MURATTIAMO n.04/2013

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15 Febbraio 2014 - N째 04 - quindicinale - Edizioni Click On Studio - Periodico gratuito

mettiamoci

la testa



Sommario 5

Editoriale Che fine hanno fatto gli ombrellini nelle coppette di gelato?

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Barinforma Caso Rossani: testimoni di una cittadinanza inesistente

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Smau 2014: il presente sempre più futuristico

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Vuoto a rendere: la differenziata del domani

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Digital Storytelling: S. Scolastica apre all’innovazione

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Focus Vivere e risparmiare a spreco zero

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La più grande discarica del pianeta in mare aperto Edea: l’E-permercato direttamente a casa tua

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Direttore responsabile

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Impaginazione e grafica Gianni Colaianni grafica@clickonstudio.it

Pubblicità

Rino Pavone marketing@clickonstudio.it

Hanno Collaborato Stefania Traversa Donatella Leonetti Pasquale Adamo Stefania Cassano

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Dalla frisella alle alici, la Puglia che si mangia con gli occhi Outfit

Tra moda e cultura si fa strada la mobilità a due ruote Arte

All’alba dell’umanità, un tablet come tavolozza

Diffusione

Propaganda Sistemi

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Lifebook Un libro al giorno… Fotografia di un’Italia che non legge

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Gli obbiettivi irraggiungibili stimolano di più

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Hi-Tech Un pc in 107 secondi Kano: benvenuti nell’era digitale

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Stampa

Tipolito EFFEGI Portici - NA

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Editoriale

Che fine hanno fatto gli ombrellini

nelle coppette di gelato?

Parcheggiatori abusivi che si azzuffano. Fiumi e torrenti che si tingono periodicamente del lavoro delle nostre fabbriche. Montagne di spazzatura. La terra dei fuochi. Rifiuti bruciati. Edifici e terreni abbandonati. Imprese che non riescono a finanziare la propria impresa. Politica sgrammaticata. Gente stanca che scende nelle piazze. La fiducia votata dal popolo delle comode poltrone. Contraffazioni e merce taroccata. Schiavi nel nostro Paese. Schiavi del nostro Paese. “Aiutare bambina per mangiare. Dio vi benedia tuta familia”. Rabbia, orgoglio, dignità e amor proprio. Omofobia. Xenofobia. Straordinarietà di mezzi e scarsezza di fini. Che fine hanno fatto gli ombrellini nelle coppette di gelato? Strada facendo abbiamo smesso di guardarci le spalle per controllare che nessuno rimanesse indietro e così facendo ci siamo persi pezzi di noi stessi, pezzi di storia e pezzi di umanità. Abbiamo smesso di prenderci cura del bene co-

mune, per preoccuparci di innaffiare solamente il nostro orticello, incuranti delle conseguenze che i fallimenti altrui potessero avere sulle nostre azioni. Abbiamo calpestato la nostra terra, culla della progenie cui apparteniamo. E abbiamo lasciato correre. Ogni giorno lasciamo correre, rimanendo fermi a guardare. Guardiamo le serrande dei negozi che si abbassano qualche volta persino gioendo dei rovesci altrui, dimentichi invece che quei nuovi vuoti raccontano non la storia di uno, ma di molti. Insegne spente e coperte, pronte a cedere il passo a qualche multinazionale dello shopping, ma che hanno visto crescere questa città ed avvicinarsi al mare; e hanno visto cambiare le strade che noi oggi attraversiamo. Non hanno rughe, le strade, ma portano ugualmente i segni del tempo. E se a noi non è dato di fermarlo, il tempo, quantomeno ci resta la possibilità di apprezzare quello che abbiamo, di migliorarlo e plasmarlo per far sì che resista a ciò che verrà. Corinna Trione

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Barinforma

CASO ROSSANI: TESTIMONI DI UNA cittadinanza INESISTENTE

La Caserma fantasma, tra campagna elettorale e abbandono sociale Ad entrarci, dal quel portone in Corso Sicilia, non si crede ai propri occhi, figuriamoci a dirlo. Eppure ogni barese dovrebbe andare a visitarla, la Caserma Rossani, l’ex Caserma Rossani. Un immenso, gigantesco spazio che si staglia lì, al centro della città, collegando quasi due quartieri: abbandonato. O quasi. Perché fino a qualche giorno fa (parliamo al massimo di due settimane) non ci si poteva neanche mettere piede: immondizia e rifiuti di ogni sorta, tanto verde incolto, lasciato crescere allo stato brado. E la situazione era tale all’aperto come negli stanzoni, ormai da tempo abitati da alcuni senza fissa dimora. Un enorme degrado intorno al quale giriamo giorno dopo giorno, da anni ed anni; un’emergenza lasciata all’incuria di un’amministrazione inesistente ma anche all’imbarbarimento del senso di appartenenza dei cittadini verso gli spazi comuni. Se non fosse per quel gruppo di manifestanti che, scacciati appena il mese scorso da Villa Roth,

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hanno declinato l’offerta di “tornarsene a casa”, deviando verso l’immobile in questione e, presto detto, si sono rimboccati le maniche per ripulire quello scempio grande almeno due volte il Parco 2 giungo (giusto per farvi un’idea). L’occupazione- se vogliamo chiamarla cosìha dato l’opportunità di documentare quanto questa situazione abbia notevolmente e ormai da tempo superato ogni limite umanamente accettabile. Quello che più sconcerta però non sono tanto le promesse da marinai che si sono susseguite negli anni, specie in corso di campagne elettorali; quanto soprattutto il silenzio dei cittadini che, privati di cotanto bene comune, hanno proseguito muti la loro vita, costeggiando magari ogni mattina quella struttura fantasma senza che la cosa li preoccupasse o interessasse minimamente. La domanda allora sorge spontanea: è mai possibile che siano sempre “gli altri” a dover parlare ed agire anche per “noi”?


