IlCorniglianese Novembre 2014

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ilCorniglianese Mensile indipendente di informazione e cultura Il giornale non ha finanziamenti pubblici

Sabato 15, l’alluvione devasta il Ponente >> 3

Anno III

Numero 11

Mensile

Inserto centrale: tutto su Ciocofantasy

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Novembre 2014 La macchina del fangodotto

Cornigliano dimentica l’alluvione e spera nella strada a mare

Veduta aerea da piazza Savio. Nella foto lo svincolo di ponente della strada a mare che sarà inaugurata a gennaio

< o Cornigiòtto>

di Enrico Cirone

Foto Guerra

4.626 decessi per tumore in Val Bisagno dal 1998 al 2005. I dati sono quelli elaborati dall’Ist (Istituto scientifico dei tumori) di Genova ed erano contenuti nel ricorso presentato al Tar da alcuni comitati contro la previsione di un impianto di separazione “secco-umido” dei rifiuti a Volpara, nel quartiere di Staglieno. Il ricorso metteva anche a confronto il numero di persone decedute per cancro ai polmoni tra il 1998 e il 2005 nel quartiere di Cornigliano, considerato da sempre il più inquinato della città (traffico e acciaieria), e quelle decedute nello stesso periodo - e per la stessa causa - nel quartiere di Staglieno. E da questo confronto emerge che è proprio il quartiere di Staglieno, con 172 decessi contro i 112 di Cornigliano, a registrare una maggior incidenza di tumori. Nello scorso luglio il Comune ha deciso all’unanimità di “valorizzare” la località della Volpara e di renderla finalmente vivibile dismettendo gli impianti di trattamento e trasferendo attraverso un chilometrico fangodotto l’insieme dei rifiuti di tutta Genova Centro verso un unico mega depuratore da realizzarsi su 15 mila mq nell’ex area a caldo dell’Ilva. E finalmente Cornigliano riuscirà a battere la Volpara nella tristissima gara a chi muore di più.


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Depuratore, fangodotto, biodigestore, parco camion Cornigliano e i rischi di una nuova ghettizzazione L’articolo che segue è, in realtà, una lettera che ci è stata inviata da due cittadini di Cornigliano. Abbiamo scelto di pubblicarla in questa forma perché ci è sembrata molto vicina, per forma e contenuto, alle nostre tematiche. Ndr.

Il depuratore di Cornigliano in corso Perrone. Anche in inverno l’aria è spesso irrespirabile per i miasmi che ne fuoriescono

“SONO

NATO, CRESCIUTO, e vivo tutt’ora a Cornigliano, ho quindi vissuto quei periodi durante i quali non si potevano stendere le lenzuola perché diventavano nere per la fuliggine; vi era un sensibile inquinamento; sicuramente non sono mancate problematiche sociali ma nel complesso non si viveva male. Poi, con la chiusura del ‘caldo’, i corniglianesi speravano di poter respirare, finalmente, una nuova ‘aria’ sotto vari aspetti; speravano in una riqualificazione del quartiere, erano fiduciosi che le promesse della nostra classe politica sarebbero state mantenute a suon di slogan ‘Mai più inquinamento’, ‘Parco urbano’, ‘via Cornigliano diventerà una rambla’; investimenti considerevoli, una vera riqualificazione, insomma. La realtà è un’altra. Abbiamo assistito infatti ad un crescente, marcato, esponenziale aumen-

to del degrado, sporcizia, incuria, puzza, disperati che frugano nella spazzatura e rovesciano tutto sul marciapiede, sale di preghiera, sale slot, strade e marciapiedi insicuri e sporchi. Percezione di scarsa sicurezza. Le notizie che giungono a partire dal mese di luglio, dai nostri amministratori, sul futuro del quartiere sono allarmanti e devastanti; non basta il depuratore che abbiamo a Campi — anche se sei distratto e passi dal ponte di Cornigliano o da corso Perrone l’odore ti stordisce e realizzi di essere Cornigliano e tiri su il finestrino della macchina –. Ebbene, udite udite, cosa hanno progettato i nostri politici e dirigenti: acquisita una parte consistente delle ex aree Ilva, scambiate con il denaro per la riqualificazione del quartiere, sarà costruito un depuratore per la raccolta dei liquami di tutta Genova. Le fogne di Sturla, San Martino, Albaro, Foce, Centro e Centro storico fino a Sestri Ponente compreso, arriveranno a Cornigliano con la costruzione di decine di chilometri di fangodotto. Questo è solo l’inizio perché al mega depuratore da 104 milioni di euro sarà affiancato un biogassificatore, o simile, e mega capannoni per il trattamento e smistamento della frazione secco-umido. Il tutto è stato presentato in conferenza stampa e ampiamente divulgato dai mass media alla presenza anche dei presidenti dei Municipi. Ora mi pare di non forzare troppo i fatti asserendo che si voglia creare una nuova discarica - tipo Scarpino - a Cornigliano e mi pare che questo progetto strida leggermente con quello di una riqualificazione e si avvicini ad una vera e propria ghettizzazione del quartiere che va contro ogni principio di buon senso, culturale, civile, urbanistico e sociale. Aree assai ambite per l’implementazione delle attività portuali, impiantistiche, manifatturiere, indotto portuale,

dovere morale, politico e giuridico, di fornici risposte ed adeguata considerazione. Leggo in questi giorni del progetto di Renzo Piano per il rifacimento della zona Foce-Fiera; propongo allora di presentare un progetto per avere, anche a livello simbolico, un piccolo accesso al mare - una banchina, una piccola passeggiata - da dividere magari con Sampierdarena (forse sono un sognatore utopista) ma lo preferisco di gran lunga alla rumenta. Il progetto del Comune di Genova avrà degli effetti devastanti su Cornigliano ed i suoi Ex area a caldo dell’Ilva. Su una superficie di 15 mila mq dovrà abitanti sotto tutti gli aspetti, sorgere il nuovo depuratore di Cornigliano ambientali, economici, sulla qualità del quartiere, sui nostri ecc, saranno utilizzate per il Volpara; ebbene i vari comitati figli. E’ una buona occasione, trattamento dei rifiuti in mezzo particolarmente agguerriti han- forse l’ultima, per provare ad ai quartieri di Sampierdarena e no effettuato un ricorso al Tar aggregare tutti i corniglianesi con le varie associazioni; non dobbiamo assolutamente rassegnarci perche le cose devono e possono cambiare: dipende molto noi. Ad esempio segnalo che è partita una raccolta firme cartacea ed una al seguente indirizzo: http://www.change.org/p/ corniglianesi-genovesi-esostenitori-sottoscrivi-il-no-allimplementazione-del-nuovodepuratore-a-cornigliano-allimpianto-di-pre-trattamento-secco -umido-al-biodigestore

In una scala più piccola, già collegato con gli svincoli della strada a mare, si può immaginare dove verrà realizzato il nuovo depuratore (al centro, nel rettangolo scuro)

Cornigliano, sul mare. Mi ha fatto riflettere un recentissimo articolo in cui veniva affrontato il problema dei rifiuti provinciali (Chiavari, Lavagna Recco, Santa Margherita, ecc.) e la grande attenzione sul problema Volpara, con il Comitato Salute ed Ambiente della Val Bisagno e da lì ho compreso che tutti i rifiuti provinciali, bene o male, saranno convogliati a Cornigliano. Poco sopra ho citato la

della Liguria avverso ai provvedimenti di installazione di capannoni per il secco-umido. Anche Cornigliano ha necessità di un ‘osservatorio ambientale’ visto il degrado e la puzza che ci accompagna da ormai troppi anni; cosi come sono indispensabili i comitati dei cittadini che devono far sentire la loro voce richiedendo assemblee pubbliche; una adeguata informazione preventiva; i nostri amministratori hanno il

NO AL DEPURATORE, NO ALL’IMPIANTO DI PRE TRATTAMENTO SECCO/UMIDO, NO AL BIODIGESTORE PERCHE’ CORNIGLIANO NON DIVENTI IL QUARTIERE DELLA RUMENTA

BASTA RUMENTA A CORNIGLIANO!! La pagina internet che invita a votare la petizione contro il degrado

Mi rendo disponibile a collaborare qualora mi venga richiesto. Grazie per l’attenzione e complimenti per l’ennesima manifestazione di Ciocofantasy“. Stefano e Daniela Bruzzone

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Alluvione, particolarmente colpito ancora il Ponente Il territorio è fragile o dobbiamo fare i conti con il “partito del cemento”? Le ferite inferte al nostro territorio da un'urbanizzazione a dir poco scellerata si sono rivelate vere e proprie metastasi che stanno producendo danni ai quali sarà molto difficile porre rimedio. Chi aveva combattuto e vinto la sua battaglia contro fumi, polveri, benzene e traffico in ragione di una difficile convivenza con fabbriche altamente inquinanti si trova ora di fronte un altro nemico da combattere: l'acqua. Oggi ulteriori è più recenti opere di cementificazione rischiano di peggiorare la situazione esistente provocando gravi danni alla già fragile economia del nostro territorio. Un esempio per tutti a Cornigliano è l'esistenDopo l’alluvione del 15 novembre, za di un corretto vincolo idrogeovia Cornigliano invasa dall’acqua (Razzore) logico sul rivo che scorre sotto l'impianto sportivo della Bocciofila corniglianese in virtù del quale è stato detto “no” alla ristrutturazione dell’edifico che ospita il sodalizio (l'intervento tra l'altro era previsto su di un manufatto esistente) mentre invece si è detto “sì” alla costruzione di nuovi box sullo stesso rivo, nella via Agosti, a pochi metri di distanza. Evidentemente due pesi e due misure. O incompetenza di qualcuno? Oerre

Cornigliano, vico Marchese

Via Muratori completamente allagate (foto Miletta)

2005. Chiuso il ciclo “a caldo” dell’Ilva, nasce il Gruppo di lavoro: un tramite tra cittadini e istituzioni sui temi della riqualificazione e valorizzazione E’ un’istituzione forse poco conosciuta dai corniglianesi ma che ha valore di rappresentanza considerare, quindi anche la funzione di promotore, suggeritore e osservatore: è lo stesso e comunicazione molto importante. Parliamo del Gruppo di Lavoro costituito subito dopo la Comune che in qualche modo ci sollecita a proporre idee. Aggiungo che il Gruppo è comunchiusura del ciclo “a caldo” dell’Ilva. Incontriamo il coordinatore del gruppo, Paolo Collu, e que alleato con il Municipio che ne ha voluto fortemente la nascita (e con i suoi dirigenti) e Fabrizio Cartabianca, segretario e presidente della Pro loco. Quando si è costituito il GdL e quindi interloquisce con noi prima di prendere decisioni. Altra cosa è il Comune/Tursi dove che finalità ha? “La chiusura del ciclo lasciò libere una serie di i rapporti non sono gli stessi. Altro esempio significativo, dove il aree che ritornano a disposizione del territorio, quindi una loro Gruppo non aveva una posizione unanime, era sulla questione riqualificazione: in questo contesto è nata l’esigenza di consultardell’ospedale: i pareri in quel caso erano discordi e quindi preferimsi con i cittadini per vedere e sentire proposte per restaurare il mo dare un segnale negativo adducendo il fatto che un ospedale nel quartiere, utilizzando denaro che è stato messo a disposizione Ponente aveva poca utilità e che al suo posto si potessero fare altre dalla Società per Cornigliano (soggetto proprietario delle aree e cose. Del biodigestore non ne abbiamo ancora parlato ma pare verrà destinatario dei finanziamenti stanziati da varie leggi nazionali installato su aree gestite dall’Autorità portuale. La speranza è quella per la riconversione delle aree dismesse dallo stabilimento sidedi poter intervenire prima che le decisioni siano prese. Ma non semrurgico). Il direttore, Enrico Da Molo, insieme ad altri soggetti, pre siamo ascoltati, molto spesso ci ignorano: proprio in questi penso a Ferruccio Bommara e altri, rifacendosi ad esperienze giorni abbiamo chiesto un incontro con Burlando e Bernini per simili in altri paesi in situazioni analoghe, aveva sentito l’esigenza definire una volta per tutte cosa si vuole fare per Cornigliano e sodi consultare i cittadini a rappresentanza di Cornigliano laddove prattutto quanto è rimasto nelle casse della Società per Cornigliano sono presenti associazioni, parrocchie, sindacati, patronati, perché non abbiamo mai avuto risposte chiare. Capisco la difficoltà un’assistenza anziani che fa capo al Comune, in modo che i cornima dobbiamo capire se siamo agli sgoccioli o se vi è ancora denaro glianesi fossero partecipi dell’evoluzione della bonifica in modo per completare la riqualificazione”. Come redazione del giornale, Ilva, gasometri e torre piezometrica attivo, così come nella riqualificazione del quartiere, era primo prima dell’abbattimento avremmo la necessità, per una corretta informazione, di avere obiettivo che si era posto l’allora nativo Gruppo di Lavoro”. Il GdL notizie sulle decisioni prese nelle vostre riunioni, o almeno quelle di che poteri ha? “Nessun potere”. Al vostro interno dibattete su problemi o su proposte di particolare importanza. “Al momento non sono in grado di dare una risposta, certamente insediamenti, per esempio sulle aree dismesse, l’ospedale, il biodigestore, il vecchio merca- nella prossima riunione porterò la richiesta al vaglio dei componenti e saranno gli stessi ad to - oggi inutilizzato - e altro? “Certo che il Gruppo non ha potere di legiferare ma ha sicura- esprimersi. Personalmente penso sia una buona cosa”. Come interloquite con i cittadini? mente quello di opporsi, o piuttosto di confermare, sulle iniziative che le istituzioni si accin- “Quando ci sono i presupposti convochiamo assemblee pubbliche, ne abbiamo fatte diverse. gono a prendere. Ripeto: nessun potere ma con il compito preciso di monitorare Colgo l’occasione per informare i corniglianesi che abbiamo predisposto una casella di posta l’andamento delle modifiche suggerendo sulla riqualificazione. Un esempio: nel 2010 il elettronica dove, chi lo desidera, può mandare suggerimenti e proposte, una sorta di conteGruppo si espresse con un documento consegnato all’allora sindaca Marta Vincenzi, al go- nitore dove le idee vengono inserite. La mail del Gruppo di Lavoro è: gruppodilavorocornivernatore Burlando e alla Società per Cornigliano in cui indicavamo gli obiettivi prioritari da gliano@gmail.com”. Carlo Guerra


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Coronata, come funziona il San Raffaele “Quando un nonnino ‘scappò’ per rinnovare la carta d’identità” Diverse e recenti segnalazioni da parte dei lettori hanno raccontato di furti avvenuti presso il San Raffaele (Rsa) di Coronata. Abbiamo visitato la struttura per chiedere ai responsabili come stanno le cose. Il commissario straordinario dell’Asp (Azienda servizi alla persona), dottor Enzo Sorvino, ci ha messo in contatto con il direttore del personale, dottor Franco Ragaglia e con il medico responsabiPrimi ‘900. Veduta della facciata del San Raffa- le, Daniela Pugliese. Ma prima ele di Coronata (cartolina Collezione Bellini) sarà utile far capire di che cosa stiamo parlando con alcuni cenni storici e come si presenta oggi la struttura. Nota storica. Fondato dalla duchessa di Galliera allo scopo di dare ricovero agli ammalati cronici, il complesso edilizio sulla collina di Coronata venne completato nel 1887. Nel 2001 l’edificio viene parzialmente riqualificato per realizzare una struttura sanitario-assistenziale moderna di circa 70 posti, ceduta in gestione all’ Asp Brignole a partire dal giugno 2005. E’ disponibile ampio parcheggio. Oggi. La struttura è articolata su 3 piani. Ogni piano, con propria sala da pranzo, è composto da 15 camere. La residenza accoglie un totale di 74 ospiti ed è dotata di palestra. All’interno della struttura intervengono associazioni di volontariato convenzionate che svolgono un ruolo di supporto agli ospiti e collaborano a progetti condivisi con il servizio di animazione che si svolge in tutte le strutture aziendali. Gli animatori sono coordinati e supervisionati attraverso riunioni periodiche che vengono condotte dalla psicologa aziendale. Le principali attività di animazione si possono riassumere nella stimolazione cognitiva, i laboratori manuali e le attività ludiche e sono sostenute dalla presenza di volontari Avo che lavorano in sinergia con l'azienda. L’Asp Emanuele Brignole, erede della grande tradizione solidaristica genovese, ha raccolto al suo interno diverse entità assistenziali cittadine Il servizio del San Raffaele vive solo con le rette dedite ad attività di beneficenza che vengono fornite mensilmente dagli ospiti e assistenza pubblica: l'Albergo dei poveri, l’Istituto di ricovero Brignole, lo Scaniglia Tubino e l’Istituto Doria di Genova. La confluenza di queste differenti realtà all’interno di un’unica azienda pianificata fin dal 2001 con la sottoscrizione di un accordo fra gli enti locali, le istituzioni coinvolte e le parti sociali, ha dato il via ad un articolato processo di armonizzazione derivante dalle disomogeneità delle culture organizzative e metodologie di lavoro proprie degli enti di provenienza. I nostri lettori hanno segnalato diversi furti avvenuti presso la vostra struttura. Cosa è accaduto? Ragaglia: “Abbiamo subito tre furti a distanza ravvicinata l’uno dall’altro, sono stati rubati un televisore e alcuni sussidi audiovisivi che servono ad intrattenere gli ospiti, ci siamo ridotti a fare attività senza l’ausilio di questi supporti e devo ringraziare l’Avo che, tramite i suoi volontari e insieme al nostro personale, ci danno una grossa mano. Nel salone gli ospiti questa mattina giocavano a tombola, l’autore del furto è

stato assicurato alla giustizia ed è stata sequestrata la refurtiva ma, come si sa, in Italia il dissequestro a tempi lunghissimi tanto che potremmo anche riacquistare tutto ma sprecheremmo denaro perché rischieremmo, nel breve, di avere doppioni, quando il tribunale ci restituirà l’attrezzatura. La nostra struttura alla sera viene chiusa dall’interno ma chi fa il ladro sa bene come fare per entrare”. Il complesso del San Raffaele come si mostra ora Qual è la realtà del San Raffaele? Ragaglia: “Siamo in questa struttura nuova dal 2004, fino al 2003 eravamo nell’edificio di fronte (ora non più utilizzato), ed era il Comune che gestiva direttamente la struttura. Oggi il Servizio sanitario regionale (la Regione) ha dato la gestione diretta con un regolare bando, noi viviamo solo con le rette che vengono fornite mensilmente dagli ospiti e nient’altro”. Il personale è sufficiente? Ragaglia: “Abbiamo 75 posti e per queste persone ci sono medici, fisioterapisti, infermieri in funzione dei posti letto, regole che non stabiliamo noi, non è una struttura ospedaliera dove i pazienti entrano, stanno un periodo limitato ed escono: Da noi gli ospiti percorrono, se paragonata la vita a un’autostrada, l’ultimo chilometro, da noi prendono la residenza, non hanno più il loro medico di famiglia: il loro medico è il nostro dottore, ed essendo persone con età anagrafica avanzata, abbiamo persone con oltre i 100 anni. Il loro numero è in continuo movimento, molte sono le defezioni e oggi siamo 72. Noi ovviamente facciamo di tutto per tenere alta la qualità della vita degli ospiti e, in caso di necessità, non essendo questo un ospedale, chiamiamo come fanno tutti i cittadini la guardia medica o nei casi più gravi il 118. Ci tengo a dire che i nostri ricoverati, se in grado di farlo, possono anche uscire: questa non è una struttura chiu- Antonio Russo, 77 anni, ospite del San Raffaele sa. Un esempio per tutti: tempo si dedica alla sua passione preferita, la pittura fa un nostro ospite, avendo il documento di identità scaduto, è andato a rinnovarlo in municipio. Da solo”. Gestione economica, come ve la cavate? Ragaglia: “I nostri introiti provengono esclusivamente dalle rette degli ospiti, poco meno di cento euro giornalieri: con questo denaro, però, dobbiamo pagare gli stipendi, appaltare l’impresa delle pulizie, l’alimentazione, sempre tramite appalto, provvedere alla manutenzione della struttura, acquistare le medicine, prodotti per l’incontinenza e molto altro, senza contare gli imprevisti che sono sempre in agguato e naturalmente non sempre si riesce a chiudere il bilancio in pareggio. Quest’anno non sappiamo ancora, l’anno scorso purtroppo abbiamo sforato”. In conclusione ci sentiamo di rivolgere un appello a tutti i nostri lettori e cittadini di Cornigliano affinché possano aiutare l’istituto a riacquistare almeno parte dei sussidi audiovisivi. Per realizzarlo potete contattare la nostra Redazione. Carlo Guerra

