Pierròt. Giugno 2010

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Anno III - #000/Giugno 2010 - Periodico in attesa di registrazione

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Lucia Lazzeri

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Rosita Sciscioli

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Alessandro De Benedittis

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Saba Salvemini

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Michele Pinto

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Alessandra Mazzilli

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Francesco Martinelli

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Elisabetta Pastore

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Michelangelo Clemente e Michele Menduni

p. 10

Francesco De Nigris

p. 12

Anno III - Numero 000bis. Chiuso in redazione il 16 giugno 2010.

Franco Vangi

p. 13

Chi volesse inviare articoli, foto, materiale, dare suggerimenti o semplicemente contattarci, può farlo scrivendo a: Pierròt c/o Teatro delle Molliche Via Monte Carso, 26 - 70033 Corato (Ba) o inviando una e-mail a pierrotweb@libero.it.

Articoli di redazione

p. 14

La corrispondenza

p. 16

Musicronista o musicista cronica, pianista e cantante, di teatro simpatizzante, curiosa e stravagante. Precaria insegnante ed artista errante.. E’ diplomata in Pianoforte, Canto, Didattica generale e del Pianoforte, laureata in Pianoforte indirizzo maestro di sala e palcoscenico e Canto ramo concertistico. Ha vinto numerosi concorsi internazionali e nazionali ed eseguito in I assoluta brani inediti in Italia e all’estero. Collabora con Lucio Dosso con il quale si è costituita in duo Canto e Chitarra. Affianca all’attività concertistica quella didattica, insegnando canto e pianoforte nelle scuole di Carrara, Massa e La Spezia.

Studentessa di Lettere, curriculum “Editoria e Giornalismo” presso l’Università degli Studi di Bari. Ha seguito i laboratori teatrali dell’Istituto Tecnico Commerciale Tannoia di Corato, ha partecipato a Rassegne teatrali studentesche ed ora è membro dell’associazione teatrale studentesca “La Compagnia del Canovaccio”.

Allievo attore della Scuola delle Arti della Comunicazione. Frequenta l’ultimo anno di studio presso il Liceo Classico di Corato. Si dedica all’arte non per ammazzare il tempo ma per vocazione, non vive di realtà ma di sogni. Periodico di informazione e critica culturale a cura della

Scuola delle Arti della Comunicazione

Centro di Educazione e Orientamento Teatrale Via Ruvo, 32 - 70033 Corato (Ba)

http://pierrotweb.wordpress.com Progetto grafico ed impaginazione Danilo Macina In copertina:

“Sete di conoscenza” Nutri la mente, nutrila. Dissetati della conoscenza. I muri della coscienza si sgretoleranno e il cammino verso la verità apparirà chiaro. Danilo Macina

Stampa digitale a cura di: Graziani Arti Grafiche S.r.l. S.P. 231 km. 31,600 - 70033 Corato (Ba) www.graziani.it Il contenuto degli articoli riflette esclusivamente il pensiero dell’Autore e non è necessariamente condiviso dalla redazione di Pierròt. L'unico responsabile è l’Autore che ha fornito i materiali, i dati, le informazioni o che ha espresso le opinioni. Qualora il lettore riscontri errori o inesattezze è pregato di rivolgersi a pierrotweb@libero.it che si impegnerà a correggere o rimuovere informazioni che risultino inesatte o che costituiscano violazione di diritti di terzi. Tutto il materiale pubblicato (articoli, foto, illustrazioni, etc.) è coperto da copyright, tutti i diritti sono riservati, può essere pubblicato altrove, non per usi commerciali, dandoci preavviso e comunque citandone sempre la fonte.

Si diploma alla Scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova. Ha studiato/lavorato, tra gli altri, con J. Alschitz, A. Milenin, J.P. Denizon, P. Byland, Cora Bos-Kroese, G. Borgia, S. Gonnella, G. Gotti, L. Sicignano, T. Ludovico. Nel 2007 fonda con Annika Strøhm l’associazione “Areté Ensemble”. Con Areté Ensemble ha realizzato i lavori teatrali “Studio K- La notte poco prima delle foreste” di B.M. Koltèa, la lettura integrale del “Vangelo secondo Giovanni”, “The problem” di A. R. Gurney Jr. ed i cortometraggi “Fenicotteri Game#1” e “Il compleanno di Sofia”.

Laureato in giurisprudenza con una tesi sulla liberta’ d’espressione e la censura cinematografica e opera da 10 anni nel campo delle produzioni multimediali. Ha insegnato didattica dell’immagine in decine di scuole, collaborando visivamente a teatro passando attraverso il genere documentaristico, la musicarterapia e l’attivita’ di videojoker in discoteca continua la sua originale sperimentazione artistica.

Allieva del terzo anno della Scuola delle Arti della Comunicazione e studentessa di lingue e letteratura straniera. Curiosa osservatrice e appassionata di arte, si è talvolta messa alla prova anche nella musica e nella pittura. Ha provato a meglio definirsi ma in fin dei conti si è rivelata un’incognita anche per se stessa. E in fondo le piace così.

Dirige la Scuola delle Arti della Comunicazione. Diplomato attore a Milano, specializzato in regia e in drammaturgia musicale a Prato, in Commedia dell’Arte a Reggio Emilia. Ha studiato con i maestri: Gregoretti, Albertazzi, Biswas, Brivio, Corsetti, Fava. Ha scritto numerose opere teatrali tutte rappresentate. Insegna pedagogia teatrale. Non attende di diventare grande ne aspira a fare qualcosa di diverso rispetto a quello che vuole fare ora.

29 anni, allieva diplomata della Scuola delle Arti della Comunicazione del Teatro delle Molliche di Corato. Laureata in legge, ha approfondito il settore del commercio estero. Oltre a continuare a maturare esperienze nell’ambito legale, ha svolto attività presso un ente pubblico che si occupa di internazionalizzazione delle imprese e ha collaborato con esperti di rischio sul credito. In concomitanza col resto, da qualche anno sta cercando di coltivare le sue doti di scrittura. Ha scritto un’opera teatrale interpretata da Francesco Martinelli dal titolo “Fiori di Plastica”; cura la rubrica “Pianeta uomo” sul portale web “Andrialive.it”; è in lunga attesa nella trafila dell’editoria per la pubblicazione di un suo libro. Appassionata di scienza e filosofia. E’ convinta che il mondo si accenda e si spenga perché esistono le illusioni, ma una volta accortisi di ciò è sempre luce.

Frequentano l’ultimo anno del Liceo Classico ‘’A.Oriani’’. Sono rispettivamente un disegnatore e uno sceneggiatore a tempo perso. L’allegro nichilismo di una bicromatica visone del mondo trova spazio nella tecnica del fumetto : il miglior mezzo, a loro detta , per dar vita attraverso le immagini, al disagio della cultura capitalista .

Nato ad Andria dove vive e insegna Educazione musicale. Ha pubblicato i romanzi: “Parole morte” (Oppure, 2001); “Sotto un cielo senza angeli” (Palomar, 2006)

Docente di Italiano e Latino presso il Liceo Classico “Oriani” di Corato. Ha esordito nel 1979, in campo letterario, con un’opera teatrale sulle lotte contadine di fine ‘800 in Puglia e si è dedicato alla saggistica storica.


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Lucia Lazzeri

L

a metafora del viaggio non ha biso-

affettive, in base anche al mio vissuto, en

gno di presentazione: Charles Peguy,

flânant et bricolant ,(gironzolando e ma-

scrivendo del peregrinare, dice che “ non

nipolando) nei meandri delle percezioni,

importa il fatto che la strada sia sempre

sensazioni, saperi, per dimostrare che, alla

quella, lo stesso cammino che conduce alla

fin fine, ogni cosa della nostra esistenza è

stessa mèta, segnata e ripercorsa tante vol-

un arte-fatto o fatto-d’arte, che parte dal

te, quella strada che abbiamo fatto dieci,

fisico per arrivare al meta- fisico, ma tanto

venti, cento volte, per ritornare allo stesso

vale arrivarci creativamente, e l’arte, in

punto, magari. Perché importante non è la

questo senso, può darci un valido aiuto.

strada che si fa, ma come la si fa.” Spesso si sa da dove si parte, ma, a volte, lungo il cammino, si incontrano persone,

Luce, non solo luce

oggetti, situazioni, suggestioni, che riser-

Voce,non solo voce

vano sorprese inaspettate ( a volte dolo-

La voce della luce

rose), e fanno deviare un poco dalla strada

La luce della voce...

maestra. Forse, i viaggiatori accorti procedono in

Una bella metafora sul lavoro dell’artista

linea retta, senza deroghe, pianificando e

è espressa da Leo Lionni con la favola Fe-

organizzando il tutto in un diagramma di

derico, che racconta la storia di un topino

flusso (inizio, individuazione dei dati di un

artista, apparentemente sfaticato. Mentre i

problema, relazioni tra i dati, ricerca di ipo-

suoi compagni si adoperavano a raccoglie-

tesi di soluzione, fine o nuova elaborazione

re provviste, in vista di un lungo inverno,

del problema) senza un poco di curiosità,

egli se ne stava seduto su una pietra.” Fede-

di voglia di giocare ( nel senso di met-

rico, perché non lavori?” chiesero, “ Come

tersi in gioco). Le arti ed i saperi sono ars

non lavoro” rispose Federico, un pò offeso.

combinatoria per eccellenza, comportano

“ Sto raccogliendo i raggi del sole per i ge-

invenzione e re-invenzione, ( l’objet trouvé

lidi giorni d’inverno”.

di Duchamp?) in una Quête ( ricerca) che

“ E ora, Federico, che fai?”

ci riporterà, forse, di nuovo a casa, ma con

“ Raccolgo i colori” rispose Federico con

un arricchimento intellettivo ed emotivo

semplicità. “ L’inverno è grigio”.

in più. “ Certo, le arti e la scienza raccon-

Un’altra volta ancora: “ Stai sognando Fe-

tano storie nuove - i paradigmi cambiano

derico?” gli chiesero in tono di rimprovero.

