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free press di medicina

Rivista medico-scientifica di approfondimento sui temi pi첫 attuali della salute e prevenzione. Interviste e articoli di medici e professionisti di tutta la Toscana.


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ari Lettori, nasce , un periodico dedicato alla medicina e prevenzione, che tratta argomenti scientifici di grande interesse e attualità. I temi specifici proposti sono approfonditi da medici altamente specializzati, operanti principalmente in Toscana ed in altre regioni. In calce ad ogni articolo sono riportate in sintesi le qualifiche professionali, le specializzazioni acquisite ed i riferimenti di ciascun medico di cui è evidenziata l’intervista. Questo anche al fine di fornire al lettore le informazioni necessarie per una visita o un consulto. è distribuito gratuitamente e capillarmente in farmacie, studi medici, ospedali e cliniche private della Toscana. L’elenco completo è riportato all’interno della rivista.

Vi auguriamo una Buona Lettura !


Medicare Numero 1 Febbraio 2014 Editore e concessionaria pubblicità MGA Comunicazione &Pubblicita’ srl Via Aretina 167/m, Firenze Tel: 055 5275595 mgacomunicazione@libero.it Progetto editoriale Rossella Sciommeri Gabriele Venezi Direttore responsabile Andreas Lotti

FOCUS

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ODONTOIATRIA

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DERMATOLOGIA

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PSICOLOGIA PSICOTERAPIA

Direzione amministrativa Matteo Rovelli Redazione Andreas Lotti Paolo Serena Hanno collaborato Lucia Papi Luisa Guerra Progetto grafico Magazzino 77.com Stampa ABC Tipografia Osmannoro, Sesto Fiorentino Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione anche parziale senza l’autorizzazione del l’editore. Registrazione al Tribunale di Firenze n. 5944/2014 del 12/02/2014

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L’utilizzo dei bifosfonati Prevenire è meglio che curare Le nuove frontiere della chirurgia orale Atrofie dei mascellari e invalidità orale

Il ritorno di una vecchia signora Il melanoma cutaneo Le novità della chirurgia cutanea Dermatologia all’avanguardia Quando la pelle fa la spia La terapia fotodinamica

La nascita dell’ansia La terapia breve strategica La psicoterapia e il lavoro di gruppo Un migliore rapporto con il corpo per una percezione globale del proprio essere Superare il divorzio Ansia e panico tra normalità e patologia


SPECIALIZZAZIONI IN PRIMO PIANO

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CARDIOLOGIA

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ORTOPEDIA

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FISIOTERAPIA

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CHIRURGIA ESTETICA

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chiropratica

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ALLERGOLOGIA

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GASTROENTEROLOGIA

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ginecologia

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FLEBOLOGIA

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ENDOCRINOLOGIA

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LOGOPEDIA

Il cardiologo clinico

La chirurgia protesica dell’anca La protesi dell’anca

La postura e il nostro corpo

Il seno e la chirurgia estetica Il ringiovanimento del volto

La chiropratica nell’equitazione L’ernia del disco

Allergologia molecolare

In fondo...il Colon

Endometriosi, malattia subdola ed enigmatica Rimedi per la menopausa

Capillari, piccole vene e gonfiore delle gambe

Osteoporosi Un centro per il metabolismo

I disturbi specifici dell’apprendimento

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FOCUS

ODONTOIATRIA Come possiamo intuire dall’etimologia stessa della parola, che deriva dal greco, l’odontoiatria è quella branca della medicina (iatrìa) che si occupa della cura dei denti (odous, odontos). E non solo: in odontoiatria si pone la propria attenzione anche sulla prevenzione, la diagnosi e la terapia medica e chirurgica delle gengive e delle ossa mascellari, delle articolazioni temporo-mandibolari, delle ghiandole salivari, dei tessuti neuro-muscolari e delle mucose orali. Uno sguardo di ampio respiro su quello che è l’apparato stomatognatico (dal greco stoma, stomatos = bocca e gnatos = mascella), troppo spesso sottovalutato dal paziente o, addirittura, messo in secondo piano, per la paura ricorrente di una visita dall’odontoiatra. Ma la cura odontoiatrica è basilare per la nostra salute e in questa sezione, con l’aiuto degli esperti, analizzeremo nel dettaglio problematiche che dobbiamo conoscere e riconoscere per vivere al meglio, senza arrivare troppo tardi alle cure necessarie.


odontoiatria

L’utilizzo dei bifosfonati I gravi effetti collaterali che ne derivano I Bifosfonati sono composti chimici, utilizzati come farmaci in grado di inibire il riassorbimento osseo: agiscono sulla struttura e sulla mineralizzazione dell’osso attraverso una riduzione della funzione degli osteoclasti e, in caso di trattamenti prolungati, rallentano il turn-over osseo fino a sopprimerlo, riducendo, quindi, proprio la capacità del sistema osseo di rimaneggiarsi dinamicamente per riparare eventuali traumi o microfratture. L’aumento della mineralizzazione e della durezza delle ossa, grazie all’utilizzo di questi composti chimici, rende, al contempo, le stesse ossa più fragili e più esposte al rischio di fratture. I bifosfonati, grazie alla loro affinità per i tessuti scheletrici, si accumulano principalmente nelle ossa mascellari, agevolati in questo dall’abbondante vascolarizzazione e dall’elevato ricambio cellulare, correlato alla cospicua attività funzionale di queste zone: si determina

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così una ridotta capacità di guarigione, che espone il paziente a rischi di necrosi locale. In campo odontoiatrico è particolarmente temuta la necrosi ossea avascolare, che può essere più o meno asintomatica e che rischia di compromettere, anche in modo irreversibile, importanti segmenti ossei. I bifosfonati più comuni sono gli acidi alendronico, ibandronico, risedronico, clodronico, etidronico, neridronico, pamidonico e zoledronico: la loro somministrazione può avvenire per via endovenosa od orale, a dosaggi anche molto bassi e così radi nel tempo da non far percepire al paziente la loro importanza, tanto che, per lo Zoledronato, è sufficiente una sola applicazione annua di 5mg per via endovenosa. Molto più facile per il paziente, invece, è comprendere l’importanza della terapia a seguito di utilizzo di Aledronato, la cui assunzione è di ben 10 mg al giorno per via orale.

Il Dottor Andrea Samori Professore a c. presso l’Università di Genova, riceve a Firenze, in Via Bottego Vittorio 24 (Tel. 055 4377995) a Scandicci, in via Agnoletti Maria Enriquez 13 (Tel. 055 2579976) e a Genova presso il dipartimento di scienze chirurgiche (DISC) pad. 4 dell’ospedale S.Martino (010 3537309). Per info e prenotazioni è possibile anche contattarlo al numero di cellulare 347 6920217. info@studiosamori.it www.studiosamori.it


ODONTOIATRIA

Il Dottor Andrea Samori, Professore a c. presso l’Università di Genova, si è laureato con lode in odontoiatria e protesi dentaria nel 1997 a Bologna. Ha frequentato vari corsi di perfezionamento presso le università di Lione in Francia e di San Paolo in Brasile, ha collaborato con l’Università di Marsiglia ed è stato docente per master e corsi di perfezionamento promossi dalle Università di Brescia, Genova e Pisa. Il Dottor Andrea Samori dal 2011 è Segretario Regionale in Toscana per la Società italiana di Estetica Dentale (S.I.E.D.), dal 2012 è consulente del D.I.S.C. dell’Ospedale San Martino di Genova e, dal 2013, è Professore a c. presso l’Università di Genova: proprio in ambito accademico, nel 2013 si è occupato di anatomia chirurgica nel corso di microscopia operativa odontoiatrica, mentre, in questo 2014, si occupa di chirurgia ambulatoriale nel corso di nuove tecnologie in odontoiatria. Fornisce consulenze presso studi odontoiatrici in merito, prevalentemente, alla chirurgia implantare - guidata e non - alla chirurgia avanzata, alla protesi ed alla parodontologia estetica.

Oggi molti pazienti vengono trattati adeguatamente, a seguito di patologie importanti, con bifosfonati o aminobifosfonati, dei composti chimici utilizzati come farmaci in grado di inibire il riassorbimento osseo, in quanto, ad esempio, sono in grado di contrastare l’ipercalcemia associata a molti tumori solidi che possono dare metastasi ossee, tra cui, le più comuni, sono quello della mammella nella donna e della prostata nell’uomo; oppure, questi composti chimici possono ridurre l’incidenza a e la gravità delle fratture vertebrali nel mieloma multiplo e anche migliorare la morfologia ossea e la sintomatologia dolorosa nella malattia di Paget. Sfortunatamente, però, i bifosfonati, oltre ad essere correttamente utilizzati per queste terapie, sono abusati anche per prevenire e contrastare l’osteoporosi, con una gravità degli effetti collaterali che non giustifica tale trattamento: il paziente, infatti, in questo caso, viene esposto ad importanti complicazioni a carico dei mascellari, specie in considerazione del fatto che, questi composti chimici, restano accumulati nelle ossa anche per decenni dopo la loro assunzione. La gravità delle complicazioni è proporzionale al tempo ed al metodo di assunzione, ma, essendo farmaci relativamente recenti, solo da pochi anni sono evidenti proprio le complicazioni più gravi. Fortunatamente la nuova consapevolezza dei possibili effetti collaterali sta sensibilizzando la classe medica ad inviare, i pazienti in procinto

di trattamento con bifosfonati, dall’odontoiatra, per un’accurata valutazione dello stato della bocca e per attuare tutte le procedure di bonifica necessarie. Diverso, invece, è il destino di quei pazienti che hanno scoperto di essere in trattamento, prima di poter provvedere a delle adeguate bonifiche e per i quali possono rendersi necessari degli interventi odontoiatrici, anche invasivi, e solo il rivolgersi a centri odontoiatrici, specializzati, può prevenire e ridurre i rischi di necrosi ossee, oltre a permettere la corretta gestione dei casi in cui queste si dovessero comunque manifestare. Oggi i pazienti che assumono o hanno assunto bifosfonati, anche solo per problemi di osteoporosi - per cui, ricordiamo, che la consapevolezza e la gravità degli effetti collaterali non giustifica più tale trattamento - sono moltissimi e spesso non conoscono bene le possibili complicanze ad essi associati: è fondamentale che questi pazienti vengano adeguatamente istruiti, affinché, in autonomia, possano monitorare tutti i principali sintomi della patologia fin dallo stadio iniziale. I pazienti devono inoltre essere motivati ad una maggior attenzione della propria igiene orale, provvedere quanto prima a rimuovere tutti i fattori di rischio presenti nella propria bocca e, con adeguate valutazioni, anche radiografiche, monitorare lo stato dei tessuti della bocca, sia ossei che muco-gengivali, al fine di minimizzare i rischi correlati all’insorgenza dell’osteonecrosi, che, sfortunatamente, è spesso asintomatica.

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ODONTOIATRIA

Prevenire è meglio che curare

Piccole e costanti attenzioni che possono aiutare il paziente La prevenzione è il principio e, al contempo, la finalità terapeutica. L’abbiamo analizzata, in relazione alle varie discipline dell’odontoiatria, grazie al contributo professionale del Dottor Orfeo Magnanimo, odontoiatra dal 2003. Igiene orale, curettage e levigatura radicolare sono alla base della prevenzione alla parodontite, problema che colpisce circa il 50% della popolazione nei suoi diversi livelli. Trascurare questa patologia è la causa principale della perdita dentale. Perfino la semplice istruzione all’igiene, fin dalla tenera età, risulta essere fondamentale per evitare questo tipo di problema. A partire dai 5-7 anni, quindi, è consigliabile istruire e monitorare i piccoli pazienti all’igiene con l’utilizzo, se necessario, di sigillature dei molari e detartrasi professionale pediatrica. Anche l’ortodonzia è una disciplina da considerarsi preventiva. Studi scientifici e clinici dimostrano come l’allineamento dentale e il corretto

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rapporto intermascellare, ristabiliti da adeguata terapia ortodontica, possibilmente con tecnologie di ultima generazione, aiutino a prevenire carie e problemi articolari mandibolari (ATM): un sofisticato software, infatti, è in grado di ricreare una rappresentazione 3D dettagliata del tuo sorriso, mentre attacchi e fili vengono fabbricati in modo personalizzato per la tua bocca. Il trattamento è su misura per ogni paziente, che porterà l’apparecchio ortodontico per un periodo di tempo minore rispetto agli apparecchi tradizionali. Ogni dettaglio è calcolato con precisione, per prevedere il movimento dei denti in maniera ottimale: il che, tradotto concretamente, significa un minor numero di appuntamenti per il paziente. Con questa tecnica, è possibile vedere il risultato ancora prima di iniziare la terapia. A livello protesico e chirurgico, la tecnologia odierna ci permette di eseguire lavori con maggiore detergibilità estetica e durabilità: perfino questa è prevenzione. Quando, per diverse ragioni, si perde un dente naturale, è possibile sostituirlo con una “radice” in titanio, materiale molto resistente e ben accettato dall’organismo. La “radice” in titanio si inserisce nell’osso, il quale, dopo un breve periodo di guarigione, la ingloba completamente, dando origine al fenomeno dell’osteointegrazione. Quarant’anni di studi clinici hanno evidenziato la bassa percentuale di insuccesso degli impianti dentali osteointegrati, rendendo questa metodica estremamente affidabile. Inoltre, il grande passo in avanti è la possibilità di rigenerare osso dove necessario, per creare così la situazione ideale all’inserimento degli impianti. Nello studio del Dottor Magnanimo si pratica un’implantologia avanzata, che prevede un sistema di pianificazione del trattamento attraverso la chirurgia 3D guidata, permettendo di pianificare l’intervento chirurgico al computer sulla base di un’indagine della TAC. Il sistema dell’implantologia 3D guidata permette di progettare la posizione e l’inclinazione, la profondità e la

Il Dottor Orfeo Magnanimo riceve a Prato, in Via Martiri delle Foibe 5 (una traversa di Via Rubieri e Via Bologna). Tel. 0574 690815 Cell. 339 6725042 dott.orfeomagnanimo@ gmail.com www.dottorfeomagnanimo.it


ODONTOIATRIA Professionista giovane ma esperto, il Dottor Orfeo Magnanimo si è laureato nel 2003 a Firenze in Odontoiatria e Protesi dentale; nel biennio 2008-2010 ha conseguito un master universitario in ortodonzia presso la facoltà di Ferrara, uno tra i centri ortodontici più importanti d’Italia, con prestigiosi professori e professionisti riconosciuti a livello internazionale. Il suo studio, dotato di tecnologie all’avanguardia, è accogliente e rassicurante. “Ho iniziato ad esercitare come odontoiatra nel 2004, già forte di un’esperienza come odontotecnico. Una particolarità, questa, che mi consente oggi di collaborare in maniera efficace con gli odontotecnici e di realizzare al meglio le terapie protesiche”. Esercitando anche nel campo dell’implantologia e dell’ortodonzia, lo studio del Dottor Magnanimo offre soluzioni valide dai punti di vista dell’estetica, della biomeccanica e della biocompatibilità: “tre fattori che un clinico serio deve necessariamente ricercare per raggiungere il successo nelle terapie odontoiatriche. Attualmente l’odontoiatra ha a disposizione materiali e tecnologie che gli permettono di ottenere risultati sino a poco tempo fa impensabili. Il mio obiettivo, anche di fronte alle riabilitazioni più complesse, è sempre quello di raggiungere il massimo dei risultati e, per fare questo, non mi mancano la passione, le capacità manuali e, perché no, un particolare tocco artistico”.

dimensione esatta degli impianti, in rapporto alla posizione del dente ed alla conformazione anatomica del paziente prima dell’intervento chirurgico. Una mascherina personalizzata “guida” l’operatore, che inserisce l’impianto senza dover aprire la gengiva del paziente. Molto spesso si tende a sottovalutare la conservativa, ovvero la disciplina di ricostruzione dentale (le comuni otturazioni). In tale disciplina prevenire significa: utilizzare materiali estetici, duraturi e altamente biocompatibili; modellare tali materiali sotto diga, per isolare, gli elementi da ricostruire, da saliva, batteri e vapore ac-

queo. È di fondamentale importanza affidarsi ad un professionista che, con la sua conoscenza anatomica, con il suo estro artistico e le proprie conoscenze tecniche, riesca a riabilitare gli elementi dentali nel rispetto dei limiti anatomici, dell’estetica, dell’occlusione e della detergibilità. Si riesce a realizzare una corretta prevenzione solo se i pazienti superano il timore di questa figura professionale, grazie ad un giusto approccio e ad un corretto rapporto con l’ambiente medico, senza tralasciare la cordialità, il rispetto e la pazienza.

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ODONTOIATRIA

Le nuove frontiere della chirurgia orale Chirurgia orale, implantologia, protesi: questo tipo d’interventi possono avere conseguenze importanti sulla salute e sull’aspetto estetico del paziente. Le tecniche relative a questo delicato tema medico, sono sempre più avanzate e improntate alle biotecnologie. Ci siamo soffermati sull’argomento con il Dott. Francesco Mondani, medico – chirurgo specializzato in Odontostomatologia che visita ed opera con tecniche all’avanguardia presso il studio di Pistoia.

Dr. Francesco Mondani. Per appuntamenti: Viale Adua 138, Pistoia Tel. 0573 975865

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1982, specializzato in Odontostomatologia, il Dr. Francesco Mondani e la sua equipe praticano da molti anni le tecniche più affidabili e aggiornate in implantologia, protesi e chirurgia orale.

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ODONTOIATRIA

Grazie al continuo aggiornamento e all’impiego costante della migliore tecnologia in campo odontoiatrico, oggi siamo in grado di affrontare e risolvere tutte le richieste specialistiche dei pazienti dedicando una particolare attenzione alle problematiche estetiche del sorriso e del volto. Notevole importanza viene data alla risoluzione dei problemi disfunzionali masticatori legati all’articolazione temporo- mandibolare che comportano dolori facciali della testa e del collo. All’interno dello Studio vengono eseguite, sempre con maggior frequenza, tecniche di rigenerazione ossea finalizzate all’implantologia. E’ molto importante soffermarsi sull’argomento sottolineando il fatto che, spesso, anni fa, eravamo costretti a dire al paziente che non potevamo innestare una protesi fissa, a causa dell’insufficienza dell’osso utile per poter realizzare gli impianti. Oggi, grazie all’esistenza di tecniche sempre più perfezionate e raffinate, ci è consentito ricostruire porzioni ossee della bocca allo scopo di avere un volume di tessuto idoneo al posiziona-

mento di impianti per una protesi dentale fissa. Fondamentalmente esistono quattro tecniche per l’ incremento volumetrico dell’osso dei mascellari : 1) Rialzo del seno mascellare: vengono introdotti biomateriali per via orale nel seno mascellare affinché venga stimolata la crescita di osso idoneo all’inserimento degli impianti 2) Split crestale: prevede l’espansione delle creste ossee troppo sottili tramite una frattura longitudinale a legno verde, indotta chirurgicamente in modo mirato. Una successiva rimodellazione consente, secondo i principi biologici della guarigione delle fratture ossee, la ricrescita ossea nella lacuna creata artificialmente. 3) Rigenerazione ossea guidata: questa tecnica si avvale del posizionamento di “membrane” biocompatibili, modellabili su misura a sostegno del coagulo e di biomateriali, laddove esiste la carenza ossea. Le membrane, maturando, si trasformeranno in osso compatto pronto a supportare impianti. 4) Innesti ossei con cui si avvitano blocchetti di osso sagomati su misura alla zona carente: l’osso innestato è prelevato dal paziente stesso oppure dalla Banca dell’osso umano o animale. Il tutto è, ovviamente, affidabile e sicuro dal punto di vista biologico. Possiamo dire, per concludere, che l’ obiettivo principale è il paziente e la soddisfazione che ne deriva in esso per aver ritrovato funzionalità ed un nuovo sorriso.