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Cornigliano e le sue ville (con torri) storiche Esempio unico e tipico sul territorio genovese Un gruppo di studiosi del patrimonio culturale ed urbanistico è da un paio d'anni al lavoro per mettere in risalto, e soprattutto per darne la conoscenza, il carattere storico di Cornigliano nella sua matrice originaria dalla quale ha avuto poi origine tutto il resto. Lo stimolo per questo lavoro è l'imminente trasformazione dei flussi della viabilità di attraversamento che, con l'apertura della strada a mare, restituirà ossigeno e vivibilità al centro abitato che nell'ultimo secolo è stato torturato da intersezioni con l'attività produttiva dell'acciaieria e con il traffico delle gravitazioni esterne. Lo studio prende le mosse da un carattere tipico ed unico della matrice storica di Cornigliano: un grappolo di ville molto diverse da quelle analoghe che erano insediate nel territorio limitrofo a Genova. Diversamente a quelle di Nervi, Sampierdarena, Sestri e Pegli, le ville di Cornigliano si presentano fin dall'inizio fra loro unite non solo dalla antica strada che serviva per collegarle, ma dotate ognuna di un sistema autodifensivo (le torri) che permane ancora oggi a caratterizzare questa eccezionalità del patrimonio culturale del Genovesato. La ricerca in atto tende a scoprire le motivazioni di questa orditura, ma anche a mettere in grado gli abitanti di conoscere il loro valore intrinseco e collettivo, per dare a Cornigliano una occasione di rivalsa contro le numerose successive compromissioni che hanno condotto alla odierna difficoltà a riconoscerlo. Per meglio comprendere di cosa stiamo parlando bisogna partire dalla definizione di "villa". Con questo termine nell'area genovese e nel lessico corretto dell'urbanistica storica non si indica tanto l'edificio padronale, ma l'intero possedimento nel quale la parte principale è costituita dal terreno coltivato, generalmente ad orto e frutteto. All'interno della villa sono dunque presenti terreni coltivi e abitazioni: oltre a quella del padrone ci sono quelle dei coloni ed anche altri piccoli fabbricati per il ricovero degli animali, degli attrezzi e delle provviste. Ogni villa è dunque un podere autonomo dal punto di vista alimentare, sufficiente a garantire la sussistenza alle famiglie che la abitano. E' chiaro che la villa non è l'abitazione principale del padrone, il quale possiede in città la sua residenza. La villa è il posto in cui le famiglie patrizie si recavano generalmente in estate (villeggiatura) e in autunno (caccia) potendovi contare comunque per tutto l'anno nella fornitura di verdure, frutta (agrumi), latte e carni macellate in proprio. Dalle ricerche sul sistema di ville di Cornigliano è emerso che il nucleo originario si è sviluppato attorno al XIII secolo attorno alla chiesa di San Giacomo lungo un asse viario posto alla base della collina. Da questo primo insediamento Due-Trecentesco si è venuta a formare una fitta concentrazione di ville appartenenti alla nobiltà genovese. Queste ville erano collegate fra loro da alti e contigui muraglioni che formavano il perimetro delle proprietà costituite da un palazzo con torre difensiva, giardini, terreni coltivi ed edifici rurali. Questa tipologia di residenza corrisponde a quella tipica delle ville liguri ma l’eccezionalità di Cornigliano è quella della loro vicinanza e della loro quasi intatta conservazione almeno nella struttura. Le ville di Cornigliano, come quelle di Pegli, Nervi e Sampierdarena, avevano un proprio accesso al mare. Questo permetteva ai loro proprietari di spostarsi dalla città alle rispettive ville usando le proprie imbarcazioni dal porto di Genova al litorale. Intere comitive di barche potevano dunque convenire sul bordo a mare di una villa quando qui si dava una festa o un banchetto costituiti in genere da convivii all'aperto, sotto i pergolati dell'uva corna e ai bordi di vasche d'acqua (peschiere). Uno stile di vita bucolico e sereno, a cui il contesto attuale di Cornigliano non può certo fare rimando. Ma è proprio questa la sfida che si pone lo studio di cui stiamo parlando. Lo studio è partito da Italia Nostra, che è una associazione a tutti nota: si occupa della corretta valutazione del patrimonio culturale del nostro Paese e innesca, dovunque ve ne sia il merito, le azioni giuste per rendere noto il suo valore. Non si tratta solo di firmare petizioni e conclamare denunce nel caso di aggressione o devastazione del patrimonio culturale, ma anche di sostenere gli studi che consentano a chiunque di apprezzare questo patrimonio. Occorre precisare che con l'allocuzione "patrimonio culturale" non si intende solo l'opera architettonica o botanica che intrinsecamente sono beni patrimoniali, ma si intendono anche il loro godimento estetico, la loro fruizione effettiva, il loro insieme percepito da chi gli vive attorno, e perfino lo spazio che con la loro presenza determinano nel tessuto urba-

Oggi è possibile partire da via Tonale, attraversare via Cervetto, giungere in via Muratori ed incontrare lungo il percorso una ventina di ville storiche

no. Quindi il patrimonio culturale è ben di più rispetto al singolo oggetto che vediamo. Sovente il valore di questi patrimoni culturali, da tutti riconosciuto ed apprezzato anche inconsapevolmente, ne ha determinato il trapasso da una proprietà privata ad una pubblica. E' il caso di Villa Serra e Villa Bombrini. Da residenze private dell'aristocrazia genovese sono oggi luoghi accessibili a tutti, perché il patrimonio culturale è un bene comune. Ed è quello che i turisti vengono ad ammirare, spesso invidiando la nostra fortuna. E' stato dunque composto un gruppo di lavoro formato da esperti dei vari versanti che il patrimonio culturale di Cornigliano offre. Benché gli abitanti siano ormai catalogabili in più di una componente con le proprie origini, spesso esterne a questo luogo, il fatto che vivano accomunati in questo denso tessuto urbano e sentano dunque gli stessi bisogni, ha indotto il gruppo di studio a fornire loro un ancoraggio ai retaggi che il luogo ancora offre in misura ragguardevole e, come s'è detto, eccezionale. E’ così possibile oggi partire da via Tonale, attraversare via Cervetto e giungere in via Muratori ed incontrare lungo il percorso una ventina di ville testimoni di un’epoca di splendore e ricchezza oggi dimenticata. L’intensa edificazione attuata dai primi del Novecento e che avvolge questo sistema di ville ha fortunatamente risparmiato questi antichi palazzi. La ricerca verrà svelata man mano, sulle pagine di questo mensile, in modo che con la stessa gradualità delle scoperte fatte dai ricercatori, siano messi al corrente anche i corniglianesi. Qualcuno potrebbe chiedersi cosa ci sia ancora da scoprire, visto che è già tutto sotto ai nostri occhi. Invece molte sono le cose che non sappiamo. Di Cornigliano s'è parlato molto, anzi moltissimo negli anni Ottanta, quando grazie soprattutto al movimento delle "Donne di Cornigliano", s'è posto il concreto problema di una riduzione degli impatti negativi prodotti dall'acciaieria. Prima di allora sembrava ineluttabile l'equazione che giustificava e intrecciava tutti insieme la crescita del reddito a quella del prodotto, quella dell'edificato a quella del benessere individuale. Dopo di allora s'è posto il problema di che fare delle aree dismesse. Ma mai s'è tentato di approfondire che fare del cuore di Cornigliano. Lo studio di cui ora diamo la prima notizia non arriverà a predeterminare il futuro, ma sicuramente ci farà conoscere nei dettagli tutti gli elementi che compongono il quadro di questo cuore e questo ci sembra un buon motivo per portarlo avanti. La ricerca non è sponsorizzata da nessuno. Non è finanziata, né si chiede che lo sia. Ciò che anima i protagonisti è solo la passione di scoprire e di far conoscere le loro scoperte. Cornigliano è il luogo di Genova dove saranno più consistenti le future trasformazioni urbanistiche e, dunque, ogni elemento di conoscenza potrà essere utile per migliorarne il futuro. Rinaldo Luccardini, architetto


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La Gioielleria Castello, da sessant’anni scandisce il tempo a Cornigliano “Prima di entrare all’Italsider gli operai passavano qui a ritirare l’orologio riparato” Il nostro viaggio tra i negozi storici di Cornigliano fa tappa presso la Gioielleria Castello, dove abbiamo incontrato Maria Castello (86), titolare con i suoi nipoti Bruno Bocconcello (65), Andrea (48) e Antonella Spanu (46). A ricevermi la signora Maria: la sua presenza e la sua funzionalità la fanno apparire una donna con almeno 20 anni di meno. Signora, oltre ad esseVia Cornigliano, sulla porta d’entrata della gioielleria re la contitolare è an“Castello”, la signora Anna con i tre nipoti che la mente storica del negozio. In che anno avete aperto la gioielleria? Maria Castello: “Se non ricordo male nel 1954, insieme a mio marito, Savino Porta, che non è più tra noi dal 1980. Savino aveva iniziato riparando gli orologi nel primo portone in via De Cavero, poi, poco distante da qui, avevamo aperto un piccolo laboratorio, che chiudemmo in seguito perché, nel frattempo, la titolare della drogheria che occupava questo negozio pensò di chiudere l’attività, quindi decidemmo di rilevare gli spazi e aprire il nuovo laboratorio”. Come è cambiata la Cornigliano di allora a quella di oggi? Maria Castello: “Nei primi anni ‘50 Cornigliano era pulitissima: gli spazzini passavano due volte al giorno. Pensi che avevo comperato una pianta e l’avevo messa fuori dal negozio per rendere l’ingresso più accogliente. Me la fecero togliere perché occupavo il suolo pubblico, abusivamente. Oggi fuori dai negozi, invece di piante, troviamo cassette e altro e va tutto bene... C’era rispetto ed educazione”. Voi trattate prodotti di valore, com’era il mercato nei primi anni ‘50? Maria Castello: “Sicuramente migliore di oggi, la riparazione degli orologi andava per la maggiore. Mio marito, di origini sarde, aveva imparato il mestiere da suo padre, allora fornitore ufficiale di orologi presso le ferrovie reali di Sardegna. Si vendevano e riparavano orologi meccanici, il culto dell’epoca era quello di comperare o regalare orologi di prestigio, magari con qualche sacrificio e pagando a rate, concordando i pagamenti con una semplice stretta di mano. Mio marito alle sei del mattino era già in negozio, iniziava la giornata consegnando le riparazioni agli operai che si recavano al lavoro. A proposito di riparazione di orologi, mi riferisco all’articolo che il vostro giornale ha pubblicato alcuni mesi fa in cui il titolare di un negozio di riparazioni di orologi, aperto da poco in via Cornigliano, affermava di essere l’unico riparatore in zona. Voglio ricordare che non solo siamo stati noi i prima a riparare orologi in un piccolo appartamento in via De Cavero ma continuiamo ancora oggi, con i miei nipoti, a riparare orologi meccanici, pendole e i tradizionali orologi da polso con il cosiddetto movimento alimentato a batteria”. Chi conduce oggi l’attività? Maria Castello: “I miei nipoti, Bruno, Andrea e Antonella, che hanno deciso di continuare quello che avevamo iniziato io e mio marito. Oggi è molto dura tirar fuori

tre stipendi, specialmente in questo settore che, francamente, non è di primaria importanza. Ci sono altre priorità, i giovani e non solo pensano ai cellulari, computer, internet. Noi avevamo aperto il negozio proprio nel periodo di massima attività dell’Italsider, nel pieno boom economico”. Nel vostro biglietto da visita si nota in primo piano il mitico Castello Raggio. A lui Dietro al bancone, da sinistra: Andrea e Antonella è dedicato il negozio? Spanu, Bruno Bocconcello e Anna Castello. Foto Guerra Bruno Bocconcello: “Sì, simbolo non solo di Cornigliano ma di Genova. Abbiamo cercato di dare un’immagine di identità in onore al Castello non solo sui biglietti ma anche sulla porta di ingresso”. Cosa ne pensate, voi nipoti, che dovete gestire oggi un’attività più complessa di altre? Andrea Spanu: “Come diceva mia zia, dopo l’abbattimento del Castello Raggio in pieno boom, gli affari andavano decisamente a gonfie vele. Poi con la crisi, il Paese allo sfascio ha polverizzato tutto quello costruito con fatica negli anni. Se poi aggiungiamo il degrado, per noi Cornigliano è diventato un dormitorio dove i corniglianesi operosi dormono per poi andare altrove a fare shopping o soltanto una passeggiata. Tra gli anni ‘50 e ‘70 la qualità e la tipologia dei negozi e della delegazione era di alto valore. Cosa ne pensate della riqualificazione del territorio? Andrea Spanu: “Da ultime notizie, il denaro per i grandi lavori sembra finito, mi riferisco alla strada a mare. Se il traffico pesante sarà dirottato altrove, per il quartiere sarà un fatto positivo. L’incognita sarà per noi negozianti perché, per venire a comperare a Cornigliano, il cliente deve essere attratto da un comparto commerciale diversificato, di qualità, pulito, sicuro, moderno, che risponda alle nuove esigenze”. Oltre agli orologi, proponete oro, argento e pietre di varia natura. Antonella Spanu: “Oggi non sono più quei tempi quando si acquistavano anelli con pietre preziose o orologi d’oro per prestigio o per investimento. Le possibilità non ci sono più, la clientela si rivolge a noi per riparazioni o per fare il tradizionale regalo di Natale o in occasione di compleanni, comunioni e battesimi. Ci sono ancora soggetti, e sono pochi, che hanno il culto dell’anello con pietre preziose o dell’orologio firmato. Noi, oltre a tutto questo, proponiamo oggetti alternativi, più accessibili. Ma ci sono ancora fortunatamente clienti, per lo più genitori o nonni, che pensano ancora di fare un regalo che possa, nel tempo, mantenere non solo il valore commerciale ma soprattutto quello affettivo”. C. G.

Addio a Carlo Bellini, il “collezionista” Carlo Bellini se n’è andato. Era nato l’8 agosto 1932 a Migliarino, in provincia di Ferrara. Abitava a Cornigliano dal 1950. Aveva lavorato alla Vetro-meccanica italiana di Serra Riccò (infissi e finestre) e in seguito da Varani. Alla sua attività ha sempre affiancato una solida curiosità e conoscenza del territorio tanto da diventare un grandissimo esperto e collezionista di monete, francobolli e cartoline. E’ stato fino all’ultimo

numero collaboratore del nostro giornale fornendo la sua copiosa collezione di immagini della delegazione. Il figlio Daniele vuole ricordare il padre come una persona che non aveva mezze misure, senza compromessi, che amava o disprezzava, e che, quando si dedicava a qualcosa, dava tutto se stesso. Persona molto conosciuta a Cornigliano, lascia un vuoto incolmabile ma anche un’eredità storica - le “sue” collezioni - di valore assoluto. Bellini è mancato improvvisamente il 30 ottobre, nella sua abitazione, colpito da un infarto. Probabilmente senza accorgersene. Alla famiglia il cordoglio della redazione. S. P.

