SalutePiù - Gennaio 2012

Page 1

III anno con voi...

XX XX XX

1


TERME DI CRETONE Sommario Cure Termali da Marzo al 30 Novembre

Piscine

da Maggio a Settembre

5

Hanno collaborato con noi

7

Il ginecologo e le adolescenti

8

Intervista a Bruno Ferraro

11

BPCO - Le giornate del respiro

14

Speciale obesità

20

Angiologia e freddo

22

Il Duomo di Fara Sabina

29

Roma Capitale

8

20

Cure

Inalatorie - Doccia nasale Insufflazioni - Irrigazioni Fanghi - Idroterapia

Centro benessere Estetica Saune - Idromassaggio

Chiusura del centro benessere il 30 Novembre 2011 Riapertura il 1 Marzo 2012

2

22 14

SALUTE PIÙ - BENESSERE CULTURA COSTUME Anno III - Num. 11 - Gennaio 2012

Direttore Responsabile Fabrizio Sciarretta Segreteria di Redazione Filippa Valenti valenti@laboratorionomentano.it T 06 90625576 Art director e impaginazione Alessia Gerli Editore Laboratorio Clinico Nomentano Srl Via dello Stadio 1 00015 Monterotondo (RM) Iscritto al registro della stampa e dei periodici del Tribunale di Tivoli n. 97/2009 Stampa Graffietti Stampati S.n.c. S.S. Umbro Casentinese km.4.500 01027 Montefiascone (VT) Per la pubblicità su questa rivista rivolgersi a: GERLI COMUNICAZIONE gerlicomunicazione@gmail.com

T 338 5666568

3


È

Fabrizio Sciarretta Direttore Responsabile

4

piuttosto complicato scrivere l’editoriale di un periodico quando la situazione muta di giorno in giorno e sussiste quindi il concreto rischio che, per quando la rivista sia uscita di tipografia, le considerazioni fatte siano superate dagli eventi. Del resto, però, credo sia evidente a tutti che lo scorcio di legislatura che rimane rappresenti per il nostro Paese un’opportunità imperdibile per operare quei cambiamenti che decenni di immobilismo politico hanno impedito. Ora o mai più, perché adesso disponiamo ancora di un “paziente” con buone probabilità di guarigione: in futuro, dopo esperienze laceranti come quelle che ha subito la Grecia, chissà. In diciotto giorni il Governo Monti ha varato una manovra che lascia ognuno di noi scontento a leccarsi le ferite ma anche con in mano la prova evidente che questa volta c’è qualcuno che sta cercando sul serio di rimettere in piedi il Paese. Adesso, però, superata la fase dell’emergenza, dove i tempi stretti avrebbero obbligato chiunque – Monti compreso – a lavorare più sull’innalzamento delle entrate (cioè delle tasse) che sul taglio dei costi, bisogna che questo Governo ci faccia vedere di cosa è veramente capace. Perché se non è in grado di metter mano ad un programma di riforme strutturali della spesa pubblica come Dio comanda, allora ci ridia il “teatrino della politica”, che almeno moriremo facendoci quattro risate !! Che a nessuno sfugga: se l’Italia non abbatte consistentemente la spesa pubblica, innalzando contemporaneamente i livelli di efficacia ed efficienza della burocrazia (statale, regionale e comunale), il Paese non ha nessuna

possibilità di farcela: ci ritroveremo a dover subire una o due manovre di bilancio all’anno fino alla fame o ai moti di piazza, fate voi. Dunque che Monti ci faccia vedere di cosa è capace: dopo aver messo una pezza all’emergenza, io e penso anche voi, vogliamo giudicare il suo Governo sulle manovre strutturali che sarà in grado di mettere in campo. Poiché questa rivista si chiama SalutePiù, lasciate che “la lingua batta dove il dente duole”: l’Italia spenderà 108 miliardi di euro nel 2012 per finanziare il Servizio Sanitario Nazionale, si tratta di una cifra considerevolissima non di quattro spicci. Il nostro SSN ha delle magnifiche eccellenze ed in Italia vi sono Regioni dove ci si cura benissimo, in altre, invece, sono dolori (o peggio). Non è più possibile andare avanti così: da almeno dieci anni continuiamo a non affrontare il tema di una riforma strutturale del Sistema Sanitario. Dobbiamo piantarla con i pannicelli caldi dei piani di riordino che tagliano trasversalmente le spese facendo di tutte le erbe un fascio e lavorare in profondità. E’ ora che a noi che paghiamo le tasse sia garantito che i soldi spesi per il SSN vengano destinati solo a chi ne ha realmente bisogno, che vengano erogate solo le prestazioni sanitarie “appropriate” (è il termine tecnico per dire “quelle che veramente servono al paziente”), che vengano tagliati tutti gli sprechi e, soprattutto, che i professionisti e le strutture migliori vengano premiate e i peggiori eliminati. Senza guardare in faccia a nessuno. Il Professor Monti ha affidato il Ministero della Salute a Renato Balduzzi, un “tecnico” di consolidata esperienza, coautore nel 1999 del Decreto

Legislativo n. 229 che reca il titolo ““Norme per la razionalizzazione del Servizio sanitario nazionale”, su cui si basa ancora oggi il funzionamento del SSN, scusate se è poco. Il Ministro Balduzzi, meglio di ognuno di noi, ricorda certamente quanto nel DL 229 è scritto all’Art. 8-bis comma 2.: “I cittadini esercitano la libera scelta del luogo di cura e dei professionisti nell’ambito dei soggetti accreditati con cui siano stati definiti appositi accordi contrattuali.. “. La libera scelta, Ministro Balduzzi: lo ha scritto lei e sono certo che ne sia ancora convinto ed io sono convinto che considererà questo diritto del cittadino un pilastro del nuovo SSN che il suo Governo progetterà. Perché nei dodici anni dal 1999 ad oggi il mondo è cambiato: oggi tutti in Italia sono concordi nell’affermare il loro diritto ad essere curati nel miglior modo possibile da quei medici e da quelle strutture che hanno dato prova delle loro capacità. Adesso tocca a lei: dia prova che è possibile riformare il Servizio Sanitario Nazionale premiando i migliori ed eliminando i peggiori. Dia prova, lei che è un “tecnico”, di non avere la stessa abitudine della politica di operare scelte ideologiche anziché tecniche. Perché se dobbiamo garantire a tutti i cittadini libertà di scelta e eccellenza nella cura, allora dobbiamo creare un Servizio Sanitario integrato dove strutture pubbliche, private, ecclesiastiche e volontariato lavorino tutte all’unisono senza favoritismi da parte dello Stato nell’allocazione delle risorse a vantaggio di alcuni che, alla fine, alimentano solo lo spreco e l’inefficienza a danno del cittadino-paziente.

