Pediatria magazine n. 1

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Nella società moderna è proibito rendere autonomi i figli

Speciale 66° Congresso Nazionale SIP

Una sentenza che fa discutere: un tribunale vieta a un bambino di ritornare a casa da solo da scuola. È lo spunto per parlare di un progetto educativo che addestra i bambini a conoscere i percorsi casa–scuola, a riconoscere i pericoli, ad elaborare strategie per evitarli chiedendo aiuto ai commercianti, agli anziani, agli abitanti dei quartieri. pagina14

i bambini ci guardano in questo numero

le relazioni, i gruppi di studio, le sessioni plenarie

www.sip.it

Magazine della Società Italiana di Pediatria

volume 1 | numero 1 | marzo 2011

La casa comune

Mensile - Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB Roma - Un fascicolo e 5

di tutti i pediatri Qualcuno forse si starà domandando se la SIP avesse davvero bisogno di una nuova rivista. Sono convinto di sì, perché queste pagine possono essere luogo d’incontro per tutti i pediatri ospedalieri, universitari e del territorio, le società regionali, i gruppi di studio, le commissioni, le società affiliate. Una casa comune, dunque, ma non chiusa in se stessa, anzi con porte e finestre spalancate, perché i problemi con cui si confronta oggi il pediatra non sono più solo di natura strettamente medica. Queste aperture saranno evidenti con i prossimi numeri di “Pediatria”, essendo questo primo fascicolo quasi interamente focalizzato sul congresso dello scorso ottobre. È passato qualche mese, ma a volte i cambiamenti richiedono tempi tecnici non comprimibili. In questa nuova avventura ci accompagna un partner prestigioso come Il Pensiero Scientifico Editore, insieme a uno staff redazionale interamente rinnovato: il segnale chiaro di un cambiamento nella comunicazione della nostra Società. Alberto G. Ugazio Presidente SIP

La tecnologia cambierà la pediatria

Attenti al culto dell’irrazionalità e ai conflitti d’interesse

Narendra Kini: sarà la tecnologia ad aiutare i pediatri a raggiungere livelli qualitativi di assistenza di eccellenza, così da soddisfare le esigenze dei familiari dei piccoli malati, che chiedono sempre di più grazie alla facilità di accesso alle informazioni su Internet.

Richard Behrman: occorre fare di più per educare il pubblico a preferire l’informazione basata su evidenze scientifiche rispetto alle teorie irrazionali. Ed è anche necessario che i conflitti d’interesse siano gestiti più accuratamente dai medici e dalle istituzioni che li rappresentano.

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In questo numero Speciale 66° Congresso Nella società moderna è proibito rendere autonomi i figli

i bambini ci guardano IN QUESTO NUMERO

le relazioni, i gruppi di studio, le sessioni plenarie

L’inaugurazione del Congresso

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Magazine della Società Italiana di Pediatria

volume 1 | numero 1 | marzo 2011

La casa comune di tutti i pediatri Qualcuno forse si starà domandando se la SIP avesse davvero bisogno di una nuova rivista. Sono convinto di sì, perché queste pagine possono essere luogo d’incontro per tutti i pediatri ospedalieri, universitari e del territorio, le società regionali, i gruppi di studio, le commissioni, le società affiliate. Una casa comune, dunque, ma non chiusa in se stessa, anzi con porte e finestre spalancate, perché i problemi con cui si confronta oggi il pediatra non sono più solo di natura strettamente medica. Queste aperture saranno evidenti con i prossimi numeri di “Pediatria”, essendo questo primo fascicolo quasi interamente focalizzato sul congresso dello scorso ottobre. È passato qualche mese, ma a volte i cambiamenti richiedono tempi tecnici non comprimibili. In questa nuova avventura ci accompagna un partner prestigioso come Il Pensiero Scientifico Editore, insieme a uno staff redazionale interamente rinnovato: il segnale chiaro di un cambiamento nella comunicazione della nostra Società. ALBERTO G. UGAZIO Presidente SIP

La tecnologia cambierà la pediatria

Attenti al culto dell’irrazionalità e ai conflitti d’interesse

Narendra Kini: sarà la tecnologia ad aiutare i pediatri a raggiungere livelli qualitativi di assistenza di eccellenza, così da soddisfare le esigenze dei familiari dei piccoli malati, che chiedono sempre di più grazie alla facilità di accesso alle informazioni su Internet.

Richard Behrman: occorre fare di più per educare il pubblico a preferire l’informazione basata su evidenze scientifiche rispetto alle teorie irrazionali. Ed è anche necessario che i conflitti d’interesse siano gestiti più accuratamente dai medici e dalle istituzioni che li rappresentano.

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Pediatria anno 1 | numero 1 | marzo 2011

Magazine ufficiale della Società Italiana di Pediatria (SIP) via Gioberti 60 00185 Roma Tel. 06 4454912 www.sip.it comunicazionesip@gmail.com Direttore Scientifico Alberto E. Tozzi Direttore Cinthia Caruso Redazione Rino Agostiniani Francesco De Luca David Frati Marina Macchiaiolo Domenico Minasi Manuela Moncada

Riportare il bambino al centro delle scelte sociali e politiche del Paese Alberto G. Ugazio

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Manuel Castello: rileggete i classici

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Premiati i Maestri della Pediatria

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La politica Ferruccio Fazio: aumenteranno i posti di specializzazione

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 586/2002 Per abbonamenti numero verde

Il Pensiero Scientifico Editore Via San Giovanni Valdarno 8 00138 Roma Tel. 06 862 821 Fax 06 862 82 250 www.pensiero.it www.facebook.com/ PensieroScientifico twitter.com/ilpensiero Direttore responsabile Giovanni Luca De Fiore

Progetto grafico e impaginazione

Typo srl Stampa Arti Grafiche Tris, Roma marzo 2011

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Come cambia l’infanzia Bambini ieri e oggi. Un bilancio degli ultimi 120 anni Come nasce la Società Italiana di Pediatria Maria Giuseppina Gregorio, Luigi Cataldi

Nella società moderna è proibito rendere autonomi i figli Francesco Tonucci

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Andrea Maggioni: una Sanità che prenda il volo

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Narendra Kini: come la tecnologia cambierà la Pediatria

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Richard Behrman: attenti a irrazionalità e conflitti di interesse

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Haim Rabinowitch: non abbiate paura degli Ogm

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Gruppi di Studio Più spazio per i Gruppi di Studio

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Francesco De Luca

Infermieri Infermieri dei bambini a Congresso

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Lo sguardo degli specializzandi Orlando Cipolla, Rosaria Ancarola, Salvatore Aversa, Marco Balzani, Federica Bertuola, Valentina Pisano, Daniele Roncati

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Opportunità di lavoro

Luca Bernardo

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Droga, Luigi Mancuso: l’ultima moda sono le spice e aumentano i baby spacciatori

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Gianni Biondi: quando il trucco diventa una maschera può essere pericoloso 19 Adolescenza e depressione, due esperte a confronto: intervista a Chiara Ciampi e Marzia Guarnieri

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Onsp

Focus adolescenza Il bullismo è sempre più donna. E adesso c’è anche il “cyberbullo”

Giuseppe Profiti: la Pediatria avrà meno risorse, serve un ‘terzo polo’

Filippo Festini

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Pubblicità e promozione Tiziana Tucci Tel. 06 862 82 323 t.tucci@pensiero.it

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Speciale 66° Congresso Nazionale SIP

Una sentenza che fa discutere: un tribunale vieta a un bambino di ritornare a casa da solo da scuola. È lo spunto per parlare di un progetto educativo che addestra i bambini a conoscere i percorsi casa–scuola, a riconoscere i pericoli, ad elaborare strategie per evitarli chiedendo aiuto ai commercianti, agli anziani, agli abitanti dei quartieri. 14

Emergency recluta pediatri Michele Usuelli

Libri e film

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Pedi@tria Condividere documenti sul web Alberto E. Tozzi

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News

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Sessioni plenarie Una formula nuova che ha appassionato i pediatri Giovanni Corsello

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Andrea Lenzi: la ricerca? Non è un bene di lusso

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Lorenzo Bini Smaghi : aiutare i genitori a fare i genitori

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Pediatria Speciale Congresso

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Alberto E. Tozzi

Responsabile scientifico Congresso SIP 2010

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ra che il Congresso è finito, rifletto sul modo in cui il pediatra si troverà ad affrontare la propria professione nei prossimi anni. È un futuro incerto, in cui ci sarà bisogno di modificare ed espandere lo spettro delle competenze professionali. I pazienti e le loro famiglie chiedono più quantità e più qualità e noi dobbiamo essere pronti. Se per molto tempo abbiamo coltivato l'idea che l'ultraspecializzazione fosse la risposta giusta a problemi clinici e assistenziali, ora si fa strada l'ipotesi che la contaminazione con altre discipline possa dare un contributo significativo alla nostra professione. La Pediatria è per sua natura portata a confrontarsi con altre discipline e a scambiare informazioni con esse. Tra queste, la comunicazione e la promozione della salute sono di grande importanza. In questo campo le tecniche di social marketing, relegate a lungo tra le scienze sociali, hanno un potenziale rilevante. Comunicare è nel Dna del pediatra, ed essere in grado di incidere sui comportamenti dei pazienti rappresenta una parte importante del suo lavoro. Un'altra componente che merita attenzione è quella della collaborazione attiva dei pazienti e delle loro famiglie, in gergo "empowerment", che potrebbe essere migliorata dagli strumenti basati su Internet. Altre materie stanno entrando ormai nella vita del pediatra. Ad esempio, poiché meno risorse e più

l pediatra è la figura interna all’Ospedale che più ha dovuto adattare la propria professionalità a una situazione assistenziale profondamente modificata negli anni. Se fino agli anni ’80 i pazienti pediatrici erano affetti prevalentemente da patologie acute anche gravi, ma raramente caratterizzate da alta complessità assistenziale, nel nuovo millennio il paziente pediatrico che necessita di assistenza ospedaliera è molto spesso un bambino affetto da patologia cronica in cui il motivo del ricovero è una riacutizzazione di malattia o una patologia acuta intercorrente. Il pediatra ospedaliero deve quindi confrontarsi con situazioni cliniche sempre più articolate, deve imparare a riconoscere e a gestire malattie semplici in pazienti complessi, deve familiarizzare con strumentazioni moderne tecnologiche e in continua evoluzione. Il pediatra ospedaliero è sempre più il “case manager” di pazienti complessi che necessitano di una competenza clinica generale e non settoriale, e di una formazione e cultura internistica. La Società Italiana di Pediatria dallo scorso anno, con l’innovativo e partecipatissimo Congresso di Roma, ha iniziato una nuova stagione congressuale nella quale i nuovi orientamenti dell’assistenza, le nuove tecnologie, e una formazione concreta e attuale consentono un reale aggiornamento, un fruttuoso con-

risultati è il comandamento delle strutture aziendali in qualunque settore, esplorare modi nuovi di ottimizzare le risorse è fondamentale. Che dire degli aspetti legali? Siamo sempre preoccupati delle conseguenze degli errori professionali, ma siamo meno interessati ai diritti per la salute delle famiglie immigrate. A proposito di tecnologia invece, la disponibilità di tecniche che hanno a che fare con la biologia molecolare, fino alle nanotecnologie, permette oggi di immaginare soluzioni finora impensabili per problemi gravi e complessi. Perfino l’architettura metropolitana è di interesse per il pediatra. E ancora, che dire delle prospettive della ricerca scientifica ? Senza di essa non potremmo pensare ad un futuro per la Pediatria. A tutto questo avevamo pensato quando abbiamo lavorato al Congresso SIP 2010. È possibile che alcuni si siano sentiti disorientati: cosa c’entra tutta questa roba con la professione del pediatra? La nostra visione, vicina a quella dell'American Academy of Pediatrics, è che c’entra moltissimo e che, se sapremo collaborare con professionisti di altre discipline, potremo raggiungere obiettivi di altissimo livello. Non dobbiamo dimenticare che i pediatri rappresentano una grande rete, il patrimonio principale della Pediatria italiana e lo strumento più importante per generare conoscenza, aggiornamento e revisione critica. È su questo terreno che la Pediatria italiana può crescere ed è con queste premesse che ci auguriamo che i prossimi congressi pediatrici verranno organizzati. Nel frattempo non posso non ringraziare tutti quelli che si sono spesi senza risparmio per fare in modo che questo  Congresso fosse nuovo e incisivo.

Editoriali

Il pediatra di fronte ad altre discipline

Le nuove competenze del pediatra ospedaliero

Alberto Villani

Direttore Unità Operativa Complessa di Pediatria Generale e Malattie Infettive Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma. Direttore di “Area Pediatrica”

fronto, un vero arricchimento professionale. Il pediatra è oggi in ospedale il medico che più ha raccolto la sfida dei cambiamenti sociali e assistenziali della moderna Sanità, rappresentando un modello anche per la Medicina dell’adulto e dell’anziano. Molto è stato fatto, ma molto ancora c’è da fare. Sempre maggiore sarà il confronto con situazioni nuove (molti bambini che prima morivano in epoca neonatale sopravvivono spesso con numerosi problemi) che potranno essere affrontate in modo appropriato solo da uno specialista in grado di coniugare una cultura medica completa con conoscenze aggiornate e la capacità di interagire e coordinare contributi specialistici. Tutto ciò richiede e richiederà grande impegno, ma esalterà sempre di più il pediatra ospedaliero il cui ruolo fondamentale, in passato sminuito, è avvalorato proprio dalle nuove situazioni cliniche e assistenziali, alle quali sta dando prova di rispondere nel modo più completo e più corretto, per una Medicina moderna multispe cialistica e non settoriale.

Pediatria Speciale Congresso

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L'inaugurazione del Congresso

Riportare il bambino al centro delle scelte sociali e politiche del Paese La relazione del Presidente SIP richiama medici, istituzioni, famiglie e società alle proprie responsabilità

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“ Alberto G. Ugazio

Presidente della Società Italiana di Pediatria

ell’affrontare l’apertura di questo 66° Congresso della Società Italiana di Pediatria, di questo Congresso che segna anche il 120° anniversario del 1° Congresso Pediatrico Italiano che per gli imperscrutabili disegni o capricci del destino – non certo per una volontà preordinata – si tenne proprio qui a Roma, nell’ottobre del 1890, con la Presidenza di un pediatra dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, il Concetti, ho ritenuto doveroso affrontare due interrogativi che sono oggi più che mai al centro dei nostri pensieri e delle nostre riflessioni:quali sfide attendono la Pediatria del XXI secolo? Quali obiettivi possiamo proporci per gli anni a venire?”

Le “rising expectations”

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“Anzitutto: quali sfide? Nell’ormai famoso rapporto di Lord Darzi commissionato dal NHS britannico e pubblicato nel 2008, figurano al primo posto tra le sfide che il XXI secolo pone al mondo della medicina le “rising expectations”. Le aspettative crescenti e spesso irrealistiche della comunità verso le possibilità terapeutiche della medicina contemporanea e della Pediatria in particolare. L’aspettativa che la Pediatria, il pediatra, possano dare risposte immediate e risolutive a qualunque problema, ovunque e comunque. Lo dico incidentalmente. Molte polemiche sul sovraccarico di lavoro dei Pronto Soccorso e dei pediatri di famiglia, sulla distribuzione dei carichi di lavoro, sembrano perdere di vista la motivazione fondamentale del problema: le rising expectations, appunto. La convinzione diffusa e profonda cioè che qualunque problema di salute può venire risolto comunque e ovunque, senza disagi né per il bambino né per la famiglia. Non v’è dubbio. Per quanti progressi compiano la biomedicina, le tecnologie diagnostiche e terapeutiche, per quanto migliori la qualità organizzativa e gestionale dell’assistenza, i nostri risultati rimarranno sempre al di sotto di queste aspettative. I determinanti sociologici di questo fenomeno sono molteplici e non li possiamo certo analizzare in questa sede né tanto meno sperare di risolverli. Alcuni mutamenti di fondo nei comportamenti del Sistema sanitario e nostro personale di medici e di pediatri non saranno certo sufficienti ma sembrano tuttavia indispensabili. La trasparenza, o se preferibile l’accountability, vale a dire il rendere costantemente pubblici i risultati dei nostri interventi terapeutici. La sobrietà e la misura nell’esporre ai me-

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La crisi della famiglia “La seconda sfida cui dobbiamo far fronte, è certamente rappresentata dagli straordinari mutamenti demografici e sociali cui è andata incontro la nostra società in questi ultimi decenni. La famiglia, anzitutto. Lo ha molto bene delineato Raffaele Arigliani, Segretario del Gruppo di Studio di Counseling della nostra Società. Se anche ci limitiamo a un dato molto parziale il numero di bambini affidati ogni anno ad uno solo dei due genitori supera largamente i 60.000, quindi il 10% dei nati. E questo numero non tiene conto dei bambini nati fuori dal matrimonio. Le dimensioni di questo fenomeno sono impressionanti ma soprattutto preoccupanti. Ecco una delle numerose ragioni per cui il bambino deve tornare al centro delle scelte sociali e politiche. E c’è naturalmente la repentina trasformazione del nostro contesto sociale in una realtà multietnica e multiculturale. Due facce dello stesso problema che, tuttavia, non derivano necessariamente l’una dall’altra. Occorrerebbe rileggere Allan Bloom, Leo Strauss, lo stesso Alexis de Tocqueville. Ma

rischieremmo di andare troppo lontano. Sia come sia, il pediatra deve conoscere per riconoscere e comprendere, per promuovere la salute e per tutelarla. Se la nostra società, se la nostra politica hanno optato per uno sviluppo multiculturale, allora è indispensabile che il pediatra affronti questa nuova sfida studiando lingue, culture, religioni... Il Gruppo di Studio sul bambino migrante della Società Italiana di Pediatria è molto attivo: svolge e continuerà a svolgere un ruolo essenziale per la formazione continua mentre è necessario che le Scuole di Specializzazione in Pediatria prendano atto di questa nuova esigenza formativa”.