Associazione liberi amministratori condominiali Piazza G. Verdi 4/1 - 16121 Genova

Paolo Pisana—Amministrazioni condominiali Via S. G. D’Acri, 8/10A - 16152 Genova Via Urbano Rela, 1/10 - 16149 Genova Uff. 010 0015270 - cell. 347 5763920 - 346 3444683 paolopisana@ymail.com - slpgamministrazioni@gmail.com


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dalla delegazione

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Esclusiva. Croce Bianca, rinasce il centro prelievi A pochi giorni dall’inaugurazione scopriamo il nuovo servizio

Tel. 010.6046217

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circa 6.000 euro): il tutto con nuovi progetti e varie traversie che abbiamo subito, non ultimo il fatto che questo edificio è soggetto a preventiva autorizzazione delle Belle Arti per lavori di ristrutturazione ma tutto questo è stato possibile, questo ci tengo a farlo sapere ai corniglianesi, grazie all’impegno, gratuito, del nostro consigliere Il nuovo centro prelievi è completo di sala e l’antisala per Fabrizio Cartabianca. Se avessimo dovuto l’accettazione, servizi igienici, bagno e antibagno pagare i progetti, il tempo per questo o quel documento, non voglio neppure pensare quanto ci sarebbe costato. Devo aggiungere, per correttezza, che abbiamo usufruito di un secondo finanziamento, promosso nel 2010, di 10.000 euro, per un totale di 22.000 euro, ma tutto il progetto in toto è costato poco meno di 60.000 euro. La differenza di 38.000, e questo è il nostro fiore all’occhiello, li ha messi la cassa della Croce Bianca. La ASL non ci dà assolutamente niente, il centro è stato progettato e sarà interamente gestito dalla Croce Bianca, è molto importante metterlo in evidenza per non creare equivoci di nessuna natura. Questa è in sintesi la storia: è costato un dispendio di energie, lavoro, costi e tempi molto lunghi per la realizzazione”. Quando sarà attiva la struttura e con quali modalità? “Siamo ormai prossimi all’apertura. Una volta inaugurato il centro, i pazienti potranno recarsi da noi dal lunedì al sabato dalle 7,30 alle 12 con le consuete modalità: i cittadini potranno prenotare gli esami, venendo al centro, con ingresso unico, a fianco alle Poste, pagando se non esenti il ticket o nulla per chi è esente, si potranno ritirare gli esami, quando pronti, nello stesso posto dove sono stati prenotati”. Prevedete un ampliamento dei servizi? “Per il momento cerchiamo di dare bene questo servizio, non è escluso in futuro di aggiungerne altri. Tengo a precisare in modo univoco e a caratteri cubitali che questo è il Centro prelievi della Croce Bianca, in altre parole: la mattina la Croce Bianca apre l’ambulatorio ed al suo interno funziona il centro prelievi”. Oltre ai servizi per portatori di handicap, il centro prelievi dispone di un ampio spogliatoio (Foto Guerra)

Dal 1972 al vostro servizio

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Via Cornigliano 153 r Genova

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Il 6 gennaio 1902, per volontà di un esiguo numero di benemeriti concittadini corniglianesi, in un locale del Circolo cattolico “Maurizio Dufour” nasceva la P. A. Croce Bianca. L'ingegner Gustavo Dufour, Salvatore Roncallo, Agostino Tro e Leonardo Mantero furono i fondatori di questa istituzione. Oggi la Croce Bianca continuando L’ingresso unico del nuovo centro prelievi della Croce l’attività dei suoi Bianca accanto agli uffici delle Poste predecess or i ha messo a punto un nuovo servizio a favore dei cittadini corniglianesi, atteso da diversi anni: un ambulatorio centro prelievi attivo a breve. Incontriamo il presidente della Croce Bianca, Giuseppe Ferrando, nella palazzina della Pubblica assistenza dove è nato il nuovo ambulatorio con annesso un centro prelievi. Come nasce questa iniziativa? Ferrando: “Occorre partire da dove tutto è iniziato. Questo consiglio è stato eletto il 17/12/2008 e nel 2009 siamo venuti a conoscenza della possibilità di usufruire di un finanziamento per sistemare i nostri li locali relativi a una legge regionale che siamo riusciti a recuperare per il rotto della cuffia. Abbiamo deciso, non solo di sistemare i locali, ma di riportare a Cornigliano quello che la ASL aveva chiuso, a fine anni ‘90: un centro prelievi. Sapevamo che i costi sarebbero lievitati ma la voglia di fare qualcosa per i nostri concittadini, incolpevoli della chiusura del centro, era grande. Il consiglio ha deciso di ampliare il progetto per la realizzazione di una sala medica con annesso un centro prelievi costringendoci a rivedere i progetti iniziali. Partendo da zero si doveva realizzare la sala e l’antisala per l’accettazione, i servizi igienici, bagno e antibagno, per tutti i pazienti compresi logicamente i portatori di handicap, i servizi per il personale medico e infermieristico e gli spogliatoi. Fuori abbiamo dovuto modificare, grazie ad un accordo con le Poste, la rampa di ingresso per poter dare la possibilità ai disabili di poter accedere con i loro mezzi. Abbiamo dovuto munire le scale che accedono alla sala con una pi attafo rma montascale per disaAll’interno la piattaforma montascale per i disabili bili (con un costo di consente di superare quattro gradini

Carlo Guerra


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Primo Natale di pace di Guido Pallotti

di Alvaro Michelon

IL 25 APRILE ROMILDA E LILIANA erano ricomparse nei vicoli per far festa, e il giorno seguente avevano ripreso il loro mestiere, non più al Suprema, bensì al Lepre, imponendo le loro condizioni. Avrebbero accettato gli spostamenti bisettimanali, ma non d’essere separate e neppure d’essere spedite fuori Genova. gestori delle migliori case di tolleranza furono costretti a chiudere tutti due gli occhi e accettare. Le due amiche, a ventitré anni, erano quanto di meglio la piazza offriva. Durante la guerra erano state tratte in inganno dai manifesti propagandistici del regime fascista, che mettevano in guardia la popolazione dalla crudeltà degli esseri retrogradi, appartenenti a una razza inferiore. Dopo la Liberazione, vedendo la disponibilità dei soldati neri della 92 a Divisione Buffalo, verso la battozaia dei vicoli, e con quanta pazienza si facevano trascinare da quei monelli presso il carretto del gelataio o dentro il negozio del droghiere, avevano provato una spontanea simpatia per quei ragazzoni tanto tristi quanto affabili. Allora, forse per curiosità, ma senz’altro per patriottica riconoscenza, erano diventate loro amiche, scoprendosi stranamente attratte dalla loro pelle e dall’afrore, forte ma sensuale, che emanavano, ben diverso da quello degli altri corpi maschili che sopportavano. La voce s’era sparsa fra i commilitoni e molti di quei ragazzi di colore, tanto vituperati in patria, dov’erano considerati soltanto carne da dare in pasto ai cannoni di Hitler, facevano la fila, per avere i favori di quelle due splendide ragazze bianche che dimostravano per loro, i reietti d’America, una simpatia che andava ben oltre la prestazione meretricia. Non c’era uno di loro che non avesse la foto di Romy darling, che ostentava la sua mimica oscena, che tanto li faceva ridere e l’avere tenuto sulle ginocchia, sweet Lilli, per accarezzarle i capelli di seta color dell’oro e il viso di porcellana, sarebbe stato l’unico ricordo piacevole della tragica esperienza bellica. Sigarette, chewing-gum, corn-beef, cioccolata, marmellata, le loro stanze si erano riempite d’ogni ben di Dio, che Gallinn-a e Foin rivendevano alla borsa nera, così che le loro borsette si gonfiarono di dollari e d’AM Lire (Allied Military Currency–Issued in Italy. Era la dicitura stampata sulla moneta cartacea coniata dagli Stati Uniti che circolava nell’Italia liberata, allora sprovvista di un Governo proprio.) Nel frattempo si era gonfiata anche la pancia di Liliana, così che, la primavera del ’46, aveva accolto Angelo, Buffalo, figlio di tutti i Tommy che avevano avuto la fortuna d’amare quella dolce creatura. Il secondo nome gli era stato dato come un atto di riconoscenza dovuto a quei simpatici ragazzi, gli unici uomini con i quali s’erano trovate a loro agio. Il primo soprannome, Jimmy, era stato una logica conseguenza, il secondo, Schitta, se l’era guadagnato per le sue doti acrobatiche. Quando nei cruenti giorni della Liberazione c’era stato lo sparare a vista sui fascisti, cattivi o buoni che fossero, tanti ragazzi erano morti per la sola colpa d’avere addosso le divise della RSI. Non c’era stata distinzione fra gli appartenenti al battaglione San Marco, agli alpini della Monte Rosa oppure ai marinai della Decima. Automaticamente Romilda e Liliana avevano pensato a Romolo e Remo e al pericolo mortale che correvano. Avevano allora convocato i vecchi soci ricompensandoli anticipatamente e non a suon i soldi; era stata quella l’unica retribuzione, capace di spingerli a rischiare l’incolumità in quei giorni di caos. «Son tanto tarlöcchi ca ghe veu tutta che sacian chi o l’é Mussolini. Mai ‘n’òtta che i agge sentiî parlâ ben do Fasccio. Saiâ megio che andæ a pigiâli primma che i amassan. Do resto v’an impio e stacche a voiatri ascì». Per il viaggio di ritorno, i due contrabbandieri, nel doppio fondo del camion, anziché celare generi alimentari, avevano nascosto i due ex repubblichini. La definitiva incolumità l’avevano trovata nei caroggi, sotto la protezione delle due amiche. Per il primo Natale di pace, Remo, il cui vero nome era Sergio, era tornato al suo paese sull’Appennino emiliano. Era sempre stato un bravo figliolo e come tale fu riaccolto, anche i rossi spuntati come funghi, dopo l’arrivo delle truppe alleate, lo sapevano, come pure tutti erano a conoscenza del suo arruolamento coatto, nella RSI. Manteneva il nomignolo “sersgen il Decima”, anche se in effetti era stato arruolato nella San Marco. Romolo aveva iniziato a frequentare la chiamata in porto, s’era iscritto al PCI ed era diventato un fiero attivista del partito, dopo avere confessato ai compagni la sua appartenenza alla Repubblica di Salò. «La cartolina precetto m’era arrivata inaspettata, non avevo perciò potuto evitare di presentarmi. Quel giorno sono entrato al distretto alle quindici da diciottenne borghese e, un’ora dopo, uscivo con la divisa da marò, senza neppure essermi accorto che me l’avevano messa addosso. Non ho mai sparato un colpo di fucile e mai ho usato violenza contro qualcuno. Chiamo a testimoniare che ciò che affermo è la verità, Romilda». Aveva esposto Romolo. «O moro da fesso o ghe l’aiva za, coscì g’an misso in scia testa u fes». Aveva scherzato Romilda, facendo ridere i compagni.

NON RIESCO A CAPIRE. Devo avere una sorta di sottrazione neurale che mi assale perché ora certe storie che ho vissuto, proprio non me le ricordo quindi penso a ogni situazione come se non l'avessi mai provata prima. Magari nemmeno sbaglio. Sento la parte razionale del mio cervello che si agita e pretende spiegazioni. Di solito mi aggiro per la casa e lascio che il mio sguardo si poggi ovunque. Ma ora sono immobile davanti alla grande vetrata del salone e ho solo voglia di guardare fuori. Abito al quarto piano di un palazzo signorile, in una zona bene della città di Genova. Il citofono d’ottone riporta il nome delle ventuno famiglie che vi abitano, tre per piano, tutti proprietari eccetto due coppie che vivono al piano terra. Il mio cognome e quello di mia moglie, stampati in un corsivo elegante, figurano in quinta fila: Cerqueti-Solari. Dal mio piano posso vedere la strada: stanno calando le prime ombre della sera e i lampioni iniziano ad accendersi riflettendo la loro luce triste sul selciato bagnato. Scorgo anche il palazzo di fronte e spesso, ultimamente, mi sono ritrovato al buio a spiare i frammenti di vita altrui, che si svolgono all’interno di quelle stanze: conosco ormai tutte le abitudini di coloro che vivono nell’edificio. L’inquilino del secondo piano, per esempio, è un uomo che vive solo, col suo gatto grigio: esce la mattina, dopo aver messo in una ciotola il cibo per l’animale e alle quattro del pomeriggio è già di ritorno. Passa il resto della giornata a parlare con la bestiola, che ricambia il suo affetto strusciandosi continuamente tra le sue gambe, o acciambellandosi sulle sue ginocchia quando egli guarda la televisione Poi c’è la tipa del quarto piano, una donna sulla quarantina, stile punk, con ciocche di capelli tinte nei colori più strampalati, rosse, viola, arancio. Incredibilmente è un architetto. Si muove sempre a scatti, spesso strilla e sovente cambia compagno. Vive con la figlia, un’adolescente dal viso angelico, il corpo magro, quasi etereo, i gesti sempre calmi e misurati: tra le due è lei a sembrare la più adulta. Ho molto tempo da spendere durante la giornata: la mia ditta di stampi pressofusi in plastica è stata spazzata via dal vortice della crisi sedici mesi fa, vanificando i sacrifici di una vita. Ho quarantotto anni e nemmeno più la forza di ricominciare; guardare la vita che si svolge nelle case altrui, mi fa sentire ancora vivo, nonostante tutto. Mia moglie è avvocato e lavora in uno studio prestigioso in via XX Settembre. Da quando è accaduta questa sciagura anche le cose tra noi hanno iniziato ad andare male o, forse, non sono mai andate troppo bene ma non avevamo il tempo di accorgercene presi come eravamo dalla frenesia del lavoro; sull’altare della carriera abbiamo sacrificato tutto, anche i sentimenti che pure una volta nutrivamo l’uno per l’altra. Erano sopraggiunti i primi litigi: lei mi reputava colpevole delle mutate condizioni economiche e, come ripeteva spesso, ero divenuto un peso, una zavorra da mantenere, dimentica dei quattordici anni vissuti a parti invertite, quando io le facevo fare la bella vita e le pagavo gli studi all’università. Ogni giorno diventava sempre più arrogante e stabiliva una nuova soglia di non ritorno nel calpestare la mia dignità. Dovessi dire ora un motivo per cui l’ho sposata non saprei se non che a quell’età il cervello è posizionato sotto la cintola: ora è una donna avida, priva di una qualsivoglia intelligenza emotiva, non ha empatia ed è spietata. La fortuna è che rimane fuori al lavoro per tutto il giorno e, in genere, torna molto tardi la sera. Eccetto oggi che è rientrata alle cinque del pomeriggio per comunicarmi che si è innamorata di un altro e vuole il divorzio. Poi si è chiusa in camera da letto a fare le valigie. Oggi è una giornata d’inferno. Troppe cose sono accadute o stanno accadendo: al quarto piano del mio edificio è stata assassinata una donna a coltellate e questo fatto ha gettato tutto il palazzo nell’ angoscia. Era una quarantenne che conoscevo poco. Come si può pensare che in un palazzo borghese come il nostro possano accadere simili atrocità? Ho sempre creduto che certi episodi potessero accadere solo nei palazzi popolari, nelle zone del sud, malavitose e retrograde, magari nelle periferie nei quartieri sovraffollati o dove permea la malavita organizzata. Ma qui, in una zona signorile, abitata da gente colta ed elegante, gente che non si affida al bieco istinto, capace di risolvere le sue controversie con civiltà e decoro, ebbene qui, in questo caseggiato, la cosa ha dell’inverosimile. Dalla mia postazione, davanti alla vetrata, vedo i lampeggianti blu delle auto della polizia che a sirene spiegate posteggiano davanti al mio portone: l’uomo è ancora asserragliato in casa. Alcuni agenti scendono e danno un’occhiata ai nomi sul citofono, anche al mio: Cerqueti–Solari. Anzi, da oggi solo Cerqueti. Li sento salire le scale in fretta e furia. Potranno entrare nell’appartamento senza suonare: ho lasciato la porta d’ingresso aperta. Mi giro per un istante per accertarmene. A sinistra anche la porta della camera da letto è aperta. Sul letto, il corpo senza vita della sconosciuta che è stata mia moglie. C’è sangue ovunque. E’ sempre stata una donna che non stava mai ferma. Doveva sempre fare qualcosa. Ricordo che era capace di camminare avanti e indietro per la casa continuando ad insultarmi per ore. Pensavo di farla tacere con una coltellata e invece ho dovuto dargliene sei perché solo con l’ultima ha smesso di urlare e di muoversi. Guardo fuori dalla vetrata e ora le luci blu sono aumentate. Sento che all’ingresso sono entrati i poliziotti e mi stanno cercando. “SONO QUI!” urlo. Uno di loro ha una pistola in mano. Si avvicina. Gli tendo la mano destra. “Giovanni Cerqueti – dico – ho ucciso mia moglie”.

Continua


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On the road, storie di strade Via Bertolotti

Generazione ‘96: i grandi dicono di ascoltarci Sì. Ma poi ci considerano?

di Rosanna Robiglio

di Marta Fasulo

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CENTRO SERVIZI UIL: TRA LE PERSONE, TRA LA GENTE www.uilliguria.it Centro: piazza Colombo 4/6, 4/7, 4/9 Tel. 010/585865 Fax 010/532043 e-mail: urliguria@uil.it Sampierdarena: via Carzino 2/c Tel. 010/6466848 e-mail: sampierdarena@pec.italuil.it Sestri Ponente: vico Schiaffino 1/1° Tel. 010/6531222 e-mail: sestriponente@pec.italuil.it PATRONATO ITAL UIL: Pensioni di anzianità, Invalidità civile, Pensioni di vecchiaia, Indennità di accompagnamento, Pensioni di invalidità, Cause di servizio e indennizzo, Malattie professionali, Permessi di soggiorno e immigrazione, Infortuni sul lavoro, Disoccupazione e mobilità, Assegni familiari, Assistenza legale medico-legale CAF UIL: pratiche 730, Unico, RED, ICI, ISEE, ISEU, Successioni, Regolarizzazione colf e badanti e altri adempimenti fiscali UIL IMMIGRATI e SOLIDARIETA’: assistenza e consulenza per la permanenza e il lavoro dei migranti; ADA UIL: Associazione per la tutela e i diritti degli anziani; ADOC UIL: consumatori.; UIL TEMP: lavoro atipico; UNIAT UIL: Assistenza e stipula dei contratti di locazione; CONSULENZA LEGALE: gratuita

