Il Provinciale - Dicembre 2017

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ANNO XXIX

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2017 FONDATO DA FRANCO MARASCA

Unitamente ad analoghe strutture private

In margine alla scomparsa di Gino Altobella

La Biblioteca di S. Matteo ignorata dalla Regione Puglia

L’affermazione della cultura passa attraverso la conoscenza delle proprie origini

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a scomparsa di Gino Altobella – medico affermato e apprezzato, appassionato di storia e cultura letteraria, grande competente di gastronomia, impegnato da sempre nell’associazionismo – induce a qualche riflessione sul ruolo che personalità come lui possono svolgere nell’affermazione e nella diffusione della cultura nell’odierna società. Altobella è stato una «personalità ricca di scienza e di cultura – come, in occasione delle festività natalizie, ricorda Raffaele Cera che gli è stato amico fraterno e compagno in mille iniziative culturali nella provincia di Foggia – ma anche di umanità e di cordialità con venature di sottile e impalpabile ironia che ne contrassegnavano in ogni momento la capacità di essere al di sopra delle meschinità e delle miserie quotidiane. Nell’Associazione dei Lions – continua Cera – nella quale rivestì ruoli importanti, portò il prezioso contributo sia della sua cultura sia della sua saggezza, l’una e l’altra in grado di dare orizzonti gratificanti all’azione di servizio dell’uomo lion. La sua scomparsa è stata una perdita sia per l’Associazione Lions sia per la città di Foggia perché Gino era per tutti un punto di riferimento al quale guardare con amicizia e fiducia». In un periodo in cui la cultura stenta ad affermarsi, pur in presenza di lodevoli sforzi, a causa di difficoltà sociali ed economiche che distraggono da ciò che ancora troppo spesso viene considerato effimero, il riferimento ad una personalità forte come Gino Altobella suggerisce che su questo versante non bisogna mai abbassare la guardia e occorre essere tenaci e determinati. Sono ancora in tanti – troppi – a ritenere che la cultura sia una un hobby elitario, una esercitazione riservata agli addetti ai lavori priva di ricadute sociali funzionali allo sviluppo e alla promozione del territorio. Questi «troppi» vanno conquistati con l’esempio e con l’impegno, facendo loro comprendere che cultura è prima di tutto conoscenza di se stessi e delle proprie origini, della propria storia, della lingua, delle tradizioni in cui si è nati e cresciuti. Niente di eccezionale o di inavvicinabile. È all’interno di questo orizzonte che vanno coltivati i primi indispensabili interessi culturali, quegli strumenti di conoscenza che affermano la nostra identità e appartenenza. Concetti che colpevolmente vengono trascurati nell’era di internet e della globalizzazione, interpretando in maniera distorta la prospettiva planetaria che non può fare a meno della consapevolezza delle radici. Gino Altobella aveva compreso tutto ciò, si è adoperato nel corso dell’intera sua esistenza per la diffusione di questo concetto. Lo ha fatto non attraverso parole vuote ma con l’esempio e l’azione, con l’impegno quotidiano al di là della pur onerosa e apprezzata attività professionale. È stato, insomma, un portatore sano di cultura e conoscenze che ha contagiato tutti coloro che hanno avuto la ventura di incontrarlo lunga il proprio percorso esistenziale. I sentimenti augurali che Il Provinciale indirizza ai lettori in occasione delle ormai prossime festività natalizie e di fine anno non possono prescindere dall’esempio di Gino Altobella. Soprattutto in un momento in cui, a leggere i recenti dati Istat sulla lettura nel nostro Paese ci accorgiamo di avere scalato all’indietro la graduatoria europea e prendiamo amaramente atto che la nostra regione è tra le ultime in Italia. Continuano a essere in calo i lettori, passati dal 42,0% della popolazione di 6 anni e più del 2015 al 40,5% nel 2016. Si tratta di circa 23 milioni di persone che dichiarano di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista per motivi non strettamente scolastici o professionali. La popolazione femminile mostra una maggiore propensione alla lettura già a partire dai 6 anni di età: complessivamente il 47,1% delle donne, contro il 33,5% degli uomini, ha letto almeno un libro nel corso dell’anno. Leggono di più i giovani tra gli 11 e i 14 anni (51,1%) rispetto a tutte le altre classi di età. Buon Natale e fecondo 2018 a tutti. d.p.

Una copia € 2,00 Sped. in abb. post. 50%

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ello scorso mese di giugno la Regione Puglia ha emanato l’Avviso pubblico Community library, biblioteche e comunità: essenza del territorio, innovazione, comprensione nel segno del libro e della conoscenza attraverso il quale intende perseguire la finalità di supportare e sviluppare quelle autentiche centrali della cultura e del sapere che sono le biblioteche. L’iniziativa è senza dubbio lodevole ma appare carente laddove riserva questi interventi alle sole biblioteche pubbliche, dove per «pubbliche» si intendono le strutture di proprietà di enti statali, regionali, provinciali o comunali. Di fatto escludendo la numerosa serie di biblioteche «private» di tradizione e consolidata funzione sul territorio che svolgono un benemerito ruolo di divulgazione della cultura. Spesso ponendosi come punto di riferimento per studiosi e ricercatori che trovano in esse un patrimonio librario e documentale unico e diversamente non reperibile. Tra queste ultime vi è certamente la Biblioteca «Padre Antonio Fania» del convento di San Matteo di San Marco in Lamis, istituita nel 1905, che possiede una dotazione di oltre centomila volumi e documenti, alcuni davvero rari e unici, e che nel 1984 la stessa Regione Puglia ha dichiarato «di interesse pubblico». A prendere posizione contro questa ingiustificata esclusione è Padre Mario Villani, direttore e custode attento e competente di questo tesoro che onora la Capitanata, attraverso un comunicato in cui si legge, tra l’altro: «Le biblioteche private (ecclesiastiche) potrebbero usufruire dei finanziamenti vantati dall’Avviso, ma a condizioni di sudditanza assolutamente inaccettabili. Abbiamo inviato lettere al Sig. Presidente della Regione e ad altri respon-

sabili dell’Avviso, ma nessuno ci ha risposto. Vorrei sottolineare – continua padre Villani – che i vari significati attribuiti all’aggettivo “pubblico” sono tutti riconducibili necessariamente all’insieme dei cittadini che sono il pubblico che paga e che ha diritto, nessun cittadino escluso, ad usufruire del denaro pubblico secondo le leggi generali della giustizia distributiva. L’Avviso, per la parte che riguarda le biblioteche private (ecclesiastiche), ha suscitato lo scandalo di tutte le persone interessate alle ricerche scientifiche e alla buona informazione che frequentano la Biblioteca di S. Matteo. Eppure, chi ha redatto l’Avviso avrebbe dovuto sapere che la Biblioteca di S. Matteo è stata dichiarata “di interesse pubblico” dalla Regione Puglia già nel 1984. Chiediamo a tutti – conclude padre Villani – il sostegno nella speranza che la Regione Puglia curi di più l’interesse culturale del pubblico, vale a dire dell’insieme dei cittadini, preoccupandosi un po’ meno di rimpinzare i suoi Avvisi di parole altisonanti». Una sollecitazione che non può non essere accolta e che tende a preservare e valorizzare tutte quelle strutture bibliotecarie che svolgono un ruolo determinante per la conservazione della memoria storica del territorio, agendo con laboriosità e competenza, lontane dai clamori della cronaca e con apprezzabile e lodevole dedizione. Marida Marasca


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AttuAlità & Commenti

FIDAPA di Foggia: inaugurato l’anno sociale 2017-2018

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a sezione di Foggia della FIDAPA ha celebrato l’inaugurazione dell’anno sociale 2017-2018 e, nel contempo, anche l’avvio del biennio 2017-2019 con l’insediamento della nuova presidente e del rinnovato Comitato di presidenza. La manifestazione si è svolta nella suggestiva e storica cornice del Circolo Daunia, alla presenza di Emiliana Trentadue in rappresentanza del Distretto FIDAPA Sud-Est che ha formalizzato il passaggio di consegne tra la presidente uscente Maria Antonietta Narciso Ferrucci e la subentrante Lucia Brigida Paciello. Assente, la prima, per una improvvisa indisposizione, è toccato alla vice presidente Antonia Torchella leggere il consuntivo del biennio di sua presidenza. Nel sintetico ma esaustivo documento, Maria Antonietta Narciso Ferrucci, ha ripercorso le iniziative e le attività svolte e tutti gli incontri che hanno affrontato aspetti determinanti

della vita sociale, in sintonia con il tema nazionale del biennio di sua presidenza: «Il talento delle donne: una risorsa per lo sviluppo sociale, economico e politico del nostro Paese». Maria Antonietta Narciso ha anche ringraziato il Comitato di presidenza e tutte le fidapine per la collaborazione che hanno offerto per la felice riuscita del suo mandato. Ha preso, quindi, la parola, la nuova presidente Lucia Brigida Paciello che, partendo dal tema nazionale per il prossimo biennio – «La creatività femminile, la cultura dell’innovazione motori di diverso sviluppo economico: obiettivi e progetti» – ha affermato di voler proseguire nel solco dell’impegno di chi l’ha preceduta, mettendosi già all’opera per l’allestimento di appuntamenti e occasioni d’incontro che valorizzino sia il tema citato che la mission della FIDAPA, indirizzata verso la valorizzazione di tutti gli aspetti della donna, dalla sua presenza in famiglia fino al ruolo svolto nella società.

