Il Provinciale e Il Rosone OGGI - 1/2018

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ANNO XXIX

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2018 FONDATO DA FRANCO MARASCA

Il Provinciale, Il Rosone e i tempi che cambiano...

Una copia € 2,00 Sped. in abb. post. 50%

Tavola rotonda su un fondamentale settore dell’economia

Il futuro del grano pugliese e le nuove sfide del mercato

Globalità e multietnicità mortificano il senso di appartenenza

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on questo numero, Il Provinciale compie trent’anni. Un compleanno che per un periodico, per di più dedicato prevalentemente alle cronache della cultura, ha il significato di un traguardo prestigioso. Anche questo periodico, come tanti altri che hanno registrato e promosso la vita sociale e culturale della Capitanata, è frutto della intuizione e della lungimiranza di Franco Marasca. La collezione del nostro giornale – che in alcuni periodi della sua luminosa storia ha avuto anche una frequenza quindicinale, prima, e poi mensile – è diventata testimonianza delle vicende di Foggia e della sua provincia, fornendo sempre stimoli e impulsi alla riflessione e alla costruzione di una società all’altezza dei tempi che andavano mutando rapidamente. Sfogliando le pagine di questa preziosa collezione troviamo auspici e sollecitazioni per iniziative e opere che fossero capaci di produrre l’atteso salto di qualità alla Capitanata. Si ritrovano le cronache della politica, sempre piuttosto incerte e qualche volta turbolente, i fermenti per realizzazioni andate a buon fine o ancora da portare a compimento, la crisi economica che si è tramutata spesso in disoccupazione e chiusura di fabbriche e aziende, attese deluse e qualche volta felicemente concluse. Non manca un volontariato sociale e culturale molto attivo che contrasta con la criminalità che ha lacerato e lacera il tessuto territoriale e la serena convivenza all’interno della collettività cittadina e provinciale. Un quadro in chiaroscuro, insomma, che nelle grandi linee ricalca la fotografia dell’intero Paese. Un chiaroscuro che desideriamo esplicitare attraverso due «momenti» essenziali per lo sviluppo della Capitana: l’istituzione dell’Università, ormai affermata e tra le realtà più solide nel panorama della formazione nazionale, e le mille tribolazioni per la definitiva riapertura e affermazione dell’aeroporto Gino Lisa, ancora oggi in bilico sia pure con qualche speranza in più di ritorno all’operatività. L’una e l’altro, snodi indispensabili e indifferibili per la crescita economica e culturale del territorio. Questo numero de Il Provinciale, inoltre, segna un’altra svolta nella politica delle Edizioni del Rosone: il glorioso Rosone, fondato quarant’anni fa con la missione di fungere da «ponte» ideale tra la comunità pugliese di Milano e Lombardia e la Puglia, smette di vivere di luce autonoma per diventare parte importante dello stesso Provinciale. Da questo numero, infatti, il periodico che nel nome e nel logo richiama il capolavoro architettonico che caratterizza la cattedrale di Troia, comincia a camminare in simbiosi con il «gemello» dauno, continuando a raccontare gli avvenimenti più significativi della Puglia che, pur tra mille difficoltà, si sta affermando tra le regioni di maggiore appeal del nostro Paese. I tempi cambiano, gli emigranti pugliesi che hanno alimentato l’emigrazione verso il Nord negli anni Cinquanta-Sessanta vanno inesorabilmente diminuendo: i giovani e i giovanissimi di seconda e terza generazione trovano sempre meno nel loro animo le motivazioni sentimentali ed emotive per cercare un legame con la terra dei padri e dei nonni. La realtà sempre più affermata di una società multietnica e globale affievolisce valori che fino a qualche decennio fa sostenevano il filo che riportava alle radici. Oggi, gli interessi e gli orizzonti di studio, economici e culturali sono cambiati e sono orientati sempre più verso una dimensione planetaria che mortifica la capacità di costruire senso di appartenenza e coscienza identitaria. Che piaccia o meno, questa è la realtà con cui dobbiamo fare i conti. Le trenta candeline de Il Provinciale e le quaranta del Rosone illuminano la festa della nostalgia ma anche della volontà di continuare al servizio del territorio e della collettività dauni. Duilio Paiano

a Valorizzazione del grano duro italiano e le nuove sfide del mercato globale» è stato il tema di una tavola rotonda organizzata dal Pastificio Granoro il 19 giugno presso la Sala conferenze del CREA CI di Foggia, Centro di ricerche sulla cerealicoltura L’evento ha avuto come osservato speciale il grano duro e la produzione pastaria, simboli del Made in Italy oggi sempre più insidiati dal mercato globale. Su scala mondiale si producono 14,3 milioni tonnellate di pasta l’anno e l’Italia è leader, con 3,36 milioni di tonnellate. Seguono gli Usa con 2 milioni di tonnellate, terza la Turchia, considerata un temibile competitor capace negli ultimi cinque anni di incrementare la produzione del 77% fino a raggiungere 1,5 milioni. Le recenti normative europee che impongono l’origine del grano sulle etichette non cancellano l’interrogativo comune di agricoltori e produttori, i primi vittime di un reddito insufficiente per coprire i costi di gestione a causa della contrazione dei prezzi e di una domanda inferiore all’offerta, i secondi alla ricerca di un nuovo modello capace di far crescere i consumi, anch’essi in netto calo, e di nuove opportunità. Da questo scenario Granoro, oggi una tra le più importanti realtà produttive italiane nel settore della pasta secca di semola di grano duro, rilancia con forza l’idea di fare sistema tra Industria e Settore Primario per sostenere in maniera alternativa l’agricoltura italiana attraverso gli accordi di filiera. Il Pastificio Granoro, pioniere nell’ideazione dei contratti di filiera, ha

promosso e incentivato concretamente la valorizzazione del proprio territorio e della Puglia, ideando nel 2012 la linea «Dedicato», pensata per promuovere i prodotti agricoli coltivati nel Tavoliere e al tempo stesso creare una sinergia diretta fra agricoltori, industria e consumatori, incentivando i primi in maniera sostenibile a produrre in qualità attraverso l’adozione di buone pratiche agricole e l’utilizzo di sementi certificate e garantendo ai consumatori un prodotto tracciato dal campo alla tavola. Cardine principale di questo modello di agricoltura è la creazione di un sistema di relazioni dirette senza corpi intermedi fra i contraenti, abituandoli a dialogare in modo da mettere in campo la più assoluta trasparenza al fine di ottenere reciproco beneficio. Le previsioni dell’ultimo raccolto che le 180 aziende agricole (divise fra Coop Agricola Fra Coltivatori di Apricena, la OP Mediterraneo e la Semidaunia di Cerignola) protagoniste del progetto Granoro «Dedicato» stimano una produzione attesa di 15.000 tonnellate su una superficie coltivata di quasi 5.000 ettari. Le prospettive futu(continua a pag. 7)


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Provinciale

AttuAlità & Commenti

Giornale di opinione della provincia di Foggia

Immagini di una scuola che non c’è più

Classi numerose, docenti burberi, scolari malinconici, tante speranze...

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a foto che proponiamo è stata scattata il 12 febbraio 1947 e ritrae gli scolari di una terza elementare della Scuola Tommasone di Lucera. La foto ci è stata fornita dall’amico Sandro Palumbo che con le Edizioni del Rosone ha pubblicato alcune delle sue pregevoli opere di poesia. Tra gli scolari di questa terza elementare c’è anche lui, con il maestro Giuseppe Pellegrino che sarebbe poi andato in pensione il I ottobre del 1955, dopo 45 anni di stimato servizio nella scuola. Ad integrare il significato storico e memoriale di questo documento, Sandro ci ha anche fatto pervenire alcune cartoline postali risalenti agli anni

Cinquanta che costituiscono un minuscolo ma significativo dossier di corrispondenza tra lo scolaro Palumbo, diventato nel frattempo studente di scuola superiore, e il suo ex maestro. Si tratta di fugaci pensieri, ma non superficiali, affidati alla vecchia, cara cartolina postale, che testimoniano di

Tra storia e memoria: l’arte racconta la Grande Guerra

Lavoro svolto dalle terze medie di Foggia attraverso ricerche sulle forme artistiche

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oggia tra storia e memoria 19141918 / 2014-2018: gli anni della Grande Guerra, gli anni dell’anniversario, gli anni in cui le terze medie di Foggia hanno approfondito la storia del primo conflitto mondiale. Le parole di Todorov «La vita ha perso contro la morte, ma la Memoria vince nella lotta contro il male» spiegano bene la valenza del lavoro svolto nelle terze medie delle scuole di Foggia: V. Alfieri - D. Alighieri - S. Altamura - G. Bovio - F. De Sanctis - U. Foscolo - G. Moscati - L. Murialdo Pio XII- N. Zingarelli. La risposta dei dirigenti, dei docenti, degli studenti e delle famiglie, a partire dall’anno sc. 2014-2015, è stata sempre entusiasta e produttiva ed ha

Un pensiero di Alain Goussot a due anni dalla scomparsa

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on possiamo dimenticare facilmente Alain Goussot, grande pedagogista, storico e filosofo. Goussot, docente presso l’Università di Bologna, è scomparso ormai da poco più di due anni, eppure il suo stile di vita, la sua discrezione, la sua interpretazione dei sentimenti e dei valori degli uomini rimangono più attuali che mai. Lo vogliamo ricordare riportando una sua riflessione contenuta in uno studio di Salvatore Filotico, a proposito di integrazione di bambini disabili. Sono parole che testimoniano tutta la profonda umanità di Goussot, oltre che la sua capacità di penetrare i problemi e le situazioni con l’intuito e la perspicacia che gli erano proprie. Lo vogliamo ricordare così a noi stessi e ai nostri lettori. «Ci rendiamo conto che il quadro culturale e politico complessivo di questo paese (e non solo) è sconfortante ma occorre avere il coraggio etico di resi-

stere, non spegnere le nostre coscienze guardando negli occhi i nostri figli, i nostri alunni, non spegnere la nostra capacità di vibrare a contatto con l’anima del bambino o della bambina che cominciano ad esplorare il mondo. Occorre fare come quel Cyrano de Bergerac così ben descritto da Edmond Rostand: nonostante i colpi, le ferite e le disillusioni occorre battersi per il sogno di una scuola più giusta, aperta, umana e ricca culturalmente, occorre continuare a battersi fino ad esaurimento delle nostre stesse forze pensando alle generazioni future e al mondo di domani. Cyrano parlava con la signora luna di poesia, bellezza, virtù e bontà: torniamo ad essere dei Cyrano dell’educazione e continuiamo a fare sognare, base del pensiero, i nostri ragazzi». Quanta saggezza e quanta attualità in queste parole illuminate del pedagogista Goussot!

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un rapporto affettivo che i pur burberi (almeno nello sguardo…) docenti di una volta avevano piacere di coltivare e manifestare nei confronti degli allievi affidati alle loro cure. Vi sono riportate frasi di incoraggiamento e di congratulazioni per i risultati scolastici che Sandro continuava a conseguire con l’auspicio di una carriera professionale (chissà quale…) all’altezza delle sue capacità. Sandro Palumbo è poi diventato un professionista apprezzato, un sensibile scrittore e poeta, un attivo e prezioso promotore e operatore del pianeta volontariato in Capitanata. L’osservazione della foto stimola qualche breve considerazione. Intanto, non sfugge all’occhio il numero di alunni che compongono la classe: una quarantina di scolari che costituiscono un gruppo-classe assolutamente inimmaginabile per la scuola dei nostri giorni. In secondo luogo, colpisce l’abbi-

gliamento dei bambini, molto semplice, quasi «povero», in sintonia con i tempi e con il complicato periodo della ripresa post bellica, soprattutto nelle nostre contrade. Infine, non possono non destare un moto di partecipazione emotiva gli sguardi spenti, spesso tristi, qualche volta imbronciati, mai gioiosi di questi bambini che si apprestavano a costruire un futuro del tutto incerto mentre vivevano un presente di stenti, di miseria, comunque di difficoltà Rappresentano tutti una scuola che non esiste più (per fortuna?, meno male?, chissà…), ma anche una società ormai relegata nella memoria dei più anziani, nelle pagine dei libri di storia e nelle fotografie come questa che ci ha affidato Sandro Palumbo. Ai nostri lettori le ulteriori riflessioni dettate dalla sensibilità di ciascuno. Grazie Sandro.

portato ogni anno ad incontri di tanti ragazzi motivati e convinti dell᾿importanza del loro ruolo nella condanna della guerra e nella costruzione della Pace. Il progetto “Foggia fra Storia e Memoria” si è dunque rivelato per ragazzi e genitori: – unʼoccasione per comprendere e riflettere sul significato di un momento imprescindibile della storia dell᾿umanità e della nostra vita di Foggiani, Pugliesi, Italiani, proiettati nel mondo... – un᾿occasione per capire che il passato locale non può essere compreso senza la sua contestualizzazione entro parametri più ampi, ma, a sua volta, la Storia generale è monca se prescinde dalle Storie locali... – un’occasione per avvicinarsi al passato attraverso operazioni di ricerca, analisi di fonti e documenti... – un’occasione per imparare a collaborare con Enti e studiosi, a distinguere tra le testimonianze, a preparare e realizzare interviste…

– un’occasione per incentivare una pratica didattica che porti a ricercare le testimonianze conservate nelle nostre case, nelle nostre famiglie… – un’occasione per attivare una vivace collaborazione tra bisnonni, nonni, nipoti, quello scambio intergenerazionale che da più parti s’invoca per la sua forza di salvare testimonianze uniche che rischierebbero di perdersi… – un’occasione per preservare la memoria e riuscire a conservare un ricordo integrale e, al contempo, collettivo della sofferenza umana nei suoi molteplici aspetti e nelle differenti manifestazioni. Il risultato di queste ricerche ha trovato condivisione e diffusine attraverso la pubblicazio0ne di un vol8ume che le Edizioni del rosone hanno realizzato nella consapevolezza che la Memoria è la parte più nobile dell’essere umano, che senza Memoria non c’è alcuna coscienza di esistere.

d.p.

F.M.

Grave lutto per Raffaella De Rosa

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rave lutto per Raffaella De Rosa, scrittrice e saggista che recentemente ha pubblicato «Narrare l’esperienza: Metodologia Pedagogia dei genitori» con le Edizioni del Rosone. Di origini pugliesi, Monteleone di Puglia, Raffaella De Rosa lavora in Alto Adige. È stato ritrovato lo scorso 10 giugno nelle acque della Costa Smeralda il corpo senza vita del figlio Fabrizio Rocca, scomparso il 14 marzo a Porto Rotondo. Sono ancora misteriose le cause della morte del giovane Fabrizio, perito informatico che in Sardegna aveva trovato impiego e apprezzamenti che lo avevano indotto ad allontanarsi dalla famiglia che vive a Bolzano. In questo momento difficile e tristissimo della sua vita, giungano a Raffaella De Rosa i sentimenti più affettuosi di vicinanza da parte delle Edizioni del Rosone.

Un ricordo che non si affievolisce

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nzo Lordi (luglio 2003), Stefano Capone (maggio 2007), Peppino De Matteis (giugno 2013), Mario Pernice (giugno 2015): i nostri amici campioni di cultura ai quali in questo periodo – sono tutti scomparsi, in anni diversi, tra i mesi di maggio e luglio – rivolgiamo un affettuoso pensiero e un intenso ringraziamento per l’amicizia che ci hanno regalato in vita e per la familiare consuetudine di avere le Edizioni del Rosone, in tutti i suoi componenti, come punto di riferimento solido e convinto. Li ricordiamo noi, come in ogni anno in questa stagione, e li sottoponiamo al ricordo e ai sentimenti di affetto di tutti i nostri lettori che li hanno conosciuti personalmente o attraverso le loro opere e l’impegno che hanno profuso per la promozione culturale di questa terra.


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Provinciale

Giornale di opinione della provincia di Foggia

AttuAlità & Commenti

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Interessante convegno della Fidapa di Foggia

Conoscenza e creatività motore di innovazione e sviluppo economico

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onoscenza e creatività per un nuoco umanesimo socio-culturale. Questo il tema di un convegno organizzato dalla Fidapa di Foggia in collaborazione con Rotaract del capoluogo e con La Magna Capitana, Biblioteca provinciale di Foggia. Tema che rientra nel più generale obiettivo nazionale Fidapa relativo al biennio 2017-2019 «La creatività femminile, la cultura dell’innovazione motori di diverso viluppo economico: obiettivi e progetti». Dopo i saluti della presidente Lucia Brigida Paciello e del presidente Rotaract Andrea Idea, sono stati i relatori Gabriella Berardi, direttrice della Biblioteca La Magna Capitana, e Duilio Paiano, giornalista e scrittore, a sviluppare l’argomento proposto. Non prima dell’introduzione di Antonia Torchella, vice presidente Fidapa, che si è soffermata sull’importanza della conoscenza quale motore e impulso per la creatività che, a sua volta, diventa occasione di sviluppo e di progresso. Si è trattato di una premessa utile a introdurre le due relazioni che hanno affrontato aspetti diversi del problemi, sia pure integrandosi tra loro. La dottoressa Gabriella Berardi ha svolto il tema «Le fonti della ricerca

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arissimo, un piccolo gruppo di ex alunni del Bonghi (tra i quali gli amici di recente scomparsi Franco Di Bitonto e Marcello Prignano) ha pensato da tempo di ricordare il primo centenario della Grande Guerra procedendo alla ristampa anastatica di un importante documento, particolarmente significativo della partecipazione di Lucera e del suo circondario al memorabile evento che doveva mutare la storia del mondo. Potremmo definirlo il monumento a stampa eretto cento anni fa ad un gruppo particolare di Eroi. Si tratta dell’ALBO D’ORO dei Caduti nel corso del terribile conflitto che avevano studiato nel nostro prestigioso Istituto. Essi provenivano anche da diversi paesi della provincia ed in qualche rarissimo caso da altri del Centro-sud; per questo erano stati accolti tra gli alunni interni del Convitto. Non pochi avevano frequentato la Scuola Tecnica, in quel tempo ancora aggregata al nostro Liceo. Ciò spiega perché la silloge è stata intitolata, in modo comprensivo, Albo d’Oro dell’Istituto ‘R. Bonghi’ di Lucera. L’Albo è composto dalla breve biografia di trentanove Caduti, semplici soldati alcuni; sottufficiali altri e più ancora ufficiali, quasi sempre giovanissimi, molti dei quali decorati - qualcuno anche due volte - in azioni di guerra; quasi sempre in quella che era risultata fatale. Dieci medaglie d’argento e cinque di bronzo, infatti, per dodici di essi. Questo il Medagliere. In testa l’Albo memorabile porta la significativa dicitura - quasi come indica-

documentale» con un’ampia e documentata disanima delle opportunità che sono disponibili per coloro che, a scopo di studio o semplicemente per curiosità, devono cimentarsi con le fonti. Che vanno da quelle più tradizionali, documenti in archivi o biblioteche, a quelle più moderne ma anche da affrontare con maggiore prudenza: in primis lo sterminato territorio di internet e di tutte le infinite possibilità che offre. La dottoressa Berardi ha invitato a un rigoroso controllo dell’attendibilità delle fonti, diffidando di siti generici che potrebbero dimostrarsi fuorvianti se non addirittura diffusori di notizie completamente false. A tal proposto ha fornito una serie di informazioni e di consigli per confrontarsi con internet da una posizione di sufficiente sicurezza. Si è trattato di una relazione molto seguita e interessante, corredata da dimostrazioni pratiche con simulazioni di ricerche su internet proiettate sullo schermo dell’auditorium della Biblioteca. Duilio Paiano, invece, ha affrontato il tema «Conoscenza e creatività nell’universo femminile: certezze e pregiudizi». Sempre partendo dalla conoscenza come indispensabile base per manife-

stare la creatività (in sostanza un «pensiero divergente» rispetto alla normalità, come amano definirla gli psicologi), il relatore ha inteso sottolineare, attraverso un rapido excursus storico, che nel corso della storia dell’umanità, la creatività femminile è stata mortificata, sottovalutata e discriminata. Paiano ha portato come esempi la storia delle arti figurative (chi conosce gli equivalenti al femminile di artisti come Raffaello, Michelangelo, Van Gogh, Picasso, ecc. … che pure sono esistiti fin dall’antichità ma non hanno goduto delle dovuta visibilità e conoscenza?); ma anche della musica, con uguale discorso rispetto a compositori al maschile del calibro di Mozart, Verdi, Chopin, Bach, Rossini, Giordano, …) e della letteratura (le tre sorelle Bronte furono costrette a crearsi degli pseudonimi maschili per farsi accettare le proprie opere). A supporto di questa riflessione il relatore ha offerto al pubblico presente una sintesi dei Premi Nobel dal 1901,