Ecco i robot e i droni che hanno invaso la Fiera del Levante

SMAU 2014: IL PRESENTE SEMPRE PIÙ FUTURISTICO

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n sofisticato guanto interattivo che consente ai sordo-ciechi di utilizzare smartphone, tablet e pc, grazie a sensori che generano impulsi che a loro volta diventano lettere sullo schermo: questo è Db Glove. Poi c’è Saracen- Socially assistive robots autistic children education, il robot che assiste i soggetti “fragili” (nello specifico, bambini autistici) nel processare le informazioni attraverso l’area in loro più sviluppata, ovvero quella visiva. E Ive360, Immersive Video Experience, che invece consente di realizzare video a 360° appunto, interagendo con gli ambienti e le azioni che si svolgono intorno a te, offrendo un mezzo espressivo totalmente rivoluzionario. Ma la più futuristica delle innovazioni, quella che lascia a bocca aperta, sono senz’altro i droni che possono essere utilizzati sia per uso civile (per esempio per la sorveglianza del territorio e la prevenzione incendi), sia per uso industriale (per monitorare impianti industriali o le aree in dissesto). No cari lettori, non stiamo immaginando un futuro avveniristico, ma un presente futuristico che si sta lentamente- e neanche troppo- sviluppando sotto i nostri occhi, assumendo le forme di ciò che fino ad ora abbiamo visto solo nei film o nella nostra immaginazione. Tutto questo è Smau 2014: la fiera dell’innovazione che anche quest’an-

no ha fatto tappa a Bari per offrire nuove ed imperdibili occasioni di business, ma non solo. Perché la “due giorni” della Fiera del Levante è anche un percorso di aggiornamento, un laboratorio per scoprire le start-up, una piattaforma per conoscere agevolazioni, strumenti finanziari e fornitori di tecnologie digitali, nonché un momento per ottenere nuove certificazioni professionali e conoscere potenziali partner futuri. Smau è una comunità che vive e pullula di idee che si dispiegano in seminari e workshop di vario tipo: dallo Smart Working al Marketing Digital, passando per e-Commerce, Retail, Trade e Smart City. E a proposito di Smart City, i riflettori si sono accesi su tutta la Puglia, per la seconda edizione del Premio “Smart City” appunto, che alla fine, tra i vari candidati vincitori, ha visto salire sul podio il Comune di Bari con il progetto “Bari Digitale 2.0”: un’App che integra servizi di e - w a l l e t t , e-parking e e-ticketing.

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Barinforma

VUOTO A RENDERE:

LA DIFFERENZIATA DEL DOMANI La spesa gratis che manda in pensione i cassonetti Quante volte abbiamo assistito quasi increduli a sistemi di riciclo integrati da cui trarre grandi vantaggi, e quante volte ci siamo domandati “perché da noi non funziona così?”. Bene, basta farci domande inutili: è tempo di dare risposte. Se fino ad oggi l’unica differenziata profittevole della nostra città era quella del cosiddetto “vuoto a rendere” di Peroni, ora possiamo ampliare i nostri orizzonti ed ammirare il volto nuovo del riciclo che presto farà rima con spesa gratis. Spinti dall’esigenza di contrastare l’abbandono indiscriminato di rifiuti per strada, oltre che dalla preponderante necessità di aumentare di almeno 5 punti la percentuale di raccolta differenziata entro giugno (onde evitare di pagare l’aumento dell’Ecotassa, pari a 25 euro a tonnellata contro gli attuali 7 euro), il Comune e l’Amiu hanno presentato due progetti per incentivare la raccolta differenziata. Quando si dice “fare di necessità virtù”... Stipulando una convenzione con la nostra azienda di igiene urbana, la società Fare ha proposto di installare fuori ai supermercati delle macchinette automatiche nelle quali basterà gettare i rifiuti di plastica per ottenere buoni spesa. Il tutto, “barattato” con della pubblicità, sarà a costo zero per l’amministrazione comunale e i cittadini. In più, la stessa azienda si è offerta di occuparsi anche dello svuotamento dei “cassonetti”. “Qualora la sperimentazione produca effetti positivi, siamo pronti ad estendere il servizio

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anche nei mercati e fuori da ristoranti e pub”, ha commentato il presidente dell’Amiu, Gianfranco Grandaliano (fonte Corriere.it). Ma non finisce qui. In concomitanza con quanto detto, è stato presentato anche un progetto di videosorveglianza sulle strade trasformate in discariche abusive che prevede l’installazione di telecamere nelle aree maggiormente colpite dall’abbandono di immondizia; tali telecamere saranno direttamente collegate con la centrale della Polizia Municipale, in modo da individuare tempestivamente i soggetti colpevoli. Su almeno 70 discariche abusive, l’Amiu ha dovuto necessariamente individuarne 16 più sensibili, nei rioni di Japigia, San Pasquale, Libertà, Carrassi, Picone, Stanic, Carbonara, Santo Spirito e Palese. Dal 15 febbraio i baresi, muniti di tessera sanitaria, potranno recarsi presso i centri raccolta dove sarà possibile registrare i rifiuti che differenzieranno, per ottenere gli sconti sulla Tares.


I

l museo: una raccolta di oggetti; una struttura che acquisisce, cataloga, conserva ordina ed espone; un’istituzione permanente e senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. Almeno sulla carta. Nella realtà infatti esso ci appare meramente come un luogo in cui quasi nessuno mette mai piede. E in un certo senso è anche normale che sia così, se immaginiamo il museo semplicemente come un contenitore di storia. Cosa accadrebbe invece se provassimo a toglierci i paraocchi e ad allargare il nostro sguardo verso una visione d’insieme in cui passato e presente interagiscono tra loro e con noi? La risposta è Living Heritage. Presto detto, il Living Heritage è un processo bidirezionale di produzione e fruizione di contenuti digitali, che si realizza attraverso l’interazione a più livelli tra i soggetti gravitanti intorno ad un determinato settore: in questo caso, quello dei beni culturali, appunto. Per far ciò però è fondamentale partire dal basso, ossia dalle esigenze di chi deve usufruire dei servizi offerti: il problema infatti è che spesso si realizzano cose che le persone non vogliono. Invece, proprio grazie a questa collaborazione tra i soggetti interessati, si può realizzare un prodotto ed offrire un servizio rispondenti ad esigenze reali. Dunque fornitori di conoscenza, tecnici ed esperti di comunicazione, e pubblico: saranno questi gli attori protagonisti del Living Heritage che, grazie al bando regionale “LivingLabs”, sta costruendo la nuova realtà gravitante intorno al museo di S. Scolastica. Nello specifico, il progetto punta a creare un format per il digital storytelling, ovvero la narrazione transmediale dei contenuti museali: attraverso un’App, per esempio, che permetta di interagire in maniera dinamica e divertente con i suddetti contenuti utilizzando i nostri

DIGITAL

STORYTELLING:

S. SCOLASTICA APRE ALL’INNOVAZIONE

App per rendere il museo interattivo e divertente smartphone; o la georeferenziazione, di cui sarà dotato ogni reperto, e che consentirà di ricevere in un’istante tutte le notizie ad esso inerenti; ma anche giochi per attirare l’interesse dei più giovani e coinvolgerli nella cura del nostro e del loro patrimonio culturale. L’utilizzo di queste nuove tecniche permetterà dunque di proporre un modello di interazione emozionale che faciliti l’apprendimento puntando alla costruzione di un rapporto dinamico tra patrimonio e utenti.