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Giornale di opinione della provincia di Foggia

È stato sottolineato, tra l’altro, che proprio in coincidenza con questo biennio cade la significativa ricorrenza del cinquantesimo anno di vita della sezione foggiana, fondata nel lontano 1968. Emiliana Trentadue, in rappresentanza del Distretto Sud-Est, ha ringraziato la presidente e il Comitato di presidenza uscenti per il lavoro svolto ed ha augurato un fecondo lavoro agli organismi subentranti. Ha ricordato il tema nazionale del prossimo biennio ma anche i compiti primari che lo statuto della FIDAPA stabilisce per l’Associazione. In particolare, Emiliana Trentadue, si è soffermata sull’attualità della presenza nella società della FIDAPA per quanto riguarda il delicato aspetto della discriminazione a sfavore delle donne in tutte la sue sfaccettature, fino alle molestie, alla violenza e ai femminicidi. Tra i numerosi presenti, anche rappresentanti di associazioni che abitualmente collaborano con la FIDAPA foggiana, la consigliera di parità della Provincia di Foggia, Antonietta Colasanto, e il presidente del Circolo Daunia, Giuseppe Ordine, che ha portato un breve saluto di benvenuto agli ospiti in sala. Presente anche Rosa D’Ono-

frio, in rappresentanza della sezione FIDAPA Capitanata. Il nuovo Comitato di presidenza per il biennio 2017-2019 risulta così composto: Vice presidente: Antonia Torchella; Segretaria, Annalena Ferrucci; Tesoriera, Anna De Sanctis; Past Presidente, Maria Antonietta Narciso. Esaurita la parte protocollare, la serata è proseguita con un graditissimo programma di intrattenimento che ha visto la lettura di poesie da parte delle fidapine Anna De Sanctis Corsini e Antonia Torchiella che hanno avvinto i numerosi presenti con le emozioni scaturite dai loro versi. Ha letto suoi versi anche il giovane poeta e scrittore foggiano Antonio Bux, un talento che si sta affermando in Italia e all’estero. L’atmosfera lirica che si è instaurata nella sala è stata vieppiù esaltata dall’esibizione della giovane violinista Flavia Pagano che ha proposto, con la sensibilità e la bravura che le sono proprie, musiche di Ennio Morricone, Bach, Mercer e Paul Anka. Un buffet ha concluso la serata che si è svolta in un clima di cordiale convivialità e con la chiara consapevolezza dell’impegno che attende le fidapine foggiane nei prossimi due anni. Duilio Paiano

molto lontane nel tempo ma anche che esistevano già allora donne coraggiose e determinate a denunciare stupratori e violentatori. La dottoressa De Simio ha anche confortato il suo intervento con la visione di alcuni fascicoli originali dell’epoca relativi a processi svoltisi nel Settecento. Ha coordinato i lavori Giustina Ruggiero, con interventi di collegamento tra una relazione e l’altra e con citazioni e riferimenti storici e letterari di significativa rilevanza. Ha letto alcune poesie e brani inerenti la violenza sulle donne contribuendo a rendere più palpitante l’interessante serata.

La celebrazione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne nasce da un episodio che ha coinvolto le tre sorelle Mirabal, violentate e uccise da uomini dell’esercito dominicano nel 1960. La data della loro morte è stata scelta dalle Nazioni Unite per ricordarle e ricordare tutte le altre milioni di vittime di violenza, che ogni anno perdono la vita, se si calcola che in Europa ogni giorno 7 donne vengono uccise e in Italia una donna muore ogni due giorni, sempre per mano del partner.

Con un incontro della FIDAPA di Foggia

Celebrata la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

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oci di donne di ieri e di oggi. Stop violenza sulle donne». È questo il significativo tema scelto per un incontro della FIDAPA di Foggia in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Un tema di grande attualità, considerato il ripetersi delle cronache che hanno al centro donne vittime delle violenze e degli abusi più diversi, in casa soprattutto, ma anche sui luoghi di lavoro o semplicemente per strada. Molto interessanti i contenuti dell’appuntamento FIDAPA i cui diversi aspetti sono stati illustrati dall’avvocata Ida Di Masso, presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli avvocati di Foggia («Violenza sulle donne: parliamone»), dall’avvocata Donatella Perna, componente la Consulta comunale per la Parità e le Pari Opportunità, e dalla funzionaria dell’Archivio di Stato di Foggia Giacoma De Simio («Le donne e la violenza nei processi criminali del Settecento»). In apertura dei lavori ha portato il saluto dell’Associazione a tutti i presenti la presidente Lucia Brigida Paciello. L’incontro è stata l’occasione per una riflessione consapevole e confortata dai dati offerti dalle esperte relatrici che oltre al ruolo ricoperto negli organismi di appartenenza, vivono queste situazioni quotidianamente all’interno della loro attività professionale. È emerso un quadro allarmante, dal punto di vista numerico, con la definizione del quadro legislativo che regola questo tipo di reato, anche con suggerimenti utili al miglioramento e al per-

fezionamento dello stesso per renderlo più efficace. Sul piano territoriale sia l’avvocata Di Masso che la collega Perna hanno illustrato le iniziative intraprese, rispettivamente, dal Comitato e dalla Consulta di cui sono componenti. Su tutto, tuttavia, è emersa la necessità che si persegua la strada di una «rivoluzione» culturale che parta dalla scuola e dalla famiglia, superando il vecchio e tenace convincimento che la donna sia proprietà esclusiva dell’uomo e debba adeguarsi si suoi voleri, pena il ricorso alla violenza, in ogni sua forma e fino alle estreme conseguenze. La violenza nasce dall’intolleranza. Soprattutto la violenza domestica, come dimostrano i purtroppo pesanti numeri che parlano di 1 donna che muore ogni 2 giorni in Italia, 1 su 6 perché vuole lasciare il proprio partner, e 7 su 10 donne vengono uccise in famiglia. Mentre le statistiche a livello mondiale dicono che 1 su 3 donne è vittima di violenza nella sua vita. È importante che se ne parli – è stato affermato nel corso dell’incontro FIDAPA – ma è urgente che si continui ad agire con sempre maggiore efficacia. Altrettanto interessante la relazione della dottoressa Giacoma De Simio, dell’Archivio di Stato di Foggia, che ha ricostruito un quadro d’insieme degli atti di violenza sulle donne nel Settecento, attraverso i documenti presenti nell’Archivio di Stato di Foggia. È stata la conferma che questo odioso atteggiamento maschilista ha radici

d.p.

Ricordando Franco Marasca e Nicola Spagnoli

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ono tristi gli anniversari degli amici scomparsi ma aiutano a darsi coraggio ricordando la passione che hanno profuso nel loro impegno culturale. Queste di fine anno sono le settimane che portano il pensiero a Franco Marasca, che ci ha lasciati ormai da sedici anni, e Nicola Spagnoli di cui ricorre il decimo anno dalla morte. Già sedici anni! Già dieci anni! Come fugge veloce il tempo, soprattutto quando è spinto dal rimpianto… Alla persona di Franco Marasca sono legate iniziative culturali di straordinaria valenza: le Edizioni del Rosone sono nate da una sua intuizione, così come tutti i periodici che hanno promosso e diffuso cultura (e in alcuni casi continuano ancora a farlo) con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di questa terra. Nicola Spagnoli ha legato il suo nome agli «Amici del Museo» che ha guidato per anni con sagacia, ma il suo orizzonte culturale è stato molto più ampio e illuminato. Il loro ricordo diventa stella polare per tutti noi, ancoraggio ineludibile a valori che sanno di antico ma che rimangono sempre forti e attuali.


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AttuAlità & Commenti

Gli ottant’anni di don Tonino Intiso

Vicino agli emarginati, ai sofferenti ai disagi delle periferie

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a compiuto ottant’anni don Tonino Intiso, il sacerdote che ha fatto dell’osare più solidarietà la mission della sua vita. L’evento è stato celebrato con una Messa di condivisione e di ringraziamento svoltasi nella Chiesa di San Pasquale, il 5 dicembre scorso, giorno dell’ottantesimo compleanno del sacerdote, nato a Troia il 5 dicembre 1937, terzo di sei figli, dal papà Michele e dalla mamma, Bianca Lombardi. Formatosi presso gli istituti missionari comboniani di Troia, Sulmona e Firenze e il Liceo Bonghi di Lucera, don Tonino ha frequentato l’Istituto Teologico «S.Zeno» presso il Seminario maggiore di Verona. Ordinato sacerdote il 3 aprile 1969 nella Cattedrale di Foggia da mons.