Hanno collaborato

IL GINECOLOGO E LE ADOLESCENTI Dott.ssa ANTONELLA CARNEVALE

La Dr.ssa Antonella Carnevale, si è laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza”, e successivamente si è specializzata in Ginecologia ed Ostetricia nel medesimo ateneo con il massimo dei voti. Esercita la sua attività presso diverse case di cura ed ambulatori specialistici della Capitale nonché nell’ambito del Servizio di Radiologia del Poliambulatorio Specialistico Nomentano per quanto attiene l’ecografia ginecologia ed ostetrica.

ANGIOLOGIA E FREDDO Dott. MARCO DECUZZI

OBESITÀ Dott.ssa MAYME MARY PANDOLFO

BPCO Dott. MARCO GARUFI BOZZA

Il Dr. Marco Decuzzi, si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Bari, e successivamente si è specializzato in Medicina Nucleare. Ufficiale Medico dell’Esercito, assistente di reparto di chirurgia vascolare presso il Policlinico Militare di Roma “Celio”, ha conseguito il diploma nazionale di ecografia clinica Siumb (Società Italiana di Ecografia in Medicina e Biologia), ed ha frequentato il corso specialistico di EcocolorDoppler Siumb, il corso di ecografia di medicina di base Siumb, e si è perfezionato in dietetica e dietoterapia presso l’Università degli Studi di Padova. Ha al suo attivo 40 pubblicazioni in riviste nazionali ed internazionali su argomenti di ecografica clinica e diverse presentazioni sui medesimi temi in congressi nazionali ed internazionali.

La Dott.ssa Mayme Mary Pandolfo si è laureata in Medicina e Chirurgia e specializzata in Scienza dell’Alimentazione presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” con il massimo dei voti. Responsabile del Programma di Educazione Terapeutica Strutturata (ETS) in Diabetologia presso la UOC Diabetologia, Dietologia e Malattie Metaboliche dell’Ospedale “Sandro Pertini” di Roma ove svolge anche attività di ricerca in campo diabetologico. Esercita, inoltre, la sua attività professionale presso diverse strutture mediche della Capitale. E’ co-autrice di diversi articoli scientifici pubblicati su riviste mediche internazionali ed ha presentato relazioni in congressi nazionali ed internazionali. E’ Responsabile della Branca di Scienza dell’Alimentazione presso lo Studio Medico Polispecialistico Cappuccini.

Il Dottor Marco Garufi Bozza si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” ove, sempre con il massimo dei voti, ha anche conseguito le specializzazioni in Tisiologia e Malattie dell’Apparato Respiratorio ed in Medicina del Lavoro. Ha partecipato e presentato relazioni in numerosi congressi scientifici nazionali ed internazionali. Svolge la sua attività professionale presso numerose strutture mediche della Capitale ed è il Responsabile della Branca di Allergologia e Pneumologia del Poliambulatorio Specialistico “Laboratorio Clinico Nomentano” di Monterotondo.

IL PUNTO DI VISTA DELL’ENDOCRINOLOGO Dott.ssa LARA GUERRINI

La Dott.ssa Lara Guerrini si è laureata in Medicina e Chirurgia e specializzata in Endocrinologia e Malattie del Ricambio con il massimo dei voti presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. E’ autrice di diverse pubblicazioni scientifiche in ambito endocrinologico. E’ Responsabile della Branca di Endocrinologia presso lo Studio Medico Polispecialistico Cappuccini.

5


Il ginecologo e le adolescenti

La ginecologia dell’infanzia e dell’adolescenza, è una branca della ginecologia che si occupa di tutelare la salute e la “capacità riproduttiva” delle bambine e delle adolescenti. Dott.ssa Antonella Carnevale Specialista in Ginecologia e Ostetricia Branca di Diagnostica per Immagini Poliambulatorio specialistico L. C. NOMENTANO prassi normale che i genitori – guidati magari dal consiglio del pediatra – facciano effettuare al figlio o alla figlia delle visite di controllo: si pensi a quella oculistica oppure all’incontro con l’ortopedico per tematiche di postura e di sviluppo corretto della struttura ossea. Così, correttamente, i bambini prima e gli adolescenti poi, incontrano con finalità di controllo e prevenzione diverse categorie di specialisti. E’ ancora raro, però, che i genitori pensino di includere tra le “visite di controllo” quella con il ginecologo. Anzi, succede ancora spesso che l’adolescente ricorra – magari di nascosto dai genitori – al supporto di questo specialista più o meno all’epoca del primo rapporto sessuale. Viceversa, tutti sappiamo che infanzia ed adolescenza sono due fasi della vita delicate e certamente ricche di problematiche che non sempre trovano una risoluzione all’interno del nucleo familiare ma che, viceversa, possono proprio necessitare di un supporto tecnico e speciali6

stico soprattutto in un’ottica di prevenzione relativa non solo rispetto a potenziali malattie “in agguato” ma anche riguardo a stili di vita sbagliati che, alla lunga, risultano dannosi e causa a loro volta dello svilupparsi di patologie specifiche. In questo caso, il ruolo del ginecologo è poliedrico: infatti, lo specialista deve occuparsi non solo della diagnosi e della cura, laddove necessario, ma anche dedicare particolare attenzione agli aspetti psicologici ed all’impatto che tali problematiche possano avere sulle piccole o giovani pazienti. Le tematiche da affrontare sono numerose, e ciascuna di esse necessiterebbe di una trattazione specifica, ma, per avere un’idea dell’ampiezza degli argomenti, l’elenco comprende le anomalie della differenziazione sessuale, la pubertà precoce e la pubertà ritardata, le infezioni dell’apparato genitale, le irregolarità del ciclo mestruale, la dismenorrea, l’acne, l’irsutismo. Parlando invece di prevenzione, gli argomenti spaziano

dalle malattie sessualmente trasmissibili, all’educazione ad un corretto stile di vita, ai suggerimenti per le metodiche contraccettive al fine di tutelare la salute fisica, riproduttiva e psicologica, delle giovani pazienti. Inoltre questa branca affronta temi ancora più delicati come l’interruzione volontaria di gravidanza, la gravidanza in età adolescenziale, i disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia) e le loro conseguenza sul ciclo mestruale, tutto ciò con la fondamentale collaborazione di un team multidisciplinare che integri alle competenze mediche anche quelle degli psicologi. Fortunatamente, ormai da

diversi anni, la maggiore informazione disponibile grazie ad una molteplicità di mezzi di comunicazione, ha dato un grande contributo nel sensibilizzare sia gli adulti, ma soprattutto le stesse giovani generazioni, a tematiche di questo tipo ed a generare una maggior apertura al dialogo con lo specialista ginecologo già in giovane età. Il compito, o meglio il proposito, per quanto riguarda lo specialista, è quello di fornire, nel modo più professionale possibile, uno strumento utile per la diagnosi e la cura delle patologie che riguardano l’infanzia e l’adolescenza ma anche di tutelare le giovani generazioni attraverso l’educazione e l’informazione.