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ODONTOIATRIA

Atrofie dei mascellari e invalidità orale L’estrazione dentaria e comunque la perdita dei denti, si associa sempre ad un riassorbimento dell’osso alveolare. Tale riassorbimento, soprattutto quando i denti sono persi da molti anni, può essere così rilevante che per il paziente diventa problematico, e qualche volta impossibile, portare una protesi tradizionale. Approfondiamo la questione con il Prof. Ugo Covani, Ordinario di Odontoiatria dell’Università di Pisa e Direttore dell’Istituto Stomatologico Toscano con sede a Camaiore, all’interno dell’Ospedale della Versilia. Questo fenomeno di riassorbimento rappresenta un processo continuo e irreversibile e sembra interessare maggiormente la donna rispetto all’uomo, ed in misura maggiore la mandibola rispetto alla mascella. A causa di questo processo, i pazienti incontrano crescenti difficoltà a portare le protesi tradizionali, ovvero le vecchie dentiere, con conseguen-

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ze che vanno da una riduzione dell’efficienza masticatoria fino a problemi di relazione sociale. La riduzione dell’efficienza masticatoria costringe a rinunciare a determinati cibi e può condizionare negativamente i processi digestivi, mentre l’instabilità della protesi mette il paziente in una condizione di insicurezza che condiziona i rapporti sociali ed il benessere psicologico. Potremmo dunque concludere che le gravi atrofie dei mascellari finiscono con il creare una vera e propria categoria di invalidi orali. E’ chiaro, dunque, che da sempre gli stomatologi e i chirurghi orali hanno ricercato soluzioni che in qualche modo alleviassero i problemi di questa categoria di pazienti. Sicuramente, le tecniche di implantologia hanno aiutato molto nella soluzione di parte di questi casi, ma, nei gradi più gravi di atrofia, la mancanza di osso, sia in altezza che in spessore, rende impossibile il posizionamento degli impianti. Spesso, la risposta a questi problemi ha richiesto e richiede ancora interventi chirurgici preliminari volti a ricostruire l’osso perduto così da poter posizionare gli impianti in un secondo momento. Nelle atrofie della mascella si può invece ricorrere ai così detti impianti zigomatici, ovvero ad impianti molto più lunghi del normale che vengono inseriti nell’osso dello zigomo. Tale soluzione è volta a semplificare la procedura chirurgica, ma soprattutto a ridurre i tempi di trattamento grazie all’immediato utilizzo di questi impianti. Ovviamente, non tutte le soluzioni si prestano per risolvere tutti i casi, ma nella maggior parte dei trattamenti si può trarre vantaggio da un approccio esperto e specialistico alla chirurgia. Le soluzioni ricostruttive ricorrono solitamente ad innesti, per i quali si può scegliere fra numerose opzioni che vanno dall’innesto di osso dello stesso paziente, all’osso della banca dei tessuti, all’osso di animale fino ai materiali sintetici. Inutile ribadire che ogni caso ha una sua specifica ed auspicabile soluzione e la scelta deve avvenire dopo una diagnosi attenta, fondata, oltre

Istituto Stomatologico Toscano Centro di Odontoiatria Ospedale Unico della Versilia Via Aurelia, 335 - Lido di Camaiore (LU) Tel. 0584 6059888 – 0584 6059889 Fax 0584 6058716 centro.odontoiatria@ usl12.toscana.it www.istitutostomatologicotirreno.it


ODONTOIATRIA

L’Istituto Stomatologico Toscano, diretto dal Prof. Ugo Covani, che gestisce il Centro di Odontoiatria dell’Ospedale della Versilia, è diventato recentemente una Fondazione per la Clinica, la Ricerca e l’Alta Formazione in Odontoiatria. La “mission” di questa Fondazione ONLUS prevede di consolidare la presenza dell’Istituto fra i poli di eccellenza odontoiatrici nel panorama nazionale ed internazionale e di sviluppare un’azione sociale che permetta di estendere le prestazioni di riabilitazione orale più importanti ad un’utenza più ampia, favorendo le categorie sociali svantaggiate, grazie ad una politica di prezzi contenuti.

che su un irrinunciabile esame clinico, anche su accurati studi radiografici e una pianificazione del posizionamento implantare, che sempre più spesso si avvale dell’integrazione con l’informatica e l’utilizzo di sistemi computerizzati. Dunque, una pratica avanzata che sovente deve integrare, per poter esprimere il meglio delle competenze, l’operato di più professionisti: un lavoro di squadra piuttosto che il lavoro di un singolo professionista. L’Istituto Stomatologico Toscano, Fondazione per la Clinica, la Ricerca e l’Alta Formazione in Odontoiatria, ha da molti anni sviluppato una notevole esperienza nella ricostruzione dei mascellari atrofici grazie alla sua localizzazione all’interno dell’Ospedale della Versilia, che consente di effettuare interventi in anestesia generale all’interno di una struttura ospedaliera e con le garanzie che da ciò derivano. Si tratta di una struttura, vocata ad una pratica odontoiatrica di eccellenza che si avvale di 5 unità cliniche dotate di tecnologie fra le più avanzate sia per i dispositivi terapeutici che per il controllo della sterilizzazione e delle infezioni. All’interno del Centro di Odontoiatria dell’Ospedale della Versilia vengono praticate a pagamento tutte le branche della moderna odontoiatria dalle più avanzate cure conservative dei denti affetti da patologie cariose o parodontali fino alla sostituzione protesica dei denti perduti con un vasto utilizzo delle tecniche implantari,

praticate anche in presenza di gravi atrofie ossee grazie alla costante ed esperta pratica delle tecniche di ricostruzione ossea nonchè a tutti gli interventi di chirurgia orale, dai più semplici ai più complessi. Notevole importanza viene riservata alla prevenzione con un ambulatorio di Igiene dentale dove personale laureato e di alta qualificazione contribuisce ad assicurare la salute orale dei pazienti. Più recentemente la sensibilità ai problemi sociali che deve caratterizzare l’azione di una Fondazione e ai quali è rivolta la mission dell’Istituto, ha indotto ad organizzare una Unità di trattamento delle gravi atrofie dei mascellari in collaborazione con una delle più prestigiose aziende di produzione implantare che integri le attività di ricostruzione ossea con l’utilizzo anche degli impianti zigomatici. La creazione di questa unità funzionale, che unisce più operatori specialisti in Chirurgia e Chirurgia Stomatologica, nasce con l’intenzione di offrire ai pazienti una equipe che affronti il trattamento delle atrofie dei mascellari a 360° in linea con le più avanzate esperienze internazionali, offrendo tutte le possibili soluzioni da scegliere di volta in volta, fino a scegliere quella più adatta alla soluzione del caso clinico da trattare. Non ultimo, in linea con i propri obbiettivi, con un particolare riguardo al contenimento dei costi.

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FOCUS

DERMATOLOGIA La Dermatologia, come tutte le altre branche della medicina moderna, è in costante evoluzione per poter rispondere in modo sempre più efficace alle esigenze dei pazienti. In questo primo numero di , abbiamo interpellato alcuni medici – chirurghi operanti in Toscana, ma non solo, specializzati in dermatologia. Ciò che ne è venuto fuori è un’interessante panoramica a trecentosessanta gradi che analizza in modo approfondito vari aspetti delle patologie della pelle e della loro cura: dalle più recenti tecniche di chirurgia cutanea ed estetica, alle terapie moderne come quella fotodinamica, fino all’incidenza della genetica sulla predisposizione ad alcune tipologie di tumori della pelle. E ancora: focus di approfondimento, gli studi e le strutture dove potersi curare o prenotare un consulto. Filo conduttore di tutti i temi illustrati dai medici intervistati: l’importanza della prevenzione sanitaria nel trattamento di qualsiasi malattia cutanea. Prevedere e curare per tempo anche un “semplice” neo della pelle può essere decisivo per evitare un intervento chirurgico. Consigli già sentiti, ma mai troppo ripetuti per garantire al meglio la salvaguardia della nostra salute.


DERMATOLOGIA

Dr.ssa Anna Lisa Rapaccini Tel. 055 9789665 Cell. 331 9278722 annalisa.rapaccini@ gmail.com

Laureata in Medicina e Chirurgia, nel 1988, con la votazione di 110 e lode, la Dott.ssa Anna Lisa Rapaccini ha quindi conseguito, nel 1992, la specializzazione in dermatologia e venereologia, ottenendo nuovamente il massimo dei voti e la lode. La Dott.ssa Rapaccini si occupa di dermatologia generale presso il distretto sociosanitario Asl 10 di Figline Valdarno e di malattie a trasmissione sessuale presso il centro M.T.S. Dell’Università degli Studi di Firenze, nella sede IOT Palagi, a Firenze.

Il ritorno di una vecchia signora La storia della sifilide

La sifilide è una malattia trasmissibile sessualmente, che si osserva solo nell’uomo, causata da un batterio di nome Treponema Pallidum: si tratta di una malattia oggi facilmente curabile e guaribile. Secondo una delle ipotesi più accreditate, la sifilide comparve in Europa, per la prima volta, alla fine del 1400, portata dai marinai della flotta di Cristoforo Colombo. Questa infezione, caratterizzata da un’ampia sintomatologia di difficile diagnosi, si può evolvere in tre diverse forme: primaria, secondaria e terziaria. La forma primaria è caratterizzata dalla comparsa di una lesione dei genitali (pene, vulva ed ano): si tratta di un nodulo eroso di consistenza duro-elastica, non dolente, che guarisce spontaneamente dopo circa un mese. Questa lesione compare nella sede di penetrazione del treponema dopo circa 21 giorni dal rapporto sessuale contagioso. Il nodulo guarisce, ma il Treponema si diffonde nel sangue per raggiungere gli organi interni e ritornare alla cute dopo 2-3 mesi dal contagio, sotto forma di eruzione diffusa di colorito rosso bruno, che sembra una reazione da farmaci e prende il nome di sifilide secondaria. La sifilide secondaria, se non viene trattata, scompare e diviene latente, cioè una malattia che c’è ma non si vede, che può provocare danni agli organi interni e al sistema nervoso centrale, evolvendosi nella sifilide terziaria e potendo condurre anche alla morte. Fino alla scoperta degli antibiotici, avvenuta negli anni ’40, la sifilide ha seminato morte: una condanna che è rimasta come un ineluttabile sottofondo nell’opinione pubblica e infatti, ogni qualvolta che viene eseguita questa diagnosi, il paziente ne rimane profondamente sconvolto. Negli anni ’40, con la scoperta della Penicillina in Europa ed in America, si è assistito ad una drastica riduzione dei casi di sifilide. La sifilide riemerse negli anni ’60, per una serie di comportamenti che possono essere riassunti nella cosiddetta regola delle “3P”: Promiscuità, Permissività e Pillola. Più tardi, negli anni ’80, si è osservato un ulteriore declino della sifilide, dovuto al cambiamento dei comportamenti sessuali per far fronte alla epidemia da HIV. Nei primi anni ’90 si è avuta una stabilizzazione del numero dei casi di sifilide, raggiungendo la più bassa prevalenza ed incidenza .

Nel 1999, in Europa, USA ed Australia, fu osservata una ricomparsa della sifilide primaria e secondaria in maschi omosessuali e, tra questi, i pazienti positivi all’HIV erano i più numerosi . A partire dal 2000 l’incidenza, in Italia, di casi di sifilide primaria e secondaria ha presentato un incremento annuale fino al 400%; e, anche nel nostro Paese, l’epidemia sifilitica viene particolarmente segnalata fra i soggetti con infezione da HIV. Oggi i fattori di rischio, della nuova pandemia, sono rappresentati dalla ripresa delle abitudini sessuali ad alto rischio tra gli omosessuali maschi, dal non uso del condom e dall’aumento sia del sesso orale che del sesso occasionale con partner conosciuti via internet.

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DERMATOLOGIA

Il melanoma cutaneo l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce

Il melanoma è una neoplasia che insorge prevalentemente a livello cutaneo alla cui patogenesi concorrono fattori genetici, costituzionali (ad es. occhi e capelli chiari), la presenza di numerosi nevi, di nevi congeniti grandi o di nevi atipici, di storia familiare e/o personale di melanoma e l’esposizione solare intermittente. Se diagnosticato in fase avanzata, il melanoma è una neoplasia altamente aggressiva e, essendo l’asportazione chirurgica l’unica opzione terapeutica valida in caso di sospetto, la prevenzione e la diagnosi precoce sono due strumenti fondamentali. Ce ne parla Antonella Di Cesare, Medico Chirurgo, Specialista in Dermatologia e Venereologia. La prevenzione primaria del melanoma si basa sulla corretta educazione, sin dalla prima infanzia, all’esposizione solare, al fine di evitare le ustioni solari, in ogni periodo dell’anno, durante il soggiorno al mare, in campagna, al parco e/o in montagna. Sono fortemente raccomandati l’uso di indumenti che proteggano dai raggi ultravioletti (cappellini, magliette, occhiali da sole), di creme e/o spray con filtri solari ben proporzionati al tipo di cute, da applicare e rinnovare periodicamente, durante il periodo di esposizione, su tutta la cute e non solo sui singoli nevi. È opportuno evitare l’esposizione durante le ore centrali della giornata, o l’utilizzo di creme corporee contenenti profumi per il rischio di reazioni allergiche o di potenziamento degli effetti dei raggi ultravioletti. L’uso di lampade o lettini abbronzanti è da scoraggiare, soprattutto negli adolescenti e nei giovani adulti. La prevenzione secondaria volge alla individua-

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Dr.ssa Antonella Di Cesare Tel. 3470104888 antonelladicesare@yahoo.it Riceve su appuntamento a Firenze, Prato e Teramo

Nevo melanocitico tipico. La neoformazione presenta simmetria di forma e colore, dimensioni e caratteristiche cliniche stabili nel tempo. L’esame dermoscopico dimostra la presenza dei criteri tipici delle lesioni melanocitarie benigne.

Nevo melanocitico con iperpigmentazione periferica valutabile sia con la regola dell’ABCDE sia mediante la dermoscopia. Per tale motivo viene consigliato un controllo periodico del nevo sia a livello clinico sia mediante l’acquisizione digitale dell’immagine.

Nevo melanocitico atipico alla valutazione mediante dermoscopia, per cui viene consigliata l’asportazione chirurgica a scopo preventivo.


DERMATOLOGIA

Laureata nel 2003 in Medicina e Chirurgia (110/110 e lode), dal 2007 specializzata in Dermatologia e Venereologia (50/50 e lode). Esperienza formativa e professionale in Italia (Clinica Dermatologica dell’Università degli Studi dell’Aquila e di Firenze, e IDI, Roma) e all’estero (St. John’s Institute of Dermatology, Guy’s Hospital, King’s College, Londra) sia in ambito clinico sia nel campo della ricerca scientifica. Le principali aree di attività riguardano la dermatologia generale ed oncologica sia negli adulti sia in ambito pediatrico, con particolare interesse alle malattie infiammatorie cutanee (ad es. psoriasi), alla dermoscopia, alla tricologia e alla chirurgia dermatologica.

zione di lesioni sospette e/o atipiche. Non esiste un’età corretta in cui iniziare ad effettuare il cosiddetto “controllo dei nevi”. La presenza stessa di nevi e/o di fattori di rischio sono elementi sufficienti per eseguire, in primo luogo, un autoesame e, quindi, una visita medica. Nella conduzione dell’autoesame è molto utile la regola dell’ABCDE che consente la valutazione di asimmetria (A) nella forma, irregolarità dei bordi (B), presenza di uno o più colori (C), dimensioni (D) di una lesione pigmentata nonché della sua evoluzione (E) nel tempo. La visita medica viene effettuata mediante la valutazione clinica delle lesioni pigmentate e l’impiego di una metodica diagnostica non invasiva, la dermoscopia (dermatoscopia, microscopia ad epiluminescenza) che si avvale dell’uso di uno strumento manuale (e/o digitale) per l’analisi di strutture non visibili ad occhio nudo. La registrazione della sede dei nevi con caratteristiche strutturali a rischio e/o atipiche e l’eventuale documentazione fotografica corrispondono alla cosiddetta “mappa” dei nevi, e consentono di seguire nel tempo tali lesioni e le loro eventuali modifiche. I controlli clinici devono essere preferenzialmente effettuati quando la cute non è abbronzata, in quanto l’esposizione al sole o a raggi ultravioletti comporta una modifica delle caratteristiche dei nevi, rendendone la valutazione meno agevole. Controlli clinici periodici, associati a una corretta fotoesposizione e all’autoesame, sono pertanto altamente raccomandabili nei soggetti a rischio di melanoma.

Rosacea papulopustolosa ed eritema persistente della zona centro facciale.

Focus su: La rosacea Antonella Di Cesare, Medico Chirurgo, Specialista in Dermatologia e Venereologia •

La rosacea è una patologia infiammatoria cutanea, localizzata generalmente al volto, caratterizzata da uno spettro di manifestazioni cliniche, ad andamento intermittente, che vanno dalla presenza di eritema e teleangectasie alla comparsa di lesioni papulo-pustolose fino alla possibile evoluzione verso la fase di fima.

L’eziopatogenesi esatta non è nota, tuttavia, in soggetti geneticamente predisposti, l’intervento di fattori scatenanti (ad es. sbalzi di temperatura) determina la comparsa di fenomeni vasomotori transitori e la stimolazione dei sistemi nervoso ed immunitario.

La terapia della rosacea varia in relazione alla gravità del quadro clinico. Tuttavia la rimozione dei fattori scatenanti e l’impiego di una adeguata fotoprotezione, di emollienti, idratanti e detergenti specifici rappresentano i presidi base che accompagnano l’istituzione di una terapia topica e/o sistemica (ad es. metronidazolo e/o tetracicline per uso topico o sistemico, ac azelaico per uso topico).

Attualmente sono in fase di sviluppo nuove terapie topiche a base di antagonisti dei recettori adrenergici che sembrano dimostrare una elevata efficacia nel trattamento dell’eritema.

Recentemente è stato approvato l’impiego per via orale di basse dosi (sub-antimicrobiche) di doxiciclina, al fine di sfruttare il rapido ed efficace effetto anti-infiammatorio dell’antibiotico, riducendone gli effetti collaterali e consentendo terapie prolungate nel tempo.

I nuovi presidi terapeutici per la rosacea offrono, pertanto, una nuova prospettiva nel trattamento delle manifestazioni cliniche acute e nella prevenzione delle recidive.

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DERMATOLOGIA

Le novità della Chirurgia Cutanea Il Dr. Gian Marco, Consigliere Nazionale della Società Italiana di Dermatologia Chirurgica e Oncologica (SIDCO), oltre che specialista in Dermatologia e Venereologia, Idrologia Medica e Dermochirurgo, ci illustra le moderne tecniche della chirurgia cutanea. I tumori cutanei sono costantemente in aumento per l’aumento dell’età media e dell’esposizione solare. La dermatologia chirurgica è in prima linea nella diagnosi e nel trattamento di carcinomi, melanomi e altre patologie neoplastiche cutanee. Negli ultimi anni si sono messe a punto nuove tecniche e tecnologie che, se integrate, centrano gli obiettivi di ottenere l’eradicazione della neoplasia e un risultato estetico ottimale. La necessità di operare molte persone ancora giovani e la richiesta generale di bassa invasività delle terapie, spinge conseguentemente a ridurre sempre più gli esiti cicatriziali degli interventi. Per alcuni tipi di neoplasie si possono usare tecnologie non chirurgiche come la terapia fotodinamica e addirittura alcuni farmaci ma, dato che la maggior parte dei tumori richiede la terapia chirurgica, è necessario usare le nuove opportunità che la ricerca ha messo a punto perché la chirurgia possa lasciare poco segno di sé. Tra le novità tecnologiche più significative si può citare la teledermatologia. Tale tecnica ha raggiunto alti livelli di affidabilità, ha facilitato e faciliterà sempre più la diagnosi anticipata del tumore. L’ intervento precoce comporta una cicatrice limitata e ciò costituisce il primo vantaggio in termini di visibilità. In questo campo, abbiamo ideato e messo a punto in collaborazione con l’ Università di Pisa, un sistema di teledermatologia “diffusa” che usa un semplice cellulare utilizzabile da chiunque e dovunque ci sia copertura G3. La tecnologia permette di trasferire in tempo reale immagini ad alta definizione da un paziente distante rendendo così possibile effettuare dia-

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gnosi immediate. Anche la tecnica chirurgica è stata protagonista di innovazioni. Ad esempio, adesso si può contare su nuovi materiali di sutura, come il Vlock®: un filo chirurgico dotato di “uncini” che permette una sutura esclusivamente interna, poco traumatica, senza bisogno di punti esterni “responsabili” di segni più o meno visibili. Si usano inoltre medicazioni avanzate e trattamenti precoci post-intervento sulla cicatrice per ridurne la visibilità e, talvolta, raggiungerne l’invisibilità, se la cute del paziente è favorevolmente predisposta. Perché la tecnica e la tecnologia possano essere applicate al meglio è necessario che gli operatori siano formati sempre meglio. A questo fine l’addestramento chirurgico ha fatto un passo avanti con la messa a punto di teste e tessuti umani sintetici dove poter apprendere le tecniche più complesse in sicurezza e dove sperimentare soluzioni nuove. Sicuramente i cardini di un esatto trattamento chirurgico sono la diagnosi corretta e l’uso della relativa tecnica chirurgica appropriata. Oggi, tuttavia, possiamo anche ambire, grazie alle nuove tecnologie e ai nuovi materiali, ad esiti estetici molto validi oltre che all’eradicazione del tumore cutaneo.


