Il sentiero della pace dalle alpi all’adriatico, guida lungo il fronte isontino

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Il Sentiero della pace dalle Alpi all’Adriatico Guida lungo il fronte isontino

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Il Sentiero della pace dalle Alpi all'Adriatico Guida lungo il fronte isontino Editore: Ustanova »Fundacija Poti miru v Posočju« Autore: mag. Tadej Koren A cura di: dott.ssa Petra Testen Traduzione: Michele Obit Progetto grafico: Matic Leban, Urška Alič Stampa: Gorenjski tisk Elaborazione della sezione cartografica: Kartografija d.o.o. Kobarid, ottobre 2015 (seconda edizione)

CIP - Kataložni zapis o publikaciji Narodna in univerzitetna knjižnica, Ljubljana 94(497.473)”1915/1917” 796.51/.52(497.473)(036) KOREN, Tadej Il Sentiero della pace dalle Alpi all’Adriatico : guida lungo il fronte isontino / [autore Tadej Koren ; traduzione Michele Obit ; elaborazionedella sezione cartografica Kartografija]. - 2a ed. - Kobarid : Ustanova Fundacija Poti miru v Posočju, 2015 ISBN 978-961-6730-14-3 1. Gl. stv. nasl. 281145344


La realizzazione della guida non sarebbe stata possibile senza il sincero aiuto di collaboratori e di singole persone che hanno gentilmente offerto il proprio sostegno: David Erik Pipan (Prižnica, Vodice, Sveta Gora, Škabrijel); Niccola Relevant, FVG Turismo, www.itinerarigrandeguerra.com (Carso, Brestovec, Monte San Michele, Redipuglia, Monte Ermada, Trieste); Mitja Močnik (Goriška Brda, Sabotin, Carso); Simon Kovačič (Vrtojba, Šempeter pri Gorici, Markov hrib, Colli di Vrtojba e Bilje); Konrad Marušič (Grotta Pečinka); Marco Mantini (Carso, Parco Tematico della Grande Guerra, Monfalcone); Jože Silič, mag. Matjaž Ravbar, Mitja Močnik (Aviazione sul fronte isontino). Un ringraziamento va anche a tutti gli impiegati presso i centri di informazione turistica presenti lungo il Sentiero della pace, poiché gran parte delle informazioni ricavate dai loro siti web è parte integrante della guida. I loro contatti sono pubblicati in calce al testo. Grazie alla dott.ssa Petra Testen per aver curato la pubblicazione, alla dott.ssa Petra Svoljšak, al mag. Renato Podberšič ed a David Erik Pipan per tutti i loro competenti suggerimenti. Un grazie anche a tutte le organizzazioni, associazioni e singole persone che con il loro attivo apporto preservano la memoria del fronte isontino.


La guerra riecheggia ancora. Ma alla fine la pace benedirĂ ogni valle e la vecchia tregua di Dio si poserĂ piena di grazia sopra le montagne. Allora potremo visitare le tombe dei nostri cari e ringraziare i nostri morti. Dr. Julius Kugy, La mia guerra nelle Giulie


Il Sentiero della pace dalle Alpi all’Adratico Guida lungo il fronte isontino

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Ë?Malga Zaprikraj


Cari visitatori del Sentiero della pace, avete tra le mani la guida che cercherà di avvicinarvi al patrimonio storico-culturale della Prima guerra mondiale. Oltre al ricco materiale fotografico e cartografico, qui trovate le descrizioni dei singoli luoghi storici che vale davvero la pena visitare. La guida vi condurrà sulle tracce del fronte isontino, passando per le cime delle Alpi Giulie nell’Alto Isonzo, per il Goriziano ed il Carso sino a Trieste e alle sponde del mare Adriatico. Nel testo abbiamo dato particolare rilevanza ai musei all’aperto, attrezzati nei territori dell’allora linea del fronte italiana ed austro-ungarica. In questi luoghi i resti della Grande Guerra sono conservati, ripristinati e mantenuti nel migliore dei modi, così come facilmente raggiungibili. Buon viaggio!