Appello agli ex allievi del Liceo classico Bonghi di Lucera (ma non solo a loro...) zione d’Autore e comunque di per sé nobilitante: “Guerra Nazionale 19151918”. Pubblicato a Lucera dalla Stamperia Editrice M. & R. Frattarolo nel maggio del 1920 con prefazione di Gaetano Pitta, esponente socialista (sconfitto nelle elezioni del 1913 da Antonio Salandra) e già prestigioso direttore de Il Foglietto, la presente ristampa si avvale - in separata appendice che intende a cento anni di distanza facilitarne una più interna lettura - di uno scritto del prof. Raffaele De Vivo, per alcuni anni dirigente scolastico del nostro Liceo, di cui era stato alunno; di alcune brevi considerazioni di chi scrive, curatore dell’iniziativa, sulla contemporanea temperie spirituale negli ambienti cittadini; di una scheda biografica di Gaetano Pitta, redatta dal dott. Massimiliano Monaco, presidente del Comitato di Foggia dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, anche lui ex alunno; e di una Tabula Gratulatoria contenente i nomi di tutti coloro che hanno inteso favorire la presente ristampa con un personale, libero contributo economico. Tale elenco sarà aperto col nome del Convitto Nazionale “R. Bonghi” di Lucera, perché la nostra proposta ha visto immediatamente aderire un bel gruppo di ex convittori che, coordinati dal

prof. Giuseppe De Biase, sostengono il nostro progetto con un prezioso contributo iniziale. Il che è di buon auspicio. Nel corso di una apposita cerimonia - da tenersi non oltre novembre del corrente anno - una copia dell’Albo d’Oro dell’Istituto ‘R. Bonghi’ di Lucera verrà donata a ciascun alunno dell’ultima classe dell’attuale Istituto comprensivo Bonghi-Rosmini e del Convitto Nazionale di Lucera, alla Biblioteca Comunale ed alle Biblioteche delle scuole d’ogni ordine e grado della nostra città; essa sarà inoltre inviata ai Sindaci dei ventitre paesi natali dei Caduti, oltre che alla famiglia d’origine di ciascuno di loro (se ancora esiste ed è rintracciabile). Naturalmente anche ogni singolo sottoscrittore avrà in dono la sua copia. Poiché l’iniziativa, sebbene nata e condotta senza fini di lucro, ha pur sempre un suo costo vivo da ammortizzare per quanto possibile (la romana Appolloni Editori si attende il solo rimborso delle spese tipografiche), Ti invito cordialmente a volerla sostenere con un contributo economico di qualsiasi importo, da versare entro e non oltre il 10 settembre 2018; per farlo puoi contattare a Lucera il prof. Raffaele De Vivo (tel. 0881.546500; cell. 3339615370; indirizzo di posta elet-

anno della loro istituzione, ai giorni nostri. Soltanto 50 donne lo hanno «meritato» su un totale di 1250 assegnazioni: il 4% del totale. La relazione si è conclusa con una nota di ottimismo, se è vero che le indagini più recenti indicano nelle donne le protagoniste più idonee a primeggiare nel campo della pratica digitale applicata alle aziende, soprattutto per quanto riguarda il settore del problem solving e del cosiddetto pensiero laterale. L’interessante manifestazione si è avvalsa anche dell’esposizione di prodotti tipici del territorio dauno a cura di imprenditori e imprenditrici che sono diventati emblema di conoscenza e creatività: Daniela Talia, imprenditrice agricola, ha esposto i suoi prodotti di nicchia, olio in particolare; Pina Massarelli, ceramista e cultrice del mito della Dea Madre, Giovanni Losito, viticoltore e titolare dell’Azienda Cantine Losito. Marida Marasca tronica: raffaele.devivo@tiscali.it) e il prof. Giuseppe De Biase (cell. 3295813937; indirizzo di posta elettronica: peppedeb@live.it); a Roma il prof. Paolo Emilio Trastulli (tel. 06.7858234; fax. 06.7840000; indirizzo di posta elettronica: alcinetto@hotmail.it). Grazie. L’ALBO è - di fatto - pressoché pronto per andare in stampa; manca solo una qualche rifinitura dell’impaginato ed una adeguata copertura economica, per attivare la quale chiediamo - come vedi - il tuo aiuto. Nella simbolicamente accomunante avvenuta frequentazione del Liceo e del Convitto di Lucera - vicina o lontana che essa sia stata, non importa bene accetto ti giunga il cordiale e grato saluto d’uno dei “decani” tra gli ex alunni fautori dell’iniziativa. Paolo Emilio Trastulli Allievo negli aa. ss. 1946/1951 e poi docente di Storia e filosofia nel Liceo “Ruggero Bonghi” di Lucera dal 1958 al 1966 P.S. È chiaro che chiunque voglia - indipendentemente dall’aver egli un tempo frequentato o no il Liceo lucerino o essere stato interno al Convitto Nazionale o meno - offrire un suo contributo alla realizzazione della nostra impresa, sarà il benvenuto, avrà la sua copia dell’Albo ed il suo nome troverà posto nella Tavola della comune, ma soprattutto nostra, sincera gratitudine. Roma, 24 maggio 2018


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Provinciale

AttuAlità & Commenti

Giornale di opinione della provincia di Foggia

Importante convegno internazionale a Foggia

Modernità e attualità del Metodo Montessori

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arrare l’evento è un po’ prolungarne il respiro… Il 7 maggio 2018, nell’Aula Magna del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia, si è tenuto il Convegno Internazionale «La modernità di Maria Montessori per una Pedagogia della crescita». Al Convegno rivolto alla cittadinanza, hanno partecipato come relatori: presidi di Facoltà, docenti del Mondo Accademico Magistrale, dirigenti ed esperti Formatori nel metodo di differenziazione didattica Montessori. Il contributo intellettuale è stato alto, tecnico e di respiro internazionale. Le relazioni hanno riguardato il contributo odierno di Maria Montessori nella Formazione che va, da quella Magistrale presso l’Università di Foggia, con la Facoltà di Scienze della Formazione da 0 ai 3 anni, a quella dell’Opera Nazionale Montessori che va dalla nascita del bambino, fino all’adolescente. L’uditorio attento e sempre più appassionato è stato quello del mondo

della scuola, degli universitari in formazione, dei docenti, degli esperti nel metodo, dei genitori desiderosi di «sapere» per conoscere e penetrare la Pedagogia montessoriana, e anche dell’uomo o donna della strada che si affaccia incuriosito e respira la cultura. La prof.ssa Pinto Minerva ci ha regalato un intervento magistrale, una

Club UNESCO di Lucera e l’Istituto per la Storia del Risorgimento

L’Italia, la Puglia e la Grande Guerra commemorato il centenario

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n un’epoca caratterizzata da una frenesia che tende a concentrare e appiattire ogni interesse ed energia sul presente e sul futuro, sembra sempre troppo poco il tempo dedicato alla rievocazione del passato e allo studio della storia. Per contribuire, in qualche misura, a “pareggiare i conti” col passato, il Comitato di Foggia dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano ha deciso di affiancare il Club per l’UNESCO di Lucera nell’organizzazione di una Giornata di studio sui pugliesi e, più in generale, sugli italiani che cent’anni fa vissero i tragici anni della Prima Guerra Mondiale. Ricco il programma dell’iniziativa, svoltasi a Lucera nell’ambito della Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore e accreditata quale progetto rientrante nel Programma delle commemorazioni del Centenario della

Prima Guerra Mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Due le sessioni della Giornata: la prima, svoltasi nel corso della mattinata nell’Auditorium del Liceo di viale Ferrovia, e la seconda, in serata, al Circolo Unione di Piazza Duomo. Entrambe le sessioni dei lavori hanno visto la presenza dei curatori del volume: L’Italia, la Puglia e la Grande Guerra (Schena Editore, 2016), un’opera di alta divulgazione capace di coniugare, con semplicità e chiarezza, una delle pagine più traumatiche ma, al tempo stesso, avvincenti, della nostra storia nazionale, che raccoglie il contributo di cinquantuno studiosi che nel corso di un convegno nazionale svoltosi a Bari nel 2015 hanno esaminato ogni aspetto storico, sociale, culturale e religioso della Prima Guerra Mondiale in Puglia, con

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lezione accademica, di altissimo livello culturale, attraverso il quale ha descritto la Montessori e l’evoluzione del suo pensiero. L’intervento della prof.ssa Anna Allerhand, che ci ha parlato degli sviluppi e della Formazione che avviene in Cina, ha aperto una finestra interessante sull’Oriente, facendoci apprezzare le convergenze e le differenze che esistono tra la cultura dell’Occidente e quella orientale e di come si possa applicare l’essenza del «metodo Montessori» ed i suoi princìpi ovunque. L’esperienza da me descritta, dei 50 anni di applicazione del metodo Montessori nelle scuole foggiane, dal Nido, alla Casa dei bambini, fino alla Scuola primaria, rappresenta un bell’esempio di proposta pedagogica che nel tempo, ha accompagnato molte generazioni. La bellezza del metodo e della sua applicazione, risiede nella «centralità del bambino», nella conoscenza del suo universo, dei suoi tempi e delle sue capacità, questi sono i cardini che «guidano» l’insegnante montessoriana verso la preparazione dell’Ambiente, che diventa ricco di materiali ed in grado di offrire ai bambini risposte agli interessi e allo sviluppo mentale. Tale ambiente, da fisico si fa psichico. Il «sapere materializzato» attraverso la concretezza e sensorialità dei suoi materiali, si tra-

sforma in costruzione del pensiero umano. La pedagogia della dott.ssa Montessori è stata tradotta in tutte le lingue, è patrimonio dell’Umanità, attraversa tutti i continenti e come l’Arte e la Musica diviene linguaggio universale. Ci parla del «Bambino Padre dell’Uomo» come l’essere a cui è affidato il compito e la speranza di essere l’artefice del cambiamento dell’umanità, che possa finalmente costruire la PACE tra i popoli. La diffusione del pensiero montessoriano appartiene a questa realtà, Foggia. Esso è inserito nel tessuto sociale, gli appartiene. Alle volte si può toccarlo con mano, allorquando si incontrano persone che sentendo parlare di scuole Montessori, intervengono dicendo «anch’io ho frequentato la casa dei bambini!», o piuttosto la scuola elementare o il nido e lo dicono con orgoglio e alcuni con gratitudine, quasi a voler dire «Ne faccio parte». Voglio esprimere il senso di gratitudine per tutti coloro che hanno saputo trasmettermi il sapere Montessori, dalla signora Maria Teresa Forcella fondatrice delle realtà montessoriane di Foggia a Flaminia Guidi allieva di Maria Montessori che ho conosciuto e che ha contribuito alla mia formazione. Daniela Franchini

un occhio rivolto al più complessivo quadro storico italiano dell’epoca. Dopo gli indirizzi di saluto del Dirigente scolastico dell’I.I.S. «BonghiRosmini», Matteo Capra, del Presidente del Club per l’UNESCO di Lucera, Giovanni Calcagnì e del Presidente del Comitato di Foggia dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, Massimiliano Monaco, gli studenti delle quinte classi degli Istituti di Istruzione Superiore di Lucera (I.I.S. «Bonghi-Rosmini» e ITET «Vittorio Emanuele III» di Lucera), coordinati dalle docenti Simona Mariani (Liceo Bonghi), Luisa Castriota (Liceo Rosmini), Clara Labbate (IPSSAR), Vincenza Caggese (IPIA) e Rosa Tudisco (ITET), hanno dialogato con i due curatori del volume: Dora Donofrio

Del Vecchio, Vicepresidente del Centro Ricerche di Storia Religiosa in Puglia, e Giuseppe Poli, professore ordinario di Storia moderna al Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione dell’Università di Bari e Presidente del Comitato di Bari dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. Nel corso della serata, dopo i saluti del Presidente del Circolo Unione, Vincenzo Bizzarri, il prof. Poli e la prof.ssa Del Vecchio hanno relazionato, rispettivamente su: L’Europa, l’Italia e la Grande Guerra e La Capitanata e la Grande Guerra negli Atti del Convegno, mentre le conclusioni della giornata sono state tracciate dagli organizzatori Massimiliano Monaco e Giovanni Calcagnì.

Il futuro del grano pugliese re per il Pastificio Granoro prevedono la conversione di gran parte della propria produzione di pasta all’utilizzo del grano ottenuto dalla Filiera 100% Puglia. «Le sfide più importanti che saremo costretti ad affrontare – affermano da Granoro – saranno quelle legate alla competizione con i mercati globali. La finalità di questa tavola rotonda è stata quella di sensibilizzare il mondo dell’industria, della ricerca, le Istituzioni affinché si promuovano e condividano sempre di più modelli di integrazione perché l’arma vincente che può caratterizzare meglio la pasta Italiana, oltre alla manifattura, è l’origine della materia prima, ossia il Made in Italy autentico, che va difeso con forza dalla minaccia più insidiosa rappresentata dalla concorrenza dei pastifici esteri,

oggi in grado di avvalersi delle nostre stesse tecnologie in un contesto competitivo più favorevole». Ad interrogarsi sullo stato attuale del grano italiano e sulle prospettive sono stati esponenti del mondo agricolo, della ricerca e dell’industria: Nicola Pecchioni, Direttore CREA CI di Foggia; Pasquale De Vita, Ricercatore CREA CI di Foggia; Mauro Tonello, Presidente S.I.S. - Società Italiana Sementi; Fernando Di Chio, Agronomo – Responsabile della Filiera grano duro «Granoro Dedicato»; Donato Luciani, Direttore Cooperativa Agricola «Fra’ Coltivatori» di Apricena; Nicola De Vita, CEO Molino De Vita; Marina Mastromauro, CEO Pastificio Granoro S.r.l.; Leonardo Di Gioia, Assessore alla Risorse Agroalimentari della Regione Puglia.


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Cerignola, Festival dell’oliva da tavola alla seconda edizione

Dalla Provincia a cura di mauro Galantino

a più Bella sei tu», il 2° Festival Nazionale dell’Oliva da tavola in programma a Cerignola dal 28 al 30 settembre 2018, è stato presentato alla Bit di Milano nello stand di PugliaPromozione – Regione Puglia. L’evento – promosso dal Comune di Cerignola e realizzato in collaborazione con l’associazione «Di terra di mare, Red Hot» - impresa creativa, Adventa, ItaliaLab e Cerignola Produce - agenzia comunale per lo Sviluppo del Territorio e con il patrocinio di Symbola - Fondazione per le qualità italiane – rende omaggio all’oliva da mensa, in particolare alla Bella di Cerignola che già da alcuni anni ha ottenuto dall’Unione Europea il riconoscimento Dop Bella della Daunia. L’oliva, esempio virtuoso di legame dell’uomo con la terra, è il punto di partenza per raccontare la storia di Cerignola e del Tavoliere delle Puglie. «La più Bella sei tu» collega cultura, enogastronomia e turismo per esaltare le peculiarità del territorio ed è il format messo in campo da Ester Fracasso e Maria Pia Liguori, ideatrici e organizzatrici dell’evento. Dal 28 al 30 settembre 2018 «La più Bella sei tu» tornerà ad animare le piazze e le strade di Cerignola, creando occasioni di incontro, confronto e conoscenza. «Il nostro obiettivo – ha dichiarato Ester Fracasso – è dare visibilità a un territorio meno conosciuto ma comunque ricco, basta ricordare il Piano delle Fosse Granarie o il Museo di Torre Alemanna a Cerignola che durante la 1^ edizione del Festival hanno stupito i giornalisti arrivati da ogni parte d’Italia».

Attribuita a Zapponeta la Bandiera blu

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San Severo «Città che legge»

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mportante riconoscimento per l’Amministrazione Comunale – Assessorato alla Cultura del Comune di San Severo, dal Centro per il libro e la lettura del Mibact che ha attribuito a San Severo la qualifica di «Città che Legge». L’iniziativa è varata d’intesa con l’Anci, l’Associazione nazionale comuni italiani, per promuovere e valorizzare quelle amministrazioni comunali impegnate a svolgere con continuità sul proprio territorio politiche pubbliche di promozione della lettura, poiché proprio dalla lettura dipendono lo sviluppo intellettuale, sociale. San Severo è stata ammessa – tra i 43 Comuni italiani con popolazione tra i 50mila e i 100mila abitanti - in virtù dell’azione posta in essere dall’Amministrazione Comunale. «Abbiamo ottenuto questo importantissimo riconoscimento – hanno dichiarato il sindaco avv. Francesco Miglio e l’assessore alla Cultura avv. Celeste Iacovino - attraverso la realizzazione di numerosi e rilevanti progetti culturali, incentrati sulla diffusione della lettura come valore riconosciuto e condiviso, in grado di influenzare positivamente la qualità della vita individuale e collettiva». Nel 2017 l’Amministrazione ha promosso il Patto locale per la lettura, stipulato lo scorso novembre 2017 dall’Ente insieme alle scuole di San Severo, che oggi compongono una rete strutturata impegnata nello sviluppo culturale del territorio attraverso la realizzazione di progetti, attività e azioni per la promozione della lettura. Per ottenere la qualifica di Città che Legge, l’Amministrazione Comunale si è avvalsa del contributo della responsabile della Biblioteca Minuziano dott.ssa Concetta Grimaldi e dell’Operatrice Culturale dott.ssa Rosalba Pistillo.

Libando Viaggiare mangiando declinato al femminile

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al 20 al 22 aprile è tornato a Foggia «Libando Viaggiare Mangiando», l’evento che invita a riscoprire il cibo di strada, ormai diventato un appuntamento di caratura nazionale e presentato a febbraio scorso alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano. La quinta edizione del festival – promosso dal Comune di Foggia, Assessorato alla cultura, in collaborazione con l’associazione Di terra di mare, l’impresa creativa Red Hot, Streetfood Italia, Le Mamme dei Vicoli e Asernet – è stata presentata in conferenza stampa a Foggia nella sala Fedora del Teatro «U. Giordano». Ad illustrare le tante novità, gli ospiti e il programma della quinta edizione dell’evento sono stati l’assessore alla Cultura del Comune di Foggia Anna Paola Giuliani, il dirigente del Comune di Foggia Carlo Dicesare, le ideatrici dell’evento Ester Fracasso e Maria Pia Liguori. Dopo Mediterraneo in strada, Urban food e Grani di Puglia quest’anno il tema scelto per Libando è stato «Cucina Madre», un chiaro richiamo alla tradizione, perché l’arte della cucina trova la massima espressione nelle nonne e nelle mamme. Già le altre edizioni avevano dato spazio a «Le mamme dei vicoli», cene che vedevano le mamme del centro storico vestire i panni da chef, mettendo a disposizione le loro conoscenze e abilità culinarie. Quest’anno Libando è stato declinato al femminile: essendosi alternate chef donne e donne che posseggono l’arte della cucina della tradizione. Confermati gli incontri B2B - spazio che rappresenta un’opportunità di incontro e crescita per le aziende del territorio – e il villaggio Libandino dedicato ai bambini e alle famiglie. L’offerta dei prodotti enogastronomici è stata ancora maggiore con la presenza di eccellenze provenienti da tutta Italia e con una sezione dedicata allo street food etnico.

