Pierròt. Giugno 2011

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06/2011 - AnnoIV

paroleimmaginiemozionirealtĂ raccontiosservazionitesti


Massimo Betti Merlin e Lorena Senestro

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Luana Lamparelli

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Lavinia Capogna

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Dario Aggioli

p. 04

Annika Strøhm

p. 05

Emma Viviana Malerba

p. 06

Lucia Lazzeri

p. 07

Gino Moselli

p. 08

Alessia Vangi

p. 09

Valeria Ines Valentina Tamborra

p. 10

Michele Pinto

p. 11

Alessandra Mazzilli

p. 12

Alessandro De Benedittis

p. 13

Francesco Martinelli

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La corrispondenza

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Era il 27 di dicembre, nel pieno del sopore natalizio, io stavo alla porta e Lorena andava in scena per la prima volta; vestiva i panni di diversi personaggi e introduceva numeri che non arrivavano mai perché, dei pochi artisti che avevano accettato di andare sul palco senza compenso, la gran parte erano ammalati. Sembrava un presagio negativo! Ma grazie al volantinaggio dei giorni precedenti e all’ingresso libero, assisteva un pubblico di 25 curiosi, perlopiù sconosciuti. Per noi era un successo e siamo andati avanti, nonostante tutto. Dottoressa in Scienze dell’Educazione, Educatrice Professionale esperta in disturbi comportamentali e psichici. Opera sul territorio della provincia di Bari.

Frequenta l’ultimo anno del Liceo Scientifico. Crede nella Scienza priva di immediata concretezza. Spegne la luce per vedere le stelle.

http://pierrotweb.wordpress.com

In copertina:

Chi Mente? Danilo Macina

Progetto grafico ed impaginazione Danilo Macina Gruppo Operativo Alessandro De Benedittis, Danilo Macina Francesco Martinelli

Stampa digitale a cura di: Graziani Arti Grafiche S.r.l. S.P. 231 km. 31,600 - 70033 Corato (Ba) www.graziani.it Il contenuto degli articoli riflette esclusivamente il pensiero dell’Autore e non è necessariamente condiviso dalla redazione di Pierròt. L'unico responsabile è l’Autore che ha fornito i materiali, i dati, le informazioni o che ha espresso le opinioni. Qualora il lettore riscontri errori o inesattezze è pregato di rivolgersi a pierrotweb@libero.it che si impegnerà a correggere o rimuovere informazioni che risultino inesatte o che costituiscano violazione di diritti di terzi. Tutto il materiale pubblicato (articoli, foto, illustrazioni, etc.) è tutelato dalle leggi sulla proprietà intellettuale e tutti i diritti sono riservati. Può essere pubblicato altrove, non per usi commerciali, dandoci preavviso e comunque citandone sempre la fonte.

Anno IV - Giugno 2011. Chiuso in redazione il 30 maggio 2011. Chi volesse inviare articoli, foto, materiale, dare suggerimenti o semplicemente contattarci, può farlo scrivendo a: Pierròt c/o Teatro delle Molliche Via Monte Carso, 26 - 70033 Corato (Ba) o inviando una e-mail a pierrotweb@libero.it.

Nato a Roma il 19 dicembre 1977, è laureato in Arti e Scienze dello Spettacolo. Allievo di Cathy Marchand, Enrique Vargas e Claudio De Maglio. Assistente in Italia e allievo di Jean-Paul Denizon, attore e aiutoregista storico di Peter Brook. Dal 2000 è autore e regista del Teatro Forsennato che basa il proprio lavoro sull’improvvisazione su canovaccio. Ha ricevuto il “Premio Carola Fornasini per il Percorso Formativo” per il Laboratorio Teatrale Integrato presso l’Istituto D’arte Roma 2. Per le Edizioni Ubusettete, ha pubblicato il libro di estetica teatrale Autore chi guarda - 500 domande sul teatro.

Attrice e regista norvegese. Vive e lavora in Italia da 9 anni. Si è diplomata alla Nordic Theatre Academy del Prof. Jurij Alschitz e con lui ha lavorato in diversi spettacoli. Tra gli altri ha studiato/lavorato con J.P. Dénizon, A. Milenin, G. Borgia, G. Sneltvedt, T. Ludovico. Nel 2007 ha fondato l’associazione culturale Areté Ensemble insieme a Saba Salvemini.

Frequenta il secondo anno presso il Liceo Linguistico di Terlizzi. Fin troppo riflessiva, amante della danza, della scrittura e dei differenti usi e costumi del mondo, che vorrebbe visitare interamente. Ha sfiorato appena la magia del teatro attraverso laboratori scolastici a scuola, ma vorrebbe avere il tempo di scrutare attentamente questo fantastico mondo.

Musicronista o musicista cronica, pianista e cantante, di teatro simpatizzante, curiosa e stravagante. Precaria insegnante ed artista errante.. E’ diplomata in Pianoforte, Canto, Didattica generale e del Pianoforte, laureata in Pianoforte indirizzo maestro di sala e palcoscenico e Canto ramo concertistico. Ha vinto numerosi concorsi internazionali e nazionali ed eseguito in I assoluta brani inediti in Italia e all’estero. Collabora con Lucio Dosso con il quale si è costituita in duo Canto e Chitarra. Affianca all’attività concertistica quella didattica, insegnando canto e pianoforte nelle scuole di Carrara, Massa e La Spezia. Il contributo poetico di un signore incontrato per caso.

Laureata in lettere presso l’Università degli studi di Bari, curriculum “Cultura letteraria dell’età moderna e contemporanea”. Aspirazioni: fare del teatro il mio mestiere in qualunque forma o manifestazione: “ESSERCI”. Allieva attrice della Scuola delle Arti della Comunicazione. Completati gli studi classici, è laureanda in Psicologia presso l’Università degli Studi di Bari. Appassionata di fotografia e grafica ha realizzato diverse mostre in cui, attraverso i propri lavori ha espresso fortemente la sua concezione programmatica di arte come atto intellettuale e concettuale che poco ha a che vedere con la spontaneità selvatica. Ogni sua produzione creativa nasce dall’intento di sperimentare le linee di confine e le zone d’ombra della condizione umana in ogni sua estrema forma. Laureato in giurisprudenza con una tesi sulla liberta’ d’espressione e la censura cinematografica e opera da 10 anni nel campo delle produzioni multimediali. Ha insegnato didattica dell’immagine in decine di scuole, collaborando visivamente a teatro passando attraverso il genere documentaristico, la musicarterapia e l’attivita’ di videojoker in discoteca continua la sua originale sperimentazione artistica. Studentessa di lingue e letteratura straniera. Curiosa osservatrice e appassionata di arte, si è talvolta messa alla prova anche nella musica e nella pittura. Ha provato a meglio definirsi ma in fin dei conti si è rivelata un’incognita anche per se stessa. E in fondo le piace così.

Dopo aver conseguito la maturità classica è studente di Lingue e Letterature straniere presso l’università di Bari. Si dedica all’arte non per ambizione o per noia, ma perché crede che solo quando ama, l’uomo possa aspirare alla bellezza.

Abbandonati gli studi di Giurisprudenza decide di vocarsi all’arte. Dirige la Scuola delle Arti della Comunicazione ed è attore e regista del Teatro delle Molliche. Si è diplomato attore e specializzato in regia lirica. Ha scritto numerosi testi teatrali tutti rappresentati. Da 12 anni si dedica alla pedagogia teatrale nelle Scuole. E’ maestro perché ha fede.


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Massimo Betti Merlin Lorena Senestro

Il confronto a spettacolo finito che all’ini-

trovare un linguaggio nuovo e forme nuo-

zio ci spaventava perché memori della

ve per il teatro: nuove per questi tempi, ma

logica ormai logora del forum, legato ad

magari attinte dal passato, come il mece-

un epoca e a una cultura che va rinnovata.

natismo, o il confronto tra artisti e pubblico

Invece è stato molto stimolante scoprire le

al termine dello spettacolo.

perplessità e le proposte del pubblico sul

Incontro ogni giorno persone che venen-

nostro lavoro. Un’esperienza decisamente

do a trovarci a teatro scoprono il teatro

educativa per i teatranti, perché ti obbliga

per la prima volta. Sembra incredibile, ma

a riflettere sulla fruibilità dello spettacolo e

è proprio così: la nostra compagnia, oltre

sull’importanza della comunicazione con

che agli spettacoli, lavora ormai da 6 anni

il pubblico. In quest’occasione Lorena ha

ad una stagione teatrale che si svolge in

scoperto cose che non aveva mai raziona-

una piccola sala di 50 posti, il Teatro della

lizzato a proposito del suo percorso con

Caduta, che - come il Teatro delle Molliche

Leopardi: lo sguardo esterno di chi non ti

- affaccia direttamente sulla strada.

conosce è molto più acuto.

