi. Ma torniamo al “campetto” così come lo abbiamo lasciato il mese scorso appena terminato il suo approssimativo allestimento). Non sono moltissimi gli spazi pianeggianti ma sufficienti per iniziare le attività ludiche. In basso tre cipressi svettano con eleganza, una piccola sorgent e f ornisce l’acq ua per l ’ i r r i g a z i o n e e d i q u a r a n t a / cinquantenni, sebbene inesperti, si cimentano con ogni varietà di semi; con gli utensili scintillanti nuovi di zecca zappano, rincalzano, curano le piante da frutto spontanee, sognando i futuri raccolti. Non saranno da esposizione ma ci sarà di che essere orgogliosi. Nella fascia di mezzo, il gioco da bocce è liscio come la corazza di un armadillo però gli anziani che vi trascorrono anche d’inverno buona parte delle gior-­ nate soleggiate non ci fanno molto caso. Nella parte superiore l’erba cresce a macchia di leopardo, i ragazzi appena possono vi scorrazzano in lungo e in largo, fra grida e risate; è arduo individuare i gol, con le porte senza rete. Qualche adulto si presta a far da arbitro: divertimento assicurato. Verso sera, sudati, sporchi ed eccitati chiacchierano animatamente della “rivincita” del giorno successivo che resta argomento di conversazione a cena, con i genitori che hanno assistito

dalle finestre alle prodezze dei pargoli. “Non vai al campetto” è la peggior pu-­ nizione che si possa meritare. Sono spuntate per incanto due panchine dove le mamme sferruzzano tenendo d’occhio i più piccoli che vorrebbe-­ ro unirsi ai fratelli maggiori per rincorrere il pallone. Con l’impegno e la fan-­ tasia di tutti è diventato un bel luogo

ne la vita. Pazienza se uno solo sopravvivrà per un decennio. Le “pentolacce” sono addirittura inarri-­ vabili. Le mamme confezionano robusti coloratissimi scatoloni, riempiti di giocattoli, dolciumi,formaggi e salumi, per la soddisfazione di tutti. Ma il capolavoro è dei papà, che si ingegnano ad appenderle “in cielo”, ad una chilometrica

Panorama di Cornigliano con via Tonale visto dal campanile della chiesa di San Giacomo - Cartolina Collezione Bellini

di aggregazione. A volte alle feste partecipano Padre Giacomo e Padre Pier Giorgio. Premiazioni con medaglie, coppe (magari riciclate), attestati e diplomi coronano i tornei di pallone. A carnevale piccoli e adulti faceti gironzolano nel campetto in buffe maschere, mentre si imbandiscono tavoli con frittelle e dolci preparati dalle mamme, gratificate da gare di torte ed esposizioni di piante da appartamento. Ogni occasione è buona per far fiorire le idee. Una mamma si “concia” così bene da Befa-­ na, che neppure il figlio la riconosce. Dopo l’Epifania, gli alberi di Natale vengono piantati là fuori, a prolungar-

fune tesa tra pali della luce delle due strade ai lati del campetto. Quante risate per ogni colpo andato a vuoto. Stanchi, accaldati, gioiosi ma non ancora soddisfatti, a sera, a gruppetti, spesso si conclude la giornata a casa di questo o di quello, con una cena fredda improvvisata a base di allegria. Un vecchio bidone di latta (ancora oggi conservato in un sottoscala) è riadattato a grande fornello per le caldarroste all’aperto: a maggio si costruiscono traballanti tavoli per le “basanate”. Con le nevicate, diventate a valle scivolosa fanghiglia, le sponde scoscese del campetto sono candide piste per sacchi grigi di plastica trasformati in slittini.

Gli spettacolari capitomboli non si contano. Tutto ciò è coinvolgente. Per tanto tempo, la notte di Natale qualcuno appende di nascosto alle 144 porte piccoli oggettini augurali, stimolando ogni anno una lieve aspettativa nelle persone più sole. Due o tre coppie ogni mese si riuniscono per inventare le attività che richiederanno numerosa partecipazione. Necessario informare per tempo, altrimenti sarà lotta contro i mulini a vento. Nasce così “Il Don Chisciotte”, un foglietto interamente manoscritto, inserito nel casellario postale, che contiene di tutto un po’, dai giochi alle ricette di cucina, dal fai da te ai consigli della nonna. In verità molto modesto ma grande soddisfazione per “la redazione” quando Padre Giacomo, da poco parroco di San Giacomo Apostolo, che si informa su tutta la “sua gente”, ne fa dare notizia nel numero di ottobre 1986 del bollettino parrocchiale “Campanile”. Gli anni passano, i nonni ci lasciano, i ragazzi crescono, decrescono le nascite, il campetto ridiventa silenzioso e deserto; la via di periferia, trafficatissima all’inverosimile, perde tutti i negozi;; la “corrierina” non è più uno sballo per i ragazzi delle superiori che ormai hanno i motorini. Una arzilla bisnonna in gambissima, già animatrice di tutte le feste, percorre sempre, svelta e affaccendata, la strada di quei palazzi lassù che restano, nella memoria di molti anziani, il paradiso. Fine La prima puntata è stata pubblicata nello scorso numero del giornale

