Rivista lasalliana 2-2010

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Maria Brutti

realtà storica, ma la maggioranza lo ignora” e per la quale dell’accusa di “deicidio rimangono poche tracce” (Falcone 1994, 31-33). Rispetto a questi studi, i libri attuali mostrano un notevole progresso, soprattutto nella quantità di informazioni sull’ebraismo, che è visto non più come una religione del passato, ma come realtà religiosa ancora viva e attuale, le cui tradizioni, si rileva, costituiscono «aspetti vivi e fondanti anche per la tradizione cristiana” (I volti dell’altro II, 69). Numerosi libri sottolineano l’importanza della identità religiosa ebraica nella descrizione delle feste, dell’istituzione della sinagoga, del sabato e delle regole alimentari (La Parola chiave I, 97-107; Il seme della Parola, 28-29; 180-183; Religione, 60-62; Tutti i colori della vita, 370-388; Terzo millennio cristiano, 406-412; Nuovo Religione e religioni, 97-110). Questa attenzione trova la sua giustificazione nella ricezione, anche se tardiva, degli insegnamenti del Vaticano II e dei documenti del dialogo ebraico-cristiano.4 Tutti i libri considerati in questa ricerca, citano, anche se con diverse accentuazioni, la dichiarazione Nostra aetate, ricordando il vincolo spirituale e la stretta parentela che lega ebrei e cristiani. Dal Concilio in poi, viene sottolineato, si è sviluppato un dialogo “fraterno” tra ebrei e cristiani, fatto di gesti, di incontri, del sorgere di associazioni, di eventi particolarmente significativi (Terzo millennio cristiano, 391-392; 422; Nuovo Religione e religioni, 325). Molti libri sottolineano l’opera di Giovanni Paolo II e dei gesti da lui compiuti, in particolare la sua visita alla sinagoga di Roma (1986) e il pellegrinaggio in Terra Santa (2001) con la richiesta di perdono per le mancanze dei cristiani di fronte al popolo eletto (I volti dell’altro II, 71; Il seme della Parola, 171; Itinerari di IRC, 89;320). Un libro si spinge anche più in là nel tempo, ricordando l’atteggiamento positivo di Benedetto XVI nei confronti del popolo ebraico e la sua visita al lager di Auschwitz-Birkenau (Uomini e profeti I,170).

Gesù, gli ebrei e l’ebraismo Tobin e Ybarra riconoscono il consenso esistente tra gli studiosi e le opinioni religiose di tutti i cristiani sul fatto che Gesù nacque come ebreo e da genitori ebrei, particolarmente da madre ebrea, tuttavia, a loro parere, il riconoscimento della fede cristiana che Gesù è anche Figlio di Dio e Messia, ha finito con il creare delle tensioni all’interno dei libri di testo, fino al punto di dubitare se gli insegnamenti di Gesù furono ebraici o no (Tobin-Ybarra, 75).

Ci si riferisce qui soprattutto ai due documenti pubblicati a cura della Commissione per le relazioni con l’ebraismo: Orientamenti e suggerimenti per l’applicazione della dichiarazione Nostra aetate n. 4 (1974); Sussidi per una corretta presentazione degli Ebrei e dell’Ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa cattolica (1986). 4


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