Per coinvolgere un pubblico davvero nuo-

Davvero utile quindi, più di quanto potes-

vo l’ingresso agli spettacoli è gratuito la

simo immaginarci. Un modello di lavoro

prima volta. A chi ritorna una seconda vol-

vecchio ma assolutamente rinnovato in

ta viene chiesto di sostenere l’attività con

questa formula.

un contributo di 12€ che poi gli garantisce l’ingresso gratuito per l’intera stagione. An-

Nel rituale del teatro il luogo ha un impor-

che la nostra attività quindi fa leva sul me-

tanza oggi sottovalutata. Le sale teatrali di

cenatismo del pubblico a cui si affiancano

sperienza davvero insolita la visita

una volta erano edifici decorati e dotati di

i finanziamenti pubblici di cui godiamo da

a Corato per la rassegna Resistenze.

ampi spazi, arredati con una cura ricercata,

qualche anno a questa parte. Questa for-

Insolita perché chi pratica il teatro non si

in certi casi ispirati al lusso, con foyer di

mula ha permesso a centinaia di artisti di

aspetta un pubblico così motivato, così

grande impatto per il pubblico. Oggi inve-

incontrare un pubblico multiforme, dove

attento, così curioso.

ce, che il teatro non è più in auge, dopo le

gli addetti ai lavori e i teatranti costituisco-

Insolita per la proposta organizzativa del

cosiddette cantine romane degli anni Set-

no solo una minima parte.

mecenatismo, innovativa anche se mutua-

tanta, ci si imbatte sempre più in sale post

In Piemonte, fatta eccezione per la nostra

ta dal passato; e strategica per il contesto

–industriali o luoghi intitolati all’essenziali-

realtà, non conosciamo altre esperienze di

non facile della provincia.

tà e al risparmio e – perché no? – affacciati

mecenatismo.

E

direttamente sulla strada. Quello che abbiamo trovato a Corato in-

Niente di male, in Canada li chiamano

Oggi, per riconquistare un pubblico che

fatti è un pubblico attento, proprio perché

street-door theatre, me l’ha detto un cana-

comprenda tutti e non solo gli addetti ai

sceglie di partecipare. Un pubblico con un

dese. A volte si da un nome alle cose per

lavori, il teatro deve ritornare ad essere un

ruolo attivo, che offre molto a chi si esibi-

dare modo a tutti di riconoscerle. Credo

rituale collettivo in cui le persone si iden-

sce. Un pubblico di facce davvero svariate

che Resistenze sia un’iniziativa avanzata

tificano, condiviso - e parlo anche dell’in-

e composto da persone di tutte le età.

in questo senso, perché si preoccupa di

trattenimento. Deve riconciliare il pubblico pierròt

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con l’essenza dell’esperienza teatrale .

il pubblico sceglie quanto e come sostene-

ovunque spazi di dimensioni ridotte, con

Come quella di Resistenze, servono nuovi

re l’artista.

costi ridotti, dove il teatro è ridotto alla sua

modelli di coinvolgimento del pubblico

A conclusioni di questa esperienza possia-

essenza, dove l’attore e il pubblico posso-

che rinnovino il ruolo dell’esperienza tea-

mo dire che è meglio lavorare in provincia,

no entrare in simbiosi, come al Teatro delle

trale per le persone. Soprattutto più intel-

fuori dall’attenzione dei media e della cri-

Molliche.

ligenti del banale sistema dei biglietti che

tica, ma con un pubblico curioso, pronto

L’augurio che il teatro torni ad essere

chiede allo spettatore di pagare in anticipo

a dare un valore – positivo o negativo che

un’esperienza a misura d’uomo, in grado

per gli spettacoli, come fossero l’erogazio-

sia – al tuo lavoro.

di coinvolgere le persone fuori dalla logica

ne di un servizio di intrattenimento. E que-

D’altra parte chi ufficialmente ha conferito

superficiale dell’intrattenimento, colto o

sto abitua anche i teatranti a pretendere di

alla critica l’importanza esagerata che ha

popolare che sia.

fare dell’attività artistica – che dovrebbe

oggi? Chi ha deciso che il teatro per esiste-

Non era questa forse la natura del teatro?

essere un’attività d’eccezione – un sempli-

re debba far notizia?

ce mestiere. Al Teatro della Caduta gli artisti recuperano

Sulla base di queste riflessione la nostra

un compenso al termine dello spettacolo:

speranza è che continuino a nascere

Luana Lamparelli

più, numero meno.

Mi blocco.

Frequento l’ultimo anno di asilo.

I miei occhi si fissano su corpi deformati,

Ci impediscono di giocare in giardino. È

con pelli squamose. Corpi a tratti scintillan-

pericoloso!

ti, per i continui cambi di direzione delle

E ci rido su… L’aria che respiriamo è la stes-

cicatrici.

sa, che ci troviamo su un prato o al centro

Mi soffermo e mi chiedo perché. Senza

di una strada.

capire.

CI HANNO IMPEDITO, ma io già voglio sco-

Mi viene in mente solo quella sofferenza.

o cinque anni. Forse ne ho già com-

prire il perché dei divieti.

Mi battono in testa lo sgomento, la non-

piuti sei.

Così, mentre mamme e maestre parlano,

rassegnazione, la rabbia, l’impotenza che

Non ricordo.

io e la mia migliore amica sfidiamo quel

quelle persone devono aver provato, e che

Potrei perfezionare questo ricordo… Cher-

divieto. E forse anche la sorte.

forse ancora provano.

nobyl, come semplicemente chiamiamo

Sgattaioliamo fuori, facciamo il perimetro

Deve essere stato uno Tzunami emotivo,

quel disastro, è stato nell’85 o nell’86?

del giardino trattenendo il fiato. Senza re-

dentro di loro.

Basterebbe poco per perfezionare il ricor-

spirare!

Un tonfo sordo eppure carico di urla per-

do. Poco quanto un click. Ma non lo farò.

Per vedere chi ce la fa di più.

petue.

H

I loro occhi sono puntati nel vuoto.

Che importanza ha una data, un insieme di numeri che comunque non cambierà il

*****

Leggo una didascalia, leggo un nome:

corso della storia? Chernobyl è stato! È accaduto. Numero p.02 pierròt

Forse il vuoto che hanno dentro.

Ho dieci anni. Ho il sussidiario. Lo sfoglio.

Chernobyl.


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*****

Nodulo benigno. Era. Ed era anche la mia

di tutta l’umanità, nel corso della sua cre-

tiroide. Che funzionava benissimo!

scita.

Ho ventisette anni. Sei mesi fa mi sono lau-

Io, nonostante tutto, mi sento fortunata.

Ma davvero l’umanità ha bisogno di altre

reata. Lavoro.

Io sono stata fortunata!

centrali nucleari scoppiate, per poter cre-

Come sempre, ma con un’ansia in meno.

Niente chemio, niente radio, niente iodio.

scere?

E non devo più sentirmi in colpa quando

Terapia.

esco con i miei amici, passeggio per stra-

Ma solo per riprendermi dallo choc.

da, dormo di più… perdo tempo… rubo

La migliore terapia è la vita.

tempo…

Dopo Chernobyl, i casi di tumore alla tiroi-

Ho un dolore alla pancia. Anzi no: al basso

de hanno avuto un’impennata incredibile.

ventre!

Sono una conseguenza di quell’esplosione.

Controlli. Ecografia. Un medico molto gio-

Conosco gente che è morta, di tumore alla

vane, io sono l’ultima paziente. Vorrà fare

tiroide.

colpo?, vorrà fare esperienza?, vorrà essere

Tanta gente dice: la togli e la sostituisci con

gentile? … Ci sta provando!

una pilloletta.

“Hai una milza perfetta! Da manuale! Non

Una pilloletta…

ne ho mai vista una così!.. Visto come so

A distanza di quasi trent’anni!

guardarti bene dentro, io?” dice, sornione.

E intanto… centrali nucleari si sono costru-

L’apparecchio sale sempre di più su, scorre

ite e si vogliono costruire.

sulla mia carne.

E intanto… centrali nucleari scoppiano.

“Hai mai fatto l’ecografia alla tiroide?” “No”

****

NO. ED È L’INIZIO DI ALTRE VISITE. Ho viaggiato. Ho cullato dentro di me quel ****

nodulo che tanto preoccupava i medici. Come fosse un bambino. Ho perso la mia

Ho trentuno anni.

tiroide. Ho combattuto. Ho affrontato un

Tre lavori, una casa, un’auto, una vita che

intervento e mille momenti di sconforto.

mi piace, e poco meno di mezza tiroide.

Mille, che son niente rispetto a quanto

Ah, dimenticavo! Ho anche una cicatrice a

vivono altre persone. Che hanno vissuto

metà collo, e una compressa da prendere

quelle delle foto.

ogni mattina.

Mi ha resa più forte, questa esperienza.

IO SONO STATA FORTUNATA!

Mi ha resa capace di cose che mai avrei

Ho pianto, mi sono dannata, ho combattu-

immaginato.

to contro le paure, preso treni, fatto aghia-

Mi ha resa più forte, Chernobyl.

spirati, ascoltato medici, consolato dentro

di me le loro preoccupazioni.

