Il Corniglianese Aprile 2019

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ilCorniglianese Mensile indipendente di informazione e cultura Il giornale non ha finanziamenti pubblici

“Arte&Informazione” a Villa Bombrini> 6

Anno VIII

Numero 04

Mensile

Rivive il laghetto di Villa Bombrini> 7

Copia gratuita

Rolli Days. Le ville storiche di Cornigliano Strade e palazzi da vivere il 4 e 5 maggio

Foto Guerra

«o Cornigiòtto»

Aprile 2019

Vogliamo di più (E buon compleanno) di Enrico Cirone Anni difficili, anni complicati, anni complessi. Sono questi che abbiamo vissuto insieme e che abbiamo cercato di raccontare in otto anni di giornale: dal 2012 (compreso) ad oggi. Era aprile così come è aprile oggi, il mese in cui state leggendo il nuovo numero del Corniglianese. Aprile di Pasqua e di laica resurrezione. Ci siamo detti che è tempo di seppellire alla storia, il “come eravamo”, le nostalgie polverose, sulfuree, ferrose, di ricordi che non portano a nulla di concreto se non a suggestioni concatenate ad un passato che esisterà, certo, ma che, a mio avviso, dobbiamo consegnare al giudizio della storia. Nel mese del nostro ottavo compleanno, corniglianesi, alziamo la testa e ripetiamoci che non esiste a Genova un quartiere vivo con uno spazio di crescita e di sviluppo che nessun altro ha e può avere come il nostro. Rendiamocene conto: una comunità che sopravvive, forte, unita, è un esempio per la città e noi vogliamo continuare a raccontarla così. Nel cambiamento storico di un futuro che, da qui, deve passare. Auguri.


ilCorniglianese/cronaca dalla delegazione

L’uomo che ha fatto grande il nostro giornale A Maurizio Imperiale abbiamo dedicato la sala riunioni della redazione del Corniglianese

La redazione de ilCorniglianese e la Pro Loco di Cornigliano sabato 27 aprile, alla presenza della moglie Patrizia De Nitto Imperiale e del figlio Massimiliano, hanno intitolato la Sala riunioni della redazione al compianto Maurizio Imperiale, co-fondatore del giornale, per commemorare un grand’uomo che, purtroppo, ci ha lasciato prematuramente. Lo ricordiamo così: “Sono passati cinque anni (era il 27 febbraio 2014) dalla sua scomparsa. Il tempo corre ma non rimuove nulla del suo ricordo, anzi. Sentiamo più che mai il dovere, il piacere, di ricordarlo perché, se da otto anni ogni mese prosegue il nostro dialogo insieme a nostri lettori, lo dobbiamo e lo dovremo soprattutto a lui, Maurizio Imperiale. Il ‘comandante’, classe 1949, che ci ha lasciati cinque anni fa proprio quando poteva godere della meritata pensione giunta al termine di un passato professionale che lo vide comandante di superpetroliere per tutti i mari del mondo. Poi, con i piedi saldamente a terra aveva deciso di offrire il proprio tempo libero alla nostra delegazione per aiutare chi ne avesse più bisogno. E fu Maurizio, insieme al nucleo originario

della redazione, ad attivarsi in prima persona sulla strada, negozio per negozio, vetrina per vetrina, in quella che era (ed è anche oggi) uno tra i compiti più difficili: convincere della bontà del prodotto commercianti, negozianti e inserzionisti vari e acquisirli come clienti per la pubblicità. Fu lui che per i primi due anni al servizio volontario per il nostro mensile, con il suo carattere bonario, il sorriso ironico e l’arguzia di chi ha meglio sondato gli uomini e i fatti del mondo, si spese per raggiungere le attività commerciali della zona, farsi ascoltare dagli esercenti, per proporre gli spazi più adatti alle loro esigenze sul giornale. Oltretutto in un periodo terrificante per quanto riguardava l’economia del nostro distretto. Lo ricordiamo con la stessa foto che meglio lo ritrae, a nostro parere. Fu scattata in una delle tante redazioni “itineranti” e senz’altro al ritorno da un “giro” esplorativo in cerca di clienti. Non possiamo ricordare se tornò con dei nuovi contratti in redazione. Ma non importa. A noi interessa rivedere quel sorriso, sornione e divertito, con il quale ci salutava. Sempre. Grazie, ‘comandante’ Maurizio”. Giuseppe “Pino” Mango Presidente Pro Loco Cornigliano

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Mi manda Cirone Le storie (im) possibili

Europa, giochi (e voti) senza frontiere Tra poco meno di un mese, il 26 maggio, torneremo a votare per la nuova e nona legislatura del Parlamento europeo. Lo faremo a chiusura di un ciclo di quarant’anni inaugurato nel 1979 quando gli elettori appartenevano a nove Paesi solamente. Oggi l’Unione rappresenta ventotto nazioni, comprendendo ancora la Gran Bretagna quasi alla porta per via della Brexit. Per cogliere il cambiamento guardiamo i numeri: in quattro decenni l’Europa politica si è moltiplicata per tre. E ora l’Europarlamento è l’unico punto di riferimento in grado di condizionare le scelte dei governi e le strategie dei partiti. Dalle variazioni climatiche all’immigrazione, ai (nuovi) diritti delle persone, dalle incognite dell’economia, a internet, alla sicurezza. È partito il conto alla rovescia verso elezioni, direi, mai così importanti e contrassegnate dall’avvento di un fenomeno definito (a mio avviso, in modo riduttivo) populismo, per reazione a classi dirigenti considerate distanti dai problemi della gente. Aleggia l’incertezza per il lavoro mancante e la ricerca di nuovi importanti investimenti che possano riaccendere il fuoco dell’occupazione. Si percepisce il timore per le minacce del terrorismo di matrice islamica che ha già colpito otto Paesi. Si fatica a capire le scelte istituzionali che fanno fronte alle migrazioni, oggetto ormai di scontate sceneggiate televisive fra personaggi diventati macchiette da commedia dell’arte, o peggio: da commedia all’italiana di terzo ordine. Sono tutti temi in proiezione che accomunano ben 500 milioni di abitanti. Eppure, la «questione europea» registra solo deboli segnali dai partiti che vi concorrono in Italia. Quale idea di Europa hanno i nostri candidati? In che modo intendono far sentire il peso dell’Italia? Con quali priorità: l’Erasmus che ha fatto scoprire un’Europa “senza frontiere” agli studenti o la sfida cinese? I dazi minacciati da Trump o l’instabilità della Libia? La ricerca di un equilibrio commerciale nel mondo dove noi siamo degli straordinari produttori o la difesa del Made in Italy, o le due cose insieme? È da scoprire. Finora il “programma europeo” delle forze politiche segna il “non pervenuto” tra i cittadini che andranno

alle urne. Ma abolite le frontiere l’Europa non si riduce ai giochi, a Juve-Ajax o a Fognini-Lajovic: non di solo calcio o tennis vive il nostro futuro in Europa. La politica italiana ha poco meno di trenta giorni per spiegarci, finalmente, che farà a Strasburgo dopo il 26 maggio. In casa nostra da settimane si dà per scontata la sequenza: elezioni europee, ergo: forte avanzata della Lega, arretramento dei Cinque Stelle. Quindi crepa nel governo (che peraltro si può spaccare in qualsiasi momento, basta inserirvi con decisione il cuneo del Tav o delle Province) e possibile scivolamento verso elezioni anticipate. Scenario incoraggiato dalla speranza di Salvini di un boom plebiscitario e dalla difficoltà di gestire la legge di Bilancio senza un forte mandato elettorale. Ma se il popolo di Zingaretti se lo augura sospinto dalle grandi centrali della informazione italiana (Corriere, Stampa, Repubblica e Tg di Stato), un precipitare degli eventi è diventato assai improbabile. Per diversi motivi. Il primo: mai come oggi i leader somigliano a sismografi: ipersensibili a ogni piccola scossa di opinione che può partire da diVenerdì con Floris per finire, magari, a Ballando con le stelle della Carlucci… Ma torniamo alle cose serie. Le urne saranno aperte domenica 26 maggio, dalle 7 alle 23. Ai fini delle votazioni, l'Italia viene divisa in cinque circoscrizioni elettorali: Nord-occidentale (circ. I), Nord-orientale (circ. II), centrale (circ. III), meridionale (circ. IV), insulare (circ. V). Il voto di lista si esprime tracciando sulla scheda, con la matita copiativa che vi verrà consegnata al seggio, un segno X sul contrassegno corrispondente alla lista prescelta. Si possono esprimere fino a tre preferenze per candidati della stessa lista. Nel caso si esprimano tre preferenze, queste devono riguardare candidati di sesso diverso pena l'annullamento. A risentirci, quindi, tra un mese con il nuovo numero del Corniglianese per constatare se il vecchio caro Giochi senza frontiere è stato solo un format televisivo della nostra innocente infanzia oppure se, cancellate le frontiere, sono rimasti invece solamente i giochi. Sì, i giochi dei politici.

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ilCorniglianese/cronaca dalla delegazione

Area ex Dufour, al via il nuovo progetto di riqualificazione di Oerre

Ai pali di partenza il progetto di rinnovamento dell’area ex Dufour. Sottoscritto il contratto con il Rtp vincitore della procedura di gara per la progettazione definitiva ed esecutiva (SabSrl e Dodi Moss Srl) dell’intervento di riqualificazione del complesso ex Dufour di via Cervetto, da quel momento in 72 giorni sarà pronto il progetto definitivo e, dopo l’espletamento delle procedure per l’ottenimento dei titoli edilizi, a seguire, entro altri 63 verrà presentato il progetto esecutivo. L’area ex Dufour, centro di svolgimento di attività sportive, ricreative e per il tempo libero avrà nel prossimo anno una nuova veste che regalerà a Cornigliano un luogo di aggregazione rinnovato, maggiormente vivibile, gradevole e funzionale. L’intervento riguarda l’ampliamento e la riorganizzazione degli spazi interni degli edifici esistenti attualmente in uso ad un Tornando nel primissimo pomeriggio dopo una bella passeggiata in un sabato di sole da Pra’ verso Cornigliano, mi sono risuonate nella mente diverse telefonate che periodicamente ricevo nel corso della mia trasmissione quotidiana su Primocanale. Cose tipo: “Signor Cirone? Qui a Pra’ ci hanno tolto il mare. Con mio papà andavamo alla spiaggia e ora la spiaggia non c’è più”. E io a rispondere che mi dispiace, che le scelte sbagliate di un tempo non devono ricadere sui cittadini. E va bene. Ci sta. Ci mancherebbe. Il problema, oggi, però è il mio. Sì, perché mentre penso questo, sto attraversando aiuole punteggiate da agavi, piante rigogliose di fichi d’india coi frutti appesi e siepi di profumatissimo pitosforo. Le lucertole scappano ai miei passi e scodano, scivolano sugli scogli umidi di alghe gonfie d’acqua salata. Mi affaccio da una elegante ringhiera d’alluminio lucente e uno sciame di pesciolini è in attesa che la ‘mia’ lucertolina, forse, finisca in acqua. Per fortuna non è così perché un bel gozzo a motore li disperde con il gorgo dell’elica. Guardo più in là e provo a conteggiare le barche all’ormeggio. Saranno… boh: cinque, seicento. Mille? Non lo so, lo chiederò ad uno dei tanti pescatori che affollano quegli

chalet particolari, tutti di legno scuro, odoroso al sole, di mare e vernice antimuffa, che alloggiano diverse società dilettantistiche di pesca per una estensione chilometrica fin verso l’imboccatura del canale di calma. Che poi, realizzo, mille natanti significano almeno (tre persone a barca): tremila cittadini felici che possono godere del mare per una gita fuori dalla tristezza delle strade di città, solcando le onde del nostro mare (dopo aver pagato bolli, patenti nautiche, carburanti, affitti del posto barca). Roba che neanche alla ricca Foce… Le barche all’ormeggio dondolano con penzolanti motori giapponesi fuoribordo che sgocciolano ad ogni ondina. Osservo su un barchino rimasto attraccato al molo, una famigliola che sta dando dentro ad un formidabile rifornimento di panini imbottiti. Già, ecco il canale di calma di Pra’ dove scopro che non è certo la calma che appartiene al timoniere che sta dando il ritmo ad una imbarcazione (8 con il timoniere, appunto) che sta sfrecciando al centro del quieto canale marino accarezzato dal vento. “Pronto? Signor Cirone? Ci hanno scippato il mare per il porto!” Sì, penso, in effetti è così: il porto di Pra’ e lì dietro le dune e, gonfia di suoni spettrali, l’aria. Dong, dong… Però, però: se su un piatto

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consorzio di associazioni concessionario del Comune di Genova, proprietario dell’area di via Cervetto, per lo svolgimento di attività sportive, ricreative e per il tempo libero. È prevista la demolizione di alcuni volumi e la realizzazione di un nuovo edificio a due piani che ospiterà locali per uffici e magazzini a servizio delle associazioni e permetterà di implementare le funzioni esistenti quali bar, cucina, sala biliardo, spazi per sala lettura/biblioteca, televisione, salette polivalenti per dibattiti, riunioni e iniziative ludiche, locali ad uso segreterie in sostituzione di quelli, oggi ospitati esternamente in prefabbricati fatiscenti nel parcheggio. Sarà realizzata su una porzione di copertura del nuovo edificio un terrazzo fruibile nella stagione estiva. All’interno del vecchio edificio saranno previsti interventi mirati al miglioramento delle prestazioni energetiche del fabbricato. A completamento sono previsti interventi di riqualificazione degli spazi esterni, del parcheggio e dell’ingresso al complesso che renderanno indipendente l’accesso al parco pubblico di Valletta San Pietro. L’intervento, compreso nel “Programma integrato di Riqualificazione urbana di Cornigliano” è finanziato interamente da Società Per Cornigliano che lo ha affidato a Sviluppo Genova, potrebbe venire ragionevolmente ultimato entro il prossimo anno 2020.

Rinascimento Risorgimento e... Risarcimento: il nuovo periodo storico genovese

non c’è il rosmarino e la salvia sulle siepi a celarne la vista. Anzi, non ci sono neanche le siepi. Oggi, per ragioni uniche al mondo, la corsa al risarcimento è lo sport più ambito della città. “Sei in zona rossa? Risarcito!” “Sei in zona arancione? Risarcito!” “Sei in zona grigia? Risarcito!” “Sei di Pra’?” Risarcito con un splendida (diciamolo) zona di rispetto con: canottaggio, calcio e calcetto, pista di atletica, piscina, corsie per l’atletica, pesca, fitness, parcheggi a centinaia, capanni per i pescatori, rimessaggi, cantieri nautici, percorsi tra di Enrico Cirone dune di flora mediterranea e oasi felina. E scusa se è poco. Il risarcimento oggi è una della bilancia c’è un borgo marino sacrifi- realtà: vale tre volte il valore della tua casa cato al dio-lavoro, dall’altro c’è il dovuto se la devi abbandonare o 25 mila euro a risarcimento. Sì, il risarcimento per cui famiglia se devi sopportare il cantiere che ecco che le aree sono state arricchite con ci sarà per il nuovo ponte di Piano. siepi di rosmarino alte come un uomo, È meraviglioso. Un conto già saldato per i cespugli robusti di lavanda azzurrissima, cittadini di Pra’ (ieri) e per quelli della foreste di ginestre, ulivi, agrumi e palme Valpolcevera (oggi). Tutto legittimo. egizie, limoni… Ascolto i suoni cavernosi, Ma per quelli di Cornigliano che, non da inquietanti dei container che vengono im- oggi, non da ieri, ma dall’altro ieri, hanno pilati sui camion e, però, mi chiedo: ma respirato il ferro e lo zolfo e, oggi, l’azoto e cosa cavolo devo rispondere ai “miei” citta- il fosforo, come li vogliamo risarcire? dini di Cornigliano che sono stati polmone Quale sarà il nostro Rinascimento, il no(Italsider) e intestino (depuratore) della stro Risorgimento? città e che non sono mai stati risarciti? Il raddoppio del depuratore a mare? Mai. Noi, i container li vediamo perché Ditemi (diteci) che non è uno scherzo.