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Dermatologia all’avanguardia Dottor Vezzoni, qual è l’attività di Vdermastudio?

Dr. GianMarco Vezzoni VDERMASTUDIO Viareggio, via Vetraia n. 7 Tel. 0584 361360 www.vdermastudio.it info@vdermastudio.it

E’ uno studio medico dedicato alla dermatologia, nato per offrire un riferimento nel campo della dermatologia medica, chirurgica ed estetica. In particolare siamo orientati alla prevenzione, diagnosi e trattamento dei tumori cutanei (melanoma), ma ci occupiamo di tutta la patologia cutanea. In studio eseguiamo chirurgia ambulatoriale a bassa invasività, eseguita con tecniche ottimizzate oltre che per l’ efficacia, per il miglior esito estetico. I vostri punti di forza?

Il Dr. GianMarco Vezzoni è specialista in Dermatologia e Venereologia, Idrologia Medica e Dermochirurgo. Consigliere Nazionale della Società Italiana di Dermatologia Chirurgica e Oncologica (SIDCO). Si è specializzato presso il Centro Grandi Ustionati di Pisa. Ha condotto ricerche sul melanoma presso l’ Università di Pisa e ha pubblicato su importanti riviste internazionali nel campo del melanoma e dell’ustione.

La qualità. Sia sotto forma di strumentazione, spazi di visita, tecnologia, sia come servizio fornito al paziente in termini di pronta risposta alle necessità. Il paziente che si rivolge a noi non si deve occupare di alcun problema pratico. Se necessario ci avvaliamo anche della collaborazione di specialisti di altre discipline per ottenere il massimo risultato per il paziente. Parliamo di dermatologia estetica: a cosa serve e in cosa consiste?

La dermatologia estetica è finalizzata ad ottenere miglioramenti dell’aspetto della persona, tenendo sempre presente la valutazione del paziente dal punto di vista medico e la necessità dell’utilizzo di materiali efficaci e sicuri. L’estetica dermatologica è il ripristino della condizione cutanea giovanile, ottenuta senza modificare i tratti somatici della persona. Deve partire sempre da una corretta diagnosi medica. Al momento quali sono i trattamenti più richiesti? Quelli del volto, come la riduzione o l’eliminazione di rughe e “macchie” con uso di laser.

Collaboratori: Dottoressa Cristina Ricci, specialista in Dermatologia e Venereologia; Dottoressa Francesca Devoti, specialista in Dermatologia e Venereologia; Dottoressa Simona Carignani, consulente qualità.

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DERMATOLOGIA

Quando la pelle fa la spia

Approcci multidisciplinari in dermatologia Nella quotidiana pratica ambulatoriale il dermatologo può riscontrare che la pelle rappresenta, non di rado, il teatro di manifestazione di patologie primitivamente a carico di altri organi e apparati. Ossia, il fatto di adottare un approccio prettamente settoriale può indurre il medico ad attribuire erroneamente a patologie cutanee sintomi e segni che denunciano invece disturbi di altra natura. Un esempio è rappresentato dall’acne tardiva, ovvero quella variante di acne che, molto frequentemente, affligge donne di età superiore ai 20 anni e che tante volte viene, nella pratica ambulatoriale, erroneamente trattata come se fosse una forma di acne volgare (tipica dell’età adolescenziale); molto spesso invece è da attribuire ad uno squilibrio ormonale che interessa o l’asse ovarico o quello surrenalico. Per appurare ciò bisogna non limitarsi ad osservare le manifestazioni dermatologiche, che in effetti poco differiscono da quelle dei pazienti di età peri-puberale, ma sospettare ed accertare la presenza di una disendocrinia, attraverso l’esecuzione di dosaggi ormonali in precise fasi del ciclo mestruale. Soltanto adottando un approccio multidisciplinare il dermatologo può essere in grado di risolvere queste forme di acne, che non rispondono alle comuni terapie antibiotiche per via generale o locale e che, se non adeguatamente curate, conducono inevitabilmente ad esiti cicatriziali permanenti. Altro esempio è rappresentato dai pruriti cuta-

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nei diffusi, anche detti pruriti “sine materia”. Di fronte ad un paziente, in genere di età adulta o avanzata, che lamenta un prurito incoercibile, non associato a manifestazioni cutanee evidenti (se non ai segni conseguenti al grattamento), bisogna pensare alla presenza di malattie internistiche misconosciute, come il diabete mellito o l’insufficienza renale (anche lieve), che molte volte sono preannunciate solo dal sintomo-prurito; talora si devono ipotizzare anche condizioni ben più gravi, come malattie ematologiche (leucemie e linfomi). Se non si adotta questa ottica trasversale tra le varie discipline mediche, si rischia di etichettare il paziente che lamenta prurito come paziente “stressato” o “ansioso”. D’altro canto, pur essendo vero che, in ogni malattia dermatologica, è presente una componente psicologica, non esiste alcuna malattia cutanea interamente su base psicosomatica. Altro esempio è rappresentato dalle malattie psichiatriche ad espressione dermatologica, tra cui “in primis” le escoriazioni neurotiche e la tricotillomania. Le escoriazioni neurotiche sono ferite presenti sulla pelle, localizzate in genere in aree facilmente raggiungibili dal paziente e provocate dal grattamento autoindotto mediante l’utilizzo di vari tipi di strumenti taglienti o acuminati. Tali lesioni, che spesso simulano altre patologie dermatologiche (ulcere, eczemi, ecc.), sono invece la manifestazione di un disordine ossessivocompulsivo che si esprime sulla pelle. La tricotillomania, un disturbo consistente nel toccarsi/strapparsi ripetutamente i capelli da parte del paziente stesso, può simulare una patologia del cuoio capelluto, come ad esempio una alopecia o una infezione fungina. Tali quadri necessitano di un pronto invio da parte del dermatologo ai servizi di psichiatria, poiché, pur manifestandosi sulla cute e sui suoi annessi, poco hanno a che fare con l’ambito dermatologico, se non per quanto riguarda la cura dei loro effetti secondari.

La Dottoressa Lucilla Melani riceve a Pistoia, al Medical Center (Tel. 0573 1781189 / 0573 1781177) e al Poliambulatorio della Misericordia (Tel. 0573 505250); a Chiesina Uzzanese, alla Pubblica Assistenza (Tel. 0572 411686); a Lucca, al D33 (0583 496529) e a Lunata - sempre in provincia di Lucca all’Area 51 (0583 936652 / 0583 424008) Cell. 320 5630023 lucillamelani@tiscali.it

Laureata con il massimo dei voti e la lode, nel 2003, all’Università degli Studi di Firenze, la Dottoressa Lucilla Melani si è specializzata in Dermatologia e Venereologia nel 2007, sempre a Firenze e nuovamente ottenendo la lode. Perfezionate le proprie competenze, grazie a numerosi Master e corsi di approfondimento nelle principali branche della Dermatologia, specializzata in Dermatologia Clinica, pediatrica e nella prevenzione dei tumori cutanei, è esperta nell’utilizzo dei principali laser esistenti in commercio, per quel che riguarda la rimozione di: lesioni vascolari, peli superflui, macchie e tatuaggi, ma anche per il trattamento di smagliature e rughe.


DERMATOLOGIA

La terapia fotodinamica Dr.ssa Elisa Cervadoro Riceve presso: Via Livornese 402, Pisa – Ambulatorio Cell. 3355419420

elisacervadorodermatologia@

gmail.com

Medico – chirurgo specializzato in Dermatologia e Venereologia presso l’Università di Pisa. Master di II livello in Chirurgia dermatologica presso l’Università di Siena. Dirigente Medico di I livello presso l’U.O. Dermatologia di Livorno (fino a Gennaio 2012) e presso l’U.O. Dermatologia di Sondrio (fino a Settembre 2013). Autrice di numerose pubblicazioni sulle riviste medico – scientifiche del settore. Relatrice e tutor universitario.

La terapia fotodinamica è una tecnica innovativa impiegata con successo nel trattamento di affezioni cutanee di entità variabile (tumori e forme pre-neoplastiche), ma anche per l’epilazione. La terapia fotodinamica è nota come PDT, acronimo inglese di Photo Dynamic Theraphy: la PDT si avvale di sostanze particolari - chiamate fotosensibilizzanti - che per espletare la propria funzione devono essere attivate da una fonte luminosa, s’instaura quindi una reazione fotodinamica che distrugge cellule maligne. Ne abbiamo parlato con la Dr.ssa Elisa Cervadoro, medico – chirurgo specializzato in Dermatologia e Venereologia presso l’Università di Pisa. La luce rappresenta il filo conduttore della terapia fotodinamica: è il carburante capace di innescare la reazione chimica; non a caso, il processo è chiamato “fotochimico”, proprio perché la sostanza fotosensibilizzante, a contatto con la luce, assorbe una parte dei raggi luminosi; di conseguenza, si creano forme reattive di ossigeno (ROS, acronimo inglese di Specie Reattive di Ossigeno) che distruggono le cellule in cui si sono sviluppate. Abbiamo accennato come le sostanze fotosensibilizzanti, nella terapia fotodinamica, siano capaci di distinguere le cellule dannose dalle cellule sane: per questo motivo i ROS si formano solo nelle cellule maligne, lasciando intatte quelle sane. È opportuna una precisazione: l’ossigeno è presente in tutte le cellule, ma si evolve nella forma reattiva (ROS: perossido di ossigeno, anione superossido e ossigeno singoletto) solo quando la cellula viene eccitata dalla luce. È necessario distinguere due tipologie di sostanze fotosensibilizzanti: per combattere i disturbi patologici neoplastici tramite terapia fotodinamica, si utilizzano alcune sostanze particolari, che si differenziano da quelle utilizzate a scopo estetico. Inoltre, anche la modalità con cui si somministrano queste sostanze differisce in base al disturbo che si deve curare. Nei pazienti che si sottopongono a terapia foto-

dinamica per trattare problemi di natura estetica (es. acne, depilazione ecc.), le sostanze fotosensibilizzanti devono rimanere a contatto della pelle per un periodo relativamente consistente (2 o 3 ore), necessario a permetterne la penetrazione in profondità.La teoria fotodinamica è complessa, ma molto efficace e soprattutto indolore. Le sostanze fotosensibilizzanti rappresentano strumenti indispensabili per la terapia fotodinamica: sono sostanze che, applicate sulla cute lesa, vi penetrano e selezionano le cellule maligne distinguendole da quelle sane. Sono chiamate “fotosensibilizzanti” perché attivabili soltanto da un’irradiazione luminosa particolare. Infatti, se questi composti si applicano sulla superficie epidermica lesa senza essere irradiati dalla luce, la terapia fotodinamica non dà frutti. L’acido aminolevulinico è un’altra sostanza adoperata nella terapia fotodinamica, utilizzata con successo nell’epilazione (tecnica di fotoepilazione). Il bersaglio da eliminare è rappresentato, in tal caso, dal pelo e l’interazione tra sostanza ed energia luminosa è il mezzo utile per distruggere il follicolo. il 5-ALA è un derivato della produzione cellulare, un intermedio utile per la sintesi dell’emoglobina. Se somministrato attraverso la cute, e irradiato con luce ad una nota lunghezza d’onda, questa sostanza si attiva distruggendo le cellule anomale. Nel caso si utilizzi il 5-ALA come sostanza fotosensibilizzante, le lampade dovrebbero emettere luce rossa alla lunghezza d’onda di 660 nanometri. Il raggio d’emissione della luce scende a 630 nanometri quando la sostanza fotosensibilizzante è l’ematoporfirina. Numero di sedute fotodinamiche necessarie Dipende dal disturbo che si deve trattare: per esempio, le lesioni provocate dalla cheratosi attinica si risolvono in una sola seduta fotodinamica; per le forme pre-cancerose, invece, potrebbero essere necessarie più terapie. Purtroppo i costi rappresentano il limite più consistente della terapia fotodinamica: infatti, il costo dei farmaci e dei macchinari adibiti all’emissione di raggi luminosi è molto elevato. La tecnica, poi, oltre ad essere molto onerosa, è decisamente complessa e laboriosa: la terapia fotodinamica richiede, dunque, personale specializzato e strutture mediche adeguate.

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FOCUS

PSICOLOGIA PSICOTERAPIA Il ricorso a percorsi di psicoterapia è divenuto una pratica diffusissima nei tempi moderni. I disturbi derivanti dalla psiche possono essere vari ed ogni medico porta avanti il metodo di cura del paziente secondo le proprie convinzioni professionali. Spesso sono colpiti i bambini o gli adolescenti attraverso la manifestazione di blocchi ed impedimenti. Molto comuni anche le patologie legate alla paura: fobie, attacchi di panico, disturbi ossessivicompulsivi e comportamentali. Un altro grande tema attuale è quello dei disordini alimentari: le varie forme di anoressia, la sindrome del binge – eating e la bulimia. Senza dimenticare tutte quelle disfunzioni collegate alla sfera sessuale dell’individuo. Questo e molto altro, come le ultimissime terapie curative è stato oggetto di approfondimento nei servizi dedicati a Psicologia e Psicoterapia di questo primo numero di


PSICOTERAPIA

La Dottoressa Alida Cresti svolge la sua attività professionale provata tra Firenze e Prato, presso i propri studi. Per info e prenotazioni e possibile contattarla al numero di cellulare 329 0298770 crestialida@gmail.com

Psicologa e Psicoterapeuta, iscritta all’Albo degli Psicologi della Regione Toscana con il n.274, Alida Cresti è docente, analista didatta e supervisore di psicoterapia analitica individuale e di gruppo, all’Istituto di Psicoterapia Analitica Sullivan di Firenze.

La nascita dell’ansia La relazione madre-bambino

Spesso, nello studio di uno psicoterapeuta, si presentano persone che lamentano stati più o meno marcati di ansia, senza riuscire a identificarne la causa, se non in un generico stato di “stress”. L’ansia è uno stato di attivazione dell’organismo in presenza di situazioni ritenute pericolose e, se può arrivare all’estremo dell’attacco di panico, non è, tuttavia, sempre patologica, dato che ha anche una funzione adattiva, poiché ci consente di prevedere i rischi mantenendo uno stato di allerta; se rimane lieve e temporanea, l’ansia può addirittura migliorare le prestazioni. Quando supera una certa soglia, interferisce nella buona qualità della vita, suscitando emozioni sempre più disturbanti e preoccupanti, tanto da assimilarsi all’esperienza della paura. La paura e l’ansia, infatti, sono percepite emotivamente come similari, ma in realtà si tratta di due fenomeni diversi: mentre la prima è una reazione di fronte ad un pericolo esterno, l’ansia esprime la presenza di un pericolo che viene dall’interno ed è un segnale forte di una necessità di cambiamento. Anche se si manifesta nel presente, ha radici molto lontane nella primissima infanzia e cioè nella relazione madre-bambino, che è improntata al soddisfacimento di bisogni non soltanto organici, ma soprattutto relazionali. Una buona interazione, basata sull’empatia materna e sull’esperienza di soddisfacimento, risolve la tensione dovuta all’irrompere dei bisogni del piccolo, così da strutturare una base sicura per il suo sviluppo psico-affettivo. Se invece un evento interno o esterno ai due membri della diade madre-bambino altera o interrompe il circuito relazionale, si produce uno stato d’ansia nella madre-nutrice che induce insicurezza e angoscia nel bambino. La relazione, allora, è disturbata e s’innesca un meccanismo circolare che alimenta l’ansia nel campo relazionale, ostacolando i processi di mentalizzazione e mettendo a rischio il bisogno di sicurezza. Si ritrasmette all’interno del legame affettivo e ne diventa un elemento rilevante, una sorta di “marcatura” su tutti i futuri processi relazionali interpersonali, anche adulti. Sono le prime interazioni a dare forma all’affettività e a consentirci di poter vivere in maniera più o meno adeguata i rapporti successivi così che, quando ci coinvolgeranno emotivamente anche da adulti, riecheggeranno inconsciamente quei

primi incontri. La nostra mente è costruita dalle relazioni e siamo influenzati da quei rapporti, vissuti in un periodo remoto del nostro passato, con le persone che si sono prese cura di noi; la nostra personalità si è formata sulla base di quelle relazioni che serviranno anche da modello per quelle che costruiremo in seguito, nel corso della nostra vita. Infatti la persona è in un continuo divenire e può subire dei cambiamenti in rapporto a nuovi incontri con figure significative, poiché lo sviluppo della personalità dipende dal tipo di esperienza interpersonale che l’individuo ha avuto non soltanto nell’infanzia, ma che avrà nell’arco di tutta la sua esistenza. In questa chiave di lettura, la psicoterapia vuole essere un processo trasformativo, capace di bonificare l’ansia tramite la fondazione di una nuova diade paziente-analista, basata su una reciproca comprensione e su uno scambio comunicativo empatico che coinvolga ciascun membro come parte di un campo interpersonale e permetta di esprimersi in sicurezza, riorganizzando il proprio mondo esperienziale in un nuovo flusso interattivo.

MADONNA BENOIS (1478-1482 ca.), di Leonardo da Vinci. Olio su tavola. Ubicato al Museo dell’Ermitage, a San Pietroburgo.

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PSICOTERAPIA

La Terapia Breve Strategica come ribaltare la risposta sul disagio psicologico

Estremamente efficace, la Psicoterapia Breve Strategica è risolutiva nell’87% dei casi. Prevede dalle 10 alle 20 sedute e non si limita all’ascolto ma utilizza protocolli di trattamento con prescrizioni che il paziente attua per superare il problema. Di seguito, l’incontro con la Prof.ssa Emanuela Muriana, specialista in Psicoterapia Breve Strategica, che riceve nel suo studio fiorentino. Cos’è la Terapia Breve Strategica?

Il modello è nato agli inizi degli Anni ‘60 al Mental Reasearch Institute di Palo Alo (California) dal lavoro di un gruppo di studiosi il cui massimo esponente è stato Paul Watzlawick che sposta l’indagine dal “perché” si è creato un problema o una patologia psicologica (logica deterministica basata sul concetto causa-effetto) al “come” si mantiene (concetto mutuato dalla cibernetica e dalla teoria dei sistemi) cioè attraverso quali meccanismi ideativi il problema si mantiene. Con queste premesse l’indagine del terapeuta si sposta su come la persona pensa o fa per mantenere il problema. È il “concetto di tentata soluzione inefficace”: tutto quello che la persona mette in atto per risolvere il problema, in realtà, diventa un generatore di patologia, poiché il problema tende spesso ad aumentare e a dominare la vita delle persone in virtù di tutto ciò che le persone fanno per risolverlo. Il lavoro del terapeuta diviene quello di individuare e applicare strategie di intervento che blocchino i tentativi di soluzione disfunzionali e capaci di produrre rapidi e risolutivi cambiamenti. Quali sono i suoi pazienti e che problematiche presentano? Clinicamente la casistica è eterogenea. Mi occupo di tutto ciò che è impasse psicologica, cioè blocco impedimento, dai problemi dei bambini e degli adolescenti che trattiamo prevalentemen-

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te attraverso i genitori con semplici indicazioni. Statisticamente parlando di disturbi basati sulla paura come : i disturbi d’ansia (sensazione di allarme generalizzata e malesseri fisici), fobie (paure incontrollabili), attacchi di panico, una patologia diffusa e molto impedente; disturbi ossessivi con idee persistenti e ruminazioni mentali dai quali non si riesce a liberarsi; disturbi ossessivi-compulsivi con rituali di pensiero e di comportamento. Disordini alimentari basati sul controllo come le varie forme di anoressia (astinenza volontaria dal cibo) al vomiting (eliminazione volontaria del cibo attraverso il vomitare); la sindrome del bingeeating (alternanza di controllo e perdita di controllo attraverso la dieta restrittiva alternata a bulimia) e la bulimia (l’incapacità di astenersi dal cibo). Anche per i disturbi sessuali si rileva un’altissima efficacia.

Dr.ssa Emanuele Muriana Via Mazzini 16, Firenze Tel. 055 574344 Fax 055 242642 www.terapiastrategica.fi.it

Quali sono i casi, le patologie che deve affrontare più spesso?