Dicono, alcuni filosofi e sociologi, che ogni

Carcinoma. Temevano.

individuo ripercorra le tappe del percorso pierròt

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AnnoIV 06/2011

Lavinia Capogna

mondo! Com’è piccolo l’uomo, com’è im-

potreste spegnere le macchine per un po’?

potente! Come può un pianeta così grande

Qui non riusciamo a vedere bene le stelle,

ospitare uomini così piccoli? Ma viviamo

dove sta andando il nostro pianeta? Potre-

davvero tutti su uno stesso pianeta? Se

ste ridurre la luce?

sì perché non condividiamo le risorse,

Si è liberi quando si ha la possibilità di

perché distruggiamo, perché ci odiamo,

scegliere, si è uomini quando ci si sente

perché parliamo di stranieri?

umanità. L’uomo è la fine del pianeta, gli

L’educazione ambientale, i progetti, le

uomini sono la sua salvezza. Vedo una

i sono uomini che soffrono e vivono

attività, le iniziative, le associazioni sono

sedicente comunità scientifica incapace di

su un pianeta che soffre. Se tutti

mirate alle singole nazioni che non sono

farsi capire da tutti, un’informazione cata-

quanti soffrissimo, smetteremmo di farlo

altro che pianeti in un pianeta. Siamo

strofista e una politica negazionista. Siamo

perché condividendo la stessa sofferenza,

grandi isole circondate dallo stesso mare

lontani da un sistema di uomini in armonia

non ci sentiremmo soli. Allora non tutti

che raggiunge ogni piccola insenatura. Ma

con il sistema Terra. Avviciniamoci gli uni

soffrono.

siamo fatti della stessa sostanza di cui è

con gli altri per avvicinarci al pianeta.

Ma viviamo tutti sullo stesso pianeta che

fatta la terra ed essa soffre per la mancanza

soffre. Riuscite a sentirlo? Riuscite a veder-

dell’unico ospite degno della sua grandez-

lo?

za: l’umanità.

Come si fa a sentire un intero pianeta? E a

Qui fa troppo caldo, il pianeta scotta un po’,

vederlo?

potreste abbassare la temperatura?

Di certo non possiamo fare il giro del

Qui c’è troppo gas, il pianeta ha la tosse,

Dario Aggioli

A chi parla il critico? Se lo domanda? Lo sa?

sei?

Si domanda a chi parla l’artista?

Se parlo di ciò che dici tu, io che domande

Interessa al critico, se l’artista si domanda a

devo farti per capirti?

chi vuole parlare?

Mi interessa capirti, se devo parlare di te?

A chi potrebbe parlare un critico? A chi

Mi interessa capirti, se voglio parlare di

parla ora?

quello che dici?

A che serve la critica se nessuno l’ascolta?

Mi interessa parlare di te o mi interessa

osa è la critica?

Se parlo di te senza conoscerti, ho diritto di

parlare di me parlando di te?

Cosa è un giudizio?

dire qualcosa?

Sono io che guardo e poi dico che vedo,

Il giudizio è personale? La critica lo è?

Se parlo di te senza conoscerti, so quel che

quando parlo di te?

Qual è il ruolo della critica nei confronti

dico?

Sei tu che parli e io ti ascolto e poi riferisco?

dell’artista?

Se parlo di te e ti dico che ne so più di te su

Il critico gioca al telefono senza fili?

Qual è il ruolo della critica nei confronti

te, che dico?

dello spettatore?

Che domanda devo porti per capire chi

C

C

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06/2011 AnnoIV

Annika Strøhm Saba Salvemini

del lavoro così come è! Con i suoi scambi,

Basta piagnistei di bimbi offesi! Basta

i suoi intrighi, i suoi giochi, i suoi paradossi

nascondersi dietro il gioco delle incom-

e finalmente mettere da parte tutta la mia

prensioni, delle accuse al mondo basso

retorica, retorica che non fu mia, ma di

e meschino. Basta puntare il dito su un

adolescente! Ogni giorno alzarmi e telefo-

essere umano che fa di tutto per fare del

nare, vendere, contattare, spedire, creare,

suo meglio. Basta lamentarsi. Basta giocare

produrre, inventare, promuovere il mio

agli offesi! Basta Vergognarsi della propria

lavoro- quello che io faccio QUI IN QUESTI

incapacità scaricandola sugli altri e sulla

ANNI DELLA MIA VITA! Vendere senza ver-

loro cattiveria. Basta fare i BAMBINI! Basta

gogna! Sporcarmi le mani con piacere per

denunciare - con qualsiasi scusa - un mon-

dare ciò che ho, ciò che sono! Mio padre

do che fa del suo meglio. BASTA!

a gioia del lavoro! Poter andare ogni

aveva ragione, fin dall’inizio!

E’ Tempo di rimboccarsi le mani e costruire

giorno al lavoro! Guadagnare i sol-

E CON IL DENARO CREARE! CHE A QUESTO

il mondo come lo sogniamo. Uscire allo

di per vivere e vivere bene! Dare la mia

IL DENARO FU FATTO! CREARE! Creare ciò

scoperto e lavorare. Lavorare come tutti.

mano d’opera a tutti così che tutti possano

che di bello c’è in me! SI GRAZIE AL DENA-

Sudati, sporchi, con le mani sudice. BASTA

servirsene! Lavorare! Costruire il proprio

RO! E con questo denaro coltivarmi come

NASCONDERSI! E’ TEMPO DI COMINCIARE

mestiere. Costruirlo in modo tale che più

si coltiva un campo per farlo crescere

A COSTRUIRE! E’ se non siamo sufficienti, se

persone lo sentano necessario! Come il

rigoglioso per allargarlo, espanderlo con

non siamo capaci di farlo. AMMETTERLO E

pane, una casa, un mezzo per muoversi…

i prodotti migliori che l’uomo ha inventa-

NON PIU’ PUNTARE IL DITO SE NON SU SE

Condividere con quante più persone pos-

to! Creare, Produrre, Vendere, Coltivarsi e

STESSI! ACCETTARE TUTTO E TUTTI! (Che

sibili i risultati del mio lavoro! Lavorare da

Creare di nuovo! E con il denaro costruire

proprio noi per primi siamo i più difficili da

solo e con gli altri! Come se lavorassi con

ancora e costruire la mia vita e il mondo

mandar giù) E’ ORA DI CAMBIARE! ORA DI

me! Costruire una grande fabbrica di cose

così come lo desidero! Mio padre aveva

LAVORARE! RINGRAZIAMO IL LAVORO, IL

belle che mi piacciono e che piacciono!

ragione, fin dal principio!

DENARO CHE CI DANNO LA POSSIBILITA’ DI

Prendere un bello stipendio e vendere le

Comprendere che se il mio prodotto non

CAMBIARE TUTTO QUELLO CHE CI CIRCON-

mie opere, venderle a tutti! Ed avere così

vende è evidente che non piace (e forse

DA! A PARTIRE DALLE NOSTRE VITE! BASTA

tanti soldi da poterle regalare a chi non se

non piace a me per primo)! Cambiarlo e

CON LE PIPPE! Lavorare per costruire assie-

le può permettere! Finalmente lavorare per

riprovare! Il mondo, checchè se ne dica

me- con i mezzi che il mondo ci offre- la

vivere godendo! Mio padre aveva ragione,

vuole ciò che è Bello! E lo sa riconoscere!

realtà in cui amiamo vivere!

fin dall’inizio!

Provare e riprovare fino a che so costruire

AL LAVORO!

Pensare all’interesse! Mio e di tutti! Incon-

qualcosa che piace a me ed agli altri! Se

trare quante più persone per poter dare

non piace comprendere che non sono gli

ciò che costruisco! Darlo in cambio di ciò

altri a essere fuori rotta, ma IO! Vivere il

che hanno… Costruire una rete, una rete

lavoro come strumento per stare con gli

di relazioni tra persone, per promuovere

altri in pace, come strumento per dare ciò

ciò che produco…con il mio sudore, il mio

che ho! Ciò che creo! Finalmente adulto in

piacere, il mio amore! Giocare al gioco del

mondo di adulti! Io attore, io produttore, io

lavoro con il sorriso! Godere del mondo

creatore nella realtà delle cose!

L

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AnnoIV 06/2011

Emma Viviana Malerba

T

ic tac. Tic tac. E’ l’irrefrenabile rumore del tempo

che passa, lo senti? Tic tac. Non ti dà fastidio? Non credi che quel ticchettio possa stordirti così tanto da renderti incapace di svolgere qualsiasi altra azione? Potresti diventarne schiavo. Schiavo del tempo. Tic

poi ti fermi. Ti fermi sempre, prima o poi.

con quella persona puoi parlare. Una cer-

Tu ti fermi ma il tempo continua a correre,

tezza in più nella tua vita… Tic tac. Vorresti

la terra a girare. Il sangue circola nelle tue

di nuovo fermarti. Ritornare a pensare.

vene come prima. Cos’è cambiato? Non lo

Pensare a cosa? Pensare non è una buona

sai, ma vorresti rimanere fermo. Ti piace

medicina per il tempo che invecchia. Corri!

stare fermo. Incroci le braccia e vedi la

La terra grida! Vuole attirare la tua attenzio-

gente muoversi, ridere, parlare, scherzare.

ne! Viaggi, scopri nuovi posti, nuove perso-

Sei seduto con i pop corn in mano e ti godi

ne.. Ti dimentichi di pensare perché la tua

lo spettacolo. E’ la tua vita, ma continua se-

voglia di vivere e scoprire ha sopraffatto la

condo ciò che fanno gli altri. Il tempo scor-

noia. Pensi perché ti annoi. Non affievolire

re… sei proprio sicuro di voler abbandona-

le tue emozioni, continua a correre, danza

re questi secondi che passano osservando

col tempo! Sfidalo nella corsa! Solo se avrai

una vita non tua, leggendo scritti non tuoi?

vinto potrai considerarti stanco.