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LA FINE DELLA 1^ GUERRA MONDIALE, commemorata BISOGNEREBBE PENSARE DA SAGGI e agire da folli perché, dopotutto, si può in tutta Italia con la celebrazione dell’armistizio avvenuto essere saggi solo se prima si è stati folli e non può esistere nessun tipo di vera e il quattro novembre 1918 e conclusasi con la vittoriosa sana follia se non alimentata almeno un po’ da un fondo di saggia realtà. Purtropoffensiva di Vittorio Veneto, cambiò via della Marina, po, però, gli adulti molto spesso se ne dimenticano: è come se, passata la soglia parte più antica a sud del comune di Cornigliano Ligure, degli ‘anta’, cancellassero dalla propria mente i loro pensieri e le loro idee giovanisituata a due passi dal mare, in via IV novembre. li. E per di più si aspettano spesso che noi, dall’altra parte, comprendiamo e impaL’evento che pose fine alle ostilità tra Italia e Austria- riamo ad accettare la loro visione delle cose, i nomi che scelgono di dar loro, ciò Ungheria volle essere ricordato per mantenere vivo nel che deve essere fatto e come deve essere fatto. Poi, ovvio, i giovani sono importantempo non solo chi perse la vita per la Patria ma anche i ti, sono il futuro, sono la fetta più importante della torta, la fresca e ancora incarIl capitano Bertolotti moltissimi soldati feriti e mutilati, sperando di far riflet- tata parte della società, no? L’istruzione, l’impianto di un vero ideale in queste morì nel ‘15 tere su quanto dolore le guerre nei secoli siano riuscite a pure e sacre teste ancora sterili, la nascita di una solida opinione personale critica sui monti veneti seminare nel mondo. e non facilmente copiata, sono questi i punti importanti per creare un popolo libeQuesta strada, con la nascita della Grande Genova del ro, fedele e coerente con se stesso. Ma come si può costruire tutto questo se nem1926, divenne via Umberto Bertolotti, patriota italiano, insignito di medaglia meno noi crediamo più in noi stessi? d’oro al valor militare. Capitano del secondo reggimento artiglieria da montagna, “I ragazzi devono entrare a far parte della vita comune, devono poter dir la loro, fu impegnato sui monti veneti dove perse la vita nel 1915 durante gli scontri avve- dar voce alla loro idea”, e noi ci proviamo, magari veniamo pure ascoltati, le teste nuti sul monte Badenecche, uno degli altipiani dei sette comuni di Asiago. Que- fanno cenno di aver capito, annuiscono, vedete?, ci dicono che sì, normale, lo casta antica e particolare via a senso unico di percorrenza, rispecchia ancora la sua piscono, anche loro ci sono passati, loro chi?, beh loro tutti, che domande. origine. Quasi unita alla sorella maggiore via Cornigliano nei pressi di piazza Sa- Loro sono lì pronti ad ascoltare, si siedono sulle loro poltrone, tu sei seduto su vio, le due strade proseguono autonomamente e parallele, ognuna con le proprie una boa in burrasca ma non importa, siamo sullo stesso piano, non preoccupatevi, caratteristiche. Le abitazioni, più basse rispetto alle altre più recenti, presentano non è vero che abbiamo più diritto di voi soltanto perché abbiamo una cravatta al ancora piccoli portoni che conducono alle dimore tramite ripidissime scale in collo, che sciocchezze, siamo pronti ad ascoltarvi. Ascoltarvi. ardesia, pietra pregiata proveniente dalle cave dell’entroterra contenente residui Che poi lori ci ascoltano, non metto in dubbio. Ma la vera domanda è: consideradi carbonio che, a contatto con l’ossigeno, assume la caratteristica tonalità scura. no ciò che ascoltano? Il punto è che probabilmente non abbiamo i mezzi giusti, Altrettanto minuscole sono le finestre che si affacciano sulla via e il signor Enrico, corniglianese doc, abitante in quella via, ricorda ancora il pullulare di negozi che forse non è nemmeno colpa nostra, in fondo siamo solo la generazione del cellulala animavano e i cesti a penzoloni dalle finestre conte- re in mano, la generazione che non promette niente, che si accontenta. Ma siamo nenti la lista della spesa, calati dalle massaie in attesa sinceri, ci vogliono così. Anche chi si lamenta troppo spesso non ha nessun motivo che il negoziante vi riponesse il necessario prontamen- per far sì che le cose cambino. Siamo stati disabituati ad avere un dialogo, probate ritirato. Rammenta ancora il suono acuto della bilmente non parliamo nemmeno più la stessa lingua. E’ più facile fidarsi se lo tromba dello spazzino che annunciava il suo arrivo e le dice la televisione, perché accendere i cervelli? Sappiamo solo creare il niente percorse dei bimbi che, veloci, si apprestavano a vuotare il ché è proprio nel niente che crediamo. Non esiste più un coro di voci perché il fiato lo sprechiamo per altro invece che per secchio dell’immondizia in cambio di libera Cornigliano trovare un accordo, un filo logico. uscita per andare a giocare con gli amici lungo Non andiamo più a fondo, nelle cose. le vie e piazzette prive di pericoli. La sera, Negli occhi stesi come panni Ci fermiamo all’apparenza e se questa non all’ora di cena, le voci delle mamme affacciate la polvere industriale sporca anche palloni Il parcheggio ci piace ignoriamo e andiamo oltre. di una traversa alle finestre li richiamavano con una musica di con fatica comprati di via Bertolotti Dietro ad ogni gesto, ogni azione, ogni paronomi e loro, rapidi, risalivano quei gradini senla, c’è sempre una spiegazione, un perché, za stancarsi mai. Ora quell’atmosfera resiste e imprudentemente scontratisi una motivazione, anche nascosta, perché solo nei ricordi degli ultimi abitanti. Le vie sono quasi deserte, animate con assortite vetrine nemiche. no?, ma c’è. Ciò non vuol dire che noi giosolo dal passaggio di macchine e moto sempre nell’affannosa ricerca di un I modulati richiami materni vani abbiamo sempre ragione, nessuno ha parcheggio. Tra le varie aree dell’ex Ilva qui dislocate e cedute dopo non interrompono il percorso sempre ragione, anzi chi poi ha il diritto di l’accordo di programma del 2005 alla Società per Cornigliano incaricata di di improvvisate cartacee frecce, sapere chi ce l’ha e chi no? Chi può decidere procedere alla bonifica e alla riqualificazione urbana del comprensorio e innocue e spesso vittoriose dopo la demolizione e bonifica del manufatto dell’ex mensa Italsider, su anche su libri e ansiose preghiere, cos’è la ragione? Ciò che è morale? richiesta della cittadinanza, è stato costruito un parcheggio ma ancora in- né la lotta tra figurine Rubare non è morale, ma nemmeno quando sufficiente e lo sarà sempre di più, appena terminate le ristrutturazioni di si ha fame? Non è semplice, è un meccaniper avvicinare muri consenzienti via Vetrano e via Verona incluse nel progetto. Anche la ottocentesca manismo complesso che però viene quasi sempre fattura ex cotonificio, a ponente, ha subito la stessa come attenti spettatori. assottigliato. L’importante è ascoltare, non sorte e una parte dell’edificio è stata destinata a Lena ci consola nella sua latteria udire semplici e vaghe parole che prendono edilizia residenziale pubblica, mentre la restante con mentine e carezze a far eco nelle testa, perché si ricordi che se ospiterà un supermercato di prossima realizzazio- dopo un’imprevista caduta. fanno solo eco significa che c’è tanto spazio ne. In quel complesso, sulla piazzetta verso la fer- L'eco della Resistenza vuoto. Va di moda rendere protagonisti i rovia, i parenti del partigiano Francesco Moisello, solennemente musicata giovani del futuro che però è sempre vago e ancora residenti in zona, che attendevano da tem- nelle commosse giovanili primavere incerto, un futuro che bisogna guadagnarsi, po un riconoscimento onorifico per quel congiunto e il mare mai incontrato ma mai protagonisti dell’oggi. morto in un campo di concentramento nazista a Iniziamo a dare più spazio ai problemi legaabbraccia il Castello solo immaginato Flossenbürg, fra Norimberga e Praga, tramite ti alla scuola, al lavoro, al quel futuro che La ciminiera del l’interessamento dell’Anpi, già in possesso della ma con adulta fantasia. non è solo dei giovani, ma di tutti. Sandro Nasta vecchio cotonificio delibera, presto vedranno realizzato il loro sogno.


curiosità, giochi

Novembre 2014  Il tempo che ha fatto

Un ortaggio a tutto tondo, la zucca Colore, fantasia e allegria sulla tavola autunnale

Parole crociate a schema fisso (G. Pallotti) 1

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giant, Rossa d’Etampes, Turbante turco e la famosissima Halloween, presentano la buccia aranciata. La zucca, analizzata sotto il profilo nutraceutico e nutrizionale, contiene caroteni, ha proprietà diuretiche, lassative e vermifughe utili in tempi passati. La polpa contiene fibre alimentari ed è priva di grassi. La zucca contiene inoltre circa il 94% di acqua e fornisce sali minerali e vitamine

Dati rilevati a Cornigliano idrosolubili in prevalenza del dal 1/10 al 31/10 gruppo A. Rispettando i criteri di stagionalità, è anche possibi11 21 le un consumo quotidiano di 1 questo alimento: considerando 12 22 la sua versatilità ci si potrebbe 2 tranquillamente realizzare una pietanza per ogni portata, o un 3 13 23 menù a tema. I suoi semi tostati e salati sono uno 4 14 24 sfizioso stuzzichino che accompagna un aperitivo. Si 5 15 25 può aprire con le frittelle o la torta di zucca salata come 16 26 antipasto, per seguire con 6 tortelli, un risotto o una 17 27 minestra come primo piat- 7 to. Un sorbetto di zucca, zenzero, vodka con una 8 18 28 spazzolata di noce moscata può essere un interessante 9 19 29 intermezzo. Successivamente è utilizzabile come contorno, 10 20 farcitura di carni ripiene, negli sformati o da sola al forno con OTTOBRE 2014 spezie o gratinata. A fine pasto, Giorni di pioggia: 13 bavaresi, torte di amaretti e Giorni di sereno: 11 zucca, creme di farcitura e perTemperatura minima : 14,8°C fino un gelato sono solo alcune Temperatura massima : 20,7°C possibili realizzazioni con queTENDENZA PER NATALE sto interessante ortaggio che, E CAPODANNO comunque usato, dona originaDopo una fase molto perturbata lità, colore e allegria alla tavola che ha caratterizzato novembre in autunnale.

ORIZZONTALI: 1 Scossa tellurica – 5 Cacio elvetico – 11 Figlio della ninfa Egina e di Giove – 12 Di seta – 13 Sta per questi – 14 Un dessert con la banana – 15 Volo senza le o – 16 Africa Orientale – 17 Si contrappone a pedice – 18 Modella la chioma – 19 Ricorrere a vie legali – 20 Finisce il cavo – 21 Abili nuotatrici – 23 C’è quella dei metalli – 25 Indumento antico – 26 Regione storica centro meridionale – 29 Comune del levante ligure – 30 Un primo – 31 Trans Europe Express – 33 Organo di volatile– 34 Milano – 35 Preposizione semplice – 36 Un Bill dei fumetti – 37 Light Emitting Diode – 38 Granada è ricca di quel tipo d’arte – 40 In questo modo – 41 Un’imposta sulla fabbricazione e vendita di prodotti di consumo – 42 Rancore. VERTICALI: 1 Si apriva a comando – 2 Assomiglia al dittongo – 3 Servono sulla neve – 4 Modena – 5 Un tipo di roccia – 6 Formaggio transalpino – 7 Rochester Institute Technology – 8 Istituto Comprensivo – 9 Scende giù lieve – 10 Un mucchietto di terra – 12 Possono essere di fumo – 14 S’inserisce nella presa – 17 Fiume italiano – 18 Era brutto esservi messi – 19 Un bello Mitologico – 20 Folata d’aria impetuosa – 22 Iniziali di un Tommaseo – 23 Un tirante non ben teso – 24 Preposizione articolata – 26 – Si usa al posto dello zaino – 27 Poeta latino – 28 Un giudizio positivo – 30 Difetto – 32 È nel libro della Genesi – 33 Capo gang all’inglese – 34 Dodici fanno un anno – 36 Centro Episcopale Italiano – 37 Personaggio biblico – 39 Reggio Calabria - 40 Cosenza.

cui le alluvioni hanno dettato la cronaca anche con alcuni lutti e martoriato le attività anche nella zona di Cornigliano con tre esondazioni in una settimana del rio San Pietro, forse dicembre sarà un mese più stabile e più freddo. In sostanza nel mese a venire ci aspetta una prima fase per le prime due decadi più stabile con solo occasionali episodi piovosi, a partire dall’ultima decade, e per il periodo natalizio, avremo un cambio nuovamente della circolazione atmosferica che favorirà l’ingresso di aria più umida atlantica e con essa nuovi possibili impulsi perturbati. Da gennaio si assisterà ad un nuovo ritorno del maltempo, questa volta con la concreta possibilità di far cadere la neve anche su Genova. I modelli matematici ci consentono di delineare un possibile scenario di come sarà il tempo a Natale e Capodanno ed indicano: 25 dicembre: variabile con pioggia 26 dicembre: abbastanza soleggiato 31 dicembre: nuvoloso e variabile Sono proiezioni di massima, non previsioni. A cura di Nicolò Scibetta

Orizzontali: 1 sisma - 5 sbrinz - 11 eaco - 12 sericeo - 13 sti - 14 split - 15 vl - 16 ao - 17 apice - 18 gel - 19 adire - 20 vo - 21 ondine - 23 lega - 25 toga - 26 sannio - 29 ne - 30 pasta 31 tee - 33 becco - 34 mi - 35 in - 36 cocco 37 led - 38 moresca - 40 così - 41 accisa - 42 astio.

Fra i vari sapori e profumi che ci porta l’autunno, uno dei più interessanti e delicati è quello della zucca. Inizialmente si credeva che questa cucurbitacea provenisse dall’antico Egitto ma studi con le recenti tecnologie hanno appurato che si trattava di lagenarie, ortaggi molto simili. In Europa la zucca è arrivata dal Centro America, e precisamente dal Messico, ma le prime tracce sono nel Perù antecedenti all’anno Mille a.C. Attualmente la zucca è principalmente diffusa nei paesi Mediterranei, nei Balcani e nelle zone calde della Russia. In Italia, le colture maggiori sono in pianura padana e nel Centro Sud. La pianta si sviluppa orizzontalmente o verti-

nut, meglio conosciuta come Violina, la Moscata di Provenza e la Gigante quintale dalla buccia chiara. E’ abbastanza diffusa in Liguria anche la vendita delle zucche lunghe di Napoli e Marina di Chioggia con la buccia verde. Le varietà Atlantic

Verticali: 1 sesamo - 2 iato - 3 sci - 4 mo - 5 selce - 6 brie - 7 rit - 8 ic - 9 neve - 10 zolla 12 spire - 14 spina - 17 adige - 18 gogna—19 adone—20 vento - 22 nt - 23 lasco - 24 ai - 26 sacca - 27 ovidio - 28 stima - 30 pecca - 32 enoc - 33 boss - 34 mesi - 36 cei - 37 lot - 39 rc - 40 cs.

Riccardo Collu

calmente come rampicante per le varietà di piccola taglia. La zucca si riproduce tramite l’apparato floreale, i fiori femminili sono vicini al gambo principale e si distinguono da quelli maschili sorretti da uno stelo che può superare i dieci centimetri. Il ciclo della pianta dura oltre cento giorni, l’impollinazione avviene tramite gli insetti. Le zucche sono il frutto della pianta ma vengono classificate fra gli ortaggi. Si presentano con buccia ruvida, aspetto liscio o globoso e di colore dal verde all’aranciato. Anche la polpa varia dal giallo all’aranciato e nel centro vi è una ampia sacca dove si trovano i semi legati dalle placente parietali. Sia colori, forma che dimensioni, dipendono dalla varietà e sono fra i più diversi. A Murta, frazione della Valpolcevera, ogni anno la festa della zucca mostra esemplari particolarissimi, spontanei o curati per ottenere particolari forme, alcuni con dimensioni da record. Fra le varietà più diffuse da noi troviamo la rampicante di Albenga, la Butter-

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SOLUZIONI

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ilCorniglianese Inserto al numero di novembre 2014

Cornigliano, Ciocofantasy 2014

5a Festa del cioccolato Palazzo Bombrini Il fascino irresistibile del cioccolato Questa delizia del palato che inebria, scopriamo i nuovi maghi della nobile arte della cioccolateria Fine settimana, 22 e 23 novembre, all’insegna del cioccolato, della fantasia e… del Medioevo. Ci racconta tutto Riccardo Ottonelli, membro della Pro Loco di Cornigliano titolare dell’evento. Come nasce questa manifestazione? “Siamo già alla quinta edizione e, sembra ieri, quando abbiamo iniziato. Sinceramente ero molto scettico nella riuscita ma, con il passare degli anni, ho cambiato idea. Tutto nasce nel far qualcosa per far conoscere Palazzo Bombrini al grande pubblico e nel riuscire a coinvolgere il più possibile le famiglie in un evento di attrazione popolare. Il goloso emporio continua a conquistare adulti e bambini uniti dalla comune passione per il cioccolato. Naturalmente per fare tutto questo abbiamo avuto l’aiuto di diversi soggetti: la Società per Cornigliano che ha messo a disposizione il Palazzo e anche un contributo, i Karacongioli, folletti giocolieri che sono venuti a titolo gratuito, in sintonia con il tema di quest’anno, il Mediovevo, e che hanno animato con un grande successo la due giorni della manifestazione; Genova-Liguria Film Commission che ha ospitato a sue spese i Karacongioli, il gruppo storico sestrese con il mercato medievale, la Croce Bianca, la sezione degli Alpini di Cornigliano, la biblioteca Guerrazzi, la Novi che, tramite Gaetano Lima, è lo sponsor più importante: infatti è proprio la Novi che fornisce tutto il materiale che serve ai vari espositori che a titolo diverso usano il prodotto per trasformare il cacao in deliziosi dolci oltre, ovviamente, gli espositori. Devo ringraziare anche

Sabato 22 e domenica 23 novembre la Pro Loco di Cornigliano ha organizzato a Palazzo Bombrini la quinta edizione della Festa del cioccolato: Ciocofantasy 2014-Medioevo & dintorni con ambientazione medioevale voi del Corniglianese che informerà tramite il giornale chi non ha potuto partecipare all’evento”. Abbiamo rivolto alcune domande agli espositori che hanno partecipato alla kermesse. Abbiamo chiesto loro di segnalare prodotti di esclusiva produzione e la valenza che ha il cioccolato nella dieta alimentare di tutti noi: Buffa cioccolato di Enrica Musante è dal 1932 in via Pillea, a Sestri Ponente, dove ha anche uno spaccio aperto al pubblico, ha partecipato tutti gli anni con tre tipi di specialità: la pralineria mista, pressata alla genovese con gianduia e 10 tipi di frutta secca e il primigenio, una tavoletta di cioccolato fondente amaro. La pasticceria L.I.D.A. di Giuliano Girtler, in via Merano, dal 1952 artigiani che propongono un esclusivo cioccolato aromatizzato. La pasticceria Franco, a Rivarolo, in via Rossini, di Alessandra Caruso e Mara Rinaldi che propongono i baci di Certosa e il pandoro bagnato, prodotti di loro esclusiva produzione. Il biocioccolato Stainer di Pontremoli, prodotto da Andrea Steiner, casa fondata nei primi anni del ‘900, al 4° anno di partecipazione. L’azienda produce cioccolato da agricoltura biologica, attenta alla clientela con problemi glicemici, proponendo cioccolata a base di soia e, per chi ha problemi di allergia, al glutine. Questi gli espositori che producono e vendono cioccolato ma erano presenti anche due laboratori che, invece, il cioccolato lo lavoravano

al momento come l’asilo di Coronata Zerovirgolatré, coordinatore Roberto Polleri, del Consorzio sociale Agorà, un asilo per bambini dai 13 ai 36 mesi, che rivela: “E’ la prima volta che partecipiamo, fondamentalmente per far conoscere e promuovere la nostra realtà in cui tutte le famiglie si possono rivolgere. Per questa occasione proponiamo la colorazione e la decorazione di salami al cioccolato in una sorta di laboratorio creativo”. Ed infine la Scuola alberghiera Nino Bergese, prima scuola ligure che ha al suo interno il corso di pasticceria, come spiega Luca Costa, coordinatore: “Proponiamo in queste due giornate mousse al cioccolato bianco, al latte, fondente al peperoncino”. Lasciamo per ultimo lo sponsor principale, la Novi (Elah-Dufour-Novi) che fornisce il materiale che poi, sia il Bergese che il nido Zerovirgolatré, hanno trasformato in dolci. Gaetano Lima, consi-