La depressione è una sindrome che frequentemente mi trovo ad affrontare ed è stata oggetto di un mio studio pubblicato nel libro “I volti della depressione” (Ponte alle Grazie ed. 2006) con Laura Pettenò e Tiziana Verbitz, colleghe e ricercatrici al C.T.S. Questo libro è un contributo alla comprensione delle sindromi depressive: in esso vengono delineati i protocolli di trattamento per le diverse forme cliniche, esposti con linguaggio accessibile anche ad un pubblico non tecnico e con esempi tratti da diversi casi clinici. A Febbraio del 2010 ho pubblicato un nuovo lavoro che ho condotto con Tiziana Verbitz dal titolo “Psicopatologia della vita amorosa”, (Ponte alle Grazie ed.). In questo libro vengono messi in evidenza i diversi problemi e più spesso patologie quale esito di relazioni sentimentali. Il modello strategico di intervento si è mostrato estremamente efficace nell’interrompere i meccanismi fortemente disfunzionali che vengono dettagliatamente descritti nel libro. Secondo le nostre statistiche annuali, nelle quali affluiscono i dati di circa 100 terapeuti, si rileva che la maggior parte dei nostri pazienti che hanno trovato soluzioni efficaci è reduce da trattamenti farmacologici e/o terapeutici inefficaci.

Emanuela Muriana, psicologo e psicoterapeuta si è specializzata al CTS di Arezzo, diretto da Giorgio Nardone e al Mental Research Institute di Palo Alto con Paul Watzlawick. È ricercatore e docente della Scuola di Specializzazione in Terapia Breve Strategica di Arezzo e Professore alla Facoltà di Medicina, Università di Siena. È responsabile dello Studio affiliato di Psicoterapia Breve Strategica di Firenze, dove svolge attività clinica e di consulenza.


PSICOTERAPIA

La Psicoterapia e il lavoro di gruppo Ritrovare se stessi e le proprie verità Il Dottor Riccardo Capozza riceve a Firenze, in Via Locatelli 71, e a Capraia e Limite, in provincia di Firenze, in Via Castra 2/A. Per appuntamenti telefonare allo 0571 57348. Cell. 3358376064 riccardo.capozza@hotmail.it www.riccardocapozza.it

Dal 1988 il Dottor Capozza conduce gruppi di Bioenergetica Transpersonale ed esercita la professione a Firenze, con psicoterapie individuali e di coppia. Fino al ‘96, per venti anni, ha collaborato come psicologo presso il Servizio Sanitario Nazionale, anche in équipes di terapia familiare. Ha svolto attività didattica e aggiornamenti per operatori del S.S.N.. Fondamentale è stato l’incontro con Jules Grossman nel 1980, che gli ha permesso di acquisire uno stile di lavoro originale: una nuova forma di bioenergetica che si definisce transpersonale, per il suo intento di andare oltre la struttura della personalità, verso un’identità originaria più autentica e profonda.

Integrare il mondo emozionale con la mente, il corpo e lo spirito, con la finalità di ritrovare un senso di profonda unità interiore, che è il fondamento della pienezza e della gioia di vivere: è questo il lavoro del Dottor Capozza, specializzato in Psicoterapia Bioenergetica Transpersonale. Oltre alle sedute individuali, il Dottor Capozza conduce anche gruppi di psicoterapia, a cui partecipano tutti i suoi pazienti. Il percorso di questi gruppi può essere talmente efficace da permettere di diradare le sedute individuali, se non, addirittura, renderle in molti casi non più necessarie. Si tratta di gruppi molto diversi dall’immaginario comune: non sono situazioni in cui ci si confronta verbalmente. Anzi... La regola è che ciascuno parli rigorosamente di sé e di ciò che sta sentendo. Nel gruppo, anche il lavoro degli altri risuona dentro con echi così profondi da accelerare il processo personale. La condivisione delle esperienze, inoltre, permette di aprire nuove riflessioni su di sé e aiuta a diventare più consapevoli di ciò che ci succede, anche nelle relazioni con gli altri. La storia di tutti noi bambini è un processo di adattamento, che, spesso, ci fa dimenticare chi siamo veramente, la nostra identità profonda: più è grande la distanza tra la nostra identità originaria e la costruzione di personalità che abbiamo fatto per adattarci, più le nostre relazioni, con noi stessi e con gli altri, diventano difficili e creano sofferenza. L’obietti-

vo, quindi, è di ritrovare se stessi, con le proprie verità. Aprendosi all’esperienza, in un ambiente rispettoso e attento, si costruisce una relazione di reciproca fiducia, che è la struttura di base del lavoro: questo facilita la collaborazione attiva del paziente nel percorso terapeutico. Il corpo ha la peculiarità - al contrario delle parole e dei pensieri - di non poter mentire; così, le informazioni che ci manda diventano il punto di partenza per ritrovare la strada, per tornare in contatto con i nostri bisogni più profondi. Non c’è sensazione che sia slegata dalle emozioni ed anche dai pensieri, e la nostra ricerca è proprio di questa complessità. Siamo una unità che la nostra mente fa fatica a concepire, perché è abituata a vedere le differenze. Ma tutte le volte che riusciamo a vivere un momento di unità, facciamo sempre esperienza di una gioia profonda e di un vero benessere. Quando siamo bambini piccoli, tutte le nostre decisioni e azioni partono sempre da un profondo bisogno d’amore e di amare. Ritrovare l’autenticità di questo significato permette di sciogliere il conflitto con se stessi, riacquistando il senso del proprio valore. Solo noi siamo responsabili del nostro sentire come di tutta la nostra vita, solo noi possiamo cambiarla, nessuno ha questo potere al di fuori di noi stessi. È necessario riconoscersi responsabili di ciò che sentiamo e accogliere tutte le emozioni che arrivano da dentro di noi. Osservare attentamente ciò che abbiamo dentro, scegliendo di non avere un atteggiamento di giudizio o di condanna, permette di lasciar andare vecchi schemi, di accogliere nuove opportunità e di vivere più consapevolmente.

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psicoterapia

Un migliore rapporto con il corpo per una percezione globale del proprio essere Il Dr. Andrea Fissi, Psicologo Psicoterapeuta e libero professionista che riceve presso il suo studio di Firenze, è specializzato in vari tipi di psicoterapie scelte, di volta in volta, in base alle effettive necessità del paziente: PsicoCorporeità AutoRiparativa, EMDR, Sessuologia, Ipnosi, Psicologia Analitica, Tecniche di rilassamento, Psicoeducazione, etc. In particolare, abbiamo approfondito con il Dr. Fissi la tecnica della PsicoCorporeità AutoRiparativa, di cui è autore e fondatore. La PsicoCorporeità AutoRiparativa (PCA) è una tecnica di psicoterapia su basi psicologiche e organiche, utile principalmente per rimuovere tensioni e blocchi del corpo, con lo scopo di rimettere in moto i meccanismi auto-riparativi e adattivi che normalmente possiede l’organismo. Nel 1980, il Dr. Andrea Fissi concretizzò nella Psicocorporeità Analitica (in seguito rinominata PsicoCorporeità AutoRiparativa) quelle che erano, da tempo, le sue riflessioni: “Non poteva esistere un dialogo tra una psiche astratta e un corpo che la conteneva. Neanche se essi erano considerati in un’ipotetica unità psicofisica, giustificata dalle più contorte teorie. Doveva, invece, esistere l’Individuo nella sua globalità, senza alcuna di30 / Medicare

stinzione, dove la mente era da considerarsi una pura e semplice funzione superiore dell’organismo, da esso generata e condizionata, allo scopo di raggiungere un’armonia della persona, in un rapporto equilibrato con l’ambiente”. Prendendo, quindi, in considerazione che è l’organismo a produrre il fenomeno psiche, il modo di pensare sarà condizionato dalla sua struttura. Anche l’organismo, però, viene a sua volta condizionato dal fenomeno psiche che lui ha prodotto. Già nel grembo materno, l’essere umano è sottoposto a vivere delle esperienze emotive attraverso quei sensori che si stanno via via sviluppando e il corpo reagisce cercando di adeguarsi a quello che sente. Alla nascita, il bambino si trova immerso in un ambiente pieno di stimoli che mettono alla prova la sua struttura. In base agli strumenti che ha sviluppato, valuterà le sensazioni fisiche di piacere o di fastidio e a esse reagirà in proporzione al livello di maturazione organica raggiunta in quel momento. Nei vari tentativi di adattamento, l’organismo modifica la sua struttura cercando di trovare il migliore equilibrio, per vivere bene e soffrire il meno possibile. L’organismo possiede questo meccanismo innato di adattamento che, se non è disturbato, tende sempre a migliorarsi in termini positivi. Se intervengono dei grossi traumi o l’individuo è esposto a vivere a lungo in un ambiente patologico, questo meccanismo di adattamento, può smettere di funzionare correttamente e porta ad interpretare la realtà in maniera distorta, creando delle modifiche non adeguate nei vari organi, nei sensori ed anche nel cervello. Da quel momento in poi, la visione del mondo sarà così influenzata dalla struttura fisica raggiunta. Considerando tutto questo, per la PCA è importante usare una terapia adatta a liberare il paziente dalle alterazioni valutative che l’organismo ha prodotto, nel tempo, nelle varie regioni corporee e zone riflesse. A tale scopo usa una

Dr. Andrea Fissi Studio di Psicoterapia e di Sessuologia Via della Cernaia 25, Firenze Tel. 055 474847 Fax 055 3980487 Cell. 335 7797732 www.andreafissi.it www.emdritalia.it studio@andreafissi.it

Dr. Andrea Fissi - Psicologo Psicoterapeuta, iscritto all’Ordine degli Psicologi della Toscana dal 14/12/89 con il numero 369. Nato a Firenze il 1/10/47, dove svolge la sua professione di psicoterapeuta e di insegnamento della propria teoria, in corsi formativi rivolti a psicologi e medici abilitati alla psicoterapia. È autore e fondatore della PsicoCorporeità AutoRiparativa che utilizza come psicoterapia dal 1981, sulla quale ha pubblicato un libro: “La Psicocorporeità Analitica”, ed. Armando, Roma. Si è formato in sessuologia alla scuola quadriennale (88-91) di W. Pasini e R. Giommi. Nel 2006 si è formato presso l’associazione EMDR Italia. Attualmente è Psicoterapeuta e Supervisore in EMDR.


SESSUOLOGIA

particolare manipolazione corporea capace di rimuovere queste alterazioni. Non si tratta di un massaggio classico o di tipo connettivale, ma di una vera e propria liberazione dei sensori fisici, delle zone riflesse, del tessuto connettivo e delle fasce muscolari, dalle sostanze che generano l’imbroglio valutativo. Il risultato finale del trattamento, è la restituzione al paziente della flessibilità valutativa di sé e degli altri, un ampliamento delle capacità percettive sensoriali ed empatiche. Ne consegue, da parte del paziente, un migliore rapporto con il suo corpo e una percezione globale di tutto il proprio essere che favorisce il recupero dell’identità psicofisica. La notevole differenza tra un massaggio e questo tipo di manipolazione, si può evincere dal fatto che il risultato del trattamento rimane inalterato negli anni, salvo l’intervento di nuovi fattori altamente traumatici. Durante la manipolazione affiorano spesso sensazioni, profonde emozioni, ricordi di ogni tipo, rivissuti con molta intensità. Si presenta, in questo modo, l’occasione di valutare il materiale emerso e, rapportandolo con la regione corporea trattata, è possibile dedurne i collegamenti psicofisici sottostanti. Mediante il dialogo o l’uso di tecniche che facilitano la rielaborazione e/o simboliche, come i Sogni Guidati Strutturati (sviluppati all’interno della logica della PsicoCorporeità AutoRiparativa), i vissuti nei movimenti simbolici, l’interpretazione dei sogni in chiave psicocorporea, ecc., vengono elaborati materiali più o meno inconsci.

molto elaborato, in un protocollo diviso in otto fasi, ora diffuso e usato in quasi ogni parte del mondo, creato negli Stati Uniti d’America da Francine Shapiro nel 1987, introdotto in Italia nel ’99 da Isabel Fernandez. Quest’approccio terapeutico si basa sul ripristino della capacità innata di elaborazione del nostro cervello che permette di rielaborare in termini positivi le informazioni. È particolarmente indicato per ciò che riguarda lo stress e i traumi, spesso responsabili dei disturbi d’ansia, di depressione e della maggior parte delle patologie psichiche. Una volta individuato il ricordo di un trauma, grande o piccolo che sia, ma che mantiene la capacità di creare disturbo, il terapeuta chiede al paziente di concentrarsi su questo ricordo e su tutte le emozioni e sensazioni fisiche che prova al momento. Successivamente, al paziente viene richiesto di seguire con gli occhi il movimento delle dita del terapeuta, oppure s’interviene stimolandolo alternativamente a destra e a sinistra del corpo, tramite dei suoni o dei tamburellamenti sulle mani. Si richiama così l’attenzione del paziente e, di conseguenza, si attiva il coinvolgimento delle funzioni di entrambi gli emisferi celebrali sul ricordo finché, infine, ne avviene la rielaborazione. Questo procedimento è usato sia per eventi più o meno traumatici che riguardano il passato, ma che sono ancora presenti con la loro influenza, sia per problemi che riguardano il presente ed anche per prepararsi ad affrontare serenamente il futuro.

Per quanto riguarda lo sblocco delle aree del cervello che sono rimaste come “congelate”, in conseguenza dei traumi vissuti dalla persona, il Dr. Andrea Fissi utilizza l’EMDR. Si tratta di un approccio terapeutico complesso

La Sessuologia Per quanto riguarda la sessuologia, esistono vari protocolli con i quali, attraverso vari esercizi che la coppia deve svolgere a casa, è possibile risolvere le patologie collegate a fattori psicologici come: mancata o inadeguata erezione del pene, eiaculazione precoce, paura del rapporto sessuale, eiaculazione ritardata o incapacità ad eiaculare in vagina, dolori ai genitali durante il rapporto, anorgasmia, mancanza del desiderio sessuale, ecc. Quando questi classici protocolli si trovano a fallire il loro compito, a causa di precedenti grossi traumi o l’aver vissuto e vivere in ambienti fortemente condizionanti, l’uso della PCA e dell’EMDR, combinati tra loro, permettono il superamento delle problematiche sessuali resistenti. Grazie alla rimozione fisica dei blocchi e alla rielaborazione dei traumi o dei condizionamenti, è possibile ritrovare la capacità e la felicità sessuale.

Movimenti oculari della paziente seguendo le dita del terapeuta EMDR

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PSICOLOGIA

Superare il divorzio

La famiglia non finisce, ma si modifica Il disagio e le sofferenze, di un fenomeno ormai diffuso come la separazione ed il divorzio, richiedono un’attenzione particolare ed un approccio specialistico. In quelle situazioni in cui non sono sufficienti gli amici o i consigli, è necessario intervenire con strumenti diversi per poter riaffermare due principi umani: la famiglia non finisce ma si modifica e la speranza continua a rimanere una componente fondamentale della vita. Spesso i genitori separati si bloccano nel processo di separazione confliggendo e soffrendo. Il superamento di questo blocco può avvenire con la psicoterapia o con la mediazione familiare. A Firenze è nato il Servizio Post Divorzio che si occupa proprio di questi interventi particolari. Nel Servizio Post Divorzio, operano psicologi e mediatori familiari, in grado di attivare interventi specifici sulla base della domanda che le persone fanno. Da anni gli operatori del Servizio lavorano in collaborazione con avvocati, tribunali, operatori dei servizi territoriali e associazioni. In fondo la psicoterapia del divorzio ha come obiettivo proprio quello di aiutare a ritrovare la dimen-

sione della famiglia, seppure separata, nella sua funzione genitoriale. Preservare dalla frattura la famiglia separata è l’obiettivo principale ed il miglior aiuto che sia possibile dare ai figli. La mediazione familiare, invece, aiuta i due genitori a trovare i migliori accordi tra di loro, proprio per la gestione dei figli e per continuare a svolgere la funzione genitoriale. Nella mediazione la collaborazione con gli avvocati è importantissima, nel rispetto delle reciproche funzioni e competenze. Il servizio nasce all’interno delle esperienze scientifiche dell’Istituto di Terapia Familiare di Firenze (diretto dal Prof. de Bernart e dalla dr.ssa Dobrowolsky) e dell’Associazione Culturale Co.Me.Te. Questa associazione, diffusa su tutto il territorio nazionale, si occupa dell’approfondimento e della divulgazione delle tematiche e degli interventi da sviluppare in tutte quelle situazioni in cui la famiglia incontra la Giustizia. Nei Centri Co.Me.Te, (presenti in Toscana, in Emilia Romagna, nelle Marche, nel Lazio, nel Venteo, nella Liguria, nel Piemonte e altri ancora stanno nascendo, sia nei capoluoghi che nei centri minori) vengono approfonditi questi temi con iniziative appropriate insieme ad avvocati e operatori sociali, ma vengono anche offerti servizi per l’Adozione, per l’Affido eterofamiliare e per il Post Divorzio, servizi per il sostegno psicologico nel maltrattamento e nell’abuso sessuale durante l’infanzia, e viene effettuato un lavoro interculturale con i migranti e le associazioni dei migranti, oltre a mediazione familiare, scolastica, culturale e, da quest’anno, anche mediazione aziendale.

Il Presidente in carica ed il Presidente Onorario della Associazione Nazionale insieme ad alcuni membri.

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Per scoprire, nel dettaglio, tutte le iniziative promosse dall’associazione Comete, il sito di riferimento è www.comete-nazionale.it Per eventuali contatti è possibile scrivere via Email a info@comete-nazionale.it La sede centrale dell’associazione si trova a Firenze, in Via Masaccio 175.


PSICOLOGIA

Ansia e Panico tra normalità e patologia

Dr. Andrea Ciacci Per appuntamenti: Firenze: Via della Cernaia, 72 Poggibonsi (SI): Piazza Matteotti, 4 Prato: Via Banchelli, 62 Cell. 3774129444 andrea.ciacci@libero.it

L’ansia dicono sia il male dei nostri tempi. I disturbi legati a questa manifestazione possono essere molteplici: dall’insonnia agli attacchi di panico. Per approfondire la questione ne abbiamo parlato con il Dott. Andrea Ciacci, psicologo – psicoterapeuta, specialista in Psicoterapia Psicoanalitica Interpersonale, che esercita tra Siena, Prato e Firenze. Cosa sono i disturbi d’ansia?

I disturbi d’ansia e – fra di essi – gli attacchi di panico, non soltanto sono da considerarsi tra le manifestazioni cliniche più diffuse, ma presentano un loro gradiente di normalità. Ciò che rende abnormi queste manifestazioni – che possono considerarsi universali nel genere umano – è la loro gravità, la loro durata, il loro verificarsi di fronte a situazioni che potrebbero essere altrimenti affrontate e gestite con relativa tranquillità. Intende dire che l’ansia non è sempre patologica, ma può essere anche normale?

Andrea Ciacci, Psicologo e Psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico interpersonale, Master in Psichiatria Forense e Criminologia. Si occupa del trattamento di disturbi d’ansia e attacchi di panico, disturbi depressivi, difficoltà caratteriali e relazionali in adulti e adolescenti. Ha collaborato come Perito presso il Tribunale per i Minorenni di Firenze e svolge attualmente CTU presso il Tribunale di Prato. Effettua inoltre consulenze tecniche di parte in tema di separazione e affidamento minori.

In alcune situazioni sì. Mentre è infatti da considerarsi del tutto normale sentirsi ansiosi prima di un esame o di un importante colloquio di lavoro, lo è molto meno il vivere con lo stesso disagio l’attesa per una visita di alcuni amici, oppure il dover uscire di casa per recarsi al supermercato o all’ufficio postale.

Si tratta quindi di un fenomeno normale, che può diventare patologico in alcune condizioni? In altre parole, ciò che permette di considerare sotto l’aspetto psicopatologico questi fenomeni è l’effetto deleterio che essi hanno sul funzionamento psicologico dell’individuo, andandone a peggiorare la qualità della vita personale, sociale e di relazione. E gli attacchi di panico?

Quanto detto a proposito dell’ansia può essere considerato vero anche per quella che dell’ansia costituisce la manifestazione più disturbante e irrazionale: l’attacco di panico. Addirittura il panico può essere considerato normale in alcune situazioni estreme, ad esempio in occasione di disastri naturali di particolare intensità, come può essere un terremoto. E’ invece da considerarsi francamente patologico l’irrompere del panico – con le manifestazioni cliniche ad esso

frequentemente associate: tachicardia, vertigini, vampate di calore, brividi, senso di soffocamento, sentimenti di irrealtà e paura di morire o di impazzire – nel corso delle normali attività della vita quotidiana. Quali altre forme può assumere l’ansia?