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Focus

VIVERE E RISPARMIARE A SPRECO ZERO Dall’aperitivo “anomalo” alla spesa intelligente: cosa fare dei cibi scaduti “Quei pochi mesi passati a Londra mi hanno insegnato un sacco di cose. Per esempio a risparmiare, perché lì te ne danno veramente la possibilità. E a tutti quelli che mi chiedevano Cara la vita a Londra, eh?, io ho sempre potuto rispondere Veramente qui, vivendo dai miei spendo di più. Una cosa stupenda era la vendita dei prodotti scaduti o in scadenza ai supermercati: grazie a questa saggia idea io facevo delle spese incredibili sborsando una miseria. Vorrei capire perché qui non si può fare”. Like.Comment.Share. Ogni anno in Italia ben 1,9 milioni di tonnellate di alimenti finiscono in discarica: circa 7,65 miliardi di euro. Ogni anno 49 kg di spesa finiscono nell’immondizia: in media 316 euro per famiglia. Sicuramente su questi dati incidono sia il sistema produttivo che spesso perde cibo e risorse lungo la filiera, sia le abitudini dei consumatori che troppe volte sono disattenti nel controllare frigorifero e dispensa. Ma i numeri, di per sé preoccupanti, sono chiari indicatori di un’anomalia che mina indiscriminatamente l’equilibrio del nostro pianeta, se consideriamo i milioni di volumi di acqua utilizzati per produrre quella stessa quantità di cibo che viene buttato; oltre che le tonnellate di CO2 immesse nell’atmosfera inutilmente. Certo queste immense cifre non possono essere azzerate con uno schioppo di dita. Ma si può pensare di vivere in maniera più intelligente? La risposta è sì, risparmiando a spreco zero. L’esempio ci viene dall’iniziativa-evento realizzato la scorsa settimana al The Hub: “Denza alla scadenza” (tradotto dal dialetto barese, non dare retta alla scadenza). Un aperitivo senz’altro anomalo, ma riflessivo ed interessante, con

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il quale gli organizzatori- Fooding Social Club ed ActionbAid, per fare alcuni nomi- hanno voluto impartire una lezione molto importante: i cibi scaduti a volte sono ancora buonissimi e commestibilissimi. E non parliamo solo di prodotti letteralmente scaduti. Al pari di una tavoletta di cioccolata scaduta da mesi o di un pacco di farina datato, spesso nell’immondizia ci finiscono anche verdure esteticamente non belle, perché semplicemente ammaccate. Durante l’evento infatti, focacce, torte e frittate sono state preparate con questi alimenti ugualmente gustosissimi. Ed ecco che torna il virgolettato iniziale, lasciato da una ragazza che ha postato l’evento su Fb. Perché nell’era della crisi, l’esigenza di risparmiare si fa sentire più forte, quando la fame attanaglia anche la cosiddetta società del benessere.


LA PIÙ GRANDE DISCARICA DEL PIANETA IN MARE APERTO

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olti la conoscono con il nome di Great Pacific Garbage Patch, altri come Garbage Vortex. Ha iniziato a formarsi già negli anni cinquanta. Nel 1988 era stato predetto ciò che sta avvenendo oggi sotto i nostri occhi. Col tempo gli si è dato persino il titolo di “settimo continente”. Con un’estensione di 700mila km2 , per un diametro di oltre 2500 km ed una profondità di circa 30 metri, questi 100 milioni di tonnellate di rifiuti impropriamente definiti “isola”, (di cui solo il 2% non è costituito da plastica), sono arrivati a ricoprire circa il 5,6% della superficie del Pacifico, galleggiando nell’indifferenza di un’umanità troppo impegnata a curare e poco a prevenire. Ma la cosa più sconcertante è che quest’isola non è sola. A farle compagnia, una gemella che si staglia nell’Atlantico, tra il Mar dei Caraibi e il Golfo del Maine. Gli studi ci insegnano che la corrente oceanica chiamata Vortice subtropicale del Nord Pacifico (North Pacific subtropical Gyre), con il suo movimento a spirale in senso orario, determina l’accumulo e l’aggregazione di questi rifiuti, ma non si può certo dire che ne sia la causa determinante. Il 90% di questi detriti è infatti composto da plastica, come quella delle bottiglie d’acqua che occupano le nostre tavole, o- peggio ancora- degli innumerevoli sacchetti usa e getta che utilizziamo per la spesa. Come quella che ci secca troppo dover differenziare. Tra i ricercatori oceanici, Charles Moore sostiene che se non se ne ridurrà il consumo, “questa massa galleggiante potrebbe raddoppiare le sue dimensioni entro il prossimo decennio”.

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Focus

EDEA: L’E-PERMERCATO

DIRETTAMENTE A CASA TUA

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I vantaggi della spesa sobria, leggera e sana

ozzarella, ricotta e formaggi arrivano direttamente da un’azienda zootecnica di Putignano; il capocollo e il salame piccante da Martina Franca; e poi ci sono il Cabernet IGT direttamente da San Stino di Livenza e l’olio extravergine di oliva di Corato. Ma anche patate, pere, sedano, carciofi; pasta, cereali, spalmabili; prodotti per l’igiene e la cura delle persona e della casa. Insomma, quanto vi costerebbe girare la Puglia e l’Italia, per reperire tutti questi alimenti freschissimi? Ebbene, come si suol dire: se Maometto non va dalla montagna… con Edea finalmente l’e-permercato arriva direttamente a casa vostra, con il meglio delle produzioni locali di tutto il territorio, ma non solo. Edea è la dimostrazione tangibile che è possibile contrastare il consumismo alimentare con

Leonardo Lovecchio, 28enne, barese, è l’ideatore di Edea. “Si tratta di un progetto nato dal bisogno di creare un rapporto diverso tra consumatore e prodotto, attraverso una scelta consapevole e un occhio attento all’ecosostenibilità, privilegiando, dove possibile, la commercializzazione di prodotti sfusi e il riutilizzo dei contenitori”. “La vera sfida- ha confessato- è quella di conquistare la fiducia del cliente barese, tradizionalmente diffidente verso l’e-Commerce alimentare. Sfida che però sarà vinta dall’assoluta qualità dei prodotti e del servizio offerto”.