Le malattie croniche “Che ormai da tempo, in termini di morbilità e mortalità, le malattie acute semplici – tipicamente le malattie infettive – non siano più tra le priorità dell’area pediatrica, è acquisizione epidemiologica che non sorprende nessuno. Certo, dobbiamo tenerci pronti ad ogni evenienza perché le epidemie, le pandemie accompagnano la storia dell’uomo fin dalla nascita dell’agricoltura e dell’urbanizzazione. La peste che distrusse l’Atene di Pericle e arrestò sul nascere il primo esperimento di democrazia rimane un monito quasi emblematico. Ma la sfida di oggi è rappresentata dalle malattie croniche che, paradossalmente, originano quasi per intero dagli straordinari successi della Pediatria. La capacità dei neonatologi di far sopravvivere, crescere e diventare adulti bambini che pesano meno di 1 kg alla nascita. Gli straordinari progressi della Cardiologia e della Cardiochirurgia che consentono oggi di correggere cardiopatie congenite che fino a pochi anni or sono erano incompatibili con la vita. E potremmo proseguire con un gran numero di malattie genetiche e non: le onco-emopatie, la fibrosi cistica, i deficit primitivi e secondari dell’immunità. Tutte le malattie croniche sono purtroppo malattie complesse: un solo specialista, come accadeva in passato, non può assicurare a questi bambini il futuro, l’aspettativa e la qualità di vita che possiamo – quindi dobbiamo – garantire loro. Tutti questi bambini e le loro famiglie devono risolvere anzitutto problemi sociali e psicologici. Con il passare degli anni ci rendiamo sempre più conto che vengono coinvolti organi ed apparati che un tempo – quando questi bambini sopravvivevano per pochi mesi o per pochi anni – pensavamo del tutto risparmiati dalla malattia. Basti per tutti l’esempio della FC che consideravamo essenzialmente una malattia gastroenterologica e che oggi ci appare dominata semmai da problemi pneumologici, ma che non saremmo comunque in grado di curare senza il contributo degli endocrinologi e dei diabetologi, dei nutrizionisti, degli epatologi. Le malattie croniche complesse quindi sono la nuova frontiera della Pediatria. Di tutta la Pediatria, ovviamente. Occorrono centri di riferimento multispecialistici di terzo livello, necessariamente in numero limitato, dotati di terapie intensive e semintensive. Occorre una fitta rete funzionale che colleghi questi centri a Reparti Pediatrici regionali con competenze multispecialistiche e ai PdF: i bambini con malattie croniche hanno il diritto di condurre una vita il più possibile normale, a

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L'inaugurazione del Congresso

dia i risultati delle nostre ricerche. Perseguire il sensazionale è un atteggiamento forse inevitabile per chi fa giornalismo, non può esserlo per chi ha scelto di fare il medico”.

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L'inaugurazione del Congresso

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casa e di ricevere a domicilio le cure più appropriate. Non possiamo ovviamente dimenticare le malattie acute complesse. Non possiamo ignorare che i politraumatismi, in particolare quelli da incidente stradale, rappresentano complessivamente la principale causa di mortalità in età pediatrica: la prima sopra l’età di 5 anni e la terza tra i 13 mesi e i 4 anni. Occorrono Terapie Intensive Pediatriche che invece mancano. L’assistenza ai bambini con malattie acute complesse non può venire delegata a colleghi spesso di prim’ordine ma privi di qualunque formazione pediatrica”.

L’information Society “L’Information Society, cioè lo sviluppo tumultuoso, pervasivo della Scienza e delle tecnologie della comunicazione stanno rivoluzionando tutta quanta la società su scala globale, quindi anche la cultura medica. Non soltanto la messa a punto di nuove tecnologie di diagnosi e terapia, non soltanto le applicazioni sempre più numerose della Telemedicina, ma anche e soprattutto la nascita di un nuovo contesto comunicativo, quindi di una nuova organizzazione della Sanità: dalla formazione di reti assistenziali orizzontali e verticali all’accesso in tempo reale a dati che rimangono sempre ed esclusivamente di proprietà del paziente, fino alla possibilità di fornire indicatori di esito (che percentuale di successo ha avuto quel determinato intervento chirurgico in quell’ospedale? Qual è la percentuale di guarigione da LMA in quel determinato Centro di Oncoematologia pediatrica?); dalla partecipazione della famiglia e dei suoi medici di fiducia alla cura del bambino alla condivisione delle politiche sanitarie da parte di tutti gli stakeholder. Non è certo un caso se questo Congresso ha dedicato tanto spazio e tanta attenzione all’impiego delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, a partire dalla stessa organizzazione dei lavori congressuali. Il pediatra non può fare a meno di queste tecnologie. Deve saperle utilizzare, conoscerne potenzialità, limiti e rischi. Perché riservare le tecniche di comunicazione più sofisticate alla vendita di prodotti, magari dannosi per la salute? Perché non farle proprie ed utilizzarle invece per promuovere la salute? Agli attuali ritmi di accelerazione tecnologica, il timore di qualche pediatra di rimanere irrimediabilmente attardato, di perdere un treno che corre sempre più veloce, è tutt’altro che infondato e non possiamo sottovalutarlo.

La qualità dell’assistenza

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Il miglioramento continuo della qualità dell’assistenza è diventato uno strumento irrinunciabile della nostra professione. E non potrebbe essere altrimenti in un contesto sociale che muta rapidamente, con tecnologie che evolvono ancor più rapidamente e a fronte di quelle “rising expectations” che rappresentano una delle sfide principali della medicina contemporanea. È un tema questo che stenta a far breccia nella cultura medica del nostro Paese. Eppure qualità significa anzitutto sicurezza e sappiamo bene che la Medicina attuale è un’attività estremamente complessa, quindi ad alto rischio di errori. Ma il miglioramento continuo della qualità

Pediatria Speciale Congresso

dell’assistenza è anche alla base della CME ed è il fondamento concettuale della accountability: misurare l’efficacia dei nostri interventi, condividere i risultati di queste misurazioni con la comunità e utilizzarli per migliorare i risultati giorno dopo giorno, anno dopo anno”.

Pediatria sempre più rosa “La comunità pediatrica del 2010 non è certo quella del 1890! Oggi le colleghe pediatre rappresentano il 62% dei soci SIP. I dati sulla composizione degli specializzandi ci dicono che la Pediatria sarà essenzialmente donna. Un punto di forza, certamente. D’altro canto lo stesso pediatra di sesso maschile è oggi un soggetto sociale molto differente dal pediatra di ieri. Come hanno sottolineato Fletcher and Fletcher, la società può e deve aspettarsi che i medici continuino ad essere esperti, dotati di un alto senso di responsabilità, consapevoli del proprio ruolo e fortemente impegnati nella propria missione. Ma non possiamo più chiedere loro quella dedizione totale alla professione resa possibile nel passato dal fatto che qualcun altro si occupava per loro di tutte le altre incombenze della vita di ogni giorno”.

Le sfide del prossimo decennio “Se queste sono le sfide che ci attendono, quali sono gli obiettivi più urgenti, quelli che dobbiamo proporci per l’immediato futuro, per il prossimo decennio? La salute dei bambini affidati alle nostre cure è certamente determinata da fattori genetici sui quali, almeno oggi, non siamo in grado di intervenire; è altrettanto certamente determinata da molteplici fattori ambientali che sfuggono in larga misura alle nostre possibilità di intervento. Ma sappiamo sempre meglio che è determinata anche da fattori epigenetici che agiscono nelle primissime età della vita. Fin dalla vita prenatale. E su questi possiamo e quindi dobbiamo intervenire. Con la ricerca, come nel caso dell’asma che sappiamo determinata, oltre che da fattori genetici, da fattori ambientali che agiscono nei primissimi mesi di vita ma che ancora non conosciamo completamente. Possiamo e dobbiamo intervenire nella prevenzione dell’obesità e della sindrome metabolica con corrette pratiche alimentari fin dai primi mesi di vita. Possiamo e dobbiamo intervenire con la lettura precoce, con la pratica di modelli relazionali corretti, di nuovo fin dai primi mesi di vita, sullo sviluppo psichico e cognitivo del bambino. Sappiamo bene che la stessa ontogenesi del sistema nervoso centrale continua nei primi due anni di vita e che è fortemente condizionata dall’am-

Sopra: un’esercitazione di rianimazione pediatrica. In basso: un’immagine dell’area espositiva.


Rileggete i classici Manuel Castello Presidente onorario del Congresso

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I milioni di bambini che muoiono ogni anno per diarrea e polmonite

66%

I paesi che non hanno statistiche sulle cause di morte infantile

“Il rigore intellettuale deve essere una condizione gelosamente custodita dai giovani medici, che devono leggere e studiare sempre. Chi non si aggiorna finisce per non sapere nulla”. Questo l’insegnamento che Manuel Castello, presidente onorario del Congresso, ha rivolto ai giovani pediatri nel suo discorso inaugurale. “I giovani e non solo pensano spesso che la Medicina scientifica consista nel sapere impiegare l’ultimo farmaco apparso, l’ultimo dato di laboratorio o l’ultima ricerca pubblicata. Ma non basta leggere le nuove riviste, occorre conoscere anche i trattati classici: la spinta all’innovazione deve esserci, ma soltanto dopo aver studiato, aver riflettuto sulla base classica che è l’humus essenziale. Non si deve partire dall’innovazione e fare il

percorso alla rovescia”. Manuel Castello si è poi soffermato sulla situazione dei bambini nei Paesi in via di sviluppo, auspicando che i giovani pediatri vengano formati a fronteggiare le patologie particolarmente diffuse in questi Paesi: “Le scuole di specializzazione devono preparare i pediatri per lavorare in Italia e in Europa, ma gli specializzandi hanno anche bisogno di un periodo di istruzione dedicato alle malattie del 3° e del 4° mondo, anche per la grande immigrazione che proviene in Italia da questi Paesi con patologie a noi sconosciute”. Dopo aver ricordato i principali Millennium Goals approvati nel 2000 unanimemente da 191 capi di Stato e di governo per il 2015 (ridurre di 1/3 la mortalità dei

biente in cui il bambino vive, dagli stimoli che il bambino riceve. Oggi il nostro sistema socio-sanitario non è in grado di offrire ai bambini e ai ragazzi con malattie croniche l’assistenza multiprofessionale e multidisciplinare integrata di cui necessitano. È questa una delle sfide più importanti e più complesse della Pediatria di oggi. Dobbiamo creare una rete pediatrica integrata in grado di armonizzare l’intervento della Pediatria territoriale, degli Ospedali intermedi e dei Centri di riferimento. Questa rete deve comprendere le famiglie, le associazioni di volontariato, il mondo della scuola, quello dello sport. In ultima analisi tutto il mondo che ruota intorno al bambino e alla sua famiglia. Occorre offrire ai giovani pediatri la formazione che loro occorre per affrontare questa sfida: i contenuti clinici, gli strumenti metodologici, la preparazione ad un lavoro di équipe che va molto al di là dell’ambito più propriamente medico. Non lasciamoci ingannare dai titoli dei giornali! Titoli che d’altro canto testimoniano un interesse di superficie, effimero e volubile, spesso alimentato da vacua emotività priva di qualunque fondamento etico e razionale. Il bambino non è al centro degli interessi della nostra società. Sono i fatti a parlare: la nostra natalità è tra le più basse del mondo. Ma i bambini sono il futuro e una società che non fa figli è una società che non crede nel proprio futuro. Il resto è commento. Certo, come pediatri non possiamo porci l’obiettivo di convincere la nostra società a credere nel proprio futuro. Ma possiamo chiamare a raccolta il mondo del volontariato, il mondo della scuola, dello sport, della giustizia minorile, il mondo, infine, della politica perché il bam-

bambini sotto i 5 anni, ridurre di 3/4 la mortalità materna, invertire la tendenza alla diffusione dell’ Hiv/Aids, della malaria e della TBC nel mondo e favorire l’accesso alle nuove terapie dell’Hiv/Aids), Castello si è soffermato sulle cifre di questa tragedia. “La diarrea e la polmonite – ha detto – uccidono 3 milioni di bambini per anno. Il 40% dei decessi avviene nel primo mese, specialmente nella prima settimana di vita. La denutrizione è causa di morte di almeno il 33% dei bambini. Il 90% dei decessi delle madri avviene nei Paesi in via di sviluppo. La frequenza della Tbc si è ridotta a partire dal 2004 ma è aumentato il numero dei casi resistenti. Il 66% dei Paesi non ha statistiche sulle cause di morte”. Dunque, è questa la grande sfida a cui deve guardare la Pediatria: “Credo che la SIP proponendosi di sviluppare i rapporti internazionali attraverso un’apposita commissione troverà il modo di inserirsi nei programmi di aiuto ai paesi bisognosi”. 

bino torni al centro delle scelte sociali e politiche. Asili nido più numerosi e, se appena possibile, nei luoghi di lavoro, sostegno economico alle famiglie (anzitutto quelle con un solo genitore), investimenti per la scuola fin dalla scuola materna, una città a misura di bambino, investimenti per la formazione dei pediatri, reti sociali per sostituire la “famiglia allargata” che è ormai virtualmente scomparsa, soprattutto nelle aree più intensamente urbanizzate. Testimoniare sempre e comunque i principi della nostra missione – lo ha detto molto bene Behrman – significa mettere l’interesse dei bambini al di sopra di qualunque altro interesse. È un imperativo etico, certamente. Ma rappresenta anche la stessa fonte di legittimazione del nostro essere pediatri. La nostra credibilità sociale, la nostra stessa credibilità professionale sono in serio pericolo se verremo meno all’essenza della nostra missione. Questi obiettivi e questo impegno possono essere raggiunti soltanto con una forte unità della Pediatria. Ben vengano tutte le forme di associazione, tutte le Società Scientifiche di Specialità e superspecialità: ciascuna di esse rappresenta un patrimonio prezioso di esperienze, di idee, di proposte che possono maturare soltanto nella diversità. Ma quando ci alziamo al di sopra della mera contingenza e guardiamo alla salute dei bambini che siamo chiamati a promuovere e a proteggere, al ruolo sociale della pediatria, alla salute fisica, psichica e sociale di tutti i bambini del mondo che siamo chiamati a promuovere e a difendere, la diversità lascia posto all’unità, alla figura del Pediatra, il Pediatra con la P maiuscola. Dove va la Pedia tria? Va dove noi Pediatri sapremo condurla”.

Pediatria Speciale Congresso

L'inaugurazione del Congresso

Manuel Castello ai giovani pediatri

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L'inaugurazione del Congresso

Premiati i Maestri della Pediatria

È

stata una cerimonia densa di emozioni quella che ha visto come protagonisti i decani della Pediatria Giuseppe Roberto Burgio, Antonio Cao e Giorgio Maggioni, insigniti dell’onorificenza di Maestri della Pediatria, il prestigioso riconoscimento istituito dal direttivo SIP per onorare le figure che si sono distinte per particolari meriti di ordine culturale, sociale e morale.

È stato il presidente della SIP Alberto G. Ugazio a consegnare l’onorificenza a Giuseppe Roberto Burgio. “Un modello di vita per i pediatri del passato, del presente e del futuro” lo ha definito Ugazio, ricordando le principali tappe del percorso personale e professionale del Maestro Burgio, cominciato all’Università di Palermo, proseguito all’Università di Perugia e poi di Pavia. “Pioniere dell’Immunoematologia pediatrica in ambito internazionale, ha condotto fondamentali ricerche internazionali sull’ontogenesi del sistema immunitario, sulle immunodeficienze primitive e sui rapporti tra autoimmunità e immunodeficienze”, ha aggiunto Ugazio, sottolineando tra gli altri meriti del Maestro il rilevante contributo apportato ai progressi scientifici e assistenziali del trapianto di cellule staminali ematopoietiche, l’aver introdotto nel nostro Paese lo studio della Bioetica in ambito pediatrico, ma soprattutto l’aver sempre saputo tradurre le proprie conoscenze e i risultati delle ricerche in didattica e formazione per gli studenti di Medicina, per i pediatri e per l’intera società. Una vita dedicata per intero ai bambini e al loro mondo. Da autentico maestro di Pediatria ha saputo dar vita ad una grande scuola i cui allievi praticano in un gran numero di università e ospedali di tutto il mondo. “So-

Lunghissimi applausi per

Giuseppe Roberto Burgio, Antonio Cao e Giorgio Maggioni no onoratissimo - ha detto Burgio commentando il premio - ho il dono della longevità e vorrei essere ancora a disposizione vostra e della Pediatria”. Nel premiare il maestro Antonio Cao il vice presidente della SIP Giovanni Corsello ha ripercorso le principali tappe della sua attività professionale e personale, sottolineando in particolare il lungo e fecondo impegno nella ricerca, fonte di grande prestigio per la Pediatra italiana in ambito internazionale: “Le sue ricerche in Ematologia e Genetica hanno avuto il massimo riconoscimento in termini di diffusione e rilevanza editoriale. Gli studi sulla Genetica della talasse­ mia, e in particolare della betalassemia, hanno contribuito in maniera determinante a una moderna definizione clinica e nosografica di queste

Sergio Pecorelli

Andiamo verso una fotografia istantanea dei consumi delle Regioni

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“Nel nuovo Piano sanitario nazionale 2010-2012 si sta lavorando per predisporre un nuovo cruscotto regionale, cioè una fotografia tempestiva dei consumi regionali dei farmaci equivalenti e dell’acquisto dei farmaci a carico del Servizio Sanitario Nazionale e del privato”. Lo ha reso noto Sergio Pecorelli, presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), nella sua lettura magistrale al 66° Congresso della SIP. “In questo modo e se passerà quest’ipotesi – ha continuato – potremo avere una fotografia in tempo reale dei consumi dei farmaci, anche a

livello ospedaliero e territoriale, e per numero di prescrizioni. Cosa che permetterà di evidenziare e segnalare eventuali disequilibri. Sempre nel nuovo PSN si sta lavorando alla promozione dei farmaci generici per favorire quelli innovativi, ma per questo servirà un’attenta valutazione delle risorse necessarie all’introduzione dei nuovi farmaci, la disponibilità di risorse incrementate derivanti dalla perdita della copertura del brevetto e una corretta promozione del consumo dei farmaci equivalenti in ogni regione”. 


L'inaugurazione del Congresso

malattie”. A Cao, ha ricordato Corsello, va anche riconosciuto il merito di essere riuscito a trasferire i risultati delle sue ricerche in campo sociale, contribuendo a migliorare gli standard assistenziali di una intera regione, la Sardegna, rendendola nel campo dell’Ematologia pediatrica un modello di operatività in termini di diagnosi, cura e prevenzione. “Sempre attento al progresso scientifico e all’innovazione tecnologica – ha concluso Corsello – ha saputo coniugare la ricerca con la comunicazione del sapere e la sua divulgazione. Il suo modello di studio e dedizione all’attività clinica e scientifica è un esempio per tutte le generazioni di pediatri”. “Questo premio è per me un motivo per lavorare ancora”, ha commentato Cao. È stato Mario De Curtis a premiare il Maestro della Pediatria Giorgio Maggioni, ricordando il suo importante contributo nel campo dell’alimentazione infantile. Allievo presso la Clinica Pediatrica dell’università di Roma del grande Gino Frontali, Maggioni in pochi anni è diventato il suo più stretto collaboratore. “A Roma e in qualificati centri accademici del Regno Unito, in Svizzera e negli Usa ha condotto una serie di ricerche in ambito nutri-

Nelle foto sotto, da sinistra a destra: Ugazio premia Burgio, Corsello premia Cao, De Curtis premia Maggioni.

zionale che rappresentano un essenziale riferimento nell’ambito dell’alimentazione infantile e a distanza di decenni, nonostante le nuove tecnologie a cui possiamo ricorrere, mantengono inalterate la loro riconosciuta validità”, ha detto De Curtis, ricordando anche l’importanza degli articoli di Maggioni sulla storia della Pediatria italiana che rappresentano “la memoria storica della nostra Società”. “La capacità di affrontare e risolvere i problemi clinici associata ad una profonda e grande umanità rende il professor Maggioni un esempio da seguire per tutti i pediatri”, ha concluso De Curtis. “So di non avere sprecato la mia vita”, ha detto Maggioni commentando l’onorificenza ricevuta. “La nostra professione è tra le più belle che si possano fare, siate orgogliosi di essere pediatri. Davanti all’ammalato mi sono sempre chiesto: cosa farei se fosse mio figlio? Questo è il parametro più importante per guidarci nella professione”. (c.c.) 

