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53 DIRETTORE RESPONSABILE: Direttore Editoriale

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NOVEMBRE 2014

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

I NOSTRI ESPERTI in questo numero Gianfranco Puca avvocato mediatore professionista avvocato@studiolegalepuca.it

IMPRESA ASSOCIATA

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Laura Di Paolantonio dottore commercialista lauradipao@libero.it

SOMMARIO

Anna Piersanti

Dopo gli intenti le azioni

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dottoressa in dietistica a.piersanti1@virgilio.it

di Daniela Palantrani

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Quando il fatto (o la giustizia?) non sussiste

Raffaele Raiola architetto urbanista ambientale architetto.raiola@alice.it

di Mafalda Bruno

Nicola Paolo Rosetti

Territorio

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avvocato pres. giov. avvocati di Teramo avv.nicolapaolorossetti@gmail.com

Report e Democrazia

Gennaro Cozzolino

di Raffaele Raiola

avvocato magistrato onorario avv.gennarocozzolino@libero.it

Narrativa

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Novantanove

Giorgia Di Sabatino foodblogger web content editor giorgia_ds@hotmail.com

di Mila Napolitani

Musica

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psicologo cognitivo comportamentale valeriadiubaldo@yahoo.it

di Pietro Serrani

Stress da cambiamento di Pierluigi Troilo

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Valeria Di Ubaldo

Pieno di vita e... di Musica

Oro liquido di Mafalda Bruno

In Copertina: “UN TRISTE NATALE” foto free royalty from internet Le immagini contenute nel magazine rispondono alla pratica del “FAIR USE” per la divulgazione scientifica e culturale

Pierluigi Troilo ingegnere civile coach & formatore info@pierluigitroilo.com

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di Mira Carpineta Editoriale

PARLARE TACENDO mministrativamente parlando la fine dell’anno porta con sé l’obbligo dei bilanci, consuntivi e preventivi. Per quanto ci riguarda dopo aver chiesto ai nostri lettori (attraverso il sondaggio PrimaPagina cambia/cambia PrimaPagina) di esprimere giudizi e suggerimenti sul nostro giornale, abbiamo iniziato, e stiamo continuando, a realizzare ciò che ci è stato chiesto. Maggiore incisività nelle opinioni, più spazio alle tematiche economiche, politiche e sociali, e non solo sul cartaceo, ma anche incrementando l’offerta web,

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oggi più vivace che mai dal punto di vista dell’interazione. I Focus, su cui ogni mese puntiamo l’obiettivo e che rappresentano il fulcro intorno a cui ruota la nostra linea editoriale e i percorsi di lettura, sono le domande che ogni giorno ci poniamo in primis come cittadini e poi come informatori. Domande che instancabilmente poniamo a chi dovrebbe o potrebbe rispondere: politici, amministratori, responsabili, esperti. e se molti rispondono, anche entusiasticamente, molti altri declinano, sfuggono o fanno finta di dimenticare, ignorando, forse, la prima legge della comunicazione che recita: “non si può non

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comunicare” e che ognuno di noi può esprimere il proprio pensiero sia parlandone (bene o male a seconda delle personali inclinazioni) che tacendo. In questo numero di domande ne abbiamo diverse e tutte molto contingenti, tanto da farci optare per una soluzione diversa: non un Focus specifico, ma più argomenti su cui riflettere e su cui eventualmente fare dei bilanci da fine anno. Ma siccome è Natale e i regali ci piace riceverli, ma anche farne, ne troverete uno all’interno, un racconto che parla di tutti noi, dei nostri sogni, delle nostre speranze e della nostre forze. Buone feste


Letizia Marinelli e il protocollo anti violenza

DOPO GLI INTENTI LE AZIONI el corso del solo 2013, secondo un recente rapporto Eures, il fenomeno della violenza sulle donne ha mietuto una vittima ogni due giorni. Tra gli eventi per il 25 Novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, merita particolare attenzione la sottoscrizione avvenuta a L’Aquila, da parte delle Istituzioni Abruzzesi, alla presenza del Sottosegretario di Stato On. Gianpiero Bocci del Protocollo Interistuzionale per il contrasto alla violenza contro le donne. Promotrice dell’iniziativa è stata la Consigliera di parità regionale Letizia Marinelli il cui lungo percorso lavorativo è giunto a compimento con la stipula del Protocollo. Perché la sottoscrizione di questo protocollo è così importante e significa che le altre Regioni potrebbero riprenderlo come buona prassi? “La presenza del Sottosegretario On. Bocci è indice dell’attenzione che si vuole dare a questo Protocollo che è il primo nel suo genere. Il Protocollo ha seguito tutto l’iter idoneo per la firma da parte del Ministro degli Interni. Attualmente esistono delle reti antiviolenza provinciali ove ci sono solo alcuni degli attori istituzionali(Prefetture, procure, centri antiviolenza, etc.), invece,

richiamati tutti nel protocollo che è stato strutturato creando una rete Regionale. In via esemplificativa, se si presenta un caso di una donna che subisce violenza e/o maltrattamenti e bisogna attuare l’allontanamento, questo dovrà avvenire in una località diversa da dove risiede, per tutela propria e della prole. La seconda esigenza per cui necessita creare una rete regionale è quella di iniziare a misurare i casi. Il problema nella misurazione dei casi è che non esiste un osservatorio regionale, mentre per ciò che concerne la violenza necessita di approfondimenti quantitativi e qualitativi e dallo studio del fenomeno e attraverso una buona pratica integrata di prevenzione ci consente di impattare sulla cultura di “non rispetto delle donne”. Terzo fattone importante è quello di aver messo in rete - prosegue la Consigliera Marinelli, - tutte le Asl d’Abruzzo attraverso un’ulteriore protocollo. Nel Protocollo Sanità si vuole dare rilevanza al primo momento in cui la donna si presenta in Pronto Soccorso perché ha subito maltrattamenti e violenza. La strategia di sottofondo consiste nel dare alla donna che ha subito violenza, un tipo di trattamento che deve necessariamente essere differente dagli altri utenti, attenzionato al

particolare momento vissuto. Ricordiamo , secondo le statistiche, il 90% delle donne non dichiara di aver subito violenza. L’attivazione del “CODICE ROSA” all’interno del PS fa sì che la donna venga supportata, e mi permetto,“coccolata” - aggiunge la Marinelli, - nel momento stesso in cui entra e, in virtù di questo accolta, in locali differenti fino ad arrivare alla dimissione, con già un supporto operativo sul territorio. Il lavoro è importante anche perché nel corso dei tavoli di lavoro è emersa la necessità da parte dei magistrati di essere supportati con determinati esami clinici o foto che vengono effettuate dal PS e che possano servire al magistrato per poter comprendere approfonditamente i vari casi. L’unicità di ciò che abbiamo illustrato permette che, dopo una fase di sperimentazione ed eventuale implementazione, il Protocollo venga adottato come buona prassi e venga ripreso e utilizzato anche nelle altre Regioni. La violenza nella sfera privata rimane in gran parte invisibile e spesso non denunciata. – conclude Letizia Marinelli, - La violenza di genere è una vergogna per una nazione civile”.

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di Daniela Palantrani

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Vietato rassegnarsi anche LA LEGGE (NON) È UGUAL i hanno sempre insegnato, e lo abbiamo imparato per bene, che le sentenze non si discutono, men che meno prima di conoscere le motivazioni delle stesse che, manco a dirlo, non fanno mai una grinza nelle loro arzigogolate dissertazioni. Ci viene detto che i giudici sono legittimi e legittimati, persone che – salvo dimostrare il contrario – pronunciano sentenze e condanne nel rispetto rigoroso della legge; e siamo ben consci del fatto che un giudice che deve emettere una sentenza, non ha quasi mai un compito facile. Per contro, l’opinione pubblica è spesso solita reagire sull’onda dell’emozione,

dell’indignazione che parte dalla pancia, spesso senza aver letto accuratamente i capi di accusa e di difesa. Imparata dunque per bene la lezioncina sulle sentenze e su chi le pronuncia, occorre però che qualcuno spieghi ai familiari delle vittime del terremoto de L’Aquila l’assoluzione di scienziati e sismologi che, d’accordo, non hanno la palla di vetro per avvisarci se e quando avverrà un terremoto, ma arrivano a suggerire di restarsene a casa, chè tanto non si corre alcun pericolo immediato - ma di quali Grandi Rischi si occupano? Di quelli reali o di quelli presunti? - Occorre che qualcuno spieghi a Ilaria Cucchi come mai il fratello è entrato sano, con i suoi piedi, in una

caserma per poi uscirne orizzontale, da cadavere cianotico. Se dovessimo associare un aggettivo alla parola “stragi”, a molti italiani verrebbe automatico aggiungere “impunite”. Non si giudichi dunque così strano e incivile provare un senso di avversione per l’andazzo della giustizia italiana. Se i panni sporchi dobbiamo lavarli in casa sarebbe quantomeno ingenuo non essere a conoscenza che leggi, dispositivi e circolari vengono spesso manipolate ad arte per bloccare e rallentare indagini e processi. E farli cadere in prescrizione. Ci si può meravigliare che le conseguenze siano poi di poca fiducia nelle istituzioni preposte, indignazione

Incontro con la Senatrice Stefania Pezzopane

RICOSTRUIRE …LA GIUSTIZIA


se… LE PER TUTTI… I GIUDICI verso impunità ed illegalità? Per quale recondito motivo un cittadino si deve sentire incoraggiato a sporgere denuncia contro qualcuno, se già sa che non otterrà mai giustizia, o se la otterrà sarà solo dopo anni di dibattiti, processi e rinvii sine die? Siamo sommersi da “cold cases” irrisolti, in attesa eterna che la parola “verità” arrivi a lenire, almeno in parte, il dolore delle persone che reclamano giustizia. Quante volte capita poi che al danno si aggiunga la beffa? E’ notizia recente la condanna a 36 anni di carcere di un comandante coreano, reo di aver abbandonato il traghetto che, affondando, ha causato la morte di 300 studenti. Sono bastati sette mesi per

accertare la responsabilità ed emettere una sentenza. Da noi, questa è l’Italia bellezza, il buon Schettino, a tre anni dal disastro, è ancora da stabilire (con calma eh?) se sia colpevole o meno, mentre impartisce lezioni a studenti universitari ed è diventata la star dei rotocalchi con la sua abbronzatura da guappo. Oggi la carta d’identità della macchina giudiziaria italiana è targata “così è se vi pare”: persone colte ma riverse su sé stesse e sul loro potere, riluttanti a riconoscere i propri errori e correggerli. Mal disposti ad accettare che anche su di loro intervengano tagli e sacrifici che pure vengono chiesti alla nazione intera. Ridurre i loro stipendi o i giorni di ferie? Ma stiamo scherzando?

E allora, e allora... ci si lasci almeno l’indignazione, siamo tutti familiari delle vittime del sisma aquilano, siamo tutti vittime del disastro Concordia, siamo tutti Ilaria Cucchi e siamo tutti parenti dei deceduti per le recenti alluvioni a Genova e Carrara. E comunque sia chiaro che, senza voler essere forcaioli a prescindere, e con i modesti mezzi di cui ognuno di noi può disporre, davanti a questi scempi ingiusti senza risposte, la parola rassegnazione viene energicamente bandita dal nostro vocabolario. Ma non possiamo esimerci dal porci una domanda: potremo mai smettere di doverci vergognare di essere italiani?

bruzzese verace, senatrice, vicepresidente della Giunta elezioni e immunità parlamentari, componente Commissione Lavoro e Previdenza sociale, e della Commissione Questioni regionali presso il Senato della Repubblica, Stefania Pezzopane spiega quali sono i progetti in predicato per la ripresa della nostra regione. Lei si sta occupando dello Sblocca Italia che interesserà sicuramente la ricostruzione aquilana portando 250 milioni di euro per L’Aquila, ma ci sono situazioni di emergenza anche in altre province abruzzesi, dai comuni della costa a quelli montani, senza dimenticare che anche i comuni del cratere attendono ancora delle risposte. Cosa può dirci in merito? “Indubbiamente lo ‘Sblocca Italia’ è uno dei tanti strumenti che il Governo sta adottando per le numerose

emergenze. Vi sono risorse anche per diverse situazioni e territori. In realtà lo ‘Sblocca Italia’ al Senato è arrivato con il voto di fiducia, quindi, più di me hanno potuto operare i deputati in quanto il dibattito si è svolto prevalentemente alla Camera. E’ evidente che tra i tanti cantieri che occorre sbloccare ci sono i cantieri della ricostruzione, con risorse che non andranno solo a L’Aquila ma anche ai comuni del cratere. La notizia importante è quella della Legge di Stabilità, dove di fondi ce ne sono molti di più. I 250milioni euro sono solo per sopperire alle mancanze del 2014, mentre, nel periodo 2015-2018 sarà la Legge di stabilità a provvedere a tutte le esigenze della ricostruzione privata in ogni luogo ove ci sia necessità”. Assolti i componenti della commissione Grandi Rischi per il mancato allerta del terremoto. La giustizia appare “schizofrenica”: condanna in primo grado e assolve in appello. Cosa che ne pensa? Stessi

documenti, stesse leggi, ma per un giudice significano colpevolezza per un altro giudice innocenza. La Legge in Italia è un’opinione? “Io come migliaia di cittadini della nostra regione, in particolare i famigliari delle tante vittime del terremoto, sono rimasta sconvolta e sconcertata. L’Italia è un paese garantista. Ci sono tre gradi di giudizio ed è evidente che a volte possono emergere delle contraddizioni tra i diversi gradi. Qui siamo di fronte ad un ribaltamento pressoché totale della sentenza di primo grado che era una sentenza molto equilibrata e che sostanzialmente evidenziava le responsabilità in capo alla Commissione Grandi Rischi. Responsabilità definite che, non erano quelle spesso usate nel dibattito falsato che si fa su questi argomenti. Nessuno chiedeva che si prevedessero i terremoti e che si dicesse l’ora e il giorno. Si è contestato che la Commissione abbia spudoratamente rassicurato la

di Mafalda Bruno

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popolazione che è stata indotta a cambiare i propri comportamenti. Ho proposto e sto definendo un’iniziativa legislativa per costituire una commissione d’inchiesta che faccia chiarezza su quello che avvenne in quei giorni e sulla correttezza di comportamento della Commissione Grandi Rischi. Nella sentenza di secondo grado c’è un condannato che è De Bernardinis, il vice di Bertolaso, che diventa il capro espiatorio della situazione, come se gli scienziati e tutti i componenti la commissione non avessero alcuna responsabilità. Questo rende la Sentenza ancora più contraddittoria. Di fatto, ammette che ci sono delle responsabilità penali e le riconduce tutte in capo e De Bernardinis, come se chi aveva dato le notizie a De Bernardinis non abbia nessuna responsabilità. “Il fatto non sussiste” è la frase, comparsa nei giorni scorsi, sulle maglie dei giocatori de L’Aquila Rugby che sono testimoni di un dolore

e di tanta amarezza”. Le sembra che siano maturi i tempi per una donna alla Presidenza della Repubblica? “Assolutamente si!”. Chi proporrebbe? “Non mi sento di fare nomi ma credo che così come donne capaci si stanno facendo valere alla Presidenza della Camera e in importanti Ministeri, ci possa essere la possibilità di una donna alla Presidenza della Repubblica. Abbiamo superato tanti retaggi e tante arretratezze e sarebbe un grande segnale”. Se mi consente concluderei con una nota di colore. A quando la data delle nozze? “E’ ancora prematuro parlarne – conclude la Senatrice con un simpatico sorriso, - per il momento siamo una coppia che sta vivendo una storia importante, forse con un eccesso di attenzione attorno, non sempre simpatica. Daremo tempo al tempo e decideremo con serenità”. di Daniela Palantrani

L’Aquila e la sentenza sulla Commissione Grandi Rischi

Quando il fatto (o la gi tterranno mai, i parenti delle 309 vittime del sisma 2009 de L’Aquila una parziale giustizia per quelle morti che hanno “scaragnato” (graffiato ndr) le loro vite e le loro case? Come può bastare la sbrigativa “scusa” che gli imputati sono scienziati e quindi non responsabili? “Il fatto non sussiste”. Ah no? E come dobbiamo chiamare una città ridotta in macerie, privata di 309 suoi abitanti? Fatalità, fattaccio, destino avverso? Sono questi gli interrogativi che tutti gli abruzzesi, aquilani in primis, si stanno ponendo a pochi giorni dalla sentenza che vede assolti Giulio Selvaggi, Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Claudio Eva

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ustizia?) non sussiste e Gian Michele Calvi. Una sola condanna: per De Bernardinis condannato a due anni, in relazione alla morte di 13 persone. Per cercare di capire qual è ora lo stato dei fatti, e quali saranno le conseguenze della sentenza, ne abbiamo parlato con l’avvocato Wania Della Vigna, nata ad Arsita (TE) dove svolge la professione forense. Avvocato, ma dunque L’Aquila deve rassegnarsi all’ineluttabilità della sentenza? Come avvocato rispetto le Sentenze, rispetto l’Autorità Giudiziaria che l’ha emessa. Però, questo, non mi esime dal diritto di criticare la sentenza e di esprimere tutto il mio disappunto, la mia non condivisione e la mia contestazione. Pertanto, nessuna rassegnazione e con piena fiducia nel nostro sistema giudiziario,

appena avrò letto le motivazioni, porrò le censure alla valutazione della Suprema Corte di Cassazione. Come “figlia di questa terra”, invece, ritengo che questa Sentenza abbia spento ogni fonte di luce su una città e su un territorio già devastato e martoriato il 6 aprile 2009; una città che si sente ancora una volta abbandonata dallo Stato. Io credo che L’Aquila saprà reagire nel modo giusto, in modo pacifico, facendo sentire la sua voce, per reclamare i propri diritti e per far valere la Giustizia. Possibile che 309 vittime non hanno fatto ravvisare alcun reato di Grandi Rischi nel rassicurare gli aquilani contro ogni logica? Dagli elementi di prova raccolti in sede di indagini e dalla ampia, approfondita, esaustiva e puntuale

attività istruttoria, condotta con rigore e determinazione dal Giudice del Tribunale di L’Aquila, è stata pienamente provata la penale responsabilità degli imputati in ordine ai reati loro ascritti. La ricostruzione dei fatti, l’immenso materiale probatorio raccolto, il rigoroso approfondimento del nesso di causalità sono stati tutti oggetto della profonda ed esaustiva sentenza del Tribunale di L’Aquila, nelle circa mille pagine di motivazioni. Il Tribunale di L’Aquila, nella persona del Giudice monocratico Dott. Marco Billi, con rigorosa attenzione, grande equilibrio, autorevolezza e determinazione, ha approfondito tutti gli atti di indagini, ha ascoltato i numerosi testimoni che, a vario titolo, sono stati escussi nel corso della lunga istruttoria dibattimentale, ha