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Report Amiu Potenziato ulteriormente il servizio di ritiro gratuito, con i mezzi Amiu, di rifiuti ingombranti, pericolosi e piccoli elettrodomestici nelle vie e quartieri di Genova: una nuova piazza anche a Cornigliano. E cresce ancora a Genova il servizio Ecovan, il mezzo Amiu che ogni giorno percorre le vie e i quartieri cittadini per ritirare gratuitamente mobili, divani, materassi, reti, piccoli elettrodomestici (ad esempio: televisore, computer, asciugacapelli, tostapane) e anche rifiuti pericolosi (oli, batterie, vernici, solventi, lampadine, ecc). Da lunedì 1 aprile si è passati da 30 a 34 postazioni settimanali in città, con una nuova piazza attiva anche a Cornigliano: l’Ecovan sarà presente in piazza Metastasio ogni 1° e 3° venerdì non festivo del mese, dalle 13.30 alle 17. “L’obiettivo in generale è una città più vivibile, pulita e accogliente con servizi vicini ai cittadini - spiega Tiziana Merlino, direttore generale Amiu – . EcoVan è un servizio molto apprezzato dai genovesi per la sua capillarità e funzionalità. Ogni anno un camioncino raccoglie in media 500 tonnellate

di materiale da destinare al recupero. Potenziando i punti di ritiro, auspichiamo di aumentare le quantità di legno e ferro da avviare al riciclo, scoraggiando nel contempo il diffuso fenomeno degli abbandoni per la strada e delle mini discariche abusive”. L’EcoVan/EcoRaee è un camioncino allestito per la raccolta dei rifiuti ingombranti, pericolosi e

dei piccoli Raee (è un’isola ecologica mobile). Ogni giorno percorre le vie di Genova e si ferma, in giorni e orari diversi, in punti prefissati. Può ricevere materiali di diverso genere di provenienza domestica. Si può cercare quello più vicino a casa e il van arriva p u n t u a l e all’appuntamento. Il servizio è gratuito e

Genova. Cresce il servizio Ecovan: da un mese nuova postazione settimanale a Cornigliano in piazza Metastasio E sconti sulla Tari

di Oerre

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permette di accumulare, presentando la tessera sanitaria, punti e sconti sulla Tari. Per avere diritto all’incentivo, è necessario accumulare entro il 31.12.2019 da un minimo di 10 sino a 17,5 punti per aver diritto a una riduzione di euro 10, da 18 punti e oltre per aver diritto a una riduzione di euro 20. Le riduzioni non sono cumulabili e i punti eccedenti. A Cornigliano la nuova piazza Metastasio va ad aggiungersi alle due postazioni già attive: quella collocata presso i Giardini Melis, ogni mercoledì non festivo dalle 7.30 alle 11, e quella di via Coronata (presso la farmacia di Coronata) dalle 7.30 alle 11 ogni 1° e 3° lunedì non festivo del mese. Un servizio che permetterà anche di risparmiare ai genovesi: chi conferirà rifiuti agli Ecovan, infatti, presentando la tessera sanitaria (o il codice fiscale) potrà accumulare punti e sconti annuali sulla Tari, come abbiamo visto, fino a 20 euro. Un’estensione del meccanismo incentivante già in uso alle isole ecologiche. Ogni materiale conferito permetterà di ottenere altri punti. Per esempio: un computer varrà 2 punti, stessa cosa per una stampante e un monitor, mentre una sedia vale 1 punto. L’incentivo economico sarà applicato nella bolletta dell’anno successivo. Importante anche il potenziamento nel levante cittadino (zona priva di isole ecologiche), con due postazioni bimensili in via Sant'Ilario. Da lunedì 1 aprile gli indirizzi “giusti” per conferire a Ponente sono: a Cornigliano, Municipio Medio Ponente: piazza Metastasio, primo e terzo venerdì del mese ore 13.30-17; a Sestri Ponente: via Maroncelli, secondo e quarto venerdì del mese ore 13.30-17.

Amiu, “rispetta l’ambiente e raccogli i punti per la differenziata”

La redazione


ilCorniglianese/cronaca dalla delegazione

Luna Park a Bombrini Gutris (giostrai): “Il trasloco dalla Foce a Cornigliano potrebbe essere un passo per la riqualificazione” di Caterina Maggi

Il “Winter park” di Natale alla Foce con le sue attrazioni è ormai un’istituzione anzitutto per i genovesi, una tappa obbligata delle festività dove divertirsi in compagnia su giostre e montagne russe per tutte le esigenze, tra zucchero filato e risate. E forse, questa parentesi di festa e luci dalla Foce potrebbe presto traslocare a Cornigliano. Si tratta ancora di un progetto, un’ipotesi, ma quando tra poco bisognerà organizzare il Luna Park estivo (Summer Park) potrebbe essere un argomento che i rappresentanti dei giostrai dovrebbero mettere sul tavolo nella riunione con le istituzioni. Ne parliamo con Mattia Gutris, giostraio d’esperienza, che da anni partecipa con il suo complesso all’iniziativa. Come siete stati informati dell’opportunità di spostare il Winter Park da piazzale Kennedy, zona Foce, a Cornigliano? E dove verrebbe trasferito? Per ora abbiamo ricevuto informazioni dalle nostre associazioni di categoria, e si sta ancora discutendo sul progetto. È comunque un bel cambiamento, per cui bisogna valutare anche le condizioni dell’area in cui dovrebbero essere spostate le giostre e tutto il resto, dove potrebbero essere messe in stallo durante il processo di montaggio, ecc. Considerando anche che si proponeva, se non sbaglio, di utilizzare lo spazio dietro Villa Bombrini (Cineporto), con le dovute modifiche e bonifiche del caso. A occhio e croce direi che ci potrebbero volere

ancora due anni prima che il complesso venga spostato a Cornigliano, considerando tutta l’organizzazione che occorre per un movimento del genere. In ogni caso sono i ragazzi del comitato organizzativo che ci hanno informati e continueranno ad aggiornarci. Per ora bisogna aspettare anche di sentire cosa ne pensano le istituzioni. Credete che spostare il vostro sito possa portare a una variazione degli introiti? Diciamo che i cambiamenti, di qualsiasi tipo, sono sempre e comunque un po’ un salto nel buio; se e quando il progetto verrà realizzato, bisognerà comunque considerare che ci sarà un impatto iniziale sul complesso dei baracconi. Alla Foce è sempre stata una tradizione, generazioni intere sono cresciute aspettando le giostre di Natale per andarci prima come bambini e poi accompagnandoci i figli. Certo che un cambiamento, soprattutto se la zona nuova non verrà sufficientemente fornita di mezzi pubblici per lo spostamento dei visitatori ecc., potrebbe portare un decremento iniziale degli introiti, considerando che non tutti hanno modo o voglia di viaggiare fino a Cornigliano per le giostre. Ma passati i primi tempi potrebbe essere un’iniziativa positiva, pubblicizzando adeguatamente l’evento. Come già detto, ogni cambiamento comporta dei rischi, ma bisogna anche vedere se nel lungo periodo non può portare anche dei vantaggi. Credete che questo cambiamento possa apportare un’accelerazione nel cammino di Cornigliano verso la riqualificazione? Sbilanciandomi direi proprio di sì. Certo, ogni giostra è un atomo nella galassia del Luna Park, gestito da una famiglia che la trasmette per generazioni, ma nel complesso per quel mese o due che resteremmo sul territorio porteremmo nel quartiere molti visitatori, con un impatto secondo me positivo anche per i negozianti della zona: bar, caffè e altri ne avrebbero sicuramente beneficio. Avete ricevuto informazioni sulle condizioni della zona che vi ospiterebbe? Credete di dover ridurre le dimensioni del complesso? A essere sinceri anche gli ultimi lavori per la

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messa in sicurezza del Bisagno avevano ridotto la nostra zona. Abbiamo dovuto stringere i denti per cercare di portare lo stesso intrattenimento degli anni scorsi in mezzo a mille cantieri, ma ci siamo sempre riusciti in un modo o nell’altro. Di fatto non cambierebbe poi molto. Sulla zona non abbiamo ancora ricevuto molte informazioni ma forse è perché si tratta ancora di un progetto in discussione. Certo che speriamo ci sia una bonifica adeguata prima di portarci le giostre: un complesso come il Luna Park di piazzale Kennedy ha bisogno di un’adeguata rete fognaria, allaccio all’elettricità le giostre ne consumano parecchia - e acqua potabile. Altrimenti non è possibile il trasferimento. Quanto a dove lasciare le giostre in stallo mentre le montiamo, non è tanto un problema di Cornigliano, ma di Genova: anche quando ci troviamo alla Foce spesso no abbiamo spazi dove lasciare il materiale; c’è chi lo lascia in Toscana, o a Novi Ligure, e poi man mano lo trasporta sul sito per montarlo. In questo caso è un problema legato alla confermazione stessa di Genova: Cornigliano o meno non cambierebbe. Quando saprete di più sul progetto? Tra poco dovrebbero incontrarsi i nostri rappresentanti di categoria e i rappresentanti del Comune per il Luna Park estivo. Probabilmente sarà allora che si tirerà fuori il discorso e si discuterà. In ogni caso speriamo in una soluzione prima di novembreanzi: prima è meglio è, così da fare tutto al meglio.


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Villa Bombrini. In mostra le opere di Angelo Elio Barabino a sostegno del Corniglianese e la tavola rotonda sul tema “Arte&Informazione”. Il racconto di un successo

Mario Bianchi, pres. Municipio VI; Maria Scarfì Cirone, scrittrice; Angelo Elio Barabino, Franco M. Bobbio Pallavicini, biografo

da dx: Pino Mango, pres. Pro Loco; Dino Frambati, Ordine giornalisti; Francesco Ottonello, pres. Circolo Cenacolo degli artisti

Tutto esaurito nella Sala Solimena di Villa Bombrini per la conferenza sul tema “Arte&Informazione”

Qui sopra: Lorella Fontana, consigliere comunale Genova; Maria Luisa Centofanti, assessore Cultura Municipio VI Medio Ponente .

Al microfono: Riccardo Ottonelli, direttore editoriale ilCorniglianese

Al microfono: Francesco Macciò, performer Reading poetico-musicale

Le feste, le aperture all’Arte e all’amicizia, gli incontri importanti di un tempo si sono rinnovati nell’ariosa sontuosità di Villa Bombrini, a Cornigliano, fatta costruire - è piacevole ricordarlo - dal marchese Giacomo Durazzo nel 1752, non per riposare e oziare ma nella concezione di un mondo privato dove “sentire la vita”. Questo intento era palpabile il 13 aprile appena trascorso, in occasione dell’evento culturale che ha saputo fondere insieme l’Arte agile e nello stesso tempo possente del grande maestro genovese Angelo Elio Barabino e il Corniglianese, il giornale con cadenza mensile che dall’aprile del 2012 (buon compleanno!) esce senza interruzioni per dare quella voce scritta che probabilmente mancava ai cittadini della delegazione. Un universo di ricchissima fantasia e di esaltanti

colori, quello delle opere pittoriche del Barabino, che ha avuto il merito, a distanza di almeno un anno dallo scaturire della scintilla da cui si è giunti a questo evento, di mettersi a disposizione del giornale con il dono di tre opere che sono state assegnate a tre fortunatissimi lettori che hanno partecipato ad una sottoscrizione a premi. “Arte&Informazione”, quindi, a braccetto nel bellissimo ed indimenticabile pomeriggio a Villa Bombrini. Come dire: la pittura di colui che è stato definito “l’ultimo degli Impressionisti” insieme con l’informazione, quella che dà ribalta e valenza ai cittadini: realtà necessarie e pressanti da mettere in luce nel giornale guidato da un direttore con una straordinaria esperienza radiotelevisiva, e sempre attento ai valori intellettuali e morali dei lettori,

nell’assoluta libertà di pensiero. Come una grande orchestra, la Pro Loco di Cornigliano, la redazione del Corniglianese e gli oratori hanno messo in scena uno spartito di rara bontà e piacevolezza. Un plauso vibrante a Graziella Bellino per la sua eletta perseveranza. E applausi alla brillante esecuzione poetico-musicale di Francesco Macciò che ha aggiunto all’Arte del dipingere e dello scrivere, la Musica e la Poesia nella maniera più eletta. Tutto questo nello splendore di Villa Bombrini dove, per due volte, ha soggiornato Papa Pio VII. C’entra con il nostro discorso? Sì, indubbiamente. Potremmo parlarne un’altra volta. Maria Scarfì Cirone

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ilCorniglianese/cronaca dalla delegazione strutturazione dei giochi per i bimbi presenti nel giardino, luogo che si vuole rendere, sempre più, gradevole e vivibile per i cittadini di Cornigliano. Villa Durazzo Bombrini di Genova Cornigliano è sicuramente il più prezioso e innovativo esempio di architettura residenziale del XVIII secolo della città. Fu costruita a partire dal 1752, su progetto di Pierre Paul De Cotte per il marchese di Gabiano, Giacomo Filippo II Durazzo. Oggi al laghetto si arriva attraverso l’ampio salone di rappresentanza del piano terra, la Sala al Mare, accoglie due importanti tele (misurano 3,15 x 4,35 m) raffiguranti gli episodi biblici di Debora e Barach e Giuditta che mostra la testa di Oloferne, del pittore napoletano Francesco Solimena, eseguite intorno al 1717, su commissione dei marchesi Durazzo. Lo splendore e la magnificenza che caratterizzavano la residenza, varcavano l’impianto dell’edificio e si estendevano nei rigogliosi giardini che arrivavano, tra pergolati, alberi e siepi a lambire il mare, all’epoca distante poco più di 300 metri. La fisionomia della Villa e dei suoi terreni incominciarono a mutare in maniera netta a metà Ottocento quando venne costruita la nuova ferrovia GenovaVoltri che tagliò il legame dell’edificio, giardino e laghetto, con il mare.