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Speciale Ciocofantasy “La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita” dal film “Forrest Gump”

gliere della Pro Loco è il referente che, lavorando alla Novi, ha permesso questo sodalizio. A fianco dei laboratori la Novi ha esposto uno stand, dove si è potuto osservare la filiera del cioccolato, dalle fave naturali o tostate di cacao, fino al prodotto finito. All’evento ha anche partecipato un tavolo, con rappresentanti di Special Olympics. Abbiamo rivolto una domanda a una componente del team, Serenella Luigini, per dare voce a questa associazione. Cos’è Special Olympics e di cosa si occupa? “Dopo la bellissima esperienza del VII Trofeo Zita Peratti con Special Olympics, Palazzo Bombrini ha nuovamente ospitato il GSD Cornigliano e Special Olympics all'interno della manifestazione organizzata dalla Pro Loco "Ciocofantasy”. Special Olympics è un programma internazionale di allenamenti per persone con disabilità intellettiva, il GSD Cornigliano ha abbracciato la filosofia di S. O. da una decina d'anni, affiancando ai corsi di ginnastica artistica e ritmica anche i corsi per atleti con disabilità intellettiva all'interno della propria palestra sita in via Cervetto, organizzando manifestazioni nazionali di ginnastica alle quali partecipa la nostra atleta Chiara Bommara, presente a Ciocofantasy per rappresentare e far conoscere Special Olympics. (nella foto in alto: Chiara e la mamma) All’ingresso ha funzionato ininterrottamente il servizio “Trucca Bimbi” del trio CI. PA. DA. Cos’è il cioccolato Ampiamente diffuso e consumato nel mondo intero, il cioccolato è un alimento derivato dai semi dell'albero del cacao. La pianta del cacao ha origini antichissime e, secondo precise ricerche botaniche, si presume che fosse presente più di 6000 anni fa nel Rio delle Amazzoni e nell'Orinoco. I primi agricoltori che iniziarono la coltiva-

zione della pianta del cacao furono i Maya solo intorno al 1000 a.C. Oltre ad un impiego liturgico e cerimoniale, nelle Americhe il cioccolato veniva consumato come bevanda, chia mata xocoatl, sp esso a romatizz ata con vaniglia, peperoncino e pepe. Tale bevanda era ottenuta a caldo o a freddo con l'aggiunta di acqua e eventuali altri componenti addensanti o nutrienti, quali farine e minerali. Altri modi di preparazione combinavano il cioccolato con la farina di mais ed il miele. La sua caratteristica principale era la schiuma che veniva anticamente ottenuta mediante travasi ripetuti dall'alto da un recipiente ad un altro. I Maya furono i primi a coltivare la pianta del cacao nelle terre tra la penisola dello Yucatan, il Chiapas, e la costa pacifica del Guatemala. Per gli Indios i semi erano così preziosi da essere utilizzati come vere e proprie monete. Il cacao ha addirittura significati simbolici e religiosi. Presso i Maya il cioccolato veniva chiamato kakaw uhanal, ovvero "cibo degli Dei", e il suo consumo era riservato solo ad alcune classi della popolazione (sovrani, nobili e guerrieri). I Maya amavano la bevanda di cacao preparata con acqua calda. Acqua si diceva haa, e caldo si diceva chacau. La bevanda di cacao assumeva il semplice nome dichacauhaa. Sinonimo di chacau era chocol, da cui deriva chocolhaa, sicuramente il primo nome che si avvicina allo spagnolo chocolate. Cristoforo Colombo fu ovviamente il primo europeo a provare il cacao nel 1502 quando durante il suo quarto viaggio nelle Americhe toccò l'isola di Gunaja, al largo della costa dell'Honduras dove ha l'occasione di assaggiare una bevanda a base di cacao; al ritorno, portò con sé alcuni semi di cacao da mostrare a Ferdinando ed Isabella di Spa-

gna, ma non diede alcuna importanza alla scoperta, probabilmente non particolarmente colpito dal gusto amaro della bevanda. Dalle foreste dell'America centrale, il cacao giunge in Europa attorno alla metà del Cinquecento. Facendo un ulteriore salto, arriviamo alla conquista spagnola della seconda metà del XVI secolo. Il primo carico documentato di cioccolato verso l'Europa a scopo commercia le viaggiò su una na ve da Veracruz a Siviglia nel 1585 (a Siviglia aveva sede il Reale Consiglio delle Indie, attraverso cui la corona spagnola controllava tutti i traffici commerciali, l'amministrazione, gli aspetti militari e religiosi delle proprie colonie d'oltre oceano. Tutti movimenti materiali avvenivano attraverso il porto di Cadice). Il cioccolato veniva sempre servito come bevanda, ma gli europei, e in particolar modo gli ordini monastici spagnoli, depositari di una lunga tradizione di miscele e infusi, ci aggiunsero la vaniglia e lo zucchero per correggerne la naturale amarezza e tolsero il pepe e il peperoncino. A cavallo fra il Cinquecento e il Seicento il cacao fu probabilmente importato in Italia, e precisamente in Piemonte, da Caterina, figlia di Filippo II di Spagna, che sposò nel 1585 Carlo Emanuele I, duca di Savoia. Non bisogna inoltre dimenticare che nell'Italia meridionale regnavano gli Spagnoli e fu probabilmente anche per la loro influenza che il cacao si diffuse in Italia. Nel Seicento il cacao arriva in Toscana per merito del commerciante di Firenze, Francesco d'Antonio Carletti. Nel 1606 il cioccolato veniva prodotto in Italia nelle città di Firenze, Venezia e Torino. Le tracce dell'antico legame fra Firenze e la cioccolata si ritrovano in alcuni fondi librari della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze dove si rintracciano numerosi scritti che testimoniano, a partire dal 1600, un acceso dibattito sul cioccolatte e sui suoi consumi. Sempre a Firenze, dal 1680, si rintracciano numerosi scritti sul tema della cioccolata. Nel 1680 esce Differenza


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Speciale Ciocofantasy “La cascata è molto importante, mescola il cioccolato. Lo rende leggero e schiumoso. Nessuna altra fabbrica al mondo mescola la cioccolata con una cascata, cari ragazzi, e su questo non ci piove!” dal film “La fabbrica di cioccolato”

stato prodotto nel 1847 da Joseph Fry. Nel 1852 a Torino Michele Prochet comincia a miscelare cacao con nocciole tritate e tostate creando la pasta Gianduia che verrà poi prodotta sotto forma di gianduiotti incartati individualmente. Daniel Peter, un fabbricante di candele svizzero, si unì al suocero (François-Louis Cailler, inventore della tavoletta di cioccolato) n el la p r o d u z io n e d el ci o c co la t o . Nel 1867 iniziarono a includere il latte tra gli ingredienti e presentarono sul mercato il cioccolato al latte nel1875. Per rimuovere l'acqua contenuta nel latte, consentendone una più lunga conservazione, fu assistito da un vicino, un fabbricante di alimenti per l'infanzia di nome Henri Nestlé. Nel 1879 Rudolph Lindt infine inventò il processo chiamato concaggio che consiste nel mantenere a lungo rimescolato il cioccolato fuso per assicurarsi che la miscelazione sia omogenea. Il cioccolato prodotto con questo metodo è il cosiddetto "cioccolato fondente". Il cacao è stato anche motivo di una continua lotta finanziaria tra i grandi esportatori (Africa e Brasile) ed i mercati d'acquisto (Europa e USA). Il valore commerciale della produzione americana (soprattutto Messico e Guatemala) è superiore a quello della produzione africana o di altri paesi. In Italia, la regione di Torino produce il 40% della produzione italiana per un volume di 85.000 tonnellate annuali. Uno studio del 2003 promosso dell'Istituto Nazionale Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione di Roma, sostiene che il cioccolato fa bene al cuore. I risultati hanno rivelato che il fondente aumenta del 20% le concentrazioni di antiossidanti nel sangue, mentre quello al latte non ha alcun effetto; addirittura il fondente perde ogni effetto se accompagnato a un bicchiere di latte. Secondo i ricercatori il latte farebbe diminuire gli effetti positivi e cardioprotettivi in quanto cattura le epicatechine, flavonoidi presenti nel

cacao che possiedono un elevato potere antiossidante. Secondo Roberto Corti dell'Università di Zurigo il cioccolato fondente può ritardare l'indurimento delle arterie in coloro che fumano, limitando il rischio di malattie cardiache anche gravi. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Heart". Sono segnalate reazioni allergiche: allergia alimentare alla fenilalanina contenuta nel cioccolato. Invece, in uno studio tedesco pubblicato dalla rivista dell'associazione americana dei medici, si sostiene che il cioccolato fondente avrebbe anche la capacità di ridurre la pressione del sangue, in particolare lapressione sistolica o "massima", per effetto dei polifenoli della cioccolata fondente, antiossidanti che sono alla base degli stessi effetti positivi sul cuore che ha il vino rosso, di cui il cioccolato conterrebbe una maggiore quantità. Talun i s t u d i c o r r e l a n o la feniletilammina contenuta nel cioccolato con la diminuzione del fenomeno della depressione. Da quanto viene asserito da altri studi, inoltre, il cioccolato avrebbe un'influenza positiva sull'umore degli esseri umani e aumenta il desiderio sessuale, proprio come sosteneva Giacomo Casanova. Cioccolato, le principali tipologie Cioccolato bianco: di colore avorio, lucido con profumo int enso , r icco e p ersist ent e; co n sent ori di latte, burro, vaniglia ebiscotto; gusto dolce molto marcato, aroma intenso e persistente. Cioccolato al latte: di colore marrone chiaro, lucido con profumo persistente, ricco e un aroma pieno di caramello e cacao. Al palato ha una buona fusibilità e una quantità percettibile di grassi; inoltre ha una struttura croccante.

Gusto dolce con una leggera nota di amaro del cacao. Aroma intenso e persistente. Cioccolato mi-doux: miscela di cioccolato al latte e fondente, colore marrone lucido, profumo intenso e persistente di cacao, caffè tostato e liquirizia. Buona fusibilità in bocca e struttura croccante. Gusto dolce con nota di amaro. Gusto intenso e persistente. Surfin: dal colore marrone intenso, lucido con profumo intenso, forte e ampio; sentori di cacao tostato, liquirizia etabacco. Struttura croccante in bocca e ottima fusibilità. Gusto dolce con una nota media di amaro e aroma fine e molto persistente. Extra-bitter: dal colore marrone scuro, molto lucido. Profumo fragrante, aromatico, molto intenso e persistente. Sentori di cacao, caffè e orzo tostato. Struttura croccante, fusibilità lenta. Gusto intenso e persistente, amaro con una nota di dolce. Amarissimo: dal colore marrone scuro tendente al nero. Profumo forte, molto intenso, aromatico. Sentori del cacao miscelata alla viola, al tabacco e alla liquirizia. Molto croccante al morso, fusibilità lenta in bocca, gusto amaro. Cioccolato e salute Se è vero che i cibi più buoni sono anche quelli più pericolosi per la salute, il cioccolato sembra essere la classica eccezione che conferma la regola, o almeno in parte. Chi vuole beneficiare a pieno del suo prezioso carico di antiossidanti deve infatti abituarsi ai risvolti amarognoli del fondente, rinunciando al gusto cremoso del cioccolato bianco e a quello vellutato delle barrette al latte. Non a caso, il cioccolato fondente rappresenta una delle più generose fonti alimentari di flavonoidi, rinomati antiossidanti presenti negli alimenti di origine o derivazione vegetale, come il tè, il vino rosso, gli agrumi ed i frutti di bosco.


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Speciale Ciocofantasy “Attualmente mi godo una relazione con due uomini fantastici: Ciocco e Lato” dal film "Che pasticcio, Bridget Jones!" tra il cibo e 'l cioccolatte… , cui seguono nel 1728: Parere intorno all'uso della cioccolata, Lettera in cui si esaminano le ragioni addotte dall'Autore del primo parere intorno all'uso della cioccolata, Lezione accademica in lode della cioccolata e Altro parere intorno alla natura, ed all'uso della Cioccolata disteso in forma di lettera. Nel 1826 Pierre Paul Caffarel iniziò la produzione di cioccolato in grandi quantità grazie ad una nuova macchina capace di produrre oltre 300 kg di cioccolato al giorno. Nel 1828 l'olandese Conrad J. van Houten brevettò un metodo per estrarre il grasso dai semi di cacao trasformandoli in cacao in polvere e burro di cacao. Sviluppò inoltre il cosiddetto processo olandese, che consiste nel trattare il cacao con alcali per rimuoverne il gusto amaro. Questi trattamenti resero possibile il produrre il cioccolato in barrette. Il primo cioccolato in forma solida in scala più estesa rispetto a quello di Doret sembra essere modo particolare della sua frazione "cattiva", data dalle lipoproteine LDL. Così facendo, grazie anche all'effetto antinfiammatorio dimostrato in vitro, i flavonoidi proteggono le arterie dai danni dell'aterosclerosi e prevengono malattie cardiovascolari come l'infarto e l'ictus. Il consumo quotidiano di piccole quantità di cioccolato fondente è inoltre in grado di abbassare lievemente la pressione arteriosa. Nonostante questo alimento sia ricco di sostanze importanti per la nostra salute, è comunque buona regola non lasciarsi prendere da un eccessivo entusiasmo nei suoi confronti. I flavonoidi, infatti, non cancellano grassi e calorie, che nel cioccolato la fanno da padrone. Una tavoletta da 100 grammi fornisce poco meno di 500 calorie, coprendo, in un sol boccone, da 1/4 ad 1/6 del fabbisogno calorico quotidiano (a seconda dell'età, del sesso, della stazza fisica e del grado di attività sportiva). Nonostante tutto, i trigliceridi contenuti nel cioccolato fondente di qualità non sono poi così malvagi. Essi, infatti,

contengono approssimativamente un 33% di acido oleico (lo stesso presente nell'olio di oliva, con proprietà ipocolesterolemizzanti), un 33% di acido stearico (con effetto neutro sui livelli plasmatici di colesterolo) ed un 33% di palmitico (acido grasso saturo dalle proprietà ipercolesterolemizzanti). Il vero problema è dato dalle calorie: tante più se ne intro-

ducono e tanto minore risulta l'aspettativa di vita. L'eccesso, come tutti sanno, si associa al sovrappeso, che a sua volta è implicato nell'insorgenza di un numero impressionante di patologie. Il cioccolato al latte e quello bianco, oltre ad essere più poveri di flavonoidi, hanno anche un potere energetico superiore del 10-15% e contengono piccole quantità (15-35 mg) di colesterolo.

Ciocofantasy nasce nel 2010 da un’idea del maestro pasticciere Le Rose con il quale la Pro Loco Cornigliano, unica organizzatrice dell’evento, aveva instaurato una collaborazione venuta poi meno nel tempo. L’idea, vincente sin dall’inizio, è stata quella di abbinare al cioccolato di alta qualità un tema fantasioso che nulla aveva a che fare con il cioccolato. Quest’anno hanno partecipato come espositori/venditori: Buffa fabbrica cioccolato Genova, LIDA pasticceria Genova, Franco pasticceria Genova, La spiga d’oro Acqui Terme, Provisos Parma, Linda creazioni Genova

Le locandine delle prime quattro edizioni di Ciocofantasy: le prime tre sono firmate da Reginaldo, l’ultima - così come quella di quest’anno è firmata dal “nostro” Anzalone. Hanno collaborato all’inserto: Adriano Sanna, Romano Oltracqua, Carlo Guerra, Rita Moccia, Agostino Razzore.


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Sogni ad occhi aperti La nobile arte dell’illusionismo CARO FRANCO, questa volta scrivo proprio a te, perché ti piace disquisire, quindi ti propongo un tema per trascorrere produttivamente le giornate sempre più frequenti di allerta 1 e allerta 2. I corniglianesi interessati si possono unire in questo dibattito: vorrei affrontare l'arg o m e n t o dell'illusione. Spesso mio padre ripeteva: "La vita è fatta di illusioni." Si sente spesso dire da qualcuno: "Sei un povero illuso." O ancora: "Mi hai deluso." e "Che delusione!" E' vero che senza illusioni, probabilmente non ci sarebbe la spinta ad agire, guai a domandarsi "Chi me lo fa fare?" La letteratura e la storia sono piene di gente che illude, delude, inganna con promesse e tranelli l'ingenuo di turno. Pare che tale abilità favorisca esperti venditori di fumo e politicanti, in barba alla coscienza. I furbi tuttavia esistono in forza degli sprovveduti. Per non parlare poi dell'amore che, come scrive D'Annunzio nella poesia La “Dov’o travaggia teu papà, ninin?” “Mæ poæ o lòua into SCI!”

pioggia nel pineto, è solo "la favola bella – Che ieri – T' illuse, che oggi m'illude – O Ermione." E verso la fine i ruoli si invertono "la favola bella – Che ieri – M'illuse, che oggi t'illude – O Ermione." Quindi un'alterna illusione. Leggendo i poemi omerici scopriamo che Atena, a suo capriccio, faceva apparire e sparire persone, durante i combattimenti degli eroi, per favorire chi voleva. Allora chi si illude è uno sciocco? Forse solo una persona dal cuore generoso, ma come dice Andromaca ad Ettore che va a morire: "Oh troppo ardito! Il tuo valor ti perderà." Certo è che senza un sogno Leonardo non avrebbe compiuto i suoi studi sul volo, Colombo non avrebbe intrapreso il viaggio, Garibaldi non avrebbe rischiato la vita per unificare l'Italia, ecc. ecc. Forse le persone che si illudono e sognano sono migliori di altre. Il reale spesso è piuttosto triste. In A Silvia Leopardi, esperto in illusioni perdute, si domanda: "Questa la sorte dell'umane genti? - All'apparir del vero – Tu, misera, cadesti: e con la mano – La fredda morte ed una tomba

ignuda – Mostravi di lontano." Noi inseguiamo illusioni o fole, ma è propria dell'uomo, fin dalle epoche più remote, l'abilità affabulatrice con la quale possiamo in qualche modo proiettarci in altre realtà ed esaltare il vissuto, sentendoci attori. Pensiamo ai successi che hanno avuto il teatro, i romanzi e, più recentemente, le soap opere televisive, a tutte le chiacchiere e le fantasticherie, al mitizzare ed enfatizzare le semplici situazioni della nostra vita quotidiana, facendone commedie e drammi. Un distacco totale, una pacatezza disincantata, sarebbero senza dubbio più saggi, ma forse emotivamente più vecchi o noiosi. In realtà per vivere, o meglio, sopravvivere, ci vorrebbe molto poco, come sostenevano gli epicurei. Se ben ricordo distinguevano i bisogni in naturali e necessari, naturali ma non necessari, non naturali e non necessari. Se ci limitassimo ai primi sarebbe tutto più facile. Attualmente pare che la felicità risieda nell'appropriarci dei beni di consumo voluttuari,

