A Piena Voce 1

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GIORNALE TOSCANO DI CONTROINFORMAZIONE

numero 1 gennaio 2012

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LOTTA DI CLASSE E RIVOLTA SOCIALE ! CHIUDERE CASAPOUND, CHIUDERE CASAGGÌ, E TUTTI I COVI FASCISTI! di Lello e Daddo ( cellula studentesca Firenze) Martedì 13 dicembre tutto il mondo ha subito una scossa di orrore dovuta ad un vero e proprio massacro verso alcuni ambulanti senegalesi, prima in piazza Dalmazia dove sono morti Samb Modou e Diop Mor, poi al mercato di San Lorenzo dove sono state ferite altre due persone. Tutto ciò è avvenuto per mano di Gianluca Casseri, militante dell’organizzazione neofascista Casapound, che dopo aver agito si è tolto la vita. Il gesto di violenza squadrista ha mobilitato le associazioni antirazziste e antifasciste da tutta Italia e ha portato a Firenze più di ventimila persone pronte a scendere in piazza per manifestare contro il fascismo, in difesa dei migranti. Questo gesto estremamente razzista è solo un assaggio di quello che può succedere se questi covi fascisti rimarranno aperti. Non possiamo avere fiducia nelle istituzioni, siano esse di centrodestra o centrosinistra, che fino ad oggi hanno coperto ed aiutato Casapound, Casaggì, ecc, è perciò necessaria una vasta mobilitazione popolare affinché questi centri vengano chiusi per togliere una macchia infamante dal nome della nostra città: Firenze. La vicenda non è, come vogliono farci credere giornali, TV e mass media, un gesto di un folle, ma bensì un atto squadrista, evoluzione degli insegnamenti che vengono trasmessi nei covi fascisti. Per questo motivo chiediamo la chiusura di ogni sede fascista dove gli ideali comuni e prevalenti sono razzismo, omofobia e xenofobia affinché si possano evitare episodi come quello avvenuto a Firenze. Rafforzeremo anche la nostra battaglia al fianco dei migranti, per il permesso di soggiorno garantito a tutti, per il diritto al lavoro e alla casa e per il diritto di voto.

LA FASE DUE DEL GOVERNO MONTI: ELIMINARE I DIRITTI DEI LAVORATORI di Ruggero Rognoni Il governo Monti, dopo aver imposto ai lavoratori una pensione da fame costringendoli a lavorare fino al raggiungimento di 41 anni di contributi più un mese per le donne e 42 anni più un mese per gli uomini, dopo aver azzerato il potere d’ acquisto delle retribuzioni, aver aumentato le accise sui carburanti e aver imposto grappoli di balzelli, adesso si accinge a varare la FASE DUE. La seconda fase sarà per i lavoratori anche peggiore della prima perché prevede la cancellazione dei diritti acquisiti in un secolo di lotte del movimento operaio. Questo governo è lo strumento principale oggi in Italia per la restaurazione dei rapporti di forza ottocenteschi tra la borghesia e le classi subalterne. Il capitalismo italiano tramite il Dr. Monti, Marchionne e Confindustria, ha un preciso programma da seguire: cancellare tutti i precedenti accordi, aumentare il carico di sfruttamento e togliere anche le minime difese sindacali ai lavoratori. Le banche devono riscuotere 90 miliardi di interessi all’ anno e spazi concertativi e riformisti non ce ne sono. Per raggiungere questo livello di sfruttamento l’ unica strada praticabile è l’ eliminazione di ogni possibile con-

flitto sociale. Si parla ad esempio di “flexsecurity”, ossia di normative vigenti nel Nord Europa, che consistono nella possibilità per il datore di lavoro di licenziare un lavoratore, anche se con un contratto a tempo indeterminato. Con questo sistema, i neo-assunti non entrerebbero più in azienda con i contratti a tempo determinato, ma allo stesso tempo essi potrebbero essere più facilmente licenziati, rispetto alla situazione attuale dei contratti a tempo indeterminato. Quindi, non si applicherebbero loro le tutele previste dall’art.18, che obbligano al reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa o giustificato motivo, per le aziende sopra i 15 dipendenti. In pratica la cancellazione mascherata dello stesso articolo. Viene inoltre proposto un contratto definito “unico a protezione crescente” per eliminare le lotte delle categorie più combattive come quella dei metalmeccanici rappresentati in particolare dalla FIOM. Sono tutte alchimie per soffocare il conflitto sociale. Per questo fine, ogni mezzo è lecito: perfino la dialettica del presidente della Repubblica Napolitano, i fiumi di inchiostro dei giornali dei grandi gruppi finanziari, radio e televisioni e i partiti di destra e di centro sinistra che ad ogni piè sospinto ripetono lo

stesso identico ritornello. Il sacrificio di oggi sarà ricompensato dal futuro sicuro dei giovani. Niente di più falso. Il capitalismo nella sua storia non ha mai diviso nulla con le classi subalterne a maggior ragione nella sua più devastante crisi da un secolo ad oggi. Le poche briciole a favore dei lavoratori raggranellate dal riformismo socialdemocratico qualche decennio fa, sono state tutte riprese a tappe forzate. Il riformismo è colpevole, ipocrita e partecipe alla realizzazione di ogni programma capitalistico in un percorso obbligato passato e presente che vede oggi la borghesia spietatamente in rotta di collisione con la classe lavoratrice. Qual’ è il nostro compito se non quello di contrastare e respingere l’ attacco contro la classe operaia con una grande rivolta sociale? Dobbiamo rafforzare le organizzazioni operaie e organizzare le lotte con avanguardie consapevoli del livello dello scontro in atto e contrastare la catastrofe. Il compito del Partito Comunista dei Lavoratori è proprio questo. Aprire la strada con obbiettivi transitori ad un “nuovo mondo” con l’ economia strutturata a favore delle necessità sociali. Con una cultura e una forte coscienza di classe. L’ unica soluzione possibile è la rivoluzione. O il socialismo o la barbarie.


editoriale ACQUA PUBBLICA:

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STRAGE FASCISTA A FIRENZE

DISATTESO IL REFERENDUM, PARTE LA CAMPAGNA DI AUTORIDUZIONE DELLA BOLLETTA. Il 12 e 13 giugno scorsi tramite un referendum, il popolo italiano ha ribadito il proprio no all’impiego dell’energia nucleare e ha sancito la impossibilità della privatizzazione di servizi e dei beni comuni come l’acqua. Dopo sei mesi da quella straordinaria mobilitazione e dalla schiacciante vittoria gli esiti della consultazione sono stati completamente disattesi. Se infatti le mire nucleariste non sono state mai accantonate e l’attuale governo Monti continui l’operazione di privatizzazione forzata di tutti i servizi pubblici, in Toscana è il centro sinistra al gran completo a tradire la volontà dei cittadini. Contro il parere di milioni di elettori, che si erano pronunciati per una ripubblicizzazione del servizio idrico, la gestione dell’acqua resta in mano a società per azioni, per lo più a compartecipazione pubblica, le quali ottengono profitti enormi speculando sul bene di prima necessità come l’acqua. Come se non bastasse, nonostante sia stata la regione con maggiore affluenza al voto e maggiore percentuale di SI, la Toscana è oggi la regione con le bollette del servizio idrico più care d’Italia. Il tanto incriminato 7% di remunerazione del capitale investito, che il referendum aveva imposto di cancellare, continua ad essere presente nelle nostre bollette. Per di più negli ultimi anni le tariffe medie sono salite mediamente del 6-8% annuo. E’ per queste ragioni che i comitati “per l’acqua bene comune” hanno deciso di dare il via ad una campagna nazionale di autoriduzione della bolletta. Questa campagna, denominata di “obbedienza civile” , consiste nel non pagare più, proprio come il referendum aveva sancito, la famosa quota del 7% della bolletta riservata al profitto del gestore. Questa iniziativa interessante, soprattutto per gli effetti che potrebbe avere se applicata a livello di massa, rischia però di non avere il giusto sbocco politico. Non si può limitarsi a chiedere, anche se giustamente, la riduzione della bolletta. Bisogna rispettare a fondo l’esito referendario e rivendicare la ripubblicizzazione immediata di tutti i servizi pubblici, a partire dall’acqua, rompendo finalmente con tutte le amministrazioni locali, anche del centro sinistra, che invece hanno tradito l’esito del referendum.