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Diario della riqualificazione

Villa Bombrini, riprende a vivere l’affascinante laghetto di Oerre

È stato inaugurato giovedì 4 aprile il ‘rinnovato’ laghetto di Villa Bombrini, ripristinato grazie alla collaborazione di Coccodè Creative con Società Per Cornigliano. È stato importante condividere un frammento di bellezza che viene restituito a Cornigliano e ai suoi cittadini, grazie all’energia propositiva di una giovane realtà creativa che si è legata a questo territorio e lo ha eletto non solo come propria sede di lavoro, ma come luogo di ispirazione. Coccodè è una delle aziende facenti parte del Pacc (Polo Aziende creative Cornigliano) di Glfc–Genova Liguria Film Commission che hanno sede a Villa Bombrini. L’occasione ha permesso di festeggiare anche la recente ri-

Nella foto in alto il rinnovato laghetto di Villa Bombrini nel pomeriggio dell’inaugurazione. Qui sopra, Cristina Repetto (al microfono), presidente del CdA di Società per Cornigliano, insieme con Lucia Cavaliere, pm e art director di Coccodè (foto Guerra). Foto in basso, a destra: il laghetto della villa com’era in una fotografia del 1957


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ilCorniglianese/cronaca dalla delegazione Croce Bianca di Cornigliano Inaugurati due nuovissimi mezzi per il trasporto dei disabili Domenica 30 marzo i ragazzi della Croce Bianca del nostro quartiere hanno inaugurato due nuovi mezzi per il trasporto di disabili. Appuntamento alle 9 in sede, come per ogni festa, al fine di avviarsi assieme alla parrocchia di San Giacomo dove, dopo la messa domenicale, il sacerdote ha benedetto i veicoli al fine di vegliare sui nostri volontari, dipendenti e concittadini ad ogni trasporto. Al termine la Croce ha offerto a tutti i partecipanti un buffet nei locali della pubblica assistenza come gesto di ringraziamento nei confronti di chi ogni giorno aiuta a portare avanti ogni tipologia di servizio e non: a partire da piccole o generose oblazioni, tempo e supporto; poiché proprio con l’impegno di ognuno è stato possibile acquistare questi mezzi nuovi. Proprio a riguardo di questo, non è mancato l’invito alla cittadinanza a far sempre più parte della vita dell’associazione: forze che non sono mai abbastanza. L’arrivederci è a quest’estate per la tradizionale festa della Croce Bianca. Oerre

Foto dei mezzi inaugurati, grazie alla militessa Flavia Formisano per la gentile cessione

Il ponte silenzioso

Emozioni parole e immagini per non dimenticare e rispecchiare l’assenza Il 14 febbraio (sei mesi esatti dopo il disastro) è stato pubblicato “Il ponte silenzioso”, edito da KC edizioni. Un libro diverso, che lascia spazio a chi il trauma l’ha vissuto davvero. Un progetto nato da un’idea di Valentina D’Amora, redattrice ed educatrice ambientale, che, da subito dopo il crollo del Ponte Morandi ha iniziato a raccogliere le preziose testimonianze di sopravvissuti, sfollati, soccorritori, ma anche dei semplici cittadini genovesi e degli abitanti della Valpolcevera, con l’obiettivo di mantenere viva la memoria di quei giorni. Durante il lavoro di selezione dei materiali, Valentina incontra Nadia Porfido, psicologa e psicoterapeuta, che, successivamente, si occuperà della catalogazione dei testi raccolti, costruendo un percorso legato alle emozioni. Un progetto editoriale di taglio sociale, perché i proventi della vendita verranno interamente devoluti a progetti educativi a cura di realtà già attive sul territorio della Valpolcevera. La casa editrice scelta, inoltre, è la KC che, oltre ad essere la prima ecologica in Liguria, coinvolge alcuni detenuti del carcere di Genova Pontedecimo, nel progetto formativo “Il cielo in una stampa”, in collaborazione con il Ministero della Giustizia. Un libro per la Valpolcevera, stampato in Valpolcevera: un modo di dare ulteriore valore al progetto. Il libro è uscito a sei mesi esatti dal crollo: una data significativa, un momento per fermarsi a riflettere su quanto accaduto. La redazione

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In ricordo di papà Francesco “Ciccio” Palo

“Figlio di una delle tante famiglie numerose del Sud e di una incantevole località della costiera amalfitana emigrò al Nord negli anni Sessanta in cerca di lavoro e di una stabilità economica per la sua famiglia. Il fratello Emilio, già residente a Cornigliano, gli fornì l’appoggio logistico nei suoi primi mesi a Genova. Grazie alla sua esperienza di pastaio non gli fu difficile collocarsi in una piccola azienda di Sampierdarena, il pastificio Rebora. A questo punto richiamò la moglie Elena e i suoi tre figli: Alfonso, Delia e Giampaolo. Purtroppo un grosso infortunio lo costrinse dopo qualche tempo all’immobilità per circa un anno. La moglie non si scoraggiò a questo nuovo scompiglio e con il modesto contributo dell’Inail riuscì comunque a far vivere, vestire e far studiare, i suoi tre figli. Da lì in poi si rimboccarono di nuovo le maniche riprendendo il lavoro in altri ambiti quali il mercato del pesce e, per ultimo, trovò occupazione come operaio, alla Fulgor cavi. Fra le prime famiglie ad essere sfrattate trovarono, grazie al Comune di Genova, una nuova sistemazione nelle case popolari sopra il Cep dove hanno vissuto in piena serenità e armonia per il resto delal loro vita. Che altro dire? Se non che è stata una vita come quella di tanti altri emigrati, ma che ha reso orgogliosi i loro figli per quanto trasmesso da un esempio unico di amore e dedizione. Grazie papà, grazie mamma. ‘Ciccio’ si è spento il 15 aprile 2019. Alfonso”

Enoteca “La cantina del primitivo”

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Via Cornigliano, 204 rosso


ilCorniglianese/cronaca dal Municipio VI

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Medio Ponente

I nostri inserzionisti

Sestri, lo stato dell'industria Quanto pesa l’incognita Aerospace Sestri è sempre stato distretto spiccatamente industriale. Oggi non è più così. Tuttavia permangono siti in cui il lavoro non manca. Ci riferiamo soprattutto alla Fincantieri, dove va avanti la trattativa per il “ribaltamento a mare”, che dovrebbe ampliare il cantiere al fine di rispondere alle esigenze delle grandi navi da crociera. In questo settore gli affari procedono, è il caso di dirlo, a “gonfie vele”, sebbene ci si auguri una più attenta sorveglianza sulla sicurezza dei lavoratori esposti ad attività pericolose, che dovrebbero essere difesi dalle istituzioni, anziché denigrati, sparando nel mucchio, con uscite quantomeno infelici, come quella di un “illustre” esponente del Comune. Ricordiamo che anche alla Fincantieri si è registrato lo scorso anno un mortale incidente sul lavoro. Per un'industria che prospera, ce n'è un'altra a Sestri che ha conosciuto tempi migliori. Si tratta della Piaggio Aerospace, con sede principale, per ironia della sorte, in quella stessa Villanova d'Albenga dove risiedeva lo sventurato operaio deceduto al Gazzo. L'8 aprile, giorno chiaramen-

te funesto per le sorti del lavoro, i dipendenti di questa azienda, tutti molto qualificati, hanno manifestato alla Prefettura di Genova, con raduno in piazza Corvetto e corteo in lungomare Canepa, per attirare l'attenzione sui gravi problemi che stanno attraversando. In particolare, hanno chiesto al Governo e alle istituzioni locali decisioni più celeri circa il futuro della Piaggio, che ha comunque importanti commesse all'estero e non dovrebbe risultare in crisi. Volatilizzata la proprietà e minacciata la cassa integrazione per la quasi totalità dei lavoratori, i dipendenti hanno sollecitato un tavolo urgente con le istituzioni ed uno sblocco degli ordinativi promessi dallo Stato italiano. In particolare, lamentano i mancati ordini di droni da parte del Ministero della Difesa e chiedono, qualora questi non siano adeguati alle esigenze specifiche, di provvedere a commesse sostitutive. La sospirata convocazione a Roma, pervenuta in extremis riguardo la cassa integrazione, che dovrebbe decorrere dal 1° maggio, si è tenuta il 17 aprile, mentre il 24 si è svolto il previsto incontro con il Mise per il rilancio

industriale dell'azienda (ve ne daremo conto nel prossimo numero). L'importante è fare presto. Alla maggioranza degli italiani, e ai sestresi in particolare, poco interessano interventi come la “flat tax”, parola che suona già come una minaccia e che si rivela ai più di significato oscuro. Chiedono piuttosto interventi concreti sul lavoro e sulla vita quotidiana della gente comune. Tra questi, leggi che prevedano esplicite sanzioni per le aziende impegnate in lavori di pubblica utilità, che non rispettino norme e tempi per le opere assegnate. Il ponte di via Giotto, che una sestrese indignata, come del resto altri da noi consultati, ha ribattezzato “ponte dei sospiri”, è un esempio lampante di scarsa sensibilità verso i bisogni dei cittadini.

Morire di lavoro a Sestri (e non solo)

nonostante i solleciti soccorsi. Sul caso indagano gli ispettori dell'Ufficio Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di lavoro facenti capo alla Asl. Sembra che l'incidente sia dovuto a problemi relativi alla corda che avrebbe dovuto trattenere l'operaio. Al momento in cui scriviamo, sono indagati, per atti dovuti, tre responsabili dell'azienda. La segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, ha dichiarato: “Una tragedia orribile la morte sul lavoro di un nostro iscritto. Cordoglio e vicinanza alla famiglia dalla Cisl e dalla Filca Cisl”. E Luca Mastripieri, segretario generale della Cisl Liguria: “Ci troviamo di fronte all'ennesima tragedia sul lavoro. Purtroppo, a livello istituzionale e amministrativo, dal Governo a scendere, l'attenzione per questa emergenza è inesistente. Indipendentemente dalla dinamica dell'incidente e dalle eventuali responsabilità, rileviamo che nulla è stato fatto negli anni in tema di prevenzione e con-

trolli”. Le morti bianche, che poi tanto immacolate non sono, costituiscono una vera piaga della nostra società, al pari dei frequenti femminicidi. In questi due campi il numero dei decessi è paragonabile a quello di una guerra. La priorità degli interventi dovrebbe essere commisurata all'entità di questi massacri, legati entrambi a precise responsabilità, se non altro per la superficialità e la lentezza con cui vengono affrontati. Qualcosa si sta cercando di fare riguardo alla seconda emergenza, mentre appare del tutto sottovalutato il problema degli incidenti sul lavoro, pressoché quotidiani. Lo stesso 8 aprile, un altro incidente di questo tipo è avvenuto a Ventimiglia, dove un giovane operaio è precipitato da un traliccio ed è stato ricoverato in gravi condizioni all'ospedale di Pietra Ligure. Speriamo di non assistere ad una nuova tragedia.

Insufficienza di prevenzione e controlli Ennesimo incidente mortale sul lavoro. È avvenuto l'8 aprile a Sestri, sulle pendici del Monte Gazzo, al tempo martoriate dalle cave, che hanno lasciato profonde ferite nei fianchi verdi della “montagna”. Oggi si aggiunge ferita a ferita: un operaio rocciatore di 39 anni, Sahitaj Xhafer, di origini albanesi, è deceduto mentre stava montando una rete di protezione per evitare la caduta di massi sulla parete rocciosa di una cava utilizzata per i depositi del Terzo Valico. (Ma il quartiere era a conoscenza di tale utilizzo e dei rischi connessi?) Precipitato da un'altezza di venti metri, l'operaio è morto sul colpo. Vani i tentativi di rianimarlo,

Il Ponte dei Sospiri La foto in alto documenta lo stato dei lavori di via Giotto, a metà aprile. Alcuni addetti ci hanno riferito che non si arriverà a termine prima di metà giugno. Si parlava di marzo, poi di aprile, invece, pare, dobbiamo attendere l'estate e sperare... (giemme)

Rita Nello Marchetti

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O zenéize

Occhio al museo

“Gh’è da fâ”, a canson scrîta e conpòsta da-o Paolo Kessisoglu

Albrecht Dürer, capolavori a bulino Il maestro lascia il segno a Palazzo Bianco

di Guido Pallotti

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di Liliana Gatto Longhi

Gh’è da fâ a l’è a neuva canson scrîta e conpòsta da-o Paolo Kessisoglu (do doétto còmico Luca e Paolo) dedicâ a-a seu çitæ, Zena, feria da-o cròllo do ponte Morandi. O brano o l’è ‘n inno de solidarietæ e vixinansa a-a gente c’a ghe stà e a continoa a amâla. O singolo (sencio) o l’è cantòu insemme a tantiscimi artisti, tra i quæ: Annalisa, Arisa, Boosta, Fiorella Mannoia, Gianni Morandi, Gino Paoli, Giorgia, Giuliano Sangiorgi, Ivano Fossati, Izi, J – Ax, Joan Thiele, Lo Stato Sociale, Luca Carboni, Malika Ayane, Mario Biondi, Massimo Ranieri, Mauro Pagani, Max Gazzé, Nek, Nina Zilli, Nitro, Raphael Gualazzi, Ron e Simona Molinari. “Zena çitæ da capî/ Zena aia da beive/ Zena nuvie e sâ/ e vento c’o fâ l’arçidiâo/ Zena c’a fà perde a stradda/ solo caroggi e recanti/ c’a-a fin di Zôi/ ne se stappa e oêgie./ Quande finie e curve/ finalmente se sciacca o pedale/ co-o scûo drento i euggi/ de bòtto gh’è o mâ/ a l’è ‘na lûxe c’a sccieuppa/ no ti riêsci a amiâla./ Pöi ti t’affacci in scio pòrto/ da-a soviaelevâ/ tiâ sciù da pöco/ c’a sfretta i palaççi./ Chi se goidda ‘n pö stòrti/ perché s’amia o mâ./ L’è comme fâ geòmetria/ se pe televixon gh’è o mondiale./ Zena a l’è grixa/ a no te fa ‘n fotorîzo/ a l’è distante, a l’è interótta/ a l’è o Bezagno/ a l’è tròppo curta a pista/ o l’è ‘n continuo rumô/ a niâtri a ne gusta coscì/ o ciamemmo mogogno./ E alôa vegni chi/ lêvite sto môro e fatte abbrassâ/ ‘sto vento freido c’o sciuscia/ te veuggio ascâdâ/ t’ê de longo a mæxima/ ma se ti stâvi mâ/ ti me o poeivi anche dî/ ma òua basta discorsci/ gh’è tanto da fâ./ T’ê respio de onde/ marea de comèrci/ t’ê a natua c’a picca/ da-i caroggi do çentro./ T’ê l’insegna di pòsti/ che a distansa ti ritreuvi/ t’ê ‘na çitæ c’a no cangia/ comme i vêi òrgogliôzi./ Gh’è ‘na cösa c’a me manca/ comme l’âia,/ comme o çê inte ‘na stansia/ e alôa voriæ fermâ/ chi crîa, chi viâgia/ pe sentî solamente/ o rumô do mâ./ E alôa vegni chi/ lêvite sto môro/ e fatte abbrassâ/ ‘sto vento freido c’o sciuscia/ te veuggio ascâdâ/ t’ê de longo a mæxima/ ma se ti stâvi mâ/ ti me o poeivi anche dî/ ma òua basta discorsci/ gh’è tanto da fâ”.

“Genova città da capire/ Genova aria da bere/ Genova nuvole e sale/ e vento a imperversare/ Genova da perder la via/ solo vicoli e nicchie/ che alla fine dei Giovi/ ci si stappa le orecchie./ Quando finite le curve/ finalmente si schiaccia il pedale/ con il buio negli occhi/ all’improvviso c’è il mare/ è una luce che esplode/ non la riesci a guardare./ Poi ti affacci sul porto/ dalla sopraelevata/ elevata di poco/ che sfrega i palazzi./ Qui si guida un po’ storti/ perché si guarda il mare/ è come far geometria/ se in tv c’è il Mondiale./ Genova è grigia/ non ti sorride/ è lontana, è interrotta/ è il Bisagno/ è troppo corta la pista/ è un rumore continuo/ a noi piace così/ lo chiamiamo mugugno./ E allora vieni qui/ togliti quel muso/ e fatti abbracciare/ ‘sto vento freddo che soffia/ ti voglio scaldare/ sei sempre la stessa/ ma se stavi male/ me lo potevi dire/ ma adesso basta parlare/ c’è da fare./ Sei respiro di onde/ marea di commerci/ sei natura che bussa/ dai caruggi del centro./ Sei l’insegna dei posti/ che a distanza ritrovi/ sei città che non cambia/ come i veri orgogliosi./ C’è una cosa che mi manca/ come l’aria, come il cielo in una stanza/ e allora vorrei fermare/ chi urla, chi viaggia/ per sentire solamente/ il rumore del mare./ E allora vieni qui/ togliti quel muso/ e fatti abbracciare/ ‘sto vento freddo che soffia/ ti voglio scaldare/ sei sempre la stessa/ ma se stavi male/ me lo potevi dire/ ma adesso basta parlare/ c’è da fare”.

Provenienti da una collezione privata donata al Comune di Genova, abbiamo la possibilità di ammirare una cinquantina di incisioni a bulino inedite, capolavori firmati da Albrecht Dürer, (Norimberga, 21 maggio 1471 – Norimberga, 6 aprile 1528), ora in esposizione a Palazzo Bianco, in via Garibaldi. Nelle sale del palazzo sono in mostra opere a bulino e due acqueforti del Maestro del Cinquecento di vero pregio, sia per lo stato di conservazione che per la bellezza dell’incisione. Tecnica usata anche in Italia da maestri importanti come Andrea Mantegna, Giambattista Tiepolo, Agostino Carracci e Paolo Veronese. Il bulino trova nella mano di Dürer la sua più alta espressione artistica. In mostra sino a giugno incisioni straordinarie e dettagliate nei particolari simbolici quali “La grande fortuna”, “La Sacra famiglia con la libellula”, “La strega cavalca una capra” e la “Giovane donna insidiata dalla morte”. Buona mostra a tutti e “buona lente d’ingrandimento” per gli appassionati d’arte. (In basso: Sant'Antonio che legge, 1519. Courtesy Musei di Strada Nuova. Foto Luigino Visconti per il Comune di Genova. Ndr.).


