SportEzio-Novant'anni da sportivo

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SportEzio N o v ant ’ a nni da s po rtivo


In copertina: Circuito di Lugano, su Gilera 500 alla curva “Bar Beck”.


SportEzio N o v ant ’ a nni da s po rtivo

Questa raccolta di foto vuole evidenziare il lato sportivo del nostro papĂ Ezio.


Nel 2002 Ezio scrisse il Valzer della Vita dal quale abbiamo preso diversi spunti e foto per questa raccolta. Mario Agliati ne ricevette una copia e sul Cantonetto No. 1 pubblicato a luglio 2004 così lo ricordava: Il caro Ezio Bernasconi ! Ho ben in mente il giorno in cui per la prima volta lo vidi. Potevano essere le nove di mattina del 15 settembre 1928, cioè del nostro primo giorno di scuola, nell’aula al primo piano, le finestre del cui corridoio davano sul corso Pestalozzi, col maestro Americo Lepori. Rivedo la scena: intorno, bambini ignoti gli uni agli altri, sbigottiti, parecchi piangenti; io non piangevo, ma ero tutto ripiegato tremante sul piano del banco, con una mano stringendone lo spigolo, là dove stava infisso il calamaio di piombo. Ma mi accorsi che dietro di me ce n’erano due che stavano quieti, con faccia serena, quasi sorridenti: erano Ezio e Guido, che (seppi poi), traevano la loro fortezza dall’essere fratelli.

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Sportinfanzia… Qualche giorno dopo giù in fondo alla via Vegezzi, dove s’ergeva la facciata posteriore della posta vecchia, notai Ezio e Guido curvi a giocare con impegno alle boccette, cioé alle biglie. Anche in piazza Manzoni, a lato della fontana, vi era uno spazio per il gioco delle biglie, sotto una pianta di nespole. Si giocava i cinque della meraviglia: chi conduceva il gioco appoggiava una biglia di terracotta, smussata sopra e sotto, sul terreno e vi posava un 5 cts. Gli altri giocatori lanciavano le biglie contro il 5 cts e quelli che non riuscivano a colpirlo venivano incamerate dal proprietario della monetina. Fece furore nei primi anni trenta il gioco dei gettoni: consisteva nel battere contro una porta o un muro certi rondelli di lamiera con stampata una foto dei vari beniamini del calcio. Se il gettone, rimbalzando, si avvicinava di un fiammifero o meno a quello che stava sul terreno, il battitore se li intascava entrambi. Ezio ricorda che le loro attività ludiche si svolgevano sotto il portico della BSI dove si giocava al calcio ; l’ipotetico campo era delimitato dalla rotaia del tram. Di solito si occupava tutto il campo stradale attorno alle 13. Il Portico del Banco di Roma era invece teatro del gioco della palla a mano… Dopo la scuola si andava nella palestra di ginnastica che dava su via Concordia, per le lezioni di ginnastica della Federale agli ordini del maestro Attilio Rezzonico. Ezio riusciva bene anche nel canto, tant’è vero che il maestro Filippello lo convocò nei famosi bambini Ticinesi che si esibirono con gran successo anche nella Svizzera interna ed all’estero. Ezio primeggiava con Maddalena Sanvido, “la primadonna”.

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Hockey su prato… Ezio, era ancora allievo del ginnasio, quando entrò a far parte della squadra di Hockey su prato. Si giocava sul piazzale del Palazzo degli Studi. Il grande piazzale in terra bianca davanti alla scuola attirò l’attenzione di Ezio. Güsti Foletti, che giocava in prima squadra, riuscì a trovare per i più giovani un allenatore spagnolo di nome Agosti. La passione era talmente forte che il giovedì, invece di seguire le lezioni di disegno dei Prof. Bettelini e Pocobelli, Ezio e compagni, si recavano al Ponte della Madonnetta alla Segheria Mummenthaler a comprare un sacco di segatura che usavano per delimitare il campo. Il campo da gioco sul Piazzale del Ginnasio cantonale.