Giuseppe Lenotti, ne è stato per molti anni segretario distinguendosi per l’impegno e la passione con cui ha interpretato lo spirito del Concilio Vaticano II. Nell’ottobre del 1975 è stato nominato parroco della nascente Parrocchia del SS. Salvatore. Dal 1989 al marzo ‘95 è stato direttore della Caritas Diocesana. Nel settembre ‘95 è passato come assistente religioso della Casa della Divina Provvidenza «Santa Maria» in via Lucera. È stato delegato diocesano per la Pastorale della Salute, assistente unitario diocesano dell’Azione Cattolica, delegato diocesano per l’Anno Giubilare e segretario del Comitato Paritetico “La Capitanata verso il Giubileo del 2000”. La sua azione pastorale si è costan-

Concorso di disegno e pittura «La vita è un dono»

temente intrecciata con numerose iniziative di carità e solidarietà di cui è stato promotore ed animatore, che hanno scritto pagine importanti della vita religiosa e civile foggiana. Pioniere dell’accoglienza e dell’integrazione, il suo nome è legato ad altri due indimenticabili momenti di solidarietà vissuti da Foggia e caratterizzati da una grande mobilitazione e partecipazione popolare: la Giornata Internazionale degli Ammalati di Lebbra, e la mobilitazione per la raccolta fondi per la Radioterapia, che ha dotato gli Ospedali Riuniti di Foggia di un’apparecchiatura fondamentale per salvare tante vite umane. Tra gli incarichi ricoperti a livello nazionale, vanno ricordati quelli di vicepresidente e responsabile del settore “Educazione allo sviluppo” dell’Aifo (Associazione italiana amici di Raoul Follereau) e di componente del Consiglio nazionale della Caritas. L’ultima parte della sua attività pastorale lo ha visto impegnato in un’altra attività di periferia e di frontiera: parroco di San Filippo Neri, quando la Parrocchia non disponeva ancora delle moderne strutture edili-

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zie attuali, e don Tonino era costretto a dire Messa per le strade della nuova 167 di Rione Biccari o nel box adattato a Chiesa. Attualmente don Tonino, in quello che definisce il suo «eremo» di via Risorgimento, prega, legge e ritaglia giornali, riflette, compone deliziose «schegge di pensiero», ed è a disposizione di tutti quanti vogliano incontrarlo, farsi ascoltare, ascoltarlo, pregare con lui. «Nel tempo del nostro pellegrinaggio su questa terra – ha scritto don Tonino Intiso nel suo ultimo libro, “La nostra vita, la storia di Dio” –, i rischi sono all’ordine dei giorno nell’attraversare il deserto, pur seguendo colui che non ci fa mancare la manna ed allora non ci resta che affidare a Lui le motivazioni profonde nel fare memoria delle sue opere, nella nostra storia personale e in quella di tutti gli uomini, attraverso il curriculum vitae, superando ogni dubbio o perplessità. Io ci credo e quindi credo che la mia vita è stata un dono della sua Volontà d’Amore, vuol dire che non posso non cercare il mio posto per rendere storia il suo progetto».

Pino Rucher, chitarrista nativo di Manfredonia

Indetto dal Centro Nazionale per la Bontà Una vita di successi nelle orchestre nella Scuola «Livio Tempesta» più famose del secolo scorso ino Rucher, pugliese nativo di ManfredoP nia, scomparso nel 1996 all’età di 72 anni, è stato una delle maggiori espressioni della

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a vita è un dono: questo è stato il tema del concorso di disegno e pittura, indetto da: Centro Nazionale per la Bontà nella Scuola «Livio Tempesta» – Delegazione provinciale rappresentata dalla Dirigente Lucia Magaldi della Scuola «San Ciro», Edizioni del Rosone, Testata giornalistica Stampa Sud, Circolo Didattico «San Ciro», Istituto Scolastico Comprensivo «De Amicis e Pio XII» e dall’Unitre «Unione dei Comuni dei 5 Reali Siti». Come bene evidenziato nell’articolo 1 del bando di concorso, l’iniziativa ha voluto invitare i giovani allievi delle Scuole Primarie e Secondarie di Primo Grado Statali e paritarie di Foggia e provincia, a rappresentare la propria idea attraverso il linguaggio visivo in due sezioni: disegno e pittura. Il mondo cambia proiettandoci sempre più nella globalità e prende i nostri orizzonti attraverso le nuove tecnologie. È un cambiamento radicale e di rapida evoluzione, che agisce in particolare sui giovani, determinando incertezze e disagi. L’intervento sulle linee programmatiche del percorso educativo, progettate in sinergia tra la Scuola e le altre Agenzie del territorio, serve a formare atteggiamenti e comportamenti di amore e di rispetto per la vita, in sintesi favorire una crescita sana ed equilibrata dell’intero tessuto sociale. Difatti, in particolare la figura materna, ma anche il richiamo all’ambiente e alla realtà come oggetto di riflessione hanno costituito la motivazione di fondo per tutti i lavori giunti

numerosi presso la Scuola Secondaria di Primo Grado «Pio XII» dove si è svolta la cerimonia di premiazione il 20 dicembre scorso. Dopo i saluti della dirigente prof.ssa Lucia Rinaldi e della responsabile per il Centro Nazionale per la Bontà nella Scuola prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere, la docente di arte Nicoletta Ingelido ha illustrato le tecniche dei lavori pervenuti. Ha, poi, invitato per la premiazione gli alunni che si sono classificati tra i migliori (come da elenco riportato di seguito), secondo il giudizio della commissione esaminatrice composta dai docenti del Liceo Artistico «Perugini» di Foggia Patrizia Maggi e Carla Triggiani, inoltre da Salvatore Montorio e Anna Maria Moffa. Scuola primaria I.C. De Amicis – Pio XII: Romaniello Federica 4ª C, Pietrobono Antonio 3ª B – I.C. Catalano – Moscati: D’Antonio Sofia 3ª F – I.C. Livio Tempesta: Ottena Maria 5ª A – Scuola San Ciro: Classe 5ª E formata da Castucci Alisa, Spadavecchio Gloria, Scirano Giovanni, Zanni Ludovica, Pistoia Guido, Cocozza Luigi, Mucciarone Sara, D’Errico Michela. Scuola secondaria S.M.S. Bovio: Cifelli Valeria 3ª N (Pittura) – S.M.S. Pio XII: Baronciuc Valeria 3ª I (Pittura), Consiglio Samuele 3ª L, Sardella Simone 2ª G – S.M.S. Garibaldi – Trinitapoli: Marino Alessandra 3ª – S.M.S. Deliceto: Guidacci Leonardo 3ª B. Rina Di Giorgio Cavaliere

musica italiana della seconda metà del secolo scorso. Chitarrista di grande sensibilità e dalle eccezionali doti interpretative, fin da giovanissimo mostrò una straordinaria inclinazione per la musica. Rivelò le sue doti quando, al ritorno del padre dall’America, nel 1933, ricevette in dono da lui una chitarra che imparò subito a suonare. Dopo un rigoroso studio nelle scuole locali di musica, ancora ragazzo si esibì in città importanti come Napoli e Bari. La presenza delle truppe americane in Italia tra il ‘43 e il ‘46 segnò una tappa fondamentale per la sua formazione musicale consentendogli di inserirsi nelle orchestre dell’esercito alleato e di assimilare lo spirito musicale del jazz statunitense. Nel 1946 Pino Rucher (nella foto, al Teatro Petruzzelli nel 1947) entrò nell’orchestra del Maestro Carlo Vitale, vincendo il concorso indetto da Radio Bari per una sola chitarra. Con lo scioglimento di tale orchestra, Rucher passò sotto la direzione del Maestro Carlo Zeme di Radio Milano ed ebbe modo di lavorare con due precursori dello swing italiano, mutuato dallo stile americano, i Maestri Pippo Barzizza e Cinico Angelini. Quest’ultimo selezionò Rucher come chitarrista per la sua orchestra, nella quale rimase per circa un decennio partecipando a un gran numero di eventi e distinguendosi per le sue esibizioni solistiche. Ricordiamo, tra questi eventi, il Festival di Napoli, il Festival Internazionale della Canzone di Venezia nel 1955 e diverse edizioni del Festival di Sanremo. Il Festival di Sanremo del 1957 fu vinto da Claudio Villa con la canzone Corde della mia chitarra, in cui ebbe una parte preminente l’assolo alla chitarra elettrica eseguito da Rucher. Nel corso del Festival di Sanremo 1957 Rucher, con l’orchestra Angelini, fu ammirato in diretta da tantissimi cittadini di Manfredonia assiepati davanti a un televisore collocato in Piazza del Popolo. Nel corso del Festival di Sanremo 1960 Rucher (sempre con l’orchestra Angelini) suonò a fianco di famosi musicisti, tra i quali un giovane Ennio Morricone in qualità di maestro arrangiatore. Durante tale manifestazione, Rucher ebbe modo di accompagnare Mina al suo debutto a Sanremo e i cantanti Sergio Bruni, Fausto Cigliano, Tony Dallara e Domenico Modugno. Rucher partecipò anche ad una serata supplementare del Festival di Sanremo 1956 che vide la riproposizione delle prime tre canzoni classificate in tutte le precedenti edizioni di Sanremo, sotto la direzione del Maestro Angelini. Nel 2008, nel corso di una significativa manifestazione, la città di Manfredonia e l’Amministrazione provinciale di Capitanata lo hanno ricordato. La città natale gli ha anche intestato una strada, a ricordo per le future generazioni di un figlio illustre che ha onorato la sua terra. Alessandro Ferri


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territorio

È scomparso Angelo Pugliese, educatore sensibile il garbo è stato il suo stile di vita

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ra un gentiluomo e lo era stato per tutta la vita. Sempre e in qualunque occasione o contesto. Angelo Pugliese (nella foto con la moglie Lidia), docente di Italiano e storia, in pensione da qualche anno, è prematuramente scomparso nelle scorse settimane, lasciando questo ricordo di sé in quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo. È stata una persona straordinaria, un educatore ineccepibile, un padre, un marito e un nonno affettuosissimo. Sempre garbato, misurato ma determinato nei suoi interventi e nelle relazioni con il prossimo, Angelo Pugliese ha educato e formato centinaia di giovani foggiani, molti dei quali oggi sono professionisti affermati. Forte di una preparazione culturale non comune, ha saputo intraprendere con i suoi allievi un dialogo costruttivo sulla base di valori solidi e convinti. Con i colleghi è sempre stato disponibile e collaborativo affinché si raggiungessero gli obiettivi pedagogici e didattici prefissati in completa sinergia e collegialità. In tanti, a Foggia, lo ricordano circolare e muoversi per le vie della città a bordo della sua inseparabile Fiat 500 ormai diventata «auto d’epoca». Era la sua seconda casa, della quale non riusciva a privarsi. Oltre al grande rimpianto in tutti coloro che lo hanno conosciuto, Angelo lascia un vuoto incolmabile nella sua famiglia: la moglie Lidia, docente e scrittrice di grande sensibilità; il figlio Paolo con la moglie Valeria e le adorate nipoti Silvia e Nadia; l’altro figlio, Giancarlo, con Katiuscia e i nipoti Angelo e Nina. Da parte delle Edizioni del Rosone e dei collaboratori giungano a tutti loro, in questo momento di tristezza, sentimenti di vicinanza e di sincero rimpianto.