7


10 ANNI DI TRIBUNALE A TIVOLI Intervista a Bruno Ferrari Presidente del Tribunale GALILEO FABRIZIO SCIARRETTA

8

9


BPCO Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Dott. MARCO GARUFI BOZZA Responsabile della Branca di Allergologia e Pneumologia del Poliambulatorio Specialistico “Laboratorio Clinico Nomentano” di Monterotondo.

L

LABORATORIO CLINICO

STUDIO MEDICO POLISPECIALISTICO

a Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva, più brevemente BPCO è una malattia polmonare progressiva, non completamente reversibile. “Progressiva” significa che continua ad aggravarsi se la persona che ne è affetta continua ad essere esposta ai fattori nocivi che la generano. “Non reversibile” significa che non è possibile guarire completamente dalla BPCO ma che una certa parte dei danni che essa ha provocato nel tempo resteranno sempre a carico del paziente. Il fattore più grave nel generare la BPCO è il fumo da sigaretta ma anche polveri ed agenti chimici quali vapori, irritanti e fumi sono altre cause docu-

mentate. Fumo di sigaro e pipa e fumo passivo sono anch’essi causa di BPCO. I danni procurati dalla BPCO si concretizzano in un’ostruzione delle vie “aeree” rendendo difficile la respirazione: tosse, catarro, fatica a respirare ne sono i sintomi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la BPCO è la quarta causa mondiale di morte con la particolarità di essere “sotto diagnosticata” cioè i pazienti che avvertono i sintomi della BPCO tendono a non rivolgersi al proprio medico fino a quando la malattia non è sia arrivata ad uno stadio avanzato. Viceversa, è buona norma sottoporsi ad un controllo specialistico qualora si avvertano i sintomi della BPCO onde poter eventualmente diagnosticare la malattia ed intervenire per la sua cura attraverso trattamenti farmacologici (broncodilatatori, ecc.) e non (riabilitazione respiratoria, ossigenoterapia, ecc.).

LABORATORIO CLINICO

10

NOMENTANO

La Spirometria è l’esame diagnostico specifico per la valutazione della BPCO poiché esso è dedicato all’analisi delle funzionalità respiratorie. Pulsossimetria e Carbossimetria consentono a loro volta la valutazione della ossigenazione del sangue e della eventuale intossicazione di monossido di carbonio nei fumatori. Ovviamente, è fondamentale la consulenza clinica del Medico Pneumologo per la valutazione dei risultati degli esami e la definizione di un eventuale percorso terapeutico. I danni del fumo vanno però oltre la BPCO per in-

teressare anche l’apparato cardiocircolatorio: infatti la nicotina induce vasocostrizione e di conseguenza genera l’“ipertensione”, ovvero l’aumento patologico della pressione arteriosa, e l’ ”aterosclerosi”, cioè la formazione di placche all’interno dei vasi che riducono il calibro e possono portare ad infarto miocardico ed ictus. Pertanto, è indicato per chi avverta i sintomi della BPCO sottoporsi ad un protocollo di screening integrato che valuti congiuntamente lo stato di salute sia dal punto di vista broncopneumologico che cardiocircolatorio.

Via dello Stadio 1 Monterotondo 06 90625576

www.laboratoriocliniconomentano.it

11


Le Giornate del Respiro Nella stagione invernale è più facile essere colpiti da malattie delle vie respiratorie che spesso sottovalutiamo: nei fumatori ed in coloro che hanno già sofferto di malattie a bronchi o polmoni, è necessario prevenire situazioni che potrebbero degenerare in complicazioni importanti quali la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva o BPCO.

CONVENZIONI SANITARIE CASPIE

I

fumatori, poi, sono esposti ai rischi generati dall’Ossido di Carbonio che, attraverso l’inalazione del fumo, entra in circolo nel sangue abbassando il livello di ossigeno. Così, il cuore del fumatore batte più in fretta nel tentativo di pompare sufficiente ossigeno nel corpo accrescendo il rischio di problemi cardiaci. Le arterie, inoltre, sono più facilmente aggredibili dal colesterolo e questo incrementa i rischi per il sistema circolatorio fino addirittura ad attacchi di cuore e infarto. Quali sono i sintomi da non sottovalutare? • tosse cronica più intensa al mattino e contraddistinta dalla produzione di muco; • rumori broncostenotici (ovvero “fischi” rivelatori di una ostruzione delle vie

12

aeree); • affanno nella respirazione. Il Nomentano offre ai Pazienti che rilevino una simile sintomatologia o che, essendo fumatori, desiderino valutare il loro stato di salute, un protocollo di prevenzione che si compone di: 1. Spirometria. 2. Carbossimetria 3. Colloquio con lo Pneumologo Consentendo così di valutare la funzionalità respiratoria, l’ossigenazione del sangue e l’eventuale intossicazione di ossido di carbonio e di definire con lo Pneumologo gli stili di vita più appropriati e le eventuali terapie.

DAY MEDICAL EUROPASSISTANCE FASDAC FISDE FONDO EST NEWMED PREVIMEDICAL SARA ASSICURAZIONI UNISALUTE UNIVERSITA’ POPOLARE ERETINA

13


SPECIALE OBESITÀ

Dott.ssa Mayme Mary Pandolfo Responsabile Branca di Scienza della Nutrizione Studio Medico Polispecialistico Cappuccini

Nel 2010, il 32% degli adulti era in sovrappeso, mentre l’11% era obeso: più di quattro adulti su dieci sono quindi in eccesso ponderale. In quanto all’obesità infantile, i dati del 2010 evidenziano che nei 15enni il 25,6% nei maschi ed il 12,3% nelle femmine è in sovrappeso o obeso. Ora che conosciamo le dimensioni del problema, poniamoci qualche domanda.

L’obesità è ormai diventata la principale patologia metabolica dei paesi industrializzati: la sua incidenza è tale che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si riferisce ad essa come ad un’epidemia globale. Nel 2008, infatti, 1.5 miliardi di adulti nel mondo erano in sovrappeso e l’ eccesso ponderale causa ogni anno nel mondo la morte di circa 2,8 milioni di adulti. Anche l’ obesità infantile ha raggiunto livelli allarmanti: nel 2010, circa 43 milioni di bambini sotto i 5 anni di età sono stati stimati in sovrappeso. La gravità del fenomeno sta anche nel fatto che i bambini obesi rischiano di diventare adulti obesi ossia adulti a rischio di altre patologie croniche associate.