“Stabilimento a Ciclo Integrale” L’ea questa a mæ risposta, cæa e nétta, Ma pe tûtti o l’ea o SCI de Corniggén a tûtti quelli che m’òu domandavan. E zà, perché pe mì l’ea n’orgòglio avèi ûn poæ ch’o travaggiava in te quello che o f i ç i a l m e n t e o s e c i a m m a v a risposta afermativa ae domande che e va in sce trei tûrni: duî de giorno, da sei famigge operaie se favan tûtti i giorni: a due e da due a dexe, e ûn de neutte, da sto meize se porrià pagâ a pixon? Scì! dex’öe de seia a sei öe de matin. L’ea dûa E bolette da lûxe e do gazo? Scì! cangiâ mòddo de vive tûtte e setemannO pan e i libbri da scheua? Scì! e: primma adesciase a çinq’öe, poi arivâ E l’ea fèsta due vòtte ao meize, quande a caza che l’ea neutte, e doppo dovéi inta bûsta gh’ea i dinæ da chinzenn-a. çercâ de dormî de giorno. Ma bezeugnaFèsta pe moddo de dî, perché ean po- va acontentase: o coscì o ninte. Ma pe che palanche, ma ean segûe, e poi ogni mæ poæ o SCI o l’ea na còsa da rispetâ, tanto se poéiva fâ qualche òa de straor- ansi da voéighe ben. A sto mondo mai dinario. Mæ poæ o l’ea contento, per- ninte resta comme primma, e anche o ché o l’àiva trovòu da lòuâ quæxi sûbi- SCI o cangia nomme e into 1961 o divento ä fìn da guæra. Inbarcòu in marinn- ta Italsider. Ben o mâ se tìa avanti pe ‘n a, pe due vòtte o l’ea anæto a pìcco, e pö d’anni, poi a crisi da siderurgia a se fa “Stabilimento a Ciclo Integrale”, dedipe due vòtte o s’ea sarvòu perché o sentî, se ghe mette anche a Cee a comcòu a l’inzegnê Oscar Sinigaglia ma che saiva nûâ comme ‘n pescio, dæto che plicâ e còse, e into 1988 se cangia torna pe tûtti o l’ea o SCI de Corniggén. da figgeu o l’ea de longo in mâ a pescâ nomme: Ilva. Dimmoçeo cæo: o l’ëa n’orgòglio modèmuscoli, e quarche fòulo quande a Questo nomme o me fa vegnî a pelle de sto, proletàio, ma profondamente sentïl’anava ben, in mezo ai scheuggi da- galinn-a: coscì o se ciammava o stabilio. Perché questa pòula, SCI, a pàiva na vanti ao Castello Raggio. Se travaggia- mento de Sestri donde mæ nònno o s’è

facilmente reperibili, magari trascurando ciò che è veramente necessario. Siamo come plagiati da una grande collettiva illusione, come se fossimo sospinti da un occulto pifferaio magico. Ci vorrebbero gli occhi di un bimbo per esclamare, come nella fiaba di Andersen: "Il re è nudo!" E smascherare ciarlatani e im bonitori. Riflettendo, quindi, ci p ot re bbe ro essere illusioni positive che diventano aspirazioni personali e ci offrono una spinta vitale ed illusioni negative, se sono sollecitazioni esterne che ci impediscono di avere la piena consapevolezza di ciò che veramente vogliamo. Tu cosa ne pensi? Ci tengo molto alla tua opinione ma gradirei anche quella dei miei pochi lettori, poiché non ho del tutto chiare le idee in proposito. La questione è aperta. Ciao, ciao, bacioni piovosi Astri I disegni sono dell’autrice Lidia Frascio

derenòu a schenn-a pe ciû de trent’anni davanti ai forni. Ma poi se decidde che a siderurgia a no l’è ciû strategica pe l’ente pûblico e bezeugna vendila, coscì into 1989 l’Ilva de Corniggén se l’acatta l’inprenditô privòu Riva. O resto a l’è stoia fin troppo ben conosciûa, àn abatûo i ätiforni, i gazometri, i inpianti, i capanoìn, foscia se respia megio sensa o fûmme e a pövie che t’intravan inti pormoìn, ma doppo tanti anni se vedde ancon a mæxima scenografia: montagne de prìe e de zetto, beuggi in ta tæra comme a Montecassin doppo i bonbardamenti, loéi a rilento che non se ne vedde a fin. Vegnià, se spera, tenpi belli pe Corniggén, ma tanto o mâ l’émmo pèrso, e o Castello Raggio nö tià ciû sciû nisciûn. N’ûrtima nota biografica: anche mi ò a che fâ con sta stoia. Pe quæxi dex’anni comme dipendente do Comûne ò travaggiòu (no, lé megio dî lòuòu) in Caignàn. Indovinæ in pö comme a se ciammava quella stradda? Via Ilva. Giovanni Murchio

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Novembre 2014 

Nel nome della legge

La cucina di “Nonna Papera” (Leda Buti) Sformatini di verza con speck e fonduta

Caro Avvocato, Vorrei far sì che mio nipote, gravemente menomato dalla nascita, possa sin da ora vivere in una casa di mia proprietà e percepire l’affitto di altri due immobili a me intestati e così pure dopo la mia morte, senza che mio figlio, col quale ho rotto ogni rapporto per via della sua vita dissoluta, possa in alcun modo ingerirsi e dilapidare quel poco che ho costruito in anni di lavoro e sacrifici. Come devo orientarmi? V. L.

Caro Signore, Il Suo caso umano mi ha molto colpito. In astratto gli istituti giuridici che potrebbero esser utili a realizzare il suo intento sono diversi, siano essi atti tra vivi che a causa di morte. Mi permetto tuttavia di evidenziare alla sua attenzione il contenuto dell’art. 2645ter c. c., introdotto nel nostro ordinamento con l’art. 39 novies della Legge n. 51 del 23 febbraio 2006. Si tratta della normativa che regola la trascrizione degli ‘atti di destinazione per la realizzazione di interessi meritevoli di tutela riferibili a persone con disabilità, a pubbliche amministrazioni e ad altri enti o persone fisiche’. Gli atti in forma pubblica con cui beni immobili, come è nel suo caso, o beni mobili iscritti in pubblici registri sono destinati, per un periodo non superiore a novant’anni o per la durata della vita della persona beneficiaria, alla realizzazione di interessi meritevoli di tutela riferibili a persone con disabilità, possono essere trascritti al fine di rendere opponibile ai terzi il vincolo di destinazione. E’ essenziale che l’interesse tutelato sia ‘meritevole di tutela’. Sul punto l’accademia non si è espressa in modo unitario, complice la mancanza di indicazioni di dettaglio ed il riferimento all’art. 1322 c. c. contenuto nella norma. Al di là delle opposte tesi, che interessano gli studiosi ma esulano dall’interesse pratico del caso concreto, ritengo che l’esigenza di assicurare una abitazione ed un reddito a suo nipote, disabile, possa costituire una causa sufficiente a giustificare la separazione patrimoniale. Nel nostro ordinamento non esiste un atto di separazione patrimoniale - che, le rammento, è quell’atto che ha l’effetto di segregare nell’ambito del suo patrimonio beni determinati, funzionali al perseguimento di uno scopo meritevole di tutela – fine a se stesso: la separazione è sempre l’effetto e mai la causa; la causa è la tutela di suo nipote disabile. Le significo che l’atto non è traslativo, Lei non trasferisce nulla a Suo nipote, Lei destina determinati Suoi beni immobili, che restano di Sua proprietà, a beneficio di suo nipote disabile per uno scopo meritevole di tutela. I beni cadranno in successione e, se Lei non farà testamento, saranno attribuiti al suo unico figlio ed erede legittimo ma, Questi dovrà rispettare il vincolo di destinazione che Lei avrà, sin da ora, impresso ai detti beni in favore di Suo nipote. Inoltre è compatibile con l’istituto la possibilità che Lei nomini, sin da ora, un ‘guardiano’, vale a dire un soggetto che, dopo la sua morte, sorvegli che i beni assolvano allo scopo da Lei a loro impresso. Matteo Savio, avvocato

Ingredienti per 4 persone: un cavolo verza piccolo ( 600g circa), 4 uova, 170 ml di latte intero fresco, 140 ml panna fresca, 4 fettine speck dolce, 40 g burro, noce moscata, sale, pepe. Per la fonduta: 175 g fontina, 3 tuorli, 200 ml latte, 25 g burro, pepe bianco. Eliminate la crosta al formaggio e tagliatelo a fettine sottili, copritelo con il latte (200 ml) e lasciatelo riposare per 3 ore. Pulite la verza, tenetene da parte 4 foglie più belle. Portate a ebollizione il latte con un pizzico di sale, uno di pepe e uno di noce moscata, e lessate la verza. Tagliate il torsolo a pezzettini, togliere dal fuoco e frullare tutto nel mixer. Sgusciate e sbattete le uova in un’ampia ciotola, con poco sale e pepe, incorporatevi la purea di verza e la panna. Mescolate e distribuite il composto in 4 stampini imburrati da 2 dl di capacità (vanno bene quegli stampini di stagnola), trasferite gli stampi in una teglia a bordi alti, versate l’acqua nella teglia fino a 3 cm. E fate cuocere gli sformati a bagnomaria nel forno già caldo a 180° per 30 minuti. Scottate le foglie tenute a parte per 10 minuti in acqua bollente, passatele subito in acqua freddissima, sgocciolatele e asciugatele. Disponete le foglie nei 4 piatti (una per piatto), al centro sformatevi sopra i budini e teneteli al caldo, sciogliete 15 g di burro, in un pentolino aggiungete la fontina con metà del latte che la conteneva e i tuorli, trasferite il pentolino a bagnomaria e mescolate continuamente con la frusta: quando sarà tutto sciolto, denso e cremoso, toglierlo dal fuoco e inserire il burro rimasto e una macinata di pepe. Servite gli sformatini con qualche cucchiaiata di fonduta calda e sopra una fetta di speck. Pandolce basso Ingredienti per 3 panettoni medi. Un kg farina 00, ¼ burro, 3 etti zucchero, 3 etti uvetta sultanina, fantasia rum, 3 uova, un po’ di semi di finocchio, 250 g latte, 2 bustine di lievito vanigliato, un etto di pinoli, un etto di cedro a cubetti, sale un pizzico. Procedimento: sciogliere il burro, mettere sul fuoco il latte, con mezzo bicchiere di rum, quando è tiepido, mettere l’uvetta lavata e lasciare a bagno finché si ammorbidisca, versare la farina sulla spianatoia, a fontana, al centro inserire le uova e il sale. Lavorare aggiungendo lo zucchero ed il burro sciolto, continuare l’impasto, mettere un cucchiaio di finocchio, il lievito e i pinoli sempre continuando a lavorare l’impasto, quindi l’uvetta ben strizzata, il cedro e un po’ di liquido che è stato a bagno con l’uvetta, impastare bene: l’impasto deve essere morbido (ma non mollo), se occorre versare ancora un po’ di liquido, a questo punto fare tre pallotte uguali, prendere la placca del forno sempre foderata con la carta da forno e metterle sopra divise, facendo una croce su ognuna o, se volete, le potete mettere nei tegami tondi di alluminio. Ma prima vanno imburrati e infarinati, infornarli a forno caldo 180° per circa un’ora.

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Amici animali Curiosità sul cincillà

Il cincillà è un roditore originario delle montagne delle Ande in zone comprese tra i 3000 e i 5000 metri: è quindi adatto ad un clima freddo e asciutto. Nelle zone d’origine è ormai molto raro a causa della caccia spietata per la sua pelliccia e, all’inizio del secolo scorso, ha rischiato l’estinzione. Rispetto alla media dei roditori è piuttosto longevo: la vita media è di 15 anni, ma può arrivare a 20. Allo stato naturale sono notturni ma hanno dei periodi di attività diurna. Sono agili saltatori: possono compiere salti fino a 1,5 metri. Molto socievoli e intelligenti possono stabilire uno stretto rapporto con le persone con cui amano giocare e interagire. Hanno un carattere docile e sono privi di odore, il che ne fa degli eccellenti animali da compagnia, anche se sono piuttosto timidi e non sono adatti per i bambini più piccoli. Non vanno in letargo. Il peso si aggira sui 400-500 g; la femmina è leggermente più grande. Il corpo è ricoperto da una pelliccia molto morbida e folta; generalmente il colore è grigio ma esistono molte varietà, tra cui nero e bianco. Il cincillà possiede lunghe vibrisse e grandi orecchie. La coda è lunga circa la metà del corpo e ricoperta di lunghi peli. Come tutti i roditori possiede incisivi a crescita continua ma anche i denti interni crescono in modo continuo; tutti i denti vengono mantenuti della giusta lunghezza dalla masticazione dei vegetali. (nel prossimo mese “Scopriamo il duprasi”) Curiosità raccolte da Rita Moccia


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Novembre 2014 

Valvole termostatiche Scatta l’obbligo di installazione

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Gratta, gratta… Cosa c’è sotto? La psoriasi

Tutti gli edifici dovranno dotarsi in via obbligatoria entro la fine del 2016 delle valvole termostatiche. Il Governo ha approvato il decreto legislativo che impone la termoregolazione in tutti gli immobili entro una data precisa, la fine del 2016, ma alcune regioni si sono già portate avanti, come la Lombardia e il Piemonte. L’obbligo di installare valvole termostatiche consente di risparmiare sul riscaldamento di casa, con un occhio di riguardo anche all’ambiente. Queste valvole infatti sono degli apparecchi presenti sui nostri termosifoni che sono in grado di regolare automaticamente l’afflusso di acqua calda, quindi la temperatura della stanza in cui sono istallate. In base al livello impostato, da 0 a 5, e grazie a dei sensori aumentano oppure diminuiscono l’afflusso di liquido nel radiatore, regolando la temperatura dell’ambiente domestico e dunque evitando sprechi e dispersione di calore. Il contabilizzatore di calore invece è uno strumento elettronico fissato al radiatore in una posizione specifica che serve a misurare il calore che il radiatore cede all’aria della stanza. Sono esclusivamente due i fattori che fanno aumentare i consumi: la temperatura della stanza e le dispersioni di calore come la presenza di spifferi, finestre aperte, ecc. Le regioni Lombardia e Piemonte già da tempo hanno fissato, rispettivamente, i termini del 1 agosto 2014 e del 1 settembre 2014 per l’adozione delle valvole termostatiche, anche se la Lombardia sanzionerà l’inadempimento solo a decorrere dal 1° gennaio 2017. Dal punto di vista pratico, prima di installare le valvole occorre avere un progetto. Tutta l’operazione deve essere progettata e messa in opera in modo tale da contenere al massimo i consumi di energia termica ed elettrica. Sulla base del progetto si potranno poi chiedere preventivi alle ditte che seguono questi lavori. Quando si installano le valvole termostatiche e i contabilizzatori è dovere del proprietario dell’immobile anche depositare in Comune, in doppia copia, oltre al progetto la denuncia dell’inizio dei lavori e la relazione tecnica, sottoscritta dal progettista, che attesta la conformità dell’opera alle prescrizioni di legge. Se non si rispetta questo obbligo, si pagherà una sanzione amministrativa compresa tra 516,46 e 2.582,28 euro. Per quanto riguarda l’installazione delle valvole termostatiche e dei contabilizzatori nei condomini, il discorso è più complesso. L’importo complessivo del lavoro infatti deve essere suddiviso in relazione agli effettivi prelievi volontari di energia termica utile e ai costi generali per la manutenzione dell’impianto. Per il primo anno di utilizzo, la ripartizione delle spese può anche essere eseguita in base ai millesimi di proprietà dei singoli condomini. Se le spese per l’installazione delle valvole non tengono conto di queste disposizioni, contenute nel decreto del Governo, si applica una sanzione amministrativa da 500 a 2.500 euro. Se poi è stato già approvato il regolamento condominiale sulla ripartizione delle spese, questo deve essere modificato in base alle novità, con il quorum costituito dalla maggioranza degli intervenuti ed almeno la metà dei millesimi di tutti coloro che sono serviti (compresi i distaccati). Stesso quorum è richiesto anche per il conferimento dell’incarico al tecnico per l’installazione. Per quanto riguarda i costi delle valvole termostatiche e dei ripartitori necessari per il contabilizzatore, nonostante il riscaldamento sia un bene comune, tutte le spese sono di competenza del singolo condomino il quale pagherà in funzione del numero delle valvole e dei ripartitori installati nella sua abitazione. Si ricorda che l’installazione dei contabilizzatori di calore beneficia della detrazione Irpef del 65% delle spese sostenute. Per i lavori eseguiti sui condomini, l’ecobonus è fruibile fino al 30 giugno 2015 contro il 31 dicembre 2014 dei singoli immobili. Per avere il bonus Irperf occorre munirsi dell’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti la rispondenza dell’intervento ai requisiti richiesti, la scheda informativa relativa agli interventi realizzati contenente i dati elencati nello schema di cui all’allegato E del decreto 19 febbraio 2007, che va inviata telematicamente all’Enea entro 90 giorni dal collaudo dell’intervento. Tutti i pagamenti poi vanno fatti con bonifico postale o bancario, soggetto a ritenuta al 4%, che deve indicare anche il codice fiscale dell’amministratore o del condomino che ha effettuato il pagamento, oltre che la causale del versamento (“articolo 16-bis, Dpr 917/1986”) e il numero di partita Iva/codice fiscale del soggetto a favore del quale il bonifico è effettuato. Andrea Scibetta

La psoriasi è un’infiammazione cronica della pelle, è una forma di dermatite autoimmune, non infettiva, recidivante. La componente genetica è determinante ma, affinché la malattia si manifesti, è necessario l'intervento di fattori scatenanti di tipo ambientali (traumi, irritazioni, scottature solari, infezioni, farmaci). Obesità, fumo, alcol, stress, ansia, la peggiorano. Trattandosi di una malattia cronica non può guarire completamente ma si può controllarne l'evoluzione. La psoriasi alterna periodi di remissione ad altri di ricaduta. Nel soggetto si evidenziano chiazze di colore rosso chiaro leggermente rilevate, ricoperte da squame bianco- argento. Le zone più colpite sono il cuoio capelluto, i gomiti e le ginocchia; quindi i genitali, la pianta del piede e il palmo delle mani. Le aree interessate sono caratterizzate da un turnover accelerato di 5-10 volte rispetto alla pelle normale, vi è anche un evidente fenomeno infiammatorio e, alle volte, il prurito è così intenso che il paziente va incontro a forme infettive favorite dal continuo grattarsi. Al termine del processo le lesioni non lasciano cicatrici e la crescita dei peli risulta regolare. La maggior parte dei farmaci anti-psoriasi sono irritanti per la pelle e ne aumentano la secchezza, pertanto al cosmetico si richiede un'azione lenitiva, anti pruriginosa e, più che altro, emolliente. Nelle formulazioni cosmetiche fondamentale è l'urea. Ha un'azione cheratoplastica per la capacità di ritenere acqua a livello epidermico, ha anche un'azione batteriostatica e fungistatica con conseguente effetto deodorante. Poi ci sono gli alfa idrossiacidi, l'acido salicilico. L'allantoina, invece, ha un'ottima azione lenitiva ed emolliente. Chiedete consiglio anche al vostro farmacista di fiducia. Josè Cuffaro, farmacista

Beauty. Essere più belle? Basta usare la zucca

Nutriente e ipocalorica la zucca è anche una perfetta alleata della nostra bellezza. Dal peeling ai semi, passando per la maschera antiage, la cucurbitacea è la regina dell’autunno. Ricca di antiossidanti e vitamine (come ricordava in altra pagina il nostro Riccardo Collu), non è soltanto buona da mangiare. La zucca è anche un ottimo cosmetico naturale. Ecco qualche ricetta da cui prendere ispirazione. Maschera viso antiage. Cuocete circa 100 grammi di polpa di zucca e poi frullatela in modo da ottenere una purea. Aggiungete un cucchiaio di olio di jojoba e mezzo cucchiaino di cannella (ottima per gli effluvi dell’aroma-therapy). Miscelate gli ingredienti fino ad ottenere un composto uniforme. Applicate sul viso la maschera e lasciate in posa per 15 minuti. Risciacquate abbondantemente con acqua tiepida. Il risultato: una pelle liscia, morbida e idratata. Trattamento corpo idratante. Per la pelle secca il beta-carotene contenuto nella zucca è un vero toccasana. Mescolate mezza tazza di purea ricavata dall’ortaggio con mezza tazza di olio di cocco. Applicate generosamente sulla pelle pulita (il trattamento è particolarmente efficace se eseguito dopo il bagno o la doccia), massaggiate su tutto il corpo. Fate agire per circa 10 minuti e risciacquate. La vostra pelle profumerà di un originalissimo e stuzzicante “fresco naturale”. Scrub naturale. Della zucca non si butta via niente, anche i semi possono servire per preparare uno scrub delicato. Basta tritarli, mescolarli con un po’ di polpa e aggiungere un filo di olio d’oliva, magari ligure. Diventeranno una pozione magica per una pelle più pulita e al naturale. Impacco per capelli spenti. Prima dello shampoo schiacciate la polpa della zucca (circa 150 grammi, un po’ di più se avete i capelli lunghi) e miscelate con cura assieme a un cucchiaino di miele e uno di olio di argan. Applicate il composto sui capelli asciutti e lasciate in posa per 15-20 minuti. Risciacquate abbondantemente per eliminare tutti i residui del composto. Rimedio per unghie più forti. Per le unghie fragili bastano poche gocce di olio essenziale ricavato dai semi della zucca, da massaggiare sopra e sotto il letto ungueale e sulle cuticole una o due volte al giorno per almeno 2 mesi. A gennaio, quindi, vedrete il risultato. Basta cominciare adesso. Per essere più R. M. Agente immobiliare belle (e belli…) basta usare la zucca.


