Lungarno n. 45 - novembre 2016

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Novembre 2016

IL FIUME PASSATO E FUTURO DI CINEMA E DI LIBRI TRA JAZZ E TEATRO DA CAPO A BOCCA

L’ARNO NEI VOSTRI

R ACCONTI L’AGENDA DI

NOVEMBRE


18 / 27 novembre LUCA BARBARESCHI

29 novembre / 4 dicembre NANCY BRILLI

L’ANATRA ALL’ARANCIA regia Luca Barbareschi

BISBETICA

13 novembre

regia Cristina Pezzoli

IN SUA MOVENZA È FERMO

regia Giovanni Micoli

20 novembre 11 dicembre

18 / 19 - 25 / 26 novembre 9 / 10 dicembre MARCO VICHI LORENZO DEGL’INNOCENTI

LEZIONI DI STORIA

24 / 25 novembre

QUADERNI

EDWARD GORDON CRAIG

6 / 11 dicembre GIOELE DIX

Convegno internazionale

IL MALATO IMMAGINARIO regia Andrée Ruth Shammah

Fino al 4 novembre GABRIELE LAVIA

L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA

8 / 13 novembre

EDIPO

5 / 6 novembre GLAUCO MAURI ROBERTO STURNO

regia Gabriele Lavia

EDIPO

regie Andrea Baracco e Glauco Mauri

15 / 16 novembre

16 novembre DARIO MARCONCINI

4 / 5 novembre LA COMPAGNIA DELLE SEGGIOLE

L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA

SOTTO UNA GRAN PIOVA D’ACQUA...

L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA regia Roberto Bacci

11 / 13 e 15 / 16 novembre MARCO ZANNONI

FINCOSTASSÙ

regia Lorenzo Degl’Innocenti

17 novembre 24 / 27 novembre

www.teatrodellatoscana.it

ALLA LUCE

OLTRE GLI ARGINI

regia Mario Mattia Giorgetti

regia Roberto Bacci

2 / 4 dicembre

1 / 11 dicembre

ANIMALI DA BAR

regia Alessandro Tedeschi, Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti

6 / 11 dicembre

ANIMALI DA BAR

Fino al 3 novembre

IL SOGNO DI ALICE

I PUGNI RICOLMI D’ORO

regia Claudio Longhi

TEATRO DELLA PERGOLA

TEATRO STUDIO

TEATRO NICCOLINI

TEATRO ERA

Via della Pergola, 12/32 - Firenze 055.0763333 pubblico@teatrodellapergola.com www.teatrodellapergola.com

regia Sara Morena Zanella

22 / 23 novembre

IL FILO DELL’ACQUA

regia Roberto Aldorasi e Francesco Niccolini

Via Ricasoli, 3 - Firenze 055.0763333 pubblico@teatrodellapergola.com www.teatrodellapergola.com

Via Donizetti, 58 - Scandicci (FI) 055.0763333 pubblico@teatrodellapergola.com www.teatrostudioscandicci.it

Parco Jerzy Grotowski Via Indipendenza - Pontedera (PI) 0587.55720 / 57034 teatroera@teatrodellatoscana.it www.centroperlaricercateatrale.it


LA SERENATA di matilde sereni Avevamo l’imbarazzo della scelta per lasciare il nostro contributo in questo momento così speciale, e abbiamo scelto il fiume. Lo abbiamo fatto un mese fa, con l’iniziativa letteraria “Lungarno, il fiume in un racconto” di cui poche pagine più avanti leggerete i risultati (ma posso anticiparvi che è stata una delle cose più belle e inaspettate che mi abbia regalato questa rivista e i suoi lettori). Lo facciamo in questo numero mettendo a nudo l’Arno con le sue storie, i suoi simili, i protagonisti passati e presenti, il suo rapporto col cinema, in teatro e nei libri. L’acqua fa da fil rouge, Firenze è la voce narrante. Non contenti - come mai lo saremo, inizio a pensare - ci siamo “tuffati” in una nuova iperbolica avventura che renderà il filo tessuto in questi anni con ognuno di voi ancora più solido. Non sarà facile ma sinceramente nella storia di Lungarno cosa mai lo è stato? Sono passati cinquant’anni dall’evento che ha sconvolto Firenze e il mondo intero, noi non c’eravamo ma grazie a chi ha ritrovato la forza di crederci ancora, ora ci siamo. E come noi, quasi tutto. Buona lettura

IN COPERTINA IN BUONE MANI di Giulia Morigoni

Un omaggio a Firenze, la città che mi ha preso per mano cinque anni fa. Giulia Morigoni (in arte Colorinsoffitta) nata a Carrara, vive e studia a Firenze da cinque anni. Da quando ha ritrovato una scatola di colori in soffitta non ha più smesso di colorare. FB / Colorinsoffitta Instagram / Colorinsoffitta

SOMMARIO

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Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012 N. 45 - Anno V - NOVEMBRE 2016 - Rivista Mensile - www.lungarnofirenze.it Editore: A ssociazione Culturale Lungarno - Via A. Scialoja, 33 - 50136 Firenze - P.I. 06286260481 Direttore responsabile: Marco Mannucci • Direttore editoriale: Gabriele Ametrano Responsabile di redazione: Riccardo Morandi Social media manager: Bianca Ingino, Valentina Messina Responsabile commerciale: Monica Falco • Amministrazione: Arianna Giullori Stampa: Grafiche Martinelli - Firenze • Distribuzione: Ecopony Express - Firenze Hanno collaborato: Caterina Liverani, Cristina Romeo, Marta Staulo, Martina Milani, Raffaella Galamini, Giulia Focardi, Silvia Amerighi, Francesca Sbandierata, Valentina Messina, Alessandra Pistillo, Sara Vergari, Alba Parrini, Erika Gherardotti, Mattia Marasco, Leonardo Cianfanelli, Tommaso Chimenti, Riccardo Morandi, Pratosfera, Leandro Ferretti, Nanni, Tommaso Ciuffoletti, Virginio, Gabriele Ametrano, Andrea Iucu, Gianluca Danti, Giulia Morigoni. Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dei proprietari. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati.

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QUEL FIUME CHE DI FIRENZE... di alessandra pistillo

I CUSTODI DELL’ARNO di raffaella galamini

SUL BEL DANUBIO BLU di alba parrini

LUNGO L’ARNO di simona baldanzi

BUONA PESCA A TUTTI di riccardo morandi

È IN VOGA di erika gherardotti

1966-2016: UN SOSTEGNO PER... news dall’ente cassa di risparmio di firenze

SCORRERE, TRA PELLICOLE... di caterina liverani

IL TEATRO SULL’ARNO di tommaso chimenti

L’AGENDA DI NOVEMBRE

18 NOVEMBRE DA NON PERDERE

• I L FIUME DA QUESTE PARTI di pratosfera • A TUTTO TEATRO E NOIR di silvia amerighi • TEATRO VERDI di francesca sbandierata • ARNO LUOGO DI VITA di mattia marasco • ALLUVIONATI DENTRO di leandro ferretti • • • •

PERCHÉ ANDARE... di martina milani NOVEMBRE BAMBINO di cristina romeo FRENOPERSCIACALLI di valentina messina NUTRIA È CHI NUTRIA È di nanni the pug

•L ’ARNO È: MICHELANGELO GIANI di tommaso ciuffoletti • FIUMI DI PAROLE di riccardo morandi • I L CORSO DELLA LETTERATURA di sara vergari • I L FIUME IN UN RACCONTO di gabriele ametrano • NOTE DI SPONDA • PALATI FINI • SUONI

di marta staulo

di gianluca danti

• STELLE

di giulia focardi

di virginio


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passato

«Per mezza Toscana si spazia un fiumicel che nasce in Falterona e cento miglia di corso nol sazia» (Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, Canto XIV) di alessandra pistillo

D

opo una camminata nel bosco, si vede l’acqua sgorgare in un punto tra le rocce, e su queste rocce, una targa con incise le parole del sommo poeta. È la sorgente dell’Arno, sul Monte Falterona, a 1.385 metri d’altezza. Il “fiumicel” passa per Firenze e Pisa, sfociando nel Mar Ligure dopo 240 Km. Non c’è una spiegazione univoca per le origini del nome Arno ma l’ipotesi più accreditata è che nell’antichità si chiamasse Arner o Arnor, che significava “agitare” o “mettere in movimento”. Un nome che giustifica la sua storia, tanto avvincente quanto agitata. La sua “storia moderna” è legata all’alluvione del 4 Novembre del 1966, che mette in ginocchio la città sotto 5 metri d’acqua, ma già in antichità il fiume la sorprende più volte con i suoi capricci. Documenti storici ricordano ben 172 esondazioni dal 1177 al 1941; la più nota è la disastrosa alluvione del 1333, che distrugge il ponte romano nel punto dell’attuale Ponte Vecchio. Eppure l’Arno, insieme alle opere umane che lo impreziosiscono, regala affascinanti brandelli di storia in una geografia ancora intatta, che raccontano anche tanti eventi fortunati. Certo, quando arrivano gli Etruschi l’ambiente non è un granché: la foce pullula di acquitrini, nebbia e acqua stagnante. Vi si insediano in città-stato fortificate,

cercando un guado per arrivare a un valico appenninico che le metta in relazione con la Pianura Padana; lo trovano sull’Arno e lo controllano poi dalla collina dove fondano Fiesole. I Romani fanno ampie opere di bonifica e su quello stesso guado ci costruiscono un ponte di legno, fondando nuove città e una trama di collegamenti sul territorio. L’Arno acquista una nuova identità, trasformandosi in un’arteria importante tra l’entroterra e la costa, diventando navigabile dalla foce fino alla confluenza con il torrente Affrico. Così, nel 59 a.C., nasce la futura Florentia, ultima tra le colonie romane della valle dell’Arno, forse in origine chiamata Fluentia proprio per quel fiume e quel ponte di legno sulla sponda nord, a pochi passi dall’antico guado, dove sarà poi edificato il ponte simbolo della città (Ponte Vecchio, dice niente?). L’antica Fluentia raggiunge un ruolo chiave intorno al mille. Con l’espansione urbana della prima età comunale, l’Arno diventa un’autentica infrastruttura cittadina e concorre a far fiorire artigianato e botteghe. Nel 1200, poi, la pescaia di San Niccolò ha la funzione di bloccare gli eventuali attacchi nemici proprio via Arno, impedendo il passaggio delle barche. Due date segnano l’inizio e la fine di questa prima fioritura di Firenze: il 1252, data del conio del fiorino d’oro e il 1333, data della catastrofica alluvione. A partire dal 1341, le banche fiorentine falliscono e Firenze vive un periodo di decadenza e di fame. Si risolleva solo più tardi, per conoscere una nuova fioritura che fa di lei la culla del Rinascimento, quando i Medici, e soprattutto il granduca Cosimo I, organizzano molti interventi per migliorare la navigabilità e per far diventare il fiume la principale via

di comunicazione, sia per le persone che per le merci. Ecco poi nel tempo nascere le professioni dei “renaioli” e “navicellai”, cioè guidatori di barche lunghe 14 metri (i navicelli), e dei loro giovani aiutanti, i “bardotti”, che trascinano la barca nei tratti di secca quando si arena, con una fune chiamata alzaia. Con “alzaia” si intendono anche i viottoli sulla riva dell’Arno utilizzati per queste manovre. Tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento il commercio fluviale raggiunge i massimi livelli. L’Arno perde di importanza per il trasporto a partire dalla metà dell’Ottocento, con la costruzione della ferrovia, ma un’attività per la comunicazione tra le sponde del fiume diffusa ancora fino alla metà del Novecento, resta quella delle “navi”, ovvero barche che traghettano persone, carretti e bestiame, pagando un biglietto; i luoghi degli imbarchi conservano ancora oggi questo nome, vedi Nave a Rovezzano. Sempre pagando un biglietto, c’è un tempo in cui è possibile persino percorrere una galleria che attraversa l’Arno: un “passaggio segreto” sotto la pescaia di San Niccolò. Si dice che all’inaugurazione del passaggio, nel 1877, siano quasi 5000 i fiorentini che si accalcano per passare sotto l’Arno. Nella Seconda Guerra, invece, restano solo i partigiani a usare la galleria, per il trasporto di viveri e munizioni; giusto in tempo prima che questa si allaghi negli anni Cinquanta. Oggi di questo antico passaggio ci restano solo le scalette d’accesso, sbarrate, che sprofondano verso i fondali. Chissà quanta altra storia si nasconde là sotto.


storie

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I CUSTODI DELL’ARNO

STORIE E CURIOSITÀ DEL FIUME DA CHI LO CONOSCE PALMO A PALMO di raffaella galamini

L’

