Life&People Magazine Dicembre 2019

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People

ANNIE FERRARI HELENA RUBINSTEIN Wedding Collection

ANTONIO RIVA ANGELOZZI COUTURE Moda

MANUELE CANU GIAMBATTISTA VALLI Trend

TENDENZE MODA PE 2020 TREND DELLA BARBA

Natalia

Popova






Life&People evidenzia nei suoi servizi tutte le eccellenze nel settore moda, beauty, lifestyle, food and travel. Con occhio obbiettivo e allo stesso tempo malizioso, lo staff cerca di mettere in risalto i contenuti piĂš innovativi e di interesse.

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LIFE & PEOPLE MAGAZINE DIRETTORE RESPONSABILE - EDITOR IN CHIEF: ENRICO SANCHI direttore@lifeandpeople.it - redazione@lifeandpeople.it DIRETTORE EDITORIALE: ELENA PARMEGIANI elena@lifeandpeople.it DIRETTORE MARKETING: STEFANO MARANGONI info@lifeandpeople.it - 348 8552098 GRAPHIC DESIGNER: EMANUELE FEDELI - MARTINA TALONE grafica@lifeandpeople.it PRINTING: LA PIEVE POLIGRAFICA EDITORE www.lapievepoligrafica.it chiuso per la stampa il 16 Dicembre 2019 CONTRIBUTORS IN THIS ISSUE: Luciano Lapadula - Enrico Sanchi - Giovanni Bruscia - Martina Gaudino - Federica Dibenedetto Marcello Tosi - Elena Parmegiani - Cinzia Malvini - Barbara Fabbroni - Stefania Carpentieri LIFE&PEOPLE MAGAZINE REDAZIONE MILANO Via Ennio 6/A - Tel. 02 66202388 - 339 2705653 Testata giornalistica web e cartacea Autorizzazione Tribunale di Milano Numero Ruolo 08/2002 del 27/09/2002 registrazione Tribunale Pesaro 08/2012 del 27.09.2002

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IND EX COVER

Natalia Popova MODA

La favola del giovane Manuele Canu Le spose glamour di Antonio Riva Alessandro Angelozzi couture: la magia di un sogno in un abito da sposa Giambattista Valli: “sogno una moda inclusiva e romantica” FASHION & PEOPLE Sartoria Toscano: nulla si perde, tutto ritorna Lady Tarin: eros e bellezza in uno specchio PEOPLE Graziano Scarabicchi: la mia forza sono le mie radici Karin Proia: una rosa del cinema italiano Carolina Stramare: da designer a Miss Italia Essere top influencer: i segreti di Isabella Müller LIFESTYLE & BEAUTY Silvia Paglicci: un gioiello è per sempre La contemporaneità in un brand di gioielli tutto italiano: Nada Triviàl Winter is coming: come sopravvivere al ritorno del fondotinta ARCHITECTURE & DESIGN Il design plastico e poetico di Nendo FOOD Da Senigallia al mondo: l’arte arriva in tavola con Moreno Cedroni Il vegano di Komodo Robbie Pezzuol: lo chef dall’animo rock MUSIC I concerti in ricordo del decennale del terremoto aquilano I Pinguini volano verso il successo Nick the Nightfly: La voce storica di Radio Montecarlo TRAVEL Falkensteiner: quando le tue vacanze da sogno diventano realtà La qualità del benessere: Quellenhof Luxury Resorts Isola d’Elba: paradiso degli sport nella natura

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Editoriale

di Enrico Sanchi

Care lettrici e cari lettori, Il numero di Dicembre di Life&People Magazine propone un viaggio nelle meraviglie della moda, delle tendenze più cool della prossima stagione 2020 nel travel e nel food. Vogliamo chiudere il 2019 rendendo omaggio alla bellezza in tutte le sue sfaccettature. Raccontiamo il fascino delle donne più ammirate e le confidenze intime di stilisti che hanno contribuito a divulgare le ricchezze del Made in Italy. Natalia Popova, meravigliosa, sorprendente modella e influencer russa, è la nostra cover woman. Bellezza eterea, Miss Russia e Miss Universo 2019, ha ricevuto il premio durante il fashion day al Golden Palace di Mosca come donna di charm ed eleganza russa. Questo importante evento di moda si pone come spartiacque tra l’Europa glamour e la terra russa alla ricerca del proprio stile e della propria arte. Manuele Canu racconta il suo successo, dopo diverse esperienze a Parigi, New York, Londra e Riad. Approda nel quadrilatero della moda milanese aprendo il suo prestigioso flag store in via della Spiga per proporre linee sartoriali, ricami e tessuti preziosi. Antonio Riva, lo "stilista italiano delle star", è costantemente ispirato alla ricerca della bellezza pura e fa della sobrietà un’eleganza senza tempo. Il suo è uno stile originale, un universo da vivere dove passato, innovazione, tradizione e modernità si fondono. Giambattista Valli, fresco della collaborazione con il colosso di moda low cost H&M, si confida ad una delle firme più autorevoli del giornalismo di moda italiano, Cinzia Malvini. “Sogno una moda espressione di libertà, bellezza e amore”, commenta lo stilista romano, che si racconta come un fiume in piena ripercorrendo gli inizi del suo percorso e la fortunata carriera che lo ha reso celebre in tutto il mondo. L’universo bridal non ha segreti per Alessandro Angelozzi. Lo stilista abruzzese, determinato e sognatore, firma dell’Alta Moda italiana, si racconta in un’ intervista esclusiva. La sua sposa è sofisticata, eccentrica e ama stupire, non rinunciando al buon gusto e alla raffinatezza di capi d’Alta Sartoria. Per il cinema e fiction due interviste esclusive di Elena Parmegiani. La prima a Karin Proia, indimenticabile attrice della fiction Mediaset “Le tre rose di Eva”, la seconda a Graziano Scarabicchi, volto noto degli spot Decathlon e Amazon. Focus anche sulla moda dedicata ai bambini con il noto marchio italiano Monnalisa. Barbara Bertocci Iacomoni, direttore creativo del brand, racconta l’essenza del marchio rivelando un identikit inedito sulle creazioni che hanno stregato mamme e figli. “Into the wild”: (nelle terre selvagge) è l’editoriale da noi realizzato con la collaborazione del fotografo sardo Federico Gaudino e il team della Freelance Fashion Agency, agenzia di comunicazione e moda di Bologna di Manuela Mezzetti e Mirko Burin consulenti creativi e d’immagine. Ed è dedicato a una donna il ritratto realizzato da Stefania Carpentieri. Protagonista è Helena Rubinstein, l’imprenditrice della bellezza – così è stata definita da Jean Cocteau -, incantata dalla febbre d’Oriente e antesignana del make-up marcato. Al centro di questo nuovo numero di Life& People la storia della prima businesswoman che il mondo del maquillage abbia mai conosciuto: Helena Rubinstein. Tra le pagine del nostro giornale, inoltre, potrete trovare una piacevole intervista ad una delle blogger più influenti nel panorama mondiale: Isabella Müller. Isabella è tra le influencer straniere di maggior successo del momento. Chiudiamo l’universo femminile con un’icona della moda del passato. Un’identità che nei primi anni ’70 seppe infrangere alcuni stereotipi nel mondo della moda e dell’Haute Couture, anticipando di decenni stili e tendenze. Sfinge misteriosa, Vamp Lady del Fashion System, è dotata di una bellezza mefistofelica, irresistibile, pericolosa. Icona per stilisti quali Thierry Mugler, Claude Montana, Comme des Garçons, Yves Saint Laurent, Jean Paul Gaultier - solo per citarne alcuni - la sua immagine, il suo “gesto” sono parte della storia della moda. Lei è Annie Ferrari raccontata dal nostro storico della moda e del costume Luciano Lapadula. La nostra rivista media partner di una prestigiosa iniziativa: i concerti dedicati al decennale del terremoto aquilano, diretti dal Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli. Un momento commemorativo ed istituzionale svoltosi a Roma, presso la Basilica dell’Ara Coeli e a L’Aquila, presso la Basilica di San Michele, appena restaurata dal sisma. Una ricca guida ai viaggi, resort di lusso e benessere nella rubrica travel. Per la rubrica architettura e design l’influenza italiana nel design plastico e poetico di Nendo. Il designer giapponese Oki Sato ha studiato architettura alla prestigiosa Waseda University di Tokyo, ha ricevuto un gran numero di riconoscimenti, tra cui brillano il “Designer of the Year” . Ed ancora Palazzo del Drago a Bolsena. Un territorio che racconta secoli di storia e tradizioni, affacciato sulla sponda orientale del lago. Un ringraziamento particolare a tutti i collaboratori, al nostro team di redazione che con il prezioso contributo ci permette sempre di realizzare interessanti edizioni apprezzate dal nostro pubblico e i nostri lettori. Potrete sfogliare la rivista cartacea anche sul nostro portale seguendoci su LifeandPeople.it Graditi saranno i vostri feedback e commenti sulle nostre pagine social. Un augurio per un “2020 esclusivo” ricco di felicità! Buona lettura!

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Moda

LA FAVOLA DEL GIOVANE

MANUELE CANU Un lusso nostalgico che si esplica in tagli, volumi e tessuti di qualità eccelsa che pescano dall’arte sarda per una donna con una forte femminilità, risoluta e cosmopolita.

Linee sartoriali, ricami e tessuti preziosi, Made in Italy. Questi gli

archetipi di Manuele Canu, il giovane talentuoso stilista sardo. Gli ingredienti del suo successo? Grinta, studio, passione, sacrificio, voglia di fare e tanto sudore. Senza queste qualità difficilmente il giovane designer si troverebbe a soli 34 anni a capo della sua azienda, con ordini da tutto il Mondo - Principi sauditi inclusi - e uno store in via della Spiga a Milano. Partito dalla Sardegna, una terra tanto meravigliosa quanto “aspra, pittoresca” e difficile, dopo diverse esperienze in giro per il mondo – Parigi, New York, Londra e Riad - è arrivato a sfilare alla Milano Fashion Week, l’appuntamento clou per ogni top brand, dove Manuele ha confermato ancora una volta la sua bravura, cucendo vestiti e tessendo sogni.

Forte e fiero delle tradizioni della sua Terra, il designer nelle sue collezioni rimane ancorato alla sartorialità esclusivamente Made in Italy, collegando il passato con la contemporaneità, “il nuovo con il vecchio mondo” come ama ricordarci. Un lusso nostalgico che si esplica in tagli, volumi e tessuti di qualità eccelsa che pescano dall’arte sarda per una donna con una forte femminilità, risoluta e cosmopolita. Il percorso di crescita di Manuele inizia nello studio di GianCesare Conca che lo forma a livello artistico dove può accrescere la sua creatività con brand del calibro di “Mila Schon”, “Ports 1961 Uomo” e “Ports Gold”. Significativa anche l’esperienza precedente per la maison “Ricami d’Autore”. Un ruolo importante nella sua formazione l’ha avuto sicuramente Nietta Condemi De Felice conosciuta all’istituto d’Arte di Nuoro che gli ha trasmesso la sua passione per l’arte del tessile e per la moda. Tra i Grandi trae ispirazione da Gabriele d’Annunzio per il suo genio e la sua estrosità, Gina Lollobrigida per la sua femminilità ed eleganza innata e, da un lontano passato, la filosofa Ipazia d’Alessandria simbolo di emancipazione femminile. Nella sua ultima collezione primavera-estate 2020, andata in scena alle Terme di Milano nell’ultima Milano Fashion Week, che ricevuto il plauso di pubblico e critica, ha coniugato dettagli con elementi dell’estetica nativa americana, come frange, disegni geometrici e colori, con volumi che rimandano all’abbigliamento dei coloni europei, in una proposta di moda sorprendentemente raffinata che parla non più solo alle donne ma anche agli uomini: ha debuttato in passerella, infatti, anche la pre collection maschile. Capi che si rifaranno all’anima dell’alta sartoria italiana, creati con l’uso sapiente di tessuti scelti con cura: sete francesi, lini tessuti a mano, coniugati ai pellami più pregiati.