La linea del fronte italiano prima dell’inizio della 12. battaglia isontina (ottobre 1917) La linea del fronte austroungarico prima dell’inizio della 12. battaglia isontina (ottobre 1917)


Indice Alla guida in cammino ......................................................................................................................9 Il Sentiero della pace dalle Alpi all'Adriatico .................................................................................... 13 Il fronte isontino ...............................................................................................................................17

Tratto 1: Log pod Mangartom, Fortezza Kluže, Museo all'aperto 21 Ravelnik, Museo all'aperto Čelo, Kal-Koritnica Tratto 2: Kal-Koritnica, Malga Golobar, Museo all'aperto 39 Zaprikraj, Drežnica, Ossario italiano, Kobarid Tratto 3: Kobarid, Ladra, Drežnica, Cappella sulla Planica, 51 Malga Kuhinja, paese di Krn, Museo all'aperto Mrzli vrh, Javorca, Tolmin Tratto 4: Tolmin, Ossario tedesco, Museo all'aperto Mengore 65 Tratto 5: Kobarid, Idrsko, Livek, Museo all'aperto Kolovrat 73 Tratto 6: Museo all'aperto Kolovrat, Mt. Globočak, Kambreško, 81 Lig, Korada, Šmartno Tratto 7: Šmartno, Museo all'aperto Sabotin, Solkan, Nova Gorica 89 Tratto 8: Šmartno, Plave, Museo all'aperto Prižnica, 103 Museo all'aperto Vodice, Sveta Gora, Museo all'aperto Škabrijel, Nova Gorica Tratto 9: Nova Gorica, Šempeter pri Gorici, Vrtojba, Miren, 119 Cerje, Lokvica Tratto 10: Lokvica, Museo all'aperto Jama Pečinka, Kostanjevica 127 na Krasu, Temnica, Lipa, Škrbina, Sveto, Komen Tratto 11: Komen, Volčji Grad, Gorjansko, Malchina Mavhinje, 139 Ceroglie Cerovlje, Museo all'aperto Ermada, Duino Devin Tratto 12: Lokvica, Devetacchi Devetaki, Visintini Vižintini, 149 Centro visite Gradina, Doberdò del Lago Doberdob, Iamiano Jamlje, Medeazza Medja vas, S. Giovanni del Timavo Štivan, Duino Devin Tratto 13: Lokvica, Museo all'aperto Brestovec, Museo all'aperto 159 Monte San Michele, S. Martino del Carso Martinščina, Fogliano Foljan, Redipuglia Redipulja Tratto 14: Redipuglia Redipulja, Museo all'aperto Dolina 173 dei Bersaglieri, Parco Tematico della Grande Guerra, Monfalcone Tržič, S. Giovanni del Timavo Štivan, Duino Devin Tratto 15: Duino Devin, Aurisina Nabrežina, Prosecco Prosek, 181 Opicina Opčine, Trieste Trst Letteratura e fonti ...........................................................................................................................197 Fotografie ....................................................................................................................................... 201 Musei ..............................................................................................................................................203 Collezioni museali private .............................................................................................................205 Centri informativi ...........................................................................................................................207



Alla guida in cammino ... Nel Sentiero della pace dalle Alpi all’Adriatico si snodano e incontrano passato, attualità e futuro. Passato non significa solo i 29 mesi di combattimenti sul fronte isontino, ma anche il ricordo della guerra e della storia militare del fronte isontino ed i suoi innumerevoli riflessi nella memoria storica slovena, italiana ed europea. Questi si sono impressi nel paesaggio, nelle persone che sono rimaste ed in quelle che se ne sono dovute andare, nei soldati, nei loro comandanti, nelle tante, troppe croci, tombe, piastrine con i nomi dei sepolti, i metri di libri scritti e nei modi di ricordare degli Stati che vi hanno partecipato. La memoria ha oscillato nell’ombra di altre memorie o ha costruito la colonna centrale della memoria nazionale collettiva. In certi luoghi si è spostata sulla memoria dell’altra grande guerra del 20° secolo e delle conseguenti ripercussioni sociali o forse si è soltanto sottomessa all’intransigenza della storia degli sconfitti, dei colpevoli e dei responsabili che hanno determinato la storia europea dopo la Prima guerra mondiale. D’altro canto non si è piegata al tempo né ai vertiginosi processi ed avvenimenti del secolo a cui la Prima guerra mondiale ha aperto un passaggio sanguinario. In alcune rimembranze storiche la memoria per decenni si è incentrata nel proprio ego militare, visto che significava l’ultima grande guerra della monarchia della quale l’Alto Isonzo per più secoli ha fatto parte difendendo i suoi confini occidentali, altrove è stata a lungo oggetto di polemiche e di calcoli della politica del giorno, ma ancora silenziosa arde la memoria intima, che per tanti anni non ha potuto uscire allo scoperto. Per decenni, un intero secolo, di essa hanno fatto parte i soldati con le proprie storie, con diari e lettere, vi rientrava la popolazione civile con le esperienze dell’esilio, dei campi per profughi, della vita nelle immediate retrovie del fronte nelle circostanze dell’occupazione militare, vi rientravano anche le storie delle strategie, delle battaglie militari, delle decorazioni di guerra, ne facevano parte la vita e la morte. I sentieri delle dodici battaglie isontine dopo cent’anni hanno vissuto una trasformazione fondamentale quando – non solo nel progetto transfrontaliero ma anche grazie all’autonoma collaborazione degli enti e dei singoli da entrambi i versanti dell’ex fiume di confine – sono diventati i sentieri di una pace tanto desiderata, quella pace che un secolo fa era vista come un’aspirazione irraggiungibile, quando la parola riferita alla pace rappresentava una minaccia all’ordine militare ed agli scopi bellici. Concretizzato, tracciato sulla superficie terrestre, il patrimonio del periodo della guerra, anche per condizioni naturali si è a grandi linee conservato attraverso il periodo turbolento del tragico secolo delle due guerre mondiali, con un prolungamento nel 21° secolo che ha riunito il territorio lungo il fiume Isonzo (Soča) in un luogo di storia condivisa con molteplici sfumature. Il Sentiero della pace è un luogo della memoria, è il sentiero del cammino attraverso la storia, la conoscenza dei luoghi, dei microcosmi della quotidianità militare sotto il cocente sole estivo, sotto i ripari delle