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“Ciack, si gira!” A Cornigliano la detective Petra diventa una serie televisiva (Sky) A Cornigliano Ligure Petra Delicado è arrivata prima che in tv. Avete fatto la comparsa per il cast della produzione che porterà sullo schermo l’ispettrice Delicado? Volete sapere qualcosa di più di questa poliziotta spagnola? Leggete i gialli da cui nasce Petra. È dalla penna di Alicia GiménezBartlett (foto al centro) che nasce l’investigatrice, pubblicata in Italia da Sellerio. Lo scorso anno la scrittrice aveva annunciato di aver ceduto a Sky i diritti letterari e in un’intervista per Repubblica rivive i suoi primi passi. “Quando ho iniziato a scrivere gialli con una donna detective, mi dicevano che ero la più grande e io rispondevo 'certo, perché sono l’unica’. Volevo mettere al centro del romanzo una donna normale perché per troppo tempo sono state solo le compagne dei gangster o delle vittime. Con il tempo stanno aumentando sia le scrittrici di gialli donne, sia le protagoniste che fanno indagini e mi sembra positivo”, e con Riti di morte iniziano le indagini dell’ispettrice di polizia, femminista e caparbia, Petra Delicado. Da leggere per primo se volete conoscere come nasce la coppia investigativa di Petra Delicato e del suo assistente Fermin Garzon, visto che li ritroverete in tutti gli altri gialli. Caratterialmente diversi, danno vita a un duo vincente sia sul piano della narrazione in giallo

La storia delle nostre vie Via Forte di Monte Guano Tra spazi verdi, serre e rare case di coltivatori agricoli sparse lungo la valle, via Forte di Monte Guano collega Borzoli alla collina di Coronata e si immette, nei pressi del cimitero, nella sua quasi omonima via, Monte Guano. Una stretta e difficoltosa strada che fino a poco tempo fa era sconosciuta alla maggior parte dei genovesi: dopo il crollo del ponte Morandi è divenuta una delle poche alternative che collegavano la Valpolcevera al ponente cittadino. Presa d’assalto, questa stradina che subito dopo Borzoli si restringe in modo preoccupante fra case e mura, costringe gli automobilisti a fare retromarce improbabili seguite da assordanti clacson, tanto da indurre gli abitanti, alcuni anche improvvisatisi vigili di zona, ad aprire i propri cortili e cancelli per

sia su quello più personale, creando un ritmo vivo e interessante nei dialoghi – a cui la Bartlett spesso fa ricorso – e nelle descrizioni delle loro vite che qui abbondano. La Bartlett ci presenta i protagonisti dei gialli a seguire: Giorno da cani, Messaggeri dell’oscurità, Morti di carta, Serpenti nel paradiso, Un bastimento carico di riso, Nido vuoto, Il silenzio dei

lutivo, e che il sangue versato, quanto prima si asciuga, meglio è. Vige la convinzione che un agente della Omicidi sia un tizio armato e addestrato per entrare in azione quando il cadavere è ancora fresco o, per meglio dire, ancora tiepido. E invece no. Capita che i presunti specialisti del tempo presente o, tutt’al più, del passato prossimo, si vedano rispediti verso il passato remoto per dare la caccia

chiostri. E da una pagina de Gli onori di casa l’ispettrice Delicado ci dice quello che pensa dei cosiddetti “cold case” (crimini freddi): “Tra i compiti affidati alla Policia National vi è quello di rinvangare il passato. Sembra un’assurdità, un paradosso, una semplice battuta. Tutti pensano che l’intervento della polizia debba essere rapido, tempestivo, riso-

ad assassini ormai scomparsi, volatilizzati, dissolti nell’aria. Curioso. Il passato non è territorio esclusivo di storici e poeti, ma appartiene a noi piedipiatti. Il crimine ha la sua archeologia”. Le trame delle Bartlett sono buoni canovacci per le trame tv e, se non avete tempo o voglia di leggere, affidatevi al piccolo schermo per godervi l’ispettrice.

assisterli durante quelle complicate manovre. Ma come ogni creuza, oltre i suoi lati negativi, sa offrire anche angoli armoniosi di vita silenziosa e naturale. Lungo la valle che ospita la Iplom e si affaccia sul dirimpettaio colle dove si inerpica la tortuosa strada per Scarpino, si può ripercorrere la storia di quei luoghi, conoscere le abitudini e le usanze di coloro che hanno vissuto in questa zona. Ed eccoci di fronte al Pesea, un parco educativo e sperimentale, primo ecologico nato in Liguria nel 1997, dove primeggiano moderni pannelli fotovoltaici e pale eoliche per la produzione di energia alternativa. Un progetto didattico per sportivi, scolaresche e famiglie con l’intento di sensibilizzare le nuove generazioni verso un futuro ambientato su energie derivanti da fonti rinnovabili e una piacevole occasione per trascorrere momenti di emozioni acrobatiche su funi seguiti da esperti istruttori a due passi dalla città. Questa carreggiata accompagnava fino al Monte Croce, sulla cui cima si ergeva il forte omonimo. Lassù vi era una caserma con accesso ai magazzini

lillybrilly@gmail.com

d’artiglieria, mimetizzata adatta a presidiare e difendere il fondo valle da possibili attacchi nemici capaci di insidiare le nascenti zone industriali di Cornigliano e Sestri e durante l'ultima guerra questa costruzione è stata impiegata anche dalla contraerea. Persa poi la sua importanza strategica, all'inizio del secolo, la vecchia caserma venne adibita a polveriera, ma a seguito delle proteste della popolazione locale preoccupata per la presenza di quelle munizioni, venne deciso di trasportarle nel forte Geremia sul Turchino. L’8 novembre del 1923, durante le operazioni di trasferimento, un’accidentale esplosione non solo distrusse parte della caserma ma provocò numerosi feriti e 13 vittime tra cui Costanzo Grillone, capo squadra della Croce Bianca di Cornigliano intervenuta in soccorso, e questa delegazione riconoscente, gli intitolò una via. Punta Croce invece nel 1960 venne spianata e il materiale di risulta è stato utilizzato per la realizzazione dell'area siderurgica ed aeroportuale di Cornigliano. Di questo forte esiste solo un piccolo fabbricato adibito a corpo di guardia poi diventato privato e ora, completamente divorato da una fitta vegetazione, è diventato completamente inaccessibile. A ricordare quel tragico avvenimento, poco sopra il capolinea del bus 62, nelle vicinanze del cimitero, in memoria di tutte quelle vittime, fu eretta una piccola ma significativa cappella raggiungibile a piedi attraverso una breve salita che si inerpica su quella collina. Rosanna Robiglio


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Il tempo che ha fatto MARZO 2019

La Liguria al Vinitaly, un grande salto di qualità A Verona le conferme di un’eccellente produzione A n c h e quest’anno al Vinitaly, la importante kermesse che si è svolta a Verona dal 9 al 12 aprile, i vini e i prodotti Riccardo Collu liguri hanno confermato un ruolo da protagonisti nel mercato internazionale. Il settore da alcuni anni è in crescita, lo testimoniano le domande per autorizzazioni di recupero terreni da destinare a vigneti. Attualmente in Liguria la superficie vitata conta circa 1.450 ettari. Nello stand di Unioncamere Liguria al pad. 12 erano presenti oltre 75 aziende, quasi l’80% della produzione regionale. L’organizzazione gestita dall’Enoteca Regionale Ligure, diretta dal neoeletto Marco Rezzano proponeva quasi 150 etichette di vini di tutte le tipologie: spumanti, bianchi, rosati, rossi e passiti, a dimostrare la maturità e la preparazione enologica ormai raggiunta ed in continua evoluzione. Non solo bianchi, due fra i grandi rossi liguri presenti l’Ormeasco di Pornassio e il Rossese di Dolceacqua con le sue Menzioni geografiche aggiuntive, una sorta di “Cru”, hanno riscosso, come tutta la produzione regionale riconoscimenti da critici ed esperti. Protagonista indiscusso come sempre lo Sciacchetrà, affiancato dal passito di Cimixà, vitigno storico recuperato. A rappresentare la Doc Valpolcevera una sola azienda dello storico produttore Andrea Bruzzone che presentava anche la sottozona “Coronata”. Grande interesse

per i vini prodotti con la tecnica di affinamento sotto il mare, due prodotti sono immersi nelle acque liguri: Abissi da vitigni autoctoni, dell’azienda Bisson di Piero Lugano nella Baia del silenzio, a Sestri Levante, e lo Champagne da pinot noir della Cote de Bar Francese Jamin’ che affina nell’area di Portofino a -52 m. Il presid ente dell’Associazione i t a l i a n a Sommelier, Antonello Maietta, anch’egli ligure di Portovenere, ha condotto proprio al Vinitaly la prima degustazione mondiale dei vini che riposano in acque salate e dolci provenienti da vari siti nel mondo. Folte le presenze dei politici, dal presidente della Regione Toti al sindaco di Genova, Bucci, guidati dall’assessore all’Agricoltura Mai, sempre presente quando si parla di promozione e salvaguardia del territorio. È ormai possibile proporre a chiunque cerchi prodotti con una marcata tipicità territoriale una lista completa di soli vini liguri, la dimostrazione è stata data proprio durante questa manifestazione. Il servizio affidato alla sezione ligure dell’Ais poteva guidare l’ospite in una passeggiata virtuale fra le cantine della nostra regione, consigliando i prodotti e spiegandone le varie caratteristiche. La novità, a discapito della proverbiale parsimonia locale, era la possibilità di vincere 100 vini che rappresentavano

tutte le denominazioni regionali partecipando ad una sola degustazione e compilando il coupon che sarebbe stato estratto a termine della fiera. Ma non solo con il vino la nostra regione era rappresentata a Verona, nel padiglione C ad ingresso fiera alcune aziende erano presenti con l’oro liquido di Liguria: l’olio extravergine di oliva. Dalla provincia di Savona l’azienda Sommariva di Albenga e proponeva gli oli dai singoli uliveti in purezza e “You” olio dedicato alle donne. La provincia di Imperia, oltre alla presenza dell’azienda Frantoio bianco di Pontedassio, già vincitrice del Gold Award di Merano nel 2018, era rappresentata dall’Agricola Paolo Cassini di Isolabona. Per loro primo premio, il “Sol d’Or” categoria «Oli monovarietali» ricavato da piante in gran parte secolari di cultivar taggiasca. Bilancio positivo su tutti i fronti per la nostra regione premiata dalla elevata qualità dei prodotti che, nonostante la maggior parte dei casi vengano ricavati da un territorio estremo costituito da terrazzamenti, vengono proposti sul mercato a prezzi competitivi. Come da sempre affermo, la nostra piccola realtà non ha nulla da invidiare ad altre zone d’Italia e del mondo. Appuntamento a Slow Fish dal 9 al 12 maggio al Porto antico di Genova certo in un’ennesima conferma della qualità dei prodotti territoriali.

L’acrostico (dal greco akróstichon, composto di ákros, «estremo» e stíchos, «verso») è un componimento poetico all’interno del quale le sillabe o le lettere iniziali di ciascun verso formano in verticale una parola, una frase, un nome. I più antichi esempi in greco risalgono ad Arato di Soli e a Nicandro. Nella letteratura latina Cicerone testimonia che Ennio fu autore di acrostici; gli argomenti in versi delle commedie di Plauto, presentano in acrostici il titolo delle commedie stesse. Nel Medioevo molto famoso è l'acrostico con cui il Boccaccio dedicò l'opera a Maria d'Aquino. Questo mese, toccato purtroppo da un profondo dolore personale, il nostro Alfonso Palo ha scritto di getto il suo acrostico, cui allega una dedica particolare. “Emigrato con la famiglia negli anni ’60 è riuscito a ricostruire una nuova vita al Nord crescendo, con la moglie Elena, tre figli, fornendo loro l’opportunità di studiare e creare a loro volta una famiglia. Cose normali per qualsiasi padre ma che, comunque, gli rendono onore come uomo del Sud, come italiano. La serenità con cui ha lasciato la sua famiglia fa accettare a figli, nipoti e pronipoti la sua ‘partenza’ con l’esempio indiscutibile di un grande uomo. Ciao, papà”

Acrostico d’autore

Forte e Resisistente Amalfitano Nuota Con Entusiasmo Sfidando le Cascate di Orione Il rebus di Sanna

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Giorni di pioggia: 3 Temp. min. 8,2°C. Max. 11,7° Estate, cosa prevedo Molti siti prevedono un’estate rovente e caldissima… Nulla di vero, è una notizia priva di fondamento scientifico, in quanto nessuno è in grado di conoscere come sarà la prossima estate. La meteorologia (quella vera) trattata come scienza ce lo impedisce, perché la predicibilità dell’atmosfera non permette di stilare una prognosi attendibile così a lungo termine. Anche basandosi sui dati climatologici, vedremmo che ci sono estati più o meno calde e con possibili ondate di calore che possono portare nella futura estate temperature prossime ai 40° C. In Liguria prevedo un maggio mite con giornate soleggiate dal sapore quasi estivo, alternate a passaggi perturbati localmente di forte intensità che in parte colmeranno il deficit idrico che la nostra regione e il NordOvest italiano stanno vivendo negli ultimi mesi. Nicolò Scibetta www.meteoligure.it


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ilCorniglianese/personaggi, curiosità, giochi Carissimi amiche e amici lettori, è giunto anche aprile dal latino aperire (aprire le porte alla bella stagione), dedicato alla Madonna del Buon Consiglio. La luce aumenta di ben 1 h e 16 minuti a fine mese e con essa anche la nostra voglia di fare. Un vento anomalo (sembrava il ghibli del deserto sahariano) per alcuni giorni ha turbato i rami degli alberi, creando vortici con i petali bianchi e rosa di ciliegi, mandorli e peschi in fiore. L'altro giorno ho sentito garrire e, alzando gli occhi, ho avuto la lieta sorpresa di veder volteggiare il primo drappello di rondini in avanscoperta. È scesa un po' di pioggia ma probabilmente non è stata sufficiente per scongiurare una prossima emergenza idrica. Questo mese è denso di eventi e festività e non ci permette di sonnecchiare anche se “aprile dolce dormire”. Intanto penso che, come me, siate tutti andati a vedere la bella mostra del pittore Angelo Elio Barabino a Villa Bombrini, abbiate comperato tanti biglietti per l'estrazione del 13 aprile e magari abbiate vinto uno dei fantastici quadri messi in palio. Pasqua (quest'anno cade il 21 aprile), è una delle più importanti festività cristiane: celebra la Resurrezione di Gesù dopo tre giorni dalla crocifissione e morte. La data varia di anno in anno, in funzione della Luna, perché, in base al concilio di Nicea (325 d.C.), si festeggia la domenica seguente il primo plenilunio dopo l'equinozio di primavera. A Pasqua, in sintonia con i ritmi della natura, bisognerebbe risvegliarsi, rinnovando positivamente pensieri e sentimenti. I suoi simboli sono: l'agnello (il sacrificio), la colomba (la pace) e l'uovo (la rinascita). A Pasquetta la tradizione propone gite fuori porta e gustose merende. Non c'è di meglio che portare nello zainetto (prima era un equipaggiamento per sportivi, poi una cartella per la scuola ed infine fa parte dell'abbigliamento non solo di mature signore, ma anche di nonni: ce ne sono di tutte le fogge, colori e persino da sera) una bella frittata di zucchini. Gli zucchini in questa stagione hanno un bellissimo fiore giallo che può essere messo in pastella e fritto, riempito di formaggio ed altre delizie. Tra i vegetali di stagione che favoriscono la vitalità c'è anche il sedano. Fragrante e delicato il sedano bianco viene coltivato quasi interamente sotto terra, impedendone la fotosintesi clo-

rofilliana. Si consuma fresco in pinzimonio, in insalata e con farciture cremose. Il sedano di m o n t e (levis ticum officinale) può essere reperito anche allo stato selvatico in campi incolti, prati e pascoli montani e submontani fino a 1700 m di altitudine. A primavera inoltrata si raccolgono le foglie e i fusti. È un'erbacea alta fino a due metri. In piena estate compaiono fiori gialloverdi a ombrella. Pare che la coltivazione della pianta si sia diffusa ad opera dei monaci benedettini. Ha proprietà antispasmodiche, digestive, diuretiche, espettoranti e sedative. Era già nota tra i Romani come verdura afrodisiaca e, per maggiore efficacia, si consigliava di coglierla in una notte di luna crescente. Sfogliando i libri di botanica si scoprono le virtù dei fiori che abbondano in questa stagione. Essi non solo rallegrano la nostra vista e il nostro odorato ma possono essere la materia prima di insolite ricette con cui deliziare il palato. Una specialità per stupire durante il pranzo pasquale sono le violette mammole candite da offrire con il caffè o impiegare per guarnire torte e dolcetti. Le rose si prestano alla preparazione di confetture, sciroppi, liquori, insalate e persino risotti. La robinia o acacia è un albero che può raggiungere fino 25 metri di altezza e cresce nei boschi e zone collinari fino a 600 metri di altitudine. I suoi rami sono spinosi, le foglie sono imparipennate, in primavera ad aprile e maggio compaiono grappoli profumatissimi di fiori bianchi. La pianta, importata in Francia dal Nord America, è apparsa in Italia circa 200 anni fa, diffondendosi fino a diventare spontanea. Ha proprietà antispasmodiche, emollienti e toniche. Molto pregiato è il miele di acacia. Con i fiori si fanno deliziose frittelle dolci. Anche con gli insospettabili tulipani si possono preparare leccarde specialità, ad esempio quella dei tulipani ai due pepi, che vede come protagonisti i tepali di tulipani rossi e gialli (da

