Pierròt. Marzo 2010

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Anno III - #000/Marzo 2010 - Periodico in attesa di registrazione

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Elisabetta Pastore

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Francesco Martinelli

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Saba Salvemini

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Lucia Lazzeri

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Michele Pinto

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Rolando Macrini

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Franco Vangi

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Antonio Marzolla

p. 09

Alessia Vangi

p. 10

Giacomo Perizzelli

p. 11

Alessandra Mazzilli

p. 11

Michelangelo Clemente e Michele Menduni

p. 12

Alessandro De Benedittis

p. 14

Teresa Casino

p. 14

Francesca Mazzilli

p. 14

Camilla Checchia

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Davide Labartino

p. 15

Articoli di redazione

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29 anni, allieva diplomata della Scuola delle Arti della Comunicazione del Teatro delle Molliche di Corato. Laureata in legge, ha approfondito il settore del commercio estero. Oltre a continuare a maturare esperienze nell’ambito legale, ha svolto attività presso un ente pubblico che si occupa di internazionalizzazione delle imprese e ha collaborato con esperti di rischio sul credito. In concomitanza col resto, da qualche anno sta cercando di coltivare le sue doti di scrittura. Ha scritto un’opera teatrale interpretata da Francesco Martinelli dal titolo “Fiori di Plastica”; cura la rubrica “Pianeta uomo” sul portale web “Andrialive.it”; è in lunga attesa nella trafila dell’editoria per la pubblicazione di un suo libro. Appassionata di scienza e filosofia. E’ convinta che il mondo si accenda e si spenga perché esistono le illusioni, ma una volta accortisi di ciò è sempre luce.

Dirige la Scuola delle Arti della Comunicazione. Diplomato attore a Milano, specializzato in regia e in drammaturgia musicale a Prato, in Commedia dell’Arte a Reggio Emilia. Ha studiato con i maestri: Gregoretti, Albertazzi, Biswas, Brivio, Corsetti, Fava. Ha scritto numerose opere teatrali tutte rappresentate. Insegna pedagogia teatrale. Non attende di diventare grande ne aspira a fare qualcosa di diverso rispetto a quello che vuole fare ora.

Periodico di informazione e critica culturale a cura della

Scuola delle Arti della Comunicazione Centro di Educazione Teatrale del Teatro delle Molliche Via Ruvo, 32 - 70033 Corato (Ba)

http://pierrotweb.wordpress.com Progetto grafico ed impaginazione Danilo Macina In copertina:

“Nella mia giungla” Affollata giungla dei miei pensieri, luce scorgo tra le fronde. Il sole è così irraggiungibile. Neanche sul più alto dei tuoi rami la quiete mi accompagna. Danilo Macina Stampa digitale a cura di: Graziani Arti Grafiche S.r.l. S.P. 231 km. 31,600 - 70033 Corato (Ba) www.graziani.it Il contenuto degli articoli riflette esclusivamente il pensiero dell’Autore e non è necessariamente condiviso dalla redazione di Pierròt. L'unico responsabile è l’Autore che ha fornito i materiali, i dati, le informazioni o che ha espresso le opinioni. Qualora il lettore riscontri errori o inesattezze è pregato di rivolgersi a pierrotweb@libero.it che si impegnerà a correggere o rimuovere informazioni che risultino inesatte o che costituiscano violazione di diritti di terzi. Tutto il materiale pubblicato (articoli, foto, illustrazioni, etc.) è coperto da copyright, tutti i diritti sono riservati, può essere pubblicato altrove, non per usi commerciali, dandoci preavviso e comunque citandone sempre la fonte.

Anno III - Numero 000. Chiuso in redazione il 27 marzo 2010. Chi volesse inviare articoli, foto, materiale, dare suggerimenti o semplicemente contattarci, può farlo scrivendo a: Pierròt c/o Teatro delle Molliche Via Monte Carso, 26 - 70033 Corato (Ba) o inviando una e-mail a pierrotweb@libero.it.

Si diploma alla Scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova. Ha studiato/lavorato, tra gli altri, con J. Alschitz, A. Milenin, J.P. Denizon, P. Byland, Cora Bos-Kroese, G. Borgia, S. Gonnella, G. Gotti, L. Sicignano, T. Ludovico. Nel 2007 fonda con Annika Strøhm l’associazione “Areté Ensemble”. Con Areté Ensemble ha realizzato i lavori teatrali “Studio K- La notte poco prima delle foreste” di B.M. Koltèa, la lettura integrale del “Vangelo secondo Giovanni”, “The problem” di A. R. Gurney Jr. ed i cortometraggi “Fenicotteri Game#1” e “Il compleanno di Sofia”.

Musicronista o musicista cronica, pianista e cantante, di teatro simpatizzante, curiosa e stravagante. Precaria insegnante ed artista errante.. E’ diplomata in Pianoforte, Canto, Didattica generale e del Pianoforte, laureata in Pianoforte indirizzo maestro di sala e palcoscenico e Canto ramo concertistico. Ha vinto numerosi concorsi internazionali e nazionali ed eseguito in I assoluta brani inediti in Italia e all’estero. Collabora con Lucio Dosso con il quale si è costituita in duo Canto e Chitarra. Affianca all’attività concertistica quella didattica, insegnando canto e pianoforte nelle scuole di Carrara, Massa e La Spezia.

Laureato in giurisprudenza con una tesi sulla liberta’ d’espressione e la censura cinematografica e opera da 10 anni nel campo delle produzioni multimediali. Ha insegnato didattica dell’immagine in decine di scuole, collaborando visivamente a teatro passando attraverso il genere documentaristico, la musicarterapia e l’attivita’ di videojoker in discoteca continua la sua originale sperimentazione artistica.

Regista, Musicista. Presidente del Centro Teatrale Universitario di Viterbo (1999 - 2002) e Direttore Artistico del CUT La Torre di Viterbo (dal 2002) . Studente personale di Ellen Stewart, La MaMa Experimental Theatre Club di New York e La Mama Umbria International di Spoleto.

Docente di Italiano e Latino presso il Liceo Classico “Oriani” di Corato. Ha esordito nel 1979, in campo letterario, con un’opera teatrale sulle lotte contadine di fine ‘800 in Puglia e si è dedicato alla saggistica storica.

Allievo diplomato della Scuola delle Arti della Comunicazione del Teatro delle Molliche di Corato...Il mio obiettivo in questa vita è di fare l’attore... e per fortuna lo sono... spero soltanto che questa vita duri più a lungo possibile. Penso che questo basti a farmi conoscere... il resto se vi interessa scopritelo da voi... Studentessa di lettere presso l’Università degli studi di Bari, curriculum “Cultura letteraria dell’età moderna e contemporanea”. Diplomata presso la “Scuola delle Arti e della Comunicazione” in qualità di attrice. Aspirazioni: fare del teatro il mio mestiere in qualunque forma o manifestazione: “ESSERCI”.

Studente di economia presso l’Università degli studi di Bari, membro dell’associazione teatrale studentesca “La compagnia del canovaccio” di cui è anche il presidente. Di lui dice: “ Mi sono avvicinato al teatro per curiosità, mi ha aiutato a combattere la mia seriosità e il mio cinismo e mi ci sono affezionato. Ora non posso più farne a meno”.

Allieva del terzo anno della Scuola delle Arti della Comunicazione e studentessa di lingue e letteratura straniera. Curiosa osservatrice e appassionata di arte, si è talvolta messa alla prova anche nella musica e nella pittura. Ha provato a meglio definirsi ma in fin dei conti si è rivelata un’incognita anche per se stessa. E in fondo le piace così.

Frequentano l’ultimo anno del Liceo Classico ‘’A.Oriani’’. Sono rispettivamente un disegnatore e uno sceneggiatore a tempo perso. L’allegro nichilismo di una bicromatica visone del mondo trova spazio nella tecnica del fumetto : il miglior mezzo, a loro detta , per dar vita attraverso le immagini, al disagio della cultura capitalista .

Allievo attore della Scuola delle Arti della Comunicazione. Frequenta l’ultimo anno di studio presso il Liceo Classico di Corato. Si dedica all’arte non per ammazzare il tempo ma per vocazione, non vive di realtà ma di sogni.

Allieva del primo anno della Scuola delle Arti della Comunicazione. E’ al secondo anno della facoltà di Scienze e Tecniche psicologiche dell’Università degli Studi di Bari. Allieva del corso propedeutico della Scuola delle Arti della Comunicazione.

Allieva del primo anno della Scuola delle Arti della Comunicazione. Frequenta il liceo classico “Oriani” di Corato. Un giorno supererà le correnti gravitazionali. Allievo del corso propedeutico della Scuola delle Arti della Comunicazione.