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ascoltato i periti che hanno redatto i numerosi elaborati versati in atti. Anche l’ufficio della Procura nel giudizio di primo grado, rappresentato dal compianto Dott. Rossini e dal dott. Fabio Picuti, ha fatto un lavoro enorme, condotto sempre con grande scrupolo, rigore, profondità, mai con preconcetti, mai con riserve mentali, ma garantendo l’effettiva ricerca della verità, nella sua piena funzione di “parte processuale” e ci ha consegnato il ruolo autorevole della funzione dell’ufficio del Pubblico Ministero. La sentenza del Tribunale di L’Aquila, facendo forza sull’enorme materiale probatorio e su quanto acquisito nel corso della lunga attività istruttoria ci aveva consegnato una verità: la morte di tante persone, il ferimento di tante altre non sono la conseguenza della forza naturale del sisma, o perlomeno solo di essa, ma sono la conseguenza della condotta umana, negligente imperita e sprezzante delle leggi. La sentenza del Tribunale di L’Aquila

pronunciava la condanna degli imputati per i reati di cui agli artt. 81, 113, 589 e 590 c.p.. Secondo la Sentenza di primo grado, gli imputati - in qualità di componenti della Commissione Nazionale per la previsione e la prevenzione dei Grandi Rischi, riunitasi a L’Aquila il 31 marzo 2009 con l’obiettivo di fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull’attività sismica in atto nel territorio aquilano dal giugno 2008- hanno cagionato la morte di 29 persone e il ferimento di altre 4, avendole indotte a rimanere in casa per colpa consistita in negligenza, imprudenza ed imperizia, nonché in violazione degli artt. 2, 3, 9 l. 24 febbraio 1992, n. 225, degli artt. 5 e 7-bis l. 9 novembre 2001, n. 401, dell’art. 4 l. 26 gennaio 2006, n. 21, dell’art. 3 d.P.C.M. 3 aprile 2006, n. 23582 e della normativa generale della l. 7 giugno 2000, n. 150 in materia di disciplina delle attività di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni. Inoltre, sempre i n

occasione di detta riunione gli imputati hanno effettuato una valutazione dei rischi approssimativa, generica e inefficace, se confrontata con quanto disposto dal legislatore in materia di previsione e prevenzione e fornendo - sia attraverso le dichiarazioni agli organi di informazione che con la redazione di un verbale - al Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, all’Assessore Regionale alla Protezione Civile Daniela Stati, al Sindaco dell’Aquila e alla cittadinanza tutta “informazioni incomplete, imprecise e contraddittorie” sulla natura, le cause, la pericolosità e i futuri sviluppi dell’attività sismica in esame. La conseguenza di tale comportamento da parte dei Componenti della commissione Grandi Rischi è stata quella di aver vanificato le finalità di tutela dei beni della vita, degli insediamenti e dell’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi od altri grandi eventi. Il Tribunale di L’Aquila aveva giustamente ritenuto che gli imputati avessero colposamente violato le norme cautelari nonché gli obblighi specifici previsti nelle leggi istitutive della Protezione Civile e della Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi. La Sentenza di Appello, invece, smentisce tutto e afferma che “il fatto non sussiste”. Leggeremo le motivazioni. La lettura delle motivazioni della sentenza, riuscirà a squarciare qualche velo che dia un senso di giustizia a questa vicenda? Come ho già detto, io dissento fortemente nei confronti di questa sentenza di appello. Le motivazioni, qualunque esse siano, non potranno essere convincenti, né dare una parvenza di giustizia a questa vicenda. Ripeto, la Sentenza merita rispetto, ma a mio modesto parere, non rende giustizia a tutti coloro che hanno perso la vita, ai loro familiari, ai sopravvissuti alla tragedia, a tutti gli aquilani. Quale sarà, se ci sarà, la prossima mossa per cercare almeno di far emergere, e punire, le responsabilità di questo disastro incancellabile? Il nostro ordinamento prevede, come ultimo mezzo di impugnazione il ricorso per Cassazione. Questo sarà il nostro ultimo percorso giudiziario per tentare di ristabilire la Verità. di Mafalda Bruno

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DOMANDE DI CONTRIBUTO ANNO 2015

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La Fondazione Tercas, nell’Anno 2015, provvederà alla valutazione di Progetti esclusivamente nei seguenti ambiti di attività: Musica, Teatro e altre Attività Culturali Volontariato, Filantropia e Beneficenza Educazione, Istruzione e Formazione Saranno oggetto di valutazione esclusivamente le Domande di Contributo presentate mediante compilazione dei Modelli disponibili, insieme agli Avvisi, nell’area: Richiedere Un Contributo del Sito Internet www.fondazionetercas.it ed inviate telematicamente entro il giorno

lunedì 22 dicembre 2014 All’invio telematico dovrà seguire l’invio dei documenti in originale, mediante: posta raccomandata entro il giorno mercoledì 7 gennaio 2015; oppure consegna manuale, entro ore 12.00 del giorno mercoledì 7 gennaio 2015. NON SARANNO RITENUTE VALIDE E NON SARANNO PERTANTO OGGETTO DI VALUTAZIONE LE DOMANDE NON PERVENUTE SECONDO LE SUDDETTE MODALITÀ

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RESTAURAZION

La risposta dei sindacati alle polit

a crisi che vive il nostro paese si manifesta sempre di più come un intreccio inestricabile tra degrado sociale, politico e morale. Risulta oggi sempre più odiosa e grave la contraddizione tra l’aggravarsi delle condizioni di vita di milioni di lavoratori e la degenerazione morale delle nostre classi dirigenti che, nell’accrescere i loro profitti, si sono rivelate maestri del malaffare, sottraendo importanti risorse allo sviluppo economico del nostro paese. In questi anni la distanza tra cittadini e istituzioni è aumentata a dismisura, anche perché, io credo, il lavoro è uscito definitivamente dalla sfera Costituzionale e, come dimostrano le ultime vertenze industriali, è rientrato prepotentemente sotto il

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controllo e l’egemonia del padronato. Ciò è accaduto, lo dico con molta amarezza, perché il renzismo (non molto diverso dal berlusconismo) che sta governando con autoritarismo il paese insieme alle destre, ha cancellato definitivamente l’orizzonte dei valori fondativi della sinistra. Per capire la gravità di ciò che sta avvenendo, basta ascoltare ciò che dicono il premier stesso e i ministri del suo governo. Si capisce, dal loro linguaggio, che siamo in presenza di una profonda restaurazione che si accompagna anche a quella mutazione antropologica nella sfera sociale denunciata da Pasolini agli inizi degli anni settanta dello scorso secolo. Proprio per questo trovo terribilmente insopportabile il fatto che insieme al lavoro siano stati annullati anche i diritti conquistati dal movimento operaio

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italiano nel dopoguerra. Ed io che vivo nel Mezzogiorno, in una situazione sempre più drammatica sul piano produttivo e occupazionale, aggiungo solo che il Sud non è mai entrato nell’agenda politica di questo governo. I recenti dati dello Svimez sono lì a dimostrarlo. Le proteste che hanno coinvolto lavoratori del nord e del sud, studenti, disoccupati, pensionati in difesa della carta costituzionale, della legalità e della democrazia, sono un buon segnale. E l’attacco delle forze dell’ordine, ai tanti lavoratori in lotta in questi giorni, ci parla ancora di una democrazia negata, di un paese che arretra sul terreno della civiltà del diritto, di un potere violento che vuol riportare indietro di decine di anni la classe operaia italiana. Ma non


NE? NO GRAZIE!

tiche del lavoro del governo Renzi ci riusciranno. E’ possibile recuperare un rapporto tra il nostro mondo e chi dovrebbe rappresentarlo, anche se negli ultimi anni si è notevolmente deteriorato e indebolito; è ancora possibile cambiare perché ci sono forze che vogliono battersi per un paese diverso dal punto di vista democratico e civile. Il movimento operaio, che sta pagando il prezzo più violento della crisi, non è disposto a cedere sui principi fondanti della nostra democrazia nè ad accettare l’odioso scambio dirittioccupazione. Questo perché sa che, gli attacchi alla Costituzione, corrispondono alla cancellazione dei diritti nei luoghi di lavoro, l’aumento della precarietà, il peggioramento delle condizioni materiali dei singoli lavoratori, lo snaturamento

del sindacato, sia quello subalterno alle logiche padronali, che quello alternativo alle logiche conservatrici dell’Europa, del governo e del padronato italiano. Con la messa in discussione dello spirito di tutta la legislazione del lavoro, a partire dalle violente contro riforme ( Pacchetto Treu, Legge Biagi, Art.8, Riforma Fornero, Jobs Act), è cresciuta via via una società sempre più autoritaria, reazionaria, che ha frantumato la nostra comunità e mutato il nostro orizzonte culturale, alimentando pericolosi razzismi di segno diverso, come è accaduto a Bologna e Roma in questi ultimi giorni. Come Fiom, in questi anni, abbiamo sempre lottato per la difesa dei Diritti dovunque essi siano stati violati e negati; siamo scesi in campo per i diritti e la democrazia contro un padrone violento

che ha utilizzato i governi (compreso Renzi, il più pericoloso di tutti) per saldare definitivamente i conti col movimento operaio italiano. In questa battaglia di civiltà, alla Fiat abbiamo avuto al nostro fianco solo la sinistra alternativa. Per questo penso sia possibile ripartire uniti contro le politiche del governo Renzi. C’è un’ansia di libertà che i conservatorismi dell’Europa non riusciranno mai ad arrestare. Noi abbiamo il compito di ridare una speranza a milioni di lavoratori umiliati nella loro dignità. Possiamo invertire la tendenza al declino solo se riusciremo a mobilitare tutte quelle forze che continuano a pagare sulla propria pelle le sciagurate politiche reazionarie del di Antonio Di Lucapaese. governo di questo

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Fiom - Pomigliano

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Il linguaggio incomprensibile degli economisti opo una riunione del consiglio della BCE, dove si è discusso sulle misure da adottare per aiutare i paesi europei in questo periodo di grande crisi economica, il governatore della Banca Centrale Europea (BCE) Mario Draghi ne ha parlato in conferenza stampa a tutti i quotidiani, che ne hanno riportato lo stesso linguaggio tecnico. E’ noto che gli argomenti di economia sono sempre trattati con un linguaggio tecnico e un frasario poco comprensibile anche per gli addetti ai lavori. L’uomo “della strada” in genere rinuncia a capire detti argomenti anche se, nella maggior parte dei casi, si comprendono avendo dimestichezza con le quattro operazioni fondamentali dell’aritmetica. Così può capitare di assistere ad un dialogo come quello che segue,tra due amici, Antonio e Stefano, in un bar : “Antonio inizia a sfogliare il giornale ed

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Il consiglio della BCE all’unanimità è concorde nel voler adottare ulteriori misure non convenzionali è interessato agli articoli che trattano i problemi della crisi economica. Egli si ritiene un incompetente di problemi economici, ma è testardo e vorrebbe capirci qualcosa, mentre Stefano è laureato in economia e sostiene di essere un esperto.Antonio, leggendo l’articolo della conferenza di Draghi, chiede a Stefano qualche chiarimento. Antonio: “La BCE non molla.” Perché non molla? Che cosa significa che non molla? Significa forse che se Draghi non molla, l’Italia e

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i Paesi Europei - penso alla povera Grecia che sta peggio di noi - avranno grandi benefici e forse usciranno dalla crisi economica? Stefano: Draghi questo non l’ha detto, forse per eccesso di prudenza o forse per qualche altra ragione. Mi ha raccontato un amico, che vanta amicizie nell’alta finanza, al quale hanno raccontato a sua volta che un infiltrato alla cena, tenutasi in occasione della riunione del consiglio della BCE, ha riferito che uno dei commensali - di quelli che più contano, non del tutto sobrio - ad un certo punto del convivio, ha invitato tutti con il bicchiere in mano a fare un brindisi al grido di: “boia chi molla!!”. Draghi, molto colpito da questa frase, pare che abbia confessato a uno dei suoi più stretti collaboratori l’opportunità assoluta di raccogliere l’invito di non mollare, per evitare di essere scoperti. Antonio: “Il consiglio della BCE all’unanimità è concorde nel voler adottare ulteriori misure non convenzionali, qualora l’inflazione dovesse rimanere troppo bassa per troppo tempo”. Quali saranno queste misure non convenzionali? E poi se Draghi ha detto “ulteriori misure” significa che queste vanno ad aggiungersi alle altre già adottate - quindi già note - e che non avrebbero bisogno di essere spiegate? O forse, se siamo arrivati a questo punto della crisi,queste misure già sperimentate non hanno prodotto i risultati promessi? Stefano: Continua a leggere, forse la spiegazione la troverai più avanti. Antonio: “La BCE ha diversi strumenti a di-


sposizione escluso il finanziamento monetario, perché deve rimanere fedele al proprio mandato”. Quali saranno questi strumenti e qual è il mandato a cui Draghi deve tener fede? Questa frase di essere fedele, se pur a un mandato, non mi piace perché mi fa pensare alla fedeltà di un cane al proprio padrone. Stefano: La BCE deve rispettare i trattati europei, i quali affermano chiaramente che la BCE stessa opera in assoluta autonomia e nessuno stato membro dell’unione può interferire sul suo operato. Questa è una “grande responsabilità” che la BCE si assume da sola; tutte le conseguenze negative delle decisioni che prende possono ricadere su di sé perché, caro mio, l’autonomia è una cosa bella, ma è costosa! Continua a leggere, capirai meglio più avanti. Antonio: Hai ragione! Qui c’è scritto che ci sono altri organismi esterni che ogni giorno suggeriscono le misure non convenzionali che Draghi dovrebbe adottare. L’Ocse dice che la BCE deve espandere lo stimolo monetario e impegnarsi per un acquisto consistente di “asset” (quantitative easing). Che significa espandere lo stimolo monetario? Io non so che cos’è un “asset” e tanto meno so che cos’è il “quantitative easing”, ma ho capito che la BCE deve comprare qualcosa di molto grande. Provo a indovinare: la BCE do-

vrà acquistare buona parte dei beni agricoli e industriali dell’unione, per scambiarli con materie prime (quali petrolio, carbone, metalli ecc.) dei paesi extra-europei. Così facendo, i cittadini europei si ritroveranno in tasca denaro fresco che farà aumentare i consumi e risollevare l’economia. Ma che dico, non è possibile! La BCE non è mica un commerciante all’ingrosso; ma allora cosa compra? Stefano: Certo che sei proprio ignorante!

La banca centrale non è un istituto di beneficenza “Asset” e “quantitative easing” sono termini tecnici. La BCE deve acquistare titoli dagli Stati, quelli che in Italia si chiamano buoni del tesoro (BOT). In altre parole la BCE prende possesso dei titoli, dando in cambio la moneta che, messa in circolazione, favorirà la ripresa economica.Antonio: Senza citare questi termini difficili, usati da voi economisti, in pratica si tratta di mettere del denaro in circolazione. Ma la BCE dove li prende gli euro per acquistare i titoli? Stefano: Non sai che la BCE è la Banca Centrale di Emissione? E’ colei che fa stampare la moneta dalla tipo-

grafia, oppure la emette digitalmente battendo dei tasti su un computer. Antonio: Ma allora la banca di emissione può emettere tutta la moneta che vuole. Non gli costa niente. Dei titoli cosa se ne fa? Stefano: Ma allora non capisci proprio niente! La banca centrale non è un istituto di beneficenza, anche perché i suoi azionisti sono dei banchieri privati. I titoli di stato hanno una scadenza e, a tale data, la banca centrale si riprende i soldi, oltre agli interessi stabiliti; i titoli, come le cambiali, sono restituiti ai debitori: gli azionisti privati della banca centrale si dividono gli utili derivanti dall’operazione. Antonio: Adesso è tutto chiaro. Non capisco però perché lo Stato, invece di emettere titoli, non emette direttamente la moneta. Eviterebbe di indebitarsi senza avere il grande fardello del debito pubblico, o no? Stefano: Ricordati che il debito è il motore dell’economia, anche se può ridurre l’uomo alla schiavitù; con questo sistema gli azionisti delle banche centrali realizzano enormi profitti senza nemmeno pagare le tasse, a pensarci viene una depressione irreversibile. Antonio: E allora non voglio leggere più niente. Prendiamoci l’aperitivo. Stefano: D’accordo! Prendiamoci l’aperitivo e parliamo di donne.

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di Serafino Pulcini

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E’ buona regola che “di ogni assemblea pubblica venga redatto sempre un report, ovvero un verbale, in cui siano riportati fedelmente gli interventi di tutti i cittadini che vi partecipano e che costituiscono l’assemblea del Quartiere”

REPORT

E DEMOCRAZIA certamente più conosciuto il termine “report” in campo giornalistico. Alla parola inglese “report” corrispondono tanti significati, come: “resoconto, racconto, relazione, rapporto, verbale” significati questi che definiscono il complesso procedimento di verbalizzazione degli interventi dei partecipanti ad una pubblica assemblea, che rappresentano i soggetti attivi, ovvero coloro che hanno il compito di esaminare, valutare e deliberare. Tutti sanno che per ogni riunione di condominio, o per ogni riunione di un’assise istituzionale si redige un verbale. Perché dunque quando si svolge un’assemblea con i cittadini non dovrebbe essere redatto un report? Ma come si redigere un report? Di norma si redige per riportare in esso tutti gli interventi che hanno dato vita al dibattito, per valutare le opinioni a favore o contro dei singoli cittadini ad un provvedimento che si intende adottare in sede assembleare. L’assemblea dei cittadini può essere informativa o deliberativa e deve svolgersi secondo il vecchio e dimenticato “metodo democratico”

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(art. 49 della Costituzione). E’ buona norma che quando viene convocata un’assemblea il cittadino sappia se essa ha solo l’obiettivo di informare la popolazione su iniziative, provvedimenti, eventi predisposti e/o organizzati da una pubblica amministrazione o da altro ente pubblico. Se il cittadino viene convocato per partecipare ad una assemblea deliberativa deve conoscere l’Ordine del giorno e preliminarmente essere ammesso a visionare gli atti oggetto di dibattito, per essere messo nella condizione di discutere ed esprimere il proprio voto a favore o contrario all’atto deliberativo proposto come soluzione del problema oggetto della discussione. L’Assemblea cittadina con l’atto deliberativo esprime semplicemente un parere, svolge prevalentemente un’attività di tipo consultivo e/o propositivo, presupposto che altri organismi istituzionali e/o di gestione decidono. Il prof. Carlo DI MARCO presidente dell’Associazione DEMOS durante i corsi di formazione per facilitatori della democrazia partecipativa va ripetendo

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che “di ogni assemblea pubblica deve essere sempre redatto un report da cui chiunque ne abbia interesse possa dedurre:        

ordine del giorno dell’assemblea svolta; regole e modalità di svolgimento dell’assemblea; numero di persone presenti; numero di interventi effettuati (con i nominativi di chi interviene); deliberazione assunta (nel caso dell’assemblea deliberativa): certificazione dei votanti aventi diritti all’ingresso; numero di voti favorevoli, contrari e astenuti; eventuali nominativi (su richiesta) degli astenuti e dei contrari.”

Il reporter è uno dei facilitatori presenti che si dedica solo al report di assemblea. Non interviene mai nel merito dell’ordine del giorno perché per garantire una corretta verbalizzazione occorre prestare particolare attenzione e concentrazione. di Raffaele Raiola


MILA NAPOLITANI Nata a Teramo, il 28-09-1990 dove vive.

Studi classici, frequenta la Facoltà di Medicina dell’Università dell’Aquila. sportiva e sensibile alle tematiche sociali, le sue passioni sono la lettura e la...scrittura

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-Luca, hai visto Sandro? -Chiara, dovresti smetterla. -Ma smetterla di fare cosa? Stavo prendendo una birra e lui era fermo fuori ad aspettarmi. -Dovresti smettere di pensare che ogni volta sia lì ad aspettarti. Sei ubriaca per caso? -No. -Io credo di sì. Torna a casa. -Va bene, credo che sia tu quello ubriaco qui. -Si, credi ciò che vuoi. Ormai ogni giovedì ti riesce meglio. È ancora giovedì. Un giorno che suona come una scusa. La scusa per cambiare abitudini, per ritrovarsi al solito angolo dei Quattro Cantoni. Così tanta gente immobile col bicchiere in mano e mille frasi in bocca, a guardarsi senza comprendersi. Ma c’è ancora chi si prende il lusso di camminare. Perché ha paura di fermarsi e di infrangersi nelle vetrine rotte.