di Compagno Vasilij E’ il 13 dicembre e nel mercato di piazza Dalmazia la mattinata procede regolarmente come tutti i giorni. Una questione di secondi, un uomo parcheggia la macchina, scende, estrae una pistola e uccide Samb Modou e Diop Mor. L’assassino, gianluca casseri, viene subito identificato, è un militante di Casapound Pistoia. Fuggendo da piazza Dalmazia, il fascista si dirige al mercato di San Lorenzo dove ferisce altre due persone di nazionalità senegalese. Braccato dalla polizia si nasconde nel parcheggio sotterraneo del mercato centrale e non trovando una via di fuga si suicida. Da questo momento in poi i giornalisti inizieranno a gonfiare e stravolegere la notizia, partendo da un “regolamento di conti tra spacciatori” fino ad arrivare “al gesto di un folle”. Noi che non tolleriamo queste menzogne ci battiamo per ribadire il concetto che il fascista gianluca casseri non era un folle, possedeva un porto d’armi regolarmente concesso e quindi aveva supertato test psicologici, scriveva per Casapound ed era considerato un intelletuale. L’azione fascista che ha portato all’uccisione di Diop Mor e Samb Modou non può e non deve essere considerata come lo sfogo di un pazzo. I covi fascisti a Firenze come Casapound e Casaggì portano avanti idee xenofobe, razziste, sessiste e omofobe che non si soffermano alla sola te-

oria, ma come è stato dimostrato da questo ultimo gesto vengono messe in pratica con disumana violenza. Purtroppo queste non sono due vittime isolate perchè negli ultimi anni i fascisti, sdoganati dalle istituzioni, hanno ucciso persone solo perchè Antifasciste. E’ quindi giusto ricordare Davide Cesare di 26 anni, ucciso a Milano nel 2003 e Nicola Tommasoli di 29 anni ammazzato a Verona nel 2008. Alle 18 del 13 dicembre parte un corteo selvaggio per il centro storico fiorentino al quale erano presenti Migranti e Antifascisti. Subito la risposta della polizia che non aspetta altro che un occasione simile per sfoderare i manganelli e menare duro qualche Antifascista insieme a qualche Migrante. Qualche sbirro avrà pensato ad un regalo di natale anticipato quando si è trovato davanti persone a mani nude che si limitavano a urlare “Fuori i fascisti dalle città”. Dopo qualche manganellata ben piazzata è stato ordinato di far defluire il corteo in piazza Duomo, dove sono intervenuti burocrati della comunità senegalese che inneggiavano alla calma e alla preghiera. Perfino Enrico Rossi ha tentato di intervenire cercando di placare la rabbia, ma è stato ricoperto giustamente di fischi ed insulti. La ciliegina sulla torta è stato l’intervento dell’imam fiorentino Izzedin Elzir che circa due mesi prima era stato presente ad un’iniziativa di Forza Nuova.

Il sabato seguente (17 dicembre) si è svolta la manifestazione nazionale contro il razzismo ed il fascismo a Firenze. Più di 20000 erano presenti in piazza per manifestare affinchè i covi fascisti vengano chiusi. Nella giornata di lotta al fascismo sono stati riscontrati però degli infiltrati; tra gli identificati spiccano i nomi di Bersani, Ferrero, Vendola e Bindi, tutti colpevoli di aver votato in passato leggi razziste come la Turco-Napolitano che legittima l’apertura di veri e propri lager per migranti, i cosiddetti CIE (Centri di identificazione ed Espulsione). Come di consueto coloro che praticano l’Antifascismo da anni quotidianamente sono stati bersagliati e rinominati “provocatori” da tutti i media, mentre partiti come Rifondazione Comunista e Partito Democratico o associazioni come Socialismo Rivoluzionario (SR) che l’Antifascismo lo rispolverano e lo tirano fuori se va bene per il 25 aprile hanno voluto mettere il cappello riempiendo le interviste di belle parole scordando che i fatti sono più importanti e in lor’ caso inesistenti. Noi che non tolleriamo questo comportamento ci schieriamo dalla parte dei Lavoratori, dalla parte degli Studenti e dei Migranti per portare avanti una battaglia Antifascista ai fini di mantenere la memoria storica della Resistenza.Basta covi fascisti coperti e pagati dalle istituzioni, adesso gli chiuderemo noi. Per ricordare le vittime del fascismo di ieri e di oggi, ora e sempre Resistenza.


pagina 3 RIGASSIFICATORE OFFSHORE OLT - LNG:

locale

IMPIANTO INUTILE E POTENZIALMENTE CATASTROFICO di Sergeyev Artem La Toscana avrà la sua grande opera voluta da Confindustria, dalle banche in particolare la BCE, dai passati governi di destra e centrosinistra e da Passera neo ministro dello sviluppo economico del governo Monti: il rigassificatore offshore al largo delle coste livornesi-pisane della OLT LNG. Un progetto da 800 milioni di € che non darà in cambio posti di lavoro ma solamente un enorme impatto ambientale con la clorazione dell'acqua marina e il suo notevole abbassamento della temperatura, le enormi emissioni di gas serra e il pericolo di possibili incidenti catastrofici. Confindustria e le multinazionali ( ENI, Endesa, E.On ) affiancate dalle amministrazioni di centrosinistra locali come quelle di Pisa-Livorno e quella della Regione Toscana hanno cogestito insieme ai governi centrali un progetto mostruoso anche dal lato ingegneristico. Primo al mondo di questo genere sarà un banco di prova sperimentale. Non è un caso che la Regione Toscana messa alle strette dal movimento contro l' OFFSHORE e dal parere negativo di una commissione tecnica internazionale, non abbia ancora rese pubbliche le valutazioni sulla sicurezza da parte di un' apposita commissione. Un silenzio che urla sulla pericolosità della gestione, trasformazione e stoccaggio di milioni di metri cubi di gas naturale LNG. Non è ancora spento il doloroso ricordo della strage di Viareggio provocato dai pochi metri cubi di gas GPL di un vagone cisterna. E' inimmaginabile quello che potrebbe succedere ad una nave rigassificatrice immensamente più grande. L' arrivo della nave TOSCANA Offshore FSRU (Floating Storage Regassification Unit) in realizzazione nei cantieri di Dubai è stato rimandato dalla prima data prevista del

2009 a quella possibile del 2013. I costi per la manutenzione ventennale dell'impianto e quelli per la sua realizzazione con quale ricaduta a favore dei cittadini sarebbero ricompensati? Nessuna. Questa è la risposta disarmante. Anzi dopo vent'anni di esercizio e distruzione della vita di un tratto molto vasto di mare compreso tra l' Isola di Gorgona e il litorale pisano livornese, alle due città rimarrà solo la difficilissima bonifica di un ambiente distrutto. Tutto questo scenario dentro una situazione economica dove la domanda di gas è crollata e dove la Toscana diventerebbe unicamente un terminale di stoccaggio di enormi quantità di LNG invendute. Non dimentichiamo che è in fase di realizzazione anche il metanodotto GALSI che collegherà il Nord Africa con la stessa Toscana.