Arno custodisce storie e curiosità lungo i 240 km del suo corso, dalla sorgente di Monte Falterona fino al mare. Nei secoli ha fatto la fortuna di renaioli, mugnai, conciatori e lanaioli ed è stato una via di transito dai monti al mare per trasportare il legname del Casentino ma sono il tragico ricordo dell’Alluvione del 1966 e il crollo del Lungarno Torrigiani ad aver risvegliato in tempi recenti l’attenzione dell’opinione pubblica sul fiume. Pochi possono dire di conoscere palmo a palmo l’Arno come gli ufficiali idraulici che sono incaricati di vegliare sul corso d’acqua. Francesco Del Vecchio, dipendente del Genio Civile di Firenze, è uno di loro. “Il nostro compito è vigilare perché l’alveo venga salvaguardato e intervenire in caso di piena. Ogni settimana percorriamo il tratto di nostra competenza, nel mio caso da Candeli fino alla foce della Greve lungo la sinistra Arno”. La vigilanza dell’Arno è effettuata da questo personale in sinistra e destra idraulica da Pontassieve fino allo sbocco in mare. Il fiume è un museo a cielo aperto, lungo il corso d’acqua operavano molti mulini e opifici a testimoniare la rilevanza delle attività manifatturiere. Basti pensare alla traversa di Sant’Andrea a Rovezzano e poco più avanti a quella del Girone dove il ricordo delle gualchiere è ancora vivo. Va ricordato che le traverse o pescaie nascono come opere in grado di produrre forza motrice per mulini o opifici, con un ruolo anche di regimazione delle acque. Un imponente Project financing, oggi gestito dalla Regione Toscana competente per la materia idraulica, per lavori che si aggirano sui 100 mi-

lioni di euro vuole trasformare le antiche e più recenti pescaie in mini centrali per la produzione di energia elettrica: 12 le briglie interessate. Un intervento che porterà a una sensibile riduzione di CO2 all’anno e inoltre prevede interventi di riqualificazione lungo le sponde dell’Arno. Sono previsti inoltre progetti per la difesa del suolo e la creazione di parchi tematici. Le località lungo l’Arno interessate dal progetto di ristrutturazione delle briglie sono 12: Incisa, Reggello e Rignano, Sieci, Ellera, Compiobbi, il Girone, Vallina, Rovezzano, Porto di Mezzo a Signa e, a Firenze, la zona di San Niccolò e il parco delle Cascine. Di ognuna Del Vecchio ha una storia da raccontare, una curiosità da rivelare. “Sono aree di grande interesse storico - sottolinea Del Vecchio - che in taluni casi si ricollegano con le piste ciclopedonali che corrono lungo il fiume. È così possibile, ad esempio, seguirne il percorso da terra e vedere dove l’acqua veniva presa e restituita al fiume per produrre l’energia necessaria ad azionare le gualchiere ed i molini”. In alcuni casi gli impianti sono in cattive condizioni, in altri invece funzionano ancora a dovere. “Tempo addietro per compiere dei lavori di ripristino della Pescaia detta del Molino Guasti fra Villa Cammarata in destra idraulica e l’hotel “Mulino di Firenze” in sinistra, abbiamo temporaneamente rimosso le guide in legno presenti nella torretta presso la Villa, in modo da far passare il flusso d’acqua sulla destra e poter intervenire sulla Pescaia”. Operazione che è stata realizzata senza problemi proprio per il corretto funzionamento del meccanismo. Di tutte le gualchiere sicuramente la più esemplare è quella di Remole le cui prime notizie certe risalgono al 1425, sia perché è tra le testimonianze più anti-

che sia per il contesto ambientale: negli ultimi mesi si è molto parlato del suo futuro e addirittura sembra che il Comune sia intenzionato alla vendita. Potrebbe così finire per ospitare un albergo. Poco più avanti, dalla Torre della Zecca parte invece un camminamento che arriva fino a piazza Poggi. “Successivamente ai lavori di straordinaria manutenzione effettuati dal Comune di Firenze si era parlato di riaprire questo percorso, ora allagato” sottolinea Del Vecchio. Il sindaco Nardella aveva espresso il desiderio di renderlo percorribile e in effetti si tratterebbe di un intervento di grande rilevanza per conoscere la Firenze sotterranea. Sull’altro lato, all’altezza di Lungarno Torrigiani dove si sta intervenendo dopo il crollo, la galleria a sezione circolare con un diametro di 5 metri per 930 metri di lunghezza testimonia la presenza della fabbrica dell’acqua, che era posta all’altezza di Piazza Poggi, risalente al 1875 e demolita nel 1959. “Un’opera di ingegneria idraulica di grande rilevanza - aggiunge ancora Del Vecchio - che riforniva tutta la città”. La galleria ancora oggi è percorribile, seppur solo per gli addetti ai lavori, a testimonianza di come poco conosciamo l’Arno e i suoi segreti.


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a quel paese

UN VIAGGIO NEL CUORE DELLA STORIA E DELLA CULTURA EUROPEA di alba parrini

P

ochi fiumi possono dire di essere stati testimoni e attori nella storia dell’uomo come il Danubio, il corso d’acqua più lungo del vecchio Continente e forse il più celebrato dai poeti di tutto il mondo. Dai boschi germanici dello Schwarzwald alle acque salmastre del Mar Nero, il Danau solca ben 10 stati diversi e circa 3000 km. Se scegliete questo tipo di crociera, dimenticate tutti i preconcetti legati a questo tipo di viaggio. Pur offrendo soluzioni che vanno dal low cost al super lusso, imbarcarsi sulle rive danubiane significa soprattutto fare un viaggio nella cultura Mitteleuropea che fu della Principessa Sissi, di Mozart e Strauss, e più recentemente di figure controverse come Napoleone o Hitler. Il nostro viaggio inizia Salisburgo, dove ci arrampichiamo fino alla fortezza Hohensalzburg per scoprire i giacimenti di sale e per ascoltare un concerto in uno dei palazzi affacciati sulla Hofstallgasse. Dire Salzburg vuol dire Mozart, e ovviamente “Mozartskugeln”, bon-bon di marzapane al pistacchio e crema gianduia. Si mangiano da uno stecco e la carta stagnola è rigorosamente argento e blu, con la faccia di “Wolfy” impressa, ovviamente. Con le orecchie piene della magnificenza neoclassica dei violini e dei clavicembali, la nostra nave parte in direzione di Vienna, incrociando alcuni luoghi quasi incontaminati come l’abbazia di Melk, monastero benedettino situato su uno sperone roccioso a picco sul Danubio. Chi la raggiunge avrà in regalo bellezze artistiche e preziosi manoscritti (circa 90mila tra cui alcuni incunaboli) da fare invidia al Nome della Rosa. Ma la crociera ci porta più lontano, e iniziamo

a scorgere l’imponente castello estivo di Schonnbrunn: siamo a Vienna. Stiamo compiendo esattamente lo stesso percorso che la fanciulla Elisabeth Amalie Eugenie percorse per congiungersi con il suo amato Franz Josef, prima di diventare l’Imperatrice D’Austria. Quando la nave ormeggia, ecco che uno dei tanti suonatori di strada ci accoglie con un romanticissimo Valzer di Strauss… sembra di rivivere di fronte ai nostri occhi l’abbraccio tra i due giovani futuri imperatori di fronte alla folla festante. Il Danubio scorre veloce, e in pochissime ore ci trasporta a Bratislava, dove è piacevole perdersi nel Korzo, tra ristorantini, locali trendy, monumenti bizzarri (il soldato napoleonico, il dandy, l’operaio guardone). Bratislava è una città giovane e viva, e pullula di vita artistica e culturale al passo e spesso avanti rispetto alle capitali più “occidentalizzate”. L’ultima tappa di questo viaggio nelle bellezze mitteleuropee, prima del Mar Nero, è Buda-

pest. Il Danubio è cittadino onorario della città ungherese, tanto che divide a metà Buda e Pest, le due anime di questa città. Buda, che ospita il castello e il bastione dei Pescatori, domina dall’alto la capitale. Pest, metropoli cosmopolita e attiva, che non dorme mai, da molti definita la Parigi dell’Est. Immancabile un bagno in uno dei 130 stabilimenti termali monumentali dislocati in ogni quartiere. Le più belle? Le terme turche di Rudas e quelle neobarocche di Zsécheny. Ma ecco che il Danau ci trascina via, ancora scorrendo e gorgogliando verso la sua foce nel Mar Nero, non senza prima darci un ultimo brivido. Sono le Porte di Ferro: una serie successiva di gole e restringimenti lunghi ben 3000 metri, in cui il fiume si scava una breccia di appena 160 metri di larghezza tra le rocce al confine tra Serbia e Romania, accumulando l’energia finale per tuffarsi finalmente in mare.

ARNO A DUE RUOTE di riccardo morandi Un piccolo ma importante miracolo, di quelli che spesso non sono notati. Di quelli che solo gli amanti conoscono, in questo caso quelli delle due ruote. L’Arno, il fiume più importante della nostra regione, il nostro taglio azzurro longitudinale, marcia insieme ad un’invidiabile pista ciclabile che collega i suoi 220 km di corso, dalla foce allo sbocco a Marina di Pisa. Il percorso parte da Stia, passa nel Valdarno e arriva abbastanza rapidamente nel tracciato urbano fiorentino. Ed è qua che esprime al massimo la sua potenza, unendo direttamente e solo con poche pedalate zone ad alta urbanizzazione come i quartieri di Novoli ad oasi naturali come quella del parco dei Renai. I passaggi nella zona Indiano, San Donnino, Autostrada A11 sono i più curiosi per la vegetazione, ruspante e spesso spontanea. La magia della pista è quella di seguire l’Arno, tagliare con lui quello che l’uomo ha costruito: usarlo come riferimento, come era un tempo, usarlo come guida e lasciarsi trasportare da questo. Tutte le info sono disponibili sul web, basta solo gonfiare la bici e andare!


percorsi

di simona baldanzi

S

ono stata insieme al fiume nove giorni di fila, nel tempo che ci metteva un tronco dal Falterona a Pisa ai tempi dei Medici con l’Arno in piena. Ci ho camminato a fianco per circa 130 chilometri, l’ho percorso in barca per una trentina e in bici una decina, il resto in auto, di congiunzione per le tappe. Il viaggio lento fatto di incontri e comunità l’ho compiuto insieme a tre amici del Cai di Bologna, Sergio, Paolo e Marinella, abituati più ai sentieri che non a un serpente di acqua dolce in continua trasformazione, ma affamati di conoscenza. Intorno a questo viaggio prima e al libro poi, però, ci ho dedicato molti mesi: sopralluoghi, interviste, ricerca di contatti, letture. L’Arno è diventata un’ossessione che mi ha preso in ogni ritaglio di tempo. Più lo inseguivo, più mi sfuggiva, più mi affascinava e più ripartiva la mia ricerca, proprio come il suo eterno nascere e congiungersi al mare. In verità in Maldifiume non c’è solo l’Arno: ci sono i fiumi con cui sono cresciuta, i fiumi dei viaggi in Europa e in Sud America, i fiumi fratelli con cui confrontarsi nei cambiamenti. Se incontri un fiume non puoi fare a meno di ritrovarci parte di altri fiumi. Così come confronti il fiume al territorio che lo circonda, alla città, ai paesi, a ciò che attraversa. Nel racconto che ne faccio dentro il libro, il corpo fiume diventa corpo di donna, il mio, ma anche corpi e voci incontra-

te e corpi città. Non mi sarei immaginata che il passo d’acqua, fatto di correnti, rallentamenti, stagnazioni diventasse anche il tempo giusto, ogni volta, di raccogliere le storie. L’andamento del fiume è l’andamento delle genti e delle sue storie, è l’andamento del cambiamento a cui ci sottopone. Mi sono stupita e arricchita di bellezza in questo viaggio lungo le rive. In Maldifiume ci sono i quartieri popolari, gli ultimi e gli emarginati, i poeti i pittori e gli sciamani, gli artisti i campioni e i falliti, le vite di donne e uomini fatte di lana e rena, di farina e trota, di mota e argilla, di vetro e paglia, di legno e cuoio, ci sono la fatica e la dannazione, le resistenze lungo il fiume, la Liberazione delle rive e le comunità vestite di acqua e di terra che ancora hanno voglia di fare e difendere il bene comune. Acqua che si muove e si mischia restia a barriere e confini, che pare ingovernabile eppure diventa metafora della politica, di confluenza di iniziative. Una vena scoperta a cui spesso abbiamo dato le spalle, ma che scava, cambia, pulsa non solo nei territori, ma anche dentro all’intimità di donne e uomini, dannati d’acqua dolce. In Maldifiume c’è la sensazione che ho provato, che non è il mal d’auto o il mal di mare, ma direi più vertigine, sbandamento, stupore nel sentire che tutto dentro me si stava depositando, come un letto di fiume e allo stesso tempo, tutto stava proseguendo, come in superficie. Per provarlo non occorre altro che cercare il vostro fiume e seguirlo.

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MALDIFIUME di Simona Baldanzi pubblicato da Ediciclo pag. 160 - 13,50 € Cosa è diventato l’Arno? Cosa ce ne facciamo oggi di questo immenso fiume? Questo libro non è una camminata di memoria tra le correnti ma un racconto denso e appassionato per capire cosa c’è adesso, come viviamo questo fiume che passa paesi, parchi, scheletri di un lavoro che non c’è più o germoglio di uno da inventare. Un fiume che attrae e spaventa insieme, che pare ingovernabile eppure diventa metafora della politica, del fare e disfare comunità. Una vena scoperta a cui spesso si è dato le spalle, ma che scava, cambia, pulsa non solo nei territori, ma anche dentro all’intimità di donne e uomini. Simona Baldanzi vive nel Mugello. Ha esordito col romanzo Figlia di una vestaglia blu, (Fazi, 2006). Bancone verde menta (Elliot, 2009) è il suo secondo romanzo. Poi nel 2011 è uscita per Ediesse l’inchiesta Mugello sottosopra. Tute arancioni nei cantieri delle grandi opere e nel 2014 per la collana Contromano di Laterza Il Mugello è una trapunta di terra. A piedi da Barbiana a Monte Sole. Il suo sito è www.simonabaldanzi.it.


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pesci

BUONA PESCA A TUTTI! di riccardo morandi

G

ianfranco Monti è per tutti “i’Monti”. Fiorentino all’ennesima potenza, sornione ed acuto personaggio televisivo e radiofonico (dal mitico Telekommando a Le Iene), tifoso viola da sempre e signor pescatore. Nemmeno strano a dirsi, perché son molti i pescatori. Gianfranco ha legato questa passione al suo piglio, al suo modo sempre ironico e vivace di narrare e narrarsi, creando anche un portale, www.buonapesca.it, dove si diverte e fa divertire i pescatori parlando delle proprie vicissitudini con la canna da pesca in mano. Insieme ad un ex bel calciatore, il pratese Ighli Vannucchi, anche lui malato di lenze, ami e pesci. Uno duo strano, ma molto efficace. Come è iniziata la tua passione per la pesca? Quale è stato il tuo primo approccio? Ho iniziato più o meno come tutti, ovvero da bambino. Passavo l’estate in Romagna, vicino al passo del Muraglione. Un pomeriggio mio nonno mi portò a pesca: è nata una passione senza filtri che continua e crescente. Che rapporto hai con il fiume Arno e con la pesca ? Abitando a Firenze ed amando la pesca l’Arno l’ho vissuto in prima persona. Uno splendido corso d’acqua fino ad una decina di anni fa, a mio avviso uno dei più belli per pescosità ed acque. Purtroppo adesso è pieno solo di siluri, la cui pesca è diversa e complessa: ho comunque dei ricordi fantastici del tratto fra Ponte San