pareti rocciose a strapiombo, nelle trincee dell’altopiano di Doberdò (Doberdob), accanto ai segni distintivi che hanno contrassegnato le posizioni delle unità militari e che infine, lungo i sentieri della memoria, hanno portato alla quiete dell’eterno riposo. Il Sentiero della pace parla con la lingua che cent’anni fa è scomparsa dall’orizzonte umano della comunicazione, oggi invece in modo evidente attraversa il luogo e procede tortuosamente attraverso quell’ex confine che troppo a lungo ha diviso, ma che con l’entrata della Slovenia nell’area Schengen ha perso anche la sua ultima argomentazione fisica di separazione. Il Sentiero della pace è comunque molto di più, poiché si inserisce nel territorio della memoria che ha la bizzarra forza dell’oblio e dell’ammonimento, ha il potere creativo della creazione di uno spazio comune del ricordo, che rispetta perché conosce e senza pregiudizi racconta la narrazione storica del luogo e delle genti lungo l’Isonzo.

dott.ssa Petra Svoljšak direttrice dell’Istituto storico Milko Kos ZRC SAZU vicepresidente del Comitato nazionale per il 100. anniversario della Prima guerra mondiale

Manica Koman, 1915



Il Sentiero della pace dalle Alpi all’Adriatico Il campo di battaglia lungo l’Isonzo (Soča) ha lasciato dietro a sé numerosi resti. I cimiteri di guerra, le caverne, le trincee, gli ossari, le cappelle, i monumenti, i musei all’aperto ed altri segni distintivi rappresentano un importante patrimonio materiale ed immateriale della storia europea. Oggi con le loro testimonianze, le emozioni e le storie sono la spina dorsale del Sentiero della pace dalle Alpi all’Adriatico. Il Sentiero è contrassegnato in modo chiaro ed è adatto per escursionisti e ciclisti. È stato realizzato seguendo percorsi per escursionisti, ciclisti e asfaltati ai lati. Sul suo tracciato il Sentiero della pace attraversa più volte il confine statale tra Slovenia ed Italia, ed è suddiviso in quindici tratti. Ognuno di essi può essere percorso a piedi o in bicicletta in una sola giornata. Durante la visita, negli abitati dove i tratti hanno inizio o terminano, ma anche nei rifugi alpini, è possibile il pernottamento. Per coloro che desiderano diversificare le proprie escursioni, può essere il punto di partenza per tour più impegnativi. Le attrattive più grandi sono raggiungibili sia con automobili che con autobus. Il Sentiero della pace è la scelta giusta per tutti coloro che desiderano vivere attivamente il tempo libero, poter vedere imponenti panorami e la bellezza della natura, conoscere storia e cultura, incontrare gli abitanti del luogo e gustare la gastronomia locale. Il Sentiero della pace quindi collega territori, genti, il ricco patrimonio culturale e naturale lungo l’allora fronte isontino. Inoltre rammenta a tutti di quanti qui hanno sofferto nel periodo della Prima guerra mondiale, al contempo ammonisce sul fatto che le guerre non dovrebbero (più) accadere. Perciò incoraggia soprattutto una riflessione sul valore della pace.