Nacque così la squadra dei Boys del Lugano Hockey Athletic Club che fu invitata anche a Milano per disputare un incontro a livello Internazionale contro il GUF (Giovani Universitari Fascisti). La squadra era formata anche da Livio Balmelli, Leo Bernasconi, Mario Arrigo, Gilberto Ambrosetti, Frick e Mario Alberti. Il miglior risultato fu ottenuto ai Campionati della Svizzera Orientale dei Boys, dove l’HACL vinse battendo in finale lo Zurigo, i Red Socks ed il Lucerna; giocavano anche Annibale Rabaglio, Chicco Gusberti, Ponti e Ivo Molina.

1938 - Piazzale del Liceo, squadra di ginnasiali: Mario Maspoli, Antonio Antognini, Ezio Bernasconi, Roberto Lisinger, X, Mario Alberti, Edgardo Brientini, Gilberto Ambrosetti, Paolo Frick, Leo Bernasconi, Alfredo Arnold, Pietro Fischer.

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A Milano contro il “Guf”.


…Hockey su ghiaccio Dall’Hockey su prato Ezio passò all’Hockey su ghiaccio sulla crosta perigliosa del laghetto di Muzzano. Nonostante la guerra, Ezio non fu mai inattivo: pattinava sul laghetto di Muzzano, dove si giocava a Hockey su ghiaccio. Attorno al laghetto vi era solo una casetta e i giovani dovevano subire le lamentele del Signor Sonvico detto Biscela, proprietario del laghetto, che li minacciava: non si potevano disturbare gli inquilini Dott. Ezio Bernasconi (pediatra di quasi tutti i bambini di Lugano che lo chiamavano “Zio Ezio”) e consorte, che si esibivano in figure artistiche. I ragazzi andarono a comprare travi, collegate con cambre di ferro, per delimitare il perimetro di gioco.

Ezio fu Presidente dell’HCL nel 1946/47; per reperire fondi organizzò

Venne fondata la società Eishockey Club Lugano l’11 febbraio 1941. I soci fondatori erano Alfonso Weber, Mario Arrigo, Livio Balmelli, Ivo Molina, già esperti nell’hockey su prato, Dino Bernardoni, Renato Paganetti, Bruno Bernaschina, Ivo Badaracco, Ezio Bernasconi ed anche il Signor Sonvico detto “Biscela”. Questi furono gli inizi dell’Eishockey Club Lugano, tuttora attivo con il nome di Hockey Club Lugano.

una festa danzante al Casinò Cecil dove si ricavarono ben 850 Fr. Con questo capitale, iniziò l’attività hockeistica sul prato di Loreto che veniva abbondantemente innaffiato di sera per avere il ghiaccio.

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Distintivo sportivo Grazie alle sue attitudini atletiche, nel 1941 Ezio ottenne il distintivo sportivo svizzero che in quei tempi di grande patriottismo era orgogliosamente da mettere all’occhiello.

Praticò il canottaggio nella Società Audax di Paradiso con Arrigoni, De Micheli, Huhn e Schatzmann. 8


Militare

A vent’anni andò a Thun alla scuola reclute nella compagnia motorizzata mitraglieri. La terminò il 7 novembre 1942 ma, essendo in tempo di guerra, dopo cinque giorni fu richiamato subito in servizio attivo nella compagnia motorizzata mitraglieri 9, comandata dal capitano Gianni Pessina e dai tenenti Butti, Borella, Scerri. Rimasero accampati a Bellinzona, alla posta vecchia, fino al 6 gennaio 1943.