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La politica

Aumenteranno i posti di specializzazione Al Congresso il ministro della Salute Ferruccio Fazio accoglie la proposta della SIP e illustra le linee-guida del piano punti nascita

L

a Pediatria sarà la nostra prima priorità, seguita dalla Geriatria”: a dirlo è stato il ministro della Salute Ferruccio Fazio al Congresso, annunciando l’aumento dei posti delle scuole di specializzazione universitaria dagli attuali 212 a 250, e “forse anche qualcosa in più’’. L’allarme era stato lanciato da tempo dalla SIP, i numeri parlano chiaro e non lasciano scampo: i pediatri rischiano l’estinzione. Già tra cinque anni inizieranno a non essere abbastanza e dal 2025 il deficit sarà di 3000 professionisti in meno. Un allarme che ha ricevuto una prima risposta dal ministro della Salute. Un provvedimento alquanto tempestivo, visto il quadro delineato da uno studio della SIP secondo il quale il 2020 sarà l’ultimo anno in cui si riuscirà a garantire in Italia l’assistenza sanitaria pediatrica, per andare poi sempre peggio. Gli attuali 15.000 professionisti tra dieci anni diventeranno infatti 11.768 e nel 2025 saranno 8.226. Considerando che i pediatri ritenuti necessari sono circa 11.000, il deficit sarà dunque di 3000.

Renata Polverini

Il piano di rientro renderà il Lazio virtuoso

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“La nostra Regione diventerà competitiva e virtuosa perché abbiamo presentato un buon piano di rientro del deficit della Sanità”. A dirlo è stata Renata Polverini, presidente della Regione Lazio, all’inaugurazione del 66° Congresso SIP. La Polverini ha sottolineato come da mesi si occupi quasi esclusivamente di Sanità, per cercare di riassestare una situazione che a detta sua negli ultimi 15 anni ha messo al centro altri interessi ma non il paziente. “Il piano di rientro – ha proseguito – parte invece dalla riorganizzazione del sistema sanitario, ponendo al centro la salute delle persone. Un obiettivo che potrà essere raggiunto con il contributo fondamentale di medici di Medicina generale e dei pediatri, che dovranno aiutarci a rivoluzionare un sistema sanitario centrato sugli ospedali e portarlo sul territorio. Stiamo inoltre mettendo in campo gli strumenti per creare reti con medici e associazioni per dare risposte anche a tutte quelle famiglie che devono affrontare la disabilità di un familiare”.

Alessandra Mussolini

Una proposta bipartisan sull’età pensionabile delle donne Età pensionabile delle donne inversamente proporzionale al numero di figli. La proposta bipartisan è emersa al 66° Congresso. A lanciarla Alessandra Mussolini, Presidente della Commissione Bicamerale Infanzia e Adolescenza: “Alle donne bisogna riconoscere un anno di lavoro in meno per ogni figlio”, ha dichiarato, sottolineando che la sua idea è piaciuta nel Pdl. In attesa di sapere cosa ne pensa Giulio Tremonti, la Mussolini ha incassato il sì del Pd per bocca di Enrico Farinone, vicepresidente della Commissione Politiche Europee della Camera. “Se il Pdl farà questa proposta noi l’appoggeremo”. A metterli d’accordo il conduttore televisivo Giovanni Floris, moderatore del dibattito “Il bambino e la politica” che ha tenuto banco per un’intera serata.


“Oltre al distretto ci saranno il consultorio familiare, il dipartimento materno-infantile territoriale e il punto nascita, il tutto collegato all’ospedale”

punti nascita, l’adozione di nuove procedure di accreditamento, strategie di incentivazione e disincentivazione basate sulla rimodulazione tariffaria, adeguamento della rete dei consultori e nuovi obiettivi nelle valutazioni dei direttori generali”. Sono previsti inoltre una nuova carta dei servizi, l’integrazione territorio-ospedale, lo sviluppo di lineeguida sul parto cesareo e fisiologico, l’implementazione ed elaborazione di raccomandazioni per la sicurezza dei punti nascita, il parto indolore, la formazione degli operatori, il monitoraggio e la verifica. In chiusura Fazio ha annunciato ai congressisti che il Piano sanitario nazionale 2010-2012 in discussione ha tra i suoi obiettivi strategici una maggiore integrazione tra ospedale e territorio, con la creazione di una rete integrata di servizi basata sul distretto: “Oltre al distretto ci saranno il consultorio familiare, il dipartimento materno-infantile territoriale e il punto nascita, il tutto collegato all’ospedale”. Per sapere come funzionerà la nuova Pediatria in quest’integrazione tra ospedale e territorio, bisognerà aspettare però  il prossimo futuro. (a.l.)

La politica

“In realtà – ha commentato Alberto G. Ugazio, presidente SIP – i problemi inizieranno già prima del 2020, precisamente nel 2015, per via dei prepensionamenti e del passaggio tra ospedale e territorio. Per questo motivo, quanto annunciato dal ministro Fazio è stato ben accolto dalla SIP. Il ministro ci ha dato delle notizie molto importanti. Il nuovo piano sanitario nazionale prevede una rete integrata tra ospedale e territorio, fondamentale e necessaria per la promozione della salute dei bambini. In secondo luogo la scelta di chiudere le neonatologie sotto i 500 parti l’anno e accorpare quelle tra 500 e 1000 parti è un’ottima cosa. Per fare tutto ciò serviranno più pediatri, e quindi l’aumento dei posti nelle scuole di pediatria da 212 a 250 è molto importante. Con questo aumento, si dovrebbe arrivare al numero sufficiente di pediatri”. Proprio al Congresso SIP, Fazio ha anticipato anche le principali linee-guida del piano che ridisegna il percorso nascita. “Il piano – ha spiegato il ministro della Salute – prevede una disincentivazione progressiva dei punti nascita con meno di 500 parti l’anno in vari modi, che possono essere economici o dal punto di vista degli obiettivi di chi decide. La soglia identificata minima è di 1000 parti l’anno. Il documento è articolato in dieci linee d’azione che prevedono al primo punto misure di politiche sanitarie e accreditamento, con la razionalizzazione dei

Le politiche

sanitarie del Pensiero

www.pensiero.it

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Come cambia l’infanzia

Bambini ieri e oggi Un bilancio degli ultimi 120 anni

Un quadro in chiaroscuro, tra patologie vecchie e nuove

C

om’è cambiata l’infanzia dal secolo scorso ad oggi? Quali sono le nuove sfide da affrontare sul piano medico, sociale e politico per migliorare non solo la qualità gestionale dell’assistenza ma anche la qualità della vita dei bambini? Il tema è stato al centro del 66° Congresso della Società Italiana di Pediatria che, in occasione dei suoi 120 anni di congressi pediatrici, ha tracciato un bilancio sulla condizione dell’infanzia ieri e oggi. I progressi compiuti sul piano diagnostico e terapeutico sono innumerevoli, basti pensare ai dati sulla mortalità infantile: se a inizio secolo era pari a 174 casi su mille, negli anni 50 è passata a 52,7 per recedere a 4,4 nel 2001 sino a 3,6 bambini nel 2008.

L’infanzia ieri Una mortalità infantile elevatissima Alla fine dell’800, per problematiche sociali, povertà, alimentazione scarsa e inadeguata, mancanza di tutti i sostegni scoperti e messi a punto nel secolo seguente, la mortalità neonatale ed infantile era elevatissima. Su 1000 bambini: ^^250 morivano nel primo anno di vita; ^^390-450 morivano entro i primi 5 anni di vita; ^^400-450 morivano nei primi 15 anni; Il 78% dei neonati con peso inferiore ai 2 kg e mezzo non sopravviveva. 1 su 3 tra quelli con peso compreso tra 2 kg e mezzo e 3 kg non arrivava ad età adulta.

174‰ 3,6‰

da

a Il calo della mortalità infantile negli ultimi 100 anni

2%

Il trend annuo di aumento dei tassi di incidenza di tutti i tumori pediatrici

10%

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I bambini colpiti da asma

Nel primo ventennio del ’900 solo 600 bambini su 1000 arrivavano all’età adulta. Nel 1936, anno in cui si registra la minore mortalità dall’inizio del secolo, su 1000 morti: ^^274 (cioè più di un quarto) erano nei primi 15 anni di età; ^^244 (cioè quasi un quarto) erano nei primi 5 anni di età; ^^164 (cioè 1 su 6) erano nel primo anno di età. La mortalità massima, dunque, apparteneva ancora una volta all’infanzia. Polmonite, gastroenterite, morbillo, difterite, tubercolosi e tifo hanno rappresentato per lunghissimi anni le principali cause di mortalità infantile con incidenza diversa a seconda delle fasce di età. Le malattie infettive con l’inizio dell’era antibiotica furono adeguatamente curate e vennero a guarigione moltissimi dei bambini malati. Le malattie

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contagiose furono combattute con la messa a punto di vaccini, dall’antitetanico e antidifterico all’antipoliomielitico dei primi anni ‘60, dall’antipertosse alla vaccinazione completa (morbillo, parotite e rosolia), fino agli gli altri più recentemente entrati nel calendario vaccinale. Grandi progressi si sono avuti nelle differenti specialità pediatriche: Neonatologia, Neurologia, Pneumologia, Gastroenterologia, Nefrologia e tante altre.

L’infanzia oggi Prima causa di mortalità non sono più le malattie Traumi e lesioni rappresentano la prima causa di mortalità tra 5 a 19 anni e la terza causa nei primi 4 anni. Cause perinatali e anomalie congenite sono invece responsabili del maggior numero di morti dalla nascita fino a 4 anni. Leucemie e tumori, dopo il primo anno di vita, rappresentano la seconda causa di mortalità in tutte le fasce di età con una maggiore incidenza tra i 15-19 anni (3,7 su 10.000), e i problemi respiratori la quarta causa. La mortalità pediatrica per AIDS in venti anni (dal 1980 al 2002) è diventata prossima allo zero.

Come nasce la Società Italiana di Pediatria Maria Giuseppina Gregorio, Luigi Cataldi Gruppo di Storia della Pediatria

La nascita della Società Italiana di Pediatria (SIP) trova le sue radici nella seconda metà dell’800, quando alcuni internisti italiani sentirono l’esigenza di approfondire lo studio e migliorare l’assistenza del bambino malato. L’idea di creare un’associazione culturale scientifica prese corpo nel 1889 a Padova durante il XIII Congresso


Come cambia l’infanzia

bini all’anno nel periodo 1988-1992 a 176 tra il 1998 e il 2002. Un confronto con dati pubblicati in letteratura ha evidenziato che i tassi di incidenza italiani per tutti i tumori complessivamente sono risultati più alti di quelli europei degli anni ’90 (140 per milione di bambini per anno) e di quelli americani (158). Poco si sa ancora sull’eziologia dei tumori pediatrici. Solo il 5-6% ha una chiara origine genetica e per meno del 3% è plausibile una diretta correlazione con esposizioni ambientali (infezioni, agenti fisici o sostanze chimiche). Ne consegue che, per oltre il 90% dei tumori, la causa è ignota (fonte: AIEOP).

In crescita l’asma bronchiale L’asma colpisce oggi il 10% della popolazione infantile, percentuale che negli anni ‘70 era pari al 2,3%. Evidenze scientifiche testimoniano che le crisi d’asma peggiorano in relazione all’ambiente in cui si vive.

Emergenza malattie croniche Circa 3 milioni di bambini soffrono di malattie croniche complesse, un’emergenza paradossalmente originata dai progressi della Medicina, che hanno consentito di rendere croniche malattie un tempo mortali.

Aumentano tumori e leucemie Ogni anno in Europa si ammalano 140 bambini ogni milione di bambini di età 0-14 anni, con qualche variabilità di incidenza tra i vari paesi e tra Europa dell’Est e dell’Ovest. Questo tasso di incidenza è andato aumentando negli ultimi anni con un incremento annuo variabile dallo 0,8 al 2,1% a seconda di tipi tumorali, età e sesso dei pazienti e nazione di residenza. In Italia, il rapporto 2008 dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) sui tumori infantili ha confermato un trend di aumento dei tassi di incidenza di tutti i tumori pediatrici pari al 2% annuo. Si è passati infatti da 147 casi per milione di bam-

dell’Associazione Medica Italiana. Un gruppo di partecipanti si riunì il 26 settembre: una ventina di cultori della materia approvarono la proposta di Luigi Concetti dell’Ospedale Pediatrico del Bambino Gesù di Roma di indire l’anno seguente il I Congresso pediatrico nazionale a sé stante in Roma. Il Congresso si celebrò dal 16 al 19 ottobre 1890 sotto la presidenza di Pio Blasi, presenti 76 di 93 aderenti. Giuseppe Somma di Napoli, promotore del Congresso, affermò: “Lo scopo della Pediatria (...) è la rigenerazione del popolo italiano, la protezione fisica e morale della nostra cara infanzia”.

Il Congresso si chiuse con un ordine del giorno votato all’unanimità che affermava “la necessità della istituzione di una Società Pediatrica Italiana.” Due anni dopo, nell’ottobre 1892, si svolse a Napoli il II Congresso pediatrico nazionale sotto la presidenza del prof. Francesco Fede. Pio Blasi e Virginio Massimi relazionarono “Sulla istituzione di una Società nazionale per la protezione dell’infanzia”, sottolineando che “la situazione italiana necessita di provvedimenti atti a riparare la triste situazione dei bambini abbandonati, dei figli delle madri costrette a lavorare fuori casa, dei

Crescono le malattie correlate agli stili di vita Le malattie correlate agli stili di vita, e in particolare l’obesità, rappresentano un fenomeno sempre più in crescita nell’infanzia e nell’adolescenza. In Italia il 24% dei ragazzi tra i 6 e i 17 anni presenta un eccesso di peso: un fenomeno che sembra interessare maggiormente le fasce di età più basse e che è più frequente al sud Italia. L’indagine 2008 “OKkio alla Salute” dell’Istituto Superiore di Sanità mette in evidenza che 1.100.000 bambini italiani tra i 6 e gli 11 anni sono sovrappeso o obesi. I bambini fanno poca attività fisica e quasi la metà di loro abusa di Tv e videogiochi. I genitori sembrano sottovalutare il problema: ben 4 su 10 non ritiene che il proprio figlio abbia un peso eccessivo rispetto all’al tezza. (c.c.)

disastri dell’alimentazione artificiale, della mortalità infantile molto elevata rispetto a quella di altri Paesi europei”. Tutti i presenti, nella sala gremita del Congresso, incaricarono la Presidenza di nominare una Commissione per formare lo Statuto della Società. Ma il III Congresso di Pediatria si svolse a Torino solo nel 1898, e la Società non ebbe vita facile. Su iniziativa di Concetti venne messa ai voti ed approvata la proposta di costituzione della Società, e il presidente Francesco Fede dichiarò così fondata la Società Italiana di Pediatria. Lo statuto constava di 17 articoli e venne

approvato all’unanimità nella seduta straordinaria generale del giorno 2 ottobre 1898, alle ore 15, nella sala della Regia Accademia di Medicina di Torino. Dagli Atti del IV Congresso di Firenze (ottobre 1901) risulta che i 109 soci fondatori elessero il primo Consiglio Direttivo della SIP (1901-03) così composto: presidente Francesco Fede, vicepresidenti Cervesato e Mya, consiglieri Carini, Celli, Comba, N. Fede, Galatti; segretario generale Valagussa, vicesegretario Mensi, economo Hajech. 

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Come cambia l’infanzia

Nella società moderna

è proibito rendere autonomi i figli

Una sentenza che fa discutere: un tribunale vieta a un bambino di ritornare a casa da solo. Il ruolo cruciale del pediatra

N

Francesco Tonucci

Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR, responsabile del Progetto internazionale “La città dei bambini”

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icolaj è un bambino moldavo, ha sei anni e vive in una piccola città del Veneto. La mamma lo accompagna per il primo giorno di scuola e spiega alla maestra che il bambino tornerà a casa da solo perché lei lavora e Nicolaj è abituato a muoversi da solo. Finite le lezioni la maestra saluta Nicolaj che si avvia fuori della scuola, ma passano appena pochi minuti e una collega della maestra si presenta in classe con il bambino per la mano dicendo: “Questo è tuo? Te l’ho riportato perché stava uscendo da scuola da solo!”. Nicolaj è preoccupato. La maestra lo incoraggia dicendogli che aspetteranno che le maestre se ne siano andate e poi lui potrà andare a casa. Il bambino esce di nuovo. La maestra, dopo aver messo a posto le sue cose sta uscendo dalla classe quando la raggiunge una mamma con Nicolaj per la mano: “Signora maestra, ho trovato questo bambino da solo fuori della scuola e ho pensato di riportarglielo” dice. Nicolaj piange perché comincia a temere di non poter più tornare a casa. La maestra ringrazia la mamma e consola Nicolaj. Lo fa aspettare un po’ e poi gli dice di andare a casa. La maestra sta salendo sulla sua auto quando si presenta un vigile urbano con Nicolaj per mano. “Signora maestra l’ho visto da solo, lontano da scuola e l’ho riportato qui”. Nicolaj piange disperato. La maestra lo tranquillizza e spiega la situazione al vigile. Il vigile ascolta attentamente e alla fine conclude: “Ho capito, non si preoccupi lo accompagno a casa io!”. Questo aneddoto, raccontatomi dalla maestra di Nicolaj qualche anno fa, sembrava descrivere una situazione emblematica ma limite: nel nostro paese non è accettabile, non è sopportabile vedere un bambino di sei anni, che cammina da solo nella sua città. La cronaca di questi giorni ci conferma questa ipotesi, rendendola se possibile più radicale e inquietante: il Italia, nel 2010 è proibito mandare a

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scuola da solo un bambino anche se ha nove anni, se abita a 200 metri dalla scuola, se vive a Buja, una cittadina di 6.500 abitanti, sempre del nord est, e se i genitori hanno fatto consapevolmente e responsabilmente la scelta di mandarlo da solo. Il fatto è noto. I genitori mandano il bambino da solo a scuola ritenendolo capace di questa piccola autonomia e ritenendo che questo comportamento lo aiuti a crescere più sicuro, prudente e responsabile. Ma il dirigente scolastico non condivide il parere dei genitori e, non essendoci nessuno ad aspettare il bambino al termine delle lezioni, lo fa accompagnare a casa dai carabinieri che informano la Procura. Dopo quasi un anno si è chiuso il processo presso la sezione civile del Tribunale di Trieste con una sentenza che vieta al bambino di tornare a casa da solo perché “il suo diritto alla sicurezza supera il principio di educazione all’autonomia dello stesso minore”. Vale la pena avanzare alcune riflessioni. Se noi che abbiamo settanta anni siamo andati a scuola e tornati a casa da soli fin dalla prima elementare, se questa esperienza hanno potuto farla i nostri figli che hanno quaranta anni, cosa è cambiato nel diritto italiano perché questi comportamenti siano oggi proibiti? Se il problema riguarda i minori e i minori sono tali fino ai diciotto anni, fino a quale età i genitori debbono accompagnare i figli a scuola e riprenderli alla fine delle lezioni? Se non fino ai diciotto certamente il divieto varrà fino ai quat-


Credo che si dovrebbe al contrario aiutare i genitori ad avere meno paura, a rischiare qualcosa di più quando i bambini sono piccoli per non dover vivere drammi molto più gravi quando sono adolescenti e giovani. Il limite della esperienza di questo bambino di Buja e dei suoi genitori è che la decisone da loro presa, anche se ritengo fosse assolutamente legittima e anzi doverosa, era individuale. Questo la rende debole e forse più difficile. Per questo nel nostro progetto “La città dei bambini” proponiamo ai Comuni e alle scuole di promuovere l’esperienza “A scuola ci andiamo da soli” preparando per un periodo piuttosto lungo i bambini a conoscere i percorsi casa-scuola, a riconoscere i pericoli, ad elaborare strategie per evitarli, chiedendo aiuto ai commercianti, agli anziani, agli abitanti dei quartieri. In questo lavoro di preparazione e di convincimento delle fami Brophy S, Cooksey R, Lyons RA, Thomas NE, glie possono giocare un Rodgers SE, Gravenor MB. ruolo decisivo i pediatri Parental factors associated with walking to school and di base sostenendo l’imparticipation in organised activities at age 5: Analysis of the Millennium Cohort Study.BMC Public portanza di questa espeHealth 2011; 11:14. rienza di autonomia.  Giles-Corti B, Wood G, Pikora T, Learnihan V, Bulsara Naturalmente tutto queM, Van Niel K, Timperio A, McCormack G, Villanueva K. sto vale fino al momento School site and the potential to walk to school: The impact of street connectivity and traffic exposure che ad un giudice non in school neighborhoods. viene in mente di sosteHealth Place 2010 [Epub ahead of print] nere che è un reato. 