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Anche Antonella Rucci alla Mostra collettiva Il sogno di Giacobbe

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Associazione Artistica «Il sogno di Giacobbe» presieduta dal pittore Zahi Issa, con il Patrocinio morale della Provincia di Foggia, ha organizzato la collettiva di pittura e scultura Il Sogno di Giacobbe, tenutasi dal 19 al 22 dicembre nella Sala del Tribunale di Palazzo Dogana. Ben 65 gli artisti nazionali e internazionale che vi hanno preso parte. La sera dell’inaugurazione è stato consegnato un attestato di partecipazione e merito, firmato dal critico d’arte Vito Cracas e dal Maestro Zahi Issa. Sono intervenuti il presidente della Provincia Francesco Miglio, lo stesso Vito CRACAS, il Maestro Umberto Colapinto, presidente dell’Associazione «Cuber-Art», la prof.ssa Santa Vetturi, Presidente dell’Associazione «Vertute e Canoscenza» e Giovanni Manzari, presidente dell’Associazione «Piccole Arti». Tra gli artisti che hanno animato la mostra anche la foggiana Antonella Rucci, diplomata in Arte pittorica e della ceramica a Foggia. Ha frequentato il corso di decorazione presso l’Accademia delle Belle Arti del capoluogo proseguendo, poi, con vari corsi di studio sull’iconografia sacra. Nel 2014 ha frequentato il corso come «Guida al turismo religioso» presso l’Istituto di Scienze religiose di Foggia.

Ancora riconoscimenti per la poetessa Elena Barbarossa

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ignificativi riconoscimenti per la poetessa Elena Barbarossa con due poesie della sua silloge «A piccoli passi».

Menzioni d’onore 2017 Concorso nazionale Emozioni e magie del Natale - Piacenza

Troia: I Care per non dimenticare e rinnovare l’impegno civile e sociale

A briglie sciolte vivo la mia vita il desiderio di te si fa più intenso. Percorro questa strada ignota quasi senza fermarmi la spinta ad andare avanti supera la stanchezza, la razionalità e la coscienza sono forti e pronte nonostante il tumulto interiore. Il sogno apre le sue porte compagno di una quotidianità complessa scioglie i miei pensieri e il mio animo desideroso della tua acqua.

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odici giovani band in concerto, tre performance artistiche e teatrali, tanto buon cibo messo gratuitamente a disposizione da decine di volontari e un progetto concreto di lotta antimafia da sostenere attraverso una raccolta fondi. Questi gli ingredienti fondamentali di I CARE - Giornata dell’Impegno Civile e Sociale, l’iniziativa nata per ricordare Mario Beccia e Angelo Ricchetti, due ragazzi scomparsi tragicamente in un incidente stradale il 28 Novembre 2010. I CARE nasce con l’obiettivo di trasformare il dolore per quel fatto drammatico in energia positiva per dedicarsi agli altri. Una iniziativa nella quale i giovani troiani si rimboccano le maniche, insieme, per la giustizia sociale e la solidarietà. In questi anni ha contribuito a sostenere Amnesty International, Emergency, Medici Senza Frontiere, le Missionarie Comboniane ma anche organizzazioni locali come la Caritas Diocesana o i Fratelli della Stazione di Foggia. E che quest’anno, invece, si è occupata di lotta antimafia. Un coinvolgimento giovanile straordinario che dimostra quanto bisogno ci sia di impegnarsi e di esprimersi tra i giovani di questo territorio e quanto siano necessari luoghi e le occasioni per esprimere questo bisogno. Già soltanto questo, da sé, giustifica l’esistenza di I CARE e rende utile, concreta e bellissima la memoria di Mario e Angelo. I CARE è una meravigliosa occasione di impegno civile e sociale che quest’anno si concretizza in un progetto antimafia: produrre e trasformare pomodoro sui terreni confiscati alla mafia, proprio qui in Capitanata. Il progetto si chiama Pomodoro Revolution ed è portato avanti dalla Cooperativa Sociale «Pietra di Scarto» di Cerignola. L’obiettivo è duplice: lottare contro la mafia proprio «sul suo terreno» e lottare contro lo sfruttamento che da troppo tempo interessa la filiera del pomodoro in Capitanata.

Arimanere, opera prima di Maria Del Vecchio

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a giovane poetessa lucerina Maria Del Vecchio ha presentato la sua prima raccolta di poesie Arimanere con un aperitivo poetico nell’accogliente cornice della libreria Kublai, allestita per l’occasione da Valentina Auricchio. L’opera prima di Maria Del Vecchio è il risultato di un processo di maturazione stilistica e umana, la prova evidente di come la poesia costituisca una forma d’arte in grado di strutturare la propria “voce” restituendo parola al mondo, nominando i drammi e le gioie della propria esistenza. Come sottolinea Maria Grazia Calandrone nella prefazione del libro «eccezionalmente per la nostra poesia contemporanea, nelle poesie di Maria Del Vecchio ricorre la parola “gioia” e, altrettanto eccezionalmente, viene ripetutamente dichiarata un’inclinazione alla gioia della persona scrivente, un muovere “a favore del sole” e “a scapito della notte”». «Fa bene la lettura di “Arimanere” – come scrive l’attrice Sonia Bergamasco al termine della nota finale che chiude la raccolta – questo libro “porta beneficio”».

Premio letterario Internazionale Trofeo Penna d’Autore - Torino Amore, molte labbra pronunciano il tuo nome con intensità e contenuti differenti molti desiderano il tuo calore per altri sei vento che soffia sulla neve. La fragilità ha bisogno della tua forza, la forza della tua fragilità.

Elogio della Costituzione di G. M. Flick Presentato a Foggia libro dell’ex ministro

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l presidente emerito della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana, prof. Giovanni Maria Flick, è stato ospite dell’Università di Foggia in occasione della presentazione del suo libro Elogio della Costituzione. Una presenza prestigiosa per l’Università di Foggia, perché il prof. Giovanni Maria Flick è stato – come detto – presidente della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana e prima ancora Ministro di Grazia a Giustizia, svolgendo inoltre ruoli di spicco in momenti delicati per la vita del Paese. «Un momento importante per l’Università di Foggia e per il nostro Dipartimento – ha affermato la coordinatrice del’incontro, prof.ssa Ombretta Di Giovine, docente ordinario di Diritto penale –, un momento utile a ricostruire, soprattutto a beneficio dei nostri studenti, il delicato momento in cui il prof. Giovanni Maria Flick governò la Corte Costituzionale in uno dei momenti più delicati e transitori del nostro Paese». Alla presentazione del libro del prof. Giovanni Maria Flick, hanno preso parte anche il prof. Gianpaolo Impagnatiello (direttore della Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali) e la prof.ssa Ombretta Di Giovine. L’evento ha rappresentato anche Lectio magistralis di inaugurazione dell’Anno Accademico 2017/18 della Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali ed è stato formalmente riconosciuto anche dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati della provincia di Foggia.


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Migrazione ieri e oggi. I naufragi… della speranza

Interessante incontro scaturito da una ricerca di Duilio Paiano «M

igrazione ieri e oggi. I naufragi… della speranza». Questo il tema affrontato nel corso di un incontro svoltosi nella suggestiva cornice della Sala Fedora del Teatro Giordano di Foggia, prendendo spunto dal recente libro del giornalista e scrittore foggiano Duilio Paiano Utopia. Il naufragio della speranza. Relatori la professoressa e scrittrice Antonietta Ursitti e l’onorevole Michele Galante, storico e presidente della Fondazione Soccio. Il libro di Paiano, nato sulla spinta emotiva di riportare alla memoria uno dei tanti tragici accadimenti che hanno costellato l’emigrazione italiana, propone un quadro organico del fenomeno migratorio dall’Italia meridionale, e dai piccoli borghi della Capitanata in particolare, delineandone le cause sociali che lo hanno determinato e ricostruendo le disumane condizione di viaggio. Sono proposti anche tutti i naufragi che hanno costellato i viaggi della speranza prima e dopo l’Utopia. Infine, lo studio, scritto con taglio giornalistico svelto e accattivante, è arricchito da una corposa appendice iconografica, documentale e statistica che consente al lettore di riflettere su molti aspetti di questo fenomeno. Dopo i saluti della rappresentante delle Edizioni del Rosone, Falina Martino Marasca che ha evidenziato l’attualità del libro pur partendo da un episodio avvenuto oltre un secolo fa, Michele Galante ha offerto un puntuale e interessante panorama dei fenomeni sociali che hanno coinvolto il territorio della Capitanata negli anni dalla fine dell’Ottocento (epoca cui si riferisce la vicenda narrata da Duilio Paiano) fino ai giorni nostri. Con l’ausilio di cifre e dati e riferendo episodi che hanno connotato il fenomeno migratorio dai nostri borghi verso il continente americano, lo studioso originario di San Marco in Lamis ha sottolineato come nulla sia sostanzialmente cambiato, dopo oltre un secolo. «La vita dell’ultimo decennio dell’Ottocento – ha affermato tra l’altro – era contraddistinta in tutto il Mezzogiorno d’Italia da profondissime disuguaglianze e da insopportabili iniquità e condizioni materiali. Le masse contadine erano tenute nelle spire dell’ignoranza e private di diritti, mezzi e proprietà collettive come i beni demaniali. I rapporti sociali ed economici erano estremamente sfavorevoli alle classi povere e ai contadini». Oggi siamo noi, popolo di emigranti, ad accogliere il flusso migratorio che giunge sulle nostre coste attraverso il Mediterraneo. Condizioni disumane caratterizzavano i viaggi della speranza dall’Italia attraverso l’Oceano Atlantico, così come disumane sono le condizioni in cui versano i disperati che cercano la realizzazione di un sogno fuggendo da situazioni di disagio nei Paesi d’origine. È un flusso, secondo Galante, destinato a continuare, ineludibile e impossibile da fermare: occorre soltanto trovare gli