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In montagna… In compagnia degli amici Küng, Dozio, Antolini e Cortesi, Ezio compiva delle gite in montagna. Partivano in bicicletta alle quattro di mattina per raggiungere la prima tappa: Bellinzona. Ripartivano alla volta di Lavorgo dove comperavano il pane fresco e risalivano in sella fino ad Ambrì. Da lì salivano fino al Ritom con la funicolare e proseguivano fino alla Capanna di Cadagno. L’indomani raggiungevano la capanna di Cadlimo, il Piz Blas e rientravano a Cadagno. Il giorno dopo salita al Passo del Sole, Pizzo Torri e pernottamento ancora a Cadagno. L’ultimo giorno si raggiungeva il Passo delle Colombe, discesa verso Ambrì e rientro in bicicletta fino a Lugano.

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Nei mesi invernali sciavano a Cadagno, Andermatt e G端tsch. Si fermavano in mezzo al lago del Ritom ghiacciato a fare lo spuntino a base di pane fresco, pancetta e barbera.

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La moto da corsa…

Ma il meglio dello sport lo riservò al motociclismo. La sua attività agonistica quale corridore di moto iniziò nel ’46. Divenne socio dell’Unione Sportiva Ceresio e s’iscrisse alla Gara Raid Audax come conducente di moto militare e con un passeggero: l’amico Renzo Beretta Piccoli detto Kruka. Partirono alle 5 del mattino da Lugano diretti al San Bernardino, percorrendo il tragitto Coira-Sargans-Näfels-Glarus-KlausenpassAltdorf-Andermatt-Gottardo-Airolo-Lugano in tempo da record, tanto che si piazzarono secondi, preceduti solo dall’amico Hans Kappenberger in sella a BMW senza passeggero. A causa della sella militare sicuramente non comoda come quelle attuali e dei forti scossoni, il povero “Kruka” camminò per ben 15 giorni a gambe larghe. 12


Ezio così racconta…

L’Unione Sportiva Ceresio aveva lanciato una gara in salita per moto, la Gravesano-Arosio detta “Penüdria”, per soli amatori. Con il cugino Franco decidemmo di parteciparvi e trasformammo il cassone del motocarrozzino (side-car) in una piattaforma munita di cinghie d’aggancio per il passeggero. La mattina del 19 maggio ci presentammo e ci accreditarono alla gara. Eravamo in maniche di camicia e senza casco, che dilettanti! Fu la prima corsa in moto a cui partecipai. Dopo qualche settimana fu la volta della Bellinzona-Sasso Corbaro, sempre con il side-car militare. Durante un allenamento il carrozzino per il passeggero si rovesciò e mi perforai un piede. Fui trasportato all’ospedale dove mi medicarono raccomandandomi il riposo. In officina trovai uno stivale di gomma e lo infilai, partecipando alla gara. Tra gli spettatori vidi anche gli infermieri che mi avevano curato e che mi pensavano a letto con il piede rialzato. Purtroppo, nonostante gli sforzi e la sofferenza fisica, a circa 200 metri dall’arrivo il motore ci lasciò a piedi… In un’altra occasione, nel giro del lago di Origlio, con Milietto Roda seduto sul sedile posteriore della moto, fummo accecati da una nuvola di polvere e ci scontrammo con la parte posteriore di un’autopostale, logico, anche l’autopostale era gialla come la polvere, fortunatamente senza riportare gravi lesioni. Apprendisti corridori alla Gravesano-Arosio, sulla “Penüdria”.

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Nel ’47 mi piazzai sempre tra i primi tre nelle gare motociclistiche. Alla Lugano-Monte Brè, il 4 maggio, terzo su Jawa 250 cmc; sul circuito di Bellinzona, il 15 giugno, secondo; a Wallisellen, il 22 giugno, secondo; sulla Agno-Iseo, il 29 giugno, primo; a Winterthur, il 13 luglio, secondo e a Goldach ancora secondo il 20 luglio. Il caro amico Milietto mi propose di seguirmi nelle gare in auto e io ne fui ben contento. Partimmo alla volta di Zurigo-Weiningen. Durante le prove stringemmo amicizia con i corridori italiani Omobono Tenni, Dario Ambrosini, Gianni Leoni. La presenza di Milietto si rivelò utilissima anche per Tenni, visto che si prodigò nella ricerca di un pezzo per la sua moto.