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una spesa sobria, perché volta all’autoproduzione del cibo; leggera perché riduce al minimo gli imballaggi; e sana perché il nostro corpo va rispettato e nutrito con alimenti genuini. La commercializzazione a mezzo e-commerce di prodotti alimentari e non, di assoluta qualità, approvvigionandosi direttamente dai produttori locali, presenta infatti un duplice vantaggio: economico, in quanto mette il consumatore nelle condizioni di acquistare prodotti d’eccellenza a prezzi accettabili, risparmiando sul superfluo e ricevendoli direttamente a casa; ambientale poiché diminuisce notevolmente la produzione di rifiuti, nonché di CO2 grazie al minor numero di veicoli che si spostano su strada per recarsi ai supermercati. Inoltre Edea favorisce moltissimo anche la produzione locale, selezionando con cura tutte quelle piccole aziende che, spesso escluse dalla grande distribuzione organizzata, difficilmente raggiungerebbero fasce di mercato ampie. Qualità, rispetto per l’ambiente ed eccellenza locale: sono queste dunque le colonne portanti su cui Leonardo Lovecchio ha scelto di co-

struire il proprio futuro; contro uno stile di vita miope, svilito e schiacciato dalla velocità, per ottimizzare il tempo senza rischiare di perdere il meglio lungo il tragitto. www.edea.bari.it

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Food Style

DALLA FRISELLA ALLE ALICI, LA PUGLIA CHE SI MANGIA CON GLI OCCHI

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a cucina pugliese è una cucina che arriva prima per i colori, poi per gli odori ed infine per i sapori: non è un caso se si dice che “si mangia con gli occhi”. Umile e povera ma molto nutriente, è profondamente legata ai prodotti della terra e del mare, alla storia e alle tradizioni. Produciamo grano, uva e olive per i farinacei, l’olio e il vino, che sono i tre pilastri dell’alimentazione popolare; e amiamo gli itinerari a base di pesce, in cui la gastronomia che si tinge di azzurro. Ma questo è l’abc che troverete in un qualsiasi articolo sulla cucina pugliese. Finalmente ci si è resi conto che in questa culla dei percorsi eno-gastronomi, dove chiese, cattedrali, castelli e grotte la fanno da cornice, il turismo va promosso giocandosi le carte migliori, valorizzando le specialità locali, testimonianza di un patrimonio che poggia sulla qualità dei suoi ingredienti. Pensate alla pasta fatta a mano: una tradizione mantenuta

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Un viaggio gastronomico dalla terra al mare viva soprattutto grazie alle “signore di Barivecchia”. Orecchiette, lagane, strascinati, troccoli, chianchiarelle, mignuicchie, pociacche, spesso si accostano a cime di rape, broccoli e cavoli, per dare vita alle infinite creazioni della tavola pugliese: se è vero che non abbiamo inventato la pasta, sicuramente siamo i migliori nel condirla. E quando la tradizione ha la meglio sulla logica del business, come non citare il pane di Altamura, o non ricordare il famoso docu-film “Focaccia Blues” diretto da Nico Cirasola. Pane, focaccia e friselle, capolavori indiscussi della nostra tavola, sono i cibi che più ci mancano quando siamo all’estero. Per la serie “l’amore passa anche dallo stomaco”. Stefania Traversa


LECCORNIE

A 5 STELLE:

LA PRELIBATEZZA È SERVITA In un caldo pomeriggio d’estate, parlando del più e del meno, e fantasticando sugli amati sapori della Puglia, due giovani dall’entusiastica inventiva immaginarono di dar vita ad un marchio che valorizzasse le nostre radici, solide e forti come quelle di un ulivo secolare, e insieme promuovesse le tradizioni di una terra intrisa di storia e di cultura millenaria, capaci di rendere ogni piatto della nostra tavola una vera e propria leccornia. Rosaria Sorino e Tommaso De Caro colsero la palla al balzo: era arrivato il momento di partire- in senso sia letterale che figurato- e andare alla ricerca dei prodotti tipici e delle aziende che questi stessi prodotti li producono, li comprano e li vendono. Questa è la storia, così nasce “Leccornie sotto gli Ulivi”: un’azienda specializzata nella ricerca attenta e nella selezione accurata di prodotti alimentari pugliesi, scelti solo dopo un’attenta analisi degustativa e riuniti sotto un unico marchio che aiuta il consumatore nelle sue scelte di qualità. Grazie all’esperienza e alla passione, oggi “Leccornie sotto gli ulivi” si è specializzata nella distribuzione di prodotti agroalimentari tipici di Puglia che vantano uno stretto legame con il territorio. La sua attività si rivolge a botteghe alimentari, salumerie selezionate, negozi specializzati di prodotti tipici e ad un pubblico di nicchia che ha la possibilità di apprezzare le prelibatezze nostrane, attraverso le fiere di settore e naturalmente tramite il sito www.pugliaperte.it.