Le escursioni lungo il Sentiero della pace avvengono sotto la vostra responsabilità Programmate con cura i tour ed utilizzate adeguato equipaggiamento da montagna o ciclistico Portate con voi una torcia elettrica, da utilizzare in particolare nelle caverne dei musei all’aperto Il Sentiero della pace nell’Alto Isonzo si estende anche nel territorio del Parco nazionale del Triglav Le aree del monte Rombon, della catena del Krn (Monte Nero), di Mengore (Santa Maria) e della Sveta Gora (Monte Santo) sono dichiarare territori di rilevanza storica, dove vige un più severo regime di tutela Rispettate il patrimonio naturale e culturale. Non appropriatevi di resti che risalgono alla Prima guerra mondiale! Sconsigliamo a tutti coloro che non conoscono bene il territorio e non sono escursionisti montani esperti e ben attrezzati di muoversi lungo sentieri non marcati, in zone impervie e in situazioni di clima invernale In caso di incidente chiamate il numero 112 Per l’escursione lungo il Sentiero della pace raccomandiamo una visita guidata

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Forca del Vallone Korscharte (2180 m). Gruppo dello J么f Fuart, Alpi Giulie. Sullo sfondo il Mangart e lo Jalovec


Il fronte isontino Il 28 luglio 1914 l’Impero austro-ungarico dichiarò guerra alla Serbia. È l’inizio della Prima guerra mondiale. L’Europa si trasformò in un vasto campo di battaglia, suddiviso su più fronti, visto che in guerra entrarono due blocchi contrapposti: da una parte le forze dell’Asse (Germania, Impero austro-ungarico, Bulgaria e Turchia), dall’altra parte la Triplice Intesa (Francia, Gran Bretagna e Russia). L’Italia nel primo anno del conflitto, nonostante la partnership nella Triplice Alleanza con l’Impero austro-ungarico e la Germania, rimase neutrale. Con la firma del Patto di Londra tra l’Italia e la Triplice Intesa, l’Italia uscì dall’Alleanza ed il 23 maggio 1915 dichiarò guerra all’Impero austro-ungarico. Si aprì così il fronte sud-occidentale, lungo seicento chilometri, che andava dal passo dello Stelvio sul triplice confine svizzero-italiano-austriaco passando per le Alpi Tirolesi, Carniche e l’Alto Isonzo sino al mare Adriatico. Il tratto del fronte lungo novanta chilometri, che passava lungo il fiume Isonzo (Soča) dal monte Rombon sino all’Adriatico, venne chiamato fronte isontino. In ventinove mesi di combattimento, dal maggio 1915 all’ottobre 1917, in quest’area avvennero dodici offensive. Undici furono effettuate dall’esercito italiano, l’ultima, la dodicesima, dai soldati austro-ungarici e tedeschi. Prima battaglia isontina Seconda battaglia isontina Terza battaglia isontina Quarta battaglia isontina Quinta battaglia isontina Sesta battaglia isontina Settima battaglia isontina Ottava battaglia isontina Nona battaglia isontina Decima battaglia isontina Undicesima battaglia isontina Dodicesima battaglia isontina

23 giugno–7 luglio 1915 18 luglio–3 agosto 1915 18 ottobre–4 novembre 1915 10 novembre–2 dicembre 1915 11–16 marzo 1916 4–16 agosto 1916 13–17 settembre 1916 9–12 ottobre 1916 31 ottobre–4 novembre 1916 12 maggio–5 giugno 1917 17 agosto–12 settembre 1917 24 ottobre–9 novembre 1917

La linea del fronte, dopo l’incertezza iniziale, si stabilizzò nell’Alta valle dell’Isonzo e si trasformò in guerra di posizione. Le battaglie si svilupparono in particolar modo nella parte montana. I centri abitati che erano vicini al fronte vennero svuotati. Li occuparono i soldati, gli abitanti invece furono costretti a rifugiarsi altrove come profughi. La linea del fronte tra l’esercito italiano e quello austro-ungarico correva dalla cima del monte Rombon alla conca di Bovec (Plezzo), lungo la valle dello Slatenik alla catena del Krn (Monte Nero), passando per il Mrzli vrh (M. Mrzli) scendeva poi nella conca di Tolmin. Mengore (Santa Maria), Bučenica e Cvetje formavano la barriera sulla riva destra dell’Isonzo. In questo modo gli austro-ungarici difendevano un importante collegamento ferroviario e stradale con le zone interne dell’Impero. Questa zona, larga fino a 2,5 chilometri, è passata alla storia come testa di ponte tolminese.


