1 minute read

Brevi Cronache Librarie

Racconti Fiorentini con la scusa di un Libro

di Carlo Benedetti

Advertisement

In Via Cavour mio padre comprava le stilografiche da un negozio minuscolo, pieno di cassetti in legno fino al soffitto. Questa nera me l’ha regalata per la laurea: una penna importante, con una piccola cupola trasparente sul tappo dove galleggia una stella bianca. Sullo stelo c’è un graffio preciso che corre intorno alla circonferenza, uno solo, su una penna altrimenti tenuta in una scatola felpata. Mia sorella aveva all’epoca nove, dieci anni, gelosa del regalo immagino, me la chiese per disegnare. Mi tornò così e mi arrabbiai terribilmente: ci furono urla e lacrime. Oggi, quando lo sfioro, non posso non pensare a lei: a quanto siamo stati piccoli, a quegli anni insieme. E allora sorrido e, anche se fosse possibile, non vorrei farlo riparare. Ogni penna è in realtà già rotta e va lasciata andare. Ma forse si può amare gioendo delle imperfezioni, consapevoli che presto sarà tutto diverso. Questa penna potrebbe cadere o potrei perderla: spero che saprò salutarla sorridendo, grato per avermi ricordato mia sorella per così tanti anni, in un modo segreto che solo io e lei conoscevamo.

Non è facile voler bene a qualcosa, a qualcuno, e sapere – sapere davvero – che presto o tardi ci abbandonerà. Ma se pensiamo che anche noi non siamo gli stessi di ieri, fa meno male. Forse i veri amori sono quelli che amano ciò che diventiamo. Forse l’amore è sempre coniugato al futuro.

Il negozio di stilografiche chiuderà presto, ma nessuno lì dentro si dispera. «Apriremo da un’altra parte» mi ha detto la stessa elegantissima signora che probabilmente ha venduto a mio padre la penna: «Via Cavour è così lunga».

This article is from: