IlCorniglianese Agosto 2014

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ilCorniglianese Mensile indipendente di informazione e cultura

Villa Serra, sono comparse nuove transenne > 4

Anno III

Numero 8

Mensile

La storia: “Casa Secco”, tra il rio e le creuze >> 17

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Ilva, contratti di solidarietà in scadenza Cosa e quando risponderà il Governo?

La situazione per l’Ilva di Cornigliano resta incandescente. I lavoratori rischiano di dover fare nuovi sacrifici, a settembre, quando scadranno i contratti di solidarietà (foto Razzore)

< o Cornigiòtto> Agosto 2014 Questi posti davanti al mare di Enrico Cirone Genova. Multedo. Ex acciaierie San Giorgio. Ampi spazi in attesa di di riqualificazione. riqualificazione Vol(da tri. anni?). 40 Ex Verrina: Voltri. unEx capannone Verrina: che giace un capannone da (35 anni?) che giace inutiliz(35 zato. Foce, anni?) inutilizzato. Fiera del O perché mare: dove volete. no?: Sampierdarena, Bassa Valbisagno: ex maex mercato gazzini del ortofrutticolo. sale. OppurePerex ché no? Villa ScassiSampierdarena. (quando l’ospedale Ex magazzini verrà a Villa delBombrini). sale. Oppure Porto ex Villa modulo Vte, Scassi (quando sei, zonal’ospedale ConcorverràMeglio dia. spostato a Pegli, a Villatra Bombrile cini). Porto sterne lungo il Vte, Varenna. moduloSamsei, zona Concordia. pierdarena, sponda Meglio sinistra a Pedel gli, tra le cisterne Polcevera, ampi spazi lungotra il Vavia renna. eSampierdarena, Argine via Jori. Ex Mira sponda Lansinistra za. Lagaccio, del ex Polcevera, caserma Gavoampi spazi(anche glio tra viaseArgine gli amici e via delJori. LaPorto Antico. gaccio mi sono particolarmente simpatici). Parco del Peralto, mura dello stesso. Quarto, giardini Lercaro. Oppure alla Foce, piazzale Kennedy. Sono solo alcuni facili suggerimenti “conformi” che il sindaco di Genova, Doria, potrebbe adoperare se dovessero chiedergli: dove metterà il biodigestore? L’ultimo ci piace in modo particolare. Sarebbe bellissimo, soprattutto d’inverno. A Natale. Alla Foce il biodigestore. E a Cornigliano il circo.


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Corniglianese/cronaca dalla delegazione

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Il biodigestore, questo “conosciuto” Glossario per digerirlo meglio. O no Il fine di un biodigestore, oltre a quello dello smaltimento dei rifiuti organici, "dovrebbe" essere quello di produrre metano da impiegare per ottenere energia. Per allocare un biodigestore da 1 megawatt (per fare un esempio) pare occorrano fino a 30.000 metri quadrati di terreno (3 ettari). Deve poi essere "nutrito" annualmente con circa 25.000 tonnellate del cosiddetto "umido" e per trasportare questo materiale si può ipotizzare il passaggio di 5/6.000 camion all'anno, con evidenti picchi stagionali. Nell'attesa della "digestione", che sarà graduale nel tempo, questo materiale andrà stoccato in appositi capannoni. Vediamo prima di capire quali possono essere i problemi all'ambiente che si devono prevedere. Un biodigestore è probabilmente un business per chi lo gestisce essendo un impianto a bassa manutenzione. In pratica è una sorta di grande vasca di compostaggio dove vengono fatti marcire i composti umidi della raccolta differenziata, gli scarti delle lavorazioni alimentari, ecc., con dei batteri digestivi artificialmente immessi. Un biodigestore funziona normalmente con materiale “nuovo”, selezionato, perché gli scarti o i rifiuti idonei ad un biodigestore sono difficili da stoccare per cui non ci deve essere il benché minimo residuo di plastica, alluminio, o altro materiale inadatto ad essere "digerito" dai batteri. Schematicamente un impianto che produce biostabilizzato da rifiuti prevede dapprima la vagliatura con separazione di una parte grossolana e poco fermentescibile, costituita ad esempio da carta, cartone, plastica, metalli, vetro, ecc., e di una parte ricca di sostanza organica e altamente fermentescibile. Pertanto, per abbattere i costi di esercizio, è assolutamente indispensabile alla base una raccolta differenziata che sia la più alta possibile in termini percentuali (>65%). All'interno della vasca, dei batteri metanigeni fanno fermentare i composti e produrranno biogas che, tramite una proporzionata prossima centrale, restituirà energia elettrica. Il biogas non bruciato potrebbe venire probabilmente stoccato all’interno di gasometri per poi essere all’occorrenza eventualmente immesso nella rete del metanodotto urbano. Per ogni megawatt di energia elettrica prodotto si possono alimentare oltre 400 famiglie.

Una volta introdotta nel biodigestore, la biomassa inizia la digestione anaerobica, stazionando nell'impianto per un periodo della durata media di 2 mesi. L'impianto funziona in continuo per 24 ore al giorno per tutto l'anno. Il processo di produzione di biogas mediante digestori anaerobici è un processo di conversione di tipo biologico che avviene in assenza di ossigeno e consiste nella demolizione, ad opera di microrganismi, di sostanze organiche complesse (lipidi, protidi, glucidi) contenute nei vegetali. Introdotto in un apposito biodigestore, la biomassa avvia, senza necessità di alcuna operazione additiva, un fenomeno spontaneo di digestione anaerobica che dà luogo a un biogas composto per

Mi manda Cirone

Con l’onestà intellettuale che contraddistingue il lavoro di tutta la nostra redazione, anche l’articolista Oerre ha voluto, con il doveroso distacco e la naturale equità, esporre la nuova problematica che si è venuta a creare con la collocazione inequivocabile del biodigestore a Cornigliano. Come un dato di fatto, ne abbiamo elencato i pregi e i difetti. Un po’ come fa il glorioso mensile Quattroruote quando passa all’esame l’ultimo modello di automobile. Lo avrete certo notato. Al termine della prova su strada ecco la (temuta) pagella. “Molto bella la linea, un po’ meno il motore”. Oppure: “carrozzeria accattivante ma deludenti gli interni: non c’è il posacenere per i passeggeri dietro”. Bene. Così recita, ogni mese, la prestigiosa rivista. Poi sta al lettore. La decisione se comprare o Le ex aree a caldo indicate da Doria per meno l’ultimo modello, spetta solo ed costruirvi il nuovo biodigestore esclusivamente a lui. E’ lui che tira fuori i soldi. E qui il ragionamento si interromil 50% da metano dove, quest'ultimo, pe bruscamente. Non si possono più fare liberato delle impurità può costituire il paragoni fra il nuovo biodigestore e il carburante per dei normali cogeneratonuovo modello di auto. Sapete perché? ri che producono elettricità e calore. Perché a noi non è stato dato di scegliere. Il biodigestato residuo, ultimato il proIncredibilmente. Ricorderete, per esemcesso di digestione, si presenta come pio, le giuste - e anche estenuanti - riuuna materia semiliquida, con una prenioni pubbliche, infiniti dibattiti civili, senza di elemento solido. Con un'apposul tracciato più idoneo per la gronda di sita apparecchiatura meccanica si provponente. Chi ha dimenticato la “gronda vede a separare la frazione solida, la alta”? Tanto alta che, dopo un incontro quale costituisce un ottimo concime pubblico, diventava “bassa” e che, dopo ammendante in quanto al termine del un ultimo micidiale approfondimento processo di fermentazione si conservacon i cittadini, si trasformava addirittura no integri i principali elementi nutritivi in “gronda media”. Per tacere della gron(azoto, fosforo e potassio) già presenti da “sotto” il Polcevera. Tutto quel pochisnella materia prima favorendo con ciò simo che nella nostra città è stato la mineralizzazione dell'azoto organico, “scelto”, lo è stato solo dopo lunghi e direttamente utilizzabile dalle piante. spossanti dibattiti pubblici cittadini. Solo Una parte della frazione liquida viene per il biodigestore non sembra sia così. Il reimmessa nei biodigestori per stabilizsindaco ha scelto, il sindaco ha deciso. zare la densità e la temperatura della Dove lo mettiamo? A Cornigliano. Fine. biomassa an cora in digestion e. Logico: c’è già il depuratore. Almeno per Ci risulta difficile immaginare un bioaltri 10 anni. digestore che non produca esalazioni Così che, se anche volessimo trarre un Oerre sospiro di sollievo alla notizia che il biomaleodoranti. Le materie prime stoccate, in attesa digestore finirà, che so?, alla Foce, in della "digestione", inizieranno il proces- Dati e argomentazioni liberalmente piazza Rossetti, non potremmo neppure farlo. so digestivo e potranno dare corso a tratti dal web. Moriremmo asfissiati. cattivi odori, oltre che a polveri?

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Il gas che origina la "digestione", per produrre energia, deve essere bruciato e sicuramente avverrà una uscita di polveri dai camini. L’aumento del traffico pesante sarà conseguenza inevitabile. Nell'impianto potrebbero confluire, con ogni probabilità, liquami da allevamenti, scarti di macellazione e altri rifiuti organici provenienti da non si sa dove. Il problema più inquietante (e sconosciuto) è rappresentato dall’ecosistema che potrebbe venire modificato dall’intrusione di batteri “sospetti” (il Polcevera e il mare sono vicini) per i quali, attualmente, non esiste ancora uno studio particolareggiato che ne determini le possibili concause. Comunque, per completezza dell’informazione, pensiamo sia corretto anche parlare di possibili vantaggi in quanto si potrebbero contrattare minori costi per i corniglianesi per l’energia elettrica, la tassa sulla spazzatura e minori tributi in termine di IMU. I cittadini (potranno?) richiedere in contropartita la costruzione, nelle aree dismesse dalla siderurgia, di un parco urbano con annesso centro sportivo. Infine, con la costruzione di un impianto di teleriscaldamento, che potrebbe collegarsi a quello già esistente del CAE, si potrebbero alimentare diverse centinaia di famiglie che non farebbero più uso delle loro caldaie domestiche per riscaldarsi e produrre acqua calda. Tutto questo a condizione che vengano usate tecnologie di ultima generazione e non, come nel triste caso del depuratore di Campi, installato quando era già una tecnologia obsoleta. A proposito mi sovviene forse il primo incontro con i cittadini di Campi dall’allora assessore alle acque (non ricordo il nome) quando si volle costruire lì il depuratore. Di fronte ad una partecipatissima assemblea pubblica il malcapitato esordì dicendo: “Vedete, cari cittadini, i miasmi provocati dai liquami…”. Fu subito bruscamente interrotto da uno dei presenti che gli gridò: “Demughene di nummi, assessure, ma a l’è sempre merda”. Volutamente non traduco e non commento.

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A cosa serve Cornigliano. Dall’accordo di programma 75 mln di euro Merlo (Autorità portuale): ne utilizzerei una parte per acquistare la Fiera “Spostare i 75 milioni di euro dell’accordo del 2005 sulle aree Ilva di Cornigliano per investire sul nuovo distretto internazionale della nautica che si verrebbe a creare alla Foce”. Dopo l’annuncio, giunto un mese fa da parte di Luigi Merlo, presidente dell’Autorità portuale di Genova («siamo pronti ad acquistare le ex aree Fiera»), l’idea è in cerca di basi solide per svilupparsi. Il presidente dell’Authority aveva già detto di avere a disposizione 15 milioni di euro derivanti dal meccanismo di spartizione di quell’1% di Iva dei traffici destinato agli investimenti sugli scali a terra. Quanto basta per arrivare (con un mutuo) ai circa 19 milioni indicati dalla valutazione degli spazi ex Fiera (i piazzali sui quali sorgono il Palasport, il padiglione C e la palazzina degli uffici). Poi c’è il grattacielo ex Nira, per il quale il Comune vuole altri 13 milioni. Merlo risponde: «Ci abbia-

mo pensato: ho 75 milioni di euro da spendere su Cornigliano ma ho già più volte dichiarato di voler ridiscutere l’accordo di programma. Ne utilizzerei almeno parte alla Foce. Inoltre vantiamo un buon avanzo di bilancio, arriveranno diverse decine di milioni di euro dalla cessione della nostra quota dell’aeroporto e il progetto non faticherebbe a trovare capitali privati da gestire col project financing». Questi temi sono stati riportati da Merlo immediatamente al sindaco di Genova, Marco Doria, nel corso di un incontro che si è tenuto al sesto piano di Palazzo Tursi. “Nel corso del colloquio Merlo ha ribadito l’impegno di Autorità portuale a confrontarsi con l’Amministrazione comunale per contribuire a un disegno coerente e coordinato di trasformazione urbana - spiega una nota diffusa dal Comune –. Il presidente di AP ha espresso

al sindaco la disponibilità a intervenire anche nella proprietà della porzione di area ex fieristica”. Il sindaco è tentato dall’accettare un’immediata risoluzione dei problemi, mentre il suo vice e assessore all’ Urbanistica, Stefano Bernini, ex presidente Municipio VI

Le ex aree a caldo dell’Ilva in una foto del 2005

medio ponente, ritiene poco fa t ti bi l e la propos ta dell’Authority. Quindi: a disegnare il futuro dell’area più appetibile della città non sarebbe più il Comune, ma il porto che si affiderebbe alla firma di Renzo Piano che già affrontò la

tematica a lui cara del water fron t nell ’ormai famoso “affresco” dell’era Vincenzi/ Burlando I°, e a quel che resta dei milioni dell’accordo di programma sottoscritto nel 2005. Almeno Cornigliano può servire a qualcosa. Se non altro, per il bene della città. Vediamo come la delegazione verrebbe ripagata. Sulle aree liberate dall’Ilva a Cornigliano e ora restituite all’Autorità portuale, Merlo risponde: «Come verranno utilizzati i 140 mila metri quadri di aree per il porto? 70 mila andranno per autoparco (sponda destra), strada a mare e sopraelevata portuale. Gli altri 70 sono per l'industria, a meno che il fangodotto che porterà gli scarichi al nuovo depuratore non ne tolga altri 20. Comunque, andremo in gara, ma il fatto è che già oggi ho richieste dal mondo delle imprese per almeno 300 mila metri quadri». Torniamo sull'accordo di programma.

«Non è una guerra di religione - ribadisce Merlo alla stampa–. Ma è un fatto oggettivo che lo scenario sia cambiato e quindi chiedo di sederci attorno a un tavolo per discutere». Novità intanto sul fronte infrastrutture. Sono partiti i lavori per il ponte di cantiere sul Polcevera della strada urbana di scorrimento. Sviluppo Genova ha consegnato i lavori all'impresa appaltatrice e con quest'opera si potrà mantenere un collegamento diretto fra la sponda destra e la sponda sinistra del Polcevera visto che l'attuale "ponte basso" (il ponte del Papa) dovrà essere demolito. Ponte quindi a due campate, lungo quasi 100 metri e con una piattaforma stradale di più di 10 metri di larghezza, costo 1,6 milioni di euro e sarà realizzato in sette mesi. «Questo ponte potrebbe essere addirittura alternativo alla sopraelevata portuale» conclude Merlo. Enrico Cirone

Ilva, contratti di solidarietà in scadenza: si attende la risposta del Governo Manganaro (Fiom-Cgil): ad ottobre tutti dentro. Con le buone o con le cattive La situazione per l’Ilva di Cornigliano resta incandescente. I lavoratori rischiano di dover fare nuovi sacrifici, il mese prossimo, quando scadranno i contratti di solidarietà: il 30 settembre. E si aspetta una convocazione da parte del Governo che tarda ad arrivare. Poi, senza un intervento ad hoc, non potranno essere prorogati e non ci saranno nuovi ammortizzatori sociali. Non nasconde la sua preoccup a z i o n e s u l l a v i c e n da l’assessore regionale al Lavoro, Enrico Vesco: “Aspetto la convocazione con maggiore ansia dei sindacati. Sono molto preoccupato anche per la tensione che ho visto nelle ultime manifestazioni. Ricordo che ho portato più volte la mia preoccupazione al ministero del Lavoro”. La ricetta per garantire conti-

nuità di reddito ai 1750 lavoratori genovesi non è tuttavia semplice. Il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, ha inviato al premier Matteo Renzi una lettera riassumendo la storia dell’Ilva di Genova (a partire dall’accordo di programma del 2005 quando venne spento l’altoforno del ciclo a caldo), con vantaggi per tutta la città (come riportato nell’articolo precedente) ma anche con precise garanzie di continuità di reddito per i dipendenti. Nelle scorse settimane lo stesso Burlando aveva ipotizzato regole speciali per lo stabilimento Ilva di Cornigliano come per esempio una cassa in deroga pagata però mensilmente. Ma l’ipotesi non ha convinto la Fiom: “La cassa in deroga – ha analizzato il segretario genove-

se Bruno Manganaro – viene pagata dall’Inps con ritardi di mesi e difficilmente per l’Ilva potrebbe essere studiato un meccanismo mensile. Non solo, i contratti di solidarietà hanno garantito un questi anni un reddito per i lavoratori molto più ‘vicino’ allo stipendio percepito di quanto non avverrebbe con la cassa in deroga”. “A questo punto – ha spiegato Vesco – sarebbe opportuno che la palla passasse direttamente al Governo perché la ricerca di una soluzione è molto complicata. La richiesta dei sindacati è legittima”. Intanto lo spettro di un settembre bollente è prossimo. “Governo e Regione non scherzino con il fuoco e fissino un incontro entro i primi di settembre, sennò la protesta esploderà” ammonisce ancora

Bruno Manganaro. “Dal primo gliano, torneranno tutti in fabottobre, senza un provvedi- brica. mento del Governo i dipenden- Con le buone o con le cattive ”. ti dello stabilimento di CorniSalvatore Pilotta

Cornigliano, luglio: i lavoratori dell’Ilva in piazza


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Generazione ‘96. Cassetti pieni di sogni Da indossare in ogni stagione

Vivere a Cornigliano Sì, certo: ma quanta pazienza ci vuole?

“Dovete inseguire i vostri sogni”. Fosse facile. Uno si fa dei sogni, tutti noi ne abbiamo un nostro cassetto personale, e quella è roba sua, di cui magari parla anche poco perché si spera sempre che le cose si avverino solo se non vengono dette. Oppure perché in fondo la gente rovina sempre un po’ tutto e si finirebbe col sentirsi sminuire. Allora, va a finire che te lo tieni per te, quel sogno, e questo ti fa anche sentire un po’ importante perché finalmente anche tu hai un segreto (come tutti gli altri del resto). Un po’ come “quello che farò da grande”. C’è gente che sogna di salvare il mondo, di aggiustare auto, di diventare un calciatore, una modella, uno scrittore, un giornalista, un cantante, una ballerina, un cuoco, una conduttrice, un barista, un ingegnere nucleare, un chimico, un bancario, un mantenuto e chi più ne ha più ne metta. Tu cresci e coltivi il tuo sogno, solo che poi arrivi ad un certo punto in cui la vita ti guarda e ride e non ci sta. Così, senza scrupoli, lei prende una strada che non è proprio quella che volevi tu. E’ un po’ infida, la vita. E’ un po’ come quando capisci che Babbo Natale non esiste. Ok, stai crescendo, ma è pur sempre un mito caduto. Ho conosciuto baristi laureati in filosofia, ma anche professori che avrebbero voluto lavorare nelle ferrovie, sui treni, e che mentre spiegano e magari per caso passa un treno si bloccano e lo guardano perché, porca miseria, quanto vorrebbero esserci sopra. “Prof, io farò lettere!” ho annunciato un giorno, dopo una lezione. “Anche se ‘il “I sogni qualcosa valgono. I sogni sono armi e bisogna lottare dopo’ è un per loro”. Illustrazione di Adriano Sanna buco nero”. “Qualcuno dovrà pur fare ciò che faccio io, no?” mi ha risposto. E mi sono ritrovata a pensare che considerando l’età della pensione al giorno d’oggi le probabilità si fanno esageratamente basse. C’è chi lavora perché non studia e chi lavora proprio perché studia, ma in entrambi i casi chi lavora ha fortuna e chi riesce ad ottenere il lavoro che voleva è un miracolato. “I ragazzi d’oggi non hanno voglia di fare nulla”. Possibile che alcuni siano così, come d’altronde in tutte le epoche e non solo nel 2000, ma è vero anche che c’è poca possibilità di dimostrare il contrario. Bisogna sapersi accontentare, avere voglia di imparare e di mettersi alla prova, certo, ma sarebbe anche un buona cosa che un ragazzo, dopo anni di studio, riuscisse a trovare un posto di lavoro adeguato agli studi che ha fatto. Tempi duri per i sognatori, insomma. Credo che comunque stiano le cose in questo momento, i sogni qualcosa valgono. I sogni sono armi e bisogna lottare per loro.

Ci sono momenti in cui, per descrivere determinate situazioni, si ricorre persino alle reminiscenze del latino. Per Cornigliano, più del generico e onnicomprensivo “mala tempora currunt” varrebbe, adoperare il “quousque tandem”, con cui il buon Cicerone iniziò per mettere con le spalle al muro un signore un po’ rancoroso di nome Catilina: “a chi giova, o Catilina…”. Soltanto che ci manca, appunto, il Catilina di turno, o meglio: i Catilina sono diversi e inafferrabili. Poi l’invettiva ciceroniana è anche vagamente minacciosa, lascia intravedere possibili gravi conseguenze. I corniglianesi, la pazienza l’hanno persa da tempo, sostituita da una cupa rassegnazione; inoltre non hanno armi da far valere. La caduta verticale del quartiere procede inarrestabile. Giorni fa sono state notate, sul lato destro della strada, poco sopra la stazione ferroviaria, alcune donnine, o “lucciole” che dir si voglia (anche se erano solo le 17 del pomeriggio). Una “offerta” già presente all’estremità est del quartiere, di cui faremmo volentieri a meno. Descrivere poi la situazione dei Giardini Melis, che rappresentano un po’ il cuore del quartiere, è arduo: sporcizia ovunque, biciclette Giardini Melis, nuove transenne sfreccianti, pallonate da diverse provenienze, odori di varia natura, cingono Villa Serra piccoli bivacchi, bottiglie vuote ovunque, diverse panchine sprovviste delle componenti in legno e ridotte allo scheletro in ferro. Al centro, dominante, Villa Serra, circondata da ogni genere di rifiuti e erbacce, il cui accesso, con il cedimento in molte parti dei teloni protettivi, è ormai libero per giochi e soggiorni di vario tipo. E’ sempre presente, nei giardini, una moltitudine di persone, adulti e bambini, in gran parte sudamericani, ma anche i nomadi del vicino centro di accoglienza. Italiani pochissimi. Pare che escano prevalentemente all’alba e che incontrandosi si abbraccino. In cotanto squallore una nota positiva: chi deve espletare un bisogno fisiologico non è più costretto a nascondersi come un ladro dietro un cespuglio. Gli strappi nei teli consentono di farsene riparo e riemergere poi alleggeriti con un sorriso di legittima soddisfazione. Dopo i due recenti, affollati cortei di protesta, si immaginava che avvenisse un segno di distensione, lo stesso fenomeno che di solito si verifica nei giorni precedenti le elezioni: ripresa dei lavori, taglio delle erbacce, potatura dei rami, pulizia non solo dei viali ma anche delle zone erbose. Niente di tutto ciò. A questo punto, al di là della pazienza, delle proteste, della stessa rassegnazione, penso che l’atteggiamento più giusto per i corniglianesi sia quello del completo disinteresse verso quello che accade e chi ne sia l’artefice. La speranza è che questo “sparare sulla Croce Rossa” divenga alla lunga stucchevole anche per coloro che da anni si esercitano nel farlo.

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Post scriptum "Mi raggiunge in vacanza la bella notizia dell'inizio dei lavori ai Giardini Melis. Si tratterà poi di preservarli con la pulizia giornaliera e soprattutto con una severa sorveglianza dei comportamenti umani. La speranza è che anche gli altri problemi (depuratore, moschea, nomadi, biodigestore e ospedale) trovino una soluzione accettabile per il quartiere".

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Marta Fasulo

Mauro Gandolfo


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Cornigliano: i cittadini segnalano cosa non va nella delegazione

Coronata: il tratto di Monte Guano franato da circa due anni

Via San Giacomo apostolo è lasciata in un totale stato di abbandono

Coronata, il piazzale del Santuario: nella sua porzione a nord est, in occasione di forti piogge, molto spesso si allaga

L’area ex Dufour da oltre un anno, a causa di un cantiere per la costruzione di box interrati, non è praticabile causando disagi alle famiglie

BAR CAFFETTERIA

Riceviamo, e molto volentieri documentiamo con le nostre foto, alcune situazioni di degrado, abbandono ed incuria, che riguardano il nostro quartiere. Alcuni residenti di Coronata ci segnalano che il piazzale del Santuario, nella sua porzione a nord est, in occasione di forti piogge molto spesso si allaga provocando danni alle auto in sosta in quel punto. Gli stessi cittadini ci informano di aver più volte segnalato il problema agli amministratori ma nessun intervento è stato eseguito ad oggi. Sempre da Coronata, altri ci ricordano del tratto di Monte Guano franato da circa due anni e del quale abbiamo più volte riferito sulle nostre pagine. Sul luogo vennero collocate a suo tempo due barriere new jersey, tutt’ora presenti insieme con una rete protettiva (per chi?) di plastica arancione. Un’altra segnalazione riguarda l’area ex Dufour che da oltre un anno, a causa di un cantiere per la costruzione di box interrati, non è praticabile causando non pochi disagi alle famiglie in quanto, come si sa, rappresenta l’unico spazio pubblico disponibile attrezzato e presidiato al centro del nostro quartiere. L’ultima segnalazione raccolta nel mese di agosto, ci viene da alcuni residenti di via dei Sessanta e riguarda via San Giacomo apostolo lasciata in un totale stato di abbandono. Approfittiamo dell’occasione per ricordare che “ilCorniglianese”, unica testata indipendente del nostro quartiere e primo in Italia per tiratura e qualità dell’informazione tra i giornali editi dalle oltre seimila Pro Loco, nella consapevolezza dei propri limiti, continuerà a dar voce attraverso le sue pagine di qualunque situazione riferita dai cittadini degna di rilevanza. Ogni mese, dalla sua nascita, diverse copie del nostro giornale vengono puntualmente consegnate al nostro Municipio e portate quindi a lettura dei nostri amministratori che devono tenere conto delle istanze dei cittadini riportate. Ovviamente l’invito ai nostri lettori è di continuare ad evidenziare le cose che non vanno o che potrebbero essere migliorate nell’interesse dell’intera comunità. Considerate pure questo giornale come uno strumento a vostra disposizione per sollevare quelle problematiche civili che di continuo si manifestano nella nostra vita quotidiana. Oerre

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Dalle lavatrici degli anni ‘60 ai nuovissimi smartphone Da sempre al servizio dei clienti Quasi ai confini della delegazione, a duecento metri dalla stazione, andiamo a visitare il negozio di Elettrodomestici “2B” ma che tutti conoscono come “Soave”. Ad accogliermi i titolari Angela Borriello, e Tino Bergamasco, entrambi settantacinquenni. Il vostro negozio è conosciuto come Angela Borriello, Tino Bergamasco con Virginia, dietro Soave piuttosto di al bancone del loro negozio di elettrodomestici 2B. Perché? “E’ vero, noi come ha visto sul giornale siamo inserzionisti e abbiamo dovuto mettere nel nostro spazio “ex Soave”. Questo negozio nasce nei primi anni ‘50. Proprio da Soave, nel 1970, vengo assunta come commessa - risponde Angela - e nel 1995 diventiamo con Tino proprietari cambiando anche il nome: adesso siamo 2B, dalle due lettere iniziali dei nostri cognomi, ma con 2B non ci conosce nessuno: il nostro negozio viene individuato da tutti come Soave. Abbiamo anche una commessa, Virginia, 44 anni, mia nipote, anche lei aveva iniziato con Soave nel 1985 e naturalmente ha continuato con noi”. Cosa vendete? “Siamo in pratica l’unico negozio di elettrodomestici e casalinghi in zona: vendiamo casalinghi, materiale elettrico, articoli da regalo, telefonia ed altro”. Queste grosse catene di vendita nei centri commerciali vi hanno danneggiato? “Sicuramente sì, noi piccoli negozianti non riusciamo a stare al passo di questi grandi colossi, sia per il prezzo ed anche per la quantità di prodotto da proporre. Fino a dieci anni fa riuscivamo a vendere molti pezzi al mese: impensabile oggi riuscire a vendere le stesse quantità, per poter sopravvivere abbiamo dovuto integrarci in cooperative. Devo dire - risponde Tino - che l’idea di associarsi in cooperative l’aveva avuta anche Soave. Fu uno dei precursori proprio negli anni ‘60. Aveva capito che per proporre gli articoli al miglior prezzo bisognava associarsi, ed aveva creato , come qualcuno ricorda, la “Cogel” che altro non era che la Cooperativa Genovese Elettrodomestici”. Che tipo di clientela avete e che cosa proponete loro? “La nostra clientela è composta da persone prevalentemente anziane che hanno bisogno di interloquire con il negoziante. Si fidano di noi, la nostra politica era prima - e oggi lo è ancor di più -, di seguire il nostro cliente anche dopo la vendita. Le faccio un esempio. Se lei acquista una lavatrice non solo qui in negozio le spieghiamo le caratteristiche e i pregi, gliela portiamo a casa, le ritiriamo l’usato, le illustro il funzionamento e se lei, dopo un tempo lungo o breve che sia, ha bisogno di assistenza, ci trova sempre a sua disposizione. Tutto questo nelle grosse distribuzioni è impensabile. Naturalmente abbiamo dovuto allargare il così detto indotto delle tipologie di prodotti, siamo esclusivisti Wind per la telefonia, Sky per la tv, eseguiamo piccole riparazioni tv, radio, telefonia, piccoli elettrodomestici, abbiamo tutto per l’elettricità, proponiamo liste di nozze, duplichiamo telecomandi, insomma facciamo cose che la grande distribuzione non può fare, in pratica cerchiamo di dare risposta a qualsiasi richiesta. Fa anche parte della nostra clien-

tela il passante in macchina che proviene dall’autostrada, si ferma sul marciapiede compera e va via. Ne abbiamo parecchi”. Nel giro di poche settimane sono passati due cortei per protestare sul degrado di Cornigliano. Mi volete dare il vostro punto di vista? “Questa è una nota dolente - risponde Angela - e mi riferisco principalmente ai nomadi o rom. A proposito: ho avuto due esperienze negative, sono entrati dei rom con bambini e mentre gli adulti parlavano con noi, i bambini mi hanno rubato la borsa e non le dico cosa mi hanno portato via, meglio non pensarci, poi una rom ha fatto come i prestigiatori: ha fatto sparire un telefono che poi fortunatamente ho recuperato. Aggiungo che proprio per questi motivi nel negozio devono sempre essere presenti due persone, quindi bisogna che i politici locali e il Comune facciano qualcosa e pongano fine a questo degrado, non ne possiamo più e continueremo con la protesta fino alla risoluzione del problema”. Questa è una delegazione multietnica. Ha clienti di altre etnie? “Certamente sì e aggiungo - risponde Tino - sono ottimi clienti da qualsiasi nazione provengano, educati e precisi con i pagamenti”. Oggi vanno molto i pagamenti rateizzati, tramite finanziarie. Nelle delegazioni, specie nei negozi come il vostro un po’ di anni fa si usava la rateizzazione con cambiali, come ricorda quel periodo? “Con molta nostalgia, sì, perché il rapporto con il cliente era diverso, avevamo clienti che con una stretta di mano ci chiedevano di rateizzare il frigorifero piuttosto che la lavatrice, senza bisogno di finanziarie o altro, tutti i mesi portavano il denaro senza saltare una rata. Oggi questo non si può fare: e dobbiamo usare questo freddo rapporto che è la finanziaria”. Cosa ne pensate del nostro giornale? “Ne pensiamo bene, tanto è vero che siamo inserzionisti: lo troviamo gradevole e con molte notizie, in particolare riguardanti la futura riqualificazione del territorio. E’ uno strumento che unisce la delegazione”. Carlo Guerra

Angela Borriello (a sinistra) con la nipote Virginia. Angela iniziò a lavorare come commessa nel negozio di Cornigliano. Era il 1970

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Grandi, piccole donne forti di

Guido Pallotti

Del maschio Romilda non aveva assolutamente nulla. Era alta di statura, mora e formosa, il suo fisico statuario sprigionava un intenso sex appeal, ogni lineamento del viso, era così ben assemblato da renderla avvincente, in più quella magnifica opera d’arte era completata da un dato somatico intrigante: un occhio era impercettibilmente strabico e di un bel colore blu intenso, l’altro era invece giallo arancione, che quando s’infuriava, prendeva il colore infuocato del sole al tramonto.«Quande ti t’encassi te vêgnan i oggi rosso e bleu da Genoana.» Le diceva Jimmy per ticcognarla. Il parto travagliato di sua madre, con la quale s’erano sistemate nella casa dell’amante, un calzolaio ubriacone, aveva avuto come triste epilogo la morte della donna e la venuta al mondo di un bimbo, Ferruccio al quale, oltre alla sfortuna d’essere nato orfano e con un padre snaturato, s’era aggiunta quella d’ammalarsi di poliomielite all’età di tre anni. L’uso della gamba destra e del braccio opposto era compromesso al punto che in casa si spostava con l’aiuto di un girello, mentre per uscire aveva bisogno della stampella e del bastone, che con l’andare degli anni avevano contribuito a deformare ancor più il suo corpo già duramente mortificato. Del neonato s’era presa cura Carla, la madre di Liliana, che non voleva intaccare il patrimonio che teneva alla posta, così lei e Romilda erano cresciute insieme, amandosi fin dalla più tenera età e volendo bene allo sventurato fanciullo. Il vero sciagurato era però il patrigno di Romilda, che oltre ad avere sempre disatteso l’impegno preso con Carla, di retribuirla perché accudisse ai due bambini, quand’era ubriaco, provava a prendersi certe libertà che lei proprio non tollerava e poiché le schifose proposte di quel debosciato le davano il voltastomaco, aveva deciso di non frequentare più quella casa, anche perché nel frattempo aveva ricevuto un nuovo vaglia con altre mille lire. Sarebbe stato l’ultimo, la lettera di ringraziamento che aveva spedito all’indirizzo di Trapani, era ritornata indietro imbustata, insieme con un foglietto con su scritto “PUTTANA”. La carta era imperniata del profumo della sua ex padrona, aveva così capito che Lillo, il padre di Liliana e suo benefattore, quasi certamente era morto. e che da quel momento, non avrebbe più potuto contare sul suo aiuto. Aveva allora portato con sé i tre bambini, facendo da madre anche a Romilda e Ferruccio. Erano così trascorsi otto anni, che il loro genitore aveva passato in prigione, perché sorpreso a compiere atti di libidine con un ragazzo mentalmente ritardato. Il laido, una volta scarcerato, mostrandosi pentito, aveva attirato con l’inganno la figliastra decenne in casa sua e l’aveva stuprata, continuando in seguito ad abusare di lei, terrorizzandola e minacciando d’ucciderla se avesse rivelato quel segreto. Romilda s’era confidata soltanto con Liliana, fra le sue braccia aveva trovato conforto alle torture che subiva nel corso dei continui rapporti, ai quali lui la sottoponeva. Poi il turpe individuo aveva voluto provarci pure con la gracile Lilli trascinandola in casa sua. Romilda s’era insospettita, li aveva seguiti sorprendendolo di fronte alla bambina sgomenta. Aveva allora impugnato a due mani il treppiede da ciabattino e l’aveva colpito con tutte le sue forze alla nuca, facendolo stramazzare. L‘occhio di Romilda s’era fatto incandescente nel vedergli il pene eretto fuori delle brache. Allora, in un attimo aveva rivissuto le fitte lancinanti, i dolori delle botte, gli insulti, che era stata costretta a subire. Sul fornello c’era l’acqua che bolliva nella pignatta, la fanciulla l’aveva afferrata per i manici e pur scottandosi, gli aveva scaraventato il liquido sull’osceno sesso e sulla pancia: il maiale neppure s’era mosso. Romilda, ritornata finalmente in sé, aveva fatto rivestire la stravolta Liliana, poi erano uscite con cautela e, non viste, erano ritornate all’abitazione di Carla, dove avevano trovato Uccio che le aspettava irrequieto nel girello. Se l’erano portato nel lettone grande, ponendolo fra di loro, solo allora avevano pianto e lui, senza saperne il motivo, s’era unito alla loro sofferenza. L’avevano allora subissato di baci. Il loro affetto gli faceva dimenticare la sua sciagura. La notizia di poche righe, debitamente ripulita dalla censura fascista, che il Secolo XIX riportava il giorno seguente, parlava di un noto pedofilo, trovato nella propria abitazione moribondo e gravemente ustionato. S’intuiva che in stato d’ubriachezza si fosse rovesciato addosso dell’acqua bollente, e che cadendo avesse battuto la nuca su un oggetto metallico, rinvenuto vicino alla sua testa. C0ntinua

di

Alvaro Filippo Michelon

Stavo scendendo le scale dell’istituto “ Devoto” di corso Genova. Erano le sei del mattino e all’esterno un tiepido dicembre seduceva gli abitanti di Lavagna sul fatto che quello avrebbe potuto essere l’unico anno senza inverno. Ovviamente si trattava solo di un illusione: era in arrivo una perturbazione dalla Siberia , diretta sull’Italia, che avrebbe fatto scendere di parecchio la colonnina di mercurio. Quando mi trovai nell’atrio dell’entrata, scorsi il collega preposto al controllo che si era assopito. Aveva le braccia sulla scrivania e la testa su di esse. Quella visione mi fece ricordare quando, oltre 60 anni prima, le suore dell’asilo mi costringevano al riposino dopo pranzo mentre io avrei voluto giocare a pallone nel cortile. La notte per alcuni era dura. Per me non lo era mai stata. La notte, per me, era una sorta di estensione diurna all’interno della quale c’era solo meno luce e più silenzio. Decisi di non disturbare il collega e alzando lo sguardo vidi che le uniche a seguirmi erano le tre videocamere della sicurezza. Allungai il braccio sulla scrivania e con le dita cercai l’interruttore per aprire il cancello all’esterno. Il ragazzo ronfava in maniera ritmica e a tratti , con la lingua, riprendeva la saliva che gli si era depositata sul labbro inferiore. Con un passo lento e silenzioso varcai la soglia dell’istituto e richiusi il cancello alle mie spalle. Mi incamminai verso la passeggiata in riva al mare. Non avevo voglia di tornare a casa. Nessuno mi aspettava. Quando arrivai davanti al mare inspirai ed espirai come mai avevo fatto. Il mare era mosso e, a tratti, sembrava essere risucchiato e ributtato al largo proprio da quella mia forzata respirazione. Diedi un’occhiata alla costa e scorsi le luci di Portofino. C’ero andato un paio di volte nella mia vita ma non era scattato nulla tra noi. All’orizzonte, le luci di una nave da crociera stavano scivolando verso est in qualche posto caldo del mediterraneo. Scorsi una panchina e mi sedetti. Poi, come tutte le volte che mi trovavo in quella posizione, iniziai a pensare. I miei ricordi partivano tutti, chissà perché, da quando all’età di 49 anni avevo deciso di cambiare radicalmente la mia vita decidendo di frequentare corsi che mi avrebbero qualificato ad esercitare l’assistenza agli anziani. Mi ricordavo anche che in quel periodo non mi ero mai posto il problema del “diventare vecchio e malato”. Ero sempre stato uno scavezzacollo, con un ottimo lavoro che mi permetteva di guadagnare bene e di girare il mondo continuamente perso dietro a qualche gonna semplice da sfilare e altrettanto facile da abbandonare nella biancheria sporca. Poi era arrivata lei. Una donna minuta, intelligente, forte come un leone e timorata di Dio che mi spiegò che l’aver timore non significava aver paura ma rispettare, con profonda riverenza il Creatore, insieme ad un sano terrore di dispiacergli. Ma era stato proprio Dio ad “incastrarmi”. Mi aveva fatto conoscere altre mete; altri orizzonti. Mi aveva cambiato, filtrato, depurato e fatto vedere quanto di male avevo combinato insieme alle persone che avevo fatto soffrire. E proprio quando pensavo di aver messo le cose a posto con il genere umano, con una piccola ipoteca sulla mia salvezza eterna, un giorno squillò il telefono e qualcuno mi annunciò che sarei stato assunto in una casa di riposo per anziani. Da allora ho passato vent’anni spendendo una cospicua parte del mio tempo ad aiutare anziani malati, accompagnandoli verso la loro morte. Dei loro volti non ho più ricordi ma sento ancora su di me la loro angoscia che precedeva sempre il momento in cui dovevano lasciare questa vita. Ad un tratto qualcuno mi afferra delicatamente per un braccio. Alzo lo sguardo e vedo che il sole è sopra l’orizzonte e accanto a me c’è il ragazzo che, all’entrata dell’istituto, avevo lasciato dormire beatamente. Mi sussurra ad un orecchio che gli ho fatto prendere uno spavento terribile e di non farlo mai più se no perderà il suo posto di lavoro. Gli rispondo che non capisco poiché, una volta finito il mio turno di notte, sono libero di fare ciò che voglio. E poi sono anni che non faccio straordinari e non è mia intenzione iniziarli a fare proprio ora, alla mia età. Ma quello che mi dice, con estrema calma, mi fa ricordare che in quel luogo ci ho lavorato solo dieci anni. Dieci anni? E gli altri dieci? Sento come un colpetto nella mia testa e la parte ancora funzionante del mio cervello, quella non ancora colpita dalla malattia mentale, si mette in moto scodellandomi la realtà nella quale vivo e cioè quella di un paziente in fase terminale con delle piccole finestre di memoria attivate da decine di farmaci. Penso a questo mentre il giovanotto mi fa cenno di salire sull’autoambulanza. Il sole è ormai alto su Lavagna. So per esperienza che anche quelle piccole finestre, prima o poi, si chiuderanno confinandomi in un mondo all’interno del quale nessuno potrà mai più entrare. Quando torno al Devoto mi accompagnano in una stanza. Una infermiera mi mette in mano un farmaco e mi dice gentilmente di ingerirlo. Mi volto verso il comodino e vedo la foto di una donna piccola e minuta che mi guarda felice. Quanto mi è mancata in tutti questi anni! Accanto alla foto c’è la mia vecchia Bibbia. La apro e lascio che mi si schiuda davanti agli occhi come in un sorriso, concedendomi, per l’ennesima volta, forse per l’ultima, di trovare conforto in lei.


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Personaggi: Remigio Casteggini, una vita per i tram Quando, 50 anni fa, furono eliminati i tram da Sampierdarena a Voltri, fu la 796 l’ultima vettura su rotaie ad entrare nel vecchio deposito di Sestri poco dopo la mezzanotte del 25 maggio 1964. Il tram apparteneva alla serie 751-800, progettata alla fine degli anni Venti dal valente tecnico dell’UITE (antenata di AMT) Remigio Casteggini. Emiliano di nascita, ma genovese di adozione, Casteggini (alcune fonti lo citano con Casteggini al tavolo una sola “g”) era stato assunto nel 1895 dalla Compadi lavoro nel 1963 gnia Francese dei Tramways, passando subito dopo all’UITE che si costituiva proprio nello stesso anno. In azienda, Casteggini si afferma subito come progettista di valore e nel 1932, nonostante il raggiungimento dell’età della pensione, viene trattenuto in servizio. La realizzazione del tram che prenderà il nome del suo progettista (la vettura “Casteggini”) è di pochi anni prima: è un periodo di intenso rinnovamento per la viabilità e il trasporto pubblico genovese. Nel 1928 vengono riaperte le due gallerie tra la Zecca e Portello e tra Portello e Corvetto, ampliate per consentirne il transito anche ai mezzi privati, nel 1929 si inaugura la nuova via di Francia sulla quale trova spazio a centro strada la sede tranviaria, mentre nuove tecnologie portano all’automatizzazione degli scambi tranviari e all’adozione di pulsanti elettrici per la prenotazione delle fermate in sostituzione di cinghie, trombette e fischietti. Nello stesso anno, si inaugurano due nuove ferrovie locali, la Guidovia per il Santuario di Nostra Signora della Guardia (soppressa il 31 ottobre 1967) e il trenino di Casella (oggi fermo, ma si sta lavorando per la sua riattivazione). In campo tranviario, le aziende di grandi città italiane, come Roma e Milano, stavano introducendo moderne vetture a carrelli, e dunque, per non essere da meno, l’UITE affida a Casteggini la progettazione del primo tram genovese a carrelli. Un gioco da ragazzi per uno come lui, che così racconta l’evento in un’intervista del 1963. Progettai la vettura nel 1925. In verità non era il mio primo progetto, ma era il primo sul quale avevo lavorato in esclusiva. La costruzione fu iniziata nel 1928 e la prima vettura (il prototipo 387, n.d.r.) fu pronta nel 1929. Il 15 novembre dello stesso anno avvenne il collaudo ed il 30 la vettura faceva la sua prima comparsa sulle strade di Genova. Il tram Casteggini fu realizzato in 103 esemplari, e una sessantina di essi rimasero in servizio Vettura soprannominata fino al 25 maggio 1964, quando nel Ponente cit"due camere e cucina" 1703 tadino i tram dovettero cedere la strada agli au-

tobus. Ma Casteggini dette il meglio di sé quando si trattò di rimettere insieme, alla fine della seconda guerra mondiale, un parco tranviario decimato dagli eventi bellici. Eccolo dunque, ultrasettantenne, a progettare i cosiddetti “derivati tranviari”. Da vecchi convogli formati da motrice e rimorchio, furono realizzate spaziose vetture articolate per far fronte alla crescente domanda di mobilità sulle nostre strade. Tra il 1949 e il 1955, vanno su strada 30 vetture serie 1200, 78 Il tram Casteggini fu realizzato vetture serie 1600 e 15 vetture serie 1700. Queste in 103 esemplari ultime, soprannominate per la loro conformazione, “due camere e cucina”, avevano una capacità di 153 passeggeri, e viaggiarono esclusivamente sulle linee di forza di Ponente, in particolare sull’1 (Caricamento-Voltri). Nel 1963, Casteggini, ormai 92enne, è in pensione ma è ancora seduto al tavolo di lavoro a progettare nuovi tram, mentre l’amministrazione comunale dell’epoca e l’UITE si apprestano a varare una vasta trasformazione del servizio – definita “operazione rotaie” – che avrebbe portato nel giro di pochi anni alla scomparsa totale del tram dalle strade di Genova. Siamo così all’epilogo, non solo per i tram, ma anche per Remigio Casteggini che non vede di buon occhio lo smantellamento di quello che lui per tutta la vita aveva contribuito a creare, a migliorare, a mettere a punto. Quando, il 28 giugno 1964, l’UITE ritira dal servizio la serie 1700, Casteggini si arrende e, per una fatale coincidenza, in quello stesso giorno, vola in cielo insieme ai suoi “due camere e cucina”. Un’altra azienda, che avesse a cuore la sua storia, avrebbe ricordato questo straordinario personaggio magari intitolandogli una delle sue rimesse… ma si sa, in AMT non c’è posto per il passato (e a dire il vero neanche per il futuro). Ma ci piace pensare che un giorno nella nostra città torneremo a vedere il tram. In attesa di definire il progetto per nuove e moderne tranvie, ed allinearci così alle 257 città europee dove il tram è una apprezzatissima realtà, cominciamo fin da ora a suggerire di intitolare a Remigio Casteggini il nuovo deposito che ospiterà i nuovi veicoli su rotaia. Glielo dobbiamo, con immensa gratitudine. La vettura Casteggini 796 Fiorenzo Pampolini

(ultimo tram del Ponente)

On the road, storie di strade: via Gaetano “Nino” Cervetto Otto cacciabombardieri americani iniziarono un’azione massiccia rivolta ad un accantonamento di bersaglieri nazisti, ma sopraggiunsero in loro aiuto i rinforzi tedeschi che determinarono la ritirata della brigata d’assalto. Nino Cervetto fu catturato e percosso da reparti nazifascisti, umiliato e deriso dal capitano Borroni e senza cedere a nessuna intimidazione, reagì con orgoglio e fierezza, ma il 10/3/1945 venne ucciso con tre fucilate da un sergente nemico (dei bersaDa via Cornigliano parte via Cervetto glieri). La sua bara avvolta nella bandiera tricolore fu tumulata nel cimitero di Bajardo con tutti gli onori militari e per il suo coraggio venne insignito di medaglia d’argento.

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Rosanna Robiglio

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Via Gaetano Cervetto è la parte centrale dell’antica via Romana che collegava Sampierdarena a Sestri comprendente anche via Muratori, via dei Domenicani e via Tonale. Gaetano Cervetto, soprannominato Nino, nacque a San Quirico di Genova l’11/8/1925 e, attraverso i dati tramandati dall’ANPI, si scopre in lui un volonteroso, instancabile e coraggioso giovane combattente che, come molti altri suoi compatrioti, volle mettere al servizio della Patria i valori della libertà e della democrazia ponendoli al di sopra di ogni cosa, anche a costo della sua incolumità. Nino Cervetto, destinato alle dipendenze del distaccamento armi pesanti della 5^ Brigata Liguria, prese parte a diverse azioni molto rischiose, tra cui un bombardamento avvenuto in suolo francese nei pressi di un deposito di benzina. Nel 1944 si ritrovò di fronte agli attacchi sferrati da truppe appoggiate dall’artiglieria tedesca e da carri armati Tigre, battaglia conclusasi con la ritirata di tutta la divisione in Piemonte. In quel periodo fu nominato furiere del distaccamento e con quel compito avrebbe potuto rinunciare ai combattimenti, ma imperterrito, nel 1945, proseguì la sua lotta partecipando alla battaglia di Bajardo, paesino arroccato sulle colline in provincia di Imperia, che diventò baluardo della resistenza partigiana.


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Il tempo che ha fatto

Per ogni occasione, per tutte le stagioni vince il gusto italiano per il gelato

odierne, è molto recente perché legato a fattori tecnologici quali l’attrezzatura di refrigerazione, chimici come la pastorizzazione e alla ricerca fisica sulla struttura dell’alimento. Tutto ciò, non 1

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sentori primari e dare “gusto di cotto” o non far rapprendere l’uovo se presente. Nei processi industriali segue l’omogeneizzazione e la maturazione della soluzione, in quelli artigianale e casalingo si passa direttamente alla gelatura e mantecatura. Il composto raffreddato, viene introdotto nella gelatiera, questa girando con la sua pala permette all’aria di essere inglobata nella soluzione e trattenuta grazie all’ abbattimento della temperatura, fino a che il risultato è una crema modellabile e servibile. Alla fine del processo, l’acqua contenuta negli ingredienti del gelato non risulta totalmente ghiacciata, quindi è opportuno conservarlo in congelatore, ed estrarlo per il tempo strettamente necessario al servizio. Qui la vostra fantasia potrà sbizzarrirsi decorando con biscotti, sciroppi, affogandolo, ma in liquidi freddi per mantenere inalterate le caratteristiche di freschezza. E a chi vi parla di abbinamenti, ricordate che a 5°C i sensi si anestetizzano, quindi il gelato va sciolto in bocca da solo per il piacere di grandi e piccoli che ricorderanno sempre l’estate.

Parole crociate a schema libero (G. Pallotti) Orizzontali: 1 Romanzo di Tomasi di Lampedusa - 12 Li subirono i primi cristiani - 13 La banca vaticana - 14 Città dello stato di Victoria (Australia) - 15 Rieti - 16 Nome di una ara - 18 Voce del verbo uscire - 20 Una pietra preziosa - 21 Vecchia marca di camion - 22 Ditta di Altamura specializzata in componenti dell’ industria alimentare - 24 Occupational Therapy - 26 Unità di misura tipografica - 28 Una dottrina - 30 Divertire - 32 Ditta specializzata in apparecchiature elettriche - 33 Africa Orientale 34 Urla - 36 Sicura - 37 Fiume del Lazio - 40 Ghiaccio a Seattle 42 Da origine al taoismo - 43 In provincia di Nuoro - 45 Tutto a Le Havre - 48 Antica città della Mesopotamia - 49 Branchia della psicologia. Verticali: 1 Da ricordare per sempre - 2 Vientiane ne è la capitale - 3 Nativo del Pireo - 4 Aviolinee Tedesche - 5 Autotreno - 6 Tre persone che cantano - 7 Un sottogenere del punk rock - 8 Si fuma - 9 La scrive il dottore - 10 Digital Object Identifier - 11 Una costellazione - 17 Un Ford dei fumetti - 19 Risalite dagli abissi 23 Arrabbiature - 25 Zio in spagnolo - 27 Serve per misurare 28 Uno dei palazzi attorno a Versailles– 29 Associazione Europea Disgrafie - 31 Arte a Londra - 35 Il gangster Capone - 36 Grande attore italiano - 38 Italia negli indirizzi e-mail - 39 L’attore Bova - 41 Centro Universitario Sportivo - 44 Associazione Sportiva - 45 Teramo - 46 Il dominio assegnato all'Uzbekistan - 47 Particella pronominale.

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Giorni di pioggia : 12 Giorni di sereno : 8 Temperatura minima : 19,1° C Temperatura massima : 26.9° C Questo mese, dopo un’estate per ora zoppicante e caratterizzata da molti giorni di tempo incerto elaboriamo un possibile scenario di come potrebbe iniziare il prossimo autunno. SETTEMBRE 2014: la prima decade sembrerebbe improntata ad una sostanziale tenuta della stagione estiva con bel tempo anticiclonico, sia pure con alcuni disturbi in Adriatico. Durante la seconda decade comincerebbe una fase nettamente più instabile, caratterizzata da un affondo depressionario importante e da un cambiamento stagionale anche abbastanza precoce con piogge e temporali a spasso per il Paese e un calo delle temperature. Nella terza decade del mese tornerebbe un po' di calma atmosferica sull'Italia con tempo buono e anche piuttosto caldo. Le temperature nel complesso rimarrebbero vicine alla media del periodo o solo leggermente superiori. Le precipitazioni risulterebbero nel complesso vicine a quelle che abitualmente si registrano nel periodo. A cura di Nicolò Scibetta www.meteoligure.it

SOLUZIONI

Quando si pensa all’estate, fra le molte cose viene sicuramente in mente il gelato; ma quando si pensa al gelato viene principalmente in mente l’estate. Questo dessert, con le caratteristiche

grasso generalmente la panna, e a volte si introduce semimontata, lo zucchero, un aromatizzante come vaniglia o vanilliFrancesco Prona. Le nuove copio, siciliano, fu il primo vero tecniche, gelatiere anche nei gelati casalinghi, consigliano di aggiungere lo 0,5% di sale e degli stabilizzanti che diminuiscono la tendenza a sciogliere il prodotto. Nei gelati a base di crema, naturalmente vi è presenza di uovo. Ottenuta la nostra ricetta e rispettando i dosaggi, la miscelazione degli ingredienti va eseguita con la sequenza liquido – solida rispettando le densità. Quindi prima acqua o latte, poi panna e uova; si intiepidisce e si aggiungono i grassi come il burro e gli aromi e i solidi come zucchero, vaniglia o vanillina, i gusti in purea o in polveri miscelando e non facendo rialzare troppo la temperatura. Gli elementi in polvere, vanno setacciati, la temperatura tenuta bassa per non perdere i

ORRIZZONTALI: 1 il gattopardo – 12 martirii – 13 ior – 14 moe – 15 ri – 16 pacis – 18 esce– 20 opale – 21 om – 22 atim – 24 ot – 26 om – 28 tantra – 30 ricreare – 32 aeg – 33 ao – 34 strida – 36 certa – 37 liri – 40 ice – 42 tao –43 lula – 45 tout – 48 or – 49 esistenziale. VERTICALI : 1 immemorabile – 2 laos – 3greco – 4at – 5tir – 6trio – 7 oi – 8 pipa – 9 ricetta – 10 doi – 11 orsamaggiore – 17 alan – 19 emerse – 23 ire – 25 tio – 27 metro –28 triaton - 29 aed – 31 art – 35 al – 38 it – 39 raul – 41 cus – 44 as – 45te – 46 uz – 47 ti

Riccardo Collu

è dovuto alla complessità di realizzazione del prodotto ma per garantire oltre alle caratteristiche organolettiche una garanzia di igiene alimentare assoluta. Basta pensare che oltre l’80% del gelato è prodotto industrialmente ed è reperibile dalla vicina latteria, al supermercato e anche nella ristorazione scolastica. L’antenato, il primo gelato, risale al X sec. dopo l’introduzione della canna da zucchero in Sicilia. Si realizzava mescolando e raffreddando una coppa immersa nel ghiaccio e sale. Il primo vero gelatiere fu Francesco Procopio, cuoco siciliano, che utilizzando un’attrezzatura creata dal nonno ottenne ottimi risultati. Trasferitosi in seguito a Parigi e iniziando ad utilizzare lo zucchero, perfezionò la tecnica tanto che nel 1686 aprì il prestigioso Cafè Procope. Ma tornando al prodotto odierno, industriale, artigianale o casalingo, vi sono alcune parti comuni e fondamentali per creare la ricetta e il risultato finale: una base, normalmente il latte, per gli intolleranti si usa estratto di soia variando tecnica. Il gusto, cacao, nocciola, o ciò che aggrada, un

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curiosità, giochi

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Dar da bere agli… Parola di Nella, la fontanella di piazza Massena

Ciao, ciao, cari amici di Cornigliano e lettori di tutta Genova ed oltre: buon rientro dalle ferie a chi è andato in paesi vicini o lontani e a chi è rimasto piantato qui come me, che ho continuato a lavorare anche ad agosto. Sono una fontanella, ma non una qualunque: la famosa Nella, la fontanella di piazza Massena. Mi descrivo in modo che possiate riconoscermi: il mio aspetto è quello di una signora datata, ma ancora fascinosa. Ho una testa dura di ferro pieno, a pigna, con un piccolo chignon sulla sommità, il collo sottile è adornato da una collaretta finemente decorata ed una veste a pieghe scende sulla mia figura sottile fino all'estremità ottagonale, con un decoro raffinato. Sono elegante: la tipica fontanella genovese di ghisa. Il mio colore preferito è il verde che nel mio look è un po' da rinfrescare. E' tanto che mi trovo qui, ho visto alternarsi più generazioni, da quando hanno costruito il maestoso palazzo che domina la piazza. Devo però esprimere una protesta: non mi piace il rubinetto a pulsante che mi trapassa insolentemente il ventre, come un corpo estraneo: non è in stile, il mio compagno originario era più consono e discreto per una signora come me. Ho avuto un sacco di vicissitudini. Alle origini, come raccontano i bene informati della zona, ero alimentata da una sorgente ora interrata, che sgorgava sotto la piazza, poi fino ad oggi dall'acquedotto cittadino; per un certo periodo sono stata anche divelta, travolta da un mezzo pe-

sante che mi ha investita salendo sul marciapiede, mi hanno manomessa, vandalizzata, mi hanno chiusa e mi hanno riaperta, finalmente! Resisto impavida, ma non ne posso più di versare lacrime di acqua potabile e di essere maltrattata, come per molti versi lo è questa storica (stoica) delegazione! Ogni tanto qualcuno, che capisce, mi accarezza il capo e mi ringrazia per il mio umile ed indispensabile lavoro: quante mani ho lavato, quanti bambini sbrodolati ho pulito, quanti secchi d'acqua ho riempito; in molti si sono rinfrescati e a quanti assetati ho dato da bere, senza fare distinzioni di sorta: a chiunque abbia avuto bisogno di me io ho caritatevolmente offerto la mia umida anima. Se volete passare a trovarmi, sono collocata accanto agli anziani platani, che trovano sempre da mormorare e da ridire, soprattutto quando c'è vento, non molto distante dal semaforo di via Coronata, che mi guarda un po' bieco dall'alto in basso con il suo occhio ora verde, ora giallo, ora rosso; i miei vicini più prossimi sono due bidoncini gemelli, gialli di plastica venuti da non molto, per la raccolta differenziata, ai quali non do molta confidenza, perché sono un po' pettegoli, dall'altro lato ho il severo staccapanni verde, abbastanza furioso, perché sovente danneggiato da persone incivili, di fronte un po' discosto c'è il bidone della spazzatura, che spesso è lasciata più fuori che dentro ed io non sono fornita neppure di un ventaglio per farmi fresco e salvarmi dalla puzza. A dire la verità, anche se ci vediamo poco per problemi logistici, ho in tutta Genova una grande famiglia, infatti com'è scritto nel volume di Luciano Rosselli - Giorgio Temporelli - Le fontane di Genova – Liberodiscrivere edizioni: "Sono conosciute da tutti i genovesi le fontanelle in ghisa con il cappello a pigna, presenti da tempo in tutta la città (le prime installazioni risal-

gono agli anni Trenta del secolo scorso), che distribuiscono acqua potabile proveniente dagli acquedotti. Secondo l'ultimo censimento le storiche fontanelle pubbliche sono più di 800. Un numero elevato, tant'è vero non c'è piazza o giardino pubblico che non ne abbia una. Tuttavia, quelle realmente funzionanti o utilizzabili sono di meno. Il modello originale di fontanella pubblica genovese è di colore verde scuro, ed è costituito da un corpo metallico sagomato avente sezione ottagonale sulla cui sommità è posta una pigna in ferro pieno". E ancora: "Molte di queste fontanelle, per evidenti motivi di uso improprio, sono state dismesse con l'eliminazione del rubinetto di erogazione. Altre sono state risistemate con la sostituzione del rubinetto originale in favore di uno meno in stile, ma tecnicamente più sicuro (sistema pulsante), che ha permesso di ovviare al problema delle perdite per cattivo serraggio". Le fontane, dalle modeste a quelle più fastose o addirittura monumentali, sono estremamente importanti e hanno sempre avuto una funziona pratica ed aggregante per la popolazione. Dal testo citato: "Nel centro di Genova e nei piccoli borghi la vita quotidiana si tesse intorno a loro, intorno all'elemento vitale per eccellenza: l'acqua". Inoltre, per soddisfare le necessità della popolazione, nella seconda metà dell'800 e nei primi decenni del secolo scorso "nei quartieri popolari (ad esempio quella della Marina dei Servi o di Pre’) vengono realizzati dei lavatoi pubblici". In realtà anche a Cornigliano si ricorda che ci fossero dei lavatoi, i "troeggi", ben otto segnalati dal 1883 al 1923, ma sono stati completamente dismessi e non ne rimane traccia, come si evince dal volume di Maria Carla Cigolini – Francesco Tomasinelli – Le Acque pubbliche nel Comune Di Genova. I Lavatoi – ECIG (Edizioni

Culturali Internazionali Genova). L'acqua, bene comune, anticamente era fornita gratuitamente in abbondanza, nei luoghi pubblici. Le fontane svolgevano una funzione pratica di approvvigionamento, nelle piazze e nei mercati, ma anche di abbellimento e per ostentare munificenza nei palazzi signorili; ed io, Nella, ho anche parecchie nobili cugine che mi trattano con sufficienza perché sono assai più complesse e ricche di me, con "barchili" (barchì in dialetto) ossia sculture ornamentali. Non lontano da piazza Massena, a Villa Durazzo Bombrini, ho quasi come vicina di casa una vasca abbastanza ampia, con al centro un cumulo di massi da cui prima zampillava un getto d'acqua ma da tempo è stata disattivata per problemi tecnici. Purtroppo molte mie parenti, dopo una vita operosa, si sono spente e al solo pensiero mi commuovo, ma io spero di rimanere ancora a lungo tra di voi, perché elargisco a tutti "chiare, fresche, dolci acque" (Petrarca). A presto, ci vediamo per un brindisi in piazza Massena. Vostra Nella. Astri Lidia Frascio Illustrazioni dell’autrice


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e tempo libero

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Corpi Urbani 2014: i laboratori tra Genova e Finale Ligure A Villa Bombrini dall’8 al 12 settembre Ideato e organizzato dall’associazione Artu (Arti per la rinascita e la trasformazione urbana), e giunto alla dodicesima edizione, il festival Corpi Urbani/Urban Bodies - Festival Internazionale di Danza in Paesaggi Urbani è articolato in momenti di spettacolo, residenze creative site specific e laboratori per una durata complessiva di nove giorni, con appuntamenti tra il centro di Genova, i quartieri di Quarto, Nervi, Cornigliano e il centro di Finale Ligure. Tra sabato 6 e domenica 14 settembre a Genova, e domenica 7 settembre a Finale Ligure, Corpi Urbani/Urban Bodies propone un ricco calendario di performance di danza contemporanea. 27 spettacoli e 35 artisti provenienti da

pratica fisica che sappia raggiungere l’organicità del gesto e la sua primordialità. I partecipanti procedono attraverso queste suggestioni per dare vita a una serie di quadri e composizioni coreografiche in cui l’azione collettiva e il delinearsi delle singolarità generano un paesaggio mutevole di presenze. Il laboratorio di Arkadi Zaides, coreografo israeliano, si svolgerà da lunedì 8 a venerdì 12 settembre (orario: 10.3016.30) presso Villa Bombrini, a Genova Cornigliano, con un evento performativo sabato 13 settembre, ore 17.30. Il laboratorio è dedicato a danzatori professionisti e l’iscrizione è obbligatoria. L’esplorazione dello spazio, dell’azione e della naturale poetica sono gli elementi alla base del laboratorio. Il coreografo israeliano Zaides proporrà una modalità di lavoro in cui viene incentivata la personalità di ogni singolo partecipante e l’esperienza del luogo di lavoro, l’osservazione delle ragioni, dei modi e dei bisogni che vengono coniugati con il mettersi in gioco e con la consapevolezza dell’implicazione sociale di un atto artistico. Nicolas Ricchini e Diego Sinniger De Salas, dalla Spagna, propongono il loro laboratorio da lunedì 8 a sabato 13 settembre presso i Musei e i Parchi di Nervi, con una performan-

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Notizie in breve SEGNALATI FINTI ADDETTI ALLA TASSA RIFIUTI ATTENZIONE ALLE TRUFFE Sono stati segnalati dei casi in cui alcuni soggetti si sono presentati alle porte di abitazioni private in provincia di Genova qualificandosi come addetti alla tassa rifiuti. Occorre prestare particolare attenzione perché non esiste personale addetto alla gestione della tassa ri-

fiuti del Comune di Genova o di Amiu Genova SpA, incaricato di accedere alle abitazioni private per misurare le superfici da tassare o per altri fini relativi all’applicazione della tassa. I cittadini devono sapere che se qualcuno si presenta come personale addetto alla tassa rifiuti non si tratta di personale del Comune o di AMIU. Pertanto, tali individui non devono essere fatti entrare e occorre segnalare l’accaduto alle forze dell’ordine o agli uffici dell’amministrazione, telefonando al numero 010.8980800.

Italia, Spagna, Israele, Malesia e Stati Uniti, in un panorama variegato di forme e linguaggi del corpo. Per promuovere ulteriormente la cultura della danza contemporanea il festival organizza alcuni laboratori, aperti a danzatori professionisti e non. Le location scelte rispecchiano in pieno i fini di Artu: valorizzare lo spazio urbano e invitare alla scoperta del territorio attraverso l’arte della danza contemporanea, convogliando la memoria storica e la quotidianità dei luoghi in una nuova visione. La città diventa scenario naturale delle performance degli artisti, protagonista muta delle evoluzioni dei corpi e dei suoni, cassa armonica ricca di toni e sfumature storiche e artistiche. Simona Bertozzi conduce il laboratorio “Atlante rigorosamente mosso ma non troppo presto”, da martedì 2 a venerdì 5 settembre presso l’ex Ospedale psichiatrico di Genova Quarto. Il laboratorio avrà come risultato una performance da portare in scena sabato 6 settembre. Il laboratorio è dedicato a danzatori professionisti. La coreografa invita i partecipanti a esercitare il corpo a una

ce conclusiva fissata per domenica 14 settembre. Il laboratorio è dedicato a danzatori professionisti e non, e l’iscrizione è obbligatoria. Sarà diviso in due parti: una classe più tecnica, in cui si lavorerà su dinamica, precisione e velocità, con lo scopo di accelerare l’esecuzione dei movimenti senza perderne l’essenza. Nella seconda parte spazio alla ricerca e la creazione, esplorando i diversi strumenti con cui si può indagare il movimento, sulla base degli istinti, del rischio, dell’interpretazione e del lavoro di coppia. Tutti gli eventi sono a ingresso gratuito. Carlo Guerra

Ferragosto a Prato Nevoso con ilCorniglianese


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Sampdoria, calciomercato sull’asse giallorosso

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Genoa, tutto il peso all’attacco

Mentre il giornale va in stampa è ancora incerto l’arrivo di Eder Balanta, difensore colombiano del River Plate. Ferrero ha avuto un nuovo colloquio col presidente del River, D'Onofrio. Si è fermato a quota 5,5 milioni ma la Samp è ottimista. Molto dipende dalla Il neo presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, al suo concorrenza e, soprattutto, da quanto il primo campionato in serie A Galatasaray sarà disposto a sborsare. Il River non riesce ad acquisire il 100% del calciatore e vorrebbe cedere a quella cifra solo il suo 80%. La Samp non potrebbe infatti competere, ma l'offerta blucerchiata è comunque reale, anche se non sembra accettabile (5,5 milioni di euro più bonus spalmati nei prossimi mesi). La Samp preme anche perché, in caso di fumata nera, occorrerebbe rivolgersi ad altri lidi per assicurarsi un rinforzo difensivo. Anche la Roma è incerta tra Basa e Balanta. Se quest’ultimo non dovesse arrivare, la Sampdoria ripiegherà sull’usato sicuro. Su questo fronte scende Lisandro Lopez (Bologna?), mentre restano stabili Romagnoli e Silvestre. Intanto la Samp aspetta novità sul fronte Romero. L'agente Raiola ha parlato con il Liverpool. La Samp cerca sempre due innesti in difesa. Così restano valide altre opzioni come quella di Romagnoli in prestito dalla Roma. Il giocatore punta ai doriani ma Garcia non è convinto di lasciarlo andare. Senza dimenticare Silvestre (Inter) e Lisandro (Benfica). Il ds Osti tiene aperte diverse soluzioni per lo sprint finale di mercato. Si lavora ancora per portare a Genova il serbo Babic, solo 18 anni ma già buone prospettive di crescita. Potrebbe iniziare a dare i suoi frutti l'intreccio di mercato tra la Roma e la Sampdoria: è vicino infatti l'accordo per il passaggio in prestito del difensore giallorosso Alessio Romagnoli ai blucerchiati. Il giocatore, prodotto del vivaio capitolino, dovrebbe passare alla squadra ligure, come confermato dall'esperto di mercato Gianluca Di Marzio. Si trattano gli ultimi dettagli ma l'accordo sarebbe praticamente concluso. S. D.

Si è presentato subito il nuovo Genoa con nove gol (a 0) davanti ai circa 1500 tifosi corsi alla Sciorba per scoprire da vicino la nuova formazione rossoblù. Il successo sulla formazione Primavera è stato impreziosito con le doppiette di Falque, Antonelli e Kucka. Gasperini ha potuto contare anche su Sturaro, Burdisso e Kucka, appena recuperati dopo infortuni più o meno importanti. Pinilla realizzato Gian Piero Gasperini: se devo dare peso preferisco farlo all’attacco il gol più bello della giornata mettendo a segno un destro spettacolare. Le altre marcature ad pera di Sampirisi e Rosi. Perotti ha mostrato buoni numeri, Falque si è mosso moltissimo spostandosi tra le linee. Buona la prova di Alhassan, in difesa, ed Edenilson, a centrocampo. Rincon, sul lato destro della mediana, si è mostrato in crescita. Niente di particolare nel secondo tempo, nel quale spicca la seconda rete di Kucka, realizzata con un calcio di punizione. Gasperini ha elogiato Falque “per noi è una bella realtà. È l'ala che si muove meglio”. Se è vero che la squadra è indubbiamente più forte rispetto alla fine dello scorso campionato, è evidente, a partire dalla dirigenza, che al Grifone manchi ancora qualcosa per poter davvero ambire ad un campionato che non porti in dote solo una sofferta salvezza. Gasperini, dopo la Sciorba, ha detto “se devo rinforzare preferisco l’attacco”. Questa è l'idea portante, visti i profili dei giocatori che gli uomini-mercato del Genoa stanno monitorando. Due nomi in cima alla lista: Roncaglia, argentino classe 1987, da due anni nel nostro campionato dopo l'approdo alla Fiorentina e che ha giocato finora 37 partite in Serie A, dimostrandosi uno dei centrali più affidabili dell'intero campionato e mettendo a segno anche tre goal. L'altro nome, nel caso di un no dalla Fiorentina, potrebbe essere quello di Zapata. Il ventisettenne colombiano, esperto nel nostro campionato (dal 2005 al 2011 nell'Udinese e, dopo una parentesi in Spagna, nel Milan dal 2012), non rientra nei piani del neo mister rossonero. Il fatto che Inzaghi abbia dato il via libera alla sua cessione potrebbe semplificare la trattativa, ma il Genoa, se vorrà il giocatore, dovrà guardarsi dalla concorrenza di diversi club, tra cui il Toro, che sono interessati al giocatore. L'ultimo elemento seguito è M'baye (1994), di proprietà dell'Inter e nell'ultimo anno a Livorno: tuttavia questa pista non sembra entusiasmare completamente la dirigenza genoana. S. D.