Oltre a forme più diffuse come fobie nei confronti di oggetti specifici, che generalmente determinano nell’individuo condotte di evitamento della situazione temuta, esistono forme d’ansia più generalizzate che si manifestano con apprensione e preoccupazioni eccessive riguardo a numerosi eventi della vita quotidiana, solitamente associate ad irrequietezza, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, tensione muscolare e ad un umore irritabile nei periodi in cui questi sintomi sono avvertiti come più disturbanti da parte del soggetto. Esistono inoltre varie manifestazioni cliniche di tipo somatico (ad es. disturbi gastrointestinali, senso di sbandamento, etc.) per le quali vengono spesso effettuati numerosi esami medici il cui esito negativo dovrebbe senz’altro far pensare ad un disturbo ansioso come ipotesi diagnostica. Qual è l’evoluzione clinica di questi disturbi? Chi ne soffre dovrebbe imparare a conviverci? Per quanto nessuna delle manifestazioni dell’ansia possa essere considerata alla stregua di una patologia mentale grave, tali condizioni – se trascurate – sono destinate a cronicizzarsi. Oltre al marcato disagio che comporta il convivere con tali disturbi, spesso è proprio l’impegno dell’individuo che ne è affetto nell’evitare quelle situazioni che egli avverte in qualche modo come associate all’insorgere della sintomatologia che contribuisce al progressivo impoverimento della sua esistenza. Molte persone, proprio nel tentativo di “bloccare” i sintomi ansiosi, finiscono infatti con l’evitare numerose situazioni sociali, andando in tal modo a recidere ulteriormente la propria vita di relazione. Dall’ansia e dal panico si può guarire?

Certamente. La psicoterapia individuale costituisce un trattamento d’elezione, sia da sola che in associazione con un percorso farmacologico. Attraverso la costruzione di un’alleanza di lavoro, l’esplorazione dei vissuti e del proprio mondo emotivo, la condivisione di esperienze e problematiche di vita, il paziente giunge gradualmente ad affrancarsi dal proprio stato di disagio e dai limiti da esso imposti alla propria vita, riappropriandosi progressivamente della possibilità di esprimere pienamente il suo modo di essere.

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Ortopedia Bolognese Plantari su misura

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Ortopedia Bolognese, da oltre venti anni, è un centro specializzato nella progettazione e nella realizzazione di plantari su misura: l’utilizzo delle migliori tecnologie e dei materiali più adatti, a seconda delle necessità, permette di venire incontro a qualsiasi tipologia di esigenza della clientela.

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Estetica Avanzata

Oltre il centro benessere Il centro Estetica Avanzata si fonda sul concetto di un’estetica funzionale, all’avanguardia sia dal punto di vista cosmetologico che da quello tecnologico. L’obiettivo è quello di andare oltre il centro benessere: un luogo dove il cliente si diriga non per rilassarsi, ma per trattare i propri inestetismi anche abbastanza profondi, per un’estetica funzionale che possa portare a rimettere in primo piano il concetto della salute. Le tipologie di trattamento proposte sono davvero numerose, vantando una cosmetologia avanzata e una tecnologia ai massimi livelli nel settore. Via del Ghirlandaio 14, Firenze Tel. 055 0125740 info@esteticaavanzata.it www.esteticaavanzata.it

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Iscritti alla FIA (Federazione Italiana Audioprotesisti) e fornitori autorizzati dal Servizio Sanitario Nazionale e dall’Inail, I Centri Acustici Acutech hanno cominciato la loro attività oltre venti anni fa, nel 1990. L’applicazione di un apparecchio acustico può rappresentare una fase molto delicata per il paziente, dettata da molti aspetti: l’ambiente in cui lo stesso paziente vive, il suo stile di vita, l’ambiente lavorativo, le sue esigenze di ascolto e quelle estetiche, fino, naturalmente, all’aspetto economico. Potendo contare, esclusivamente, sul lavoro di personale laureato in tecniche audioprotesiche, i Centri Acustici Acutech, con quattro punti vendita a Firenze, puntano a venire incontro ad ogni tipo di richiesta, ascoltando attentamente le varie esigenze ed instaurando un rapporto umano tra cliente e audioprotesista. Quattro sono le tipologie di apparecchi acustici, ognuna con diverse caratteristiche. Gli endoauricolari sono gli apparecchi acustici più piccoli, che vanno inseriti nel condotto uditivo: le sue dimensioni variano a seconda della profondità di inserimento nel canale, del circuito amplificatore utilizzato e del tipo di perdita uditiva. I retroauricolari sono apparecchi più grossi, da posizionare dietro l’orecchio e che permettono, viste le maggiori dimensioni, di ospitare circuiti più potenti: il suo posizionamento esterno consente un più facile utilizzo da parte di bambini o adulti con scarsa manualità. Nei modelli a occhiale, nelle astine viene ospitato il circuito elettronico, per una soluzione che consente una maggiore discrezionalità. La nuova tecnologia RITE, infine, coniuga la maggiore discrezione degli endoauricolari alle prestazioni e affidabilità superiore dei retroauricolari.

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duecento anni di attività L’Antica Erboristeria Inglese è situata nel cinquecentesco palazzo Larderel via Tornabuoni e vanta duecento anni di attività. È frequentata oltre che dall’affezionata clientela fiorentina anche da molti jessetters di fama internazionale.

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Il Benessere tutto nel cinquecentesco aristocratico salotto Inoltre l’Antica Erboristeria Inglese si avvale anche di una vasta gamma di prodotti di dietetica e cosmesi decorativa, integralmente naturale. L’Antica Erboristeria Inglese offre infine alla propria clientela tranquillità di odorare le ultime famosissime, esclusive e raffinatissime fragranze per il corpo e per l’ambiente proveniente da Parigi di Frédéric Malle.

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SPECIALIZZAZIONI

IN PRIMO PIANO

La salute delle persone passa attraverso molteplici branche della medicina, che curino il corpo o lo spirito, che rappresentino una necessità funzionale o un bisogno estetico. Dalle necessità del bambino a quelle delle persone più anziane, ci soffermeremo con particolare dedizione su varie discipline, cercando di scoprire ed analizzare problematiche su cui non abbiamo mai sufficientemente posto l’attenzione; o su cui, a torto, abbiamo sempre pensato di sapere qualcosa, senza mai soffermarci per una riflessione più accurata. Dalla ginecologia alla chirurgia estetica, dalla logopedia alla cardiologia, dall’endocrinologia all’allergologia, dalla flebologia alla gastrenterologia, passando per la chiropratica e la fisioterapia, senza dimenticarci l’ortopedia, dove, in un approfondimento sulla chirurgia protesica dell’anca, affronteremo l’argomento con due luminari della materia. Come in un ideale tour della nostra salute, ci addentreremo in ognuna di queste specializzazioni, analizzando temi che, nella nostra esistenza, in un modo o nell’altro, possono averci toccato o anche solo incuriosito.


CARDIOLOGIA

IL CARDIOLOGO CLINICO UN MEDICO A TUTTO TONDO Il Dottor Claudio Poli, Specialista in Cardiologia ed Anestesiologia Rianimazione, Professore di Medicina al Corso per gli Operatori Socio sanitari e Dirigente Medico presso l’Ospedale Santa Maria Nuova di Firenze, ha rilasciato per noi questa intervista, nella quale ci svela i segreti della sua specializzazione. Dottore, per prima cosa, cosa vuol dire fare il cardiologo, oggi? Esistono due tipi di cardiologi: i cardiologi “invasivi”, come gli emodinamisti, (quelli che si occupano di coronarografie, angioplastiche, stent, etc.) e gli elettrofisiologi (che installano pace makers, defibrillatori impiantabili etc.) ed i cardiologi clinici. Io appartengo ai secondi. Chi sono i cardiologi clinici?

Un cardiologo clinico non è solo uno specialista di Cardiologia, un super specialista di uno specifico settore, ma un medico che valuta a tutto tondo il paziente, non solo integrando la diagnostica strumentale (elettrocardiogramma, ecocardiogramma etc.) con la Visita Cardiologica , ma inquadrando anche la sua patologia

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cardiaca dentro un organismo che soffre di altre patologie, sia organiche che psicologiche. Prendiamo per esempio le frequenti “tachicardie benigne del giovane”: talora la diagnostica cardiologica è del tutto negativa, ma scavando meglio si può trovare di tutto, dalle alterazioni tiroidee all’abuso di caffè e stimolanti, al semplice stress. Ma la televisione dice che con gli strumenti si arriva sempre alla diagnosi.

Certo, spesso è così, ma non sempre. Una mano esperta può ben giudicare un elettrocardiogramma, un ecocardiogramma color doppler, una prova da sforzo, una angio TC e così via; ma i risultati non vanno mai giudicati isolatamente ma vanno sempre inquadrati nell’insieme del paziente. Spesso vengono da me Pazienti con borse piene di esami, fatti altrove ed anche bene, e mi chiedono: “Dottore, cosa vuol dire tutto questo, sono sano, sono malato, devo fare una terapia?”, vogliono, cioè, qualcuno che metta in ordine tutto, faccia una sintesi e dia una risposta comprensiva e soprattutto “utile” per il malato. Quali sono gli esami strumentali più utili in cardiologia? L’elettrocardiogramma studia la parte elettrica del cuore (che si altera in corso di ischemia

Il Dottor Poli mentre insegna Pronto Soccorso ai bambini di una prima elementare

Il Dottor Claudio Poli, laureato con il massimo dei voti, si è Specializzato in Cardiologia a Siena ed in Anestesiologia e Rianimazione a Firenze, ottenendo sempre la lode. Ha tre Master in Ecocardiografia ed è Dirigente Medico presso il Centro di Rianimazione e Terapia Intensiva dell’Ospedale Santa Maria Nuova, a Firenze. Professore a contratto di Medicina, al Corso per Operatori Socio Sanitari dell’Azienda Sanitaria di Firenze, è docente anche in vari corsi di formazione per medici ed infermieri. Ha pubblicato più di 50 lavori scientifici ed è Autore di un manuale per ragazzi, “ABC del primo soccorso e della prevenzione”, arrivato ormai alla terza edizione, il cui progetto ha ricevuto il Premio Nazionale Andrea Alesini per le buone pratiche in sanità.


CARDIOLOGIA

Il Dottor Claudio Poli esercita la Libera Professione Intramoenia come Cardiologo (Visita Cardiologica, Elettrocardiogramma, Ecocardio color doppler) nello stesso Ospedale dove lavora, ovvero a Santa Maria Nuova, a Firenze: per prenotare si può telefonare sia al cellulare (338 2355529), che, di pomeriggio, alla Segreteria (Tel. 055 6938732). L’Ospedale è in pieno centro città, in zona blu, ma, per chi viene con la sua auto, c’è la “Liberatoria ZTL”. claudio106@yahoo.it

miocardia, acuta o cronica, ed in caso di aritmie, veloci o lente) mentre l’ecocardio color doppler studia la forma ed il movimento del muscolo cardiaco e delle camere cardiache (atrii e ventricoli) ed il flusso del sangue che ci scorre dentro. Con questi due esami nel 70-80 % dei casi si arriva ad una diagnosi. Talora servono altre indagini e, fra quelle non invasive, cito gli esami di 24 ore dell’ECG e/o della pressione (i famosi “Holter”) e la prova da sforzo durante esecuzione dell’ ECG. I recenti fatti di cronaca hanno evidenziato come un semplice elettrocardiogramma possa non bastare per scoprire disfunzioni cardiache negli atleti. È incredibile la leggerezza con la quale si rilascia l’idoneità sportiva con un semplice elettrocardiogramma. Non è assolutamente sufficiente: anche chi è sano come un pesce, per avere una discreta sicurezza, dovrebbe eseguire una visita cardiologica ed un ecocardiogramma, oltre all’elettrocardiogramma. In casi particolari è necessario anche il test da sforzo al cicloergometro - non il semplice test dei 3 scalini. Per incentivare queste visite, quantomeno, si dovrebbe metterle a carico delle società sportive e non farle pesare sul bilancio delle famiglie degli atleti. L’esperienza serve?

Dicendo che sono quasi 25 anni che vedo malati sia in ospedale che in ambulatorio, svelo la mia età: ma è indubbio che lo studio sia poca cosa senza esperienza, così come è vero il contrario. Citando “Blade Runner”, chi lavora in ospedale, spesso in prima linea, vede cose che gli altri di solito non vedono, e questo torna utile nella pratica quotidiana.

Ma allo studio continuo e all’esperienza vorrei aggiungere una terza cosa: ascoltare il paziente. Spesso, per fretta, guardiamo gli esami e basta: invece il paziente ha bisogno di essere ascoltato, e così può meglio manifestare dei sintomi che, se ben interpretati, diventano fondamentali per fare diagnosi precoce, e questo è vero non solo in cardiologia. Trova il tempo di fare altre cose, oltre che il medico? Si’. Oltre alla famiglia ed agli sport, sono contento di aver scritto un manuale per bambini, “ABC del primo soccorso”, facile da capire e disegnato dagli stessi bambini, arrivato ormai alla terza edizione e premiato col Premio Andrea Alesini per le buone pratiche in sanità. Lei dove esercita la Professione?

Io esercito la Libera Professione Intramoenia come Cardiologo (Visita Cardiologica, Elettrocardiogramma, Ecocardio color doppler) nello stesso Ospedale dove lavoro, cioè a S. Maria Nuova di Firenze, e per prenotare si può sia telefonare al mio telefono cellulare (338 2355529) che telefonare alla Segretaria Sig.ra Loredana 055 6938732. L’Ospedale è in zona blu, ma per chi viene con la sua auto c’è la “Liberatoria ZTL”. E per finire ?

Per finire direi che, anche se mangiare bene, con pochi grassi e tante verdure, e fare regolare e divertente attività fisica è il miglior sistema per stare lontani dal Medico, una Visita Cardiologica ogni 1-2 anni, anche se stiamo benissimo, è una forma intelligente di prevenzione cardiovascolare.

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ORTOPEDIA

La chirurgia protesica dell’anca

Domande e risposte sull’argomento La Chirurgia protesica dell’anca, nata negli anni trenta e che, negli anni ottanta e novanta, ha subito una certa standardizzazione, negli ultimi vent’anni ha vissuto un perfezionamento e una sua ottimizzazione. Ne abbiamo parlato col Dottor Guido Cantalamessa, specialista in Ortopedia e Traumatologia, Chirurgo di lungo corso proprio in Chirurgia protesica dell’anca e... medico poliedrico, con l’hobby delle gare motoristiche e delle automobili “high

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performance” e vintage, alla cui manutenzione meccanica provvede pure personalmente. Insomma: un meccanico di anche e motori, potremmo definirlo. Dottor Cantalamessa, per quali tipologie di problemi si interviene chirurgicamente con una protesi dell’anca? La chirurgia di protesizzazione dell’anca rappresenta, allo stato attuale, una procedura chirurgica di elevata sicurezza per il trattamento della patologia dell’anca, sia di tipo degenerativo artrosico (o anche neoplastico), sia di tipo traumatologico. Permette di “rimettere in piedi e dare autonomia” al paziente, anche in tempi brevi, in pressoché totale assenza di dolore.

Il Dottor Cantalamessa svolge la sua attività professionale principalmente alla Casa di Cura Ulivelli e Glicini (Tel. 055 4296222), in Via del Pergolino 4/6 a Firenze. Per appuntamenti e informazioni è possibile contattarlo al numero di cellulare 347 4197015, oppure al numero di telefono fisso 055 471660.

guido.cantalamessa@alice.it

Il Dottor Cantalamessa intento a riparare un motore, l’altra sua grande passione.


ORTOPEDIA

Guido Cantalamessa nasce a Pordenone nel 1949, si diploma al Liceo Leopardi di Recanati e, nel ‘74, si laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Perugia, con la votazione di 110 e lode. Sempre con il massimo dei voti e la lode, tre anni più tardi, nel ‘77, ottiene il Diploma di Specialista in “Ortopedia e Traumatologia” a Firenze, mentre nel 1980, nuovamente a Firenze e nuovamente ottenendo la lode, consegue il Diploma di Specialista in “Terapia fisica e riabilitazione”. Per 25 anni, dal ‘75 al 2000, svolge la propria carriera formativoprofessionale presso la prima Clinica Ortopedica dell’Università degli Studi, il CTO di Firenze; quindi, nel gennaio del 2000, rassegna le proprie dimissioni dalla struttura pubblica di Careggi per dedicarsi all’attività libero professionale privata, nello specifico settore della Chirurgia Protesica di anca e di ginocchio, “primo impianto” e “revisione”. Autore di circa 50 pubblicazioni scientifiche, relatore a numerosi Congressi Specialistici nazionali ed internazionali, durante l’attività ospedaliera è stato Autore o Coautore di circa 6.000 interventi chirurgici.

La chirurgia protesica all’anca deve essere considerata, dal paziente, come l’ultimo tentativo a disposizione per ovviare a certi problemi o, invece, è comunque preferibile effettuarla per evitare che la situazione clinica del paziente degeneri, specialmente con l’avanzare dell’età? “Ogni cosa a suo tempo”: ovvero, personalmente, sconsiglio gli interessati ad agire “in contropiede”. In definitiva, una chirurgia a rischio zero non esiste e quanto impiantato, anche della migliore qualità, non è detto che debba risultare, anche a lungo termine, accettato dal singolo organismo.

Quali sono i materiali utilizzati nelle protesi per la chirurgia protesica all’anca? I materiali utilizzati per la fabbricazione di protesi articolari dell’anca sono, in definitiva, uguali o molto simili a quelli utilizzati per la fabbricazione di componenti protesiche dedicate agli altri distretti articolari, quali spalla, gomito, ginocchio, caviglia, etc. Con varie modalità di assemblamento, vengono utilizzate leghe di titanio, acciaio e tantalio, ceramiche e materiali plastici con specifici design, per varie tipologie di utilizzo e per specifiche caratteristiche somatiche dell’individuo.

rurgia e 2-4 giorni dopo è in grado di deambulare piuttosto autonomamente con due bastoni. Al settimo giorno, comincia esercizi di salita e discesa delle scale e, con particolari tipologie di impianto protesico e tecnica chirurgica, in 21 giorni il paziente potrebbe essere in grado di riprendere la guida dell’auto. Quali sono, in media, le percentuali di riuscita dell’intervento? Più anziano è il paziente, meno si è sicuri di centrare, con l’intervento, l’obiettivo prefissato? Le percentuali di riuscita della chirurgia protesica dell’anca sono comunque alte. Ma già Cicerone, 2000 anni fa, diceva: “Senectus ipsa morbus”. Ovvero, “la vecchiaia, di per sé, è già una malattia”. Nell’anziano di norma è la situazione ortopedica generale a limitare la riuscita funzionale dell’intervento chirurgico. Come diceva il mio amico meccanico “Non è a cambiare le ruote che la macchina diventa nuova”.

Quali sono i tempi di recupero per un paziente? I tempi di recupero possono variare, anche notevolmente, da paziente e paziente. In linea di massima, il “paziente tipo” viene messo con le gambe fuori dal letto già il giorno dopo la chi-

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FISIOTERAPIA

LA POSTURA E IL NOSTRO CORPO

Fin dalla comparsa dell’uomo sulla terra la forza di gravità ha sempre condizionato l’evolversi di quest’ultimo, portandolo a sviluppare un complesso sistema di adattamento all’ambiente: il sistema posturale. Abbiamo parlato dell’argomento con Alessandro Battiloni, Dottore Universitario in Fisioterapia presso la facoltà di Medicina e Chirurgia di Firenze. La Postura è definita come la capacità di un essere vivente di mettere in relazione le varie parti del corpo (tra di loro e con l’ambiente) in modo da assicurare la massima efficienza fisiologica e psicologica al corpo stesso. La postura è considerata buona quando viene raggiunto uno stato di equilibrio che protegge le strutture portanti del corpo da una lesione o da una deformità progressiva. La postura è considerata cattiva quando sono alterati i rapporti tra i vari segmenti corporei, sia in statica che in dinamica portando alla creazione di un circolo vizioso tra dolore e alterazione posturale. Nella nostra società sempre più moderna e sedentaria la colonna vertebrale è una fra le prime strutture corporee a risentire delle alterazioni posturali, portando ad episodi più o meno recidivanti di rachialgia nei vari distretti della colonna. Le cause delle rachialgie sono essenzialmente da ricercarsi nelle alterazioni meccaniche della colonna (ci sono anche cause traumatiche e fisiopatologiche) e, per questo, un metodo efficace di valutazione e trattamento delle algie vertebrali è quello proposto da McKenzie. Questo trattamento cura disturbi della colonna di origine meccanica, ma non solo, le cui cause sono da ricercarsi in disordini posturali che danno origine a una sintomatologia che, oltre a colpire le zone del rachide, si riferisce ad altri distretti corporei come ad esempio nel caso della lombosciatalgia e della cervicobrachialgia. Il trattamento secondo McKenzie ha lo scopo di far centralizzare i sintomi (nel caso in cui ci sia una sintomatologia anche periferica) verso la colonna fino alla loro remissione; successi-

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vamente, il soggetto verrà istruito a una forma di auto trattamento che consentita di gestire e prevenire episodi recidivanti. Lo scopo di tutto questo è quello di far comprendere al soggetto con rachialgia che è indispensabile conoscere le cause (posture scorrette mantenute per molto tempo) che hanno portato alla comparsa del dolore. Il fisioterapista, in questi casi, ha il compito di correggere le alterazioni posturali e far acquisire al soggetto un bagaglio di nozioni tale (posture corrette, esercizi di correzione meccanica) da renderlo capace di gestire e limitare l’insorgenza di un nuovo evento di rachialgia. L’ autotrattamento corretto e personalizzato porterà il soggetto affetto da rachialgia ad avere più percezione del proprio corpo e cura di esso limitando nel tempo i nuovi episodi di dolore.