- ma non toccano in profondità i primi

“ Oh no, raccolgo parole. Le giornate d’in-

elementi come l’amore, l’odio o la morte”

verno sono tante e lunghe. Rimarremo

(G.Steiner).

senza nulla da dirci”.

Questo viaggio non è stato preparato a

“ E perché stai in silenzio?”

priori, ma, essendo musicista, mi sono la-

“ Raccolgo i suoni della natura, che ci

sciata guidare da ri-sonanze e con-sonanze

faranno compagnia nelle silenziose notti pierròt

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invernali”.

cose con gli occhi del bambino e dell’arti-

è accompagnata da particolari immagini

Venne l’inverno, la neve, il freddo ed i topo-

sta, per riscoprire lo stupore nel quotidiano

proprie di un’altra modalità sensoriale “,

lini infreddoliti e senza più provviste si ri-

L’attività creatrice è un’essenza a cui si giun-

possiamo ritenerla modalità percettiva

cordarono di ciò che aveva detto Federico.

ge unicamente se si trasforma il pensiero,

propria di ognuno di noi, seppur in diverse

“E le tue provviste, Federico?”

la riflessione, in visione artistica.

proporzioni.

“ Chiudete gli occhi” disse Federico, men-

Le leggi neuro-psicologiche della sineste-

tre si arrampicava sopra un grosso sasso. “

Un nome è un suono,un fumo

sia fanno sì che rapporti fra suoni evochino

Ecco, ora vi mando i raggi del sole. Caldi e

che vela il cielo splendido

rapporti tra sensazioni e rappresentazioni,

(J.W.Goethe)

vibranti come oro fuso...” E mentre Federico parlava i topolini cominciarono a sentirsi

secondo rapporti di senso che sono validi per la persona che ne partecipa con pas-

più caldi.

Lo stesso big-bang nasce da un duplice

sione. Se una forma ne richiama un’altra, i

“ E i colori, Federico?”chiesero ansiosamen-

fatto: un’ immensa esplosione di vibrazioni

loro sensi saranno in eco, e così il suono

te.

visive e sonore nello spazio e nel tempo

di un segno (e non il concetto) può met-

“Chiudete ancora gli occhi”, disse Federico.

generatrice di vita. “.

tersi in vibrazione, in corrispondenza con

E quando parlò del blu dei fiordalisi, dei

Il suono è vita, energia, vibrazione, Logos...

una traccia della memoria, di un’emozione.

papaveri rossi nel frumento giallo, delle

La genesi dell’universo nasce dal Verbo:

L’invenzione della sinestesia è proprio

foglioline verdi dell’edera, videro i colori

Fiat lux!

questa: il senso di un’esperienza non sta

come se avessero tante piccole tavolozze

Il solo pronunciarlo presuppone un ascol-

tanto in un qualche luogo preciso, ma cir-

nella testa.

tatore, ed ecco la valenza comunicativa

cola, piuttosto, per esperienze sensoriali in

“ E i suoni?”

della parola, la sua potenza sia evocativa

qualche modo analoghe: un profumo, un

Federico cominciò a suonare e la piccola

che formativa ( e formattiva).

sapore, un colore.

tana diventò un universo di luci, colori e

In questo mondo, molte cose ci attraver-

Non ricordo come la parola sinestesia sia

suoni.

sano, senza che ce rendiamo conto, ma, a

stata scoperta o riscoperta da me, ma cer-

Alla fine, quando i topini ringraziarono Fe-

volte, forse in un particolare momento di

to questa particolare modalità sensoriale è

derico, egli dirà che, in fondo, ognuno fa il

cambiamento, una parola, una vibrazione

diventata uno degli strumenti privilegiati

proprio lavoro.

risuonano simpateticamente nel nostro

nella mia esperienza di vita e di arte.

essere e lì.... L’arte non è e non deve essere appan-

Baudelaire parlava di foreste di simboli, di

“La musica è l’arte dei suoni” .

naggio esclusivo per addetti ai lavori, ma

risonanze affettive, di corrispondenze di

Così citava il Bona, il mio primo libro di sol-

mezzo creativo per comprendere meglio

sensi.

feggio: quella era la definizione di musica

e con tutti i sensi il significato della no-

Le discipline estetiche hanno propria

e su quella si è formata un’intera genera-

stra esistenza mediante le forme, i colori,

questa possibilità di permeabilità quasi

zione di musicisti, poi divenuti insegnanti,

i movimenti, le parole. Qualsiasi oggetto

“osmotica” di incoraggiare artisti, soprat-

che, impostando una didattica fatta solo di

quotidiano, anche il più banale, può essere

tutto musicisti, ad eludere la loro arte per

performances ginniche, di corsa alla velo-

vissuto come esperienza estetica, a patto

alludere ad un’altra.

cità, di conclusione affannosa di program-

di interrogarlo, rivestirlo di un significato

Se si intende la sinestesia come “ Perce-

mi, ha perso di vista l’essenza della musica,

infra-ordinario, come direbbe Perec, che

zione simultanea, quindi, fenomeno per

l’amore per la musica, la voglia di far mu-

vada oltre lo scontato. Si tratta di vedere le

cui la percezione di determinati stimoli

sica, la voglia di far musica insieme. Forse

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varrebbe la pena di recuperare etimolo-

L’artista è la mano che, toccando questo o

settimana, le stagioni, i colori, gli anni degli

gicamente, come già in francese, i termini

quel tasto mette l’anima umana in vibrazio-

uomini, esercitava la sua influenza sulla

joueur (suonatore), amateur (dilettante) e

ne”.( Kandinsky)

natura e sugli uomini

par coeur (a memoria)...

Un cieco dalla nascita, quando gli si chiese

Il musicista russo A.Skrjabin ha portato

E poi, perché solo arte e perché solo

di spiegare come percepisse il colore rosso,

all’estremo il connubio suono-luce, con le

dei suoni? Forse che la musica oltre che

rispose: “E’ come il suono di una tromba.”

due opere Prometeo, o il Poema del fuoco (

sentire non si può vedere, annusare,

Liszt conduceva le prove d’orchestra a

1910) e Mysterium.

toccare,cantare,ballare,amare?

Weimar come su una tavolozza: “Più rosa

Il primo è stato definito come il primo espe-

“Il sapere ci ha fatto smettere di parlare

qui, prego”, “Troppo nero”. Skryabin “vede-

rimento multimediale nella storia,dove,

come bambini, antichi scrittori di crona-

va” giallo un tema in re maggiore, mentre

seguendo una precisa tabella venivano

che, o abitanti della Polinesia; ma la nostra

Rimskij-Korsakov, seduto accanto a lui, lo

stabilite equazioni fra tonalità musicali e

immagine del mondo non è per nulla cam-

“sentiva” color oro. Per Proust, la musica

tonalità cromatiche con un organico che

biata, perché ci è dettata da pressanti con-

può avere “profumo” di geranio. Il senso

prevedeva: soli, coro, orchestra e pianofor-

dizioni percettive che prevalgono sempre,

della musica sta vicino alle corrispondenze

te con tastiera collegata a colori, strumento

comunque e dovunque. Ma, pur stando

con altri sensi: la vista, l’olfatto, il gusto,

costruito nel 1895 dallo scienziato Wallace

così le cose, ci siamo talmente addestrati

l’odorato. La psicologia sperimentale fre-

Rimington, ma già sperimentato, in pre-

a basarci sulla conoscenza, piuttosto che

quenta da tempo le sinestesie cromatiche

cedenza, da padre Castel con il clavecin

sui sensi, che ci vogliono le spiegazioni

durante l’ascolto musicale, il cosiddetto “

oculaire (1735).

degli ingenui e degli artisti perché ci

ascolto colorato”. Per Rimbaud la A è nera,

La musica è un linguaggio simbolico, che

rendiamo conto di quello che sentiamo” (

la E bianca, la I rossa, la U verde, la O blu (

utilizza sì un codice condiviso, di regole e

Arnheim,1985).