Almeno pensi, almeno i pensieri sono tuoi.

Tic.

Decidi di alzarti. La coda di paglia è un po’

Tac.

scomoda quando sei seduto. Che fai? Vorresti cambiare. Esci, incontri gente che ti parla e tu l’ascolti, l’ascolti e le rispondi, e fra botta e risposta crei un’amicizia. Sai che

tac. Il tempo fugge, fugge e non si ferma mai. Afferralo. Stai sprecando minuti della tua vita a leggere qualcosa che riguarda il tempo. Potresti fare qualcosa di più utile in questo momento, lo sai? Hai idea di cosa potresti fare adesso? Guardati intorno. La tua presenza è indispensabile? Se sei fermo in silenzio, se non agisci, se sei inerte solo per qualche minuto… qualcuno potrebbe mai accorgersene? Eppure hai passato del tempo fermo, ma quell’organo sempre in azione, che fastidio. Il tuo cervello non si ferma mai, ne sei cosciente? Vorresti non pensare, ammettilo. Vorresti spegnere il cervello e distenderti su di un bel prato verde, con una canzone rilassante nelle orecchie. E’ impossibile, lo sai anche tu. E allora? Ti alzi in piedi, cammini avanti e indietro e p.06 pierròt

Il tempo - Francesca De Chirico Piccola osservatrice e amante dell'arte, ha scoperto una nuova dimensione grazie al mondo del teatro e della fotografia. Ha frequentato i laboratori teatrali presso il Liceo Linguistico di Terlizzi. Riporta su carta ogni minima parte di questo mondo un po' troppo complicato attraverso l'arte del disegno, dote che ha sempre coltivato con passione.


06/2011 AnnoIV

Lucia Lazzeri

“La musica del linguaggio” è un saggio suddiviso in tre pubblicazioni che troverete su Pierrot rispettivamente suddivise in tre numeri. Questa è l’ultima pubblicazione dal titolo “La lingua delle parole”.

A

lcuni esempi di giochi linguistici che si possono esprimere con la voce,

vero e proprio strumento musicale, che contiene in sé i tratti prosodici comuni anche alla musica: altezza (seppur ridotta rispetto alla voce cantata), intensità, timbro, velocità, durata, modo di attacco. Una maniera di usare le potenzialità della lingua, in modo sottile e molto ironico giocando sull’ambiguità del significato e sulla similitudine fonica di parole uguali ma di diverso significato è quello del racconto La quercia del tasso di Achille Campanile:

Quell’antico tronco d’albero che si vede

tasso del Tasso del tasso barbasso, per di-

ancor oggi sul Gianicolo a Roma, secco,

stinguerlo dal tasso del Tasso del tasso; e

morto, corroso e ormai quasi informe, te-

da altri come il tasso del tasso barbasso del

nuto su da un muricciolo dentro il quale

Tasso, per distinguerlo dal tasso del tasso

è stato murato acciocché non cada o non

del Tasso. Il comune di Roma voleva che i

possa farsene legna da ardere, si chiama

due poeti pagassero qualcosa per la sosta

la quercia del Tasso perché, come avverte

delle bestiole sotto gli alberi, ma fu difficile

una lapide, Torquato Tasso andava a seder-

stabilire il tasso da pagare; cioè il tasso del

visi sotto quand’essa era frondosa. Anche

tasso del tasso del Tasso e il tasso del tasso

a quei tempi la chiamavano così. Fin qui

del tasso barbasso del Tasso.

niente di nuovo. Lo sanno tutti e lo dicono

Anche nelle parole c’è una connotazione

le guide. Meno noto è che poco lungi da

musicale, che si ricollega ad un’esperienza

essa, c’era, ai tempi del grande e infelice

preverbale: il fonosimbolismo. La parola

poeta, un’altra quercia fra le cui radici abi-

jour ha una vocale scura (la u) mentre nuit

tava uno di quegli animaletti del genere

l’ha chiara (la i); il significato di quest’ul-

dei plantigradi, detti tassi. Un caso. Ma a

timo tuttavia ci rimanda all’ oscurità, alla

cagione di esso si parlava della quercia del

pace notturna. Nella pubblicità spesso si

Tasso con la “t” maiuscola e della quercia

gioca sul diverso significato che assume

del tasso con la “t” minuscola. In verità c’era

un testo a seconda del contesto: La poesia

anche un tasso nella quercia del Tasso e

di G. Ungaretti Mattina che inizia con i versi:

questo animaletto, per distinguerlo dall’al-

m’illumino d’immenso è presente in tutti i

tro, lo chiamavano il tasso della quercia del

testi delle antologie, ma in un cartello pub-

Tasso.[…] Poi c’era la guercia del Tasso: una

blicitario diventa lo slogan per dei fari anti-

poverina con un occhio storto, che s’era de-

nebbia. Il testo è autonomo, ma il contesto

dicata al poeta e perciò era detta la guercia

influenza molto. R. Queneau, sulle possibi-

del Tasso della quercia, per distinguerla da

lità retoriche della lingua francese (a mio

un’altra guercia che s’era dedicata al Tasso

avviso particolarmente duttile e adatta

dell’olmo (perché c’era un grande anta-

soprattutto per i giochi di parole, poiché

gonismo fra i due). Ella andava a sedersi

sono frequenti parole dallo stesso suono,

sotto una quercia poco distante da quella

ma scritte diversamente e con diversi si-

del suo principale e perciò detta la quercia

gnificati) ci ha fatto addirittura un libro- ca-

della guercia del Tasso; mentre quella del

polavoro, da cui ho estratto:Onomatopées.

Tasso era detta la quercia del Tasso della

I caratteri eloquenti, utilizzati dai disegna-

guercia: qualche volta si vide anche la

tori di fumetti, a seconda della loro posi-

guercia del Tasso sotto la quercia del Tasso.

zione nella pagina e della loro grandezza.

[…] Quanto al piccolo tasso di Bernardo,

suggeriscono il modo di utilizzare i tratti

questi lo volle con sé, quindi da allora

prosodici della voce. Una personale e re-

l’animaletto fu indicato da alcuni come il

cente esperienza mi sottolinea la stretta pierròt p.07


AnnoIV 06/2011

alleanza tra musica e parola. In occasione

con gruppi numerosi, quali quelli di una

può sviluppare ed affinare il gusto, quale

di Entriamo nella casa della Musica per lo

scolaresca, ho spesso notato quanto man-

miglior strumento che quello che abbiamo

spettacolo:“Filastrocche

suonare…

chi una vera e propria “educazione” alla

sempre con noi, cartina di tornasole dei

filastrocche per imitare…con il pianoforte!

voce. Dalla realtà sonora che ci circonda

nostri stati d’animo? La voce parlata a livel-

ho avuto l’opportunità di verificare ancor

provengono stimoli sonori sempre più

lo didattico è strumento di comunicazione

più che parola e musica sono sorelle. Le

numerosi e pressanti: gli apparecchi per

tra il docente ed il discente, ma allo stesso

filastrocche di Corinne Albaut mi hanno

ascoltare musica sempre più vicini agli or-

tempo veicola significati ed emozioni.

consentito di utilizzare tutta la tavolozza

gani uditivi di un organismo in formazione

dei tratti intonativi che in questo caso sono

quale quello dei ragazzini e adolescenti.

stati enfatizzati per consentire una mag-

Si tratta di una vera e propria saturazione

gior comprensibilità del testo, non troppo

uditiva che si ripercuote anche a livello

facile per i bambini di prima elementare ai

vocale. I ragazzi in età scolare, soprattutto

quali era rivolto. E ancora una volta i tratti

adolescenti, in concomitanza con questo

sovrasegmentali hanno veicolato un mes-

delicato periodo della loro vita, abusano

saggio semantico laddove la parola non

della voce. La voce espressiva è un bel libro

poteva arrivare. E’ venuta fuori una vera e

di Carlo Delfrati che esamina la voce, le

propria partitura vocale, con i tratti intona-

sue potenzialità e come poterla utilizzarla

tivi e gli accenti tonici delle parole segnati

al meglio, facendo in qualche modo un

alla stessa stregua dei tratti prosodici. Nella

discorso estetico, utile per noi futuri inse-

mia esperienza di insegnante, soprattutto

gnanti di musica. Se è vero che la musica

per

No ‘a ciorta che spisso è ‘a morte,

Vinco lo strazio di un fisico ormai in tilt,

che fosse stata doce si era ‘e subbeto,

mi godo la venerazione di chi ho attorno,

ma ‘a stò affruntanno a corpo ,a corpo,

di chi è contento che sono ancora qui,

è assaie amara,fratò,è ‘na tortura.

e m’incita a combattere ogni giorno.