Riceve a Prato presso lo Studio in Via Botticelli, 87. Per appuntamenti: 3474948735

Alessandro Battiloni, nato a Pistoia il 29/08/1977, è Dottore Universitario in Fisioterapia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Firenze fin dal 2002. Specializzazioni: terapia manuale della colonna vertebrale, riabilitazione protesica, rieducazione posturale globale, valutazione e trattamento McKenzie.


ORTOPEDIA

LA PROTESI DELL’ANCA Professor Piero Garosi Tel. 335 387335 pierogarosi@tiscali.it Ambulatori: Empoli 0571 944159 C.F.O. Sesto F.no 055 5301827

Il Prof. Piero Garosi, specialista in Ortodpedia e Traumatologia, ha iniziato la propria attività di protesologo dell’anca nei primi anni ‘80 e, ad oggi, ha eseguito circa 7000 protesi. Attualmente riveste i seguenti incarichi: Tutor per l’Insegnamento di Chirurgia protesica dell’Anca e del Ginocchio Clinica Ortopedica Università degli Studi di Siena Unità di Chirugia Protesica Ospedale C.F.O. Sesto Fiorentino Dir.Scientifico Associazione Italiana Riprotesizzazioni Membro della Società Europea dell’Anca Presidente della Società Italiana dell’Anca

UN INTERVENTO SEMPRE PIù RICHIESTO Ogni anno in Italia si effettuano circa 100 mila protesi d’anca e i dati statistici sono sempre in crescita, questo è dovuto al fatto che negli ultimi decenni la vita media si è allungata, ma soprattutto perché anche i pazienti anziani affrontano sempre più spesso questa chirurgia per la necessità di vivere la loro quotidianità con una buona qualità di vita invece di essere limitati per la patologia dell’anca che in molti casi portava alla difficoltà di deambulare limitando in modo più o meno severo la propria autonomia. Pertanto la chirurgia protesica dell’anca rappresenta nell’ortopedia moderna un momento di grande attualità scientifica ed allo stesso tempo un capitolo importante nell’ambito del sociale. A questo proposito, abbiamo incontrato il Prof. Piero Garosi, specialista in Ortopedia e Traumatologia, Protesologo dell’anca, operante da oltre trent’anni nella provincia di Firenze. La chirurgia protesica dell’anca si divide in due capitoli : 1) La chirurgia di primo impianto, che si pratica in pazienti affetti da patologie dell’articolazione che sono rappresentate soprattutto dall’artrosi dell’anca ma anche da altre patologie quali le malattie reumatiche, come l’artrite-reumatoide, la necrosi della testa del femore, e le fratture del collo del femore. Le protesi utilizzate per questi interventi possono essere cementate e non cementate. Le prime sono impiantate soprattutto in pazienti over 75-80 anni ma anche in pazienti più giovani affetti da patologie di ordine generale che vanno ad alterare il metabolismo osseo, le protesi non cementate vengono impiantate nei pazienti più giovani.

Esistono di vari tipi di protesi, diversi per morfologia ed indicazione. La scelta della protesi da impiantare deve essere valutata secondo la morfologia del femore e dell’acetabolo, al fine di impiantare il modello protesico che meglio si adatta all’anca del paziente. 2) La chirurgia di sostituzione protesica, che è un intervento chirurgicamente molto più complesso e deve essere eseguito solo in strutture che dispongono di un’equipe ortopedica di grande esperienza sulla chirurgia protesica primaria dell’anca e che eseguono questo tipo di interventi con frequenza. Nel corso di questi interventi si utilizzano quasi sempre protesi non cementate e con morfologia diversa rispetto alle protesi di primo impianto. Negli anni i materiali sono stati notevolmente migliorati e questo ha portato ad un allungamento della sopravvivenza degli impianti protesici. Il risultato di questi interventi rischia però di essere compromesso quando viene a mancare una elevata professionalità, frutto di abilità, di esperienza e strutture dedicate. Da qui, l’importanza che i pazienti si rivolgano a centri iperspecializzati, dedicati a tale chirurgia, al fine di permettere un rapido reinserimento del paziente alla vita normale, con conseguente riduzione delle spese per il Sistema Sanitario Nazionale (SSN). Un centro di chirurgia protesica dell’anca, per poter dare una risposta di alto livello professionale, necessita di un gruppo di chirurghi ortopedici esperti in questa disciplina, che eseguano di routine interventi di questo tipo, con conseguenti importanti casistiche; inoltre, non ultima, è basilare disporre di una equipe medica multidisciplinare: anestesisti di grande esperienza, internisti dedicati, angiologi, radiologi, fisiatri ed infine batteriologi, microbiologi ed istopatologi di supporto alle problematiche settiche di pazienti già in precedenza protesizzati. Il percorso diagnostico-terapeutico deve essere, inoltre, supportato da servizi quali la radiologia, la fisioterapia e il laboratorio analisi. Infine, il personale paramedico addetto al blocco operatorio ed ai reparti di degenza, deve essere costituito da figure professionali selezionate e di grande esperienza. Ma il vero cuore di un centro di chirurgia protesica dell’anca è senza dubbio il blocco operatorio che, oltre essere a norma, deve essere dotato di un supporto tecnologico, strumentale e di sistemi protesici all’avanguardia e di un reparto di terapia sub-intensiva attiguo. In oltre 30 anni di attività professionali in questa branca della chirurgia ortopedica, ho vissuto un’ esperienza affascinante che mi ha concesso di far ritornare a camminare e a vivere una vita normale migliaia di pazienti, che sarebbero altrimenti stati costretti all’immobilità. Per questo motivo mi dedico ancora oggi con lo stesso impegno e amore a questa chirurgia che tanto mi ha coinvolto in tutti questi anni.

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CHIRURGIA ESTETICA

Il seno e la chirurgia estetica Garanzie e sicurezza nella mastoplastica additiva La chirurgia plastica al seno ha compiuto passi da gigante negli ultimi anni, per risultati soddisfacenti e tempi di recupero davvero brevi. Ma questo non deve indurre le pazienti a scegliere la via più economica e rischiosa, in strutture non autorizzate.

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La mastoplastica additiva è uno degli interventi maggiormente richiesti nell’ambito della chirurgia plastica estetica, desiderato per aumentare un seno di piccola taglia, ma, anche, per ripristinarne la forma e il volume modificatosi dopo gravidanza, allattamento o, semplicemente, perché mutato con il passare del tempo. L’intervento permette, infatti, di migliorare l’aspetto estetico del seno o di correggere un’asimmetria, mediante l’inserimento di protesi in silicone, aumentandone il volume e migliorandone la forma. Massima attenzione viene rivolta, in termini di qualità, sicurezza e garanzia, nella scelta delle protesi utilizzate. Tutte le protesi mammarie in gel di silicone devono essere state approvate negli USA dalla FDA (Food and Drug administration), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti farmaceutici. Indipendentemente dallo specifico modello scelto, tutte le protesi mammarie prevedono un guscio in elastomero di silicone multistrato, con uno strato barriera per limitare la trasudazione del silicone, e proprio un gel di silicone coesivo. Limitatamente ad alcuni modelli di protesi, il gel di silicone è disponibile in diversi livelli di coesività. Ad oggi, le principali case produttrici garantiscono programmi di sostituzione gratuita a vita del

Dr. Simone Napoli. Per ulteriori informazioni, sulla Chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, operata dal Dottor Napoli, è possibile collegarsi sul suo sito personale, www.simonenapoli.it napolisimone@gmail.com Cell. 349 2301592

Laureato in Medicina e Chirurgia, con lode, nel 2006, il Dottor Simone Napoli è risultato vincitore, nell’anno accademico 2006/2007, del primo posto nel concorso per l’ammissione alla Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, presso l’Università degli Studi di Firenze. Nel luglio del 2012, si è quindi specializzato, nuovamente con il massimo dei voti e la lode, in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica. L’attività chirurgica del Dottor Simone Napoli è rivolta a tutta la Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, con particolare attenzione alla chirurgia della regione mammaria, nell’ambito della quale cura, oltre agli aspetti estetici, anche la parte ricostruttiva dopo la demolizione oncologica.


CHIRURGIA ESTETICA prodotto impiantato, in caso di rottura. L’utilizzo di tali tipologie di protesi, da parte del chirurgo plastico, conferma che la sua priorità è la sicurezza delle sue pazienti, non solo durante l’intervento chirurgico, ma anche per gli anni a venire. L’impegno assunto dalle case produttrici, che forniscono tali programmi, evidenzia come il loro principale focus sia la sicurezza, la protezione futura delle pazienti e, non ultima, la loro serenità. Il costo di queste protesi è in linea con la qualità e l’ affidabilità che consegue all’approvazione da parte della FDA e, quindi, sensibilmente più alto rispetto a quello delle protesi mammarie “economiche” L’intervento di mastoplastica additiva si svolge in day-hospital, presso strutture debitamente autorizzate. All’anestesia generale si preferisce sempre più utilizzare un’anestesia locale con sedazione; ciò, infatti, permette un rapido recupero della paziente nel post operatorio. La durata dell’intervento è poco meno di un’o-

ra, con la dimissione della paziente poche ore dopo. La chirurgia di aumento del seno è una procedura chirurgica di routine per un chirurgo plastico di esperienza per questo distretto anatomico, dando in genere ottimi risultati, di grande soddisfazione sia per la paziente che per il chirurgo che la esegue. Molte migliaia di mastoplastiche additive vengono eseguite ogni anno con successo in tutto il mondo. Occorre, però, non sottovalutare la natura e i rischi di un intervento chirurgico e non cedere alla tentazione di rivolgersi a medici non specialisti che offrono prestazioni a prezzi relativamente modici in strutture non autorizzate (centri estetici, ambulatori, ecc.), perché si tratta, comunque, di un intervento chirurgico serio, dove le complicanze sono rare ma possono accadere ed essere agevolmente superate solo se l’intervento è eseguito da uno specialista in chirurgia plastica, all’interno di strutture debitamente autorizzate.

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CHIRURGIA ESTETICA

Il ringiovanimento del volto Tecniche a confronto

Oggi è possibile trattare e prevenire l’invecchiamento cutaneo attraverso trattamenti di “biostimolazione”, che consistono nell’iniettare nella pelle del volto, del collo e del decoltè, vitamine, amminoacidi ed acido ialuronico, ingredienti necessari alla sintesi delle fibre collagene ed elastiche, che sono l’impalcatura di sostegno della nostra pelle. Con il passare degli anni, la pelle del volto perde elasticità e iniziano a formarsi le rughe. Questi segni d’invecchiamento possono essere eliminati con l’ausilio di riempitivi (fillers) o attraverso dei trattamenti distensivi, che vanno, cioè, a “spianare” le rughe d’espressione, come, ad esempio, il botulino. L’acido ialuronico è il filler più utilizzato: si tratta di una sostanza naturale, già presente nella nostra pelle e che viene gradualmente riassorbita in un arco di tempo compreso tra i sei e i dieci mesi. Con l’acido ialuronico è possibile riempire in modo molto naturale le rughe del viso, dare un leggero turgore alle labbra e ripristinare i volumi del volto che sono andati persi con l’età. Le rughe d’espressione del terzo superiore del volto, ovvero la fronte e il contorno degli occhi, vengono in genere trattate con la tossina botulinica che, se utilizzata nel modo appropriato, dà

risultati molto soddisfacenti, senza compromettere l’espressività del paziente. Il primo obiettivo, infatti, è quello di dare ai propri pazienti risultati che siano il più naturale possibile, nel rispetto della fisionomia di ogni volto. Questo vale sia quando si parla di medicina estetica, ma, ancora di più, per la chirurgia estetica. Proprio la chirurgia estetica ha fatto passi da giganti negli ultimi anni, con tecniche sempre meno invasive e tutte eseguibili in anestesia locale. L’intervento più richiesto è quello di blefaroplastica, dato che, la maggior parte delle persone, con il passare degli anni, è soggetta ad avere

I risultati ottenuti con un intervento di blefaroplastica.

Correzione delle rughe della fronte e degli occhi con tossina botulinica.

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Lo studio della Dottoressa Milena Di Vito Francesco si trova in Via Pistoiese 5, a Firenze, mentre la sua attività di chirurgo viene svolta presso il Centro di Chirurgia Estetica Hibiscus (Tel. 055 318521), in Via Veneto 61, sempre a Firenze. Per appuntamenti è possibile contattarla al numero 334 7946781. milena.divito@gmail.com www.chirurgiaemedicinaestetica.it


CHIRURGIA ESTETICA

Riempimento delle rughe con un filler riassorbibile: l’acido ialuronico.

Laureata nel 2001 con il massimo dei voti e lode, all’Università degli Studi di Firenze, nel 2006 la Dottoressa Milena Di Vito Francesco si specializza in Chirurgia Vascolare, sempre ottenendo la lode. Nel 2007, presso l’Università degli Studi di Milano, consegue un Master di II livello in Chirurgia Estetica Morfodinamica. Dal 2002 svolge l’attività di Medico Estetico, con numerose partecipazioni, come relatrice, a congressi nazionali ed internazionali. Dal 2007 svolge l’attività di Chirurgo Estetico presso il Centro di Chirurgia Estetica Hibiscus di Firenze e dal 2010 è responsabile di branca presso tale struttura.

una “caduta” della palpebra superiore, con un conseguente appesantimento dello sguardo; oltre allo svilupparsi, con l’avanzare dell’età, delle “borse” nella regione sottoculare. Alcune incisioni invisibili permettono di eliminare la pelle in eccesso e l’eventuale borsa di grasso sottostante, consentendo al paziente di avere una convalescenza davvero breve. Anche il lifting è sempre meno invasivo, con incisioni più ridotte e cicatrici quasi invisibili. Un’alternativa di ultima generazione è un minilifting, effettuato con fili di sospensione, che risollevano i tessuti del viso ceduti con un effetto estremamente naturale. I risultati ottenuti sono entusiasmanti e riducono al minimo il disagio per il paziente, in quanto il minilifting non necessita di convalescenza. Di grande interesse sono i risultati che si possono ottenere intervenendo sul “doppio mento”, attraverso una mini lipoaspirazione che ci permette, oltre all’eliminazione del grasso in eccesso, anche di ottenere una retrazione dei tessuti interessati, con un effetto paragonabile a quello di un lifting. Una novità degli ultimi anni, messa a punto dal Dottor Luigi di Vito Francesco, padre della

Dottoressa Milena, è il RINOfiller®, ovvero la Rinoplastica non Chirurgica: una metodica che permette di correggere i difetti del naso senza ricorrere all’ausilio del bisturi. Con questa tecnica, invece di demolire le parti sporgenti del naso, come, invece, avviene nella rinoplastica tradizionale, si vanno a riempire le parti depresse, riproporzionando il profilo nasale nel suo insieme. La procedura si esegue in anestesia locale e consiste nell’inserimento di un filler permanente, garantendo un risultato invariato nel tempo. Nell’ultimo decennio sono stati moltissimi i casi trattati con il RINOfiller®, rendendo questa metodica rivoluzionaria famosa nell’ambiente medico: e numerose sono state anche le relazioni presentate a svariati congressi nazionali ed internazionali, suscitando un grande interesse da parte dei colleghi, dato che il metodo RINOfiller® permette, inoltre, la correzione dei nasi già sottoposti ad intervento chirurgico, ma che non hanno avuto un risultato soddisfacente.

Nella foto, grazie alla comparazione tra prima e dopo l’intervento di Rinoplastica non chirurgica, è possibile vedere gli ottimi risultati raggiunti con il metodo RINOfiller®, una novità nell’ambito della chirurgia estetica, messa a punto dal Dottor Luigi Di Vito Francesco, padre della Dottoressa Milena

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CHIROPRATICA

La Chiropratica nell’equitazione

Miglioramenti sportivi e massimizzazione del rendimento La chiropratica si occupa di identificare, trattare e prevenire i disturbi dell’apparato muscoloscheletrico e del sistema nervoso. Alcuni dei problemi che più comunemente derivano dalla disfunzione di tali sistemi sono dolori lombari, cervicali e dorsali, scoliosi, tunnel carpale, mal di testa, sciatica e altre condizioni di origine neurologica e muscolo-scheletrica. Questa disciplina è particolarmente indicata per la persona che pratica sport poiché, raggiunti determinati livelli agonistici e non solo, conosce bene l’importanza di sentirsi ed essere al massimo del proprio rendimento fisico. Nel 1991 la rivista Journal of Chiropractic Research & Clinical Investigation pubblicò uno studio che documentava i risultati ottenuti dagli sportivi dopo una serie di trattamenti di chiropratica. Gli atleti sono stati testati sotto vari aspetti delle capacità atletiche, tra cui la percezione cinestetica, potenza, tempo di reazione, agilità ed equilibrio: in un periodo di prova, durato sei settimane, quelli che non hanno ricevuto i trattamenti chiropratici hanno mostrato solo un 1% di miglioramento delle prestazioni, mentre, coloro che si sono sottoposti alla terapia, hanno mostrato un incremento delle prestazioni pari al 18%. A 12 settimane il miglioramento dei soggetti sottoposti ai trattamenti è diventato del 30%. Gli aspetti maggiormente notati dallo sportivo che si rivolge alla chiropratica sono la massimizzazione del rendimento, la prevenzione dagli infortuni e un miglior recupero in caso di questi ultimi, oltre ad un miglioramento della postura e della concentrazione. Per quel che riguarda nello specifico la materia equestre, regolari controlli e trattamenti dal dottore in chiropratica aiutano a rendere più forte quella sinergia tra cavallo e cavaliere, nata dal linguaggio del corpo, e che entrambi si trasmettono attraverso il contatto. Ad esempio, nel momento in cui il cavaliere pensa ad un cambio o ad una correzione dell’andatura del cavallo, il suo corpo si prepara inconsciamente ancor prima di eseguire quel comando specifico che inevitabilmente viene trasmesso all’animale e recepito da esso; il cavallo a sua volta risponde in modo più preciso e veloce agli stimoli dettati dal cavaliere volontariamente e non. I ripetuti traumi, specialmente alla parte bassa della schiena, possono provocare la rotazione del bacino e delle vertebre, spasmi e infiammazione dei muscoli che influiscono sul rendimento della prestazione dell’animale. Di conseguenza può valere l’ipotesi secondo cui la performance del cavallo sarebbe direttamente proporzionale alla qualità dello stimolo dato dal cavaliere.

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La Dottoressa Claudia Butler riceve il mercoledì pomeriggio, a Firenze, allo studio Prosperius (www.prosperius.it) in Viale Fratelli Rosselli, 62 (Tel. 055 2381634); a Lucca, presso lo studio Salus (www.studimedicilucca.com) il martedì pomeriggio (Tel. 0583 4654); il martedì mattina a Viareggio (Tel. 0584 961562) e, nuovamente in provincia di Firenze, a Signa, in località Colli Alti, presso lo Studio Fisio 3 (Tel. 055 875927), il lunedì e il venerdì pomeriggio. chirotuscany@hotmail.com

Nata a Firenze nel 1981, Claudia Butler frequenta la American International School of Florence e nel 2000, per seguire le orme del padre, si trasferisce negli Stati Uniti, dove si laurea come Dottoressa in Chiropratica presso il Life Chiropractic College West, scuola nella cui clinica svolge anche il praticantato. Ha seguito un corso di specializzazione in Kinesiologia Applicata e ad oggi visita principalmente in Toscana - Firenze, Signa (FI), Viareggio e Lucca - e in Sardegna, a Budoni, in provincia di OlbiaTempo.