Ma i profitti delle multinazionali saranno comunque garantiti dalle decisioni del passato Governo Prodi grazie alla delibera 178 emanata dall’Autorità per l’energia nell’estate 2005 “per aiutare la competizione”, lo Stato italiano ha incentivato la costruzione di rigassificatori azzerando il “rischio di impresa” per le società che vogliono entrare nel business del LNG. All’interno di questa delibera l’Autorità per l’energia ha infatti inserito (articolo 13, comma 2) un “fattore di garanzia che assicura anche in caso di mancato utilizzo dell’impianto la copertura di una quota pari all’80% dei ricavi di riferimento” per i costi fissi del terminale, che a loro volta costituiscono circa il 95% dei costi dell’impianto. Così, se le società che gestiscono il terminale non riusciranno ad avere il LNG , cosa che (come abbiamo visto) è molto pro-

babile, interviene lo Stato italiano prelevando i soldi dalle bollette dei consumatori finali, cioè dai cittadini. Ma quali sono le fonti principali di approvvigionamento ? I paesi del Golfo Persico, Libia, Algeria, Nigeria, Russia, Venezuela. Paesi nel pieno scontro di interessi imperialisti internazionali nella corsa spasmodica per depredare popolazioni e territori. La lotta contro il rigassificatore OLT quindi diventa prioritaria per essere anticapitalista, antimperialista in difesa dell' ambiente. Una lotta anche contro il debito pubblico che opere colossali ed inutili come questa aumentano a dismisura. Ringraziamenti: Comitato contro il rigassificatore offshore di Livorno/Pisa. Aristide Colli anarchico livornese

LA STRANA POLITICA DELLA GARFAGNANA di Alessandro Ferri Chiamata la Piccola Svizzera per le sue stupefacenti bellezze naturali, la Garfagnana non può certamente definirsi altrettanto straordinaria da un punto di vista prettamente sociale e politico. Nel bel mezzo di una crisi economica e occupazionale che la sta investendo, il suo popolo da buon incassatore, continua a ricevere duri colpi ben assestati con la spiacevole conseguenza, vista la totale mancanza di un contrattacco, che prima o dopo finirà letteralmente al tappeto. E’ davvero strana la natura del garfagnino: un vero leone rinchiuso tra le mura del Bar, negli ambienti adiacenti al posto di lavoro, dove la semplice vista del borghese, del capo, del padrone, del consigliere comunale, lo trasforma con la rapidità della luce in agnello. Il servilismo è diventato parte integrante della vita garfagnina, dove parti sociali e partiti politici hanno lavorato a lungo per raggiungere questo stato di cose,

e dove sfortunatamente sono riusciti appieno. E’ qui, in questa terra, dove la politica ha solo ed esclusivamente un ruolo elettorale, dove niente importa se aziende chiudono lasciando che i propri operai rimangano da soli con il proprio mutuo da pagare e la mancata possibilità di poter sostenere la propria famiglia. E’ qui, dove invece di opporsi con tutte le forze alla costruzione di un nuovo ospedale unico, il quale porterà inevitabilmente grossi disagi sanitari e indiscussi tagli di personale, ma evidenti profitti per alcuni privilegiati, tutto rimane fermo in attesa degli sviluppi. A questo punto sorgerà spontanea in voi la domanda: “Facile per te sentenziare per mano di una penna! Che cosa hai fatto per opporti a questo scempio? “ La mia risposta non può che essere questa:” Io personalmente niente”, ma se la stessa domanda la poniamo sotto quest’altra forma: “Che cosa ha fatto il tuo Partito per opporsi a questo scempio?”, Posso affermare con estrema fierezza: “Molto! E continueremo senza alcun dubbio a lavorare a fondo, opponendoci con-

tro le istituzioni concertate con il capitale”. Il Partito Comunista dei Lavoratori ha da sempre manifestato il proprio dissenso verso la politica esclusivamente elettorale presente in questa terra, dove tutto rimane fermo in attesa di chissà che cosa. Ci siamo sempre esposti in prima linea contro la strana natura dei partiti che si definiscono comunisti, i quali partecipano attivamente al massacro garfagnino; sono risultati inutili i nostri innumerevoli inviti alla costruzione di un fronte di lotta comune per opporsi al massacro istituzionale garfagnino. E’ estremamente evidente che quelle forze politiche non potranno mai unirsi a noi in un fronte comune, visto che sono tra i protagonisti di questo sterminio sociale, visto che fanno parte di svariate giunte, comunali e provinciale. E’ davvero inspiegabile come sia stata ignorata la nostra ultima proposta, dove in un comunicato inviato alle parti sociali e alla Federazione della Sinistra garfagnina chiedevamo: “Siamo convinti che sia necessario sottolineare tutta la complicità istituzionale locale e

provinciale a questa totale anarchia borghese; pertanto invitiamo tutta la sinistra radicale, di movimento, il sindacato, ad aprire un tavolo di discussione per poter organizzare una grande manifestazione, proletaria e popolare, che evidenzi tutto il suo dissenso verso gli attacchi ingiustificati portati alla classe lavoratrice. La semplice solidarietà a tutti quei lavoratori in precarie condizioni di occupazione non porterà a niente; solo una manifestazione di piazza potrà evidenziare tutto il nostro dissenso verso le classi dirigenti locali e provinciali collaborazioniste del massacro operaio garfagnino.” Pertanto, a fronte di una palese mancata partecipazione al fronte popolare e proletario di qualsiasi movimento politico e sindacale, invitiamo la cittadinanza a mobilitarsi assieme a noi, facendo vedere una volta per tutte che il vero garfagnino non è quello dalle “scarpe grosse e dal cervello fino”, come recita quel famoso detto che tanto ci fa arrabbiare, ma colui che finalmente si opporrà a questo massacro sociale!


lavoro e sindacato LETTERA APERTA A SUSANNA CAMUSSO:

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LA CONCERTAZIONE E’ FINITA: SERVE UNA LOTTA VERA!