Il catalogo dispone di circa 90 prodotti “tipici di Puglia”: spaziando dal Gargano al Salento, offre alimenti inimitabili e difficili da reperire, ma caratterizzati dal marchio di unicità. Quando il meglio della produzione locale è “frutto di un solo albero”…

Trovate i nostri prodotti in città, nei seguenti punti vendita: Altro Bio (Masserie Amiche) via Cardassi, 39/39 A Antichi Sapori Caseari via De Rossi, 88 Convivium (De Bartolo) via A Beatillo Il Salumaio via Piccinni, 168 L’antica Grotta a Mare via G. Leopardi 15, Torre a Mare Le Bontà Pugliesi prol. V.le Europa 27 (vic. aeroporto) Panificio 2000 v.le Japigia 142/144 Salumeria Beppe & Gigi via M. D’Avola 15/17 Salumeria Eden v.le Einaudi 43

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Outfit

TRA MODA E CULTURA SI FA STRADA

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Cicloturismo e bici stazioni per

egli ultimi anni Bari ha assistito ad un piccolo, graduale ed importante cambiamento che ha interessato da vicino le strade della città: la tendenza ad andare in giro in bicicletta. Sacrosanta abitudine, per carità! E poco importa che la cosa sia frutto di una semplice moda, se è comunque in grado di sollecitare una buona pratica che migliora la qualità della vita. Fino a qualche tempo fa gli amanti della bicicletta erano prevalentemente sfegatati ambientalisti, appassionati di sport o semplicemente studenti fuorisede e/o squattrinati che dovevano far fronte alla magrezza del portafogli. Oggi invece la ramificata diffusione delle due ruote passa anche attraverso una scelta che poco ha a che fare con tutto questo. Da New York ad Amsterdam, passano per Berlino e Copenhagen, la moda della bici pret-à-porter si è fatta strada in sella a telai coloratissimi o dal gusto retrò, con manubri vintage o senza freni, apportando un fondamentale cambiamento nella nostra quotidianità. Allora sfruttiamo ciò che la moda ci lancia appresso, per evolvere l’assetto urbanistico della città, anche perché, se non si può ancora parlare di grandi folle che pedalano, senz’altro il popolo della bici è in costante crescita. A dimostrarlo, l’istituzione di un corso di perfezionamento e aggiornamento professionale per la nuova figura del “Promotore della mobilità ciclistica”, che si terrà a Vero-

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na, a partire dal 7 marzo. Naturalmente è solo un esempio, ma un esempio volto ad attuare politiche urbane e sviluppare piani di ciclabilità, e parallelamente dare vita ad una nuova figura professionale adeguata. Guardando in prospettiva futura e neanche troppo lontano nel tempo, sarebbe bello delineare una serie di progettualità utili a diffondere maggiormente l’uso della bici specie in una piccola città come la nostra. Basterebbe pensare alle criticità che ostacolano questo processo eco-evolutivo, per capire da dove partire. In prima linea troveremmo ciclo parcheggi e bici stazioni: aiuterebbero sicuramente a contrastare la fervida attività dei “ladri di biciclette”.


LA MOBILITÀ

A DUE RUOTE

politiche urbane eco-sostenibili

Come rendere un paese bike friendly

Interessanti anche i pacchetti cicloturistici: un’intelligente chiave di lettura per lavorare sinergicamente su più fronti e favorire al contempo la promozione del territorio, cooperando nella creazione di nuove potenziali economie, basate sullo sviluppo della bici e dei servizi ad essa collegati. Un’altra bella proposta sarebbe l’indennità per chi va in bicicletta: 25 centesimi di euro a km a chi sceglie la bici per andare da casa a lavoro, è la proposta fatta in Francia al presidente Hollande, attraverso la semplice petizione lanciata online. Secondo uno studio condotto nel 2013, tale misura potrebbe apportare un incentivo nell’uso delle due ruote pari al 50% in più rispetto a quello attuale.

Martedì 2 aprile 2013, piazza Massari: settantenne in bici ucciso da un’auto. Giovedì 7 novembre 2013, San Giorlamo: travolto da automobilista e lasciato in coma in mezzo alla strada, muore a 57 anni. E i baresi non dimenticano. Risale a qualche giorno fa infatti la notizia dell’ultimo Flash Mob organizzato dal mondo a due ruote: “Siamo ciclisti, non fantasmi”. Percorrendo le strade della città in sella alle loro biciclette, vestiti di bianco, i ciclisti baresi si sono dati appuntamento in piazza Libertà per chiedere maggiore sicurezza da parte della cittadinanza e dell’amministrazione. Il caso vuole che di lì a 5 giorni, pedalando da Bari a Montecitorio nel giorno di San Valentino, si sia svolto il seminario “La ciclabilità in Europa: come rendere un paese bike friendly”. Organizzato dall’associazione Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), è stato un’occasione per approfondire il discorso intorno alla definizione, entro l’estate, di una bozza di legge quadro per la ciclabilità in Italia. Certo è che da sole le leggi non bastano: per entrare a far parte delle 20 città al mondo “bike friendly”, bisogna cambiare la mentalità e ricordare che avere gli stessi diritti comporta anche avere gli stessi doveri. E in questo Bari ha ancora molta strada da fare.

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PASSATO, PRESENTE E LED: OLTRE 50 ANNI DI ILLUMINAZIONE

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sattamente 50 anni fa è stata creata la prima luce LED visibile, anche se il fenomeno di elettroluminescenza fu scoperto già nel 1907 dallo scienziato inglese Henry Round. Infatti solo nell’ottobre del ‘62 il fisico Nick Holonyak è diventato il ‘padre fondatore dell’illuminazione LED’, facendo sì che i display a LED entrassero in commercio già due anni dopo. Realizzati a mano, questi dispositivi erano costosi e, per il primo decennio, erano disponibili solamente nel colore rosso. Tuttavia, data la loro minuscola dimensione, l’intensità luminosa e la durata di vita, furono utilizzati nei display di calcolatrici tascabili e orologi digitali durante la prima metà degli anni ‘70. Da allora la crescita delle applicazioni LED è proseguita con grandi innovazioni nei materiali, nell’ottica e nello sviluppo delle tecnologie dei semiconduttori, generando una maggiore emissione luminosa, una migliore efficienza e una gamma sempre più ampia di colori. Nel corso degli ultimi 50 anni, la tecnologia è avanzata dal rosso all’arancione, passando negli anni ’80 al giallo e al verde, fino ai primi LED ad alta intensità blu basati su nitruro di gallio (GaN). Poi, nel 1991, il professore giapponese Shuji Nakamura ha sviluppato il LED bianco. Oltre ad essere aumentato l’ampio spettro di colori disponibili, insieme all’efficienza energetica, è notevolmente incrementata anche l’intensità della luce. L’utilizzo dei LED per la retroilluminazione nei display LCD è ormai diffuso in diverse applicazioni consumer mobili come telefoni cellulari, fotocamere digitali, lettori MP3 e televisori,

con grandi vantaggi che includono un basso costo, bassa tensione di pilotaggio, ampia visione d’angolo, contrasto e gamma di colori, oltre ad un’estrema flessibilità. I LED stanno diventando lo standard nell’illuminazione esterna pubblica, come nell’utilizzo della luce nei semafori, nei segnali stradali e nelle bacheche; e nell’industria automobilistica che ha scelto di percorrere questa strada, sostituendo le lampade a incandescenza con i LED. Anche l’illuminazione negli acquari e nell’orticoltura sono destinate a una crescita sostanziale. Su questa scia, il futuro dei LED non potrà che essere luminoso.