La strada verso il ponte di Napoleone dopo la dodicesima battaglia isontina nell’ottobre 1917, Kobarid (Caporetto)

Durante il fronte isontino l’acqua fu uno dei beni più ambiti, Bate sull’altopiano della Bainsizza (Banjšice)


La linea del fronte proseguiva attraverso l’altopiano della Bainsizza (Banjšice), passando accanto a Gorizia (Gorica) e attraverso il Carso fino al golfo di Trieste (Trst). Nel corso basso del fiume Isonzo, dove il profilo è meno montano rispetto alla parte alta, avvenne la maggioranza delle battaglie isontine. L’esercito italiano aveva previsto che lì avrebbe più facilmente spezzato la difesa nemica. L’ultimo atto dei combattimenti lungo l’Isonzo avvenne con la 12a battaglia isontina che iniziò il 24 ottobre 1917, proprio lungo il suo corso superiore. Nella letteratura è nota anche come Disfatta di Caporetto. Iniziò con un breve ma molto intenso appoggio di artiglieria, quindi proseguì lungo l’intera linea del fronte all’attacco della fanteria. Lo sfondamento principale era diretto da Bovec (Plezzo) per la valle verso Žaga e da Tolmin verso Kobarid (Caporetto). Alla rottura del fronte isontino seguì l’avanzata verso la pianura friulana fino al fiume Piave, dove il fronte si assestò il 9 novembre 1917. Dopo un anno di combattimenti con l’esercito italiano e dopo la caduta della monarchia austro-ungarica, la Prima guerra mondiale si concluse l’11 novembre 1918 con la capitolazione tedesca. La belligeranza, che lungo l’Isonzo si concluse nell’ottobre 1917, lasciò numerose tracce. Nei combattimenti lungo l’Isonzo morirono circa 300.000 soldati. Monumenti commemorativi, caverne, trincee, fortezze e cimiteri oggi rappresentano un patrimonio storico e culturale. Ricordano e ammoniscono riguardo il dolore, il sacrificio e la morte di migliaia di ragazzi e uomini appartenenti a tante nazionalità. La guerra ha allo stesso modo duramente provato anche la popolazione civile, che dalle immediate vicinanze del fronte dovette rifugiarsi altrove. Più tardi coloro che fecero ritorno dovettero confrontarsi con un paesaggio devastato, con le proprie case distrutte e con situazione politiche mutate. I luoghi lungo l’Isonzo entrarono a far parte del territorio italiano.


Il Sentiero della pace Centro visitatori Il Sentiero della pace Museo all'aperto Monumento, lapide Ossario Cimitero militare Cappella militare Campo di volo durante il fronte isontino Fortezza Resti del fronte isontino Chiesa commemorativa Grotta Belvedere Collezione museale privata Museo Monumento naturale Monumento culturale Informazioni turistiche


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Monumento commemorativo del 200 battaglione austro-ungarico cacciatori sulla malga Golobar


Kal-Koritnica Malga Golobar Museo all’aperto Zaprikraj Drežnica Ossario italiano Kobarid

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Dislivello complessivo del tratto: 1240 m Il tratto ha tutte le caratteristiche dell’escursione alpina!

Malga Golobar (1257 m) Golobar è un’ampia valle dal diametro di circa due chilometri. Lungo il sentiero troviamo varie tracce che ci raccontano di come Golobar nel secolo scorso abbia avuto un’altra conformazione. Più che il lavoro nei boschi e la transumanza, è stata contrassegnata dagli avvenimenti della Prima guerra mondiale. Per la sua posizione protetta e della vicinanza alla prima linea difensiva austro-ungarica, che al margine meridionale era estesa dallo monte Javoršček attraverso la sella Čez Utro ed a monte Kal, divenne un punto importante da cui partiva il rifornimento a quella parte del fronte. Era fitta di trincee, sentieri e strade, disseminata di luoghi di ricovero e baracche. Fino ad essa giungeva una funicolare per il trasporto di merci. Sul margine superiore del pascolo di un tempo, sopra la malga dismessa, su una roccia si conserva una croce cementata, apposta nel maggio 1916 dai soldati del 20o battaglione cacciatori dell’esercito austro-ungarico.