Niccolò e Ponte alle Grazie. Quel pezzo di Arno l’ho letteralmente divorato. Il posto più bello dove hai pescato. Bella domanda! Partiamo dal presupposto che pescare non è stare con una canna a prendere dei pesci, ma isolarsi per un giorno intero, stare in mezzo alla natura spesso con l’acqua fino all’ombelico. Ho fatto molte esperienze memorabili, come uscire in mare a Cuba, pur non essendo un pescatore di mare o pescare nel Lago Santo, un posto incantevole vicino Fiumalbo a 1800 metri dove puoi realmente isolarti e trovare una fauna incredibile. Il legame più forte rimane, ci tengo a dirlo, è però con la Sieve, che considero insieme all’ Arno, il mio fiume. Sei ideatore, insieme all’ex calciatore Ighli Vannucchi del progetto “Buona pesca”, un portale web sulla pesca molto divertente e curioso, come l’espressione stessa, che spesso viene presa da cattivo auspicio dai pescatori. Ce ne puoi parlare ? Io e Ighli ci siamo conosciuti qualche anno fa in un programma sulla pesca: lui giocava ancora nell’Empoli e coltivava come me questa grande passione. Ci siamo trovati subito benissimo, abbiamo iniziato ad andare a pesca insieme, facendoci foto e video per divertimento. Il passo successivo è stato voler realizzare un sito, chiamandolo per divertimento “Buona pesca”. L’idea era proprio quella di coinvolgere anche i nostri amici in questa cosa, aprendoci al pubblico che pratica questa disciplina. Facciamo un video a settimana, giriamo un sacco di posti

splendidi, ci divertiamo e condividiamo le nostre esperienze, al contrario ad esempio dei cercatori di funghi, gelosi delle loro attività, dei loro luoghi e spesso dei loro funghi. Cosa che per noi è impossibile, visto che amiamo quello che peschiamo e lo lasciamo subito tornare a nuotare! “Buona pesca” è effettivamente un’espressione di cattivo auspicio, ma è proprio questo quello su cui giochiamo. Spesso te lo dicono gli amici per prenderti in giro, e non “funziona”. Se magari l’augurio viene invece da un brava signora con il cuore d’oro, ecco, forse qualcosa potrebbe non andare per il verso giusto. Chiudo con un parallelismo sulla pesca e la Fiorentina, di cui sei tifosissimo. La pazienza che si ha nel pescare, nello stare in determinati posti con uno spirito particolare è paragonabile a quello che succede allo stadio seguendo la squadra viola ? Son cose diametralmente opposte. Per la Fiorentina ci vuole spesso pazienza, come quest’anno. È un amore fortissimo che ti fa soffrire o gioire, ma son sentimenti che hanno poco a vedere con la pesca. Per la pesca ci vuole bravura, non pazienza, perché pescare non è solo aspettare con una canna che un pesce abbocchi. Pescare vuol dire anche avere tecnica, esperienza, dedizione e amore. Non a caso ho pescato spesso con il campione del mondo Jacopo Falcini vedendo le qualità del pescatore, quello che lo rende migliore degli altri. In bocca al lupo Gianfranco, e “buona pesca”!


remi

di erika gherardotti

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uante volte camminando sulla riva dell’Arno ci siamo affacciati e l’abbiamo vista, lì a pochi passi dagli Uffizi, sotto il Corridoio Vasariano: la sede della Società Canottieri Firenze. La sua location è certo invidiabile sia vista da fuori, con il suo bellissimo greto dal quale si gode uno dei più bei panorami di Firenze, proprio sotto il Ponte Vecchio; sia vista da dentro, con le sue sale storiche, il bar

e la rimessa di barche che fa dimenticare per un attimo che ci si trovi nel bel mezzo di una città. Quante volte magari ci saremmo incantati nel vedere la scia delle barche e il vogare del vogatore, quante altre ci saremmo chiesti cosa fanno esattamente lì, com’è nata e da quanto tempo esiste. La sua storia ha inizio nel lontano 1886 nei locali in cui si trova ancora oggi, quelli che un tempo furono le stalle della Famiglia Medici. Spazzata via dalla forza dell’Arno durante l’alluvione del ’66, ad oggi è un circolo molto attivo.

IL “DRAGO ROSA” La Dragon Boat è una disciplina sportiva che deriva dall’antico oriente. Si svolge su delle lunghe barche colorate con tanto di testa e di coda a forma di drago. Sul territorio nazionale ci sono numerose squadre di Dragon Boat; una di queste è il Florence Dragon Lady Lilt nata in collaborazione con il Servizio “Donna come Prima” e la Canottieri Comunali Firenze. La Florence Dragon Lady è composta da 22 donne sopravvissute al tumore al seno che stanno seguendo la riabilitazione post-operatoria. Sono Donne in Rosa, indossano un nastro, un foulard o un indumento di colore rosa per dare visibilità alla patologia. Non si chiudono, ma anzi cercano d’incoraggiare tutte coloro che si trovano ad affrontare il cancro al seno, portandogli un messaggio di speranza e invitandole a vivere in modo più aperto. La Dragon Boat è stata riconosciuta come una disciplina riabilitativa post-operatoria poiché spinge ad approcciarsi in modo positivo alla patologia in questione, aiuta a sviluppare un forte senso di appartenenza al gruppo-squadra e incita la condivisione della propria esperienza con altre donne che stanno vivendo un percorso simile. Ecco quindi che le squadre delle Donne in Rosa diventano punti d’aggregazione dove sentirsi prima capiti e poi rafforzati. Dal 2005 si tiene anche il Dragon Boat Festival. Ha cadenza quadriennale e nel 2018 si terrà per la prima volta in Europa, a Firenze, sul Fiume Arno. A farne l’host saranno proprio le Florence Dragon Lady Lilt di Firenze.

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L’attività che maggiormente vi viene svolta è il canottaggio che prevede percorsi agonistici e non. Viene frequentata dai soci che hanno accesso full day alla palestra, al remoergometro e che saltuariamente fanno delle uscite in barca. E da coloro che invece fanno parte della squadra. Quest’ultimi seguono un percorso ferreo con sessioni di allenamento che vanno dalle 7 agli 11 settimanali. Oltre a vogare, fanno fitness, corsa e pesi. Per entrare a farne parte bisogna aver compiuto i 14 anni. Sotto tale età c’è la possibilità di fare il preagonismo o il CAS. Da qualche anno la scuola di canottaggio ha avviato i corsi anche per le persone che presentano disabilità (più intellettive che fisiche) e fa parte delle Special Olympics. L’obiettivo è far sì che anche loro abbiano accesso allo sport, in modo da farli sentire parte integrante della società, di un gruppo. Non esiste un vero e proprio campionato di canottaggio, inteso come quello calcistico, ma delle gare o tornei composti da 8 squadre. Laddove ci sia bisogno di ospitarne di più, vengono organizzate delle batterie con tanto di eliminatorie. Le sue barche possono ospitare 1, 2, 4 o 8 persone e possono essere o di coppia (dove ogni vogatore ha 2 remi) o di punta (ognuno ne ha 1). Le gare necessitano di spazio e per questo motivo spesso si tengono nei laghi. Capita anche che si svolgono in mare. Nei campionati italiani, la squadra dei Canottieri di Firenze è tra le più forti, oltre al fatto di aver dato alla Nazionale Italiana il maggior numero di atleti.


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ricorrenze

1966-2016


UN SOSTEGNO PER NON DIMENTICARE news dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze

E

ra il 4 novembre 1966. Cominciò tutto con giorni di pioggia che sembravano essere infiniti. Nessuno avrebbe pensato che sarebbe accaduto quello che oggi tutti ricordiamo. Sono passati 50 anni da quando l’Arno ha mostrato nuovamente cosa può significare un’alluvione e questo mese del 2016 sarà segnato da iniziative che contano il tempo e che ricordano, per mai dimenticare. Per queste ragioni e per evidente importanza culturale, l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze ha deciso di sostenere numerosi progetti che volgono lo sguardo al passato, al presente e al futuro.

L’ARTE DI IUCU Quando mi fu proposto di disegnare un’illustrazione per LUNGARNO fui davvero entusiasta!! Quando mi fu poi riferito che sarebbe stata inserita nel numero di novembre e quindi relativa alle commemorazioni della tragica alluvione del ’66, capii fin da subito che non sarebbe stata un’illustrazione “leggera” ma che non avrebbe neanche dovuto suscitare tristezza, anzi, far emergere l’energia positiva e solidale che sempre scaturisce dopo una tragedia. Nell’anno trascorso a Firenze, oltre che ammirarne le bellezze, ho avuto modo di leggerne la storia e in questa gravosa vicenda gli eroi sono stati i ragazzi, che numerosi hanno salvato, dalla morsa del fango, centinaia di libri di ogni epoca. IUCU (classe 1979) è un pittore, scultore ed illustratore pavese; per 12 anni disegna per diversi brand italiani di sportswear, per poi mollare tutto e dedicarsi completamente alla pittura, primo Amore. La sua ricerca è incentrata su figure allegoriche, ispirate ai vizi della contemporaneità. Stufo di esposizioni asettiche, in cui l’artista non è mai “presente”, avvia un ciclo di performance anticonvenzionali; degna di nota fu l’INCURSIONE ALLA 55° BIENNALE DI VENEZIA in cui, con un gruppo di amici artisti, ha girato “indisturbato” per le sale espositive, animando la curiosità degli spettatori e indispettendo le guardie, per la presenza di un quadro (con cornice) applicato alla T-shirt.

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Uno di questi è l’intervento di ricollocazione e di messa in sicurezza della grande tavola di Giorgio Vasari raffigurante l’Ultima Cena che, sottoposta ad un lungo restauro, torna in Santa Croce dopo mezzo secolo. L’opera e la ricollocazione ha contribuito alla realizzazione del film “Dopo l’alluvione” del regista Enrico Pacciani che è tra gli eventi più significativi della giornata del 4 novembre. Altro progetto sostenuto è stato quello che ha dato vita alla mostra “Firenze 1966 - 2016. La bellezza salvata”, allestita a Palazzo Medici Riccardi (Via Cavour 1, Firenze) e dedicata all’imponente opera di recupero del patrimonio artistico e culturale danneggiato dalle acque dell’Arno. Con il segno dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze anche lo spettacolo “Sotto una gran piova d’acqua” della Compagnia delle Seggiole che al Teatro Niccolini (4 e 5 novembre) rievoca quei L’ingresso dell’Ente CRF con le vetrate opera di Galileo e Tito Chini momenti drammatici per tutti i fiorentini e diviene testimonianza e monito per i meno giovani e per tutti coloro che non editoriali: la ristampa del libro di Luciano Bausi vissero direttamente quei giorni (vedi anche l’ar“Il giorno della piena” (diffuso gratuitamente ticolo a pag. 14 - ndr). insieme al quotidiano La Nazione in occasione La Fondazione Ente CR Firenze ha poi vodell’anniversario) e l’edizione anastatica e critiluto favorire anche progetti di carattere stoca del libro “L’Alluvione del 1966 alla Cassa di rico-scientifico finanziando quattro borse di Risparmio” nel diario inedito di Giovanni Burricerca per giovani under 30 che hanno svolto bi, allora segretario amministrativo della Banca, interventi di studio, documentazione e cataloassieme ad alcune testimonianze artistiche sul gazione su materiali relativi all’alluvione con4 novembre del 1966 di Pietro Annigoni e Luservati in importanti istituzioni cittadine. Oltre ciano Guarnieri appartenenti alla Collezione ciò sono state previste due importanti iniziative dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.


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pellicole

di caterina liverani

C’

è un legame profondo tra l’acqua di un fiume e il cinema. Forse dato dal fatto che entrambi sono fatti per scorrere, più o meno velocemente, per arrivare ad una inevitabile conclusione, o più semplicemente dalle possibilità narrative che il primo ha da sempre regalato al secondo. L’ Atalante, La morte scorre sul fiume, Fitzcarraldo, Apocalypse Now, Il ponte sul fiume Kwai sono tutti grandi film di un passato, più o meno recente, in cui il fiume è stato sfondo, antagonista e in alcuni casi vero e proprio protagonista. Negli ultimi anni il cinema sembra davvero aver riscoperto questa fascinazione esplorando interessanti e in alcuni casi inedite soluzioni narrative, che hanno coinvolto un fiume, la sua profondità ed il suo scorrere. Abbiamo quindi deciso di proporvi una breve crociera a tappe per esplorare le immagini e il significato che il fiume ha acquistato nel cinema in questi ultimi anni e il ruolo, o meglio, l’identità che diversi autori gli hanno attribuito. Presentato lo scorso anno in concorso al Festival di Berlino Vergine Giurata, esordio della regista albanese Laura Bispuri, affida proprio a un fiume le sue prime potentissime sequenze. Su un battello che scorre lungo un’acqua gelida chiusa dalle rocce nebbiose la protagonista Hana (Alba Rohrwacher), che ha dovuto scegliere di rinunciare alla sua femminilità per assumere una identità maschile, lascia la sua casa in Albania tra

i fiordi di Valbona per raggiungere Tirana e, da lì, Belluno alla ricerca della sorella adottiva e di una nuova percezione di sé stessa. Vero e proprio protagonista e non soltanto lo sfondo di una vicenda è invece il Mississippi in Mud di Jeff Nichols, il film del 2012 che ha definitivamente consacrato Matthew McConaughey come uno dei grandi protagonisti del cinema americano d’autore. Le paludi, la vegetazione e il fango – mud - appunto, rendono il fiume l’elemento ideale nel quale si consolida questo toccante racconto di formazione sul profondo legame tra un fuorilegge e due ragazzini. Luogo della memoria più dolorosa, ma anche di un presente altrettanto tragico, è il fiume Mystic che bagna la periferia industriale di Boston e sulle rive del quale si compiono i destini di tre vecchi amici in Mystic River il film di Clint Eastwood che fece guadagnare a Sean Penn e Tim Robbins due più che meritati Oscar, mentre i toni si fanno decisamente più lievi con la sognata, desiderata, immaginata e vissuta Senna, fotografata in modo commuovente da Woody Allen in Midnight in Paris. Il regista newyorkese trasforma le acque che lambiscono Parigi in quel luogo esistente sia nel presente che nell’immaginifico passato vissuti da Gil (Owen Wilson) lo sceneggiatore americano che ogni notte come per incantesimo si trova indietro nel tempo al fianco dei sui idoli letterari. È in riva al fiume che con Adriana (Marion Cotillard) Gil sventa il tentato suicidio di Zelda Fitzgerald ed è sempre lì che la favola si

chiude con un altro magico incontro con una ragazza con la quale vivere, nel presente, l’amata Parigi. Usciti a cavallo degli stessi anni, nel 2008 il primo nel 2010 il secondo, Frozen River e Winter’s Bone sono due film indipendenti americani (entrambi premiati con il gran premio della giuria al Sundance Film Festival) che raccontano storie al femminile in realtà di frontiera profondamente disagiate nelle quali i fiumi non sono semplicemente parte del paesaggio, ma fondamentale nodo narrativo. Una madre single che lotta per sopravvivere divenendo suo malgrado traghettatrice di immigrati clandestini su di un fiume ghiacciato al confine tra gli Stati Uniti e il Canada è al centro di Frozen River che valse alla protagonista Melissa Leo una nomination all’Oscar, riconoscimento condiviso con Jennifer Lawrence che in Winter’s Bones è una teenager che per salvare la misera fattoria in cui vive con la famiglia è costretta a recuperare parte del cadavere del padre, spacciatore di metanfetamine, finito sul fondo di un corso d’acqua. Un fiume che ha sommerso un’intera città e sul quale grava un incantesimo è l’elemento dal quale il divo Ryan Gosling è partito per la realizzazione di Lost River, la sua prima prova come regista presentata a Cannes nel 2014; una moderna fiaba metropolitana nella quale l’acqua è per il giovane eroe, come da tradizione, un banco di prova per il suo coraggio e quell’elemento nel quale giacciono ricordi e antichi orrori.