di Partito Comunista dei Lavoratori Cara Susanna Camusso, la ripresa della concertazione è stata un fallimento ed ora in ogni caso non vi è più nulla da concertare. Dopo lo “storico” accordo da te firmato con Confindustria il 28 Giugno, hai incassato l’articolo 8 e tre finanziarie Berlusconiane contro il lavoro. Dopo la tua apertura di credito al governo Monti, alla coda del PD, hai incassato una nuova finanziaria di massacro sociale- cui non hai opposto alcuna reale resistenzaed oggi l’annuncio di un nuovo attacco all’articolo 18 senza neppure la parvenza di un reale negoziato. La verità è che il governo Monti ha abrogato di fatto il tavolo di concertazione, e che in ogni caso la sua politica sociale, dettata da banche e Confindustria, non ha nulla da offrire ma solo da togliere al mondo del lavoro. Sei invitata dai fatti a prenderne atto ,evitando illusioni , nuove umiliazioni, e nuove sudditanze al PD. La CGIL è nuovamente di fronte a un bivio. O una capitolazione a Monti, Bersani, Napolitano e alla

loro predicazione della responsabilità nazionale, a favore di industriali e banchieri. Oppure finalmente una lotta vera per arrestare la valanga: ciò che implica opporsi al governo Monti, rompere con il PD e con Napolitano, promuovere un’azione di massa continuativa: un’azione tanto radicale quanto radicale è l’attacco portato ai lavoratori. Queste sono le due vie possibili. Una terza possibilità non esiste. La svolta di lotta è tanto necessaria

quanto possibile. Nonostante l’enorme disorientamento tra le fila dei lavoratori, dovuto anche a tanti anni di speranze deluse e tradite, esiste e si allarga una domanda di reazione ad un’offensiva senza precedenti nell’intero dopoguerra. Le stesse lotte di fabbrica di queste ore ne sono testimonianza. La CGIL è oggi la principale organizzazione del mondo del lavoro in Italia. La disgregazione della sinistra la carica oltretutto di un ruolo obietti-

vo di supplenza politica. Se la CGIL rompesse gli indugi, si liberasse dei riflessi concertativi, chiamasse i lavoratori ad una lotta vera per vincere, richiamerebbe perciò stesso tante energie e disponibilità oggi sopite. E potrebbe riaprire la partita. Se la CGIL varasse una piattaforma di lotta unificante per il blocco dei licenziamenti, l’abrogazione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro, la ripartizione tra tutti del lavoro esistente a parità di salario, un vero salario sociale ai disoccupati, un piano di opere sociali finanziato da grandi patrimoni, rendite, profitti; se la CGIL preparasse su questa piattaforma uno sciopero generale prolungato , con l’occupazione di tutte le aziende che licenziano, con la precisa volontà di piegare l’avversario e strappare risultati, essa diverrebbe il punto di riferimento dell’enorme malcontento sociale e un possibile fattore politico di svolta. Molto dipende dalla tua volontà e dalle scelte del gruppo dirigente della tua organizzazione. Di certo un rifiuto della svolta, la continuità del piccolo cabotaggio, aprirebbero la via a una disfatta storica del mondo del lavoro. Di cui saresti pienamente responsabile, e senza alibi.

REPRESSIONE A PISA:

QUESTURA E DIRIGENZE SINDACALI CONTRO IL DISSENSO DEI LAVORATORI

di N. Senada Il 12 dicembre scorso, a Pisa, in occasione dello Sciopero Generale proclamato dai sindacati confederali di ben 3 ore, si è consumato l'ennesimo atto di repressione nei confronti di qualunque forma di dissenso dalle litanie istituzionali che vengono ripetute quotidianamente da ogni organo di stampa e per voce di ogni esponente del centrodestra, del centrosinistra e delle segreterie dei sindacati padronali e concertativi. La polizia è stata schierata sul lungarno mediceo per impedire che un centinaio di lavoratori della Fiom Piaggio, del Cobas e altri senza appartenenza sindacale che avevano aderito all’appello lanciato dalla RSU FIOM Piaggio a partecipare al corteo indetto per lo sciopero generale di otto ore della FIOM, potessero raggiungere piazza Mazzini, luogo della celebrazione rituale dello sciopericchio di tre ore e del conseguente comizio congiunto di Cgil Cisl Uil e Ugl. Dopo essere stati costretti a raggiungere piazza Mazzini per vie secondarie e alla spicciolata, i lavoratori sono stati nuovamente bloccati e spintonati dalla polizia davanti alla prefettura. La Polizia ha di fatto agito da servizio di sicurezza, garante della sacralità e della inutilità dei comizi di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. I burocrati di questi sindacati si riempiono la bocca parlando di unità finalmente raggiunta, ma l'unica unità che gli interessa è quella delle loro segreterie nella ricostruzione della concertazione uni-

taria e subalterna agli interessi di confindustria e delle banche. Questo stesso sciopericchio di tre ore non aveva altro fine che quello di ricollocare Cgil, Cisl, Uil e Ugl nel ruolo di referenti istituzionali dei padroni. La repressione subita dai lavoratori scioperanti si colloca in perfetta continuità con il clima pesante che l'amministrazione comunale pisana sta creando in città attraverso la polizia municipale contro il legittimo diritto di espressione e l' agibilità politica dei vari settori di movimento. In particolare da settimane viene leso il diritto di propaganda politica attraverso i volantinaggi o l' ingresso alla assemblee comunali. Ne hanno fatto le spese l' associazione Italia-Cuba e Rebeldia, ma anche il PCL al quale è

stato impedito un volantinaggio contro la manovra Monti. Come Partito comunista dei lavoratori eravamo in piazza a fianco di quei lavoratori e quelle lavoratrici che scioperando hanno detto no non solo alla manovra Monti, ma anche alla logica perversa che porta i sindacati confederali ad indire uno sciopero di tre ore che non ha alcun effetto sulla manovra stessa e che serve solamente alle loro burocrazie come dote da portare al tavolo della concertazione. Non è un caso che il presidentissimo Napolitano, nei suoi salmi dell’immediato post capodanno, non dimentichi mai di citare l’importanza, per gli equilibri che tutelano gli interessi di padroni e banchieri, dell’accordo

tra sindacati confederali e confindustria del 28 Giugno. In tal modo Napolitano contribuisce ad alimentare la pressione e gli attacchi contro tutte quelle voci che dalla base FIOM si levano contro l’accordo del 28 Giugno e contro l’operato del governo Monti, proprio come accaduto a Pisa in occasione dello sciopero generale del 12 Dicembre. Contribuire ad annientare ogni forma di opposizione sindacale e isolare ogni singolo lavoratore che osi alzare la testa sono parte integrante tanto del programma del governo Monti quanto dei continui salmi che Napolitano recita in difesa della stabilità e dell’amor di patria. Ne sono ulteriore dimostrazioni le nuove aperture del governo Monti all’ipotesi di un attacco frontale all’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Come Partito comunista dei lavoratori continueremo a lavorare in ogni lotta ed in ogni vertenza perché si costruisca un vero sciopero generale prolungato sino alla caduta del governo Monti, la cancellazione della sua manovra e dei suoi effetti e il ritiro dell’accordo del 28 Giugno. La decisione dei lavoratori della Fincantieri di Sestri Ponente di attuare uno sciopero generale ad oltranza con presidio degli stabilimenti è la miglior risposta che si può dare alle pretese di rigore, di stabilità, di sacrifici che vengono dal coro bifronte Monti-Napolitano e la generalizzazione del loro esempio deve essere la priorità in ogni vertenza e lotta del movimento operaio nelle prossime settimane.