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Come cambia l’infanzia

tordici e allora i dirigenti di tutte le scuole medie italiane dovranno far accompagnare i loro alunni a casa dai carabinieri! Ma le considerazioni più importanti sono altre. I dati statistici parlano di un forte aumento di obesità infantile e del grave pericolo che questa patologia crea nella vita di una persona. Sappiamo che una delle cause di questo fenomeno è legata al troppo tempo che i bambini passano davanti ad uno schermo, mangiando e bevendo cose sbagliate. Sappiamo che l’unica alternativa alla televisione e al computer è la possibilità di uscire da soli per giocare con gli amici e le amiche. Ma se questo è un reato come si fa? Si dice spesso che gli adolescenti e i giovani di oggi non sanno rispettare le regole, che non sanno affrontare la vita, che non vogliono diventare autonomi e lasciare la casa dei genitori. Ma tutte queste competenze, fondamentali per poter affrontare responsabilmente la vita si possono elaborare, costruire e consolidare solo se si può vivere esperienze autonome a tutte le età della vita: stando su una coperta anziché nel box a pochi mesi; uscendo sul pianerottolo per giocare con il bambino della porta accanto a due anni; scendendo in cortile a quattro; sul marciapiedi davanti a casa a cinque e andando a scuola con gli amici a sei. Siamo sicuri che il presidente della sezione civile del Tribunale di Trieste abbia la competenza e il diritto per dire che tutto questo è inutile e addirittura proibito?

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Focus adolescenza

Il bullismo è sempre più donna

E adesso c’è anche il “cyberbullo” Quella femminile è una prepotenza sottile, subdola, invisibile e quindi difficilmente riconoscibile dagli adulti

Luca Bernardo

Presidente Commissione Disagio Adolescenziale MIUR e Consigliere Nazionale SIP

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P

er bullismo non si intendono occasionali azioni negative fatte per scherzo, ma una sequenza abbastanza stereotipata caratterizzata da intenzionalità (desiderio di ferire), asimmetria di potere nella relazione, persistenza nel tempo, un uso ingiusto del potere, piacere evidente dell’aggressore e sensazione di oppressione nella vittima. L’aggressione può essere perpetrata con modalità differenti, fisiche e/o verbali di tipo diretto o di tipo psicologico e indiretto, quali la stigmatizzazione e l’esclusione dal gruppo dei pari. Le ricerche dimostrano che l’aver subito episodi di bullismo rappresenta un evento di vita stressante che può influenzare significativamente lo sviluppo nell’infanzia e nell’adolescenza e condizionare negativamente la salute mentale anche in età adulta. I dati Censis del 2008 dimostrano che non si tratta solo di un allarme mediatico, ma di un fenomeno concreto con una diffusione preoccupante. Gli studi riportano che il bullismo è presente nel 49,9% delle classi italiane. Il bullismo è oggi un’emergenza, non solo semplice moralismo; è un fenomeno sociologico, familiare, scolastico e sanitario che ha conseguenze a breve e lungo termine su chi lo attua e chi lo subisce. In Italia il bullismo è sempre più diffuso. Per l’83,8% degli adolescenti il motivo per cui ci si comporta da bullo è essere ammirato all’interno del gruppo e al 72% (76% maschi e 68% femmine) è capitato di assistere ad atti di bullismo nei propri confronti o in quelli di amici (fonte: indagine nazionale su “Abitu-

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dini e stili di vita degli adolescenti” condotta dalla Società Italiana di Pediatria nel 2007 su un campione di 1.200 adolescenti tra i 12 e i 14 anni).

Le conseguenze sulle vittime e sugli aggressori Il bullismo c’è da sempre. I dati Istat ci dicono che gli omicidi volontari commessi dai minori sono passati da 14 nel 2000 a 27 nel 2005, solo che oggi la Tv, i videogiochi e il cinema trasmettono ai ragazzi il messaggio che “vince il più forte”. Se non curiamo questi ragazzi oggi, avremo dei potenziali criminali e dei depressi domani: il 45% degli ex bulli entro i 24 anni è stato condannato presso un


Il bullismo femminile È ormai assodato che il fenomeno bullismo – pur rimanendo significativamente ancora appannaggio dei maschi – riguardi un numero sempre più crescente di femmine nel ruolo di prevaricatrici, così come si assiste a un progressivo abbassamento del livello d’età degli attori del bullismo fino ad arrivare a episodi che si consumano tra i banchi della scuola materna. Il bullismo al femminile è ormai una realtà nota, in costante crescita, come confermano le statistiche che riportano che tra gli adolescenti un bullo su sei è femmina. Quello femminile è un bullismo sottile, intellettualizzato. Il motivo per cui il bullismo femminile viene poco considerato è che è molto meno vistoso rispetto a quello maschile, ma proprio per questo molto più subdolo. Il popolo femminile pratica il cosiddetto bullismo psicologico. Si tratta di un’aggressività indiretta, il più delle volte non fisica, ma sottile e dolorosa. Solitamente le bulle, così come nel fenomeno del bullismo maschile, non agiscono da sole, ma molto spesso si organizzano in veri e propri “branchi” nei quali i ruoli sono ben definiti. In molti casi si tratta di una o più ragazzine che si atteggiano a femmine dominanti e hanno nel mirino una sola vittima. La bulla non si muove alla luce del sole come il bullo. Di solito la bulla s’atteggia ad ‘ape regina’ e si circonda di altre api isolando chi non le è gradita. Si organizza, pianifica, sceglie con cura la vittima, utilizzando un’aggressività molto sottile e strategica rispetto ai ragazzi. Inoltre mette in atto nei confronti dell’esclusa un vero e proprio comportamento persecutorio fatto di pettegolezzi e falsità infondate. Queste modalità più indirette, come mettere in giro voci false sul conto di qualcuno, escludere dal

49,9%

Le classi italiane nelle quali ci sono fenomeni di bullismo

45%

Gli ex bulli entro i 24 anni condannati presso un tribunale per almeno 3 crimini

 Jones SE, Manstead AS, Livingstone AG. Ganging up or sticking together? Group processes and children’s responses to text-message bullying. Br J Psychol 2011; 102(1):71-96. doi: 10.1348/ 000712610X502826.  Blosnich J, Bossarte R. Low-level violence in schools: is there an association between school safety measures and peer victimization? J Sch Health 2011; 81(2):107-13. doi: 10.1111/j.17461561.2010.00567.x.

http://twitter.com/ Beatbullying Beat Bullying, la più importante associazione anti-bullismo della Gran Bretagna.

gruppo, calunniare, comandare a bacchetta, ricattare e ignorare, infieriscono sull’aspetto emotivo della vittima, colpendola di nascosto e creando intorno a lei il vuoto. Essendo così subdola e invisibile, questo tipo di prepotenza è difficilmente riconoscibile anche per gli adulti, che spesso tendono ad attribuire l’emarginazione sociale a difficoltà relazionali e alla timidezza della ragazza vittima. Per la vittima diventa quindi difficile chiedere aiuto. Tale bullismo psicologico distrugge lentamente la rete sociale di sostegno e di appartenenza della vittima creando intorno a lei la solitudine. Essere rifiutate dal gruppo rappresenta una disconferma del proprio valore e per questo motivo spesso scatta un processo di autodenigrazione, in cui la vittima cerca dentro di sé le colpe di questo rifiuto tentando in tutti i modi di rientrare nel gruppo. L’effetto delle calunnie e delle prese in giro è quello di destabilizzare la vittima che finisce per perdere la stima in se stessa ed auto emarginarsi. Ne consegue un danneggiamento nell’immagine di sé e nell’approccio con gli altri, aspetti fondamentali per la costruzione della sua personalità.

Focus adolescenza

tribunale per almeno 3 crimini (fonte: Procura di Milano). È noto che le conseguenze del bullismo sulla vittima non sono solo quelle immediate, derivanti dalle aggressioni fisiche subite, ma comprendono anche alterazioni dell’equilibrio psicofisico che possono diventare croniche e irreversibili (anche al venir meno della condotta persecutoria che le ha determinate) e che sono potenzialmente di estrema gravità e di significativo impatto non solo a livello individuale, ma anche sociale e sul sistema sanitario per l’aggravio di costi che ne deriva. Le vittime del bullismo possono presentare conseguenze sul piano sociale (insicurezza, scarsa autostima, scarsa motivazione all’autonomia, dipendenza dall’adulto, ritiro sociale), una significativa compromissione del funzionamento scolastico (disturbi di apprendimento e cali di rendimento, determinati da difficoltà di concentrazione, ridotta motivazione e disinvestimento nei processi di apprendimento) e anche disturbi psichiatrici (disturbi d’ansia, disturbi dell’umore con aumentato rischio di suicidio). Risulta quindi di fondamentale importanza attuare programmi di prevenzione e di intervento sulle vittime e le loro famiglie, specifici e mirati, finalizzati alla promozione dell’autostima e delle competenze relazionali e sociali.

Il cyberbullismo Una nuova forma di bullismo sempre più diffusa è il bullismo elettronico, con molte analogie soprattutto con le forme di bullismo indiretto. Il termine inglese “cyberbullying” (“bullismo cibernetico”, “bullismo elettronico” o “bullismo su Internet”) indica l’utilizzo di informazioni elettroniche e dispositivi di comunicazione come a esempio la email, i software di messaggistica istantanea, i blog, i telefoni cellulari, i messaggi di testo quali sms, mms etc. con contenuti diffamatori, per effettuare azioni di bullismo o molestare in qualche modo una persona o un gruppo attraverso attacchi personali o con altre modalità; può anche costituire un crimine informatico. Uno studio pubblicato nel giugno del 2007 negli Stati Uniti da “Pew Internet and American life Project” rivela come il fenomeno del cyberbulling tra gli adolescenti abbia proporzioni rilevanti. Un terzo degli adolescenti intervistati ha dichiarato di essere stato vittima di atti di bullismo attraverso la Rete e l’uso dei cellulari. Le dinamiche che sono alla base del bullismo trovano nello spazio virtuale il palcoscenico: il cyberbullismo consente al bullo di “diventare un eroe multimediale”, la spettacolarizzazione e la circolazione massima sono assicurate. La vittima non rimane vittima una sola volta, ma diventa la vittima catturata dall’infinito spazio virtuale; e l’immagine (fotografia, film, etc.) che riprende la violenza subita (verbale, fisica) viene immortalata e resa intangibile nello spazio virtuale. Se il bullo diventa “bullo globale” anche la vittima diventa “vittima globale”; ciò comporta che il suo disagio e malessere aumentino in modo esponenziale: il silenzio, l’esclusione, il senso di impotenza, la mortificazione, la vergogna, il timore del giudizio degli altri che connotano ogni vittima di bullismo diventano spesso insostenibili quando si è alla mercé di un atto di cyberbullismo, e gli effet ti e le conseguenze si potenziano.

Pediatria Speciale Congresso

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Focus adolescenza

Droga, l’ultima moda sono le spice e aumentano i

baby spacciatori La fotografia su droga e giovani scattata da Luigi Mancuso

N

el mercato delle droghe un ruolo sempre più importante lo ricoprono le cosiddette smart drugs. Sostanze spesso al limite della legalità, perché non ancora vietate o di cui non si conoscono bene gli effetti. Ma questa è solo una delle facce del legame tra droghe e adolescenti, fatto sempre più di baby-spac- Luigi Mancuso ciatori, di consumatori occasionali precoci e stu- Capitano del nucleo investigativo denti che spesso coltivano la cannabis in casa per dei carabinieri di Roma abbattere i costi e poi magari spacciarla. Il dato positivo è che nel 2009 è calato il consumo delle singole droghe tra i giovani, come emerge dalla relazione presentata da Luigi Mancuso, capitano del nucleo investigativo dei carabinieri di Roma, al 66° Congresso della Società Italiana di Pediatria.

12

L’età dei primi consumatori occasionali

18,2%

La crescita del poliabuso negli ultimi tre anni

32

Le tonnellate di droga sequestrate in Italia nel 2009

Le spice dilagano sul Web L’ultima moda dilagante tra le smart drugs è quella delle ‘spice’, miscele di più erbe che possono essere fumate come tabacco ma sono vendute come incenso e profumatori d’ambiente, anche se contengono cannabinoidi sintetici, e hanno effetti simili alla cannabis. “Queste nuove droghe - spiega Mancuso - non sono percepite come tali dai ragazzi, che ne sottovalutano gli effetti. Cercano notizie su internet, dove le comprano scegliendo tra smart shop, farmacie on-line e social network”.

La crisi influisce sui consumi La droga si prova sempre più presto: i primi consumatori occasionali si hanno già a 12-13 anni. Ma nel 2009 c’é stato un positivo calo dei consumi di stupefacenti tra adolescenti, con l’unica eccezione degli stimolanti. “Un fenomeno - continua Mancuso - da imputare in parte alla crisi economica. Con meno soldi, hanno acquistato meno droga soprattutto i consumatori occasionali o quelli del fine settimana da discoteca”. È invece aumentato il poliabuso di droghe (spesso associate anche all’alcol) che ha registrato un incremento del 18,2% tra 2007 e 2010.

Gli studenti coltivatori di cannabis “Spesso molti ragazzi, generalmente studenti - aggiunge Mancuso - producono in proprio la droga, di solito cannabis, per abbattere i costi”. Nel 2009 in Italia sono state sequestrate 32 tonnellate di droghe, di cui il 60% rappresentato da hashish, il 23% da marijuana, il 12% da cocaina, il 4% da eroina e l’1% da altre droghe.

Il fenomeno dei baby-spacciatori Aumentano i casi dei pusher con meno di 14 anni, scelti da persone adulte per spacciare perché non imputabili. Nel 2009, secondo i dati dell’Arma dei Carabinieri, gli arresti di adolescenti per reati connessi alla droga sono stati 823, e 1163 i ragazzi segnalati all’autorità giudiziaria. Complessivamente questi arresti rappresentano il 2,26% delle persone segnalate per reati di droga e sono aumentati del 3% rispetto al 2008. Questi baby-spacciatori generalmente sono maschi, italiani (solo il 20% è straniero) e vivono al Nord (41,10%). Seguono quelli di Sud e Isole con il 36,89% e Centro con il 22%. La maggior parte degli arrestati (54%) ha 17 anni, il 28% ha 16 anni, il 14% ne ha 15  e il 4% ha 14 anni. (a.l.)

Adolescenza e depressione

2

esperte a confronto Intervista a Chiara Ciampi e Marzia Guarnieri

Chiara Ciampi

Neuropsichiatra infantile all’Ospedale Meyer di Firenze

Marzia Guarnieri

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Pediatra di famiglia ASL 10 di Firenze

Pediatria Speciale Congresso

La depressione è un disturbo che compare nell’adolescenza? Guarnieri: “Sì, almeno nel 5% degli adolescenti, con diagnosi accertata dall’Npi, anche se è esperienza comune negli ambulatori pediatrici riscontrare sintomi sfumati depressivi in una percentuale maggiore”. Ciampi: “Nell’ambito del 5%, l’1% presenta depressione maggiore con ideazione e pensieri disturbati, l’1% depressione bipolare la cui manifestazione euforica-maniacale può essere confusa con atteggiamenti fisiologici dell’adolescente. Circa il 3% manifesta sintomi di

depressione minore, nell’intensità della durata o nella quantità dei sintomi”. Quali sintomi o comportamenti a rischio si possono riscontrare in un adolescente depresso? Guarnieri: “Disturbi del sonno, della sfera alimentare soprattutto bulimie, ricorso all’abuso di sostanze stupefacenti e alcool e ricorso a modalità di autolesionismo, quali il piercing”. Ciampi: “Non tutti i ragazzi che ricorrono a questi comportamenti sono depressi o hanno una

 Sburlati ES, Schniering CA, Lyneham HJ, Rapee RM. A Model of Therapist Competencies for the Empirically Supported Cognitive Behavioral Treatment of Child and Adolescent Anxiety and Depressive Disorders. Clin Child Fam Psychol Rev 2011 [Epub ahead of print].  Masten CL, Eisenberger NI, Borofsky LA, McNealy K, Pfeifer JH, Dapretto M. Subgenual anterior cingulate responses to peer rejection: A marker of adolescents’ risk for depression. Dev Psychopathol 2011; 23(1):283-92.

personalità dipendente, ma chi è depresso facilmente cronicizza questi comportamenti”. Quale rapporto lega la depressione con il suicidio? Possiamo cogliere lo stato perturbato che precede?


pericoloso

Dietro le mode e i gruppi di tendenza si nasconde spesso la depressione

A

ttenti al trucco: se è un gioco funziona, ma se lo si vuole sempre e diventa una maschera, allora non va bene”. A spiegarlo è Gianni Biondi, direttore dell’Unità operativa di Psicologia pediatrica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, che al 66° Congresso della Società Italiana di Pediatria ha tenuto una sessione su questo argomento. “Ormai si inizia sempre prima a truccarsi. Ci sono stati addirittura alcuni casi di bambine emarginate dalla classe perché non si truccavano. Sono casi isolati per ora, ma che rivelano un fenomeno preoccupante”. Insomma, i bambini vogliono entrare troppo presto nel mondo degli adulti. Basti pensare che secondo i dati di un’indagine condotta dalla Società Italiana di Igiene su 9000 studenti adolescenti il 31% ha piercing (si comincia già a 12-13 anni) e l’11% tatuaggi. E alla domanda “Perché?” la risposta più frequente è “Perché sono di moda” mentre più del 20% risponde “Non so”. A questo fa da contraltare un incremento importante di adulti che non vogliono invecchiare, che seguono mode e comportamenti adolescenziali, come lo sfoggio di tatuaggi: “Tutto ciò è pericoloso, perché così saltano i punti di riferimento”, ha commentato Biondi.

