Francisco Goya

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FRANCISCO GOYA dai Lumi all’Emozione Arte & Architettura Autoritratto 1790-1795

FRANCISCO GOYA – DAI LUMI ALL’EMOZIONE Appunti dal Corso di DISEGNO e STORIA DELL’ARTE arch. Tiziana Di Bella


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Questo autoritratto d Francisco Goya dice molto a chi non lo ha conosciuto personalmente. Ci guarda mentre usa gli strumenti del suo lavoro. Indossa una giacca da torero che subito ci fa pensare ad una persona che non ha paura e che accetta volentieri la sfida del mondo, come nella corrida. Lo stravagante cappello che sostiene le candele per illuminare il dipinto da vicino, comunica che siamo davanti a qualcuno che non teme neppure la forza dell’immaginazione, della fantasia. «Vuoi vedere a cosa serve davvero l’arte?» sembra che ci dica con il suo sguardo interlocutorio… «Allora seguimi…» FRANCISCO GOYA – DAI LUMI ALL’EMOZIONE Appunti dal Corso di DISEGNO e STORIA DELL’ARTE arch. Tiziana Di Bella


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Francisco Goya è indubbiamente un artista che difficilmente possiamo «catalogare» come appartenente ad una corrente artistica. E’ per certi versi imprevedibile poiché segue i propri moti interiori che dominano il suo sguardo su luoghi ed eventi. A tal proposito vediamo lo stesso soggetto dipinto in due momenti della sua vita. A destra il prato di San Isidro (Madrid) è colto in un momento di serenità e di festa. Circa trent’anni più tardi il

La Pradera de San Isidro (1788)

luogo è trasformato. La luce è quasi sparita e figure lugubri e urlanti dominano la scena. La vita ha cambiato l’anima e lo sguardo di Goya sul mondo. La Romería de San Isidro (1819-1823)

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Francisco José de Goya y Lucientes nasce a Fuendetodos, piccolo villaggio dell'Aragona nei pressi di Saragozza, il giorno 30 marzo 1746 . Il paesaggio scabro intorno al paese tornerà ad ispirare i le vedute nei dipinti di Goya. Nel 1749 la famiglia si stabilisce a Saragozza dove F. inizia la scuola e dove si manifesta la sua propensione artistica. Il padre lo invia presso la bottega di José Luzán y Martínez dove conoscerà molte persone tra cui i fratelli Bayeu. Qui impara le basi del disegno copiando stampe rinascimentali e barocche. A Madrid tenterà il concorso per entrare all'Academia de S. Fernando senza buon esito.

Fuendetodos

Compie un viaggio in Italia (1770-1771) dove prova il concorso all'Accademia di Parma arrivando secondo.

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Tornato a Saragozza nel 1771 ebbe l'incarico di dipingere opere per la Basilica di Nostra Signora del Pilar. Dipingerà, a circa 25 anni, nella vicina Certosa Aula Dei un ciclo di affreschi ad olio sulle pareti, undici dipinti sulla Vita della Vergine Maria che eseguì con pennellate libere ed ariose. Sette degli undici murales dipinti sulle pareti della chiesa sono attualmente conservati anche se hanno risentito

(sopra) Nostra Signora del Pilar (sotto) Certosa Aula Dei Nostra Signora del Pilar , cupola (1771)

del passare del tempo. Sono di grandi dimensioni e nel loro insieme hanno un carattere unico nell’opera di Goya che qui già presenta alcuni tratti tipici della sua pittura.

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Nel 1774 Raggiunge a Madrid i fratelli Bayeu grazie ai quali entra a lavorare nel laboratorio di tappezzerie della Corte di Spagna diventando, nel 1777, direttore della Real Fabrica degli Arazzi di S. Barbara, fondata da Filippo V. A Madrid si stabilirà e per lungo tempo resterà a servizio della corte. Il lavoro di Goya prevedeva di realizzare i cartoni per la produzione degli arazzi. Era però un lavoro che non gli dava molta soddisfazione. Era ripetitivo nei temi e mal sopportava che la rappresentazione delle classi subalterne servisse spesso per divertire il gusto di quelle più abbienti. I cartoni sono oggi esposti al Museo del Prado e alcuni mostrano i Il parasole, olio su tela (1777) punti di partenza dei temi che saranno Dipinto «solare» di sapore rococò, sia per il soggetto rappresentato che per la tecnica utilizzata che prevede l’impiego di ampie e poi cari a Goya come l’interesse per la generose campiture dai colori luminosi. Dipinto per un arazzo. Adesso gente del popolo. conservato al Museo del Prado FRANCISCO GOYA – DAI LUMI ALL’EMOZIONE Appunti dal Corso di DISEGNO e STORIA DELL’ARTE arch. Tiziana Di Bella


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Nel 1788 Carlo III muore e gli succede il figlio Carlo IV che regnerà con la moglie per due decenni. Goya diventa Primo Pittore di Camera, una nomina che gli spianerà la strada della fama e lo porterà ad avere un elevato tenore di vita. Carlo IV viene rappresentato da Goya, in una celebre tela, con la famiglia. Si sparse la voce che i ritratti dei regnanti fossero caricaturali ma questa ipotesi non è da tutti condivisa.