pagina 5 DOSSIER CASAPOUND:

antifascismo

CHI SONO, CHI LI FINANZIA E CHI LI PROTEGGE

di Mariano

Nel numero 0 di “a piena voce” abbiamo parlato di una realtà oscura e pericolosa come quella della Fondazione RSI di Terranuova Bracciolini, questa volta parliamo invece di un gruppo venuto alla ribalta a Firenze dopo il barbaro assassinio per mano fascista di Samb Modou e Diop Mor. L’assassino, Gianluca Casseri, era un militante di Casapound Italia (CPI) Pistoia abbastanza noto nella sua città sia per aver partecipato a varie iniziative di questa organizzazione (come documentato in varie foto sul web: http://www.pclfirenze.blogspot.com/2011/12/gianluca-casseri-con-i-militanti-di.html) sia per essere stato presente a tutte le udienze del processo di Pistoia contro gli antifascisti (processo per la presunta devastazione di CPI Pistoia). Ma che cosa è CPI e da dove provengono questi fascisti del terzo millennio? CPI nasce a Roma nel 2003 con l’occupazione di uno stabile ad opera di alcuni neofascisti guidati da Gianluca Iannone, proveniente dal gruppo neonazista Meridiano Zero, il cui leader Maurizio Boccacci è stato arrestato nei giorni scorsi insieme ad altri appartenenti al gruppo nazista di Roma Militia. CPI fin dall’inizio ha cercato di differenziarsi dalle altre organizzazioni del neofascismo italiano per il suo movimentismo e per i suoi riferimenti teorici “eclettici”, da Ezdra Pound a Rino Gaetano. L’ideologia di CPI si rifà al fascismo della Repubblica Sociale Italiana ed al Manifesto di Verona del 1943 del Partito Fascista Repubblicano. L’ideologo di CPI è Gabriele Adinolfi, ex membro di Terza Posizione negli anni 70 ed ex terrorista, indagato per la strage di Bologna e condannato per appartenenza ai Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR) di Fioravanti e Mambro, rientrato in Italia nel marzo del 2000 insieme a Roberto Fiore (attuale leader di Forza Nuova), dal quale viene dettata la linea politica dell’organizzazione. Negli anni tra il 2006 ed il 2008 CPI si costruisce come corrente all’interno della Fiamma per poi uscirne dopo le elezioni politiche. La scissione dalla Fiamma è capeggiata da Gianluca Iannone che si por-

ta con se nella nuova organizzazione il Blocco Studentesco, organizzazione giovanile della FT, l’occupazione romana dello stabile dove avrà la sede nazionale CPI, e tutti quegli elementi legati a Iannone della FT. Proprio in quei mesi il Blocco Studentesco, molto forte nelle scuole superiori romane, si renderà protagonista dell’assalto al corteo studentesco a Piazza Navona, alcune decine di militanti di CPI arrivano in piazza armati di spranghe e caschi ed attaccano il corteo degli studenti medi. Pochi giorni dopo CPI tenta di occupare gli uffici di Rai 3 a Roma minacciando i giornalisti per i servizi usciti sulla TV dopo il pestaggio di Piazza Navona. Nel 2009 CPI si rende protagonista di un’altra occupazione a Napoli, sotto la protezione e con l’aiuto del PDL locale, finita dopo pochi giorni grazie ad una mobilitazione popolare massiccia. CPI è stata sdoganata non solo dal PDL ma anche da una schiera di utili idioti di centrosinistra che hanno legittimato i fascisti del terzo millennio o partecipando a loro iniziative

(Valerio Morucci ex BR, Luca Telese giornalista de “il fatto”, Paola Concia del PD) o firmando un appello per il diritto a manifestare di CPI (Piero Sansonetti ex direttore di Liberazione, Ritanna Armeni ex giornalista di Liberazione, Lanfranco Pace giornalista de La 7). Nel maggio del 2011 il sindaco di Roma Alemanno acquista per 11,8 milioni di € lo stabile occupato dai fascisti di CPI in modo da legalizzare la sede nazionale, va anche ricordato che il figlio del sindaco di Roma è stato eletto nella consulta studentesca nelle liste di CPI e del Blocco Studentesco. Il 2008 è anche l’anno in cui si comincia a sentir parlare di CPI anche in Toscana, prima tentano di organizzare un concerto con gli Zeta Zero Alfa (gruppo nazi rock il cui cantante è Gianluca Iannone) nella provincia di Firenze e poi organizzano la distribuzione del pane ad Arezzo e ci provano, ma vengono respinti dalla mobilitazione degli antifascisti nel mercato del Galluzzo in provincia di Firenze. Il loro leader fiorentino è Saverio Di Giulio, un picchiatore abbastanza noto a Firenze più per le sue bravate che per l’intelligenza, frequentatore della curva Fiesole e delle palestre fiorentine. Nel 2010 CPI apre una sede anche a Firenze, in via Lorenzo Il Magnifico, in una delle zone più care della città, in un seminterrato all’interno del

cortile di una palazzina. Sempre nel 2010 e nel 2011 CPI Firenze partecipa ai cortei organizzati dai cuginetti di Casaggì in occasione dell’anniversario delle foibe marciando in coda al corteo (in circa 50 militanti provenienti da tutta la Toscana e schierati militarmente). CPI apre sedi anche a Prato, Siena, Pistoia e Lucca e nuclei territoriali nel Valdarno, in Valdinievole, a Castelfiorentino ed in Val d’elsa. Viene da chiedersi dove una piccolissima organizzazione riesca a trovare i soldi per pagare l’affitto di 5-6 sedi in una regione dove i consensi per CPI sono scarsissimi. E’ evidente la complicità del PDL toscano, sia per aver partecipato più volte alle loro iniziative sia per aver difeso il “diritto” di esistere dei fascisti del terzo millennio. Il senatore Totaro ha più volte difeso le organizzazioni neofasciste come Forza Nuova e CPI, lo stesso hanno fatto vari consiglieri comunali e regionali. Oltre alla complicità del PDL CPI si avvale anche di amicizie altolocate nelle questure toscane come è apparso in maniera clamorosa durante il processo agli antifascisti pistoiesi come documentato nel dossier scritto dai compagni del Partito dei CARC che si può scaricare al seguente indirizzo: http://www.carc.it/dossier%20 definitivo.pdf oppure sempre dal dossier fatto dal Comitato amici e parenti degli arrestati Livornesi per i fatti di Pistoia: http://dossierpistoia.files.wordpress.com/2011/02/ dossier-definitivo.pdf. Alle ultime elezioni amministrative Casapound è riuscita ad eleggere anche un consigliere comunale ad Arezzo, Roberto Bardelli eletto come indipendente nelle liste PDL e a Figline Valdarno, Ivo Gonfiantini, grazie all’accordo elettorale tra CPI e il PDL. A Prato sempre grazie ad un accordo con il PDL Casapound ha eletto due consiglieri circoscrizionali, Francesco Corrieri e Renato Montagnolo (quello diventato famoso per aver pubblicato su FB una foto di Hitler per ricordarne l’anniversario della scomparsa). La battaglia contro questi gruppi del neofascismo italiano è per noi prioritaria, la chiusura dei covi fascisti deve essere un obiettivo di tutta la sinistra. Fiducia nello stato non ne abbiamo, l’antifascismo è rosso e non lo deleghiamo!


giovani e studenti VIAGGIO NEL MONDO DEL PRECARIATO:

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E’ IL CAPITALISMO, BELLEZZA!