Era qui che Chiara aveva scelto di perdersi a giorni alterni, lungo i corridoi dell’Accademia di Belle Arti in Via Leonardo Da Vinci. A Milano era sola. Voleva solo andare via per farsi chiamare con un altro nome e dimostrare ai suoi 19 anni che poteva sfidarli quanto voleva. Era un eterno fuggire, dalle false ambizioni e dai discorsi sterili di sua madre sul futuro. A seguirla c’era Sandro. L’eterno amico d’infanzia che aveva lasciato il posto ad un amore improvvisato. “Perché L’Aquila?” Domandava perplesso. “In ogni caso, vengo con te.” Ribadiva. Sugli annunci degli affitti appesi al terminal, avevano riposto le speranze da condividere a suon di metri quadri. Un letto spaccato a metà per litigare meglio. Nel Settembre del 2008, appena arrivati, avevano voglia di scoprire la città e le sue abitudini. Uscivano ogni sera. Si baciavano ad ogni crocevia, si tendevano le mani a Colle Maggio e saltellavano nella ghiaia del Parco del Sole. Ma in una notte di primavera, un frastuono di vento misto

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a tuoni li svegliò per sempre. In piedi al centro della stanza, con lo stesso buio in fondo agli occhi. Il cuore ai piedi del letto e un nodo in gola a smorzare un urlo. Chiara ha affrontato l’intero anno seguente con la fretta di vivere. E’ rimasta per non dover raccontare la paura, per non affondare nei ricordi. Lei e Sandro non hanno più parlato da quella notte. Non hanno più parlato di com’erano. L’anno seguente, Chiara si era imposta di uscire ogni sera, di baciare Sandro ad ogni crocevia e di tendergli ancora la mano a Colle Maggio. Oltre questo, voleva riconsegnare la luce al centro, pur se disabitato. Voleva raccogliere le anime rimaste, chiuderle in un barattolo e riconsegnarle una per una, posizionandole nelle fessure dei portoni socchiusi. Credeva nella sua missione di restauro dei cuori e di salvaguardia degli occhi. Voleva ricostruire L’Aquila, almeno nella sua testa. Sentiva piangere la città, ma sempre al buio e solo con asfaltatrici e trapani che coprissero i singhiozzi. Aveva tenuto addosso quell’odore di sanpietrini, per quella volta in cui si è lasciata andare ai piedi dell’asfalto. In quella notte che esplodeva in mezzo al cielo con l’urlo straziante della cupola di Santa Maria del Suffragio. L’Aquila è l’unica casa che vuole ricordare. E’ la sua voglia di ripartire senza padri e madri. E’ la città che l’ha accolta, che l’ha cullata con dieci gradi sotto zero, che l’ha stordita d’amore e di buon vino. E i puntelli di San Bernardino le raccontano di com’era bella L’Aquila alle sei di sera, con il sole che si spegneva piano dietro la vallata. Adesso che regala altri profili e riflette l’immagine di quello che non rappresenta, mantiene incontrastato quell’istinto a mostrarsi imponente di fronte a qualsiasi catastrofe. Era quello che Chiara aveva deciso di ammirare. Era quello in cui voleva credere, ora. Come ogni sera, da un anno a questa parte, voleva che Sandro la accompagnasse in centro. “Chiara, sono stanco. Stanco di assecondare i tuoi rimpianti e di correre dietro ai tuoi rimorsi. Non vedi che non c’è nessun miracolo? Né a Colle Maggio, né in Piazza Duomo. Nemmeno per me c’è stato. Via XX Settembre è spenta, la nostra casa è buia. Noi siamo morti. E tu continui a voler restare, costringendo anche me, fin quando non ti deciderai a lasciarmi andare.” Le parole di Sandro risuonavano in dissonanza dentro di lei mentre percorreva i vicoli. Si sporcava col pensiero che lui avesse ragione. Poi ritrattava quell’ipotesi. Lei non era morta. Ma era stanca anche lei di quei portici sospesi nel buio.

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Di quei puntelli provvisori. Dei dettagli lasciati ad ammuffire. Dello spreco, cosi come del devasto. Dei sanpietrini divelti accumulati ai bordi delle vie. Delle erbacce. Dei lavori in corso nel luoghi sacri. Dei cartelli che vietavano gli accessi. Dei negozi trasferiti e delle campane date in pasto alla polvere. Eppure è l’aria di una terra che rinasce, che sfida il suo destino e crede nel possibile. E’ una conca di speranze riposte in cantiere, in attesa di un segnale di avvio che le apra le porte. Tornata a casa, Chiara si stese nel letto accanto a Sandro. Allungò la mano per toccargli il braccio. E quello che non sentì ebbe il sopravvento. Decise di farla finita una volta per tutte. Aveva condiviso troppo a lungo con lui quel distacco che la rendeva orfana di calore e di abbracci a lungo termine. Ma voleva parlargli ancora una volta, l’ultima possibile: -Tu sei ciò che penso quando il resto mi parla d’amore. Ti sei arreso senza nemmeno guardarmi in faccia. Hai raccolto le tue cose da terra e mi hai detto di scappare. Mi hai mandato a morire nella terra dei vivi. Ti sei appropriato dei miei ricordi. E ora non vedo più il presente. Questa città ci ha scavato un buco dentro. Dovevamo caderci insieme. Adesso ogni giovedì ti vedo fuori dai locali ad aspettarmi mentre prendo da bere. Non so più distinguere la tua sagoma fra tante. Ora per me sei chiunque. Quella notte mi hai lasciata sola a correre lungo Via XX Settembre. Mi hai detto di continuare fino a farmi mancare il fiato. Non sei mai uscito da quella stanza. E adesso sono ancora qui a chiedermi come sarebbe stato se tu mi avessi permesso di arrendermi con te. Per Sandro, la vittoria era lasciare viva Chiara quella notte. Ha racchiuso l’amore per lei in due parole e l’ha spinta per le scale, mentre le speranze sfondavano il soffitto. Nel giorno più buio, a poche ore dallo schianto, Chiara ha giurato di vivere la vita che le restava. Sandro era lì, al posto del cuscino che stringeva ogni sera. Non importa quanto amore ha perso, ora L’Aquila le apre ogni mattina gli occhi e le offre settanta giorni di gelo all’anno. Non ha rimorsi per essere rimasta. Sa che tutto questo è temporaneo, una crisi d’identità passeggera che purifica. Ferma in Piazza D’Armi, si congeda dal mondo e ascolta i rumori che la invadono. Saluta Sandro e l’idea di lui ancora accanto a lei. Ora è libera di riconoscersi negli squarci di quelle mura, senza sconti. Senza paura, sa di essere ancora viva. E L’Aquila con lei. Una volta per tutte.

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FocusON NATI DAL MALCONTENTO

uando cresce il malcontento, come sta accadendo in Italia e in tutta Europa, i movimenti estremisti trovano sempre maggiori consensi: Lega, Casapound e lo stesso Grillo raccolgono il favore degli “scontenti” che in Italia oggi sono davvero tanti. Troppi.

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Spesso espressioni come “estrema destra” o sinistra sono stati sinonimo di violenza e frange armate. Il fenomeno sta tornando? Quale la nuova chiave di lettura e quali, invece, le nuove modalità di confronto di queste realtà che emergono e riemergono? Certamente il fenomeno esiste,

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bisogna conoscerlo, parlarne e magari apprezzarne i lati positivi. I temi e i cardini che accomunano I partiti eI movimenti politici in argomento sono omogenei: Immigrazione e accoglienza, lavoro, casa, sovranità popolare ma anche sport, solidarietà e cultura. Ecco le loro risposte ad alcune domande.


NATI DAL MALCONTENTO FocusON

LA VISIONE DI CASAPOUND “Una terribile bellezza è nata” William Butler Yeats

A cura di Daniela Palantrani

asaPound Italia nasce nei sogni, nei progetti e nella volontà di un gruppo di giovani provenienti dalle più disparate esperienze politiche e umane, che verso la seconda metà degli anni ’90 comincia ad animare le serate al Cutty Sark di Roma, storico pub dei più belli, liberi e ribelli della capitale. Zetazeroalfa, band, nata nel 1997, concretizza la prima sfida e comincia a mettere in musica la lucida follia della ciurma del Cutty Sark. Il gruppo funge da addensatore d’anime, il clan si ingrandisce e si cementa. Si inizia, quindi, a concepire il fermento artistico e giovanile come positivo e pietra angolare, non come pericolosa effervescenza da contenere. Dall’arte si passa all’azione e nel 2002 in via Tiberina 801 viene occupato uno stabile abbandonato che diventa Casa Montag, è la prima di una lunga serie di Occupazioni Non Conformi (Onc). Lo stereotipo reazionario che vuole l’occupazione di edifici disabitati come pratica esclusiva della sinistra viene cambiato. Casa Montag – successivamente rilevato da altre compagini politiche – diviene un avamposto di cultura, musica, socialità. Il 26 dicembre 2003 viene occupato lo stabile di via Napoleone III, adibito ad Occupazione a Scopo Abitativo (Osa) e battezzato con il nome del poeta che cantò la bellezza e sfidò l’usura: Ezra Pound. CasaPound diviene un tetto stabile per molte famiglie in emergenza abitativa, nonché il cuore pulsante della Roma che non si arrende al conformismo politico. Intorno alla casa madre ne sorgono altre

disseminate per la capitale: Casa d’Italia Parioli, Casa d’Italia Boccea, Casa d’Italia Torrino mentre il movimento si fa notare per proposte innovative come il Mutuo Sociale, che i romani imparano a conoscere grazie ad azioni shock messe in atto dai ragazzi delle occupazioni. Si susseguono le conferenze, le proteste e le proposte. Le tre Case d’Italia vengono sgomberate ma qualche anno dopo sorgono Area 19 e il Circolo futurista di Casal Bertone, due palestre culturali per pensieri d’avanguardia, ancora attive. Il movimento però per taluni è scomodo e il Cutty Sark viene semi devastato da una bomba piazzata da anonimi davanti al locale. La risposta di Casapound è inequivocabile: più politica, più cultura, più solidarietà. Da qui l’idea di confrontarsi con un piano più strettamente politico ed elettorale, con la candidatura di Germano Buccolini alle regionali del Lazio nelle file di Francesco Storace e il successivo esperimento partitico che vede CasaPound entrare nella Fiamma Tricolore. Nel 2008 CasaPound esce dalla Fiamma e dà vita a CasaPound Italia, proiezione a livello nazionale dell’esperienza romana. La storia recente conta: duemila tesserati e migliaia di simpatizzanti, sedi su tutto il territorio nazionale, 15 librerie e 20 pub, 8 associazioni sportive, una web radio con 25 redazioni in Italia e 10 all‘estero, una web tv, un mensile, ’Occidentale’, e un trimestrale, ’Fare quadrato’. Oltre 150 conferenze organizzate in tutta Italia con i più grandi nomi della cultura nazionale. Questo è l’inizio. Una terribile bellezza è nata …

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FocusON NATI DAL MALCONTENTO ono articolate le motivazioni di questa scelta. La tartaruga è animale beneaugurante in quanto simbolo di longevità, oltre che uno dei pochi esseri viventi che ha la fortuna di portare con se la casa, quindi per Casapound la tartaruga è animale simbolo della lotta principe: diritto alla proprietà della casa e mutuo sociale. Secondo la cultura orientale, questo animale reca sulla sua schiena la conoscenza del mondo quindi è di buon auspicio per una comunità che vuole identificare nella cultura le proprie radici. La tartaruga è anche chiamata tortuga o testudo. Nella Tortuga, gli ultimi uomini liberi del mare nascondevano i propri tesori, nella

formazione romana (Testudo) l’esercito di Roma dimostrò la sua grandezza conquistando il mondo allora conosciuto, dimostrando che la forza quando scaturita da un ordine verticale e da un principio gerarchico è destinata a dominare le barbarie, anche se in inferiorità numerica. Trattasi però di una tartaruga stilizzata a base ottagonale. Plutarco esaltava il numero otto: “L’otto, primo cubo di un numero pari e doppio del primo quadrato, bene esprime la potenza di Dio” , ma più in generale il numero 8 richiama l’infinito (in matematica e fisica il simbolo dell’infinito è un 8 disteso) cioè qualcosa che non è soggetto misurazione e che sfugge alla comprensione razionale. Abbiamo la “presunzione” di considerar-

PERCHÉ IL SIMBOLO

di CASAPOUND è la tartaruga?

ci unità imperiali. La nostra è una visione del mondo spirituale, e il singolo si realizza (anche spiritualmente) solo nella comunità, che è il suo tempio, il laboratorio in cui si sviluppano le sue capacità naturali. Il numero 8 compare anche sopra il guscio della tartaruga: 4 frecce bianche e 4 nere che partono dall’esterno e convergono in un centro che è simbolo dell’Asse, quel medesimo asse che è al centro del fascio di verghe. Il simbolo rappresenta unità e ordine. Mentre il simbolo del kaos è rappresentato da varie frecce che da un centro partono in tutte le direzioni, disperdendosi. Noi ci identifichiamo nell’opposto. Il simbolo vuole rappresentare la comunità tutta, composta da unità imperiali che non si possono fermare perchè dotate di una corazza dura come quella della tartaruga, una corazza resistente come gli scudi disposti a testudo (che altro non è se non il simbolo in chiave dinamica e marziale), una corazza che è Idea, visione del mondo. La tartaruga stilizzata di Casapound è un simbolo nuovo quindi, sviluppato e progettato su basi ben più antiche per un nuovo secolo di lotte, vittorie, opere e conquiste.

SIMONE DI STEFANO, VICEPRESIDENTE DI CASAPOUND ITALIA asaPound Italia è un movimento popolare fatto di giovani volontari, di uomini e donne che ogni giorno sono impegnati in prima linea per restituire la sovranità alla nazione. In pochi anni di attività, senza i finanziamenti che ricevono i partiti, contando solo sulle proprie forze, Cpi ha creato decine di strutture nel mondo della solidarietà, dello sport, della cultura. Siamo nati contrastando l’emergenza abitativa, restituendo una casa dignitosa a quelle famiglie italiane che lo Stato aveva prima abbandonato e poi svenduto alle multinazionali del mattone, e ora siamo impegnati nella battaglia sacrosanta per affermare un principio che per troppo tempo è stato ignorato, quello della preferenza nazio-

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nale. Prima gli italiani, - prosegue Di Stefano - dunque, nel lavoro, nell’assistenza sociale, nella casa, nelle scuole per i nostri figli, nell’economia: questa è per noi la battaglia non più rinviabile in un’Italia aggredita da una crisi economica senza precedenti e sotto attacco da parte delle grandi potenze economiche che vogliono farne terra di conquista. Non possiamo tollerare che lo Stato elargisca soldi, vitto e alloggio a chiunque varchi i nostri confini, e con questo il razzismo non c’entra nulla. Vogliamo dirlo con chiarezza: la nostra Nazione non ha più posto per nessuno, clandestino o regolare che sia. Le frontiere – conclude il vicepresidente - vanno chiuse e i confini difesi: dall’invasione dei clandestini, ma anche da chi punta a colonizzare il nostro sistema produttivo per ridurre l’Italia a una destinazione turistica”.


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QUANDO FINIRÀ L’EMERGENZA ABITATIVA? l progetto del MUTUO SOCIALE nasce dall’esperienza sul fronte dell’ emergenza abitativa delle OSA - Occupazioni Scopo Abitativo. OSA è una sigla in cui si riconoscono diverse Associazioni di Promozione Sociale che hanno scelto in questi ultimi due anni, la via disperata dell’ OCCUPAZIONE di palazzi abbandonati. In totale la sigla OSA rappresenta un centinaio di Famiglie occupanti, gettate letteralmente in mezzo ad una strada da una politica sconsiderata. Casapound vuole quindi divenire punto di incontro e coordinamento per tutte le iniziative legate alla proposta

del MUTUO SOCIALE e alla lotta della visione materialista della CASA. La casa non è un CAPITALE, ma una integrazione spirituale alla vita dell’ Uomo. Quella del MUTUO SOCIALE è una battaglia per sancire il DIRITTO ALLA PROPRIETA’ DELLA CASA. Per Casapound L’AFFITTO è una subdola forma di usura. Pagare l’affitto, a chi ha accumulato più ricchezze, per il “Diritto alla casa” in sintesi diviene, sotto questo punto di vista, un DOVERE, un obbligo e se non si adempie si perde l’abitazione. Negli ultimi anni si è parlato di “diritto alla casa” e di vivere in affitto come un punto di arrivo, per

Casapound si deve, invece, parlare di “DIRITTO ALLA PROPRIETA’ DI UNA CASA”. Diritto di pagare una sola volta e conservare per tutta la vita e, perchè no? per le future generazioni. La Casa che torna ad essere un tetto sicuro per la famiglia. Uno Stato, garante di giustizia sociale, dovrebbe garantire proprio la proprietà e la sicurezza abitativa per le famiglie. Il DIRITTO ALLA CASA è una pericolosa bugia con cui ipnotizzano il popolo. L’emergenza abitativa finirà non quando si abbasseranno gli affitti, ma quando ogni famiglia sarà proprietaria della casa in cui vive.

OBIETTIVO: REFERENDUM “Per essere madri , per essere lavoratrici, per essere noi” l comitato “Tempo di essere madri” nasce per garantire, a tutte le donne che vogliono vivere la maternità come una scelta libera e non come una “zavorra”, la possibilità di non dover rinunciare a un’esistenza dignitosa e serena, la possibilità di lavorare al meglio e in base alle proprie capacità, la possibilità di vivere e crescere i propri figli. Il progetto prevede la riduzione, per le donne con figli di età compresa tra 0 e 6 anni, del consueto orario lavorativo da 8 ore a 6 ore al giorno. La retribuzione resterebbe invariata: l’85% sarà garantito dal datore di lavoro, il restante 15% a carico dello Stato. A decorrere dal sesto anno di vita del bambino la mamma potrà scegliere di continuare a lavorare 6 ore a giorno, rinunciando però al contributo statale del 15%. Resta salva la possibilità per una donna di tornare al full-time qualora lo desiderasse. Il beneficio può essere esteso anche al padre, ma non può riguardare ambedue i genitori. Al centro della proposta sia il ruolo della

donna nella sua interezza e completezza, nella sua essenza più bella, nella grande potenzialità umana e sociale che essa esprime; sia “il bambino” che merita amore ed attenzione e che ha bisogno di essere seguito dalla famiglia nel proprio percorso di crescita. Quanto disposto dalla presente legge non si applica alle società (cooperative, di capitali, di persone ecc.) con un numero di dipendenti inferiore a 15 (quindici). Per queste l’adesione ai benefici di cui al comma 2 si applicano solo in caso di accordo tra dipendente e parte datoriale, la quale beneficia, in caso di adesione, di uno sgravio contributivo del 50% sui contratti a tempo indeterminato e determinato. Il comitato “Tempo di essere madri” nasce anche con la volontà di affrontare tutte le problematiche lavorative legate alla maternità e di combattere tutte le situazioni di ingiustizia sociale che caratterizzano il mondo del lavoro, in particolare il precariato.