accorgimenti idonei affinché si giunga a un equilibrio capace di evitare e superare le tensioni che oggi si generano intorno al fenomeno. Evitando strumentalizzazioni ideologiche che rischiano di allontanare dall’autentica natura del fenomeno. Antonietta Ursitti ha analizzato il contenuto del libro di Paiano, evidenziando come, benché la vicenda narrata risalga alla fine dell’Ottocento, in realtà si tratta di un aspetto di assoluta attualità. Ha ricordato il naufragio del piroscafo britannico Utopia – avvenuto nella baia di Gibilterra il 17 marzo 1891 ancora prima di intraprendere la via dell’Atlantico – con a bordo centinaia di emigranti meridionali: tra questi qualche decina di persone provenienti dai borghi di Faeto e Roseto Valfortore, unici pugliesi imbarcati su quella nave. Attraverso la lettura di alcuni passaggi del libro la Ursitti ha sottolineato le disumane condizioni di viaggio, le epidemie che mietevano vittime che poi venivano gettate nelle acque dell’oceano, i rigidi controlli effettuati dalle autorità americane all’arrivo nel porto di New York. Antonietta Ursitti ha anche evidenziato l’impatto emozionale che le pagine del libro sono capaci di suscitare. Gli interventi che sono giunti da parte dei presenti hanno sostanzialmente indicato la necessità che questo libro, con la vicenda narrata, venga portato nelle scuole e fatto conoscere ai giovani studenti per diventare un proficuo termine di confronto utile alla esatta conoscenza del fenomeno odierno. L’autore è intervenuto in chiusura dell’incontro per ringraziare i numerosi presenti e per illustrare le motivazioni che lo hanno spinto a occuparsi di questa vicenda così lontana nel tempo. «Sono partito dall’intento di dimostrare – ha affermato Paiano – che, a distanza di centoventisei anni, in realtà nulla è mutato se non il ruolo degli italiani che da popolazione di emigranti si è trasformata in popolo accogliente. Questo aspetto mi sembra importante per una comprensione del fenomeno più costruttiva di quanto le cronache quotidianamente ci offrono, anche al di sopra e al di là delle strumentalizzazioni ideologiche che avvelenano il dibattito. In secondo luogo – ha continuato l’autore – ho notato con tristezza che nessun segno tangibile di questo naufragio, e dell’emigrazione più in generale, è presente nella maggior parte dei borghi della nostra provincia. Ho inteso creare una testimonianza e un’opportunità di conoscenza, soprattutto per i più giovani, affinché non sfugga alla memoria collettiva il sacrificio e l’olocausto di migliaia di cittadini che sono partiti in cerca di lavoro e dignità umana affrontando disagi e pericoli di ogni tipo. Tutto ciò non può restare nell’oblìo più assoluto». Marida Marasca

L’orizzonte dell’«altrove» e la memoria del passato

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eminisse iuvat. Così deve aver pensato Duilio Paiano, pregevole giornalista e scrittore di rango, quando ha deciso di trarre dalle nebbie dell’oblio la vicenda dolorosa della nave Utopia, affidandone la drammatica storia alle pagine del suo ultimo libro, intitolato, appunto, Utopia. Il naufragio della speranza, edito, nel luglio del 2017, per i tipi delle Edizioni del Rosone e «regalando» nel contempo ai suoi lettori una puntuale ed accurata ricerca di taglio giornalistico, che si trasforma, però, in itinere in un vero e proprio saggio di natura storica e socio-economica, con implicazioni, vorrei dire, di respiro sociologico e suggestioni parenetiche nella parte finale. Due sostanzialmente appaiono le coordinate di fondo del tessuto letterario del libro, finalizzato a restituire dignità storica all’avvenimento drammatico dell’inabissamento del piroscafo britannico Utopia, consumatosi, tra le 18,36 e le 18,56 del 17 marzo 1891, nella baia di Gibilterra, quando naufragò, per l’inadeguatezza del comandante John McKeague, una nave carica di emigranti, sulla quale si erano imbarcati, per inseguire il sogno di una vita migliore, ben ventisette faetani e dodici rosetani: la struttura narrativa, infatti, oscilla continuamente tra la polarità storica e quella sociale. Il versante storico – che s’interseca con la riflessione attenta dell’autore sulle cause che hanno originato il fenomeno dell’emigrazione nella seconda metà dell’Ottocento e, nello specifico, quello della prima grande ondata migratoria verso il continente americano – consente all’autore, attraverso lo scavo documentale e l’esplorazione delle fonti coeve e successive al naufragio (cfr. Appendice. Iconografia, documenti, statistica), una riuscita immersione nella storia locale (microstoria) – purtroppo frequentemente misconosciuta e ridotta ad «ancella» di quella generale (macrostoria) – che, nelle mani di Duilio Paiano, giornalista di consuma-

ta esperienza e di grande capacità affabulatoria, è, sempre e comunque, ben raccordata con temi e problemi riguardanti la storia generale. In questa logica è possibile affermare che la ricerca in parola, per quanto di approccio microanalitico e condotta su una ben individuata realtà umana (il borgo di Faeto, con incursioni nella comunità di Roseto) acquista vera rilevanza storiografica e diventa pienamente intellegibile, proprio perché inserita in un più ampio contesto di problematiche socio-economiche e di rapporti spaziotemporali. In tale direzione la vicenda raccontata da Duilio Paiano diventa senhal ed emblema delle misere condizioni di vita in cui versava (solo trent’anni dopo la proclamazione del Regno d’Italia – 17 marzo 1861) l’intero Meridione, dove il protezionismo del 1887 ebbe effetti davvero catastrofici, provocando una pesante crisi dell’agricoltura, in quanto arrestò il processo di conversione delle colture, ormai assai avanzato, accentuò l’assenteismo dei proprietari, diminuì il numero dei salariati e aumentò la massa dei contadini poveri, determinando in questo modo gravi fenomeni di disgregazione sociale. Tutto questo – in continuità con gli squilibri territoriali (Nord/Sud) già maturati all’indomani dell’Unità d’Italia (cfr. il brigantaggio) e con l’arretratezza delle regioni meridionali abbandonate a se stesse da un’inadeguata classe dirigente, prima della Destra, poi, a partire dal 1876, della Sinistra – provocò, a causa anche dell’eccedenza demografica registratasi nel frattempo, una vera e propria emergenza sociale, un’inarrestabile emorragia dell’emigrazione, un massiccio esodo di massa di braccianti e contadini, analfabeti, disillusi, affamati e sfiniti, spinti dalla povertà a partire per terre sconosciute, dove poter piano piano ricostruire una conAlfonso Maria Palomba (continua alla pagina seguente)


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dizione di vita decente e dignitosa. Sulla questione dell’emigrazione transoceanica – il cui peso fu di gran lunga maggiore, sotto ogni aspetto, di quanto la storiografia abbia messo finora in luce – Duilio Paiano scrive pagine intense ed intrise di profondo pathos (cfr. Il primo capitolo intitolato La miseria si percepisce con i cinque sensi – pp. 19–33), che attingono alle scienze sociali e alla poesia dei sentimenti. Elegiache, infatti, se non struggenti, appaiono le pagine (pp. 26–28), in cui Domenico e Filomena – rappresentazioni in carne e ossa di un felice espediente narrativo orientato a polarizzare sulla vicenda narrata l’attenzione del lettore rendendolo più attento e partecipe – invasi da un profondo turbamento interiore, cercano di immagazzinare, nel cuore e nella mente, i luoghi e gli scorci più significativi del loro amato borgo, non solo per portare con sé un ‘pezzo’ della loro storia, delle loro radici e dei loro ricordi (la «cartolina illustrata del borgo» di cui l’autore parla a p. 27), ma anche e soprattutto per non tagliare i ponti – almeno a livello di memoria – con la propria comunità di appartenenza. La memoria come conforto, ma anche come bisogno di ogni uomo di sentirsi la terra sotto i piedi, di sentirsi protetto alle spalle per poter camminar con maggiore speditezza, perché in fondo noi siamo oggi ciò che siamo stati e ci avviciniamo al futuro nel solco della continuità della cose. Qui ritorna un tema particolarmente caro all’autore (cfr. Come un aquilone, Foggia, Edizioni del Rosone, 2015), quello dell’«appartenenza», del sentimento identitario, cioè, che produce una sorta di processo di identificazione dei singoli individui con la collettività di cui sentono di far parte, portandoli a riconoscersi nei valori, nelle norme, negli stili di vita e nei comportamenti prevalenti della comunità. Domenico e Filomena – così come tutti gli altri compagni di viaggio faetani (ma anche rosetani), fame coacti (Phaedr. I,1) a «sognare» un orizzonte di vita possibile altrove – sono la metafora storicizzata di un mondo rurale arcaico e immobile, in cui ex abrupto e con violenza irrompe la storia, disgregando la sua compattezza, rompendo i suoi equilibri, sconvolgendo le sue concezioni ancestrali. Il pensiero corre tout court all’«ideale dell’ostrica» di verghiana memoria (cfr.