Pasqua, menu floreali e auguri speciali agricoltura biologica) immersi in una pastella arricchita con un po' di parmigiano, prezzemolo tritato e un filo di birra, poi fritti ed insaporiti con pepe verde e rosa macinati al momento. Per le festività primaverili si può quindi allestire un menu floreale lasciando belare gli agnelli nei prati. Il periodo è favorevole per piacevoli visite a parchi e giardini che offrono spettacolari coltivazioni. Il castello di Pralormo, a circa 30 chilometri da Torino, è di origini medioevali e circondato da un sontuoso parco all'inglese e uno splendido giardino fiorito. Ad aprile è possibile visitarlo in occasione dell'evento Messer Tulipano, in cui si può ammirare la fioritura di ben 90.000 bulbi, tra cui varietà rare e pregiate, piantati nel tardo autunno in aiuole tra distese di prato ed alberi (notizie tratte dal volume Fiori e piante – Botanica, cura e segreti – Tulipani e bulbose abbinato al Corriere della Sera del 02/06/2018). Un appuntamento importante è quello del 25 aprile (anniversario della Liberazione) che viene celebrato dall'Anpi con una serie di iniziative rivolte anche alle scuole. È possibile effettuare la visita guidata al “Sotterraneo dei tormenti” presso la Casa dello Studente, a Genova, per rinnovare la memoria e mantenere la

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di Astri Lidia Frascio

coscienza vigile. Speriamo che quest'anno nell'uovo ci siano gradite sorprese: un recuperato clima di benessere e rinascita culturale, economica, morale e sociale. Conservo ancora, in un cassetto di un'antica scrivania, le cartoline e i biglietti di auguri (alcuni avranno quasi cent'anni) inviate alla mia famiglia da amici e parenti per l'occasione. Sono raffigurati ingenui disegni di agnellini, campane, cieli azzurri, chiesette, colombe, fiori di pesco, ovette, pulcini e prati verdi: essi esprimono i desideri semplici di sempre. La nostra vita è solitamente sovraffollata da cose superficiali ed inutili, quindi ogni tanto è bene fare un repulisti, non solo nelle dispense, negli armadi e nelle cantine per avere idee chiare, concentrandoci su ciò che è veramente importante e vitale per noi e non solo. Questa stagione sembra la più opportuna per favorire la consapevolezza dell'ambiente in cui viviamo, del nostro corpo e della sua salute, della mente e del cuore (vedi L'arte della semplicità di Dominique Loreau ed. Vallardi). Da parte mia farò un bel bagno tiepido tra petali di rosa e violette e andrò a passeggiare sotto il sole. Baci floreali ed abbracci a sorpresa Astri

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25 Aprile Cornigliano non dimentica

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Genova, medaglia d'oro al Valore militare, non dimentica e Cornigliano ha celebrato il 74° anniversario della Liberazione dal nazifascismo con una cerimonia iniziata a Villa Bickey con il saluto delle istituzioni, e proseguita con la deposizione di corone ai due monumenti ai Caduti presso i giardini Melis. Nelle foto di Razzore i momenti della celebrazione molto sentita da tutti i presenti e dall’Anpi.

Al Museo di Scienze naturali “Dragons”, la mostra di rettili e sauri vivi più grande del mondo di Caterina Maggi

una ditta di trasporti specializzata in opere d’arte, perché si tratta di oggetti estremamente delicati. Dallo studio del direttore inizia il nostro percorso museale. Mi accompagna Stefania Ferrari, gemmologa. Insieme ci recheremo nella sala dedicata ai fossili Il museo, istituzione cittadina. La sua struttura risale ai primi anni del ‘900 e ha resistito a secoli ‘turbolenti’, compresi i bombardamenti della Seconda guerra mondiale che purtroppo li hanno privati di alcuni esemplari. Diversi esemplari esposti risalgono all’epoca del colonialismo e sono stati portati dai Paesi dell’Africa Orientale e Occidentale. Certo un tempo le attenzioni e il riguardo per i costumi e le popolazioni locali non era lo stesso di oggi, per fortuna adesso le acquisizioni avvengono soprattutto con la collaborazione degli enti locali e delle accademie di tutto il mondo, con una maggiore attenzione

ni: camaleonti, lucertole del deserto, sauri dall’Indonesia, iguane. Le creature sono curate e nate tutte in cattività, senza ‘rapimenti’ dall’habitat naturale. La mostra sarà qui fino al 24 giugno. Eccoci nella sala dedicata ai fossili. L’ambra rientra in questa categoria? L’ambra altro non è che resina fossilizzata degli alberi. In tempi antichissimi animali come insetti e rettili ma anche esemplari di maggiori dimensioni sono rimasti intrappolati in essa e attraverso un processo chimico e fisico lungo i millenni le loro parti organiche sono state sostituite dal carbonio. L’animale conservato all’interno quindi è inglobato, e non ci sono problemi per la sua conservazione; d’altra parte anche l’ambra è ‘sicura’: resistente, soprattutto ad elevate temperature visto che fonde intorno ai 200°. In ogni caso tutti i nostri reperti sono assicurati e la loro conservazione e trasporto vengono curati nei minimi dettagli per mantenerli nel migliore stato possibile. Quindi gli esperimenti sul Dna degli animali imprigionati nell’ ambra, che da Jurassic Park in avanti hanno fatto fantasticare il pubblico, non sono possibili? Per ora no, non sono ancora possibili. Forse con il tempo si svilupperanno tecnologie che ci permetteranno replicare gli esemplari contenuti in essa. Per ora ci avvaliamo di metodi meno fantascientifici come radiografie e osservazioni in personam. Che pubblico visita il museo? Di solito i nostri visitatori più entusiasti sono i bambini, sia che vengano con le classi per i laboratori tematici che offriamo all’interno del museo, sia per trascorrere una domenica diversa coi genitori quando il mal tempo non permette di giocare all’aria aperta. Stiamo anche cercando di attrarre un pubblico diverso, tra i venti e i trent’anni, più difficile da ‘conquistare’.

“Se l’ambra imprigiona milioni di anni” Incontro Giuliano Doria, direttore del Museo di Scienze Naturali di Genova, per saperne di più e per conoscere il “dietro le quinte” di un museo, polo internazionale di ricerca dove convergono scienziati e specialisti da tutta Europa e il mondo. Avete rapporti frequenti con istituzioni scientifiche mondiali? Abbiamo rapporti scientifici con tutti i musei del mondo con i quali ci impegniamo per il progresso della ricerca scientifica in diversi campi. A volte riceviamo in prestito, o cediamo in prestito, alcuni esemplari delle collezioni, o ospi-

tiamo ricercatori stranieri nei nostri laboratori per dottorati o studi specifici. Se l’esemplare singolo è facilmente trasportabile possiamo anche spedirlo direttamente al ricercatore, anche se bisogna valutare caso per caso: una volta ci chiesero in prestito uno squalo... e lì la faccenda si complica! I reperti necessitano di cure meticolose per la conservazione, dall’evitare urti al mantenimento di una corretta temperatura, che per alcuni di essi è fondamentale. La mostra del Cnr sull’Artico a Palazzo Ducale, ad esempio, aveva bisogno di un orso polare, e si è dovuti a ricorrere a

anche all’aspetto simbolico e antropologico che un oggetto può avere per una comunità e la sua cultura. Siamo un museo civico e in quanto tale disponiamo di alcune iniziative interessanti, come l’apertura gratuita tutte le domeniche per i residenti (al museo ma non alle esposizioni temporanee) o l’apertura nelle ore notturne in alcune occasioni. In questo periodo state ospitando sauri e rettili. Esatto, “Dragons” è una mostra con 100 esemplari vivi di cinquanta specie differenti provenienti da tutte le latitudi-

(foto: Carlo Guerra)


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Il 4 e 5 maggio, per il quinto anno consecutivo, torna l'apertura delle ville storiche di Cornigliano. E per la seconda volta l'evento sarà inserito a pieno titolo nel percorso dei Rolli Days: le ville di Cornigliano assieme ai bellissimi palazzi del centro sottolineano quello stretto rapporto tra residenza invernale e di villeggiatura di un'unica committenza. L’attenzione dei Rolli quest'anno sarà focalizzata sulla Valpolcevera: oltre alla consueta apertura di alcuni dei più prestigiosi palazzi in centro sarà possibile visitare Sampierdarena e, nella parte più interna della valle l’abbazia del Boschetto, la Certosa di Rivarolo e Villa Cattaneo dell'Olmo. Non possono mancare le nostre belle ville. Quest'anno il percorso sarà più conciso e focalizzato principalmente agli insediamenti attorno alla chiesa di San Giacomo. Meno palazzi ma con alcune novità. Le ville che si apriranno saranno Villa Gentile-Bickley, Villa Spinola-Narisano, Villa Spinola Dufour di Levante e il giardino di Villa Serra Richini. In più sarà possibile visitare due porzioni di Villa Pallavicini–Raggi e la sacrestia della chiesa di San Giacomo, un tempo antica chiesa dove si trovavano le cappelle gentilizie dei nobili genovesi che avevano le loro proprietà nelle vicinanze. Come sempre l’apertura delle ville sarà integrata da pannelli esplicativi, piccole mostre e video informativi con la collaborazione, come anche l'anno scorso, della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, del gruppo storico culturale Sextum, del Gruppo storico sestrese e dei ragazzi del centro “La Magnolia” di Cornigliano. Per quanto riguarda le visite, oltre a poter scoprire in autonomia i vari siti e ricevere in ognuna di esse tutte le spiegazioni e curiosità che li riguardano, sono previsti tour accompagnati gratuiti ogni 30 minuti circa, con partenze da villa Domenico Serra (giardini Melis). Due eventi allieteranno le giornate: sabato 4 alle 21 un Ballo di primavera a Villa Durazzo (Villa Durazzo Bombrini, via Muratori 5) dove il Gruppo storico sestrese in abiti ottocenteschi accoglierà gli ospiti coinvolgendoli nelle danze. È gradito un ele-

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mento in stile Ottocento che richiami l’atmosfera dell’epoca. Posti limitati alla capienza della sala. Ingresso gratuito. Domenica 5 maggio alle 17 presso Villa Spinola Dufour di Levante, il Gruppo storico culturale Sextum presenterà: Moda dell'800 e abiti da viaggio. Sfilata, abiti e curiosità del periodo. Posti limitati alla capienza della sala, ingresso gratuito. La gestione operativa in loco è a cura di Ascovil (Associazione per la tutela e la valorizzazione dei Palazzi di Villa di Cornigliano) che ha coinvolto per le spiegazioni molti volontari, studenti universitari e alcuni ragazzi degli istituti Bergese, Bernini, Calasanzio, Firpo, Marsano e Montale.

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Ville storiche e Rolli Days 4, 5 maggio: Ballo di primavera Moda, atmosfere, sfilata abiti e curiosità in perfetto stile ’800

Luciana Crosetti per Ascovil

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Tre numeri vincenti per tre capolavori di Barabino Dopo l’estrazione del 13 aprile ecco i biglietti fortunati

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GENOVA CORNIGLIANO Ufficio: V. Capo d ’ Istria,10R Tel. Fax 010 65 20 103 Officina: V. Capo d ’ Istria,7R/32-40R Tel. Fax 010 65 20 029 www.carrozzeriastigliano.com Cell.: 349 57 15 831

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Over 40/50/60. Disoccupati in età matura L’associazione “Lavoro Over40” collabora con Municipio

Via San Giovanni d’Acri 14/16r 16152 Cornigliano (Ge) Tel. 010.6512472

Con il municipio VI Medio Ponente di Genova è stata firmata una convenzione che attiva la collaborazione con l’Associazione Lavoro Over 40 nell'accoglimento e orientamento al reinserimento lavorativo di disoccupati in età matura (over 40/50/60). È una iniziativa già attiva a Milano, Roma, Ferrara, Perugia. Lo sportello si trova presso il centro civico di Cornigliano, viale Narisano 14, e sarà presidiato ogni sabato a partire dal mattino 13 aprile 2019. Successivamente è prevista anche la apertura al giovedì pomeriggio. Opera su appuntamento al n 345.9542646 oppure scrivendo una mail. La finalità dello sportello è di aiutare questa sfortunata categoria di lavoratori (o non lavoratori ?) che ha la sola colpa di avere più di 40 anni e di essere spesso e volentieri considerati zavorra dal mondo del lavoro,.venendosi così a trovare nella malaugurata situazione di essere "troppo giovani per la pensionetroppo vecchi per lavorare". Chi siamo L’associazione “Lavoro Over40” nasce nel 2003 ad opera di un gruppo di persone che vivendo in prima persona l’esclusione dal mondo del lavoro in età matura (over 40/50/60) hanno vissuto la grande difficoltà a reinserirsi. Da qui la volontà di unire gli sforzi per predisporre strumenti finalizzati alla ricerca delle soluzioni e supporto formativo e relazionale personale, che possano rendere più rapido ed efficace il reinserimento nel mondo del lavoro. Cosa facciamo L'Associazione nella sua esperienza pluriennale ha individuato due direzioni da seguire: Nel breve termine. La attenzione è concentrata sull'a-

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iuto alla persona che si presenta ai nostri sportelli presenti in alcune località. Prendiamo visione del singolo problema e guidiamo la persona in un percorso personalizzato per aiutarlo a ritrovare se stesso e la sua dignità, con l'obiettivo di metterlo nelle condizioni di riprendere da solo il proprio cammino futuro. Nel tempo abbiamo affinato le strategie di intervento e le sinergie con altre organizzazioni per dare un maggiore contributo alla nostra azione. Così diamo la opportunità di ricevere aiuto, possibilmente gratuito, di esperti in Cv, Counseling, Coaching, legali, orientamento alla pensione etc. Nel medio-lungo termine. L'attenzione è rivolta alla "educazione" del mondo del lavoro nei confronti dei disoccupati in età matura. Si cerca di agire in modo da sensibilizzare le istituzioni a tutti i livelli (nazionale, territoriale), sindacati e datori di lavoro sulla ricchezza di capitale umano che si perde discriminando i disoccupati in età matura e non fornendo loro una opportunità di reinserimento lavorativo, lasciandoli ai margini della società come una zavorra da gettare. Invito ad aderire alla associazione. Rammentiamo che è in atto una campagna di adesione alla Associazione a 30 euro sino alla fine del 2019. È sufficiente effettuare il versamento con una delle seguenti modalità. Bonifico bancario Poste Italiane C/C 47836986 ABI 07601 CAB 10900 IBAN IT71 U 07601 10900 000047836986 Intestato Ass. Lavoro Over 40 C/C Postale N. 47836986 Ass. Lavoro Over 40 Assegno o contanti (da inviare all'indirizzo della sede). Comunicato


