Rivista lasalliana 2-2010

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RivLas 77 (2010) 2, 233-244

Pitture nell’aria Appunti per una storia della gestualità religiosa

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ROBERTO ALESSANDRINI

Considerato di volta in volta un “veicolo dell’anima”, un ostacolo di cui liberarsi o uno “strumento” da educare e disciplinare, il corpo svolge un ruolo centrale in tutte le manifestazioni religiose. I gesti che lo rendono espressivo sono talvolta rigidamente codificati in secolari liturgie, in altri casi sono innovativi e dirompenti (e per questo guardati con sospetto), in altri ancora rappresentano la sintesi di elementi diversi che assecondano modalità sempre più diffuse e articolate di bricolage spirituale. Accanto a minuziosi compendi di gesti rituali, risultato di lunghi depositi di consuetudini, usanze, affermazioni identitarie ed esigenze di distinzione rispetto ad alterità sempre mutevoli, si affermano gesti che esprimono nuove effervescenze religiose, insospettabili patchwork frutto di sincretismi gestuali e pratiche che, attraverso l’immobilità, chiedono al corpo di monumentalizzarsi.

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ella nebbiosa mattina del 7 dicembre 1970, il cancelliere tedesco Willy Brandt, in visita ufficiale in Polonia, si reca al monumento che ricorda le vittime del ghetto di Varsavia. A un quarto di secolo dalla fine della seconda guerra mondiale e dall’orrore dei campi di sterminio nazisti, tutti si attendono un discorso politico all’altezza dell’evento. Con il busto eretto e a passi lenti, Brandt si avvicina al monumento, depone un mazzo di fiori, arretra e si raccoglie in meditazione. Poi, in modo del tutto inatteso,

L’articolo sintetizza i contenuti del libro Gesto di Roberto Alessandrini, da poco edito dalla Emi, Bologna, nella collana “Le parole delle fedi”, diretta da B. Salvarani (ndr).

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