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Manifesto pubblicitario della Compagnia di navigazione proprietaria del piroscafo Utopia

la novella Fantasticheria e soprattutto il romanzo I Malavoglia, che fu pubblicato appena dieci anni prima della tragica vicenda del piroscafo Utopia), consistente nel «tenace attaccamento di quella povera gente allo scoglio sul quale la fortuna li ha lasciati cadere, mentre seminava prìncipi di qua e duchesse di là», attaccamento, nel caso dei contadini della pattuglia faetana (e anche rosetana), infranto solo in vista della propria sopravvivenza e della serenità della propria famiglia, l’una e l’altra affidate al viaggio verso l’ignoto, concepito come seme di tutte le loro speranze. Già, il viaggio che, nel libro di Duilio Paiano, si presenta con una struttura narrativa bipolare, perché da un lato esso rappresenta il senso di distacco, di esilio, di perdita, di allontanamento da sé e dalle cose più care, dall’altro è promessa di ricerca del meglio, speranza dell’«altro» possibile, è aspettazione del cambiamento dell’«esistente». Per Domenico e Filomena e per tutti gli altri componenti della dolorosa pattuglia in partenza per l’America, e per New York in particolare, è innegabile, infatti, che Duilio Paiano – vuoi perché cittadino onorario del comune di Faeto, dallo stesso eletto a «luogo dell’anima» (p. 16), vuoi perché particolarmente sensibile alle problematiche dello sradicamento e dello spaesamento – abbia sentimenti di simpatia, così come per tutti quei contadini e braccianti, che hanno trovato la morte inseguendo il sogno americano, per tutta quella coraggiosa gente che, per quanto sfortunata, ha provato a modificare, se non il mondo, almeno la sua sorte. Sollecitato da questa intima adesione al mondo del bisogno e della fatica, Duilio Paiano segue l’odissea degli emigranti in cammino verso l’ignoto, articolando la vicenda in tre macrosequenze, collocate sine ulla intermissione lungo il percorso di una climax drammatica, che trova il punto di approdo nel naufragio della nave, in cui trovarono la morte, nella sera del 17 marzo 1891, ben 18 faetani e 8 rosetani. Scorrono così dinanzi agli occhi del lettore, quasi come fotogrammi cinematografici, la fase dell’attesa, densa di ansia e di preoccupazione; quella dell’imbarco (con tutta la descrizione puntuale della precarietà

delle condizioni di sopravvivenza a bordo) e del naufragio (plasticamente raccontato in tutta la sua drammaticità); la battaglia, infine, per il risarcimento e la vergognosa soluzione dell’insabbiamento progressivo della vicenda: un «prima», un «durante» e un «dopo» della tragedia dell’Utopia. L’autore si disimpegna con grande capacità «rappresentativa» in tutte e tre le fasi del racconto, dimostrando non solo una sicura tecnica narrativa, ma anche una notevole capacità espositiva, entrambe finalizzate a «confezionare» un libro davvero godibile e soprattutto in grado di spingere il lettore a ricordare e a riflettere ad un tempo, specie nella stagione storica dei nostri giorni, che deve fare i conti oggi con le attuali ondate immigratorie e con le tragedie che si verificano giornalmente nelle acque del Mediterraneo. Duilio Paiano, da raffinato intellettuale qual è, sa bene che il segreto della vita è quello di procedere ricordando, per dirla con il filosofo danese Soren Kierkegaard, perché solo così, infatti, è possibile, da un lato, non perdere il contatto con le radici, dall’altro rafforzare la propria identità culturale, senza della quale non ci si può sentire né contemporanei né proiettati verso il futuro. In quest’ottica si spiegano le parole conclusive del libro (p. 94) – che pure sono intrecciate a doppio filo con la prefazione (15–17) – in cui l’autore rivolge un «umile e accorato invito» (p. 17) alle istituzioni, perché non dimentichino quanto è accaduto quel-

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la sera del 17 marzo 1891 nelle gelide acque di Gibilterra. Un libro, dunque, quello di Duilio Paiano davvero stimolante che - dopo «un viaggio nel tempo a bordo della memoria» e tale da restituire al lettore, per interi, «il sapore e l’odore del passato» - stimola una riflessione profonda in quanti «amano» il proprio paese e non solo l’«abitano», affinché non dimentichino che «la memoria del passato», per dirla con Cesare Pavese, è la terra sotto i piedi, quella che consente all’uomo o a una comunità di muoversi più consapevolmente verso il futuro. Alfonso Maria Palomba

La memoria di ieri, una soluzione per l’oggi

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n libro che rende gloria a uno dei più drammatici episodi che si sono verificati nella storia dell’emigrazione italiana oltreoceano. Duilio Paiano rende onore alle vittime di Faeto e di Roseto durante il naufragio dell’Utopia più di quanto non abbia fatto lo Stato italiano e neppure la Società britannica che aveva costruito il piroscafo alla fine dell’800, tramutandolo imprudentemente da nave mercantile in nave passeggeri, che non hanno in alcun modo risarcito i parenti delle vittime del naufragio. Neppure il capitano della nave, McKeague, ha scontato alcuna pena, continuando a guidare nell’immediato futuro altri carichi umani diretti oltreoceano. Di quel terribile avvenimento non rimane che qualche testimonianza dei sopravvissuti ed elenchi conservati da parroci o vescovi di chiese locali. Il momento di massima tensione nella narrazione del libro di Paiano è quando due marinai inglesi perdono la vita durante le operazioni di soccorso, per salvare le vite dei naufraghi. Questo spiega quanto sia importante nella storia dell’umanità il contributo di eroi che non hanno nazionalità e riscattano gli innumerevoli episodi di miserie umane, prima fra tutte l’immoralità di dimensioni esponenziali che alligna alla base delle necessità economicosociali che spingevano centinaia di italiani, divenuti migliaia e poi milioni, a

lasciare il luogo natio in cerca di fortuna in terra straniera. Una bieca speculazione che si ripete oggi negli attuali viaggi della speranza, che spesso naufragano al largo del nostro Mediterraneo, alimentando quello che oggi viene definito il nuovo Olocausto. Dunque appare una costante imprescindibile dei flussi migratori dell’umanità, quelli di ieri e quelli di oggi la strumentalizzazione, il profitto di pochi speculatori ai danni dei tanti emigranti spinti all’espatrio per povertà, mancanza di lavoro, motivi politici, in cerca di un eldorado che si traduce il più delle volte in un naufragio. Utopia, il naufragio della speranza di Duilio Paiano è la prova che progresso e tecnologia non bastano a garantire il successo economico, sociale e morale dell’umanità. Dunque non rimane che preservare il più possibile la memoria per non dimenticare il sacrificio di tante vittime naufragate nel viaggio della speranza. Per questo oggi dobbiamo essere grati all’autore per il suo lavoro di ricerca e conservazione dei fatti di Utopia. La memoria di questi terribili fatti dell’emigrazione soprattutto meridionale di fine Ottocento devono illuminare sulla necessità di trovare una soluzione alla disumana emigrazione di oggi, affinché non si perpetrino atti indecenti ai danni dell’umanità. Antonietta Ursitti


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BookCity milAno

Casa Verdi e la forza rigenerativa della musica

Al BookCity di Milano presentato La particella di Bach di Raffaele Cera

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enerdì 17 novembre 2017, a Milano, la meravigliosa Casa Verdi ha ospitato l’evento di Bookcity Milano La forza rigenerativa della musica che ha avuto per oggetto la presentazione del libro di Raffaele Cera La Particella di Bach, Edizioni del Rosone. Sono intervenuti: il professor Francesco Lenoci, docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; il professor Pietro Fratino, Università degli Studi di Pavia; l’autore del libro. Proponiamo di seguito una sintesi dell’intervento del prof. Francesco Lenoci.