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Elisabetta Pastore

S

abato, 20 marzo 2010, ore 21.02. Sono seduta sul mio letto, in pigiama,

con il portatile poggiato sulle mie gambe.

progetto. Poi confrontati con me e con gli

anni mi innamorai di quel disegno su tela,

altri allievi.” – in questo modo mi congedò il

lo vidi in un posto pieno di tele, poggiato

maestro che sapeva della mia passione ed

sulla parete un pò più in disparte delle al-

era consapevole di trovare terreno fertile

tre. Quell’immagine era come la gioconda,

in me per quel genere di iniziative.

da qualunque parte la fissassi, mi fissava.

Io e Cesare prendemmo la via del ritorno.

Piansi per averlo, e ancora oggi continua

È ora di scrivere. Devo mettere giù un arti-

Per arrivare ad Andria, alle 10.30 di sera da

ad essere un piacere guardarlo mentre mi

colo per Pierrot, la rivista del mio Teatro.

Corato, si impiegano meno di 15 minuti, du-

guarda. Maestro, non può che essere Pier-

rante i quali in genere noi commentavamo

rot il nome che cercavo.”

Era sera, ero al mio secondo anno alla

le cose accadute a lezione, o facevamo di-

Non so quanto di tutto ciò che volli dire, il

Scuola delle Arti della Comunicazione del

scorsi su questo o su quello, rigorosamente

maestro udì. Ricordo che quel nome piac-

Teatro delle Molliche. Anno accademico

accompagnati dalla radio che cantava. Ma

que anche a lui, ma dovevo parlarne prima

2007/2008. Doveva essere gennaio, op-

il mio cervello quella sera, oltre che mezzo

con gli altri allievi.

pure dicembre, anzi novembre. Il vecchio

occupato ad ascoltare le solite storie, era in

Il progetto Pierrot partì a maggio 2008

locale della scuola, quello vicino la casa di

subbuglio alla ricerca di quel nome.

come progetto della scuola, poi per un pe-

riposo, era occupato da altri, non ricordo

Era fondamentale partire da un nome. Era

riodo io ne sono stata l’unica responsabile,

chi fossero, ne perché o per cosa lo stes-

come doversi preparare all’arrivo di una

e adesso è la rivista del Teatro delle Molli-

sero utilizzando, forse c’era l’imbianchino

creatura, e la prima e fondamentale cosa

che, ed è giusto che sia così.

che ripitturava i muri. No, improbabile. Bhè

da fare era cercargli un nome perché ogni

Ho un attaccamento particolare nei con-

poco importa adesso. Fatto sta che quella

cosa parte da un nome, tutto esiste solo

fronti di questo plico di carta, ci unisce un

sera io e due dei miei compagni di corso,

se identificabile in un nome. E’ un codice

legame genitoriale. E’ una creatura che in

Cesare e Beniamino, avevamo seguito la

di esistenza. Ed io in quei quindici minuti

qualche modo mi appartiene. Grazie a Pier-

lezione di dizione nei locali di una chiesa di

quel codice lo partorii, tutta sola, nella mia

rot ho potuto cominciare a scrivere perché

Corato, era la chiesa di… No, non ricordo

mente: PIERROT!

gli altri leggessero. Grazie a Pierrot, ho

neppure questo (lo chiederò a Beniamino

Non resistetti a lungo. Appena a casa, cer-

preso a fare i conti con le contingenze, con

uno di questi giorni, se mi risponde al te-

cai nella rubrica del telefono il numero del

le difficoltà di portare avanti un progetto

lefono). Insomma al termine io e Cesare ci

maestro Francesco. Lui aprì la chiamata e

editoriale, con gli ostacoli nel reperimento

intrattenemmo con Mariangela, l’insegna-

io dissi: E’ pierrot il nome, si chiamerà pier-

fondi, con lo scarso interesse dei lettori,

te, e col maestro Francesco fuori da quei

rot il giornale della scuola, maestro. Non

con la vita concreta, e mi sono resa conto

locali a parlare. Il maestro mi disse: “Elisa, e

può essere diverso. E’ il nome giusto, sarà

che non è sufficiente scrivere. E’ necessario

da un po’ che ci penso e credo sia arrivato

in bianco e nero come le cose della vita, e

molto altro che solo col tempo si raggiun-

il momento di parlartene. Ti andrebbe di

le sfumature le faranno gli uomini, sarà un

ge, se si raggiunge.

occuparti di una sorta di rivista o giornale

servitore umile e sensibile, sarà melanconi-

Io questo tempo lo continuo a coltivare,

…?” - Io non gli permisi di concludere la

co, oppure dolce, o allegro e sognatore, ma

non abbandono la mia natura, è la mia uni-

frase. Le parole “giornale”, “rivista” erano

pulito e onesto come un fanciullo che non

ca ragione di vita. Probabilmente è anche

una specie di miraggio per me, col pallino

sa mentire. Saprà restare seduto sulla luna

per questo che di sabato a inizio primave-

della scrittura che avevo fisso in mente da

a metà e avrà una lacrima perché è artista e

ra, resto a casa a scrivere, in attesa che si

tanto. “Certo, si, sarebbe bellissimo!!” - Così

ogni artista ha una lacrima che sta lì ferma

partorisca anche per me da qualche parte

risposi, con quella foga che ai tempi mi as-

in bilico su una guancia, senza mai cadere.

il nome che mi spetta.

saliva ogni qual volta si parlava di cose da

A casa, maestro, ho un dipinto che raffigu-

scrivere. “Pensaci su, pensa a un nome, a un

ra il fanciullo con la lacrima. All’età di sette

Sabato, ore 23.19. L’articolo è pronto. pierròt

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Francesco Martinelli

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E

se l’uomo morisse prima di morire?

con due fetenti fendenti Nedda e Silvio, in

Se ci fosse data la possibilità di morire

Rigoletto di Verdi si assiste nell’ultima sce-

prima di giungere al tempo prestabilito

na alla morte straziante della figlia Gilda da

della morte naturale e definitiva, riusci-

lui stesso colpita. Ma anche in alcune ope-

remmo a vivere la vita? Se conoscessimo

re in prosa non del tutto tragiche, spesso,

la morte come fine di tutto, probabilmente

capita al protagonista di morire, nel “Don

ci chiederemmo: “cosa serve continuare

Giovanni o il convitato di pietra” di Moliere

a vivere?” e forse rifiuteremmo la vita. Se

la morte di Don Giovanni segna il termine

conoscessimo la morte come passaggio

dell’opera se pur il sipario attende la tirata

alla vita eterna, probabilmente ci chiede-

comica conclusiva di Sgannarello. Il teatro

remmo: “perché vivere questa parentesi?”

ci insegna che la morte può essere “amata”

e forse sprecheremmo la vita. Non ci è dato

ed è a volte auspicabile soluzione. La morte

conoscere la morte prima di morire, così

in scena è recepita dal pubblico come ine-

preserviamo la vita. Confesso che da attore

quivocabile fine del personaggio e spesso

non ho mai avuto la possibilità di interpre-

dello spettacolo, mentre per l’attore è un

tare un personaggio che muore, e credo

termine, è un modo ordinato affinché tutto

che la fine degna di un personaggio può

si compia, senza aver la possibilità di mori-

essere morire. Magra ricompensa è uscire

re gli apparirà che c’è qualcosa di incom-

di scena da una porta, oppure con una

piuto. La morte del personaggio rigenera

lettera di addio; angosciose e terribili sono

l’attore. L’attore sicuramente conosce solo

per esempio le morti incompiute di Ibsen,

un modo per percepire la compiutezza

i suoi personaggi sono spesso prossimi a

della sua vita scenica: morire. Per gli esseri

morire e... tac, chiusura del sipario, come

umani il termine della vita è inesorabil-

da copione. La più grande ambizione di

mente la morte, questo è un dono, così

un istrione è chiudere lo spettacolo mo-

tutto si compie perfettamente e l’uomo

rendo in scena. L’Amleto da questo punto

si rigenera. Non è apologia! Sappiamo

di vista gratifica molti personaggi infatti il

dolorosamente che non è facile morire. Un

dramma termina con la morte di Claudio,

aneddoto narra di Moliere che da attore

Gertrude, Laerte e dello stesso Amleto,

veniva elogiato per il suo commovente

riservandosi l’ultimo decesso. Per non

modo di morire in scena, ma un giorno

parlare della tradizione del melodramma

venne spietatamente criticato dal pub-

che senza dubbio gratifica gli interpreti:

blico, proprio nella recita in cui davvero

Boheme di Puccini termina con la morte di

morì, la gente al termine dello spettacolo,

Mimì, Cavalleria Rusticana di Mascagni con

si racconta che abbia così commentato:

la morte di Turiddu, Carmen di Bizet con

“Questa sera è morto davvero male!”. E’ un

la morte della protagonista ad opera del

momento morire, è il momento dello spira-

pugnale di Josè, Pagliacci di Leoncavallo

re, rimettere l’anima, trapassare, decedere,

il pugnale spietato di Canio rende celebri

lasciare e abbandonare..... e se tutti questi


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termini hanno sicuramente una ragione-

senza capire, ascoltare senza sosta, vedere

Non ho potere.