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Coro Castello Raggio: “La musica è vita E noi abbiamo solo… vent’anni”

Nato per caso da un’idea della signora Gina Guarnieri, che si occupa degli anziani sul territorio, dall’anno 2000 e fino a due anni fa il Coro è stato diretto dal maestro Franco Zambelli, prima del suo volontario ritiro. Da allora per non disperdere questa bella realtà, l’unico componente maschio, il solista Silvano Orlandi, si è fatto carico di portare avanti l gruppo, non solo come cantante e maestro, ma anche come tecnico del suono, nelle varie tappe che il Coro e f f e t tu a d u r an t e l ’ a r c o dell’anno, e con tanta gratitudi-

ne da parte delle coriste che si sono trovate ad essere dirette da un “maestro per caso”, suo malgrado. Il repertorio del coro Castello Raggio spazia tra la musica degli anni ‘50/’70/’90 sempre apprezzata negli istituti per anziani, in cui tante volte si esibisce con l’intento di far trascorrere agli ospiti qualche ora in allegria, con canzoni contemporanee, con qualche brano d’opera lirica e, soprattutto, canzoni in dialetto genovese, da Castello Raggio, da cui prende il nome il coro, a Ma se ghe

pensu, e via con un vasto repertorio e con un pensiero di riguardo dopo il disastro del Ponte Morandi del 14 agosto con la dedica alla Madunnetta de Curnigén come simbolo del nostro ponte. A questo proposito abbiamo visto con piacere che il Corniglianese del mese di marzo ha scritto proprio un articolo sulla Madonnina appena restaurata. In altre occasioni il Coro si esibisce nelle piazze, oppure ospiti di associazioni di vol0ntariato, come Terre des Hommes, o chiamati a cantare daanti alla cattedrale di San Lorenzo. Oppure, come tra non molto, sarà chiamato ad esibirsi nel presidio della Protezione civile, in via Walter Fillak, a Sampierdarena. Sono trascorsi circa vent’anni da quando il Coro ha iniziato il suo percorso e, a causa dell’età, alcuni dei componenti non sono più con noi, ma speriamo di trovare nuove amiche e amici per cantare insieme: non serve essere bravi ma avere voglia di stare insieme, di imparare a dare agli qualcosa agli altri. Questo è il significato del nostro scopo. Ci riuniamo tutti i mercoledì mattina per fare le prove al centro Auser di viale Narisano. Ringraziamo chi ci vuole bene e chi ci segue sempre con affetto, e che come noi pensa che la musica sia vita, per i giovani e per i vecchi. Ma poi… vecchi a chi? Bruna Bulgarelli

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È una iniziativa spontanea di cittadini, nata da un’idea di Francesco Calcagno, primario di oculistica dell’Ospedale Evangelico di Genova. Il progetto è di iniziativa civica e nasce con lo scopo di risvegliare nei genovesi, in questo momento storico di difficoltà, il gusto e l’orgoglio nella cura della città. L’obiettivo è quello di avviare un circolo virtuoso stimolando i cittadini a raccogliere i rifiuti sparsi, rispettare la differenziata, i luoghi di raccolta, reagire contro cattive abitudini, denunciare le discariche abusive, collaborare con Amiu. “Non vuole sopperire al servizio pubblico ma far capire che neanche un sistema efficientissimo di raccolta dei rifiuti potrà mai rimediare alle cattive abitudini dei cittadini”, spiega Francesco Calcagno. “Siamo partiti a gennaio costituendo un gruppo Wathsapp dove sono rappresentati gli organi istituzionali del Comune, Amiu, Municipi, Civ, associazioni e comitati di quartiere. Sabato 11 maggio ci ritroveremo a Cornigliano per la pulizia straordinaria delle ville Serra e Dufour”. In programma alle 8 del mattino il ritiro delle attrezzature e l’inizio degli interventi. E, a fine giornata, un’ottima apericena per tutti. La redazione


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Mercato immobiliare La ricerca dell’inquilino “giusto” Come ogni proprietario di casa sa bene, l'inquilino perfetto non esiste. Talvolta, chi alla prima impressione sembra affidabile, poiché magari presenta tutte le garanzie che gli si chiede, dopo qualche mese smette di pagare l'affitto, e son dolori! Altre volte, chi al primo incontro dà l'impressione di non navigare in buone acque, alla prova dei fatti si rivela un pagatore affidabile. Un inquilino serio, che intende pagare il canone di locazione regolarmente e che tiene il tuo appartamento in buone condizioni, di solito investe molto tempo nella ricerca di un appartamento. Questo significa che un annuncio che risponde bene a questi comportamenti sarà notato da chi cerca casa in modo serio, pertanto sarà bene affidare l'incarico ad un'agenzia immobiliare presente nel territorio che dovrà diligentemente svolgere tutte quelle azioni volte alla vostra tutela avendone le capacità ed i mezzi appropriati. Dare informazioni precise sul canone di locazione è un modo per riuscire ad essere contattati da chi ha un budget molto simile alla tua richiesta. Fondamentale è anche la richiesta di canone di affitto, che deve rientrare nei parametri della zona in questione, senza eccedere per via di calcoli e valutazioni fatte dalla proprietà ma che vanno aldilà di quello che è il mercato attuale. È bene specificare che per contratti prima casa lunghi, è consigliabile richiedere qualche euro in meno ma trovare la persona più affidabile e garantita. Bisogna chiedere le referenze. Si tratta semplicemente del nome e del numero di telefono, o dell'indirizzo email, dei precedenti proprietari, in modo da contattarli per chiedere in-

formazioni in merito le persone, appurando siano davvero coloro indicate dal possibile inquilino. Bisogna chiedere informazioni lavorative. Si deve valutare la solvibilità della persona. Per la maggiore si consiglia di affittare solo a chi ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il problema è che il contratto a tempo indeterminato, ormai, è in via di estinzione. Tantissime persone lavorano per 30 o 40 anni in modo continuativo, ma con un contratto a tempo determinato, con contratti a progetto, interinali, e chi più ne ha ne metta, senza pensare agli autonomi ed ai liberi professionisti, pertanto è opportuno verificarne che l'inquilino abbia un reddito regolare. Questo reddito può essere ottenuto con contratti temporanei, con la libera professione e può essere sufficiente che l'inquilino lavori regolarmente ed ogni mese guadagni abbastanza da poter pagare l' affitto, permettersi di possedere un auto, far fronte ad imprevisti, ecc. Bisogna verificare la solvibilità del cliente. Effettuare visure sul pregresso, escludendo ogni segnalazione nelle varie banche dati in merito protesti, pregiudizievoli, ecc.; ciò non significa che il cliente con una segnalazione non sia un pagatore, ma comunque sarà ovviamente motivo di attenta valutazione. La scelta dell'inquilino giusto,è cosa da ponderare con molta cautela e l'agenzia immobiliare incaricata dovrà immedesimarsi nella proprietà per capire, consigliare e indirizzare la scelta nel migliore dei modi e coi tempi dovuti. A volte la fretta è cattiva consigliera. Andrea Scibetta Ag. Fiaip, amm. condominiale

Gnocchi di orata con sugo di triglie Per 4 persone: 500 g di polpa di orata cruda, 200 g di patate bollite passate nello schiacciapatate, 200 g farina, 600 g triglie sfilettate, 3 rametti rosmarino fresco, 3 spicchi d’aglio, olio extravergine, 4 pomodori maturi, mezzo bicchiere vino bianco secco, mezzo bicchiere brodo pesce (puoi anche provare i dadi di pesce), un mazzetto di prezzemolo, sale, pepe. Preparazione: passate 2 o 3 volte al tritacarne la polpa dell’orata, raffinata, unite la farina, le patate, sale, pepe, il mazzetto di prezzemolo trito, 4 cucchiai d’olio evo e impastate velocemente fino ad ottenere un composto omogeneo, quindi formate degli gnocchi (non troppo grossi) cui darete la vostra impronta con la famosa... ditata. Per il sugo versate in una padella l’olio e, a fuoco basso, aggiungete il rosmarino sfogliato e tritato insieme agli spicchi d’aglio, lasciate soffriggere un minuto, aggiungete i filetti di triglia interi (che si romperanno durante la cottura), poi sale, pepe e proseguite il soffritto per qualche minuto. Quindi alzate un poco il fuoco irrorando con il vino bianco che lascerete evaporare per 3 minuti; aggiungete i pomodori (privati di semi e pelle) tagliati a pezzetti, mescolate e completate con il brodo di pesce. Lasciate sul fuoco altri 10 minuti, portate ad ebollizione gli gnocchi in acqua salata e quando verranno a galla affondateli nel sugo, rigirateli spargendo sopra il rimanente prezzemolo.

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Lungo la “Via delle gemme” I frutti della Terra dalla miniera alla vetrina Come promesso eccomi per riparlarvi di corretta terminologia in campo gemmologico; nel precedente articolo di marzo abbiamo trattato insieme temi quali grezzo-minieranaturale: avete così acquisito un minimo di conoscenza che vi consentirà di comprendere meglio gli approfondimenti sull'estrazione, sulle diverse tipologie di miniera e su quella che viene definita la "Via delle gemme", a partire dal grezzo fino ad arrivare al prodotto lavorato, alla vetrina, prendendo in considerazione tutti i costi di lavorazione dei vari passaggi intermedi. Esaminiamo le tipologie di miniera, differenti per estrazione specifica di diamanti o di pietre di colore, con difficoltà e costi diversi. Il materiale grezzo ricavato dall'estrazione passa alla cernita per il livello di qualità e successivamente alla lavorazione, al taglio. Per i diamanti che si distinguono per caratteristiche particolari come dimensione o colore, lo studio di progettazione-taglio risulta dedicato, la restante scelta avverrà tra la qualità gemma e la destinazione industriale. Per le pietre di colore la cernita ha più... sfaccettature (passatemi il termine), in quanto l'inclusione caratteristica può fare la differenza: pensiamo al ”tràpiche” (mola, torchio, frantoio), un'inclusione così particolare che ne caratterizza il nome (smeraldo

Pesce spada all’uccelletto con zucchine e pinoli Per 4 persone. Un trancio di pesce spada (800-900 g), 6-7 zucchine piccole e tenere, olio extravergine, mezzo bicchiere di vino bianco secco, 70 g pinoli, 3 spicchi d’aglio tritati, mezzo cucchiaino di origano, 2 foglie di alloro, 2 noci di burro, sale, pepe, un bicchiere di brodo di pesce. Preparazione: affettate lo spada pulito in parti larghe come un francobollo, dopo averle lavate tagliate le zucchine a rondelle. In una padella fate sciogliere il burro con 3-4 cucchiai di olio, unite le foglie di alloro e i pinoli che devono abbrustolire leggermente, quindi le zucchine e portate a cottura mescolando per 4-5 minuti, aggiungete l’aglio tritato e il pesce spada facendo rosolare ancora 6-7 minuti. Poi salate e pepate, versate il vino fino a lasciarlo evaporare per 4 minuti, spolverate con l’origano e versate il brodo di pesce. Lasciate cuocere a fuoco alto per 3-4 minuti quindi servite avendo l’accortezza di lasciarlo sul fuoco, se risultasse ancora troppo liquido.

“tràpiche”, come da foto). Anche per quanto riguarda il taglio è necessario uno studio del colore per meglio evidenziare le caratteristiche ottiche. I passaggi successivi che segnano il percorso della "Via delle gemme" sono il rendere gioiello la gemma, nel caso specifico dell'ornamento, l'arte orafa che porta al prodotto da vetrina. Il materiale gemmologico può essere acquistato sia grezzo che tagliato: il grezzo per interesse scientifico/ didattico in quanto mostra la natura del cristallo, il suo abito, oppure per far eseguire un taglio con uno studio specifico, un taglio d'autore. La gemma tagliata ma libera da montatura può suscitare un interesse collezionistico o un interesse da investimento. Nel caso di investimento in diamanti o in pietre di colore, esistono listini distinti: uno dei più famosi è il Rapaport di New York (diamanti) e il The GemGuide (pietre di colore). Listini settimanali e mensili con guide ai prezzi che vengono espressi in centinaia (40 = 4.000 Usd). Le caratteristiche risultanti dalle certificazioni permettono di arrivare alla valutazione, e qui si apre una parentesi importante, che avrò modo di approfondire per voi e con voi sull'importanza della certificazione. Al prossimo numero. Stefania Ferrari, gemmologa

Le ricette di Nonna Papera (Leda Buti) Torta “tenerina” col cioccolato pasquale Ingredienti: cioccolato fondente 200 g, 100 g burro, 4 uova, 160 g zucchero, 50 g farina. Iniziate spolverizzando lo zucchero, tritate finemente il cioccolato e scioglietelo a bagnomaria. Quando sarà spalmabile unite il burro a pezzi e continuate a mescolare. Nel frattempo separate i tuorli dagli albumi, dividete in due ciotole e versate metà dello zucchero negli albumi prima montati a neve ferma, poi nella ciotola dei rossi e montate anche questi: deve risultare un composto spumoso. A questo punto versate a filo cioccolato e burro e continuate a sbattere: alla fine aggiungerete gli albumi montati delicatamente cui avrete unito la farina a pioggia mescolando con movimenti dal basso verso l’alto. Imburrate e infarinate uno stampo da 23 cm in cui verserete il composto che cuocerà nel forno preriscaldato a 180° per 30-35’. Quando la torta sarà raffreddata, prima di servirla, cospargetela di zucchero a velo.