… Entrare a Casa Verdi mi procura, sempre, forti emozioni. Vedere e sentire i giovani che perfezionano le loro conoscenze musicali dentro queste mura è fonte di letizia. Parlare in questo meraviglioso Salone d’Onore, avendo alle spalle un pianoforte, un organo e il più famoso quadro-ritratto di Giuseppe Verdi, nonché avendo addosso una cravatta impreziosita dalla firma autografa del maestro, è motivo di grande gioia. … Per il combinarsi delle combinazioni ho incontrato Joseph Tusiani, il poeta delle quatto lingue (latino, inglese, italiano e dialetto garganico), che vive a New York, dove conserva in un umile ma preziosissimo astuccio la terra del suo Gargano, che bacia ogni giorno. Ho incontrato Joseph Tusiani il 30 settembre 2010, nel corso della presentazione di un suo libro che si svolse presso il Teatro del Giannone a San Marco in Lamis: uno dei giorni indimenticabili della mia vita. … Abbiamo allora discusso di poesia e musica, chiedendoci quale delle due arti fosse superiore. Nel dubbio che potesse essere la musica o la poesia, Joseph Tusiani ha detto che l’ideale sarebbe stato trovare una poesia perfetta, che unisse poesia e musica. È incredibile a dirsi, ma la professoressa Antonietta Ursitti, che dialogava con noi, poche ore dopo ha composto la “Poesia Perfetta” e me ne ha fatto dono. Io, quel regalo prezioso, lo condivido adesso con voi. Suono dolce colto per caso / danza nell’aria incontrastato / vani i rumori che vogliono / distogliere l’udito incantato / parole perfette sospese / su un aereo pentagramma / inutile impedirne il volo / si tuffano nell’anima / che si riempie / vaso dorato / della celestiale / musica di parole / in fila a cantare / la favola della vita. Per il combinarsi delle combinazioni, mercoledì 8 novembre, il preside Raffaele Cera è venuto all’evento Quando la musica è preghiera, nella meravigliosa Chiesa di San Marco, che per il combinarsi delle combinazioni ospitò la prima del Requiem di Giuseppe Verdi. Per il combinarsi delle combinazio-

ni la prima composizione che è stata eseguita era di Johann Sebastian Bach e l’ha eseguita all’antico organo un grande jazzista, il maestro Sante Palumbo. E veniamo a Johann Sebastian Bach. Che si tratti di un gigante è chiaro a tutti noi qui presenti nel Salone d’Onore, avendo già avuto modo di ascoltare le composizioni di Bach estrapolate dalla Passione secondo Matteo, magistralmente eseguite dal soprano Clarissa Romano e dalla pianista Colette Cavasonza. Queste due bravissime artiste concluderanno questo incontro, eseguendo due meravigliose composizioni del Magnificat di Johann Sebastian Bach. Ma non basta. Vari capitoli del Libro di Raffaele Cera La Particella di Bach descrivono, con la maestria e l’amore che solo un bravo educatore possiede, il percorso di crescita professionale e culturale del ragazzo Johann Sebastian Bach, i suoi dubbi, le sue incertezze, i traguardi raggiunti da grande. Ma non basta. La musica di Bach ha guidato il gemmologo Pasquale Torelli di San Marco in Lamis e il designer di fama mondiale Antonio Pio Saracino, che vive a New York, nella progettazione dei gioielli della Music Collection. Questi meravigliosi gioielli, che prendono il nome di Linea Bach, hanno riscosso grande successo all’International Jewellery Fair Tokyo. Scrive di Bach un grande direttore d’orchestra e acuto musicista, John Eliot Gardiner, che gli ha dedicato il libro “Music in the Castle of Heaven” che il Financial Times ha inserito tra i libri memorabili del 2013: “La sua arte celebra la fondamentale santità della vita, una consapevolezza del Divino e una dimensione trascendentale come dato di fatto dell’esistenza umana. Interpretarla significa andare alla scoperta della rivelazione iscritta in ogni movimento e ciò fa indissolubilmente parte del suo stile personale, quello del poeta che si nasconde nei recessi del suo contrappunto”. Confesso che ho approfondito su vari testi il tema del contrappunto. Ciò che ho appreso con maggior piacere, e

vi rivelo, l’ho estrapolato da un recentissimo articolo del mio amico musicista Antonio Greco. Il contrappunto ha qualcosa di magico. Cade il tema della fuga: è come se un magico seme cadesse su una testa pelata e la trasformasse di colpo in una foresta di capelli. Il contrappunto è il moto «interno» della musica, così come il ritmo è il moto che muove la musica nel tempo. … Il contrappunto – questo intenso movimento cellulare della musica, questo continuo rinnovamento cellulare della musica – non solo dà vita alla musica, ma le dà anche salute e perpetua freschezza. È per questo che Bach è «sempre giovane». È per questo che Bach è la ginnastica dei musicisti (Chopin, Grieg….). … Il contrappunto è nella musica ciò che la dialettica è in filosofia. È la dimostrazione del principio che «da cosa nasce cosa». … Prima della scoperta del contrappunto la musica, al pari della filosofia presocratica, era ristretta ad alcune idee isolate che brillavano a grande distanza una dall’altra, come stelle solitarie in un cielo nero. Per chiudere l’analogia tra musica e filosofia, basta dire che anche la musica è fisica prima del contrappunto, e metafisica dopo. La metafisica è co-protagonista nel Libro di Raffaele Cera La Particella di Bach, Edizioni del Rosone. Si tratta di un romanzo che racconta la storia di un grafico, Giacomo Novelli, colpito dall’Alzheimer e guarito grazie all’amore dei familiari e alla musica sublime di Johann Sebastian Bach.

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Giornale di opinione della provincia di Foggia

Da questa straordinaria e sconvolgente esperienza nasce il desiderio di Giacomo Novelli di entrare in conservatorio per studiare musica, per riuscire un giorno a suonare il pianoforte e, ancora, per studiare direzione d’orchestra, al fine di arrivare a capire il senso ultimo della musica e, in particolare della musica di Bach, capace di approdare all’ambito metafisico raggiungendo la bellezza assoluta. Quella musica ha scavato in profondità nel cervello del grafico Giacomo Novelli, soprattutto in quelle cellule che ne avevano compromesso memoria e vita. Erano morte quelle cellule, incapaci di qualsiasi reazione e la musica di Bach le ha resuscitate a nuova vita attraverso un processo misterioso che incanta, ma che è forse impossibile illuminare. Quello che sembra certo è che la musica di Bach ha generato un processo vitale così essenziale e necessario da essersi incorporato in quelle cellule, quasi come un innesto fisico, organico, atto a rimettere in funzione tessuti biologicamente compromessi. Allora prende corpo l’ipotesi di Raffaele Cera che vi sia nella musica di Bach una particella capace di colpire cellule non più attive e di ridar loro nuove energie e nuova vita. Quale può essere l’origine di tale fenomeno? La risposta, secondo Raffaele Cera, è legata al principio ispiratore di quella musica, che evade dal mondo umano, rimandando al mondo soprannaturale, al mondo del Divino. È di tutta evidenza che il discorso affrontato da Raffele Cera è estremamente impegnativo, perché penetra in un labirinto ancora poco esplorato. Francesco Lenoci

La Divina Commedia di Dante – Stickers

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a sesta edizione del Bookcity Milano, fiera e festa del libro del capoluogo lombardo animata per quattro giorni da librerie, negozi, associazioni culturali, scuole, ci ha ospitato nell’accogliente Biblioteca Tibaldi il 18 novembre, per un laboratorio ludico-didattico de La Divina Commedia di Dante – Stickers. Ad aspettarci un pubblico molto esigente: un gruppo di bambini dagli 8 anni in su, accompagnati dai genitori e da qualche insegnante (in orario extrascolastico!). È stato per noi motivo di grande entusiasmo varcare la regione Puglia, dove l’albo nasce a cura delle Edizioni del Rosone, per giungere sino alla grande metropoli lombarda. L’obiettivo del professor Trifone Gargano, e di conseguenza del nostro progetto, è quello di “alleggerire” l’accesso a quella conoscenza etichettata come “pesante”, attraverso percorsi sempre attuali e metodologie innovative. La scommessa in atto è dimostrare come sia possibile avvicinare perfino i più giovani lettori ad un classico della letteratura, senza forzature e con un atteggiamento che incentivi la curiosità del lettore portandolo verso una ricerca autonoma, guidata dal proprio desiderio di conoscere. La sfida sembra essere stata vinta. Il forte coinvolgimento, la partecipazione attiva di tutti quei bambini impazienti di porre l’ennesima domanda, affatto distratti, ma anzi proiettati nell’universo dantesco, ha dimostrato come sia possibile insegnare qualsiasi cosa e arrivare a chiunque, a patto che si cerchi la “chiave” giusta che appassioni ognuno! Francesca De Simone


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Per ricordare il Prof. Remo Fuiano

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Scuola Paritaria dell’Infanzia e Primaria «Suore Sacramentine di Bergamo» San Severo I NOSTRI INCONTRI crescere Coordinamento Scientifico dott. Nicola Fuiano

Giovedì 25 gennaio 2017 18.00 APERTURA DEI LAVORI Dott. Nicola Fuiano SALUTI Suor Maria Gabriella Gomba Coordinatrice della Scuola dell’Infanzia e Paritaria “Suore Sacramentine di Bergamo” di San Severo Avv. Stefano Pio Foglia Presidente dell’Ordine degli Avvocati della Provincia di Foggia

Saluti Nicola Fuiano Introduce e modera Beniamino Pascale

Interventi Franco Alicino Gabriele Camillo Settimio Ciletti Michele Dell’Edera Falina Marasca Walter Scudero

Venerdì 19 gennaio 2018 - Ore 18.00 Auditorium della Scuola “Suore Sacramentine di Bergamo” San Severo