vole spiegazione e una possibile giustifi-

senza che accadesse, come mi piaceva

Vomito tutto il coraggio in una pozza

cazione, il termine morire risulta arcano e

crollare, ero immerso nel tunnel del crollo.

in cui nessuno si disseterà,

suona poco rassicurante (ben lo usa Dante

Crollavo come Alice di Carroll Lewis prima

tranne ancora due porci

nel suo Inferno, dove è presente numerose

di giungere nel paese delle meraviglie. Il

dopo aver fecondato quattro maiali.

volte). Che pena morire, o pena di morte! Il

teatro deve credere nell’ascesa che può

mio teatro trova soluzione a questa nefa-

avvenire solo dopo il crollo. Rigenerarsi e

Attendo impaziente di essere svenato.

sta esperienza umana, ignorando la parola

resuscitare, questo deve essere compiuto,

Mi abbandono sotto un faro cieco

morte, e credendo ad un trapasso che av-

questo deve essere il fine del “teatro del

dove qualcuno sa

viene espiando e rimettendo l’anima al cie-

crollo”. Il crollo, però, per non divenire mor-

che lì, appoggiato

lo mentre il corpo cede e decede, l’uomo

tale, deve essere accompagnato da sani

alle fondamenta aride

lascia l’azione, abbandona la scena, e tutto

principi, da una forte moralità, da un credo

della torre d‘avorio,

si compie. Il mio teatro cerca la rigenera-

e unico credo, occorre attendere Mosè che

terminerà.

zione. Il teatro della drammatizzazione fine

scenda dal monte e porti i comandamenti

a se stessa, del “o cuore mio lacrimevole”

divini. Il “teatro del crollo” non fa finire la

Verrà, verrà, l’ora di crollare..

deve venire meno. La forza del mio teatro è

vita con la morte, nessuno deve giacere più

Il faro s’innalzerà al cielo

nel crollo. Il “teatro del crollo” ha la pretesa

sul fondo, si deve risalire e salire al cielo.

si piegherà,

del non volere dire nulla dicendo tutto al

Il teatro del crollo permette al pubblico

e poi tornerà

momento del compimento. Il “teatro del

di superare quella comune percezione

il bagliore a governare il mare.

crollo” prevede un atto di umiltà assoluta,

della morte come fine, insegnando a tutti:

è l’atto di chi si spoglia di qualsiasi potere,

pubblico, attore, personaggio, che la vita

ignora la comunicazione del comunicato,

termina con la possibilità di rigenerarsi.

e si attacca alla colonna per la flagella-

A nessuno va negata la resurrezione.

zione. Le sento le reazioni della gente, finzione di un pubblico assente: “non ho capito niente!”, “a me non è piaciuto!” “mi aspettavo di più!” “mahhhhh!”. Da bimbo, non capivo perché le tre anziane signore: Geniale, Leone, Bruno, radunate a casa di mia nonna recitavano insieme il rosario. Dovevo sacrificare la puntata “dell’Ape Magà”, che appariva molto più sbiadita di oggi essendo il televisore in bianco e nero, per partecipare a questo atto cerimonioso. Feci la mia prima esperienza da pubblico del teatro del crollo. Capii, allora, che non c’era nulla da capire, né loro recitavano per capire. Quanto mi piaceva partecipare pierròt

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Saba Salvemini

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R

ipeterò una stessa parola molte volte

ingegnano a fare qualcosa (rappresentare-

perdonate la volontà di non scegliere

volenti o nolenti) di fronte ad altri che

dei sinonimi, ma di battere e ribattere sullo

stanno a vedere.

stesso tasto. Grazie.

Si va beh…ma che fanno! Raccontano

Entro a teatro. Botteghino. Pubblico. Mi

una storia. La fanno rivivere, la rivivono

siedo in platea. Si spengono le luci di sala.

essi stessi, le danno vita, la evocano, la

Si apre il sipario. Salgono le luci di scena.

interiorizzano…tutte queste possibilità di-

Comincio a vedere. Cosa vedo?

pendono dal tipo di scuola/gusto teatrale/

Facciamo una piccola premessa idiota…

artistico di coloro che in concerto hanno

Ho una mela davanti a me. Cosa vedo? La

deciso di mettere su la storia….la storia!

risposta è una mela.

La storia è l’unica cosa che vedo, fatto salvo

Poi c’è chi dirà che vede il peccato origi-

per coloro che la “interpretano/rappresen-

nale, chi Sophie Marceau nel Tempo delle

tano”.

mele, chi la strega ed il potere degli incan-

La storia è ciò che rimane. Gli attori posso-

tesimi d’amore, chi sente appetito, chi si

no essere grandi o piccoli, ma la storia avrà

è commosso…ma innanzitutto vedo una

comunque il suo effetto.

mela. Lì c’è una mela. E senza la mela non si

Non vedo le parole, i pensieri, i sentimenti

potrebbero “vedere” tutte quelle belle cose

a proposito della storia, ma la storia. Lei

che non sono la mela, ma che la mela ri-

è matrice di tutti i possibili punti di vista,

corda o fa ricordare e che tutto sommato si

di tutti gli infiniti sguardi e desideri degli

può dire che non esistono. O quantomeno

spettatori.

non esistono lì, in quel momento, se non

Una storia chiara e comprensibile che re-

per colui che sta “guardando”. Di reale c’è

stituisca tutta la complessità di cui è fatta

solo la mela.

la vita. Tutti gli strati emotivi, intellettuali,

Quando il sipario si alza e gli attori si “agita-

corporei (per citare i principali elementi).

no” la prima domanda è: cosa vedo? E non

Non necessito di una spiegazione. Se ne

cosa penso, sento, provo a proposito di ciò

vedo un’interpretazione, un’idea registica,

che vedo. Il “cosa penso, sento, provo” di ciò

sarà ahimè una storia leggermente mutila-

che vedo svanisce con il mutare del tempo

ta quella che vedrò: una storia a cui uno ha

mentre ciò che vedo è matrice di ogni mio

voluto tarpare le ali in nome della supre-

pensiero, emozione e sobbalzo.

mazia del suo punto di vista. Punto di vista

Quindi rispondo alla domanda: “Cosa

unico e necessariamente riduttivo.

vedo?”

Piccola polemica: questo contorto nove-

- Rispondo tenendo sempre ben presente

cento ci ha un po’ disabituati alla storia e

che questa è una delle possibili risposte e

ne abbiamo perso il filo….

non la risposta…a cui difficilmente è dato

Ora come attore che mi vuol dire tutto sto

di esistere-.

po’ po’ di parole.

Vedo delle persone che sotto i riflettori si

Semplicemente che quando sono sul


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palco è della storia ciò di cui mi occupo. E’

il testo, a restituirlo, ad accogliere tutti i

La storia ha un che di miracoloso, mano a

tremendamente semplice. Non mi occupo

suggerimenti che mi da -e sono molti-

mano che cominci a raccontarla ci entri e

dei possibili sensi/significati della storia.

questo potrebbe non accadere. E’ possibile

cominci a partecipare sempre più. Sto un

Questi scaturiranno da essa in ogni caso,

poi raccontare la stessa storia in epoche

po’ dentro un po’ fuori. Non me la prendo

quanto meno cercherò di restituirli tan-

diverse, con diverse classi sociali…ma la

troppo a cuore, perchè si tratta pur sempre

to più saranno evidenti. Ogni qual volta

storia rimarrà sempre la stessa.

di una storia, ma nemmeno la faccio per

cercherò di restituire un senso preciso mi

Si può così dire che la storia racchiude in

fare perchè in ogni storia c’è sempre un

sfuggiranno tutti gli altri e la ricchezza del-

sé una sommatoria di infiniti sensi + uno

fondo di verità.

la storia svanirà. E che vuol dire occuparsi

(quello dello specifico spettatore che guar-

Di un grande fiume ne faccio piccoli rivoli

della storia se non che mi occupo di fare

da, cioè io).

più semplici, più piacevoli, da attraversare.

ciò che necessariamente deve accadere

Tornando all’attore:

Di ogni giornata sommo e gioco i singoli

nella storia perché questa vada avanti.

Come attore è possibile raccontare una

istanti che formano la vita. Vita che non si

L’azione. Quando questo mi è chiaro mi è

storia? Direi di si. E’ possibile raccontarla

può che acchiappare indirettamente.

anche chiaro cosa fare in scena da solo e

più volte facilmente? Direi di si (al peggio

Quando vado a teatro mi piace innanzi-

con i compagni.

può esser solo questione di esperienza).

tutto vedere una storia, una vita. Poterla

Ogni storia, come la vita, è estremamente

Quando sono in scena mi è più facile gio-

seguire in ogni suo minimo istante/detta-

complessa. Non si occupa mai di un solo

care per restituire una storia o per restituire

glio, poter stare con gli attori in ogni loro

senso, di un solo tema, di un solo sentimen-

uno specifico senso, sentimento, sensazio-

piccolo moto. Senza mai perderne il filo.

to, ma ne unisce molti, infiniti. Tant’è che a

ne, stato…? Per me è la prima. Sapendo

Per far questo necessitiamo di una storia in

parole è ben difficile spiegare cosa prova

che si tratta sempre di restituire una storia

comune. Storia che loro sanno e io no.

o pensa un determinato personaggio in

a questo punto potrei pensare così:

Una storia, una vita in comune che ci uni-

un dato momento. Ed è inutile che me ne

Tra le infinite storie ne scelgo una.

sce al di là dei nostri piccoli punti di vista

occupi quando gioco. Mi dovrò limitare

Racconto quella storia.

delle nostre piccole storie.

a fare quello che fa, restituendo altresì in

Così ho la storia di una pièce.