13 L’ESPERTO CONSIGLIA “L’ARNO AL CINEMA” EDITION

AD OVEST DI PAPERINO

PAISÀ

S

«A

andro (Alessandro Benvenuti), uno sbandato che lavora in una radio indipendente, incontra, nell’edicola di un suo amico, Francesco (Francesco Nuti), ragazzo introverso e disoccupato con una madre oppressiva. Mentre i due sono in giro per la città si imbattono in Marta (Athina Cenci), una pittrice ossessionata dai piccioni. Mentre la ragazza si sporge dal Ponte Santa Trinita per recuperare in suo foulard che sta per volare nell’Arno i due, credendo che voglia buttarsi nel fiume, si precipitano in suo soccorso. Mortificata per il malinteso Marta decide di non confessare la semplice verità ma coinvolge i due ragazzi in una fantomatica ricerca di un personaggio immaginario, metà uomo metà piccione, in grado di sciogliere un incantesimo che grava sul suo destino. Un’eccentrica Firenze popolata da personaggi bizzarri, teatro di situazioni esilaranti è quella raccontata dal trio dei Giancattivi (Benvenuti, Cenci, Nuti) che, nella loro formazione originale, dettero vita nel 1982 ad un vero gioiello della comicità toscana e italiana. Un film che ogni fiorentino, di nascita o di adozione, deve vivere e conoscere almeno una volta.

l di là del fiume i partigiani italiani insorti combattevano contro i tedeschi e i franchi tiratori fascisti». Così inizia Firenze, il quarto episodio di Paisà il film di Roberto Rossellini del 1946, che racconta la liberazione dell’Italia, dalla Sicilia al Polesine, per mano dello sforzo congiunto di partigiani e truppe alleate. Una crocerossina inglese è alla disperata ricerca di Lupo, il capo partigiano di cui è innamorata e che sta combattendo dall’altra parte dell’Arno, che costituiva la linea del fronte, quasi impossibile da raggiungere poiché l’unico collegamento rimasto in piedi è Ponte Vecchio. Insieme ad un amico, Harriet, attraversando in gran segreto il Corridoio Vasariano, riesce a penetrare nel punto più caldo dei combattimenti andando però incontro ad un’amara sorpresa. Rossellini rende un omaggio impeccabile e commuovente ad un episodio della storia recente e lo fa condensando in una manciata di minuti tante storie, tutte egualmente drammatiche e importanti che celebrano il coraggio e il sacrificio.


14

sipario

IL TEATRO SULL’ARNO di tommaso chimenti

“N

uoti sommerso in un mare di cacca”. Iniziano così le rime di Marasco che, meglio di tutte le altre, hanno raccontato l’alluvione di Firenze. Con sarcasmo e tragedia, ancora la gente la canta, la stornella, ne fa parodia ma sempre con un occhio vigile a quel che fu, a tutto quel fango alto tre metri, agli angeli a scrostare i libri dalla Biblioteca Nazionale, le caldaie e la nafta, il fiume impetuoso che tutto trascinava a valle, le auto mangiate dalle onde sporche, il cammello delle Cascine annegato a galleggiare, le casse da morto che sembrava il Gange. Cinquant’anni, che ci piacciono le date piene, gli anniversari tondi, che sembra che ci sia più commozione, più sentimento con i ricordi pomposi. Dal diluvio universale tutto ebbe inizio. 1966-2016. Che Guevara e Mao erano ancora vivi. Allora c’erano i Beatles nel mondo, da noi spopolavano “La fisarmonica” di Gianni Morandi e “Riderà” di Little Tony. I Beatles si sono sciolti, Little Tony ci ha salutato, Morandi è più giovane che mai. Nella Fiorentina giocavano Albertosi, De Sisti, Hamrin. L’alluvione fu raccontato anche da “Amici miei”. Il teatro ha fatto la sua parte. Firenze non ha dimenticato, non ha scordato. Abbiamo appena visto il “Come in America”, cult degli Zauberteatro, proprio sull’Arno all’interno delle barche dei renaioli, sotto il Ponte Vecchio, due giovani sposi in bianco travolti proprio in quella notte d’inizio novembre, la prima notte di nozze. Le città si costruiscono vicino ai fiumi, il fiume che scorre e porta genti e commercio. Al Teatro Niccolini di Firenze un trittico tutto dedicato all’Arno. “Una gran piova d’acqua”

(proprio il 4 e il 5 novembre), per le firme di Sandro Bennucci, Marcello Mancini e Massimo Sandrelli, trio di giornalisti fiorentini, con testimonianze, ricordi, interviste, diari in bianco e nero. L’alluvione ce lo ha perfettamente riportato, con i suoi odori e olezzi, il giornalista e drammaturgo Alberto Severi con il suo “Fincostassù” (11, 12, 13, 15, 16 novembre) che storicizza il fenomeno, ce ne sono state infatti altre nel 1333 e nel 1844 altrettanto poderose, e con il suono onomatopeico del titolo ci rende immediatamente l’idea della profondità in cui era sprofondata la città dei Medici. E ancora “Oltre gli argini” (il 17 novembre) scritto da Paola Presciuttini che ci ricorda quanto Firenze sia legata al suo fiume, il Ponte Vecchio, i lungarni, l’Oltrarno, quel fiume che è visceralmente parte integrante del linguaggio, della cultura, del sentire, della prospettiva della città del Brunelleschi.

Altri alluvioni ma il fango e la paura sono le stesse: siamo nel 2012 in Maremma. È Elena Guerrini, vista nella recente pellicola di Paolo Virzì “La pazza gioia”, che ci porta ad Albinia con il suo “Alluvioni” (Teatro Puccini, 4 novembre). Ancora acqua melmosa a rovistare nei garage e nelle case, a portarsi via cari e oggetti di una vita: con “Il filo dell’acqua” (l’8 novembre) il drammaturgo toscano Francesco Niccolini, con l’Arca Azzurra sul palco, ci riporta prepotentemente a quel giorno, a quei giorni, quando anche la speranza sembrava grigia come il cielo e nera e torbida come quella pioggia. Che poi, in definitiva, è l’acqua assassina o l’uomo con le sue negligenze, mancate manutenzioni, controlli in ritardo? Marasco chiude facendo dire a Dante: “fiorentini... prendete la merda che Dio v’ha mandato”. Tanto Firenze la spala via in un attimo. foto di Naty Rodrìguez De Fez

TEATRO DELL’ANTELLA L’Antella più che un luogo geografico è una parentesi, lasciando Firenze, inoltrandosi nel verde, verso i paesi del vino e giù proseguendo. L’Antella e il suo teatro se ne stanno arroccati, la barra del timone nelle mani salde di Riccardo Massai che governa la nave con lo sguardo al futuro e i piedi ben piantati nel territorio. E allora parte un’altra stagione ricca e piena con tanti titoli, tanti spunti, tante riflessioni. Un luogo aperto dove ci puoi trovare l’amato, e mai abbandonato, Shakespeare, le letture sul “Don Chisciotte” di Cervantes, l’unione che solo a prima vista pare inconciliabile tra sport e teatro. O ancora tante piccole grandi scoperte: si va da Alessandro Benvenuti con il suo noir “Un comico fatto di sangue”, passando ad Alessandro Riccio che declina amore e handicap con “H come amore”, il cupo “Diario di un pazzo” di Gogol a cura di Paolo Biribò o il “Se ci sei batti un colpo” con Fabio Mascagni dalla penna di Letizia Russo. Il teatro, all’Antella, è risorsa, bene e bisogno primario, è respiro, ossigeno puro. per maggiori informazioni sulla stagione teatrale 2016/2017: www.archetipoac.it


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l’agenda di

NOVEMBRE MARTEDÌ 1

L A CASA DEI GATTI Teatro di Rifredi (FI) ing. 10/8 € FIRENZE 4 -11- 1966 (1-6/11) Teatro Le Laudi (FI) ing. 14/16 € ALFABETI SOMMERSI (1-13/11) Sala d’Arme Palazzo Vecchio (FI) ing. libero

MERCOLEDÌ 2

GARBAGE Obihall (FI) ing. 34/25 € AMERICAN PASTORAL Cinema Odeon (FI) ing. NP

GIOVEDÌ3

OCK CONTEST 2016 R Combo Social Club (FI) ing. libero SUPRANATURA + COMANECI (LIVE) L’Appartamento (FI) ing. libero con tessera CHOMSKY REQUIEM FOR THE AMERICAN DREAM Cinema Odeon (FI) ing. 11 € UN MOSTRO DALLE MILLE TESTE Spazio Alfieri (FI) ing. 7/6 € 4 NOVEMBRE 1966, AIUTO L’ALLUVIONE (3-13/11) Teatro di Cestello (FI) ing. 13/15 € MALEDETTO PETER PAN Teatro Puccini (FI) ing. 15 € LIQUIDO Cango (FI) ing. 10/8 € FUORI CLASSE Teatro di Antella (FI) ing. libero FIORENTINA-SLOVAN LIBEREC Stadio Artemio Franchi (FI) ing. NP

VENERDÌ 4

AUTENTICA Combo Social Club (FI) ing. 5 € TOM BROSSEAU Circolo Il Progresso (FI) ing. 5 € CALAFOSCOPA Auditorium Flog (FI) ing. 5 € CASARANO & SIGNORILE Sala Vanni (FI) ing. 20/15 € PANDHA Capanno BlackOut (PO) ing. libero con tessera MALEDUCAZIONE ALCOLICA + FISH BONES CPA Firenze Sud (FI) ing. NP PERFORMANCE - VIRGINIA RAFFAELE (4-6/11) Teatro Verdi (FI) ing. 23/40 € ALLUVIONI Teatro Puccini (FI) ing. 15 € CASA NOVA, VITA NOVA (4-13/11) Teatro di Rifredi (FI) ing. 16/14 €

ON CHISCIOTTE D Teatro di Antella (FI) ing. NP

SABATO 5

BIRTHH + EMERGENCY STUDENTS’ PARTY Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera SAMUEL BLASER TRIO Pinocchio Jazz (FI) ing. 10/7 € I MORTI DI FIGA Combo Social Club (FI) ing. libero NAMARUPA + THE DUST AND THE DUKE Circolo Il Progresso (FI) ing. libero OSAKA FLU + CONSORZIO DIGGEI INDIPENDENTI Capanno BlackOut (PO) ing. libero con tessera 24 MILA BACI Viper Theatre (FI) ing. AMICI MIEI ATTO II Spazio Alfieri (FI) ing. 7/6 € PETER GREENAWAY: THE NIGHTWATCHING Cinema Odeon (FI) ing. 11 € K ATIA PESTI L’Appartamento (FI) ing. libero con tessera CANZONIERE GRECANICO SALENTINO & ERRI DE LUCA Auditorium Flog (FI) ing. 13 € PICCOLI STORIE DI COLORI: BIANCO Museo di Palazzo Vecchio (FI) ing. 2/14 € CORRADO AUGIAS Teatro Niccolini (FI) ing libero PASSEGGIATA SULL’ARNO Location Varie (FI) ing. libero con registrazione IL GIARDINO DEL RE (5-6/11) Teatro Puccini (FI) ing. 5 € IL SOLE E GLI SGUARDI (5-13/11) Teatro Fabbricone (PO) ing. NP IO M’ABBADO DA ME, SE SON CORNA FIORIRANNO Teatrodante Carlo Monni (Campi Bisenzio) ing. 10 € FINCHÉ GIUDICE NON CI SEPARI (5-6/11) Teatro Politeama (PO) ing. 20/16 € EDIPO (5-6/11) Teatro Era (Pontedera) ing. 20/18 € LE VACCINAZIONI Auditorium Stensen (FI) ing. libero RIGUARDO A. Teatro di Antella (FI) ing.NP

DOMENICA 6

I L BEL CANTO Aula Magna Careggi (FI) ing. libero BEN VIDA - REDUCING THE TEMPO ZERO Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci (PO) ing. 15 € con mostra

HY SAVE FLORENCE? W Cinema Odeon (FI) ing. 5 € «LASCIATECI…» GUERREGGIARE! Biblioteca Marucelliana (FI) ing. libero ROSA Cango (FI) ing. 5 € ANIMA! Teatro di Antella (FI) ing. NP FIORENTINA-SAMPDORIA Stadio Artemio Franchi (FI) ing. NP

LUNEDÌ 7

C ORO DELLA ARMATA ROSSA Opera di Firenze (FI) 55/25 € BRIT FLOYD Obihall (FI) ing. 32/41 € OASIS SUPERSONIC (7-9/11) Cinema Odeon (FI) ing. 8 €

MARTEDÌ 8

ING CRIMSON (8-9/11) K Teatro Verdi (FI) ing. 65/34 € IL FILO DELL’ACQUA Teatro Puccini (FI) ing. 20/16 €

MERCOLEDÌ 9

OCK CONTEST 2016 R Combo Social Club (FI) ing. libero NON È SUCCESSO NULLA Teatro della Pergola (FI) ing. libero

GIOVEDÌ 10

OCK CONTEST 2016 R Combo Social Club (FI) ing. libero THE GREAT TRANSMISSION Cinema Odeon (FI) ing. 10 € LEI DISSE SÌ L’Appartamento (FI) ing. libero con tessera FLORENCE QUEER FESTIVAL (10-15/11) La Compagnia (FI) ing. 10/5 € GULP! Combo Social Club (FI) ing. 5 € BOLERO Teatro Puccini (FI) ing. 22/18 € BIENNALE ENOGASTRONOMICA DI FIRENZE (10-28/11) Firenze Ex3 (FI) ing. NP L’ARTE ACCESSIBILE (10-11/11) Palazzo Strozzi (FI) ing. NP SALONE DELL’ARTE E DEL RESTAURO (10-11/11) Fortezza da Basso (FI) ing. NP

VENERDÌ 11

L UBOMYR MELNYK Sala Vanni (FI) ing. 15 €

ELISA Nelson Mandela Forum (FI) ing. 36/70 € FATALISTS (HUGO RACE + SACRICUORI) Circolo Il Progresso (FI) ing. 8 € BIG LEBOWSKI FEST CPA Firenze Sud (FI) ing. SOPHIA + TRICKY Viper Theatre (FI) ing. 15 € RIVER TO RIVER BOLLYWOOD NIGHT Tasso Hostel (FI) ing. NP THE HUMAN JUKE BOX (11-12/11) Teatro Puccini (FI) ing. 25/20 € IMPROVISTI Teatro Puccini (FI) ing. 8 € DON CHISCIOTTE Teatro di Antella (FI) ing. NP