Voyelles).

tradizioni, ma che acquista un significato

”Quando la natura comincia a svelarci il

T. Gautier sentiva il suono dei colori e Sk-

personale, perché mette in risonanza in-

suo palese mistero, noi ci sentiamo irresi-

ryabin progettava poemi musicali colorati

conscia il vissuto di chi sta vivendo l’espe-

stibilmente attratti verso la sua più degna

e profumati ( Mysterium e Prometeo, o il

rienza musicale.

interprete, l’arte” ( Goethe).

poema del fuoco). La sinestesia, in musica,

Sfatando il luogo comune,derivato da

fa continuamente ri-suonare pensieri in-

Questo fu l’inizio del viaggio:

un’interpretazione romantica ed idealista

torno ad una percezione, accende costel-

“Non cerco,trovo” ( P.Picasso)

secondo cui il termine “estetica” è riferito

lazioni, associazioni intime, echi di affetti

solo alla categoria del bello,o, in qualche

che diventano pensiero. ( Gaita, 1991). In

modo, ad un qualcosa da contrapporre

Cina e presso altri popoli vicini, la musica

all’utile, il filosofo Baumgarten (1735)

rientra nella concezione cosmologica, nel-

risale,invece, al significato originario del

la quale i suoni sono relazionati ai colori,

verbo greco, che significa “rapportarsi a

ai punti cardinali, alle stagioni, ai pianeti e

qualcosa attraverso i sensi”.

agli elementi. Anche nella musica indiana abbiamo modelli di melodie dal preciso contenuto espressivo ed emotivo, 7 râgas,

“Il colore è il tasto, l’occhio è il martelletto,

ognuna delle quali, essendo collegata con

l’anima è il pianoforte dalle molte corde.

i segni dello zodiaco, i pianeti, i giorni della pierròt

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Rosita Sciscioli

affermare i principi del Teatro Educativo

pazientemente, hanno diretto la messa in

con una serie di attività quali spettacoli,

scena del nostro spettacolo e che ringra-

ecitare su un vero palcoscenico, in un

laboratori, corsi di formazione. Tra le varie

ziamo in modo speciale. Poi la grande sor-

vero teatro e in una rassegna non è

proposte- improvvisazione, messa in scena

presa: l’attore Giancarlo Giannini premia la

cosa che accade tutti i giorni e a tutti. Di

ed altre- abbiamo scelto di seguire il labo-

pièces “Nuvole” quale miglior spettacolo

questo noi siamo consapevoli.

ratorio di mimo condotto da un esperto.

della rassegna “Pulcinellamente”, patroci-

L’occasione è giunta a noi della Compagnia

Tale esperienza ci ha offerto una possibilità

nata dal Presidente della Repubblica e dal-

del Canovaccio, con lo spettacolo “Nuvole”

di confronto con una compagnia di Agri-

la Regione Campania e ancora, la notizia

di Aristofane presentato alle Rassegne na-

gento in gara alla rassegna.

del secondo posto alla rassegna nazionale

zionali “il Gerione” di Campagna (Salerno) il

L’entusiasmo e la voglia di fare teatro- di

“Il Gerione”.

29 aprile, “Pulcinellamente” di Sant’Arpino

Tiziana Azzariti, Angela Di Gioia, Luisa

Ecco i frutti di un lavoro impegnativo, ma

(Caserta) l’8 maggio, “Speranze giovani” di

Donnazita, Gianluca Giaconelli, Gianni

sicuramente pieno di soddisfazioni.

Castellana Grotte il 14 maggio e infine alla

Guglielmi, Paola Iannone, Annamaria

Ora la Compagnia del Canovaccio ha la sua

rassegna internazionale “Teatro Classico

Leo, Martina Ma1cangi, Brigida Mininno,

nuova sede presso la biblioteca

Scolastico” di Altamura il 25 maggio. Tante

Ilaria Pellicani, Francesca Lucia Perrone,

dell’ Istituto Tecnico Commerciale Tannoia

eh? Lo sappiamo e ne siamo fieri di averle

Giacomo Petrizzelli, Stefan Victor Pirnus,

di Corato e prossimamente metterà in sce-

vissute.

Rosita Sciscioli, Tamara Tarricone e Michele

na un nuovo spettacolo.

La rassegna nazionale Scuola e Teatro

Zucaro- ha coinvolto anche il nostro ma-

“Il Gerione” si è proposta l’obiettivo di

estro Francesco e Mariangela che molto

R

Alessandro De Benedittis INTERMEZZO PRIMITIVO Per la via scivolavo a passi attenti. E cadeva il cielo dalle nuvole gonfie: solo in questa via e non altra più affollata. Ed io sentivo: l’inesorabile precipitar di gocce,

e si compiva l’antico miracolo

di grasso.

quello che mestiere di Dio non è più.

La pioggia delle mie vesti passo A passo evaporava.

Un sordo campanile che sorge da terra E a terra rimane,

Fu li che ti vidi, appeso ad una croce,

mi invitò ad entrare

Cristo, che Vagabondo non sei, non sei stato

In un grande portone,

che Vagabondo noi t’abbiam fatto,

fradicio di abluzione.

perché vagabondi noi lo siamo. Perso ogni coraggio, persa la meta,

MOMENTO SECONDO

l’acqua che cala e che si fonde con la strada,

Varcata la soglia di quel tempio, fui dentro:

i tintinni delle grondaie, delle ringhiere,

fui accolto da fumi d’accecante incenso,

mescolare suono di pozza e di fontana,

dal solito lento batter della campana,

il forte fragore della pioggia cadere...

meccanico e senz’anima, inascoltata,

(tutto al tocco in verità mi si mostrava)

Da coppe e da mosaici d’oro e d’argento,

e il cuore rispondere

dalla tiritera lunga di una sottana,

al tuono e al fulmine

dal pigro ronfare dei banchi, stanchi.

che squarcia ed ulula i lunghi ululati

Fradicio, avanzai in tua ricerca,

di cavità profonde

in quel posto secco e arido, dove

dove si cela il mistero…

si sollevava la polvere, dove

Per la via proseguivo a piedi nudi

oziavano ombre asciutte od unte

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Perso ogni coraggio, perso l’amore costretto t’abbiamo a vagare per banche di templi, per chiese sontuose, per tomi di dottrine ottuse, immaginate. Cristo Vagabondo, che cerchi l’uomo Autentico con autentico amore, Non sai in quale dove ora è nascosto L’uomo che cercava Dio. “la messa è finita, andate”, ma senza pace. Ma lì non ti ho più trovato: forse loro ti han cacciato…


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Saba Salvemini

soletto blaterando..

fermo.

Decido che sa di esser visto. Tutto cambia.

Mi scappa un sorriso.

Incomincia a farsi dei problemi:

La situazione sarebbe troppo complessa

“…va bene ciò che dico, che figura ci faccio,

Ridisegno il pubblico, così, per puro piace-

forse sarebbe meglio presentar la “cosa” di-

re.

versamente, cosa voglio….”

La tentazione di aggiungere una piccola

All’intricata matassa della sua persona si

scenografia: un bosco, un’ufficio…è forte.

aggiunge

Mi trattengo.

la relazione che egli ha non solo con se

Mi vien su una piccola domanda:

stesso,

Come si fa a dipanare questa matassa?

ma anche con coloro che lo “circondano”

Non si può! Incomincio a ridere.

nuove questioni si affacciano al suo inter-

Rifletto

no.

Cosa posso fare?

i ritrovo in salotto seduto su una

Insomma tutta una serie di complicazioni

O mi butto di getto nella matassa rischian-

sedia

di cui lui dovrà render conto a se stesso ed

do di rompermi il muso o...

Alla mia destra un foglio bianco e appog-

agli altri.

Lentamente la scompongo prendendo i

giata a terra una pièce teatrale su cui devo

E’ buffo nel suo agitarsi per sistemar le

punti salienti, derivandoli dalle parole che

lavorare

cose.

leggo sul testo,

Accendo una sigaretta. Guardo il foglio

Cancello dal foglio il pubblico

dalle parole che vi trovo, lentamente, com-

Ci disegno un uomo. Lo vedo, ora c’è.

E lui torna ad esser solo.

prendo i personaggi e la situazione in cui

Lo faccio parlare. Ascolto.

Giochicchio con la matita e ci aggiungo…

sono. Da ogni singola battuta comprendo

E’ monotono. Tutto è piatto. Decisamente

Una donna…anche per lei l’intricata ma-

come, con piccole e stupende variazioni, si

noioso.

tassa di sentimenti, gesti, pensieri, parole,

sviluppa la relazione tra i due - sé stessi e

Vi aggiungo un po’ di sentimenti

immagini prende forma

l’altro…-

-cioè la sua relazione personale con ciò

I due non sanno di esistere l’uno per l’altro

E’ un lavoro stupendo.

che vede e sente dentro di sé, dentro il suo

– non si sono ancora visti-

Come fare?

splendido corpo, ogni parte del corpo-.

Ma quando si vedono

Onestamente non so rispondere con pre-

Ora si fa complesso. Un uomo complesso.

La loro relazione fa si che l’integrazione

cisione.

Interessante.

delle due matasse crei una serie di relazio-

Studia Saba!