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cani su tutti e due lati della strada, motorini abbandonati da anni e ultimamente ne potevamo trovare uno anche sul Presidente buonasera, mi chia- marciapiede, mobili molto inmo Francesco e sono un gombranti vicino ai bidoni del“ragazzo” che abita a Corni-­ la spazzatura: insomma via De gliano da 37 anni. Come prima Cavero sembra la discarica di cosa faccio i complimenti a Scarpino. Parlo per la mia via tutto lo staff che dedica tempo ma le altre vie sono uguali. a un giornale che ai cittadini Come ultima cosa segnalo il della delegazione piace molto. parcheggio aperto in via San Come seconda cosa volevo fare Giovanni D'Acri che, oltre ad una lamentela, purtroppo, sul essere un posto molto comodo degrado che sta colpendo le vie per parcheggiare, è anche un oasi felice per quelle persone che portano i cani a fare i loro bisogni senza raccogliere tale schifo. Penso che si possa richiedere un piccolo interessamento della Polizia municipale, visto che oltre a fare le multe ai cittadini indisciplinati possono farle anche a coloro che abbandonano mobili e bisogni dei loro cani. Non più di una settimana fa mio padre ha fermato un vigile in via Cornigliano facendogli notare che in via De Cavero si trovava un mobile abbandonato. La risposta del vigile - che sembrava contrariato da tale osservazione - è stata che richiederà un intervento all'AMIU. Il mobile è di Cornigliano da un paio di ancora qui. Chiedo scusa per il anni. Nonostante negli anni disturbo. Distinti saluti passati avessimo la nomea di Francesco Guerrieri quartiere malfamato, io personalmente ci sono stato sempre La ringrazio dei complimenti bene e non ho mai avuto dei che porterò sicuramente in problemi a qualsiasi ora del redazione. La problematica giorno e della notte. Ma da un della pulizia del nostro quarpaio di anni a questa parte tiere è ormai nota a tutti e, Cornigliano è diventato un anche se con fatica, stiamo deposito di rifiuti ingombranti cercando di sollecitare chi di e defecazioni di cani. Purtrop- dovere perché la situazione po su queste non possiamo cambi nel più breve tempo prendercela con gli animali ma possibile. Ci tenga aggiornati con quei padroni ignoranti degli eventuali sviluppi perché (ignorano le regole)che non sono i cittadini i nostri occhi di raccolgono i bisogni delle loro “controllo” sul territorio. Gra-­ amate bestiole. Abito in via De zie. Fabrizio Cartabianca Cavero - come ripeto- dal 1976 e penso che la stessa sia la via più sporca di tutto il quartiere: Il piano Marshall e abbiamo un supermercato la centrale elettrica dove ogni giorno fuori dallo stesso troviamo gruppi di zinGentili signori. gari che, oltre a chiedere l’elemosina, svuotano i bidoni Sul numero di aprile 2013 de "Il Corniglianese" (pag. 3) ho della rumenta alla ricerca di letto con interesse l'articolo vestiti e roba da mangiare e che, una volta finita tale opera- sulla centrale elettrica Enel, zione, lasciano tutto fuori sen- sita sotto la Lanterna (vedi: http://www.enel.it/it-IT/ za problemi. C'è sporcizia di

Quanti problemi in via De Cavero

Tel. 010.651.79.99 Lab.: 16152 Ge-Cornigliamo –Via P.A. De Cavero, 8/18 r.

Maggio 2013 impianti/mappa/dettaglio/ genova/p/090027d98192f83c e anche http:// sira.arpat.toscana.it/sira/eper/ UL_115347.htm) . Qualche anno fa, nell'ambito del Festival della Scienza, ho avuto l'op-

portunità di visitarla. Mi è stato detto che la centrale è stata ricostruita, nel primo dopoguerra, con i fondi del piano Marshall, con apparati americani, ancora oggi in funzione. In funzione, si fa per dire, da quanto ho capito. Ciò è dovuto al fatto che a causa della 'borsa elettrica' questa centrale lavora poco, anche perché, per entrare in funzione, impiega un minuto per aumento di un megawatt la propria potenza e quindi per arrivare al massimo delle sue possibilità impiega un tempo considerevole. Quindi, praticamente, è fuori mercato. Da ciò si deduce che qualunque tentativo di non chiuderla e/o di sostituirla con altre tecnologie, ha soltanto lo scopo di sfruttare una situazione poco chiara e di continuare ad inquinare, come ha sempre fatto, con le polveri di carbone e con le emissioni. Per la gioia di chi abita nelle vicinanze. Alberto

Il grande inganno Spett.le redazione de ilCorniglianese, faccio seguito alla lettera del mese scorso intitolata “Moschea, viabilità e sicu-­ rezza: i problemi rimangono” a firma di Silvia &Paolo ed indirizzata alla Pro Loco Cornigliano nella quale si esprimono una serie di perplessità sulla collocazione della moschea a Coronata. Silvia&Paolo si fanno anche portavoce della maggioranza dei residenti del quartiere di Coronata. Ovviamente sono d’accordo con loro anche perché conosco molto bene la