SABATO 12

EYOND THE GARDEN + MILLELEMMI B Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera NADA + A TOYS ORCHESTRA Auditorium Flog (FI) ing. 13/11 € JAVIER GIROTTO Pinocchio Jazz (FI) ing. 10/7 € CAPEZZOLI & SOLER Circolo Il Progresso (FI) ing. libero DANGEREGO Capanno BlackOut (PO) ing. libero con tessera ONE HOUR PARTY Combo Social Club (FI) ing. libero PANARIELLO CONTI PIERACCIONI Nelson Mandela Forum (FI) ing. 58/25 € R ASSEGNA DANZA CONTEMPORANEA L’Appartamento (FI) ing. libero con tessera FROM GALILEO TO MARS Varie Location (FI) ing. libero con prenotazione L’AULULARIA (12-13/11) Teatro Le Laudi (FI) ing. 14/16 € EDEN (12-13/11) Cango (FI) ing. 5 € CATERINA E L’ORCHESSA (12-13/11) Teatro Puccini (FI) ing. 5 € SON PICCOLO... MA CRESCERÒ Teatrodante Carlo Monni (Campi Bisenzio) ing. 10 € ALLA FINE DELLA VITA Auditorium Stensen (FI) ing. libero FISCHIA IL VENTO Teatro di Antella (FI) ing.NP

DOMENICA 13

AO! W Lightlite (FI) ing. NP IN SUA MOVENZA È FERMO Teatro della Pergola (FI) ing. 15/12 €

Domenica 13 novembre ore 10.00 / 11.00 / 12.00

IN SUA MOVENZA È FERMO

Visita spettacolo al Teatro della Pergola In collaborazione con La Compagnia delle Seggiole

www.teatrodellapergola.com


MUSICA/TEATRO/ARTE/CINEMA/EVENTI NABUCCO Teatro Politeama (PO) ing. 30/14 € IL CURIOSO CASO DEL GARAGE ERMETICO Teatro di Antella (FI) ing. NP IL POPOLO DEL BLUES Aula Magna Careggi (FI) ing. libero

LUNEDÌ 14

TIROMANCINO Obihall (FI) ing. 20/35 €

MARTEDÌ 15

CAVEMAN Teatro Puccini (FI) ing. 22/18 € UBU ROI (15-19/11) Teatro di Rifredi (FI) ing. 16/14 € L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA (15-16/11) Teatro Era (Pontedera) ing. 20/18 € ROCK CONTEST 2016 Glue Firenze (FI) ing. libero

MERCOLEDÌ 16

L O SCHERMO DELL’ARTE (16-20/11) La Compagnia (FI) ing. 7/5 € DANIELE GIORGI Teatro Verdi (FI) ing. 16/13 €

GIOVEDÌ 17

OCK CONTEST 2016 R Combo Social Club (FI) ing. libero TRK | JOOKLO DUO + METTE RASMUSSEN Galleria Frittelli (FI) ing. 5 € FILOSOFIA TRA ORIENTE E OCCIDENTE L’Appartamento (FI) ing. libero con tessera ANGELO PINTUS Teatro Verdi (FI) ing. 23/34,50 € R ADICAL LIGHT Cango (FI) ing. 10/8 € DRAG PENNY OPERA (17-20/11) Teatro Metastasio (PO) ing. NP DIAMOCI DEL TU Teatrodante Carlo Monni (Campi Bisenzio) ing. 22,50/12,50 €

VENERDÌ 18

POOH Nelson Mandela Forum (FI) ing. 30/73 € DAGGER MOTH Circolo Il Progresso (FI) ing. libero V YNIL Combo Social Club (FI) ing. 8/5 € GIULIA MAZZONI Sala Vanni (FI) 15 €

F ACE YOUR ENEMY + SLANDER K100 Fuegos (Campi Bisenzio) ing. NP L’ATTENTISSIMA Teatro Puccini (FI) ing. 12 € DON CHISCIOTTE Teatro di Antella (FI) ing. NP BAD GIRL Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci (PO) ing. 10 € con mostra QUADERNI (18-19 e 25-26/11) Teatro della Pergola (FI) ing. 5 € THE FLORENCE TATTO CONVENTION (18-20/11) Fortezza da Basso (FI) ing. NP MODAPRIMA 81 Stazione Leopolda (FI) ing. su invito

SABATO 19

INUDE Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera THE GIORNALISTI Auditorium Flog (FI) ing. NP MATTEO BORTONE TRIO Pinocchio Jazz (FI) ing. 10/7 € BREAK OFF BE-DAY Combo Social Club (FI) ing. libero CONVERSAZIONI JAZZ L’Appartamento (FI) ing. libero con tessera OPEN UP TO ME Spazio Alfieri (FI) ing. 7/6 € LORENZO DE LAUGIER Circolo Il Progresso (FI) ing. libero SINCERAMENTE BUGIARDI (19-27/11) Teatro Le Laudi (FI) ing. 14/16 € LE OLIMPIADI DEL 1936 Teatro Puccini (FI) ing. 25/20 € RHYTHMIC CONNECTIONS Cango (FI) ing. 5 € MONS. TIMOTHY VERDON E CARLO SISI Teatro Niccolini (FI) ing. libero ECO-ETICA Auditorium Stensen (FI) ing. Libero IL COMICO FATTO DI SANGUE Teatro di Antella (FI) ing. NP

DOMENICA 20

I MUSICANTI DI BREMA Teatro Puccini (FI) ing. 8 € ERICO, TRINA E LA LUMACHINA Teatro di Rifredi (FI) ing. 10/8 € FORTUNATO DEPERO Museo del 900 (FI) ing libero con prenotazione PIANO SOLO Aula Magna Careggi (FI) ing. libero MELAVIGLIA Ospedale Pediatrico Meyer (FI) ing. libero PAESI AL DI LÀ DAL MARE Teatro di Antella (FI) ing. NP

LUNEDÌ 21 ���������������������������������������������������������������������������������������������������������

MARTEDÌ 22

L ’ULTIMO IMPERATORE Cinema Odeon (FI) ing. libero

MERCOLEDÌ 23 ���������������������������������������������������������������������������������������������������������

GIOVEDÌ 24

P ROGEAS FAMILY & ELASTICA RECORDS Combo Social Club (FI) ing. libero DIEGO MANCINO Spazio Alfieri (FI) ing. 15 € IL CINEMA DI CARMELO BENE L’Appartamento (FI) ing. libero con tessera BENVENUTI IN CASA GORI (24-27/11) Teatro di Rifredi (FI) ing. 16/14 € ALLA LUCE (24-27/11) Teatro Era (Pontedera) ing. 20/18 € L A PESTE Teatro di Antella (FI) ing. NP LUS (24-27/11) Teatro Fabbricone (PO) ing. NP JOAKIM Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci (PO) ing. 15 € con mostra FIORENTINA-PAOK SALONICCO Stadio Artemio Franchi (FI) ing. NP

VENERDÌ 25

ISSI D’ARTE V Circolo Il Progresso (FI) ing. 5 € PAZ-ZIA Combo Social Club (FI) ing. 7/5 € COSMO Auditorium Flog (FI) ing. NP ROCK CONTEST 2016 Glue Firenze (FI) ing. libero HAYDI! (25-26/11) Teatro Puccini (FI) ing. 25/20 € IO CI SONO (25-26/11) Teatrodante Carlo Monni (Campi Bisenzio) ing. 22,50/12,50 € LIVIA Teatro Puccini (FI) ing. 8 € DON CHISCIOTTE Teatro di Antella (FI) ing. NP

SABATO 26

OMOSUMO Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera DENTE Auditorium Flog (FI) ing. NP

F RANCO D’ANDREA Pinocchio Jazz (FI) ing. 10/7 € L A RAPPRESENTANTE DI LISTA Capanno BlackOut (PO) ing. libero con tessera GUIGNOL Circolo Il Progresso (FI) ing. 5 € IL CARTELLO MAGAZINE PARTY Combo Social Club (FI) ing. libero R ASSEGNA BOLO FUNKY NIGHT L’Appartamento (FI) ing. libero con tessera MURUBUTU CPA Firenze Sud (FI) ing. NP IL GATTO CON GLI STIVALI Teatro Puccini (FI) ing. 5 € CONSIGLI PER APPARIRE A PROPRIO AGIO IN ASCENSORE Teatro di Cestello (FI) ing. 13/15 € BATAILLES (26-27/11) Cango (FI) ing. 5 € ELEGANZISSIMA (26-27/11) Teatro Politeama (PO) ing. 20/16 € SOGNANDO INSIEME A DON-BACKY Teatro Aurora (Scandicci) ing. 15 € BIOETICA E TRADIZIONI RELIGIOSE Auditorium Stensen (FI) ing. libero L’AMORE SBAGLIATO Teatro di Antella (FI) ing. libero

DOMENICA 27

I L GATTO CON GLI STIVALI Teatro Puccini (FI) ing. 8 € CONCERTO Teatrodante Carlo Monni (Campi Bisenzio) ing. 12/10 € DUE POLLICI ALL’OPERA Aula Magna Careggi (FI) ing. libero FOOD & WINE (27-28/11) Stazione Leopolda (FI) ing. NP

LUNEDÌ 28

T ARJA Obihall (FI) ing. 50/30 €

MARTEDÌ 29 ���������������������������������������������������������������������������������������������������������

MERCOLEDÌ 30

S ILENZI DI GUERRA Teatro Puccini (FI) ing. 15 € CHRISTOPH POPPEN Teatro Verdi (FI) ing. 16/13 €


18

NOVEMBRE da non perdere SABATO 5

MARTEDÌ 8 E MERCOLEDÌ 9

VENERDÌ 11

BIRTHH Glue Alternative Concept Space

KING CRIMSON Teatro Verdi

SOPHIA Viper Theatre

Ho sempre adorato il termine “next big thing”, lo trovo curioso e spesso lo associo a progetti tendenzialmente inutili. Nel caso di Birthh è diverso: viene da Firenze come me e nonostante la sua giovanissima età, vanta collaborazioni internazionali che farebbero impallidire il più algido producer teutonico. Alice Bisi, questo il suo vero nome, è un’artista tormentata, esplosa grazie al suo debutto “Born in The Woods”, un’amalgama intelligente e studiata di beat sintetici e strumenti suonati, frutto di un talento raro alla scrittura e un’importante ed eterogenea collezione di dischi. Non so esattamente il set che presenterà al GLUE, ho visto solo che la data fiorentina sarà tra le prime di una lunghissima serie che porterà Birthh live anche fuori dallo Stivale. Salutiamo un altro elegante vanto da esportazione... Ah! Dimenticavo: la signorina è pure molto carina.

Giriamoci poco intorno, stasera a Firenze ci sono loro. E non sono una band come tante altre, non sono una band pop di cui puoi dire “eh ma li ho visti altre volte”. Sono i King Crimson. Quelli che hanno fatto il disco del 1969 che ti ha fatto acquistare il tuo compagno di banco e che tu ascoltavi invaghito nonostante contenesse brani di 6 minuti. Incredibile ma vero. Stasera sono a Firenze, ed è una perfetta serata per chi ama la musica. Perché son sempre stati amati sia da chi pensava che la musica fosse solo un getto, un istinto e chi pensava allo studio metodico dello strumento. Perché ok che Tony Levin al basso è l’uomo dalle falangi più lunghe dell’emisfero boreale, ma sa suonare il basso alla perfezione. Perché ok che Robert Fripp è l’autore dell’avvio di Windows Vista, ma è un artista che da solo ha stravolto in modo di suonare la chitarra. Perché sono a Firenze, e va bene andare, magari dopo un caffè corretto. Nella corte del loro re.

Sono passati quasi dieci anni da quanto un nuovissimo locale vicino alla stazione di Santa Maria Novella, mi permise di vedere il concerto bellissimo dei Sophia. Quel posto curioso e alquanto improbabile si chiamava Sintetika, che poi è diventato Tender e dentro alle sue quattro mura, di miei ricordi fichi ne custodisce parecchi. Da allora mr Robin Proper-Sheppard, vera mente e frontman della band, non ha perso un pelo: continua a sfornare ottimi brani che arrivano dritti al cuore, senza troppi compromessi. Sarà sicuramente l’ultimo lavoro “As We Make Our Way (Unknown Harbours)” protagonista della serata del Viper Theatre, un disco al quale mi sono approcciato con diffidenza, venendone al solito conquistato. Ammetto che la vicinanza sull’iPod agli Swans stride un po’, ma il mondo di Proper-Sheppard rimane denso di fascino e tutto da scoprire ancora una volta.