Pe’ me che amaie ‘a vita intensamente,

Ma rassegnato alfine ,essa venga,

interresannome a tutto in ogni mumento,

con nostalgia lascerò le cose care,

scrutanno i grandi misteri della natura,

quelle che furono il mio diletto,

per esplorare il mondo e vincere ‘a paura.

da me verso l’eterno saran’ dirette.

peranza cchiù nun tengo pe’ ‘ sta vita,

Di una vecchiaia di dolore pregna,

Ricordando mio fratello Antonio

‘iuta bbna ma alla fine m’ha tradito,

che mi consuma ma non mi arrendo,

Gino Moselli

S

me mancano ‘e forza pe’ ‘sta malatia,

quando lenisce la malinconia mi prende,

dura prova che m’ha mannato Ddio.

pe’ ‘nu poco’e pace vò ai ricordi belli.

p.08 pierròt


06/2011 AnnoIV

Alessia Vangi

Adesso puntiamo su un altro mezzo di co-

lo vogliamo. ’ Ma è gratis!’ sembrano sugge-

municazione. Preso il nostro caffè, pagato il

rirmi i suoi occhi innocenti. Cosa possiamo

asta fare una passeggiata per rendersi

conto, ci dirigiamo in un internet point, an-

voler di più? Non abbiamo voglia di far que-

conto del bombardamento di immagi-

siosi di sapere se il premier ne ha combinata

stioni ma ci basta uno sguardo superficiale

ni nella società contemporanea. Chiusa la

un’altra delle sue in un momento storico

per constatare che quel foglio di carta si

porta di casa, dinanzi al portone, ci troviamo

così delicato e se davvero la minaccia del

spaccia come informatore degli eventi del-

di fronte, su un cartellone pubblicitario, una

nucleare sia un pericolo imminente.

la nostra città, ma non è altro che un mini

bella ragazza in biancheria intima che con

L’internet point è un luogo strano. L’atmo-

cartellone pubblicitario pieghevole stra-

il suo sguardo intrigante invita noi tutti a

sfera è surrealmente piatta. I soggetti che

finanziato da sponsors appunto. E quante

guardarla estasiati. Vicino a lei c’è un sim-

puoi trovarvi sono vari. Li guardi concentrati

foto e quante immagini!

patico omone dalle folte sopracciglia che ci

dinanzi ad un video di you tube, preoccupa-

Ma dove è finita la parola stampata?Quella

esorta a votare la causa del sì perché, grazie

ti per l’andamento imprevisto di una con-

classica insomma? Ci poniamo queste stra-

a Dio, l’acqua è un bene comune.

versazione in chat, impegnati comunque in

ne domande nel tragitto verso casa.

Proseguendo la passeggiata per raggiun-

un qualche attività che richiede un qualche

Cari lettori anche questa passeggiata è

gere un qualsiasi luogo non è improbabile

attenzione. Regna uno strano silenzio inter-

un’immagine della mia mente. Quanto è

che qualcuno ci consegni riviste religiose i

rotto dal rumore meccanico dei clic della

suggestivo parlare per immagini. E’ quella

cui titoli sembrano ricordarci taluni slogan

tastiera. Leggiamo le notizie, combattiamo

grande possibilità che il linguaggio umano

pubblicitari-politici ma anche certi rimpro-

con i link automatici che automaticamente

e la parola ci donano incondizionatamente.

veri genitoriali. Frasi come ‘Svegliatevi il

si aprono appunto. Ma no vogliamo leggere

Tutti possono parlare per immagini, espri-

regno dell’aldilà è vicino’ possono corredare

le notizie, non ci interessa se abbiamo la

mere il carattere poetico di una cosa della

la nostra frenetica giornata. A questi poi

possibilità di vincere un milione di euro ri-

realtà attraverso metafore e similitudini.

chiaramente si aggiungono la miriade di

spondendo a questa domanda :’ Chi è la mo-

L’unico accorgimento è quello di saper sve-

carta pubblicitaria che in modalità differenti

glie di Totti?’ Che poi lo sappiamo che è Illary

lare i tranelli che l’immagine può causare

ci viene imposta. Supponiamo che la pas-

Blasi ma poco me ce importa sinceramente.

confondendo il lettore e deviandolo ineso-

seggiata prenda una svolta. Immaginiamo

Questa passeggiata e questa sosta in questo

rabilmente.

di avere voglia di un caffè, di quelli piacevoli

luogo di triste silenzio stanno avendo effetti

Il potere dell’immagine è indiscutibile oggi.

che solo la tranquilla frenesia di un luogo di

imprevisti. Meglio tornare a casa, meglio

Ma quel che deriva è anche l’immagine del

aggregazione sociale come il bar può darti.

andare a pranzare che si sta aprendo anche

potere. Il potere mediatico che sopprime

In alcuni bar si ha la possibilità di leggere i

lo stomaco.

la parola e la scrittura. Un uso della parola

quotidiani nazionali. Non si rimane indif-

Nel percorso al contrario tutto si ripresenta

obiettivo accompagnato ad immagini vi-

ferenti al fatto che la dopo poche pagine,

immutato. Anzi no. Al posto della zelante

vide ed etiche presuppone la necessità del

ad intervalli ripetuti e regolari, ci sia una

testimone di Geova che voleva esortarmi

recupero della comunicazione vera, non

profusione di immagini, pubblicitarie e non,

a leggere la Bibbia c’è un ragazzino. Può

opaca o filtrata da chi gestisce, a proprio uso

che quasi ci fanno dimenticare l’istanza pri-

avere al massimo quattordici o quindici

e consumo, i media.

maria del giornale stesso: leggere le notizie,

anni. Senza che l’abbia chiesto ci regala una

Sarà mai possibile il ritorno alla Parola?

informarsi. Ma dove sono le informazioni

copia omaggio del giornale della mia città.

Sarà auspicabile una passeggiata priva del

accidenti! Ci sono ma sono opache, non

Molto gentile da parte sua però potrebbe

bombardamento quotidiano a cui siamo

circolano liberamente.

anche chiederci se ne abbimo bisogno,se

sottoposti?

B

pierròt p.09


AnnoIV 06/2011

Valeria Tamborra

C

’è un istante, che precede il momento in cui la penna si posa sul foglio bian-

classico, allo stesso modo di cominciare a

ma dal quale l’acqua non trabocca mai

scrivere... perché per scrivere ci vuole co-

nonostante si continui ripetutamente a

raggio, perché la vita ti scorre nelle vene,

riempirlo.

la respiri al posto dell’ossigeno e si riversa

Il paradosso della nostra esistenza è che

sul foglio, nera, inevitabile, sporca, profana

tante volte, nel corso degli anni, accettia-

come l’inchiostro e tu non puoi sfuggirle in

mo la vita e ci lasciamo violentare da essa

alcun modo.

senza tirarci indietro, senza preservare

La stessa vertigine che coglie l’attore pri-

nulla di noi stessi... semplicemente saltia-

co e comincia a sporcarlo di pensieri, in

ma di entrare in scena.

mo nel vuoto... tante, innumerevoli volte:

cui essi si affollano alla soglia della mente;

Bisogna avere coraggio per vivere e in sce-

in questa incondizionata accettazione

ciascuno reclama attenzione e importanza,

na la vita si amplifica all’infinito, si estende

della vita ricade anche, tuttavia, la consa-

ciascuno vorrebbe essere quello con cui

alla vita d’un’umanità la cui grandezza

pevolezza di una conseguente, inevitabile

cominciare a sporcare il foglio, ciascuno

comporta un peso inumano per un solo

morte.

urla le proprie ragioni... ed è proprio così

uomo, un solo, semplice, uomo.

che accade che un solo istante comincia

Bisogna essere sconfinati, enormi, bisogna

sario morire un pò, tagliare via pezzi di

ad espandersi indefinitamente fino ad

avere profondi vuoti ricolmi d’esistenza

se stessi, per potersi adattare, per poter

ore intere, è così che accade che la penna

in se stessi per poter contenere una tale

andare avanti, fancedo propria la filosofia

rimane sospesa a meno di mezzo centime-

archeologia umana, una tale classicità

del <<si muore un pò per poter vivere>>.

tro dal foglio come un funambolo sospeso

esistenziale per potersi ricolmare di un così

Ma, per me, la vita e la morte non è così

sull’abisso.

solenne, millenario, monumentale pensie-

che stanno insieme, come se la vita fosse

Quale cosa migliore, allora, per eludere

ro, per poter sentire l’urgenza, la necessità

sottomessa alla morte; esse fanno l’amo-

la vertigine causata dal salto nel vuoto

esistenziale di comunicare la propria uma-

re insieme, l’una accanto all’altra in uno

che è cominciare a scrivere, rompere il

nità all’umanità ch’è fuori di noi.