Sta lì tutto solo a parlar con sé stesso

ni possibili.

(Il teatro è un arte)

A ben guardare è un intricata matassa di

Relazioni che si realizzano attraverso una

sentimenti, gesti, pensieri, parole, imma-

serie di parole, sentimenti, gesti…

gini…

Eccoli lì a relazionarsi a se stessi e all’altro a

Sul foglio tiro una linea,

volte impacciati ed a volte certi e forti.

E da una parte vi aggiungo un pubblico

Non do loro dei ruoli (Madre, padre, amici,

che osserva questo uomo.

innamorati, servo/padrone...) diventereb-

L’uomo sa di essere visto?

be un vero e proprio casino.

No. Ed allora continua a starsene lì solin

Sto per disegnare qualcun altro, ma poi mi

M

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Michele Pinto

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Alessandra Mazzilli

della sua corolla, graffia ulcerosamente per

si protende per cercare appiglio. il bocciolo

uscire, sospeso dentro di essa, qualcosa

è fermo, come sempre, avverte senza poter

che ancora si può avvertire appena, ma

dire o fare nulla. Il bambino, finalmente,

che il bocciolo non osa lasciare andare.

carne tiepida e nuova coscienza, non ha ancora avvertito il bocciolo. Ma in quel

Il bocciolo osserva ancora il bambino.

momento il bocciolo non può più trattenere il trepidare sotto la sua corolla, i

Silenzio.

petali si schiudono e invisibile la nuvola di profumo si propaga nel vuoto dello spazio.

I

l bocciolo.

Il bocciolo è il momento più triste e

Il cucciolo d’uomo ha una strana filastrocca

Ora il bambino vede il fiore che non è più

che porta dietro di se, una catena cantilena

bocciolo. Prende la rincorsa e lo raggiunge.

di anelli di carta dai bordi feriti dal tempo

Il fiore guarda ancora il bambino, non sa

e dal lungo e scolorente trascinamento dei

che cosa stia per fare, non lo immagina

giorni.

neanche. Ma il bambino si china, sorride al fiore, che quasi penserebbe di essersi sba-

sognante dell’esistenza. Il bocciolo ne ha letto a lungo a riguardo

gliato su di lui e ancora prima che il fiore

Il bocciolo si chiude su se stesso e trattiene

tra le flotte nere di nubi, con le trame delle

se ne accorga il bambino avvolge il sottile

qualcosa -per quanto all’apparenza non

radici nella bruna terra umida di lacrime e

stelo a cui è appesa la vita del fiore …e lo

sembri- , qualcosa che pulsa dal di sotto

nuda di vita, nell’aria avvelenata, spessa,

strappa con violenza e noncuranza sradi-

della sua corolla.

ammalata, ammalante, artificiale. La catena

candolo dal cuore di radice. Il fiore guarda

cantilena nelle mani del bambino gli scivo-

ancora una volta il bambino, ma non c’è

la sotto gli occhi da anello ad anello e an-

tristezza nel suo sguardo. Il bambino porta

cora non comprende… Guarda l’uomo…

al naso il fiore, aspira profondamente il suo

Poco lontano da lui un bambino rannic-

come può un virgulto d’ossa e morbidezza

ultimo e unico verbo, sorride ancora, non

chiato, dorme.

raccontare così tanto della morte? Come

capisce perché il fiore lentamente si pieghi,

sopporta tanto tribolare l’innocenza delle

corre lascia cadere il fiore passivamente

pieghe della sua carne e dove le sue mani

dalla manina. Il fiore vola via, trasportato

ancora rosee di confetto nascondono le

dal vento, il bambino svanisce all’orizzonte.

Il fiore prende a guardarsi ovunque Inti-

macchie di sangue? Il bocciolo non com-

Più nulla. Tranne quell’odore, così dolce al

morito.

prende, forse perché anche lui è ancora un

bambino, e tuttavia, così morte al fiore. Il

cucciolo, e intanto quella sua strana voglia

fiore aveva guardato ancora una volta il

di esprimersi sotto la sua corolla continua

bambino, ma non c’era tristezza nel suo

a spingere più forte e più forte, fino a far

sguardo. c’era pietà.

Una minaccia silente.

Osserva da un angolo il bambino.

tremare i petali che non sono più in grado

di contenerla… improvvisamente uno dei

Il bocciolo si chiude su se stesso e trattiene

piccoli piedi del bambino fa un movimento.

qualcosa -per quanto all’apparenza non

L’erba fruscia sotto di esso tagliando gentil-

sembri- , qualcosa che pulsa dal di sotto

mente il silenzio e una manina lentamente pierròt p.07


#000bis 06/2010

Francesco Martinelli

è nel contrasto con il potere che ti vede

da loro. Non voglio avere nessun potere se

come una minaccia. Dovrai discutere,

non quello della fede”.

rivendicare, insultare per evitare che l’uo-

Non sentirti un uomo ma l’umanità.

mo sia in balia del potere, poiché del suo

Se l’artista si limitasse ad essere un uomo

perpetuo e continuo indebolimento se

chi lo crederebbe? Sentirebbe l’incom-

ne approfittano i furbi e i meschini che

benza degli interressi particolari. Nessuno

sono i nostri principali nemici, quelli che

si dovrebbe riconoscere in un uomo ma

aro allievo, ieri finalmente abbiamo

riducono il popolo in schiavitù. Dovrai con-

nell’umanità, e bada, che se questo non

parlato con assoluta libertà.

vincere l’ultimo ignorante che l’Arte non

accade, il risultato è devastante.

Sei cosciente di essere artista? Se davvero

serve agli artisti ma all’uomo per salvarlo.

L’artista, quanto più consapevole del suo

lo sei, non illuderti che puoi farlo di mestie-

Dovrai arrabbiarti con il mondo, no perché

dono, tanto più è spinto a guardare a se

re.

non ti comprende o perché è indifferente

stesso e all’intero creato con occhi capaci di

La certezza del mestiere sta nel richiamo

a quello che fai, ma esclusivamente per-

contemplare e ringraziare, elevando a Dio il

estenuante, nello zelo inestinguibile, nella

chè diventa sempre più barbaro. Dovrai

suo inno di lode. Solo così egli può compren-

consapevolezza che anche il minimo pro-

distinguerti senza rimpianti dal “niente”

dere a fondo se stesso, la propria vocazione e

gresso sia degno di essere raggiunto. Non

che ci circonda e che oggi fornisce argo-

la propria missione.

ti chiedere: “Vale la pena farlo?”. Combatti

menti alle bocche degli speculatori. Devi

Chi avverte in sé questa sorta di scintilla di-

la pigrizia. Quando l’artista dice: “così va

testimoniare la libertà e l’esercizio sapiente

vina che è la vocazione artistica, avverte al

bene”, sta scivolando lungo la china. Non

del libero arbitrio. Dovrai sapere di politica,

tempo stesso l’obbligo di non sprecare que-

puoi accontentarti di essere sedotto da

legge, religione… insomma tutto ciò che

sto talento, ma di svilupparlo, per metterlo a

qualsiasi forma d’Arte ma devi sceglierne

riguarda il pensiero e l’agire dell’uomo.

servizio del prossimo e di tutta l’umanità.

una e dedicarti incessantemente e perdu-

Dovrai pensare e agire per gli altri e con gli

Un artista consapevole di tutto ciò sa anche

tamente.

altri, e poi da questi essere abbandonato e

di dover operare senza lasciarsi dominare

Se un uomo accetta il travaglio senza aspet-

mai eletto.

dalla ricerca di gloria fatua o dalla smania

tarsi successo e fama, sua sarà la gloria.

Il nostro stato di artisti è quello di uomini

di una facile popolarità, ed ancor meno dal

Segui la vocazione che non consiste sem-

senza spazio e senza tempo che vivono un

calcolo di un possibile profitto personale. C’è

plicemente nell’assaporare esperienze e

dove e un quando.

dunque un’etica, anzi una spiritualità del ser-

rifuggire da tutti gli altri onesti mestieri.