GIOVEDÌ 17

JOOKLO DUO + METTE RASMUSSEN Galleria Frittelli Arte Contemporanea

TRK. SOUND CLUB: APPUNTAMENTI CON LA MUSICA SPERIMENTALE

T

orna a Firenze TRK. Sound Club, il progetto di Tempo Reale (www.temporeale. it) dedicato interamente alla nuova scena sperimentale internazionale. Partito a marzo 2016 con quattro appuntamenti, il progetto ha visto una grande affluenza di pubblico e interesse per le proposte musicali ( Jean-François Laporte, Rie Nakajima, Pierre Berthet, SEC_ e altri). TRK. è un “sound club” che crea contesti informali e di ascolto immersivo, concerti in cui il pubblico entra in contatto con i musicisti, interagisce con loro, scopre e ascolta nuova musica. Ispirandosi a spazi concertistici in cui la programmazione di musica sperimentale è all’ordine del giorno, o quasi (Cafe OTO a Londra, Ausland a Berlino, O’ a Milano), TRK. vuole essere un nuovo nodo di una rete artistica sempre più estesa e presente a livello internazionale. Il 17 novembre aprono le danze i Jooklo Duo con Mette Rasmussen. I Jooklo (Virginia Genta, ance, e David Vanzan, percussioni ed elettronica) coniugano in modo originale la tradizione del free jazz storico, la psichedelia etnica di

gruppi come Aktuala e Futuro Antico, le suggestioni cosmiche di Sun Ra e la fire music di Peter Brötzmann. Il duo ha all’attivo collaborazioni strabilianti, fra cui Thurston Moore, Bill Nace, Chris Corsano, Harmut Geerken, Sabo Toyozumi e molti altri. Rasmussen è una giovane sassofonista danese che si è imposta negli ultimi anni come una delle voci più originali della scena avant jazz scandinava. La sua musica è un flusso continuo caratterizzato da un’incessante esplorazione delle possibilità timbriche del sassofono, che unisce l’urgenza espressiva del free jazz storico con le astrazioni dell’improvvisazione radicale europea, con uno speciale riferimento alla lezione di Evan Parker. Ha suonato con esponenti di primo piano della musica improvvisata mondiale, tra cui Alan Silva, Axel Dörner, John Edwards, Chris Corsano, ed è solista della Fire! Orchestra di Mats Gustafsson. http://www.musicaelettronica.it


BASTA PRENDERCI IN GIRO. Da gennaio 2017 non perderti neanche un numero di Lungarno. Scegli di diventare Socio Sostenitore. Riceverai ogni mese la rivista direttamente a casa tua, sosterrai l’Associazione Culturale Lungarno e ne diventerai socio con sconti e riduzioni per vivere la cultura sempre col sorriso. E se decidi di aderire a questa iniziativa dal mese di novembre, riceverai in omaggio la borsina limited edition. Quindi, basta prenderci in giro. Lungarno è una cosa seria. Scopri come sostenerci su www.lungarnofirenze.it/merita

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20 I PROVINCIALI

DA QUESTE PARTI prato di pratosfera

D

a queste parti abbiamo scoperto il fiume solo di recente. D’altronde Prato ha dimostrato nel tempo di non essere tanto capace di alimentare mitologie diverse da quelle legate alla produzione e alle fabbriche. Sicché, fino ad un certo punto, del fiume non è fregato niente a nessuno e non essendoci un Ponte Vecchio, per esempio, non è fregato niente a nessuno per parecchio tempo. Però i tempi cambiano, le fabbriche chiudono, le mitologie si sgretolano e forse forse non è nemmeno un male. Così, il fiume i pratesi hanno cominciato a rivalutarlo da qualche anno. Sul Lungobisenzio sono così arrivate negli anni le piste ciclabili, le panchine, pure qualche opera d’arte. Niente di trascendentale, insomma. Fino allo scorso anno, quando il

Comune ha fatto capire che intorno al fiume e all’immaginario cittadino legato al Bisenzio c’erano delle idee. Queste idee si chiamano “Riversibility”, che viene dalla fusione tra il termine inglese river (fiume) e il concetto di reversibilità: un parco ludico-motorio di 110 ettari lungo 7,5 chilometri di fiume. Quanto basta per far saltare il banco dell’entusiasmo a tutti quelli che sperano in una città diversa. Il progetto, recentemente finanziato anche dal Governo, prevede la creazione di 16 “stazioni” distribuite lungo la pista ciclabile. In queste stazioni c’è di tutto: dai gonfiabili per i bambini ai bar, dai bagni pubblici alle fontanelle, dagli skatepark al sito per attività nautiche, dalle postazioni sorvegliate per biciclette ad altre aree ristoro organizzate in due formati entrambi smontabili. Attenzione, il dettaglio rivela davvero lo spirito del progetto. Le postazioni saranno infatti container e in alcuni casi un’Ape Piaggio. Provate a immaginare l’effetto. Fatto? Ecco, adesso vi rendete conto perché a Prato si aspetta con ansia l’inizio dei lavori. Il nostro fiume sarà post moderno, vagamente industriale, sicuramente strapopolare. Un pezzo fondamentale del nuovo immaginario collettivo. Altro che Rinascimento.

A TUTTO TEATRO empoli E NOIR di silvia amerighi

N

ovembre è il mese dei cartelloni teatrali, dove si entra nel vivo dello spettacolo. Tanti gli eventi in programma. Domenica 6 novembre, alle 17:15, al Teatro Shalom “Il più brutto week-end della nostra vita” di Norm Foster, con Maurizio Micheli, Benedicta Boccoli, Ninì Salerno, Barbara Terrinoni. Per info: 0571 77528. Giovedì 10 novembre alle 21, Oscar De Summa porta in scena “Stasera sono in vena” al Minimal Teatro. Info e prenotazioni, anche per la cena: 0571.81629-83758. Al Teatro Excelsior, arriva Pirandello con “Il giuoco delle parti”, mercoledì 23 novembre, alle 21.00. Per informazioni 0571757729. Sempre al Minimal Teatro, giovedì 24 novembre alle 21,00 la compagnia teatrale Sacchi di Sabbia e Pistoia Teatri porta in scena “Quattro moschettieri in America”. I moschettieri, nell’America degli anni Trenta, si trovano a inseguire, tra gangster,

pupe e sparatorie, il sogno cinematografico. Per info: 057181629. Infine, per concludere in bellezza il mese venerdì 25 novembre alle 21,30 lo scrittore Massimo Carlotto, affermato autore di noir, presenta il suo ultimo libro “Il turista” alla Libreria Rinascita.

VADA VERDI pisa CHI PUÒ

di francesca sbandierata

O

pera, prosa, concerti di musica classica, danza e appuntamenti culturali. Sebbene l’idea di costruirlo per sostituire il Teatro dei Ravvivati sia nata nel 1830 (inaugurato poi nel 1867), il Teatro Verdi, già Regio Teatro Nuovo di Pisa, sembra un giovanotto con la sua programmazione che spazia in tutti i campi artistici. E il cartellone di quest’anno sembra convincere sempre più del suo animo fresco e gentile. Sul palco, mentre ci si prepara alle piogge intermittenti dell’autunno inoltrato, la mezzosoprano Christina Daletska, il piano di Walter Prossnitz e la voce recitante di Nicoletta Maragno daranno vita al concerto “Marcel Proust. La piccola frase, il tenero pianto” (2 novembre) per riscoprire lo scrittore francese a contatto con le melodie di Chopin, Gluck, Schumann e Mozart. Il 5 e 6 novembre lo spettacolo teatrale “Il filo dell’acqua” di Francesco Niccolini ricorderà i cinquanta anni di un Arno feroce e rabbioso. Dopo la metà del mese (il 19 e il 20), invece, tre opere liriche a confronto: “Sancta Susanna” di Paul Hindemith, “Suor Angelica” e “Gianni Schicchi” di Giacomo Puccini. Insomma, a Pisa non si vive di solo mare né di solo rock. www.teatrodipisa.pi.it


21 FERMO IMMAGINE

ARNO LUOGO DI VITA

di mattia marasco

S

e sentiamo le parole “Arno” e “novembre” la mente viaggia in un’unica direzione: la durissima prova che Firenze ha dovuto affrontare nel ‘66. Questo accade anche perché il nostro fiume non fa più parte del quotidiano fiorentino, fatta eccezione forse per chi come me, ci ha imparato a remare e ha osservato la città delineare i suoi confini nel cielo dalla Pescaia di San Niccolò. È difficile associare ad esso ricordi che non siano legati alla mattina di quel 4 novembre. Non è sempre stato così, tutt’altro. L’Arno è stato da sempre alleato della città: fino al perfezionamento delle rete ferroviaria fu la principale via di trasporto e commercio, ha ospitato le celebrazioni di San Giovanni per secoli e per un periodo, negli anni Trenta del secolo scorso, è stato luogo di “bella vita” con musica e balli offrendo attracco alla Fiorenza, la chiatta turistica galleggiante arricchita da un ristorante e una sala da ballo. Intorno al nostro fiume ruotavano numerose professioni e con esse ricordi, sguardi persi e primi amori.

http://www.lamiafirenze.mattiamarasco.it • mattia.marasco@gmail.com

PALESTRA ROBUR - lezioni di ginnastica culturale per fiorentini

ALLUVIONATI DENTRO di leandro ferretti

N

el secondo atto di Amici miei, girato sette anni dopo il primo, c’è un lungo flashback che riporta al periodo della grande alluvione di Firenze. Un flashback con notevoli incongruenze (appare già il Sassaroli che non dovrebbe esserci, e il figlio del Perozzi ha un’età incompatibile con quella del film precedente), ma non importa. Gli amici guardano Firenze dall’alto, che appare in immagini di repertorio di quel disastro. “Quest’alluvione ci ha alluvionati anche dentro”, dice il Necchi, che nel bar di via dei Renai ha trovato soprattutto pesci. Il loro smarrimento è anche quello della città dinanzi a quella tragedia così grande, inattesa e insieme portatrice di sentimenti contraddittori. Perché chiuse definitivamente l’era dell’espansione “lapiriana”, ovvero la grande trasformazione della città dopo la guerra, e fu al contempo la prima grande vetrina mediatica internazionale per Firenze. Lasciò tutti alluvionati dentro, ma anche un po’ speranzosi.


22 NODI DA SCIOGLIERE

MAMME A FIRENZE

PERCHÉ ANDARE IN QUEL POSTO? di martina milani

C

inquanta anni fa non esisteva internet e non c’erano neanche i cellulari eppure migliaia di persone da tutto il mondo si sono riunite a Firenze per aiutare la città a ripulirsi dal fango. Avranno letto i giornali e saputo dell’emergenza via radio e tv, avranno fatto chiamate intercontinentali, si saranno scritti lettere e poi si saranno dati appuntamento qui. È la disponibilità di mezzi a renderci liberi di muoverci o avere una motivazione? Che cos’è che ci fa sentire davvero coinvolti?

Lo scorso luglio una folla di cinquemila persone si è riversata nella balera del Varlungo: un posto nascosto tra il cavalcavia e i piloni dell’alta tensione, collegato alla viabilità solo da un tratto di strada sterrata. Un luogo inaccessibile, che nessun navigatore sa ben collocare ma che per tre giorni consecutivi si è riempito di vita ad età varie, con musica popolare e liscio, artigianato e design, lotteria e dj set. Un raro cocktail estivo che portava il nome di Florence Folk Festival, realizzato dell’associazione La Scena Muta che nei prossimi mesi, insieme ad Impact Hub Firenze, riproporrà una serie di appuntamenti, concerti e serate; stavolta nella sede di Hub a Rifredi. Altro posto dove non si capita per caso ma che semmai si ricerca. Altro tentativo perenne di creare una community a partire dai bisogni delle persone e provando a chiedersi non solo cosa serve ma anche cosa è importante.

SULLA PELLE

NOVEMBRE BAMBINO di cristina romeo

C

ultura e sport sono al centro dei consigli family friendly di questo mese. In occasione dei 50 anni dall’Alluvione, il 5 novembre MAC Musei a Colazione propone una visita in uno dei luoghi più colpiti di Firenze, la Basilica di Santa Croce. Il giorno 13 l’Associazione ArteMide organizza un tour guidato per le famiglie alla Galleria degli Uffizi. Chi pensa che vedere il museo più famoso di Firenze con i bambini sia una mission impossible, si ricrederà di certo (da non perdere le nuove sale del Botticelli!). Appassionati di ciclismo e non solo potranno scoprire il Museo di Gino Bartali a Ponte a Ema assieme a MammaCult il 20 novembre. Per informazioni: didatticafirenze@mammacult.com. Domenica 27, infine, in centro a Firenze si correrà la Ginky Family Run, una corsa di 2 km non competitiva per bambini e famiglie. Iscrizioni dal sito ufficiale della Firenze Marathon. http://www.mammeafirenze.it

IN CITTÀ TUTTO TRANQUILLO

NUTRIA È CHI LA NUTRIA È di nanni the pug di valentina messina

FRENOPERSCIACALLI

C

i sono persone che si avvicinano al disegno “da grandi” e altre che nascono immerse in quel mondo: frenopersciacalli è uno di questi. Un nome, un anagramma, una storia. frenopersciacalli, minuscolo e tutto attaccato – si assicura - altro non è che “un gioco che mio padre mi insegnò per trovare il mio nome indiano. Una parola che viene scelta in base al proprio spirito, un nonsense che alla fine corrisponde a qualcosa”. “Sto mantenendo viva la tradizione con i miei figli. Disegno da sempre, in famiglia lo facevano tutti, lo trovo naturale e indispensabile”. Rimango affascinata da questa sua voglia di persistenza temporale, di continuità. È la stessa che ritrovo in molti dei suoi lavori. Dai dipinti ai live painting, dai libri ai murales negli edifici abbandonati: i suoi schizzi prendono vita anche sulla carta e sui muri, senza limitarsi al mondo dei tatuaggi. C’è dunque vita oltre l’inchiostro, poiché mi rivela che presterà la sua mano al nuovo disco di Krishna Biswas. E nonostante non si identifichi completamente con l’elemento dell’acqua, mi piace accostare alcuni dei suoi lavori a essa. “La tecnica del segno unico è solo istinto, memoria della mano e tanti fogli buttati”. Le sue linee continue scorrono, e non si arrestano davanti a nulla. Trascinanti e mai piatte – le sento inarrestabili proprio come lo scorrere di un fiume.

“M

i sa che l’Arno è in piena, sono uscite le nutrie!”. Ogni volta che il mio bipede mi porta a I’ Brindellone c’è qualcuno che urla così. Io mi guardo sempre intorno ma nessun animale peloso scorrazza in quel ristorante dell’Oltrarno. Poi mi guardano e ridono. La simpatia fiorentina non l’ho mai capita! Le nutrie però esistono e qualcuna l’ho pure vista sul margine. Dove vivo io è facile scendere: dal parchetto corro lungo una piccola discesa e poi il fiume, le sue erbe, i margini a pelo d’acqua. Quando mi avvicino spesso vedo dei baffoni buttarsi nell’acqua. La coda lunga e sottile, la pelliccia bagnata. Sembrano topi ma più grossi, capaci di nuotare fino all’altra riva senza paura. Io abbaio un po’ ma poi le lascio andare. Non avranno freddo nell’acqua? Fortunatamente c’è qualcuno che butta del pane secco, che le cerca guardando con insistenza nei pertugi delle spallette. Vivono lì le nutrie, povere care. E mentre loro aspettano che qualche benefattore getti del cibo, io passeggio sperando che prima o poi possano anche loro passare a trovare gli amici de I’ Brindellone. Potremmo farci tante risate insieme. Sicuramente, tante risate.