scambievole rapporto d’amore a volte

Molti pensano che per vivere sia neces-

silenzio, sporcare di nero il bianco, se non

Recitare è donare se stessi, denudarsi

docle, a volte violento, ma sempre per

cominciare a raccontare quanto è difficile

profondamente e donare tutta la propria

mano esse corrono attraverso gli anni d’un

attraversare quel frammento di vita che si

coscienza, donare le proprie miserie allo

uomo. L’attore non uccide parte di sè per

interpone tra il nulla e la vita, tra il silenzio

stesso modo dell’eccellenza del proprio

vivere in scena, egli è vivo, è pienamente

ed il lirismo d’un’emozione, tra il bianco

intelletto con sfrontato pudore.

ed incondizionatamente vivo, in scena

verginale di un foglio ed il nero profano

Bisogna saper AMARE per essere in grado

porta tutto il vuoto ricolmo d’esistenza

dell’inchiostro, tra la terra sotto i piedi ed

di donare autenticamente ed incondizio-

ch’è in lui, egli è vivo e morto insieme, così

un cieco salto nel vuoto.

natamente. Bisogna essere un pò folli ed

come lo sono io che ora consumo le mie

Cominciare a scrivere è un salto nel vuo-

un pò sovrumani per concepire una tal sor-

dita su questo foglio... ho affrontato la ver-

to e quel momento di sospensione della

ta d’Amore incondizionato, un dono tale

tigine e con eroico coraggio ho cominciato

penna a pochi millimetri dal foglio procura

che svuota la mente e, al contempo, però,

a scrivere, a vivere, ed ora, inevitabilmente,

vertigine. Quella è, per me, la vertigine

t’arricchisce l’esistenza d’una preziosità

muoio, perché non si può sfuggire mai alla

della vita perché imparare a vivere è un

immane, sconfinata, che trova spazio solo

fine, allo stesso modo dell’inizio.

processo lento e travagliato, ma COMIN-

in una mente che sa essere vuota e piena

CIARE a vivere davvero è degno d’un eroe

insieme, come un bicchiere traboccante,

p.10 pierròt


06/2011 AnnoIV

Michele Pinto

L’ALBERO DELLA VITA (1999) pierròt p.11


AnnoIV 06/2011

Alessandra Mazzilli

addosso a quarantanni e cercherai di stac-

successo: il primo passaggio si sarebbe ri-

cartelo male di dosso con uno psicologo”.

petuto all’infinito andando da un pensiero

In realtà non ho mai messo in dubbio den-

più grande ad uno sempre più piccolo fino

tro di me la piacevolezza e l’utilità dell’atto

a diventare invisibili. Ma il nostro cervello

del pensare, ma pur potendo apparire

è portato a non essere abituato a restare

come la posizione più ovvia del mondo,

vuoto, quindi si abbasserà la nostra qualità

vedendo in realtà intorno a me esempi di

di pensiero, ma il pensiero resterà e dun-

[ATTENZIONE, ATTENZIONE, ATTENZIONE.

invito al riposo mentale frequentissimi e

que la fatica del pensiero resterà. Dunque

Quello che state per leggere è ad alto ri-

diffusissimi, tanto da diventare proverbiali

l’impegno profuso nel pensare resta lo

schio di noia. Io vi ho avvisati.]

ho provato a riflettere sulla riflessione stes-

stesso. Pensare è necessario perché ci sal-

sa, sperando di non apparire eccessiva-

va dal diventare progressivamente tanto

saranno

mente retorica. Come avviene a volte nelle

piccoli da scomparire. Pensare s a l v a. E

chiamati al referendum. Sono una

dimostrazioni matematiche sono partita

contemporaneamente quindi non pensare

giovane elettrice e pur non essendo que-

dalla posizione opposta alla mia ovvero

è anche qualitativamente sconveniente.

sto il primo referendum a cui partecipo,

all’idea che per assurdo fosse più utile non

Scusate la matematica, la noia e il rischio

essendo ancora una delle prime torno a

pensare. Ma anche il non pensiero totale è

grosso di cadere nella retorica, ma ho

pormi delle domande. Wikipedia dice “La

difficile! Quindi bisogna andare per gradi.

tentato in questa maniera di essere com-

parola referendum riprende il gerundio la-

Situazione 1: un uomo si trova davanti a

prensibile a molti. Evviva il pensiero, evviva

tino del verbo refero, “riferisco””. “Riferire” e

una scelta importante, che lo tedia, il p e n

il voto, evviva la partecipazione. E ora sce-

non “dire” o “dichiarare”. Riferire fa pensare

s i e r o di quella scelta lo mette in difficoltà,

gliete pure di girare questa noiosa pagina.

a qualcosa che prevede un gesto prece-

lo stressa, gli toglie energie. Restando eter-

dente, la comunicazione di una decisione

namente indeciso sceglie di cavarsi fuori di

derivata da un pensare che c’è già stato. Il

quella situazione: decide di non pensarci.

referendum richiede di pensare e scegliere.

Ed ecco la prima deduzione evidente: pen-

Scrivere un articolo per Pierròt richiede di

sare richiede energia, impegno e scelta.

pensare e scegliere. A meno che uno non

La sua testa apparentemente libera allora

faccia tutto a casaccio è ovvio, ma avrei

si fa posto per pensare a qualcos’altro. Ma

grossi dubbi sulla ragionevolezza di un

presto o tardi anche su quel qualcos’altro

comportamento simile. Dubbi. “pensare

nascerà un bivio, una situazione che richie-

è giusto, pensare è necessario, pensare è

derà una scelta. Ed ecco il secondo passag-

bello”; mi sono accorta che sembravano

gio: la parte più difficile del pensiero è la

frasi uscite fuori da uno di quei cartoni

scelta. Mettiamo che scelga a caso perché

animati ipnotico/dittatoriali per bambini,

è necessario che scelga. Ed ecco il terzo

di quelli che hanno la filosofia del “so che

passaggio: la parte più difficile della scelta

a quest’età tutto quello che senti non te

è la coscienza nella scelta. Questa è una

lo stacchi più di dosso quindi prendi que-

situazione. Ma immaginiamo che invece

sto e ficcatelo nella testa per il resto della

l’uomo abbia continuato a vedere un pen-

tua vita finché non ti ricorderai di averlo

siero e ad evitarlo. Ecco quello che sarebbe

A

breve

p.12 pierròt

tutti

gli

italiani


06/2011 AnnoIV

Alessandro De Benedittis

I

n quest’epoca confusa e consumata,

e che nella ricchezza e nell’opulenza ha

anarchica e sanguinaria, nauseante e mi-

posto i suoi valori più autentici, e che ha

sera, sento nell’aria il suono di un immenso

cresciuto i propri figli, conseguentemente,

sbadiglio, il sordo suono di un noia che

secondo la legge del vizio. Ed è questo che

impera nella vita quotidiana, quella fatta

io più di ogni altra cosa detesto e non sop-

dalle ore della giornata, quella che pensia-

porto: vedere e sentirmi parte di una larga

mo più banale. Sento sulla mia pelle e sulla

generazione di viziati.

pelle delle persone che incontro con cui parlo o che semplicemente vedo esistere,

Il vizio credo sia il male peggiore per ogni

i segni profondi visibilissimi al mio sguardo

società, il male che la può portare alla più

di un’educazione disastrosa per una nobile

assoluta rovina da tutti i punti di vista (

crescita umana e intellettuale di questa

sia etico e morale che prettamente fisico,

società. Segni, o meglio ferite, che oltre ad

corporale) poiché esso perpetuandosi

avvertire dentro di me nel mio esistere in-

nel tempo genera nell’essere umano un

dividuale sento pulsare in modo doloroso

fortissimo senso di disorientamento e di

nell’esistere sociale.

alienazione rispetto a se stesso. Quando fin dall’infanzia ogni capriccio è accon-

Ciò che mi sembra di osservare è un asso-

tentato senza troppo sforzo, un uomo col

luta involuzione dell’essere umano verso

passar del tempo perderà il senso del suo

una specie di forma primordiale di essere

reale volere, perdendo di vista se stesso e

che credo sia in effetti il concretizzarsi nel-

il mondo. Quando è abituato ad ottenere

la vita del nulla esistenziale. Tante, troppe

senza fatica, sia in senso materiale che in

volte mi è capitato di vedere non uomini

quello psicologico, un uomo non è edu-

ma cadaveri viventi, esseri umani dimenti-

cato a dare l’effettivo valore alle cose alle

chi di essere umani, corpi denudati di ogni

situazioni e soprattutto alle scelte, non si

virtù, nobiltà. Ma penso che questo vuoto

relaziona con esse rispetto alle sue reali

esistenziale, che credo colpisca buona

esigenze, le quali si dimenticano, e che non

parte della società di cui faccio parte, e che

si ha più la possibilità di conoscere. Inoltre

ha creato e crea uomini che vivono senza

un aspetto fondamentale dell’educazione

mete precise, senza obbiettivi, passioni

del vizio credo sia il fatto che essa stessa

vere, patite, senza vero dolore o gioia, nella

si sia sviluppata nella sua massima forma

più totale incertezza di qualsiasi atto, gesto

proprio nell’affermazione più assoluta del-

emozione, anche quello più umano(una

la società del consumismo.