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MODA E BELLEZZA:

NATALIA POPOVA

Meravigliosa, sorprendente modella e influencer russa, è una

delle modelle russe più in voga del momento. Natalia Popova, 26 anni. Miss Russia e Miss Universo 2019. Psicologa, laureata presso l'Università Medica Statale di Mosca. Ha partecipato a diverse sfilate di moda, conduzione di eventi, shooting fotografici per riviste. Impegnata attivamente nel sociale ha preso parte ad attività benefiche e di volontariato. Collabora con molti marchi di moda russi e internazionali, ma anche con marchi di lusso parigini. Diverse apparizioni televisive, interviste radiofoniche e articoli pubblicati su di lei.

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ALISA ANTAKOVA

NOVOSELOV&VEDI JULIA UCHAGINA

FASHION DAY IN MOSCOW Golden Palace Hotel Mosca Dmitry Novoselov e Olga Vedi hanno incoronato le donne piĂš influenti ed eleganti della Russia. Un evento assolutamente innovativo ed esclusivo a cui hanno partecipato importanti personaggi della moda e dello spettacolo ed imprenditori del fashion mondiale.

CAROLINA KUPOR

OLGA VEDI


OLGA SMIRNOVA

MARTA KOT

VERA STOROZHUK

SOFIA MORARU

MARIA LATYSHEVA


Moda

LE SPOSE GLAMOUR

DI ANTONIO RIVA di Cinzia Malvini

Ci sono occasioni in cui l’abito può diventare il miglior alleato

di una donna. Oppure no. “Il giorno del matrimonio o una serata speciale sono i momenti in cui si è al centro dell’attenzione. E il vestito che si indossa, e il modo in cui lo si indossa, devono rispettare il fisico ma anche il carattere di chi lo ha scelto.” Rispetto e bellezza sono le parole che ritorneranno spesso nella conversazione con Antonio Riva, stilista amato e riconosciuto dal più internazionale jet set per il carattere moderno e sofisticato allo stesso tempo dei suoi abiti da matrimonio e di pret a couture. In un periodo storico in cui la cronaca vede protagoniste le donne, e non sempre per notizie felici, l’educazione ad un certo modo di vestire e il suggerimento di un’eleganza senza eccessi può aiutare a fare la differenza. Serve per mandare un messaggio forte e chiaro, a uomini e donne, e che non sia solo di pura estetica”. Coltivare la bellezza come il più bel giardino. Lo diceva a suo tempo anche Catherine, la sorella di Christian Dior, lo affermava Dostoevskij pensando che avrebbe salvato il mondo, lo ribadisce oggi Antonio Riva con le sue creazioni che ogni donna almeno una volta nella vita vorrebbe indossare, proprio nel segno di quella bellezza “timeless” tramandata di generazione in generazione. “Mi è capitato ultimamente di accogliere in atelier clienti mamme che portavano i loro vestiti per adattarli sulle figlie in occasioni importanti. E’ un segnale bellissimo, una testimonianza di amore riutilizzare le cose care al cuore, quasi un’eredità familiare. E poi non potrebbe esserci un riconoscimento più forte per il mio lavoro”, ci spiega lo stilista nato a Lecco e milanese d’adozione. Una laurea in architettura riposta nel cassetto ma fino ad un certo punto. “La matematica delle forme è sempre molto chiara nei progetti e nella mia testa. Ma a questa devi affiancare l’emozione che si prova realizzando e poi scegliendo un abito per un’occasione speciale. Il senso della sorpresa, lo stupore di vedersi in un modo tutto nuovo, ecco questo deve combaciare perfettamente con le regole e le proporzioni che impone una certa moda”. Antonio Riva si racconta in questa intervista ai lettori di Life&People Magazine. Allora, citando Jane Austen e sulla scia di un certo neoromanticismo a Lei caro si potrebbe davvero parlare di ragione e sentimento, guardando le sue creazioni? Si, certamente. L’architettura di certe forme chiede il rispetto di regole sartoriali ma al tempo stesso deve esprimere un sentimento,

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deve far sbocciare un’emozione. Proprio come è stato per me. Io sono nato in una famiglia molto femminile e molto artistica dove anche la cosa più semplice diventava bellissima. La nonna pittrice, una mamma capace di cogliere il senso del bello nel modo più diretto e istintivo, tre sorelle “artistoidi”. Il mio dna è questo…Io sono cresciuto in questo ambiente, la passione per il mio lavoro parte da qui e qui si inseriscono gli studi di architettura che hanno poi sviluppato ulteriormente il mio senso estetico. Un back ground che si ritrova sempre negli abiti che realizzo. Mi spiace, invece, a volte vedere che nel nome della modernità e della novità si facciano abiti che rispettano poco le donne. Essere nato a Lecco, nel cuore della ricca provincia lombarda, il distretto serico a un passo, ha dato un ulteriore spinta a questa ricerca della bellezza? Io ho molto senso delle proporzioni e della tridimensionalità e questo, come dicevo, grazie ai miei studi. Lecco è una città di provincia con una sua chiara eleganza. Oggi tutto il mio quartiere generale è a Milano. Una Officina Creativa dove ho riunito stile, modellistica e prototipia che dialoga con Lecco dove resta tutta la filiera del segmento sposa. Potrei dire di essere nato nella seta e quando ho uno scampolo di tempo vado nelle seterie a rovistare tra gli archivi storici, a toccare, guardare… Essere totalmente e veramente un’eccellenza italiana, espressione del miglior made in Italy, oggi è un lusso? E’ soprattutto una grande fatica. Io ho ricostituito tutta la filiera tessile, dal tessuto alla produzione è tutta nostra internamente. Abbiamo delle sarte bravissime e ora in azienda siamo 42 persone. Tutti insieme ci apprestiamo a celebrare i nostri primi 25 anni di attività. Questa è una forza che ci viene riconosciuta dai mercati più importanti, primo fra tutti il Giappone seguito dall’Italia, Corea e Stati Uniti. Quest’anno siamo anche entrati in punta di piedi anche in Cina che è un mercato dal grande potenziale e, a un certo livello, esigente e preparato più di quanto si possa pensare. A proposito di Milano e di Made in Italy, che cosa pensa dello stile della città e come valuta l’eleganza della Scala per la Prima della Tosca? Ho vestito molte signore per la Prima della Scala. La settimana che


precede il debutto sono molte le clienti e le amiche che vengono in atelier. Trovo che ci sia un bel ritorno all’eleganza in città, c’è di nuovo la voglia di vestirsi bene e Milano è sempre stata città dallo stile sobrio ma oggi capace di un tocco in più. Poi si sa che la Prima della Scala è un grande evento internazionale, culturale e anche mondano e che c’è chi chiede un abito che abbia qualcosa di diverso. Io, quest’anno, mi sono spinto a fare un vestito luminoso che brillava grazie a piccole luci nel tulle, divertente per un’occasione speciale. Ma alla fine, l’eleganza è sempre sostanza, senza troppi eccessi, proprio come afferma Giorgio Armani, che stimo moltissimo. E questa è anche la filosofia di “Park Avenue”, la nuova collezione pret a couture 2020 presentata nel settembre scorso a Milano? Stile e sobrietà? Sì, è cosi. Una dedica anche allo stile di una città che amo moltissimo, come New York dove ho vissuto da ragazzo, poco più che ventenne. Già allora ero affascinato da queste donne super eleganti che uscivano di casa in modo apparentemente semplice ma sempre perfetto. Nel modo di Jackie Kennedy. A proposito di donne. Quali sono quelle che hanno influenzato la sua estetica? Quali i modelli? A parte i personaggi noti, la donna che più ha segnato la mia estetica è mia mamma, l’esteta per eccellenza con la “E” maiuscola. E’ lei che mi ha inculcato il senso per il bello ma anche la persona più critica con il mio lavoro. Il suo colpo d’occhio, ancora oggi, non fallisce mai. Nell’elenco delle Best Dressed women 2019 c’è Meghan Markle al primo posto e Michelle Obama al quinto. E’ d’accordo con la classifica? Megan Markle mi piace tantissimo. Ha dato una sferzata di modernità alla monarchia inglese, una cosa che serviva e inoltre sa scegliere bene i capi che indossa. Non avrei messo Michele Obama al quinto posto, trovo che sia una donna di grande forza, anche estetica.

E Melania Trump? Che cosa ci dice della First lady degli Stati Uniti d’America che ultimante ha dichiarato ai giornali “non giudicatemi per come vesto ma per quello che sono”? La trovo bellissima ma certe volte per il mio gusto è un po’ troppo over dressed. Veste molto bene ma non mi piace fino in fondo, non mi convince del tutto. Forse sarà anche quel tacco stiletto da 12 centimetri ma a me spesso sembra molto studiata, troppo impostata… Melania Trump ha un’eleganza che non riesce a comunicare bene come potrebbe, poco spontanea, poco naturale. Io la trovo straordinaria quando indossa cose semplici come una camicia bianca maschile con un pantalone. In chiusura, come è stata l’ esperienza televisiva su Sky Uno con il programma “Una sposa da sogno” in onda la domenica in prime time? Lo rifarebbe? Il programma, che ancora oggi è in onda in replica sulla rete, è stata un’esperienza straordinaria ma anche faticosissima. Registravamo la sera, subito dopo il lavoro in atelier. Non è stato semplice ma molto bello e da ricordare. Come si rilassa quando finisce il lavoro? Quale libro ha accanto al letto? Leggere mi aiuta a sgomberare la mente e mi aiuta a rilassarmi. In questi giorni sono su “Una gran voglia di vivere” di Fabio Volo, persona, tra l’altro, che mi piace molto. A proposito di voglia di vivere, che cosa c’è nel futuro di Antonio Riva? Magari un viaggio o una vacanza? Non se ne parla neanche un po’. Stiamo lavorando alla nuova collezione sposa che presenteremo ad Aprile a Milano in uno spazio molto particolare adatto a festeggiare il nostro primo venticinquennale insieme ai clienti e agli amici provenienti dal Giappone e dal Far East. Poi ci sarà anche il lancio di una nuova collezione Travel, piccoli pezzi perfetti e no iron da mettere in valigia per esser sempre in ordine in ogni occasione. Per ora non posso dirvi di più se non che scappo a lavorare!