La famiglia di Carlo IV, olio su tela (1800-1801) La famiglia reale è rappresentata in maniera piuttosto fedele sia per quanto riguarda gli abiti sia per i ritratti che sicuramente devono aver avuto l’approvazione dei regnanti. In ombra sulla sinistra vediamo il pittore, Goya. La sua posizione fa nascere molte ipotesi interpretative sulla natura e l’impostazione filosofica del quadro.

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I ritratti sono una parte interessante dell’opera di Goya. Famosi sono quelli delle donne che avevano su di lui forte attrattiva, ma sono presenti soggetti di ogni età.

Isabel de Purcel (1805) Duchessa de Alba in nero (1800-1801) In basso a dx Manuel Osorio Manrique de Zuñiga (1784-1792) ; In alto a dx Maria Teresa di Borbone e Vallabriga (1783)

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Nel 1792 Goya si ammala gravemente. Si salva ma resterà completamente sordo e ciò cambierà completamente il suo modo di guardare alla vita. Lascia il lavoro di ritrattista e inizia ad indagare l’animo umano. Studia la paura, le allucinazioni, la follia attraverso la lente della sua arte. Inizia a dipingere e lavorare senza avere commissioni. Pubblica le sue stampe per vivere ma soprattutto per esprimere le sue idee e la sua lettura del mondo. In queste opere troviamo qualche radice dell’arte moderna in quanto esse rispecchiano in parte quelli che furono gli stravolgimenti sociali di quel periodo.

Capriccio n.6 Nessuno conosce sé stesso (1799)

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Goya descrive anche l’universo delle superstizioni del popolo spagnolo a lui contemporaneo esprimendone la propria critica attraverso la pittura (vedi «la sepoltura della sardina»). La stregoneria fu un altro tema di indagine poiché in quel tempo in Spagna tutti ne erano in qualche modo a conoscenza o coinvolti. Per questo Goya dipinge questi temi con tutta l’attenzione che si può prestare a qualcosa di reale.

Sepoltura della sardina (1812-1814)

Il Sabba o il gran caprone (1797-98)

Streghe in aria (1797-98)

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Nei «Capricci», stampe satiriche che raccontano la Spagna di quel periodo, diverse illustrazioni sono dedicate alla stregoneria. Qui Goya accusa i vizi di tutti gli spagnoli poiché, secondo quello che era il suo pensiero, gran parte della società era coinvolta in traffici non leciti. I Capricci sono un punto fermo nella storia della satira e dello sviluppo della tecnica dell’incisione. Non ebbero successo poiché erano troppo diretti ed il pubblico ancora non era pronto ad accettare una tale immediatezza di contenuti. Saranno apprezzati molto più tardi. Goya si ispirava alla tradizione satirica inglese. Ma in spagna non esisteva nulla di tutto questo.

Capriccio n.43. Il sonno della ragione genera mostri (1799)

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Indubbiamente doveva essere attraversato da moti interiori che lo turbavano ed aveva imparato a ricercare negli altri le sue stesse paure. Attraverso l’arte riusciva a dominare le sue “ossessioni” se così si possono chiamare. Gli stessi suoi zii erano stati rinchiusi in manicomio e chissà se non temesse anche lui di essere diventato folle dopo la malattia. Il tema della malattia diviene uno dei soggetti dei quadri e delle stampe dal carattere ombroso, cupo e doloroso. La casa dei matti (1812-1819)

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Goya fu chiamato alla fine del settecento a decorare gli interni della chiesa dalle forme neoclassiche di San Antonio della Florida. Nella cupola, dove è rappresentato uno dei miracoli di Sant’Antonio (il Santo Italiano) dipinge una folla di persone vere e semplici in cui egli stesso in fondo credeva e difendeva.

San Antonio de la Florida (1799) La cupola nella visione d’insieme Particolari: il santo, la folla e un angelo

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Tra il 1797 e il 1800 Goya dipinge due quadri noti come Maya desnuda (1797-1799) e Maya vestida (1800), in cui risaltano gli ideali di bellezza e sensualità femminile. Secondo alcuni la donna potrebbe essere la duchessa d’Alba ma più probabilmente si tratta di Pepa Tudó, amante di Godoy, il politico che commissionò l’opera. Per la Maya desnuda, considerata «oscena» Goya dovette affrontare il tribunale dell’inquisizione salvandosi grazie al cardinale Luigi Maria di Borbone. FRANCISCO GOYA – DAI LUMI ALL’EMOZIONE Appunti dal Corso di DISEGNO e STORIA DELL’ARTE arch. Tiziana Di Bella


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Nel 1808 Napoleone fece irruzione in Spagna col suo esercito e costrinse i reali ad andare in Francia dove furono imprigionati. Il fratello di Napoleone salì sul trono ma il popolo di Madrid insorse e il 2 maggio si scontrò contro l’esercito di Napoleone alla Puerta del Sol. Il giorno successivo l’esercito rastrellò la città e passò per le armi molte persone del popolo. Il due e il tre maggio segnano la rinascita dell’identità spagnola, l’inizio di una guerra di liberazione che gli spagnoli, infine, vinceranno. Il 2 maggio 1808 (anche nota come «la carica dei mamelucchi a la Puerta del Sol» )(1814)

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Il 3 maggio 1808 (1814)

Alla fine della guerra Goya ne dipinse gli episodi salienti nei quadri denominati “2 maggio 1808” incentrato sulla battaglia degli spagnoli contro i mamelucchi e “3 maggio 1808” noto anche come «la fucilazione alla montagna del Principe Pio».. I personaggi qui sono veri, si possono quasi toccare, sentirne le urla e percepire il sangue sui corpi e sparso a terra.