Una vita. La vita.

quell’azione il suo corpo, il suo pensiero ed

Ho poi la storia di un atto.

i suoi sentimenti…cioè dovrò fare una sola

La storia di una scena.

cosa. Quello che si è deciso di fargli fare.

La storia di uno scambio di battute.

Farò quello e basta! (Ciò che dico a parole

La storia di una battuta.

suona complesso, ma ai fatti è estremamen-

La storia di un piccolo cambiamento.

te semplice -necessita di approfondimenti,

Ed io non ho da far altro che restituire poco

ma non in questo piccolo scritto)

alla volta e con calma tutte quelle brevissi-

A questo punto si potrebbe dire che la

me e dettagliate storie che si susseguono

storia di Cappuccetto rosso, per esempio,

una all’altra e che assieme formano la sto-

la sappiamo, ma quando dobbiamo farla/

ria che ho scelto.

metterla in scena entrerà necessariamente

Da una storia ci ritroviamo con infinite

un punto di vista, una visione registica…

storie sempre più piccole sempre più det-

rispondo ”si e no”. Se mi limito a far si che la

tagliate, ma pur sempre storie che posso

storia si racconti da sola, a mettere in scena

giocare. pierròt p.05


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Lucia Lazzeri

peruviano…Ogni edificio coratese ha que-

una gitarella nei dintorni: magnifico!…..Ho

sta specie di appendice esterna, una sorta

scoperto Mantova al Sud: le facciate degli

di proiezione, all’esterno, della casa, atta a

edifici con le loro pietre bocciardate mi

promuovere (o almeno questa è stata la

ricordano il Palazzo dei Diamanti, con in

mia interpretazione) gli scambi verbali e

più una stupenda terrazza sul mare e nien-

materiali tra una casa-linga e l’altra. E devo

te nebbia! La cattedrale ci guarda severa

anche rivedere l’errata convinzione che il

dall’alto: torneremo la prossima volta per

sud sia sporco e poco valorizzato.

vedere l’interno!

...Ma la dimora più bella è stata: La Dimora!

Il mattino volge al desìo: ci aspetta una

Sabato 23 gennaio A.D. 2010, parto in laa-

B&B sito nella city, una chicca! Ogni angoli-

lunga giornata e nottata (il RIENTRO!).

aargo anticipo alla volta di Pisa aeroporto,

no era curato, lindo e confortevole.

Ma prima….ho il piacere di assistere ad

con arrivo 4 ore prima della partenza (mai

E che dire della toscana di nascita, ma pu-

una mise en scène degli allievi della scuola.

successo, ma pericoloso: al duty free ho

gliese di adozione, Valeria, che in 4 e 4 =8

Macché scuola!

un colpo di fulmine per un giubbotto rosa

ci ha rifocillati a dovere nel suo antrino il

Quello che ho avuto davanti è stata una

fucsia, che rimane così attaccato alle mie

Piccio, senza un capriccio?

performance da veri professionisti ed i

mani!).

Dopo il dovere (burp!) il piacere: il Teatro

complimenti vanno anche ai coordinatori:

Dopo il fattaccio raggiungo il top della

delle Molliche non è fatto di pane, come

troppo facile avere tra le mani dei grandi

compagnia T.O.P. e prendiamo posto

la casa della strega di Hansel e Gretel, ma

artisti per fare un grande spettacolo!

sull’ala.

è il laboratorio-scuola-teatro-auditorium-

Il nostro copione si ripete, anche se non è

Ryan Air ci porta sani e salvi all’aeroporto

fucina-bottega, che hanno creato in que-

mai la stessa cosa: adesso abbiamo in più

di Bari dove conosciamo il nostro ospite:

sta cittadina uno spazio culturale e sociale

i suggerimenti dei nostri amici pugliesi, di

Francesco, artefice dell’iniziativa cui pren-

mica da ridere!

cui faremo tesoro.

deremo parte, Resistenze - simpatica e

Corato, ossia la patria degli artigiani, delle

Mi ero ripromessa di essere breve, ma spero

coraggiosa scorreria tra le arti -e per l’occa-

piccole/grandi cose: è là che avremo il no-

che tra le righe sia rimasto un po’ del profu-

sione anche autista.

stro debutto.

mo, del vento (del freddo!), del mare della

Alla performance segue una discussio-

Puglia e del calore della sua gente…..

A

nte fatto

Primo fatto

ne: mi sento un po’ al Teatro Parioli e mi

L’azione si svolge a Corato.

aspetto da un momento all’altro l’arrivo di

Dopo fatto

Corato, provincia di Bari, niente a che fare

Maurizio (Costanzo, N.d.R.). Tutto bene, mi

Ogni esperienza porta sempre con sé un

con la coratella (battuta super scontata,

piace abbattere il muro divisorio che spes-

arricchimento che parte dal cuore e arriva

dato il periodo di saldi!).

so (nell’opera soprattutto) separa il pubbli-

al cuore di chi la

C’era una volta un balcone e, si sa, da cosa

co dagli artisti: così dimostriamo anche di

prova.

nasce cosa, anzi, da casa nasce casa mi ver-

essere in grado di parlare!

……Per ciò, cari Coratesi, non accoratevi:

rebbe da dire!

L’uditorio è uso a questo dibattito, noi, un

non avete visto Carrara!

Entrando nella vostra bella e…Curata citta-

po’ meno, ma contiamo di far meglio la

dina sono stati proprio i balconi ad avermi

sera seguente.

colpito; ogni casa, casina, casona, casupola, catapecchia è fornita di un (a volte anche

Secondo fatto

di più) balcone:

L’azione si svolge a Trani, città della pietra.

minimalista, ornato, apotropaico pseudo

Il giorno seguente Francesco ci propone

p.06 pierròt


03/2010 #000

Michele Pinto

Fratelli d’Italia SI PUO' PARLARE ANCORA OGGI DI UN' UNITÀ NAZIONALE? LA CELEBRE FRASE DI MASSIMO D'AZEGLIO: " SI È FATTA L'ITALIA, ORA DOBBIAMO FARE GLI ITALIANI RISULTA OGGI ANCOR PIU' PROFETICA, VISTO CHE L'IMMAGINE CHE ALL'ESTERO SOPRATTUTTO LA GENTE HA DI NOI, COME DI FACENTI PARTE DI UN POPOLO DI NAVIGATORI, POETI E SANTI, ORIGINALI PIENI D'INVENTIVA E AUTORI DI UNO STILE DI VITA DAVVERO UNICO E AMMIRATO NEL MONDO, SI SCONTRA MOLTO SPESSO CON L'IDEA DI UN ITALIA FOTOGRAFATA DAL DI FUORI COME IL PAESE DELLE SCAPPATOIE, DEL NEPOTISMO, E DEL CATTIVO COSTUME IN GENERALE. LA CULLA DEL DIRITTO È OGGI NON SOLO LA FORNACE DELLA BELLA VITA, MA SOPRATTUTO LA FABBRICA DELLA MALAVITA! pierròt p.07


#000 03/2010

Rolando Macrini

Mi spiego:

umane del processo creativo; io so che alla

a teatro tutto si compone, come nella vita,

battuta: «…bambino mio…» alcuni attori

di tempo e di spazio, ma a teatro il tempo e

ridono di cuore, altri, senza capire, igno-

lo spazio sono organizzati perfettamente,

rano l’evento.

come un treno a vapore. Tutto va organiz-

Il codice dunque è l’elemento di comuni-

zato e tutto nell’azione spettacolare regola

cazione esoterica che nasconde al suo in-

l’allestimento dell’ARTE.

terno i trucchi del teatro, unisce e accorda

Pertanto, quello che solo e sempre si può

tutte le arti che a Teatro convivono.

vedere sul palco, facendo una riduzione

Il codice è teatro stesso, perché all’interno

sistemica e logica: è suono e movimento.

del termine si nasconde, intriso come seme

L’organizzazione del suono e del movimen-

atomico, l’atto della rappresentazione.

to è dunque racchiuso nell’input-codice:

La Rappresentazione è di per sé codice,

esso è l’unico vero dio capace di far vivere

indice, luogo di immagini e poetica.

uno spettacolo.