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Moda

INTO THE WILD L’

editoriale Into the wild è il risultato della collaborazione tra il fotografo sardo Federico Gaudino e il team della Freelance Fashion Agency, agenzia di comunicazione moda di Bologna. L’agenzia gestisce l’immagine di brand del mondo moda e beauty a 360 gradi. Il team è composto da diversi professionisti che si occupano della creazione dell’immagine e della sua diffusione tramite cataloghi, siti web e social media. Manuela Mezzetti e Mirko Burin, titolare dell’agenzia, sono consulenti creativi. Grazie alle loro collaborazioni con fotografi, video maker, make-up artist realizzano campagne pubblicitarie ed editoriali moda per riviste del settore. Freelance Fashion è anche model agency: modelle/i, hairmodels, curvy models, per poter offrire ai brand un pacchetto completo. Sempre alla ricerca di nuovi progetti da poter proporre, questa volta il team è arrivato in Sardegna e, tramite l’editoriale Into the wild ha raccontato una storia di libertà e di unione tra l’uomo e la natura.

Fashion Stylist Manuela Mezzetti Photographer Federico Gaudino Make-up and hair Ricciolo Style Model Francesca Pibi

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Music

I CONCERTI IN RICORDO DEL DECENNALE

DEL TERREMOTO AQUILANO Sono passati dieci anni dalla tragedia del terremoto aquilano,

un evento drammatico in cui persero la vita 309 vittime. Una catastrofe che scosse nel profondo, non solo gli abruzzesi, ma l’Italia intera. A Roma e a L’Aquila si è svolta la rassegna musicale “Sacrum, una preghiera in musica per la pace universale”, proprio per commemorare i dieci anni del terribile terremoto che sconvolse l’Aquila. Nella suggestiva Basilica dell’Ara Coeli di Roma, tempio della cristianità, a fine novembre, è andato in scena il Requiem di Verdi, diretto dal talentuoso Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, già Direttore del Festival Internazionale di Mezza Estate. A seguire lo stesso concerto si è svolto presso la Basilica di San Michele a L’Aquila, sempre con la direzione di Sipari e con l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Stato “Nicola Sala” di Benevento e il Coro dell’Opera di Parma, preparato dal Maestro Massimo Fiocchi Malaspina. Con loro i solisti di fama internazionale: Federica Vitali, Anna Maria Chiuri, Hector Mendoza Lopez e Mirco Palazzi. Giada Santoro ha firmato la direzione di produzione dell’evento insieme a Valerio di Pasquale, Alessandro Zerella e Silvano Fusco. Entrambi i concerti di Roma e dell’Aquila sono stati presentati da Elena Parmegiani. La rassegna Sacrum è organizzata dal Ministero dell’Università e Ricerca e dalla Regione Abruzzo con I prestigiosi patrocini di Pontificio Consiglio per la Cultura, Pontificio Istituto di Musica Sacra, Regione Lazio, Roma Capitale, Comune dell’Aquila, e numerose Ambasciate con sede a Roma. i concerti per il decennale del terremoto sono poi proseguiti anche a dicembre, sempre a Roma e a l’ L’Aquila, con l’esecuzione del Requiem di Mozart e della Fantasia Corale di Beethoven con l’Istituzione Sinfonica Abruzzese e l’International Opera Choir, sempre diretto da Jacopo Sipari, con la partecipazione straordinaria di Michele Campanella al pianoforte, Donata D’Annunzio, Giada Santoro, Anna Maria Chiuri, Luciano Ganci, Alberto Petricca e Alberto Gazale. Alle serate era presente Renato Balestra che ha firmato i look del Maestro Jacopo Sipari e della soprana Giada Santoro.I concerti sono stati trasmessi in tv sulle emittenti Telepace, Sky canale 515 e Rai 5 con la regia di Giacomo Iacolenna. La nostra rivista Life&People Magazine è stata scelta come media partner di questo prestigioso evento culturale e solidale. Nella speranza che nel nostro Paese non accadano mai più eventi così drammatici.

Foto: Giorgio Algherini

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STILE E FRAGRANZA Una storia breve ma intensa... Dall’evento Napoli Arte Moda

e Design, poi AltaRoma 2019 nel Garden di Villa Brasini, seguito dalla presentazione della collezione SS 2020 alla Milano Fashion Week. Il Premio Style a Napoli all’International Excellence Awards, la Mostra del Cinema di Roma con il Cinema Gift Room 2019 al Grand Hotel Ritz. Una rapida escalation di bellezza del giovane brand Hanna Moore Milano ideato dall’imprenditore Gianfranco Unione, che ha ispirato anche la linea fragranza, il profumo Le Desir by Hanna Moore Milano. Outfit eleganti per donne bellissime, una vera lezione di stile del brand e del “naso” della fragranza che si stanno imponendo nel difficile scenario internazionale della moda in un momento in cui lo chic non è un’opinione, ma un’esigenza assoluta. Una vera lezione di stile, una attenta selezione ai filati e accessori, lo studio accurato di modellistica e fitting, la preziosa collaborazione con realtà artigiane che annoverano anni di esperienza. La collezione Hanna Moore Milano Spring Summer 2020 è ispirata al ritorno del glamour femminile declinato in chiave contemporanea. Una narrazione degli anni ’60 e ’70 da indossare, rivisitata in maniera leggera e moderna, un vero e proprio tuffo in quegli anni dove a Roma esplodeva la voglia di vivere e di godersi la bellezza. Così nascono gli outfit del brand Hanna Moore Milano, ispirati agli anni della Dolce Vita, dove traspare una leggera nostalgia di un passato che non ci sembra poi così lontano, che ci sembra di poterlo toccare con un dito. Un periodo che è stato capace di una vera spinta culturale e che, soprattutto, concedeva ancora spazio al sogno e alla poesia, importante perché la moda è cambiata significativamente in quegli anni non avendo più una sola direzione da seguire, dominante. Fu proprio in quegli anni che si svilupparono concetti nuovi, libertà nei colori, nelle forme eclettiche e nella tendenza di mescolare insieme stili diversi. Regola principale di quegli anni, scelta che ha ispirato il giovane Brand Hanna Moore Milano. Una scelta che parla di audacia e romanticismo come gli anni della Dolce Vita. L’imprinting di questa collezione sono il colore e la fantasia

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perché meglio rappresentano la positività che si viveva in quel periodo. Il daywear viene liberato da soluzioni prevedibili per renderlo uno stile personale, eccentrico, fuori dagli schemi, una donna bellissima fatta di giovinezza, messaggio che interpreta perfettamente il concetto di giovinezza come speranza, come fede, come futuro, come scriveva Francis Scott Fitzgerald, e Hanna Moore è la giovinezza, moderna, candida, una bellezza femminile e non convenzionale, sensuale ma innocente. Un percorso discreto, quello del profumo Le Desir by Hanna Moore Milano, intimo, sussurrato, una scuola di pensiero innovativa per dare spazio ad accordi morbidi, profondi, che si fondono sulla pelle. Una composizione misteriosa, una linea moda che nasce da un incontro misterioso, una capsule collection abbinata ad una fragranza che diventa desiderabile e moderna, un twist di aromi, agrumi e frutti di bosco per dare accenni fruttati e romanticamente floreali. Un sogno lontano per immaginare un romanzo d’amore che sottolinea la seduzione con pennellate di colori sottintesi e seducenti, accenti ammiccanti di una moda che, ormai, in brevissimo tempo è diventata un must have irrinunciabile.


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Moda

DOPO L’INVERNO CI SARA UN RISVEGLIO BELLISSIMO Nonostante la stagione fredda sta obbligando la scelta di nostri

look attuali la moda, che da sempre presenta con largo anticipo le collezioni, ci prepara ad un risveglio fatto di colore, leggerezza, voglia di viaggiare e di muoversi. L’uomo e la donna avranno un bisogno molto forte di immergersi nella natura, di unire la praticità ad un sapore glamour, anche con una voglia di evasione sospesa tra tempo e spazio. Fendi, per la moda maschile, propone una selezione di stampe botaniche presenti su sacchetti in cotone morbido, borse a tracolla e capi leggeri abbinati a coperte per il pic nic. Per l’universo femminile Silvia Venturini Fendi veste la donna con tessuti eterei, impalabili, per una idea di moda assolutamente unica. Un inno all’italianità arriva da Ermanno Scervino: la sartorialità emerge in ogni singolo capo, segno distintivo del brand; un armadio moderno, creato con fantasie che si spalmano su top, camicie, gonne e pantaloni. L’intimo come abito pubblico, tratto distintivo della Maison, passa dalle sottovesti alle vestaglie, preziose ed eleganti come abiti. Tutto lo spirito di Marcelo Burlon viene narrato nella sua collezione: veloce, pratica, comoda, perfetta per il mondo attuale, in continua corsa. Capi tecnologici realizzati con una grande ricerca sui tessuti, dove la sartoria incontra il ciclismo, per mondi lontani che si contaminano. L’esplorazione continua nella collezione maschile di Andrea Pompilio: camicie hawaiiane in seta stampate che come cartoline raccontano luoghi e immagini; camicie a maniche corte e ampissime, ricche anche di stampe indiane. Libertà e leggerezza sono i termini che declinano la collezione di Numero 00; il designer Valerio Farina veicola un concetto moda che si allontana dal rigore quotidiano, a favore di un ritorno alla naturalezza. Canali, altro storico brand che veste l’uomo, presenta l’evoluzione della linea black Edition: lavorazioni tecniche per capi e accessori sportivi che definiscono un nuovo codice espressivo della maison. Uomini cittadini del mondo, dinamici e in eterno movimento. Tute, felpe, maglie e t-shirt in materiale tecno, leggero e traspirante. La donna ritorna ad essere veramente seducente con una netta separazione tra il guardaroba del partner. Si ispira ad Havana la collezione di Anteprima: toni dorati e colori ricercati che trasmettono tutta l’atmosfera di un luogo, per una suggestione senza precedenti. Per Cividini le emozioni che si possono vivere nel vedere un quadro, un’opera, in libro o un oggetto in una galleria d’arte, sono mezzi

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che portano ispirazione nella creazione di una collezione. Ecco che in questa collezione sono i colori e le forme dell’Africa a farla da padroni; i colori degli uomini azzurri, i colori del deserto e delle sue genti, i colori degli abiti dei tre protagonisti si sono imposti nel gioco di definizione dell’immagine cromatica della passerella. Per Genny la donna diventa un’amazzone, che si perde nella vastità di prati, campi di girasole e frumento che ondeggiano spinti dal vento; forme curvilinee e volumi arrotondati rubano la scena, sia con i pantaloni tagliati sopra la caviglia abbinati a piccoli giacchini senza maniche, che negli abiti aderenti sul busto e ampi sul fondo. Per Bottega Veneta la collezione Spring 2020 racconta tutta l’anima del brand: abiti che giocano con le proporzioni, con silhouette morbide senza tensione per una nuova rilassatezza. Da Parigi le passerelle hanno invece raccontato e mostrato la un’anima cosmopolita, piu’ quotidiana e, per certi versi, anche meno romantica. Soprattutto i nuovi brand in calendario o quelli emergenti hanno veicolato una capitale avanguardistica, proiettata al futuro; ecco quindi in passerella la moda quotidiana, fresca e glamour di un brand come Agnès B, per nulla scontata e banale. Una moda per giovani viaggiatori del mondo che, anche se romantici, si lasciano contaminare da un sapore anche molto street. Beautifiul People pone l’accento su accessori riconoscibili, su abiti reverse che sussurrano doppi animi, stati ed emozioni. Colore, energia e solarità sono le caratteristiche di Leonard Paris: leggerezza, argento che riflette nuance accese, abiti che sono una seconda pelle, comoleti giovani per donne dinamiche. Dark, rock, forte la proposta di Videmus Omnia: contaminazioni dal Giappone per Kimono innovativi, una sperimentazione importante, oltre il commerciale, dove l’arte e la creatività sovrastano situazioni e sentimenti. Trucco accentuato, in uno stato di piacevole malessere che, nel senso buono del termine, nega una moda scontata. Parigi come luogo di innovazione, protesta, nuova storia. Seta e geometrie sono le protagoniste del brand Pava: l’animo Thailandese sbarca a Parigi. Colori unici, sete dipinte a mano, dove ogni singolo pezzo diventa unico, particolare. Strutture quadrate, borse cinture che sono accessorio, stile e novità, per donne dalla visione internazionale, uniche, attente a nuovi mondi. Godiamoci questo letargo invernale: per la prossima primavera il risveglio sarà davvero dei migliori.