Una depressione nascosta Il trucco che diventa sempre più simile a una maschera e il rifugiarsi in gruppi che seguono una propria tendenza o moda rivela un dato comune a tutti questi adolescenti: una costante tendenza depressiva, che si inizia ad osservare anche nei bambini tra gli 8 e i 12 anni. “Questi ragazzi che fanno parte di vari grupGianni Biondi Direttore dell’Unità operativa pi, come gli emo, i truzzi, i coatti, i grunger e tanti di Psicologia pediatrica altri – precisa Biondi – pur essendo una minoranza, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma hanno tutti in comune questa tendenza alla depressione, e rappresentano così la loro difficoltà di adattarsi alla società”. Spesso si tratta di ragazzi provenienti da contesti familiari degradati o sfasciati, ma è una tendenza ormai evidente anche nell’infanzia. Un disagio che si manifesta svalorizzandosi in vari modi, che possono andare dal coprirsi il viso con trucco pesante o con i capelli, ad avere molteplici rapporti sessuali o a praticare gesti autolesionisti Carano N, Agnetti A, Allegri V, Tchana B, Saracino A, ci. “Una svalorizzazione Sommi M, Bo I, Squarcia U. Infective endocarditis following body piercing: Presentation of one case due to Gemella che fa pensare a una difmorbillorum and review of the literature. Med Sci Monit ficoltà ad accettare il 2010; 16(10):CS124-8. proprio corpo e ad avere  Ricciardo B, Weedon D, Butler G. Mycobacterium relazioni con gli altri, abscessus infection complicating a professional tattoo. Australas J Dermatol. 2010; 51(4):287-9. che porta a chiudersi in doi:10.1111/j.1440-0960.2010.00659.x.  piccoli gruppi”.

La capacità di poter parlare di tentativo di suicidio con l’adolescente è già individuare la sua sofferenza”.

Guarnieri: “Il suicidio è attualmente tra le prime tre cause di morte fra i 15-24 anni. Alcuni fattori precipitanti possono essere il passaggio da un’infanzia protetta a realtà più conflittuali oppure difficoltà di rapporto in famiglia o con i pari o difficoltà scolastiche”. Ciampi: “Fattore di rischio più

Focus adolescenza

Quando il trucco diventa una maschera può essere

importante per le femmine è la depressione, per i maschi precedenti tentativi di suicidio. Il suicidio non è mai un evento improvviso ma sempre ‘progettato’ e rappresenta l’epilogo di uno stato perturbato che durava da un certo tempo e sul quale non siamo riusciti a venire in contatto efficacemente.

Sensibilizzare alla reciprocità relazionale-affettiva può aiutare a prevenire? Guarnieri: “È la sfida della Pediatria poter sensibilizzare i genitori ed elaborare modalità di approccio fin dai primi mesi di vita in modo che anche all’inizio dell’adolescenza sia i genitori che il ragazzo possano trovare nel pediatra un valido riferimento. Nello stesso tempo il pediatra si sensibilizza a sviluppare una conoscenza emotiva di quel bambino con possibilità più mirate di intervento alle sue problematiche. La sfida è poter arrivare ad avere una società del futuro con meno soggetti depressi adulti nel contesto attuale di società complessa;

utile sostenere la presenza di strutture scolastiche, asili nido, scuole materne con adeguato rapporto insegnanti-bambini di supporto alla famiglia”. Ciampi: “Il 50% degli adulti depressi ha presentato il primo episodio durante l’adolescenza. Da non sottovalutare alcuni sintomi e comportamenti intercettabili nella I e II infanzia, nell’ambito di una relazione genitori-bambino non sufficientemente strutturante e affidabile. Tra questi stereotipi, dondolamenti, autosfregamenti consolatori, segni di ripiegamento su se stesso invece di esplorare gli oggetti dell’ambiente, di giocare con i giocattoli o nella fase di latenza, disturbi psicosomatici a tipo vertigine, sincope e cefalea. Una relazione affettiva matura permette di evitare la cronicizzazione dei sintomi depressivi. 

Pediatria Speciale Congresso

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Sessioni plenarie

Una formula nuova che ha appassionato

i pediatri

T

ra le tante novità del 66° Congresso Nazionale della Società Italiana di Pediatria, grande risalto hanno avuto le sessioni plenarie. Si sono succedute sul podio personalità di grande prestigio le cui letture hanno suscitato grande interesse tra i tanti pediatri raccoltisi nell’auditorium. I relatori, Giovanni Corsello presidente Società esperti di caratura internazionale, hanno affrontato Vice Italiana di Pediatria temi di Pediatria sociale di grande impatto, che orientano oggi il dibattito culturale che ruota intorno al mondo dei bambini, delle famiglie e dei pediatri. Urbanistica, economia, ricerca, tecnologie, innovazione sono temi che non possono essere più disgiunti dalla Pediatria, intesa come area scientifica, biomedica e culturale rivolta alla tutela ed alla promozione della salute dei bambini e delle loro famiglie.

cogliere gli elementi di criticità e delineare le più idonee modalità di interventi di salute pubblica in termini di prevenzione di eventi quali le epidemie.

Da Francesco Tonucci, psicolo­ go del Cnr, è stata delineata una nuova prospettiva tesa a valutare l’inserimento del bambino nel contesto urbano anche in vista della qualità del suo sviluppo cognitivo. “La città a misura di bambino”, titolo della sua lettura, ha rappresentato non uno slogan ma una vera e propria ricerca, da cui è emerso il ruolo che pediatri, cittadini e istituzioni dovrebbero avere per garantire i diritti dei nostri bambini.

Narendra Kini, Presidente del

Haim Rabinowitch, rettore del­ l’Hebrew University di Gerusalem­ me, ha condotto un appassionato intervento sugli Ogm, sia in termini di cognizioni scientifiche e di ricerca che in termini di bisogni alimentari globali. Sono state passate in rassegna le prospettive di salute per le popolazioni che vivono in condizioni climatiche e ambientali difficili e a rischio.

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Urbanistica, economia, ricerca, innovazione non possono essere più disgiunte dalla Pediatria

Donato Greco, ricercatore del­ l’Istituto Superiore di Sanità, ha illustrato un’analisi ragionata e critica degli eventi correlati alla passata pandemia influenzale, per Pediatria Speciale Congresso

Richard Behrman, Professore emerito di Pediatria presso le Uni­ versità di Washington e della Cali­ fornia, ha svolto un intervento di alto profilo etico, intessuto di raccomandazioni sul ruolo del pediatra come custode di interessi basati sul rigore e sulla conoscenza, lottando contro gli interessi che creano intorno al mondo dei bambini richiami mediatici. Children’s Hospital di Miami, ha trasportato l’uditorio verso le nuove frontiere della tecnologia applicata alla Medicina. Processi di informatizzazione applicati alle tecnologie diagnostiche e terapeutiche, connessioni via internet stanno cambiando la relazione medico-paziente conferendole un carattere sempre più moderno e personalizzato. Non si cureranno più le malattie ma i singoli pazienti, con i quali il medico realizzerà una sorta di partnership aggiornata ed in costante evoluzione.

Andrea Lenzi, Presidente del Consiglio Universitario Nazionale, ha condotto una analisi lucida e a tratti impietosa sullo stato della ricerca scientifica nelle università italiane, alla luce di difficoltà finanziarie e di carenza di risorse. Ha tracciato un modello di sviluppo della ricerca in Italia centrato sulla necessità di nuovi investimenti e di indirizzi precisi tesi a premiare iniziative ed aree di eccellenza esistenti, con l’obiettivo di evitare la fuga e favorire il rientro dei “cervelli”.


Ad Edoardo Narduzzi, docente di Economia dell’innovazione all’Università di Tor Vergata di Roma, è toccato il compito di approfondire i rapporti tra Internet, famiglie e pediatri. Interazione spesso difficile ma piena di prospettive di sviluppo interessanti per la possibilità di pianificare gli interventi sanitari e problematiche di ordine sociale e preventivo. Si tratta di un nuovo modello di interazione globale, nel cui ambito bisogna preservare la qualità dei messaggi.

Andrea Maggioni, pediatra e di­ rettore del Global Health Service del Miami Children’s Hospital, ha affrontato in modo brillante e appassionato le opportunità offerte da nuovi modelli e schemi organizzativi tratti dalle industrie e applicati alla gestione delle aziende sanitarie. Miglioramento della qualità dei servizi ospedalieri, ristrutturazione dei percorsi e delle attività di tutto il personale, programmazione degli interventi sono aree che vanno integrate in maniera moderna, scevra da residui organizzativi del passato spesso all’insegna delle burocrazie aziendali e amministrative.

Andrea Lenzi

La ricerca? un bene di lusso

Non è

La ricerca scientifica in Italia è molto più buona dal punto di vista della qualità che non della quantità

9,5

I ricercatori ogni 1000 lavoratori giapponesi

8,1

I ricercatori ogni 1000 lavoratori statunitensi

5,9

I ricercatori ogni 1000 lavoratori francesi e tedeschi

5

I ricercatori ogni 1000 lavoratori inglesi

3

I ricercatori ogni 1000 lavoratori italiani

A

Sessioni plenarie

Una grande lezione sulla necessità di promuovere la crescita economica in Italia attraverso la promozione della ricerca è venuta anche dall’intervento molto applaudito di Lorenzo Bini Smaghi, Vice­ presidente del Comitato Esecutivo della Banca Cen­ trale Europea. Attraverso un’analisi dei livelli di produttività dei paesi più avanzati sul piano tecnologico, ha condotto una analisi dei processi di sviluppo in termini di accesso dei giovani all’istruzione qualificata. Dimostrando con numeri e fatti che la qualità della formazione influenza i destini globali della società, ha appassionato i pediatri invitandoli a svolgere il ruolo di guida sui giovani e sulle famiglie.

ndrea Lenzi, Presidente del Consiglio Universitario Nazionale e Consigliere del Comitato area Scienze Mediche dello stesso, ha fatto il punto al Congresso su un tema molto delicato: “La quantità soffre enormemente la carenza di risorse: il nostro impegno è quasi sotto all’1% del PIL ed è vicino a quello dei Paesi in via di sviluppo. Siamo indietro rispetto all’Europa, dove si fa molto di più. Si doveva raggiungere la quota del 3% del PIL dedicato alla produzione scientifica invece ci vediamo superati sia dall’Europa dell’Est sia dai Paesi Ocse. È ancora peggio se andiamo a paragonarci con la competizione globale: siamo indietro rispetto all’India. Il concetto generale è: in Italia si pensa che la ricerca sia un bene di lusso, non di progresso e sviluppo”. Ciononostante la ricerca produce in ambito medico, biotecnologico e ingegneristico qualità scientifica che viene invidiata dal resto del mondo: basta dire che abbiamo il problema del rientro dei cervelli: “Quelli migliori vanno all’estero -ha concluso Lenzi – ed ottengono risultati clamorosi. E questo vuol dire che l’alta formazione in Italia funziona benissimo. Per usare una metafora calcistica prepariamo i Ronaldo, li alleniamo  e li regaliamo agli altri”.

Giuseppe Profiti , Presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha concluso le sessioni plenarie del Congresso con una disamina lucida e di grande interesse sulla riorganizzazione del sistema sanitario per le cure pediatriche. Dovranno trovarsi gli strumenti più idonei per una adeguata integrazione tra le diverse realtà: quelle basate sulle eccellenze ospedaliere e quelle operanti sul territorio, mettendo insieme le risorse ma soprattutto identificando bene attori, percorsi e modalità. Le sessioni plenarie, formula nuova che ha così tanto appassionato i pediatri presenti al Congresso, saranno riproposte con temi e relatori diversi ma con lo stesso alto profilo scientifico e culturale al  67° Congresso Nazionale.

Pediatria Speciale Congresso

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Sessioni plenarie

Lorenzo Bini Smaghi

Aiutare i genitori

a fare i genitori

Istruzione, formazione e crescita economica: il ruolo cruciale del pediatra

C

osa hanno a che fare le tendenze demografiche, i cambiamenti tecnologici e la crescita economica con il pediatra? Riassumiamo l’intervento di Lorenzo Bini Smaghi, membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, che ha davvero affascinato la platea del Congresso, esplorando temi inediti che aprono a nuovi percorsi di riflessione. Fattori economici di crescita, andamento demografico e progresso tecnologico

1su 3

Gli under 14 in India

1su 7

Gli under 14 in Italia

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Secondo la teoria economica la crescita è determinata dalla dinamica del lavoro e del capitale e dalla loro produttività. Le tendenze demografiche influiscono sulla crescita economica principalmente attraverso la variazione del numero di individui in età lavorativa (di solito fra 15 e 64 anni). Il progresso tecnologico, a sua volta, incide sulla crescita tramite l’impatto sulla produttività del lavoro e del capitale. Confrontando alcune economie avanzate (area dell’euro, Stati Uniti e Regno Unito) e tre Paesi emergenti (Brasile, Cina e India), si nota che nell’area dell’euro la produttività è rallentata notevolmente dalla metà degli anni ’90, mentre è accelerata altrove, soprattutto nei Paesi emergenti, e che l’evoluzione demografica ha fortemente contribuito alla loro crescita, mentre ha avuto un’incidenza molto limitata, se non ad-

Da un lato i Poli di eccellenza, dall’altro lato la rete dei pediatri di libera scelta e a un livello intermedio un nuovo soggetto ancora tutto da sperimentare in Pediatria: il “polo di prossimità”, cioè strutture territoriali a vocazione multifunzionale che integrano i servizi offerti dalla Pediatria di base e ospedaliera. È questa la strada che Giuseppe Profiti, Presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha indicato per ridisegnare la rete dei servizi socio-sanitari per l’infanzia. Una diversa concezione dell’offerta, basata sui concetti di integrazione e complementarità, che punta a garantire adeguate risposte alla sempre più complessa domanda di cure pediatriche, in un quadro di risorse economiche destinate a contrarsi. Che il sistema debba cambiare lo ha detto senza mezzi

Pediatria Speciale Congresso

dirittura negativa, nelle economie avanzate. Prendendo in considerazione in particolare le dinamiche demografiche di questi Paesi emergono differenze sostanziali. La prima è che nelle economie emergenti la percentuale di giovani è tendenzialmente maggiore. Ad esempio nel 2008 in India quasi una persona su tre era di età pari o inferiore a 14 anni, mentre in Italia lo era solo una persona su sette. La seconda differenza è che negli ultimi 25 anni la percentuale di popolazione in età lavorativa è rimasta sostanzialmente stabile o è scesa nelle economie avanzate, mentre nei paesi emergenti è aumentata notevolmente. In Brasile la quota di popolazione in età lavorativa è salita di oltre 8 punti percentuali tra il 1985 e il 2008; in Italia invece è calata di quasi 1,7 punti. La terza differenza è che in molti Paesi industrializzati la popolazione è invecchiata, mentre in Brasile, Cina e India è avvenuto l’esatto contrario. Queste diverse tendenze demografiche, e in particolare l’invecchiamento della popolazione, rendono oggi più arduo per molti Paesi avanzati continuare a crescere e rimanere competitivi sui mercati internazionali. Al contrario, la competitività delle economie emergenti è notevolmente aumentata ed è stata stimolata anche dagli investimenti nel settore tecnologico, che invece in Europa, guardando i dati dal 1996 a oggi, sono stati limitati e talvolta, come nel caso dell’Italia, marginali.

Il ruolo dell’istruzione Naturalmente la capacità dell’economia di produrre innovazione dipende in misura determinante anche dal capitale umano, di cui l’istruzione è un aspetto fondamentale. A questo riguardo la situazione in Europa è disomogenea: anche se la percentuale di cittadini che hanno completato almeno il ciclo di istruzione secondaria superiore

Intervista a Giuseppe Profiti

La Pediatria avrà meno risorse, serve un

‘terzo polo’

Centri di eccellenza e poli di prossimità la ricetta per ridisegnare la rete di servizi termini il Presidente SIP Alberto G. Ugazio. Perché se la mortalità pediatrica per malattie infettive è crollata, se la nuova emergenza sono le malattie croniche complesse, allora l’organizzazione deve strutturarsi diversamente: pochi centri di eccellenza multispecialistici e una fitta rete che li colleghi ai reparti pediatrici

regionali e ai pediatri di famiglia. Ma non è soltanto l’incremento delle patologie croniche a dettare l’esigenza del cambiamento. Anche il quadro economico fa la sua parte. Lo scenario dei prossimi decenni riserva, infatti, qualche sorpresa: altro che pensioni, il vero problema sarà la spesa sanitaria.