Ipotesi di attività . Sindacato Nell’ambito del progetto si pone l’accento sulla necessità di trovare una regolamentazione adeguata a tutta la sfera esistenziale della donna. I problemi, oltre a quelli già presentati, si estendono in termini professionali al ramo della contrattazione di lavoro, particolarmente nei contratti “ a progetto”. Esempio: la maternità nel contratto a progetto è sprovvista di garanzie, non è prevista responsabilità del datore di lavoro e corresponsione di stipendio, solo un minimo ed irrisorio rimborso INPS per 5 mesi (su uno stipendio di 1000 euro il rimborso è più o meno di 250 euro al mese). Inoltre non viene garantito il diritto all’allattamento, la malattia figlio e gli assegni familiari per figli a carico. Si ipotizza, a riguardo, un sindacato ad hoc, che abbia una sezione specializzata per fronteggiare questa tipologia di problemi, e che possa portare avanti le istanze e necessità di questa categoria di lavoratrici.

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I NONNI NEI RICORDI DI (ORMAI EX) BAMBINI

NARRATORI DI STORIE ell’atmosfera calda e incantata di una sera d’autunno, sotto un cielo stellato, in un’oasi di pace, nel muto colloquio con me stesso provo a sfogliare l’album dei miei ricordi: rivedo con nostalgia le istantanee sbiadite che ormai appartengono al tempo della mia adolescenza ! E in questo turbinio frenetico di emozioni, recenti e passate, che con la mente faccio ritorno ai momenti incancellabili della mia infanzia accanto ai miei nonni dai quali non mi sono mai staccato. Ricordo che nei giorni d’inverno mi recavamo a casa dei nonni, e dopo cena era trepidante l’attesa, dal momento in cui il nonno iniziava a raccontarmi, accanto al vecchio camino di mattoni rossi che riflettevano arcigne lingue di fuoco, giallastre, attorcigliate a ceppi di legna dal profumo antico, storie e racconti di altri tempi, di vita vissuta e leggende locali, raccontate con un linguaggio diretto e semplice, che sapeva trasmettermi emozioni.Attraverso quelle storie il nonno mi voleva far comprendere il nostro paese, il suo passato la cultura, i problemi, e le fantasie che hanno popolato l’immaginario collettivo. Mio nonno, tutti i nonni sono stati i narratori per eccellenza, quelli che ci hanno raccontato le storie la vita le tradizioni polare: sono stati loro i custodi di un patrimonio familiare e collettivo che ancora oggi si trasmette in

gran parte con il racconto orale, è questo lo spirito che oggi mi guida nel ruolo di padre. Mi rivedo bambino mentre, con mio nonno raccoglievamo il muschio nel bosco e in un angolino, preparavamo il presepe. Le mie piccole mani all’improvviso, diventavano, esperte, come quelle del nonno dando vita a un paesaggio incantato, che dava serenità e gioia alla casa. Ricordo la nonna e la mamma che conservavano le uova per i dolci natalizi. Semplici gesti che scandivano il tempo e segnavano le ore, in un insieme di odori, di sapori, e di emozioni e annunciavano l’approssimarsi delle feste di natale. Ancora oggi mi sembra di rivivere, ma è solo una risonanza del cuore, le passeggiate con il nonno lungo i vicoli acciottolati, il profumo delle caldarroste e delle bucce d’arancia arse nei bracieri accesi sull’uscio di casa, le note dei canti religiosi, provati e riprovati nella penombra della sagrestia, l’affaccendarsi della gente e l’allegria dei bambini che risuonavano nei vicoli e nelle strade. Era veramente un clima speciale che rendeva gli animi sinceri. Dopo cena giocavamo tutta la famiglia a tombola usavamo per coprire i numeri della cartella i ceci fino al suono della campana, che ci chiamava tutti alla Santa Messa di mezzanotte. In quei momenti belli avrei voluto fermare il tempo, che purtroppo si consumava, veloce.A chi non mancano quei momenti magici, quei giorni che avevano la misura

vera della vita e, nella dimensione di un sogno, davano un senso ad ogni cosa. Erano veramente i tempi dell’”uomo”. Ricordo la fiera di natale che si svolgeva nella piazzetta del paese per noi bambini era la vera festa, il nostro vociare risuonava tra i vicoli sconnessi e acciottolati, insieme allo strillare dei personaggi pittoreschi, che nell’occasione arrivavano alla fiera. C’era un omino che vendeva lo zucchero filato a forma di una nuvoletta. Dolce era lo spettacolo di quei momenti, stupenda l’attesa di sognare ad occhi aperti cosa avremmo potuto trovare sotto l’albero di natale e nella calza della befana, insieme alla speranza di prolungare le feste. Qui i miei ricordi si perdono tra la realtà e la fantasie di fanciullo, nel ricordo di chi oggi non c’è più. Dovrebbero vivere in eterno i nonni! Ma inesorabilmente arriva il giorno in cui i loro visi, solcati dalle rughe, appaiono più stanchi che mai. Camminano con fatica appoggiando i loro corpi curvi e stanchi ad un bastone, hanno il fiatone, i capelli bianchi, l’udito e la vista affievoliti dalla vecchiaia. Ma tanto è l’amore nei loro vecchi cuori malati ! E quel giorno ti accorgi con tristezza che la favola ha un finale diverso e che loro non saranno accanto a noi per sempre.

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di Daniele Leone

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CHECCHINO DA SPOLETO AL GRAN SASSO

molto forte la devozione per San Gabriele dell’Addolorata in Abruzzo e altrove, ma pochi conoscono la vita del <<Santo dei giovani>> prima che il 10 settembre 1856 entrasse nella Congregazione dei Passionisti. Pertanto ci siamo chiesti chi fu e come fu il giovane studente Francesco Possenti nella Spoleto degli anni 1850-1856? una sintesi lucida e circostanziata su <<Checchino>>, come era chiamato il Santo dai suoi familiari, ci è stata fornita dal prof. Giovanni Di Giannatale, Dirigente scolastico del Liceo statale “G. Milli”, storico e saggista. Esiste una fotografia di San Gabriele? Non disponiamo di nessuna foto. Qualcuno non dispera che un giorno si possa

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Francesco ebbe sincera simpatia per una ragazza di Spoleto trovare tra le carte d’ archivio una foto di gruppo degli studenti del Collegio di Spoleto diretto dai Gesuiti e frequentato dal giovane Possenti dal 1850 al 1856. Questa aspettativa però è destinata ad essere delusa, poiché negli ambienti gesuitici non si usava fotografare gli studenti, ma entro certi limiti i superiori maggiori. Ad ogni modo, pur volendo ipotizzare l’esistenza di una foto, sussisterebbero enormi difficoltà per identificare con certezza il Santo in mezzo ad altri studenti. Al momento disponiamo solo

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di ritratti, il primo dei quali fu eseguito nel 1879 dal pittore romano Francesco Grandi, su commissione del Beato Bernardo Maria Silvestrelli. Preposito generale della Congregazione dei Passionisti. Tra gli altri ritratti il migliore,quello che il Servo di Dio mons. Stanislao Amilcare Battistelli ritenne più vicino al vero, fu eseguito dal pittore teramano Francesco D’ Ignazio nel 1953. Fu considerato innovativo anche per il fatto che per la prima volta il Santo fu raffigurato con gli occhi aperti. Com’ era il giovane Francesco Possenti? Era un giovane spensierato e gioviale, che, come gli altri suoi coetanei appartenenti alle famiglie medio-borghesi della Spoleto ottocentesca, amava lo svago e il divertimento. Molto elegante e raffinato, col cappello a cilindro, dalla pettinatura inappuntabile, profumato, frequentava i teatri, i


convegni amicali, di cui era l ‘animatore allegro e faceto, praticava la caccia, partecipava a serate di ballo presso le famiglie dei Campello, dei Parenzi e dei Pianciani a Spoleto. Dalle fonti risulta che era molto ammirato come ballerino e per la sua galanteria, al punto che il beato Bernardo Silvestrelli, suo compagno di noviziato, lo chiamava scherzosamente “il damerino”. Non meno ammirato era come attore e come declamatore sia nel teatrino del Collegio che nelle recite organizzate dalle famiglie amiche per la voce sonora, per la nobiltà dei tratti e per l’ intensità dell’ espressione. Di temperamento aperto e leale, anche se talora irascibile, avversò qualsiasi azione disonesta e volgare con atteggiamento energico e risoluto. Lo attesta un episodio. Un giorno fu visto con una ronchetta a serramanico in mano dall’ amico Filippo Giovannetti, suo compagno, al quale disse che se n’ era dovuto servire per respingere un coetaneo che “voleva indurlo a peccati contro la purità”. E’ vero che San Gabriele fu fidanzato? Francesco ebbe sincera simpatia per una ragazza di Spoleto, Maria Pennacchietti, figlia di un magistrato, ma non risulta che si fosse fidanzato con lei. Il fratello Michele, poi medico, lo affermò nelle deposizioni canoniche, dichiarando solo che Maria simpatizzò

“un poco” per Francesco e che questi non fu insensibile a tale spontaneo sentimento. Forse ci fu un innamoramento da parte di entrambi, ma nulla più. Lo stesso Michele narra che un giorno Francesco con le sue sorelle, alle quali si era unita Maria, si recò al teatro Nobili di Spoleto, e che si mostrò “cortese e piacevole” verso Maria, così concludendo: “Ecco tutto questo. Non ci fu del resto nessun fidanzamento tra di loro”. A margine della vicenda occorre rilevare che il padre di Francesco, Sante, quando

notò che il figlio voleva farsi passionista, tentò di trattenerlo, preparando d’ intesa col padre di Maria un ricevimento la sera del 6 settembre 1856 nella speranza che tra i due giovani nascesse una relazione d’ amore. Ma così non fu. Francesco, chiamato dalla Grazia, rovesciò i piani del padre, partendo all’alba del 6 settembre alla volta del ritiro di Morrovalle in compagnia del fratello Luigi, già frate domenicano, per entrare nella Congregazione dei Passionisti.

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di Angela Fosco

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EDUCAZIONE & VITA SCOLASTICA l 5 Novembre 2014, presso il Palazzo Kursaal di Giulianova, si è tenuto il seminario regionale “La Buona Scuola. Per una ripartenza della Scuola Italiana”, destinato a docenti e a dirigenti scolastici. Rilevanti i contributi del D.S. Dott.ssa Nilde Maloni dell’Istituto “Cerulli-Crocetti” di Giulianova, della Dott.ssa Mariella Spinosi, esperta di didattica e politiche formative, del Dott. Mario G. Dutto, PhD, già Direttore Generale MIUR, del Dott. Giancarlo Cerini, Dirigente Tecnico, USR Emilia Romagna, del Dott. Carlo Petracca, già Direttore Generale, USR Abruzzo. Un vero esempio di “Buona Scuola”, in cui ciascun relatore ha apportato una propria visione riguardante il Piano “La Buona Scuola” presentato, lo scorso 3 settembre, dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi e dal Ministro Stefania Giannini. Un documento che rimette al centro del dibattito nazionale l’istruzione, vista come investimento di tutto il Paese e come leva strategica per tornare a crescere. Tutti i protagonisti della scuola e tutta la società civile, fino al 15 novembre, hanno potuto dare il proprio contributo esprimendo la personale opinione su ogni singolo capitolo del Piano, attraverso un questionario. Presenti anche altre aree di partecipazione, per dare risalto ai risultati dei dibatti organizzati sul territorio e per discutere online di particolari proposte. Il Piano in oggetto comprende sostanzialmente 12 punti riguardanti: il precariato; l’immissione in ruolo tramite Concorso; l’eliminazione delle supplenze con l’introduzione di un team stabile di docenti per coprire cattedre vacanti, tempo pieno e supplenze; la carriera nella scuola basata su qualità, valutazione e merito; la formazione continua obbligatoria; scuola di vetro con dati e profili online; l’abolizione di

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LA NOSTRA

BUONA SCU procedure burocratiche più gravose per la scuola; i piani di co-investimento per portare in tutte le scuole la banda larga veloce e il wifi; il potenziamento della musica e dello sport nella scuola primaria, di storia dell’arte nella scuola secondaria; le nuove alfabetizzazioni: potenziamento delle lingue straniere (a partire dai 6 anni), competenze digitali, diffusione dello studio di principi dell’economia nella scuola secondaria; l’alternanza scuola – lavoro obbligatoria negli ultimi 3 anni degli Istituti tecnici e professionali; stabilizzazione del fondo per il MOF (Miglioramento dell’Offerta Formativa), incentivi fiscali e semplificazioni burocratiche per attrarre risorse private. Ma quando una scuola si può definire “buona”? Quando i risultati

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sono soddisfacenti? Quando le risorse sono adeguate? Quando è presente la sussidiarietà di altri soggetti? Quando c’è il contributo della famiglia? Quando una scuola garantisce l’equità, l’uguaglianza delle opportunità o il diritto all’uguaglianza dei risultati? Calzante la metafora della partita a scacchi, proposta dal Dott. Cerini: il Presidente del Consiglio è il Re.Il Ministro all’Istruzione è la Regina. Per fare scacco matto, necessitano dei pedoni cioè ciascuno di noi. L’invito è stato alla responsabilità personale ad “esserci” per ripensare alla “nostra buona scuola” e dare testimonianza, giorno dopo giorno, del proprio impegno etico, civile e culturale. di Clementina Berardocco


UOLA SALVIAMO

di Teramo. Relatori: il Dott. Renato Cerbo, neuropsichiatra infantile (U.O.C. di Neuropsichiatria Infantile di Pescara) e la Dott.ssa Alice Rinchi, psicologa. Chi non ricorda il personaggio del famoso romanzo di Vamba (pseudonimo di Luigi Bertelli)? In lui è possibile individuare quelle che sono le caratteristiche riconducibili al disturbo ADHD (acronimo inglese per Attention-Deficit Hyperactivity Disorder). Esso oltre ad essere un problema sociale, è un disturbo neurobiologico, dovuto alla disfunzione di alcune aree del cervello ed allo squilibrio di alcuni neurotrasmettitori, responsabili del controllo di attività cerebrali come l’attenzione e il movimento. Sono stati identificati, inoltre, fattori non genetici (la nascita prematura, uso di alcool e fumo da parte della madre, esposizione ad elevate quantità di piombo nella prima infanzia e lesioni cerebrali). I fattori ambientali (instabilità familiare, conflitto genitoriale, disturbi psicologici dei genitori, scarsa competenza dei genitori) possono modulare l’effetto dei fattori genetici. Questo disturbo dello sviluppo

L’ALUNNO CON ADHD A SCUOLA

GIAN BURRASCA il titolo del seminario, organizzato dagli Istituti Comprensivi appartenenti alla Rete “Innovazione per il Curricolo”- Inclusione: I.C. D’Alessandro Risorgimento, I.C. Savini San Giuseppe San Giorgio, I.C. Torricella Sicura e I. C. Campli (Scuola Capofila), il 4 novembre 2014, presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi

neuropsichico del bambino si manifesta in tutti i suoi contesti di vita, i cui sintomi principali sono: inattenzione, impulsività e iperattività. Si ritiene che circa il 3 -5% dei bambini e dei ragazzi in età scolare sia affetto da ADHD. Questa percentuale è determinata dai criteri diagnostici utilizzati. Attualmente, l’ADHD colpisce il 2% della popolazione mondiale adulta. Prima dei 4 anni di età i sintomi sono difficilmente distinguibili e il disturbo si

manifesta in modo evidente nella scuola primaria, persistendo successivamente ma tende ad essere meno visibile nell’adolescenza e nell’età adulta, salvo nell’impulsività e difficoltà di pianificazione. È basilare la diagnosi precoce e la necessità di segnalare la problematica in un’ottica di collaborazione con i genitori, proponendo loro di richiedere una consulenza presso i servizi territoriali di neuropsichiatria infantile, per approfondire ed eventualmente definire il quadro clinico del bambino. Un insegnante in classe, pur trovandosi davanti ad un alunno con diagnosi di ADHD, potrebbe osservare comportamenti assai differenti tra di loro, non tutti immediatamente associati/associabili al disturbo. Sono possibili accorgimenti, rivolti in modo specifico agli insegnanti, che permettono di mantenere l’attenzione e l’attività del bambino ADHD entro limiti accettabili. Le strategie e le modalità da adottare in classe devono considerare sia il problema attentivo che il problema del comportamento. Come? Riducendo gli aspetti che possono distrarre, organizzando la classe, rafforzando la capacità attentiva, moderando l’impulsività e l’oppositività, fornendo un aiuto per organizzare il lavoro. Con le Circolari del 20/03/2012 e del 19/04/2012, il MIUR ha chiarito in merito alla stesura del PDP (Piano Didattico Personalizzato) destinato anche per alunni con ADHD in cui si pianificano strategie ed interventi ad hoc, in sinergia sia con la famiglia che con le altre figure coinvolte nella presa in carico. Si suggeriscono la visione del film-documentario La Sindrome dei monelli, firmato Alberto Coletta e la lettura di una guida di approfondimento sull’ADHD, Vorrei scappare in un deserto e gridare… di R.D’Errico e E. Aiello.

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di Clementina Berardocco

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I bambini e le dinamiche familiari

LEALTÀ INVISIBILI bambini possono essere percepiti come stimolatori di conflitti, da accusare. Possono essere vissuti come fonti di dipendenza, che rifiutano, come forse i genitori si sono sentiti rifiutati. Tuttavia i bambini rimangono eternamente leali. Possono apparire sfruttati dai genitori, ma a un qualche livello - per lealtà - i bambini inconsciamente si adeguano all’esigenza dei genitori.” L’etimologia del termine lealtà rimanda alla radice francese loi o legge, implicando così degli atteggiamenti inclini alla legge. Il concetto di lealtà può essere definito in termini morali, filosofici, politici e psicologici ma l’interesse per la lealtà va al di là del semplice concetto di comportamento in sintonia alla legge. Tra ciascuna

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persona e il sistema relazionale al quale appartiene vi è un costante dare-e-avere di aspettative. Quando si parla di “legame di lealtà” si intende qualcosa che va oltre il semplice impegno affidabile di reciproca disponibilità tra varie persone.

La strutturazione della lealtà è determinata dalla storia della famiglia o del gruppo a cui si appartiene

Il concetto di lealtà è fondamentale per la comprensione delle dinamiche strut-

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turali più profonde delle famiglie e degli altri gruppi sociali. Gli impegni di lealtà sono come fili invisibili ma solidi che mantengono uniti pezzi complessi di comportamento relazionale sia nelle famiglie che nella società più ampia. La strutturazione della lealtà è determinata dalla storia della famiglia o del gruppo a cui si appartiene, mentre l’obbligo di ciascun singolo e il suo stile di obbedienza dipendono dalla disposizione emotiva e dalla posizione ricoperta all’interno del sistema. La lealtà familiare è generata da legami biologici di consanguineità o da matrimoni, mentre un altro tipo di lealtà è quella verso le nazioni, i gruppi religiosi, i gruppi professionali i quali hanno i propri miti e leggende verso i quali appunto ci si aspetta un atteggiamento leale. Mano a


La famiglia è il fondamento dell’evoluzione e dell’esperienza, del successo o dello scacco, della malattia e della salute mano che l’adulto è pronto ad impartire al figlio il proprio orientamento diviene “creditore” e il figlio assume il ruolo di “debitore”. Il debitore alla fine dovrà saldare il suo debito, interiorizzando gli impegni aspettati, vivendo all’altezza delle aspettative e poi trasmettendole alla propria prole. Ogni atto di ripagamento degli obblighi reciproci innalzerà il livello della lealtà e della fiducia in seno al rapporto. Nelle società antiche il genitore dava al figlio la vita fisica, sostegno materiale e protezione durante le fasi vulnerabili dello sviluppo, in cambio il genitore, era autorizzato a sfruttare la maggior parte delle riserve vitali del figlio e a punirlo in modo estremo per disobbedienza.

