My Media Speciale Festival della Creatività 2010

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AGORÀ Selene e l’Agorà Di Fabrizio Pecori «La Luna sopra il campanile antico pareva “un punto sopra un I gigante”.» è una delle immagini che ho più care tra le molte con cui Guido Gozzano ha saputo affascinarmi. La scena lunare assume una luce diversa, proietta altre ombre, rivela nuovi contorni e consente di ragionare con meno “abbagli” al pensiero che cerca di mettere i famosi “puntini sulle i”. Mi è stato chiesto di proporre un commento sull Agorà del Festival della Creatività: palestra di incontri pubblici e riflessioni di alcune tra le menti più interessanti del panorama mediatico odierno. Sociologi, filosofi, scrittori del calibro di Derrick De Kerckhove, Gillo Dorfles, Philippe Daverio, Maurizio Ferraris, Stefano Bartezzaghi, Aldo Colonetti e Remo Bodei, affiancati dai più celebri fumettisti e vignettisti italiani: Vauro, Ellekappa, Altan, Giuseppe Palumbo saranno di scena soprattutto sul palco del Cinema Odeon per spingere la nostra riflessione “oltre lo specchio”, dal monitor all’energia primaria, passando per i “social network”. Intellettuali ed umoristi che davvero “fanno scintille”, interventi ai quali anelo di non mancare, spunti di riflessione che incoraggiano ed indicano le vie per ripensare e ridefinire l’antropogeografia glocale. Ne attendo davvero delle belle e certo sarò tutt’orecchi, visto che ancora mi annovero tra quelli che considerano il fatto che avere due orecchi ed una sola bocca rappresenti una sorta di consiglio implicito dell’immanenza o un suggerimento divino (per coloro che non vogliono rinunciare ai benefici della trascen-

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denza). Però la luce lunare mi spinge (cortesemente) a mostrare il mio disaccordo con la metafora dell’Agorà: non mi piace “pensare che il pensiero”, così come la “cittadinanza” siano beneficio minoritario dei pochi eletti che non appartenevano alla casta degli schiavi (ed adesso alle “minoranze [?]” dei precari, degli extracomunitari, dei deboli e delle nuove forme di procrastinazione degli stipendi che sempre più sembrano andare di moda). Poco meno di un anno fa ricordo di aver visto con partecipata attenzione il film omonimo di Alejandro Amenábar che, in garbato stile selenico, ha dato un resoconto romanzato di una delle più tristi storie delle minoranze dell umanità dedicata alla filosofa e scienziata alessandrina Ipazia vessata da una Agorà di fanatici cristiani parobolani, affiancati dall’Impero di Roma, che l’ha condotta alla morte (sotto forma di un “atto caritatevole” di un vecchio discente – schierato nella fazione al governo – che strangolandola la libera dalla morte per lapidazione). Così, scusatemi, ma pur essendo particolarmente interessato alle straordinarie e ben ponderate riflessioni del Brainstorming internazionale, lasciatemi dissentire dall’ammiccante metafora della “libera discussione in libera piazza” almeno fino a quando (in qualsiasi forma) non riuscirò a vedervi al presenza di Sakineh Mohammadi Ashtiani (o di chi per lei sappia darci vivida testimonianza di altri poli). Per questo immagino che dovrò attendere ancora la Luna Nuova.


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