Il Teatro è quindi un Codice di Comunica-

Faccio un esempio: «Vedo in scena un

zione.

uomo seduto a terra a gambe incrociate, poi si alza e nel momento in cui lo fa ac-

Vedere scritto dietro la quinta “caduta al

cadono contemporaneamente molteplici

cielo” i codici del mondo del teatro mi han-

cose: la luce cambia colore e una dolce

no fatto pensare. In un freddo pomeriggio

musica di Vivaldi sale nell’aria, dal traliccio

newyorchese, senza carrucola, mi sono

cade giù una splendida neve di polietilene,

accorto che il teatro è solo una questione

infine vedo entrare dal fondo una serie di

di codici e ogni codice controlla e redige le

palloni giganti di plastica, diametro varia-

entrate e le uscite, le musiche, le luci, la vita

bile da 1 a 2 metri, di diverse dimensioni ».

e la morte dello spettacolo.

L’uomo si è solo alzato in piedi ed è solo

Il Codice è un accordo tacito tra “adepti”.

una questione di codici.

Gli “adepti” sono gli unici possessori dei

enso sempre a quella quinta caduta

I codici innescano il lavoro del teatro, è

codici.

dal cielo. Ci penso sempre perché è

chiaro, gli attori sono una componente

I codici servono per cambiare il mondo,

esempio della semplicità di cui si compone

fondamentale, ma senza codici-input-cue,

perché a questo mirano gli attori.

il mondo fittizio e falso del teatro. In realtà

il teatro, inteso come organismo, non

Il Teatro è pertanto un accordo tacito fatto

dietro quella quinta è celato un concetto

vivrebbe, non mostrerebbe la sua anima di

di codici.

profondo dell’arte drammatica: il codice.

“prestigiatore - incantatore di serpi - luogo

Il codice, come si sa, è un termine che può

incantato – fabbrica di sogni”.

p.s.: Le carrucole le abbiamo trovate, erano

abbracciare molteplici discussioni e temat-

La cue, l’input, è chiaramente associabile a

2/3 strade più a sud, presso Lafayette ST., in

iche, ma nel mondo del teatro abbraccia

qualsiasi tipo di gesto attoriale, ma spesso

un negozio di sport, nella sezione trecking

con semplicità quello che può essere

si usa il testo come connessione per l’inizio

e alpinismo.

definito input, imbeccata o CUE in inglese.

di alternative sceniche. Il codice è il teatro e

A New York tutti fanno freeclimbing sui

Il codice, l’input, riveste a teatro il teatro.

in esso vengono secretate le testimonianze

grattacieli, pensate a King Kong, NO???

Il Teatro è codice, Codice è il Teatro

P

p.08 pierròt


03/2010 #000

Franco Vangi

- teatro è terapia, cura delle affezioni emo-

come dimenticanza

di valori etici che

tive, anche dei risentimenti e ruvidi egoismi

sembrano obsoleti e appesantiti di noia e

perché l’uomo non è un ‘essere razionale’,

staticità corrucciata

ma emotivo e legato ai bisogni elementari

T

eatro Teatro Teatro!

- Teatro: luogo di svago o di riflessione?

- utopia: chi (politico o teatrante o scrittore - il teatro greco-classico di Epidauro, per-

o Godot benefattore dell’umanità) è in

fetto cerchio nella Natura, aveva accanto a

grado di “accendere” una nuova idea?

sé locali e apparati di medicina

Per esempio, un concorso teatrale a livello

- o svago (musical, cabaret demenziale)

nazionale tempestato da messaggi medi- non c’è più nel mondo attuale la centralità

atici (finalmente sposts a fin di bene!) per

- o riflessione (prosa:dramma, commedia e

dell’Essere, l’organicità di una vita integrale

chiamare a raccolta le energie creative

altri generi ibridi)

dipendente da valori centrali, ma la frantu-

degli scrittori di teatro e “salvare” questa

mazione della coscienza nei bisogni reali o

nostra Italia dormiente, avvilita e “ferita al

indotti dal consumo

cuore”?

- oppure svago e riflessione insieme perché attraverso la riflessione si produce lo svago come “catarsi”,

- il teatro, quindi, ha perso l’organicità

attraverso la “leggerezza” dello svago si

vitale che s’impiantava su miti condivisi

possono indurre idee forti e impegnate

e soprattutto lo “svago” oggi è concepito

Antonio Marzolla

La vita vola come un aquila nel cielo

così fioca e imbrunita.

e tanto più è vigoroso quel volo tanto più è

emozionante.

In quei battiti così forti e torbidi dati da

quelle parole non dette da quei gesti bloc-

Il vento soffia tra i rami degli alberi

cati

sulle vette delle montagne più alte

perchè la mente non sapesse cosa il cuore

e sulle increspature degli oceani più pro-

dicesse.

fondi eppure il suo rumore è sempre uguale ma le vibrazioni che produce cambiano in continuazione facendo alterare i battiti de cuori in grado di percepire queti cambiamenti. Ore vuote,giorni inerti fate spente nelle notti buie un canto dolce quasi silenzioso avvolge la luna pierròt p.09


#000 03/2010

Alessia Vangi

‘antropofisicifilosofici’. Certo è che l’uomo

sottomettere dalla frenesia del vuoto. Vuo-

ha sempre avvertito l’esigenza di comuni-

ta è la virtualità. Vuota perché virtuale. Non

ilioni di anni fa, in un passato al-

care-comunicarsi, trasmettere ai posteri e

dovremmo dimenticare gli infiniti vantaggi

quanto remoto,quando l’aria aveva

migliorarsi.

della Tecnologia, dea dei nostri tempi. Ma

un odore diverso e la terra un diverso

Oggi esiste la stessa e vitale esigenza di

non dovremmo dimenticare quell’ominide

sapore, un ominide si aggirava stupito

graffiare sulle multiformi pareti della mo-

e angosciato in una natura leopardiana-

dernità segni tangibili e duraturi della cre-

mente madre e matrigna. La lotta per la

atività, dell’estro,prerogative umane dalla

sopravvivenza era all’ordine del giorno:

notte dei tempi. La scintilla che si accende

procacciare il cibo, accendere il fuoco, sce-

nell’Uomo e che divampa nel fuoco sacro

gliere una caverna. Proprio nella caverna il

dell’arte si è manifestata in tutte le epoche

primo richiamo dell’anima a cui l’ominide

e in diverse forme. Cambiano i codici, i

ha risposto: i graffiti. Pareti corrose da dita,

contenuti, i messaggi perché cambia la

pietre, legnetti. Ma i colori? Eccoli ricavati

Storia. Ma è innegabile che l’Uomo abbia

dalla madre Terra. Perché mai in un mon-

questa ‘potenzialità’, nel senso che ‘può’

Per citare un vecchio slogan che è riposto

do primitivo colmo di tante oggettive

scegliere se assecondare la sua natura di

nella mia memoria: spegniamo la tv-

difficoltà, l’uomo si è ‘preoccupato’ di attin-

‘Uomo’ prima che di uomo della modernità

computer e accendiamo il cervello-cuore.

gere i colori dai fiori? Risposte altamente

e abbandonarsi all’Arte.

OFF-ON.

scientifiche, frutto di millenari dibattiti

L’” Homo Technologicus’ rischia di farsi

Giacomo Petrizzelli

diverse rassegne teatrali a livello nazionale

associazione completamente autogestita

ricevendo importanti riconoscimenti.

e autofinanziata.

Sull’onda dell’entusiasmo e della soddis-

L’obiettivo che si propone l’associazione

o scorso 20 febbraio 2010 un gruppo

fazione derivante dalle suddette esperien-

è principalmente, come già detto, la pro-

di studenti ed ex studenti dell’Istituto

ze maturate e con la volontà di crescere e

duzione e messa in scena di spettacoli

Tecnico Commerciale “Padre A.M. Tanno-

raggiungere nuovi traguardi Luigi Ciprelli,

teatrali, senza però trascurare le innumer-

ia” ha costituito un’associazione teatrale

Margherita Curci, Gianni Guglielmi, Angela

evoli possibilità di arricchimento culturale

studentesca denominata “La compagnia

Di Gioia, Gianluca Giaconelli, Annamaria

e personale di cui un’attività come questa

del canovaccio” che si propone il fine di

Leo, Francesca Lucia Perrone Giacomo Pe-

è foriera.

produrre e mettere in scena spettacoli

trizzelli, Stefan Victor Pirnus, Rosita Sciscio-

Dopo aver partecipato a tre rassegne tea-

teatrali.

li, Tamara Tarricone e Michele Zucaro, con il

trali a livello nazionale nel corso della pros-

Venuti a contatto col mondo del teatro du-

supporto morale e materiale del dirigente

sima primavera con una rivisitazione de “Le

rante il percorso scolastico, alcuni di questi

scolastico dell’Istituto Tecnico Commer-

Nuvole” di Aristofane, la prima importante

ragazzi hanno già messo in scena diversi

ciale “Padre A.M. Tannoia” Prof.ssa Caterina

tappa per “La compagnia del canovaccio”

spettacoli sotto la direzione del Maestro

Montaruli e del Maestro Francesco Marti-

sarà quasi certamente la messa in scena di

Francesco Martinelli, tra cui “Il rinoceronte”

nelli hanno deciso di abbandonare i panni

uno spettacolo (ancora in fase di elaborazi-

di Eugène Ionesco, “La nuova colonia” di

di semplici allievi all’interno di un’attività

one) all’interno del calendario de “l’Estate

Luigi Pirandello e “Le Nuvole” di Aristo-

prettamente scolastica per mettersi in

Coratina”.

fane, alcuni dei quali hanno partecipato a

gioco in prima persona attraverso questa

M

L

p.10 pierròt

e le sue pitture rupestri. Liberi dalla retorica e dai luoghi comuni, necessario sarà il recupero dei libri e delle ‘odorose carte’. Non serve e non si deve tornare indietro. Siamo proiettati inesorabilmente verso ciò che sarà. Ma se non esiste ‘ieri’ e ‘domani’ e ci si preoccupa solo dell’OGGI davvero arduo sarà il recupero dell’ “humanitas”.