Il bambino diventerà debitore e salderà il suo debito interiorizzando le aspettative, vivendo all’altezza di esse e trasmettendole alla prole futura. Più sarà legato da lealtà invisibili alla propria famiglia d’origine, meno riuscirà a saldare tale debito. Da sempre e nei più svariati contesti socio culturali alcune dinamiche sono così antiche tanto da essere diventate patrimonio “genetico delle famiglie”. La famiglia è il fondamento dell’evoluzione e dell’esperienza, del successo o dello scacco, della malattia e della salute. La famiglia viene definita da Scabini come un’organizzazione complessa di relazioni di parentela che ha una storia e che crea una storia. La complessità dei legami familiari fa riferimento alla ricchezza qualitativa delle relazioni e l’imprevedibilità di comportamento in riferimento sia agli individui, sia

C’è comunque una confusione generale sulle diverse configurazioni familiari

al gruppo, mentre, il riferimento alla storia, intende porre l’accento sugli aspetti di significato che riempiono le relazioni tra i membri del gruppo familiare e quelle che la famiglia intrattiene con l’ambiente sociale. Le famiglie oggi sono in trasformazione, in quanto assumono configurazioni sempre più varie e complesse, cambiano i ruoli legati al genere e agli orientamenti sessuali, le diversità culturali e sociali e le fasi del ciclo vitale. Molti appaiono disorientati e avviliti e lottano per preservare l’aderenza a schemi familiari noti, altri invece mettono in discussione i modelli di famiglia mitizzati del passato. C’è comunque una confusione generale sulle diverse configurazioni familiari e sul significato che assumono le relazioni all’interno della famiglia: su cosa è normale nella vita di una famiglia e su come costruire una famiglia sana, che funzioni bene. La relazione è ciò che lega, anche inconsapevolmente i soggetti tra di loro, è ciò che si è sedimentato e si sedimenta incessantemente in quanto a valori, miti, riti, lealtà e modelli di relazione. di Chiara Fossemò Psicologa

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Parliamo di

AMICIZIA

amicizia è un rapporto che nasce e si sviluppa quasi sempre tra adolescenti per durare spesso tutta la vita. Quindi possiamo affermare senza ombra di dubbio che l’amicizia è un sentimento, o un valore che dir si voglia, che generalmente accompagna gli esseri umani nel corso di tutta la loro esistenza. Si tratta evidentemente di una di quelle espressioni della socialità innate nell’uomo, che cerca negli altri suoi simili affetto e comprensione dalla più tenera età e infatti, i bimbetti, pur piccolissimi, desiderano intrecciare rapporti e giocare con gli altri bimbi. Si può affermare che non è facile parlare di amicizia, poiché si tratta di una relazione molto complessa, la cui definizione è data da molti fattori. L’amicizia è un rapporto privilegiato che due o più esseri umani hanno fra loro. Perché si sceglie un amico invece di un altro? E’ un

quesito a mio parere insolubile, così come succede nell’amore: evidentemente si trova nell’amico una corrispondenza interiore, una comunione di interessi che vengono in certo modo favoriti dalle circostanze della vita. E’ proprio attraverso l’amicizia, che molto spesso il ragazzo riesce ad inserirsi progressivamente nel gruppo e nella società, aprendosi alla molteplicità dei rapporti umani. Purtroppo le convenzioni sociali non facilitano l’amicizia. Se i rapporti con gli altri membri della famiglia sono stati sino a un certo punto, i più importanti e lo stesso nucleo familiare ha costituito il rifugio e il modello fondamentale per il ragazzo, quando inizia il periodo delle grandi amicizie dell’adolescenza, esso, perde spesso, quel modo di primo cardine di riferimento per cederlo al rapporto amichevole. Si ricerca così sempre più frequentemente la compagnia dell’amico e degli amici la cui pre-

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senza, diventa insostituibile. L’amicizia è fatta anche di ricordi. E’ piacevole ripercorrere insieme agli amici le esperienze passate, ricordare insieme CEMENTA e nello stesso tempo rinnova l’amicizia. Il gruppo di amici, andando avanti negli anni, vive così le sue vicende e l’uno comunica e aiuta l’altro, fornendo quasi un baluardo contro la società che emargina e isola, un rifugio nel quale si è sicuri di trovare comprensioni ed affetto. Il rischio è quello di creare un gruppo troppo chiuso, che diventa una sorta volontaria prigione affettiva. E’ necessario, invece, che si sia disponibili, nei riguardi di altri che volessero farne parte. Si può considerare fortunato, anzi molto fortunato, chi ha amicizieVERE (e non per interesse). Con l’amicizia l’uomo non sarà mai solo. Dott. Bruno Proietti criminologo - antropologo

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RAGAZZA …D’ORO I successi sportivi della giovanissima teramana Valeria Latino a da poco festeggiato i 14 anni ed altri ottimi motivi per cui gioire. Sta dando lustro a Teramo con le sue medaglie nella disciplina del salto triplo. La giovane atletaValeria Latino ha recentemente vinto una gara, giocata sul filo dei centimetri, portando il suo primato personale a 11,82 metri (precedente 11,65), e aggiudicandosi una brillante medaglia d’oro. Il tuo è uno sport di nicchia. Come è iniziata questa passione? “Il salto triplo è sicuramente una specialità dell’atletica leggera non molto praticata, forse perché richiede molta tecnica, bisogna ben dosare velocità, spinta e giocare su appoggi molto precisi. Sono arrivata all’atletica leggera due anni fa, dopo 5 anni di pattinaggio artistico su rotelle. Sentivo sempre più un “richiamo” verso questo sport e l’ho provato. Ho capito fin dal primo istante che era il mio sport”. Gli allenamenti sono impegnativi? “Gli allenamenti devono essere ben strutturati (e a questo pensa il mio fantastico allenatore Gabriele Di Berardo, per gli amici Gigio), sono sicuramente faticosi, specie quelli estivi, ma il lavoro fisico non mi pesa, al contrario mi diverte e mi carica positivamente. Poi

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gli allenamenti si volgono prevalentemente all’aria aperta, che aggiunge altra bellezza”. E’ uno sport che consiglieresti ai tuoi coetanei? “Sì, l’atletica è uno sport completo che consiglierei ai miei coetanei e non solo, può essere praticata a qualsiasi età; inoltre viene svolta in uno spazio aperto e quindi consente di rilassarsi e liberare la mente”. Sei giovanissima, che scuola frequenti? “Ho appena compiuto 14 anni, frequento il 1° anno al Liceo Scientifico “A. Einstein” di Teramo. Quale è la tua materia preferita? La materia che preferisco è la lingua Inglese (educazione

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Da quest’anno l’impegno scolastico è notevolmente aumentato, ma dopo le prime settimane un po’ “critiche”riesco ad organizzarmi meglio


Un sogno nel cassetto è ottenere grandi risultati nello sport, conservando l’entusiasmo e la passione che vivo adesso fisica è già scontata... è la mia passione!)”. Come riesci a conciliare scuola, amicizie e allenamenti? “Da quest’anno l’impegno scolastico è notevolmente aumentato, ma dopo le prime settimane un po’ “critiche” riesco ad organizzarmi meglio, pianificando lo studio delle varie materie in base a tutti gli altri impegni. Il tempo per gli amici non deve mai mancare, spesso riesco ad uscire nel fine settimana e la mia fortuna è di aver trovato una splendida compagnia anche nel gruppo della mia Società Atletica, con cui condividere piacevolmente il tempo degli allenamenti. Mi sono subito trovata bene con loro, sto sperimentando che il successo di ognuno di noi è motivo di gioia e soddisfazione per tutto il gruppo. Questo per me è il vero spirito sportivo!” Il ricordo più emozionante? “Il momento più bello l’ho vissuto sicuramente ai Campionati Italiani, il 12 ottobre scorso a Borgo Valsugana (TN), quando ho realizzato il “salto della vittoria”! Ero la più piccola tra le atlete, i risultati nelle gare precedenti mi facevano sperare di poter arrivare al podio, ma dovevo confrontarmi

con ragazze più grandi di me di quasi due anni (essendo nata il 23 novembre 2000). Un po’ di fifa mi è venuta ma poi è arrivata la medaglia d’oro. Emozione raddoppiata il giorno successivo, per la seconda medaglia conquistata alla staffetta 4 x 100”. Qual è il tuo sogno nel cassetto? “Un sogno nel cassetto è ottenere grandi risultati nello sport, conservando l’entusiasmo e la passione che vivo adesso. Segui una dieta sana e leggera? Hai un piatto preferito, magari della classica cucinaTeramana? “Non seguo una dieta particolare, infatti è la mamma la mia “nutrizionista” di fiducia, che da sempre presta molta attenzione all’alimentazione di tutta la famiglia. E’ lei a preparare tutte le pietanze, cercando di variare sempre, utilizzando ingredienti freschi e naturali, il più possibile acquistati tra quelli della nostra zona e poi, siccome le piace cucinare, riesce a rendere gustosi anche piatti semplici. E che dire delle torte? A colazione ce n’è sempre una fresca… che dura pochissimo!” Ti piacciono gli animali? “Oltre a quella per lo sport, ho da sempre una grande passione per gli animali. Non avendo un giardino, ho dovuto insistere molto per avere un cagnolino. Finalmente lo scorso anno è arrivata Peggy: la mia maltesina. Lei è fantastica, dolce ed affettuosa e in famiglia ha conquistato proprio tutti, tirando fuori il meglio di ognuno di noi!”. Non ci rimane che augurarle un affettuoso in bocca al lupo Valeria!

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di Daniela Palantrani

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Pieno di vita e Marcello Graduato da Montorio alla conquista dell’(etichetta discografica) Universo usicalmente parlando, definirlo cantautore è riduttivo, solo musicista anche: scrive, compone, suona tanti strumenti e recita nei suoi diversi videoclip. Ha scritto la partitura per un musical: La mia clessidra. Gli piacerebbe, un giorno, comporre anche colonne sonore per film. È Marcello Graduato, montoriese doc di 26 anni (vive ai piedi del Colle, centro storico di Montorio), che col suo hit Pieno di vita ha riscosso un notevole successo sul web, tanto che questo brano è stato selezionato dall’etichetta discografica Universo (di Roma) e incluso nella compilation Hit Mania per ben due volte: l’edizione di dicembre 2013 e quella dell’aprile scorso, insieme con altre sue canzoni: Va che caldo passano pure i cammelli, Non fare la dieta e Quante cose al mondo cambierei. In un uggioso pomeriggio autunnale, in un bar di Montorio al Vomano, gli abbiamo rivolto qualche domanda. Marcello, iniziamo con un classico: quando hai iniziato a suonare la chitarra? Vedevo spesso la chitarra di mio padre, ma non mi era mai venuto in mente di prenderla. Un gior-

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no, avrò avuto 9 o 10 anni, l’ho presa e ho cercato di suonarla. Piano piano, ho provato a strimpellare il ritornello del famoso pezzo tratto dalla colonna sonora del film Il Ciclone di Pieraccioni (2 the night del chitarrista tedesco Liebert, ndr).

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Da lì in poi è stato impossibile, per me, lasciare la chitarra, la suonavo dieci ore al giorno fino a farmi sanguinare le dita. In famiglia c’era già qualcuno che suonava qualche strumento?


e… di musica Mia madre Franca canta nel coro “Le Tre Spighe” di Montorio, mio padre Massimo suona la chitarra a livello amatoriale e mio nonno paterno, che si chiamava Marcello come me, era un fisarmonicista autodidatta e non era niente male. Poi, in famiglia, abbiamo tutti una particolare tendenza verso la musica. Sei un autodidatta o hai studiato musica? Credo che il talento non serva a nulla senza una base di partenza per poterlo esprimere. Quindi, ho studiato sotto vari insegnanti, il chitarrista Massimo Di Gaetano di Teramo, il pianista Peppino Patriarca del “Laboratorio di Musica Associato” di Montorio, poi ho preso lezioni da Massimiliano Coclite, Bruno Marcozzi,Alessia Martegiani e… Scusa se ti interrompo, praticamente i “Trem Azul”? Sì sono proprio i “Trem Azul, un trio montoriese che fa musica brasiliana: il pianista Coclite, il batterista e percussionista Marcozzi, che suona in diverse formazioni e al suo attivo ha anche una collaborazione con Sergio Cammariere, e la

cantante Martegiani. Successivamente mi sono iscritto al “Braga” di Teramo e ho seguito i corsi di Emiliano Iannucci, poi ho perfezionato le mie capacità musicali con l’argentino Martin Diaz, chitarrista jazz, e ho partecipato a vari seminari; in particolare, ho avuto modo di assistere alle lezioni tenute dal grande jazzista John Abercombie, chitarrista americano di fama mondiale. E la tua prima volta in pubblico? A 14 anni. Poco dopo ho fondato i “4 Hertz” e abbiamo suonato in varie piazze del Teramano, con cover di brani di Jimi Hendrix, Steve Vai, Joe Satriani, Carlos Santana e altri, praticamente il nostro repertorio si basava sul rock classico. I “4 Hetz” erano formati da me alla chitarra;Walter Santarelli, voce; Silvio Di Salvatore, basso; Simone Scarudi, tastiera, e Silvano Marcozzi alla batteria. Quest’ultimo, attualmente, suona con gli “String Theory” e il fratello di Bruno. Pieno di vita è la tua canzone più conosciuta, ma molte altre sono le tue composizioni.A che cosa ti ispiri? Le mie canzoni esprimono un concetto ben chia-

ro, parlo di tutto ciò che accade intorno a me, nel mio essere reale – anche nel più profondo del mio io interiore - nella vita di tutti i giorni. Un ragazzo comune, come tanti, a cui piace giocare, scherzare, sognare ed essere, appunto, “pieno di vita”. Penso che tutto ciò si percepisca nei miei testi, il mio è un linguaggio fluido e chiaro. Pieno di vita e tre altre mie composizioni sono state scelte, selezionate ed inserite dall’etichetta romana Universo nella compilation nazionale “Hit Mania” dedicata ai nuovi artisti emergenti e una mia intervista figura anche sulla nota e prestigiosa rivista “Hit Mania Magazine”. Per finire un’altra classica domanda: progetti per il futuro? Sta per uscire il mio primo EP e, vista l’ottima scia tracciata dalla “Hit Mania Compilation”, spero che ottenga buoni risultati. Inoltre sto buttando giù nuove idee con diversi percorsi musicali. Infine, permettimi di aggiungere che chi vuole, può seguirmi in rete cliccando semplicemente il mio nome.

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di Pietro Serrani

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VISIONI & LETTERATU RITORNO A TWIN PEAKS el 1990 rivoluzionò il modo di intendere la serialità televisiva. Nel 1991 stupì i telespettatori italiani sintonizzatisi in massa su Canale 5. Adesso sta per tornare, come annunciato tramite Twitter dai suoi stessi creatori, David Lynch e Mark Frost. Nove nuovi appuntamenti, la bramata terza stagione dopo le due precedenti trasmesse a inizio anni ’90. Prima che il giallo si facesse show plebeo nei programmi di infotainment, prima che il pubblico da casa si appassionasse ai delitti di Cogne-Avetrana-Brembate di Sopra-Garlasco, prima di X-Files e Lost c’era stato Twin Peaks. C’erano i boschi immersi nella nebbia. C’erano i caldi interni dal color del legno. C’erano le deliziose torte di ciliegie accompagnate dal caffè. E c’era Laura Palmer, reginetta della città, amata da tutti e da tutti guardata con rispetto. Ma non tutto oro è quel che luccica e il Male ci mette lo zampino: il velo di ipocrisia e perbenismo della provincia americana viene squarciato e i cittadini si ritrovano a fare i conti con i propri lati oscuri. E, ricorderanno gli spettatori di questa fiction, anche la celebre defunta era immersa in torbidi segreti che l’avevano portata alla morte. Chi ha ucciso Laura Palmer? Questo il tormentone dell’epoca per un serial in trenta episodi (più film prequel) che ancora adesso detta legge nell’Olimpo dei telefilm. Un viaggio inquietante e che sa spaventare anche a distanza di tanti anni, mentre odierno l’horror si fa sempre più meschino per durare nemmeno fino ai titoli di coda. Qui no,

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qui la sensazione di una malvagità incombente era costante; anche nelle scene più brillanti si respirava una palpabile angoscia. Forse perché i personaggi erano sì bizzarri, ma profondamente umani. Come gli spettatori. E quando la trama prendeva una direzione che appariva certa, ecco che virava poi nell’oscurità metafisica di un mondo (para) normale. Ricorderete certamente la Stanza Rossa, il Nano che parla all’incontrario, il gigante coi suoi preziosi consigli e la Caverna dei Gufi. Luoghi e personaggi di una realtà che si specchia in quel trancio di normale vita cittadina, fatta di spacciatori, intrallazzi, giochi di potere e delitti. Le indagini dell’Agente Speciale Dale Cooper sul caso Palmer sono entrate nell’immaginario pop. I telespettatori scopriranno finalmente cosa è avvenuto dopo lo shockante epilogo del 1991, quando la storia si interruppe in un irrisolto cliffhanger che pure chiudeva, impietosamente, il cerchio. Lynch e Frost stanno per riportare in scena le atmosfere uniche di Twin Peaks, riprendendo le vicende dopo ben venticinque anni. E non è un caso: per due volte, all’interno della serie, si faceva riferimento a questo tempo che era trascorso o doveva trascorrere. E così, finalmente, sarà. Col Blu-ray contenente 90 minuti di scene inedite tratte dal film, un libro che colmerà il gap temporale, e i nuovi episodi in onda su Showtime nel 2016… la Twin Peaks Mania è già riesplosa! di MikiMoz Capuano

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Il ritorno a casa (am

SCUSAT ra i film di recente uscita merita una riflessione una commedia solo apparentemente leggera che mette “il dito sulla piaga” più triste di questi anni. I giovani talenti che all’estero raggiungono vette (e compensi) altissime ma che in patria non riescono neanche a sopravvivere. La storia di Serena Bruno è quella

IL GIO incontro con la poetica di Giacomo Leopardi avviene, per ognuno di noi, in un’età nella quale ne carpiamo, purtroppo solo il lato puramente scolastico, riducendola all’espressione di un pessimismo esasperato di un giovane poeta con grandi problemi fisici e le cui poesie ci ricordano dei momenti di un’adolescenza (la nostra) felice. La maturità invece ci consente di andare oltre quella siepe dell’Infinito “ che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude” . Eppure in questi giorni, Il giovane favoloso, il film di Martone dedicato proprio alla vita del poeta recanatese, ce ne offre una dimensione completa, o meglio, diversa, che permette di conoscere meglio la persona


RA

QUALCHE CONSIGLIO UTILE PER LA VOSTRA BIBLIOTECA

aro) dei “cervelli in fuga”

TE SE ESISTO! di una ragazza che proviene da un paesino abruzzese, è laureata in architettura con il massimo dei voti, ha un master e conosce molte lingue straniere. Lavora a Londra, dove il suo talento è adeguatamente apprezzato. Ma la nostalgia di casa è tanta, così pur di lavorare in Italia è costretta, giocando con il nome, a diventare un uomo, Bruno Serena, in una storia che potrebbe verosimilmente essere

la storia di tanti giovani “cervelli di ritorno” che sperano di trovare o costruire a casa loro quello che sono già riusciti a dimostrare con successo altrove. Scusate se esisto! con la frizzante Paola Cortellesi ( tra l’altro abruzzese di adozione visto che vive praticamente a Pescasseroli) e un credibilissimo Raul Bova, è un film che mette (genialmente) in ridicolo un paese, l’Italia, molto più

avanti delle sue istituzioni, ma purtroppo ancora incapace di prenderne consapevolezza. Un paese che non riesce a definire e riconoscere il merito, perché non abituato ad indicarne i criteri di riconoscimento. Un paese che continua a fare le sue scelte sulla base di anacronistiche e obsolete consuetudini, legate a relazioni interpersonali di qualsiasi specie, a cui non vuole caparbiamente quanto ottusamente rinunciare. Il mondo di Serena Bruno è una realtà per milioni di giovani, competenti, preparati e desiderosi di fare e sperimentare, che tutto il mondo è disposto ad ascoltare e mettere alla prova, tranne il proprio paese. Un paese che nonostante le quotidiane denunce di cattive pratiche continua imperterrito a perseguirle e purtroppo in ogni campo. Una commedia che fa sorridere con i suoi intrecci, ma con il retrogusto amaro della constatazione di un fallimento culturale che ha danneggiato e continua a danneggiare intere generazioni.

