I Padroni del Fumo

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52 Questa espressione è da intendersi nel senso che la retribuzione era al lordo delle spese sostenute dal capo famiglia per il vitto del garzone, altre volte il vitto era computato a parte e quindi detratto dalla retribuzione. 53 Probabilmente mattoni ancora da cuocere. 54 Lavoratori addetti, solitamente, alle operazioni di fornaciatura e sfornaciatura. Erano divisi in due squadre: la ‘squadra rossa’ estraeva i mattoni cotti dalla camera di cottura ed era composta da quattro persone di cui due portavano le carriole dei mattoni fuori dal forno ed altri due li mettevano in pignone. La ‘squadra bianca’ era costituita da quattro operai che impilavano i mattoni crudi nella camera di cottura. 55 Il termine manovale comprende, tra l’altro, funzioni come: carrettiere, ‘calo telarini’ (mansione solitamente svolta dalle donne che consisteva nel calo – dal verbo calare, togliere, abbassare – del telaio sul quale venivano appoggiate le tegole ad asciugare che il bertoliere portava poi a cuocere nel forno), pulitura cava, scavo manuale della terra, posa dei mattoni ‘in gambetta’, ‘impignonatura’, meccanico, cementista, ecc. 56 Dal Libro matricola degli operai del 1913, si rileva, ad esempio, che Caverni Luigi di 62 anni, proveniente da S. Romano, lavorava a cottimo col figlio «nella proporzione di 1/3 del lavoro totale». Il figlio Adolfo di 22 anni, capo-mattonaio, era a capo di una squadra di cui facevano parte il padre, come già detto, e un garzone da lui direttamente retribuito con £ 45 con la dicitura ‘vitto valutato’. 57 Ad esempio sempre nel Libro matricola degli operai nell’anno 1913 accanto ai nominativi femminili si leggono le annotazioni: «lavora col marito Battini Agostino in proporzione di 1/3 del lavoro totale» o «lavora col figlio Battini Ezio in proporzione di 1/4 del lavoro totale» o ancora «lavora col fratello Battini Ezio in proporzione di 1/3 del lavoro totale»; oppure «lavora col marito Deri Bergentino in proporzione di 1 settimo del lavoro totale», o «lavora col padre in proporzione di 21/2 di un settimo del lavoro totale» e «lavora col suocero in proporzione di 11/2 di un settimo del lavoro totale».

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testo, al fine di facilitare la trasmissione delle informazioni era relativamente più semplice veicolare le stesse all’interno di un gruppo linguisticamente omogeneo che comunicava con i quadri superiori attraverso una figura apicale in grado di interloquire con gli stessi in italiano. Ad ogni dipendente sono dedicate più pagine sul Registro Fornaciai e operai; per ciascuna famiglia veniva registrato il nome del capo-famiglia seguito dai componenti del nucleo familiare. Quindi erano annotati gli attrezzi e i materiali consegnati, la produzione e il salario. Ad esempio se prendiamo il Registro riferito all’anno 1913 alle pagine 50, 51, 52 e 53 troviamo la famiglia di Marconcini Leopoldo di S. Romano, costituita dal capo-mattonaio, Leopoldo, la figlia Vienna ed un garzone di 15 anni, Capponi Giuseppe, anch’egli di S. Romano. Al Marconcini veniva corrisposta una retribuzione a cottimo di £ 5 per mille mattoni comuni, la figlia «lavora con Marconcini Leopoldo in proporzione di 1/4 del lavoro totale», il garzone «viene retribuito dal Marconcini con £ 50 mensili compreso vitto»52. Gli attrezzi presi in carico sono: 4 carriole, 2 pale in ferro, 1 pala in legno, 3 zappe, 1 raschietto, 1 crivello, 2 secchi in ferro, 1 ‘carabbo’, 2 secchi in zinco, 1 banco, 1 banchetto, 1 cassetta per acqua. Nelle pagine successive è indicata in dettaglio la produzione, suddivisa in mattoni, mattoni grossi, ‘mattoni gelati’53 e paramani per un totale, da aprile 1913 a settembre dello stesso anno, di 274.836 pezzi di cui 1.040 mattoni gelati per i quali è stato corrisposto un compenso di £ 2,50 per mille anziché di £ 5 o 6,50 rispettivamente per i mattoni e i mattoni grossi, per un importo totale di £ 1.695,10. L’organizzazione del lavoro all’interno della fabbrica si fondava su un duplice criterio, funzionale e gerarchico. Ogni squadra svolgeva specifiche mansioni, cosicché si avevano quelle dei: mattonai, cottimisti, fuochisti e ‘bertolieri’54 e ad esse si affiancavano con funzioni generiche i manovali55. Le squadre, ciascuna con un suo capo, di solito erano formate da quattro persone e potevano essere sia gruppi familiari sia gruppi di singoli. Esse si articolavano al proprio interno secondo un criterio gerarchico, cosicché vi era un capo-mattonaio con dei mattonai o garzoni; un capo-cottimista con dei sotto-cottimisti e/o dei cottimisti; uno o più fuochisti e uno o più sotto-fuochisti, un capo-bertoliere ed uno o più bertolieri. Come abbiamo visto la retribuzione dei componenti di una squadra era spesso ritirata dal capo che provvedeva poi a consegnarla ai singoli lavoratori e a volte compariva la dicitura «vitto valutato» ovvero senza ulteriore pagamento per il vitto o somministrazione in natura dello stesso; nel caso in cui questo fosse stato fornito l’importo corrispondente veniva decurtato dalla retribuzione; il capo era spesso la persona più esperta e qualificata ma non necessariamente la più anziana56. Le donne venivano retribuite in riferimento al marito, al padre, o al fratello secondo una percentuale della retribuzione dei primi che poteva variare da un minimo di «un mezzo a 1/7 a 1/3» del valore del lavoro complessivamente prestato dal gruppo57. Il capo-bertoliere, a sua volta, retribuiva altri bertolieri che con molta probabilità lavoravano nella stessa squadra, fermo restando che tutti i dipendenti erano registrati nel Libro matricola per motivi assicurativi. I ragazzi al di sotto dei 15 anni erano inquadrati come «operai-manovali» e assunti per periodi molto brevi, anche di soli 15 giorni; tra di essi coloro che si erano spostati con un gruppo familiare lavoravano con la qualifica di «garzoni» e venivano retribuiti in misura fissa mensile (dalle 40 alle 50 Lire) «vitto valutato».


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