Attribuita a Zapponeta la bandiera blu. L’importante riconoscimento è stato consegnato nel corso della premiazione delle Bandiere Blu, che si è svolta a Roma il 07 maggio 2018 presso la sede del CNR. La cerimonia dell’Alzabandiera, a seguito dell’assegnazione da parte della FEE – Italia dell’ambito riconoscimento internazionale, si è svolta lo scorso 24 giugno presso Piazza Nettuno, alla presenza dei rappresentanti dell’Amministrazione Comunale, il Comando della Capitaneria di Porto, Il Comandante della locale Stazione dei Carabinieri, le autorità religiose, gli operatori turistici, dei commercianti, dei bambini delle scuole che hanno festeggiato questo importante traguardo.

Carpino Folk Festival alla sua XXIII edizione Si svolgerà dal 6 all’11 agosto prossimo il Carpino Folk Festival giunto alla sua XXIII edizione. Il festival maggiormente identificativo del territorio garganico è anche uno strumento efficace e riconoscibile di promozione territoriale e proporrà una programmazione che vedrà la realizzazione di oltre 15 spettacoli dal vivo che possono contribuire all’incremento della conoscenza specifica del patrimonio culturale immateriale locale, ma anche dare giovamento e vantaggio attrattivo al territorio, contribuire alla generazione del turismo esperienziale e non ultimo rafforzare la promozione dell’offerta turistica del Gargano.

Troia: giochi estivi per bambini disabili e non Comune di Troia, associazione iFun e Cooperativa San Giovanni di Dio organizzano i giochi estivi dedicati a bambini disabili e bambini non disabili, in un contesto bellissimo, presso il Centro Diurno socio-educativo e riabilitativo Comunità riabilitativa «Dopo di Noi» sito a Troia, in via Aldo Moro. Tutti in bambini dai sei anni in su potranno partecipare a giochi e tantissime attività ricreative, piscina e mare, ogni giorno della settimana dal lunedì al sabato.

Stornarella: soggiorno termale per anziani residenti L’Amministrazione Comunale, di Stornarella organizza un soggiorno termale a Fiuggi in favore delle persone anziane pensionate, residenti nel Comune, dal 13/07/2018 al 24/07/2018 per una durata di 12 giorni. L’ammissione al soggiorno termale è limitata a n. 50 partecipanti. Le istanze saranno ammesse in base all’ordine di presentazione delle domande, fino ad esaurimento dei posti disponibili. Il contributo di compartecipazione dovrà essere versato dagli interessati all’atto della presentazione della domanda di partecipazione al soggiorno. Le iscrizioni, che devono essere consegnate personalmente, si ricevono entro le ore 12,00 del giorno 08/07/2018.

Monte S. Angelo: musei e monumenti longobardi aperti per visite guidate In occasione delle celebrazioni dei 7 anni dal riconoscimento UNESCO delle tracce longobarde del Santuario di San Michele Arcangelo nel Sito seriale I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.) sabato 23 giugno Monte Sant’Angelo ha aperto i suoi tesori. I musei/monumenti della Città sono rimasti aperti fino alle ore 23 per consentire visite guidate gratuite su prenotazione. Alle ore 17, invece, nella Sala conferenze della Biblioteca «C. Angelillis», si è tenuto l’incontro Leggo un libro con mamma e papà: piccole storie longobarde, riservato a bambini dai 6 anni in su (progetto Nati per leggere, UDI Gargano).

Manfredonia: percorsi di avvicinamento al teatro Il mese di luglio al Teatro Comunale «Lucio Dalla» prenderanno il via quattro percorsi di avvicinamento al teatro, curati dalla compagnia Bottega degli Apocrifi, ognuno con caratteristiche specifiche e ognuno rivolto a un target differente. Una summer school tra teatro e musica, realizzata all’interno del progetto Teatri del Gargano, sostenuto da Regione Puglia: Estate con le favole dei fratelli Grimm (Laboratorio creativo per bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni); Laboratorio di quartiere (Laboratorio gratuito aperto agli adolescenti); Musica d’insieme (Percorso di creazione musicale per giovani musicisti); Bando «Cantare Shakespeare (Bando di approfondimento teatrale rivolto a ragazzi tra i 17 e i 22 anni con esperienza di laboratorio).


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Premi lettArAri

uesta edizione del premio è stata diversa da quelle che l’hanno preceduta. Il sangue innocente del 9 agosto dello scorso anno versato tragicamente nelle campagne di San Marco in Lamis ha fatto si che il tema scelto per il Concorso di quest’anno puntasse l’attenzione sulla legalità. I componimenti giunti nelle varie sezioni hanno in massima parte pensato e analizzato questo valore così tanto nominato e spesso così tradito. Ebbene, abbiamo avuto il grande privilegio di incontrare una scrittura emotiva, vibrante, in molti versi commovente, di questo dobbiamo ringraziare tutti gli autori. Mi sono chiesto cosa può e deve dare un Concorso letterario a una comunità e a un territorio ferito. In primo luogo credo che la riflessione di un Premio sia principalmente condivisione, approdo comune verso un luogo di conforto. Incontrarsi intorno a parole che spesso fanno male, tagliano, ci fanno sentire, in tanti frangenti colpevoli, parole che sanno però anche lenire la sofferenza, farsi ancelle pietose e consolatorie. È, in fondo, da sempre, questo lo scopo della cultura: fare schermo alla barbarie, essere scudo di degrado e anello di speranza tra le generazioni. La poesia ha poi quel potente antidoto al veleno del male, la poesia è sempre terapeutica. Lo è ancora di più quando sfida l’oltraggio dell’assassinio di due fratelli e cerca di curare, di trovare strade per andare al di là della rabbia e della retorica. Condivisione quindi, bisogno comune di avere meno strazio ma anche esigenza reale di identità, di sentirsi presenti. La scrittura, la riflessione, i tanti incontri che si sono avuti in tutto il Gargano e in tutta la Capitanata dal 9 agosto dicono però che non si può e non si deve continuare ad abbassare la voce e fare playback su nomi e cognomi che tutti conoscono. Le comunità che vivono questo territorio devono parlare ad alta voce, federarsi, avere il coraggio di formare presìdi di legalità dove si possa condividere anche il dolore e reagire all’odio che infetta e distrugge. Quando abbiamo cominciato l’avventura di questo Sentiero dell’Anima, nel progetto di mio padre c’era proprio questa voglia, ingenua ed eroica, di costituire un avamposto, una ridotta recintata e fortificata di parole in mezzo al degrado e all’incuria. Fortunatamente, grazie al grande lavoro delle Edizioni del Rosone, del Fai e di quanti credono nella «cultura come trama del progresso» abbiamo raccolto un sogno e spesso anche provato a rilanciare la sfida. Oggi così, insieme alle tante voci che si sono alzate, possiamo dire che la principale eredità dei fratelli Luciani sta proprio in questo primario senso di appartenenza: a un luogo, a un lavoro, a una famiglia. Dobbiamo e dovremmo sentirci come loro, in primo luogo ed essenzialmente appartenenti. Togliamoci di dosso il troppo silenzio colpevole e omertoso, la tanta retorica nauseabonda e l’incontenibile voglia di commiserarci, continuiamo a elaborare questo lutto così grave, non rimuoviamo la memoria di Luigi e Aurelio e dei mille fratelli che hanno un nome graf-

XIV edizione del Premio «Il Sentiero dell’Anima»

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Poeti di ogni età impegnati a riflettere sul Gargano oltraggiato dalla violenza fito sulle lapidi di ogni piazza d’Italia, o sia ricordato per sempre questo amato scoglio di calcare come montagna del male. Antonio Pirro Il Sentiero dell’Anima

I premiati della XIV edizione Poesia edita in Italiano PRIMO PREMIO: Complanare Est.Ovest di Renzo Piccoli – MENZIONE SPECIALE: Sonata a quattro mani di Sabina Claudia Janner con Eugenia Laura Rossi – SEGNALAZIONI: Alla ricerca del sé di Claudio Bongiorno, Sussurri dell’Anima di Gianna Trimigliozzi – POETI STELLATI: Arcoparole di Michel Anclaud – CITTADINANZA ONORARIA: Poesie minuscole di Colomba De Pasquale. Poesia inedita in Italiano PRIMO PREMIO: Sibilo del pensiero di Roberta Lucchini – MENZIONI SPECIALI: Nuova di Carmen Ciociola, La mia terra di Luisella Grifa, La Montagna del sole (Splendore della luce, buio della disperazione) di Duilio Paiano, Lassù di Dolores Prencipe, Maestrale di Carmen Russo – SEGNALAZIONI: Cantico della sofferenza di Matteo Coco, I valori di Sofia D’Angelico, Alla luna di Alessandro Ferri, Donna di Armando Perna – POETI STELLATI: Gli occhi degli onesti di Pietro De Leo, Noi gente nuova di Loredana Pozzo – MENZIONI D’ONORE: Agente di scorta Emanuela Loi di Simona Pironi, Il profumo della legalità di Tina Ferreri Tiberio. Poesia inedita in dialetto PRIMO PREMIO: Figghie mije di Giuseppe Mazzamurro – MENZIONE SPECIALE: A Luigge e Aurèlie Luciani di Michele Totta – SEGNALAZIONE: Ràreche e sscédde di Caterina Scarano – Poeti stellati: I vucj d’u mar di Maria Rosaria Vera. Poesia in Italiano riservata a giovani autori della scuola primaria PREMIO SPECIALE POETI IN ERBA: Corrono i bambini, Legale

illegale, Testi collettivi classe 5^A, I.C. Plesso «Belvedere» Monte S. Angelo – PRIMO PREMIO EX AEQUO: Insieme ci sarà, Scuola secondaria di I grado, I.C. «Giovanni XXIII» Monte S. Angelo – Basta poco di Cecilia Gatta, Scuola secondaria di I grado I.C. «Dante-Galiani» S. Giovanni Rotondo – Petali d’innocenza di Luigi Sabatino, Scuola secondaria di I grado I.C. «S.G. Bosco-De Carolis» S. Marco in Lamis – Gloriosi guerrieri di Domenico Verdini, Scuola secondaria di I grado «Padre Pio» Torremaggiore – MENZIONI SPECIALI: La legalità di Giovanni Lecce, Scuola secondaria di I grado I.C. «Dante-Galiani» S. Giovanni Rotondo – No alla mafia di Daniele Miscio, Scuola secondaria di I grado I.C. «Dante-Galiani» S. Giovanni Rotondo – Ancora una speranza di Ilaria Sacco, Scuola secondaria di I grado «Padre Pio» Torremaggiore – Passavano due innocenti di Marco Testa, Scuola secondaria di I grado «Padre Pio» Torremaggiore – E invece, no di Michela Zannotti, Scuola secondaria di I grado «Padre Pio» Torremaggiore – MENZIONI: Dignità, Scuola secondaria di I grado, I.C. «Giovanni XXIII» Monte S. Angelo – Il diritto alla legalità, Scuola secondaria di I grado, I.C. «Giovanni XXIII» Monte S. Angelo – Le opportunità, Scuola secondaria di I grado, I.C. «Giovanni XXIII» Monte S. Angelo – Libertà di Andrea Celeste, Scuola secondaria di I grado «Padre Pio» Torremaggiore – La mafia di Francesco Pio Ciociola, Scuola secondaria di I grado I.C. «Dante-Galiani» S. Giovanni Rotondo – Cos’è la mafia di Maria Luisa De Bonis, Scuola secondaria di I grado I.C. «Dante-Galiani» S. Giovanni Rotondo – Un mondo libero di Maria Chiara D’Errico, Scuola secondaria di I grado «Padre Pio» Torremaggiore – Un mondo diverso di Michela Di Noia, Scuola secondaria di I grado «Padre Pio» Torremaggiore – Filastrocca della legalità di Annamaria Ferro, Scuola secondaria di I grado

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I.C. «S.G. Bosco-De Carolis» S. Marco in Lamis – Il trionfo della legalità di Martina Latartara, Scuola secondaria di I grado «Padre Pio» Torremaggiore – Se voglio, posso di Matteo Masullo, Scuola secondaria di I grado I.C. «S.G. Bosco-De Carolis» S. Marco in Lamis – Un mondo a misura di bambini di Caterina Mele, Scuola secondaria di I grado «Padre Pio» Torremaggiore – Nei miei sogni di Rosa Perta, Scuola secondaria di I grado I.C. «S.G. Bosco-De Carolis» S. Marco in Lamis – La legalità di Michele Pio Puzzolante, Scuola secondaria di I grado I.C. «Dante-Galiani» S. Giovanni Rotondo – Coraggio di libertà, silenzio di paura di Antonio Ruggieri, Scuola secondaria di I grado I.C. «S.G. Bosco-De Carolis» S. Marco in Lamis – Legalità di Miriam Tancredi, Scuola secondaria di I grado I.C. «S.G. Bosco-De Carolis» S. Marco in Lamis – Impasto nero di Gabriella Tenace, Scuola secondaria di I grado I.C. «S.G. Bosco-De Carolis» S. Marco in Lamis – Lucciole di speranza di Arcangela Rita Tricarico, Scuola secondaria di I grado I.C. «S.G. Bosco-De Carolis» S. Marco in Lamis – La notte è lunga di Matteo Urbano, Scuola secondaria di I grado I.C. «Dante-Galiani» S. Giovanni Rotondo – La forza della legalità di Roberto Volgarino, Scuola secondaria di I grado «Padre Pio» Torremaggiore – SEGNALAZIONI: Noi, Scuola secondaria di I grado, I.C. «Giovanni XXIII» Monte S. Angelo – Preghiera di Andrea Augello, Scuola secondaria di I grado I.C. «Dante-Galiani» S. Giovanni Rotondo – Siamo tutti uguali di Vito Fania, Scuola secondaria di I grado I.C. «S.G. Bosco-De Carolis» Rignano Garganico – La legalità esiste di Luisa Fratino, Scuola secondaria di I grado I.C. «Dante-Galiani» S. Giovanni Rotondo – La mafia cos’è di Leonardo Pio Natale, Scuola secondaria di I grado I.C. «Dante-Galiani» S. Giovanni Rotondo – Tutto tornò come prima di Annachiara Volgarino, Scuola secondaria di I grado «Padre Pio» Torremaggiore – MENZIONE SPECIALE: Tempesta di Silvia Pia Sportelli, Scuola secondaria di II grado I.T.E. «G. Toniolo» Manfredonia – POETI STELLATI: Litania di una vittima sola di Martina Bisogni, Scuola secondaria di II grado Liceo «R. Bonghi» Lucera.

Così come scritto da Antonio Pirro, l’edizione 2018 del Premio di poesia Il Sentiero dell’Anima è stato innervato dal sentimento del ricordo di due fratelli di San Marco in Lamis finiti incolpevolmente sotto il fuoco della mafia il 9 agosto 2017. Il tema suggerito per le riflessioni in versi è stato ispirato proprio a questo avvenimento, ma anche la cerimonia di premiazione, svoltasi lo scorso 24 maggio nell’incantevole scenario del Sentiero dell’Anima voluto dall’indimenticato Filippo Pirro si è svolta nell’atmosfera pensosa, seppur serena, determinata dalla feroce uccisione di Luigi e Aurelio Luciani. La presenza dei suoi familiari alla manifestazione e la contestuale inaugurazione di un «monumento» cui è stata affidata la testimonianza e la memoria dei due fratelli sammarchesi hanno pervaso di commozione i viali, le siepi, gli scorci, le zolle di terra e gli squarci di azzurro, il verde che sono il valore aggiunto di questo luogo ineguagliabile. I ragazzi delle scuole che hanno assistito alla cerimonia, emozionati e compunti, hanno rappresentato la speranza in un domani libero da ombre nere e minacciose. Ecco come un Premio letterario, da «semplice» occasione per esercitarsi ed esibirsi nella nobile arte di mettere in versi emozioni e sentimenti, si trasforma in potente macchina pedagogica e sociale. In un sogno e in una speranza: la poesia e i giovani salveranno il mondo. d.p.


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Ricordo di Salvatore Castrignano

Impegno sociale e rettitudine, memoria storica di Manfredonia

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l caro amico Salvatore Castrignano è morto il 21 marzo, il primo giorno di primavera quando la natura iniziando a rinascere fa intravedere la possibilità di andare oltre. Quasi a richiamare spontaneamente il senso ultimo e profondo del suo libro Bandiere e Primavere che, nonostante le sue gravi condizioni di salute, con tanta passione ha voluto scrivere, raccontando vicende che hanno contribuito a far crescere la nostra città. Vicende che esprimono il fermento, la vivacità, la primavera vissuta a Manfredonia negli anni ‘70/’80 e che sono una testimonianza di cosa sia il «Bene Comune», facendone rifiorire il senso nella memoria e nel presente. Salvatore ha amato profondamente e totalmente la nostra città e fino agli ultimi giorni della sua vita ha parlato, discusso, operato e progettato iniziative per migliorarla attraverso una partecipazione personale e collettiva, modificando le tante situazioni di degrado e di impoverimento. Fino all’ultimo è stato un uomo sociale, un uomo pubblico non tanto e solo per e nei ruoli istituzionali svolti, ma ancor più nel carattere esemplare, nel suo essere esempio di vita. Certamente al primo posto c’era la famiglia, quella ristretta e quella più ampia della parentela che ha amato con tutto se stesso e da cui è stato amato altrettanto profondamente, traendo da questa reciprocità forza, speranza, coraggio, spinta e sostegno per il sua attività sociale, politica e sindacale, che ha svolto con dedizione totale tanto da dover spesso accantonare la propria vita privata. Questo è un insegnamento forte che si può trarre dalla sua vita: famiglia non come chiusura, non come altro rispetto alla città, ma fonte di apertura e di legame stretto con la comunità tutta, leva di energia per l’impegno pubblico-sociale. La sua morte, (e la sua vita), pur lasciando un vuoto in me, negli amici, nei compagni ed, ancor più grande, nei famigliari, ha anche riempito di senso il nostro stesso vivere. Il suo è esempio concreto del valore profondo dell’essere persona socialmente attiva, del fatto che il senso della nostra esistenza trascende la nostra individualità. Le nostre azioni ed opere sembrano infatti avere un senso più pieno e compiuto se contribuiscono alla crescita della nostra comunità presente e futura, inserendosi contemporaneamente in una prospettiva ultraterrena, spirituale e religiosa. Bandiere e Primavere. La vita man-

fredoniana attraverso le lotte sindacali e sociali degli anni 70/80 dell’amico Salvatore Castrignano racconta con efficacia un mondo sociale ed economico collettivo, la storia di una città del Sud Italia come Manfredonia degli anni ’70/80, attraverso il punto di osservazione dell’impegno sindacale nella CGIL, ricercando nella memoria una forza propositiva che dia valore e prospettiva al presente. Già il titolo del libro dice e racconta anche quello che non è scritto, ciò che inconsapevolmente ha guidato l’autore. C’è, infatti, un profondo significato simbolico e spirituale nel titolo del libro, Bandiere e Primavere: la bandiera è un simbolo d’identità; essa dà subito il senso di appartenenza ad una classe sociale, ad un mondo che non solo è quello del presente, ma è incorporato dentro di noi dal passato più antico ed ancestrale. Ancor più profondo è il significato simbolico della primavera: questa è strettamente legata all’idea della rinascita, la quale, pur essendo legata alla morte, fa intravedere la possibilità di andare oltre, considerandola non definitiva in assoluto. Traspare evidente dal libro che i veri protagonisti dell’azione sindacale sono i lavoratori stessi, che attraverso il loro impegno e loro lotte sindacali per acquisire diritti costituzionali prendono coscienza e svolgono un ruolo generale di cittadini protagonisti. Non rappresentano solo una parte, un gruppo sociale, ma sono la cittadinanza attiva e partecipante, una comunità solidale che opera al servizio di tutta la società, perché le conquiste dei più deboli e disagiati sono una base di vita migliore per tutti. (…) Il racconto è descrittivo, parla da sé, specialmente se si è attenti a cogliere il legame ed il significato delle parole e delle immagini, là dove le fotografie danno immediatamente il senso profondo della mobilitazione dei lavoratori e dei movimenti collettivi: è lotta per rivendicare più giustizia sociale e condizione di vita migliori, ma anche festa ed addirittura gioiosità, pur nei sacrifici, nelle povertà e carenze quotidiane, perché «Nessuno era solo!». Qui traspare e si manifesta con tutta la sua forza il valore della coesione e della solidarietà, vissuta e praticata dai lavoratori nei momenti di lotta e nella vita quotidiana. Perciò è evidente che le lotte sindacali e sociali non sono solo mezzi per migliorare le proprie condizioni di lavoro, ma anche la vita della collettività promuovendo giustizia sociale. Nel libro c’è un intreccio tra il mondo del lavoro dipendente da tutelare ed il mondo delle imprese. L’azione sindacale contro il lavoro nero, il sottosalario, l’orario di lavoro eccessivo, il non rispetto del contratto collettivo, i licenziamenti collettivi, il ritardato o mancato pagamento delle retribuzioni, le assunzioni non regolari e di favore ecc., veniva portata avanti con varie modalità dentro e fuori i luoghi di lavoro, dalle assemblee alle azioni giudiziarie, dagli scioperi agli incontri col datore di lavoro, dalle azioni di protesta ai presidi e alle informazioni pubbliche, anche attra-