CHIROPRATICA

L’ernia del disco Il Dottor Urs Paul Butler riceve lunedì, mercoledì e venerdì a Firenze, allo studio Prosperius (www.prosperius.it) in Viale Fratelli Rosselli, 62 (Tel. 055 2381634); il martedì mattina a Viareggio (Tel. 0584 961562) e il martedì pomeriggio a Lucca, presso lo studio Salus (www.studimedicilucca.com, Tel. 0583 4654); infine, il mercoledì pomeriggio è a Signa, in provincia di Firenze, in località Colli Alti, presso lo Studio Fisio 3 (Tel. 055 875927) chirotuscany@hotmail.com

Nato nella Svizzera Tedesca, dove ha frequentato tutte le scuole di base, fino alla maturità, Urs Paul Butler si è quindi trasferito negli Stati Uniti, per frequentare i corsi del “National College of Chiropratic” a Chicago. Nel 1968 si è laureato come “Doctor of Chiropratic” e, tornato in Svizzera, fino al ‘73 ha collaborato come assistente in vari centri, dove ha potuto perfezionare le varie tecniche chiropratiche. Dal 1973 svolge la libera professione in Italia. Urs Paul Butler è membro della AIC (Associazione Italiana Chiropratici), della ECU (European Chiropractic Union) e della ICA (International Chiropractic Association).

Come curarla e alleviare il dolore

I dischi della colonna vertebrale possono ammalarsi di varie malattie, anche infiammatorie, che, però, non possono essere trattabili con le manipolazioni di chiropratica; ma generalmente, la stragrande maggioranza delle protrusioni ed ernie (le patologie più comuni) sono dovute a ripetuti microtraumi, traumi o a problemi metabolici, assolutamente trattabili con la chiropratica. La protrusione è una sporgenza del disco, mentre l’ernia si sviluppa a seguito della rottura della fascia che racchiude il disco, con la conseguente fuoriuscita del nucleo polposo, una massa gelatinosa che si trova nel centro e funziona come un ammortizzatore nell’assorbire le varie compressioni e sollecitazioni a cui la nostra colonna è soggetta. Quando l’ernia presente nella cervicale entra in contatto con il nervo, il paziente accusa dolori, debolezza muscolare e/o parestesie (formicolio, sensazioni come di spilli), che si irradiano negli arti superiori e vengono definite brachialgie. Se questo avviene nella colonna lombare, gli stessi sintomi possono manifestarsi nelle gambe e in questo caso vengono definite sciatalgie. In alcuni casi, queste sporgenze possono addirittura creare una compressione tale del nervo da renderlo completamente incapace di trasmettere impulsi nervosi, portando a para-

lisi delle strutture che esso controlla: in questi casi si necessita di un tempestivo intervento da parte del neurochirurgo. Fortunatamente la maggioranza delle ernie si limitano ai soli dolori e/o parestesie, che però bisogna saper identificare e intervenire in maniera corretta per poter evitare che queste possano aggravarsi. Attraverso la chiropratica possiamo aiutare a ristabilire funzionalità e libertà al nervo compresso, per poi poter integrare della ginnastica specifica di rinforzo e mantenimento della muscolatura circostante alla zona del problema. Oggi giorno si sente parlare molto più frequentemente dell’ernia del disco che nel passato, grazie anche alla scoperta di macchinari in grado di esaminare la colonna e le sue strutture, come TAC e risonanze magnetiche. Bisogna comunque tenere presente che questi esami vengono eseguiti con il paziente disteso, di conseguenza eliminando la naturale pressione che i dischi subiscono quando siamo in posizione eretta: non a caso, spesso, nei pazienti viene trovata una protrusione o ernia che però sembra non giustificare la gravità della sintomatologia che ci riportano. In più bisogna tenere sempre a mente che la maggioranza della popolazione può avere anche più di un’ernia o protrusione nella colonna, ma non necessariamente sono tutte legate al dolore che il paziente sta provando e questi metodi diagnostici non sono in grado di dirci chi sia il “colpevole”. Per questi motivi è importante che il professionista effettui dei test corretti e approfonditi, per poter identificare l’origine e la locazione del problema. hendrerit id laoreet sed, interdum in ante. Cras enim velit, viverra sed interdum sed, placerat vitae est.

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ALLERGOLOGIA

Allergologia molecolare la nuova frontiera diagnostica per le allergie Le malattie allergiche sono sempre più diffuse, tanto che oggi asma, rinite allergica, allergia alimentare o allergie ai medicinali colpiscono quasi una persona su tre. Nonostante queste siano patologie che un importante impatto sulla salute, troppo spesso vengono trascurate o sottovalutate. Ciò è negativo per la salute del paziente allergico, poiché una malattia allergica non trattata adeguatamente può portare nel tempo a temibili complicanze cliniche, senza contare – per alcuni soggetti – il rischio di andare incontro a reazioni allergiche di per sé potenzialmente fatali, come lo shock anafilattico. Di seguito, un intervento del Dr. Filippo Fassio, specializzato in Allergologia ed Immunologia e dirigente medico presso l’unità di Immunologia e Terapie Cellulari dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze. il Dr. Fassio, inoltre, cura il blog www.allergologo.net, tramite il quale divulga notizie, consigli ed informazioni utili sulle malattie allergiche. Parallelamente all’aumento delle malattie allergiche, l’allergologia ha compiuto negli ultimi anni importantissimi passi in avanti per quanto riguarda la diagnosi e la terapia di queste patologie. In particolare, i nuovi test di allergologia molecolare permettono oggi un’accuratezza diagnostica – sia nel campo delle allergie respiratorie che alimentari – impensabile fino a pochi anni fa. Oggi sappiamo infatti che non tutti gli allergeni sono uguali, e che in una determinata sorgente allergenica (ad esempio nel polline delle graminacee, o nella pesca) esistono molte molecole allergeniche differenti tra loro, e con significati assai differenti sul piano clinico. Quindi non tutti i soggetti allergici al polline delle graminacee (ma il ragionamento può essere applicato ad ogni tipo di allergene) sono uguali tra loro, non hanno gli stessi sintomi, e traggono maggiore giovamento da terapie differenti. Lo stesso discorso

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può essere applicato alle allergie alimentari: non tutti i soggetti allergici alla pesca tra loro, hanno la stessa probabilità di andare incontro a reazioni allergiche se mangiano il frutto, e – ancora più importante – non hanno lo stesso rischio di reazione allergica grave, come lo shock anafilattico. E ciò può essere ovviamente replicato per ogni tipo di allergia alimentare (latte, uovo, frutta o verdura fresca, noci e noccioline, crostacei, pesce, ecc.). I test di allergologia molecolare consentono di identificare la sensibilizzazione allergica verso uno specifico componente della sorgente allergenica. Nel caso dell’allergia alla pesca, potranno essere identificati soggetti sensibilizzati nei confronti di diversi allergeni in essa contenuti: profiline, PR-10 o LTP. In ognuno di questi casi i test allergologici “classici”, ovvero il prick test che si esegue sulla pelle o il dosaggio delle immunoglobuline E specifiche che si esegue sul sangue, risultano positivi. Tuttavia il significato clinico è molto differente. Il soggetto allergico alla pesca, ma sensibilizzato solo alle profiline, è un soggetto che solitamente tollera il frutto o al massimo ha sintomi lievi; il soggetto sensibilizzato all’allargene PR-10 ha una sintomatologia intermedia, mentre il soggetto sensibilizzato all’allergene LTP ha il quadro clinico più importante ed il maggiore rischio di andare incontro ad una reazione allergica grave. Da questo punto di vista, quindi, i test di allergologia molecolare – nel soggetto definitivo genericamente “allergico alla pesca” – forniscono importantissime informazioni e permettono di discriminare condizioni lievi o molto lievi (nelle quali potrebbe non essere necessario escludere l’alimento dalla dieta) da condizioni particolarmente rischiose, nelle quali il paziente deve essere adeguatamente preparato per evitare il contatto con l’allergene ed istruito su come trattare eventuali reazioni allergiche gravi. Nel caso delle allergie respiratorie, i test di allergologia molecolare sono particolarmente utili per identificare i soggetti che possono trarre maggiore giovamento dall’immunoterapia allergene-specifica, ovvero il cosiddetto vaccino anti-allergico. I test di diagnostica molecolare sono quindi utili in moltissimi casi sia per quanto riguarda le allergie respiratorie (rinite, asma, congiuntivite allergica) che per quanto riguarda le allergie alimentari. Alcuni test possono essere eseguiti come prove cutanee, mentre un pannello più ampio di test è disponibile come esame ematico in centri specializzati.

Dr. Filippo Fassio Per prenotare un appuntamento: fassio.filippo@gmail.com Cell. 329 7973033

Il Dr. Filippo Fassio si è laureato in medicina e chirurgia nel 2003 presso l’Università degli Studi di Firenze, e si è specializzato in Allergologia ed Immunologia Clinica presso lo stesso Ateneo nel 2007. Nel 2010 ha acquisito il titolo di Dottore di Ricerca in Medicina Clinica e Sperimentale. Cura il blog Allergologo.net (www.allergologo.net) ed è editor-in-chief del magazine online Allergia e Salute (www.allergiaesalute.it). Svolge attività clinica ambulatoriale a Firenze, Pistoia, Bologna e Lucca.


GASTROENTEROLOGIA

In fondo... il colon Il Dottor Trallori riceve a Firenze (al Centro Audiologico Toscano, all’Istituto Leonardo da Vinci, a Villa Donatello, in Piazza Dalmazia e a Firenze Sud, in Via Finlandia); a Bagno a Ripoli, in Piazza Matteotti; a Campi Bisenzio, presso la Misericordia in Via Montalvo e alla Pubblica Assistenza; a Pistoia, in Via Gora e Barbatole 148 e, infine, a Scandicci, località Le Bagnese, in Largo dei Macchiaioli 3. Cell. 348 8121675 gtrallori@interfree.it www.giacomotrallori.com

Nato a Firenze nel 1957, Giacomo Trallori si laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Firenze, nel 1983, ed in seguito si specializza in Gastroenterologia e successivamente in Malattie del Ricambio ed Epatologia, con il massimo dei voti. Nel 1989 entra come assistente nella struttura complessa di Gastroenterologia dell’Ospedale di Firenze, dove, nel 1993, diventa Aiuto e vi rimane fino all’Agosto del 2011. Ex Dirigente di primo livello, della struttura complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Azienda Careggi, oggi il Dottor Giacomo Trallori è Direttore della Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva della Misericordia di Sesto Fiorentino e Responsabile della Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Istituto Leonardo da Vinci, a Firenze.

Come diagnosticare e curare la colite

Da un punto di vista medico, la colite è l’infiammazione della mucosa intestinale, che può essere determinata da batteri o da un cattivo stile di vita. Le coliti possono essere acute o croniche; vere o funzionali. Le prime, collegate ad agenti infettivi, sono quelle che oggi si risolvono agevolmente con cure brevi e intense, senza lasciare tracce e postumi. Importante, per questo tipo di patologia, è la prevenzione. Stare cioè attenti, specialmente in occasione di viaggi in paesi orientali e tropicali, a quello che si beve o si mangia. Le coliti croniche, invece, possono essere causate sia da intolleranze alimentari, come quella verso il glutine - la cosiddetta celiachia - sia da malattie infiammatorie, definite scientificamente come malattia di Crohn e colite ulcerosa. Da un punto di vista clinico, perché venga diagnosticata la colite, dolore e/o distensione addominale, che ricorrono almeno 3 giorni al mese negli ultimi 3 mesi, devono essere associati con due dei seguenti fatti: miglioramento con la defecazione, variazioni dell’alvo o variazione della forma delle feci. La colonscopia è l’esame più importante per la diagnostica sul colon, mentre altri esami, come la colonscopia virtuale, l’Rx colon per clisma, la defecografia e la manometria anale, intervengono soltanto in un secondo livello di indagini. Una volta accertato che siamo nel campo del colon irritabile, accediamo ad un capitolo complesso, perché, pur non rappresentando nulla di grave dal punto di vista patologico, rappresenta per il paziente una noia fisica e mentale, tale da abbassarne il livello di qualità della vita. Lo stress influisce molto su questo tipo di colite, perché i recettori del sistema neurovegetativo vengono implicati a tal punto da far diventare il colon l’organo bersaglio del nostro stress. I mezzi terapeutici per intervenire sono tre, utilizzati a diversi livelli: il regime alimentare, i farmaci e il movimento. Per trovare sollievo dai dolori e ridurre il meteorismo, possiamo agire sul fronte alimentazione. Meglio mangiare in modo leggero, masticare a lungo e bene, e bere tanta acqua. Il consiglio fondamentale è quello di aumentare l’assunzione di liquidi e di fibra, programmando una dieta che preveda un incremento costante di frutta, verdura, legumi e cereali. Importante è anche l’utilizzo di olio extravergine di oliva, che tante proprietà nutrizionali ha grazie ai polifenoli. Per quanto riguarda i farmaci, è bene usarli con parsimonia, sia quelli tradizionali che alternati-

vi (omeopatici, naturali ecc.), perché sono tutti “sintomatici”, funzionano, cioè, al momento, ma una volta cessati smettono la loro azione. Per quanto riguarda i farmaci, poi, in genere, in caso di colite nervosa, si consigliano gli antispastici, perché riducono la secrezione gastrica e la motilità intestinale, ma non bisogna abusarne. Gli antidepressivi triciclici esercitano un’azione antidepressiva ed analgesica: i fattori psicogeni possono causare stitichezza o tensione intestinale, per cui l’impiego di questi farmaci, per brevi periodi e alla posologia prescritta dal medico, è utile per migliorare l’umore e alleviare i sintomi dell’intestino irritabile. Anche l’attività fisica allevia i disturbi gastrointestinali nei pazienti che soffrono della sindrome del colon irritabile: è importante, quindi, fare ginnastica di vario tipo tutti i giorni, o comunque 1 o 2 volte la settimana, per mantenere in buon esercizio fisico i muscoli addominali, fondamentali per l’esecuzione delle nostre funzioni fisiologiche.

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GINECOLOGIA

Endometriosi, malattia subdola ed enigmatica L’Endometriosi è una malattia che prende il suo nome dalla parola endometrio, il tessuto che riveste la cavità uterina. Nelle donne con questo problema, tessuto similendometriale s’impianta al di fuori della cavità dell’utero, principalmente a livello del peritoneo pelvico ma anche dell’ovaio, del setto retto-vaginale e, più raramente, coinvolge altri organi come intestino, vescica, ureteri, polmoni, cute. Il tessuto endometriale fuori dall’utero forma lesioni chiamate focolai, noduli, cisti, placche. Si tratta di lesioni benigne la cui crescita dipende dalla presenza di estrogeni in circolo. Nonostante i molteplici progressi, fatti negli anni recenti, l’endometriosi rimane ancora oggi una malattia sconcertante ed enigmatica che affligge circa 1 donna su 10.

Immagine ecografica di endometrioma ovarico voluminoso.

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Nessuno conosce con esattezza come mai, in alcune donne, frammenti di tessuto endometriale si impiantino in altre sedi. Esistono alcune teorie riguardo l’origine della malattia, tuttavia nessuna di queste è in grado di spiegar i molteplici aspetti della malattia. La teoria più accreditata è quella della mestruazione retrograda suggerita da Sampson. Lo studioso nel 1927 ipotizza che il tessuto mestruale possa refluire in cavità addominale attraverso le tube uterine, depositarsi a livello degli organi pelvici, impiantarsi e proliferare. Numerose evidenze supportane la teoria della mestruazione retrograda, tuttavia è probabile che l’endometriosi sia una malattia multifattoriale, causata dall’interazione tra numerosi fattori (genetici, immunitari, ambientali). È stata ipotizzata l’esistenza di una familiarità per la patologia endometriosica, infatti le donne con la madre o la sorella con endometriosi hanno un rischio di 4-8 volte maggiore di soffrire della stessa malattia. La Dr.ssa Francesca Rizzello, Medico Chirurgo Specialista in Ginecologia e Ostetricia e Dottore

Dr.ssa Francesca Rizzello Riceve presso: FIRENZE - Futura Diagnostica Medica Via Cavour 72, Firenze (FI) Tel. 055 210455 055 286005 PISTOIA - Medical Center Via Gora e Barbatole, 148/G- 51100 Pistoia (PT) Tel. 0573 1781189 0573 1781177 Cell. 3476220041 francesca.rizzello@gmail.com


GINECOLOGIA Endometriosi ed infertilità

Immagina laparoscopica di endometriomi.

di Ricerca in Biotecnologie della Riproduzione, ci spiega questa malattia. Come si presenta l’endometriosi?

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Firenze. Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia, Università di Firenze. Dottorato di ricerca in Biotecnologie della Riproduzione Umana, XXV ciclo conseguito presso l’Università di Roma ‘La Sapienza’. Posizione attuale: da Febbraio 2013 titolare di assegno di ricerca dell’Università di Firenze, Dipartimento di Scienze per la Salute della Donna e del Bambino. Autrice di oltre 150 pubblicazioni di cui 41 in extenso, 15 su riviste recensite con impact factor, 8 capitoli di libri, con particolare riguardo nei campi endometriosi, ecografia ginecologica ed infertilità.

Tra i sintomi che possono indurre il sospetto di endometriosi ricordiamo principalmente i dolori mestruali, dolori durante o dopo i rapporti, dolori pelvici cronici, mestruazioni abbondanti ed irregolari, infertilità. Più raramente, sanguinamento uterino disfunzionale, dolore e perdite di sangue durante la defecazione, stipsi o diarrea, sintomi urinari, dolenzia e senso di peso lombo-sacrale e/o agli arti inferiori, nausea, letargia, affaticamento cronico, tensione premestruale, qualunque dolore ciclico riferito ad altri apparati, eventuali episodi di addome acuto. E’ una patologia subdola perché non presenta sintomi specifici. Infatti, la patologia si manifesta con un corredo sintomatologico e semeiologico variabile e sovrapponibile a quello di altre patologie (come la sindrome del colon irritabile, la malattia infiammatoria pelvica). Inoltre, nel 20-25% dei casi l’endometriosi è asintomatica e viene diagnosticata casualmente durante un’indagine diagnostica (ecografia, risonanza magnetica nucleare, tomografia assiale computerizzata) o nel corso di un intervento chirurgico eseguiti su altre indicazioni. Il risultato è un considerevole ritardo tra la presentazione clinica della malattia e la diagnosi. Dati recenti dimostrano come spesso si arrivi alla diagnosi con un forte ritardo, circa 9 anni dall’insorgenza dei primi sintomi e dopo una media di 5 consulenze presso ginecologi diversi. Questo ritardo è causa di giornate di scuola e lavoro perse, interferenza sulla vita sociale e sulle relazioni con le persone vicine. I motivi di tale lentezza diagnostica derivano dall’inconsapevolezza delle donne che pensano che i sintomi di cui soffrono siano normali, dalla mancata conoscenza della malattia da parte dei medici di famiglia, ai quali per primi le pazienti si rivolgono, dall’attenuazione dei sintomi con trattamenti ormonali come i contraccettivi orali, dall’uso di metodi diagnostici inadeguati.

L’endometriosi associata a problemi di fertilità rimane una delle più frequenti e problematiche situazioni cliniche che si presentano ai ginecologi. I dati epidemiologici disponibili in letteratura stimano che il 6-10% della popolazione generale femminile soffre di endometriosi. Se consideriamo solo le donne infertili, la prevalenza sale al 25-50%, mentre il 30-50% delle donne con endometriosi sono infertili. Nelle coppie normali la fecondità varia tra 0.15 e 0.20 per mese mentre nelle donne con endometriosi si riduce a 0.02-0.1. Trattamenti Poiché rimane ancora poco chiaro l’esatto meccanismo con cui le lesioni endometriosiche si formano, tuttora l’approccio terapeutico è lontano dall’essere definito causale e resta finalizzato alla gestione dei sintomi della malattia. Il trattamento medico e chirurgico dell’endometriosi è teso a tre fondamentali obiettivi: l’asportazione delle lesioni endometriosiche per il trattamento della malattia; la riduzione o la scomparsa della sintomatologia dolorosa e la cura dell’eventuale sterilità associata alla malattia. Purtroppo, mentre esistono validissime evidenze dell’efficacia di vari tipi di trattamento medico e chirurgico nei confronti della sintomatologia dolorosa, non esiste a tutt’oggi uno studio clinico randomizzato prospettico controllato che possa provare la reale efficacia di una qualsiasi terapia nei confronti della sterilità causata dall’endometriosi. Un approccio combinato chirurgia-fecondazione in vitro (FIVET), entro tempi ben definiti (6-9 mesi dopo la laparoscopia), appare oggi il management più adeguato della paziente infertile affetta da endometriosi. Conclusioni La malattia endometriosica rappresenta una patologia che coinvolge globalmente la salute dalla donna, compresa la sfera riproduttiva. L’endometriosi associata a problemi di fertilità rimane una delle più frequenti e problematiche situazioni cliniche che si presentano ai ginecologi. L’Endometriosi, infatti, è spesso associata a dolore ed infertilità e viene principalmente diagnosticata in donne dell’età riproduttiva, fra i 20 e 45 anni. Solo un piccolo gruppo di donne avranno superato l’età riproduttiva al momento della diagnosi. E’ evidente pertanto, come nel corso del trattamento della patologia, la conservazione ed il miglioramento della fertilità dovrebbero essere preoccupazioni fondamentale per pazienti e clinici.