Entella, avanti tutta col vento di levante “Siamo pronti per il debutto in serie B” dice entusiasta il presidente dell’Entella, Antonio Gozzi, che poi avverte: “Non sarà facile”. Tutta la cittadina e il Levante aspettano la prossima tappa. La squadra è pronta, certo non mancheranno le incognite legate allo storico passaggio di categoria. In attesa del debutto nel campionato cadetti ritornano alla mente le emozioni che la squadra ha riservato ai propri tifosi nell’ultima straordinaria stagione. Un campionato da incorniciare, vissuto al cardiopalmo, con una partenza fulminea, istantanea, un apausa di riflessione che ha fatto sobbalzare i più deboli di cuore e poi il rush finale, di corsa, verso la Serie B. Si respirava

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aria di festa alla presentazione degli striscioni biancazzurri. Dopo la tradizionale cena itinerante sotto le stelle, nel centro storico di Chiavari ha preso il via la nuova stagione della squadra levantina la cui presentazione ufficiale è avvenuta davanti al pubblico di tifosi, più liguri e turisti, che ogni estate partecipano all’evento gastronomico. La grande bouffe ha coinvolto ristoranti, bar, gastronomie del centro proponendo menù fantasiosi e diversificati. Il tempo di buttare giù tutto ed ecco arrivare il primo impegno, il 30 agosto, in casa contro il Bari. S. D. Il presidente dell’Entella Gozzi


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U.S. F. Ozanam, una realtà che continua da oltre 100 anni L'Unione sportiva Federico Ozanam nasce nel 1910 con l'intento di educare i ragazzi tramite lo sport e l'aggregazione. La scuola calcio è gestita da un'associazione che fa capo alla parrocchia di S. Giacomo apostolo presso la sede dell'omonimo ricreatorio parrocchiale in via Tonale, 45. La parrocchia si fa carico delle spese ed opera grazie al volontariato dei propri collaboratori ed istruttori molti dei quali abilitati CONI e FIGC, i quali confermati anche per la

prossima stagione. La prestigiosa società F. Ozanam, che vanta numerosi trofei e campionati vinti, è una delle pochissime scuole calcio presenti sul territorio genovese. Il campo da calcio è stato recentemente ristrutturato e le attività si svolgono all'interno del circoletto, una vera e propria oasi verde nel quartiere di Cornigliano, sede anche di numerose altre attività sportive e non: quali scuola di danza, savate, ballo liscio, ginnastica e di recente è stato creato, con successo, un nuovo centro estivo parrocchiale che è andato incontro alle esigenze delle famiglie e dei

loro bambini. Secondo lo spirito religioso nel quale opera l'US F. Ozanam non fa pagare nessuna retta per l'iscrizione dando la possibilità a tutti i bambini che lo desiderano di partecipare, mettendo in pratica il principio di non distinzione ed uguaglianza tra le persone. Le leve che possono accedere alla stagione 2014/2015 vanno dal 2009 al 2004. Le iscrizioni sono già aperte presso la segreteria del ricreatorio parrocchiale S. Giacomo apostolo. Nonostante le numerose iscrizioni avvenute in questi giorni quest’anno la società F. Ozanam ha deciso di dare la possibilità a una gamma più ampia di bambini e quindi, nei primi giorni del mese di settembre, il circoletto sarà aperto a tutti i quali vorranno provare a giocare a calcio, partecipando agli allenamenti, senza obbligo di iscrizione, per eventualmente iniziare una bella e divertente avventura calcistica ed educativa. Informazioni presso il circolo parrocchiale - tel. 010/6511030. Francesca Rovelli

L’Associazione Amici pétanque Genova-Artesina

Come tutti gli anni ad Artesina (Cn), anche quest’estate si è svolta la tradizionale gara a bocce di Ferragosto, specialità pétanque, tra i villeggianti genovesi in vacanza in Piemonte e, precisamente, l’Associazione Amici pétanque Genova-Artesina. La gara ha coinvolto venti coppie miste che si sono contese il trofeo giocando per sei ore in cinque campi regolamentari. La serata, dopo le premiazioni, si è conclusa convivialmente con la tradizionale cena presso la trattoria “La Tana del Lupo”.

La storia La prima partita ufficiale di pétanque ebbe luogo nel 1907, dopo che il gioco fu inventato dai fratelli Ernest e Joseph Pitot, per permettere al loro amico Jules Lenoir di continuare a praticare le bocce nonostante i suoi reumatismi. Il nome di pétanque fu attribuito al nuovo gioco nel 1910, in occasione della prima competizione ufficiale che si svolse a La Ciotat. Il termine deriva dal provenzale"ped tanco", ossia "piedi ancorati al suolo": nel gioco infatti il giocatore che lancia deve restare fermo, a differenza che nel "gioco provenzale", nel quale può prendere lo slancio. Nel 1930 le tradizionali bocce in legno sono rimpiazzate da quelle in acciaio. L'evoluzione si deve al fabbricante Jean Blanc, del quale esiste ancora il marchio "JB". Nel 1955 compaiono le prime bocce del tipo "Obut". La "Fédération Française de Pétanque et de Jeu Provençal" venne costituita il 31 luglio del 1945, mentre la Federazione internazionale fu fondata l'8 marzo 1958 a Marsiglia, sebbene le prime basi della sua istituzione fossero state poste a Spa, nel Belgio, l'anno precedente. N. S.

Carlo Guerra

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Agosto 2014  Le ricette di nonna Papera (Leda Buti) Cotolette di pollo in carpione

Nel nome della legge

Caro Avvocato, Sono un pensionata, ex insegnante di lettere, vedova. Ho donato, alcuni anni addietro, alla mia unica figlia, la nuda proprietà, riservandomi l’usufrutto vitalizio di una grande casa con un bel giardino in campagna, nel centro del paese, di una amena località dell’entroterra ligure. Mia figlia, con la sua famiglia, non usa detto immobile, preferendo trascorrere i periodi di vacanza altrove. Ho un altro immobile, dove abitualmente risiedo e del denaro. Mia figlia abita in una casa che ha acquistato con il marito. Vorrei che la casa che ho donato a mia figlia, dopo la mia morte, fosse utilizzata dalla parrocchia del paese per organizzare attività pastorali e didattiche. Come posso fare? C.C.

Cara Signora, Alla Sua morte l’usufrutto della casa si consoliderà con la nuda proprietà che Lei ha donato, alcuni anni or sono, a Sua figlia. Costei diverrà piena proprietaria dell’immobile e come tale, ove Lei non provveda diversamente, ne potrà legittimamente e liberamente disporre. La donazione, come del resto qualsiasi altro contratto, è irrevocabile salvi i casi di Legge, che nel caso da Lei prospettatomi non ricorrono. Lei avrebbe potuto perseguire il Suo scopo se all’atto della donazione si fosse riservata l’usufrutto per sé e dopo di sé a vantaggio di un’altra persona, o anche di più persone, ma non successivamente, ai sensi dell’art. 796 c.c. Questo però non è stato fatto. A mio avviso a questo punto una valida soluzione potrebbe essere quella di disporre, per testamento a favore della parrocchia del paese, di un legato di cosa dell’onerato, ai sensi dell’art. 651 c.c.: il legato di cosa dell’onerato o di un terzo è nullo salvo che dal testamento o da altra dichiarazione scritta del testatore risulti che questi sapeva che la cosa legata apparteneva all’onerato o al terzo. In questo ultimo caso l’onerato – nel Suo caso la figlia – è obbligato a trasferire la proprietà al legatario ma è in sua facoltà di pagarne al legatario il giusto prezzo. Al fine di assicurare la destinazione d’uso al bene legato, Lei può prevedere a carico della parrocchia legataria un onere consistente nell’obbligo di destinare l’immobile allo svolgimento di attività pastorali e didattiche in favore dei parrocchiani. Faccia però attenzione che il legato vada a gravare sulla quota disponibile del suo patrimonio poiché, in caso contrario, sua figlia, che è legittimaria, potrebbe agire in riduzione e così frustrare i suoi intenti. Matteo Savio, avvocato

Ingredienti per quattro persone. 600g fettine pollo, 2 cipolle, 1 costa di sedano+1 carota, un rametto di timo, un pezzetto di stecca di cannella, 3-4 chiodi di garofano, 1/2 bicchiere di aceto di vino bianco, 1/2 bicchiere di vino bianco secco, 70g farina 00, pangrattato, 2 uova, olio di semi di arachidi, olio extravergine di oliva, sale, pepe. Impana le fettine, passarle prima nella farina, scuoterle leggermente per levare l’eccesso di farina, poi nelle uova sbattute, quindi nel pane grattato. Versare l’olio di arachide in padella, quando sarà caldo friggi le fettine, una alla volta, sgocciolare e metterle sulla carta assorbente, salare e pepare. Preparare la marinata: lava e asciuga le verdure, spela le cipolle e affettale sottilmente, poi dividile ad anelli, spunta e spela la carota, elimina la base e i filamenti del sedano, taglia a dadini sedano e carota, pulisci il timo. In una casseruola fai appassire le verdure con 4 cucchiai d’olio extra, versa l’aceto, il vino, il timo e le spezie, regola di sale e pepe. Porta il liquido a ebollizione e cuocilo per 3-4 minuti finché sarà ridotto a metà. Trasferisci le cotolette in un contenitore, alternandole alla marinata calda, fai raffreddare e lascia insaporire per almeno un giorno in frigorifero, prima di servire a temperatura ambiente.

Plum-cake di mele e yogurt Ingredienti per otto persone. Trita finemente gli aghi di un rametto di rosmarino e mescolali in una ciotola a bordi alti con 60g di farina, ½ cucchiaino di lievito vanigliato per dolci, un pizzico di sale e 40g di zucchero di canna, unisci un uovo, 3 cucchiai di olio di semi di arachidi e 100g di yogurt magro. Mescola, fino ad ottenere una pastella morbida e omogenea. Taglia a metà e sbuccia 3 mele, elimina il torsolo e tagliale a fettine, unisci delicatamente al composto e mescola. Versalo in uno stampo da plum-cake da un litro, fodera con carta da forno bagnata e strizzata. Cuoci in forno già caldo a 180° per circa 50 minuti, sforna e lascia raffreddare.

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Amici animali Curiosità sulla tartaruga

Le tartarughe non sono animaletti sociali, non sentono la mancanza dei loro simili e quindi non soffrono di solitudine. Per allevare una tartaruga di acqua dolce è indispensabile munirsi di una vaschetta di vetro o di plastica dai bordi alti, che contenga qualche pietra e un po’ d’acqua. Le nostre piccole amiche amano nuotare ma anche soggiornare sulle piccole pietre per prendere una boccata d’aria rilassante. Ovviamente la loro è una crescita costante, quindi anche la vaschetta dovrà essere adeguata e sostituita in base alle dimensioni raggiunte. Possiedono una longevità leggendaria, possono vivere fino a 50 anni, e per questo molti tendono a disfarsene abbandonandole in laghetti e fiumi. In caso di difficoltà è meglio garantirgli un futuro in un centro specializzato, oppure in un rifugio. La loro intelligenza è reale, riconoscono chi si prende cura di loro, ricordano quando è ora di mangiare, sono capaci di dimostrare affetto e si lasciano viziare molto facilmente. La gioia con la quale accoglieranno le porzioni verrà esternata attraverso tuffi e piroette. Crescendo anche l’alimentazione si modificherà e dovrete aggiungere gamberoni, insalatone e verdura, rimanendo però leggera e priva di grassi. (nel prossimo mese: “scopriamo i piccoli volatili”) Curiosità raccolte

da Rita Moccia


ilCorniglianese/rubriche Caro mutuo, quanto sei “caro” Soprattutto in Italia L’infelice primato del mutuo più caro dell’intera eurozona spetta al nostro Paese. A lanciare l’ allarme è Confartigianato secondo cui il tasso medio d’interesse applicato su un mutuo in Italia si attesta intorno al 3.07% contro il 2.71% del resto d’Europa. Si tratta di ben 36 punti di differenza che gravano pesantemente sulle famiglie italiane e sul loro sogno di acquistare casa e su un mercato immobiliare già indebolito dal fisco. Basti pensare che, secondo il rapporto di Confartigianato, “tra il 2011 e il 2013, nel passaggio da Ici a Imu, la pressione fiscale è aumentata del 107,2%. E con l’introduzione della Tasi (la nuova tassa sui servizi indivisibili) le cose potrebbero peggiorare“. Il caro mutui colpisce ovviamente anche gli imprenditori e le aziende, in un momento finanziario estremamente delicato per tutti. Se accendere un mutuo in Italia costa tanto, bisogna però evidenziare che non costa ovunque allo stesso modo. Secondo il rapporto sono i sardi a dover spendere di più per il mutuo per la casa pagando un tasso del 4.12% A pagare meno di tutti i residenti a Bolzano dove il tasso di interesse non supera il 3.31%. Nell’ultimo anno sono certamente diminuiti i mutui per la casa concessi alle famiglie italiane. Il calo maggiore si registra in Abruzzo con un pesante 4%, seguono Basilicata e Molise con un -3,4%, soltanto il Trentino Alto Adige mostra un aumento dello stock di mutui erogati con un incoraggiante +1%. Per quel che riguarda l’erogazione sul territorio nazionale, sul totale dei mutui erogati alle famiglie, stando a Confartigianato, l’80,7% si concentra nel Centro-nord e il 19,3% nel Mezzogiorno. In testa alle regioni con il maggior volume di mutui erogati c’è la Lombardia, con il 24,5% del totale, seguita da Lazio (12,9%), Emilia-Romagna e Veneto (9,1%), Piemonte (7,8%) e Toscana (7,2%). Aldilà del rapporto di Confartigianato, il disagio del mercato immobiliare italiano è evidente da troppo tempo anche se qualche spiraglio di luce si intravede nel trend delle compravendite immobiliari che nel primo trimestre 2014, per la prima volta dopo 8 trimestri consecutivi di calo, sono cresciute dell'1,6% rispetto a marzo 2013. Inoltre, nello stesso periodo, il prezzo delle abitazioni è diminuito del 5,3%. Segnali di difficoltà giungono invece dalla diminuzione dello stock di mutui per l'acquisto di abitazioni concessi alle famiglie: a maggio 2014 l'ammontare complessivo è pari a 360,1 miliardi, in flessione dell'1,1% rispetto al 2013. Il governo Renzi ha tentato di correre ai ripari con il Piano Casa 2014 proponendo di investire circa 2 miliardi di euro al sostegno di affitti e mutui residenziali. C’è poi il famoso Plafond Casa, un fondo a sostegno di precari e giovani che desiderino accedere a mutui agevolati per la prima casa. Purtroppo, il rischio derivante dai mutui agevolati e l’ esiguo numero di istituti aderenti, bloccano sul nascere questo tipo di iniziative. Le misure adottate appaiono così insufficienti e, a dispetto dei buoni propositi il mercato immobiliare rimane fermo. Le aziende sono paralizzate e la casa, nonostante l’ inesorabile discesa dei prezzi, continua ad essere un sogno. N. S.