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ed aziende

Novembre 2014 

Giovani, intraprendenti e con tanta voglia di fare Una nuova attività… apre le porte

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Cerco - Offro

Con immenso piacere registriamo l’apertura di una nuova attività a Cornigliano: questo è un segnale positivo e anche in questo caso, sono i giovani ad aver fiducia nel futuro, in una Genova massacrata dal fango e dalle inadempienze dei politici. C’è chi pensa positivo, questo è il caso di “Nuova Artearreda”, nuovo negozio in via Lorenzo Dufour che tratta serramenti ed avvolgibili in alluminio e in PVC , zanzariere, porte interne, porte blindate, tende da sole, cancelletti di sicurezza. A rispondere alle nostre domande, Simone Sansalone (30 anni), il portavoce dei tre titolari dell’attività. Gli altri due sono Albert Gega (30) di origini albanesi e Davide Campisi (26). Cosa vi ha spinto ad aprire un negozio di serramenti , in una delegazione dove sono presenti altre realtà co-

Signora seria di 49 anni cerca lavoro come: badante, baby sitter, e colf anche per stiro sono referenziata. cell. 342 16.89.547 tel. 010 86.45.537 Corniglianese seria e volenterosa cerca lavoro per pulizie, assistenza anziani, baby-sitter, anche solo per fare la spesa e altre commissioni 340.9472040 Colf, assistenza anziani, pulizie e servizio di stiro. Ottime referenze Rosa 348.5285182 Ragazzo volenteroso offresi per lavori domestici, manutenzione orti e giardini. Ottime referenze 334.3518423

Compro - Vendo nostri colleghi”. Che orari di lavoro proponete? “Gli orari sono quelli tradizionali dei negozi, ma siccome o lavoriamo in officina o siamo a montare infissi dai clienti è facile trovare la saracinesca alzata ma noi non presenti in negozio. Per questo abbiamo messo in evidenza il numero del cellulare di servizio a cui tutti possono rivolgersi. In futuro, se le cose andranno bene, intendiamo mettere una persona fissa a ricevere i clienti. Vogliamo inoltre informare i lettori del vostro mensile - che sappiamo essere molti - che diamo anche il servizio di riparazione. Faccio un esempio: se una tapparella o una porta si rompe, noi la aggiustiamo subito. Carlo Guerra

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me la vostra? “Abbiamo aperto il negozio a metà maggio. Prima lavoravamo a Sampierdarena come dipendenti. L’esperienza in questo ramo, nonostante la nostra giovane età, ci ha spinti a metterci in gioco e provare a cambiare la qualità della nostra vita, la voglia e l’entusiasmo non ci mancano, speriamo di riuscire nel nostro intento”. In cosa vi distinguete rispetto i vostri concorrenti? “Trattiamo porte e finestre un po’ come tutti gli altri, noi però, finestre, persiane e tapparelle, le costruiamo nella nostra officina, ovviamente su misura, inoltre trattiamo materiali dell’azienda “Finstral” che produce prodotti in PVC di alta qualità. Questo è in sintesi quello che pensiamo possa diversificarci da altri

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e tempo libero

Dario Fo, il “buffo mistero” dell’attore che si definisce pittore

Novembre 2014  Aria di Natale Mostra mercato e beneficenza

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NOTIZIE IN BREVE Sarà la solita musica? Un evento inatteso sarebbe maturato all’interno della gloriosa Filarmonica di Cornigliano. Pare, infatti, che il suo presidente si sia dimesso e che le sue dimissioni non siano state spontanee ma imposte in seguito ad una sorta di colpo di stato interno. Questa la voce che circola nei salotti ben informati, benché il presidente stesso abbia tentato di smentirla nel corso dell’ultima assemblea, attribuendo le dimissioni alla sua stanchezza e al desiderio di lasciare spazio ai giovani e alle loro idee innovative. In attesa di conferme o smentite, ci metteremo sulla pista giusta e nel prossimo numero del mensile saremo certo in grado di scoprire la verità di un giallo che potremmo anche definire “L’affaire Filarmonica”. S. P.

La ricetta... di Leda&Carlo Leda Buti e Carlo Pozzan ringraziano la redazione per “tutto quello che ci avete regalato: la vostra presenza, la vostra simpatia, il vostro aiuto e il vostro grande cuore per la nostra festa del 40° anniversario e porgiamo, a voi e ai nostri lettori, i più sinceri auguri, di un sereno Natale”.

Drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore e scenografo, Dario Fo ha vinto il premio Nobel per la Letteratura nel 1997. È famoso per i suoi testi teatrali di satira politica e sociale e per l'impegno politico. I suoi lavori teatrali fanno uso degli stilemi comici propri della Commedia dell'arte e sono rappresentati con successo in tutto il mondo. Nonostante Fo sia uomo di teatro a tutto tondo, ha sempre affermato: “Dico sempre che mi sento attore dilettante e pittore professionista. Ancora oggi talvolta penso che la pittura sia il mio mezzo di espressione primario”. L. S.

E’ già aria di Natale con la 23^ edizione della Mostra mercato allestita presso l’Istituto Calasanzio dove si potranno trovare tanti articoli tutti realizzati manualmente dai componenti della comunità MASCI (Movimento adulti scout cattolici italiani): si va dagli addobbi natalizi ad articoli per bimbi e molto altro ancora. Il ricavato delle vendite, come sempre, andrà in beneficenza, ricadendo anche sul territorio di Cornigliano, come nel caso del Centro di ascolto o delle Suorine dei poveri che si prendono cura delle persone malate o inferme. L. S.

Il Premio letterario Kafka Italia arriva a Genova Vince Tarzia, vicedirettrice del nostro mensile

Lutto nella “famiglia parrocchiale” E’ mancata la mamma di don Andrea

Il 25 ottobre, Simona Tarzia, vicedirettrice del nostro mensile fin dal primo numero, ha ritirato il premio speciale della giuria per la sezione “Secondo Umanesimo Italiano” al Premio letterario Kafka Italia 2014, con l’opera “La poetica di Encolpio e il ritratto tacitiano di Petronio”. Il Premio letterario Kafka Italia (gemello del più antico e prestigioso "Premio Franz Kafka" che si svolge a Praga) è organizzato dall’Accademia italiana per l’Analisi del significato del linguaggio "Meqrima", presidente Rita Mascialino, e patrocinato dal Comune di Gorizia. La cerimonia per la premiazione ufficiale (foto in basso, Tarzia è la prima da sinistra) si è svolta al Kulturni center Lojze Bratuž di Gorizia.

Martedì 18 è tornata alla casa del Padre la signora Vanda Chionchio, mamma di don Andrea Robotti, parroco di SS. Andrea e Ambrogio, a Cornigliano, e di Nostra Signora di Lourdes, a Campi, e redattore del nostro giornale dal suo primo numero. A soli 68 anni ha lasciato il marito, Lorenzo Robotti, e la sorella. Il funerale della mamma di don Andrea si è svolto giovedì 20. Alle 8.30 le onoranze funebri sono state officiate dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, nella chiesa dei SS. Andrea e Ambrogio, la parrocchia di don Andrea. La salma è stata sepolta nel cimitero monumentale di Staglieno. Al caro don Andrea le condoglianze di tutta la redazione.

S. D.

R. M.

Confetti bianchi e nozze di diamante Nozze di diamante per i coniugi Andrea Anzalone e Marianna Brugnone, giunti al traguardo del loro 60° anno di vita insieme. Genitori e nonni esemplari, è alla famiglia che hanno dedicato tutta la loro vita, crescendola con sani principi, nel rispetto dell'onestà e amore per il prossimo, nonostante le difficoltà. Giovani e con quattro figli, nel 1961, lasciano Palermo, per trasferirsi a Genova, nel quartiere di Cornigliano, in cerca di un lavoro stabile e sicuro. E fu così che il filo della loro storia d'amore si è intrecciato con il filo della storia di questo quartiere che non hanno più abbandonato, coltivando nuove amicizie, frequentando associazioni, discutendo e sostenendo i cambiamenti che in tutti questi anni hanno visto protagonista la delegazione. Dai quattro figli, le nuore, i nipoti, pronipoti e fidanzati, un augurio di felice anniversario e di una vita lunga e serena ancora insieme. A. A.


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Campo Italo Ferrando, nasce un consorzio per gestire la struttura

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Via Minghetti, inaugura il nuovo campetto di calcio Su il sipario sull’impianto

Presidente da cinque anni di ASD Campi, associazione che milita con una squadra in seconda categoria, nel torneo FIGC da diversi anni, Antonio Leone persegue sempre l’idea di migliorare tecnicamente, di salire di categoria (1 Categoria) e di attivare un settore giovanile attuando una vera politica sociale e di gruppo. E non a scopo di lucro, come spiega Leone al nostro giornale: “I ragazzi non sono retribuiti, nessuno dell’associazione è rimborsato: tutto quello che si fa, lo si fa per amore dello sport. Ma l’idea del settore giovanile è attuabile solo se si ha a disposizione una struttura propria in quanto il settore avrebbe la possibilità di utilizzare gli spazi più congeniali ai ragazzi, in orari compatibili con lo studio e con la vita delle famiglie, com’è giusto. Oggi la difficoltà dell’associazione è di non aver a disposizione un impianto con le problematiche di sentirsi “estranei” in casa propria (Campi). Attualmente utilizziamo l’Italo Ferrando di corso Perrone ma, non avendone la gestione (è ancora della “scomparsa” Corniglianese, ci risulta), siamo costretti ad accettare orari ed altre imposizioni che non ci permettono di crescere e di poter attuare il nostro programma. La situazione è anomala perché società di Cornigliano non hanno in gestione il campo Ferrando – come normalmente avviene nelle altre delegazioni – mentre chi attualmente lo gestisce in virtù di fusioni ed accordi di varia natura, gestisce sicuramente tre impianti (Italo Ferrando, Dario de Martini-Cige, Villa Gavotti) e ne utilizza altri due (Via Vado e Chiostro San Bartolomeo Certosa). La cosa più eclatante è che la società gestrice non risulta avere la sede a Cornigliano ma a Sampierdarena. Mi sembra una cosa anomala. Abbiamo parlato con le altre società che utilizzano l’impianto di Cornigliano e con altre che non lo utilizzano ma operano a Cornigliano perché ci sono altre realtà associative della delegazione con gli stessi nostri problemi per consorziarci con lo scopo di poter partecipare al bando di gara per la gestione dell’Italo Ferrando che, secondo noi, il Comune di Genova dovrebbe bandire per i motivi di trasparenza in quanto l’assegnazione diretta non ci sembra possibile anche in virtù del fatto che l’attuale società si troverebbe a gestire più impianti senza aver mai, per la verità, partecipato ad un solo bando di gara. Aggiungo anche che sul progetto che si sta proponendo sulla struttura/impianto Ferrando ho delle forti perplessità sulle motivazioni sociali per cui verranno fatti i lavori presentati e che, durante lo svolgimento dei lavori - che non si sa quanto tempo dureranno - noi non sappiamo dove andare” conclude Antonio Leone, presidente di ASD Campi. Riccardo Cabona

Sabato 8 novembre, per l’inaugurazione, da sinistra: don Andrea Robotti, parroco Sant’Andrea; Stefano Bernini, vicesindaco di Genova; Sergio Daga, presidente GSO Corniglianese; Claudio Burlando, presidente Regione Liguria; Matteo Rossi, assessore Sport Regione e Pippo Rossetti, assessore Formazione Regione Liguria

Sabato 8 novembre - finalmente - taglio del nastro per il nuovo campo da calcio “S. Andrea” di via Minghetti, a Genova, nel cuore della zona a mare di Cornigliano. La cerimonia di inaugurazione del nuovo impianto la cui riqualificazione è stata a lungo agognata dal quartiere e dalla parrocchia è stata preceduta dalla benedizione impartita dal parroco, don Andrea Robotti, consigliere spirituale della nuova società sportiva che gestisce l'area di proprietà della Curia genovese. La ristrutturazione è stata possibile grazie all'apporto della parrocchia e della Società per Cornigliano che ha contribuito con la realizzazione del manto sintetico e la recinzione. L'assessore allo Sport, Rossi, ha ricordato che “quest'opera si inserisce nel disegno di riqualificazione dell'intero quartiere, come le opere in corso: la strada a mare che sarà terminata entro il 2015”. Il presidente Burlando ha ribadito l'importanza della struttura poiché darà la possibilità a tutti i bambini del quartiere di praticare il calcio. “Sono certo - ha detto - che qui nasceranno tanti piccoli campioni e in un prossimo futuro pensiamo che l'impianto possa anche essere potenziato”. Il presidente del Medio Ponente, Spatola, ha ricordato la profonda valenza sociale e aggregativa per una zona in cui gli spazi adatti ai bambini sono molto rari. Oltre a essere a disposizione di chi nell'ultima fascia oraria volesse prenderlo in affitto, la struttura avrà degli spazi liberi aperti gratuitamente a tutti i bambini del quartiere dalle 15,30 alle 17, dal lunedì al venerdì. Nel ringraziare tutti gli intervenuti, ha infine voluto ricordare Sergio Daga, presidente del nuovo Gruppo Sportivo Oratoriale corniglianese, che la polivalenza dell'impianto ha contribuito ad aumentare il numero degli iscritti: attualmente nella struttura si allenano già più di una sessantina di bambini suddivisi in cinque squadre a partire dalla leva 2001 e fino al 2010, regolarmente iscritti ai campionati del Centro Sportivo Italiano.

Chi è Antonio Leone Nato a Genova (9.3.’47) inizia a giocare al calcio nel gruppo C, vivaio allora di maggior espressione ligure. Nel 1965 viene ceduto al Napoli dove milita nel ruolo di ala sinistra. Gioca così con i biancazzurri per cinque stagioni, dalla Primavera alla De Martino (riserve prima squadra). Rientra a Genova militando nel Cornigliano, Corniglianese, Pegliese, per poi intraprendere la carriera di allenatore con la Sestrese, Pontedecimo, CFFS Polis, Genoa (settore giovanile) e Italsider.

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Nuovo campo “S. Andrea”. Don Andrea Robotti impartisce la benedizione


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Il calcio si aggiorna con la scuola Settanta bambini scoprono ASD James–Juventus Academy

Trofeo di Giaveno-Città di Torino Il Centro danza ICdS sale sul podio

Ai nastri di partenza nel contesto giovanile genovese c'è quest'anno un'intrigante novità che risponde al nome di ASD James–Juventus Academy. Nata la scorsa estate con gli Open Days si propone ora nella vetrina dei vari campionati FIGC del settore giovanile e scolastico. La società in questa sua prima stagione può contare sull'entusiasmo di una settantina di bambini nati tra il 2003 ed il 2009. L'artefice di tale realtà è tal Marco Luciani, juventino doc, assiduo frequentatore di Vinovo e dintorni e profondo conoscitore nonché sostenitore del modus operandi bianconero. Il presidente è il fratello Massimo. Ogni società che si rispetti, o che comunque ambisca ad esserlo, deve poter contare su di un gruppo coeso ed efficiente che tiri le fila ed il nostro, che sa il fatto suo, non si è certo risparmiato nella selezione ed ha saputo contornarsi di persone valide e collaudate. Nei ruoli chiave e di riferimento sono così stati inseriti Antonio Nappo quale responsabile della Scuola Calcio (area campo), Gabriella Ucovich alla segreteria ed Enrico Tringale alla direzione organizzativa e relazioni esterne. Tre persone ben conosciute sul territorio e nell'ambiente che, per rispettive competenza e qualità, offrono garanzia ed affidabilità. Gli allenatori/istruttori sono diretti e coordinati da Marco Marzi e sono rispettivamente distribuiti per leva come segue: 2003, Marco Marzi. 2004: Giorgio Santeusanio. 2005: Orazio Pasqualino. 2006: Massimiliano Franconeri e Lino Barbarini. 2007/08/09: Domenico Piccardo. Preparatori portieri: Emanuele Scaramozza e Stefano Mancini. Le finalità delle attività organizzate e proposte dalla Scuola Calcio sono legate allo sviluppo armonico del bambino attraverso il gioco. Questo permette di ampliare in modo naturale il patrimonio motorio dell'individuo, di favorire la conoscenza della propria corporeità, di sviluppare e di perfezionare gli schemi del movimento. Con questo progetto didattico-sportivoeducativo, Juventus e James si prefiggono di portare colori e metodi vincenti alla portata di tanti ragazzi garantendo loro un servizio di qualità direttamente sul loro territorio. Durante la stagione il legame James/Juventus è forte e continuo grazie alle costanti visite in Genova del team Juventus Soccer School e ad aggiornamenti cadenzati dello staff tecnico James presso la Juventus University in Torino. R. C.

Domenica 26 ottobre, presso il Palazzetto dello Sport di Giaveno si è svolto il trofeo Città di Torino. Il Centro danza ICdS Genova Cornigliano, unica associazione genovese ha partecipato al prestigioso trofeo con la disciplina danze caraibiche, classe B2, categoria 19/27 anni, nella combinata quattro balli (salsa, bachata, merengue e salsa portoricana), e nella classe C categoria 8/11 anni con Pietro Chiossone e Sara De Caro, nella combinata cubana (salsa e merengue). La coppia Alessandro e Noemi, punta di diamante del Centro Danza, è salita ancora una volta sul podio aggiudicandosi un meritatissimo secondo posto, mentre la coppia Pietro e Sara, se pure alla loro prima esperienza (considerato che ballano da solo tre mesi), sono saliti sul podio aggiudicando un prestigioso terzo posto. Il Centro danza ICdS per la stagione 2014/2015 svolge le attività per adulti di zumba, danze caraibiche e gestualità cubana presso la palestra della Polisportiva Cornigliano Futura, in via Cornigliano 43, nei giorni di martedì con orario 20/21 zumba – 21,15/22,45 salsa e bachata; mercoledì ore 20/21 zumba – 21,15/22,45 salsa cubana e salsa in linea; giovedì ore 20/21 zumba – 21,15/22,30 gestualità cubana. Mentre le attività di disco dance nella giornata di mercoledì con orario 16/18, danza classica giovedì ore 17/18, hip hop lunedì e venerdì ore 17/18 per i giovanissimi e danza del ventre al lunedì con orari 20,30/21,30 e kizomba al lunedì con orario 21,15, e per adulti, si svolgono presso Villa Canepa, Giardini Melis, 8. D. T.