ore 9-13/16-20 • via calefati, 87 • 70123 bari • tel 080.5232919 • www.emozioniinluce.it


UNAI:

AMMINISTRATORI DI CONDOMINIO

PROFESSIONISTI

Sapere è saper fare bene il proprio lavoro

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uarantaquattro moduli tematici, ventidue Unità didattiche, quarantaquattro cfp (crediti formativi professionali): questi sono solamente alcuni dei numeri che Unai offre ai suoi corsisti. Perché quando preparazione e serietà la fanno da padrone, i risultati non possono che essere ottimali. Ed è questa la giusta premessa per ricordarvi che a partire dal 1 marzo prende il via il Corso di formazione per Amministratori condominiali (a numero chiuso). L’Associazione Nazionale di Amministratori di Condominio organizza infatti un corso propedeutico che consente di acquisire una formazione di altissimo livello, grazie alla preparazione e all’esperienza di docenti abilitati, professionisti iscritti ai rispettivi Albi, magistrati e docenti universitari. Il corso prevede: 44 moduli tematici che abbracciano, sinteticamente ma in maniera completa, tutte le materie che un amministratore di condominio deve conoscere per far bene il suo

lavoro; 22 Unità Didattiche disposte in dispense frutto dell’esperienza della più antica associazione di categoria. Ma non solo. La didattica prevista è stata studiata appositamente per andare incontro alle esigenze di quanti non hanno alcuna cognizione in materia, in modo tale da mettere tutti nelle condizioni di giungere gradualmente all’acquisizione di una conoscenza, una formazione ed una terminologia specifica. Alla fine del corso è previsto naturalmente un esame scritto ed orale, con relativo rilascio di Attestato che certifica la formazione acquisita, abilitante ai sensi dell’art. 71bis della legge 220 del 2013, che vale 44 cfp. Pertanto, alla fine del corso il discente può esercitare da subito l’attività di amministratore immobiliare in forma professionale. Inoltre gli iscritti potranno contare sull’assistenza di legali, consulenti del lavoro, commercialisti, fiscalisti, tecnici edilizi e via dicendo, per sentirsi costantemente assistiti dal proprio sindacato.

corso di formazione per amministratori di condominio

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Arte

ALL’ALBA DELL’UMANITÀ, UN TABLET COME TAVOLOZZA

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Benetti e Nemola ci riportano alle origini della comunicazione

ll’alba dell’umanità, ancor prima di inventare la scrittura, l’uomo sentì la necessità di comunicare, di lasciare una traccia di sé nel mondo, e lo fece tramite la pittura. Quell’uomo si rapportava ogni giorno con il sole, con la terra, con l’acqua, con il cielo, integrandosi armonicamente con la natura […] consapevole dei propri limiti. L’uomo contemporaneo ha rinnegato quei limiti e calpestato quel rispetto […]”. Così si apre il Manifesto dell’Arte Neorupestre: un’ode alla vita, un vero e proprio inno al rispetto della natura e quindi di se stessi, un invito a ripartire dagli albori per ricostruire un “nuovo mondo”. A sigillo del Manifesto, la firma di Andrea Benetti: classe 1964, bolognese di fama internazionale, ha alle spalle una carriera ricca di collaborazioni con importanti nomi del panorama artistico contemporaneo e attualmente alcune sue opere rientrano nella collezione del Quirinale, delle Nazioni Unite, del Vaticano e del Ministero di Giustizia argentino a Buenos Aires. Benetti ha presentato il Manifesto dell’Arte Neorupestre alla 53° Biennale di Venezia e a breve approderà anche a Bari, con la mostra “Colori e suoni delle origini”. Curata dallo spirito sensibile di Stefania Cassano, la mostra si presenta come una sperimentazione sensoriale, una commistione di pittura e musica in cui il pennello dell’artista bolognese si affianca alla tromba e alla voce di Frank Nemola, in una spettacolare performance musicale che chiama il visitatore ad attraversare il simbolico ponte che ri-collega la contemporaneità alle origini dell’uomo. Alla base del progetto, l’analogia tra il primordiale e l’odierno modo di comunicare: entrambi estremizzazione delle semplificazioni- il primo per necessità, il secondo per virtù-, si affidano esclusivamente alla vista e all’udito. Solo due sensi dunque, perché proprio nella semplicità percettiva si racchiude l’essenza della comunicazione, non solo tra gli uomini, ma anche e soprattutto con la natura che ci circonda. Il tablet può diventare la nostra tavolozza, la tela ce l’abbiamo sotto gli occhi.

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Stefania Cassano e la grande Arte a Bari

opo un passato di preparazione, compiuto per pura passione personale, Stefania Tatiana Cassano inizia il suo percorso come presidente e art director dell’associazione artistica culturale AnimARSi , attraverso la quale promuove gli eventi che, come dice il nome stesso, hanno “animato” la sua attenzione e fantasia. Fra questi ricordiamo la 40° edizione di Expo Arte a Bari” (marzo 2013), con la direzione artistica di due stands espositivi con cui riunisce artisti contemporanei soprattutto pugliesi; e la presentazione del libro “Sotto il segno della bilancia” di Fabio De Nunzio, presso il Gal Terre di Murgia ad Altamura (giugno 2013). A maggio 2013 realizza un’importante mostra personale, portando per la prima volta in Puglia l’artista Vincenzo Lo Sasso (pugliese di nascita divenuto famoso a livello internazionale), presso Santa Teresa dei Maschi a Bari. e a Trani, a luglio

dello stesso anno, presso palazzo Beltrani, Pinacoteca Ivo Scaringi. È in questa occasione che ho avuto il piacere di conoscerla e apprezzarne passione ed impegno ; l’ottima riuscita della mostra mi ha fatto decidere di sponsorizzare il suo prossimo evento e di collaborare ad oltranza con la sua organizzazione. Ricordiamo inoltre le due fotografiche sempre in anteprima assoluta del maestro Lo Sasso a Bari e negli Ipogei della Cattedrale di Oria, associate alla presentazione in esclusiva delle rime poetiche del maestro, scritte in giovane età e pubblicate per la prima volta proprio in occasione della mostra fotografica. Figura emblematica del nuovo panorama culturale della città di Bari, è impegnata da alcuni anni nella ricerca dei più alti valori legati all’arte e alla cultura che siano ideali a cui tendere per una società in crisi. Donatella Leonetti