La magia della lettura, il maestro i bambini del nuovo millennio

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uanta e quale ricchezza di immagini, colori, suoni viene offerta oggi ai nostri bambini sin dai primi giorni di vita. Può sembrare tutto facile e divertente per quelle figure che fanno parte del mondo affettivo, emozionale ed educativo del bambino. Un incontro presso la sede delle Edizioni del Rosone con bambine, bambini, nonni, genitori, maestre per la presentazione di una favola dal titolo La fattoria dell’amore di Margherita Alfarano che ha sollecitato profonde riflessioni sui temi dell’educazione e dell’apprendimento. L’autrice è una «maestra» della scuola pubblica. Voglio usare la parola maestro che sa di antico, di attenzione, di cultura. In questa favola racconta di un mondo fatto di amicizia e amore facendo risaltare i buoni sentimenti e la cura che dobbiamo avere l’uno per l’altro. Tratteggia personaggi semplici, allegri, pieni di vita che l’illustratrice Monica Castelletti ha saputo ben interpretare con il suo disegno a pastelli rendendo la favola molto attrattiva da parte dei bambini. La favola, appunto, ci fa riflettere sui profondi cambiamenti che attraversano la nostra società e lo sviluppo dei

mezzi di comunicazione. Ci chiediamo quale sia il rinnovarsi del mondo della scuola e quali soluzioni si intrecciano tra allievi e docente. Vorrei ancora insistere sulla parola maestro/a, con la m minuscola ma che tale non è se pensiamo all’importanza pedagogico-formativo–didattica del suo ruolo. Vorrei ricordare il momento della lettura dei maestri/e, la magica aspettativa e partecipazione; cambiava la geografia della classe, i bambini e le bambine lasciavano il proprio posto per sedersi in cerchio, uno vicino all’altro, a volte sul pavimento mentre gli occhi erano rivolti a quello scenario semplice ed autentico fatto di cartelloni, di immagini disegnate dai bambini stessi e dal libro scelto con l’insegnante. La lettura apriva il mondo della fantasia e della conoscenza, la nutriva di storie, ma anche di nuove esperienze con fini educativi ben determinati. Oggi il libro deve faticare per sopravvivere. La Alfarano ha compreso tutto questo e la sua favola ci ricorda che con la tenacia, la dolcezza e una sapiente pazienza si potrà contrastare quel senso di superficialità dominante e di smisurata fiducia nella tecnica e in tutti i mezzi di comunicazione. Antonia Torchella

INTRODUCONO E MODERANO Avv. Guido De Rossi e Don Salvatore Ricci RELATORI Avv. Massimiliano Arena I “veri” diritti dei bambini S. Ecc. Mons. Giovanni Checchinato «I tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa»– Salmo 183, 3 SEDE DEL CONVEGNO Auditorium della Scuola dell’Infanzia e Primaria delle «Suore Sacramentine di Bergamo» – Via San Marco Evangelista, 4 – 71016 San Severo – Tel.: 0882222558 L’evento è rivolto ad assistenti sociali, avvocati, docenti, genitori, giornalisti, giudici minorili, pedagogisti, psicologi, medici (medici di medicina generale, neuropsichiatri infantili, pediatri) sociologi, uomini e donne delle comunità parrocchiali, della Caritas, dell’Epicentro Giovanile, dell’Azione Cattolica. ACCREDITAMENTO ECM Al presente evento EVENTO 1833 – 209542 sono stati assegnati n. 9 Crediti ECM dal Ministero della Salute per Psicologi e Medici specialisti: Neuropsichiatri Infantili, Pediatri, Psichiatri, Medici di Medicina Generale. Al fine dell’attribuzione dei crediti ECM si dovrà partecipare ai quattro incontri. Per l'evento del 25 gennaio 2018, l'Ordine degli Avvocati della Provincia di Foggia concede n. 3 crediti formativi ordinari per n. 50 Avvocati. Massimiliano Arena, nato a Foggia il 30 marzo 1972, avvocato del foro di Foggia, specializzato in diritto di famiglia e minorile. Fondatore e responsabile dello sportello Avvocati di Strada di Foggia. Giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bari, 2005/2007. Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Provincia di Foggia, 2008 Project Manager per ONG in Ecuador (1999), Perù (2000), Angola (2008), Bolivia (2010), Guinea Bissau (2011). Fondatore e Direttore della Rivista di Diritto Minorile e del sito dirittominorile.it. Presidente della Camera Minorile di Capitanata dal 2006 al 2014. Autore dei romanzi Ballata ignorante per destini comuni e La Sindrome di Cyrano. Autore dei blog massibolivia.blogspot.com e bambaran.blogspot.com. Master in Counselling Filosofico e Antropologia Esistenziale nel 2013. Master in Counselling and Coaching nel 2014. Fondatore del Pub equo solidale Cyrano e Peter Pan (2009-2011). Tutor Biografia presso Luiss Guido Carli .Membro del CDA di Fondazione Trotta Advisor di Casereshow, startup finanziata da Regione Puglia CEO & Founder di Sliding Life, startup iscritta CCIAA Foggia. Mons. Giovanni Checchinato, nato il 20 agosto 1957, consegue il baccalaureato in Teologia nel Pontificio Collegio Leoniano di Anagni, di cui poi sarà rettore dal 2005 al 2015. È ordinato sacerdote il 4 luglio 1981, incardinandosi nell’allora diocesi di Terracina-Latina. Consegue la Licenza in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana di Roma e ha frequentato il percorso accademico per il conseguimento del Dottorato presso la Pontificia Università Gregoriana. Ha partecipato nel 1995 al Corso di Perfezionamento in Bioetica diretto dal Professor Giovanni Berlinguer, presso l’Università Statale «La Sapienza» di Roma. Ha conseguito il Master di 2° livello in Counselling Socio Educativo presso l’Università Pontificia Salesiana nel 2008. Il 13 gennaio 2017 papa Francesco lo nomina vescovo di San Severo.


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Anno XXIX - n. 2 Dicembre 2017

sAlute & tempo liBero

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Provinciale

Giornale di opinione della provincia di Foggia

Il fantastico spettacolo della crescita

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i è svolto lo scorso 17 novembre a San Severo il primo appuntamento del programma di incontri «Crescere» allestito dalla Scuola paritaria dell’infanzia e primaria «Suore Sacramentine di Bergamo». Dalla relazione tenuta dal dottor Nicola Fuiano, pediatra e coordinatore scientifico dell’iniziativa, proponiamo una sintesi significativa. «Perchè CRESCERE è e deve essere nel cuore e nella mente di ognuno di noi la qualità di vita del bambino, gestendo, monitorando, salvaguardando la crescita dei più piccoli e degli adolescenti». Da pediatra non posso non considerare questo splendido messaggio di Gilbert Forbes: The spectacle of growth is awesome to behold

Lo spettacolo della crescita è fantastico, è meraviglioso, è stupefacente da guardarsi. Crescere è nel nostro albero genealogico: crescere è la storia dell’ umanità: due milioni e mezzo di anni fa con l’Australopitecus, poi con l’Homo Habilis, oggi con l’Homo Sapiens che sembra però stia lasciandosi andare …. Sì anche in termini di qualità di vita. I nostri alberi, il nostro quotidiano, presentano radici malate ed i frutti non possono non essere motivo di allarme …. Pensiamo alla sempre più frequente presenza delle Non communicable diseases, malattie non dovute alla genetica, malattie non infettive, malattie che sono espressione della nostra precaria qualità di vita che finisce col coinvolgere il bambino già prima della sua nascita: malattie che si vedono precedute – in termini di frequenza - solo dalle patologie cardiovascolari e da quelle tumorali, e che vedono nella sedentarietà, nelle non corrette abitudini alimentari, nel fumo sia pur solo passivo, nell’alcool le «radici» più pericolose. Di qui la necessità di un forte impegno di tutta la società che deve trovare nelle famiglie e nella scuola la possibilità di ricreare corrette abitudini di vita. Certamente non tutti i modelli di famiglia sono in grado di garantire livelli educazionali e qualità di vita a tutti i bambini, ragazzi, adolescenti: abbiamo bisogno di riscoprire e rivitalizzare la famiglia tradizionale che sempre si è dimostrata in grado di costituire la vera risorsa della Società. Pensiamo ad Alexis de Tocqueville – Ministro degli Esteri della II Repubblica Francese, tra i primi al mondo a fondare la Scuola di Sociologia, tra i Padri del Liberalismo – che considera: «La democrazia moderna ha sempre più bisogno di una famiglia solida e stabile che alimenta il capitale sociale comunitario (delle reti informali tra vicini, amici, colleghi di lavoro), la creazione di tante associazioni di società civile e costituisce la premessa del capitale sociale generalizzato che chiamiamo cultura civica o civile». Un messaggio di più di duecento anni fa che si dimostra estremamente attuale, specie in questi nostri giorni che vedono calpestati dignità e diritti, legalità e rispetto sì che ai vertici e alla base della nostra società non c’è altro che fragilità e pressappochismo, violenza e impunità.

Il Provinciale euro 15,00

Anche per il 2018 ognuna delle uscite sarà accompagnata da un volume: 1 (Giugno 2018) Nostalgie di mari lontani di M. VOCINO 2 (Dicembre 2018) Le neviere di Capitanata di L. LOPRIORE Sottoscrivendo l’abbonamento si ha diritto ad un terzo volume: L’educazione è pace di A. Vigilante. Riceverà il libro chi ha sottoscritto l’abbonamento e chi lo acquisterà con il giornale, a soli 3,00 Euro in più presso: Edizioni del Rosone - Via Zingarelli (Fg) Bianco - Edicola 25 - V. Di Vittorio (Fg) D’Errico - Emilcart - C. M. della Libera (Rodi G.co) Notarangelo - Cartolibreria/Giornali - P. Repubblica (San Severo) ••• Nuove saranno, per il 2018, la struttura, la veste grafica e la periodicità de Il Rosone, la rivista pugliese di cultura e informazione fondata nel 1978.

Per sottoscrivere l’abbonamento effettuare un bonifico utilizzando l’IBAN: IT98O0558415700000000060846 o un vaglia postale intestato a EDIZIONI DEL ROSONE - VIA ZINGARELLI, 10 - 71121 FOGGIA - Tel./Fax 0881/687659 Email: info@edizionidelrosone.it – Sito: www.edizionidelrosone.it

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