03/2010 #000

Alessandra Mazzilli

recitazione, in quel breve momento che

le pinze, non le negai, per analizzarle dia-

precede l’inizio, cinque minuti press’a poco,

letticamente, inserirle in un meccanismo

ero con un paio di colleghi allievi-attori e

di “dunque” e “perché”, quello di cui vi sto

discutevo di cose a tratti utili, a tratti meno.

rendendo partecipi, perché nulla va nega-

“però, fino ad ora ho scritto solo un articolo

to, piuttosto va compreso perché diventi

su pierrot in tutto questo tempo”, fu quello

un altro mattone nella propria consape-

che ad un certo punto della conversazione

volezza. E come biasimarmi d’altronde? Io

pensai ad alta voce. E “tutto questo tempo”

cercavo il giornale, ma il giornale non c’era.

erano pur sempre più di due anni e mezzo.

Cercavo disperatamente di capire Pierrot,

Ci riflettei progressivamente, difficilmente

eppure ciecamente.

faccio qualcosa senza un perché e senza

“Ciecamente”, non è una parola usata per

conoscere quel perché. Mi resi conto che

caso, perché in fondo, Pierrot si spiegava

in effetti Pierrot è nato l’anno in cui io ho

da solo, nel suo stesso semplice eppure

cominciato il mio percorso nella scuola

significante nome. “Paroleimmaginiemo-

delle arti e delle comunicazioni e non

zionirealtàraccontiosservazioniteatrali”.

avevo accolto il suo arrivo senza interesse;

Pierrot non era un giornale, era “Paroleim-

mi piaceva scrivere e in qualche modo mi

maginiemozionirealtàraccontiosservazio-

piace ancora eppure Pierrot aveva visto

niteatrali”. Cercai le parole e c’erano, cercai

sporadicamente la mia partecipazione. Lo

le immagini ed erano là così come le realtà,

er onestà nei confronti del lettore, ri-

avevo sempre saputo è ovvio, ma la nostra

i racconti, le osservazioni. E il “teatrali”?

tengo sia utile introdurre il mio scritto,

coscienza è maledettamente esperta nel

“non tutto parla del teatro, quello stretto

per quanto timido esso sia: Mi riesce molto

nascondere le sue ragioni e così finalmente

tra quinte, palcoscenico e pubblico!” disse

difficile imprimere un pensiero nudamente

me lo chiesi esplicitamente: perché? Riana-

la mia vocina rompicoglioni(se mi passa-

per così come è, ma in questo caso specifi-

lizzai tutti i miei comportamenti passati, le

te il termine), ma in fondo –conclusione

co, ho creduto fosse utile farlo ed è quello

reazioni che avevo avuto nei confronti dei

pur soggettiva e a tratti ardita- la vera

che proverò a fare nelle prossime righe.

numeri di Pierrot, come tante volte facil-

sostanza del teatro non è realmente nella

Quello che leggerete –per lo meno a livello

mente i miei giudizi intransigenti sembra-

materialità delle quinte e del palcoscenico,

consapevole- cerca di non presumere nul-

vano cercare il famigerato “pelo nell’uovo”

tantomeno nella materialità del pubblico

la, semplicemente esso rappresenta la “o”

così caro –per sfortuna- alla nostra società

o dell’attore- guai fosse così!-; il teatro è la

che in Pierrot sta per “osservazioni” , le mie

–ah quando Menandro diceva “guardi il

“t” non detta eppure presente nella parola

questa volta, e come tali per nulla indiscu-

pelo nell’occhio dell’altro e non vedi la tra-

“pierrot”, quello che Pierrot fa e non ha mai

tibili. Una operazione che a mio parere re-

ve nel tuo occhio!”-. “troppo diaristico” ho

smesso di fare e quello che rende Pierrot

cupera alcune caratteristiche del momento

spesso detto; e di nuovo “perché qualcuno

un luogo necessario: il pensiero libero,

della rottura del silenzio, che non troppo

senza conoscerlo dovrebbe prenderlo

senza pretese.

tempo fa anche la mia classe metteva in

in libreria ed interessarsi a queste cose?

pratica durante le lezioni di recitazione. Un

Dov’è l’interesse pubblico? Non lo pren-

pensiero libero senza pretese.

derebbe chiunque in mano, questo non è

Forse un mese fa, ero a lezione di

un giornale”. Ripresi le mie espressioni con

P

pierròt p.11


#000 03/2010

Michelangelo Clemente e Michele Menduni

p.12 pierròt


03/2010 #000

pierròt p.13


#000 03/2010

Alessandro De Benedittis

C

redo sia opportuno informare il lettore di questa rivista che le poesie che ho qui pubblicato fanno parte di un unico più grande lavoro nel quale le poesie hanno un legame consecutivo fra loro e non sono da considerare solamente nella loro unicità. Per questo numero di Pierròt viene riproposto il testo del numero precedente, ma nei prossimi numeri, naturalmente, questi testi non verranno più riproposti ma ne verrà pubblicato il seguito. È importante anche informarvi che “Prologo”, “Intermezzo meditativo” e “Momento primo” non sono i titoli delle poesie ma una suddivisione temporale. L’intera raccolta ha nome di “Messa funebre per un Vagabondo”, che non va considerato come titolo ma semplicemente come nome di tutto il lavoro, in quanto ne dichiara l’essenza. Buona lettura.

PROLOGO Un giorno un vecchio, bianco Vagabondo Disse al mondo: “ci ebbero insegnato che la poesia cantava i mistici e infiniti Dei che da quel canto prendevano vita.

Teresa Casino

Francesca Mazzilli

p.14 pierròt

Ma gli dei divennero una statua sbiadita. Ci ebbero insegnato che la poesia Cantava le imprese della Ragione, che del creato dava dimostrazione. Ma la ragione divenne un pesante mattone. Ci hanno sempre insegnato che la poesia Era il canto del popolo, della patria Ché fossero esempi di civiltà morali. Ma i popoli non han più patrie: siam tutti uguali. Ci hanno sempre insegnato che la poesia Era il canto della sublime Natura Che respirava al ritmo del verso umano; ma la natura è secca, sola nel suo vaso. Ora ci insegnano che la poesia Canta gli ascosi misteri dell’uomo Da sempre indiscusso padron del mondo; ma adesso l’uomo è cieco,adesso l’uomo è vuoto!” “Sconosciuto, ho imparato che adesso la poesia da cantar non ha più nulla, più nessuno che l’ascolta. Sconosciuto, Ho imparato che la poesia ormai è morta!” Mentre riprese il meccanico riviver della gente, Detti l’estremo saluto al Vagabondo che si spense… INTERMEZZO MEDITATIVO In quel tempo non fu gioia E non fu malinconia; Non fu discesa o salita Non fu prosa ne poesia; E non fu morte ne vita Non seppi cos’era: Noia! In quel tempo, che lontano non è ancora,

Non aveva essenza la mia esistenza, non aveva soggetto la mia essenza nei mercati di piazze, bisbiglianti esistenze equivoche, suoni vacui; non aveva soggetto la mia essenza in quella notte opaca senza stelle, dei dedali deserti senza uscita, li dove si brucia l’adolescenza su grigie spirali di rara vita cercando una facile intelligenza. MOMENTO PRIMO Non per caso t’incontrai una sera in strada Cane Vagabondo, di un’ era andata, spirito nostalgico, che ti trascini per questi marciapiedi abbandonati; mentre noi ci adagiamo sui nostri agi. Ma lo sguardo tuo ricolmo bastò Bastò uno schioccante mio svogliato no! Per te che, ancor animo infante, intendi Gli opposti sensi dei nostri spenti segni. O tu malato e pover cenobita, senza più tempio e di solitaria vita, di te è rimasto il ticchettio sull’asfalto, di te è rimasto l’anelar randagio per te resta solo un indifferente sguardo. Non per caso t’incontrai Cane Vagabondo, perché ora che leggo di te solo il ricordo, ora che non so dove sei, che non so chi ero, sarai la mia guida e cercarti sarà il mio sentiero.