23 NIENTE PANICO

L’ARNO È: MICHELANGELO GIANI di tommaso ciuffoletti

U

na volta l’anno mi ricordo che a Firenze c’è l’Arno. A capodanno. Quando Giani, in braghetta d’ordinanza biancorossa-canottieri, si lancia festante ne li gorghi de lo nostro fiume. E un coro di “maiala che schifo” accompagna i commenti che si fanno il giorno al bar sfogliando La Nazione. Io invece sto con Giani e non sto scherzando neanche un po’. Non si è ancora trasformato in Tartaruga Ninja, rassicurandoci sul fatto che per quanto sudicio, l’Arno non è completamente radioattivo. Forse. E che pure quei pesci enormi chiamati siluri, che pare lo abitino, saranno grossi, ma non abbastanza da ingoiare un Giani. Ecco, i pescatori che pescano in Arno. Sono gli unici altri che ogni tanto mi rammentano che esiste l’Arno. E i canottieri. E anche quelli col sup, tipo il mio amico Tommaso Pucci. Ma poi

... che cazzo pescano in Arno? Ebbene un grazie va a tutti loro. Da Giani a Pucci. Perché a me, lo dico davvero, dispiace non ricordarmi mai che c’è un fiume a Firenze. Ma del resto io, che cazzo ci faccio co ‘sto fiume? Ci passo sopra. Punto. O al limite ci bevo i cocktailini a 8 euro in riva. Forse più che pedonalizzare il Duomo, non potevamo pensare a come navigabilizzare l’Arno? O meglio ancora nuotabilizzarlo? È davvero così assurdo? Così impensabile? Se lo è davvero, tanto vale interrarlo questo Arno, come s’è fatto con l’Affrico o il Mugnone. Che sarebbero i due altri fiumi di Firenze che nessuno ricorda. Anche se poi mi mancherà non vedere le foto del tuffo di Giani. Che alla fine è davvero

l’unica cosa che dà un senso all’Arno. Speriamo non si trasformi in un Tartaruga Ninja. Michelangelo Giani. Quello coi nunchaku.

LA SCIABOLATA

FIUMI DI PAROLE di riccardo morandi

“Fiumi di parole fra noi, prima o poi ci portano via”. Jalisse, 1997.

E

ra il 1997, la fuga da New York non c’era stata perché gli scenari post atomici erano passati un po’ di moda. Dario Fo diventava Nobel, Clinton sedeva alla Casa Bianca precedendo Civati e Bersani ed i Radiohead pubblicavano l’entusiasmante singolo “Karma Police”. C’era, come ci sarà sempre, il Festival di Sanremo. Era appunto il 1997 ed il Muro di Berlino della canzone veniva distrutto con la vittoria dei Jalisse. Davanti a Silvia Salemi,

quella che a casa di Luca si rompeva i coglioni ma si faceva le canne. Paola e Chiara si imposero invece davanti a Niccolò Fabi ed al suo pezzo sui capelli che vedeva la firma anche eccellente di Cecilia Dazzi. Mica cazzi, Dazzi. Era il 1997 e i fiumi di parole della canzone nazionalpopolare tornarono a vincere. Vinsero come Moreno Torricelli, che passò da operaio brianzolo a calciatore in Coppa dei Campioni. Vinsero come Checco Zalone o come Ugo Tognazzi che da modesto ragioniere di Cremona divenne quello che tutti sappiamo. Senza sentirsi sopra le parti. Senza doversi giustificare artisticamente. Senza fingere di cercare quelle che sono le radici della nostra terra con la perfetta indole degli ex presidenti della regione Puglia, o

dei lucani che fanno i lucani perché bisogna fare i lucani anche a Sanremo. I fiumi di parole del 1997 devono diventare un punto di ripartenza contro il “poraccismo”, status perfetto di chi nel 2016 posta foto sui social fra i vecchietti del bar, gioca a fare l’artista dei poveri, ma ha una causa aperta con le compagnie telefoniche perché a casa non arriva la fibra. Forza Jalisse, sempre.


24 FIUMI E LIBRI

IL CORSO DELLA LETTERATURA

di sara vergari

S

eguire il corso del fiume nella storia della letteratura significa spiegare il ciclo della vita umana, metaforicamente associata al sorgere, scorrere e sfociare. L’acqua in particolar modo, nel suo sfuggire ad ogni tentativo di contenimento, rappresenta proprio l’inesorabilità del tempo. Il primo fiume che la letteratura ricorda è il Giordano, presente nel Nuovo Testamento. Matteo, Marco e Luca narrano del Battesimo di Gesù in queste acque, rendendole simbolo di nascita spirituale. Ancora oggi infatti il battesimo cristiano prevede l’immersione di almeno una parte del copro in acqua, così da richiamare l’episodio biblico. Nessuno meglio di Ungaretti ha raccontato la propria biografia attraverso quei corsi d’acqua che si è reso propri nella poesia I fiumi. L’Isonzo, in cui si bagna da soldato, è allegoria dell’esperienza della guerra e fonte che stimola la memoria. Così il Nilo rappresenta la giovinezza in Egitto, il Serchio le radici lucchesi dei genitori, la Senna la formazione culturale. Il fiume è dunque un luogo di contemplazione, di fronte al quale far riaffiorare il passato. Anche Siddharta, in un passo del celebre romanzo di Hesse, si mette ad ascoltare il canto del fiume rievocando immagini nostalgiche. Parlando di romanzi salta subito alla memoria Danubio di Magris, celebre viaggio letterario nella Mitteleuropa seguendo il corso dell’omonimo fiume. Di vere e proprie avventure lungo i fiumi la letteratura abbonda. Un esempio ne è Le avventure di Huckleberry Finn di

Mark Twain, in cui il giovane protagonista dopo essere fuggito percorrerà il corso del Mississippi su una zattera. Rimanendo in terra anglofona Joseph Conrad in Cuore di tenebra esordisce proprio narrando di un equipaggio a bordo di un battello sul Tamigi. Il marinaio Marlow, alter ego di Conrad, racconta il suo favoloso viaggio lungo il fiume Congo in Africa. Un altro romanzo che parte da un viaggio proprio sul Tamigi è Tre uomini in barca di Jerome K. Jerome. Il fiume è nascita, fonte di fermento interiore nel suo specchiarsi e luogo fisico di eroiche avventure. Per completare il ciclo della vita, manca ancora la morte. Il terzo canto dell’Inferno dantesco vede il poeta proprio sulle rive dell’Acheronte, dove il traghettatore Caronte lo porterà nel primo cerchio, quello dei non battezzati. La figura mitologica di Caronte è infatti quella che accompagna le anime verso la morte. Non mancano neppure i suicidi letterari nei fiumi, tanto nei romanzi,

quanto nelle biografie stesse degli autori. Gli occhiali d’oro di Bassani ad esempio si concludono con il suicidio del dottor Fatigati nel Po. La stessa Ofelia nell’Amleto di Shakespeare si fa portare via dalle acque di un ruscello. È celebre la morte di Virginia Woolf che, riempitasi le tasche di sassi, si lascia sprofondare nel fiume Ouse. Così dalla poesia al teatro, dai romanzi ai testi biblici il fiume racchiude in sé un inestimabile valore simbolico.

SULL’ARNO

Le letture che vi consigliamo se volete avvicinarvi alle sponde del fiume toscano. -M ario Luzi, All’Arno, in Poesie, Mondadori -E rasmo D’Angelis, La signoria dell’Acqua. Firenze e l’Arno, Polistampa - S imone Togneri, Arnoamaro, Fratelli Frilli Editore -M arco Vichi, Morte a Firenze, Guanda


25 PAROLE

IL FIUME IN UN RACCONTO di gabriele ametrano

S

corre sempre, solo e immutabile. A volte più veloce, burrascoso, altre lento come per farsi contemplare. L’Arno è il simbolo di questa nostra rivista, luogo d’incontro culturale e di idee che scorrono, anche loro, da Capo a Bocca. Perché le pensiamo e poi le scriviamo, raccontandovele. Ma lungo quelle spallette la vita si affaccia e crea nuovi margini. Quasi due mesi fa abbiamo pensato che i ricordi di questo fiume, a cinquanta anni da quel 4 novembre 1966, si concentrassero troppo sull’alluvione. Non dobbiamo dimenticarla ma abbiamo il dovere di andare avanti. E se per altri il futuro porta incertezze, per noi di Lungarno la sicurezza è la cultura. Abbiamo lanciato l’iniziativa letteraria “Il fiume in un racconto” e nella sfida abbiamo avuto fiducia. Cinquanta racconti sono arrivati alla nostra redazione ed oggi, dopo una lettura che non vuole farci nascere come critici letterari ma semplicemente come appassionati lettori, siamo arrivati alla pubblicazione. Sarà la casa editrice Edizioni Clichy a curare la pubblicazione, che uscirà a metà di questo mese in formato Ro.Ro. Ro, stampato su carta rotativa, come si faceva un

tempo. Avevamo detto che sarebbero stati pubblicati dieci racconti, ma la qualità e l’ingegno di chi ha scritto meritava uno spazio più ampio, così ne abbiamo pubblicati di più, quasi il doppio. A questi abbiamo affiancato le foto del nostro amico Mattia Marasco e alcuni testi che scrittori già conosciuti (per non dire famosi) ci hanno donato per l’iniziativa. Sarà una pubblicazione in cui troverete la creatività di un mondo fatto d’Arno, con storie scritte da chi questo fiume, in un modo o nell’altro, lo sente vicino. C’è chi l’ha raccontato guardandolo, chi ha fatto immergere i propri personaggi nelle sue acque, chi lo ha visto nel futuro e chi nel passato. Tutti sono stati in grado di donarci un modo diverso per vederlo, per immaginarlo. Lungarno dice grazie a tutti quelli che hanno partecipato e reso possibile questo traguardo. Tutti insieme, ancora una volta, riusciamo a dimostrare che la cultura e la partecipazione è un fiume pieno di vita.


26 CASA JAZZ

NOTE DI SPONDA di giulia focardi

M

ississippi, New Orleans, inizi ‘900: è sulla foce del “grande fiume” (la traduzione nella lingua dei nativi americani) che si formano le radici del jazz. Fiume sinonimo di viaggio: partiamo da qui per setacciare il suono contemporaneo delle rive dell’Arno. Abbiamo posto tre domande a cinque musicisti fiorentini (anche d’adozione): Stefano Cocco Cantini, Monica Demuru, Daniele Malvisi, Mirco Rubegni, Stefano Tamborrino. Cosa ti viene in mente, jazzisticamente parlando, con la parola “fiume”? SCC: “John Coltrane, il suo modo di costruire un assolo, il suo suono. Potente e pieno di energia, ma anche placido e lunare nel far scorrere le melodie nelle ballate”. MD: “Water Baby di Miles Davis, acqua che scorre, tumulto profondo. Ma anche Moon River di Henry Mancini, malinconia e leggerezza in una melodia molto bella”. DM: “Se penso a un fiume e al jazz, il Mississippi, così come il Danubio se penso alla musica in generale”. MR: “La capacità del jazz di trasportare le proprie emozioni e le proprie idee attraverso un flusso che non potrà mai corrispondere a verità. Un fiume ha una capacita di cambiare scenario in bene o in male che tanto si addice al linguaggio jazzistico”. ST: “La logorrea peculiare di alcuni musicisti abili nel travolgere e ancor più seppellire il pubblico sotto un’impetuosa piena di note in eccesso”.

Hai dei ricordi particolari, di qualunque tipo, legati all’Arno? SCC: “Quando mi ci sono caduti gli occhiali dentro, per fare il bischero. La sera avevo un concerto al “Soul Peanuts” e dovevo leggere un sacco di musica. Una tragedia”. MD: “L’urlo di ammirazione e ribrezzo in un autobus, sul Lungarno, mentre un americano vi si tuffava con slancio; la scoperta della bellezza di Nave a Rovezzano, dove un mulino antico domina le brevi rapide; passare con la vespa sul Ponte Santa Trinita, fermarsi, respirare profondamente lo smog e trovare tutto bellissimo”. DM: “La mia infanzia, quando mio padre mi ci portava e fare il bagno. Era una cosa normale dalle nostre parti, così come lo era andare a pesca e poi cucinare il pescato. Mi rattrista molto pensare che oggi la normalità, in questo senso, sia proprio un’altra cosa”. MR: “Soprattutto la sensazione che chi vive a contatto con una fonte cosi grande di acqua ne nutra un rispetto profondo; una sorta di tradizione che ti accompagna nel vivere la quotidianità e la visuale della città”. ST: “Ho vissuto per i primi vent’anni in una casa che prima ospitava alcuni uffici doganali dell’Arno. Ho sempre preferito affidarmi al romanticismo anziché all’indagine che mio padre fece salendo nella soffitta dei vicini, dove su una delle pareti pareva esser ancora presente l’insegna che testimoniava la leggenda. In fin dei conti i dieci metri in linea d’aria che correvano tra il nostro terrazzo ‘l’argine rendevano la teoria più che plausibile. Su quelle spon-

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de di terra e sul ponte pedonale sono cresciuto. In compagnia del fiume non ero mai solo e forse è stato allora che si è formato il legame indissolubile con l’acqua”. Con quale brano o disco racconteresti l’alluvione? SCC: “Con un brano che dà il titolo a un mio cd, Errante. Come l’Arno. Nonostante abbia visto tanta storia e cultura è un’anima libera”. MD: “La Patetica di Tchaikovsky con un blues del Mississippi. Ma il finale lo affiderei a un coro di voci bianche che cantano Britten, perché fu anche una pagina di speranza e grande civiltà”. DM: “Non so dirti un titolo esatto. Penserei a una composizione musicale che metta in risalto lo spirito di riconciliazione e di pace. La tragedia fu immane ma la gente vi ritrovò un forte spirito di fratellanza e di unione che segnò profondamente la storia drammatica di quei giorni. MR: “Con Out Front di Booker Little, soprattutto con il brano Man of Words dove Little, consapevole della sua morte, decide di mettere in musica ciò che voleva lasciare in questo mondo”. ST: “Cry me a river nella versione di Dinah Washington”. Sembra di vederle le parole del jazz passare sotto Santa Trinita e tuffarsi dalla piccola cascata della pescaia di San Niccolò.

da sessantanni

SEMPRE APERTI

60

2016

CULTURA, DIRITTI, PARTECIPAZIONE


27 di gianluca danti GOAT REQUIEM

(Sub Pop/Rocket)

Leggenda narra che il collettivo svedese Goat provenga da Korpilombolo, un piccolo paese a nord della Svezia in cui si praticano voodoo, riti segreti e pratiche divinatorie. L’espediente narrativo però è scherzoso quanto funzionale, poiché questa scelta iconografica si manifesta coerentemente sia nell’estetica, un tripudio di maschere e coloratissimi costumi etnici, che nella proposta musicale del gruppo, dove si mescolano psichedelia, afrobeat, funk e folk. Sempre secondo la leggenda, i tre membri originali della band iniziano ad approcciarsi alla musica sin da bambini attraverso diverse fasi, ma il progetto si concretizza solo con l’uscita del primo LP “World Music”, l’ingresso di altri quattro elementi per rafforzare le loro performance live, e nel 2014 con il convincente seguito “Commune”, dove la ricetta psichedelica si rafforza. In “Requiem” i ritmi tribali rimangono intatti ma l’acidità delle chitarre si fa da parte dando spazio al folk, tramite un uso massiccio di strumenti acustici e a fiato. L’apertura del disco è la piena conferma di quanto i Goat abbiano acquisito una certa sicurezza nei propri mezzi, permettendosi di spiazzare l’ascoltatore con il trittico “Union Of Sun And Moon/I Sing In Silence/Temple Rhythms”, dove il flauto diventa l’assoluto protagonista e i vecchi stregoni svedesi si trasformano improvvisamente in luminosi hippy contemporanei. La band continua a giocare con l’ascoltatore dando dei rapidi strattoni accompagnandolo nel Sud Africa di “Trouble In The Streets”, e attraverso l’estatica desolazione blues di “Psychedelic Lover” fino all’interno della comune svedese nella lunga Jam “Goatband”. Il giro del mondo continua e fa tappa in India con “Try My Robe” che anticipa di poco “Goatfuzz”, la traccia che più delle altre ricorda le precedenti composizioni del collettivo, fino alle lunghe e conclusive “Goodbye” e “Ubuntu”. Un’ora abbondante di musica che, senza forzature, conferma le qualità indiscutibili dei musicisti svedesi. E speriamo che questo “Requiem” sia solo un goodbye.