Il tuo mestiere è ascoltare, servire, amare,

vizio artistico, che a suo modo contribuisce

Asseconderesti una tentazione! Segui la

contrastare gli uomini. La matrice di ogni

alla vita e alla rinascita di un popolo.

vocazione sicura, quella che distingue gli

opera è l’uomo.

uomini nati per qualcosa di determinato,

Ti aspetta una missione difficile senza ri-

P.S. Le parti scritte in corsivo sono riprese

uomini predestinati. Se tale vocazione

conoscimenti. Se ti chiedono: “perché fai

da: “Lettera di Karol Wojtyla agli artisti”

esiste, riesci a percepirla, è prioritaria e

teatro? Si guadagna bene?” rispondi : “non

(1999)

necessaria, allora nella tua vita non ci sarà

so quanto si guadagna e se si guadagna. Io

neppure un’ora che non sia piacevolmente

so perché lo faccio. E’ una necessità, forse

sofferta.

una predestinazione. E’ il modo più sincero

Tu sarai il seme della tribolazione.

per parlare agli uomini. So che non voglio

La battaglia più difficile del tuo mestiere

essere né un politico, né un prete ma altro

C

p.08 pierròt


06/2010 #000bis

Elisabetta Pastore

un pezzo di strada sulle nostre gambe. Noi

penne tra le mani parole a metà perché

che vorremmo sempre stare al centro del

tanto si capisce lo stesso. Noi che abbia-

mondo e poi ci convinciamo che è cosa

mo paura di amare perche non vogliamo

per pochi eletti e abbandoniamo l’idea sul

rinunciare a noi. Noi che ci raccontiamo di

nascere. Noi che crediamo che ogni uomo

vivere bene, quando invece viviamo come

sia più fortunato di noi perché vediamo

le bestie. Noi che comunichiamo solo per

con gli occhi dell’invidia. Noi che abbiamo

finta, tanto oltre lo schermo del computer

a plebe è uno stato inferiore alla pover-

tanto ma non possediamo niente. Noi che

nessuno ci vede e possiamo dire ciò che ci

tà. La plebe vive di fantastiche magie,

ci affidiamo alle televisioni, fattucchieri e

pare. Noi che non ci rendiamo mai conto di

non di realtà.

maghi della vita moderna, credendo siano

quello che siamo. Noi che diciamo di esse-

Noi siamo la plebe.

i risolutori della vita umana.

re vittime del nostro tempo quando invece

Noi che crediamo alle storie che ci raccon-

Noi che continuiamo a procreare figli per-

è il tempo ad essere vittima nostra. Noi che

tano i giornali. Noi che aspiriamo a fare

ché diventino ciò che non siamo e avrem-

non capiamo mai ciò che dovremmo ca-

i ballerini e i cantanti. Noi che vogliamo

mo invece voluto essere. Noi che figli

pire perché non guardiamo oltre il nostro

indossare l’abito buono nel quotidiano

continuiamo ad esserlo perchè la famiglia

piccolo orticello. Noi che ci ostiniamo a

per fare quelli di potere. Noi che vogliamo

è un ambizione troppo lontana dal possi-

restare ottusi perché è più facile e comodo.

eliminare e la mafia e poi siamo i primi a

bile oggi. Noi che aspettiamo l’estate per i

Noi che manco gli uragani ci smuovono,

vivere da mafiosi. Noi che ci ingrossiamo le

viaggi avventurosi e poi l’avventura più av-

e manco i terremoti ci cambiano. Noi che

bocche di parole fumanti quando c’è una

ventura che ci concediamo è un villaggio

abbiamo paura a dire la verità perché ci

nobile causa da perorare, poi ci scordiamo

vacanze con tanto di recinto e barriera ar-

sentiremmo nudi ad ammetterla.

tutto il giorno appresso. Noi che crediamo

chitettonica. Noi che siamo stanchi prima

Noi, tutti questi noi, SIAMO PLEBEI.

ai fattucchieri e facciamo di Maradona e

che arrivi la stanchezza. Noi che abbiamo i

Pelè i nostri porta fortuna. Noi che siamo

cervelli addormentati e pigri. Noi che vor-

convinti che il futuro sia nella tecnologia.

remmo sentirci dire tutto tranne ciò che è

Noi che crediamo che tutto sia possibile

nostro dovere. Noi che crediamo che l’amo-

sulla terra. Noi che viviamo nella certezza

re nasca dal cuore ignorando che tutto

che non moriremo prima degli altri. Noi che

invece dipende dalla nostra testa. Noi che

facciamo le lotte per mero sentimento di

crediamo ci sia sempre tanto di nuovo da

prevaricazione. Noi che ci cingiamo il capo

dire e non ci accorgiamo che le storie sono

di oli e acque sante e poi teniamo in corpo

invece sempre le stesse. Noi che crediamo

la cattiveria più ostentata. Noi che vorrem-

di essere quelli che fanno le mode senza

mo tanto vivere nelle ville dei sultani del

accorgerci che sono le mode a fare noi.

paese, e trascorrere le giornate in centri di

Noi che coltiviamo i vizi del nostro paese

ricostruzione e bellezza super attrezzati.

perché ogni cosa è impostata perché così

Noi che vorremmo sempre e solo ciò che

possa essere. Noi che abbiamo le case che

non abbiamo. Noi che vorremmo scaval-

grondano acqua da tutti i fori e non abbia-

care le montagne, sorvolare tutti i cieli, ma

mo mai abbastanza stracci per assorbirla

poi non abbiamo neppure la forza di fare

completamente. Noi che scriviamo senza

L

pierròt p.09


#000bis 06/2010

Michelangelo Clemente e Michele Menduni

p.10 pierròt


06/2010 #000bis

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#000bis 06/2010

Francesco De Nigris

burrasca? Capirete…

Già, non ci pensare. Avrei voluto, ma il pro-

Per Lidia io ero il primo, lei per me era

blema era lì: non ero io che pensavo, erano

l’ultima di una serie sciagurata di storie

loro, i pensieri, che mi si imponevano.

nate storte sin dall’inizio. Perché? Per via

Sull’aereo si avvicinò una ragazza, italiana

di un copione che ormai conoscevo in

come noi, e dopo un po’ invitò Lidia a se-

ogni dettaglio: inizio evoluzione naufragio.

guirla qualche fila più avanti: la ragazza, il

Avevo giurato che con Lidia sarebbe stato

suo fidanzato e Lidia formarono un terzet-

diverso.

to, chiacchieravano come se si conoscesse-

La verità è che la sfinivo, le mie donne vo-

ro da sempre. Io tenevo d’occhio il ragazzo

glio dire, le sfiancavo contagiandole con le

che fissava mia moglie con un’intensità

mie tendenze paranoiche. All’inizio no, tut-

sospetta.

i è mai capitato di trovarvi in mezzo

to liscio; poi per un niente si scatenava la

Con un pretesto richiamai Lidia e da lì a

a un oceano tumultuoso e ringhiare?

baraonda – nella mia mente, intendo – che

poco montò tra noi un litigio fragoroso.

Bhè, non sto a descrivervi quello che si

invariabilmente prefigurava la fine.

L’accusai delle intenzioni più turpi, le dissi

prova, quando sei assediato da monta-

Con Lidia, per esempio, fu il giorno delle

che era incoraggiante con gli uomini, fui

gne d’acqua che sorgono e scompaiono

nozze, cominciò con un bacio innocente,

duro, la umiliai. Lei pianse e per la prima

in pochi secondi: provate a immaginare

regolamentare direi: un amico che non ve-

volta mi guardò come se non mi conosces-

d’esserci.

deva da anni e che lei aveva voluto invitare

se.

Ammetterete che non capita tutti i gior-

a tutti i costi. Non sapevo molto di questo

In albergo l’accusai di aver fatto la cretina

ni, né a tutti. A me, che di solito conduco

ragazzo, se non che si erano conosciuti in

col portiere, un ragazzone biondo e grosso

un’esistenza banale e sciatta – come per

parrocchia, tra loro c’erano state scaramuc-

come un armadio, solo perché si era mo-

molti, suppongo – è capitato. Ero in viaggio

ce adolescenziali ma niente di più. Bhè,

strato gentile e aveva voluto aiutarci a por-

di nozze, Australia, mettevo, come si dice,

quel bacio dopo la cerimonia innescò il

tare i bagagli. Andai a dormire sul divano

per la prima volta il naso fuori di casa, ed

copione.

lasciandola sola in camera e guardandola

ero innamoratissimo di mia moglie – dieci

Al pranzo di nozze fu la volta di un lontano

con un disprezzo senza limiti , le dissi che

anni, dico dieci, di fidanzamento.

parente che la invitò a ballare: la mano di

avevo sposato una troia e me ne uscii sbat-

Avevamo progettato a lungo il nostro viag-

lui che stringeva la vita di Lidia mi sembrò

tendo la porta.

gio, seduti sulle panchine del parco nelle

un eccesso. Fremevo di rabbia e inghiottivo

Andai in spiaggia (a due passi dall’albergo)

sere d’autunno. La storia tra me e Lidia

saliva amara, sforzandomi di sorridere. Mi

e mi sdraiai in un gommone lasciato sul

cominciò in minore, col tempo, tuttavia, mi

dicevo che non avrei dovuto cedere, che

bagnasciuga, mi addormentai, la marea

lasciai irretire – è la parola giusta – dai suoi

avrei dovuto distrarmi da quei pensieri…

crebbe imponente e mi portò a largo.

modi dolci e delicati, dalla voce sempre

ma il demone aveva ormai preso possesso

Fui tirato in salvo dalla guardia costiera, per

pacata, mai una nota di irritazione. La sua

di me. Quando Lidia tornò a sedere, non mi

fortuna, ma mi vedevo già all’inferno.

capacità di comprensione, la sua umanità

riusciva di mostrarmi contento come avrei

Quando, alla fine, tornai in albergo Lidia

e disponibilità sfioravano la santità; mi

dovuto.

non c’era più, era partita da sola.

dicevo fortunato ad avere incontrato una

“Non ci pensare, è lo stress della giornata”

Sul comodino un biglietto, “Sei uno stron-

ragazza dalle doti fuori dal comune. Cosa

diceva Lidia – impagabile ragazza – cre-

zo. L.”

c’entra tutto questo, direte, coll’oceano in

dendo di interpretare il mio malumore.