Gelo nel mio cuore, gelo nella mia anima, un solo ghiacciaio è il mio corpo privo d’emozione e di vita. Nulla resta di quella antica felicità, di quel sorriso da ragazzina che illuminava perfino il sole, solo una lacrima, angoscia, amarezza, un cuore in frantumi,

un pessimismo senza fine, un amore tanto bramato ma perduto. Che ne è di un’amica apatica? Come un pozzo senza fondo la cui fine non si scorge, così la tempesta del mio cuore non trova approdo se non nel porto quieto del fratello Giovanni.

Meraviglia lucente, sei sempre tu che splendi e non ti spegni mai. Una cosa non è forte con te... l’ACQUA. Occhi di fuoco splendete verso me, avvicinatevi, sono io che vi parlo... ...luce, buio e anime, avvicinatevi, voglio vedervi. Siete veramente voi che rendete gioioso il mondo? Non si sa ma una cosa è dentro di voi, “ANIMA E FORZA”. Buio, io mi incanto a vederti...

...vedo in te un grande animo. Quelle stelle ti hanno ringraziato perché sei tu che le rendi visione, voli. Buio, mi fai rendere calma. Sei tu che mi avvolgi nella tua immensa coperta di lana blu... muri grandi ti divideranno e triste sarai.


03/2010 #000

2

Camilla Checchia

2 gennaio 2010: questa sera è successa una cosa interessante, che a mala pena riesco a spiegarmi, dato che non so cosa sia accaduto esattamente (quest’anno,lo confesso,il mio cervello si rifiuta di capire molte cose…); mi recavo a Scuola per frequentare la lezione come ogni venerdì,entro e trovo tutti i miei colleghi nell’ingresso,così mi fermo con loro…ad un certo punto vedo entrare due allievi del secondo anno. Vedendoli, o meglio vedendoli entrare in quel luogo, che non ho ben capito (ancora) come chiamare se “teatro” o “stanzone con le sedie e le quinte”, rimaniamo fermi nell’ingresso credendo che il maestro volesse parlare con loro, che dovessimo aspettare il momento in cui potesse iniziare la lezione. Invece no. Gli allievi del secondo anno ci vengono a chiamare esordendo con “Che succede qui? Avanti entrate”, probabilmente sorpresi quanto noi. Il maestro aveva deciso che per oggi avremmo fatto lezione insieme per poter rendere possibile un confronto; e altroché se c’è stato! –almeno per quel che mi riguarda. All’inizio devo dire che ho avuto non poche difficoltà ad abituarmi alla loro presenza, alla presenza di persone che non sono, o non erano, a conoscenza dei miei progressi o delle regressioni che ho fatto nel mio percorso dal Propedeutico ad oggi. Così mi sono estraniata,ho cercato di non pensare a loro che erano lì,a loro che mi guardavano e probabilmente giudicavano il nostro essere “classe del primo anno” e soprattutto il nostro “modo di essere classe del primo anno”; abbiamo fatto esercizi tecnici,sullo sguardo e sul gesto,un intermezzo teorico

Davide Labartino

I

l mio primo vero palcoscenico! L’esperienza è iniziata quando un giorno il mio maestro Francesco mi ha proposto di far parte di una rappresentazione teatrale: la rivisitazione del “ Piccolo Principe” fatta proprio da lui. Mi spiegava il fascino del recitare, ma anche il sacrificio che si doveva fare per andare in scena dopo tre settimane circa. La mia risposta fu immediata: “Sì”. Il mio primo vero palcoscenico! L’immaginare me stesso sul palco insieme al mio

sulla cosiddetta maschera vitale e maschera caratteriale, tutti argomenti da loro già affrontati,il che,onestamente,mi ha fatto sentire in dietro,mi ha fatto capire che la strada è ancora molto lunga e che non è sentendomi cretina in tutto ciò che faccio potrò capire che cosa vuole il maestro da me,che tipo di sforzo io faccia. Comunque sia,penso che il maestro non ci abbia detto che avremmo fatto lezione insieme a loro perché altrimenti ci saremmo preparati psicologicamente ad avere un confronto con loro, ci saremmo preparati al fatto che alcuni di noi avrebbero potuto lavorare ancora una volta con ex-colleghi del Propedeutico e il confronto non sarebbe avvenuto. Ma ora veniamo al dunque: è stato interessante perché ho potuto osservare i progressi e gli obiettivi che si raggiungono,o che non si raggiungono, di anno in anno,ho osservato come con l’impegno si possono ottenere determinate componenti necessarie ad una crescita artistica seria, attenta e voluta,ho osservato quello che potrei essere in grado di fare io e, inoltre,in che modo lavorano gli altri allievi. E…ehm… devo proprio dirlo,la differenza tra il Propedeutico e la Scuola, non sta solo nel fatto che ci sono più docenti e che si fa dizione, no!, ma sta nell’adozione di un costume, nell’aumento della serietà e del rigore, nella precisione e nell’approfondimento della tecnica che siamo chiamati ad utilizzare con parsimonia (come la creatività) e anche nell’aumento delle richieste che il maestro farà al gruppo e al singolo allievo; la differenza la sento sulla pelle e ogni tanto mi pesa, mi pesa il fatto che le responsabilità che crescono mi fanno perdere che libertà che avevo che non era nel

potermi vestire come volevo ma nel poter interpretare un’esibizione non circoscritta ad autori specifici di anno in anno ma in base agli obiettivi che andavano raggiunti terminato l’anno. Tirando le somme di questa lezione,dico che sono cresciuta sentendomi piccola, sono cresciuta perché ho imparato a temere meno il confronto. La paura c’è ancora, ma non è più quel terrore gelido che mi assaliva lo stomaco; sto iniziando a capire come sia importante un confronto che porti crescita da entrambe le parti e non appannaggio esclusivo di un solo allievo. Mi ha fatto piacere poter lavorare di nuovo con i miei vecchi colleghi perché ho avuto la possibilità di vedere come loro siano cresciuti da quando non condivido più con loro le mie esperienze a Scuola: sono cambiati i nostri punti di vista, sono cambiati radicalmente e questo mi dispiace e non contemporaneamente. Oggi posso davvero dire di essere pronta a reagire con risposte positive a qualche critica senza più farmela addosso e chiudermi a riccio come una che non sa che direzione prendere perché io la mia strada la sto già percorrendo, non so ancora dove mi porterà, chi cammina o camminerà con me, chi mi seguirà o chi seguirò, ma di sicuro ho percorso i primi passi verso un qualcosa che mi arricchirà e che mi renderà diversa, migliore…o forse semplicemente a voler più bene alla mia persona,a stimarla di più e a non considerare la maggior parte di ciò che faccio una gran cazzata. Ma ora è presto per dirlo, chi vivrà vedrà. Diceva un saggio: “La felicità non è fare tutto ciò che si vuole,ma volere tutto ciò che si fa” F. Nietzsche Mai questa frase fu più adatta.

maestro mi intrigava, mi faceva battere forte il cuore, mi impauriva e nello stesso tempo mi stimolava.

la preghiera del Padre Nostro, recitato da tutti e quattro, tenendoci per mano, prima di salire sul palco.

Il tempo mi sembrava breve per imparare la parte, ma dopo la prima prova con l’aiuto del maestro, di Mariangela e di Alessandra mi sentivo più sicuro.

Le luci si sono spente e..... l’esperienza fantastica ha avuto inizio. Il silenzio mi sembrava irreale, ma ci ha aiutati nella concentrazione. Le parole uscivano dalla mia bocca con certezza e guardavo il maestro che facevo lo stesso. Tutto era naturale. Siamo riusciti a trasmettere al pubblico, il messaggio che Francesco voleva dare: credere in se stessi e nell’amicizia perché non si è mai soli nell’universo.

E’ vero che c’era un sacrificio da fare, infatti provavamo e riprovavamo, il sabato e la domenica anche tre ore per volta fino a quando il maestro ha deciso che tutto era pronto. L’entusiasmo e il timore di sbagliare mi hanno accompagnato fino al giorno 7 Marzo, giorno della prima. Io ero pronto dietro le quinte, tutto e tutti erano pronti; la prima cosa che mi ha emozionato, è stata

Con gli applausi finali la rappresentazione si è conclusa, ma da quel momento sono ancora più convinto che il teatro ed ogni forma di arte, sarà presente nella mia vita. pierròt p.15


#000 03/2010

La Redazione

Continuiamo a pubblicare la corrispondenza che il Teatro delle Molliche ha con soggetti pubblici e privati. In questo numero un’e.mail inviata dal dott. Gianluca Caterina laureato in Scienze e Tecnologie dello Spettacolo presso l’università di Lecce con Master in Management e Produzioni dello Spettacolo presso l’istituto Palazzo Spinelli di Firenze, che invita alla costituzine di un’associazione di categoria .di operatori professionisti coratini.