verso manifesti e comunicati stampa. Ma il libro descrive anche il mondo imprenditoriale locale, che ha saputo essere elemento di progresso e di sviluppo per il nostro territorio. A me pare particolarmente significativo ed importante questo riconoscimento da parte di un dirigente sindacale per vari motivi. Emerge una visione aperta, non settaria del mondo del lavoro nel suo complesso, in cui il lavoro autonomo e quello del piccolo imprenditore locale, che opera personalmente nell’azienda rischiando proprie risorse, ha anch’esso un profondo valore progressivo: anche l’impresa ha una funzione sociale, specie se, pur basata e spinta dal profitto, opera con responsabilità sociale e diventa fonte di ricchezza per tutto il territorio, responsabilità che emergono ancor più quando si sviluppano attività economiche legate alle vocazioni ed alle risorse del territorio, consentendo uno sviluppo autopropulsivo, più consistente e radicato. Il libro dedica uno spazio importante al caso Ajinomoto e alla vicenda ANIC-Enichem, sia perché viene presentata una lettura ed una visione specifica della CGIL sulla vicenda in modo organico e ragionato, sia perché si possono cogliere spunti utili e originali. A colpire è il loro comune destino: la loro chiusura, sia pur per ragioni diverse, ed il fatto che, come rileva Castrignano, l’industria nel nostro territorio nasce prevalentemente da «iniziative imprenditoriali esterne che, pur dando lavoro a tante persone, tendevano a ri-manere estranee al tessuto sociale e produttivo esistente». La cultura industriale è, quindi, rimasta lon-

tana dalla cittadinanza, tanto che quando l’Aijnomoto chiuse e i lavoratori, i Sindacati e le Istituzioni pubbliche si mobilitarono per difendere il lavoro con varie iniziative, la cittadinanza diede un sostegno scarso e rimase in gran parte disinteressata. Lo stesso avvenne con l’ANIC-Enichem ma con modalità più drammatiche, perché l’estraneità e l’avversione, che erano già molto forti e presenti nella cittadinanza al momento del suo insediamento, sono rimaste sempre vive durante la sua attività produttiva, fino a sfociare nella lotta cittadina per la sua cacciata.

Significativo e dall’alto valore simbolico è il racconto di come veniva celebrato il Primo Maggio: nel libro, infatti, viene detto espressamente: «Aprile, il mese delle primavere rappresentava l’avvio delle attività di preparazione della Festa del Lavoro». In esso si sintetizzava il senso di tutte le iniziative sindacali per il progresso cittadino e si esprimeva il legame con le storiche lotte per il miglioramento delle condizioni di lavoro e per il rinnovamento sociale. (…) In quegli anni, nonostante forti conflitti e contrapposizioni esplicite (o forse proprio per questo!) si promuoveva dinamismo economico, produttivo, sociale e valoriale. Oggi, nonostante la forte riduzione di lotte e di mobilitazioni dentro e fuori i luoghi di lavoro, si assiste ad una sorta di smobilitazione del senso di appartenenza, della coesione e della solidarietà. Nonostante tutto, c’è da chiedersi: possono esserci oggi soggetti collettivi che promuovano il cambiamento ed il rinnovamento, una rinascita sociale, nuove primavere? Il libro di Castrignano offre una risposta, apre ad una possibilità: ripensare il passato per dare senso al presente, senza abbassare lo sguardo, anzi alzandolo verso l’orizzonte. Uno spirito, una tensione ideale, percorre tutto il libro, penetra nelle vicende raccontate animandole. Viene così alla luce quella spinta interiore che anima le azioni sindacali per e dalla parte dei più deboli e che dà un senso più compiuto e più degno alla propria e all’altrui esistenza umana, collegata all’insegnamento cristiano a cui fa riferimento Castrignano nell’ultima parte del libro. Certamente il libro di Salvatore Castrignano, raccontando alcune vicende sindacali, esprime “l’aspirazione di riscatto di una comunità e di un territorio desiderosi di cambiamenti e di conquiste”. In effetti i risultati ottenuti con le battaglie sindacali hanno inciso positivamente e sensibilmente nella vita di centinaia di famiglie. La centralità ed il valore del lavoro guida l’azione di Castrignano nella CGIL, che non è solo difensore dei diritti nei luoghi di lavoro, ma anche attore strategico per i processi di sviluppo più complessivi. Il Sindacato era semplicemente la casa dei più deboli, ed è indubbio che la sua attività è stata vitale per la democrazia e per il raggiungimento di risultati di giustizia sociale e di sviluppo. Il Sindacato è, quindi, un soggetto collettivo che spinge al cambiamento, specialmente se torna e si rifà alle origini, ridiventa movimento e non solo organizzazione burocratica, se ritrova i motivi ed i valori delle sue origini. Un Sindacato che tutela i diritti dei lavoratori ma che è anche protagonista propositivo dello sviluppo del territorio, che promuove coesione, solidarietà, impegno gratuito e volontario, coscienza civica ed etica della responsabilità, oltre che giustizia ed uguaglianza sociale. Questa è «la mia CGIL», come la chiama Castrignano. Silvio Cavicchia


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Convegno a San Severo per ricordare il professor Remo Fuiano e il suo Spiragli

La filosofia di vita, il pensiero sull’amore, le propensioni di strenuo difensore della fede cristiana...

La foto del prof. Remo Fuiano e la rosa di Giuliana

i è tenuto nell’auditorium della scuola «Suore Sacramentine di Bergamo» S a San Severo un incontro per ricordare il

professor Remo Fuiano, docente di Lettere nella scuola media e di letteratura italiana e latina nei licei prima di diventare dirigente scolastico. Croce di Guerra al Valor Militare, Medaglia al Merito Distinto (Ministero della P.I.), Donatore di sangue e Medaglia di Bronzo e di Argento dell’ A.V.I.S., Diploma di Benemerenza e d’Onore da parte della Lega Italiana per la lotta contro la Tubercolosi, Docente, Preside, Latinista, Autore di testi di Latino (p.es. LATINITATIS EXEMPLA, richiestoGli dalla Loffredo Editore di Napoli). Tra i relatori, anche il dottor Walter Scudero di cui riportiamo l’intervento.

Nell’incipit della mia prefazione a Spiragli di Remo Fuiano ho riportato dei versi di un poeta e chansonnier francese degli Anni ’70, Leo Ferré, che recitano: “Con il tempo, con il tempo, tutto se ne va, tutto svanisce …”. Cosicché, anche questa mia breve relazione sul testo del Fuiano potrebbe avere, ho pensato, un inizio tratto da altri versi di qualche anno addietro; versi cui si conforma la mia difficoltà di rapportarmi, a distanza di tanti anni trascorsi, ai contenuti di una raccolta di brevi e vari scritti, ritrovati da un figlio in un vecchio quaderno del proprio genitore, e salvati dall’oblio. Quei versi dicono “E il mio maestro m’insegnò com’è difficile ritrovare l’alba dentro l’imbrunire”. E, in effetti, su Spiragli, ancorché il contenuto della raccolta abbia mantenuto integra la sua freschezza originaria, è calato l’imbrunire; il tempo, la filosofia di vita ed il mondo, sono cambiati … e non in meglio, ahimè! Né il caro prof. Fuiano è più tra noi affinché io possa intervistarlo - così come si usa fare in tante odierne presentazioni di libri - circa le ragioni che hanno mosso la sua raccolta di scritti. Cosicché, diventa difficile recensire: si potrebbe incorrere in non voluti fraintendimenti. E poi, Remo Fuiano - il quale era, lo ricordo bene, proprio agli antipo-

“Spiragli”, la foto del Prof. Remo Fuiano (1978) e i fiori inviati da Tito Salatto

di di quella spocchia che rende invisa a molti, e a ragione, una gran parte degli scrittori attuali - meno che mai, parlando della propria produzione, si sarebbe espresso magnificandone le motivazioni di base, magari, com’è d’uso, sotto il velo di finta modestia dei “lei m’insegna”. Sì, Fuiano rappresentava, si può dire, il contraltare della proposizione di sé che accomuna i mostri sacri della scrittura dei nostri giorni, quelli che, sfornano libri dal target al passo con i tempi, da leggersi, per intenderci, sotto gli ombrelloni, falene che vivono una sola estate. Il Nostro era uno scrittore/ricercatore geniale, ma solitario, un aristocratico del pensiero, per così dire; amava scrivere per sé, per il proprio piacere. Un punto di vista non elitario, il suo, dettato non da falsa ma da nobile, spontanea, sincera modestia. Ed è attorno a tale argomentazione che dovrà tentare di far luce la mia relazione. E, dunque, vi chiedo: per quanti di noi non c’è stata o non corre ancora l’epoca in cui, per puro piacevole passatempo o per passione o, magari, per motivazioni d’aggiornamento, si sia deciso di annotare e raccogliere in un quaderno (o, come faremmo oggi, in un file) - un ipertesto, se vogliamo - frasi, apoftegmi (ossia: massime, sentenze), poesie, aforismi ed altri più o meno brevi scritti ritenuti degni di nota e di memoria? E annotando, magari, ci è venuta voglia di scrivere noi stessi qualcosa di nostro. Un insieme eterogeneo di pensieri, dunque, propri e di altri, da utilizzare, chissà mai, a tempo opportuno, nel contesto di altri scritti, dopo averli ‘rispolverati’, anche se non è poi detto che lo avremmo fatto o lo faremmo. Un nostro tesoretto segreto, chiuso gelosamente a chiave in un cassetto; un insieme di frammenti letterari scelti tra quello che ha fatto presa su di noi, che abbiamo condiviso o anche, magari, contestato. Anch’io l’ho fatto e lo faccio ancora: in un file racchiudo dei brouillons (come dire, alla francese: le mie minute, assemblate alla rinfusa) di scritti miei e d’altri. E lo si fa perché tali raccolte contengono parole che ci permettono di sognare, di allontanarci dal mondo presente delle immagini, utilizzando la nostra fantasia, fabbricando altre immagini attraverso le parole, a nostro uso e consumo. E le parole ci arricchiscono, ci permettono di parlare in modo più preciso per indicare le cose, per descrivere, in primo luogo a noi stessi, il mondo e quello che sentiamo. Seguire tale attitudine vuol dire anche allontanarsi dal quotidiano e immergersi in un universo altro, differente, colto, fatto di generi, situazioni, punti di vista, che possono insegnarci anche qualcosa che non sapevamo e che comunque ci ha indotto a pensare, un universo che ci pro-

spetta spesso qualcosa di diverso rispetto all’ordine vigente, sia esso etico, religioso, economico, filosofico, politico, sociale, e da cui emerge la contraddittorietà della vita umana, il suo essere un coacervo di ambiguità, contraddizioni, ambivalenze; uno straniamento, infine, che è uno dei principali strumenti del nostro ‘calderone’ in cui abbiamo collezionato parole e pensieri vari che mutando attorno a noi ed in noi i parametri del tempo e dello spazio, sollecitano sogni, propensioni ed utopie, senza che ci muoviamo dalla nostra scrivania. Una tale raccolta di pensieri, sappiamo, Leopardi la chiamò Zibaldone (come dire: uno zabaione di scritti vari) e Guareschi, umoristicamente, Zibaldino. Non v’è limite ai temi trattati, essi sono i più vari: la religione, la natura delle cose, il piacere, il dolore, l’immaginazione, le illusioni della ragione, lo stato di natura e del creato, la nascita e il funzionamento del linguaggio (spesso anche con annotazioni etimologiche), il bene e il male, il mito, la società, la civiltà, la memoria, la filosofia, la morale e soprattutto la poesia, ma anche il rapporto tra antico e moderno, l’oralità della cultura poetica antica, il talento e tant’altro ancora. Così in Fuiano. È un libro che nasce da una vita spesa in gran parte a pensare, leggere e scrivere, ed è quindi un libro principalmente di pensieri, di letture e di scritture. Grande varietà di argomenti alla quale corrisponde una

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prio sapere. Scrivere non per la pubblicazione vale scrivere per un lettore possibile ma ancora da definire, come da definire è il pensiero che si espone nella raccolta. E il lettore di là da venire, o che forse non verrà mai, s’affaccia all’orizzonte, senza consentire una chiara visione della sua fisionomia. La caratteristica di una siffatta raccolta è, dunque, d’essere onnicomprensiva, di fagocitare ogni altro genere letterario. Essa è personale enciclopedia del sapere, diario di una esperienza intellettuale tutta propria. È, per sua intima costituzione, l’antigenere per eccellenza, poiché annulla i confini dei generi letterari canonici nel momento in cui li confonde e li assembla, sempre andando al di là di un univoco e definito genere, vagabondando nel piacere della ricerca di quelle meraviglie che gli autori più vari hanno disseminato a piene mani, magari senza curarsene. Vogliono, in fondo, essere questo le pagine di Remo Fuiano ‘ritrovate’ dal figlio Nico, quelle d’un quaderno di appunti fittamente assemblati con carattere minuto: uno spiraglio aperto su di un’umanità che si disvela nella scelta di citazioni o di poesie raccolte ed elette a far parte del proprio ‘diario segreto’, proprio in quanto condivise al punto da averle profondamente sentite e fatte proprie. La scelta di un autore piuttosto che un altro non è mai casuale, bensì essa è dettata dalla propria personalità; e, dunque, posto che si scelga di preferire dei brani piuttosto che altri, dimmi chi leggi e ti dirò chi sei. E, concludendo con i concetti che ho già espresso nella mia prefazione al libro, direi ancora che sarebbe difficile, in questo non poi tanto minuto zibaldone del prof. Fuiano - a meno che non ne faccia fede l’attribuzione puntualmente annotata dall’Autore - distinguere ciò che appartiene ad altri da quel che potrebbe essere frutto diretto del suo elu-

Una parte del pubblico in sala

varietà notevole di forme letterarie, in un quaderno scritto per proprio uso esclusivo. Esso adotta uno stile funzionale e denotativo, tendente di solito alla precisione e all’esattezza, anche se tanto spesso non privo di pathos e di partecipazione emotiva. È un documento di eccezionale utilità perché, non essendo un trattato di tipo sistematico, ma un quaderno di lavoro, esso consente, a chi lo legga, di ricostruire lo sviluppo della riflessione dell’Autore. Scrivere un raccolta come Spiragli significa riporvi il materiale frammentario della propria ricerca ma non al fine d’una immediata pubblicazione; in essa tutto appare allo stato magmatico, privo di sistematicità: l’Autore non sa mai quello che gli capiterà domani di incontrare sul suo cammino, in quali meraviglie si imbatterà domani, di che cosa si stupirà ancora. È frutto dell’impegno quotidiano del ricercatore curioso e minuzioso e dell’inesausto lettore; di colui che ha confidato nel valore della scrittura come accumulo di materiali eterogenei e che non cerca il plauso immediato d’un lettore, ma forse, chissà, si organizza di continuo per l’avvenire in una instancabile annotazione quotidiana, scandita a volte da intuibili segnalazioni cronologiche che danno il ritmo del pro-

cubrare e della sua penna. Ma, a che varrebbe, in fondo, sondare? La sua filosofia di vita, il suo pensiero sull’amore, le sue propensioni di credente e strenuo difensore della fede cristiana, il suo orientamento nei riguardi della natura, l’incanto profondamente avvertito al cospetto col creato, la serietà dell’uomo impegnato nel proprio dovere, l’intolleranza nei confronti della fatuità, il richiamo dell’eternità, sono tutti elementi ben riconoscibili nella raccolta da lui assemblata nel corso degli anni, e parlano di lui, chiaramente lo connotano, ce ne rendono leggibile l’anima di uomo onesto, adamantino, determinato e, al tempo stesso, dolce e sognatore. Esistono menti che si interrogano, che desiderano la verità del cuore, la cercano, cercano di penetrare l’essenza delle cose. Se un uomo ragiona e pensa bene, non ha importanza quale cammino egli segua. Se sceglie la via della scrittura, in qualunque modo egli escogiti di intraprendere tale cammino, inevitabilmente, nel mentre ritrova gelosamente se stesso, sia pure inconsapevolmente, si apre umanamente a gli altri, attraverso ‘spiragli’ che fanno luce sulla sua anima. Walter Scudero Le foto sono di Stefano Castello


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Giornale di opinione della provincia di Foggia

letture sotto l’ombrellone

Ma brillavano le stelle di Raffaele Ieffa

Il richiamo a valori universali attuali in qualunque ambiente e situazione

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omenti e suggestioni di una piccola comunità, a cavallo degli anni Cinquanta del Secolo breve, in un’atmosfera narrativa sospesa tra racconto e nostalgia. Potrebbe essere questa la sintesi, efficace, della recente pubblicazione di Raffaele Ieffa Ma brillavano le stelle, una serie accattivante di racconti che ci riportano agli stili di vita mai dimenticati, anzi, sempre rimpianti degli anni del secolo scorso in cui la vita scorreva spontanea e arricchita da rapporti e relazioni umane oggi pressoché sconosciuti. Raffaele Ieffa ha dalla sua il destino di essere nato e vissuto a Gesualdo,

nella sana e vivace provincia dell’Irpinia, e poi a Deliceto, sui Monti Dauni, prima di approdare a Foggia per ragioni professionali: docente, prima, e poi dirigente scolastico. Certe suggestioni, certe nostalgie ti rimangono impresse nel cuore, non puoi allontanarle da te, ti accompagnano per tutta la vita e sembrano volerti riportare ogni giorno indietro nel tempo, con la forza dei sentimenti e delle emozioni. Nella narrazione svelta ma mai superficiale di Raffaele Ieffa ritroviamo gli stereotipi più nobili della vita di paese, la malinconia dell’emigrazione, il desiderio del ritorno e la delusione di aver ritrovato il proprio borgo natio evoluto rispetto agli anni della partenza, la decisione di rientrare in America. Ma c’è, in questi racconti anche la scuola di una volta con le aule povere e disadorne, prive di riscaldamento ma, in compenso, con i maestri che usavano la bacchetta per punire i più svogliati o gli indisciplinati. E anche la scuola di chi, giovane scolaro, deve fare i conti con le necessità della famiglia ed è costretto ad assentarsi nella settimana per portare la pascolo le pecore. Piccolo eroe di una quotidianità severa che toglie dall’orizzonte del fanciullo le tappe del’adolescenza e della giovinezza per farne presto un uomo. Storie di pastorelli, come Gerardo, che credendo di aver trovato un tesoro mentre era al pascolo lo custodisce gelosamente nascondendolo accuratamente perché nessuno lo scopra e glie-

Nuova, interessante opera di Francesco Giuliani

La parola pesante, lingua e letteratura nei francobolli italiani

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rmai da alcuni decenni guardare un francobollo (una volta si diceva «metterlo sotto la lente» anche quando non la si usava) significa analizzare quanto è ben centrato, se la gomma è fior di poligrafico, quanto misura in micron la dentellatura, per

che verso è sistemata la filigrana, se c’è. Francesco Giuliani, da studioso (e docente) di letteratura e appassionato di francobolli qual è (e sta dimostrando da tempo con i suoi attenti e godibili articoli su L’Arte del francobollo) lo celebra invece nella sua intrinsecità, come strumento della comunicazione postale in cui si fondono testo e immagine. Oggetto quindi dalle molteplici potenzialità, potendo trasformarsi in mezzo d’informazione, di propaganda politica, di promozione culturale, perché dalla musica alla letteratura, dalle calamità alla scienza, dalla storia all’astronomia, dalla pratica del potere all’arte e alla pubblicità, sul francobollo viaggia di tutto. L’opera è un vero e proprio trattato di lessicografia (ma con una modalità narrativa fatta di prosa fluente e stile accurato) che giustamente — e gliene dà atto in prefazione il prof. Rosario Coluccia dell’Accademia della Crusca - parte dallo stesso termine francoboIlo, dimostrandone l’italianità: in pratica come sia stato il parlato ad aver dato vita a questo neologismo ignorando in molti casi le definizioni ufficiali, da bollino a bollo da lettere, da bollo

lo porti via, salvo poi scoprire che si tratta di una granata inesplosa, residuo della guerra appena terminata: peccato che sia troppo tardi. La sua curiosità di bambino gli costerà la vita.