Si definisce l’obesità come un eccesso di grasso corporeo: l’indice di riferimento per la classificazione quantitativa degli eccessi ponderali è l’Indice di Massa Corporea (IMC), anche noto come Body Mass Index (BMI). Il BMI è uguale al peso in kg/altezza in m2 e non è condizionato da variabili quali il sesso e la valutazione del peso ideale. Un BMI > 30 kg/m2 indica obesità: -

Il tessuto adiposo è un tipo di tessuto connettivo (tessuto che ne collega altri tra loro) specializzato nell’accumulo di lipidi o grassi. I lipidi sono per il nostro corpo la forma più conveniente per accumulare riserve ad alto contenuto energetico perché rispetto alle proteine e ai carboidrati pesano meno e occupano meno volume. Ad oggi, il modo più efficace per incrementare il dispendio delle energie accumulate (e quindi per intaccare le riserve di grasso) è quello di svolgere attività fisica regolare in modo da far muovere la massa muscolare che resta la più potente macchina “bruciagrassi”. 14

A volte, di fronte a casi di obesità elevata, si tende ad attribuirli alle cosiddette “disfunzioni ormonali” ma la letteratura scientifica ci dice che più frequentemente si verifica il contrario, ossia è l’adipe accumulata a provocare disturbi ormonali, metabolici e non solo. Il tessuto adiposo infatti è un tessuto plastico in grado di produrre ormoni, neurotrasmettitori, molecole del sistema immunitario e molecole infiammatorie. In questo modo il grasso corporeo si comporta da vero e proprio organo endocrino che comunica col nostro cervello influenzando il centro fame-sazietà e con le principali ghiandole endocrine (ipofisitiroide-surrene-gonadi) agendo sul nostro metabolismo, sulla nostra fertilità e su altre funzioni fisiologiche come la coagulazione sanguigna e la corretta attivazione dei meccanismi infiammatori e immunitari. Oltre certe quote di massa grassa tali interferenze del tessuto adiposo diventano patologiche e in base alla prevalente sede di localizzazione provocano conseguenze cliniche diverse. La “buona notizia” è che, in condizioni di sovrappeso e obesità, un calo ponderale di circa il 10% riduce il rischio di complicanze.

Il grasso corporeo può distribuirsi armonicamente in tutti i distretti del corpo oppure può accumularsi prevalentemente al tronco, agli arti superiori e al collo, come accade più spesso nel sesso maschile (distribuzione androide o “a mela” o addominale) o ancora il grasso può disporsi ai fianchi, al bacino e agli arti inferiori, come accade più spesso nel sesso femminile (distribuzione ginoide o “a pera”). La circonferenza vita elevata, da sola, è un indice di rischio di malattie cardiovascolari e oltre certi valori di circonferenza vita aumenta il rischio di ischemia cardiaca (angina pectoris, infarto miocardio), di scompenso cardiaco e di aterosclerosi. Anche altre circonferenze corporee possono essere valutate per predire un aumentato rischio di malattie associate all’obesità come la circonferenza del collo relativamente alla Sindrome da Apnee Notturne (OSAS) e la

circonferenza del braccio non dominante in relazione all’ipertensione arteriosa. Questi parametri antropometrici e il rischio di ammalarsi delle patologie ad essi correlati sono direttamente proporzionali al grado di Body Mass Index - BMI dei soggetti obesi: maggiore è il grado di obesità e maggiore sarà il rischio che essi siano cardiopatici, aterosclerotici, impossibilitati a respirare, diabetici, affetti da qualche neoplasia, ecc. Ciò perché elevati valori di BMI in soggetti con obesità addominale indicano che il grasso è prevalentemente viscerale (ossia intorno e dentro gli organi interni) e in questa sede il tessuto adiposo rende inefficace la funzione fisiologica dell’insulina normalmente prodotta dal pancreas. Quest’ultimo organo, allora, ne secerne più del solito e si instaura la condizione di iperinsulinismo che è alla base di tutte le complicanze cliniche già ci-

STUDIO MEDICO POLISPECIALISTICO

CAPPUCCINI

tate. Come già detto, un calo pari al 10% del peso riduce il rischio di tali patologie associata all’obesità. Nel caso dell’obesità ginoide invece il tessuto adiposo non è metabolicamente attivo ma funge più da deposito ed è in grado anche di accumulare al suo interno consistenti quote di tossine endogene (scorie metaboliche) o esogene (sostanze farmacologiche, additivi alimentari, ecc). Si verificano così col tempo fenomeni di ritenzione idrica e infiammazione cellulare (cellulite), a volte dolorosi, che in base all’entità dei singoli casi possono essere trattati abbinando, ad un sano stile di vita e ad alcuni farmaci, anche alcuni trattamenti di medicina o chirurgia estetica. Perciò le patologie più spesso associate all’obesità ginoide sono stasi ed insufficienza venosa (varici), edemi degli arti inferiori anche importanti, infiammazione cronica, ritenzione idrica.

Via Fausto Cecconi 3 Monterotondo 06 9066229 www.studiocappuccini.com

15


• educazione alimentare e ri-abilitazione da comportamenti alimentari inadeguati progressivamente sostituiti da un nuovo stile alimentare che consenta una autogestione dei fisiologici stimoli di fame e sazietà • acquisizione di nuove e durature abitudini alla attività fisica regolare (strutturata e non) In particolare l’obiettivo del trattamento dietetico è quello di fornire in modo equilibrato e bilanciato tutti i nutrienti (carboidrati, proteine, lipidi, vitamine e minerali) senza, quindi, escludere alcun alimento in quanto nessun alimento contiene il 100 % dei nutrienti di cui si ha bisogno. Infatti, gli schemi alimentari selettivi (ad es: “dieta della frutta”, “dieta del minestrone”, “dieta del riso”, “diete proteiche” in assenza di carboidrati, ecc.) possono determinare stati di carenza di alcuni nutrienti.

SPECIALE OBESITÀ

sembra che anche nel Paleolitico (20-30 mila anni a.C.) esistesse l’obesità ma era molto più rara e non comportava le conseguenze cliniche a cui si associa oggi. Se la donna rappresentata dalla Venere di Willendorf e il suo compagno fossero obesi nel 2011, più di uno dei loro organi o apparati potrebbero essere malati, come:

Trombosi, Emorragia Cerebrale (53 % dei casi) Ansia/Depressione Alimentazione compulsiva

Cuore e vasi Ipertensione arteriosa Aterosclerosi Malattia coronarica (35 % dei casi) Scompenso Cardiaco Aritmie Varici Venose Edemi degli arti inferiori

Insufficienza respiratoria Sindrome delle Apnee Notturne

Diabete mellito e Sindrome Metabolica Dislipidemia Disfunzioni degli ormoni sessuali 16

Malattia da Reflusso Gastro-Esofageo Steatosi Epatica e Steatoepatite Non Alcolica Calcolosi della colecisti Ernie Tumori del Colon

Sindrome dell’ovaio policistico Amenorrea e Infertilità (18%) Incontinenza urinaria Tumori dell’utero Tumori del seno