specie di desolante dimenticanza del vivere), sia da cercare nell’educazione di

Il consumismo è la negazione di qualsiasi

una società imborghesita su quasi tutti i

valore che ci rende umani, di qualsiasi

livelli(materiale e spirituale) che negli anni

sincera aspirazione a un modo di vive-

passati ha goduto di ricchezza e opulenza

re nobile, vero, autentico. Il mondo del pierròt p.13


AnnoIV 06/2011

consumismo, dal quale diversi anni fa

nei nostri problemi relazionali, sociali,

Sento che c’è carenza di vita

alcuni grandi intellettuali ci hanno messo

esistenziali ecc…, assorbe la vita dell’indi-

dentro l’uomo, oggi, al vizio assuefatto,

in guardia e che hanno duramente criti-

viduo facendo in modo che egli viva in una

che è invisibile veleno; vinto

cato come nuovo fascismo o nuovo tota-

società virtuale. Il che, attraverso la novità

litarismo, penso abbia incontrato quelle

dei sistemi di comunicazione che ad esso

troverà la forza, la purezza, l’atto,

necessità benpensanti e borghesi di edu-

sono propri e che dominano nella loro as-

per voltarsi da prono a supino,

care intere generazione allo stare bene,

soluta sterilità, sfruttando quella necessità

per poi elevarsi, come l’Uomo antico ha fatto,

sempre, rifiutando ogni tipo di sofferenza

di emozione, di adrenalina, trasformano

o di disgrazia, come se fossero condizioni

persino l’emotività in una specie di formali-

di un male morale, secondo le regole del

tà sociale, e rendendo la vita una specie di

capriccio e del vizio; e penso che questo

gioco divertente che alla vita strappa ogni

incontro abbia creato un circolo vizioso,

più alto valore. Ciò può solo, attraverso

nel senso che l’una cosa abbia nutrito e

un’azione che definisco corrosiva, portare

accresciuto l’altra a vicenda fino al punto

gli uomini a diventare automi in ogni sen-

che vizio e consumismo abbiano consu-

so.

mato, prosciugato anima e corpo di intere generazioni che ora costituiscono questa

A tutto questo credo che possiamo tutta-

società. Il rimedio più efficace a questa

via ancora trovare rimedio, credo che pos-

sensazione di vuoto e di noia profonda è

siamo fuggire da un futuro che si presenta

offerto dal mondo dell’emotività, la quale

come un presente sempre più buio. Che

è più facile a essere stimolata e sfruttata.

avvenga per noia o per stanchezza, per

Al senso di vacuità esistenziale si cerca

rabbia o per disperazione, forse avverrà

si sfuggire cercando l’emotività (che è

che troveremo la forza e rifiuteremo di

più facile a essere stimolata e sfruttata),

essere viziati e consumisti, automi e nulla

ma non quella autentica, vissuta, ma un’

più, per riappropriarci di noi stessi, ed è

emotività placida e mediocre, come quella

quello che io cerco ogni giorno di fare.

offerta dai programmi televisivi, un’emoti-

Tuttavia se questo non avviene, accadrà

vità adrenalinica e virtuale come quella dei

invece, e non vi sono altre alternative, che

videogiochi ( coi quali i bambini e ragazzi

il nostro vuoto esistenziale troverà sfogo

di oggi crescono) e poi c’è un’emotività

solo nella violenza.

violenta e consumata che è quella di “sesso droga e rock’n roll”, che non è slogan ma è concretamente un sistema di valori ai quali ci si ispira anche quotidianamente. A ciò si aggiunge il sempre più dominante e diffuso social – network, il quale presentandosi sempre come qualcosa di nuovo e irrinunciabile o come mezzo che ci aiuta p.14 pierròt

e aver negli occhi una scintilla di divino?


06/2011 AnnoIV

Francesco Martinelli

credono nel riscatto con la cospirazione.

paura che il teatro, la danza, la musica, lo

Non parlino i giovani che continuano ad

sport vi anestetizzino. E allora quando

affollare come tante pecore i provini dei

tutto questo sarà compiuto aprirete i vostri

reality, che non vogliono bambini pur de-

forzieri di catene e metalli ed inizierete a

dicandosi ai bambini, che sono interpreti

distruggere. Distruggerete senza memoria

della realtà “internandosi” insistentemen-

di amore. Anche Lucifero era Angelo, il

te, credono nell’amicizia ma si accoppiano

più bello, ma poi è diventato il mittente di

come pachidermi tramite i social network.

ogni nefandezza. Una farfalla un giorno mi

Non parlino i giovani che sprecano il loro

raccontò che non basta volare per essere

tempo a parlare ai vecchi. C’è lontano un

farfalla, anche le mosche e i pipistrelli e gli

bagliore di luce che indica la strada della

avvoltoi volano eppure il sole non fa splen-

speranza! Solo per i fanciulli vale la pena

dere i loro colori. Non si vola perché si è nati

on riesco più a parlare di colore, di po-

vivere e morire. Tutte le volte che li guardo

per volare, lei tempo addietro era stata un

esia e le note s’incantano. Partecipo

negli occhi questi piccoli uomini, forte è la

bruco strisciante e peloso. Mi raccontò che

al declino di tante vite. C’è chi vuole salvare

voglia di dire: “non diventate porci tra i por-

non basta saper volare per dimenticarsi la

e cambiare il mondo. Bene si faccia avanti.

ci, non lo fate”. Ma come posso parlare di

morte, lei ben lo sapeva, infatti non fece in

Ma non parlatemi dei giovani. Non inneg-

male, libidine, cupidigia, avarizia, ignavia,

tempo a posarsi su tutti i fiori del giardino

giate alle loro assurde ed inutili rivoluzioni.

cattiveria, prepotenza… ad un Angelo?

che, fissa sul tronco di un pino, stese al sole

Loro non vogliono cambiare il mondo ma

E voi quando sarete pronti? Cosa aspetta

il suo lenzuolo colorato e come un Cristo

risolvere i propri problemi. Troveranno le

l’esercito del bene a muoversi dai quattro

sulla croce, in silenzio e triste, morì senza

soluzioni ripetendo gli stessi errori, ricrean-

angoli del mondo e avanzare? Una spada

sbattere le ali. Le formiche trovarono il suo

do nuove forme di sistema. Puntano sul si-

per mille serpenti. Il tempo passa e gli An-

corpo e prima di farlo rinsecchire con gran-

stema, diverso ma uguale a quello che c’era

geli cresceranno, e allora chi avrà parlato

de fatiche lo trasportarono sotto terra e di

prima. Con questa strategia si è uccisa ogni

loro e come l’ha fatto? Ho paura che i vostri

lei si cibarono per lunghi inverni ma mai

comunità frantumandola e riducendola ad

padri non vi guardino negli occhi e non vi

dissero ai lori piccoli: “questa che mangiate

opportunistica ideologia. Non parlatemi di

parlino del male. Ho paura delle madri che

era una farfalla che con tanta fatica imparò

giovani che mai hanno trovato la forza di

vi accudiscono cullandovi con il seme della

a volare splendidamente, ma la morte ben

negarsi all’errore, sono loro che dovrebbe-

discordia. Ho paura che i vostri insegnanti

presto la strappò al giardino”. Mai nessuno

ro conoscere amore e virtù e non lo fanno.

siano mantidi religiose. Ho paura che chi vi

raccontò la storia della farfalla, perché

Non parlatemi di giovani che continuano

catechizzi non ha mai conosciuto Gesù. Ho

chi non sapeva non poteva parlare e chi

ad arruolarsi e destreggiare armi per tro-

paura che chi vi fa giocare vi induca in ten-

sapeva non ne volle parlare. Io racconto a

vare un lavoro non precario. Non parlatemi

tazione e vi renda stupidi e isterici come

voi quanto so della farfalla mentre le avide

di giovani che sperano di sostituire i vecchi

lo è il beffardo giocatore. Ho paura che la

formiche continuano il loro pasto ipocrita.