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Le feste di paese, con le luminarie molto spartane e i fuochi d’artificio ma anche con i fuochi fatui che vengono presi per oggetti misteriosi provenienti da altri mondi. Fidanzamenti che avvenivano per interposta persona e con tutte le cautele del caso e dei tempi. Matrimoni celebrati con ristrettezze che il momento sociale pretendeva ma che risultavano felici, spontanei e gioiosi. Figli che nascevano in casa, protagonista la mammana che con la sua perizia sopperiva alle sofisticate attrezzature di oggi. Il cibo dei poveri, che appagava ugualmente perché rappresentava il meglio che si poteva. Un pezzo di baccalà fritto e un bicchiere di vino messi in tavola fungevano da pranzo o da cena. Le atmosfere del presepe, con tutti i preparativi del tempo di Avvento e la magia dei personaggi che lo animavano e che, nelle vetrine dei negozi napoletani, attraevano la curiosità e attizzavano la tentazione dei più piccoli. Storie di personaggi che ormai vanno scomparendo quali il sarto che faceva su misura gli abiti con l’abilità degli stilisti più rinomati. O come il falegname e il barbiere il cui salone era abituale luogo d’incontro di uomini in vena di commenti e anche di pettegolezzi. C’è, insomma, nei racconti di questo libro ristoratore, tutto ciò che può dare respiro all’anima: paesaggi, cieli stellati, monti, campi verdi, tanta serenità nelle persone pur nella difficile condizione economica e sociale dell’epoca.

Ma i racconti di Ieffa non sono soltanto semplici e a volte toccanti storie di paese. Perché il nostro autore arricchisce la sua narrazione con citazioni latine, pillole di storia locale, richiami mitologici. Mai con la pretenziosità saccente e fastidiosa, anzi sempre con naturalezza, sicché il lettore finisce col nutrire quasi senza accorgersene il suo animo e a far lievitare il bagaglio delle sue conoscenze. È il vero valore aggiunto dei racconti di Raffaele Ieffa in questo Ma brillavano le stelle. Da sottolineare, ancora, la vena ironica che spesso accompagna la narrazione, e il taglio pedagogico della scrittura, forse cercato o forse istintivo, che comunque innerva i righi e le parole di questi piacevolissimi e istruttivi racconti. In questo ha certamente giocato un ruolo importante l’imprinting di Ieffa, la sua vocazione all’insegnamento che poi è diventata la sua professione per tutta la vita, sia pure con la trasformazione in ruolo dirigenziale nella seconda parte della sua parabola professionale. Ma brillavano le stelle è un libro che va letto e meditato, gustato in ogni sua pagina, perché scritto con mano sicura e con semplicità non superficiale, perché richiama schemi di vita e di relazione tra gli uomini che abbiamo dimenticato e che ai più giovani sono sconosciuti. Ci riporta a valori universali che non hanno limiti di tempo e di spazio: sono sempre attuali e sono attuali dovunque, in qualunque ambiente e in qualunque situazione. È un grande merito dello scrittore Raffaele Ieffa che oltre ad offrirci una gradevole occasione letteraria, ci regala emozioni e ci aiuta per qualche ora, il tempo della lettura, a tornare all’ingenua ma irripetibile stagione della nostra fanciullezza. Duilio Paiano

franco a bollo della posta e persino marca. Ma soprattutto negli 11 capitoli della prima parte del libro si fa apprezzare lo studio sulle diciture dei francobolli, che offrono molteplici e preziosi spunti, mettendo in evidenza l’ampio quadro culturale, politico e sociale che vi è sottinteso, oltre che l’evoluzione della lingua e della società italiane, dal periodo frammentato degli antichi stati all’odierno contesto europeo. Come osserva l’italianista Giuliani, «in un francobollo assistiamo ad un pregnante incontro tra l’immagine e la parola, tra le parti che si vedono e quelle che si leggono», un connubio ricco di spunti semiotici, che inducono a una materia «simile ad una voce che chiede di essere ascoltata» avendo molto da raccontare. E a dimostrarlo tangibilmente sono i 12 capitoli della seconda parte - Nella miniera dei francobolli — che approfondiscono alcune tematiche letterarie e artistiche legate ai francobolli italiani: da Aldo Manuzio e i suoi libri al favoloso Giacomo Leopardi, dai francobolli del Cuore al futurismo, dai dimenticati Dante Alighieri e Italo Calvino all’attualità di Virgilio, da un Tito Livio di pace a un Umberto Eco collezionista che «sottolinea la straordinaria forza di suggestione dei francobolli, la loro capacità di stimolare il mondo della fantasia e del sogno, di completare la crescita del giovane, ma anche in generale dell’uomo, spingendolo ad andare oltre, a proiettarsi verso nuoci orizzonti, a progredire, insomma». E lo fa citando come sempre testi

meno noti, in questo caso una Bustina di Minerva, rubrica settimanale per L’Espresso, in cui Eco ricorda il suo vecchio albo di francobolli che «doveva essere stato per me, prima che un oggetto venale, un ricettacolo di immagini oniriche. Un ardente fervore mi assaliva a ogni figura. Altro che i vecchi atlanti». Ma in questa Miniera non mancano altri godibili spunti: ad esempio sui rapporti tra didattica e filatelia, sulla promozione del libro attraverso i francobolli, persino sulla possibilità che le mail di carta (giovane definizione delle vecchie lettere) mantengano un loro ruolo nel trasmettere emozioni e comunicazioni, almeno alcune se non tutte come un tempo. Fino a concludere sui pregiudizi che da sempre avviluppano il francobollo, prendendo allegramente spunto da una polemica del 1879 su francobollomania e timbrofilia. Tutto ruota insomma intorno al francobollo, ma inteso nella sua essenza di immagine e testo, o di testo e immagini a seconda dei casi. Comprese le 89 riproduzioni di esemplari citati nel testo, non importa se comuni o rari, perfettamente uguali nella loro utilità per il lettore che vuole vedere ciò di cui si sta trattando. Un’opera gradevole e snella quanto insolitamente approfondita, che se al semplice lettore può stimolare la mente e forse la passione, al collezionista può aprire nuovi orizzonti, molto più vivi c appaganti di rarità e tradizionali specializzazioni. Franco Filanci


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letture sotto l’ombrellone

Vutrarella mia di Pasquale Recchia

Volturara tra un passato che è... passato e il futuro che rischiava di perdersi

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ichele carissimo, un po’ in ritardo ma eccomi a parlare del libro di tuo nipote e del suo contenuto, ossia Volturara, la sua storia, le sue origini. Ma, in esso, vi sono anche raccontate le vite dei volturaresi, i loro vissuti così intrinseci con la rudezza di quelle terre, di quelle pietre, vi si comprende bene il loro modus vivendi, così fortemente determinato dal contesto topografico ed ambientale, e ben riassunto nelle espressioni linguistiche che tutto ciò contraddistingue. Per ultimo ho pure intravisto un bambino correre per quelle vie, effettuare spericolate discese su un carrozzino con le ruote di ghisa, tirar palle di neve ai quarti di vitello appesi ai ganci dell’unico macellaio, su, nella piazza principale: ero io. Sono contento d’aver letto questo libro perché è scritto bene, è scorrevole, limpido, sa essere compiutamente descrittivo senza essere pesante o inutilmente minuzioso. Tra quelle righe ho persino conosciuto tuo nipote: l’autore Pasquale Recchia. Conosciuto nel senso che penso d’averne intravisto l’animo nobile, certo dei valori che ne hanno intessuto i giorni ma pervaso dalla nostalgia dei ricordi oltre che dal dolore dell’evidente perdita della memoria delle radici dell’amata Volturara e della sua gente. Mi è piaciuta però l’immediata reazione che, di fronte allo sfacelo possibile nel piattume culturale propostoci oggi, com’è giusta reazione in un uomo che, per lavoro, sarà abituato a prendere molteplici decisioni in poco tempo, ha voluto mettere in atto affinché ciò che riconosce valido per se stesso, possa arrivare a farsi carne nei suoi figli e nei suoi nipoti oltre che in tutti coloro che, di questo testo, vorranno farne il debito tesoro. L’approccio da lui voluto per questo progetto e, all’inizio, di tipo tecnico. La raccolta di detti, motti, espressioni linguistiche che sono il valido sunto della cultura locale, è di certo degna d’esser considerata un trattatello etnoantropologico di grande efficacia. Vi è raccolto di tutto e, in ogni caso, tutto ciò che era determinante nella vita giornaliera del volturarese di ieri che, forse, è anche oggi presente tra le vie

di Volturara ma anch’esso compresso negli ambiti voluti dalla cultura dominante: quella italiana (o forse italiota). Bella cosa l’unificazione italiana raggiunta con l’uniforme uso di una uniforme linguistica! Pessima cosa l’unificazione italiana raggiunta con l’uniforme uso di una uniforme linguistica! Quante ricchezze linguistiche e culturali locali distrutte per un asservimento presentato come «necessario» all’unica lingua. L’autore ha raccolto, con una pazienza certosina tutto il necessario affinché venga tramandata la cultura di qualche decennio appena trascorso ma, come necessario compendio, ha voluto raccontare la storia locale che aveva vissuto in prima persona o che gli era stata raccontata dai suoi anziani. Un piccolo appunto: non ho trovato una frase che porto da sempre nei miei ricordi: Guagliò, arrapp’ o ciucc’. Non so se era un modo di dire o nulla di particolare, ma speravo di trovare con essa, una mia collocazione nella storia di Volturara. Mi piace lo sguardo storico con cui Pasquale si spinge, dopo i necessari incipit storiografici, agli accadimenti del secolo scorso oltre che a quelli della seconda metà del secolo precedente, e li racconta come se li avesse vissuti, come se vi avesse assistito. La seconda parte del testo, quella dei ricordi personali, mi è molto piaciuta, l’ho molto apprezzata. Quando l’autore decide di entrare nel suo testo con la sua vita - ed è veramente efficace la scelta di essersi appropriato della parte centrale del libro - ottiene il risultato di dar sangue e cuore e sentimenti a ciò che, pur completo come saggio (doverosamente compendiato com’è dalla terza parte dove raccoglie poesie e ulteriori testimonianze linguistiche), avrebbe rischiato d’esser considerato un insieme annalistico ben strutturato ma fine a se stesso. È con la sua parte biografica che l’autore umanizza pietre e storia, risultanze etnografiche e fotografie. In questo modo completa un racconto, anzi il racconto che è un ponte validissimo tra un passato appena passato e un futuro in cui la storia di Volturara della sua gente e, se mi permettete, anche un po’ della mia che tra quelle pietre ho passato giorni felici, rischiava di perdersi definitivamente. Grazie Michele Ruperto. Grazie Pasquale Recchia. Chi è il Prof. Alfonso La Licata. È un letterato, insignito di vari premi letterari, che vive ed opera a Palermo e che ha trascorso parte della sua infanzia a Volturara Appula, in quanto il padre ha prestato servizio nella locale caserma dei Carabinieri. Ha abitato nella casa attigua al Palazzo Comunale, attualmente di proprietà di Aurelio Ianigro. Il periodo trascorso a Volturara Appula risale ai primi anni ‘50 del secolo scorso; cioè nel periodo in cui Volturara era, per merito dei suoi amministratori del-

l’epoca, l’unico comune del circondario ad avere la Scuola Media. Questi Amministratori avevano capito l’importanza dello studio ed attuarono quanto Platone aveva scritto nel Fedone: «È attraverso la scienza che l’uomo s’india». Ricordo che questa Scuola Media intitolata a Giuseppe Parini era frequentato dai ragazzi di S. Bartolomeo in Galdo, Motta, Volturino, S. Marco, Celenza e Carlantino. Il Paese, grazie a questi Amministratori era fiorente ed ovviamente popolatissimo. Successivamente Volturara non ha più avuto amministratori dotati di tale indole, ma solo amministratori che hanno pensato alla propria parte o al proprio partito, se non addirittura alla propria bottega. Ed ora languisce nel-

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l’abbandono, rischiando di scomparire. Gli interessi di parte o di partiti hanno preso il sopravvento sugli interessi generali del paese. Spero verrà il giorno del risveglio ed anche Volturara potrà riprendere il suo sviluppo socio/economico. Ma per fare ciò è necessario che gli interessi di parte o di partito cedano il passo a quelli generali di tutta Volturara. Concludo affermando che questo post è indirizzato non solo a tutti coloro che hanno Volturara nel cuore, ma anche a quelli che la pensano diversamente affinché, attraverso un cambiamento di rotta, possano anche loro avere nel cuore la cara Volturara. Alfonso La Licata

Venosa: Festival e Fiera dell’editoria

Presentato il libro di racconti di Giuseppe Pellegrino

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ella splendida cornice di piazza Orazio, in Venosa, si è svolta nei giorni 8, 9 e 10 giugno 2018 la manifestazione «Festival e Fiera dell’Editoria». Attorno alla statua del poeta si sono radunate oltre venti Case Editrici che hanno esposto le proprie pubblicazioni. Per la città di Foggia erano presenti le Edizioni del Rosone con le pubblicazioni Coraggio …è semplice di G. Pellegrino (presentato il 9 giugno), Raccontami Umberto Giordano di S. Fasano, La Fata dei boschi di E. Capece e La Divina Commedia di Dante stickers e A scuola non si legge di Trifone Gargano. La manifestazione ha visto una massiccia partecipazione di pubblico: il dott. Pellegrino è conosciuto in Basilicata per avere presieduto prima il Tribunale di Melfi, 1995–2005, e la Corte di Appello di Potenza, 2001-2014. Fra il pubblico, infatti, erano presenti anche magistrati ed avvocati. Il libro è stato presentato dall’avv. Antonio Coscia, il quale, richiamando quanto messo in evidenza da don Luigi Ciotti nella presentazione, ha ribadito l’affermazione secondo cui l’essere cittadini non si esaurisce nell’osservare le norme, ma significa più concretamente contribuire al bene comune, perché l’osservanza delle regole può anche essere passiva, l’esercizio della responsabilità mai. Di fronte alle aspettative e alle speranze dell’uomo contemporaneo, in particolare dei giovani, ha ribadito l’avv. Coscia, spesso non riusciamo a trovare le migliori soluzioni perché le cerchiamo senza andare al cuore dei problemi. Ci complichiamo l’esistenza, in quanto non abbiamo la forza della semplicità, il coraggio di volgere lo sguardo dentro noi stessi, per riflettere e - perché no? - ironizzare sui nostri comportamenti. I grandi temi che ci avvolgono possono essere affrontati, sicuramente tra difficoltà, dubbi, timori, resistenze… «eppure», se ciascuno, nel suo piccolo, si impegna a vivere con senso di responsabilità. Se, ad esempio, tutti collaborassimo con la Giustizia, le problematiche difficili, tra le altre la criminalità organizzata, verrebbero debellata. Purtroppo solo alcuni lo fanno, per di più sono costretti a vivere blindati. Il dott. Pellegrino, nel suo intervento, ha chiarito il significato del titolo

Coraggio…è semplice, richiamando ad altri episodi in cui si sofferma sui comportamenti dei cittadini tutti con riguardo al rispetto del prossimo e della natura, alla fede, ai problemi sociali, ai mass media, ai problemi sessuali, alla prostituzione, alla corruzione. Pertanto, ha concluso, in questi racconti ci possiamo riconoscere tutti, in essi vediamo riflessi noi stessi, il nostro modo di essere, di comportarci e di pensare il presente ed il futuro. Alla manifestazione ha partecipato anche il foggiano avv. Massimiliano Arena con Io, avvocato di strada, Editrice Baldini e Castoldi, presentato da padre Cesare Locatelli. Dopo avere cercato il senso della vita oltre i mari, l’autore ritrova tutti gli odori del mondo in una stanza di pochi metri quadri, lo sportello degli avvocati di strada. Attraverso questo osservatorio di biografie meravigliose, Arena affronta diverse verità della società contemporanea. La manifestazione si è chiusa il 10 giugno con il giornalista Roberto Napoletano che ha presentato il suo libro Il Cigno nero e il Cavaliere bianco, La nave di Teseo, narrando degli anni della grande crisi che ha colpito al cuore l’Italia e l’Europa, vissuti da direttore del Messaggero e del Sole 24Ore, sottolineando, in particolare, colloqui riservati, segreti, rivelazioni, protagonisti e comparse di quei momenti difficili della nostra storia. Negli stessi giorni, in collaborazione con la Curia Vescovile di Melfi, Rapolla, Venosa e con la Sovraintendenza Archeologica di Venosa vi è stata l’Apertura del Museo Episcopale in Largo Vescovado e delle Catacombe ebraiche sulla via Ofantina. Gli incontri e le manifestazioni culturali sono necessarie ed importanti per far crescere ed aprire tutti noi, in primis i giovani, ad una nuova visione della vita e del mondo. M.M.


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Anno XXIX - n. 2 Dicembre 2017

sAlute & temPo libero

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Nel cortile di Palazzo Filiasi a Foggia

Apprezzato concerto del chitarrista Alessandro Ferri

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ella suggestiva cornice del cortile di palazzo Filiasi, sede dell’Archivio di Stato di Foggia, per la ricorrenza della Festa della Musica (21 giugno 2018), su iniziativa della dott.ssa Maria Rosaria Tritto, il chitarrista M° Alessandro Ferri, con la direzione artistica del M° Cristina Nembrotte Menna, si è esibito nel seguente programma: Ferdinando Carulli - Preludi 8, 9, 10, 11, 12 Op. 114 – Mauro Giuliani (1781-1829) Studi 5, 12 Op. 48 – Fernando Sor (17781839) - Studi 2, 5 – Matteo Carcassi (17921853) - Studi 6,7 Op. 60 – Heitor VillaLobos (1887-1959) - Studio 8, Preludio 5 – Ferdinando Carulli - Preludi 14, 16, 17, 20, 24 Op. 114 – Joseph Kosma (1905-1969) Autumn Leaves – Erroll Garner (1921-1977) – Misty – Anonimo - Giochi proibiti – Stanley Myers (1930-1993) - Cavatina Il concerto era rivolto non solo ai cultori del repertorio classico, ma anche agli appassionati del genere jazz e della musica da film ed è stato molto apprezzato dall’attento pubblico intervenuto. Alessandro Ferri, nato a Manfredonia il 22 agosto 1985, comincia i suoi studi musicali con docenti privati e dopo la frequenza del corso decennale ottiene il diploma in chitarra classica presso il Conservatorio «Niccolò Piccinni» di Bari. Dal 2002 fa parte della Corale polifonica «Cesar Franck». Alessandro Ferri è nipote del noto chitarrista Pino Rucher (1924-1996), che pur essendo scomparso quando Alessandro ha intrapreso lo studio della chitarra, è diventato uno dei suoi punti di riferimento nello studio del jazz. A questo genere si sono dedicati anche alcuni chitarristi classici, come il celebre M° Roland Dyens (1955-2016), che gli dedicò un pensiero in occasione di uno dei masterclass di perfezionamento: «Pour Alessandro, en souvenir de ces moments de músique et de joie à Bari».