TWO DOOR CINEMA CLUB GAMESHOW (Parlophone) I Two Door Cinema Club sono una band carina i cui ritornelli festosi e indieggianti li avete sicuramente ascoltati in una qualsiasi caffetteria londinese. Gli stessi ritornelli che vi avranno fatto tentennare sulla decisione di aprire o meno Shazam dal vostro smartphone e appuntarvi il nome della band ma poi si sa, Londra è una città fredda, vi toccherebbe togliervi i guanti, pescare il telefono dalla vostra borsa e rischiare che il vostro double espresso si freddi. E probabilmente non ne vale la pena. I tre ragazzi irlandesi presumibilmente non avranno fatto lo stesso ragionamento ma, quando hanno iniziato a lavorare al terzo album “Gameshow”, si devono essere resi conto che era arrivato il momento di sperimentare qualcosa di diverso, di più ambizioso e di meno pop almeno dal punto di vista melodico. In realtà gli spunti innovativi sono davvero striminziti: “Bad Decisions” si dipana tra ritmi 80’s e introduce l’ingrediente elettronico, assaporato anche nella successiva “Ordinary”. La titletrack facilona potrebbe essere un estratto del precedente album “Beacon”, “Je Viens De La”, con l’insolito falsetto di Alex Trimble che gorgheggia “So tell me something, show me the world I’m searching for and take me home”, è un potenziale capitolo del manuale “How to Write a Pop Song”. Sì, perché in fondo questi giovani ragazzi, tra ritmi funkpop e dance, sono molto bravi a creare una certa energia contagiosa ma dimostrano di essere poco coraggiosi incanalandosi in soluzioni comode e prevedibili soprattutto per quanto riguarda la scrittura. “Gameshow” nel complesso è un disco che, con molta timidezza, prova a esplorare nuove mete sonore riuscendoci solo in piccola parte. Il resto è ancora troppo prevedibile e talmente infiocchettato ad arte da lasciare l’amaro in bocca, proprio come un caffè bevuto freddo.

GURR IN MY HEAD Duchess Box

Gurr sono un duo garage pop tedesco formato da due giovanissime ragazze compagne di università, legate da una sfrenata passione per i Black Rebel Motorcycle Club e i Black Lips. Il loro album d’esordio “In My Head” suona molto 90s, con un’impronta lo-fi molto poco distorta ma insolitamente sottile e leggera, con testi ricchi di spensieratezza, semplici ma non per questo banali. Nel complesso lo scenario è molto poco berlinese ma si respira piuttosto molta vitalità californiana. Sono state appena selezionate per suonare al SXSW di Austin e durante l’inverno suoneranno in molti club prestigiosi del Regno Unito. Probabilmente non diventerà il vostro ascolto giornaliero ma questo album può diventare un ottimo sollievo dal grigiore invernale.

KATIE KIM SALT Autoprodotto

Katie Kim è lo pseudonimo di Kate Sullivan, giovane artista irlandese dalle sonorità slowcore e folk ambient. Salt, l’ultimo lavoro, con le sue pareti di loop e pianoforti, è di una bellezza intensa e dal songwriting brillante. Lo stato d’animo che si percepisce durante l’ascolto è continuamente in bilico tra senso di disagio e di calma, in un’atmosfera sognante che Kim riesce a mantenere dall’inizio alla fine. Citare eventuali affinità rischia di rovinarne l’equilibrio ma, se proprio vogliamo provarci, la Grouper dell’ultimo “Ruins” e Angel Olsen potrebbero essere due ottimi riferimenti per incuriosirvi nella scoperta di questa giovane promessa del cantautorato folk.

MADE IN FLORENCE a cura di gianluca danti L’ALBERO - OLTRE QUELLO CHE C’È L’Albero è il progetto solista di Andrea Mastropietro, voce e chitarra dei The Vickers. “Oltre quello che c’è”, uscito per Technicolor Dischi, è il suo disco esordio. Un pop cantautorale con molte influenze, dalla musica inglese a quella americana passata e presente sino alla tradizione italiana di artisti storici come Lucio Battisti e Franco Battiato. Nonostante i possibili punti di contatto che si possono riscontrare anche con altri cantautori contemporanei, quello dell’Albero è un esordio molto personale, che fa trapelare una particolare cura negli arrangiamenti e una scrittura affascinante. Un’artista che, coraggiosamente, ha deciso di cimentarsi in un contesto abbastanza diverso da quello dei The Vickers, suonando tutti gli strumenti presenti del disco ad eccezione della batteria; “Niente di più” e “Giallo di Foglie” i brani che più abbiamo apprezzato. suoni@lungarnofirenze.it


Uva Vitis vinifera


29 di marta staulo L’ACQUACOTTA

S

poiler: ricetta triste triste triste, triste triste triste, triste triste triste, triste come me, ma decisamente toscana, anzi nata in Maremma, luogo di acquitrinose memorie che nel suo sapersi rialzare da quell’acqua trova posto nell’immaginario italico come terra di uomini rudi e impavidi, che l’odierna gentrificazione li porterebbe ad incarnare la massima fantasia sessuale di - oramai - tutti. Era mia intenzione fare la trasposizione culinaria di Sea song di Robert Wyatt, pur non avendo nemmeno le capacità di Cristina Donà per farci una cover. A me la cantavano come ninnananna e vi sconsiglio in ogni modo di ascoltarla mentre cucinate: il vostro stomaco potrebbe chiudersi per ore. Potreste avere all’improvviso le faccia che ricorda il crollo di una diga e avere bisogno di una coccola di acquacotta per il vostro pancino lacrimogeno. Perché esiste un’analogia ben radicata che tutti noi atavicamente ci portiamo dentro e che lega i sentimenti all’acqua per caratteristiche fisiche e chimiche che esperiamo senza saperle spesso spiegare a parole, prima che Zygmunt Bauman definisse liquide le relazioni che tessiamo oggigiorno, in bilico continuo tra il fluttuante e lo stagnante. In una sequenza video di Siamo Fatti Così sarebbe come vedere che dal cuore tutto va giù allo stomaco per poi ritornare in zona cardiaca, esprimendosi in ulteriori flussi che possono andare dalle lacrime al sudore, dal vomito alla lubrificazione, tutte fasi che nelle nostre storie d’amore si rincorrono in liquida alternanza. E pensate a tutti gli aforismi acquatici con cui i vostri amici cercano di farvi riprendere a suon di pacche sulla spalla dall’ultima batosta: tutto scorre, ne passa d’acqua sotto i ponti e - quella che personalmente proprio mi attiva la “modalità testate al muro - ON” - di pesci ne è pieno il mare. Che se per pesci intendi il segno zodiacale allora sicuro è una minaccia. C’è un’immagine che rincorriamo quando figuriamo la scena che più vorremo rappresentasse le nostre relazioni. Chi si vede al fianco del proprio partner che guida mezzi di trasporto vari, purché capelli al vento (una sorta di cavallo bianco versione 2.0), chi a servire l’arrosto mentre lui è già seduto a tavola. Chi, come me, per quanto attragga inspiegabilmente centauri, ha davanti agli occhi Virginia Woolf in The Hours (Stephen Daldry, 2002) o le eroine dei dipinti preraffaeliti di Lady Of Shallot - John Waterhouse o di Ofelia - John Everett Millais, donne dai capelli lunghissimi vestite come di un Valentino di quelli delle ultime collezioni e circondate da ghirlande di fiori, che per colpa del folle di turno finiscono per lasciarsi trasportare - da sole - dalla corrente fluviale. Il tutto declinato in una palette colori di un dramma acquatico che parte dal blu oltremare per andare alla deriva nel verde marcio. Tempo fa dissi a qualcuno che era come un fiume in piena. Che passa dalla calma piatta ad altezze allarmanti in pochi secondi, senza avviso di strabordamenti di livelli di guardia. Arriva, distrugge, erode, porta via per prosciugarti con l’aridità ben confessa e lasciarti nel fango. E pensi allora di poter essere vicino al sentirti alluvionato. Trascinato dalla piena e lasciato tramortito e grigio. Ed è così che ti rialzi e ti ritrovi a cucinare il nulla. Se non ti rimane nient’altro che l’acqua, non potrai che cucinare quella e nutrirti del niente che ti resta. Si spera di pane, olio, cipolla e poco più. Così poco che fai fatica a dargli un nome che lo identifichi con più di un’acqua cotta. In questa città popolata di eunuchi gastrofighi che non ti lasciano mangiare se non hanno prima fotografato la bottiglia di vino che hanno messo mezz’ora a scegliere (e ‘n’altra mezz’ora scarsa a roteare nel balloon), quel vino per il quale insistono che voi dobbiate sentirci l’erbaceo, è opportuno chiedersi se preferire una cena stellata con lo sfigato dall’infangata sicura al pane cotto con l’uomo sudato, che l’erbaceo ce l’ha addosso proprio e che invece di infangarti, al massimo, di fango, ti sporcherà solo il pavimento.

INGREDIENTI 4 uova, 2 cipolle, 4 pomodori, 2 carote, sedano e basilico, 8 cucchiai olio e.v.o., pane raffermo a fette, pecorino grattugiato, sale e pepe q.b.


30 di virginio - illustrazioni di iucu

Non ci sono dubbi, è inevitabilmente arrivato l’autunno. Quindi, perché non approfittarne per entrare in letargo? Sarebbe la cosa migliore da fare in questo mese non proprio bellissimo per te. Ma non fartela prendere male, anche se i tuoi progetti e le tue situazioni non stanno andando come speravi, non vuol dire che prima o poi non vadano a migliorare.

Finalmente avrai la giusta attenzione da chi stai inseguendo da troppo tempo, ma rimani con i piedi per terra e non farti ammaliare da due paroline dolci. Calma e attenzione anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni, meglio evitare situazioni pericolose. Farsi male è un attimo, e non parlo di sentimenti questa volta.

Equilibrio e positività, due stati d’animo che ti porteranno ad avere diverse soddisfazioni nel tuo lavoro e anche a vivere uno dei periodi più divertenti dell’anno. In ogni caso, anche se farai stragi di cuori non mettere da parte gli amici, anche loro hanno bisogno di te, e se anche sembri caricato a molla, cerca di regolare le tue energie e di distribuirle nel modo giusto.

Questo mese vivrai di rendita, grazie soprattutto agli sforzi e ai sacrifici dei mesi precedenti. Approfittane per dedicarti a qualcosa che ti faccia star bene, che sia una giornata di shopping o una seduta intensiva di palestra. Presta attenzione e non tirarti indietro se chi ti sta vicino ha bisogno di un tuo aiuto. Insomma, regala un po’ di benessere a te e agli altri.

Ok, è il momento di tirare le somme e vedere che cosa poteva andare meglio e che cosa è andato decisamente storto, e se alla fine il risultato è deludente, cancella tutto e non pensarci più. Tanto il passato è passato, meglio essere felici del presente e guardare avanti. Anche perché tutto questo fare conti alla fine ti fa dimenticare che cosa è veramente importante.

Chi ti aiuta ad affrontare un periodo faticoso ed impegnativo, magari anche difficile? Chi riesce a comprendere i tuoi pensieri e i tuoi dubbi senza neanche farti una domanda? Sì, hai capito bene, sono proprio loro, le persone che più ti stanno a cuore. È la tua famiglia ciò di cui hai bisogno adesso, e forse anche lei ha bisogno di te. Prestale le dovute attenzioni e ricambiale.

Te l’avevo già detto il mese scorso, e te lo confermo. Stai passando un periodo fantastico, sia sentimentalmente che professionalmente. La tua positività è contagiosa, quindi approfittane per vivere nuove esperienze e, perché no, anche nuove avventure. Perdona qualche piccolo sbaglio e cerca di essere magnanimo anche con chi pensi non se lo meriti.

È un periodo burrascoso, inquieto, e solo cercando l’aiuto dei tuoi amici e familiari riuscirai a superare la tempesta. La tranquillità arriverà piano piano, ma non sarà così difficile da conquistare. L’importante è non tenerti tutto dentro e liberarti dalle angosce che ti opprimono. Hai avuto momenti migliori, ma non per questo devi prendertela col resto del mondo.

Ok, sul lavoro non perdere la concentrazione perché ti stai giocando il tutto per tutto. Non lasciare che niente ti disturbi, sacrifica qualche giorno dedicato alle tue passioni e vedrai che i risultati saranno soddisfacenti. Questo periodo intenso ti porterà ad essere più sensibile del solito, evita gli scontri con i tuoi cari e ritagliati dei momenti romantici, non può che farti bene.

Sono le piccole incomprensioni che ti danno il tormento, quelle che rovinano le giornate e creano malumore. Per fortuna sei abbastanza intelligente da comprendere che non saranno queste sciocchezze a minare le tue relazioni, quindi cerca di risolverle rapidamente. Potrebbe essere una buona idea quella di prenderti un giorno di pausa e rilassarti, magari non da solo.

Non vale la pena dare aiuto a chi non lo vuole, fidati se ti dico che puoi impiegare le tue energie in un modo migliore. Ad esempio dedicandoti un po’ di tempo e qualche attenzione in più, magari anche in compagnia. Dopotutto non c’è niente in questo momento che possa veramente farti preoccupare, anche i piccoli problemi sembrano risolversi da soli.

Hai delle grandi aspettative, senza dubbio, e grazie alla maturità che hai raggiunto riuscirai ad organizzare le tue priorità. Novembre sarà un buon periodo per le tue relazioni, e riuscirai a risolvere anche vecchi problemi che avevi con chi proprio non ti è mai stato simpatico. Evita di stressarti senza motivo, ogni tanto è bene lasciare da parte le proprie preoccupazioni.




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