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Moda

ALESSANDRO ANGELOZZI COUTURE: LA MAGIA DI UN SOGNO IN UN ABITO DA SPOSA Le regole che accarezzano e tracciano lo stile della haute-

couture sposa portano la firma eccellente di Alessandro Angelozzi, appartengono a una storia infinita fatta di alchimie, discese vertiginose, salite faticose, vuoti e pieni sconfinati. Vestire la sposa per il giorno delle sue nozze è un atto di creatività assoluto. Nella creatività c’è creazione e attività, cosa assai chiara ad Alessandro Angelozzi, maestro non solo di stile ma anche di perfetta raffinatezza. Il giorno del matrimonio è un giorno speciale. Ogni sposa ha bisogno di organizzarlo al meglio, la scelta dell’abito occupa il posto principale prima ancora della location, della chiesa e degli invitati. Quel giorno lei deve essere assolutamente perfetta e Alessandro Angelozzi ben lo sa. Conosce ogni angolazione della variazione emotiva della sposa, ne assapora i cambiamenti, le vertiginose impennate, le salite effervescenti, le discese melanconiche, il bisogno di affidarsi a qualcuno che sappia far intravedere la giusta strada da percorrere, per non finire in un vortice di volgarità assoluta. Oggi è facile imbattersi nel volgare e nell’abbondanza priva di glamour, solo perché fa tendenza. Non sempre ciò che si osserva nel mondo Social è sinonimo di eleganza, tutt’altro e questo mondo così inafferrabile crea solo falsi miti. Alessandro Angelozzi non ama il web e il mondo dei Social anche se ne riconosce l’assoluta necessità in questo nostra società. Ci siamo incontrati a Roma, nel suo meraviglioso atelier in Piazza di Spagna. Un luogo, uno spazio che trasuda di buon gusto, raffinatezza, eleganza, desiderio di cogliere e raccontare il bello in ogni sua declinazione. Piazza di Spagna da sempre ha accolto atelier di prestigiosi stilisti, basta pensare alle innovative sorelle Fontana che hanno portato la haute-couture nella dolce vita. Alessandro ha lo sguardo profondo, già a primo impatto si coglie l’intensità e la ricchezza della sua presenza che non passa assolutamente indifferente. Lui è un Maestro non solo di stile ma anche di vita e si racconta con una fluidità avvolgente che emoziona per il calore e la partecipazione che mette in ogni sua parola, in ogni ricordo, in ogni aneddoto. È stato un incontro intenso come pochi ce ne sono in questo mondo esclusivamente Social, dove si perde il contatto oculare e fisico con l’altro. Sta ultimando la sua ultima collezione, la nuova collezione “in pentola”, le spose che fremono, per lui è un momento intenso, provante, ma ha trovato uno spazio per questa intervista dedicandosi totalmente. C’è entusiasmo nel suo modo di essere che si riaccende di tanto in tanto quando c’è l’interlocutrice giusta mentre perde d’intensità quando come dice lui: “Trovi qualche sposa che non capisce di che cosa stiamo parlando. Purtroppo, in Italia c’è tanta confusione. Abbiamo tante aziende che lavorano con prodotti d’importazione, che si pubblicizzano come aziende italiane e invece sono tutti abiti fatti in Cina o in paesi sottosviluppati a costi minimi. Le ragazze non riescono a capire,

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fortunatamente ce ne sono altre che apprezzano la qualità, il vero pizzo francese, il vero ricamo a mano, il vero tulle di seta. Allora quando tu hai l’interlocutrice giusta sei già appagato, noi facciamo solo Made in Italy, tutte le lavorazioni artigianali, utilizziamo le migliori sete, i migliori tulle di seta che ci sono in commercio. Il problema è quando trovi la persona che non ha un grande livello culturale, non ha un buon gusto estetico. In Italia siamo rimasti pochissimi a fare il Made in Italy, il resto è tutto cineseria”. Come ti spieghi questo cambiamento? Viviamo in un periodo storico dove la moda è molto massificata, i Social hanno massificato la moda. Qualche anno fa la moda era solo per pochi eletti e comunque la capivano, adesso c’è la globalizzazione del fashion per cui le persone non si rendono più conto di ciò che veramente è la haute-couture, la vera moda. Sai io vengo da una generazione diversa, a me piaceva il poco e buono. Piuttosto un solo golf di cachemire all’anno che lo tenevo benissimo piuttosto che una serie di golf in acrilico che non ho mai amato. Io non voglio indossare la plastica a me piacciono le cose naturali, pregiate. A quale donna femminile ti ispiri? Al di là di avere uno stereotipo di donna come Bianca Balti, oltre a essere una donna molto bella fuori è bella anche dentro. Molte volte la bellezza non è dovuta al fatto di semplici canoni estetici, piuttosto molte volte è data anche dai modi, dal modo di mettere una mano, di sedersi, di parlare, di guardare, di camminare. L’eleganza, la bellezza sono cose innate in una donna per cui non è la fisicità ma l’insieme di una serie di cose che si hanno e si esteriorizzano. Perché Bianca Balti? Bianca l’ho voluta anche quest’anno nella mia campagna pubblicitaria perché oltre a essere una donna molto bella, è una donna molto semplice, non si dà arie, non si pavoneggia come molte altre. È una donna che non ostenta magari alcune parti del suo corpo far fare colpo, è molto delicata e rispettosa, è una donna così, punto. Allora mi piace per questo. Lei è l’essenza della femminilità poco appariscente, non è né ostentatrice né provocante. Perché creare abiti da sposa e abiti da sera? Da bambino avevo un sogno, mi ricordo collezionavo le riviste di moda, ero incantato dalle sfilate di Valentino, allora la moda, la vera moda, andava tanto. C’erano tante case di alta moda all’epoca, a Roma specialmente. Mi ha sempre affascinato questo mondo, gli abiti lunghi, da passerella, le sfilate, il buon gusto e ho scelto questa tipologia di abito perché è il mio sogno nel cassetto di poter disegnare l’abito che ogni donna vorrebbe indossare, avere nel proprio armadio (nel caso dell’abito da sera), oppure l’abito da sposa sognato sin da piccola.


Prima di fondare Alessandro Angelozzi Couture hai lavorato per altre Maison? Chi ricordi con piacere? Ho collaborato con altri atelier prima, mi sono formato, sono stato poi molto apprezzato sin da subito. Considera che questo è un lavoro, dove non si finisce mai d’imparare. Io sono un uomo di sartoria, mi vedi poco in giro, non mi piace apparire, sono una persona schiva. Sono molto preso dal mio lavoro e non mi espongo più di tanto. Sei uno stilista capace di fa vivere un sogno regalando alle donne eleganza e bellezza, senza particolari alchimie. Da dove prendi ispirazione? Mi ispiro molto alla musica, per me è fondamentale, nel mio studio ho due casse importanti per ascoltare musica anche quando lavoro. Metto musiche che mi fanno concentrare e mi ispirano, poi ovviamente ogni anno c’è un tema. Quest’anno sono stato in vacanza alle Maldive con il mio compagno, ecco lì ho trovato una fonte d’ispirazione importante. Il mare cristallino, i colori, le onde leggere, la sabbia bianchissima, la tranquillità, le barriere coralline, le sfumature inafferrabili, i colori del tramonto, ecco questo è stato il mio tema per il 2020. Diciamo che la natura quest’anno è stata la mia fonte di ispirazione richiamandola nelle leggerezze e morbidezze dei miei abiti. Cosa consigli ai giovani stilisti che vogliono disegnare abiti da sposa? Consiglio di studiare, di essere umili, di fare tanta tanta gavetta e soprattutto avere molta pazienza senza bruciare le tappe. Spesso si antepone l’aspetto economico-finanziario alla creatività, questo se uno vuole sfondare nel nostro lavoro non lo deve fare. Io ho lavorato per tanti anni per pochi soldini, mi piaceva così tanto il mio lavoro che andavo avanti, studiavo, mi impegnavo ed ero sempre molto umile, ascoltavo i consigli e rubavo con gli occhi. Volevo a tutti i costi diventare bravo. Guarda che è difficile, ci

vuole passione. Sai diventare uno stilista non vuole dire fare un bel disegnino, spesso i grandi stilisti non sanno disegnare. Quel disegno lo devi rendere reale, spesso scopri che il tuo pensiero non è poi così eccellente e viene fuori qualcosa di inguardabile. Ci vuole tanta esperienza. Quando fai esperienza stai imparando non sei una persona produttiva. I Social stanno rovinando la formazione di oggi, omologano tutto e non creano eccellenze. La gavetta è fondamentale se vuoi diventare un’eccellenza nel nostro lavoro. Le nozioni non sono pratica. La pratica è fondamentale. Chi è per te un bravo stilista? Colui che sa trasformare un pezzo di tessuto in un sogno. 5 aggettivi che raccontano di te. Caparbio, testardo, umile, determinato, coerente. Sai cosa penso, credo che tutti i miei clienti mi vogliono bene perché non mi sono mai montato la testa, ecco questa è davvero una mia caratteristica cui tengo molto. Sono una persona molto semplice. Io sono Alessandro, chi mi vuole bene mi vuole bene perché sono io non perché sono uno stilista famoso. Un sogno nel cassetto ancora da realizzare? Di sogni ne ho sempre tanti, io sono rimasto molto bambino e questo sai mi aiuta. Mi piacerebbe molto trasmettere le mie emozioni, far piacere le mie creazioni a Dubai, lo ritengo un posto all’avanguardia e molto innovativo, al passo con i tempi. Sai quando uno stilista vede la soddisfazione di un cliente lui si realizza. Termina così questo straordinario incontro che avrei voluto non finisse mai. Per tutte coloro che stanno o hanno deciso di sposarsi regalatevi un sogno con Alessandro Angelozzi Couture. Sarà tutto perfetto e indimenticabile.