Egr. maestro Francesco Martinelli, con la presente intendiamo sottoporre alla sua attenzione la nascita di un’iniziativa che ci auguriamo possa essere di suo interesse. Negli ultimi anni, nella nostra zona, si è registrato un incremento di realtà operanti nel settore culturale, delle arti visive, musicali e dell’intrattenimento professionale generando un indiscutibile fermento tra gli addetti ai lavori che spesso hanno dimostrato di possedere virtuose capacità nel valorizzare e gestire al meglio le proprie risorse. La crescita costante di tali realtà e l’intervento di operatori qualificati ha certamente contribuito ad un innalzamento della qualità dei servizi offerti dando vita, soprattutto nei fruitori più esigenti, ad una maggiore sensibilità ed attenzione nei confronti del nostro operato. Nonostante ciò, spesso ci si trova a dover affrontare situazioni poco piacevoli, in particolar modo, nei rapporti con i nostri clienti, con le amministrazioni pubbliche e spesso anche con i nostri diretti concorrenti presenti sul territorio a causa di una diffusa mancanza di informazione e alla totale assenza di modelli che rendano inequivocabili i rapporti tra noi e i nostri clienti, che siano enti pubblici o privati. Detto ciò, riteniamo che sia necessario interfacciare le diverse esperienze acquisite dai vari operatori nei diversi settori di azione (produzioni musicali, organizzazione e gestione di eventi, attività teatrali, produzioni audiovisive e radio televisive) in modo da creare un luogo di incontro in cui p.16 pierròt

confrontarsi e unire le proprie conoscenze in merito a diversi problemi legati al settore culturale. L’auspicio è quello di riuscire a convergere in un’associazione di categoria che sia un punto di riferimento per gli operatori, che garantisca la qualità dei rapporti con il pubblico e che generi una forza attiva e riconosciuta nel territorio. Le chiediamo pertanto di darci il suo parere su tale iniziativa ed eventualmente di comunicare il suo interesse alla partecipazione. In attesa di una risposta le porgiamo cordiali saluti.

Mettersi insieme può favorire il confronto di idee e la ricerca di soluzioni a problemi latenti e lesivi. Ciascuno con la propria esperienza può dire la sua e suggerire. Le sane Amministrazioni pubbliche potrebbero apprezzare le proposte solidali, mentre i clienti potrebbero utilizzare le maestranze e le professionalità di tutti noi per portare avanti progetti integrati e completi. Di certo il pubblico potrà sviluppare una sensibilità e una educazione a ciò che è fatto bene. Insomma, niente più improvvisate soluzioni che, a volte, tutti noi dobbiamo adottare per ovviare a problemi che non sono direttamente riconducibili alla singola formazione ed esperienza.

Dr. Gianluca Caterina

e.mail di risposta

Egr. dott. Gianluca Caterina, rispondo volentieri all’e.mail inviata cogliendo l’occasione di annotare delle sintetiche considerazioni che possano evidenziare il mio interesse rispetto all’iniziativa proposta, e riservandomi di approfondire, in una prossima riunione, alcune questioni. Se pur d’accordo con l’analisi del settore, devo integrare quanto da Lei indicato, sottolineando che ad un aumento di realtà professionistiche e operatori non è corrisposto un aumento di pubblico. L’offerta si è qualificata e amplificata ma la domanda è rimasta invariata per mancanza di strategie, di strutture e di fondi. Alcune Istituzioni pubbliche hanno dimostrato una sincera ignoranza nei confronti del nostro settore, facendosi trovare impreparate al cambiamento dei tempi; altre hanno operato con malizia e per favorire qualcuno hanno preferito adottare comportamenti mediocri. Le Associazioni amatoriali, le attività parrocchiali, sono scomparse non trovando stimoli per affrontare le difficoltà dei tempi. Il settore culturale ha bisogno sicuramente di un sistema efficiente per rimediare alla vacatio legislativa e tutelarsi dall’assenza di esperienza dei professionisti che devono curare l’aspetto economico, legale, strutturale delle singole realtà (commercialisti, avvocati, manager, ingegneri...)

Come scegliersi per fondare una associazione di categoria? L’imbarbarimento del settore ha reso possibile l’esistenza di soggetti non tutti probabilmente di indubbia preparazione. Ritengo che questo mettersi insieme non debba diventare uno strumento in difesa dei “cialtroni”. A chi la funzione di smascherare i falsi? Un criterio potrebbe essere quello di verificare gli investimenti, i curricula, l’anzianità dell’attività...ma tutto questo in un sistema da sempre malato può essere garanzia di saper fare? Ho la sensazione che sino ad oggi pochi hanno fatto con senso di responsabilità. Nessun operatore professionale e professionista dovrebbe rimanere escluso dalla probabile associazione di categoria, altrimenti qualcosa in noi non va. RingraziandoLa della possibilità offerta di esprimere il mio pensiero, e in attesa di future convocazioni, porgo cordiali saluti. Maestro Francesco Martinelli


la Bacheca QUELLO CHE E’ STATO 7 Marzo “I pianeti sono fermi” di Francesco Martinelli Liberamente ispirato a “Il piccolo principe” di Saint Exupery con, Mariangela Graziano, Davide Labartino, Francesco Martinelli. Regia: Francesco Martinelli; Aiuto regia: Alessandra Sciancalepore. Presso il Teatro del Carro a Molfetta in Via Giovine 23. 27 Marzo “Giornata Mondiale del Teatro” presso il Teatro delle Molliche. Esibizioni teatrali e letture.

COLLABORAZIONI Progetto di collaborazione tra allievi e docenti di Scuole di Teatro e Laboratori residenziali. Gli allievi della Scuola delle Arti della Comunicazione del terzo anno porteranno in scena “Intermezzi” di Cervantes nel Teatro del Carro di Molfetta mentre gli allievi del laboratorio teatrale svolto dalla Compagnia “Il carro dei comici” porteranno in scena nel Teatro delle Molliche di Corato l’esibizione “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Andersen.

PROGETTI PERCORSI DIDATTICI BOSCO “Alla scoperta del bosco incantato”, progetto a cura del Parco Naturale Selva Reale, Ruvo di Puglia e del Teatro delle Molliche. Attività propedeutiche e Letture Drammatizzate tratte dai Fratelli Grimm, Charles Perrault, Hans Christian Andersen. Percorso di analisi del teatro di Shakespeare tramite un’esposizione itinerante di stampe pittoriche ispirate alle sue opere. Messa in scena di un’”Antologia di drammi” di William Shakespeare. Interpreti: Antonio Marzolla, Mariangela Graziano; Regia: Alessandra Sciancalepore; Produzione: Teatro delle Molliche . PERCORSI DIDATTICI BOSCO è un progetto rivolto alle scuole dell’infanzia, scuola primaria, scuola di primo e secondo grado. Per adesioni al progetto è possibile contattare il Parco Naturale Selva Reale al numero di telefono 080.8971001.

Laboratorio teatrale “Il mistero di Alcesti” di M. Yourcenar”, per allievi sino a 15 anni, svolto presso la sede dell’associazione “Voci Nascoste” di Andria, da Francesco Martinelli (recitazione), Belen Duarte (teatrodanza), Delia Sforza (mascheramento). Laboratorio di teatro, per allievi sino a 10 anni, condotto da Mariangela Graziano, presso la Libreria Dideròt di Andria. Ciclo di Letture Drammatizzate “Impariamo ad ascoltare”, progetto di lettura per la scuola materna a cura di Alessandra Sciancalepore presso la Libreria Dideròt di Andria.

O.F.T. SCUOLE (Osservatorio Formazione Teatrale nelle Scuole) Progetti a cura di Francesco Martinelli: Istituto Tecnico Commerciale “Tannoia” di Corato; Istituto Professionale per i Servizi Sociali “Tandoi” di Corato; Scuola Primaria 4° Circolo “Tattoli”; Scuola Secondaria di I° grado “Renato Moro” di Barletta; Liceo Scientifico “Cafiero” di Barletta; Scuola Secondaria di I° grado “E. Fieramosca” di Barletta; Scuola Secondaria di I° grado “Dimiccoli” di Barletta; Liceo Scientifico “L. da Vinci” di Risceglie; Liceo linguistico “T. Fiore” di Terlizzi; Istituto Professionale per il Turismo “De Nora” di Altamura; Istituto Professionale per il Turismo “Lotti” di Andria. Progetti a cura di Alessandra Sciancalepore: Scuola Primaria III° Circolo Didattico “Fieramosca”di Corato; Scuola Primaria IV° Circolo Didattico “A. Mariano” di Andria. Progetti a cura di Elisabetta Pastore: Istituto Tecnico Commerciale “Ettore Carafa” di Andria; Scuola Secondaria di I° grado “G. Salvemini” di Andria; Scuola Primaria 7° Circolo di Andria. Partecipazione degli allievi del laboratorio dell’ITC “Tannoia” di Corato a: 03/05 - XII Festival Nazionale “Pulcinellamente” - Sant’Arpino (CA) 08/05 - VI Rassegna Nazionale “Il Gerione” - Campagna (SA) 15/05 - Rassegna Nazionale “Speranze Giovani” - Castellana Grotte (BA)

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