OVANE FAVOLOSO oltre il poeta, il giovane vulnerabile e struggente, dalla salute cagionevole, dall’animo fragile, ma dalla grande lucidità intellettuale e l’infinita ironia. C’è la scoperta di una valenza umana del personaggio che non può essere sottovalutata e tralasciata. Il film si concentra su tre luoghi differenti, che rappresentano tre momenti diversi, che ne hanno segnato l’esperienza umana e artistica. Dalla sua gioventù nella conservatrice Recanati, trascorsa in uno “studio matto e disperatissimo” nella biblioteca paterna (che gli costerà cara in termini di benessere fisico e mentale), ritroviamo tutta l’insofferenza alle ristrettezze di un ambiente retrogrado e la voglia di evadere da quel “natio borgo selvaggio” per poter scoprire il mondo. Un mondo che si interesserà a lui come poeta, ma non come uomo.

Tra i letterati, infatti, solo l’affetto e la stima di Pietro Giordani ne alimenterà quelle idee liberali che tanto lo affascinavano, ma che spaventavano tremendamente suo padre, il Conte Monaldo, austero e autoritario e l’assente e bigotta madre. Nella sua insofferenza la forte componente moderna del Leopardi: di sentirsi straniero con l’impossibilità di essere nel mondo. Quella condizione umana, non migliorabile, che lo porterà a girovagare in varie città, senza mai trovare se stesso. Nell’intellettuale Firenze scoprirà le relazioni umane: l’amicizia, ambigua, ma che lo seguirà fino alla morte, di Antonio Ranieri. L’amore, non corrisposto, per Fanny e l’emarginazione dai quei circoli di letterati che anziché apprezzarne la capacità visionaria, ne allontanano la pericolosità politica. Infine alle pendici

del Vesuvio si concluderà la vita del poeta, in una scena toccante dove egli, guardando il cielo, strapperà il suo ultimo grido di dolore e rabbia per la sua ( e nostra) condizione umana con i versi de “La Ginestra”. Da tutto questo emerge prepotente ed emozionante il ritratto di un uomo attuale, con i suoi dilemmi esistenziali, che ritroviamo in ognuno di noi. La ricerca di una libertà che prima la società e poi la natura umana negano. La dimensione affettiva e tenera che non indugia per i tormenti fisici, ma che rivendica la propria autonomia di pensiero e la ricerca della verità nel dubbio. Un’anima tristemente comica, ma ironicamente reattiva, capace di superare la banalizzazione pessimistica che siamo soliti darne.

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di Adele Di Feliciantonio

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CHE COSA AVETE CHIESTO A BABBO NATALE? ituata a ridosso del Circolo Polare Artico, Rovaniemi è il capoluogo della provincia più settentrionale della Finlandia, al Laponia. Rovaniemi si è affermata a livello internazionale come meta preferita per il turismo invernale in Lapponia grazie alla ricchissima offerta di attività praticabili sulla neve: attraversare foreste innevate e fiumi giacchiati a cavallo di motoslitte, ascoltare il silenzio della natura a bordo di slitte trainate da renne o cani husky, passeggiare nei boschi con racchette da neve o alzare lo sguardo al cielo sperando di vedere i colori ondeggianti dell’Aurora Boreale . Ed in questo meraviglioso posto, come ogni anno, è arrivato l’evento più atteso da tutti… Babbo Natale ha inaugurato il 22 no-

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vembre il Natale 2014!!. La festa, come sempre, ha avuto luogo al Paese di Babbo Natale e ci furono spettacoli di elfi, canzoni, balli, e vino e biscotti speziati. Il paese di Babbo Natale è situato a 8 km da Rovaniemi, è uno dei luoghi più visitati della Finlandia ed è, soprattutto, l’unico luogo al mondo dove vivere la magia del Natale tutto l’anno.. Se vi va di visitarla, in 2 o 3 ore potrete godervela al massimo e visitare tutti i tesori che nasconde … ci seguite? Ufficio di Babbo Natale Prima di arrivare là, percorrerai delle gallerie misteriose e delle scale che portano alla sala dove riceve a tutte le persone che vanno a trovarlo… là vedrete il pendolo che controlla il passo del tempo, grazie a chi Santa Claus ce la fa per arrivare a tutti gli angoli del mondo in una sola notte…

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Ufficio poste di Babbo Natale È l’ufficio delle poste dove arrivano le lettere che vengono spedite da tutto il mondo piene di richieste, speranze e desideri dei piccoli e dai non tanto piccoli … da là potrete pure spedire lettere o pacchetti che usciranno con un timbro tanto speciale. Museo del Natale In questo magico luogo, potrete scoprire come si festeggia il Natale nei vari e diversi posti della terra. Tutti i bambini, anche a quelli “ufficialmente” un pochino più cresciuti, avranno la possibilità di parlare con Babbo Natale che ascolta tutti, e a tutti risponde con un caloroso saluto e la sua sonora risata: Oh oh oh! Un’esperienza unica da riporre in valigia e riportate a casa… non lasciamoci scappare l’opportunità di sentirci ancora bimbi…


UN BIGLIETTO (AEREO) SOTTO L’ALBERO

…per lasciare il Bel Paese e luci colorate degli alberi di Natale con la loro giocosa intermittenza mettono allegria e per un po’ fanno dimenticare che anche questo sarà un Natale di “crisi”. Di certo l’albero addobbato evoca l’infanzia e l’attesa trepidante dell’arrivo di Babbo Natale con i suoi doni, i tanti pacchetti, piccoli o solo simbolici o addirittura riciclati, che restano un momento di condivisione familiare che nessuna spending rewiew potrà mai toglierci. Ma se da piccoli il tradizionale scambio di doni significava ricevere, finalmente, i nostri giochi preferiti attesi da mesi, e che Babbo Natale, accertata la nostra buona condotta, esaudiva il desiderio contenuto nella letterina, quest’anno, in vista degli ulteriori venti di crisi, sotto l’albero di molte famiglie italiane ci sarà un biglietto aereo. Per una vacanza di Capodanno? Assolutamente no! L’esigenza ludica e del divertimento lascia spazio a quella della necessità. Sono molti i giovani soli, con amici o addirittura con partner e figli piccoli, che sulla scia di chi li ha preceduti, lasceranno il bel paese, e il loro “regalo di Natale”, ironicamente parlando, sarà un biglietto aereo verso un futuro che a molti qui in patria è già precluso.. La fine dell’anno, si sa, è un periodo di bilanci e di progetti e purtroppo per molti la situazione è dura. i sono tanti, troppi giovani disoccupati o che non riescono a esprimere le loro potenzialità, che l’unica luce che riescono a intravedere, oltre a quelle finte e colorate delle luminarie per strada, è quella di “scappare” da un paese e un sistema che non ha proprio niente da offrire. Approfittando di qualche ultimo lavoretto natalizio per aumentare il gruzzoletto da portarsi dietro, valigia alle spalle, tanta amarezza e (anche) tanta paura dell’ignoto, si parte per trovare sé stessi e soprattutto un lavoro per avere finalmente uno stipendio e vedersi riconosciuti i propri diritti e meriti. Tra la preoccupazione e tristezza dei genitori, l’entusiasmo spesso forzato dei ragazzi

usi per non aver “risolto nulla” stanchi e delusi ata e odiata Italia, questo per nella loro amata molte famiglie, sarà il Natale del “tutti insie’è quel biglietto ae erreeo ch cche he ddaa me” , perché c’è aereo addo dobb do bbat ato reclama ato reeclama l una parun ppaarrsotto l’abete addobbato una lti troppo spesso rimandata, rimanddaattta, a,, tenza per molti gata. per altri obbligata. PERCHE’ PARTIRE? Fissare una partenza, che porta dietro di sé un cambiamento radicale è un po’ come fissare la dieta: si inizia lunedì e poi non si sa mai di quale mese. Si rimanda talvolta per paura o per speranza che possa cambiare qualcosa, ma per molti giovani quel lunedì è arrivato e l’anno nuovo, proprio perché ha in sé un inizio, viene visto come periodo ideale per provare una nuova vita. Ma perché assistiamo sempre più a un esodo di massa di giovani, che insofferenti e arrabbiati decidono di fuggire in altre nazioni? Davvero all’estero si sta meglio? Per chi ha già il biglietto in mano o “sotto l’albero” o chi già si trova in altri lidi, le motivazioni sono praticamente le stesse. e ne viene fuori un’invettiva verso il nostro paese che lascia sbigottiti. Vox populi, vox dei. Non possiamo che prenderne atto: Mancanza di occupazione Daniele 30 anni - da studente lavoratore sono passato a disoccupato studente e poi a disoccupato laureato. è tempo di cambiare…Londra I’m arriving!” “Sistema Italia” uno scandalo! Andrea 26 anni – Qui niente funziona, siamo allo sbando totale. Non ci sentiamo apprezzati, valorizzati e di conseguenza demoralizzati. Berlino mi aspetta! No alla Meritocrazia, sì alle raccomandazioni Giulia 27 anni – “ Benvenuti nel paese dove va avanti solo chi ha le conoscenze e i soldi per comprarsi un lavoro. Il merito vale zero, anzi di meno. Sapere non conta, ma solo che raccomandazione hai. Australia e cambio vita in tutto!”

Mentalità italiana, mentalità dei menefreghisti Matteo 29 anni – “Sono stato in Australia e ci torno a gennaio. Il mio paese non è più per me. Tutti sono menefreghisti dinanzi ai problemi reali e si scaldano per le inutilità. Questa ignavia non la comprendo proprio. Lamentarsi da mattina a sera, ma non fare nulla per cambiare. Australia ritorno da te!” Bandite le idee Attilio 25 anni - Non mi va più di restare in un paese dove le idee sono messe alla gogna e buttate nella spazzatura. Eppure molte sono valide e all’estero vengono ascoltate e si rivelano grandi affari. Ciao a tutti, Londra mi aspetta e non vedo l’ora! Poco sostegno alle famiglie Laura 35 anni – “Partire con tutta la famiglie è stato un colpo di testa, ma non riuscivo più ad arrivare alla terza settimana del mese e non vedevo un futuro per i miei figli. Qui in Canada, a Vancouver, abbiamo ritrovato la serenità!” Distruzione di un patrimonio che il mondo ci invidia Carlo 33 anni – “ Siamo il popolo del diritto, della letteratura, dell’arte eppure, oltre a tutte le nostre opere che sono già in musei esteri, stiamo distruggendo quel che ne rimane. Un popolo che distrugge le sue radici non può proiettarsi verso il futuro. Usa for ever”! L’etica del furbetto Elisa 31 anni – “ chi delinque e ruba è furbo e non viene giuridicamente punito e socialmente discriminato, anzi esaltato.” Australia see you soon”!

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di Adele Di Feliciantonio

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Denti la terapia giusta

Implantologia computer guidata l paziente si sottopone ad un esame radiologico dedicata allo studio dell’osso. Questo esame viene eseguito indossando una mascherina radiologica, che mima la posizione dei denti che il paziente avrà in bocca. Qui inizia la navigazione del medico che può realizzare l’intervento che eseguirà sul paziente, già in modo virtuale. Colloca gli impianti nella posizione ritenuta più corretta in funzione dell’osso residuo e delle strutture anatomiche da rispettare. In questo modo gli impianti verranno inseriti esattamente nella posizione programmata sul computer. Il chirurgo, quindi, trasferisce alla realtà clinica tutte le informazioni precedentemente elaborate, semplicemente posizionando opportunamente la guida sull’osso del paziente e percorrendo con le frese le direzioni e le angolazioni imposte da questa. La stessa guida viene usata dall’odontotecnico per costruire denti provvisori che saranno applicati nella stessa seduta unendoli agli impianti.

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La massima espressione della tecnica si ha nei casi in cui si sono persi tutti i denti di una o entrambe le arcate dentarie. La classica dentiera obbliga spesso i

I vantaggi di questa tecnica per i pazienti sono molteplici: - LA MINI INVASIVITÀ È LA PAROLA MAGICA; - NIENTE BISTURI; - NIENTE PUNTI DI SUTURA; - I TEMPI OPERATORI SONO DIMEZZATI

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pazienti a una vita di relazione difficile per la mobilità della protesi. In alcuni di questi casi, se l’osso è abbondante, l’inserimento degli impianti può essere addirittura eseguito senza incidere la gengiva così da ridurre al minimo l’invasività dell’intervento. Anche mancanze di denti singole o multiple tra denti sani possono giovarsi della mini invasività. Se l’osso è scarso, lo studio del caso è così accurato da migliorare la qualità e l’efficacia di interventi più complessi. Tutti i pazienti che si possono sottoporre all’implantologia in generale, compresi i pazienti anziani e ancor di più coloro che sono affetti da patologie della vecchiaia o patologie della coagulazione o del metabolismo, possono essere trattati, purchè sotto stretto controllo medico specialistico. La mini invasività è alla base di questo procedimento. Le tecniche senza incisione della mucosa (Flapless), se applicabili, sono la soluzione ai problemi di molti pazienti.


in Comunque, la qualità dello studio con cui si procede, l’attenzione posta al particolare e la profondità della valutazione tecnica lo rendono un metodo al di sopra degli altri. Quindi quasi tutti possono essere trattati ambulatoriamente con la tecnica della chirurgia implantare computer guidata. Un altro vantaggio si ottiene dal fatto di poter eseguire il “carico immediato”. Questa tecnica è una tendenza della moderna implantologia in cui una protesi provvisoria viene collegata agli impianti appena inseriti. In tal modo il paziente può uscire dallo studio con i denti fissi. Tale metodica viene amplificata, se applicata alla chirurgia computer guidata, perché il provvisorio viene eseguito dall’odontotecnico prima dell’intervento chirurgico sulla base della stessa guida usata dal medico. Nei casi in cui la vecchia protesi totale del paziente è ben eseguita e conservata, grazie a una particolare metodica, è addirittura possibile modificarla e adattarla agli impianti trasformandola da mobile a fissa. Ciò fa sì che, potendo usare un numero ridotto di impianti, che va da 4 a 6, anche i costi di tutto il trattamento si riducano notevolmente. In ultimo, la tecnica prevede un numero di sedute limitate e il poter tornare a sorridere in una sola giornata è un vantaggio per qualsiasi paziente. Il clinico può eseguire un intervento già precedentemente studiato in modo molto approfondito. Ciò dà un senso di sicurezza maggiore, abbrevia la durata dell’intervento e di conseguenza lo stress si riduce. La guida chirurgica permette di essere sicuri della profondità, della inclinazione e della posizione in cui si inseriscono gli impianti, grazie alla preci-

“PrimaPagina “Prima Pagina” Salute

sione insita nella tecnica. Per una maggiore chiarezza vi invitiamo a prenotare presso lo studio del Dott. Rasicci Paolo una visita che, oltre ad essere gratuita, potrà soddisfare totalmente le vostre perplessità e realizzare il vostro sogno di poter tornare a sorridere!

Tutti i pazienti che si possono sottoporre all’implantologia in generale, compresi i pazienti anziani ...

Dott. Paolo Rasicci Medico Chirurgo Specialista in Odontostomatologia e Ortognatodonzia Perfezionato in Implantologia Orale

Studio Medico Pescara Corso Umberto I° n. 55 Giulianova Lido (TE) Via N. Sauro 132 tel. 0858000011 cell. 348.0452031 www.paolorasicci.com PrimaPagina 53 - Nov. 2014

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VIAGGIO nell’estetica

Bellezza al naturale a Medicina Estetica Naturale compete con la Chirurgia Estetica per costi e immediatezza del risultato. I trattamenti possono essere ripetuti e i risultati estetici sono migliori, più naturali, perché le proporzioni del volto non vengono alterate : basti pensare all’aspetto a “pelle di tamburo” del lifting chirurgico o all’inespressività della mimica facciale del trattamento botulinico. La M.E.N. inoltre preserva le caratteristiche fisiologiche della pelle, e le migliora, in quanto le sostanze utilizzate ne garantiscono l’idratazione e la bio-stimolazione. Con l’avanzare dell’età, la capacità della pelle di produrre nuove fibre collagene (formate da molecole di acido ialuronico), che fissano l’acqua e generano volume, diminuisce. La destrutturazione delle fibre collagene favorisce così la formazione di rughe e perdita del tono (pelle “flaccida”). Il medico che si occupa di M.E.N. può proporre oggi ai propri pazienti una vasta gamma di metodiche che si integrano in un programma di biostimolazione e bio-rivitalizzazione della cute per dare trofismo, tono, elasticità, nutrimento e idratazione del derma con conseguente ringiovanimento della pelle.