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Resti delle postazioni fortificate italiane

La visita al museo all’aperto Zaprikraj richiede un’escursione giornaliera che, in una zona dove sono presenti malghe ancora in attività , oltre alla storia della Prima guerra mondiale offre numerosi piaceri in una natura incontaminata


2 Museo all’aperto Zaprikraj Il museo all’aperto di Zaprikraj si trova lungo il percorso che collega le malghe di Predolina e Zaprikraj. È stato attrezzato sul territorio della prima linea di difesa italiana. Il sentiero circolare passa per le postazioni dell’esercito italiano ben conservate ed in parte ristrutturate. Ci conduce attraverso le trincee, le caverne, le postazioni di artiglieria e lanciamine, passando per i resti di alcune baracche. Quando l’Italia le dichiarò guerra, la monarchia austro-ungarica decise di trasferire la sua difesa sull’allora confine statale sulle creste montane sulla sponda sinistra dell’Isonzo (Soča). Sui monti sopra Drežnica gli italiani furono all’inizio vincenti, riuscirono infatti a conquistare gran parte dei crinali occidentali della catena del Krn (Monte Nero), ed il 16 giugno 1915 anche lo stesso Krn. Le unità austro-ungariche si dovettero spostare verso nord, su postazioni più ostiche. Tennero le postazioni sul lato estremo a nord-ovest del crinale sopra i pascoli di Drežnica, a monte Kal, fino allo sfondamento del 1917. L’esercito austro-ungarico subì delle sconfitte perché all’inizio degli scontri sul quel territorio non dislocò le sue unità, che nei combattimenti sui monti sarebbero state allo stesso livello delle unità alpine italiane. Gli italiani costruirono sotto il lato occidentale della catena del Krn, sulla sella tra il Kal ed il Krasji vrh, un sistema di trincee murate e cementate con feritoie, perforarono caverne e realizzarono delle postazioni per artiglieria. Così protessero il territorio dal possibile attacco austro-ungarico. Nel contempo con i bombardamenti appoggiavano gli attacchi delle proprie unità in direzione monte Javoršček e malga Golobar. In alcuni luoghi, soprattutto a monte Kal, le postazioni di entrambi i contendenti erano separate una dall’altra solo di alcune decine di metri. Da queste postazioni vennero costruite, per fini militari, numerose mulattiere ancora oggi ben visibili. Allo stesso modo, per il mantenimento del fronte venne costruita la strada da Kobarid (Caporetto) a Drežnica e fino alla malga Zaprikraj. Sui monti circostanti i combattimenti più cruenti avvennero nell’autunno del 1915. Nei due anni seguenti i due eserciti si arenarono nelle rispettive trincee, provocando raramente degli attacchi. La mossa decisiva avvenne nella 12a battaglia isontina, il 24 ottobre 1917. A causa della forte resistenza dell’esercito italiano durante il primo giorno, alle unità della 55a divisione austro-ungarica non riuscì a sfondare la linea difensiva fortificata. I soldati italiani lasciarono le postazioni di notte, dopo che venne dato l’ordine per la ritirata, visto che la valle alle loro spalle era già espugnata.

Altitudine: 1259 m gps: 46.293371 13.613884 Il museo si trova all’interno del Parco nazionale del Triglav

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museo all'aperto Zaprikraj Postazione di mortaio/ osservatorio Caverna Bunker con postazioni di mitraglieria Colpo di granata Alloggi Tabella indicativa Monumento Il Sentiero della pace Trincee Resti di oggetti

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50 m

100 m


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Drežnica (555 m) Al tempo dei combattimenti lungo l’Isonzo (Soča) il paese trovava nelle immediate vicinanze della prima linea del fronte. Le case divennero alloggio dei soldati italiani, la popolazione civile fu infatti costretta a lasciare il paese e rifugiarsi altrove. A contraddistinguere ancora oggi il paese è l’imponente chiesa dedicata al Cuore di Gesù, costruita nel 1912. La guerra non la danneggiò, rimase indenne. A Drežnica è possibile visitare la collezione museale privata Botognice.

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Drežnica

Ossario italiano, Kobarid Caporetto L’ossario fu costruito sul Gradič, una piccola altura sovrastante Kobarid (Caporetto), attorno alla chiesa di S. Anton (S. Antonio). L’opera fu realizzata in quasi tre anni e, una volta conclusa nel settembre 1938, fu solennemente inaugurata da Benito Mussolini. L’ossario è opera dello scultore Giannino Castiglioni e dell’architetto Giovanni Greppi. Ha la forma di tre ottagoni che si restringono in modo concentrico verso


Drežniška cerkev s Krnom v ozadju.

Kobarid (Caporetto)


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l’alto. In cima c’è la chiesa che nel 1696 venne dedicata a S. Antonio. Dai cimiteri di guerra dei dintorni furono trasportati all’ossario i resti di 7014 soldati italiani, tra identificati e non identificati, caduti nella Prima guerra mondiale. I loro nomi sono scolpiti sulle lapidi della serpentina verdognola. Accanto all’ossario sono poste anche delle lapidi commemorative dedicate ai soldati italiani morti nel corso degli attacchi con gas asfissianti nella 12a battaglia isontina nella zona di Bovec. Le lapidi in origine erano state collocate nel cimitero di Bovec, nel 1981 le trasferirono a Kobarid. Sul tragitto da Kobarid alla chiesetta di S. Antonio sono posizionate quattordici stazioni della Via Crucis. In quella che era la casa del fattore, accanto all’ossario, oggi si può visitare la collezione museale privata Caporetto nella Grande guerra 1917.