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GINECOLOGIA

Rimedi per la Menopausa Per definizione s’intende per menopausa quel periodo della vita della donna in cui i cicli mestruali cessano e cessa pure la possibilità della stessa di procreare. Il periodo in cui si presenta è mediamente dai 48 ai 50 anni, con un lasso di tempo che si può estendere anche tra i 41 e i 58 anni. Naturalmente, questo periodo non sempre è vissuto con tranquillità dalla donna che non sempre accetta con serenità questo cambiamento nella sua vita. Abbiamo affrontato l’argomento con la Dr.ssa Elena Venezi, medico ginecologo e dirigente medico presso l’A.S.L. 2 di Lucca. Dr.ssa Venezi, ci spieghi quali sono le dinamiche della menopausa... Dr.ssa Elena Venezi: Molte donne vivono con ansia già quel periodo intorno ai quarant’anni in cui iniziano a manifestarsi alterazioni del ciclo, ponendo al proprio ginecologo la stessa domanda: “Non starò andando in menopausa, vero?”, come se il dottore avesse la sfera magica e i poteri di prevedere il momento in cui questo avverrà. Per una fascia di donne, la menopausa è l’invecchiamento e la perdita della giovinezza e della beltà: l’inizio di una serie di problemi che hanno già vissuto, probabilmente attraverso le paure della propria madre. Per altre, invece, è finalmente il giungere di una liberazione che porta la fine delle paure ricorrenti di gravidanze indesiderate, dei metodi contraccettivi, degli innumerevoli problemi legati al ciclo mestruale.

Perciò, relativamente alla menopausa, s’individuano due grandi gruppi di donne... Dr.ssa Elena Venezi: Sì, ci sono donne che durante la menopausa vivono una seconda giovinezza, spesso accanto ad un nuovo partner con cui condividere una sessualità libera e più appassionante che a 20 anni. Donne che accettano le rughe, facendo in modo che esse rendano caratteristico il proprio volto e le proprie espressioni.

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Altre donne invece rifiutano a priori la menopausa perché la paura di invecchiare prende il sopravvento e le rende cieche tanto da non vedere quello che la loro mente le porta a fare sul proprio corpo. Ci sono infatti donne che iniziano a martirizzarsi esteticamente risultando spesso e volentieri delle brutte bambole di gomma. All’interno di questo contesto, come interviene il Ginecologo? Dr.ssa Elena Venezi: Noi medici abbiamo il dovere di aiutare le persone che ci chiedono un consiglio o un aiuto individuando attraverso un colloquio adeguato, quale di esse abbia bisogno di una cura tramite una terapia ormonale sostitutiva. Di questa terapia si è parlato tanto: si è detto tutto e il contrario di tutto. Gli ormoni, naturalmente, devono essere somministrati a quelle pazienti che siano meno a rischio di altre per i tumori al seno e che non abbiano un rischio di cardiopatia ischemica, sia per storia personale che familiare; donne che presentino una forte componente sintomatica (vampate, insonnia, stato depressivo – ansioso, secchezza vaginale e dispareunia), donne che psicologicamente non accettino la menopausa come evento naturale. Esistono anche terapie alternative come l’omeopatia o l’utilizzo di integratori estratti dalla soia, agopuntura ad altre soluzioni o rimedi che purtroppo danno dei risultati temporanei o solo dei miglioramenti a chi non ha sintomi troppo eclatanti.

Dr.ssa Elena Venezi Riceve presso: Via Sottomonte 77, F.Guamo – Capannori (LU): Ambulatorio Via Roma 123, Porcari (LU): Ambulatorio P.zza Battisti, Ponte a Moriano (LU): Studi Medici “Il Ponte” e.venezi17@gmail.com Cell. 3452505775

Perché molte donne sono contrarie alle terapie ormonali? Dr.ssa Elena Venezi: Sicuramente, le terapie ormonali spaventano perché molte donne, spesso, credono ancora ai luoghi comuni tramandati di madre in figlia, che però al giorno d’oggi non hanno più ragione di essere ascoltati. È però importante che l’eventuale utilizzo della terapia sia sempre adottato sotto sorveglianza medica e che si individuino attraverso un accurato screening le pazienti che ne hanno effettivamente bisogno.

Dr.ssa Elena Venezi – laureata presso l’Università degli Studi di Pisa con specializzazione in Ginecologia – Ostetricia. Dirigente Medico D.E.U. ASL 2 di Lucca dal 1997. Medico ginecologo presso l’Ospedale di Lucca dal 1990 al 2000 e presso l’Ospedale di Versilia dal 2000 al 2007.


FLEBOLOGIA

Il Dottor Stefano Martelli riceve a Firenze, presso il suo studio, in Via del Bersaglio 7. Per info e prenotazioni è possibile chiamare lo 055 592944 o contattarlo al numero di cellulare 335 6227625 stefanomartelli@alice.it www.flebologiaproctologiafirenze.com

Stefano Martelli si è laureato in Medicina e Chirurgia, presso l’Università degli Studi di Firenze, il 10 Luglio 1981. Iscritto all’albo dei medici chirurghi della provincia di Firenze, il Dottor Martelli si è specializzato con lode, in Chirurgia Generale, presso l’Università degli Studi di Siena, nel 1986. Ha lavorato, in qualità di dirigente di primo livello, presso la U.O. di Chirurgia dell’ospedale di Prato Asl 9, dal ‘90 al ‘96. Da molti anni, oramai, il Dottor Stefano Martelli insegna, in qualità di esperto di flebologia, alla scuola di perfezionamento in Medicina Generale, presso il Polo biomedico e tecnologico del Policlinico di Careggi. Tra gli altri, ha frequentato numerosi corsi di perfezionamento, sia in flebologia che in proctologia, sia in Italia che oltre i confini nazionali.

Capillari, piccole vene e gonfiore delle gambe

Sono solo un problema estetico? Spesso i capillari, le piccole vene (teleangectasie) ed il gonfiore (edema) delle gambe vengono considerati solo dei problemi estetici. Abbiamo analizzato queste problematiche con il Dottor Stefano Martelli, chirurgo, flebologo e proctologo. Iniziamo con l’analizzare le teleangectasie, talvolta espressione di una disfunzione della circolazione venosa, che solo un accurato esame clinico ed eco color doppler (ECD) può rilevare. L’ECD è indispensabile e sarà impiegato spesso dallo specialista nel corso della terapia (sclerosante e laser), rappresentando un’estensione dei suoi occhi all’interno della gamba. Troppo spesso le angectasie, affrontate come un semplice inestetismo, comportano, oltre alla mancata diagnosi di una eventuale malattia varicosa,

anche l’insuccesso della terapia (sclerosante e laser). Per quanto riguarda, invece, l’edema al piede ed alla caviglia, è un sintomo da non trascurare mai. Può iniziare anche in giovane età, può essere intermittente, interessare uno o entrambi gli arti, migliorare col riposo a letto e peggiorare alla sera o in estate, con l’assunzione della pillola o in gravidanza. Indicativa della sua presenza è la fossetta lasciata dalla pressione esercitata sulla pelle con l’indice. Inizialmente l’edema è asintomatico e di consistenza morbida, ma, se persiste a lungo, tende a diventare duro e a creare alterazioni della pelle. Solo in seguito ad episodi infiammatori può causare dolore; negli anni, addirittura, può essere il precursore delle ulcere. Ancora una volta l’ECD è indispensabile e potrà orientare tra la diagnosi di un edema su base venosa o linfatica. In ogni caso, la terapia è la elastocompressione (calza e bendaggio): se instaurata tempestivamente può dare risultati eccellenti, portando talvolta alla guarigione definitiva. La calza terapeutica, prescritta dallo specialista, deve essere costruita possibilmente in cotone ed in maniera da non creare costrizioni sotto al ginocchio, della lunghezza di un calzettone da uomo; potrà così essere indossata con maggiore facilità anche dagli anziani e, nella stagione calda, alleviare i sintomi e soprattutto potrà prevenire le complicanze (dolore, ulcere). Troppo spesso il paziente, che chiede indicazioni per angectasie ed edema, si sente dire “che vuoi che sia”, “finché non ti dolgono”, ”sei ancora troppo giovane”, “é solo un problema estetico”. Per non sentirsi dire “Ormai è passato troppo tempo, non si può fare nulla” è necessario, dunque, fare prevenzione: voi lascereste che una piccola carie distruggesse un dente?

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Endocrinologia

Osteoporosi

Serve un approccio multidimensionale Con la sedentarietà e l’età i muscoli si atrofizzano e, parallelamente, si riduce la massa ossea (osteopenia). Inadeguata nutrizione, esposizione alla luce solare e menopausa accentuano la perdita ossea. Osteoporosi significa fragilità ossea (ovvero un aumentato rischio di frattura) e molti pensano che perdita di massa ossea e osteoporosi siano la stessa cosa. Invece, la riduzione di massa ossea viene normalmente compensata da una modifica geometrica (l’osso si ingrandisce!); ciò mantiene la stabilità meccanica ed evita l’osteoporosi e quindi la fragilità. Se però la perdita ossea è eccessiva, anche la microstruttura ossea viene alterata e il compenso geometrico può non essere sufficiente. Ci sono inoltre condizioni specifiche, quali familiarità per osteoporosi, perdita eccessiva di calcio nelle urine, diabete, malattie della tiroide, del surrene e del rene, terapia cortisonica e malassorbimento intestinale, che provocano osteoporosi, talora perfino in età giovanile. Anche in caso di osteoporosi, le fratture si verificano in seguito a sovraccarico o ad un trauma: la caduta. Pertanto, prevenire le cadute è importante tanto quanto prevenire l’osteoporosi: misurare il rischio di cadere, specie negli anziani,

permette interventi mirati, basati su educazione e training muscolare e dell’equilibrio, efficaci ma oggi colpevolmente trascurati. La misura della massa ossea mediante DEXA su anca e spina è lo standard per la diagnosi ma, per quanto detto, è insufficiente. Per la diagnosi di osteoporosi e per valutare la fragilità ossea, si dovrebbero affiancare: misura di densità e geometria ossea mediante TAC dedicata (pQCT di radio e tibia), stima di elasticità ossea (MOC ad Ultrasuoni del calcagno MOC-QUS), valutazione di funzione fisica (forza e potenza muscolare, equilibrio, ecc.), misure biochimiche su sangue e urine. Solo un approccio multidimensionale, che si avvale di un Laboratorio densitometrico integrato, di un Centro per esercizio fisico adattato e soprattutto di un Medico specialista (idealmente un endocrinologo) con esperienza specifica su osteoporosi, esercizio, nutrizione e metabolismo, può permettere di prevenire e affrontare una malattia complessa come l’osteoporosi. Ogni compromesso rispetto a questa impostazione riduce la medicina a semplice dispensatrice di farmaci, non sempre correttamente prescritti e pertanto non sempre efficaci o sicuri.

In questa figura, ottenuta con pQCT (peripheral Quantitative Computed Tomography) si osserva nella donna anziana una riduzione parallela di massa muscolare (in rosso) ed ossea (in bianco), insieme ad un aumento del grasso (in grigio); da notare che la tibia ed il perone sono aumentati di dimensione e hanno una corticale assottigliata. Questa donna non ha osteoporosi, ma solo un fisiologico adattamento alla riduzione della muscolatura e pertanto non deve essere trattata con farmaci, ma deve recuperare forza muscolare (e dimagrire).

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Dr. Cosimo Roberto Russo cosimoroberto.russo@ metagym.it www.studiomedicodottorrusso.com


Endocrinologia

La palestra Metagym si trova in Piazza Matteotti 8, a Scandicci, in provincia di Firenze. Per informazioni è possibile telefonare al numero 055 252358. info@metagym.it www.metagym.it

Il Dottor Cosimo Roberto Russo, laureato nel 1977 - a 23 anni - in Medicina e Chirurgia, specializzato in Endocrinologia nel 1980 e in Medicina Nucleare nel 1984, è stato per 20 anni dirigente medico in reparti ospedalieri di Endocrinologia e di Medicina Interna. Ha quindi svolto ricerca scientifica, pubblicando decine di articoli su densitometria ossea, osteoporosi e diabete, oggetto di diverse centinaia di citazioni. Docente al Master sulle Malattie Metaboliche dell’Osso dell’Università di Firenze e presso la facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Firenze, è stato relatore invitato ai congressi nazionali della Società Italiana dell’Osteoporosi; ha eseguito ed interpretato, dal 1991, oltre 20.000 densitometrie ossee in strutture pubbliche e private. È stato un pioniere nella densitometria mediante TAC quantitativa (pQCT) del radio e della tibia e oggi è titolare del Centro Medico per il Metabolismo per diagnosi e trattamento multi-disciplinare delle malattie endocrinometaboliche e di Metagym, il Centro Fitness di concezione innovativa per persone con Malattie del Metabolismo.

Un centro per il metabolismo Il progetto del dottor Russo

Da quando gli antibiotici controllano le infezioni, le malattie metaboliche (diabete, osteoporosi, ipertensione) prevalgono in tutto il mondo. La causa è un conflitto fra genetica (evoluta per affrontare restrizione di cibo e intenso sforzo fisico) e stile di vita moderno (iperalimentazione e sedentarietà). Questo stile di vita produce alterazioni metaboliche (aumento di glucosio e lipidi nel sangue) e strutturali: obesità e riduzione di massa muscolare e ossea, che, nel tempo, diventano malattie (diabete, osteoporosi, ipertensione) e causa di eventi catastrofici e disabilità (infarto, ictus, fratture, demenza, tumori). Si stima che l’85% degli infarti e il 30% dei tumori dipendano da alterazioni del metabolismo ma, diversamente da quanto avviene per le malattie acute, per le quali esistono strutture e staff super-specialistici, il Sistema Sanitario trascura le malattie metaboliche e cronico-degenerative: prenotare una visita per obesità può richiedere molti mesi di attesa e intanto obesità e diabete aumentano, costosamente, a ritmo di epidemia. Il Centro del dottor Russo propone, per le malattie metaboliche, una strategia vincente e multispecialistica: affrontarne seriamente e simultaneamente le cause, per assicurare sollievo a chi soffre, piuttosto che dare etichette di malato (es. diabetico, cardiopatico, ecc.). Diagnosi e valutazione del metabolismo sono compiti non semplici: richiedono attrezzature e conoscenze complesse. Il Centro offre studio clinico ed ecografico della tiroide, un laboratorio di densitometria ossea fra i più attrezzati, un panel di valutazioni nutrizionali e metaboliche Gold Standard, quali: Analisi nutrizionale computerizzata (Metadieta), Analisi del consumo calorico delle 24 ore (Armband), Analisi dei liquidi

e della massa grassa e muscolare (BIA e DXA total body). Per quel che riguarda l’esercizio fisico, questo risulta difficoltoso per le persone obese, con diabete, artrosi avanzata o problemi cardiaci. Prescrizione medica, supervisione e attrezzature adeguate assicurano massima efficacia con minimo rischio. Il Centro del dottor Russo dispone di una struttura dedicata (Metagym), progettata e attrezzata per persone con problemi di metabolismo e condotta da personale attento agli aspetti relazionali e motivazionali - ascolto, incoraggiamento, sostegno - che sono fondamentali per ridurre l’abbandono dell’esercizio. Metagym è, inoltre, all’avanguardia nella ricerca: ha infatti partecipato all’Italian Diabetes and Exercise Study, uno studio scientifico nazionale sull’esercizio supervisionato per migliorare il diabete. Il controllo metabolico per il dimagrimento a lungo termine è il distillato dei servizi del Centro: un programma di intervento innovativo ed intensivo sullo stile di vita, multi-disciplinare, basato sulle evidenze scientifiche. Ha moduli di durata annuale o semestrale e comporta una valutazione metabolica completa iniziale, eseguita dal dottor Russo e dal suo staff, con l’ausilio di tecnologie d’avanguardia. Seguono una serie di incontri e costanti contatti multimediali (via telefono o via internet), mentre l’esercizio fisico viene impostato e svolto presso Metagym (o altre strutture, se il partecipante abita lontano). È adatto per persone con problemi metabolici, quali obesità e diabete, in cui il dimagrimento a lungo termine è la base per il trattamento e, in molti casi, perfino per la guarigione. Prevenire è meglio che curare. Diagnosticare e curare è meglio che ignorare.

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LOGOPEDIA

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento L’efficacia dei trattamenti riabilitativi Il disturbo Specifico dell’apprendimento (DSA) è un disturbo cronico, che si manifesta con caratteristiche diverse nel corso dell’età evolutiva e delle fasi di apprendimento scolastico: la loro prevalenza è maggiore nella fascia di età compresa tra gli 8 e i 10 anni. La causa dei DSA è da ricercarsi in disfunzioni neurobiologiche che interferiscono con il normale processo di acquisizione della lettura, della scrittura e del calcolo. I fattori ambientali, rappresentati dalla scuola e dai contesti familiari e sociale, si intrecciano con quelli neurobiologici e contribuiscono a definire un maggiore o minore disadattamento. Sulla base del deficit funzionale, possiamo distinguere le seguenti condizioni cliniche: dislessia (disturbo nella lettura), disortografia (disturbo nella scrittura), disgrafia (disturbo nella grafia) e discalculia (disturbo nelle abilità di numero e di calcolo). Il DSA è diagnosticabile nei primi due anni di scuola primaria, nell’evoluzione dell’apprendimento della lettura e della scrittura, a partire dalla metà della seconda classe; per quanto concerne l’area numerico-matematico, invece, non prima della fine della terza classe primaria. Nei casi più gravi, comunque, è possibile porre il forte sospetto diagnostico di rischio di DSA già alla fine della prima classe della scuola primaria. Al momento non esistono trattamenti farmacologici dei DSA, mentre esistono evidenze dell’efficacia di trattamenti di tipo riabilitativo, principalmente logopedici e cognitivi, e di interventi di potenziamento scolastico. Sulla base della diagnosi, della presa in carico e dal progetto riabilitativo, si possono prescri-

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La Dottoressa Testa riceve i giorni dispari (lunedì, mercoledì e venerdì) presso gli Studi Medici Life (www.studilife.it) a Prato (Tel. 0574 583501), mentre i giorni pari (martedì e giovedì) è possibile trovarla presso lo Studio Pediatrico Giotto (Tel. 0574 27072), sempre a Prato. Tel. 333 3396816 testalolita@yahoo.it www.logopediatesta.it

vere specifici strumenti compensativi e/o misure dispensative, come previsto dalla Legge 170/2010 sui DSA. Gli strumenti compensativi consentono di supplire alle carenze funzionali determinate dal disturbo. Le misure dispensative, invece, consistono nell’evitare compiti poco utili dal punto di vista funzionale, come per esempio la lettura ad alta voce o la scrittura in corsivo, ma altamente frustanti per coloro che hanno grandi difficoltà in queste attività di tipo più formale rispetto al contenuto.

Lolita Testa si diploma in un indirizzo PsicoSocio-Pedagogico e ottiene la laurea in Logopedia, a soli ventidue anni, con il massimo dei voti, all’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma. Dopo tre anni di tirocinio presso il Policlinico Gemelli di Roma, dal dicembre 2004, subito dopo la laurea, comincia l’attività di libero professionista presso il Centro di Riabilitazione “L’Incontro”, a Teano, in provincia di Caserta. Dal 2008 collabora con la cooperativa Humanitas e presso gli Studi Medici Life a Prato e, dal 2013, svolge l’attività di logopedista anche presso lo Studio Pediatrico Giotto, sempre nella città laniera.


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