Il pediatra e le sfide del futuro Nei Paesi industrializzati, la generazione che si affaccia oggi sul mercato del lavoro si trova, per la prima volta dal dopoguerra, in condizioni medie meno vantaggiose rispetto alla generazione che l’ha preceduta. E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente per la prossima generazione. L’inversione di tendenza richiede un’azione incisi-

Cosa ci si deve attendere nei prossimi decenni? “Le previsioni al 2060 indicano che la spesa sanitaria in rapporto al PIL crescerà più di quella previdenziale. Quest’ultima infatti tenderà a decrescere a partire dal 2040. Ma sarà la componente anziani ad assorbire la gran parte delle risorse economiche nel settore della Sanità, mentre vi sarà una riduzione progressiva della componente Pediatria, e ciò sarà dovuto principalmente alle caratteristiche demografiche del paese. Al 2025 l’area che riconduciamo alla Pediatria sarà destinataria di un volume di risorse inferiore rispetto a quello attuale e pari allo 0,02 del PIL. La contrazione interesserà soprattutto la funzione ospedaliera rispetto a quella

territoriale. Ecco perché per mantenere inalterata la qualità e quantità di servizi offerti occorre una riorganizzazione che renda il sistema più efficiente”. Qual è la strada per favorire un recupero di efficienza? “La contrazione delle risorse destinate alla Pediatria ospedaliera determinerà una polarizzazione dei presidi ad elevata dotazione tecnologica e complessità di risposta. Si dovrà andare in sostanza, ed il processo è già iniziato, verso la concentrazione di alta specializzazione in uno o due centri nazionali capaci di far convergere la casistica, di incentivare la ‘mobilità buona’: mi muovo perché consapevolmente scelgo il miglior servizio, non perché nel mio territorio il servizio non c’è,

va, dal lato sia dell’offerta sia della domanda di istruzione. La domanda in particolare è insufficiente a causa della mancata consapevolezza che senza un’adeguata istruzione il proprio tenore di vita non solo non migliora, ma è destinato a peggiorare. Si pone dunque il problema di come preparare i giovani di oggi, e le prossime generazioni, alle sfide che si prospettano. La risposta deve partire da una maggiore comprensione dei processi di apprendimento. Jean Piaget, pioniere della teoria costruttivista della conoscenza, ha spiegato come l’apprendimento si sviluppa attraverso la fase senso-motoria e lo stadio delle facoltà cognitive, prima di sfociare nella capacità di assimilare l’istruzione formale. I primissimi anni di vita sono quindi i più formativi. I genitori svolgono un ruolo cruciale nel gettare le premesse per la formazione dei propri figli: molto spesso sono i loro primi insegnanti; non solo trasmettono loro i fondamenti dell’istruzione, ma anche le modalità di apprendimento. I genitori devono essere aiutati a orientare correttamente l’educazione dei propri figli verso le nuove esigenze della società del futuro. In questo il ruolo del pediatra può essere decisivo grazie alla fiducia totale di cui gode da parte del genitore. Attraverso il suo lavoro scientifico e la sua pratica, il pediatra contribuisce ogni giorno ad allungare la durata della vita e in tal modo all’invecchiamento della popolazione. Il problema è che le nostre società avanzate non si sono ancora ben attrezzate per gestire questi sviluppi. Qual è dunque la funzione del pediatra? Ascoltare i genitori e approfittare della fiducia che essi ripongono in lui non solo per dare loro le necessarie indicazioni mediche, ma anche per aiutarli ad essere genitori nella società moderna, che è un ruolo molto più importante – e più difficile – di  quanto spesso credono. (m.m.)

che è invece ‘mobilità cattiva’. Nello stesso tempo la rete territoriale dovrà ampliarsi e diversificarsi, attraverso dei livelli intermedi tra i grandi centri e i pediatri di libera scelta. Se così non fosse la domanda si riverserebbe inevitabilmente nell’una o nell’altra direzione”. Serve un “terzo polo” quindi? “La soluzione è, a mio avviso, il polo pediatrico di prossimità, cioè il modello dell’ospedale di prossimità applicato alla Pediatria. L’innovazione sta nel fatto che il polo di prossimità vedrebbe interagire sia la Pediatria ospedaliera sia la Pediatria del territorio. Dovrebbe essere costituita una rete coordinata a livello regionale, tarata sui bacini di utenza, in collegamento con i poli, secondo il modello Hub e Spoke”.

Sessioni plenarie

è aumentato di 26 punti percentuali rispetto alle generazioni precedenti, vi sono differenze considerevoli nel grado di istruzione raggiunto dai cittadini dell’area dell’euro fra i 25 e i 34 anni. Ma se il numero di anni di studio è importante, la qualità dell’istruzione è un fattore altrettanto rilevante. In parole povere, non conta soltanto il tempo trascorso sui banchi; è fondamentale cosa si impara, come lo si apprende e da chi proviene l’insegnamento. Nel complesso, malgrado i progressi compiuti, il rafforzamento dell’istruzione, in termini sia qualitativi sia quantitativi, rimane un traguardo delle politiche europee ancora da raggiungere. Guardando più da vicino i dati relativi al nostro Pae­se, vediamo che in Europa l’Italia occupa l’ultimo posto nella spesa per l’istruzione sul totale della spesa pubblica. Conseguenza di questo è il fatto che i giovani, nelle economie avanzate, devono affrontare una concorrenza molto più aspra rispetto a tre decenni fa ed in particolare appare esacerbata la competizione per l’accesso alle università internazionali più prestigiose. Ad esempio osservando i Paesi di provenienza dei dottorandi negli Stati Uniti, si osserva che la quota di studenti cinesi e indiani ha registrato un incremento straordinario negli ultimi dieci anni, mentre la quota di studenti provenienti dai Paesi dell’UE è rimasta molto inferiore.

Dove ci porta il federalismo? “Nel modello federalista il sistema sanitario nazionale e regionale viene costruito sulla base del ‘costo standard’, che per definizione livella appunto gli standard, escludendo sia le eccellenze sia le prestazioni peggiori. Ma in questo modello è la politica economica a guidare quella sanitaria. E, se fosse così, sarebbe una sconfitta della politica sanitaria”. Dovrebbe essere il contrario? “Ricordo una bella frase di Joseph-Dominique Louis, ministro delle Finanze di Luigi XVIII: datemi della buona politica e vi darò delle buone finanze”. (c.c.)

Pediatria Speciale Congresso

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Sessioni plenarie

Andrea Maggioni

Una Sanità che prenda

il volo

Come per l’aeronautica l’uso mirato delle liste di controllo può garantire che i passaggi critici non siano ignorati

P

erché mettere a confronto la Sanità con l’industria aeronautica? Le ragioni sono molteplici, ma se guardiamo ai risultati raggiunti in materia di sicurezza e di affidabilità, i cambiamenti avvenuti nelle due industrie e i tempi in cui questi progressi si sono realizzati sono ben diversi. Come la Sanità, l’aviazione è un settore ad elevata complessità in cui l’errore umano può portare a lesioni o morte. In realtà, i fattori che portano all’errore in entrambi i campi sono molto simili. Chi non ha mai perso una valigia? L’aviazione è stata la prima industria a studiare in maniera sistematica le cause dell’errore in ogni suo aspetto. Così facendo, nell’arco degli ultimi trenta anni, è riuscita a ridurre drasticamente il numero di incidenti e a raggiungere un indice di mortalità di 0,27 per ogni milione di partenze aeree. Per capire i termini di paragone, oggi in Sanità la mortalità dovuta all’errore medico equivale alla caduta di un Jumbo 747 carico di passeggeri al giorno. Usando la stessa analogia possiamo dire che, in termini di probabilità, è più facile essere vittima di un errore medico grave durante un ricovero ospedaliero che non perdere la valigia all’arrivo. Eppure chi di noi non ha mai perso una valigia durante un viaggio? Ebbene sì, la differenza non è minima ma è di ordine logaritmico. Allo stesso modo bisogna riconoscere all’aviazione il ruolo di pioniere nell’aver stabilito, in maniera inequivocabile e senza eccezioni, i carichi massimi di lavoro per il singolo operatore e di aver ridotto in maniera sistematica l’autonomia e variabilità del singolo a favore del gruppo. Il tutto con un obiettivo comune: migliorare costantemente il lavoro di squadra.  Joolaee S, Hajibabaee F, Peyrovi H, Haghani H, Bahrani N. The relationship between incidence and report of medication errors and working conditions. Int Nurs Rev 2011; 58(1):37-44. doi: 10.1111/j.1466-7657. 2010.00872.x  Travaglia JF, Hughes C, Braithwaite J. Learning from disasters to improve patient safety: applying the generic disaster pathway to health system errors. Qual Saf Health Care 2011; 20(1):1-8

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Tra 44 mila e 98 mila le vittime di errori medici evitabili La Sanità oggi difficilmente può considerarsi come un sistema ad alta affidabilità. Nel 2000, l’Institute of Medicine ha pubblicato un rapporto sentinella: “Errare è umano: costruire un sistema sanitario più sicuro”. La relazione affronta le questioni di errori medici e di sicurezza dei pazienti all’interno delle organizzazioni sanitarie. Questo rapporto ha pubblicato per la prima volta la statistica, spesso criticata, secondo la quale tra 44.000 e 98.000 pazienti muoiono ogni anno negli ospedali americani a causa di errori medici in qualche modo prevenibili. Il rapporto afferma anche che la Sanità è almeno un decennio o più indietro rispetto ad altri settori industriali ad alto rischio di errore.

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Le similitudini tra Sanità e aviazione Cosa hanno dunque in comune l’aviazione e la Sanità? Entrambe dipendono dal lavoro di squadra, entrambe pagano un alto costo di vite umane per i propri fallimenti, entrambe richiedono un training lungo e intenso degli operatori, entrambe sono intrinsecamente complesse e richiedono decisioni con tempi di risposta rapidi, entrambe sono sottoposte ad un elevato livello di controllo, ma soprattutto entrambe presentano elevate aspettative di successo da parte dell’ utenza. Nessuno vuole morire in aereo e tanto meno nessuno prende nemmeno in considerazione la possibilità di essere vittima di un errore fatale durante un ricovero ospedaliero. Come può la Sanità trarre beneficio dal modello dell’ industria aeronautica? Il successo in termini di sicurezza dell’industria aeronautica non è dovuto al caso, ma alla applicazione rigorosa di metodiche che sono oggi disponibili e quindi applicabili anche nel campo sanitario. Tra loro, l’uso mirato delle liste di controllo (checklist) che garantiscono che le procedure e i protocolli siano eseguiti in ogni livello e che passagi critici non siano saltati o ignorati.

Il 70% degli errori dipende dalla comunicazione Recenti ricerche hanno evidenziato che, per migliorare la qualità delle cure, rendendole sempre più sicure e incentrate sulla famiglia, è necessario creare una modalità di comunicazione più valida ed efficiente tra tutto il personale coinvolto nell’assistenza al malato. Nella Sanità, così come in aviazione, circa il 70% degli errori fatali è riconducibile a un problema della comunicazione nelle sue forme diverse. Le varie forme di comunicazione


Formare il personale sanitario al lavoro di squadra

http://twitter.com/ AviationNetwork News dal mondo dell’aviazione commerciale http://twitter.com/ MedicalJustice In difesa dei medici accusati di malpractice

che avvengono tra il personale medico e infermieristico sono tra le più diverse e variate, spesso a discapito dell’efficienza e dei risultati di processo. Alcuni enti ospedalieri hanno inoltre dimostrato che l’impiego sistematico di modalità standard di comunicazione derivate dall’industria aeronautica ha contribuito ad un notevole miglioramento della qualità delle stesse determinando una riduzione degli eventi avversi. A puro titolo esemplificativo, di seguito, una modalità di comunicazione strutturata in ogni evenienza ad alta criticità, di uso frequente negli ospedali americani, chiamata ISBAR dalle iniziali di cinque parole chiave: Introduzione

Sono XY dalla Pediatria, infermiere di turno...

Situazione

Chiamo per il paziente... che ha difficoltà respiratorie.

Background

Ha tre mesi ed è ricoverato da tre giorni, in terapia con..., da 20 minuti ha iniziato a respirare più rapidamente.

Assessment (Valutazione)

Non ha febbre, i suoi parametri vitali sono..., ha una ridotta penetrazione d’aria a destra, penso che abbia un polmone collassato.

Richiesta

Credo abbia bisogno di un drenaggio pleurico. Deve venire a valutarlo adesso.

Esistono delle chiare barriere alla comunicazione efficace: differenze di stile, diversità gerarchiche, esperienze precedenti diverse, lo stesso tono di voce con cui si comunica, un diverso livello di rispet-

Gli operatori sanitari lavorano in un ambiente estremamente complesso. La cura del paziente nelle zone ad elevata intensità di cura, come le unità di terapia intensiva, il Pronto soccorso, la sala operatoria, richiede il contributo costante di competenze specifiche da individui con differenti background e con una diversa formazione professionale. Anestesisti, infermieri, chirurghi, pediatri, rianimatori, assistenti e tecnici hanno bisogno di lavorare come una squadra unica per fornire assistenza nel modo più sicuro possibile. Eppure, durante i lunghi anni di formazione professionale, questi individui altamente specializzati non ricevono nessuna educazione specifica al valore del lavoro di squadra e spesso non hanno una chiara comprensione delle reciproche priorità e delle responsabilità comuni all’interno del team sanitario. Gli operatori sanitari sono stati a lungo educati a comportarsi come attori unici e singoli esperti nell’assumersi la propria responsabilità, il credito, la colpa, solo e unicamente per le proprie azioni individuali. Al contrario, nelle organizzazioni ad alta affidabilità, come l’aviazione, una attenzione particolare è data al valore del singolo ma sempre nel contesto del lavoro di gruppo. In merito, una tecnica codificata di comportamento è il “Crew Resource Management (CRM)”. È una strategia comunicativa applicata in situazioni di elevata criticità che enfatizza l’approccio di squadra tra i diversi membri permettendo così una collaborazione più efficace nella gestione delle emergenze. L’aspettativa è che ogni membro del team (nessuno escluso) sia ugualmente coinvolto in modo tale da partecipare attivamente alla risoluzione del caso. Il lavoro di squadra deve avvenire in un sistema che, pur con tolleranza zero per gli errori, è dinamico, flessibile, corresponsabile attraverso la gestione delle risorse dell’equipaggio, e impara dai propri errori.

Sessioni plenarie

to professionale tra medici e personale infermieristico e ausiliario (e viceversa). Il tutto quando avviene in sistemi lavorativi altamente complessi e spesso sotto l’influenza negativa dell’affaticamento fisico, non deve sorprendere che sia una ricetta sicura al fallimento delle operazioni.

Imparare dall’errore In conclusione, ottimizzare la formazione del personale può aiutare a ridurre al minimo gli errori medici prevenibili, e l’aggiunta di simulazione avrà sempre più un ruolo importante nella formazione futura del personale medico e non. L’applicazione metodica della simulazione permetterà quindi di imparare dall’errore stesso in un contesto neutro dove sia possibile insegnare ai professionisti le competenze necessarie per far fronte a tali errori. Il modello da seguire sarà quello del trasporto aereo: interdipendente, collaborativo, dinamico e basato sul lavoro di squadra. Il tutto in maniera parallela a una cultura della sicurezza in cui gli eventi avversi sono riportati in maniera volontaria, responsabile e trasparente senza paura di  eventuali critiche o ripercussioni negative.

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Sessioni plenarie

Narendra Kini

Come la tecnologia cambierà

la Pediatria

Il medico potrà fare meglio il proprio mestiere e migliorerà la relazione con i pazienti e le famiglie

L

atteggiamento italiano nei confronti della tecnologia è ancora tiepido. Eppure quanto abbiamo ascoltato al Congresso preannuncia una rivoluzione. Narendra Kini, Chief Executive Officer del Miami Children’s Hospital, promette che la tecnologia ci aiuterà a raggiungere livelli qualitativi di assistenza di eccellenza, così da soddisfare le sempre più pressanti esigenze dei familiari dei piccoli malati. Pensiamo al decision making del medico: è un processo nel corso del quale il clinico deve in media considerare circa 1000 informazioni pertinenti. Sebbene la mente umana sia dotata di meccanismi estremamente efficienti per la sintesi delle informazioni, siamo tutti consapevoli della difficoltà di mantenersi aggiornati: potremmo non avere a portata di mano l’ultima linea guida o non aver letto i risultati del clinical trial uscito appena ieri e centrato proprio su quel farmaco che stiamo per prescrivere. D’altra parte malati e familiari ci chiederanno sempre di più e, data la facilità di accesso alle informazioni su Internet, ci troveremo sempre più in difficoltà ad esaudire richieste che potremmo non essere in grado di soddisfare.

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I miliardi di dollari di investimento per l’Health Information Tecnology del Governo Usa

Tra e

2000 4000

I nuovi record ogni giorno su MEDLINE

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diversi altri parametri che normalmente possono essere misurati solo in laboratorio. Tutto ciò modificherà la relazione tra medico e malato e la renderà più ricca, tempestiva e oggettiva. La tempestività, in particolare, è un’altra dimensione importante della qualità dell’assistenza. È noto infatti che molti interventi sanitari possono garantire la migliore efficacia se erogati il più precocemente possibile. E la possibilità di lavorare a distanza apre ulteriori frontiere: basti pensare alla chirurgia. La robotica è ormai sviluppata ad un livello tale che è possibile programmare una serie di atti chirurgici standardizzati in qualsiasi luogo. Come dire di avere a disposizione il miglior chirurgo ovunque, quello che farà una determinata operazione sempre nello stesso modo, il migliore.

Un paziente “empowered” A questo scenario si aggiungerà la novità del ruolo centrale dei malati e delle loro famiglie. In molti paesi è già evidente la parte da loro svolta nell’indirizzare le cure e nel valutarne la qualità. Tutto ciò sarà sempre più evidente ed importante; gli strumenti tecnologici che ci condurranno lungo questo nuovo itinerario sono già alla portata di tutti. Internet in primo luogo, che consente la trasmissione in tempo reale di informazioni, immagini ed altri dati a basso costo. In molti paesi avanzati, la velocità della connessione web è

I minuti a disposizione del medico per trovare le informazioni

Cartelle cliniche elettroniche e Telemedicina

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Esistono già sistemi che intercettano, classificano e rendono disponibili contestualmente le informazioni più aggiornate e coerenti con il profilo del paziente. Si tratta di sistemi spesso incorporati nei software per le cartelle cliniche elettroniche, almeno nei prodotti disponibili negli Usa, e consentono di accedere alle informazioni utili alla gestione di un problema clinico al tocco di un click. Una delle possibili conseguenze di questo approccio è la standardizzazione dell’assistenza: meno difformità tra i percorsi di diagnosi e cura nei diversi centri di assistenza, e maggiore (e migliore) uniformità di approccio ovunque il paziente si trovi. A questa opportunità si aggiunge la crescente disponibilità di tecnologie per la gestione a distanza del paziente. La telemedicina è stata finora considerata una disciplina destinata all’uso nelle zone remote del territorio, difficilmente raggiungibili da una costante assistenza in persona. Ma si fa strada l’idea di una Medicina più vicina al malato non solo – o non tanto –grazie a una visita o a un accesso ospedaliero, ma attraverso le numerose tecnologie che permettono lo scambio di segnali inviati da specifici sensori e di informazioni trasmesse direttamente dal paziente: immagini attraverso le webcam, dati sulla pressione arteriosa, sulla glicemia, sulla frequenza respiratoria o la saturazione di ossigeno, sulla temperatura e su

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 Bastian H, Glasziou P, Chalmers I. Seventy-five trials and eleven systematic reviews a day: how will we ever keep up? PLoS Med, 2010; 7(9): e1000326. doi:10.1371/ journal.pmed.1000326  McGowan J, Hogg W, Rader T, Salzwedel D, Worster D, Cogo E, Rowan M. A rapid evidence-based service by librarians provided information to answer primary care clinical questions. Health Info Libr J 2009; 27: 11-21. doi 10.1111/j.14711842.2009.00861.x

già tale da permettere anche il coinvolgimento attivo di buona parte della popolazione. La telefonia mobile in secondo luogo. La potenza di calcolo offerta dai terminali mobili è ormai sufficiente per supportare programmi complessi e la diffusione del telefonino non conosce limiti, anche in numerosi paesi in via di sviluppo. L’elettronica e le nanotecnologie fanno il resto. È la fine del ruolo del pediatra? Il nostro diventerà un mestiere da impiegato con azioni solo meccaniche? Niente affatto. La tecnologia permetterà al pediatra di fare meglio il proprio mestiere e di coniugare la capacità critica nelle decisioni con la migliore informazione possibile, le migliori relazioni interpersonali con le famiglie dei malati con i consigli e le raccomandazioni più adeguati. E consentirà di garantire e tracciare la cosiddetta accountability, la responsabilità che tutti i giorni ci assumiamo prendendoci  cura dei nostri piccoli pazienti. (a.e.t.)