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Ossario italiano, Kobarid (Caporetto)

Kobarid Caporetto (234 m) Il paese è posizionato sul lato destro di un’ampio terrazzamento al centro della valle dell’Isonzo (Soča). Si è sviluppato all’incrocio di importanti collegamenti viari – verso il Predil (Predel), verso Gorizia (Gorica) ed in direzione Cividale (Čedad). Per la sua posizione è sempre stato al crocevia della storia. Prima dell’inizio dei combattimenti lungo l’Isonzo Kobarid (Caporetto) faceva parte della monarchia austro-ungarica. Il giorno dopo la dichiarazione di guerra, le unità italiane occuparono il paese. Rimase nelle loro mani sino allo sfondamento nella 12a battaglia isontina, quando le unità austro-ungariche e tedesche avanzarono contemporaneamente da Bovec e Tolmin verso Kobarid. Proprio questa battaglia fece trascrivere per sempre il nome di Kobarid (Caporetto) nella mappa del mondo, nella letteratura storica è invece conosciuta con più denominazioni. La parte austro-ungarica chiamò gli avvenimenti di allora come Miracolo di Caporetto (Wunder von Karfreit), visto che al tempo c’era la ferma convinzione che non era possibile realizzare con successo una forte offensiva nella parte alpina dell’Alto Isonzo. D’altro canto gli


Centro visitatori Il Sentiero della pace si trova nell’edificio accanto al Kobariťki muzej (Museo di Caporetto)

La cascata di Kozjak


italiani ancora oggi ricordano la battaglia come la Disfatta di Caporetto, significando così un completo tracollo, una sconfitta, una distruzione avvenuta a Kobarid (Caporetto). Oggi è sede della municipalità di Kobarid. Lungo le strade di accesso del paese sono collocati dei cannoni risalenti alla Prima guerra mondiale, che un gruppo di giovani e uomini di Kobarid hanno tratto dal letto del fiume Isonzo (Soča) sotto il ponte di Napoleone. Su entrambi i lati della strada verso Robič nel 1936, prima della costruzione dell’ossario italiano, vennero piantati tigli lungo i 5 chilometri del viale. A Kobarid non possiamo fare a meno di visitare il museo di Caporetto (Kobariški muzej), dedicato agli avvenimenti accaduti durante la Prima guerra mondiale sul fronte isontino. Presenta i due anni e mezzo di combattimenti sul territorio dell’Alta valle dell’Isonzo, in particolare la dodicesima battaglia isontina. Nel paese ha sede anche la collezione museale privata della Prima guerra mondiale Alberto Picco.

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Centro visitatori Il Sentiero della pace (Pot miru) Nel centro visitatori sono disponibili informazioni legate al Sentiero della pace, alla Prima guerra mondiale e al fronte isontino. A disposizione ci sono informazioni sulle base del Sentiero della pace dove è possibile pernottare e ristorarsi con le bontà gastronomiche locali. È possibile organizzare visite guidate di vario tipo, che oltre alla storia del fronte isontino comprenderanno anche altre peculiarità e particolarità lungo il Sentiero della pace (attrattive naturali e culturali, gastronomia, attività sportive, ecc.). Il centro informativo è riccamente dotato di oggetti ricordo dell’artigianato locale, a disposizione c’è anche una vasta scelta di pubblicazioni turistiche e specialistiche. Da visitare l’esposizione interattiva permanente sul Sentiero della pace.

Altre curiositÀ nei dintorni Itinerario storico di Kobarid (Caporetto)

Breginj

Con i suoi cinque chilometri, il sentiero mette in relazione le

Nel paese possiamo visitare due collezioni museali priva-

peculiarità storiche, culturali e naturali nei dintorni di Kobarid.

te: la collezione museale Stol 1915–1917 ed una collezione

Percorrendolo, ci conduce dalla storia dei tempi antichi

Etno-militare.

(Tonocov grad) a quella delle due guerre mondiali, passando per tante bellezze naturali offerte dalla vallata dell’Isonzo (Soča) e dei suoi affluenti. Non vanno tralasciate le visite al ponte di Napoleone ed alla pittoresca cascata Kozjak.