Ernie Discali Traumi Accidentali Osteoatrosi Osteoartriti

Durante la visita, il medico specialista in Scienza dell’Alimentazione valuta e raccoglie dati relativi a: • stato di salute generale e patologie concomitanti del paziente • analisi ematochimiche ed eventuali esami strumentali • peso, Altezza, BMI (stadiazione dell’ eccesso ponde rale) • circonferenza vita, rapporto Vita-Fianchi, altre circon ferenze • composizione corporea (FM-massa grassa e FFM-mas sa magra) • stato di idratazione • metabolismo Basale • dispendio Energetico Si valuta quindi l’entità di complicanze già presenti e il rischio di insorgenza di altre patologie associate all’obesità. Infine medico e paziente concordano un Progetto Terapeutico che prevede: • dietoterapia • programma di attività fisica • terapia farmacologica delle complicanze • eventuale terapia farmacologica antiobesità E’ bene che ogni progetto terapeutico sia condiviso con gli altri specialisti di riferimento del paziente, per una globale presa in carico della persona obesa e della sua condizione clinica che, in quanto complessa, richiede un approccio multidisciplinare sia nella fase di calo ponderale sia in quella, delicata, del mantenimento e monitoraggio successivo (follow-up). Ciò per agevolare il paziente nel percorso che ha come obiettivi generali e individuali realistici: • calo ponderale del 5-10% per avere una significativa riduzione di: pressione arteriosa, colesterolemia, glicemia, insulino-resistenza, infiammazione cronica, difficoltà respiratorie, disabilità motorie • riduzione graduale e permanente della massa grassa

Il 17 Novembre 2009, l’ UNESCO ha inserito la Dieta Mediterranea Moderna nella lista dei beni considerati come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Questa dieta, che consente la prevenzione delle patologie degenerative croniche delle società avanzate, è caratterizzata dall’assunzione corrente di olio di oliva, cereali, frutta fresca o secca e verdure, da una moderata quantità di pesce, di latticini e di carne, dall’uso delle spezie nei condimenti, dall’aggiunta

di modiche quantità di vino ai pasti o infusi. Tutto ciò in conformità alle diverse tradizioni delle popolazioni residenti sul Mediterraneo che tendono a consumare gli alimenti secondo la loro stagionalità e la loro origine locale e secondo costumi sociali di convivialità che caratterizzano l’alimentazione ancora come elemento culturale e occasione di aggregazione contribuendo così al benessere globale degli individui.

PIRAMIDE DELLA DIETA MEDITERRANEA MODERNA

17


SPECIALE OBESITÀ

A

bbiamo già visto come l’obesità sia il risultato di uno squilibrio fra calorie introdotte e dispendio energetico con un accumulo delle calorie in eccesso sotto forma di grasso. E’ piuttosto diffusa l’opinione che l’obesità possa essere associata ad una “disfunzione ghiandolare”: al contrario, in realtà, le patologie endocrine sono causa di obesità in non più del 5% dei casi e una corretta diagnosi

18

Dott. ssa Lara Guerrini Responsabile della Branca di Endocrinologia Studio Medico Polispecialistico Cappuccini delle cause dell’obesità è un passo indispensabile per la successiva gestione del paziente. Iniziamo con gli ormoni della tiroide, implicati in numerosi processi che intervengono nel metabolismo di grassi, proteine e zuccheri, nella produzione di calore da parte dell’organismo (termogenesi) e nel mantenimento di un livello costante di sali nel corpo (equilibrio idrosalino). Una riduzione della produzione di ormoni, conseguenza dell’asportazione chirurgica della ghiandola o di processi infiammatori che ne “spengono” progressivamente la funzione, causa quella condizione nota come “ipotiroidismo”. Attualmente, è possibile diagnosticare questa patologia già ai suoi esordi della patologia grazie al dosaggio nel sangue degli ormoni tiroidei. Sarà poi lo specialista endocrinologo ad interpretare tali dati e a prescrivere, laddove indicata, la terapia sostitutiva. Altra patologia di origine ghiandolare (endocrina) la cui diagnosi è rilevante ai fini di una appropriata gestione terapeutica è la “Sindrome di Cushing”, il cui quadro clinico, seppur non cosi frequente, presenta

segni e sintomi caratteristici (obesità “viscerale”, cioè localizzata sull’addome, con magrezza degli arti inferiori, faccia a luna piena, gibbo dorsale, strie rosse addominali, ipertensione arteriosa, aumento della glicemia, variazioni dell’umore) legati ad una esposizione prolungata ad elevati livelli di cortisolo endogeno (prodotto cioe’ dai surreni per patologie tumorali benigne o maligne) o esogeno (ad esempio per una terapia cortisonica cronica nei pazienti asmatici). Tra le situazioni endocrine che invece si associano all’obesità vanno menzionate l’insulinoresistenza e la sindrome metabolica per le complicanze e l’elevata frequenza con cui si presentano. La resistenza all’assorbimento del glucosio stimolato dall’insulina sembra essere il principale meccanismo alla base di queste anomalie metaboliche e questa condizione si associa ad un aumento dei livelli di insulina nel sangue che a sua volta determina un aumento dei grassi immagazzinati nel tessuto adiposo (lipogenesi). La diagnosi di sindrome metabolica viene posta in presenza dei seguenti elementi: • ridotta tolleranza al glu-

STUDIO MEDICO POLISPECIALISTICO

CAPPUCCINI

cosio (glicemia a digiuno ≥ 110 mg/dl) • obesita’ viscerale (circonferenza vita ≥ 102 cm nell’uomo; ≥ 88 cm nella donna) • ipertrigliceridemia (≥ 150 mg/dl) • colesterolo HDL < 40 mg/dl (maschi), < 50 mg/ dl (femmine) • ipertensione arteriosa (pressione arteriosa > 130/80 mmHg) L’insulinoresistenza si ritiene essere implicata anche nella sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) condizione in cui all’obesità si associano alterazioni della funzione ovarica. Si tratta dell’endocrinopatia più comune in donne obese in età fertile ed è la princi pale causa di infertilità ed irsutismo. Un’attenta valutazione clinica da parte dello specialista ginecologo e/o endocrinologo consentiranno, attraverso accertamenti ematochimici e strumentali, di giungere alla diagnosi e ad impostare il percorso terapeutico che dovrà avvalersi di un approccio multidisciplinare che tenga conto sia della necessità di ridurre il peso corporeo che di favorire il desiderio di una eventuale gravidanza.