di Nicola Sighinolfi Alla ricerca di un posto di lavoro ho risposto ad un annuncio che avrebbe dovuto trattare un semplice “lavoro d’ufficio” e sono rimasto incastrato in una giornata di prova presso un’appaltata ENEL in cui il lavoro consiste nello spacciare contratti, per modificare le tariffe enel e impedire che la clientela fugga verso altri lidi. Gli impiegati, per lo piu’ giovani neodiplomati, sono obbligati tutti i giorni a presentarsi in ufficio con largo anticipo e a rinchiudersi in una sala con il personale per urlare slogan e darsi la carica. Gli impiegati si pagano benzina e pranzo e vengono spediti agli angoli della provincia a girare casa per casa per vendere come imbonitori i contratti. La vendita funziona in questo modo: ci si presenta come “Incaricato Enel” e si procede ad un sondaggio fasullo chiedendo se il cliente è ancora a contratto Enel, quanti contatori ha, di quanto voltaggio dispone, fino ad arrivare alla domanda cruciale, quella che inerisce l’oggetto della vendita. Può riguardare il tipo di fornitura o un altro aspetto del contratto. La domanda dev’essere posta nel modo piú incomprensibile possibile, al fine di passare subito al passo successivo, farsi mostrare una fattura (in questo modo ci si da aria di professionalità, allontanando l’immagine del venditore). Solo a questo punto si passa alla proposta di contratto, ma quando le persone vedono che devono firmare si fanno indietro. A questo punto, come recita il manuale del perfetto venditore, bisogna far leva sulle oscure paure umane,

bisogna “far leva sulla gelosia e dire che i vicini lo hanno già sottoscritto, perchè la gelosia muove il mondo”, oppure bisogna spaventarli: il prodotto “diventerà a pagamento e sarà obbligatorio” o sulla mancata occasione “siamo in zona solo oggi”. Lo stipendio non esiste, si viene pagati a provvigioni e la fregatura non sta solo qui: ci sono gare interne che sbloccano ulteriori porzioni di salario. Nella pausa pranzo ho visto un collega di 20 anni distrutto perchè ha ricevuto un sms che recitava “ho chiuso 4 contratti del gas” e lui “vince lei, come faccio questa settimana senza quei 50 euro?”. Così si sostituisce la solidarietà tra lavoratori con l’antagonismo sportivo; ci sono classifiche affisse nelle bachece degli uf-

dei contratti in ufficio. L’ufficio è un luogo irreale. Musica altissima e cartelloni giganti con frasi motivazionali scritte a caratteri cubitali tra cui: “Pensa solo pensieri positivi” “Tu sei il migliore” “Non piangerti addosso” “Questo lavoro è basato sulla statistica quindi devi correre”. Nei mesi di lavoro gli impiegati imparano un linguaggio atroce che si portano anche fuori dal lavoro: il mondo si divide in positivi, quelli facili da imbonire e i negativi, quelli che ti mandano a cacare. Il contratto diventa “un pezzo”. Riuscire in qualcosa diventa “chiudere”. In pausa pranzo i colleghi parlavano di “chiudere” con una ragazza, intendendo che forse riuscivano a scoparsela. Ciò che piú emerge da una giornata di lavoro è il totale isolamento dei lavoratori, costretti a camminare da soli per strada, vedono i colleghi solo per colazione, pranzo e a chiusura dell’ufficio. Non esiste una dimensione collettiva e per questo si scatenano rancori, invidie, antipatie. Chi lavora in queste agenzie non ama questo lavoro ma malgrado ciò assume in sè le parole d’ordine dell’azienda, che condiziona il tuo modo di relazionarti col prossimo e ti manda in giro a tessere le lodi del mercato libero: “Col monopolio lei era schiava del governo che decideva i prezzi, grazie al mercato libero è lei che sceglie il suo prezzo.” Anche se ancora disoccupato non riesco a pensare che questa giornata di prova sia stata una giornata persa, è stata, al contrario, molto istruttiva.

fici come se il lavoro ed il salario fossero tornei di calcio. Piú vendi e piú sei un imbonitore di successo. Molte di queste agenzie hanno appalti con piú aziende, anche in concorrenza tra loro e il venditore piú capace ha una fornitura di contratti vastissima e così si finisce all’assurdo che chi si è presentato come un Incaricato Enel finisca a venderti un contratto di telefonia mobile. Sono i gradi. Piú sei alto in grado, piú cartucce-contratto hai da vendere, quindi piú soldi puoi fare. La giornata lavorativa dura quasi 10 ore, circa dalle 8 alle 18, di cui una passata ad urlarsi addosso slogan, otto passate in strada casa per casa a imbonire il prossimo e l’avanzo diviso tra pranzo e compilazione Un bel viaggio all’inferno.

ANTIFASCISMO MILITANTE O ISTITUZIONALE ? di Daniele Solaini Dopo i fatti di Firenze bisognerà fare un po’ di chiarezza su cosa è l’antifascismo e su chi sono gli antifascisti. A sinistra o nel centrosinistra tutti si dichiarano tali, per lo più per evidente propaganda elettoralistica, persino nel centrodestra c’è chi si dichiara antifascista, facendo, in realtà, ridere i polli. Soprattutto se si considera che il centrodestra berlusconiano ha da sempre protetto le formazioni della destra radicale, traendone in cambio voti e consensi. Ma non è solamente dal centrodestra che si hanno protezioni e strizzate d’occhio alle formazioni più razziste e fasciste, se non addirittura neonaziste (Militia, Casa Pound, La Fenice, Forza Nuova, ecc.), anche funzionari o eletti a cariche pubbliche del centrosinistra hanno appoggiato e difeso certa gente in nome di una non meglio identificata “democrazia” e “libertà di parola”, favorendone di fatto la loro legalità e favorendo un’impunità che ha permesso loro di agire indisturbati contro extracomunitari e persone di sinistra. Ma la sinistra stessa dialogato con questa gentaglia: Bertinotti non ha mai esitato a presenziare dibattiti nei vari salotti buoni televisivi dove erano presenti esponenti di questi gruppi criminali. Ma veniamo a coloro che, invece, dovrebbero combatterli o, perlomeno, contrastarli seriamente. Dal suo statuto: “… l’ANPI non è un partito politico…”. Ciò è vero in parte, an-

che se dovrebbe essere così. L’ANPI non è un partito politico ma è un’associazione satellite del PD, lo ha dimostrato e lo dimostra in tutte le sue occasioni. Ricordo la prima Festa Nazionale ANPI a Gattatico, in provincia di Reggio Emilia, nel cascinale che fu della famiglia Cervi e che oggi è un museo dell’antifascismo, quando l’ultimo giorno della Festa fu invitato l’allora segretario del PD di allora Veltroni a fare quella che fu di fatto pura propaganda elettorale, dove i militanti piddini (o come si chiamavano allora) si comportarono come se fosse una loro festa, offendendo arrogantemente i militanti

dell’ANPI che esprimevano dubbi sul fatto stesso e dove la dirigenza dell’ANPI attaccò violentemente una sua sezione che successivamente osò protestare pubblicamente. Ma non è solo questo fatto a far esprimere dubbi sulla sua correttezza come associazione indipendente. A parte episodi dove l’ANPI si è comportata in maniera vergognosa (ad es.: Livorno) solo per compiacere al partito a cui fa riferimento (il PD), è proprio la filosofia attuale che fa dubitare e che fa acqua da tutte le parti e che mi ha convinto a non rinnovare più la tessera. Innanzitutto vediamo l’ANPI svolgere solamente un’azione pura-

mente istituzionale: parate con membri delle istituzioni (più o meno credibili) e solo nel giorno canonico (25 aprile), gli altri giorni silenzio o poco più; se accadono fatti gravi compiuti da fascisti si esprime un’indignazione senza mai attaccare o criticare i dirigenti del centrosinistra che, come il sindaco di Firenze, si rifiutano di agire concretamente contro i covi fascisti, lasciando il tutto ad una critica superficiale e volatile; i comunicati ANPI si rivolgono esclusivamente contro i gruppi neofascisti ma non attaccano mai il sistema economico che li protegge e i poteri forti (Capitale, Banche, Chiesa), facendo di fatto un’azione a metà perché non riguarda i gruppi economici che hanno da decenni creato e protetto il fascismo; infine la parte che mi ha fatto più pensare e decidere in merito, la Costituzione della Repubblica italiana. È certamente una Costituzione avanzata, vista però nell’ottica democratico – borghese, ed è una Costituzione da cui si potrebbe partire per crearne una socialista. Per l’ANPI questa Costituzione borghese esaltante la produzione e la proprietà privata (fondamento essenziale della produzione capitalista) è il punto d’arrivo, il non plus ultra in assoluto. Quindi mi chiedo: come fa un militante comunista a sottacere ciò in cui crede ed a far finta di credere in cose che in realtà deve combattere? Non è una forte contraddizione questa? Per me si ed è per questo che sono uscito dall’ANPI.