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Il dipinto “3 maggio 1808” è un punto di svolta nella storia dell’arte ed influenzerà generazioni di artisti a venire. Oltre a questo, l’opera rappresenta una “transizione” tra passato e futuro. Non esisterebbe senza il “Giuramento degli Orazi” di David, che Goya ha ben presente, o senza il Caravaggio della “Decollazione di San Giovanni Battista”(1.). Allo stesso tempo, però, apre la strada verso i successivi dipinti di Manet (Fucilazione dell’Imperatore Massimiliano d’Asburgo)(2,) fino ad arrivare a Guernica di Picasso(3).

1.

2.

3..

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Siamo presso la collina del Principe Pio, fuori Madrid che si vede sullo sfondo in lontananza, come nei quadri delle crocifissioni che sullo sfondo mostrano sempre la città di Gerusalemme ed il Golgota come luogo del martirio. Sono radunati degli uomini del popolo, tra cui vediamo anche un umile frate, contro la collinetta (che rammenta il monte Calvario). Davanti al gruppo sono schierati i soldati visti di spalle, strumenti del potere senza volto che opprime. Al contrario, gli oppressi mostrano il volto che è bene in vista, illuminato da una lanterna accesa al centro della scena. Il fulcro del quadro è l’uomo con la camicia bianca che rischiara la notte e che alza le mani come davanti ad una croce che non è dipinta ma che i nostri occhi vedono ugualmente poiché abbiamo già visto quella scena, l’uccisione di chi è considerato nessuno, servo e senza potere, sfruttato in ogni tempo senza possibilità di redenzione. FRANCISCO GOYA – DAI LUMI ALL’EMOZIONE Appunti dal Corso di DISEGNO e STORIA DELL’ARTE arch. Tiziana Di Bella


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Goya rappresenta una esecuzione brutale così come brutale è il potere – scuro e in ombra- che schiaccia i più inermi che, nonostante tutto, osano e provano a ribellarsi per difendere un diritto, il diritto di essere umani. Il quadro ha un chiaro intento politico ed universale che racconta la lotta contro il potere cieco che opprime e sopprime i più deboli e che dunque parla a tutti gli uomini di ogni luogo e di ogni tempo. Il vento progressista che Goya immaginava potesse arrivare dalla Francia non ebbe i risvolti sperati. Il quadro non ebbe molta fortuna e non fu amato neppure dei reali di Spagna.

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Intorno al 1819 Francisco Goya decide di ritirarsi definitivamente dalla vita di corte e acquista una casa in campagna, alla periferia di Madrid, nota come “la quinta del sordo”. Lontano da tutti, l’artista dipinge per sé i suoi demoni ed i suoi tormenti, dando vita sulle pareti dell’abitazione alle famosissime «Pinturas Negras» (“Le Pitture Nere”), tra cui spicca l’opera «Saturno che divora i suoi figli» (1819–1823) . Toni scuri, contorni indefiniti, pennellate larghe e colori densi caratterizzano le pitture. FRANCISCO GOYA – DAI LUMI ALL’EMOZIONE Appunti dal Corso di DISEGNO e STORIA DELL’ARTE arch. Tiziana Di Bella


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Queste opere rappresentano uno dei vertici della sua carriera anche se non rappresentano un ciclo narrativo. Le creature dipinte agiscono davanti ai nostri occhi ma è come se non potessimo udirle nonostante se ne comprenda il dolore, la disperazione e la rassegnazione, persino nel bellissimo “Cane interrato nella rena” che forse, sopra tutti, più ci commuove perché lontano dalla follia umana. Dipinte ad olio su intonaco, le pitture nere sono oggi al museo del Prado.

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In aperto contrasto con la deriva autoritaria intrapresa dal sovrano spagnolo Ferdinando VII, Francisco Goya, ormai vecchio, sceglie la via dell’esilio volontario in Francia. Si trasferisce nella città di Bordeaux nel 1824 dove rimarrà fino alla morte, sopraggiunta nel 1828. Lavorò fino alla fine della sua vita consegnandoci il suo ultimo messaggio in un celebre disegno con il motto: Aun aprendo, sto ancora imparando… Le sue spoglie, tranne la testa, riposano nella chiesa di S. Antonio della Florida. FRANCISCO GOYA – DAI LUMI ALL’EMOZIONE Appunti dal Corso di DISEGNO e STORIA DELL’ARTE arch. Tiziana Di Bella


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