Via Fausto Cecconi 3 Monterotondo 06 9066229 www.studiocappuccini.com

19


Angiologia e freddo LE BASSE TEMPERATURE E I LORO EFFETTI SUL SISTEMA VASCOLARE CORPOREO Dott. Marco Decuzzi Chirurgo Vascolare - Branca di Diagnostica per Immagini, Poliambulatorio Specialistico Lab. Cl. NOMENTANO e pareti delle nostre arterie sono dotate di muscolatura “liscia”, che ne permette la contrazione (vasocostrizione) e la dilatazione (vasodilatazione) a seconda dei bisogni dell’organismo, con un meccanismo estremamente dinamico. Infatti, la muscolatura “liscia”, agisce in maniera “involontaria”, cioè indipendente dalla nostra volontà (io non riesco a contrarre o a rilasciare un’arteria della mano o della coscia, pur volendolo!), e la sua contrazione o il suo rilasciamento sono generati a molteplici cause, una delle quali è il clima. Con le variazioni della temperatura ambientale, il clima determina importanti cambiamenti sul nostro sistema vascolare (l’insieme dei vasi arteriosi e venosi), che avvengono per regolare la temperatura corporea, che in qualsiasi condizione climatica deve essere mantenuta sempre costante. Uno dei meccanismi dell’uomo per regolare la temperatura corporea è lo scambio di calore con l’ambiente esterno attraverso il flusso di sangue. In particolare la vasodilatazione con l’aumento del diametro dei vasi sanguigni permette un maggior afflusso di sangue in tutti i tessuti ed in particolar modo a livello cutaneo. Il sangue a livel-

20

lo cutaneo scambia calore cedendolo all’ambiente esterno. In ambienti freddi invece la vasocostrizione con la riduzione del diametro dei vasi sanguigni produce un ridotto afflusso di sangue anche a livello cutaneo riducendo così la cessione di calore all’ ambiente esterno e garantendo una ridotta dispersione di calore dell’organismo. La vasocostrizione si manifesta ad esempio con mani, piedi, naso ed orecchie freddi, tipica dei periodi invernali. Questa utile reazione in un individuo sano non desta alcuna preoccupazione, naturalmente. Tuttavia, in un individuo che presenta una situazione vascolare compromessa, il freddo può scatenare situazioni patologiche anche gravi. Le principali patologie vascolari influenzate dal freddo sono: L’”ACROCIANOSI”, dal greco antico “pallore delle estremità”, ovvero delle mani e dei piedi. È una sindrome che colpisce i tessuti di questi distretti corporei a causa di insufficiente irrorazione arteriosa della cute provocata da spasmo, forte restringimento, dei capillari, quindi marcata riduzione di flusso sanguigno con conseguente colorito cianotico (bluastro) dei pie-

di e delle mani, e talvolta delle gambe, con ipotermia cutanea (cute fredda) e dolore. Malattia ad insorgenza giovanile, prevalentemente femminile, ad andamento cronico. Manifestazioni di tipo simile si possono osservare in varie patologie, tutte influenzate anche dal freddo, come la “Malattia di Raynaud”, la “Sclerodermia”, la “Crioglobulinemia”, ecc. La caratteristica di base di tutte queste malattie è la simmetria, quindi si manifesta in entrambi le mani o in entrambi i piedi, solo nei tratti distali degli arti (non dolore alla coscia o al braccio), e inoltre si manifesta al contatto con il freddo e si riduce al suo allontanamento. LE “ARTERIOPATIE OSTRUTTIVE DEGLI ARTI INFERIORI” sono condizioni patologiche in cui le arterie sono stenotiche, cioe’ ridotte di calibro per la presenza di placche di calcio o di grasso. In condizioni di vita “basali”, cioè in attività che non richiedono grossi sforzi muscolari, non ci si accorge di alcun problema perchè il sangue veicolato dalle arterie, anche se in maniera ridotta a causa del parziale restringimento del vaso, è sufficiente a garantire l’ossigenazione dei muscoli; i problemi compaiono quando si altera questo equilibrio, quando il muscolo cioè

richiede una maggire quantità di sangue per esercitare un maggiore sforzo, ad esempio salire le scale o camminare per un percorso più lungo di quello usuale, manifestandosi la sensazione avvertita dal paziente di pesantezza, crampi, fino al dolore alla pianta dei piedi, al polpaccio, alla coscia o addirittura ai glutei. Il freddo, con la vasocostrizione corporea, può facilitare la manifestazione di queste condizioni, che altrimenti potrebbero rimanere silenti. Qualora si manifestino i sintomi fin qui descritti, è consigliato rivolgersi al proprio medico di famiglia che ha una conoscenza ed una visione completa del paziente unica, ed in un secondo momento può essere utile definire con precisione il disturbo lamentato mediante un incontro con l’ angiologo ecografista per essere sottoposti così ad un esame eco-colorDoppler, metodica non invasiva (utilizza gli ultrasuoni), ormai estremamente performante, di facile reperibilità sul territorio e poco costosa, che permette di esplorare il sistema vascolare fino ai suoi segmenti più piccoli. L’eco-color-Doppler, permetterà di valutare l’anatomia delle arterie degli arti superiori ed inferiori dalla radice degli

arti fino alle piccole ramificazioni a livello delle mani e dei piedi valutando il decorso, la parete, il lume del vaso sanguigno ed il flusso di sangue nello stesso. Sarà così possibile fare diagnosi differenziale tra le cause che possono provocare la sintomatologia riferite dal paziente e prescrivere la terapia ed eventualmente gli approfondimenti più adeguati. A questo punto, una volta diagnosticati in modo preciso la natura del disturbo e la sua gravità, si potrà procedere alla terapia o ad eventuali approfondimenti diagnostici. Nella Malattia di Raynaud, la più frequente tra le patologie che si manifestano con pallore e dolore alle estremità delle mani e dei piedi, utile è per primo assumere uno stile di vita adeguato come proteggersi dal freddo con l’utilizzo di guanti e calze pesanti e l’astensione dal fumo, noto vasocostrittore. Utile nei casi più resistenti l’utilizzo di farmaci vasodilatatori applicabili anche sotto forma di unguento sulle estremità. Infine si riscontra un buon miglioramento sintomatologico nell’assumere alimenti come il peperoncino rosso che agireb-

be sui capillari sanguigni promuovendo il flusso di sangue. Per quanto riguarda la terapia dell’arteriopatia obliterante cronica, quando non è consigliato l’intervento chirurgico perché di modesta entità, bisogna controllare i fattori di rischio aterosclerotici (fumo, diabete, ipertensione arteriosa e le dislipidemie), promuovere l’esercizio fisico, lunghe passeggiate ed eventuale assunzione di farmaci che migliorano il flusso di sangue a livello periferico. L’inverno, con il freddo, rappresenta un momento critico per la prima insorgenza o per il peggioramento di sintomi legati a disturbi di circolo vascolare periferico. Questo è il momento in cui una semplice visita con approfondimento ecocolor-Doppler può permettere di fare diagnosi importanti con la successiva impostazione di terapie in grado di migliorare grandemente la sintomatologia con un forte miglioramento della qualità di vita.

21


1

Il Natale del 2010 sarà per molti anni ricordato a Fara come quello della riapertura del Duomo, dopo vent’anni di chiusura forzata dovuta alla necessità di interventi di messa in sicurezza che rendessero nuovamente agibile la struttura. Così, da circa un anno, nella Collegiata di Fara si è tornati a dir Messa ed a lavorare perché, un poco alla volta, il luogo torni agli antichi splendori.