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Anche per il 2018 ognuna delle uscite sarà accompagnata da un volume: 1 (Giugno 2018) Nostalgie di mari lontani di M. VOCINO 2 (Dicembre 2018) Le neviere di Capitanata di L. LOPRIORE Sottoscrivendo l’abbonamento si ha diritto ad un terzo volume: L’educazione è pace di A. Vigilante. Riceverà il libro chi ha sottoscritto l’abbonamento e chi lo acquisterà con il giornale, a soli 3,00 Euro in più presso:

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DIRETTORE RESPONSABILE Duilio Paiano REDAZIONE Marcello Ariano – Mariangela Ciavarella – Silvana Del Carretto – Corrado Guerra – Lucia Lopriore – Marida Marasca – Stefania Paiano – Vito Procaccini – Leonardo Scopece – Michele Urrasio HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Pasquale Bonnì – Silvio Cavicchia – Valeria Fania – Franco Filanci – Daniela Franchini – Francesco Giuliani – Alfonso La Licata – Giucar Marcone – Alfonso Nota – Alfonso Palomba – Antonio Pirro – Lucia Rinaldi – Angelo Rossi – Walter Scudero – Paolo Emilio Trastulli – Antonietta Ursitti La collaborazione a questo giornale è gratuita e su invito della Direzione. Gli articoli, le foto e le illustrazioni, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

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Provinciale

Giornale di opinione della provincia di Foggia

Pianeta Università

Inserto al n. 1 - Giugno 2018

Continuano l’ascesa e l’affermazione dell’Università di Foggia che viene ancora una volta affidata all’incremento delle immatricolazioni e delle proposte di studio e formative. Si vanno anche consolidando la dimensione internazionale attraverso il successo del Progetto Erasmus, in entrata e in uscita, e le collaborazioni con Università ed enti scientifici di prestigio. E intanto si profila l’imminente riorganizzazione del Policlinico come secondo polo medico pubblico pugliese.

LEGATA AL TERRITORIO MA ANCHE APERTA AGLI SCENARI MONDIALI Grande successo del Salone del lavoro e della creatività che ha raccolto la sfida offerta dalla crisi occupazionale e ha messo a confronto il mondo imprenditoriale e delle professioni con l’universo giovanile

D

al 15 al 17 maggio scorsi, presso la Fiera di Foggia, si è svolta la prima edizione del Salone del Lavoro e della Creatività, organizzata dall’Università di Foggia in collaborazione con la Regione Puglia e l’ARTI. Il successo è andato oltre ogni previsione, facendo registrare 5500 presenze e tenendo oltre 4000 colloqui individuali di lavoro, suddivisi per le circa 60 aziende che hanno accettato di fare recruiting durante JOB’18 (come è stato denominato il Salone). Attraverso queste pagine, spiegheremo come è nata l’idea e a cosa è dovuto un successo senza precedenti come quello registrato dal Salone del Lavoro. Organizzare un salone dedicato al mondo delle professioni, in un tessuto socio-economico come quello che caratterizza la Capitanata (610mila abitanti; disoccupazione giovanile che oscilla, a seconda delle fasce di età, tra il 25% e il 50%), rappresentava una sfida. Quasi una provocazione, se si tiene conto di un altro fenomeno sociale le cui dimensioni sono sempre più allarmanti e sfuggono a qualsiasi censimento: quello della cosiddetta “emigrazione intellettuale” che riguarda studenti e laureati al di sotto dei 30 anni e che sfiora il 30% (in alcuni casi anche il 40%). Ma un’Università deve saper raccogliere queste sfide, un’Università deve rappresentare il punto più alto del dibattito culturale del territorio che la ospita. L’Università di Foggia (circa 10mila studenti, 6 Dipartimenti, 37 corsi di laurea, autonoma dal 5 agosto 1999) ha provato a raccogliere questa sfida ed è andata oltre. Non solo si è fatta carico delle istanze dei giovani laureati, ma ha cercato di interpretarne le necessità, le ambizioni, le potenzialità. Raccogliendo gli appelli pervenuti da più parti della società civile ma soprattutto dagli studenti, l’Università di Foggia ha deciso di organizzare la prima edizione del Salone del Lavoro e della Creatività. Il Salone del Lavoro e della Creatività è stato rivolto alle aziende che avevano “posizioni professionali aperte”: ovvero a tutte quelle aziende che cercano personale da introdurre all’interno della loro organizzazione produttiva. Al tempo stesso, il Salone del Lavoro e della Creatività è stato anche destinato a studenti e laureati cercano

un lavoro, erogato nelle forme e nelle modalità che loro stessi ritenevano più congrue e opportune. L’Università di Foggia attraverso il Salone del Lavoro e della Creatività ha finalmente stabilito un contatto tra domanda e offerta, un contatto che altrimenti sarebbe stato affidato alle formule consuete e soprattutto alla loro casualità e sporadicità. Il Salone del Lavoro e della Creatività si pone, inoltre, l’obiettivo di diventare focus permanente sul mondo del lavoro e sulle politiche di reclutamento nell’era dei social media, proponendosi come supporto – e non come alternativa – ai canali istituzionali a cui abitualmente si rivolgono i giovani in attesa di occupazione. «La difficoltà di trovare un lavoro non possiamo più permettere sia una condizione che scatena la tempesta nei

piena primavera si trasformino in una festa della speranza e delle opportunità». «Il Salone del Lavoro e della Creatività di Foggia - ha aggiunto Sebastiano Leo, Assessore della Regione Puglia con delega a Formazione e Lavoro - Politiche per il lavoro, Diritto allo studio, Scuola, Università, Formazione Professionale – ha rappresentato e rappresenta una straordinaria opportunità per i nostri laureati ma anche per gli studenti che ancora devono conseguire un titolo di studio per mettersi alla prova direttamente sul campo, un’occasione per confrontare con il mondo delle imprese e con il mercato del lavoro in continua evoluzione. Proprio per questo abbiamo deciso di coinvolgere tutte le università e gli ITS della Puglia, il sistema di

giovani, quella che spinge Sfera Ebbasta a pensare alla “casa che ci manca se si parte, quella che ci uccide se si resta”. Dobbiamo rompere questa spirale negativa - ha dichiarato Raffaele Piemontese, assessore della Regione Puglia con delega a AA.GG., Contenzioso Amministrativo, Bilancio e Ragioneria, Finanze, Demanio e Patrimonio, Provveditorato ed Economato, Sport per tutti, Politiche giovanili e cittadinanza sociale - che, in Italia, colpisce in particolare le donne, i giovani e i meridionali. Nuove modalità di incontro e di relazioni tra chi investe e organizza l’impresa e i talenti e le competenze, sono una strada tutta esplorare, specie in una provincia, come quella di Foggia, in cui la disoccupazione sfiora il 40% e quella dei giovani tra i 14 e i 24 anni supera il 50%. Io spero che questi tre giorni di

alta formazione pugliese è dotato di un’eccezionale servizio di placement con tantissime opportunità. Vogliamo raccontare ai nostri ragazzi cosa succede dopo il conseguimento del titolo, quali sono le sinergie attive tra imprese e mondo accademico, quali sono le opportunità che ciascuna istituzione offre per accompagnare lo studente nel mondo del lavoro, quali sono gli strumenti in campo per trovare un’occasione professionale il più possibile in linea con il proprio percorso di studi». «Si è trattato di un’edizione “numero zero” del Salone del Lavoro e della Creatività, in cui con grande coraggio sperimenteremo soprattutto la capacità degli studenti di mettersi in gioco, di mostrarsi per ciò che sono e per ciò che sanno fare – ha aggiunto il Rettore dell’Università di Foggia, Maurizio Ricci -. Fare placement in un

territorio come il nostro è praticamente una missione, ogni classifica sulla qualità degli atenei finisce per penalizzarci perché qui la disoccupazione giovanile supera il 36%: un dato allarmante che però sembra essere scomparso dall’agenda di tutte le istituzioni. Ma proprio per questo motivo rappresenta un elemento in più per rafforzare il nostro impegno in favore dell’occupazione dei giovani laureati. Noi, con la loro realtà, ci confrontiamo tutti i giorni, quando dopo aver assicurato a un nostro studente una formazione didattica e scientifica degne di questo nome… lo consegniamo al mondo non senza timori e apprensioni». «L’Università di Foggia ha appena fatto una cosa storica: mettere di fronte 60 aziende che cercano persone e 4000 ragazzi in cerca di aziende. E’ una cosa senza precedenti. Almeno per la Puglia – sostiene invece la prof.ssa Lucia Maddalena, delegata del Rettore all’Orientamento, Job Placement e Tutorato –. Abbiamo intercettato il mondo reale, quello dei bisogni delle persone, segnatamente dei giovani. È stato un bagno nella realtà di tutti i giorni: ho visto la gente che ha bisogno di un lavoro, non di altra teoria. E abbiamo capito che resiste una certa idea di sicurezza, di tendenza alla assoluta serenità economica. Che però non deve trarre in inganno nessuno, in quanto la sicurezza potrebbe arrivare anche da una propria idea di impresa, da un proprio progetto. I giovani emigrano ancora troppo». Per la prossima edizione - che si dovrebbe tenere dal 21 al 23 maggio 2019 - si prevede l’adesione di almeno 80 aziende provenienti da tutta Italia, con l’unico obiettivo di fare recruiting direttamente sul campo. Ovvero assumere dei laureati, o anche degli studenti, che rispondano pienamente alle richieste e ai profili aziendali di cui hanno bisogno. Questa necessità, unita alla stringente attualità della missione del Salone del Lavoro e della Creatività dell’Università di Foggia, fanno in modo che questa rassegna rappresenti il più grande banco di confronto di tutto il Mezzogiorno, con ampi margini di crescita soprattutto in ambito strettamente locale e con ampi riflessi anche in campo nazionale.


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IV

Pianeta Università

Inserto al n. 1 - Giugno 2018

••• 100 passi verso la legalità •••

L

’Università di Foggia – segnatamente il Dipartimento di Giurisprudenza diretto dalla prof.ssa Donatella Curtotti, sotto la curatela scientifica della prof.ssa Angela Procaccino – ha organizzato un ciclo di cinque incontri denominato «Terra solchi di verità e giustizia – 100 passi verso il 21 marzo». Un percorso sociale, culturale e didattico attraverso temi di grande attualità, per dare, anche fisicamente, l’idea di un tragitto in grado di accogliere opinioni, pareri e umori di tutti. «Un percorso necessario, a nostro avviso, per spiegare – argomenta la prof.ssa Angela Procaccino, associata di Diritto processuale penale al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Foggia – agli studenti la nostra idea di legalità. Una legalità che dovrebbe muovere dal basso, dalle azioni quotidiane, anche da quelle apparentemente più comuni e insignificanti. Molto spesso il sostantivo “legalità” viene visto, soprattutto dai ragazzi, come uno scoglio altissimo e un argomento socialmente irraggiungibile, una pratica buona da pronunciare ma impossibile da attuare perché gli esempi che ricevono, ogni giorno dalla vita, da noi adulti e dai media, sono spesso devastanti. Invece non solo la legalità è alla portata di tutti, ma ciascuno di noi ne fa ricorso ogni volta che, di fronte a una scorciatoia o a una banale comodità, preferisce la strada del diritto, delle norme e delle sue indicazioni. Per questo abbiamo pensato a un percorso comune, per fare in modo che gli studenti e la cittadinanza che vorranno prendere parte ai nostri incontri… lo facciano consapevolmente, dibattendo di temi che sono davvero molto importanti per tutti». Un percorso di consapevolezza, quindi, in favore degli studenti – sia universitari, sia dei licei e degli istituti scolastici – ma non solo. Un percorso che ha condotto idealmente fino alla cosiddetta «Giornata della Legalità». Accanto all’Università di Foggia c‘è stata l’associazione Libera, presente a Foggia con il suo massimo esponente don Luigi Ciotti e con la dott.ssa Daniela Marcone (vice presidente, figlia del funzionario dell’allora Ufficio del Registro, dott. Francesco Marcone, ucciso nell’atrio del portone di casa il 31 marzo 1995). Il calendario degli appuntamenti ha proposto un appuntamento per ciascuno dei dipartimenti dell’Università di Foggia. «L’auspicio è che i nostri studenti prendano coscienza della drammatica emergenza del tema – ha dichiarato il Rettore, prof. Maurizio Ricci – perché un Paese senza percezione della legalità è un Paese che non ha futuro. Le nuove generazioni possono fare molto, ma tocca a noi dettare la strada e infondere nuova fiducia».

••• Inaugurato lo Skill Lab di medicina •••

È

stato ospite dell’Università di Foggia il prof. Paolo Miccoli, presidente dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e delle Ricerca (ANVUR). L’ANVUR è un ente pubblico, istituito nel 2006 e controllato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), che si occupa della valutazione dell’attività svolta dalle università italiane. Si è trattato di un incontro particolarmente rilevante perché il prof. Miccoli ha da poco assunto le funzioni di presidente dell’ANVUR. «Una presenza prestigiosa quella del prof. Paolo Miccoli, al quale abbiamo riferito – spiega il Rettore, prof. Maurizio Ricci – delle nostre ricerche e dei nostri investimenti per migliorare la formazione dei nostri futuri medici. È stato un momento molto costruttivo, durante il quale abbiamo raccontato il grande cammino compiuto dall’Università di Foggia nonostante sia autonoma da nemmeno vent’anni». Durante il sopralluogo al Polo Biomedico «Emanuele Altomare», il prof. Paolo Miccoli ha inaugurato lo Skill Lab di medicina (la sua definizione tecnica è «Centro di formazione continua e simulazione avanzata»): letteralmente si tratta di «laboratori di abilità», in cui gli studenti attraverso strumentazioni e dotazioni scientifiche all’avanguardia acquisiscono praticità e abilità che potrebbero rivelarsi molto importanti per lo svolgimento della professione medica e chirurgica. «Lo Skill Lab rappresenta una grande conquista – dichiara la prof.ssa Gilda Cinnella, direttrice dell’Unità operativa complessa di Anestesia e rianimazione e della omonima Scuola di specializzazione – per gli studenti, poiché garantirà loro la frequentazione di un’autentica palestra scientifica in cui, chi frequenta i corsi di laurea in medicina, potrà fare esperienze e acquisire una invidiabile dimestichezza». Si ricorda che il Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Foggia, dal MIUR e proprio attraverso e valutazioni dell’ANVUR, è stato recentemente ritenuto Dipartimento di Eccellenza (uno dei pochi, limitatamente a quelli di area medica, tra le Università del Mezzogiorno). Per questa ragione, e in base al progetto presentato per concorrere a questa speciale graduatoria, al Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale, diretto dal prof. Lorenzo Lo Muzio,

il

Provinciale

Giornale di opinione della provincia di Foggia

sono stati assegnati circa 8 milioni di euro (di cui 2.750.000 destinati alla costruzione di un nuovo centro contenente aule e laboratori nel Polo Biomedico di via Napoli, il resto all’assunzione di personale docente e all’upgrade di quello già in servizio).

••• 30 anni di Progetto Erasmus •••

I

l progetto Erasmus (acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students) nacque nel 1987 da una brillante idea della prof.ssa Sofia Corradi (pedagogista oggi ultraottantenne, fino al 2004 docente di «Educazione permanente» all’Università RomaTre), in risposta a un presunto torto che la stessa prof.ssa Corradi (all’epoca studentessa) sentì di aver subìto nel 1958. Sarebbero trascorsi trent’anni da quella folgorazione alla partenza del primo studente ma da allora è stato un flusso continuo, inarrestabile, straordinario: un movimento culturale, un manifesto multigenerazionale. Da allora l’Erasmus ha consentito a 4 milioni di studenti europei di viaggiare, ricercare, formarsi e fare esperienza, senza distinzione di corso di laurea e condizione socio-economica. L’Università di Foggia di Foggia è uno degli Atenei che hanno investito maggiormente – primo assoluto in Italia per l’erogazione di borse di studio – sulla mobilità internazionale: sia da UniFg verso altri Atenei (outgoing) che in senso opposto (incoming). Val la pena ricordare che la famosa rivolta degli Erasmus spagnoli nacque proprio all’Università di Foggia, quando (nel 2013) il governo iberico sembrava sul punto di tagliare i fondi destinati agli studenti. In effetti quella spagnola è una delle colonie di studenti stranieri più presenti a Foggia, anche se ormai sono quasi 20 le nazionalità rappresentate grazie alla mobilitazione favorita e coordinata dal Settore Relazioni Internazionali dell’Ateneo: al momento sono oltre 450 gli studenti stranieri arrivati (o che arriveranno) in città, senza contare che l’Università di Foggia si è aggiudicata due importati progetti per l’accoglienza di studenti provenienti dall’Ucraina. Per celebrare i trent’anni dell’Erasmus, l’Università di Foggia ha organizzato due contest di natura artistica chiedendo agli studenti di partecipare e di provare a vincerli. Vincitrice del primo contest è risultata la studentessa foggiana Monica Guglielmi (nata nel 1997, iscritta al corso di laurea triennale in Economia presso l’Università di Foggia) e si è aggiudicata una borsa Erasmus (valore 1.800 euro) per un tirocinio della durata minima di 2 mesi in un Paese europeo. A vincere il secondo contest è stata la dott.ssa Simona Raciugaite: 23 anni, lituana, laureata in “Information management” all’Università Siauliai. Simona ha svolto all’Università di Foggia un tirocinio della durata di sei mesi, proprio presso il Settore Relazioni Internazionali. Simona Raciugate, invece, ha vinto una vacanza di una settimana (all inclusive) a Vieste, in occasione dell’abituale Summer convention organizzata dall’Ufficio Erasmus ogni estate.

••• Il rettore prof. Maurizio Ricci

confermato alla presidenza C.A.S.A.G. •••

I

l Rettore dell’Università di Foggia, prof. Maurizio Ricci, è stato confermato alla presidenza della C.A.S.A.G. (Conferenza italiana delle Associazioni Scientifiche di Area Giuridica). «Una nomina, o meglio una conferma, che riconosce l’importante e proficuo lavoro svolto nello scorso biennio, frutto di condivisione e di costante collaborazione con i presidenti delle altre associazioni scientifiche giuridiche» – ha commentato il Rettore –. La C.A.S.A.G. si propone di rappresentare alle istituzioni competenti le problematiche riguardanti gli specifici settori di competenza, esprimere pareri su provvedimenti attinenti al sistema universitario, avanzare proposte agli organi competenti e promuovere e difendere la peculiarità della cultura giuridica, anche con riferimento alla formazione universitaria, alla valutazione della ricerca e alla selezione di docenti e ricercatori. L’organismo, inoltre, è sistematicamente consultato dal Parlamento e dal MIUR, a conferma del peso scientifico che negli anni la C.A.S.A.G. si è meritatamente conquistato. Di recente, d’intesa con la Conferenza dei Direttori di Giurisprudenza delle Università Italiane, si è concluso l’iter che ha portato alla firma del decreto ministeriale con cui è stata istituita la laurea magistrale in Scienze giuridiche, che permette il completamento del percorso di formazione a chi si iscrive e si laurea nei corsi di laurea triennale L-14 in Scienze dei Servizi giuridici. Questo risultato è particolarmente rilevante, perché consentirà di ampliare l’offerta formativa dei Dipartimenti di Giurisprudenza.