V

p.12 pierròt


06/2010 #000bis

Franco Vangi

lo spazio mentale della parola diventava

componente verbale e l’affidò a segni

spazio fisico della scena e del corpo

visuali e aurali . A d esempio una foresta

(direzione seguita in Italia anche da Luca

animata desunta da Freud e Jung, una luna

Ronconi). In queste soluzioni l’epicentro

rossiga che anticipava quella di Salomè di

ggi, nel primo decennio del Due-

non era costituito dal ‘plot’, ma da una

Carmelo Bene, un tamtam non più associa-

mila, il teatro sperimentale in cui la

sorta di clima onirico che circondava la

to ad un rito woodoo, ma coincidente con

‘performance’ gestuale-spaziale prevaleva

parola e il testo (o quel che ne restava)

la pulsazione cardiaca del protagonista,

sulla parola pare in crisi. Si avverte,sia pure

non era allestito in spazi teatrali canonici

una serie di visioni di matrice espressioni-

ancora confusamente, l’esigenza di un ri-

qualificati come borghesi, ma in qualsiasi

stica non ‘raccontate’ da un interprete, ma

torno alla parola: il che significa superare

slargo: cantina, fabbriche dismesse, piazze,

visualizzate dal regista e dallo scenografo.

la stagione degli anni settanta-ottanta del

ecc.. Questo tipo di teatro non va giudicato

La notazione scenica relegava in secondo

Novecento in cui la parola in teatro venne

oggi negativamente: esprimeva un clima

piano il parlato che non era sempre quello

‘violentata’ e quasi scomparve nei gruppi

culturale di contestazione del mondo

‘naturalistico’ di un personaggio che si ri-

teatrali della transavanguardia. Teatro-

borghese (68, rivoluzione antisistema, anni

volge ad un altro sulla scena, ma un altro

immagine, turbinoso sfolgorare di luci,

70, ecc..), ma oggi, nel primo decennio del

tipo di parlato nei pensieri nascosti del

parole smozzicate, musiche più o meno

Duemila, il clima è mutato. Grandi uomini

personaggio stesso espressi in registro

oniriche:ricerca eccessivamente sperimen-

di teatro a vario titolo (Artaud, Brecht) re-

verbale ad alta voce, ma senza che l’inter-

tale.

stano comunque monumenti sacri e van-

locutore sulla scena sentisse: ciò accadeva

Oggi il clima culturale è cambiato.

no rispettati, ma il profondo rinnovamento

nel testo dal titolo ’Strano interludio’.

Evitando di citare teorici e registi (il discor-

da loro promossi oggi deve continuare su

Ma riflettiamo sul teatro di oggi. Quale un

so sarebbe troppo lungo), mi sono limitato

altre direzioni, sia pure accogliendo il me-

possibile un teatro di ricerca? Quali direzio-

a citare talune esperienze di teatro di ricer-

glio della loro ‘lezione’: centralità del corpo

ni dovrebbe intraprendere? Sono questioni

ca in quegli anni cercando di coglierne il

dell’attore in Artaud, impegno etico-politi-

difficili e non è agevole fornire un contri-

significato e la direzione.

co in Brecht.

buto di idee. Un’ipotesi di lavoro potrebbe

C’era chi pensava che stare a teatro fosse

Non va dimenticato un autore di enorme

venire dal cosiddetto ‘teatro-location’: una

come stare in un parco e l’ottica fosse

spessore, a mio giudizio, Eugene O’Neill:

soluzione di ricerca in cui l’ambiente me-

quella di un binocolo che catturava acca-

da lui si possono attingere spunti di ricerca

moriale-storico diventa fonte di creazione,

dimenti ‘qui e ora’ riunificati soltanto dalla

validi ancora oggi. Mi riferisco alla formula

se non di una trama (‘plot’), almeno di

simultaneità e non da una storia ogget-

teatro-vita/teatro verità dell’autore ameri-

suggestioni, emersioni storico-memoriali

tiva (‘plot’). I maestri del teatro di parola

cano di origine irlandese: venne applicata

in linguaggio vario tutto da inventare. Ma

(Shakespeare, Pirandello, ecc..) venivano

negli atti scenici del cosidetto ‘teatro mari-

aldilà delle varie soluzioni che un teatro di

‘deformati’ nell’allestimento di regia e tra-

no’: egli trasse la tragedia dei racconti non

ricerca potrebbe intraprendere, un punto è

sposti in una rilettura scenica piuttosto

dal linguaggio illustre dei classici, la dallo

irrinunciabile: la riconquista della parola

che drammaturgica. I mitici testi dei grandi

‘slang’ e dalle parole tecniche dei marinai,

e, aggiungo, una nuova creazione di bel-

autori del passato interessavano non per

sperimentò una nuova soluzione nel tra-

lezza e di eticità, beni che oggi sembrano

un allestimento puntuale e ‘rispettoso’ ma

dizionale rapporto tra parola e azione a

smarriti. Bisogna scavare a fondo nelle

per un travaso da linguaggio drammatur-

vantaggio di quest’ultima: a livello sce-

radici dell’Essere e riscoprire ciò che è oc-

gico a linguaggio scenico in un gioco in cui

nico O’Neill sottrasse l’informazione alla

cultato dal frenetico ‘rumore’ della società

O

pierròt p.13


#000bis 06/2010

attuale, dall’intersecarsi e sovrapporsi di

Solo la parola poetica è in grado di sondare

Un’idea potrebbe essere: raccontare una

voci di una nuova Babele. Non c’è più silen-

le radici dell’Essere. Ma da chi può essere

storia inquadrata dell’oggi, e quindi nelle

zio, manca la meditazione interiore. Quali

pronunciata? Come rinverdirla nel cicalec-

problematiche esistenziali attuali, ma sfor-

racconti inventare? Come rappresentare

cio di ‘chiacchera’ e nel cinismo della socie-

zarsi di ricercare la normalità e lo spessore

l’umano nella quotidiana lotta per l’esi-

tà attuale? La parola poetica risulterebbe

umano delle situazioni in un linguaggio

stenza? Quale la riconquista della normali-

‘pesante’ e obsoleta, dovrebbe fare i conti

parlato, anche semplice quotidiano, ma

tà del gesto e della parola? Cos’è oggi nella

con quella ‘leggerezza’ di tocco che Italo

non banale, un linguaggio sobrio e denso

ricerca teatrale la parola? Quale rapporto

Calvino auspicava nelle sue ‘Lezioni Ameri-

che sondi certe smarrite profondità della

tra regista e attore da un lato, ed autore

cane’. Quali personaggi potrebbero in una

coscienza. Teatro di ricerca. Lungo cam-

dall’altro? E’possibile e attuabile oggi un

pièce teatrale pronunciare la parola poeti-

mino da percorrere. Almeno per che non

teatro dell’Essere? La parola usurata dalla

ca? da quale pulpito? ma ci sono ancora i

si accontenta di digerire in poltrona certa

comunicazione mediatica può essere re-

pulpiti e le autorità morali?

spazzatura telesiva.

cuperata nella sua densità di sentimento?

Ecco la necessità di un teatro di ricerca.

La Redazione

Di seguito alcuni estratti dal Gazzettino della decima Rassegna di Teatro Studentesco “Città del Dolmen” tenuta a Cotrato dal 7 all’11 giugno 2010.

Marilena: Fa piacere vedere che i giovani

tutto per la lingua, i ragazzi sono stati

si impegnino nel teatro, poiché ritengo

molto esplicativi, bravi.

sia un grande elemento di formazione

Franca e Clelia: Sinceramente è stato

della persona. Credo, infatti, che il teatro

bellissimo, però dato che non parliamo

possa aiutare ad avere più stima di sé, ad

le lingue straniere diciamo che l’abbiamo

acquisire una maggiore sicurezza che non

capito poco. conoscevamo la storia

solo è utile in teatro, ma anche nella vita

tuttavia e questo ci ha aiutate. Un livello

di tutti i giorni.

molto impegnativo di spettacolo e bellissima l’interpretazione. Claudio: La difficoltà delle lingue in uno

7 giugno, prima giornata della Rassegna di Teatro Studentesco “Città del Dolmen” di Corato. Dopo il discorso di apertura del direttore artistico Francesco Martinelli, subito in scena i ragazzi della Liceo Scientifico “Tedone” di Ruvo di Puglia. Presentano la commedia “Uguale ...è diverso”. Corrado: E’ stato un inizio auspicabile: è stata messa al centro un’idea democratica di cultura, nella quale possono emergere diverse forme espressive e di partecipazione, e non di ghettizzazione o di forte chiusura. p.14 pierròt

8 giugno: continua la Rassegna con il

spettacolo di questo tipo si scioglie nel

Teatro in Lingua.

metalinguaggio (cioè un linguaggio che

In scena il Liceo Pedagogico e

studia e descrive una lingua naturale

Linguistico “T. Fiore” di Terlizzi e l’I.T.C.

ndr). Quindi a mio parere è decisamente

“Tannoia” di Corato.

importante soffermarsi sul fatto che

Oggi, da Godot ad Alice un percorso

qui non c’è tanto una questione di

nelle lingue.