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Cerco - Offro

Salvia, un destino (di benessere). A partire dal nome tolo di vetro, pronti per ogni necessità. Le foglie contengono principi amari, acidi fenolici, i flavonoidi ad azione estrigenica ed un olio essenziale. La salvia infatti viene impiegata in tutti i disturbi femminili come la sindrome premestruale e contro quelli della menopausa. Favorisce il flusso mestruale in caso di amenorrea, perché l’olio essenziale stimola il sistema ormonale femminile e quindi la comparsa delle stesse. La salvia è utilizzata nelle affezioni dell’apparato gastrointestinale come rilassante della muscolatura liscia, in quanto esplica un’azione antispasmodica, utile in caso di intestino irritabile e spasmi all’apparato digerente. L'acido carnosico e i triterpeni conferiscono alla salvia proprietà antinfiammatorie e diuretiche offrendo una buona risposta contro la ritenzione idrica, gli edemi, i reumatismi e mal di testa. I preparati a base di salvia sono efficaci per combattere tutte le forme di catarro grazie alla presenza dell’olio essenziale dalle proprietà antisettiche e balsamiche. Per questa ragione trova impiego nella cura delle patologie dell’apparato respiratorio come raffreddore, tosse, mal di gola e febbre. Possiede anche un’azione ipoglicemizzante, un infuso a stomaco vuoto di salvia è utile nella cura del diabete, perché riduce il tasso di glicemia nel sangue. In cucina le foglie di salvia vengono usate fresche o essiccate per insaporire i cibi, dai primi piatti ai secondi di carne e pesce e persino nelle torte salate. Inoltre il fumo di salvia elimina odori di cucina e di animali. È dotata di spiccate proprietà medicinali ma deve essere assunti solo per via esterna, dato che l'olio essenziale può avere effetti neurotossici. Molti dentifrici sono a base di salvia ed in assenza del prodotto pronto si possono semplicemente strofinare i denti con una foglia fresca per ottenere un effetto sbiancante. Un infuso di salvia consente di restituire ai capelli il colore scuro e le lozioni preparate con la salvia sono ottime per detergere la pelle. Per preparare un tonico astringente alla salvia ti bastano 4 cucchiai di salvia essiccata e di alcool etilico, un pizzico di borace, 3 cucchiai di amamelide e 10 gocce di glicerina. Dopo aver fatto macerare la salvia nell'alcool per due settimane, devi filtrare la sostanza ottenuta, sciogliere il borace nell'amamelide e aggiungerci l'alcol. Dopodiché unisci la glicerina e travasa il tutto in una bottiglia con tappo sotto vuoto. Prima di usare il preparato ricordati di agitare il contenitore. Rossana Cattide www.balocchi-e-profumi.it

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L’altro ieri ho fatto una lunga passeggiata sulle alture genovesi e mi sono imbattuta in diverse piante di salvia così mi è venuta voglia di parlartene. La salvia comune, salvia officinalis, è una pianta aromatica erbacea perenne e sempreverde, di origine mediterranea, rustica e molto semplice da coltivare che fa parte della famiglia delle Lamiaceae ed è caratterizzata da delicati fiori labiati. Essa è conosciuta fin dall’antichità per le sue proprietà salutari, ciò che spiega il suo nome, proveniente da salvo che significa appunto “salvare”. I Galli, in particolare, ritenevano che la salvia avesse la capacità di guarire tutte le malattie e che agisse efficacemente da “deterrente” contro febbre e tosse. Alcuni addirittura credevano che avesse il potere di resuscitare i morti e per questo veniva anche utilizzata nella preparazione di riti magici. I Romani la consideravano una pianta sacra, tanto che esisteva un vero e proprio rito per la raccolta, che spettava a pochi eletti. Questi dovevano addirittura indossare un abbigliamento particolare dopo aver compiuto sacrifici. La salvia è una pianta caratteristica dell’Europa meridionale, in Italia cresce spontanea nelle zone centromeridionali e nelle isole, nella nostra regione è diffusa come pianta coltivata sia in pianura sia nella fascia collinare submontana. Essa si adatta a ogni tipo di terreno, ama il caldo e predilige posizioni soleggiate, è una pianta molto resistente che non teme la siccità e il gelo invernale, può invece aver problemi se si verificano situazioni di prolungata umidità di terreno o dell’aria. La salvia si può coltivare in vaso, basta che esso sia piuttosto largo e con molta terra. Le salvie ornamentali o da fiore non temono il freddo, è consigliabile metterle a dimora nel periodo compreso tra ottobre a marzo e sono apprezzate per l’intensità e la durata della sua fioritura. Esistono molte varietà di salvia ornamentale, la più popolare ha fusti dal portamento eretto e cespuglioso, con fiori di colore viola, non mancano poi varietà con fiori rossi, rosa o arancio. L’arbusto sempreverde della salvia è caratterizzato da rami a sezione quadrangolare, le foglie sono opposte, finemente dentate ricoperte di peluria, picciolate, ovali-lanceolate, spesse e rugose. Le infiorescenze sono verticali con fiori ed appaiono verso giugno-luglio. Gli esperti in fitoterapia consigliano di raccogliere le foglie della salvia prima della fioritura. Taglia i rametti che pensi di utilizzare e conservali in luogo fresco e asciutto, al riparo dalla luce. Una volta secchi, mettili in un barat-

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Salutate la capolista il Gso Corniglianese Chiude il campionato al primo posto con la leva 2008/2009

Lieto fine stagione per la leva mista 2008/2009 che, senza particolari pretese, ha vinto meritatamente il campionato esordienti, dimostrando che i valori sportivi messi in campo dai ragazzi hanno fatto sì che le ardue imprese non sono sempre impossibili e farlo con una società che rifiuta i meccanismi di selezione ed esclusione dei ragazzi è segno del lavoro di una società matura e competente che con impegno porta avanti il proprio lavoro all'interno del Gruppo sportivo oratoriale. A tutto questo va riconosciuto il grande lavoro svolto dall'allenatore Roberto Parodi che ha saputo reagire ad alcuni problemi personali, mettendo da parte l'arrivismo riuscendo a coltivare i valori di un gruppo conformi al rispetto delle regole alle quali i ragazzi hanno sempre creduto con rara umiltà. Un ringraziamento particolare va a tutto lo staff tecnico e dirigenziale che con la propria disponibilità ha reso possibile questo tragu ardo, senza dimenticare i genitori che hanno sempre sostenuto i loro ragazzi per tutta la stagione. Campionati terminati e bilancio dell'andamen-

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to stagionale delle varie leve… E qui bisogna iniziare con l'orgoglio delle leve minori allenate da baby-allenatori, Christian Iaia, Andrea Panaro e Luca Ianni, che hanno fin qui svolto un grande lavoro con le leve 2010, 2011, 2012 e 2013 che saranno di ottimo auspicio per la prossima stagione. La leva 2006/2007 ha per certi versi affrontato una stagione molto travagliata e difficile sotto tanti punti vista alla quale il nuovo allenatore Fabrizio Bueti ha dovuto far fronte, tenendo conto che era alla sua prima esperienza da allenatore. A lui e al suo staff tecnico e dirigenziale va il ringraziamento per il lavoro svolto, da parte della società ci sarà l'impegno di ricostruire e credere in un gruppo sicuramente da rinforzare con nuovi ragazzi per affrontare la prossima stagione. Chiudiamo con i new entry del Futsal leva 2005, che procedono con il loro lavoro di avvicinamento e apprendimento di questa nuova disciplina sportiva degna di alto valore tecnico in preparazione del prossimo campionato. Anche in questo caso la leva attualmente guidata da Aldo Capone andrà sicuramente potenziata e coadiuvata da un inserimento a livello tecnico. Per chiudere il Gso Corniglianese ricorda ai genitori che a partire dal 6 maggio la società accoglie gratuitamente, e fino al 30 giugno, tutti i bambini che volessero iniziare a giocare al calcio: occorre semplicemente presentarsi al campo di via Minghetti per chiedere informazioni. dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 19. Sergio Daga

Nelle foto della Domenica delle palme: padre Celestino benedice le palme di due sorelline presenti nella parrocchia di N. S. di Lourdes, a Campi

Asd Ginnastica Calasanzio Genova: primi classificati alle regionali di Arma di Taggia Prossimo obiettivo: le finali nazionali a Rimini Si sono svolte ad Arma di Taggia (Im) il 24 marzo e hanno visto la partecipazione di 15 squadre provenienti da tutta la Liguria, le finali regionali di ginnastica artistica Serie D a squadre, categoria LA3. Primi classificati Asd Ginnastica Calasanzio Genova. La Società Asd Ginnastica Calasanzio svolge da oltre 30 anni la propria attività sportiva all'interno dell'istituto Calasanzio, in via Cervetto, disponendo della palestra Enzo Peri nelle ore pomeridiane. Oltre 100 ragazzi praticano la disciplina della ginnastica artistica, dai più piccoli, i “pulcini” dell’asilo, fino ai diciottenni. Sono stati istituiti corsi per le scuole materne e per la propedeutica femminile. Figurano anche molti ragazzini e questo, in uno sport considerato erroneamente femminile, è motivo di soddisfazione. I tecnici sono tutti provvisti di patentino federale e sono tra i migliori presenti sul territorio genovese. Il confronto avviene in tutte le manifestazioni, a partire dai circuiti promozionali come Endas e Uisp, sino alla

Federazione italiana ai massimi livelli. Ora aspettiamo giugno, quando la squadra andrà a Rimini a confrontarsi in competizioni di livello nazionale. I risultati fino ad ora conseguiti fanno capire che si è sulla buona strada e si può tranquillamente affermare che ormai parliamo di una bella realtà nel panorama della ginnastica regionale. L’obiettivo è quello di crescere sempre di più anche per portare lustro ad un quartiere che finora non ha avuto tante occasioni per potersi distinguere in un campo più vasto. Oggi una dirigenza sempre presente insieme con i preparatissimi tecnici sono ben lieti di far conoscere a tutti questa importante realtà. Il pomeriggio di venerdì 14 giugno si terrà una dimostrazione agli attrezzi di tutte le categorie. E sarebbe quella una bella occasione per vedere da vicino le attività della Asd Ginnastica Calasanzio Genova. Maria Curcio


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Genoa: la sofferenza dei tifosi e le incognite legate a Preziosi

Romero (Genoa) e Baselli (Torino)

"Vae victis" pronunciava il re barbaro Brenno in occasione del sacco di Roma nel 390 d.C. e tali parole, dopo l'amara sconfitta del derby del 14 aprile, rimbombano sonoramente nelle teste di tutti coloro che amano il Genoa e che si ritrovano a dover fronteggiare una situazione, a dir vero, inverosimile. Il successo sulla capolista Juventus del mese scorso appare lontano anni luce, così come le speranze di approdare in una più ambiziosa fascia di centro classifica. I margini di vantaggio sulle squadre in odore di retrocessione si sono dileguati e ci si ritrova, a 5 giornate dalla fine, con una squadra sfiduciata, piena di assenze per squalifica e infortuni, e con un pubblico, se pur ammirevole in ogni circostanza, terribilmente diviso, tanto che moltissimi hanno deciso di organizzare lo sciopero dei tifosi. Una squadra che ha cambiato moduli di gioco più volte nel corso della stagione, ha cambiato giocatori nel corso del mercato di gennaio, per ritornare, nel derby che è la partita più importante dell'anno, al 3-5-2 di Juric, facendo giocare gli stessi giocatori in rosa a dicembre. Roba da non capirci più niente e da rabbrividire. Anche Prandelli sta scontando le improvvisazioni e la mancanza di continuità della presidenza: troppo turn over, troppi cambiamenti, troppo tutto. Mai che a giugno si programmi una squadra che arrivi all'anno successivo: ogni 4 mesi di campionato c'è una rivoluzione fine a se stessa, che peggiora i risultati e che porta solo confusione e smarrimento nei tifosi. Alla vigilia di Pasqua c'era l'occasione per riaccendere la fiammella della speranza, visto l'incontro casalingo con il Torino, ma tutto è naufragato miseramente con una prestazione sì sfortunata ma decisamente mediocre in fase di attacco. Basta prendere un golletto dovuto ad un banale errore di gioco e non si rimedia più: stavolta ci si è messo anche il portiere avversario a compiere degli autentici miracoli, uno su tutti la strepitosa parata su colpo di testa di Kouamè, ma questo è il calcio. Ora non resta che sperare in ulteriori battute di arresto dell'Empoli e di raccattare qualche punticino con qualche squadra che non abbia obiettivi di classifica ma, purtroppo il livello qualitativo dei giocatori in

rosa è piuttosto basso e l'unica arma può essere solo la grinta e la voglia di non arrendersi. Il futuro è avvolto nella nebbia di Cogliate, laddove il presidente, con grande rapidità, costruisce e smonta, per cui sono attesi nuovi colpi di scena. Chissà se passerà la mano oppure se continuerà lo statico andazzo degli ultimi anni vendendo i pezzi migliori, compresi quelli della squadra Primavera, e facendo arrivare nuovi, sconosciuti giocatori di belle speranze. Per intanto a soffrire sono i tifosi. roberto.bruzzone@alice.it

l’amico Bruzzone riguardo al suo Genoa. “Quoniam sic fata tulerunt, (poiché così pretesero i fati), aggiungo io riferendomi alla mia Sampdoria. C’è ancora una debole fiammella, che tiene accesa la speranza d’andare in Europa? Non m’importa più di tanto, per intanto vedo lo stoppino galleggiare in poca cera liquefatta, prossimo a spengersi. Tuttavia non sono deluso, se sono un sampdoriano della prima ora, se addirittura per un anno ho tifato per la Sampierdarenese, che insieme all’Andrea Doria, è stata genitrice della neonata Sampdoria, so bene e per esperienze dirette che, a parte il periodo del presidentissimo Paolo Mantovani, 1985: vittoria della prima vittoria in Coppa Italia, al 1994, vittoria per la quarta volta della stessa coppa nazionale, risultati inframmezzati da una Coppa delle Coppe, uno scudetto, una finale di Coppa Campioni ben giocata e una Coppa di Lega, noi sampdoriani abbiamo ottenuto un inaspettato premio che fino ad un lustro prima, giammai avremo immaginato di poter ricevere. Oramai è statistica che una squadra di media classifica, che si presta a fare una competizione europea, se non ha ventidue titolari intercambiabili, finisce per pagare lo scotto in campionato e non mi riferisco soltanto alla Samp, andata in Europa nel primo anno di Mazzarri, che dopo essere stata eliminata, ha patito in campionato. La squadra del quarto posto di Del Neri, passata a Di Carlo che patì tanto l’eliminazione

Sampdoria, Ferrero: basta incidenti di percorso, ora dobbiamo vincere

Bologna-Sampdoria, una fase di gioco

Detto in genovese “Semmo de longo quelli che ne manca ‘n scûo pe fâ çento franchi”. (Siamo sempre quelli cui mancano cinque lire per farne cento). Milan, Torino, Napoli, Roma, Derby, Bologna, se ci avessero pronosticato un punto per ognuna di queste sei partite, avremmo condiviso, però dopo l’en plein col Milan, avevamo cominciato a sperare in qualcosa di più. Acqua fredda nella doccia dopo le partite con Toro e Lupa, che però è ritornata calda in seguito alla vittoria lampante contro il Genoa; se nonché lo scaldabagno si rimette a fare le bizze a Bologna, dove con una vittoria si sarebbe fatto un decisivo balzo verso la zona Uefa, dovuto al fatto che gli scaldabagni di alcune altre nostre dirette concorrenti, facevano pure loro gli stizzosi. “Vae victis (guai ai vinti), dice

dai preliminari di Champions, tanto da retrocedere e per finire la più recente delusione, avvenuta nel 2015 quando la Sampdoria, allenata da Zenga, approdata in Europa, non per merito di campo, ma per ripescaggio, fu ignominiosamente eliminata da uno 0–4 casalingo suonatoci dalla mediocre Vojvodina con la conseguenza che dopo l’esonero dell’ex portiere dell’Inter e nostro, sostituito da Montella, fosse andata molto vicino alla retrocessione, evitata di un nulla. Giampaolo ci sta tenendo nella parte sinistra della classifica e allora viva Giampaolo e viva la Sampdoria, ricordandoci sempre che essere tifosi blucerchiati è meravigliosamente bello. guidopallotti39@gmail.co

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ilCorniglianese/come eravamo, come siamo

racconto “Noi ragazzi degli anni Sessanta Compagni di banco al Galilei” di Roberto Bruzzone È stimolante scavare nell'album dei ricordi dove sono racchiuse le emozioni più belle della nostra storia personale ed è quasi un dovere metterle in evidenza, scrivendole, per divulgarle e condividerle con altri, specialmente con coloro che le hanno vissute insieme a noi. Il riferimento è ai tempi della mia giovinezza, agli anni della scuola di specializzazione che, per noi studenti nel pieno degli anni '60, è stata maestra di vita e di importanti valori di prospettiva. Volendo narrarla come se fosse la scena di un film, la location sarebbe quella dell'istituto tecnico per periti industriali Galileo Galilei di piazza Sopranis, a Dinegro, e gli attori, il corpo degli insegnanti e gli studenti della 5a EA; l’ambiente un triste e freddo palazzone, non più anonimo, ubicato a ridosso della collina sovrastante via Digione, da quando un’imponente frana, causata dalle intermittenti piogge, nel 1968, causò la morte di ben 19 persone, tutte colte nel sonno, così come i molti feriti alcuni dei quali perennemente invalidati. La piazza Raffaele Sopranis l’adattavamo a campetto da calcio, anche se cadendo sul duro asfalto, ne conseguivano dolorosi ematomi ma non ci facevamo caso; auto ne passavano ben poche e noi vivevamo tempi felici. A fianco della piazza c'era una fabbrica di ghiaccio, qualcosa di impensabile ai giorni nostri, dato che ormai, da moltissimo tempo, quell’elemento refrigerante lo produciamo in casa. Sul lato opposto della struttura, c’erano un bar e una cartoleria, quando e dove mai è esistito un istituto scolastico senza avere vicino un negozio per i fabbisogni degli studenti? In via Venezia, poco lontano, c'erano il panificio per la focaccia e l’edicola; più sotto, in piazza Dinegro, proprio di fronte al porto, anche la chiesa di San Teodoro, quanto mai necessaria a raccogliere le preghiere degli studenti alla ricerca di "aiutini" celesti prima degli esami. Sempre riferendomi alla piazza dell'istituto, nel periodo invernale, veniva installata la pista degli autoscontri, cosicché ne sorgeva una strana mescolanza di situazioni: da una parte un rigido ambiente scolastico e, dall'altra il paese dei balocchi, con le accattivanti tentazioni e come si poteva rinunciare alla guida di un piccolo mezzo, con il quale cozzare contro l'amico di