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Fashion & People

SARTORIA TOSCANO NULLA SI PERDE, TUTTO RITORNA di Barbara Fabbroni

La Fenice fiera e leggiadra rinasce dalle ceneri. Lo stesso vale

per il Brand Toscano che prende anima e corpo dalla chiusura di un’azienda italiana ricca di tradizione. È una sfida nata nell’aprile del 2019 che già sta raccogliendo nutrite soddisfazioni. La tradizione sartoriale si assapora in ogni linea, in ogni tessuto, in ogni asola. Tutto è pensato per creare un capo non solo unico ma anche assolutamente perfetto. La maremma è terra fertile non solo per il suo territorio che offre luoghi incontaminati, spiagge incantate, paesi arroccati nelle colline, storie campestri che si coniugano con tradizioni millenarie. In questo spazio della Toscana nulla si perde, tutto ritorna in una girandola infinita di luci e ombre, colori e linee, trame e intrecci. È un discorso ricamato con fili d’oro e pietre preziose da cui, solo pochissimo tempo fa, ha visto nuovamente la luce un brand che si sta già facendo spazio significativo nel mondo della sartoria italiana di lusso. Il brand Toscano nasce da un’idea di Marco Berti, imprenditore edile di seconda generazione, con attività che spaziano dal turismo al vino fino alle fonti di energia rinnovabile. Un progetto pensato, studiato, sviluppato attentamente per la città di Grosseto, attraverso il recupero di maestranze altamente specializzate, come quelle ex-Mabro. Il desiderio di Marco Berti è quello di non disperdere un patrimonio importante riportando l’eccellenza dell’alta sartoria grossetana in giro non solo in Italia ma anche all’estero. Incontrare l’imprenditore Marco Berti è scoprire attraverso le sue parole il sogno di non perdere la cultura che ha attraversato per 50 anni una cittadina toscana conosciuta non solo per il suo bel mare ma anche per le infinite risorse che offre. È un uomo lungimirante, capace di cogliere l’essenza, sa costruire atmosfere intense in ogni impresa che fa nascere. A lui, dobbiamo riconoscere un grande coraggio in un momento economico-finanziario difficile per la nostra nazione. Marco Berti ha saputo ricucire le trame essenziali di un discorso denso di significati scegliendo non solo le migliori maestranze ma anche i migliori stilisti, i tessuti pregiati, la manifattura fatta a mano. Non solo un’azienda che si apre al mondo ma anche una tradizione sartoriale attente alla cura delle rifiniture come un occhiello, una manica, un bavero, una fodera. Perché il nome Toscano? Perché Toscano è già di per sé un brand internazionale, familiare

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e facile da pronunciare in qualsiasi lingua. Un brand che richiama uno stile di vita, un territorio, quello della Toscana, con la sua storia dell’arte, i suoi paesaggi, le sue bellezze conosciute, apprezzate in tutto il mondo. Qual’è il valore aggiunto di un brand sartoriale? L’essere Made in Italy al 100%, dalla produzione a tutti i materiali che compongono il capo. Il bisogno di restare aderenti alla maestria artigianale, l’unicità che il capo industriale non ha e non può avere ma che attraverso la nostra lavorazione lo porta a essere un capo assolutamente unico. La scelta dei tessuti, degli accessori pregiati, le rifiniture fatte rigorosamente a mano sono per il brand Toscano il suo fiore all’occhiello. La vera sfida per il brand sarà mantenere intatta la “purezza” del capo che nasce in sartoria. Sappiamo bene che un capospalla nato dalla cultura sartoriale non può essere mai banale, potrà invece raccontare una storia fatta di unicità, perfetta esecuzione, rigore nelle linee, tagli innovativi con caratteristiche classiche. A quale tipologia di uomo si rivolge Toscano? L’uomo Toscano è un uomo che apprezza il bello, la linea classica con un tocco innovativo, le rifiniture fatte a mano da mani esperte, i tessuti pregiati, la capacità di rendere la tradizione un must moderno al passo con i tempi. Chi è il vostro testimonial? Ci stiamo pensando. La scelta non è semplice. Abbiamo già alcune proposte. Al prossimo Pitti Uomo presenteremo la nostra collezione con il nostro testimonial che dovrà rispettare tutte le caratteristiche della filosofia di Toscano. L’elemento fondante la sfida di rinascere in un momento difficile per l’economia italiana? Una sfida ragionata, pensata, studiata per anni. Crediamo nella sartoria italiana, nell’imprenditoria che da sempre caratterizza la nostra terra. Amiamo la nostra appartenenza, fatta di sfide e di sogni. È difficile ma chi lavora con passione trova sempre la sua strada Il cavallo di battaglia di Toscano? È l’abito intelato “full canvas” interamente composto di elementi naturali, con le migliori stoffe italiane, le tele di materiali naturali quali canapa, lane e crine di cavallo, i bottoni in corno, corozo e


madreperla. Un abito che ripropone l’esperienza della sartoria, del sarto. È possibile personalizzarlo esattamente come lo richiede il cliente. A chi vi ispirate? Ci ispiriamo a Mabro, l’azienda grossetana che per 50 anni ha regalato alla nostra terra tante soddisfazioni. La nostra ambizione è “rieducare” l’uomo, nel senso di riavvicinarlo, a vestire elegante. Puntiamo a diventare unici e riconoscibili, caratterizzando i nostri capi con materiali pregiati, così da offrire un prodotto che sia realmente “ricco”. La collezione 2020 cosa racconta? È una rinascita, non solo di un prodotto, ma di un intero territorio con i suoi sogni, le sue ambizioni e la sua storia pregressa. Una bella storia di persone che tornano a lavorare quando la speranza era ormai perduta. Questa collezione racconta la voglia di essere: essere come qualità, praticità e unicità, e non solo apparire.

5 aggettivi che raccontano il brand Toscano? Italiano, unico, pratico, raffinato e accurato. In quali mercati siete presenti? Attualmente stiamo avviando la commercializzazione sul mercato italiano attraverso alcuni agenti, abbiamo spedito i primi capi campione all’estero. La produzione è partita nell’Aprile 2019, essere già pronti per presentare la prima collezione, quella per l’autunno/ inverno 2020/21, è stata una vera fatica ma anche una grandissima soddisfazione. In Italia, dove è possibile trovare la sartoria Toscano? Abbiamo selezionato una serie di punti vendita partendo da coloro che hanno sin da subito mostrato interesse per i nostri prodotti. È possibile acquistare via internet tramite il nostro sito web anche capi su misura, il nostro personale, specializzato in capi sartoriali, si reca direttamente dal cliente per predisporre il capo, inoltre è possibile visionare i prodotti nel nostro show-room a Grosseto. A marzo 2020 apriremo uno show-room a Milano.

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Moda

GIAMBATTISTA VALLI: “SOGNO UNA MODA INCLUSIVA CHE SIA

ESPRESSIONE DI LIBERTA, BELLEZZA E AMORE” di Cinzia Malvini

“Che cosa desidero da questa collezione? Che sia la più

inclusiva possibile, che raggiunga il maggior numero di ragazzi al mondo, che abbatta muri e barriere, anche stilistiche, e soprattutto che regali il sogno”. E’ un fiume in piena Giambattista Valli, ed è anche evidentemente felice, durante la conferenza stampa di presentazione della sua nuova collezione capsule per H&M, il colosso svedese di abbigliamento a prezzi democratici. In vendita dallo scorso Novembre nei migliori e più rappresentativi negozi H&M del mondo, la limited edition ha polverizzato in pochissimo tempo ogni precedente record, diventando uno dei cobranding di maggior successo dell’azienda di fast fashion . Un risultato annunciato già da quella affollatissima presentazione sulla terrazza romana, Lanterna Fuksas, vista mozzafiato sulla cupola di San Carlo in Via del Corso, proprio sopra il più importante super store H&M della Capitale. “Roma è così, sempre e comunque ti incanta anche se in questo momento i problemi della città sono tanti ed evidenti”, racconta Valli, “Giamba”, per il mondo della moda e per quegli amici, soprattutto amiche, che lo seguono con una fedeltà commovente e che non lo cambierebbero con nessun altro stilista al mondo. Sono loro, le ragazze del più internazionale jet set, le inossidabili Valli Girls come Bianca Brandolini d’Adda e la nuova generazione di Casa Fendi, ma anche Kendall Jenner e Chiara Ferragni, ad accompagnare e sostenere la crescita di una designer allevato alla scuola romana della bellezza e della couture di Roberto Capucci. “A Roma, dove sono nato, devo tutto. La mia storia parte da qui, da una città che ti impressiona e ti strega con la sua bellezza. Girando per le strade del centro dicevo ai miei collaboratori, “Guardate qui ci sono palazzi altissimi di soli due piani!”. Forse anche da queste visioni è nato il mio amore per i volumi importanti, per la maestosità dei capi che devono essere speciali nel momento in cui una donna li sceglie e li indossa. Capucci poi è stato il grande maestro che tutti dovrebbero avere per capire che la moda è qualcosa che va al di là della moda, è una vera arte applicata al tessuto, al dettaglio, al ricamo, alla sensibilità estetica di chi la fa ma anche di chi la guarda. Una cultura della couture”. Roma nel cuore, insieme a Parigi dove lo stilista vive da 22 anni, la Città dei Lumi che ha adottato lui e anche Marie Antoniette, la vedova del re di Francia Luigi XVI ghigliottinata in Place de la Concorde nel 1793: entrambi con la passione per la moda e per i

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giardini, Versailles prima di tutto, un trionfo della natura che, per Valli, si fa stampa su tessuto, sboccia nei colori pieni, si trasforma in capi che sprigionano meraviglia. E che prendono i colori di albe e tramonti magistrali e solenni, come solo la natura sa essere e a volte la moda, la grande, alta moda. Quella che il designer romano continua a riconoscere nell’atelier di Emanuel Ungaro di cui diventa il primo assistente fino al 2005, anno di lancio del suo marchio omonimo. Sei anni più tardi, nel 2011, il debutto della sua Maison Couture radicata in quella eleganza senza tempo capace però di intercettare il gusto di una giovane e esigente clientela. “Ho sempre lavorato sul senso di una eleganza che fosse timeless”, racconta Valli. Lavorare sulla bellezza è una straordinaria opportunità, specialmente quando poi si sente anche l’esigenza di tramandarla di madre in figlia, e questo vale sempre, è un back ground che ti porti dietro sia nelle collezioni couture sia quando, come in questo caso, hai la speciale possibilità di condividere questo patrimonio con una platea enorme. Con il solo annuncio della collaborazione con H&M abbiamo raggiunto 650 milioni di persone sui social, una cifra shock, non volevo crederci. Io ho colto una opportunità unica, quella di far arrivare al maggior numero di persone possibili, la mia ricerca, la mia estetica, i miei valori. E’ stato un processo inclusivo che mi ha portato a fare le cose seguendo il mio protocollo ma tenendo sotto controllo i prezzi senza che questo potesse incidere troppo sulla qualità e sul risultato finale. I ricami, per esempio, non sono fatti di cristalli Swarovsky ma di plastica trasparente, la migliore, il tulle è di poliestere e non di seta. Ma per il resto il mio dna è integro e molto riconoscibile.” Proprio come il suo talento, pronto di volta in volta a trasformare in abito quello che c’è di più meraviglioso nella natura ma anche nell’arte, tra Caravaggio e Peggy Guggenheim. “Amo tutto quello che rende eccezionale una giornata normale, adoro regalare un sorriso e una sorpresa e, a volte, un abito o un accessorio possono servire allo scopo. Il clash di mondi apparentemente in contrasto può dare vita a qualcosa di speciale e di inatteso. Quindi, anche l’arte contemporanea alla fine può dialogare con quella classica e trovare un suo equilibrio in una collezione di haute couture. Io amo il Caravaggio e amo l’Italia ma questo non mi impedisce di abbracciare con il mio lavoro altri Paesi e culture di tutto il mondo”.