per trasformare l’insana eredità ricevuta

televisione vi trastulli in nequizie. Ho paura

in ulteriore vantaggio. Non parlatemi di

che ciò che guardate sia troppo grigio. Ho

giovani che con ingenua meschinità e

paura che il mare non vi parli e il cielo non

inconsapevole ipocrisia affermano il pro-

vi tocchi. Ho paura che le uniche stelle da

prio ego cospargendosi il capo di alloro e

voi ammirate siano quelle dei biscotti. Ho

N

pierròt p.15


AnnoIV 06/2011

La corrispondenza Sentiamo doveroso pubblicare e condividere con i lettori la presente lettera scritta dal maestro Francesco Martinelli ed indirizzata al sindaco del comune di Corato in data 8 giugno 2011. Al Sindaco,Sig. Luigi Perrone COMUNE DI CORATO Dopo aver appreso dalla Sua comunicazione che non è possibile assicurare nessun contributo economico alla undicesima edizione della Rassegna di Teatro Studentesco “Città del Dolmen”, in assenza di approvazione del bilancio di previsione, e che, qualora ci fosse sarebbe comunque inferiore a quello dello scorso anno; La informo che la manifestazione non può essere svolta. Ricordando quanto dichiarato da Lei durante la precedente edizione, in cui è stata espressa la volontà di portare avanti il progetto; conoscendo il programma degli interventi culturali dell’Amministrazione comunale che presentava come priorità la Rassegna; ritengo quanto accaduto poco serio e responsabile. Ho chiesto più volte un appuntamento per confrontarmi con Lei e trovare insieme una soluzione ai problemi, cercando una complicità necessaria per poter organizzare l’undicesima edizione, ma ha preferito non incontrarmi e rispondere alle mie richieste con una comunicazione incomprensibile. Il mio ruolo di direttore artistico che ha condotto con esasperata passione la Rassegna di per dieci anni nel rispetto delle esigenze e degli entusiasmi delle Scuole, legittima le considerazioni che di seguito esprimo spinto da una evidente delusione. Sembra essere giunta all’epilogo una manifestazione così longeva e apprezzata sia dalle Scuole partecipanti che non hanno mai fatto mancare la loro presenza e con grande dedizione e professionalità si sono dimostrate sempre all’altezza delle attese, sia dal pubblico che educato e informato opportunamente negli anni, seguiva con attenzione le esibizioni. La Rassegna di Teatro Studentesco ha creato i necessari presupposti per far proliferare i laboratori teatrali nelle Scuole del territorio e incentivare a far bene, infatti, le Scuole partecipanti alla Rassegnasi aggiudicano premi nei prestigiosi Festival nazionali e internazionali di settore in tutta Italia; grazie alla Rassegna è nata una Compagnia di teatro studentesco a Corato, e ancora, la Rassegna ha educato al teatro un sempre più vasto pubblico critico e attento. Perché, sig. Sindaco, questo brutto epilogo? Con semplicità sconcertante mi ha comunicato che mancano le risorse. Posso crederci? Come può una Amministrazione non dedicare risorse così irrisorie per una manifestazione così importante? Non ci sono risorse per rendere protagonisti più di 250 studenti di buona volontà che si confrontano in modo sano e si mostrano con passione, evidenziando i loro sforzi e la loro preparazione? E’ possibile dimenticare il valore pedagogico ed educativo del Teatro? Come può una Amministrazione dedicare tanta attenzione al Teatro con iniziative importanti: ristrutturazione del teatro comunale, ristrutturazione dell’ex liceo e probabile destinazione ad uso servizi di scenotecnica e costumi teatrali, ristrutturazione delle due palazzine di fronte al teatro comunale per offrire servizi teatrali, ristrutturazione e acquisto del Palazzo Gioia per un centro culturale, concessione di un edificio pubblico (ex Imbriani) ad un ente di formazione professionale nel campo teatrale; e non riuscire a garantire le risorse necessarie per l’unica coinvolgente manifestazione teatrale esistente sul territorio cittadino? Incredibile! Sa bene che la manifestazione, per la tipologia dell’attività e la natura dei partecipanti, è stata sempre e interamente finanziata dall’Amministrazione comunale. Davvero non è riuscito a garantire un contributo per un progetto così unico e importante? Credere è difficile. Forse se fossi Sindaco avrei inviato la stessa comunicazione e mi sarei comportato come Lei. E chi ci crede! Non so se è mai riuscito effettivamente a comprendere quanto fatto in dieci anni, ma spero che prima o poi si esprima in modo chiaro e onesto, del resto da massima Istituzione nel settore della Cultura (possedendo la delega assessorile), è Suo dovere esprimere considerazioni su quanto si fa e non si fa nella nostra città per la Cultura. Per dieci anni ho lavorato umilmente e con fatica, mettendomi al servizio di studenti, docenti, presidi, gente squisita. Sono sicuro che la comunità lo riconoscerà (gli uomini non dimenticano del tutto!), e sono altrettanto sicuro che un buon Sindaco sa apprezzare il lavoro onesto di un artista in favore della propria Città, spero trovi il modo e il tempo per farmi giungere i Suoi apprezzamenti, nel rammarico del non essere riuscito a garantire la fattibilità e continuità del mio lavoro per la Città e per le Scuole. Continuando a credere che quanto di buono è stato fatto torni ad essere fatto, porgo cordiali saluti. Maestro Francesco Martinelli Direttore artistico della Rassegna di Teatro Studentesco

Il giorno 11 giugno il Sindaco ha convocato il maestro Martinelli nel Suo ufficio per trovare una soluzione adeguata per realizzare la Rassegna. Dopo aver riconosciuto la validità del lavoro fatto per dieci edizioni si è impegnato, in sede di approvazione di bilancio, a far deliberare dalla Giunta un contributo economico sufficiente per garantire lo svolgimento dell'undicesima edizione. La Rassegna di Teatro Studentesco "Città del Dolmen" sembra essere salva se pur spostata a Settembre! p.16 pierròt


la Bacheca PROGETTI PROGETTI DI EDUCAZIONE AMBIENTALE Esibizioni teatrali e attività rivolte alle Scuole Primarie e Secondarie di Secondo Grado, studiate dal Teatro delle Molliche per sensibilizzare i bambini e i ragazzi alle tematiche ambientali rappresentati presso il Parco Naturale Selva Reale di Ruvo di Puglia. Per informazioni e adesioni contattare 080.8971001 LABORATORI Laboratorio teatrale per bambini da 6 a 10 anni condotto da Mariangela Graziano presso la libreria Diderot di Andria. Per informazioni e adesioni contattare il 0883.550932

PROGETTO SCUOLA TEATRO Esibizioni finali degli allievi della Scuola delle Arti della Comunicazione del Teatro delle Molliche. PROGRAMMA 22 maggio prima replica ore 19,00 / seconda replica ore 21,00 NO PIGS – 2a lezione con Graziana Bucci, Marilù Cavallo, Davide Labartino, Valeria Menduni, Dalila Morgese, Celeste Quercia, Federico Rutigliano 2 giugno ore 19,00 Il principe Scontento - di Mariangela Graziano con gli allievi della Teatroteca 4 giugno ore 19,00 La pioggia e le foglie - di Alessandra Sciancalepore con gli allievi del Corso Propedeutico di 1° livello

12 giugno ore 20,30 Monologhi di Shakespeare con Monica Bisceglia, Benedetto Cassano, Domenico Dell’Olio, Lorenza Fabiano, Marianna Montingelli, Milena Napolitano, Noemi Quercia, Valeria Tamborra, Eleonora Tricarico 18 giugno ore 21,00 Scene da Goldoni e Pirandello con Giuseppe Cappelluti, Sara Fiore, Simonetta Guidotti, Irene Mintrone, Daniele Ventrella 19 giugno prima replica ore 18,30 / seconda replica ore 21,00 Tartuffo di Moliere con Alessia Arcadite, Lavinia Capogna, Alessandro De Benedittis, Alessandro Maino, Stefan Victor Pirnus, Paolo Strippoli

O.T. SCUOLA (Osservatorio Teatrale delle Scuole) Gli allievi dell’istituto Tecnico Commerciale “Tannoia” di Corato con l’esibizione “Il Teatro Comico” di Goldoni, partecipando al Festival di Teatro Scolastico “Pulcinellamente” di Caserta si sono aggiudicati il Premio miglior attrice consegnato a Francesca Perrone e la Menzione miglior spettacolo per partecipare al prestigioso Festival di Serra San Quirirco. Alla Rasegna “Voce del Mediterraneo” di Bisceglie hanno ottenuto quattro nomination aggiudicandosi il Premio migliori costumi. Gli allievi del Liceo delle Scienze Umane “T. Fiore” di Terlizzi hanno partecipato alla Rassegna Nazionale di Teatro Scolastico “Drama” di Cassano Murge con lo spettacolo “Lisistrata” ottenendo il Premio miglior regia.

Ritira la copia di Pierròt nelle seguenti librerie: Diderot Via Lorenzo Bonomo, 27 - Andria Guglielmi Via G. Bovio, 76 - Andria Oompa Loompa Via Cardinale Dell'Olio, 18 - Bisceglie Ambarabacicicocò Via Monte Di Pietà, 55 - Corato Edicolè Via Don Minzoni - Corato

Il Ghigno Via Salepico, 47 - Molfetta L'Agorà Corso Cavour, 46 - Ruvo di Puglia Le città invisibili Largo La Ginestra, 14 - Terlizzi La Maria del Porto Via Statuti Marittimi, 42 - Trani Miranfù Via G.Bovio, 135 - Trani

http://pierrotweb.wordpress.com il blog di Pierròt Link utili, corsi, spettacoli, concerti, mostre ed eventi di particolare interesse selezionati per voi. Articoli, recensioni, servizi fotografici, video e i numeri precedenti di “Pierròt “ da leggere direttamente sul vostro PC.


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