Attenti a irrazionalità e conflitti di interesse

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Sessioni plenarie

I

Richard Behrman l pensiero razionale è minacciato. Professore emerito di Pediatria, preside della Case Western University, Professore di Pediatria presso l’università di California e alla George Washington University nonché editor in chief del Nelson Textbook of Pediatrics dal 1980 al 2006, Richard Behrman spazia attraverso argomenti che Da un grande Maestro una riflessione rappresentano una sfida per il futuro della Pediasu tematiche sociali ed etiche tria e della Medicina in generale. Esiste nella società contemporanea, afferma Behrman, una minaccia al pensiero razionale. Solitamente l’informazione oggettiva e basata su evidenze scientifiche è di gran lunga meno sensazio- accettato regali. Inoltre, alcuni studi dimostrano nale, meno attraente, meno intercettabile delle opinioni soggettive, soprattut- che le prescrizioni indotte da regali aumentano i to quando queste ultime sono ammantate di un carattere magico, sopranna- costi della sanità. Ancora: si crede erroneamente turale, in definitiva irrazionale. Tre esempi: la teoria anti-evoluzionistica del che la dichiarazione di conflitto di interesse sia sufcosiddetto “disegno intelligente”, che sfruttando il ficiente a risolvere i problemi. Però non tutti i mesostegno di politici e star del cinema sconfessa il dici considerano il conflitto di interesse allo stesso darwinismo tentando anche di influenzare l’edu- modo e questo può rendere la dichiarazione incazione nelle scuole e la comunicazione attraverso completa. Inoltre, spesso tali dichiarazioni non i media, pur non fornendo spiegazioni credibili vengono sottoposte a verifica. Infine, spesso chi legdella realtà, non essendo formulata come ipotesi ge tali informazioni non è in grado di identificare le potenziali distorsioni provocate dal conflitto verificabile. Il secondo esempio è l’attitudine verso la cosiddet- d’interesse stesso. È necessario dunque che i conflitta Medicina alternativa o complementare: scarsa è ti d’interesse siano gestiti più accuratamente, nella l’attenzione da parte del pubblico verso i numero- consapevolezza che gli obiettivi fondamentali di si studi oggettivi che ne dimostrano in molti casi un’entità commerciale e quelli della professione medica sono profondamente differenti. l’inefficacia. Infine, Behrman cita i movimenti anti-vaccinazioni: ancora oggi esistono molte famiglie che rifiuta- Il lavoro del pediatra sta cambiando no di immunizzare i propri figli per il timore che i Il rapporto tra patologia pediatrica e malattie del­ vaccini causino patologie neurologiche o autismo, l’adulto sta cambiando radicalmente. Bambini vitmalgrado questi ipotetici rischi siano stati sconfes- time di incidenti o affetti da patologie croniche, sati da molti studi scientifici. Nella maggioranza prematurità e malattie mentali spesso raggiungono dei casi, il pubblico attratto da tali teorie non basa l’età adulta, con un carico di morbilità e di costi che la propria scelta su un’attenta valutazione dei pro necessita un’adeguata gestione. Tuttavia, spesso gli e dei contro. Piuttosto, le teorie irrazionali sono interventi preventivi nei diversi gruppi di età sono spesso seguite poiché non esistono voci pubbliche disarticolati, e si verifica una importante discontisufficientemente autorevoli che rappresentino nuità tra gli interventi in età infantile, adolescenziaadeguatamente l’alternativa razionale. La comuni- le e adulta. Esiste un segmento di popolazione adotà pediatrica, in particolare, ha una grande respon- lescente e adulta con problematiche sanitarie, fisisabilità in materia. Collaborare con i media per che e psicologiche che richiede servizi sanitari che dare adeguata enfasi alle informazioni basate spesso non esistono. Inoltre, la prevenzione è prevalentemente di natura secondaria e terziaria: si è sull’evidenza è fondamentale. investito moltissimo, ad esempio, nell’aumento Si fa poco contro i conflitti d’interesse della sopravvivenza del neonato prematuro e poco Un’altra tematica affrontata da Richard Behrman nella prevenzione della prematurità. riguarda il conflitto d’interesse e in generale il ri- Un’ultima tematica: la demografia della forza-lavoschio rappresentato dall’influenza del mercato sul- ro pediatrica sta cambiando. Il 70% degli specializla professionalità dei medici. zandi in Pediatria negli Stati Uniti è donna, e tali Negli Stati Uniti ogni anno le industrie produttrici percentuali sono simili a quelle europee. È necessadi farmaci, biotecnologie e strumentazione spen- rio un cambio di prospettiva culturale: le istituziodono più di 100 miliardi di dollari per promuove- ni devono mettere in atto un processo di facilitaziore i propri prodotti attraverso doni al personale ne per le carriere delle donne in pediatria e nella medico. Al contrario di quello che si pensa comu- medicina in generale, garantendo adeguato accesso nemente, anche piccoli regali possono influenzare agli ambiti di formazione specialistica e subspeciail comportamento di chi li riceve. listica, a ogni contesto di educazione professionale, L’impulso a contraccambiare è più potente di quel- a posizioni di leadership, a promozioni in ambito lo che si possa immaginare: i medici che accettano accademico e di ricerca. regali hanno una attitudine più positiva verso i rap- In conclusione, il culto dell’irrazionalità, il conflitto presentanti. Uno studio ha dimostrato che medici d’interesse, il rapporto tra malattie pediatriche ed http://twitter.com/ che abbiano accettato fondi per viaggi o inviti a ce- età adulta, e la necessità di garantire accesso per le casenews News dalla Case na effettuano richieste per aggiungere determinati donne ad ogni tipo di carriera rappresentano seWestern Reserve farmaci al formulario del proprio ospedale più fre- condo Behrman sfide etiche, sociologiche e profesUniversity  quentemente rispetto ai colleghi che non hanno sionali fondamentali. (f.g.)

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Sessioni plenarie

Haim Rabinowitch

Non abbiate paura

degli Ogm

Lo scopo principale dell’Ingegneria genetica è quello di apportare benefici agli esseri umani

N

on tutti gli Ogm sono prodotti in laboratorio. Pomodori, fragole, farina, carpe, bovini: ogni giorno consumiamo cibo geneticamente modificato, ci racconta Haim Rabinowitch, rettore della Hebrew University di Gerusalemme ed esperto di Genetica, Fisiologia dei vegetali e crescita di vegetali in condizioni climatiche e ambientali difficili. Ma gli Ogm di cui parla in questo caso non sono ottenuti tramite avveniristiche tecniche di ingegneria genetica ma attraverso i classici incroci sessuali. Tutti i pomodori in commercio derivano da incroci genetici, le fragole che mangiamo nascono dall’incrocio di due genera, e lo stesso capita nel caso delle carpe: la specie in commercio in questo modo riesce a crescere con un peso medio maggiore. I genera ibridizzati per ottenere la farina di grano per la pasta sono ben tre. La maggior parte della carne consumata negli Stati Uniti deriva dal “Beefalo”: un bovino nato dall’incrocio di buoi e bufali. In sintesi, ogni giorno consumiamo cibo “geneticamente modificato”, derivato però da incroci sessuali che portano ad un trasferimento del tutto casuale, o random, di geni tra specie o genera differenti.

Le frontiere della Genetica

 Abhary M, Siritunga D, Stevens G, Taylor NJ, Fauquet CM. Transgenic Biofortification of the Starchy Staple Cassava (Manihot esculenta) Generates a Novel Sink for Protein. PLoS One 2011; 6(1):e16256.  Costa TE, Dias AP, Scheidegger EM, Marin VA. Risk assessment of genetically modified organisms. Cien Saude Colet 2011;16(1):327-36.

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La produzione di organismi modificati tramite Ingegneria genetica utilizza invece tecniche che permettono il trasferimento specifico da un organismo ad un altro di geni selezionati. Sono le stesse tecniche utilizzate nella terapia genica: permettono la produzione di virus modificati in grado di trasportare nelle cellule dei malati frammenti di Dna per la cura di alcune malattie genetiche, come la immunodeficienza severa combinata, l’adrenoleucodistrofia, la lipofuscinosi ceroide-neuronale tardiva. Tramite queste tecniche vengono anche trasferiti oncogeni nei topi per studiare nuovi trattamenti oncologici. Prendiamo un parassita del mais, la piralide, una piccola farfalla le cui larve vivono all’interno delle spighe del granoturco: i pesticidi che agiscono solo all’esterno della pianta in questo caso non funzionano; i pesticidi sistemici sarebbero utili per eradicare il parassita ma porrebbero un problema di tossicità se ingeriti. Esiste però un batterio, il Bacillus thurigensis, che produce una tossina attivata solamente all’interno dell’intestino della piralide: trasferire il gene del batterio nel Dna del mais significa ottenere un mais sano, resistente ai parassiti, e soprattutto privo di pesticidi. Anche il riso può essere geneticamente modificato: in Cina viene prodotto un tipo di riso ricco in Vitamina A prodotta dalla pianta stessa, utile nella prevenzione di molte malattie, mentre negli Stati Uniti il riso grazie a geni inseriti nel Dna della pianta produce proteine utili all’alimentazione. Un’altra frontiera interessante è la produzione di molecole biologiche utilizzate come farmaci: il gene che codifica per l’albumina viene inserito nel geno-

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ma di una capra e il suo latte diventa un serbatoio infinito di albumina. Meglio estrarla dal latte di una capra che dal sangue umano! E tutti converranno che è più sicuro ottenere collagene da una specie di tabacco geneticamente modificata piuttosto che estrarlo dai cadaveri. Sono inoltre in corso di studio un pomodoro Ogm in grado di esprimere il vaccino contro il Virus respiratorio sinciziale, ed una specie di patata in grado di indurre immunità contro il virus dell’Epatite B.

Gli Ogm però fanno paura Eppure è innegabile che la maggior parte dell’opinione pubblica non si fidi degli Ogm. C’è chi ha paura che le tecniche utilizzate siano “contronatura” (i cibi transgenici vengono spesso definiti “cibi frankenstein”): in fondo gli scambi di Dna avvengono tra specie che in natura non potrebbero mai incrociarsi. Grande preoccupazione è poi rivolta agli effetti non prevedibili nel breve periodo. C’è chi teme che l’impollinazione incrociata tra specie Ogm e specie naturali possa portare ad una perdita definitiva del pool genetico naturale, con effetti imprevedibili sulla biodiversità (sia per quanto riguarda la specie modificata sia per le specie vegetali e animali che convivono nello stesso habitat). C’è chi paventa la diffusione di geni di resistenza agli antibiotici per passaggio di materiale genetico da coltivazioni Ogm a batteri, o l’insorgenza di allergie o tossicità causate dalle nuove proteine presenti negli alimenti modificati. C’è chi infine sottolinea come gli eventuali benefici delle coltivazioni Ogm per i Paesi in via di sviluppo (maggiore resistenza delle coltivazioni, maggiore produttività, minor uso di pesticidi ed erbicidi) possano essere cancellati dalle spese per l’acquisto annuale di nuove sementi (le specie biologicamente modificate sono più care e utilizzabili per un solo raccolto).  La discussione continua. (f.g.)


Gruppi di Studio

Più spazio per i Gruppi di Studio Inaugurata al Congresso una formula innovativa

Francesco De Luca

Azienda Ospedaliera Vittorio Emanuele Ferrarotto S. Bambino, Catania. Consigliere Nazionale SIP

T

ra le molteplici novità del Congresso di Roma, merita di essere segnalata quella relativa alle modalità di incontro previste per i Gruppi di Studio (GdS). Ogni gruppo ha avuto a disposizione uno spazio autogestito di 2 ore (finalmente in orari e giorni accettabili e non penalizzanti, come era sempre avvenuto in passato), in cui è stato possibile non solo discutere di eventuali progetti o proposte, ma anche parlare delle criticità in cui ci si imbatte nel corso della propria attività. Approfittando di questa opportunità il GdS di Cardiologia Pediatrica (GSCP), nel tentativo di rendere più attiva ed ampia la partecipazione, ha ritenuto di strutturare la riunione in modo da consentire a quanti più colleghi possibile di intervenire. Il titolo attribuito all’incontro è stato emblematico di questa scelta: “Cuore e batticuore: perle di Cardiologia pediatrica nell’ambulatorio del pediatra”. Si è pensato così di dare voce alle esperienze (positive e/o negative), provenienti da un ambulatorio di Pediatria. Il programma, in cui il segretario ha occupato solo il ruolo di conduttore, ha previsto l’esposizione di casi clinici reali, aperti, utili a stimolare il dibattito. Tutti noi conosciamo bene le insidie (trappole?) che si celano durante la visita di un bambino apparentemente sano! Proprio di questi aspetti si è voluto discutere, perché le esperienze di ognuno potessero servire a tutti per evitare di essere vittima di tali insidie. “Pitfal-

http://twitter.com/CT_Cardio_Jobs Un servizio di recruiting per cardiologi. http://twitter.com/cardiacforum Un forum sulle novità in cardiologia.

ls” sarebbe stato il titolo più corretto da dare alla sessione, ma per evitare inglesismi, si è preferito parlare di “Perle”. Questo è il senso che si è inteso dare all’incontro: una possibilità di confronto e di crescita per tutti. Una specie di outing: questo è il palcoscenico, a voi la rappresentazione! Ogni collega ha avuto a disposizione 10 minuti per presentare un caso clinico aperto, in modo da lasciare ampio spazio alla discussione. Questa formula ha riscosso un grande successo in termini di partecipazione (oltre 100 i colleghi presenti), e di interesse (ampio ed articolato il confronto). È stata prevista una sola relazione di tipo tradizionale: quella della dott.ssa Emma Cerini, neonatologa e attuale segretario del GdS di Cardiologia Neonatale, che ha parlato della malattia di Pompe, di cui  è esperta riconosciuta.

La biblioteca di Richard e Piggle

I percorsi della mente

Richard e Piggle Studi psicoanalitici del bambino e dell’adolescente Direttori Vincenzo Bonaminio, Luisa Carbone Tirelli

numero verde 800 259620 www.pensiero.it/riviste

ANNA MARIA NICOLÒ

DIOMIRA PETRELLI

Infanzia e adolescenza

Psicodinamica e psicopatologia

Adolescenza e violenza

Fantasia inconscia

Direttori Massimo Ammaniti, Nino Dazzi, Enrico De Vito, Sergio Muscetta, Adolfo Pazzagli, Giulio Cesare Zavattini

GIULIANA BRUNO, DIANA NORSA

La psicoterapia psicoanalitica madre-bambino

LUISA CARBONE TIRELLI

Bion e la psicoanalisi infantile

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Infermieri

Infermieri dei bambini a Congresso Figura professionale e formazione di base devono rimanere come sono, al pari di quanto avviene nei paesi a più avanzata tradizione infermieristica

N Filippo Festini Ospedale Meyer, Firenze

Il Comitato Scientifico del 2° Congresso di Scienze Infermieristiche Pediatriche ed alcuni relatori. Da sinistra: G. Costamagna (Torino), D. Pisano (Infermieri SIPO) R. Scisciola (ANINP), E. Bernabei (Infermieri SIPO), F. Festini (SISIP), R. Vitiello (IAAN), A. Persico (Torino), G. D’Elpidio (Roma), I. Dall’Oglio (Roma)

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ell’ambito del 66° Congresso SIP si è tenuto il 2° Congresso italiano di Scienze Infermieristiche Pediatriche. Significativamente, questa edizione è stata organizzata congiuntamente da tutte e quattro le associazioni infermieristiche pediatriche italiane, che per la prima volta si sono unite in una iniziativa comune: la ANINP (Associazione Nazionale Infermieri di area Neonatale e Pediatrica), la SISIP (Società Italiana di Scienze Infermieristiche Pediatriche), la IAAN (Infermieri Associati di Area Neonatale) e il gruppo infermieri della SIPO. L’obiettivo principale che il Congresso si poneva era da un lato quello di sottolineare il fondamentale ruolo dell’infermieristica pediatrica per il benessere e la salute dei cittadini in età evolutiva, dall’altro quello di riaffermare un principio basilare ma frequentemente trascurato dall’Infermieristica italiana: l’approccio clinico e assistenziale al neonato ed al bambino con problemi di salute è unico e peculiare e non è assimilabile a quello dell’adulto. La concomitanza del Congresso di Scienze Infermieristiche con il tradizionale e più importante appuntamento scientifico della comunità pediatrica non è casuale, ma aveva lo scopo di rimarcare quanto sia importante per gli infermieri l’alleanza con i medici nella presa in carico dei bambini con problemi di salute e delle loro famiglie. In particolar modo in un momento storico come quello attuale, in cui numerose forze sembrano decise a far sparire l’area assistenziale pediatrica con le sue peculiarità e specificità. Il Congresso è stato aperto dal benvenuto di Alberto G. Ugazio – che con grande sensibilità ha fortemente creduto in questa iniziativa – e si è articolato in 6 sessioni, che hanno cercato di esplorare gli aspetti di maggiore attualità dell’assistenza infermieristica pediatrica, i suoi più promettenti sviluppi futuri e gli aggiornamenti più recenti in tema di ricerca.

Pediatria Speciale Congresso

Le sessioni La prima sessione si è occupata di definire con chiarezza l’identità dell’Infermieristica Pediatrica come disciplina. La lettura di Alan Glasper sulla storia dell’Infermieristica Pediatrica britannica ha contribuito a chiarire come questa disciplina abbia un’origine autonoma, distinta e precedente rispetto all’Infermieristica dell’adulto. Dopo una seconda sessione dedicata agli aspetti organizzativi delle cure infermieristiche in pediatria, il Congresso si è occupato nella terza sessione della Nurse-led care, ovvero dell’assistenza erogata nell’ambito di strutture o programmi posti sotto la responsabilità clinica primaria di infermieri, in stretta integrazione con i pediatri ma in autonomia. Questa modalità di organizzazione e di erogazione dell’assistenza, assai diffusa nel mondo anglosassone e di cui esistono importanti esempi anche nel nostro paese, ha la potenzialità di offrire prospettive innovative alla sinergia tra pediatri ed infermieri. La quarta sessione è stata dedicata alla ricerca infermieristica pediatrica. Sono stati presentati 6 studi originali condotti da altrettanti gruppi di ricerca infermieristici italiani. Tali studi sono stati selezionati tra gli oltre 60 abstract inviati da colleghi di tutta Italia, presentati in un’apposita esposizione di poster e pubblicati su un supplemento del “Giornale Italiano di Scienze Infermieristiche Pediatriche” contenente gli atti del Congresso. È significativo sottolineare che il numero dei contributi scientifici è quasi triplicato rispetto alla precedente edizione del Congresso. La quinta e la sesta sessione si sono occupate rispettivamente dei neonati (“I più fragili”) e dei bambini con patologia cronica, nei suoi diversi paradigmi. Il Congresso è stato chiuso da una tavola rotonda sulla figura professionale dell’infermiere pediatrico e sul suo futuro. Nel corso del dibattito – cui hanno partecipato Alberto G. Ugazio, rappresentanti del Ministero della Salute, dell’IPASVI e di altre realtà pediatriche – è stata ribadita in modo netto l’importanza di mantenere questa specifica figura professionale e la sua formazione di base così come sono ora, al pari di quanto avviene nei paesi a più avanzata tradizione infermieristica.