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Lifestyle & Beauty

HELENA RUBINSTEIN, LA SIGNORA DEL MAKE UP

L’IMPRENDITRICE POLACCA CHE HA RIVOLUZIONATO IL MONDO DEL MAQUILLAGE di Stefania Carpentieri

Il primo decennio del ‘900 segna una storica evoluzione nel

campo della cosmesi. L’opera di tale cambiamento deve essere attribuita a personalità dirompenti come Isadora Duncan e Mata Hari, ma non possiamo esimerci dal non citare anche Sergej Pavlovič Djagilev e la celeberrima compagnia Balletti Russi. Per quanto riguarda il costume, questo decennio segna uno strappo con il passato che obbliga, le donne, a trattenere i movimenti con abiti che ingabbiano il corpo. Nella cosmesi, è d’obbligo marcare la loro bellezza con polveri pastello che mortificano l’incarnato e i lineamenti. Se nel campo della moda, Doucet, Paquin e Poiret sono gli artefici di tale trasformazione, Helena Rubestein è l’antesignana di una nuova tendenza del trucco. La Rubestein è l’imprenditrice polacca più stimata al mondo perché è riuscita, attraverso il suo gusto estetico, a rivoluzionare le abitudini nel campo della bellezza, di milioni di donne e uomini. In un’epoca scandita dall’enfasi e dall’opulenza della Belle Époque, Helena è ossessionata dai colori vivi, accesi, come il rosso e l’oro, le tonalità che più la colpiscono e che rapiscono tutti gli spettatori che rimangono incantati dalle scenografie messe in scena nei teatri newyorkesi da Djagilev. Nei primi decenni del Novecento la “febbre d’Oriente” non risparmia nessuno. “Non ci sono donne brutte, ma soltanto donne pigre”, afferma con convinzione l’imprenditrice. Tale dichiarazione attesta la caparbietà di una donna che riesce a trasformare una semplice intuizione in un vero e imponente impero finanziario. Chaja (questo è il suo nome di battesimo) sperimenta a lungo delle formule capaci di creare creme viso idratanti con lo scopo di rallentare il processo d’invecchiamento dell’epidermide; inoltre, si adopera per contrastare i danni sulla pelle derivati dall’acne. Sostanzialmente la sua vita professionale è scandita da alcune fondamentali tappe. Nel 1905, nella città di Vienna, inventa la tecnica del peeling. Cinque anni dopo, nel 1910, insieme a un team di esperti individua tre tipi di pelle: normale, secca e grassa. Noi donne, inoltre, dovremmo essere profondamente grate a Helena Rubestein visto che è lei a inventare, nel 1939, il primo mascara waterproof. Su questa affermazione, però, nasce una diatriba che ancora oggi trova due fazioni di pensiero opposte. Qualcuno, infatti, rivendica l’invenzione a Max Factor (suo connazionale), colui che permette la diffusione del rimmel su larga scala. Max Factor, infatti, entra nelle grazie di star mondiali come Pola Negri, Greta Garbo, Gloria Swason e Joan Crawford conquistando, così, l’intero mondo con il suo “make up delle stars”. Ad ogni modo, la Rubestein trova un ruolo di spicco nella beauty

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experience internazionale grazie alla sua caparbietà, intelligenza e fiuto per gli affari. Certamente, a giovarle durante il suo percorso ci pensano le sue illustri conoscenze, mostri sacri della cultura internazionale come Braque, Dalì, Matisse e Picasso. Dopo un breve periodo in Svizzera, dove studia medicina, nel 1902 vola dalla parte opposta del mondo, in Australia, dove apre un negozio di medicamenti e unguenti. Nel giro di pochi anni, infatti, dal primo salone di bellezza fondato a Melbourne nel 1902, raggiunge buona parte del mercato europeo (le città di Londra e Parigi per prime) e americano. Conquistata sempre più fama, Helena può, attraverso i suoi elevati introiti, aiutare economicamente le organizzazioni benefiche che operavano nel campo dell’arte, della salute e dell’istruzione. Passata a miglior vita il 1°aprile del 1965 ( è nata a Cracovia il 25 dicembre del 1870), la Rubestein entra di gran merito negli annuali di chi, in un’epoca funestata da episodi bellici gravi, ha contribuito a sconvolgere le regole di una società che inizia a presentare le prime crepe.


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Infistil, forte di un’esperienza di oltre 40 anni, è oggi un’ azienda rinnovata e costantemente attenta alle nuove tecnologie, alle attuali tendenze architettoniche e alle sempre più severe normative, in grado di soddisfare una clientela esigente e raffinata. La produzione diretta ci consente di essere flessibili e competitivi e di coprire tutte le richieste del mercato, dall’edilizia privata a quella commerciale. Showroom : Misano A. - Via del Mare 16 - Tel. 0541 610831 Pesaro - Strada Statale 48 - Tel. 0721 405049 Produzione:Tavullia - PU


People

ANNIE FERRARI LA MODELLA DEMONIAQUE di Luciano Lapadula

Uno sguardo che penetra l’animo, un’andatura che oltrepassa

l’eleganza del vestito relegandolo ad “accessorio”, dipingendo un quadro feroce e languido, in cui paiono convivere Eros e Thanatos. Una fluente chioma rosso fuoco incornicia quel volto pallido che è insieme ardente e malinconico, dotato di una bellezza retrò. Una identità che nei primi anni ’70 seppe infrangere alcuni stereotipi nel mondo della moda e dell’Haute Couture, anticipando di decenni stili e tendenze. Sfinge misteriosa, Vamp Lady del Fashion System, è dotata di una bellezza mefistofelica, irresistibile, pericolosa. Icona per stilisti quali Thierry Mugler, Claude Montana, Comme des Garçons, Yves Saint Laurent, Jean Paul Gaultier - solo per citarne alcuni - la sua immagine, il suo “gesto” sono parte della storia della moda. È Annie Ferrari. “Ferrari”, un cognome che evoca il rosso, il lusso, il design, la velocità. Origini italiane? Caro Luciano, la tua introduzione elogia la mia persona; sei passionale nelle descrizioni di quelle immagini tanto sofisticate, questo mi onora. Ti racconterò la mia piccola storia. Hai ragione, sono di origini italiane da parte dei miei nonni, ma io sono nata a Nizza. Quando e come sei entrata a far parte del mondo della moda? Ti sono mancati i tuoi amici e la tua vita ordinaria? Sono andata a Parigi nel settembre 1970 con l’idea di lavorare nella moda, la fortuna ha voluto che lì incontrassi uno stilista che disegnava per la linea uomo di Yves Saint Laurent, quando mi ha visto mi ha subito proposto di partecipare a un casting proprio da Yves, ed evidentemente è andata bene, visto che lui in quel momento era alla ricerca di una personalità differente dai soliti stereotipi. Non avevo mai fatto un défilé nella mia vita, figuriamoci nell’alta moda, ma con Monsieur Saint Laurent è stato magico! Sin dai primi anni ’70 la tua estetica dirompente e insolita ha suscitato interesse nel pubblico, anticipando molti aspetti dalla cultura Punk. E’ stata una tua scelta quella di tingere i capelli di rosso? E cosa rappresenta per te il rosso? I miei capelli... mia madre aveva i capelli rossi, una magnifica

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capigliatura che io ho ereditato. Da quali ideali di bellezza ti sei sentita ispirata per la tua immagine? Ho sempre avuto un’ammirazione per quelle magnifiche attrici americane degli anni ‘50 che hanno influenzato me e i couturiers con cui ho lavorato. Modella ricercata e ammirata. Il 29 gennaio del 1971, Yves Saint Laurent presenta “Libération” o “Quarante”, una collezione ispirata alla moda degli anni in cui Parigi fu occupata dai nazisti. Abiti corti e con spalline, calzature con la zeppa, turbanti, e tu che stupisci il pubblico con indosso un vestito dal cui tessuto emergono labbra sensuali che attanagliano sigarette. Il rimando è al surrealismo feticistico di Elsa Schiaparelli. La sfilata crea polemiche. La stampa la condanna ma la gente la acclama decretandone il successo. Creatori di moda - quindi - che sono anche artisti, come te precorritori di tempi e atmosfere. Sei stata attratta da loro nella stessa misura in cui loro sono stati attratti da te? Mi è sempre piaciuto mescolare stili diversi per dar luce alla mia identità. L’abito che ti è rimasto nel cuore? E quale la volta più difficile? L’abito di velluto rosso di Thierry Mugler! Indossarlo in passerella è stato il momento di più grande emozione, anche perché sapevo che era una delle ultime sfilate a cui partecipavo come modella. Sayoko Yamaguchi, Loulou de la Falaise sono solo due tra le più celebri indossatrici con cui hai lavorato. Qual è stato il tuo rapporto con le tue colleghe? Esisteva competizione? All’epoca io non avevo della concorrenza, i creatori di moda rispettavano la personalità delle modelle e non esisteva alcuna rivalità tra di noi. Modella, ma anche disegnatrice di gioielli. Ne hai creati per Yves Saint Laurent, di cui conservi dei figurini autentici. Hai disegnato degli avveniristici bijoux anche per Mugler, collezione “Atlantide”. Creazioni che appaiono ancor oggi provenire dal


futuro. A cosa ti ispiri quando disegni? Per quel che riguarda la mia vita privata, questa ha sempre avuto una priorità sul mio lavoro. Ho incontrato mio marito nel 1971 e non ci siamo mai lasciati. È lui che inizialmente ha creato il marchio di gioielli, mi sono in seguito unita a lui per creare degli accessori straordinari ispirati dall’amore per la bellezza delle cose e della vita. Sei stata considerata una tra le modelle maggiormente provocatorie. Il tuo sguardo sfrontato, i tuoi movimenti lenti e sensuali hanno creato scandalo, catalizzando l’attenzione del pubblico e della critica. Non hai realizzato semplici sfilate, ma “performance estetiche” contribuendo all’emancipazione del ruolo della donna dentro e fuori i saloni della moda. A partire dal nuovo millennio l’estetica delle modelle ha subito una profonda involuzione. Anoressiche, cancellate in volto e rese simili tra loro, depersonalizzate e quasi vicine ad automi. Queste anonime

pressoché adolescenti fanciulle sfilano rapidamente con lo sguardo vuoto, senza sorridere. Cosa pensi di questo modo di essere “modella”? Ultimamente mi sono allontanata dal mondo della moda perché non racconta più grandi cose, tutto è stato già detto e si gira intorno. Non c’è più rispetto, queste ragazze troppo magre e troppo giovani sono parte di un’altra era che non mi appartiene più, come si suol dire… largo alla giovinezza. Sono felice di aver vissuto tutto allora, e fiera di aver partecipato alla realizzazione di un sogno. Voilà Luciano. Ferrari, un cognome che anticipa un’identità, in linea con la personalità e con l’estetica. Annie sfreccia, “testa rossa”, insuperabile.