Corsa in salita Agno-Iseo.

Le coppe al vincitore della Agno-Iseo.

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La prima corsa al Circuito di Bellinzona, secondo classificato.

Al mattino parto con la CZ125, non tanto per il piazzamento, dato che la moto non aveva possibilità, ma per prendere confidenza con il circuito. Arrivai solo quarto. Verso le ore 13 mi misi in sella alla Gilera-Saturno, classe 500 cmc. La partenza si faceva spingendo la moto a mano. Uno dei concorrenti perse l’equilibrio cadendo su di me e strappando con la leva del suo manubrio il cavo della mia candela. Cercai di ripararlo al più presto. Quando presi il via ero ultimo ad un giro dal primo, un certo Benoit Musy in sella a una moto Guzzi. Siccome ad ogni giro rimontavo, venni esortato dal pubblico presente – specie dagli amici che si sbracciavano – con tanto entusiasmo. Il risultato fu strabiliante, perché mi sono classificato secondo a soli 27 secondi da Musy, che correva con una moto Guzzi ufficiale, ossia preparata dalla fabbrica.

Quasi corridori alla Bellinzona-Sasso Corbaro.

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Circuito Wallisellen, secondo classificato.

Circuito Winterthur, secondo classificato.

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Quando sostenni le ultime gare un corridore di rango internazionale, un tale Radames Bianchi detto “Nino”, di Lugano, mi assisteva mettendo a disposizione la sua rodata esperienza nelle gare internazionali. Ad esempio mi comunicava quanti giri mancavano al termine della gara, oppure la distanza tra chi mi precedeva e seguiva. A mia insaputa si recò anche a Milano presso una nuova fabbrica di moto di nome Parilla, dal nome del proprietario Giovanni Parilla. Aveva richiesto che mi preparassero una moto per il Circuito di Lugano. Ci furono problemi di consegna e l’antivigilia della gara, il 22 agosto nel tardo pomeriggio, la moto ancora non ci era stata consegnata per problemi sorti alla dogana di Chiasso. Non va dimenticato che, a quei tempi, per potere passare il valico si doveva essere in possesso del cosiddetto “Trittico”, una specie di passaporto del veicolo sul quale venivano impressi timbro di entrata e di uscita. Oramai in serata, verso le ore 19, Nino mi telefonò

disperato dall’Italia per chiedermi come potesse fare per importare la moto. Gli consigliai di tentare passando da Gandria e, sull’orlo di una crisi di pianto, cercai di convincere i funzionari a permetterne l’entrata in Svizzera, dietro pagamento di un deposito a garanzia del rientro della moto in Italia entro tre giorni. Finalmente, alle ore 23, la moto mi fu consegnata. L’indomani mattina presto, mi alzai con l’intenzione di provarla e mi accorsi subito che i comandi delle marce e del freno risultavano invertiti rispetto alla Gilera e alla Jawa, ossia erano a destra e non a sinistra. Mi sentii a pezzi, anche perché dovevo fare sforzi enormi per non cadere nell’automatismo che mi faceva premere i comandi a sinistra. Quel sabato mattina diventò indimenticabile anche per un altro spiacevole episodio: da Ginevra mi fu recapitata una lettera in cui mi comunicavano la sospensione della licenza di corridore perché avevo gareggiato con in evidenza la scritta dello sponsor Jawa e quindi mi obbli17


gavano a rinunciare alla competizione del giorno dopo. Il presidente del club motociclistico, Arrigo Cavenati, decise di indire una riunione urgente con la partecipazione del commissario inviato da Ginevra in rappresentanza della Federazione motociclistica svizzera. Dopo una discussione in cui fu precisato che io non ero titolare del negozio cicli ma della Casa del bambino, ottenemmo che la sospensione fosse valida dal giorno seguente alla gara. Quindi, mi coricai teso anche per queste coincidenze negative pensando alle aspettative del comitato organizzatore e degli amici più cari, non certo quelli che avevano segnalato a Ginevra che io facevo propaganda per le moto con le quali affrontavo le competizioni. Così, il giorno seguente alle ore 10 partii in sella alla Parilla 250 cmc telaio n. 501, era la prima moto da competizione che usciva dalla fabbrica. 18