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La bio-rivitalizzazione è una terapia preventiva anti-invecchiamento che può essere effettuata a livello di qualsiasi distretto corporeo: viso, collo, decolleté, interno braccia, mani, interno cosce e addome. Queste tecniche,oltre a svolgere un’azione ristrutturante e intensamente idratante, sono dotate di bio-interattività

Con l’avanzare dell’età, la capacità della pelle di produrre nuove fibre collagene (formate da molecole di acido ialuronico), che fissano l’acqua e generano volume, diminuisce nei confronti dei fibroblasti: li stimola a produrre ulteriore acido ialuronico endogeno (fibre collagene) ed elastina, proteggendoli contemporaneamente dall’azione dannosa dei radicali liberi che si formano

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continuamente, in particolare durante l’esposizione solare. Le principali metodiche di M.E.N. utilizzate nel nostro ambulatorio sono: Radiofrequenza: efficace per contrastare gli inestetismi di viso e corpo tramite la stimolazione dei fibroblasti e la contrazione del collagene. Già dalle prime sedute si ottiene un’azione anti-aging,rassodante e rimodellante dei tessuti cutanei profondi con effetto di biolifting. Fili di biostimolazione in polidiossanone (PDO): questo materiale, completamente riassorbibile e biocompatibile,viene inserito a livello del derma ed agisce in due fasi:la prima esclusivamente meccanica immediata ad effetto lifting e la seconda, più lenta ad instaurarsi ma prolungata nel tempo che stimola i fibroblasti a produrre nuovo collagene ed elastina e che rendono più tonica ed elastica la cute. Filler di acido ialuronico: Sono materiali biocompatibili di origine biologica o sintetica, in grado di correggere mediante riempimento, rughe più o meno profonde, aumentare il volume delle labbra o degli zigomi, livellare cicatrici depresse.


in Iniezioni di Acidi ialuronici ad azioni differenziate. Soft Peeling PRX T33. (TCA Modulato): Un peeling per tutte le stagioni che agisce attraverso l’azione di vari meccanismi: stimola la rigenerazione cellulare rimovendo ed esfoliando le cellule morte dello strato corneo, provocando una vera e propria accelerazione del ricambio cellulare, che avviene già naturalmente nel derma. Elimina le cellule della pelle danneggiate e degenerate, che vengono sostituite da cellule epidermiche normali. Attiva la produzione di collagene ed elastina (rivitalizzazione e ringiovanimento del derma mediante stimolazione dei fibroblasti con formazione di collagene autologo). Mesoterapia omeopatica per biostimolazione del viso-collo-decolleté. Oltre alle suddette terapie di ringiovanimento cutaneo, nel nostro studio si effettuano cure per un’altra importante e frequente forma di inestetismo: la cellulite e

il grasso localizzato. Per queste patologie effettuiamo le seguenti terapie: Mesoterapia per cellulite e grasso localizzato: E’ un trattamento lipolitico diretto e dedicato al tessuto adiposo che prevede l’impiego di un cocktail di sostanze farmacologicamente testate, sia omeopatiche che non, che offrono risultati anche nei casi più severi di cellulite quella fibro-sclerotica, ad oggi tra le poche terapie validate in grado di combattere la cellulite con soddisfacenti risultati Linfodrenaggio manuale: E’ un massaggio che stimola l’attività del sistema linfatico esercitando un’azione di drenaggi estremamente efficace. Contrasta il deposito dei liquidi che è la causa della cellulite. Con un ritmo lento e una manualità delicata permette, inoltre, un buon rilassamento. La tecnica Vodder (dal nome dei suoi ideatori) consiste in un massaggio, con lievi pressioni graduali che stimola i tessuti a svuotarsi dai liquidi e i vasi linfatici rimasti ad accelerarne il riassorbimento. Il trattamento Vodder dovrebbe anche essere in grado di ridurre la rigidità del tessuto fibroso nei casi avanzati di linfede-

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ma. L’effetto generale è una diminuzione del dolore e un rilassamento muscolare. Secondo la scuola di Vodder il trattamento deve cominciare con una fase intensiva. Per qualche settimana si esegue una seduta al giorno, di un paio d’ore ciascuna La fase successiva, invece, si limita a mantenere i risultati ottenuti, con sedute più brevi e più distanziate. Pedana vibrante Esame e ginnastica posturale

Dott. Francesca Di Francesco Fisioterapista

Dott. Alessandra Neri Medico chirurgo Specializzato in agopuntura medicina fisiologica di regolazione Medicina estetica e posturologia, operatrice shiatsu

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trucchi per rimanere con la mente vigile

IMPARIAMO ad allenare la mente bitando nei pressi di una palestra noto, con stupore e ammirazione, l’ affollamento che a tutte le ore si crea nei pressi del parcheggio. È una società che investe sul corpo, la nostra. Siamo martellati da messaggi continui sull’importanza del buon mantenimento dell’involucro nel tempo: la magrezza, il bicipite,il quadricipite, il gluteo. Una buona forma fisica, come è giusto che sia, è sinonimo di benessere e salute e, diciamocelo, un ottimo ‘bigliettino da visita’ per i rapporti sociali. Tanto di cappello. Ma se siamo davvero così preoccupati per ‘il tempo che passa’, stiamo attenti a non trascurare altri aspetti della nostra esistenza, anch’essi necessari , sebbene meno inflazionati, per garantirci un ottimale e duraturo funzionamento a lungo termine. L’antico detto ‘mens sana in corpore sano’ riassume alla perfezione questo messaggio. Ciascuno di noi, alla nascita, ha al proprio interno un orologio (verosimilmente ubicato nel cervello) che scandirà il tempo dell’esistenza, la cui molla è caricata in modo da consentire una sopravvivenza che, nella grande maggioranza dei casi, è di 90-110 anni. Se nei nostri geni (la molla dell’orologio) è scritto, in parte, il nostro destino, la pos-

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ALLENARE LA MEMORIA Un’attività divertente e praticabile in treno, in auto, a piedi, e a ogni età è il fare attenzione ai particolari di una scena o di un cartellone pubblicitario. Ad esempio, sull’autobus fermi al semaforo osservate fuori dal finestrino e cercate tutti i particolari e ricostruite mentalmente la scena, come se fosse un quadro o una fotografia. Oppure, sfogliando una rivista, soffermatevi su un’immagine per un minuto, poi girate pagina e cercate di ricostruirla nella vostra mente, dettaglio per dettaglio, poi tornate a osservare l’immagine e verificate se vi siete ricordati tutto.

ALLENARE IL RAGIONAMENTO Importantissimo praticare hobbies e giochi, ad esempio il tris, il sudoku, le griglie logiche, che ci permettono di arrivare alla soluzione partendo da alcune informazioni e deducendo di volta in volta il passo successivo.

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sibilità di raggiungere l’età avanzata sarà condizionata dal modo in cui conserveremo l’orologio, evitando con cura che si ammacchi, che si inceppi prematuramente oppure che la molla possa arrugginirsi. La ‘plasticità sinaptica’ è il fenomeno cerebrale in grado di contrastare la normale perdita neuronale che caratterizza l’invecchiamento cerebrale. Proprio perché ‘plastico’ e in grado di sviluppare nuove connessioni fino alla fine dei nostri giorni, il nostro cervello può essere allenato e, con costanza e pazienza, possiamo immaginare di portare le nostre membra ‘ in palestra’, proprio come portiamo in palestra le nostre gambe. Molti professionisti oggi offrono e usano tecniche di allenamento delle facoltà mentali adattate a tutte le età, allo scopo di stimolare e migliorare una moltitudine di funzioni cerebrali: memoria, attenzione, concentrazione, calcolo, creatività. Parte del lavoro può essere fatto anche nella vita di tutti i giorni, seguendo poche e semplici regole: un sonno regolare, un’alimentazione regolare, una mente costantemente impegnata, la coltivazione di ricche relazioni interpersonali e un’ardua lotta alla pigrizia, alla routine e all’accattivante connubio ‘divano – tv’! di Valeria Di Ubaldo


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LAVORO gestire le proprie risorse

I post-it

DELL’AUTOSTIMA el Coaching chiamiamo task le azioni che il nostro cliente deve svolgere fra una sessione e l’altra, e non li chiamiamo con la parola italiana compiti perché questa può evocare i compiti a casa che ci davano quando andavamo a scuola. Potenza delle parole! Quando lavoriamo con qualcuno sulla sua autostima, capita spesso di dare indicazioni su cosa fare durante lo svolgimento delle proprie giornate, nel suo mondo, dove la persona misura concretamente la fiducia in se stesso, il rapporto fra i successi che ottiene e tutte quelle che sono le sue aspirazioni. L’autostima, infatti, è un’esperienza soggettiva di valutazione positiva del proprio valore, basata sulla considerazione che si ha di sé, ogni volta che percepiamo di aver fatto bene qualcosa nel lavoro, negli affetti, nei vari ruoli che rivestiamo come figli, genitori, partner, amici, colleghi, leader nel lavoro. La carenza di autostima porta l’attenzione soprattutto sulle cose non riuscite, su quelle che giudicate come fallimenti ed errori. Ecco perché è importante, quando si lavora con un coachee (la persona che usufruisce delle sessioni di Coaching) che vuole migliorare la sua autostima e le sue performance, far si che egli possa dirottare la sua attenzione, il suo focus, su quanto c’è di buono in sé e nella sua vita, quanto c’è da apprendere e su tutto il potenziale positivo che

Domande del Mattino: Cosa c’è di bello nella mia vita? Che cos’è che mi rende felice nella mia vita adesso? Di cosa sono grato? Quali sono le persone che mi amano e che io amo? Cosa posso fare per rendere questo giorno/anno migliore? Domande della Sera: Cosa ho dato oggi? In che modo ho contribuito? Che cosa ho imparato oggi? Che emozioni ho provato oggi? Con chi ho condiviso cose? In che modo la giornata ha migliorato la qualità della mia vita? ogni essere umano possiede. Un modo molto semplice e allo stesso tempo molto potente per aumentare consapevolezza, buon umore e autostima, è quello di porsi delle domande utili (Programmazione Neuro Linguistica le domande non sono né buone, né giuste, né belle, ma utili!) da farsi abitualmente, creando una sorta di rito giornaliero che ci distragga da convinzioni e pensieri negativi e porti il nostro focus su ciò che ci fa star bene. Il task che uso e suggerisco spesso è quello di compilare una lista di domande e scriverle su due post-it

da attaccare, magari, sullo specchio del bagno, della camera o di un luogo che si frequenta ogni giorno e in cui sostare per qualche minuto, al mattino appena svegli e alla sera, prima di coricarsi, prendendosi il tempo per trovare due, tre risposte per ognuna. Si tratta di scrivere le cosiddette Domande del Mattino (su un post-it di colore giallo o arancione) e le Domande della Sera (su un post-it di colore verde o azzurro). Nel meraviglioso libro di Leo Buscaglia, Vivere, Amare, Capirsi mi colpì molto un suo racconto. Quando era piccolo, suo padre gli chiedeva, tutte le sere dopo cena, <<che cosa hai imparato oggi?>> e lui sapeva che doveva avere, sempre, una risposta pronta e interessante per il suo papà. E se durante il giorno non aveva imparato nulla di interessante, doveva cercare qualcosa sull’enciclopedia. Buscaglia racconta che anche da adulto, ogni sera non va a letto se non ha imparato qualcosa di nuovo e interessante ogni giorno! E’ importante e utile riempire i pensieri di cose positive, di cose che ci arricchiscono, in modo che l’attenzione sia rivolta prevalentemente a quelle cose e che, di conseguenza, i nostri comportamenti, le nostre convinzioni e i nostri sentimenti siano condizionati positivamente, influenzando in questo modo la nostra vita.

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di Pierluigi Troilo

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Cucina

PROFUMI DI NATALE

Omini di zenzero Idea per la famiglia uesti biscotti profumano di Natale e sono perfetti da appendere all’albero… se riuscite a non mangiarli tutti appena sfornati. Preparatene tanti e regalateli agli amici confezionandoli in

modo originale ed elegante. Un’idea facile e golosa per far felici tutti senza spendere troppo! Per appenderli all’albero bucateli con uno stecchino prima di infornarli e una volta pronti decorateli con dei nastrini colorati.

PREPARAZIONE omini di zenzero

INGREDIENTI 300 gr di farina 00 2 uova 80 gr di burro 80 gr di zucchero 1 cucchiaino di cannella in polvere 1 cucchiaino di zenzero in polvere 1 cucchiaino di miele

escolate la farina con lo zucchero e le spezie e poi aggiungete il burro a pezzetti e lavorate tutto con le mani. Aggiungete le uova, una alla volta, e impastate con le mani fino ad ottenere una palla liscia. Avvolgetela nella pellicola e lasciatela raffreddare in frigorifero per un’ora. Stendetela con il mattarello su una spianatoia infarinata. Deve rimanere abbastanza spessa. Ritagliatela con delle formine natavete finito il pane e vi sielizie (omini, stelle, alberi, angioletti…). Site dimenticati di ricomstemate i biscotti su una teglia rivestita con prarlo? Magari avete ancarta forno e cuoceteli a 180° per 10-15miche gente a cena? Nessun nuti. Lasciateli raffreddare e poi, se volete, problema perché vi dico decorateli con una glassa bianca realizzata io come preparare una focon 200 gr di zucchero a velo e pochissime caccia che non ha bisogno di lievitazione gocce di succo di limone.

Idea

MERRY CHRISTMAS la festa che amo di più al mondo. Ho pensato alle cene con gli amici, ai brindisi, alle tombolate, ma anche all’albero da decorare e ai regali. Insomma, Tanti auguri a tutti!

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furba


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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Cucina

Idea Veg... Seitan

INGREDIENTI Una confezione di seitan al naturale (sottovuoto o in barattolo) 4 carote

alla genovese

vete organizzato una cena pre-natalizia con gli amici, ma avete scoperto che qualcuno è diventato vegetariano, o vegano, da pochissimo? Niente paura, vi suggerisco un piatto che si prepara in poco tempo e che vi farà fare un figurone. A me lo prepara spesso la mia mamma e per quante volte io abbia provato rifarlo a casa, non è mai buono come il suo! Correte al supermercato o in erboristeria a comprare il seitan. Vi dico come cucinarlo con la ricetta di Annapaola. Ci pprovo! p

PREPARAZIONE seitan alla genovese Tritate le cipolle e le carote e cuocetele in padella a fuoco molto lento con l’olio. Quando saranno morbide aggiungete il seitan a fette o tagliato a cubetti. Fatelo insaporire per circa 5 minuti e poi aggiungete un pizzico di sale un po’ di pepe se vi piace.

1 cipolla olio extravergine di oliva sale e pepe

Focaccia focaccia senza lievitazione

PREPARAZIONE

senza lievitazione

INGREDIENTI 450 gr di farina 00 1 bustina di lievito per torte salate (non lievito di birra liofilizzato) un pizzico di sale 2 cucchiai di olio extravergine di oliva acqua qb (direi un bicchiere)

Mescolate gli iingredienti di ti secchi e aggiungere l’olio e l’acqua (poco alla volta), fino a raggiungere una consistenza morbida ed elastica da lavorare senza troppe difficoltà. Con le mani leggermente unte stendete l’impasto su una teglia rivestita con carta forno. Date alla pizza la forma che desiderate. Condite con olio e sale e infornare nella parte bassa del forno per 10 minuti alla massima temperatura (250°). Poi trasferite la pizza al centro del forno per altri 10 minuti. Sfornatela e conditela con affettati e pomodorini o mangiatela semplice. PrimaPagina 53 - Nov. 2014

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Salute

Ricette e usi dimenticati

I colori del...

n natura esistono numerose varietà di sale con diverse consistenze, colori e utilizzi a seconda della provenienza. Il sale marino rosso Hawaiano, anticamente utilizzato dagli sciamani per i loro rituali, viene oggi estratto dalle acqua marine sature di argilla rossa Alaea e viene comunemente utilizzato nella cucina locale per ricette tradizionali a base di carne e di pesce frequentemente macinato insieme ad erbe aromatiche. Il sale rosa Himalayano, i cui cristalli variano il loro colore dal bianco al rosa fino al rosso scuro a seconda del punto di estrazione, viene raccolto all’interno delle miniere di Kewra nelle montagne dell’Himalaya. E’ utilizzato per tutti i tipi di ricette. I fiocchi di sale rosa australiano Murray River , viene estratto dall’acqua del più importante fiume australiano è caratterizzato da una sfumatura rosa albicocca, dovuta al carotene contenuto in alcune alghe presenti nei bacini di evaporazione. È utilizzato in particolare per gli arrosti e per le ricette che richiedono una cottura al forno. Il sale rosa Maras, proviene da una sorgente naturale situata in una regione peruviana delle Ande a oltre 3000 metri di altitudine. I cristalli, che mantengono un elevato grado di umidità e un colore rosa tenue, sono utilizzati per ricette a base di carne. Il sale Mirroir, raccolto a 3700 metri nella regione Boliviana delle Ande; il

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Sale

suo colore va dal rosa chiaro all’arancio ed è utilizzato in molte ricette. Il sale marino nero Hawaiano Hiwa Kai: sale marino integrale dell’isola di Molokai , in fase di essiccazione, viene mischiato alla lava

Il sale rosa australiano è utilizzato in particolare per gli arrosti e per le ricette che richiedono una cottura al forno

vulcanica purificata e al carbone vegetale ; da tale lavorazione deriva il colore nero e la particolare composizione chimica. Viene utilizzato per ricette a base di pesce. Il sale nero di Cipro: estratto per evaporazione dalle acqua dell’isola di Cipro, il cristallo ha come caratteristica peculiare la forma di piramide concava. Ricco di carbone attivo, da cui il colore nero assoluto, viene utilizzato non solo in cucina , ma anche nella preparazione di alcune bevande. Il sale nero indiano Kala Namak è un sale fossile di origine Himalayana-Indiana , ricco di composti dello zolfo ed utilizzato da millenni nella medicina Ayurvedica. La sua

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scala cromatica va dal viola al grigio scuro ed è utilizzato mischiato con altre spezie della cucina indiana. Il sale marino affumicato Yakima è un sale integrale proveniente dalle coste del Pacifico. Viene affumicato utilizzando il legno degli alberi di melo nella valle delloYakima ed utilizzato per ricette alla griglia, in particolare maiale e carni bianche. Il sale marino affumicato Durango: deriva da un’antica ricetta degli indiani del nord America che utilizza il legno di noce per l’affumicatura a freddo del sale. Utilizzato per ricette a base di carni rosse, bianche e pollame. Il sale marino affumicato Salish, è un sale integrale originario delle coste Nord-occidentali degli USA, affumicato con i rami dell’albero Ontano. La consistenza di questo sale è simile alla sabbia e il suo forte aroma conferisce alle ricette una decisa nota affumicata. Usi “dimenticati”: i medici della scuola ippocratica fecero largo uso del sale nelle loro terapie: rimedi a base di sale servivano quali espettoranti; una soluzione di acqua, sale e aceto veniva usata quale emetico; unito al miele veniva applicato localmente sulle ulcerazioni, l’acqua salata veniva usata per le malattie della pelle; inalazioni di vapore di acqua salata venivano utilizzate per curare le infiammazioni delle vie respiratorie. E infine, nell’uso domestico, usato come diserbante non inquinante, impedisce la crescita di erbacce. di Anna Piersanti


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Salute

Isola del Gran Sasso “sulle orme degli antichi Padri”

Oro Liquido a uno sguardo orgoglioso e commosso Antonio Trivellizzi quando parla del frantoio che ha inaugurato lo scorso 11 ottobre a Isola del Gran Sasso, in collaborazione con sua sorella Lidia e il cugino Mario .“Sulle orme degli antichi Padri”: era infatti suo Nonno Antonio (di cui porta orgogliosamente il nome) ad essere proprietario di un frantoio dal quale usciva un prezioso prodotto che è persino riduttivo chiamare semplicemente “olio” perchè in realtà si trattava di una quasi-crema, color verde intenso e dal sapore squisito e penetrante. E la mente di Antonio junior torna indietro, al passato. “Mio Nonno era un uomo buono e generoso che dal suo frantoio donava olio a chi ne aveva bisogno, e a quei tempi era come regalare oro. Poi mi hanno raccontato che mia Nonna, quando mio Nonno è scomparso, si è trovata lei nel bisogno, ma dopo tanto chiedere, tornava a casa a mani vuote: questa vicenda mi ha ferito e segnato profondamente, e ancora di più ho desiderato tornare alle mie radici. Ricordo che quando arrivò il primo separatore Nonno Antonio spiegava il suo funzionamento, come rimontarlo, come lavarlo ecc. un autentico appassionato della sua produzione”. “Per me c’era un significato coinvolgente quando da bambino andavo al frantoio di Nonno Antonio. Mi affascinava l’ambiente, il profumo, vedere le olive trasformarsi in olio eccellente.... e ricrearlo oggi è una soddisfazione che mi riempie di orgoglio e mi riporta al passato. Nonno mi ha tra-

smesso un legame fortissimo con la nostra terra, legame che negli anni è man mano cresciuto sempre di più. Lo porto nel mio DNA. Prova ne sia che con i miei risparmi, anni fa ho piantato un uliveto con più di 100 piante, e all’Università prendevo appunti sui frantoi”. Una tradizione familiare che si rinnova quella dei Trivellizzi, tra l’altro Avvocati da generazioni, all’impronta di materiale pregiato e lavorazione altamente professionale di un prodotto, l’olio extra vergine, che da sempre è un ingrediente principe della tradizionale cucina dell’entroterra abruzzese. “E’ noto che la zona più produttiva - prosegue Antonio - è quella che affaccia sul mare, ma l’altitudine della nostra area fa sì che non si sviluppino parassiti, con l’evidente vantaggio di avere una zona in quota al limite, con meno quantità ma più qualità

delle olive a causa del nostro clima. Un olio dalle caratteristiche uniche, perchè il nostro il paesaggio è diverso da quelli circostanti, caratterizzato da prati di pascolo, condizioni climatiche ottimali che rendono la falda sana e non inquinata”. Che tuttavia il 2014 sia stato magro per il raccolto delle olive, Antonio lo sa bene. “La produzione quest’anno parte in salita perché il clima è stato avverso in tutta l’Italia: il brutto tempo e le piogge torrenziali non hanno fatto impollinare gli alberi. Inoltre l’umidità ha fatto proliferare una mosca nociva, un verme che buca il frutto e ne causa l’acidità. Ma contiamo di proseguire con entusiasmo e ottimismo perchè il nostro prodotto sia abbondante e di qualità eccellente”.