Lifebook

UN LIBRO AL GIORNO… Fotografia di un’Italia che non legge Ah, quante volte ci hanno detto o abbiamo detto che “leggere è importante”… E quante abbiamo preso un libro tra le mani; voltato e girato un paio di volte; aperto a casaccio nella speranza di leggere una frase interessante e poi ripoggiato lì, sullo scaffale della libreria dove l’avevamo trovato, ripromettendoci di leggere di più. A proposito, da quanto tempo non entrate in una libreria? Uscendone con un libro in mano che poi avete letto, s’intende. Proviamo a fare due conti. Secondo un’indagine condotta dall’Istat nel 2013, solo il 43% della popolazione italiana ha letto (almeno) un libro nell’arco di 12 mesi: se vi sembra sufficiente, pensate che questo dato, tradotto, significa che sei italiani su dieci non hanno letto neanche un libro in un anno. I numeri, non certo incoraggianti, si fanno ancor più significativi se consideriamo anche il fatto che la fascia d’età in cui si legge di più è quella fra gli 11 e i 14 anni (il 57,2%). La propensione alla lettura però non dipende soltanto dalla scuola, come molti erroneamente possono pensare. Ad influire è anche l’ambiente familiare, ad esempio: a leggere di più sono i ragazzi che hanno entrambi i genitori lettori (75%), contro quelli i cui genitori non leggono (35,4%). Secondo gli editori però, tra le cause maggiori che ostacolano la lettura non ci sono solo inadeguate politiche pubbliche di incentivazione all’acquisto di libri, ma anche scarsa promozio-

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ne della lettura da parte dei media. Ecco perché noi siamo qui a stuzzicare la vostra curiosità con l’articolo che segue.


GLI OBBIETTIVI IRRAGGIUNGIBILI

STIMOLANO DI PIÙ

Consigli utili su come portare a termine una lettura

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a scusa più usata è anche la più plausibile: non ho tempo. Ma non è vero. Ce ne sono, di tempi morti, nelle nostre giornate. In primis quando andiamo al bagno, ammettiamolo. E poi c’è la pausa pranzo, la pausa caffè, il tempo degli spostamenti sui mezzi pubblici. Insomma, la verità è che siamo pigri. Diciamolo ad alta voce, forza: SIAMO PIGRI! Ecco perché poi sfiguriamo come paese il paese europeo in cui c’è il più basso consumo di libri*. Eppure leggere è bellissimo e fa bene alla mente: la tiene in allenamento costante ed evita che il cervello si atrofizzi davanti allo schermino dei nostri smartphone; leggere stimola le idee e l’immaginazione. E leggere tanto aiuta ancora di più: magari un libro al giorno è troppo, ma basta avere grandi aspettative per ottenere buoni risultati. A pensarla così è Julien Smith, amministratore delegato di un’azienda che affitta spazi on-demand. In un suo articolo Smith sostiene che il modo migliore per

leggere tanto sia quello di prefiggersi obbiettivi irraggiungibili, come un libro a settimana. Interessante, a tal proposito, la tesi secondo cui il corpo reagisce con forza ed energia alle grandi ferite per guarirle, nella stessa misura in cui si cura meno di quelle più piccole che quindi ci mettono di più a rimarginarsi. Altro consiglio: leggere la mattina presto per non rimandare, o comunque fare in modo che la lettura entri a far parte della nostra routine, che diventi un’abitudine insomma. Perché, lo sappiamo, le abitudini sono due a morire. E un’ultima cosa: non scegliete per forza dei “mattoni”. Con tutto il rispetto per Tolstoj ma se non leggi da anni, “Guerra e pace” non è certo il miglior modo per cominciare questa sfida. E vincerla. Siate leggeri: lo scopo è migliorarsi la vita, non sentirsi degli inetti (fonte Internazionale). *Questo dato è infondato, ma punta all’orgoglio di ognuno.

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Hi-Tech

un pc in 107 secondi Kano: benvenuti nell’era digitale

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ppena 107 secondi per montarlo: un gioco da ragazzi. È un computer e tu puoi costruirlo da solo. Un cervello: la cosiddetta scheda madre, delicata e potente, raccoglie in sé tutta la circuiteria elettronica e i collegamenti tra i vari componenti interni principali del pc. Un case: il telaio all’interno del quale sono generalmente installati i principali componenti hardware; in questo caso, niente più niente meno che la “custodia” della nostra scheda madre. E ne scegli tu il colore. Uno speaker, naturalmente: un microfono per usufruire di tutte le funzionalità audio di cui è dotato il nostro personal computer. Un server wireless: due cavi, un HDMI e una mini-USB, più un WiFi powerup per collegarlo alla rete e rendere attiva e condivisibile la tua realtà virtua- l e . Una tastiera: questa è la tua bacchetta magica. Il tutto è accompagnato da un libro di istruzioni, una SD Card da 8GB e un adattatore universale. Tutto ciò che vi resta da fare è trovare un monitor: potrete navigare, giocare, ascoltare musica e visualizzare video. Questo è Kano. Un computer creato per chiunque e che chiunque può costruire, dai bambini agli anziani; semplice da assemblare, come un Lego; piccolo e pratico, con-

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sente di apprendere i linguaggi base della programmazione. Pensato per raggiungere ogni parte del mondo. La generazione futura è quella dei piccoli geni informatici di oggi. Nel frattempo però giungono segnali d’allarme dalla generazione presente: definiti “drogati da Fb”, gli adolescenti pugliesi fanno un uso eccessivo dei social network, con più di tre ore al giorno passate sul web. Le stime giungono dalla ricerca pubblicata da quattro pedagogisti e sociologi, per la Fondazione Intercultura, su un campione di studenti individuato tra le scuole di Bari, Lecce e Martina Franca. Il 92% dispone di una connessione internet domestica senza limiti di tempo; il 48% dei minorenni pugliesi si dedica alle relazioni online dalle tre ore in poi; il 93% risulta iscritto a Fb mentre solo il 3% ha dichiarato di non avere alcun profilo sui social network; il 56% ha più di 500 contatti. Al fianco dei minori nell’uso del web c’è anche la polizia postale che, in occasione del Safer Internet day, a febbraio organizza workshop nelle scuole pugliesi sul tema del cyber bullismo e della sicurezza online. “Prevenzione e formazione – ha ricordato la dirigente di Bari, Letizia La Selva - sono gli strumenti più efficaci per far sì che i giovani imparino a navigare con prudenza in Internet”.