Il Palazzetto dello Sport di Giaveno dove si è svolto il trofeo Città di Torino

Celano Boxe e Dojo Samurai alla Bocciofila: insieme per una notte di sport e spettacolo Domenica 16 è stata organizzata presso la Bocciofila di Cornigliano una sessione di incontri di pugilato di livello regionale, a cura dell’associazione sportiva Celano Boxe. A loro si sono uniti degli incontri sostenuti ed organizzati dalla palestra Dojo Samurai (con sede presso i giardini Melis) che ha proposto i suoi atleti con maggiore esperienza: Emanuele Cancellu, Luca Morabito, Giuseppe Giacomazzo, i gemelli Alex e Daniel Ballone, praticando discipline da combattimento alternative alla boxe come la kick boxe e la k1 style. Gli atleti della Celano Boxe hanno poi proseguito la serata con il programma qualificazione e serie Youth. Cat. Peso 64 kg: Andrea Polidori (Pug. Carlevarino) vs Nicolas Colangelo (Asd Rossetto boxe). Qualif. E serie senior, cat. 75 kg: Andy Tassistro (Bruno Ar-

cari boxing team) vs Andrea Verus (Asd Pugilato savonese); Ivan Magnani (Asd Sarzana ring) vs Luca Capuano (Asd Sestri boxe Nicotra); Marcello Gravati (Asd Celano Boxe) vs Enrico Ricci (Asd Genova boxe team). Qualif. Serie élite, peso 56 kg: Alessandro Decaro (Asd Trionfo genovese) vs Michele Tabbita. Qualif. Serie élite, peso 60 kg: Rosario Certo (Bruno Acari boxing club) vs Boufrakech Sedic (Asd Leonidas boxe). Qualif. Serie élite, peso 81 kg: Mattia Danzo (Asd Celano boxe) vs Maurizio Cascià (Asd Sestri boxe Nicotra). Davide Ferraro (Asd Sanremo boxe) vs Marco Rossi Ferraro (Asd boxe Boccadasse). Qualif. Serie élite, peso 91 kg: Alessio Marchese (Asd Trionfo genovese) vs Romualdo Caso (Asd Celano boxe Genova). Francesca Comparato

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eravamo, come siamo

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29 novembre 1944 - 29 novembre 2014 70° fucilazione dei partigiani Coli, Merlino e Ricciotti

La prima macchina alleata entra a Genova

letti diversi unite nella speranza di un mondo migliore. Non c'era molto ma quel poco veniva diviso. Ricordo che mia madre più volte mi invitava a portare della frittata ad una famiglia di calabresi con quattro figli che abitava nell’unico vano di un sottoscala nel "carrugetto" luogo della fucilazione. La fabbrica, nel frattempo, inesorabil-

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Sono nato a Cornigliano, in via De Cavero, appena dopo la fine della guerra. Sono tra i pochi rimasti vivi che hanno la fortuna di apparire in una vecchia foto a cui tengo moltissimo, scattata con una Comet Bencini, che mi ritrae bambino insieme ad un gruppo di turisti bergamaschi con il Castello Raggio alle spalle poco prima che venisse demolito. Sembra ieri quando, ancora bambino insieme ad altri coetanei, nel luogo dove esattamente era avvenuta pochi anni prima, simulavamo la fucilazione dei tre partigiani in un atroce gioco dove il finto plotone di esecuzione armato di fucili mitragliatori di legno sparava su tre di noi a turno che cadevano al suolo contorcendosi. L'invito a smetterla di qualche adulto che aveva ancora negli occhi la tragedia, miei genitori compresi, spesso veniva disatteso per cui puntualmente fuggivamo per non prendere un meritato calcio nel sedere. Diventato adulto la vista di quei buchi sul muro prodotti dai mitragliatori, quelli veri, mi hanno accompagnato per anni insieme al pensiero sconvolgente che su quel muro potevano ancora esserci tracce del sangue dei tre giovani dopo che le pallottole avevano attraversato le loro carni. Diversi anni dopo, muratori pietosi e interessati, hanno provveduto a nascon-

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25 aprile 1945 i partigiani sfilano in via XX settembre

mente svolgeva il suo compito sfamando famiglie intere togliendole dalla miseria, ammorbandoci l'aria e facendoci ammalare, facendo arricchire molti commercianti, facendone chiudere altri, facendo chiudere ritrovi storici e allontanando i più fortunati che potevano permettersi

casa altrove, in altri quartieri, dove si respirava meglio. Perché vi racconto questo? Cosa c'entrano i partigiani con la fabbrica, l'immigrazione e la solidarietà? Perché a chi è morto per la nostra libertà di pensiero e di azione non possiamo "consegnare" un mondo dove accoglienza, solidarietà, fratellanza, abbiano un significato diverso. Perché mi sconcerta quando sento persone, specie gli immigrati di allora o i loro figli e nipoti, manifestare insofferenza, intolleranza, e qualche volta anche odio, nei confronti di chi si porta dietro disperazione. Ci siamo forse dimenticati della sofferenza che sta alle nostre origini e pertanto non l'abbiamo trasmessa ai nostri figli e nipoti o ci è convenuto ometterla volutamente dalla nostra memoria? oerre

Il "mio" Circolo di Campi Un ricordo di Giuliana Mazzarello Battifora

“Nel 1948 fu eletta, custode del Circolo Francesco Ferrer, la mia famiglia. Eravamo però mia sorella ed io a stare dietro al banco in quanto mio padre, che lavorava alla SIAC, era già ammalato e poco aiuto ci poteva dare. Tanti sono i ricordi di quel breve periodo che mi si affollano nella mente. Il primo è legato a Giulio, fu lì che iniziò a corteggiarmi, e Tagliolini, e Ortensio a... ‘tutelarmi’. Erano loro infatti ad accertarsi che, la sera tardi quando si chiudeva il Circolo, io entrassi in casa e non mi attardassi ‘sola’ con Giulio. Avevo 17 anni e Angela 15: poco più che bambine. I ragazzi che giocavano a carte nel Circolo, tra una partita e l'altra, facevano prima ad andare a bere negli altri bar a causa della nostra poca esperienza. Dal canto nostro, ci eravamo specializzate nel conteggio della percentuale che ci spettava sulle vendite (mi pare fosse il 15%). Ad ogni caffè o liquorino che vendevamo calcolavamo il nostro spettante e ci mangiavamo l'equivalente in caramelle. Un giorno, che rivedo come fosse ieri, fu quello drammatico dell'attentato a Palmiro Togliatti. Gli antifascisti di Campi si mobilitarono addolorati, increduli e pieni di rabbia, vegliarono tutta la notte nel Circolo in attesa degli eventi. Tra loro Tagliolini e Giulio. Risento ancora la tenerezza, l'affetto e la comprensione che tutti i soci ci dimostravano. Una domenica Colli chiese il permesso a mio padre di accompagnarci al cinema, mia sorella ed io; ed ancora rivedo quel giorno di ‘quindicina’ quando gli operai, presa la busta paga, si trovarono tutti assieme all'uscita del turno delle 15 a bere. Ero sola così che Tiglio Brunasco si rimboccò le maniche e venne dietro il banco a lavarmi i bicchieri che si ammucchiavano. E così potrei continuare. Sono piccole cose ma dimostrano come la solidarietà e l'amicizia, anche nelle piccole cose, fosse profonda tra la gente di Campi”. Tratto dal libro "Campi mon amour", ideali, valori e ricordi di un quartiere. Ai cittadini di Campi va l'augurio più sincero della nostra redazione perché il loro Circolo torni a vivere e ad essere, come merita, luogo di ideali, valori e ricordi di un quartiere che molto ha dato e poco ricevuto dall'intera città. oerre

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Genova liberata, cittadini a passeggio in via xx settembre

dere ogni traccia ma essi sono ancora lì, coperti da pochi centimetri d'intonaco. Tutta la mia generazione rimasta a Cornigliano ha visto crescere la fabbrica, pianto per le numerose morti bianche, respirato veleni e difeso ad oltranza i lavoratori spesso picchiati duramente dagli "scelbini" del Reparto celere quando giustamente scioperavano per i loro diritti. Ricordo il coraggio delle donne corniglianesi che lanciavano contro la Celere dalle loro finestre ogni cosa inveendo verso l'allora commissario Curti che dirigeva le operazioni in piedi su di una camionetta, deridendolo per la sua fascia tricolore e pertanto chiamato "Il musichiere". Per chi se lo ricorda era una trasmissione televisiva di quegli anni molto seguita condotta dal bravo Mario Riva. Erano gli anni della grande immigrazione dal sud e non solo. Molte delle famiglie immigrate vivevano in bassi, anguste cantine e sottoscala, nel modo più dignitoso possibile ma con i limiti igienici determinati da spazi ristretti e dal numero delle persone che ne componevano il nucleo. Era il periodo in cui su molte case appariva un cartello con scritto "non si affitta ai meridionali"... ma era anche il periodo della grande solidarietà tra famiglie di origini e dia-

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ilCorniglianese/e-mail SE CORNIGLIANO SI MUOVE, IL LAGACCIO E’ IMMOBILE Dalla legge solo norme per ingrassare burocrazia Buongiorno direttore, grazie per aver pubblicato la mia email. Mi rendo conto che i temi della progettazione e della gestione dei lavori pubblici sono argomenti quantomeno attuali anche alla luce dei catastrofici eventi alluvionali su Genova. Il Polcevera durante l’alluvione è arrivato ad un metro dall’esondazione. Per fortuna questa volta è andata bene e si

è evitato il disastro. Tutti pensano ad alzare gli argini e probabilmente questa può essere una risposta anche efficace; tuttavia mi chiedo se i progettisti abbiano preso in considerazione anche la possibilità di dragare il letto del fiume. I benefici sarebbero molti: un costo di intervento contenuto, un lavoro piuttosto semplice da eseguire in breve tempo ma soprattutto un lavoro anche remunerativo per l'amministrazione dal momento che gli inerti ricavati possono essere venduti. Per non dire poi che il dragaggio non sarebbe soggetto alle pastoie ed alle difficoltà burocratiche degli appalti pubblici. Già, la legge sugli appalti pubblici. E' una normativa molto complessa che il legislatore sembra abbia fatto apposta per ipercautelare i burocrati e per dare lavoro agli avvocati con i contenziosi. Del lavoro vero, quello per cui ci vogliono operai e mezzi, ci siamo ormai dimenticati da tempo, basti vedere i cantieri fermi anche a causa delle chiusure per fallimento delle ditte appaltatrici. E tutto questo, paradossalmente, finisce per far male alla gente ed al territorio. Come lei saprà, sono un cittadino del

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e lettere alla redazione

Lagaccio che ancora crede, forse utopisticamente, che il mio quartiere, in stato di semi abbandono, possa riscattarsi. Al Lagaccio abbiamo solo parole ed un sacco di parolai ma, purtroppo, di concreto non succede proprio nulla, se non la libera iniziativa dei cittadini stanchi di promesse. Voi tutto sommato con Società per Cornigliano avete un soggetto pubblico che, per statuto, è dedito alla riqualifica di un quartiere che è stato stravolto dall'acciaieria, una Villa Bombrini che si conferma punto di riferimento per la realizzazione di eventi. Ricordo, ad esempio, l’ultimo che si è tenuto in ottobre e grazie al quale ho potuto ascoltare con attenzione il sindaco di Montoggio ed il presidente del parco dell’Antola. Cambiano i paesi e gli amministratori ma i problemi sono tristemente uguali per tutti. In ogni caso, a Cornigliano, anche se lentamente, qualcosa succede, mentre al Lagaccio il nulla. Grazie e a presto. G. Parodi

VIA MURATORI E IL DEGRADO Non capisco Cofferati Gentile redazione, ho letto l'articolo sul degrado di Cornigliano provocato dagli zingari presenti nella delegazione. Vorrei che leggeste le interviste rilasciate e pubblicate sul quotidiano La Stampa di domenica 26 ottobre, a pagina 15, e che vi allego. Scrivo perché come tanti cittadini "italiani" non sopporto la presenza di tali persone. Una delle interviste è rivolta al signor Sergio Cofferati che, come da ultime notizie, parteciperà alle elezioni primarie del Pd per la nomina a presidente della regione Liguria. Personalmente sono rimasto stupito di quanto dichiarato e che potrete leggere a vostra volta: ma questi politici pensano di salvaguardare i cittadini italiani oppure no? Spero di trovare menzione nel prossimo mensile con un vostro diretto commento e magari, visto che voi sicuramente riuscirete a far conoscere al

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candidato presidente, come si deve vivere avendo sul territorio certi elementi. Se fosse per me sarebbero cacciati tutti. Altro che centri di accoglienza e campi attrezzati, a nostre spese. Se lui (Cofferati) li vuole che se li porti a casa sua... O no? Distinti saluti. Lettera firmata Per capire il contesto della lettera occorre brevemente fare un passo indietro e tornare alla vicenda nata un mese fa nel comune di Borgaro (To) quando il sindaco (Pd) per risolvere una situazione oltre i limiti della legalità ha pensato di dividere la frequentazione dei bus fra residenti e rom. Intervistato, l’ex segretario della Cgil, ex sindaco di Bologna e ora candidato alle primarie liguri, Sergio Cofferati esprime perplessità sulla scelta (la divisione fra “buoni e cattivi”) ma auspica l’applicazione delle regole anche per i rom. Per Cofferati, comunque, non bisogna costringere le comunità straniere a rinunciare ad abitudini e tradizioni. Ndr.

MONUMENTO O ECOMOSTRO? Una discussa (e discutibile) opera d’arte Ho letto ne “ilCorniglianese” del luglio scorso l’articolo di Salvatore Pilotta in cui si trattava dello spostamento di

quell’orrendo monumento denominato “rumentosauro” dal Porto antico, che non l’ha mai gradito, a Cornigliano. E’ chiaramente l’ultima presa per i fondelli che le autorità comunali vogliono attuare nei confronti del nostro quartiere. L’amara riflessione è che questo “ecomostro” ben rappresenta ciò che Comune e Municipio insieme, hanno voluto fare della nostra delegazione:

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Novembre 2014  un puzzolente depuratore con tecnologie superate che raccoglie anche il liquame di Scarpino, un nuovo depuratore verso mare che lo sostituirà chissà quando, questo esistente pur sempre davanti alle nostre case, in aggiunta una centrale elettrica (ma di nuova generazione, dicono) nell’area Ilva. Ma non finisce qui: recentemente il sindaco ha lanciato la brillante idea di realizzare un impianto “biodigestore” che potrebbe sembrare - nella definizione della parola - un impianto pulito, non inquinante, insomma quasi un bel regalo al quartiere ma che altro non sarà che un trattamento di liquami e rumenta, con tutte le negative conseguenze ambientali facilmente intuibili. E dove collocare questo impianto? Ancora una volta la brillante pensata è quella di realizzarlo nella zona di Cornigliano. Nessun ente ha fatto sentire la sua voce né il Municipio né, tantomeno, la Pro Loco la cui attività a favore del quartiere appare un po’... sottotraccia, tanto che verrebbe da chiedersi cosa ci stia a fare. ilCorniglianese è stata l’unica voce libera che ci ha difesi e spero che così prosegua. Ringrazio e saluto cordialmente.

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Le figurine di Anzalone

Lettera firmata

IL COMPLEANNO DI VALENTINA Quando trovi gli auguri sul tuo giornale preferito Buongiorno a tutta la redazione del Corniglianese. Sono Valentina, scrivo per ringraziarVi per lo spazio che avete concesso al mio ragazzo per farmi gli auguri di compleanno: è stata un'idea sicuramente originale e sono contenta che gli auguri siano usciti proprio sul Corniglianese. Grazie veramente! Aggiungo i complimenti per il lavoro che svolgete con costanza per fare uscire il Corniglianese ogni mese (in casa mia non manca mai!) Grazie ancora. Saluti a tutta la redazione. Valentina Giardina

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ilCorniglianese/note È il giornale con cadenza mensile di Cornigliano Ligure senza scopo di lucro

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Copia-incolla: le ultime arrivate Come ti riscopro il Foscolo Oggi ho riscoperto un autore della nostra letteratura italiana, Ugo Foscolo. Durante i miei studi superiori “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”, per non parlare dei “Sepolcri”, mi hanno perseguitata. Ebbene sì, non è mai stato uno dei miei autori preferiti, troppo “depresso” per i miei gusti, però ho scoperto solo da poco che il Foscolo aveva dedicato una delle sue odi alla nobildonna genovese Luigia Ferrari, data in isposa a soli 17 anni al patrizio genovese Domenico Pallavicini, che cadde da cavallo sulla spiaggia tra Cornigliano e Sestri, ode che non avevo mai conosciuto. Sembra che fosse molto bella e che il Foscolo nutrisse un sentimento verso costei. Il poeta fu a Genova durante l’assedio degli austriaci tra il 1799 e il 1802. Pare che la donna fosse un’esperta cavallerizza, molto bella, e avesse scelto di cavalcare un cavallo purosangue arabo poco adatto ad essere montato da una donna. Il 30 giugno del 1799 il cavallo lanciato al galoppo disarcionò la nobildonna che cadde rovinosamente sbattendo e deturpandosi il viso su una roccia. La dama per la ver- La nobildonna genovese Luigia Pallavicini in un gogna non si fece più vedere (all’epoca non famoso ritratto d’epoca c’erano chirurghi plastici). Il Foscolo la conobbe che l’incidente era già avvenuto in occasione di un ricevimento. La Pallavicini nascondeva il viso deturpato con un velo e lui ne rimase affascinato tanto da dedicarle questa famosa ode. Non è che lui fosse proprio un adone, se corrispondono al reale i quadri che lo rappresentano, comunque questo fu un canto alla bellezza femminile idealizzata. Molto carinamente, ed è per questo che mi piace, le augura di riprendersi e di recuperare la sua bellezza. La paragona alla dea Diana che, caduta dalle pendici dell’Etna, si era ristabilita ed era diventata più bella. Come ricorda uno tra gli storici italiani più illustri, Benedetto Croce, il Foscolo ha una fantasia piena di antiche immagini di bellezza rappresentate dalle dee elleniche e inserisce la nobildonna genovese in questo mondo idealizzato. Le donne che incontra, soprattutto “quelle belle”, gli ricordavano, appunto, queste dee. Laura Nicastro

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