Dopo i primi giri, nei quali cercai di prendere confidenza con il mezzo, decisi di fare alla curva del “gas” il sorpasso del mio antagonista Paul Gämperli e riuscii a mantenere il comando fino alla fine, tagliando il traguardo con la prima Parilla. La segretaria del comitato d’organizzazione del Circuito, che lavorava anche per noi alla Casa del bambino, Luciana mi accolse felicissima con un mazzo di fiori. Io, soddisfatto, la invitai a salire sulla parte posteriore e tra gli applausi facemmo il giro d’onore. Nel pomeriggio, alle 15.30, partecipai anche alla gara riservata alle 500 cmc, in sella alla mia Gilera Saturno, già utilizzata la settimana prima al Circuito di Zurigo. Presi subito il comando e lo detenni fino alla fine, aggiudicandomi anche il primato del miglior tempo della giornata nella mia categoria. Fu un vero trionfo, che mai potrò scordare!


La settimana seguente, l’allora sindaco di Lugano avv. Paride Pelli, interpose ricorso alla decisione del comitato centrale di sospendermi dalle corse, ma non ebbe successo. Anche per questo motivo decisi di non più partecipare a gare motociclistiche.

L’annuncio causa della squalifica...

A causa della guerra, il giornale sportivo “Becco giallo” sospese le edizioni. Io e Alberto Küng decidemmo di rimpiazzarlo con un giornalino sportivo chiamato “Il lampo sportivo” che usciva solo la domenica sera con i risultati e le cronache delle partite che si erano svolte nel pomeriggio. Lo stampavamo presso la Tipografia della Libera Stampa in Via Emilio Bossi, di cui era proto Elmo Bernasconi. Nella primavera del 1940 uscì il primo numero: un solo foglio formato A3. Alla sera ci siamo recati in Piazza della Riforma per la vendita, e con il cantante fisarmonicista Vittorio Castelnuovo seduto sul

radiatore della Ceirano prestatami da papà Claudio ci siamo spinti fino a Mendrisio con grande successo. Ma la “gogliardica” impresa venne troncata sul suo nascere dall’intervento della polizia, che messa al corrente della vicenda, ci richiamò sul fatto che per pubblicare un giornale occorreva un direttore responsabile e che essendo noi minorenni non potevamo assumerne le funzioni.


…anche in volo!

Duilio Medolago, Ezio Bernasconi, Mimo Rimoldi, I ten Kessel, Davide Gianinazzi.

Nel 47 ottenne il brevetto di aviatore e fu pure pilota di alianti. Il campo di aviazione di Agno era, a quei tempi, un’immensa distesa verde con un piccolo hangar tutto a nord a lato del fiume. Già nel ’39 quando Ezio era apprendista, frequentava un amico (Albisetti) con il quale aveva costruito diversi modellini aerei. Nel mese di febbraio fu costituito un gruppo di allievi piloti di velivoli a motore, con l’istruttore I. Ten. Werner Kessel (che avevano fatto 20


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Il campo di aviazione di Agno nel 1939.

parte della sua compagnia militare). I sette allievi erano Ing. Pino Pedrolini, Mimo Rimoldi, Dottore De Stoppani, Duilio Medolago, Davide Geninazzi, Ferrari e Ezio Bernasconi. Il velivolo che usavano era un Piper Cup HB-OUI, che veniva parcheggiato nell’hangar ÂŤ1Âť di Agno quand’era libero, o in quello militare di Bellinzona. Con la moto Ezio andava fino a Bellinzona insieme all’istruttore Kessel, salivano sull’aereo e volavano fino ad Agno. Finite le ore di istruzione sul campo di Agno, ritornavano con l’aereo a Bellinzona e da lĂŹ con la sua moto militare ritornavano a Lugano (che passione!). La mattina del 3 giugno, sotto il controllo di Olinto Carmine di Bellinzona (delegato di Berna), Ezio decolla da solo, senza istruttore a bordo, e da quel momento fu autorizzato ad esercitarsi “in soloâ€?. Durante tutta l’estate, dopo il la-