Il Rosone CULTURA E INFORMAZIONE PUGLIESE

Torna il Festival della Valle d’Itria, dal 13 luglio al 4 agosto

Eclissi d’amore è il titolo della manifestazione Nutrito programma operistico e sinfonico

S

i intitola Eclissi d’amore la 44ª edizione del Festival della Valle d’Itria, che si svolgerà come sempre a Martina Franca, seguendo un cartellone con circa trenta appuntamenti in venti giorni, firmato dal Direttore artistico Alberto Triola e dal Direttore musicale Fabio Luisi che affiancano il presidente Franco Punzi, fra i fondatori di quella che è una delle più longeve rassegne italiane. «Il Festival della Valle d’Itria – sottolinea il Direttore artistico Alberto Triola – sviluppa di anno in anno un filo rosso attraverso quattro secoli di teatro musicale, nel segno della tradizione belcantistica italiana che Rodolfo Celletti faceva risalire al “recitar cantando” monteverdiano. L’edizione 2018 si concentra sul periodo d’oro del belcantismo: dal 1718 – anno di composizione del Rinaldo napoletano e del Trionfo dell’onore di Scarlatti – al 1825, con il debutto in scena di Giulietta e Romeo di Vaccaj. È un cartellone che – nel sorprendente incontro tra Händel e la Scuola musicale napoletana – esalta la più pura tradizione belcantistica italiana. Un festival, però, non sarebbe tale se rinunciasse a integrare il rigore della proposta – e la coerenza del suo percorso – con la fantasia e la curiosità di inoltrarsi su sentieri anche molto divergenti tra loro, che continuano a testimoniare la straordinaria fecondità dell’invenzione originaria e le potenzialità tutt’ora dirompenti del teatro in musica. Per questa 44ª edizione abbiamo scelto un titolo particolarmente “barocco”, Eclissi d’amore: il buio improvviso e raggelante che segna il passaggio dall’incanto del più idealizzato dei sentimenti alle ombre della disillusione, e addirittura al buio della lacerazione e al dramma. Barocco è anche il gioco delle contaminazioni e dei rimandi, e il cartellone si diverte a mescolare le carte tra melodramma e tradizione popolare, tra serio e buffo, rigore e ironia; non c’è, in questo, modello migliore di Rossini, il cui genio non smette di rivelarsi più moderno del contemporaneo stesso. Il cartellone di quest’anno gli riserva un’attenzione del tutto particolare, e con proposte in linea con lo spirito di ricerca e di invenzione tipico del Festival, sorprendentemente “rossiniano” anche nello spirito del puro divertissement». Per quanto riguarda il programma d’opera segnaliamo la rappresentazione d’apertura – Giulietta e Romeo di Nicola Vaccaj, gioiello del belcanto del 1825, nell’edizione critica di Ilaria Narici, con la direzione di Sesto Quatrini, l’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala e il Coro del Teatro Municipale di Piacenza – e Rinaldo di Händel / Leo proposto nella versione di Napoli del 1718 in prima esecuzione in tempi moderni, per il quale salirà sul podio dell’Orchestra «La Scintilla» il direttore musicale Fabio Luisi. I due spettacoli sono affidati rispettivamente alla regia di Cecilia Ligorio e di Giorgio Sangati. Per «L’opera in masseria» quest’anno si torna alla Masseria Palesi con la messa in scena dell’unica commedia di Alessandro Scarlatti, Il trionfo dell’onore. Grande novità per il Festival della Valle d’Itria è Figaro su, Figaro giù…! Rossini e il Barbiere: tutta un’altra storia, libera rivisitazione del Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, con un nuovo progetto drammaturgico di Francesco Micheli che con Elio propone uno spettacolo volutamente pop in cui si fondono il

sapiente ordine del ritmo rossiniano con la percussiva tradizione musicale del tarantismo. Gli appuntamenti sinfonici del Festival della Valle d’Itria iniziano con il Concerto a Palazzo Ducale diretto

S

da Michael Halasz, con il violinista Yury Revich e l’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala impegnati in musiche di Mozart, Paganini e Haydn. In occasione dei 150 anni dalla morte di Rossini, sono dedicati al Cigno di Pesaro numerosi concerti, tra i quali la Soirée Rossini; il concerto Tra dolci canti e cari palpiti dedicato ad Alberto Zedda a Palazzo Ducale; il Concerto per lo spirito nella Basilica di San Martino con la prima esecuzione italiana della rossiniana Messa (detta «di Milano») diretta da Ferdinando Sulla, affiancata alla prima esecuzione assoluta di Tre pezzi sacri di Giampaolo Testoni. Numerose le rassegne che arricchiscono il programma 2018: segnaliamo il ciclo «Novecento e oltre», uno dei progetti che più rappresentano la natura del Festival per la compresenza della tradizione e della scoperta. Il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca è nato nel 1975 su iniziativa di un gruppo di appassionati musicofili capeggiati da Alessandro Caroli, primo presidente del Festival, con il determinante supporto di Franco Punzi, allora sindaco di Martina Franca, e di Paolo Grassi, all’epoca sovrintendente del Teatro alla Scala. Il Festival ha contribuito all’affermazione di artisti che avrebbero scritto la storia dell’interpretazione quali Mariella Devia, Martine Dupuy, Paolo Coni, Daniela Dessì, Patrizia Ciofi, Fabio Luisi, Renato Palumbo, per citarne solo alcuni. Dal 1975 sono state oltre cento le opere presentate al Festival della Valle d’Itria. Tra l’altro va ricordato che, nel corso della sua attività, il Festival ha ottenuto per ben cinque volte l’ambito riconoscimento del Premio Abbiati da parte dell’Associazione nazionale dei critici musicali italiani; è inoltre membro di associazioni importanti, tra cui l’EFA [European Festivals Association], il CIDIM [Comitato Nazionale Italiano Musica] e Italiafestival, di cui è socio fondatore.

Sport e immigrazione Quella pelle scura sotto la maglia azzurra…

ono queste le immagini che ci piace osservare e commentare. Perché sono le immagini che scaricano le problematiche dell’immigrazione di ogni acredine e pregiudizio. Soprattutto, alleggeriscono le relative considerazioni dal condizionamento delle ideologie (non sempre riuscendovi, purtroppo…). Quattro ragazze italiane, di provenienza diversa e con alle spalle storie diverse, hanno contribuito ad alimentare il dibattito sui flussi migratori che in queste ultime settimane occupano intere pagine di giornale e ore di dibattiti televisivi, costringendo tutti a «leggerlo» in un’ottica nuova e con prospettive serene. Come dovrebbe essere «normalmente». È bastato che si imponessero all’attenzione degli sportivi, e non, per quella strepitosa vittoria ai Giochi del Mediterraneo nella specialità della staffetta 4x100, perché improvvisamente emergesse un’immigrazione dal volto umano che stimola simpatia e apprezzamenti e propositi costruttivi. Quattro ragazze di colore, con la divisa azzurra dell’Italia, sono salite sul gradino più alto del podio e hanno cantato tutte insieme l’Inno di Mameli. Noi del Il Rosone, che dei migranti abbiamo fatto un cavallo di battaglia da sempre, non possiamo che gioire. Continuando a suggerire con forza di coniugare rigore e umanità, norme precise e solidarietà, sicurezza e accoglienza, mettendo da parte la lente delle ideologie che distorce la visione del problema e allontana dalla sua soluzione. Che, sia ben inteso, non passa soltanto attraverso la buona volontà e la disponibilità del nostro Paese ma ha dimensioni sovranazionali difficilmente governabili. Intanto Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Raphaela Lukudo e Libania Grenot potrebbero aver dato un contributo determinante per una nuova lettura del fenomeno immigrazione. E allora la medaglia vinta diventerà di valore più elevato di quella conquistata ai recenti Giochi del Mediterraneo. (d.p.)


il Rosone

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Cultura e informazione pugliese

Ritrovati nell’archivio della Fondazione Soccio

Due racconti inediti dello studioso sammarchese risalenti all’anno 1925 P

resso la Fondazione «Pasquale e Angelo Soccio» che ha sede nella la Biblioteca comunale di San Marco in Lamis esiste un fondo di lettere scritte a Pasquale Soccio da una platea numerosa di corrispondenti che vanno da famosissimi uomini di cultura italiana del Novecento e oltre (da Benedetto Croce a Riccardo Bacchelli, da Guido De Ruggiero a Giuseppe Cassieri, da Eugenio Garin, a Raffaele Simone per citare a titolo d’esempio alcuni nomi) a umili amici dello scrittore garganico. Questa corrispondenza copre un arco di 70 anni, che va dal 1921 al 2001, anno della scomparsa del noto intellettuale sammarchese. Insieme all’epistolario si trovano anche quaderni di appunti autografi dello stesso Soccio contenenti appunti di scuola, poesie, racconti, novelle. È un materiale di grande interesse che si è cominciato a ordinare e classificare per metterlo poi a disposizione degli studiosi e del pubblico più vasto. Tra queste carte sono stati rinvenuti questi due racconti scritti agli inizi dell’anno 1925, che sono in assoluto tra le primissime cose prodotte da Soccio. Essi sono coevi al primo scritto socciano – intitolato Perdono cristiano, una novella pubblicata a meno di 18 anni nel numero di gennaio-febbraio 1925 su Fiorita d’anime, il giornale del circolo «Manzoni» di Foggia, legato alla curia vescovile foggiana, alla testa della quale si era insediato da poco Mons. Fortunato Maria Farina, che reggerà per 30 anni questa diocesi. I due racconti che vengono pubblicati senza commento hanno una loro intrinseca importanza. Essi, infatti, sono scritti di proprio pugno da Soccio che, pur avendo all’epoca qualche problema di vista, tuttavia aveva il pieno possesso fisico della scrittura. Inoltre dimostrano le precoci qualità di scrittura di Soccio che saranno consacrate nei periodi successivi e che porteranno lo stesso a ricevere numerosissimi riconoscimenti da parte della critica e del pubblico. Michele Galante Presidente Fondazione «Pasquale e Angelo Soccio» Carnevale 1925

È il destino: ogni festa è una freccia al cuore! Che tradizione per le vie, quanta gente affaccendata, quanti travestiti ieri passavano lieti davanti a me tronfii dei loro abiti, della loro eccentricità, quanti visi... e che visi? Visi allegri la maggiore parte, senza espressione molti, pochi o nessuno afflitti. Perché in questi giorni l’eterna commedia della vita assume un carattere più spaventoso, più terribile? Perché sono tanti e tanti spinti ad essere oggetti di risa di tutti e quanto maggiore è la provocazione del riso tanto più la loro gioia aumenta? Quanto miseri siamo noi mortali! Ah, io che vidi tanti visi allegri, anche di quella allegrezza stupida, io che sentii pietà di costoro, ché non sanno il loro ufficio di marionetta, pure li invidiai: sono inconsci essi del domani, poco o niente occupa in loro un tal pensiero, non sono essi oppressi da un incubo strenuamente, non sono essi dilaniati, torturati da una forza invisibile e presente. Perché a me è dato che questo atroce pensiero dell’avvenire, del poi, dell’oltremondo diventi il mio incubo? Non sono i disturbi in famiglia, non sono i compagni calunniatori, non sono insomma gli uomini che con la loro vile malizia mi rendono infelice: mi sento superiore a questo, anche quando gli uomini mi credono più cretino di loro; ma ciò che mi rende infelice, il mio maggior nemico sono io stesso. Sento in me due esseri: uno vorrebbe assoggettarci alla vita del mondo, con tutte le sue ipocrisie, con tutte le sue bassezze; fingere su tutto, essere maligno con altri, taciturno, chiuso, incomprensibile agli altri, egoista; l’altro che vorrebbe essere in una vita ideale, al di là di questo mondo, in un’atmosfera di pace e di amore purissimo, in un’aria purificata, conscio della mia felicità e questo essere è ben più potente. È questo che mi tormenta, che mi fa ribellare contro me stesso, è questo che vorrebbe squarciare, frangere il velo che cinge il futuro, è questo che vorrebbe indagare ogni mistero che mi circonda, è questo che vorrebbe tutto idealizzare, allontanare da questo basso, è questo che vorrebbe svelare che cosa è la religione in tutti i popoli, attraverso tutti i secoli, quale la vera, la professabile, è questo che si vuol formare questa vita oltre l’umana e piantare su la casa della pace, invano cercata, la bandiera della Vittoria, prorompente in uno squillo di trionfo. È il sogno di un utopista? Sogno da poeta? Chissà... E mentre per la piazza impazziva il carnevale, mentre il frastuono, il brulicame della gente era maggiore allora allora sentivo più incessante il bisogno di questo. E andavo per le vie come un sonnambulo, col pensiero lontano lontano, ad un altro carnevale, e penso: fu quello carnevale d’un ergastolano? ....Era buio nella stanza chiusa, la pioggerellina di marzo batteva petulante sui vetri della finestra, mi sentivo costernato, il cuore cinto da un cerchio di ferro, mi gettai sul giaciglio e mi stesi su di esso immobile, come un cadavere, come un

fantasma. M’addormentai con le lacrime scorrenti silenziose, sognai non ricordo che, ma qualcosa di terribile, che mi lasciò il ghiaccio nel cuore. Un picchio alla porta, vado ad aprire, un frate con una candela in mano mi si presentò davanti e disse: «Scendi a basso, vogliamo festeggiare il Carnevale». Non capii, lo credetti un’ombra apparsami, vissuta in quel monastero anni e anni prima. Sapevo che nella mia stanza v’era stato un frate suicida e credevo fosse proprio quello che mi invitava ad una festa infernale, trasportandomi sulle sue ali, ispiranti ribrezzo, ad una ridda indiavolata. No! Era l’ultimo giorno di Carnevale, mi spiegò il buon frate, guardai il calendario ed allora m’accorsi che pur non sapendo quale gesta fosse pure la freccia della festa mi aveva colpito. Scesi, ma non toccai cibo: seguì una notte delle più battagliere con il seguito d’una febbre. Questo pensavo ieri e come mi faceva compassione ieri uno a cui domandai in che consistesse la bellezza della vita e vidi che questi non aveva nemmeno la concezione della vita e dell’avvenire. E andavo per le vie, cinto in quello stesso cerchio di ferro dolorante, quale sonnambulo. E vedevo poveri che facevano orribile contrasto con tanti ricchi ornamenti, sfoggi d’abiti e rise beffarde d’imbecilli gironzando per le vie della città. Ah, come avrei voluto chiudermi, anche per un poco, in un luogo alto e guardare e meditare sulle sciagure umane, su questa gente che s’affatica di fare i bellimbusti, di ridere a far ridere scioccamente. Di tutto questo non feci mente, neppure come avevo detto di prendere la penna e scrivere, neppure una passeggiata fuori mira per svagare, per allontanarmi da tante cose che mi fanno orrore; solo una cosa feci: cantai. Quale sfogo, quale conforto trovai nelle canzoni che cantarellai? Non lo so, ma almeno m’allontanavo dai miei penosi pensieri. Ma a che, a che tutto questo? Forse il mio animo vede diversamente dagli altri? Forse in me c’è qualcosa che non c’è in nessun uomo? Ma allora perché non si manifesta, perché mi uccide in questo modo? Sotto il male mi farà riconoscere il bene? Farà di me ciò che non ha fatto di nessuno? Per ora lotte, battaglie accanite, pianti, sospiri, noie, sconforti, delusioni e nulla più. Ma, no, invoco, più mai, così più mai... Le Ceneri 1925.

Fantasia futuristica Sento un fremito possente che mi fa smaniare, sento qualcosa di dolce, d’infinitamente dolce, sensazioni dalle più brusche alle più delicate, alle più inebrianti. Sento una musica che sale sale supremamente deliziosa, divina, melodica, armonica dal cuore al cervello: sono gorgheggi d’usignoli, trilli di passeri, fluide note di liuto, murmuri d’ape e di cetre, lamenti, aspirazioni a qualcosa di irraggiungibile di certi accenti di violini. Ed ecco una festa di colori iridescenti, evanescenti dal più pallido roseo al rosso infuocato, dal candido abbagliante al carico azzurro, e il verde, e l’arancio e il biondo oro si fondono, appaiono e scompaiono per riapparire di nuovo più vividi e freschi. Sento sussurri di miriadi di insetti invisibili, stormire di foglie verdeggianti adornanti i prati, romorii di sorgenti nascoste, paranzelle bianche filare silente sul vasto mare, tintinnii di pecore brucanti, scampanii di bronzi dalla sacra maestà dei campanili argentini superbi al cielo, vedo casupole sparse su per la china dei monti, appiattate fra boschetti di cedri ed aranci in fiore, ermetiche figure venute nella loro algidità marmorea e sono occhi ingenui di bimbi, ieratiche forme di vecchi veggenti dalla barba fluente, sguardi melliflui ed estasiati di vergine pudibonde e nerborute forme erculee di colossi titanici, voli arditi di aquile, svolazzamenti incerti di

libellule e farfalle leggere. Ed ecco una strigliata cavalcata d’immagini e di fantasmi, correnti veloci nell’immensità dei cieli, con un ritmo potente uguale, rapido; e ovunque fiori, profumi, canti di fanciulle, spunti di suoni, sprazzi, riflessi, riverberi. In una parola mi sento poeta! Perché non debbo io ribellarmi entro il mio corpo, contro le sue esigenze, per librarmi ebro e felice nell’etere, per afferrare l’attimo fuggente produttore di mille sensazioni sublimi. Spalanca, o natura, la parte del firmamento e mostra a questo spirito, avido di bellezza, un paradiso sfolgorante in un mare di raggi e di colori, l’universalità del tuo fascino. Perché non debba io piangere di commozione e di gioia, gridare come un fanciullo felice in un bosco fronzuto pieno di voci misteriose, declamanti un eterno poema meraviglioso? Perché non debba io davanti ad un campo di fiori dalle svariate forme, colori e profumi, inginocchiarmi e baciare ad uno ad uno tutti i petali, tutte le corolle, suggerne tutte le gocce di rugiada? Perché non debba io nelle notti senza luna enumerare, paziente, tutte le stelle, dirne le più belle, le più scintillanti? Ah, lasciatemi, lasciatemi quel sonnambulo, quel visionario in questo mondo ideale, lasciatemi sognare!... Ch’io gusti l’arcane dolcezze della natura, ch’io sappia tradurre in parole le sue voci misteriose, ch’io scopra tutte le bellezze finora sconosciute... Lasciate ch’io mi nutra d’ora innanzi per sempre, solo di nettare, d’ambrosia e d’arancio. Excelsior! in alto, più in alto in un punto dominante tutto l’inverno a baciare a tale altezza niente per baciare tutto per sintetizzare in una nota dolcissima, in un accento lirico con i voli pindarici, in una pennellata, in una sfumatura tutta tutta la bellezza del creato. Oppure lasciatemi in una barca perduta in mezzo all’oceano cullata dalle onde, mentre un suono di cembalo proveniente flebile lentamente assopisca i miei sensi in uno stato perfetto di nirvana. Cari... 26 febbraio 1925 Perdono cristiano (Novella) Il buio della camera era rotto da una lampada accesa davanti ad una immagine di Maria. In un candido letto una donna dormiva con un respiro greve d’ammalata. Un orologio a pendolo suonò la mezzanotte con rintocchi monotoni, uguali… Ad un tratto l’uscio si schiuse e apparve la figura di Giulio. Mancava, come spesso osava fare, da quattro giorni, lasciando la madre gravemente inferma. Aveva il viso stravolto, l’occhio d’ebete. Vedendo la madre dormire, si avvicinò al tavolo aspettando che si svegliasse. Sul tavolo notò un libro di preghiere aperto, una corona, un crocifisso d’argento. Pensava: - La mamma ha pregato. S’è levata gravemente ammalata com’è, e avrà pregato per me che non vedeva da quattro giorni, per il babbo morto… Quel Crocifisso che odiava di un odio feroce, catilinario, gli ricordava quello che tante volte, quando era piccino, la mamma gli aveva messo fra le mani perché avesse imparato ad amarLo. Tali pensieri, d’un tratto, gli fecero ribrezzo, gli fecero scoprire l’abiezione in cui era caduto. «Mamma – povera mamma – esclamò con impeto soffocato da singhiozzi – troppo tardi comprendo il tuo grande amore. Io ho avvelenato la tua esistenza, abbreviato i tuoi giorni! Ah, mentre sto per cadere nelle insidie tesemi da una donna malvagia, mentre io m’abbandono ad ogni giuoco sfrenato, qui c’è un angelo che prega ogni notte per me!...». Singhiozzava, piangeva, così ritto in mezzo alla stanza come un pauroso fantasma. Portò una sedia vicino al letto, prese tremante … il Crocifisso e s’inginocchiò poggiando le braccia alla seggiola. Così, davanti all’immagine di Cristo, facendo uno sforzo mentale recitò una preghiera imparata in un tempo lontano, dalle labbra della mamma: l’Ave Maria. Pregò ancora… poi, vinto dal sonno, la testa gli cadde pesantemente sull’omero, mentre una labile perla gli rigava il volto… *** I raggi del sole d’un mattino radioso, tra le fessure della finestra, ferirono gli occhi dell’ammalata, che si svegliò. Vide Giulio prostrato, col Crocifisso in mano ed un fremito di felicità l’invase. Si levò, si asciugò sul volto le salutari lagrime e lo baciò sulla fronte. A quel caldo bacio il giovane si svegliò, balbettando una parola… La mamma a quella parola sorrise dolcemente; in quel sorriso c’era tutta la sublimità di un perdono cristiano. S. Marco in Lamis. (Pubblicato in “Fiorita d’anime”, a. 2, gennaio-febbraio 1925, p. 2.)