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di Mafalda Bruno

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Legale

Famiglia e affidi

Se il genitore si fa le “canne”

perde l’affido condiviso a disciplina relativa alle responsabilità genitoriale (in passato indicata come potestà genitoriale) è stata modificata dalla legge 154/13, entrata in vigore un data 7/2/14, e prevede che il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi e di conservare rapporti significativi anche con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale. Quando la coppia “scoppia”, vale a dire in ipotesi di separazione e divorzio, il giudice deve comunque garantire che il minore mantenga il rapporto equilibrato e continuativo con ciascun genitore, con gli ascendenti e con i parenti di ciascun genitore, e, a tale scopo, deve valutare prioritariamente la possibilità che i figli minori restino affidati a entrambi i genitori, e solo se ciò non è possibile sarà chiamato a stabilire a quale genitore dovranno essere affidati i figli, determinando tempi e modi per la frequentazione ed il mantenimento del minore da parte dell’altro genitore. La regola da applicare in caso di separazione, quindi, è quella dell’affido condiviso, che incentiva la bigenitorialitá e

la collaborazione tra i genitori: in estrema sintesi con l’affido condiviso tutte le decisioni di maggiore interesse nella vita dei figli (istruzione, educazione, salute) devono essere prese congiuntamente da entrambi i genitori; le singole questioni relative all’ordinaria amministrazione, invece, possono essere prese anche singolarmente. L’affido condiviso è quindi un istituto progettato per tutelare l’interesse dei figli, che hanno il diritto di avere sempre due genitori corresponsabili della loro educazione e mantenimento, nonostante non siano più una coppia. L’affidamento condiviso può essere essere negato solo quando quando un genitore pone in essere atti nocivi alla salute fisica e psichica del figlio; in tale ipotesi verrà stabilito l’affido esclusivo a favore dell’altro genitore. Il Tribunale di Catania ha di recente (con l’ordinanza del 25.9.14) affrontato un caso concreto di revoca dell’affido condiviso a causa del consumo di cannabis da parte del padre. Nel corso del giudizio dinanzi al Tribunale era emerso che il padre lasciava le cartine con la sostanza liberamente in casa, quindi alla portata del minore. Non solo, anche gli strumenti per la preparazione degli spinelli erano lasciati incustoditi, e quindi anche a disposizione del figlio.

Il giudice, previa revoca dell’affido condiviso, ha stabilito quello esclusivo a favore della madre, stabilendo che solo la prova di aver smesso il consumo di cannabis avrebbe permesso di riesaminare la possibilità dell’affidamento condiviso; in tal caso, per permettere di rivalutare la posizione del genitore, sarebbe stato necessario non il certificato del medico di famiglia, ma quello più attendibile ed affidabile del servizio sanitario nazionale. Ad ogni modo non è stata eliminata la possibilità di frequentazione della minore da parte del padre (ipotesi estrema applicabile solo se il padre costituisce un pericolo concreto per la salute fisica e psichica del minore) ma il giudice ha stabilito che gli incontri dovevano svolgersi presso il domicilio materno, per garantire alla piccola di vedere il padre in un luogo familiare e protetto. Il Giudice ha probabilmente considerato (oltre alla oggettiva pericolosità della situazione) che i bambini “fanno ciò che vedono” e possono quindi considerare come normale (ed imitabile) qualsiasi atteggiamento genitoriale, come, appunto, quello di consumare cannabis o altra sostanza stupefacente.

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Avv. Gianfranco Puca

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Il Legale

Snellimento delel procedure

LA NEGOZIAZIONE ASSISTITA l governo ha redatto il decreto legge n. 132 del 2014 per cercare di accelerare i tempi del processo civile e ridurre il contenzioso in corso e quello che potrebbe sorgere. A tal fine, il capo II del decreto legge, agli articoli 2 e ss. introduce la convenzione di negoziazione assistita da un avvocato, definita come l’ accordo mediante il quale le parti convengono di cooperare in buona fede e con lealtà per risolvere in via amichevole la controversia. La convenzione di negoziazione deve precisare il termine concordato dalle parti per l’espletamento della procedura, in ogni caso non inferiore a un mese, nonché l’oggetto della controversia, che non deve riguardare diritti indisponibili. La convenzione, che deve avere forma scritta a pena di nullità, è conclusa per un periodo di tempo determinato dalle parti e deve essere stipulata con l’assistenza di un avvocato. L’accordo che compone la controversia, sottoscritto dalle parti e dagli avvocati che le assistono, costituisce titolo esecutivo e per l’iscrizione di ipoteca giudiziale. La portata innovativa della negoziazione assistita è di immediata evidenza

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La convenzione, che deve avere forma scritta a pena di nullità, è conclusa per un periodo di tempo determinato dalle parti e deve essere stipulata con l’assistenza di un avvocato laddove si consideri che l’esperimento del procedimento di negoziazione assistita è condizione di procedibilità della domanda giudiziale in tutte le controversie in materia di risarcimento del danno da circolazione di veicoli e natanti o di richieste di pagamento a qualsiasi titolo di somme non eccedenti cinquantamila euro, ad eccezione delle controversie concernenti obbligazioni contrattuali derivanti da contratti conclusi tra professionisti e consumatori. Quando l’esperimento del procedimento di negoziazione assistita è condizione di procedibilità della domanda

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giudiziale la condizione si considera avverata se l’invito non è seguito da adesione o è seguito da rifiuto entro trenta giorni dalla sua ricezione ovvero quando è decorso il periodo di tempo indicato nella convenzione di negoziazione. L’invito a stipulare la convenzione deve indicare l’oggetto della controversia e contenere l’avvertimento che la mancata risposta all’invito entro trenta giorni dalla ricezione o il suo rifiuto può essere valutato dal giudice ai fini delle spese del giudizio. La certificazione dell’autografia della firma apposta all’invito avviene ad opera dell’avvocato che formula l’invito. La dichiarazione di mancato accordo e’ certificata dagli avvocati designati. In buona sostanza, attraverso la negoziazione assistita obbligatoria si sta cercando di coprire gli spazi vuoti lasciati della mediazione obbligatoria, rimettendo alla buona fede, lealtà e cooperazione tra le parti la soluzione amichevole della controversia, deflazionando in tal modo il carico di lavoro dei giudici. Avv. Gennaro Cozzolino


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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Consumatori

Consigli sul Decreto Legge del Governo

Smart&Start ...si parte! l 13 novembre 2014 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 264 il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico che aziona la macchina dei finanziamenti. Il nuovo Start&Smart attivo dal 15/01/2015 sarà dedicato alla Star-up innovative (iscritte nella sezione speciale del registro delle imprese della Camera di Commercio) e finanzierà i progetti di impresa che prevedono investimenti compresi tra 100 mila e 1.5 milioni di euro. La dotazione finanziaria è di 200 milioni di euro si prevede possa essere aumentata. I progetti di impresa dovranno avere un forte contenuto tecnologico e innovativo. I finanziamenti sono a sportello e quindi fondamentale la tempestività di presentazione della domanda Le nuove agevolazioni prevedono un finanziamento a tasso zero fino ad un massimo del 70% del costo del progetto, nella forma della sovvenzione rimborsabile (art 6 del provvedimento). Particolarmente premiati giovani, donne e cervelli in fuga , che rientreranno a lavorare in Italia, in questo caso il finanziamento raggiungerà l’80% delle spese sostenute. I finanziamenti avranno una durata di anni otto ed i contributi saranno erogati per stati di avanzamento. Inizialmente il bonus era dedicato al territorio del Mezzogiorno, ora invece si estende su tut-

ta la penisola. Per le star-up localizzate nel mezzogiorno e nel cratere aquilano sismico saranno chiamate a restituire solo 80% del prestito ricevuto, godendo di fatto di una componente a fondo perduto. La gestione di tali finanziamenti è affidata a Invitalia che è incaricata altresì di erogare i finanziamenti e verificarne la regolarità dei requisiti e la reale operatività delle imprese. Tra i requisiti delle star-up innovative c’è il requisito inerente il personale dipendente o i collaboratori, in quali devono essere in percentuale uguale o superiore ad 1/3 della forza lavoro complessiva con le seguenti ca-

ratteristiche, personale in possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di ricerca presso l’università, italiana o straniera, o laureato che abbia svolto ricerca da almeno tre anni presso Istituti pubblici o privati, o titolato di laurea magistrale. Rimaniamo in attesa di una circolare del Mise esplicativa. Via a nuovi progetti all’insegna della innovazione, della tecnologia, dell’autenticità e di nuove idee.

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di Laura Di Paolantonio

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Consumatori

CULTURA FINANZIARIA

Come e cosa imparare

per investire bene i risparmi n concetto al quale molte persone non danno interesse è la cultura finanziaria. Cosa significa? Che la gran parte della popolazione europea per mancanza di tempo o per mancanza di voglia non conosce gli strumenti finanziari dove investe i propri soldi. Questo fatto è confermato da uno studio approfondito dell’OCSE(Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) eseguito in merito alla ‘financial literacy’ , cioè in pratica ‘l’alfabetizzazione finanziaria’, definita come il complesso delle conoscenze, dei comportamenti,e delle consapevolezze necessarie a una persona per fare corrette scelte di investimento. Per avere una idea ancora più chiara della situazione in merito al nostro paese, si pensi che da uno studio svizzero compiuto da importanti società di management, la conoscenza finanziaria degli italiani viene valutata con valore 3 circa, in una scala da 0 a 10. Un voto con il quale a scuola si verrebbe sonoramente bocciati. Questo cosa significa in pratica? Che ogni volta che un italiano si reca in un istituto finanziario per investire i propri soldi si troverà a non comprendere praticamente niente di ciò

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al giorno d’oggi è difficile accantonare dei risparmi.Ha senso che poi questi risparmi vengano investiti in strumenti di cui non conosciamo la vera natura? che gli viene proposto. E la cosa è grave, se ci pensiamo, perchè già al giorno d’oggi è difficile accantonare dei risparmi. Ha senso che poi questi risparmi vengano investiti in strumenti di cui non conosciamo la vera natura? No. Lasciare ai professionisti che operano nel settore finanziario il pieno potere sulle decisioni di investimento dei nostri soldi, contiene indubbiamente dei gradi di rischio. I casi relativi alle Obbligazioni Argentine, a Cirio e Parmalat nei primi anni dopo il 2000, avevano creato scalpore, e a livello normativo europeo erano state introdotte leggi di tutela. Ma questo non ha impedito altri problemi: nel 2008, molti risparmiatori sono stati coinvolti nel

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fallimento della Banca americana Lehman Brothers, le cui obbligazioni erano state collocate anche in Italia. Qualcuno è riuscito ad ottenere rimborsi dopo lunghe cause giuridiche, ma molti risparmiatori hanno perso i loro soldi. Come se non bastasse è arrivata una ulteriore batosta, nel 2012, in seguito al crollo delle Obbligazioni della Grecia. Molti piccoli risparmiatori sono stati coinvolti anche in questo ‘dramma’ finanziario, e si sono trovati ‘costretti’ ad aderire al cosiddetto “haircut” cioè a una riduzione di valore del proprio titolo di quasi il 75% della somma investita. Appare ormai chiaro, che nonostante tutte le rassicurazioni che vengono date ogni volta dai professionisti del settore, periodicamente accade un evento che porta danni irreparabili agli investimenti dei piccoli risparmiatori. Questo significa una sola cosa: che si deve avere in prima persona una cultura finanziaria di base che permetta di difendersi da proposte di investimento troppo ‘pericolose’. Nelle prossime occasioni vedremo alcuni concetti di base che occorre conoscere per avere piena coscienza di ciò che si fa, quando si prende una decisione di investimento. di Bruno Feroci analista finanziario


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Consumatori

Occhio alla partita IVA

Il regime forfettario che verrà a Legge di Stabilità 2014 introduce il nuovo regime forfetario, che modificherà radicalmente il regime dei contribuenti minimi attualmente in vigore; vi sarà da un lato il temibile aumento della tassazione sui ricavi dal 5 al 15%, dall’altro si riducono alcuni limiti legati all’accesso e alla permanenza nel regime presenti nel regime del 2014. È bene precisare sin da subito che coloro che beneficiano del regime dei vecchi minimi con imposta sostitutiva al 5%, potranno continuare ad applicare i parametri validi fino al 2014 fino a quando non avranno compiuto trentacinque anni oppure non terminerà il beneficio del regime agevolato. Il nuovo regime dei minimi con partita Iva è riservato ai contribuenti che abbiano una soglia di ricavi,in base all’attività esercitata compresa tra i 15.000 euro (attività professionali)ed i 40.000 (per commercio ingrosso e dettaglio , servizi di ristorazione ed alloggio). Inoltre vi sono altri requisiti che i contribuenti devono possedere al fine di poter permanere nel regime forfetario: le spese per l’acquisizione di lavoro accessorio, dipendente e assimilato non devono superare i 5.000 euro lordi; le spese per beni strumentali non devono essere superiori a 20.000,00 euro, al lordo degli ammortamenti. Per accedere a regime inoltre, in sede di ini-

zio attività: il contribuente non deve aver esercitato, nei tre anni precedenti, attività artistica, professionale ovvero d’impresa, anche in forma associata o familiare; l’attività da esercitare non deve essere mera prosecuzione di altra attività precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo; Il reddito sarà calcolato applicando dapprima un coefficiente di redditività ai propri ricavi e successivamente un’imposta sostitutiva del 15 per cento. In base alle novità introdotte dal Governo Renzi (i requisiti, le soglie e l’imposta sostitutiva al 15%), appare evidente che i cambiamenti se da un lato ampliano la

platea dei potenziali beneficiari, non aiutano certo i giovani con basso reddito, sui quali l’incremento dell’imposta dal 5 al 15% è tutt’altro che una buona notizia. Inoltre la nuova soglia di 15.000 euro di ricavi per i professionisti (la maggior parte dei beneficiari del regime previsto per i contribuenti minimi) appare davvero eccessivamente bassa. Per fortuna, tuttavia, i tantissimi interessati, per i quali il nuovo regime del 2015 sarà meno vantaggioso, potranno quanto meno continuare a mantenersi nel vecchio regime fino ai 35 anni o allo scadere del quinquennio di agevolazioni.

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di Alessandro Frattaroli commercialista

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“PrimaPagina “Prima Pagina”” Curiosità

Numerologia: terza puntata

I PERCORSI DI VITA NUMEROLOGICI

il Percorso “1” bbiamo visto la volta scorsa come sono individuabili i cicli personali di ciascuno in base alla data di nascita. Iniziamo oggi a capire quali sono invece le influenze che ogni numero esercita su chi lo possiede. Ricordo brevemente come si ottiene il proprio numero principale(Percorso di Vita). Riduciamo a una sola cifra ogni componente della data di nascita e poi sommiamo i valori ottenuti. Ad esempio : 15/08/1974. 15=1+5=6 , poi 0+8=8, poi 1974=1+9+7+4=21=2+1=3 . I tre valori ottenuti sono 6 , 8 e 3. Sommiamoli: 6+8+3=17 da cui 1+7= 8. Quindi la persona in questione è una 8 di Percorso di Vita. Ogni Persona può avere un valore che va da 1 a 9. Nel caso in cui la somma dei 3 valori faccia 11 o 22 , non va ridotta. Questo perché 11 e 22 sono considerati dalla antica scuola numerologica, come Numeri Maestri, e chi li possiede ha particolari capacità che poi vedremo. Praticamente quindi se nel calcolo otteniamo 11 siamo in presenza di un Percorso di Vita ‘11’, mentre se otteniamo

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20, abbiamo un Percorso ‘2’. Poi: se otteniamo 13 siamo in presenza di un Percorso ‘4’(1+3), mentre se otteniamo 22, abbiamo individuato un Percorso ‘22’. Vediamo adesso di conoscere le caratteristiche dei Percorsi di Vita in base al numero. Iniziamo dall’1: chi nasce in questo Percorso di Vita ha un animo da leader e tende ad essere il ‘pioniere’. Cosa significa? Che gli ‘1’ sono persone che vogliono avere il controllo della propria vita, e in generale che vogliono ‘dirigere’ il business e la famiglia, se possibile. Vi è una forte componente di individualismo nelle persone che nascono in un Percorso di Vita 1, e questo le rende sicure di sé, tanto che non ascoltano volentieri i consigli degli altri, o meglio: possono anche ascoltarli, ma alla fine decidono di fare sempre come gli pare. Sono molto orgogliosi : la sicurezza innata li rende dei pionieri, perché sono gli 1 che si gettano in imprese mai tentate prima, o comunque in progetti ritenuti apparentemente difficili. Questa è una caratteristica splendida di questo numero, la quale però contiene anche un risvolto negativo: con l’impulsi-

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vità che li contraddistingue, gli 1 possono anche compiere gesti inconsulti, che non tengono conto delle conseguenze che provocano, e ciò non sempre è apprezzato dagli altri. Non solo, questo può causare a loro dei guai. Comunque non si può non menzionare il grande cuore degli 1 che in generale sono sempre pronti a muoversi in aiuto di un amico in difficoltà. Un percorso di Vita interessante, quello 1, quindi , anche se queste persone è opportuno che nel corso della propria esistenza lavorino per aumentare il selfcontrol, elemento che naturalmente non possiedono e imparino che non sempre possono dirigere gli altri come vogliono. Gli 1 si fidanzano o sposano con Percorsi di Vita 1(come loro), 4/22, 6,7 e 9. Relazioni sentimentali con gli altri Percorsi 2/11,3, 5,8 raramente possono durare anni. Nella prossima occasione vedremo il Percorso di Vita ‘2’. di Bruno Feroci Analista Tecnico Finanziario





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