DA MANAGER A LEADER: IL CAMBIAMENTO PER IL SUCCESSO Dare è la migliore forma di comunicazione Viviamo in un’epoca di grandi cambiamenti. Tutto è veloce, tutto si trasforma velocemente. Bisogna imparare a leggere questi mutamenti per anticiparli e farsi trovare pronti. Nel mondo del lavoro siamo passati, per esempio, dal considerare inutile coltivare certi sogni a riconoscere l’importanza di avere mete e obiettivi che siano coinvolgenti. Persone e Aziende hanno iniziato a dare il giusto valore alle emozioni, ai sogni e ai desideri. Di conseguenza, per lavorare efficacemente e costruire una squadra di lavoro vincente è fondamentale che anche gli imprenditori e i professionisti sviluppino una mentalità differente, che li porti dall’essere Manager all’essere Leader. Oggi solo coloro che hanno saputo sviluppare una propria Leadership riescono ad emergere dalle difficoltà, sanno utilizzare a proprio vantaggio il cambiamento e sono in continua espansione. Ma quali sono le caratteristiche principali del Leader? Come si diventa una guida e un punto di riferimento per il proprio team di lavoro? Un leader deve per prima cosa essere onesto: solo attraverso l’onestà si possono costruire relazioni, umane e professionali, solide e durature, basate sulla fiducia. Questo vuol dire anche ammettere i propri errori e i propri sbagli. Deve essere autorevole e competente in quello che fa: non

può improvvisare la sua professionalità, né essere superficiale nei contenuti e nelle informazioni. La sua autorevolezza si deve esprimere attraverso il dialogo, il confronto e l’apertura verso il nuovo. Il Leader deve essere giusto e saper andare oltre le apparenze e valutare le sue risorse in modo equo, in modo che esse stesse percepiscano il senso di giustizia su cui fare affidamento e a cui rivolgersi in caso di necessità. Bisogna poi andare oltre le convinzioni errate: siamo abituati a credere che il Leader sia una persona che deve solo chiedere e aspettare risultati. In realtà, il Leader deve saper dare, cioè rispondere prontamente ai bisogni del suo Team. Tutti i passaggi precedenti ci portano alla costruzione di un aspetto che non può mancare nella leadership: il senso di appartenenza, fondamentale per la motivazione di una squadra di lavoro che solo unita piò raggiungere risultati inaspettati. Ultimo ma non ultimo, l’elemento che forse rappresenta la base per tutti gli altri: la comunicazione. A questo punto, è bello notare che la Leadership non è qualcosa di acquisita a priori. Non si nasce Leader, ma lo si può diventare! Pasquale Adamo

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Mente locale

Drink

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l 6 Marzo alle ore 20.30, per festeggiare la Settimana della Birra Artigianale, a cena da Eataly le migliori birre artigianali pugliesi incontrano la grande cucina del nostro primo cuoco Antonio Bufi. Non ci faremo mancare niente: da un lato di sarà Anotnio Bufi a descriverci ed illustrarci il menu piatto per piatto; dall’altro, a raccontarci le birre ci saranno i birrai dei birrifici Svevo, Birranova, B94 e Birreria Eataly Bari; per l’analisi olfattiva e gustativa delle birre, e per spiegarci nel dettaglio i criteri di abbinamento brassgastronomici, avremo invece Michele Montemurro, nostro sommelier ed esperto degustatore. Tavoli conviviali da 10 persone. Il menu della serata? Impepata di cozze alla birra Liz. In

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Arte

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Animazione

i inaugura venerdì 21 febbraio alle 18.00 nello spazio espositivo della libreria MonBook a Bari “The sense of white”, collettiva d’arte moderna e contemporanea di Loredana Albanese, Maria Bonaduce, Loredana Cacucciolo, Pietro De Scisciolo, Miguel Gomez, Mauro Antonio Mezzina, Giovanni Morgese, Mario Pugliese, Renato Sciolan e Franco Tullo.

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er la serie di incontri su “La civiltà celtica e la filosofia dei druidi”, il prossimo mercoledì, 26 febbraio, alle ore 18.00 presso la Mediateca Regionale Pugliese, è in programma la proiezione de “La città incantata”, splendido film d’animazione del 2001 diretto dal maestro Hayao Miyazaki.

abbinamento birra Liz del birrificio Birreria Eataly Bari. Orecchiette di grano arso con il pescato del giorno di Eataly, Palamita affumicata. In abbinamento birra Arsa del birrificio Birranova. Cappello del prete stracotto alla birra. In abbinamento birra Fortemalto del birrificio Svevo. Cioccolato e birra . In abbinamento birra Porteresa del birrificio B94. Dunque, appuntamento nella sala conferenze di Eataly Bari, al primo piano. Per prenotare, www. bari.eataly.it , sezione Eventi.

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Cinema

ell’ambito della terza parte della rassegna “Registi fuori dagli sche(r)mi”, giovedì 20 febbraio alle 20.30 presso il Cineporto di Bari è in programma un incontro con il regista Jan Soldat, a cui seguirà la proiezione del suo film del 2013, “Der unfertige”. Il 27 febbraio invece, sempre alle 20.30, sarà la volta del regista Tayfun Pirselimoglu, e del suo “I’m not him”. Infine, stessa ora, giovedì 6 marzo l’incontro sarà con Andrea Pallaoro, regista di “Medeas”.

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Mostra as, stelle e led: ancora per poco, la bipersonale di Josè Angelino e Nicole Voltan dedicata al binomio artescienza, a cura di Anna D’Elia, presso il Museo Nuova Era di Bari, visitabile sino al prossimo martedì 25 febbraio. Apertura al pubblico: tutti i giorni (tranne i festivi) dalle 17.00 alle 20.00.




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