Amministrazioni Cozza

turno. E poi le canzoni suonate a tutto volume che regalavano allegria: "Pregherò" e "Il ragazzo della via Gluk" di Celentano, "Cuore" di Rita Pavone, "Il cielo in una stanza" di Mina, "Sapore di sale" di Gino Paoli, "Una lacrima sul viso" di Bobby Solo, "In ginocchio da te" di Gianni Morandi, "Nessuno mi può giudicare" di Caterina Caselli. Queste canzoni, in effetti, sono state la colonna sonora della mia prima giovinezza e le piste di autoscontro che le divulgavano a tutto volume, ne costituivano il terreno ideale per cementare questi ricordi. Il preside e gli insegnanti erano di una severità militaresca; il ritardo all'entrata non era tollerato, le porte si chiudevano impietosamente alle 8 del mattino e alle 14,30 per le lezioni del pomeriggio. Dopodiché, nel caso di 2 ritardi ripetuti, era necessario l'accompagnamento coi genitori presso la Direzione, al cospetto dell'inflessibile segretario, signor Busia. Il preside, al tempo, era l'ingegner Ficcarelli, persona molto distinta e autorevole, di cui rivedo la bassa statura fisica e un ordinato pizzetto bianco sul mento. I bidelli, tra i quali ricordo con vero piacere la Ada e Vittorio, facevano i bidelli, cioè mettevano a posto le aule, le pulivano e sorvegliavano la disciplina degli studenti. Erano persone serie, onesti lavoratori. Una cosa che non mi piaceva nel loro abbigliamento erano le cappe a strisce verticali grigie e blu che facevano tanto ambiente carcerario. Gli insegnanti, tranne i capi di officina, erano tutti laureati, esigenti in materia di disciplina; molto professionali nelle materie che insegnavano hanno lasciato un ricordo indelebile nelle nostre memorie, perché sono stati autentici maestri di vita. Voglio citare il mitico ingegnere di elettrotecnica Alfredo Giribaldi, la signorile professoressa di Italiano Roberta Robutti, il simpatico ingegnere di Meccanica Celi, l'immenso professor Milanese, l'elegantissima insegnante di Inglese Gagino, il narcisista Sparacino, l'innovatore Guerra, il fisico (poi sindaco) in Valfontanabuona, Soldi, le professoresse Materassi, Melandri e Linares, la devota Demuto, amante di gatti e caramelle, il più che tollerante Dal Cin, il chimico Pepe, l'avvocato Mazzoni, docente di Diritto, i ginnasti Cardinale e Pugliese, il genoanissimo don Busallino e, certamente ne dimentico, involontariamente, qualcuno. Un discorso a parte per il lunatico professore di impianti elettrici e costruzioni elettromeccaniche, ingegner Enrico Bonini, che, pur professionalmente valido, era solito terrorizzare la classe con interrogazioni e votazioni dagli esiti imprevedibili: bastava un nonnulla per passare da una larga sufficienza a un voto... bassissimo. La sua cappa bianca e le galoches ai piedi nelle giornate piovose, credo, non li abbia dimenticati nessuno studente del Galilei.

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I capi di officina, per lo più, parlavano in genovese anche con noi e così facendo ci insegnavano, con la semplicità e la familiarità tipica del nostro dialetto, i rudimenti delle lavorazioni manuali di meccanica, falegnameria, macchine utensili, perfino fucina; poi, negli ultimi anni, misure e circuiti elettrici. Alcuni li ricordo con affetto: Mora, Casadio, Barco, Melosi, Arpe, Martinotti, Barbagelata. Gli studenti erano, in maggioranza, residenti nelle delegazioni del ponente genovese e della Valpolcevera e, questo, viste le affinità, contribuiva sicuramente a cementare il gruppo. Con la maggior parte di essi sono stato insieme dal primo anno; con altri dal terzo anno in cui veniva scelta la specializzazione. Si deve tener conto che, al tempo, l'orario scolastico era di 38 ore divise in lezioni mattutine e pomeridiane, per cui, tutti i giorni, si rientrava a casa per pranzo in tram e poi, messi in pensione i tram, in autobus. Le mense non esistevano e, d'altra parte, nessuno poteva permettersi di mangiare fuori casa, così, al suono della campanella delle 11,50 si correva in via Milano alla fermata dell'autobus, per poi rientrare a scuola entro le 14,30. Ogni tanto si entrava alle 15,30 ed era l'occasione per organizzare una partitella di calcio in piazza, proprio di fronte al palazzo del ghiaccio. Si posizionavano le cartelle a mo’ di pali e ci si divertiva veramente, alla faccia degli odierni tatticismi vari. Vinceva chi aveva più qualità e più energia, ed era festa grande la corsa al bar per dissetarsi. I più bravi e intelligenti erano Enrico Lavagnino (r.i.p.), Giampaolo Baratelli, Antonio Tacca, Giuliano Pittaluga. Il più atletico, campione di salto in lungo, il corniglianese Luigi Coriani. I più religiosi? Archimede Mainardi e Francesco Vassallo. Il più geniale, anche disegnatore di splendidi fumetti, Alessandro Ansaldo (r.i.p.). I più distinti: Giovanni Varvello, Roberto Caligaris (r.i.p.), Carlo Risso. I più allegri: Antonio Larteri, Renato Orlandi, Lorenzo Marchelli (r.i.p.). Il più innamorato (di una professoressa) Roberto Lazzarino. I più genovesi, che parlavano abitualmente il dialetto: Giulio Oliveri e Marco Canepa. Il più tranquilli: Rodolfo Allosia e Giovanni Rinaldi. L'amico di tutte le stagioni, Enrico Lombardo. Il più sudista Antonio Suriano da Amantea, madrepatria dei colori più belli del mondo. Il più eclettico Aldo Cavalli. L'ultimo, in ordine alfabetico, Zirotti Giancarlo. Aggiungo: lo scrivente Roberto Bruzzone. Ebbene, a distanza di oltre 50 anni dal diploma, tutti quanti questi "ragazzi" trovano lo spirito e l'entusiasmo di rivedersi, di volta in volta, con immutato affetto. Purtroppo, in alcuni casi, siamo stati rispettosi spettatori dell'ultimo viaggio di nostri insegnanti e/o amici con i quali abbiamo condiviso l'importante percorso formativo scolastico, ma la ruota della vita non fa concessioni ad alcuno. Un'ultima considerazione: dedico questo breve ricordo del tempo scolastico a tutti i "ragazzi" della 5a EA che raggiunsero il diploma nel 1967.


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ilCorniglianese/e-mail e lettere alla redazione LA BUROCRAZIA UCCIDE IL PAESE Beni sequestrati Gentile giornale, mi sembra che il nostro Paese sia sempre più paralizzato da problematiche che mi ricordano quella della “tazzina col manico a sinistra”. Motivazioni che sdoganano il perché non si siano ancora fatte le cose necessarie (una spiegazione peraltro c’è sempre) ma certo non sono una valida giustificazione. Cerco di spiegare: molti blocchi che impediscono di dare i servizi necessari ai cittadini dipendono dai (doverosi) sequestri della magistratura. Sequestri giustificati quando c’è da cercare tutte le responsabilità penali, ma che comunque dovrebbero avere una durata massima limitata dalla legge, contro ogni italica lungaggine. Anche i magistrati hanno il dovere di essere efficienti come tutti gli altri professionisti (ammesso che lo siano tutti). Non è accettabile tenere sotto sequestro case nel centro storico di Genova, alcuni palazzi per mesi quando per fare gli accertamenti necessari bastano pochi giorni. Altro problema è la sicurezza. Cade un pezzo di cornicione e si transenna l’area per mesi, magari bloccando una scuola o una palestra o una via pubblica. In via Muratori, non c’è più il campo rom ma permangono degli orrendi new jersey che a nulla servono. Giusto garantire la sicurezza, ma non si può accantonare il problema solo per aver messo qualche cartello, qualche rete e qualche striscia biancorossa. La “tazzina col manico a sinistra”, in molti di questi casi, è un impedimento burocratico: immagino un contratto di manutenzione scaduto o revocato, una gara di appalto da rifare, un permesso non rilasciato, un timbro, un contenzioso, un chissà chi lo sa. Con tutto il rispetto per la

correttezza e la trasparenza amministrativa, penso che per le questioni effettivamente urgenti dovrebbero essere previste strade semplificate, codici verdi: incaricare direttamente una ditta di riparare il danno, ricorrere a decreti che li possono emettere, e, in ogni caso, dare la precedenza alla questione urgente invece di metterla in coda. E, non ultimo, ricreare delle squadre minime di tecnici dipendenti da Comune ed enti (pubblici), in grado di intervenire subito senza dover passare attraverso lunghe procedure di appalto a ditte esterne anche per piantare un chiodo. Ponte di via Giotto docet. Marina Guarnotta IL MONDO CAMBIA MA NON CAMBIANO I VALORI (DEL MONDO) La globalizzazione non è il futuro ma è un... furto Caro Corniglianese, l’aggettivo “estremo” sembra avere nei contesti del linguaggio una connotazione solo negativa. In politica si parla di “estrema destra” o di “estrema sinistra” (senza offesa) per indicare posizioni di minore buonsenso rispetto a quelle più frequentate e gettonate che stanno nella terra di mezzo. In giornali e telegiornali il termine “estremo” è infatti spesso associato a ciò che è ansiogeno o fonte di preoccupazione anziché no. Adesso va di gran moda anche “più estremo” (superlativo relativo e assoluto), che suona come “più lontanissimo”, poiché “estremo” è già, di per sé, un superlativo. Basta e avanza. Molti giornalisti sembrano ignorarlo. Le opinioni più condivise non sono mai “estreme”, proprio perché “estremo” è, in italiano come in latino, “quello che sta più fuori di tutti”. Ritengo che certi fenomeni siano comunque “estremi”, anche se nei più non suscitano alcuna pre-

occupazione. Assocerei piuttosto l’aggettivo “estremo” al sostantivo “globalizzazione”. Credo che i fenomeni cui stiamo assistendo siano di “estrema globalizzazione” e che non contribuiscano a rendere massima la felicità collettiva. Se il fine della vita è la bontà del vivere, scrivo che stiamo facendo di tutto per allontanarci dall’obiettivo. Sì, la globalizzazione è sempre più massificazione, uniformità, palude. È un pennello che mescola mille colori facendoli diventare un colore solo, indefinibile, senza identità, senza qualità. Il mondo è bello perché è vario, si dice. E allora conserviamolo così. Cancellare le identità e mescolare tutto in un unico lago oscuro sarà forse inevitabile ma non trovo che sia utile e neppure giusto. Mentre tutto il resto si mescola e, chissà come mai, ora e sempre le ricchezze subiscono l’effetto opposto, concentrandosi invece in poche mani. Il patrimonio delle otto persone più ricche equivale a quello di 3,8 miliardi delle persone più povere. Globalizzazione? No, se questa è la globalizzazione, preferisco un’economia a chilometro zero ma soprattutto preferisco un mondo vario e ricco di identità e valori. E colori. Benedetta M. SI’, SONO PER “LA” FAMIGLIA Un genovese tradizionale Ebbene lo confesso, e se volete vi do l’indirizzo così potete sprangarmi la porta (scherzo…): mi piace la famiglia tradizionale, ovvero (perdonatemi), mamma, papà, figli. Mi piace convivere con una moglie che sappia cucinare, ma solo perché io ci sono negato, mi piace anche convivere con una moglie a cui piacciono i figli da lei partoriti (magari con me, per dire, e non in affitto o in subaffitto), mi piacciono le coccole,

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sentire una voce femminile e anche… dolce. Mi piacciono anche le donne con le gonne, pensa tu. Eh, cosa ci volete fare? Sarò medievale, retrogrado, ma queste cose mi piacciono insieme a tante altre legate alla famiglia tradizionale. Devo dire che poi tocca anche a me, farmi preferire da lei. Anche io elargisco il mio contributo, lavo, stendo e stiro, mentre mia moglie si occupa dei bambini, poi faccio la spesa, so anche rammendare e attaccare i bottoni: me lo ha insegnato mia madre (sarta) e anche il tanto vituperato servizio militare. Non mi vergogno a dirlo, ritengo che la famiglia vera sia quella composta da un uomo, da una donna e, se vengono, dai figli. Intendiamoci, non ho nulla contro gay e lesbiche, ognuno ha diritto di vivere la propria sessualità e i richiami che la natura lancia, come meglio desidera e crede. Non sono però d'accordo che due uomini o due donne con figli fatti in provetta o adottati siano considerati una famiglia. Sono solo coppie a cui però non dovrebbero essere assegnati bambini, i bimbi dovrebbero avere un papà e una mamma, per me trattasi di equilibrio, che, sotto la loro responsabilità, dovrebbero farli crescere e dar loro una buona educazione, rispetto del prossimo e farsi rispettare. Se interessa non ho votato Lega, nemmeno 5S, niente Pd (chiedo scusa), sono un vecchio simpatizzante di un grande partito ora scomparso ma che aveva il senso della famiglia. Ora è tutta una confusione di ruoli e se questa è la modernità, il nuovo indirizzo del mondo, ebbene spero che il postino si perda per strada. Filippo G. Cordero

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Le figurine di Anzalone www.ilvignettificio.org

Il francobollo di Anzalone

QUESTIONE DI AGGETTIVI Ma è tutto “importante”? Una volta l'aggettivo “importante” significava “influente” se riferito alle persone, “rilevante” se riferito a cose. Ora non è più così: nelle trasmissioni sportive, l'aggettivo “importante” è l’unico che si coniuga: e significa generalmente “ottimo”. Alla “Domenica Sportiva” si dice che il Milan ha giocato una partita importante, che Ronaldo ha segnato un gol importante, che Preziosi ha detto una cosa importante, che Quagliarella ha siglato un rigore importante. E non ditemi che non è così. A “Novantesimo Minuto” una bella parata di Donnarumma è importante anche se il Milan sta vincendo 4 a 0 contro il Frosinone. Stefano Pini

Soluzione del rebus di Sanna: In-ostriche-v-anno-l-ontano “I nostri che vanno lontano”


Aprile 2019 

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agricoltori, ma anche coloro che vogliano avvicinarsi all’agricoltura in modo più consapevole e, in particolare, con il rispetto totale della naturalità del ciclo. La Scuola estiva sarà un’esperienza multi sensoriale dove le relazioni saranno al centro di ogni attività formativa. Attesi ospiti da tutta Europa per trasformare la collina di Coronata n ell ’o mbe li c o del mondo dell’agricoltura dei giovani. A breve saranno pubblicate le date della prima Scuola estiva. Per evitare errate interpretazioni in merito al progetto, bisogna specificare che la "filiera corta", da tempo argomento di interesse e la nostra "filiera colta" non sono antitetiche ma la prima può avere un ruolo di utilità sociale solo ed esclusivamente dopo l'apprendimento delle specifiche conoscenze ed attività messe a disposizione durante i corsi della Scuola estiva. La partecipazione, come tutte le attività dell'Ortocollettivo, è gratuita! Per informazioni contattare la mail:

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