C

erto, perché quello che è possibile visitare oggi non è ancora tornato ad essere il Duomo dei momenti di massimo fulgore ma, viceversa, nulla è andato perduto: gli antichi e preziosi arredi sacri – custoditi durante i venti anni di chiusura della chiesa presso la Diocesi a Poggio Mirteto – stanno riprendendo la strada di casa per tornare ad adornare la Collegiata. Così, visitare oggi il Duomo di Fara permette non solo di apprezzare la bellezza dell’edificio e delle opere d’arte che esso contiene ma anche di essere testimoni della sua rinascita e del percorso che lo riporterà agli antichi fasti. Prima di iniziare la visita, diciamo anzitutto che la chiesa intitolata a Sant’Antonio Mar-

22

tire e solitamente chiamata Duomo nasce “tecnicamente” come “Collegiata”, ovvero come sede di residenza di un “collegio” di canonici che viveva sotto un’unica regola e che costituiva il “capitolo”. Dunque, per ospitare il Capitolo, la comunità di Fara realizza la collegiata tra il 1501 ed il 1506. La costruzione era completata da “la chiesa sotterranea, il cemeterio, il campanile diviso”: infatti, in realtà, più che di una costruzione si trattò di una ricostruzione perché una chiesa (quella definita “sotterranea”) – sempre intitolata a Sant’Antonio Martire – già esisteva nello stesso luogo nella prima metà del ‘300 e venne incorporata nell’edificio che vediamo oggi. Quest’ultimo, per la sua contiguità con la rocca e per

la struttura delle sue fondamenta, doveva essere parte della cinta muraria difensiva di Fara. Un esame della chiesa “sotterranea” ci permette di acquisire ulteriori elementi di conoscenza sull’origine dell’attuale duomo: infatti, gli spazi sottostanti la chiesa attuale, sono anch’essi scanditi da una partizione a tre navate (come il duomo), con tracce di murature più antiche, con tutta probabilità risalenti al periodo altomedievale o, addirittura, tardo romano;

1 Particolare della Crocifissione - Scuola di Guido Reni 2 Tabernacolo del Vignola 3 Affresco della Chiesa sotterranea

in particolare la presenza del ”Cemeterio”, riconoscibile nelle tre camere-ossario ancora visibili sul fianco sinistro dell’ambiente sottostante la nave centrale, lascia intendere una stratigrafia articolata nel passaggio dalla chiesa originaria alla sua sopraelevazione di periodo quattro-cinquecentesco. Inoltre – sempre negli ambienti sottostanti - il coronamento orientale della nave laterale destra, recante una piccola abside esternamente caratterizzata da una monofora a “bocca di lupo” e internamente affrescata con un dipinto assai singolare (di cui nel seguito), suggerirebbero l’esistenza di un “triconco”, la classica terminazione a tre absidi delle chiese tardoromaniche costruite a cavallo dell’anno mille.

2 3

7

8

9 23


1 La Crocifissione - Scuola di Guido Reni 2 San Vincenzo Ferreri 3 Cappella dell’Epifania

2

1 24

P

assiamo ora dalla storia alla visita. La facciata dell’edifico è in stile romanico; il portale reca scolpito sull’architrave lo stemma di Fara (fatto che indica come la comunità locale collaborò alla realizzazione della Collegiata) mentre all’apice delle due colonne che fiancheggiano il portale sono poste le rose simbolo della famiglia Orsini (che fu feudataria di Fara) e sulla base sono presenti due bassorilievi con trofei d’armi. Lo stemma di Fara, in una bella realizzazione a stucco, si trova anche entrando nella chiesa, riprodotto nel soffitto subito davanti all’organo. La chiesa, è formata da una ampia navata centrale e da due laterali che ospitano undici cappelle (o altari). Sulla volta della navata centrale, un ampio affresco rappresenta Sant’Antonio. Il pavimento attualmente in opera risale alla fine dell’800. Le undici cappelle sono dovute alle più abbienti famiglie faresi o alle confraternite. Ovviamente, per quanto detto prima, sono oggi prive dei

loro ornamenti originari (ad esempio gli argenti) ma testimoniano chiaramente l’importanza dell’edificio sacro. Proviamo a guardarne insieme alcune. Partendo dalla prima della navata di destra (entrando) notiamo un grande crocefis-

so che si dice essere rivestito di pelle umana e che la documentazione storica riferisce essere di fattura orientale. Potrebbe essere datato tra il XVI ed il XVII secolo e la rappresentazione forte e realista del Cristo lo farebbe ritenere ispirato dalle teorie della Con-

3

25


1 Santa Fara porge la città di Fara al suo protettore Sant’Antonino 2 Santa Fara - Particolare della pala ospitata nella cappella Corradini 3 Cappella della Pietà ed affresco della deposizione

1 Navata centrale - nella volta l’affresco rappresentante Sant’Antonio

4 Sant’Antonio Abate Angelo Maria Camponeschi (1790)

2 Stemma della Famiglia Corradini 3 Stemma cardinalizio affrescato nella cappella del tabernacolo

1

troriforma. Segue la Cappella dell’Epifania, patronato prima della famiglia Savorelli di Rieti, poi dei Tranquilli ed infine dei Manfredi. L’altare è adornato da un affresco del ‘500 rappresentante i Re Magi. Le due cappelle che seguono lungo la navata erano rispettivamente giuspatronato della Compagnia del Santo Rosario e della famiglia Puccini. La prima era dedicata alla Madonna del Rosario ed ospitava un dipinto, rappresentante la Vergine con il Bambino in braccio nell’atto di offrire il Rosario e San Domenico ed a Santa Caterina da Siena, dovuto a Vincenzo Manenti (Orvinio, 1600 – 1674) ed attualmente ancora custodito presso la Diocesi. La cappella a destra dell’altare maggiore, conserva uno degli oggetti di maggior valore del Duomo: il tabernacolo o ciborio rinascimentale dovuto alla scuola del Vignola, in alabastro di Volterra, a forma di tempio a due piani sovrapposti. L’altare maggiore, detto del SS. Sacramento, rinascimen26

tale, assai elegante in marmo policromo, cela un coro ligneo imponente sovrastato a sua volta, da una tela ovale, racchiusa da una cornice barocca, che rappresenta Santa Fara nell’atto di porgere la città di Fara stessa al suo protettore, Sant’Antoni-

no, vestito con i paludamenti episcopali. La pala, settecentesca, è anche interessante perché la città che Santa Fara tiene tra le mani è una fedele riproduzione della Fara dell’epoca. Alla sinistra dell’altare maggiore vi è la cappella della Pie-