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realtà di via Coronata abitandoci, addirittura davanti alla costruenda moschea. Ma vorrei parlare dell’assemblea pubbli-­ ca del 13 aprile dove, oltre alle “lezioni sull’accoglienza” di alcuni intervenuti, di cui magari scriverò in altro momento, ho ascoltato un’affermazione del vicesindaco Bernini che dice “al momento non risulta-­ no richieste di cambiamento di destinazione d’uso dell’edificio di proprietà islamica presso gli uffici comunali” ma non si è capito cosa voleva lasciare intendere. Forse che in quell’edificio sarà creata qual-­ che nuova attività produttiva da parte dei proprietari? Ma allora quale? O più verosimilmente, dietro la parola “sala di preghiera” (è come dire “finanziamento pubblico” ai partiti o “contributo elettora-­ le”: sempre la stessa cosa è), si sta profilando il grande inganno nei confronti della città ed in particolare dei corniglianesi? Tirato giù il sipario (attuali teli che coprono la manutenzione straordinaria dell’edificio che tra l’altro sarebbe dovuta essere solo interna) scopriremo la nuova grande moschea di Genova? Sintomatico è l’attuale silenzio del sindaco su questo tema! Ricordo al signor Stefano Bernini, quando era presidente del Municipio che il 20 maggio 2004 fu approvata a maggioranza con parere favorevole la delibera n. 76: parere su progetto n. 5788/03 su costruzione moschea in via Coronata 2 R, dando anche indicazioni su uscite di sicurezza ed altro, compreso minareto quadrangolare. Non è già questo atto un cambio di destinazione d’uso? Vorrei inoltre, sempre su questo argomento, dire all’articolista del Secolo XIX a firma D. GRI. per l’articolo apparso mercoledì 1 maggio 2013 di essere più documenta-­ to prima di usare parole che appaiono poco rispettose nei confronti di parroci “di strada” che hanno vissuto di battaglie civili a fianco del quartiere, sulla salute e ambiente, sulla viabilità o sui miasmi del depuratore. L’affermazione “Poi la rivolta di un gruppo di abitanti della zona spalleggiati da quat-

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tro vulcanici parroci, ….” non è rispettoso del nostro “Gallo” corniglianese, padre Giacomo, per non parlare poi di don Valentino Porcile. Come don Gallo sempre a fianco dei deboli e dei diritti della gente nel rispetto dei diritti di tutti. Inoltre è riduttivo parlare di un gruppo di abitanti. Cordialmente. Salvatore Pilotta

La vignetta di Anzalone


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Maggio 2013

Quelli della redazione Riccardo Collu Due passioni da adolescente: elettronica e gastronomia. Studia, diventa progettista e lavora in un’azienda leader dell’energia. Sviluppa l’enogastronomia. Si interessa a bevande miscelate e birre commerciali. Anni ’90: è assaggiatore vino O.N.A.V. Fre-­ quenta corsi Arcigola Slow Food. Organizza per Cornigliano un corso su vino e degustazioni miele e olio. Nel ‘97 è assaggiatore di formaggi O.N.A.F. e nel 2000 si diploma sommelier A.I.S. Fa parte di giurie in concorsi nazionali e internazionali. Docente. Frequenta seminari su olio, acqua minerale, distillati, degustazione del cioccolato, dei sigari, degustazione e fabbricazione casalinga di birre artigianali, apicoltura e degustazione del miele. Nel 2003 è delegato provinciale O.N.A.F. e diventa maestro assaggiatore di formaggi. Frequenta il corso per degustatori di Pesto genovese e il master sulle percezione gusto-olfattive. E’ degustatore di caffè espresso e operatore di cucina, cuoco presso l’alberghiero Marco Polo. Scrive su Caseus, Informa, Onaf news e in siti web. Su Tigulliovino cura “Formaggi d’Italia e dal mon-­ do” e collabora a Gastronomade. Riccardo Collu è sempre molto richiesto da trasmissioni televisive e radiofoniche. (La foto di Collu è in ogni numero del giornale a pag. 9)

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Nasce a Genova dove ritorna nel 1996 dopo una trasferta milanese di 19 anni. Era il 13 giugno 1954 e, allora, c’era un’altra neonata desti-­ nata ad un grande avvenire: la televisione, che aveva iniziato le sue trasmissioni il 3 gennaio. Era la radio a tenerlo incollato davanti all’altoparlante. Con la fantasia era convinto che i cantanti fossero nascosti dentro quella scatola magica. Radio, tv e… un giradischi Lesa con il quale inventava programmi radiofonici. E’ di quel periodo il primo televisore, un 19 pollici, bianco e nero con un solo canale. Dopo il diploma, la voglia d’indipendenza lo porta a lavorare già dal 1974 per aziende come Standa e Oviesse. Un’altra grande passione è quella per i tram. Tale interesse lo ha portato ad occuparsi di traffico e viabilità ed è stato anche consigliere di amministrazione dell’AMT di Geno-­ va. Coautore di libro e dvd sulla storia del tram e autore di successo di una ponderosa storia del Festival di Sanremo.

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