Responsabilita' sociale e tecnologia solidale n.4-5, anno I, Luglio-Agosto 2012

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EDITORIALE

Anno 1 Numero 4/5 Luglio/agosto 2012

Stefano Sala

Il BITeB oggi: quali prospettive? Governance chiara, organizzazione professionale, focus sui clienti, investimenti in tecnologia: sono i quattro “pilastri” sui quali deve poggiare lo sviluppo di un’attività Non Profit. Quando diventa sistematica. E supera l’iniziale provvisorietà Chi lo avrebbe mai detto nel 2003 quando nacque l’idea del BITeB che, a meno di dieci anni dalla nascita, questa idea sarebbe diventata un punto di riferimento per le aziende italiane nella dismissione di apparecchiature tecnologiche e, per il mondo del Non Profit, la possibilità accedere a tecnologie altrimenti impensabili per l’elevato costo? Quali sono stati i fattori che hanno permesso ad uno spunto di “carità” di diventare un’opera Non Profit con oltre 20 collaboratori, 200 volontari, 1.500 Non Profit accreditate, 3000 associazioni che hanno ricevuto tecnologia e oltre 20.000 apparecchiature donate in questi dieci anni con un risparmio di oltre 10 Milioni di Euro? La risposta è semplice: abbiamo semplicemente seguito l’intuizione iniziale e abbiamo accettato la sfida delle circostanze; abbiamo anche accettato la sfida che un’opera di carità, perché possa veramente rispondere ai bisogni, debba acquisire un metodo di gestione professionale, proprio come un’azienda Profit! Senza professionalità nella gestione infatti anche la spinta generosa iniziale tende a spegnersi e, soprattutto, non si danno risposte adeguate ai nostri clienti: ebbene sì ci piace chiamarle così le nostre associazioni, anche se ricevono gratuitamente i beni dismessi del BITeB. Ma cosa vuol dire veramente per noi e per le associazioni che serviamo organizzarsi in modo professionale? Ecco alcuni spunti che stanno rendendo grande il BITeB e, secondo me, possono contribuire a far crescere anche le opere Non Profit che serviamo tutti i giorni:

Stefano Sala

a) Una governance chiara: di chi è un’opera di carità? chi sono i soci? chi invece la gestisce? Queste sono solo alcune delle domande fondamentali che una qualunque organizzazione, Profit o Non Profit (ma per il Non Profit è più spesso ambiguo) deve porsi. Altrimenti presto o tardi i nodi vengono al pettine. Finché le cose vanno bene infatti, tutto fila liscio ma quando, ad esempio, occorre immettere nuovo capitale nell’associazione per coprire passivi di bilancio oppure occorre rilasciare una fideiussione per accedere ad un finanziamento pubblico, è difficile trovare chi si prende le sue responsabilità. E questo dipende appunto dalla non chiarezza sui rispettivi ruoli all’interno dell’organizzazione. b) Un’organizzazione professionale: quando l’opera di carità assume le dimensioni tali da avere necessità di dotarsi di una struttura organizzativa, inevitabilmente occorre seguire le “regole” aziendali: obiettivi chiari ed esplicitati, mansioni dettagliate, obiettivi quantificabili da raggiungere, parti variabili di remunerazione legati agli obiettivi, procedure e processi organizzativi sistematici. Attenzione: organizzazione non è sinonimo di burocrazia, i veri nemici

di un’organizzazione Non Profit sono frasi del tipo: “faccio io che faccio prima”, “io i report non li faccio”, “sono qui gratis e devo anche seguire una procedura?”. Io credo che il mondo del Non Profit italiano se vuole veramente crescere deve cominciare ad affrontare seriamente questi temi e non deve scandalizzarsi di “copiare” qualche “best practise” dal mondo Profit. c) Focus sui clienti: il BITeB “dona” ogni giorno alle organizzazioni Non Profit attrezzature e beni dismessi dalle aziende Profit. Il fatto che i beni vengano donati non significa che il BITeB non risponda ad un bisogno ben identificato. Quindi le associazioni che noi serviamo sono clienti: e come tali vanno trattati. Campagne di marketing ben segmentate, orientamento alla soddisfazione dei clienti, risposte telefoniche pronte e professionali, tempi di consegna ben monitorati, service level agreement da raggiungere, customer satisfaction da misurare.. etc.. Se si vuole capire come si sta lavorando c’è qualcuno che spesso è ansioso di dircelo: il nostro cliente. Ma dobbiamo chiederglielo e non aver paura delle sue risposte: ci aiuterà a migliorare! d) Investimenti in tecnologia: è forse il punto più dolente del Non Profit italiano. Ancora troppo in Italia Non Profit è sinonimo solo di puro volontariato quasi come se la tecnologia disturbasse questa attività. La nostra esperienza di tutti i giorni, invece, mostra come l’utilizzo della tecnologia è spesso un fattore di crescita non solo per l‘opera in sé ma anche per tutti i volontari che nelle stesse unità di tempo che mettono a disposizione possono fare molte più attività o concentrarsi su quelle a maggior valore aggiunto. Constatiamo tutti i giorni come le opere Non Profit che accettano la sfida della tecnologia riescono, ad esempio, a costruire dei file condivisi fra più sedi locali dove poter condividere informazioni sull’andamento dei progetti oppure possono impostare un CRM (data base di marketing) dove poter “schedare” i propri clienti o i propri beneficiari ed impostare così serie ed economiche politiche di fund raising. Per non parlare poi di quanto l’utilizzo della tecnologia possa ad esempio cambiare le modalità di lavoro dei volontari permettendo loro di imparare qualcosa di nuovo, magari a settant’anni! È vero c’è tanta strada da fare. Ma percorrerla è veramente interessante e non mancano anche centinaia di esempi di opere, piccole e grandi che attraverso l’utilizzo della tecnologia hanno fatto un salto di qualità. Vi propongo un viaggio interessante: www.biteb.org e troverete esempi e testimonianze di come migliorare la gestione della Vostra opera Non Profit. E vedrete anche come questa piccola realtà è sbarcata anche alla Camera dei Deputati! Buon viaggio!

Stefano Sala, 45 anni sposato con tre figli, è Presidente del BITeB fin dalla sua fondazione, oltre a essere uno dei soci e Amministratore Delegato del gruppo Per spa, società leader in Italia nel settore della bonifica e del recupero di beni e fabbricati dopo disastri naturali con oltre 15 M di fatturato e 120 collaboratori. Dal giugno 2012 è anche Vice Presidente della Compagnia delle Opere di Milano.

6 www.biteb.org


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