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Cultura e informazione pugliese

Biblioteche di Puglia: un grande patrimonio culturale Grandi biblioteche, piccole biblioteche: contenitori culturali di inestimabile valore che la Puglia può esibire come testimonianza di storia e civiltà, di significato e spessore senza pari. Sono collocate nelle grandi città e nei piccoli borghi, sono pubbliche e private. Tutte svolgono una funzione insostituibile nella trasmissione delle conoscenze del territorio, tutte meritano una citazione. Cominciamo col segnalarne alcune. Biblioteca comunale «De Pace-Lombardi» - Oria La Biblioteca Comunale «De Pace – Lombardi» di Oria nasce ufficialmente il 12 Aprile 1862. Il Consiglio comunale, infatti, convocato in seduta straordinaria, ne autenticava l’istituzione accettando i 2000 volumi che gli venivano offerti in dono dal Padre dei Minori Conventuali Francesco Giuseppe De Pace, colto bibliofilo, nato a Nardò nel 1801 e morto in Oria nel 1873. Questo primo nucleo fu trasportato nei saloni del refettorio nell’Abbazia degli ex Padri celestini. Successivamente si arricchì di altre pubblicazioni (3000 volumi circa) provenienti dalla cospicua raccolta del dotto mecenate Arcidiacono Renato Lombardi, nato in Oria nel 1773 e qui morto nel 1863. La biblioteca fu ufficialmente inaugurata nel 1865 come Biblioteca Comunale «De Pace-Lombardi». Molte altre opere pervennero ad essa dagli altri Ordini Religiosi soppressi e, in ultimo, dai padri della Missione (Congregatio Missionis Domus Uriatnae); né mancò la sovvenzione del senatore Tommaso Martini, fondatore dell’ospedale Martini per i bisognosi, costruito sul vecchio Convento di S. Francesco d’Assisi. Il De Pace fu nominato bibliotecario il 23 gennaio 1865 e nel 1873 fu nominato bibliotecario «vita sua durante» a testimonianza di imperitura riconoscenza da parte della cittadinanza. Dal 1912 al 1935, la Biblioteca, in mancanza di sede adatta, fu trasferita nei locali sotterranei dell’ospedale Martini e subì vandaliche manomissioni. Il Podestà Rocco Greco nel 1936-37, per salvarla dallo sfacelo, si prodigò affinché il patrimonio librario venisse sistemato nelle ampie e luminose sale del primo piano dell’ex Palazzo Salerno in via Pasquale Astore. Tra il 1948-49 per ospitare gli uffici della riottenuta Pretura, fu urgente sloggiare ed occupare i locali sottostanti l’ex Palazzo Salerno, sistemando nel miglior modo possibile tutta la scaffalatura. Infine, la Biblioteca «De Pace-Lombardi» fu sistemata nelle ampie e luminose sale del seminterrato del Palazzo di Città, in via Epitaffio. Il 24 aprile 1998, dopo oltre vent’anni, la Biblioteca fu riaperta alla città, agli studiosi e agli studenti, dopo un riordino scientifico ed informatizzato. Il patrimonio librario della Biblioteca Comunale «De Pace-Lombardi» è costituito da oltre 16.000 volumi, e può soddisfare le esigenze di un pubblico qualificato, in special modo per ricerche storiche, ma risponde anche ai bisogni di un’utenza più varia. Sono volumi che derivano da fondazioni religiose, di teologia morale e dogmatica, raccolte di cultura oritana negli anni dal ‘600 all’800. Si spazia anche nel campo delle scienze, della medicina, della narrativa. Da: www.comune.oria.br.it Biblioteca comunale «Sabino Loffredo» - Barletta

Il maggior contenitore di libri esistente in città è la Biblioteca Comunale: ne possiede oltre 66.000.
 La

Loffredo non è una biblioteca di conservazione come le biblioteche nazionali centrali, che hanno il compito di conservare tutti i volumi stampati sul territorio nazionale.
 É invece una biblioteca di pubblica lettura che si propone di soddisfare i più immediati bisogni culturali della popolazione. Per questo i lettori hanno libero accesso a molti scaffali, da cui possono prelevare libri e riviste senza alcuna formalità...
 I volumi sono collocati negli scaffali per formato ed è successo che i due, così lontani nel tempo, si trovano ad essere vicini e a scambiarsi loro esperienze. Sono intanto arrivati nuovi acquisti. Vi sono Rodari e Picasso, Borges e Malher, Galilei e Montale; libri di chimica e storia, sport, medicina, romanzi: autori d’ogni tempo e paese.
 Con l’apertura dei pacchi inizia il lavoro che porterà i libri al lettore. Il bibliotecario in verità, già prima si era documentato sulle ultime novità, facendone un elenco e chiedendo l’autorizzazione per gli acquisti. Ora che i volumi sono arrivati c’è da imprimere su ognuno il timbro della biblioteca, il numero d’ingresso, stabilire la collocazione in base al contenuto e al formato. Macchine elettroniche memorizzano questi ed altri dati e poi li riproducono su dieci, venti schede, quante ne servono per i vari cataloghi (autore, soggetto, titolo, topografico, ecc.). Intanto si pone sul dorso di ogni libro un cartellino con la segnatura che lo contraddistingue dagli altri, si prepara la tessera per il prestito e, quando infine si collocano le schede nei vari cataloghi e il libro nello scaffale, le operazioni... preliminari sono terminate: esso è pronto per l’uso. Da: www.comune.barletta.ba.it Biblioteca comunale «Alessandro Minuziano» - San Severo

La Biblioteca Comunale di San Severo (FG) è intitolata ad Alessandro Minuziano, editore ed umanista nato a San Severo nel 1450, che dopo un breve soggiorno a Venezia, si trasferì a Milano dove fu insegnante nelle Scuole Palatine. Successivamente si dedicò all’arte della stampa di cui fu uno dei primi cultori in Italia. Della vasta produzione editoriale e tipografica del Minuziano, novantanove opere, la Biblioteca Comunale di San Severo possiede quindici edizioni. Tra queste, merita di essere citato il pregevole esemplare che racchiude due tomi dell’Opera Omnia di Cicerone rilegato in pelle impressa con borchie e cantonali metallici; l’Historia di Milano scritta dallo storico e giureconsulto Bernardino Corio nel 1503, le Antiquitates Vicecomitum di Iacopo Ammannati Piccolomini che celebra la storia della famiglia Visconti, la “discussa” edizione dell’opera di Tacito. La Biblioteca Comunale «Alessandro Minuziano» di San Severo è attualmente ubicata in Largo Sanità presso l’ex Edificio «G.Pascoli». Il cospicuo patrimonio librario consta di circa centomila volumi ed opuscoli. Fondata nel 1858, essa si è progressivamente arricchita in seguito ad acquisti, lasciti e donazioni da parte di numerosi studiosi ed esponenti delle famiglie illustri di San Severo. Tra i numerosi lasciti, citiamo le raccolte: Salvatore Nittoli, Umberto Fraccacreta, Carmine e Severino Cannelonga, Pasquale Corsi, Famiglia Prinari, Vittorio Mundi, Vincenzo Canelli,

Giorgio Sernia, Giuseppe Stoico, Salvatore Russi, Ernesto Lufino, Ernesto Mandes, Michele Pollice, Famiglia Colio, Famiglia De Lucretiis. È presente anche una cospicua raccolta di testi di narrativa sia per adulti che per ragazzi . Da: www.comune.san-severo.fg.it Biblioteca comunale «Isidoro Chirulli» - Martina Franca

La Biblioteca Comunale di Martina Franca fu costituita il 17 luglio del 1928 con provvedimento n. 40 del commissario prefettizio dott. Ferdinando Abbate. La biblioteca, che prese il nome di Civica e trovò sede nel locale della ex chiesa di Santa Pace, nei pressi della basilica di San Martino, aveva un esiguo patrimonio librario: molti furono acquistati, altri pervennero come doni, da alcune Famiglie nobili della città, tutti furono catalogati e messi a disposizione della Comunità. Negli anni successivi la Biblioteca fu chiusa a causa sia dell’analfabetismo della maggioranza della popolazione che per incuria degli amministratori e disinteresse degli impiegati. Tutto il patrimonio bibliografico e le suppellettili furono trasferiti prima nel Dopolavoro fascista e poi all’ENAL. Nel 1947 l’esigenza della biblioteca si ripresentò per tutti con l’aumento della popolazione scolastica e l’Amministrazione Comunale, retta dal sindaco dott. Alfonso Motolese, avvertendo la necessità della sua ricostituzione, affidò tale incarico al prof. Giovanni Caramia, che si attivò coinvolgendo in questa operazione di rinascita culturale enti privati e case editrici.
 Il Consiglio comunale con delibera n. 18 del 19 gennaio 1949 intitolò la Biblioteca «Isidoro Chirulli», quale riconoscimento dovuto ad un uomo di notevole valenza culturale, grande storico locale, curatore della Franca Martina, opera in tre volumi concernente le origini della città. 
La nuova sede fu individuata nel grandioso salone del Palazzo Ducale, adibito dai duchi a teatro popolare.
 Attualmente il patrimonio librario della biblioteca comunale «Isidoro Chirulli» consta di circa 50.000 testi e dell’archivio «G. Grassi»; negli stessi locali è conservato l’archivio «Caracciolo de’ Sangro» considerato uno dei più grandi archivi privati del Meridione. Il 18 ottobre 2007 è stata inaugurata la sezione di mediateca che si configura come centro culturale e luogo d’accoglienza che salvaguarda il principio d’uguaglianza valorizzando e riconoscendo le diversità di convivenza e responsabilità recirpoca.
 Essa nasce grazie al finanziamento regionale nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro «Beni e Attività Culturali», che ha reso possibile dotare la Biblioteca di altre 8 postazioni multimediali, 4 erano già in loco.
 Pertanto la struttura oggi risulta composta da 12 postazioni PC multimediali e il suo patrimonio audio/video comprende: 930 (CD, DVD); 240 (VHS). Nel 2007, nell’ambito del progetto «Itria2Net», nella biblioteca è stato istituito un Web Point, dotato di ulteriori 5 postazioni PC multimediali, per garantire accesso pubblico ad Internet, consentendo all’intera Comunità dei cittadini di accedere alla rete e di fruire delle molteplici opportunità di servizio, lavoro, studio, aggiornamento disponibili on line. Da: www.comunemartinafranca.gov.it


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Cultura e informazione pugliese

Presentata a Milano la ventunesima edizione de La Notte della Taranta

Al ritmo della pizzica si valorizza il patrimonio culturale salentino

A

nche quest’anno il Festival de «La Notte della Taranta», sulle note della pizzica, si rinnova e si apre a nuovi linguaggi dell’arte puntando alla valorizzazione del patrimonio culturale della penisola salentina come meta del cuore, palcoscenico ideale senza confini, luogo di emozioni. È il paesaggio il tema della ventunesima edizione del Festival, che si svolgerà il prossimo 25 agosto. «Il Festival della Notte della Taranta – spiega Loredana Capone assessore all’Industria turistica e culturale della Regione Puglia – ha il merito di unire linguaggi artistici diversi, di legare i luoghi alle arti, la storia alla contemporaneità, la tecnologia alla bellezza del rito in un’esperienza unica. I maestri concertatori che tornano nel Festival per promuovere nuovi progetti musicali sono il simbolo del rapporto di condivisione di un percorso che conquista non solo i turisti ma anche gli stessi protagonisti». La ventunesima edizione del Festival punta a valorizzare i centri storici e a tutelare il paesaggio. «La pizzica è oggi il veicolo per accedere all’autenticità dei luoghi del nostro Salento.

Martina Franca: presentato il 40^ numero di Riflessioni–Umanesimo della Pietra

È

stato presentato lo scorso 23 giugno il 40^ numero dell’Annuario Riflessioni-Umanesimo della Pietra che, unitamente a Umanesimo della Pietra-Verde – entrambe riviste del Gruppo Umanesimo della Pietra di Martina Franca – sono stampate in tremila copie e sono le uniche in Puglia a interessarsi scientificamente di tematiche relative alla pianificazione territoriale in chiave storico-architettonica ed ecologico-ambientale di tutto il territorio della Murgia dei Trulli e dell’Arco Ionico Tarantino delle Gravine. Nell’ex Convento delle Agostiniane Eremitane


 i sette saggi proposti, sono stati illustrati da Domenico Blasi, direttore della rivista,
 alla presenza degli autori e dei redattori.

 Annapaola Di Giuseppe (
Riflessioni-Umanesimo della Pietra
 - Indice per autori 1978-2017) – 

 Giorgio Sonnante (
Natura delle antiche foreste e difese del tarantino
-Vicende storiche del Bosco delle Chianelle 
dell’Età normanna al 1818) – 


Mario Piepoli (
Usi civici e terre comuni
-Vicende della divisione del territorio feudale 
d’Arburbella fra 1810 e 1913

) – Walter Ivone
 (Risorse idriche fra città e campagna
-L’antica Fontana di Laterza, 
un’ingegnosa opera del Cinquecento) – 

Francesco Bellopede
 (Le fonti orali per una storia del territorio
-Le terre dei galantuomi ai massari e ai contadini 
nella Contrada Cupina di Martina Franca) – Olga Sarcinella-Giuseppe Radaelli (Insediamenti religiosi rurali in rupe e sub divo
-Un complesso lungo di culto micaelico 
nella campagna di Ceglie Messapica) – 

Antonio Vincenzo Greco (Un’intelligente scoperta e valorizzazione del territorio
 -XI Grand Tour della Terra delle Gravine
 -La Terra dei Principi).

Chi parteciperà alle tappe itineranti avrà la possibilità di formare comunità all’impronta e di compiere un viaggio straordinario nella bellezza dei paesi coinvolti» – afferma Massimo Manera, Presidente della Fondazione la notte della taranta. Si parte il 3 agosto da Otranto e poi Corigliano d’Otranto, Nardò, Sogliano Cavour, Ugento, Cursi, Acaya, Zollino, Calimera, Alessano, Lecce, Torrepaduli, Carpignano Salentino, Galatina, Castrignano de Greci, Soleto, Martignano, Sternatia, Cutrofiano, Martano. Concertone finale a Melpignano il 25 agosto. 8 sezioni guideranno il pubblico nel viaggio tra suoni, colori, arte e musica del Festival diretto da Luigi Chiriatti: Eccellenze di Puglia, Concerti Ragnatela, Concerti Altra Tela, Teatro Altra Tela, Borgo Racconta, Alberi di Canto, Parole del Festival, Danza, Mostre, Il Cibo della Taranta, Fuori Festival. Grazie a un nuovo importante lavoro di coproduzione, che per la prima volta lega alcune fra le più importanti manifestazioni culturali – il Festival della Valle d’Itria,

I

la Notte della Taranta e il Carnevale di Putignano – per Eccellenze di Puglia, andrà in scena a Otranto (3 agosto, Porta a Mare) e a Martina Franca (21 e 23 luglio, Atrio dell’Ateneo Bruni) Figaro su, Figaro giù…! Rossini e il Barbiere: tutta un’altra storia, una libera rivisitazione del capolavoro rossiniano con la partecipazione straordinaria di Elio e Francesco Micheli che proporranno uno spettacolo originale su drammaturgia di Micheli e adattamento musicale di Daniele Durante. Uno spettacolo volutamente pop in cui si fondono il sapiente ordine del ritmo rossiniano con la percussiva tradizione musicale salentina portata in scena dal Corpo di Ballo e dall’Orchestra Popolare La Notte della Taranta. I Concerti Ragnatela sono l’essenza del Festival. La pizzica, dalle radici forti e capillari che affondano in una cultura complessa, ricostruisce anno dopo anno la sua onda sonora esplorando nuovi linguaggi. Dal 5 al 23 agosto la sezione Concerti Ragnatela del Festival proporrà un percorso sonoro e danzante con i migliori gruppi di riproposta nel panorama della musica popolare del Centro-Sud Italia: dal Salento Antonio Amato Ensemble, Antonio Castrignanò e Fanfare di Ciocarlia, CGS Canzoniere Grecanico Salentino, Kalàscima, Officina Zoè, Alessandra Caiulo - Koinè, Alla Bua, Stella Grande, Fonarà, Ariacorte, Kamafei, I Calanti, Li Strittuli, Enzo Petrachi e Folkorchestra, Accademia del Folk, Ionica Aranea; dalla Puglia Ruggiero Inchingolo & Suoni dal Mediterraneo Project, Uaragniaun e Piero Balsamo, Circolo Mandolinistico San Vito dei Normanni, Pizzicati Int’Allu Core CJS, Petrameridie, Mandatari; dall’Abruzzo Orchestra Popolare del Salatarello; dalle Marche A Renderchitte; dal LazioOrchestra Bottoni dalla Campania I Brigranti e i Bottari degli Alburni.

Theorema: mostra di Giulio De Mitri al Bastione aragonese

naugurata lo scorso 23 giugno a Bari, nel Bastione di Santa Scolastica, rimarrà aperta fino al 30 settembre prossimo la mostra Theorema di Giulio De Mitri. Alla presenza dell’artista sono state le curatrici Clara Gelao e Antonella Marino a introdurre i lavori esposti e la produzione di De Mitri. L’esposizione offre uno spaccato attuale dell’opera di Giulio De Mitri, affermato artista pugliese attivo da oltre quarant’anni, tra i protagonisti della Light Art. Artista rigoroso e al contempo raffinato intellettuale, dai molteplici interessi culturali, nel suo lungo percorso ha mantenuto costante una profonda riflessione estetica, che ha assecondato una formazione di natura filosofica, fondata sul pensiero platonico ed eracliteo, coniugandola con una vivida attenzione per le istanze sociali e linguistiche del Novecento. L’originalità dell’esposizione consiste nel confronto dialettico tra le sue recenti installazioni, legate a un repertorio cosmogonico attraversato da visioni mitiche e sacrali, e l’affascinante e storico spazio del Bastione aragonese di Santa Scolastica a Bari.

A

Milano: gli editori pugliesi a «Tempo di libri»

nche quest’anno gli editori pugliesi hanno partecipato a «Tempo di Libri», la Fiera Internazionale dell’Editoria svoltasi a Milano dall’8 al 12 marzo negli spazi di Fiera Milano City. La grande kermesse dedicata al libro, organizzata dall’AIE, ha visto protagonisti gli editori italiani, indipendenti e non. Un nutrito gruppo di operatori pugliesi del settore saranno riuniti in uno stand comune APE (Associazione Pugliese Editori) e AIE (Associazione Italiana Editori), coordinato dall’APE e sostenuto dall’Assessorato all’Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia. Lo stand è stato allestito in parte come libreria e in parte sotto forma di saletta che ha ospitato incontri con gli autori, presentazioni di libri, tavole rotonde. Gli editori associati all’Ape presenti con i loro libri nello stand B30 del Padiglione 3 sono stati: Adda, Besa, Cacucci, Capone, Edizioni Giuseppe Laterza, Falvision, Fasi di luna, Gelsorosso, Giacovelli, Giazira, Glocal, Il Grillo, Kurumuny, Les Flaneurs, Mammeonline-Matilda editrice, Nowhere Books, Pensa Multimedia, Progedit, Rotas, Schena Editore, Wip. Gli editori presenti associati all’AIE sono: Dedalo e CSA.


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