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SMOSSI


Fashion & People

UN GIOIELLO E PER SEMPRE “Se io mi trovassi un posto a questo mondo che mi facesse

sentire come da Tiffany, comprerei i mobili e darei un nome al gatto!” (Colazione da Tiffany - Audrey Hepburn) La moda è un girotondo di colori, linee, sapori, tessuti pregiati, rifiniture uniche che rendono l’insieme qualcosa di assolutamente essenziale. Lo stesso carattere creativo si ritrova anche nelle collezioni di gioielli che, di stagione in stagione, propongono linee in perfetta sintonia con la moda del momento. Si crea così un connubio perfetto, dove l’uno si innesta nell’altro dando vita ad abbinamenti perfetti. Il gioiello, anche quello apparentemente più semplice, ha dietro una lavorazione che richiama mani esperte, modellisti capaci di rendere viva un’emozione racchiusa in una gemma, una perla, un ciondolo, una collana, un bracciale. Tutto ruota all’insegna del nuovo, dello chic, del personale che si trama con filigrane, bassorilievi, cordoncini arrotolati, maglie che si fondono l’una con l’altra. Una vera alchimia di artigianalità che si tramanda di generazione in generazione costruendo una narrazione unica, dove l’acquirente finale trova soddisfatto e nutrito il suo desiderio. Ben si sa che un gioiello ha in sé un sogno, un sogno che ogni donna tiene stretto dentro al suo cuore sperando che un giorno qualcuno possa nutrirlo. Silvia Paglicci è figlia d’arte. La sua famiglia ha una storia di maestri orafi. Lei con i fratelli ha assaporato sin da bambina l’atmosfera della creatività che passa esclusivamente da mani esperte. Crescendo ha raccolto l’eredità della famiglia e oggi si trova a dirigerne una realtà importante che richiama anni di intenso lavoro, di passione, di dedizione. Una narrazione fatta di altipiani scoscesi ma pur sempre ricchi di quella passionalità che contraddistingue, oggi, l’imprenditorialità. L’abbiamo incontrata e con lei abbiamo incontrato i suoi gioielli. È stato un pomeriggio intenso, dove il racconto vivo di questa sua esperienza di vita a tratti commuove a tratti lancia stimoli nuovi e avvincenti. Ci racconta la sua storia che si plasma come insegnamento per tutti coloro che desiderano essere testimoni vivi e progettuali di qualcosa che appartiene alla famiglia. Come nasce la tua azienda? La GIDUE nasce nell’era della espansione industriale alla fine degli anni 90, per ampliare conoscenze, competenze, knowhow e le molteplici lavorazioni già conosciute all’interno del back ground delle aziende del gruppo Paglicci. Inizia il suo percorso di realtà produttiva specializzata nella microfusione, tagli laser, assemblaggio e finitura delle molteplici linee di bigiotteria in argento 925, ottone e bronzo. Forte del know-how acquisito dalla suddetta sinergia, nel corso del tempo, l’azienda è riuscita ad ampliare e diversificare la produzione, proponendo ai clienti una vasta gamma di prodotti e/o servizi correlati: dal gioiello al bijoux moda fino all’accessorio cult per le più famose case di moda italiane ed estere. Nasce una realtà da subito dinamica, giovane ed

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entusiasta che vedrà crescere velocemente la propria soddisfazione e quella dei clienti, supportandoli fino alla fidelizzazione.

Dove è possibile trovare il tuo prodotto? Nelle più belle boutique del mondo e nelle varie catene di negozi.

Quale tipologia di prodotto caratterizza il tuo Brand? Più che un proprio Brand, direi che si tratta di una attitudine al Brand, per spiegarmi meglio, la nostra realtà attua una costante ricerca creativa, di tendenze, materiali e lavorazioni, per poi proporre, progettare e realizzare linee interne rivolte ai più grandi grossisti e gruppi italiani e alle più importanti case di moda italiane ed internazionali.

Progetti futuri? In primis un nuovo, moderno e rappresentativo stabilimento ormai completato, una crescita indipendente sempre più mirata con nuovissime tecnologie e macchinari all’avanguardia, ulteriori cad designer interni e nuove risorse specializzate, e l’ulteriore internalizzazione della nostra realtà con l’ampliamento del network e con fiere internazionali.

Di cosa ti occupi in azienda? Il mio ruolo è dedicato alla gestione del management prestando particolare attenzione alla creazione delle collezioni, con le varie proposte e in sinergia con i vari designer. Curo con entusiasmo anche i rapporti con i clienti dell’azienda, proponendo sempre nuove collaborazioni, nuovi prodotti e partecipando agli incontri ed eventi. A quale donna ti rivolgi? Come dicevo precedentemente, il nostro bacino di utenza abbraccia per lo più il mondo della haute couture, una donna molto elegante, sicuramente sofisticata ed esigente. Senza stravolgimenti eccessivi, anche la donna più giovane e in evoluzione costante, potrà trovare nelle nostre collezioni gioielli più leggeri, contemporanei ma al contempo sempre eleganti e preziosi. La tua prossima collezione a cosa si ispira? Le nostre collezioni hanno più ispirazioni, in quanto si rivolgono ai Brand dell’alta moda. Si estendono dal mondo del lusso con temi che abbracciano Natura, vintage e fantasia, al mondo giovane, sempre in movimento, con temi geometrici e di alto contenuto contemporaneo. Nel tuo brand c'è un must have? Diciamo che il bangles ci rappresenta fortemente con le sue svariate forme e lavorazioni, applicazioni in pelle, denim e la grande varietà di smalti. Seguono gli orecchini, con le molteplici figure rappresentanti forme definite ma anche astratte, con le altrettante incisioni, smaltature e finiture in pietra e glitter.

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Fashion & People

LA CONTEMPORANEITA IN UN BRAND DI GIOIELLI TUTTO ITALIANO:

NADA TRIVIAL di Barbara Fabbroni

La moda è contemporaneamente essere e non essere, si trova sempre sullo spartiacque fra passato e futuro e ci dà, finché è fiorente, un senso del presente così forte da superare in questo senso ogni altro presente (George Simmel).

La nascita di un nuovo brand è come la nascita di un figlio. All’inizio del percorso è pensato, valutato, desiderato, poi arriva il momento del “concepimento” si va dal notaio e si struttura la società. Da quel momento in poi c’è tutta la fase della gestazione del nuovo progetto, la definizione delle linee, del cliente finale, del prodotto da utilizzare per rendere al meglio un Made in Italy che sta piano piano sparendo. Arriva la luce: la prima collezione è pronta per essere vista, gustata, comprata. La creatura è nata. L’entusiasmo si percepisce in ogni dove, tutto sembra perfetto. Dalla prima collezione di successo ne nasce una nuova, un’altra ancora e così via in un turbine infinito di giochi emozionali tracciati tra linee, segmenti, gemme, incisioni, castoni e ciondoli. Nada Triviàl è un nuovo brand italiano di gioielli in argento, il nome deriva dallo spagnolo, il quale tradotto vuol dire “niente di banale”. È proprio così le creazioni di Nada Triviàl non sono assolutamente banali, tutt’altro sono un insieme prezioso di emozioni e sensazioni rilegate tra loro con la maestria di bravi artigiani. Non esiste il gioiello perfetto, la perfezione la fa solo chi lo indossa, l’acquirente cerca l’unicità e in questo Nada Triviàl sa rendere unico ogni pezzo della sua collezione. All’interno di questa straordinaria kermesse creativa il brand ha cucito un corner particolare che si dedica agli accessori, anche loro unici come unici sono i gioielli. Il mondo dell’equitazione tanto amata dalle fondatrici del brand e quello dei cagnolini ha stimolato la realizzazione di capi personalizzati, studiati e realizzati solo per quella scuderia o per quel cagnolino. Incontrare la creatrice del brand è come entrare dentro a un film fantastico, ci si sente un po’ come Alice nel Paese delle Meraviglie. La luce dello sguardo, l’eloquio tranquillo, la gioia di dar vita a creazioni eccellenti hanno intessuto l’intervista che lentamente ha narrato il mondo fantastico di questo nuovo brand. Perché disegnare gioielli? Abbiamo iniziato a disegnare gioielli perché avevamo la necessità di sviluppare una passione che abbiamo sempre avuto senza poterla esprimere prima. La necessità è la madre dell’invenzione... così ci siamo dette “Ma perché non ci proviamo? Perché non iniziamo a produrre gioielli?”. Abbiamo deciso di lanciarci in questa nuova avventura ... e poi: una cosa tira l’altra, ora eccoci qua a parlare di Nada Triviàl. Incredibile.

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A quale donna ti ispiri? Beh, io mi ispiro a due donne, le uniche donne della mia vita: mia mamma e mia nonna. Mamma Caterina ha una forte personalità, è creativa, determinata, forte. Nonna Grazia è una donna di gran classe, energica, una splendida ottantenne che pensa e si pone come una giovane trentenne. Vive intensamente la vita senza perdere un solo istante. Loro sono la mia ispirazione, la mia energia, la mia creatività e soprattutto il mio coraggio. Credono in questo progetto, l’hanno voluto, hanno vinto. C’è un gioiello che riproponi sempre, una sorta di must bijou? Si chiama “Must Have”, il gioiello che ogni donna deve avere! Un bracciale con il cavallo, la coperta smaltata, dove è possibile mettere le proprie iniziali. È elegante e sportivo allo stesso tempo. Quanto la tua esperienza di vita si ritrova nelle tue creazioni? Nada Triviàl rappresenta i momenti più belli della mia vita. La creazione di ogni gioiello è emozione pura. Ogni gioiello è pensato con emozione e costruito con il cuore, diciamo una storia d’amore infinita. Chi è Martina Tabarini, creatrice del brand Nada Triviàl? Ho venticinque anni, una passione per i cavalli, che ho amato e conosciuto sin da piccola. Sono una donna in cammino nel faticoso e avvincente mondo della vita. Il brand è presente nelle vetrine più importanti del mondo dell’equitazione e non solo, perché questa scelta? Abbiamo scelto di essere presenti nei migliori concorsi ippici d’Italia e d’Europa perché è l’ambiente che conosciamo da sempre. La nostra ispirazione sono i cavalli, sono il nostro rifugio, la nostra linfa vitale. Hai nuove idee per il tuo brand? Vogliamo arricchire il brand di nuove cose, ci sono molti progetti in cantiere. Cinque cose a cui non rinunceresti mai? Il rapporto con mia mamma e mia nonna; i miei animali (cani e cavalli); Nada Triviàl; viaggiare; la musica e i film. Un sogno nel cassetto? Nella vita è importante avere degli obiettivi, impegnarsi per raggiungerli, ci saranno gioie e delusioni, ma di sicuro non ci saranno mai rimpianti per aver cercato di realizzare un proprio sogno ... per lo meno il mio sport mi ha insegnato questo.