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internazionale

AMERICA LATINA:

NUOVA AGGRESSIONE DEL GOVERNO USA CONTRO CUBA

di Fuser Tronca Nei giorni tra il 9 e l’11 dicembre lo Stato di Cuba è stato vittima dell’ennesimo atto di provocazione ad opera del “Movimento Democrazia” a Miami, capeggiato dal terrorista Ramón Saúl Sánchez Rizo, che ha annunciato un incursione navale, con una flottiglia di navi, in acque territoriali cubane. Questa organizzazione creata il 13 luglio del 1995, e che ha già violato le acque territoriali Cubane in 17 occasioni, è legata ai cosiddetti “Hermanos al Rescate”, un altro gruppo terrorista che ha come dirigente l’agente della CIA José Basulto León. Il fatto eccezionale è che, mentre in passato queste azioni non erano ufficialmente appoggiate dal governo USA, in questa occasione , invece, l’amministrazione nordamericana con a capo il premio nobel per la pace Barak Obama ha partecipato attivamente e dato il suo lasciapassare a questa insensata azione dimostrativa. Il 2 novembre scorso, infatti, presso il Dipartimento di Stato a Washington si è tenuta una riunione tra il Direttore del Burò Cuba del Dipartimento di Stato, Peter Bremman ed il Presidente del Movimiento Democrazia, Ramón Saúl Sánchez. In quella riunione è stato deciso che

ci sarebbero state delle provocazioni nei giorni tra il 9 e l’11 dicembre che avrebbero messo a rischio la navigazione aerea, a causa di confuse emissioni di luci prodotte in particolare dalla flotta di “Ramoncito”, (nomignolo affettuosamente datogli dai capi della mafia terrorista di Miami), personaggio che ha passato oltre 40 anni a disseminare bombe e compiere attacchi contro civili in varie parti del mondo: Venezuela, Messico, Stati Uniti, Nicaragua, Porto Rico e persino a Washington, contro l’am-

tra paesi, le stesse regole che sono previste in decine di Convenzioni e che vengono tutelate dal Diritto Internazionale. Ciò che è accaduto ci dimostra, non solo, la natura ambivalente di Barak Obama che da un lato dice di lavorare per distendere i rapporti tra USA e Cuba , e dall’altro promuove ed acconsente ad un’incursione contro lo Stato sovrano di Cuba, ma ci dimostra anche come l’Amministrazione nordamericana si comporta nei confronti dei suoi terroristi. E’ lecito chiedersi cosa succederebbe se gruppi di cittadini di altre nazioni promuovessero simili atti nei confronti dello Stato americano. Il governo USA sicuramente risponderebbe a simili azioni in maniera drastica armando in gran fretta conbasciatore cubano nel 1979, e catraerea e marina militare. vandosela sempre con semplici pene Tutto ciò ci indica , come diceva il simboliche. “CHE”: la bestialità dell’imperialiIl governo di Cuba ha denunciato smo , bestialità che non ha frontiere con forza questo vile attacco (natuspecifiche ne è patrimonio di qualche ralmente taciuto dai media di quasi paese determinato; perché la bestiatutto il mondo), che avrebbe potuto lità è la natura dell’imperialismo e mettere in pericolo non solo la nanon possiamo avere fiducia nell’imvigazione aerea e di conseguenza la perialismo neanche un pochettino. popolazione cubana, ma anche, e con maggiore forza, i già precari rapporSaremo sempre dalla parte della Riti diplomatici tra i due Stati. Questo voluzione. atto di incursione è una palese vioHASTA LA VICTORIA SIEMPRE. lazione delle regole di convivenza

RIVOLUZIONE EGIZIANA:

IL RUOLO DEGLI “ULTRAS” NELLA DIFESA DI PIAZZA TAHRIR

di Pablito Prima della rivoluzione il regime di Mubarak considerava le tifoserie ultras del Cairo come una delle principali minacce alla sicurezza dello stato; già nel 2007 infatti, a sostegno delle due maggiori squadre della megalopoli (l'Al-Ahly e lo Zamalek) erano nati i primi gruppi ultras organizzati sul modello autonomo e militante degli ultras italiani; la tensione sociale in Egitto stava crescendo e anche i cori allo stadio si erano fatti molto più politici. Per tutta risposta la polizia del regime aveva allora iniziato ad intervenire regolarmente a suon di bastonate, e testando sui polmoni degli ultras potenti gas lacrimogeni della specie più tossica; l'intervento delle forze dell’ordine non si limitava più quindi soltanto a sedare i tafferugli tra le opposte tifoserie (come succede in ogni parte del modo durante i derby più accesi), bensì prendeva la forma di una vera e propria repressione politica di massa, violentissima. Ed è stato proprio alla fine del 2010 a seguito dell'ennesimo intervento sanguinoso della polizia all’interno dello stadio della capitale che si è avuta una vera e propria “tregua rivoluzionaria” tra gli ultras fino allora acerrimi rivali dell'Al-Ahly (provenienti per lo più dalla classe lavoratrice dei quartieri popolari della capitale come Shubra e Giza) e dello Zamalek (nell’immaginario

collettivo, provenienti da quartieri più ‘borghesi’). L'odio comune verso la polizia, alimentato da anni di repressione e soprusi (ciò che sta accadendo da molti anni anche in Italia), aveva sorpassato di gran lunga l’odio atavico tra i club, e si era ormai trasformato in odio contro il regime. Ed eccoli quindi insieme, fra gennaio e febbraio 2011 in prima linea a difendere Piazza Tahrir dall'assalto dei baltageya (i provocatori assoldati dal governo) e dei poliziotti coi loro gas lacrimogeni che pure Amnesty International ha riconosciuto come mortali e causa di decine di morti per asfissia nei giorni della rivoluzione. Soprattutto durante i primi giorni di

sommossa quando ancora vi era un evidente e inevitabile disorganizzazione nella gestione della Piazza, unita ad un morbido quanto ambiguo ‘servizio d’ordine’ dei Fratelli Musulmani, gli Ultras del Cairo hanno dunque avuto un ruolo decisivo nella resistenza cittadina e nell’impedire lo sfondamento delle barricate ed il conseguente bagno di sangue. E’ per questo che gli Ultras sono visti come eroi dai manifestanti: questi ultimi infatti, per la gran parte dediti solo all’uso di internet e telefoni cellulari, sarebbero stati spazzati via dal regime se in prima linea non ci fossero stati quei ragazzi, da tempo