voro e le gare di moto, andava al campo di Agno ad allenarsi per poter ottenere il brevetto di pilota. Ezio racconta che qualche giorno prima della corsa in salita Agno-Iseo sorvolò il percorso di gara per identificare le curve memorizzando dove avrebbe potuto guadagnare qualche secondo. Vinse quella gara con la Jawa 250 cmc. Durante quell’estate fu costruito ad Agno il nuovo ÂŤ2Âť hangar con ufficio e fu nominato responsabile del campo e istruttore Ruggero Bucci, dell’aeronautica italiana. Con lui Ezio si alzò in volo la prima volta il 29 settembre. Gli allenamenti seguirono in preparazione del Raid di 300 km senza scalo, che i ticinesi erano obbligati a fare oltrepassando il Gottardo. Il Raid era indispensabile per conseguire il brevetto di pilota.

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Ezio ricorda che il 7 ottobre percorse il Raid con il Piper HB-ONL e così ci ha raccontato del suo primo volo solo oltre Gottardo…

Dopo aver consegnato il piano di volo partii alle ore 10.46 in direzione nord. Si trattava di un volo a vista, non esistendo allora a bordo né radio né telefoni porta-

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tili. La capacità di orientamento sfruttava la conformazione geografica del paesaggio: i fiumi, boschi, laghi e il sole. Sorvolai tutta la Leventina, il passo del San Gottardo, la diga del Lucendro e volai in direzione del lago dei Quattro Cantoni, del lago di Zugo, di Zurigo e poco dopo intravvidi, in direzione ore 10, il campo di Spreitenbach.


Estratti dal Carnet de vol – Flugbuch.

Alle 12.26 atterrai e mi presentai all’ufficio per le solite pratiche e per formalizzare la richiesta di volare fino a Birrfeld. Ripartii per Birrfeld, dove ripetei un secondo atterraggio e poi di nuovo in direzione di Spreitenbach dove giunsi alle 13.45. Quindi piano di volo, pratiche d’ufficio e alle 14 partenza in direzione Lugano-Agno. Sulla via del ritorno, nelle vicinanze di

Altdorf, mi si presentò il massiccio del San Gottardo completamente “chiuso” (gergo usato per indicare che un muro di nubi impedisce la sua visibilità). Non sapevo cosa fare, conscio che non potevo salire col Piper sopra le nubi perché il motore non era abbastanza potente. Decisi di tornare a Spreitenbach dove atterrai alle 15.

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Da lì telefonai ad Agno per avvisare delle pessime condizioni meteorologiche e del mio rientro posticipato. Nelle vicinanze di Spreitenbach c’è Dietikon, dove abitavano la zia Ebe (sorella di mia mamma) e lo zio Cattaneo Benvenuto della fabbrica di salami, che insistettero per avermi loro gradito ospite. Venni accolto calorosamente non solo da loro ma anche dai cugini

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Irma, Anita, Marialuisa, Olga e Beny. Quando l’indomani li salutai zia Ebe mi consegnò un pacco per mia mamma, colmo di carne per preparare una buona “cazzöla”, un’occasione unica visto che in volo – a bassa temperatura – la carne non si sarebbe deteriorata (non c’erano ancora le termoborse!). Finalmente alle ore 10 decollai da Spreitenbach e atterrai ad Agno alle 11.44.


Ero preoccupato di dovere rifare il raid in quanto il regolamento prevedeva che l’andata e il ritorno avvenissero in giornata. Fui invece lodato per avere dimostrato saggezza a riprova del fatto che volare – come ho imparato – non significa rischiare, ma evitare tutti i possibili incidenti.