“comunicazione”, ma di “espressione”.

Da tre anni continua la sperimentazione

Solo il teatro può realizzare questa magia,

del teatro in lingua. Le scuole invitano

cioè, appunto, evidenziare il grande

ad un’originale connubio tra teatro e

valore dell’”espressione” rispetto alla

imbibizione nelle lingue. Due testi celebri

“comunicazione”.

e già tradotti in molte forme si riscoprono

Emilio: Credo che ci sia stato un ottimo

modellandosi sull’inglese, il francese, il

lavoro alle spalle, specialmente ho

tedesco e l’italiano, forse i veri protagonisti

notato come è stata curata la fonetica.

delle due proposte di questa sera.

Ad esempio, infatti, quando ho ascoltato

Roberta: Molto carino, pur non capendo

recitare in tedesco ho immaginato di


06/2010 #000bis

essere in un altro Stato in modo del tutto

Sul palco il Liceo Classico Alfredo Oriani

alla fine dello spettacolo qualcosa di più

anormale; sembrava che gli attori fossero

di Corato.

del “bello spettacolino”, ma che quasi lo

proprio della nazionalità della lingua

Ombre bianche e nere ; Una giuria e un

turbasse, che lo mettesse in condizione di

usata.

imputato. Colpevole? Non colpevole? Capro

interrogarsi.

espiatorio? La storia racconta. Eppure,

Michele: Sono parole brutte, sentire

anche di fronte alla ineccepibilità di un

queste cose dai giovani è ancora più

9 giugno: vita e gioielli sul palcoscenico

verdetto storico i “posteri” restano interdetti:

brutto. Oggi i giovani sono disorientati, e

della rassegna.

chi era davvero Socrate?

le persone in genere non hanno più molta

L’Istituto statale d’arte presenta “Dal

Rossella: Ma credo che sia stato molto

dignità.

‘70 al 2010: anni d’oro?”, progetto

impegnativo, anche perché io ho

Vittoria: è stata molto bella, molto

in occasione del quarantesimo

osservato mia figlia lavorarci su.

interessante da seguire.

anniversario della fondazione dei

Grazia: io porto a casa l’impegno che

Paolo: credo che questa rassegna sia stata

laboratori “metalli e oreficeria”.

i ragazzi hanno messo. Li ho visti presi

migliore delle precedenti, forse proprio

Sfilata e teatro si incastrano,incontrandosi

e convinti e credo sia positivo vedere

perché all’inizio ci sono stati dei problemi

in unico minimo comune denominatore,

ragazzi affrontare questi contenuti.

è risalita su con più vigore. Per questo

il gioiello. Un cammino a ritroso tra esseri

Sergio: Comunque sempre l’emozione. I

a maggior ragione ala rassegna ci sarà

umani di altre generazioni: cambiano le

ragazzi sono veri protagonisti. L’emozione

anche l’anno prossimo.

mode, cambiano le battaglie, non cambia la

più grande è che davvero in tutte le

Maria: sembravano dei veri professionisti.

volontà di coinvolgerci.

attività scolastiche sono eccezionali.

Vitantonio: mi è sembrato di vedere

Luigi: A mio parere è stato un modo per

mestieranti, bravi mestieranti. Ricordo

pubblicizzare quello che da anni avviene

con piacere di aver assistito alla prima

all’interno dell’”Istituto Statale d’Arte” di

11 giugno, quinta ed ultima giornata

rappresentazione fatta da questa scuola,

Corato, come appunto la produzione di

della 10^ Rassegna di Teatro

alla prima rassegna di teatro studentesco.

gioielli, ed anche un modo per mostrare

Studentesco.

Si teneva alla villa comunale all’epoca.

il ruolo attivo e costante degli insegnanti

Le luci si spengono tra il Liceo Classico

Oggi, dopo dieci anni mi sono ritrovato

rispetto a questa attività.

“Sylos” di Terlizzi con “Mille volti una

a vedere un’altra loro esibizione, e sono

Alessandro: Mi ha colpito l’intera

faccia” (Brecht), l’I.T.C. “Tannoia” di

rimasto colpito.

impostazione dello spettacolo. Il fatto di

Corato con “Il teatro comico” (Goldoni)

andare a ritroso nel tempo credo abbia

e un’aria da “Il mondo della luna” di

significato un auspicio per il ritorno,

Galuppi a musicare l’uscita.

attraverso un confronto di epoche, dello

A chiusura il direttore artistico Francesco

spirito critico, proprio degli anni ’70, che

Martinelli si interroga sul futuro della

nel mondo moderno sembra essersi

Rassegna “Città del dolmen”, la città

perso. Inoltre vorrei aggiungere che

risponde “decima edizione supera le

non tutti gli Istituti d’arte hanno questa

precedenti, la rassegna continuerà.”

capacità creativa sui programmi didattici

Alberto: io ero un professore che ha

che propone.

seguito questo percorso da vicino, anche gli anni precedenti abbiamo scelto testi coraggiosi con Beckett. Quest’anno

10 giugno: attualità e classicità in scena

abbiamo continuato su questa via:

alla rassegna.

abbiamo scelto di rappresentare qualcosa

Socrate: La tragicità di un maestro

che inducesse alla riflessione, che

incompreso.

spingesse lo spettatore ad avere in bocca pierròt p.15


#000bis 06/2010

La corrispondenza In questo numero pubblichiamo due e-mail. La prima firmata: una ex professoressa, che dopo aver assistito ad una esibizione degli allievi del terzo anno ed in seguito ad un confronto pubblico con il maestro Francesco Martinelli, esprime il suo giudizio. La seconda non firmata giunta in redazione con l’invito di firmare una petizione in forma di Appello al Presidente Vendola.

Data: 20/04/2010 Al Maestro Francesco Martinelli. Gli attori, siano essi professionisti o semplici allievi, con la voglia di imparare la difficile ma appassionante arte dell’interpretare e rappresentare, non possono essere “mere marionette” senza identità nelle mani di chi, per eccesso di presunzione e autostima si dichiara: “Maestro”. I veri maestri da sempre sono molto umili. Firmato: Una ex-professoressa che comunque ha apprezzato l’impegno e la passione di 
chi ha recitato la sera del 16 aprile 2010 presso il teatro del Carro dei Comici a Molfetta.
 E-mail di risposta del 22/04/2010 
 Gentile (omissis), nonostante la Sua e.mail riveli un atteggiamento ignorante rispetto al mio lavoro e al rapporto che ho con gli allievi e attori, comunque mi confronterò con la pochezza del suo giudizio ringrazindoLa per avermi dato l’occasione. Ho difficoltà a capire da cosa ha dedotto la visione di “mere marionette”, rispetto ad una esibizione così complessa come quella che gli allievi hanno rappresentato a Molfetta, che Lei ha apprezzato, ma non ha la competenza tale da comprendere quanta personalità occorre per mettere in scena Cervantes. Sappia che ho deciso di portare in scena tale repertorio drammaturgico puntando sulla personalità e la capacità di accogliere proposte coraggiose e difficili degli allievi, ne deduca che se fossero trattate da marionette ben altra sarebbe stata la loro rappresentazione e piuttosto che una prova d’attore sarebbero stati utilizzati per una operazione registica autoreferenziale di cui i nostri palcoscenici sono pieni. Io so lavorare con gli esseri umani! Deve sapere che da maestro mi sono fatto promotore e ispiratore di numerose iniziative che rendono possibile la p.16 pierròt

manifestazione del pensiero degli allievi e li illuminano d’immenso. Nella Scuola esiste una rivista autogestita e autofinanziata che si chiama Pierrot che farebbe bene a conoscere: contenitore di splendidi pensieri degli allievi, colleghi e gente comune che invece di perdere il tempo a dispensare giudizi come fa Lei cerca di costruire un mondo migliore con fatica, impegno e dedizione. La invito ad utilizzare tale strumento che permette di non sentirsi mera marionetta. Nella Scuola lavorano stabilmente quattro docenti professionisti che in tutta libertà metodologica impartiscono insegnamenti agli allievi, per cui non c’è da parte mia alcuna presunzione, tante cose che non so diligentemente le affido a chi sa, pagando la competenza professionale. Pensi che la Scuola non gode di nessunissimo finanziamento pubblico. Deve sapere che gli allievi del terzo anno sono chiamati mensilmente a delle prove estremamente difficili di studio teatrale completamente progettato e condotto da loro, per cui le strutture del teatro sono messe a loro disposizione per due giorni in modo che realizzino i loro progetti teatrali, concepiti dalle loro capacità registiche. Deve sapere che con grande umiltà e spirito di servizio da dieci anni organizzo e dirigo una Rassegna teatrale studentesca (unica sul territorio nord barese) che rende protagonisti i giovani studenti delle scuole pubbliche, poichè credo nelle loro capacità. Sono stato costretto ad elencare alcune delle iniziative che contraddistinguono il mio modo di operare, certamente non per essere autoreferenziale (ho sempre preferito non autocelebrarmi) ma per farla essere meno ignorante. Si rassegni io sono un maestro quanto Lei è una ex professoressa. Dovrebbe sapere tante altre cose di me e del mio lavoro che non sa, e che nonostante tutto da buona mediocre si azzarda di esprimere giudizi in merito. Pecca di troppa autostima e presunzione, apparendo inopportuna. Presume di conoscere gli attori professionisti o semplici allievi, presume di conoscere me, presume di conoscere dei maestri. Per favore può suffragare le sue presunzioni con fatti certi e con testimonianze di vita? Quali attori conosce e quando ha insegnato loro o avuto relazioni tali da porsi il problema se li stava trattando da mere marionette o stava rispettando le loro identità? Quali maestri veri conosce per cui io risulterei autodichiarato? Sia gentile di darmi delle risposte, in modo tale che le sue dichiarazioni perdano il barlume di calunnie e assumano valore di critica 
costruttiva. Da