I premi Al termine dei lavori, sono stati consegnati due premi per i migliori poster infermieristici. Il primo è andato alla collega Rosalba Cavaleri, di Modena, per lo studio “Errori di terapia: come gli infermieri della realtà pediatrica modenese percepiscono il problema”. Un premio speciale per la categoria “Studenti” è andato a Francesca Picchi, di Prato, per il lavoro “Studio randomizzato controllato sull’efficacia dell’applicazione di calore per facilitare l’incannulamento venoso periferico nel bambino”. Una sala gremita da quasi 200 tra infermieri pediatrici e generalisti ha testimoniato, con la sua partecipazione attenta ed attiva fino alle ultime battute, da un lato il grandissimo interesse che la comunità infermieristica italiana ha per l’area assistenziale pediatrica, dall’altro l’apprezzamento  generale per l’ottima qualità delle relazioni.


ONSP

Lo sguardo degli specializzandi Occorre creare una vera e propria rete fra tutti gli specializzandi in Pediatria d’Italia Orlando Cipolla, Rosaria Ancarola, Salvatore Aversa, Marco Balzani, Federica Bertuola, Valentina Pisano, Daniele Roncati Osservatorio Nazionale Specializzandi in Pediatria

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I mesi di durata massima della formazione specialistica per i medici

80

Le ore massime settimanali tra lavoro e reperibilità per gli specializzandi Usa

 Plant JL, van Schaik SM, Sliwka DC, Boscardin CK, O’Sullivan PS. Validation of a self-efficacy instrument and its relationship to performance of crisis resource management skills. Adv Health Sci Educ Theory Pract 2011 Jan 25. [Epub ahead of print]  Rochlin JM, Simon HK. Does Fellowship Pay: What Is the Long-term Financial Impact of Subspecialty Training in Pediatrics? Pediatrics 2011 Jan 24. [Epub ahead of print]

S

tressati da orari di lavoro pesantissimi, offesi da accuse spesso ingenerose, non aiutati da processi formativi a volte non all’altezza, gli specializzandi devono spesso far ricorso al loro entusiasmo e alla voglia di migliorarsi che non li abbandona mai per andare avanti nel loro lavoro. È di vitale importanza in questo quadro che la categoria abbia gli strumenti per portare all’attenzione della comunità pediatrica problemi, criticità, proposte. Anche quest’anno l’Osservatorio Nazionale Specializzandi in Pediatria (ONSP) è riuscito nel compito, portando la voce degli specializzandi e il loro punto di vista all’attenzione di tutti i congressisti SIP e chiarendo quali sono i propositi dell’Osservatorio: ^^realizzare e mantenere una rete di collegamento tra gli specializzandi di tutta l’Italia; ^^conoscere le Scuole di specializzazione in Pediatria in Italia; ^^verificare i percorsi formativi e promuoverne lo sviluppo; ^^raccogliere le nuove proposte formative per gli specializzandi. Per raggiungere questi obiettivi, occorre creare una vera e propria rete fra tutti gli specializzandi in Pediatria d’Italia, che tramite il proprio referente comunichino le loro esigenze formative al Direttivo nazionale. In linea con questi intenti, il tema della sessione del Congresso nazionale SIP 2010 è stato “Le eccellenze formative delle Scuole di specializzazione in Pediatria”, argomento di fondamentale importanza e interesse, che ha dato vita ad un vivace e costruttivo dibattito sulla proposta di migliorare, ipotizzare e facilitare la pianificazione di una rete formativa tra le Scuole italiane.

Quali sono le eccellenze formative? Attraverso un’indagine conoscitiva condotta via web nella quale si chiedeva agli specializzandi e ai Direttori di indicare tre eccellenze formative della propria Scuola, siamo riusciti ad ipotizzare una “realtà” formativa nazionale, creando un momento di confronto tra i protagonisti e ipotizzando un ventaglio di concrete possibilità formative, con l’intento di proporre una preparazione quanto più possibile completa e di qualità. All’interno della sessione si è anche cercato di rispondere ad una domanda pratica: per mettere in

Come nasce l’Onsp

L’Osservatorio Nazionale Specializzandi in Pediatria nasce il 2 ottobre 2002 nel corso del 58° Congresso della SIP dall’esigenza di incontro e scambio tra gli specializzandi in Pediatria di tutta l’Italia, con lo scopo di promuovere e migliorare la formazione dello specializzando. L’idea originale trova le sue radici nel primo incontro nazionale degli specializzandi di Pediatria tenutosi l’1 ottobre 2001 nell’ambito del 57° Congresso. Il promotore dell’incontro fu il Prof. Zacchello dell’Università di Padova. L’entusiasmo iniziale è ancora presente nello spirito dell’ONSP che è divenuto sempre più attivo nel perseguire l’obiettivo del confronto e del miglioramento delle Scuole di specializzazione in Pediatria.

atto questa rete, i medici in formazione specialistica come possono non affogare nel mare della burocrazia e, quindi, frequentare le altre realtà italiane? I risultati dell’indagine conoscitiva sulle eccellenze formative, la regolamentazione della mobilità degli specializzandi in Italia e le esperienze nei paesi in via di sviluppo sono consultabili nella sessione dedicata nel sito www.onsp.it. La discussione emersa durante la sessione ONSP ha davvero segnato l’inizio per un dialogo costruttivo, creando in un clima propositivo in cui direttori e specializzandi lavorano per raggiungere uno  stesso obiettivo comune: la formazione.

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Opportunità di lavoro

4,6 miliardi

di dollari il giro d’affari stimato che raggiungerà nel 2014 il mercato della tecnologia legata alla comunicazione sanitaria via smartphone e palmari

850.375

I follower in un mese totalizzati da tweet nei quali la parola “antibiotici” è associata erroneamente a quella “raffreddore”

Emergency recluta pediatri Una innovativa proposta di collaborazione per le Aziende Ospedaliere

Michele Usuelli

Responsabile divisione pediatrica di Emergency

Durante il Congresso, Emergency ha presentato la nuova strategia di reclutamento per pediatri/neonatologi italiani che desiderino lavorare negli ospedali pediatrici gestiti dall’organizzazione umanitaria, per periodi di 3-6 mesi. L’elemento innovativo è costituito dal cambiamento del meccanismo di reclutamento: gli attori di questa iniziativa non sono più solamente i singoli pediatri, ma anche primari e aziende, che diventano partner di Emergency.

Obiettivo generale Identificare Aziende Ospedaliere (Ao) disponibili a definire i termini di una collaborazione isorisorse e di lungo periodo con Emergency: viene consentito a pediatri, in organico presso l’Ao, di lavorare a rotazione nei progetti per un periodo minimo cu-

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mulativo di 12 mesi. L’Ao continua a pagare gli stipendi a tali medici. Emergency paga all’Ao il costo di 1 contratto di 12 mesi per un pediatra che sostituisca i colleghi partiti a rotazione.

Obiettivi specifici ^^ Il reparto di Pediatria in Italia acquisisce la competenza per poter essere identificato come centro di riferimento nella formazione di pediatri qualificati a sviluppare “newborn and child survival intervention packages a livello ospedaliero in paesi a limitate risorse”. ^^ Il reparto di Pediatria/Neonatologia di Emergency in Afghanistan e i reparti di Pediatria in Sierra Leone, Repubblica Centrafricana e Sudan (Darfur) si dotano di specialisti provenienti dalla stessa realtà lavorativa, mantenendo una continuità maggiore nella cura, nella implementazione dei protocolli e nella formazione on the job ai medici locali. Ciò permetterà di pianificare miglioramenti del livello di tecnologia dei reparti a partire dagli obiettivi che Emergency ed il reparto coinvolto concorderanno. ^^ I pediatri coinvolti nella iniziativa, previo colloquio con i responsabili delle risorse umane per verificarne la idoneità a lavorare con Emergency, conquistano il diritto a contribuire alla lotta per la riduzione della mortalità infantile nei paesi con i peggio-

ri indicatori, lavorando in ospedali efficienti e gratuiti, senza lasciare il reparto italiano con 1 unità in meno, senza frizioni con primari e Ao. Le condizioni di inserimento di Emergency prevedono: assicurazione, viaggio A-R, vitto e alloggio.

Come attivare questa collaborazione? Il primo contatto può essere effettuato da un singolo pediatra, da un primario o da un dirigente della Ao, scrivendo a recruiting@emergency.it, specificando dati personali, qualifica professionale, dati del­ l’Azienda e indicando nell’oggetto: Collaborazione tra Emergency e Ao. A tal punto si viene contattati da Emergency e inizia il percorso di verifica con tutti gli attori, (pediatri del reparto, primario, direttore sanitario / generale) delle condizioni per realizzare tale collaborazione. 

http://twitter.com/ emergency_ong Il profilo di Emergency Ong


Gianna Nannini

Libri e film

Appresa la notizia che era una bambina, è scattata una nuova euforia: che bello, le farò fare tutto quello che ho fatto io! Mica dovrà scappare di casa a 18 anni come me.

Inseguendo pallini colorati Il ritorno di un antico strumento pedagogico: il libro

Attrezzatura: un libro molto bianco, tre pallini colorati, uno rosso, uno giallo e uno azzurro e la fantasia di un bambino (questa proprio non deve mancare). Poi comincia lo spettacolo. Basta seguire le istruzioni e pigiando qua, agitando là, soffiando, sfregando, battendo le mani, i pallini prenderanno vita tra le pagine. Si moltiplicheranno, cambieranno colore, scivoleranno, si sparpaglieranno sotto lo sguardo incantato del piccolo lettore. Non c’è trucco, non c’è inganno, è soltanto “un libro”, e il meccanismo magico di disarmante semplicità ma di sicuro effetto che lo fa funzionare è “voltare pagina”. It’s a kind of magic, cantavano i Queen. (in col­ laborazione con www.mangialibri.com)  Hervé Tullet Un libro Franco Cosimo Panini, 2011 (per bambini da 3 a 6 anni)

Un gigante a Lilliput

Le contraddizioni della società moderna in una rilettura del romanzo di Swift Lemuel Gulliver, fattorino della redazione di un quotidiano di New York, ottiene con l’inganno l’incarico di scrivere un articolo sul triangolo delle Bermuda. Ma durante il viaggio un misterioso vortice lo trasporta in una terra sconosciuta, Lilliput, abitata da uomini piccolissimi. Qui Lemuel è finalmente un gigante (letteralmente e metaforicamente), un personaggio famoso: la cosa gli dà alla testa, e l’uomo per vanità inizia a raccontare una marea di bugie, che lo metteranno nei guai. Quello del film di Letterman è un Gulliver molto diverso da quello settecentesco di Jonathan Swift: esemplare perfetto di Homo tecnologicus moderno, tra i lillipuziani fa da testimonial

per il G-Phone, la Gulliver Klein, il colossal “Gavatar” e così via. Un eroe suo malgrado che prima per fare colpo su una collega si finge un reporter d’assalto, poi una volta a Lilliput fa credere di essere un eroe mitologico per poi essere scacciato ignominiosamente. Commedia degli equivoci grottesca e fracassona, ricca di riferimenti satirici alla società odierna e di strabilianti effetti speciali computerizzati in 3D, “I fantastici viaggi di Gulliver” è già un film-culto tra bambi ni e adolescenti. (d.f.) I fantastici viaggi di Gulliver regia di Rob Letterman con Jack Black e Emily Blunt 20th Century Fox 2011

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News

73% Imaging radioattivi e bambini, si sta esagerando

a cura di Alberto E. Tozzi

Pedi@tria

Ogni ragazzo, quando arriva a 18 anni, è stato già sottoposto in media ad almeno 7 procedure di imaging che lo hanno esposto a radiazioni. I ricercatori della University of Michigan Medical School di Ann Arbor hanno preso in esame i database delle assicurazioni sanitarie di tre Stati (Arizona, Florida, Wisconsin) e due città (Orlando, Dallas) degli Stati Uniti, per un totale di più di 355.000 bambini e ragazzi, alla ricerca di lastre (sono state escluse le ortopanoramiche) e

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81%

La percentuale di medici Usa che considera Internet una parte essenziale della pratica clinica

TC effettuate sui giovanissimi pazienti. È emerso un quadro molto preoccupante: il 42% del campione è stato sottoposto ad almeno 1 imaging radioattivo in due anni, il 25% è stato sottoposto a 2 o più imaging radioattivi, l’8% è stato sottoposto a una TC, il 3% a più di una TC. I siti più sottoposti a raggi X sono torace, mani e piedi. La stragrande maggioranza delle TC è stata effettuata a testa e addome.  Dorfman AL, Fazel R, Einstein AJ et al. Use of Medical Imaging Procedures With Ionizing Radiation in Children: A Population-Based Study.

La percentuale di italiani che si affida a Internet per cercare informazioni sulla salute, sui medicinali e sulle condizioni mediche

Arch Pediatr Adolesc Med 2011; 0(2011):archpediatrics. 2010.270.

Alle elementari anche per i virus è “maschi contro femmine” Il contagio influenzale segue anche un pattern di genere. Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Imperial College London, degli US Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e del Pennsylvania Department of Health analizzando un outbreak di H1N1 del 2009 in una scuola elementare di campagna negli Stati Uniti. Si è notato come la

trasmissione del virus influenzale sia più facile tra bimbi della stessa classe (ma curiosamente non tra compagni di banco) e soprattutto sia nettamente più probabile tra bambini dello stesso sesso. Colpa della tipica diffidenza tra maschi e femmine di quella età, che li porta a giocare e socializzare in gruppi separati?  Cauchemez S et al. Role of social networks in shaping disease transmission during a community outbreak of 2009 H1N1 pandemic influenza. Proceedings of the National Academy of Sciences 2011; doi:10.1073/pnas.1008895108.

Condividere documenti sul web Il Web rimane una ricca fonte di informazioni e di strumenti che possono consentire, con un pizzico di creatività, di lavorare meglio e con soddisfazione. Ad esempio potrebbe essere utile condividere una serie di citazioni bibliografiche su argomenti specifici. Immaginate di voler seguire la letteratura scientifica sulle allergie alimentari e di condividere con un gruppo di lavoro di 10 persone il materiale che via via viene identificato. Si può usare una piattaforma sociale anche a questo scopo. Alcuni esempi? Connotea (www.connotea.org) e Citeulike (www.citeulike.org) sono due network che permettono ad un gruppo di utenti di condividere un archivio di riferimenti bibliografici (ma anche di indirizzi web). Queste piattaforme supportano la notazione standard per gli articoli pubblicati nelle riviste internazionali. Inoltre, gli

dia). Naturalmente per motivi di copyright non è possibile agganciare il file della pubblicazione originale o il link a meno che non si tratti di una pubblicazione open access. Nulla vieta di far circolare il materiale, tuttavia, per via privata. utenti che fanno parte del gruppo con cui si collabora possono liberamente aggiungere etichette (le cosiddette tag) e commenti sul contenuto degli articoli stessi. La collaborazione sulla piattaforma consente di raccogliere in un unico punto (l’archivio online) tutte le informazioni derivanti dall’attività degli utenti. Da non trascurare l’effetto derivante dall’aggiunta delle tag da parte degli utenti: l’uso libero delle keywords consente di collegare le informazioni ad altre apparentemente non pertinenti (per un approfondimento si veda “folksonomy” o “folksonomia” su Wikipe-

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Esistono anche piattaforme sociali per gli indirizzi web. Tra le più famose Digg (www. digg.com) e Delicious (www. delicious.com). Il meccanismo è sempre lo stesso: gli utenti archiviano un indirizzo web di particolare interesse possibilmente con una breve descrizione e alcune tag. Gli altri possono aggiungere ulte-

riori commenti ed etichette. Infine esistono diverse piattaforme su internet che permettono la condivisione di libri. La maggior parte degli utenti di questi servizi li usa per condividere letture di genere narrativo. Nulla vieta però di usare lo stesso sistema per condividere raccolte di libri di testo su argomenti specifici. Come per le piattaforme per la condivisione degli articoli scientifici, in questo caso gli utenti possono ‘visitare’ la libreria di un qualsiasi altro utente o gruppo e commentare. I libri archiviati possono anche essere votati. L’inserimento dei libri è semplicissimo: basta digitare il codice ISBN. Con questo sistema è molto facile condividere i titoli di una ‘libreria’ in una comunità interessata a argomenti specifici. 


La percentuale di popolazione allergica a latte, uova, arachidi, noci o frutti di mare

Le procedure di imaging a cui è stato sottoposto in media un diciottenne

Sorpresa, le famiglie con figli consumano meno frutta e verdura Analizzando i dati governativi dell’Expenditure and Food Survey (EFS) per il biennio 2003–2004 sulle abitudini alimentari di 7014 famiglie britanniche i ricercatori del Department of Food Economics and Marketing dell'University of Reading hanno scoperto che esiste un chiaro gradiente economico e sociale rispetto al consumo di frutta e verdura: più è elevato il reddito, più sarà alto il consumo. Un dato non sorpren-

dente e forse legato anche alla scolarizzazione e all’informazione sanitaria: la sorpresa arriva invece dal fatto che in media una famiglia con figli consuma 2 kg di frutta e verdura in meno a settimana rispetto a una coppia senza figli. L’odio dei piccoli per la verdura è forse contagioso?  Tiffin R, Arnoult M. The demand for a healthy diet: estimating the almost ideal demand system with infrequency of purchase. European Review of Agricultural Economics 2011; 37(4):501– 521 doi:10.1093/erae/jbq038.

Sulle allergie alimentari abbiamo sempre sbagliato tutto? Dal Food Allergy Jae Institute del Mount Sinai Medical Center di New York arriva un allarme: l’incidenza di allergie alimentari è in netto aumento. Si stima ormai che il 3-5% della popolazione sia allergico a latte, uova, arachidi, noci o frutti di mare. Non ci sono dati univoci che spieghino cosa stia causando l'aumento, ma probabilmente l'approccio convenzionale alla prevenzione delle allergie alimentari è sbagliato. La

maggior parte di pediatri e allergologi ha sempre ritenuto che i bambini abbiano minori probabilità di diventare allergici ad alimenti problematici se non vi sono esposti nei primi anni di vita. Il paradigma futuro potrebbe essere opposto: l’esposizione precoce può davvero diventare lo standard di prevenzione dell’insorgenza di allergie alimentari?  Groopman J. The Peanut Puzzle. The New Yorker 07/02/2011, pag. 26.

(a cura di David Frati)

Sante & Mia

illustrazioni Norina Wendy Di Blasio

Il sostituto La dottoressa è al congresso. C’è il sostituto...

Sante, Mia sbrigatevi che siamo in ritardo !

Ma perché è andata al congresso?

Per imparare come curare meglio i bambini

News

3-5%

7

Torna a scuola?

Cos’è il sostituto? É sempre un dottore

Più o meno come tornare a scuola...

Io mica sono così sicura di fare la dottoressa da grande...

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Percorsi di una pediatria moderna

Mappe, le guide per attraversare i temi pi첫 attuali della medicina

www.pensiero.it

numero verde 800 259 620


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