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Dolina dei Bersaglieri (Dolina dei Cinquecento)


Redipuglia Redipulja Museo all’aperto Dolina dei Bersaglieri Parco Tematico della Grande Guerra Monfalcone Tržič S. Giovanni del Timavo Štivan Duino Devin

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Dislivello complessivo del tratto: 210 m

Museo all’aperto Dolina dei Bersaglieri Il nucleo centrale del museo all’aperto, inaugurato nel 2000, è rappresentato dalla Dolina dei Bersaglieri. Si tratta di una dolina carsica sita tra quota 86 (ossario di Redipuglia) e quota 117 (M. Sei Busi). La dolina venne così denominata poiché qui fu ritrovata un’indicazione con il simbolo del battaglione dei bersaglieri. È conosciuta anche come Dolina dei Cinquecento, visto che proprio qui venne scoperta una tomba comune con cinquecento corpi di soldati caduti, più tardi sepolti nel vicino ossario. Nella zona della Dolina dei Bersaglieri avvennero combattimenti tra gli eserciti austro-ungarico ed italiano fin dalla prima battaglia isontina. Tra il luglio e l’agosto 1915 l’area venne conquistata dalle truppe italiane. Poiché il fronte si stava spostando sempre più ad est, la dolina non si ritrovò più ad essere parte della prima linea del fronte ed in essa venne attrezzato il comando ed un piccolo ospedale militare la cui presenza è testimoniata ancora oggi dai ruderi. Allo stesso modo sono ancora visibili numerose strutture con trincee ed i resti delle baracche militari.

Altitudine: 112 m gps: 45.84804 13.50497

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Rilievo della Dolina dei Bersaglieri


La Rocca, Monfalcone Tržič

Linea difensiva italiana


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Linea di difesa fortificata sul Monte Sei Busi Attorno alla vetta del Monte Sei Busi è visibile il tratto del cosiddetto Trincerone italiano, una grande linea di difesa fortificata che iniziava presso il Monte San Michele (Debela Griža) ed arrivava sino a Cave di Selz (Selce), Doberdò del Lago (Doberdob) e Monfalcone (Tržič). È noto anche come Trincea Mazzoldi. Venne costruita sulla base della trincea che era stata scavata dalle truppe austro-ungariche quando ancora tenevano sotto controllo questa zona. L’esercito italiano tra il 1916 ed 1917 la fortificò con il cemento avvalendosi in questo modo di un forte sistema difensivo in caso di controffensiva dell’esercito austroungarico. Dopo la dodicesima battaglia isontina la trincea divenne inutilizzabile. A causa dell’attacco austro-ungarico nell’Alto Isonzo e dello sfondamento nella pianura friulana, la Terza Armata italiana la dovette lasciare improvvisamente, riuscendo solo in questo modo ad evitare l’accerchiamento.

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La fortezza medievale La Rocca, simbolo della città di Monfalcone (Tržič)


La seconda linea difensiva italiana a nord di quota 98

Postazioni di difesa ricostruite a quota 121

Trincea Joffre


14 Parco Tematico della Grande Guerra, Monfalcone Tržič Sulle alture carsiche che sovrastano Monfalcone (Tržič) si estende, su una superficie di circa quattro chilometri quadrati, il Parco Tematico della Grande Guerra. Ai margini occidentali del parco si trova una fortificazione di origine medievale chiamata La Rocca, che è anche simbolo della città di Monfalcone. La fortezza è composta da una torre di pianta quadrata e da una cinta muraria circolare, oltre che da resti della trincea difensiva e da un argine sul lato esterno. Il parco tematico è formato da tre differenti complessi tematici che offrono al visitatore la possibilità di conoscere questo territorio teatro di guerra e gli avvenimenti che qui si sono succeduti tra il giugno 1915 ed il maggio 1917. Nei primi due complessi ci sono la ridotta di Quota 121 e la trincea di Quota 85. Si tratta di due strutture che facevano parte del sistema difensivo austro-ungarico sino a che, nell’agosto 1916, dopo la vittoria nella sesta battaglia isontina, furono occupati dall’esercito italiano. Il primo complesso è caratterizzato da un intricato sistema di trincee e di postazioni di artiglieria, l’altro dalla linea difensiva con dei rifugi per i soldati. Quota 85 è dedicata ad Enrico Toti. Nel terzo complesso possiamo vedere la trincea Joffre e la Grotta Vergine, importante linea difensiva austro-ungarica conquistata dai battaglioni italiani già nel giugno 1915. A completare il parco anche la trincea Cuzzi tra quota 98 e 104.

Altitudine: 121 m gps: 45.804759 13.554069

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La Rocca

Monfalcone Tržič

Mappa del Parco Tematico della Grande Guerra, Monfalcone Tržič



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