(e spesso loro malgrado) ‘esperti’ di scontri di piazza Il ruolo di primo piano che i gruppi ultras si sono ricavati nella rivoluzione egiziana riflette quanto il tifo calcistico costituisca peraltro uno dei pochi ambiti sociali capaci di competere con l'onnipresenza della religione musulmana, in cui lo stadio diventa l'equivalente della moschea come polo di aggregazione, e in cui il rito del venerdì di preghiera se la deve vedere con il rito del venerdì di tifo allo stadio. Fare un parallelismo con la situazione italiana attuale o a breve/medio termine sarebbe certamente azzardato, anche perché nelle curve italiane ci sono ancora troppe ‘macchie nere’ per far sì che si crei quell’amalgama che ha salvato Piazza Tahrir. Certo è che il movimento Ultras italiano, con tutte le sue contraddizioni ed i suoi errori, è nato da almeno 30 anni (e non da poco tempo come in Egitto) e sono quindi decine di migliaia le persone che hanno conosciuto, oltre ai ‘riti’ della curva, anche i soprusi dello stato e di conseguenza le ‘tecniche’ di autodifesa. L’ultras in generale è un ribelle, e non un rivoluzionario, certo è che come dimostrano i fatti questa distinzione perde momentaneamente senso quando di colpo si è costretti a passare dalle parole all’azione concreta, seppure ancora orfani di un’organizzazione rivoluzionaria capillare e strutturata.


cultura

INIZIATIVE ED APPUNTAMENTI Mese di Gennaio: Sabato 21 Giornata di mobilitazione nazionale contro il pagamento del debito pubblico alle banche. info: www.nodebito.it

Venerdi 27 Sciopero generale dei sindacati di base info: www.usb.it

Sabato 28 Corteo di solidarietà ai prigionieri e detenuti politici. Ore 15.30 piazza SS. Annunziata Firenze. Concerto antifascista ore 21.00 presso Casa del Popolo “il campino” via Caccini 13 b Firenze. MALASUERTE FI*SUD + ospiti - entrata ad offerta

libera

Cena di autofinanziamento con presentazione di “A piena voce” presso Circolo Arci di Lorenzana (PI) in Via Gramsci. Costo 15 euro info e prenotazioni: pclpisa@gmail.com

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QUANTO CI COSTA IL VATICANO?

di Giacomo Cei

Molte associazioni e svariati intellettuali laici si sono in passato cimentati nel laborioso e complesso calcolo di quanto costi allo stato italiano la chiesa cattolica. I risultati variano da i 4,5 miliardi di euro l’anno secondo Curzio Maltese ( 2008) ai 20 miliardi per l’Ares ( agenzia di ricerca economico sociale ). A cimentarsi in maniera scientifica e approfondita in questa operazione di calcolo è, questa volta, la UAAR ( unione atei agnostici razionalisti) la quale pubblica i risultati dell’indagine sul sito www.icostidellachiesa.

it.

come anticipato, le gentili amministrazione locali, sia di centro destra che di centro sinistra, elargiscono alle curie territoriali. Tra questi figurano: 400 milioni di contributi locali alle scuole cattoliche, 150 milioni per i cambi di destinazione d’uso degli edifici, 250 milioni di finanziamenti regionali, 70 milioni erogati dalle province, 257 milioni erogati dai comuni. In Toscana, ad esempio, la giunta Rossi sostenuta a pieno da PRC e PDCI ha recentemente stanziato oltre 2 milioni di euro per assumere 77 nuovi addetti al conforto religioso negli ospedali, per uno stipendio netto che si dovrebbe aggirare intorno

Secondo la UAAR la chiesa cattolica costa allo stato italiano più di 6 miliardi di euro l’anno. La novità rispetto alle stime precedenti sta proprio nell’accuratezza delle voci di spesa elencate ad una ad una e nella presa in considerazione anche delle elargizioni che la chiesa riceve non solo dallo stato centrale ma soprattutto dalle istituzioni locali. Tra le principali fonti di finanziamento per la combriccola di Razinger figurano: oltre 1 miliardo di euro di 8x mille, 500 milioni di esenzione ICI sugli immobili e sugli esercizi commerciali, 250 milioni di riduzione IVA, IRES e IRAP, 1,5 miliardi di finanziamenti per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole e 300 milioni di contributi statali alle scuole cattoliche. A questi regali fatti dal governo centrale, si vanno poi a sommare gli altri regali che,

ai 2500 euro cadauno al mese. Niente male per dire un paio di messe al giorno! Non sarebbe stato meglio assumere con quei soldi 77 nuovi medici o infermieri? Probabilmente no. Probabilmente molti di questi soldi generosamente offerti alle curie dai nostri amministratori locali tornano loro indietro in termini di consenso o di appoggio elettorale. La stessa discussione nazionale sul far pagare o meno l’ICI anche agli esercizi commerciali ecclesiastici non ha, di per se, alcun senso poiché il peso totale dei costi della chiesa sulle casse dello stato è ben maggiore dell’evasione legalizzata sull’ICI. Senza tirare in mezzo il buon vecchio principio dell’ateismo di stato, si tratterebbe più semplicemente di introdurre, nel nostro ordinamento e nella nostra società, un altro principio, meno radicale ma ugualmente efficace, sul quale si basa per esempio il sistema tedesco di finanziamento alle religioni. In Germania infatti, soltanto chi risulta effettivamente iscritto ad una confessione religiosa paga una tassa ( Kirchensteuer) pari al 9% del corrispettivo IRPEF per finanziare la propria chiesa. Inutile dire che visto il periodo di crisi che ultimamente ha colpito anche la Germania, gli uffici anagrafici comunali per cancellarsi dai “registri della chiesa” sono stati presi d’assalto. Insomma sarebbe proprio il caso di dire che chi vuole dio se lo preghi pure, a patto che se lo paghi anche!

MACHIAVELLI, MONTI E LA CHIESA DI ROMA di Paolo Vannucci “Abbiamo, adunque, con la Chiesa e con i preti noi Italiani questo primo obligo, di essere diventati senza religione e cattivi: ma ne abbiamo ancora uno maggiore, il quale è la seconda cagione della rovina nostra. Questo è che la Chiesa ha tenuto e tiene questa provincia divisa [...] E la cagione che la Italia non sia in quel medesimo termine, né abbia anch’ella o una republica o uno principe che la governi, è solamente la Chiesa...”

Così scriveva Machiavelli nel lontano 1514, in una pagina solitamente ignorata dai professori di letteratura cattolici, e mai un’ analisi sulla Chiesa fu più azzeccata. Cosa c’entra tutto questo con Monti e la sua finanziaria ieri approvata col plauso pressoché unanime di tutto il Parlamento? E’ presto detto: è noto che la chiesa di Roma è il più grosso proprietario immobiliare del nostro paese, un pò meno noto che su questi immobili la “Santa Madre” non paghi l’ I.C.I. Se lo stato recuperasse questa evasione

e quelle della criminalità più o meno organizzata, si supererebbe l’ ammontare di questa finanziaria; ma il “sobrio” e cattolicissimo Monti ieri ha candidamente dichiarato che “a questo non abbiamo pensato”. Forse perché altrimenti, quando va alla messa la domenica con la sua signora, il prete di turno non gli darebbe la comunione? Parafrasando Virgilio si potrebbe dire: “temo i democristiani anche quando portano doni” (figurarsi poi quando portano finanziarie “lacrime e sangue”)

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