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Quel... comune senso del sudore Il sudore corporeo è responsabile, con il sebo, del tipico odore che caratterizza ogni persona, che però è percepito in genere come sgradevole, tanto da creare un vero e proprio problema per chi soffre di intensa sudorazione. L' iperidrosi è un disordine caratterizzato da un aumento della normale sudorazione in zone localizzate come ascelle, mani, piedi. Insorge durante l'adolescenza e si può protrarre fino ai 50 anni. Quando si è ansiosi la sudorazione è localizzata, in genere, nella fronte, nella nuca, nelle ascelle: diventa più abbondante ma non ha cattivo odore. Sotto stress, invece, si può avere una sudorazione maleodorante. Tra i cibi che influiscono sull'odore del sudore evitare l'aglio. Per le donne la variazione ormonale del ciclo mestruale può determinare variazioni della quantità e dell'odore della sudorazione. L'odore del sudore dell'uomo però è più intenso di quello femminile poiché è diversa la sua composizione. L'iperidrosi può essere accompagnata da bromidrosi, cioè sudorazione maleodorante. Questo è dovuto alla flora batterica che si trova nel nostro corpo specialmente nelle ascelle e nei piedi. La causa è da ricercare nell'aumento della temperatura, nell'attività fisica e nella cattiva igiene del corpo. Attenzione anche agli indumenti: a contatto con la pelle solo fibre naturali e cotone, mai lana. E usare poi colori chiari. Prima di ogni cosa è bene comunque valutare l'igiene personale quotidiana, necessaria per asportare lo sporco e le secrezioni cutanee che concorrono alla presenza del cattivo odore, ma che impediscono anche l'azione degli eventuali deodoranti o trattamenti locali. La depilazione delle ascelle può migliorare il problema del cattivo odore poiché il sudore può evaporare più in fretta senza ristagnare e favorire la proliferazione batterica. La scelta dei deodoranti appropriati è molto importante specie se l'iperidrosi si localizza nelle zone ascellari in cui la pelle e molto più sensibile. Per le pelli sensibili e intolleranti e meglio evitare la presenza di alcool, di conservanti e di molecole irritanti, preferendo prodotti che invece contengano, oltre ai principi attivi, anche sostanze lenitive ed emollienti. Josè Cuffaro, farmacista


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Tra le serre di basilico e le creuze che scendevano al mare sorgeva “Casa Secco” Da sette generazioni nella storia di Cornigliano

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St’articolo o l’è nasciuo coscì: son a-o semaforo de via Dufour pronto pe atravèrsâ de premua, quande veddo o Razzore a cavallo da seu mòto ch’o me ciamma e o me dîxe: «Ti scrîvi ti da casa Secco?» E mi: «Cose a l’è?» L’Agostin o preuva a spiêgame intanto che mi controllo che o semaforo o se fasse vèrde, poi o tîa feua papê e biro, o s’apòggia in scio contachilometri da möto e o me passa ’n bigetto co-in nomme e ‘n numero de telefono. Me l’infio inta stacca e atrævèrso de corsa. L’indoman matin telefono, me present a-o sciô Piombo Domenico, sento ch’o gh’à ‘na bella cocina cornigiotta e aloa parlemmo in zeneize; pöchi convenevoli, comme semmo abitoæ a fâ niatri zeneixi e o me dà apontamento pe o depoidisnâ inta seu òficinn-a de via Capodistria. Treuvo o Domenego Ciongio insemme a di âtri seu amixi e o comensa a contâme, faxendome vedde de fotografie de ‘na zona, òrmai sparîa, donde, finn-a a ciù ò meno quaranteçinque anni fa, gh’êa a casa Secco, donde lê o l’èa nasciuo into ’36 e donde a seu famiggia a s’èa scistemâ, pagando a belessa de duemilla franch l’anno, into 1934. O çerca de fâme capî, mi çerco d’individuâ o pòsto però staggo a Cornigen solo da-o ’64, no ghe capiscio goei. «Se ti veu, te gh’aconpagno?» O se offre, mi aconsento de bon graddo. Montemmo in scia seu machina e o me pòrta in to slargo donde sbocca via Tonale e comensaa a ranpa pe l’areopòrto. O s’aferma pe dîme che proprio sotta a stradda inta coæ stemmo ghe pasâva o rio Secco ch’o pigiava o nomme da-a famiggia ch’a stava inte quella casa da sette generaçioin; ciù ò meno inta segonda meitæ do millesetteçento. O me fa vedde che donde òua gh’è a carosseria in scia drîta gh’èa o campo da tennis donde o padron da villa Freccia, l’avvocato Pittatore o ghe zugâva co-i seu amixi e parenti e che a ‘na çert’ôa a servitù a ghe portâva o te. Andemmo ‘ma dêxenjn-a de metri ciù avanti, o posteggia in mêzo a-i

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Casa Secco risale alla seconda metà del Settecento

piloin, sotta o teito di cemento do viaQuest’articolo è nato così: sono al dotto. Chinemmo o me fâ vedde da ‘na semaforo di via Dufour, pronto per rei, che proprio lì de derê gh’èa a casa attraversare di premura, quando Secco tutta circondâ da-i teren che seu vedo Razzore a cavallo della sua poæ o coltivava e che lê senza manco moto che mi chiama e mi dice: artraversâ a stradda da-a câza o «Scrivi tu di casa Secco?» l’andâva direttamente in scia spiagia, E io: «Cos’è?» Agostino prova a spiesegoindo o corso do rian lungo o quæ garmi (intanto che io controllo che il cresceiva i ærbi de fighi semaforo si faccia verde), poi lui tira Montemmo sciù pe salita Erzelli e-o fuori carta e biro, s’appoggia sul me spiega che aloa âtro a no l’èa che o contachilometri e mi passa un biprosegoimdento da creuza de via Tona- glietto con un nome e un numero di le. A-a fin arrivemmo a-a câza che gh’è telefono. Me l’infilo in tasca e attraancon, donde ghe stava o giardinê de verso. La mattina dopo telefono, mi Casa Secco era circondata da terreni coltivati Villa Freccia. A-o Ciongio ghe vegna presento al signor Domenico Piome si poteva scendere al mare incheu e vigilie de Natale quande e bo, sento che ha una bella cocona famigge di manenti èan invitæ inta cornigiotta e allora propongo di parvilla padronale e che a liâtri figeu ghe vegni- lare genovese; pochi convenevoli, come di fico. Saliamo su per la salita degli Erzelli e va servia a cicolâta co-i bescheutti e di âtri siamo abituati a fare noi genovesi, e mi dà mi spiega che allora altro non era che il dosci e o m’â fa vedde Villa Freccia, mêza appuntamento per il pomeriggio nella sua proseguimento della creuza di via Tonale. nascosa inta vegetaçion. Mentre o Domeniofficina di via Capodistria. Alla fine arriviamo alla casa tuttora esistente co o parla, de comme i pescoei e-e pescæe Trovo Piombo insieme ad altri suoi amici e dove abitava il giardiniere di Villa Freccia. da mænn-a arivesan in scio teren darente a subito comincia a raccontarmi, facendomi A Piombo vengono in mente le vigilie dei câza seu, pe cheugge e erbette pe fâse di vedere delle fotografie di una zona ormai Natale, quando le famiglie dei manenti eradecotti e o preboggion, regalandoghe magari scomparsa dove, fino a più o meno quaranno invitate nella villa padronale e che ai de boghe, di laxerti, de sardenn-e, de ancioe, tacinque anni addietro, c’era la casa Secco, ragazzini veniva servita la cioccolata coi inta mæ fantazia veddo ‘n bagarillo ch’o dove lui era nato nel ’36 e dove la sua famibiscotti e altri dolci e mi fa vedere Villa sciorte da-a casa co-o costumme adòsso, o glia si era sistemata, pagando la bellezza di Freccia seminascosta dalla vegetazione. passa in mêzo a-e sære do duemila lire l’anno, nel ’34. Mentre Domenico parla di come i pescatori baxaicö, o l’aranca magari Prova a farmi capire, io cerco e le pescivendole della marina raggiungesse‘na tomata meuia e o sâ-a d’individuare il posto, però ro il terreno adiacente a casa loro per cogliemangia intanto ch’o passa abito a Cornigliano solo dal re le erbette per farsi i decotti e il probogsotta l’Aurelia, pòi o 1964 e non ci capisco molto. gion, magari regalando loro alcune bughe, l’atraversa o tunnel e insem«Se vuoi ti ci accompagno.» lacerti, delle sardine, delle acciughe; nella me a-o rian o l’ariva in scia Si offre ed io acconsento di mia fantasia vedo un ragazzino che esce da spiagia e a-o mâ. Pe ritornâ buon grado. Saliamo sulla casa col costume addosso, passa fra le serre in via Capod’Istria femmo a sua macchina e mi porta di basilico, magari coglie un pomodoro maranpa, poi chinemmo zu nello slargo dove sbocca via turo che mangia mentre passa sotto verso l’areopòrto e ghe doTonale e comincia la rampa l’Aurelia, poi attraversa il tunnel insieme al mando se l’è o vêo che o per l’aeroporto. Si ferma per ruscello e arriva sulla spiaggia e al mare. Castello Raggio o l’èa, ciù ò dirmi che proprio sotto quella Per ritornare in via Capodistria percorriamo meno lì donde òua gh’e i strada, ci passava il rio Secco la rampa, poi scendiamo giù verso gasòmetri giani co-a banda che prendeva il nome dalla l’aeroporto e gli chiedo se è vero che il Cagianca. O me-o conferma. Afamiglia che stava in quella stello Raggio era più o meno lì dove adesso a fin o Domenico Piombo o casa da sette generazioni; più ci sono i gasometri gialli con le bande bianfa ‘na riflescion che no o meno nella seconda metà che. Mi dà la conferma. Alla fine Domenico m’aspetiæ da un che comme del Settecento. fa una riflessione che non m’aspetterei da lê o l’è stæto svantagiòu da e Mi fa vedere che dove ora c’è uno che come lui è stato svantaggiato dalle Domenico Piombo moderne innovascioin: o la carrozzeria (sulla destra), moderne innovazioni: lo stabilimento nel stabilimento into ‘52 e i c’era il campo da tennis dove ’52 e i viadotti costruiti nel ’68, quando era viadòtti costroîi into ’68, quande o l’èa stæto il padrone della Villa Freccia, l’avvocato stato costretto ad abbandonare il paradiso costreito a abandonâ o paradîso donde o l’èa Pittatore, giocava con i suoi amici e parenti dove era nato e dove aveva vissuto per trennasciouo e visciuo pe trentedoi anni. De fæti e che a una certa ora la servitù portava loro tadue anni. Infatti mi dice che lo stabilimeno me dîxe che o stabilimento e-e ristroturail tè. Andiamo una decina di metri più avan- to e le ristrutturazioni, hanno portato il scioin an fæto stâ ben e famigge che into ti, sotto il tetto di cemento del viadotto. benessere nelle famiglie che nel dopoguerra dòppo goære pativan dizocopaçion e famme. Scendiamo e mi fa vedere da una rete che soffrivano disoccupazione e fame. Saluo o Domenico e-i seu amixi e proprio lì dietro c’era la casa Secco tutta Saluto Domenico e i suoi amici e ci ricordias’aregòrdemmo che ‘na vòtta se vedeimo da circondata dai terreni che suo padre coltiva- mo che tempi addietro ci vedevamo da Roco Rocco, into bar Capurro e inevitabilmente va e che lui, senza neppure dover attraversa- co, nel bar Capurro e inevitabilmente i ricori aregòrdi o scuggia in sci amixi che no ghe re la strada, dalla casa andava direttamente di scivolano sugli amici che ci hanno lasciato son ciù. sulla spiaggia seguendo il corso del fiumiper sempre. ciattolo lungo il quale crescevano gli alberi Guido Pallotti

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ilCorniglianese/e-mail CORNIGLIANO TRA VECCHIO E NUOVO ASSOCIAZIONISMO/1 Il dibattito prosegue

e lettere alla redazione

categorie di cui sopra a cui attribuisce la caratteristica di sentirsi sempre dalla parte della ragione. Beh, non c’è che dire, caro siNello scorso numero del men- gnor Oerre, con quattro parole sile “Il Corniglianese”, a pagina arrabattate in croce, ha dato quattordici, è apparso un artiuna bella pedata nel fondocolo “molto interessante” di un schiena a tutte quelle persone presunto giornalista. Scrivo che ogni sacrosanto giorno o quasi, tolgono del tempo prezioso alla propria vita, alla propria famiglia, ai propri impegni, per dedicarsi al bene del quartiere. Da che mondo e mondo, in ogni quartiere, di ogni città italiana, esistono associazioni e comitati, alcuni I Giardini Melis in una recente immagine senza scopo di presunto perché non è firmato, lucro, altri nati con l’intento di bensì siglato, pertanto non mi mettere in tasca qualcosa. Alè stato possibile risalire alle cuni sono politici, altri sono generalità della persona. cattolici, altri no. Se ne faccia L’articolo è intitolato una ragione: è sempre stato “Cornigliano tra vecchio e nuo- così. Piuttosto si domandi pervo associazionismo”. Leggenché in un quartiere che annovedo, sono inorridita, per questo ra fior fior di associazioni e ho deciso di non tacere e repli- comitati storici, si sia sentita care a Oerre (così si firma l’autore di quel testo). Vorrei incominciare dicendo che sintetizzare in così poche parole e spazio, tutta una serie di categorici e superficiali giudizi in ambito associativo, è a mio modesto parere, oltre che estreLavori in corso ai Giardini Melis mamente presuntuoso, assolutamente pressappochista. l’esigenza di crearne di nuovi, L’autore, in linea di massima, senza scopo di lucro, finalizzati suddivide gli appartenenti ad esclusivamente al miglioraassociazioni e comitati, in tre mento delle condizioni in cui categorie distinte: gli esibizioattualmente versa la nostra nisti, ovvero coloro che deside- “povera” Cornigliano. rano manifestare il loro pensie- Comprendo che i risultati ottero, quelli che lo fanno per inte- nuti dalle associazioni emerresse politico o commerciale, e genti, in così breve tempo, posquelli che definisce “turisti sano creare disagio e imbarazdella politica” che altri non zo a tutte quelle storiche consarebbero che sfruttatori delle centrate invece su altre que-

stioni, ma questo non è importante. L’importante è portare a casa i risultati, vedere che finalmente qualcuno è riuscito ad ottenere la ristrutturazione dei giardini Melis e, checché se ne dica e se ne possa inventare, qualcuno ci è riuscito davvero visto che esistono le prove scritte e inequivocabili che identificano chi è stato ad ottenere questo cambiamento positivo per il quartiere. Lei, scrive inoltre, che ogni nuova associazione o pseudo comitato nascente a Cornigliano dichiara di avere la panacea ad ogni problema. Mi permetta di dissentire, senza far nomi, tanto non servono, la informo che un’associazione senza scopo di lucro, appena costituita nel quartiere non offre panacee, domanda alla gente di unirsi, di combattere in assoluta legalità, nel tentativo di risolvere problemi che nel corso degli anni hanno costretto Cornigliano nel degrado totale. La informo inoltre, che nel quartiere, esistono associazioni i cui membri non sono un’elite, sono le persone comuni, dal pensionato, alla casalinga, dallo studente al professionista, associazioni che in piena democrazia e limpidezza portano avanti una battaglia che ben altri avrebbero dovuto combattere, magari proprio quelli che dopo aver preso un voto politico, si sono accomodati sulla poltrona per scaldarla. Sa cosa succede “caro” signor Oerre, quando le istituzioni abbandonano la gente, un intero quartiere? Accade che le persone, dopo lo sconforto, la rabbia, la tristezza, la paura, magari si uniscono e si fanno forza l’una con l’altra convinte che quando si è dalla parte della ragione e gli scopi sono nobili, non bisogna arrendersi. Succede che la gente non è stupida e dopo anni di banco di prova sa scegliere a chi dare fiducia o meno. I corniglianesi hanno avuto anni per capire quali associazioni potevano godere della loro stima e fiducia o meno. Lo sa, esiste il vecchio detto “chi è causa del suo mal“ che non termino, lascio concludere a lei. Paola Marenco