Sci nautico in estate…

Con il Tom Dooley

Nel 1964 con l’acquisto del Tom Dooley (motoscafo cabinato della portata di ben 14 persone lungo 9.30m, scafo in mogano e motore di 330 CV) iniziò l’era dello sci nautico per la gioia di Ezio e di tutti i figli. Le uscite si protrassero per ben 21 anni e ricordiamo con piacere i pic nic di pollo della domenica.

Ezio in monosci. Rino, Fiammetta, Monique e Learco.

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…in inverno sulle nevi

Dafne, Gisèle, Franco, Ezio.

La sua grande passione per la montagna l’ha portato a costruire la bella casa “Les Blondinettes” in Engadina da dove ha saputo trasmettere ai figli l’amore per gli sport invernali. Belle sciate e belle serate con gli amici.

Guindani,

Ricordiamo le prime gare di sci della Scuola Svizzera del Suvretta House che Ezio vinse per diversi anni.

Bernasconi e Bertoglio.

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Automobili Amanti di motori Ezio e Gisèle nel 59 si erano concessi un lusso: l’acquisto di una Alfa Romeo spider, rossa fiammante, a due posti. A quel tempo era l’unica in circolazione e ne andavano fieri. La macchina di famiglia restava la mitica Fiat 1400 che ci faceva sognare ogni volta che ci portava al mare a Bellaria e a Milano Marittima oppure in montagna a Bedretto.

Quando l’alfetta rossa perse colpi e invecchiò, la sostituirono con la famosa Jaguar-E, una macchina dalle grandi prestazioni, nata per le corse su circuito di Le Mans e poi carrozzata per la strada in grand turismo. Era di colore sabbia, molto bassa e lunga, di soli due posti e raggiungeva la velocità di 260 Km/h.

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Tennis Durante l’estate lo sport preferito era il Tennis che cominciò a praticare a Loreto sul campo privato dell’Ing. Nizzola in via Regina dietro la Chiesa dei Cappuccini. Poi giocò al Tennis Villa Castagnola e in seguito al Tennis Lido di Lugano dove nacque la mitica PROTABERO con gli amici Gastone, Carletto ed Emilio.

Torneo e aperitivo dall’amico Tarchini con gli amici Taschetta, Morganti e Tanner.

… con gli amici e in viaggio in Argentina e Brasile nel 1979.

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Golf Dal ’79 ecco la passione per il Golf. Con Gisèle e gli amici giocava spesso e volentieri sui campi di Lugano, svizzeri, italiani e della Costa Azzurra Ricordiamo con piacere la splendida vittoria della prima edizione della Coppa Danzas organizzata dall’amico Carletto, dove trionfò grazie al miglior risultato netto in assoluto della competizione consegnando un bellissimo 65 sul campo di Magliaso.

Gastone, Flavio, Ezio ed Edgardo.

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G io r n a l m e n t e… E z i o se m p re d i c o rs a, m a G i s è l e l o ti e n e …

con la m ano ne lla m ano… f id uc i os i c a mmi n a n o… n e l l e v i e d i L ug a n o.


Tranquillo Bernasconi (1867–1954)

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I nostri avi vivevano nel Ticino, a Casate di Novazzano, già dal 1575. Come si vede dall’albero genealogico (ricerca documentata da Egidio Bernasconi, figlio di un fratello di Tranquillo) estratto dalla pubblicazione “La famiglia Bernasconi da Casate frazione del comune di Novazzano”.

Claudio Bernasconi (1895–1964)

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Emanuele, Daniela, Learco, Anselmo, Monique, Gisèle, Rino, Ezio, Maria, Michele, Fiammetta Teodoro, Odette, Camilla, Floriana, Giovanni, Kenzo, Gary.

La più grande scoperta di un nonno è quella di accorgersi quanto sia bello il donare senza preoccuparsi di ricevere.

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No vant’anni da s po rt iv o

21 novembre 2 012


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