4

ORARI DI VISITA DEL DUOMO

2

3

Sabato 9.30 - 18.00 Domenica 9.30 - 18.00 Nei giorni infrasettimanali contattare la Parrocchia al Tel. 0765 277270

tà, che fonti settecentesche indicano come giuspatronato della famiglia Liseni, che conserva un affresco rappresentante la Deposizione. La navata sinistra, che a questo punto stiamo percorrendo dall’altare centrale verso l’ingresso dell’edificio, inizia con la cappella che ospita una Crocefissione attribuita alla scuola di Guido Reni. La pala rappresenta Gesù crocefisso tra la Vergine e San Giovanni con ai suoi piedi la Maddalena. L’opera è stata posta in sede intorno al 1716 e venne restaurata una prima volta nel 1754. Oggi, dopo un recentissimo restauro, è tornata alla sua originale bellezza. L’altare successivo – l’unico

dotato di colonne “ritorte” - è giuspatronato della famiglia Corradini, come si rileva dallo stemma gentilizio posto alla base delle due colonne. L’altare ospita una pala rappresentante i Santi Apostoli Pietro e Paolo con Santa Fara. La cappella che segue accoglie una pala rappresentante Sant’Antonio Abate orante nel deserto realizzata nel 1790 dal pittore romano Angelo Maria Camponeschi ed offerta dalla famiglia Stefanelli. L’ultimo altare della navata destra ospita il fonte battesimale ed è cinto da una balaustra di marmi policromi. Sottostante il Duomo, come si è detto, vi è la chiesa cimiteriale utilizzata per le se-

1

polture fino all’inizio del 1800 ed oggi contenente l’ossario delle medesime. Una piccola abside è affrescata con tre figure: il Redentore, la Vergine ed una terza figura di santo su cui sono possibili diverse ipotesi d’identità. La presenza di una spada al centro dell’affresco, che emerge come senza riferimenti, ci lascia pensare che quanto oggi vediamo ricopra un affresco più antico, forse medievale. Si tratta di una delle molte vicende da studiare e dei molti restauri da effettuare perché il Duomo possa completare la sua rinascita.

2

GFS

3

27


Roma Capitale l’hinterland deve poter dire la sua Con piacere Salute Più ospita in questo numero le considerazioni del Sindaco di Monterotondo Mauro Alessandri sul tema di Roma Capitale

La riforma istituzionale doveva rappresentare un’opportunità per costruire la “Capitale metropolitana”, rischia invece di squilibrare ulteriormente i rapporti tra Roma e i resto del territorio provinciale e regionale. Il sindaco di Monterotondo Alessandri: “Il rischio è che la riforma diventi una proclamazione di vassallaggio dei nostri territori alla Metropoli” 28

I

l decreto legislativo su “Roma Capitale”, uno tra i primi atti varati dal Consiglio dei Ministri guidato dal neopremier Mario Monti, non ha certo contribuito a sciogliere le perplessità circa le ripercussioni che il nuovo assetto istituzionale e gli accresciuti poteri della metropoli avranno sul resto del territorio provinciale e regionale. Il timore che il già marcato squilibrio a favore della Capitale aumenti in maniera preponderante è tutt’altro che infondato. Detto in maniera ancora più esplicita: il rischio di rimanere schiacciati dal peso politico-istituzionale di Roma è, soprattutto per l’hinterland, quanto mai concreto. L’accentramento di potere verso il Campidoglio che la riforma comporta sta peraltro concretiz-

zandosi in un momento in cui è sempre più evidente, come mai in passato, la tendenza centrifuga con la quale Roma tende ad espellere fuori dai propri confini ogni sorta di problema, rifiuto, emergenza di dubbia o difficile soluzione, quasi a chiudere il cerchio di un contrappasso talmente sbilanciato da produrre effetti disastrosi sulla vivibilità e sulla già delicata tenuta socio-economica dei comuni dell’hinterland. Eppure il segno ed il senso della riorganizzazione avrebbero potuto e, voglio sperare, potrebbero ancora essere diversi. Ad esempio spostando l’obiettivo verso la costruzione di una “Capitale metropolitana” che sappia valorizzare tutto il territorio, non solo l’ambito entro i confini del

Grande Raccordo Anulare: una realtà istituzionale capace di sviluppare un policentrismo di qualità, di distribuire strategicamente attività produttive, poli di eccellenza e servizi collettivi, di ridurre il grado di organizzazione gerarchica del territorio, di promuovere un sistema di mobilità collettivo integrato, di assumere carattere autenticamente democratico, partecipato e processuale. E’ chiaro che una articolazione istituzionale così ipotizzata non può prescindere dalla definizione di una identità condivisa, una identità “metropolitana” che può formarsi solo con la partecipazione attiva di tutti i territori coinvolti nella costituzione del nuovo ente amministrativo. Va in questo senso la proposta di avviare una 29


“Conferenza metropolitana” in seno alla Camera dei Comuni avanzata dalla Provincia di Roma, l’unico tra gli enti territoriali coinvolti ad essersi pronunciata per una definizione partecipata e condivisa della perimetrazione, delle caratteristiche istituzionali e delle prerogative della futura Città metropolitana. L’accelerazione degli ultimi giorni e gli orientamenti emersi lasciano però supporre che non sia questa la strada scelta: la nuova geografia istituzionale anziché rafforzare e sviluppare le connessioni sembra voler puntare a squilibrare ulteriormente il sistema delle autonomie territo30

riali e le sue specificità. Tempo fa lanciai una sorta di provocazione: come è possibile, mi chiedevo, ignorare la compatibilità e l’assonanza di similitudini identitarie che esistono e sono perfettamente riscontrabili ad esempio tra i Comuni del nostro quadrante, tra cui Monterotondo, e tutti quelli dell’asse Salaria sia romani che reatini? Perché, sacrificandole sull’altare dell’ingegneria istituzionale, queste dovrebbero essere subordinate rispetto ad una contiguità con i municipi romani, entità artificiose e in continua germinazione? Il fatto che la costruzione di una identità metropo-

litana condivisa, architrave di ogni seria ipotesi di rinnovamento istituzionale del territorio, sia scomparsa dall’agenda del dibattito e dall’iter di approvazione della riforma è un segnale che rafforza il timore, concreto e perfettamente legittimo: che questa riforma calata dall’alto diventi ipso facto una proclamazione di vassallaggio istituzionale, politico, economico, culturale ed infrastrutturale dei territori attigui alla metropoli. In una fase storica che è crocevia per il futuro, consapevoli della posta in gioco e del ruolo che è ancora possibile interpretare a patto di essere finalmente ascoltati,

è allora assolutamente necessario che ai territori sia consentito far sentire la propria voce al tavolo della decisione: le trasformazioni istituzionali di Roma Capitale ci riguardano direttamente, dobbiamo e vogliamo poter dire la nostra. Speriamo d’essere ancora in tempo.

Mauro Alessandri Sindaco di Monterotondo

31


32


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.