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CORNIGLIANO TRA VECCHIO E NUOVO ASSOCIAZIONISMO/2

UNA PRECISAZIONE Gentili lettori, può sembrare paradossale, ma siamo lieti che lo scritto “provocatorio” firmato Oggi ho letto l’articolo apparso dal nostro articolista Oerre non abbia lasciato indifferenti e sul Vs. mensile in merito all’ abbia, giustamente, innescato associazionismo di un certo una serie di costruttivi dibattiti Oerre e sono rimasta senza parole. Adesso io ammetto so- sul ruolo del volontariato. Nel no ignorante come Socrate ma prossimo numero sarà lo stesso quando parlo di un argomento Oerre a tornare sul delicato tema. Ci tengo a precisare che soprattutto delicato come queOerre non è una sigla di comosto, faccio delle ricerche, mi do. Con le iniziali del nome e del documento. cognome si firma un nostro Forse questo signore, non sa prezioso collaboratore che, peche l’associazionismo ha posto raltro, compare sotto altri artile basi delle democrazie moder- coli per esteso. Prendo spunto ne. Fenomeno nato in Gran per rimarcare quella che è stata Bretagna, con il cartismo ma una nostra scelta: l’articolo di che ebbe risvolti notevoli negli Oerre poteva benissimo, per Stati Uniti evidenziati da un come era impostato, essere pubaristocratico quale era Tocque- blicato nel capitolo delle lettere. ville che pubblicò “Democrazia Lo abbiamo inserito invece nel “tempo libero” perché, più semin America” nel quale affermò plicemente, per fare volontariache alla base della democrazia americana stava l’ associazioni- to occorre anche del buon tempo libero. EC smo. Soprattutto non possiamo dimenticare l’Associazione dei lavoratori di Londra, fondata da Lovet, Pla- A PROPOSITO ce, che voi direte: cosa hanno a DI GUIDO AGOSTI Lettera e nota che fare con il nostro paese? Semplice: aiutarono un nostro della redazione concittadino che sicuramente Gentili Signori, conoscerete, un certo Giuseppe Mazzini, che inconsa- leggo appassionatamente il pevolmente era controllato dal Corniglianese. Purtroppo devo governo inglese in accordo con rilevare sul numero di luglio scorso una inesattezza. La ruquello austriaco brica a pagina 9 dal titolo On e così anche le sue lettere. La più importante era quella che the road, storie di strade, parla riguardava i fratelli Bandiera e di via Guido Agosti collegandola al musicista omonimo nato la loro spedizione. Sappiamo nel 1901 e morto nel 1989. tutti che fine hanno fatto questo perché i borboni già sapeva- Rilevo invece dal vol. 1. del no. Grazie all’appoggio di que- Dizionario delle strade di Genova che Guido Agosti fu investe persone che pubblicavano nei loro quotidiani le notizie ce “Ten. Colonnello del 90° Rgt. Fanteria ‘Cosseria’, caduto riguardanti Mazzini, era scoppiato lo scandalo in Inghilterra: valorosamente sul fronte russo l’11 settembre 1942 e decorato già all’epoca la privacy non si di Medaglia d’oro al V.M.”. poteva toccare. Premetto che io non credo mol- La stessa informazione si rileva dalla targa stradale. to nella democrazia però amMi sembra doveroso segnalare metto che le associazioni, chi quanto sopra. più chi meno, svolgono un ruolo importante e la penso Cordialmente. Laura Lena come Tocqueville: rappresentano delle reali forme di demoGentile Laura, anche noi ci crazia a differenza di quella che ci propinano i vari siamo accorti dell’errore, purtroppo solo dopo aver dato il partiti politici. giornale alle stampe. RimedieDistinti saluti. remo senz’altro alla svista, Laura Nicastro dando al tenente Guido Agosti, caduto sul fronte russo, il dovuto risalto e onore. Ndr

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e lettere alla redazione

MONUMENTI E MONUMENTALI ALBERI Tante domande davanti alle transenne di Villa Serra

aiutarmi ad ottenere risposte ai seguenti quesiti: è necessario continuare a tagliare alberi in Spettabile Redazione, un contesto urpassando davanti ai giardini bano (dove gli Melis giorni fa mi sono imbattu- alberi sono davta nel transennamento della vero pochi), parte inferiore di ciò che resta ampiamendel parco che circondava la villa te saccheggiato settecentesca (Giacomo Serra), dal punto di attualmente sede di appartavista ambientale menti privati, ed ho potuto ae naturalistico, Nuove transenne circondano Villa Serra scoltare il dialogo di persone come quello di che, come me, si soffermavano a Cornigliano? osservare. Mi è stato, in quella Si tratterebbe di tagliare alberi di questi alberi? Di quanti e occasione, riferito che secolari, alberi monumentali. In quali alberi? Gli abitanti del il transennamento era dovuto una qualsiasi campagnetta il quartiere andrebbero informati ad una serie di lavori di taglio di un albero deve essere ogni qual volta vengono decisi "riqualificazione urbana" che motivato e inoltre consentito da interventi che vanno a modificaprevedono lo spostamento del Corpo forestale, Aree tecniche re la morfologia del territorio in monumento ai caduti antistante comunali preposte a rilasciare cui vivono. la villa ed il taglio di una serie di permessi etc... Salvo incorrere La storia di Cornigliano non alberi, dovuto probabilmente in sanzioni, in alcuni casi, pesegnala molto in questo senso. alla realizzazione di un parcheg- santi. Non sono un'esperta in materia gio o alla necessità di collocare Giustamente, l'ambiente dodi verde e "riqualificazione urlo stesso monumento in bana", passo quotidiaun’aiuola (?). Per avere namente, e da decenni, informazioni più precise davanti alle palme e alle ho telefonato alla polizia magnolie e agli abeti municipale che non sapedella villa che mi semva quale tipo di lavori brano, tuttora, prevedesse l'intervento di sufficientemente rigoriqualificazione segnalato gliosi. Infine il monudai cartelli apposti alle mento, per quanto transenne. Ho quindi conesteticamente discutibitattato la sede della Circole, riattualizza eventi e scrizione utile, dove non memorie storiche e sami hanno saputo riferire rebbe giusto informare nulla in merito, mi hanno gli abitanti del quartiere però solertemente rimancirca la sua futura dato alla segreteria collocazione. Giardini Melis, monumento ai Caduti dell'assessore Bommara, E' questo periodo di dove una signora della ferie e di uffici sguarniti, segreteria dell'assessore, estrevrebbe essere protetto e tutela- non è semplice ottenere informamente disponibile, ha accolto to. Mi piacerebbe sapere se gli mazioni e riferimenti, ma forse le mie richieste di informazione. alberi dei Giardini Melis destiè questo il periodo più adatto Ci siamo risentite e la signora nati al taglio sono stati adegua- per tagliare alberi monumentali mi ha detto di aver ricevuto tamente e coerentemente tutela- e spostare monumenti. conferma dall'assessore Bomti e sottoposti a perizie che li Ringrazio per l'attenzione. mara circa il taglio degli alberi e hanno, come minimo, classificalo spostamento del monumento ti gravemente ammalati o deciDaniela Galleano ma senza specificare altro. Non samente soggetti ad un tale stahanno saputo chiarirmi quali to avanzato di patologie da giue quanti alberi sono destinati al stificarne l'abbattimento. ANNI ‘50. NELL’ANDREA taglio, se uno, due o dieci, né Mi è stato detto che sono stati DORIA C’ERA ANCHE dove dovrebbe essere collocato rilasciati regolari permessi. SaBONAVERA il monumento. Sono stata invirebbe doveroso che gli abitanti Il grande giocatore oggi tata a contattare telefonicamen- del quartiere conoscessero le ha 85 anni te "Società Per Cornigliano ". ragioni di questo consenso. Se Lì mi hanno ascoltata con atten- effettivamente gli alberi sono Buonasera, scrivo per l'articolo zione e suggerito di scrivere una stati sottoposti ad una perizia mail all'indirizzo della direzioaccurata e documentata, sareb- apparso in due puntate firmato da Renato Penzo. Sono la figlia ne, indirizzo che si è rivelato be possibile rendere pubblica, errato. visibile, questa documentazione di un "cornigiottu doc", Lorenzo Bonavera (ora 85enne), giocaVi sarei grata se poteste che certifica, permette il taglio

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Agosto 2014  tore dell'Andrea Doria negli anni ‘50 (mai citato nell'articolo), conoscente di Renato Penzo, così come le due sorelle di mio padre, Rosetta e Delia, che avevano una pescheria in via Bertolotti (purtroppo defunte) ed il fratello di mio padre, Silvio (ora novantunenne). Leggiamo sempre il vostro giornale e ci farebbe piacere se anche queste figure venissero ricordate nel contesto della vecchia Cornigliano. Grazie. Un augurio di buon lavoro.

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Le figurine di Anzalone www.ilvignettificio.it

Danila Bonavera

Gentile Daniela, abbiamo letto anche noi con molta passione i racconti di Penzo. E abbiamo notato, come ad ogni capoverso, egli abbia scritto: se ricordo bene, oppure: se non ricordo male. E’ evidente che il nostro narratore temeva in un inciampo della memoria. Come, in effetti, suo malgrado, è accaduto. Ndr

Buongiorno sono un affezionato lettore del vostro giornale da alcuni anni. Con rammarico ho notato che il "conto" della strada a mare continua salire: +180 ed è finito a pagina 23! Sarebbe opportuno che la gente di Cornigliano e della città fosse informata sul come mai un’opera così semplice sia cosi tanto lunga... il non utilizzo ha dei costi economici ed ambientali enormi su di noi e sulle prossime generazioni. Come mai non è in corso la bretella di collegamento al casello autostradale? Il privato Erzelli ha iniziato nuovi ricatti? Vi chiedo, se possibile, di attuare delle interviste sia al committente che all'impresa/e al fine di capire chi ci guadagna nel non fare le cose per la gente. Con l'occasione, sarebbe forse utile capire anche cosa sta succedendo agli Erzelli: se vi fossero realmente dei privati a fare le cose sarebbero già falliti tutti, la sensazione è che a breve, come al solito, sia il pubblico a reggere le sorti di una situazione kafkiana. Grazie per l'attenzione ed in ogni caso sono a disposizione. G. Parodi

Il francobollo di Anzalone www.ilvignettificio.it


ilCorniglianese/note È il giornale con cadenza mensile di Cornigliano Ligure senza scopo di lucro

della redazione

Marta Fasulo Astri Lidia Frascio Alvaro Filippo Michelon Riccardo Ottonelli Guido Pallotti Cinzia Palomba Fiorenzo Pampolini Rosanna Robiglio Don Andrea Robotti Matteo Savio Editore savio@prolococornigliano.it Pro Loco Cornigliano Lorenzo Schiavon Autorizzazione del Tribunale di Andrea Scibetta Genova n. 9/2012 del Roberto Veneziani 18.04.2012 Fotografia Il giornale è anche online sul sito Agostino Razzore della Pro Loco Cornigliano razzore@prolococornigliano.it www.prolococornigliano.it Francesca Comparato Direttore editoriale Bruno D’Astice Fabrizio Cartabianca Carlo Guerra presidente@prolococornigliano.it Grafici illustratori Direttore responsabile Andrea Anzalone Enrico Cirone Adriano Sanna direttore@prolococornigliano.it Impaginazione Vicedirettore Auria Martelli Simona Tarzia Rita Moccia tarzia@prolococornigliano.it Romano Oltracqua Amministrazione Salvatore Pilotta Domenico Turco redazione@prolococornigliano.it turco@prolococornigliano.it Tel. 346.8837338 Segreteria Pubblicità Riccardo Ottonelli Alfonso Palo segretario@prolococornigliano.it palo@prolococornigliano.it Caporedattore Tipografia Riccardo Cabona San Biagio Stampa Spa Redazione via al Santuario di N.S. della Leda Buti Guardia, 43 16162 Genova butileda@prolococornigliano.it Collaboratori Riccardo Collu Italo Ebolo Sergio Daga Carlo Mastrobuono Catia Di Ceglia Giovanni Murchio Jose Cuffaro

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Copia-incolla: le ultime arrivate e-mail e lettere alla redazione Addio alla dottoressa Maranzana Tra le prime donne laureate a Genova E' mancata nella notte del 22 agosto la dottoressa Albertina Maranzana. Medico, specializzato in pediatria, aveva esercitato fin dalla fine degli anni Sessanta nel suo studio di piazza Mario Conti, a Cornigliano. E' stata una delle prime donne a laurearsi in Medicina a Genova e molti corniglianesi della generazione Anni ‘70 sono stati da lei assistiti e curati. La sua è stata una storia molto particolare, ricca di impegno civile e sociale. A vent'anni era staffetta partigiana poi ha lavorato come pediatra nel ponente di Cornigliano. Sposata, con una figlia, è vissuta in Carignano. Albertina coltivava però una passione per la politica che non si è mai spenta sin dall’attività partigiana. Prima come partigiana e poi come iscritta al Pci fino ad arrivare al Pd, la dottoressa Albertina per difendere le sue idee ritrovava di colpo quella grinta che non sembrava appartenere a quel corpo così apparentemente esile. Con i suoi modi cortesi e gentili era sempre disponibile per una visita in casa o per un consulto a qualunque ora. Ci ha lasciati nel sonno, una morte lieve così come i modi, suoi, garbati e gentili, con i quali andava incontro alla gente e ai suoi pazienti, soprattutto i più piccoli, ai quali non faceva mai mancare una visita a domicilio, incurante dell’orario, del tempo, della fatica che un lavoro come il suo faceva accumulare nel corso di una normale giornata. Sono le mamme, in modo particolare, a ricordarne la sua figura e la generosità e disponibilità con le quali affrontava ogni giorno, ogni momento, un piccolo paziente, in studio o, il più delle volte, a domicilio. I funerali si sono svolti nel tempio laico del cimitero monumentale di Staglieno. Cornigliano non la dimenticherà mai. Oerre Solo in occasione del numero di agosto, il nostro mensile è stato stampato in forma “ridotta”: 20 pagine anziché le tradizionali 24. Torneremo il prossimo settembre con la normale foliazione

E’ stampato su carta ecologica in 12.000 copie Il giornale non ha finanziamenti pubblici

P.A. CROCE BIANCA GENOVA-CORNIGLIANO Tel. 010 6512760

Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo Articolo 29 1. Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità. 2. Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e della libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica.


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