I Padroni del Fumo

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12.11.2010

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Il dopo-Filomena Filomena, come si è visto, muore alla fine del 1915, quando la Prima guerra mondiale era già iniziata. Poco dopo i fratelli Giovanni e Angelo (Luigi era ormai definitivamente stabilito a Sale delle Langhe e titolare esclusivo della quota dei Ferrari all’interno dell’assetto societario) informavano la clientela che a partire dal 1° gennaio 1916 ognuno di loro avrebbe assunto la direzione di un reparto all’interno dell’attività lasciata dalla madre. Nell’aprile del 1917 si addiviene ad una divisione fra Giovanni e Angelo e a quest’ultimo viene attribuita la proprietà della fornace, dei negozi, di parte dei magazzini e della casa di abitazione, mentre a Giovanni viene liquidata una somma di denaro e assegnati alcuni terreni nelle vicinanze della fornace, unitamente a un ‘fondo merce’ giacente in magazzino. Nel periodo che intercorre fra la morte di Filomena e la divisione fra i fratelli, tuttavia, erano già stati alienati dei terreni acquistati dalla madre. Il 18 luglio 1918 Angelo vende la fornace alla Ditta Pregliasco Giuseppe e Figli e il giorno dopo Giovanni vende alla stessa ditta porzioni di terreni e magazzini circostanti, cosicché si ha, in un certo modo, una ricostituzione dell’intera fornace ed area circostante così come era stata costruita da Filomena. Tuttavia, se la fornace cessa di essere nella disponibilità della famiglia Ferrari le competenze che qui erano andate maturando sembrano in parte almeno trasferirsi altrove. Infatti la figlia di Giovanni, Virginia, moglie del contabile della ditta, Virgilio Sereni, si trasferisce con quest’ultimo e i figli in provincia di Cremona dove proseguiranno nell’attività di produzione dei laterizi. Nel 1932 Angelo ricompra la fornace da quella che era nel frattempo diventata la Società Anonima Pregliasco, costituita nel 1929 a seguito di tragici eventi che avevano colpito la famiglia di Luigi Pregliasco, uno dei titolari della ditta. Si può ipotizzare che il suo riacquisto da parte di Angelo sia riconducibile a diversi fattori: in primo luogo il desiderio di rientrare in possesso di un ‘bene di famiglia’ nella sua interezza, oltretutto confinante con i magazzini del negozio in cui svolgeva la sua attività; quindi il cambiamento verificatosi nei sistemi di trasporto con l’imporsi di quello su gomma su quello ferroviario e il fatto che il primo consentiva maggior elasticità negli orari e la consegna diretta al destinatario: una situazione opposta a quella che, diciotto anni prima, aveva portato Angelo a vendere la fornace, allorché i laterizi dovevano essere trasportati su carri alla stazione di Cengio. Durante la Seconda guerra mondiale la fornace rimase chiusa e fu anche in parte bombardata ed alla morte di Angelo, nel 1946, essa fu riattivata con la ragione sociale Fratelli Ferrari S.r.l. e la proprietà rimase indivisa fra due dei figli maschi viventi di Angelo: Carlo e Luigi. Nel 1947 la fornace viene affittata alla I.L.E.A.M – Industria Laterizi e affini Millesimo, società costituita da Conti, Venturino e Ferrecchi. Quest’ultimo riscatterà le quote dei soci e nel 1956 acquisterà la fornace dai fratelli Ferrari. La fornace è stata definitivamente chiusa nel 1984.

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