maestro umilmente sarò pronto a rivedere i miei comportamenti qualora Lei 
riesca a darmi un contributo costruttivo. Spero che, con la stessa immediatezza con cui mi ha giudicato, possa rendersi affettivamente conto di chi sono e del mio lavoro (per esempio frequentando la Scuola o semplicemente una lezione). Grazie. Buona giornata. Maestro Francesco Martinelli --------------------------------------------------------In redazione, in data 06/04/2010, ci è giunta e-mail con il seguente testo ed un allegato da scaricare “Appello al Presidente Vendola.pdf”. La mail recitava così: Appello a Vendola In allegato trovate il testo dell’appello al Presidente Vendola per la continuità delle politiche culturali e la riconferma dell’Assessore Silvia Godelli. Per sottoscrivere l’appello è sufficiente inviare una email all’indirizzo ...@... indicando il proprio nome e cognome e l’eventuale organismo/ente/associazione di appartenenza. Si prega di diffondere il più possibile l’appello tra i vostri contatti. RISPOSTE E’ una petizione sciocca e faziosa e rivendica l’appartenenza ad una persona e non la riconoscenza di un progetto...
Sembra che la politica la facciano gli uomini, non le idee e i progetti. M° Francesco Martinelli Sono daccordo con il maestro. Se le idee sono cresciute e se i progetti sono stati portati a termine, isomma se bene si è fatto, vuol dire che la politica ha funzionato. E che la politica funzioni deve essere regola e non eccezione. Idem per gli esponenti politici che non dovrebbero fregiarsi di questi successi, ma dovrebbero prendere coscienza che fanno semplicemente il loro dovere. Ad ogni modo, non vedo il motivo di firmare una petizione a sostegno di una persona che, se ha fatto il proprio dovere e lo ha fatto bene, non può temere di essere mandata a casa senza motivo. Se merita di rimanere, rimarrà. Di certo però i progetti e le idee non si fermeranno se non ci sarà la stessa persona su quella poltrona. Sempre che la politica funzioni, questa è la regola. Caporedattore Danilo Macina


la Bacheca QUELLO CHE E’ STATO Esibizioni finali degli allievi della Scuola delle Arti della Comunicazione: 26 Giugno - Trilogia del Verga (Caccia al Lupo con Cesare De Maio, Simona De Sario, Danilo Macina; Caccia alla Volpe con Carlo Del Vescovo, Erika Memeo, Leonardo Ventura; Cavalleria Rusticana con Vincenzo Losito, Alessandra Mazzilli, Marika Montaruli, Roberto Porcelli). 27 Giugno - Il veleno e l’antidoto di Pedro Calderón de la Barca (con Alessia Arcadite, Lavinia Capogna, Alessandro De Benedittis, Stefania Franklin, Alessandro Maino, Stefan Pirnus, Paolo Strippoli). 10^ RASSEGNA DI TEATRO STUDENTESCO “Città del Dolmen” - dal 7 all’11 giugno, Chiostro comunale, Corato: LUNEDI’ 7: UGUALE… E’ DIVERSO! (Classi 3F e 4F Liceo Scientifico “O. Tedone” – Ruvo di Puglia) MARTEDI’ 8 - Progetto Speciale “TEATRO IN LINGUA”: PASSEGGIANDO CON BECKETT (Liceo psicopedagogico e linguistico “T. Fiore” – Terlizzi); ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE Libero adattamento da Carroll Lewis (Istituto Tecnico Commerciale “Tannoia” – Corato) MERCOLEDI’ 9: DAL ’70 AL 2010: ANNI D’ORO? (ricerca drammaturgica di Clementina Abbattista Istituto Statale d’Arte – Corato) GIOVEDI’ 10: SOCRATE: UN PROCESSO POLITICO (Liceo Classico “A. Oriani” – Corato) VENERDI’ 11: UNA FACCIA MILLE VOLTI di Arianna Gambaccini, Mariaelena Germinario (Liceo Classico “Sylos” – Terlizzi); IL TEATRO COMICO di Carlo Goldoni (Istituto Tecnico Commerciale “Tannoia” – Corato)

PROGETTI PERCORSI DIDATTICI BOSCO “Alla scoperta del bosco incantato”, progetto a cura del Parco Naturale Selva Reale, Ruvo di Puglia e del Teatro delle Molliche. Attività propedeutiche e Letture Drammatizzate tratte dai Fratelli Grimm, Charles Perrault, Hans Christian Andersen. Interpreti: Antonio Marzolla, Mariangela Graziano; Regia: Alessandra Sciancalepore; Produzione: Teatro delle Molliche . PERCORSI DIDATTICI BOSCO è un progetto rivolto alle scuole dell’infanzia, scuola primaria, scuola di primo e secondo grado. Per adesioni al progetto è possibile contattare il Parco Naturale Selva Reale al numero di telefono 080.8971001. Laboratorio teatrale condotto da Francesco Martinelli e Belen Duarte presso l’Associazione “Voci Nascoste” di Andria rivolta ad allievi da 11 a 16 anni conclusa con l’esibizione “il mistero di Alcesti “ di M. Yourcenar (rappresentata il 29 aprile 2010). Attività laboratoriale condotta da Mariangela Graziano presso la libreria Diderot di Andria rivolta a bambini da 6 a 10 anni conclusa con l’esibizione “Storie di bambini strani” (rappresentata il giorno 6 giugno 2010).

O.E.T. SCUOLE (Osservatorio Educazione Teatrale nelle Scuole) Progetti di Formazione ed Educazione Teatrale svolti da esperti del Teatro delle Molliche presso le Scuole Pubbliche. ISTITUTO PROFESSIONALE MODA “BOVIO” di Trani – P.O.F. “Laboratorio teatrale” ISTITUTO PROFESSIONALE SERVIZI SOCIALI “TANDOI” di Corato – P.O.R. “Alternanza Scuola- lavoro” ISTITUTO PROFESSIONALE TURISTICO “DE NORA” di Altamura – P.O.R. “Teatro e tecniche di animazione” ISTITUTO STATALE D’ARTE di Corato – P.O.N. “I gioielli dell’ISA” ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE “TANNOIA” di Corato - P.O.F. “Laboratorio Teatrale” ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE “TANNOIA” di Corato – P.O.N. “il viaggio, teatro in lingua” LICEO PSICO-PEDAGOGICO “FIORE” di Terlizzi – P.O.F. “Laboratorio di teatro in lingua” LICEO SCIENTIFICO “CAFIERO” di Barletta – P.O.N. “il linguaggio teatrale per potenziare le capacità espressive” LICEO SCIENTIFICO “DA VINCI” di Bisceglie – P.O.N. “Nati per leggere e per la musica” SCUOLA PRIMARIA “TATTOLI” di Corato – P.O.N “Metodologie e didattica a supporto dell’insegnamento della lingua italiana” SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO “DIMICCOLI” di Barletta – P.O.N. “Dalla fiaba tradizionale alla fiaba metropolitana” SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO “FIERAMOSCA” di Barletta – P.O.N. “Teatrando” SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO “MORO” di Barletta – P.O.N. “Teatro e letteratura” ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE “E. CARAFA” di Andria - P.O.N. “Ettore Carafa… per gli occhi ciechi di un popolo” SCUOLA MEDIA STATALE “G. SALVEMINI” di Andria - P.O.N. “Intermezzi boccacceschi” SCUOLA MEDIA STATALE “E. FERMI” di Andria - P.O.F. Progetto di drammaturgia teatrale” Gli allievi dell’Istituto Tecnico Commerciale “Tannoia” di Corato che hanno seguito il laboratorio del Teatro delle Molliche hanno partecipato a: XII Festival “Pulcinellamente” (Caserta) aggiudicandosi il 1° premio come miglior spettacolo VI Rassegna “il Gerione” (Salerno) XI Rassegna “Speranze giovani” (Castellana Grotte) aggiudicandosi il riconoscimento di finalista assoluta Rassegna “ Teatro classico” (Altamura) X Rassegna di Teatro Studentesco “Città del Dolmen” di Corato

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