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People

GRAZIANO SCARABICCHI:

LA MIA FORZA SONO LE MIE RADICI L’interprete originario di Santa Maria Tiberina, in Umbria, è il volto noto degli spot tv più richiesti del momento. Un viso versatile e dai lineamenti puliti, uno stile d’altri tempi che ha stregato persino Kate Winslet. In questa intervista si racconta ai lettori di Life&People Magazine.

di Elena Parmegiani

Lei è il volto di tantissimi spot televisivi. Ce n’è uno in particolare

che le è piaciuto maggiormente interpretare? Ne ho fatti molti, i miei amici mi hanno lanciato una sfida. Vorrebbero vedere il mio nome nel libro dei guinness dei primati e questa cosa mi fa molto ridere perché non so nemmeno se ci sia in verità questa categoria. Se ne dovessi scegliere uno direi quello di Decathlon dove mi sono calato da un ponte di dieci metri. Non ho voluto la controfigura perché desideravo superare il limite del vuoto. In quello spot mi sono cimentato con la canoa, la corsa, la bici ed il nuoto. Ho potuto dimostrare tutta la mia agilità. Con quale regista si è trovato meglio sul set? Ogni regista lascia ed insegna qualcosa, perché ognuno ha una propria visione del lavoro e dell’ interpretazione. Ho lavorato con molti, ma il primo non si scorda mai! Sono stato scelto da Matthew Mantovani per lo spot mondiale di Longines al fianco di Kate Winslet. Ero appena vent’enne e vedermi vicino alla protagonista in uno dei miei film preferiti, cioè Titanic, mi ha fatto capire che a volte i sogni si avverano.

Quanto conta per lei l’amicizia? L’amicizia è una cosa difficile da trovare, ma bellissima da conservare. Ho amici storici con cui non parlo da tempo, ma basta uno sguardo per intendersi. Sono molto selettivo, non mi piacciono le bugie e le cattiverie gratuite e soprattutto i pettegolezzi sterili. Quando apri le porte del cuore a qualcuno ne deve sempre valere la pena. Quale ruolo vorrebbe interpretare? Mi piacciono i ruoli borderline, quelli da cattivo, tutto ciò che è lontano dalla mia quotidianità. Ciò mi diverte perché riesco a trovare delle corde interpretative che non pensavo di avere.

Recentemente in quali ruoli si è confrontato? Al cinema nel 2018 con “Uno di famiglia”, per la regia di Alessio Maria Federici, dove ho interpretato Paolo, l’architetto antipatico e snob. Un cast composto da Nino Frassica, Pietro Sermonti e Sarah Felberdaum. Ho fatto parte anche della fiction “Un medico in famiglia 10”, dove ero un veterinario.

Se non fosse stato un attore cosa avrebbe fatto? Questa domanda mi piace molto, ci penso spesso e sono quasi sicuro che mi sarei occupato di design. Avrei fatto l’ interior designer, essendo figlio di un artigiano, oppure lo psicologo visto che ascolto e osservo molto gli altri.

A suo avviso che doti deve avere un bravo attore per emergere? Una buona preparazione ed un’ ottima tecnica, ma anche la versatilità che è fondamentale per spaziare dal teatro al cinema, ma soprattutto costanza e determinazione.

Il cinema oggigiorno offre ruoli interessanti per voi attori? I giovani autori, scrittori e registi propongono storie molto interessanti, molto ambiziose ed insolite, con un punto di vista nuovo, ma che per mancanza di fondi purtroppo rimangono chiuse nei cassetti.

Proviene da un paesino dell’Umbria, quanto e ’stato difficile emergere come attore? Sono nato a Monte Santa Maria Tiberina, è più lungo il nome che gli abitanti che vi abitano. E’ un posto magico, immerso nella natura, ma come tutti i luoghi incontaminati è isolato. Non è stato facile farsi notare, ma quando fai dei sacrifici per ottenere qualcosa che vuoi fortemente hai una grinta diversa, perché le cose te le devi guadagnare per davvero. Ritengo che la mia forza siano proprio le mie radici. La sua famiglia e ’felice di questa scelta?

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Ora si ma all’ inizio hanno cercato di capire se ero veramente convinto. Non conoscevano l’ ambiente. Questo è un lavoro che ti porta lontano dagli affetti. Mio padre, molto protettivo, mi ha sempre tenuto con i piedi per terra per non farmi trovare spiazzato di fronte ad un’ eventuale delusione, che sarebbe stata difficile da gestire. Mia madre invece mi ha incoraggiato. Ad ogni modo la mia famiglia è stata sempre presente e partecipe ad ogni scelta.

Un attore da cui trae ispirazione? Anthony Hopkins che ho avuto modo di conoscere sul film “The Rite”. Tra dieci anni come si immagina? Sposato e ad abitare in un casale o in una masseria, magari vicino al mare, con un figlio e con tanti animali. Sarebbe davvero bello chissà…Ma se proprio devo puntare in alto, mi piacerebbe vedere uno dei miei film vincere gli Oscar.. Tanto sognare non costa nulla e allora meglio farlo in grande.


Foto: Beniamino Finocchiaro

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Via Scacciano, 161 - Riccione - ITALY


ANDREA MONACO CUCINARE E UN’ARTE La cucina Italiana è un’ arte antica ed in continua evoluzione.

Lo ricordavano bene alla “Hosteria Azzurra” di Riccione quando reclutarono il loro chef Andrea Monaco, giovanissimo e talentuoso romagnolo doc. Se mai nome fu più indovinato di Azzurra per questo ristorante così immerso in quei colori che uniscono il cielo al mare, la sua posizione a contatto con la spiaggia ed il suo open-space prospiciente il locale principale, fondono perfettamente i concetti di tradizione ed innovazione. Sempre alla ricerca di metodi all’ avanguardia per deliziare i cinque sensi dei loro clienti, quattro anni fa, hanno aggiunto alla loro già ricca brigata di professionisti, un ventiduenne che potremmo definire uno zaffiro blu in un diadema di gemme della buona cucina. Ai fornelli da quando aveva sedici anni ha maturato una esperienza che gli permette una presentazione impeccabile dei primi piatti e la creatività espressa nella composizione e realizzazione dei dessert non lascia mai indifferenti gli avventori che scelgono l’Hosteria Azzurra per passare un’indimenticabile serata dagli aperitivi a tarda notte. Una menzione di merito per la presentazione e l‘estetica della portata è doverosa in questo preciso caso e consiglio i lettori di andare a sbirciare le foto gallery del sito ufficiale e nei profili social

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dell’ Hosteria per deliziare le pupille prima delle papille gustative del palato. Se vi è già capitato di sognare paesaggi di un mondo da fiaba, probabilmente troverete delle somiglianze con le architetture culinarie coloratissime e magistralmente elaborate nei piatti di questo giovane chef. Andrea è capace di dipingere un arcobaleno di trovate originali e innovative,ma sempre rispettose della sana e gustosa tradizione romagnola,così come di lavorare in simbiosi col patròn e mentore Maurizio Signorini. D’altro canto ha già collaborato con cuochi blasonati, come il suo primo maestro: Fabio rossi al Righi di San Marino e ha coronato con la professione all’Hosteria Azzurra il suo percorso cominciato da discepolo di uno chef stellato. Intervistato da noi di Life & People Magazine dichiara : “Non mi va solo di essere stellato; Ma di dare il massimo ai miei clienti!” Perfettamente in sintonia con la politica dello storico locale di piazzale Azzarita e magistralmente consigliato e capitanato dal geniale Maurizio auguriamo ad Andrea Monaco e allo staff tutto dell’Hosteria Azzurra una carriera ricca di soddisfazione ed un periodo di festività natalizie ricco di conviviale allegria e accoglienza come da sempre ci hanno abituato.


HOSTARIA AZZURRA RICCIONE - PIAZZALE AZZARITA, 2 - RICCIONE - 0541 648604

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People

KARIN PROIA: UNA ROSA DEL CINEMA ITALIANO di Elena Parmegiani

Talentuosa attrice, donna dal fascino mediterraneo, divisa tra

cinema, televisione e teatro, ma anche scrittrice. La protagonista della fiction Mediaset “Le tre rose di Eva” si racconta in questa intervista.

È in uscita il libro che ha scritto, “Una gita a Roma”, tratto dal film di cui ha curato anche la regia. E’ la sua prima esperienza come scrittrice? Come si vede in questa nuova veste? È la mia prima pubblicazione, ma non la considero assolutamente una nuova veste. Ho sempre scritto storie, fin da quando ne ho memoria. Quando frequentavo la terza elementare la mia maestra fece girare per le classi un mio racconto (si usava fare così nella scuola, quando c’era un lavoro, un tema, un disegno etc. che gli insegnanti ritenevano meritevole). Questo finì in una classe dove casualmente era presente il papà di un’altra alunna che ebbe così l’occasione di ascoltarlo. Gli piacque molto e decise di pubblicarlo all’interno di un libricino rosso intitolato “La fiamma”. Fui felicissima. Scrivere è sempre stata una grande valvola di sfogo e un rifugio confortante. Questo piccolo romanzo, per grandi e piccoli, “Una gita a Roma”, ha radici profonde nel mio immaginario infantile e nella proiezione dei miei desideri di bambina ed è condito da una soggettiva visione del mondo. Ma nel cassetto, oltre ad avere tanti sogni e tante speranze, ho anche tante altre storie. “Una gita a Roma” appunto è il film uscito nel 2017 scritto e diretto da lei, che ha visto anche suo marito Raffaele Buranelli alla sceneggiatura e produzione. Il film ha tra le protagoniste anche Claudia Cardinale. Che esperienza è stata lavorare con lei? Lavorare con la Cardinale è stata la realizzazione di un sogno. È stata l’attrice che mi ha fatto innamorare del mio mestiere, insieme a Sergio Leone e al famoso piano sequenza di “Professione: Reporter” di Antonioni. Lei è un pezzo di storia del cinema e, nonostante sia una star apprezzata ed amata ovunque, ha mantenuto un carattere amabile ed una semplicità disarmante. Le voglio un gran bene. È stato un vero onore che abbia apprezzato la mia storia e abbia deciso di interpretare Marguerite. Ruolo, tra l’altro, che avevo scritto proprio pensando a lei, ottimisticamente, prima ancora che accettasse la parte. Lo scorso anno è stata protagonista in teatro della commedia “Call

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cente 3.0” con Franco Oppini e Milena Miconi. Come è stata questa esperienza? Ha in programma altri impegni in teatro? Il teatro è un vecchio amore. Il debutto da attrice fu proprio a teatro con “Uno sguardo dal ponte” di Arthur Miller in cui interpretavo Catherine, la giovane protagonista. Un’edizione fortunatissima, con Michele Placido, che girò per anni nei teatri italiani con gran successo di pubblico e di critica. Successivamente ho avuto il piacere di lavorare a teatro col grande Gigi Proietti, con Anna Mazzamauro, Pino Quartullo ed altri. Tornare a teatro con due colleghi come Franco e Milena, bellissima donna, nonché amica affettuosa, è stato divertente. Da febbraio riprenderemo una piccola tournée di Call Center 3.0. Peraltro, sempre per il teatro, ho appena prodotto uno spettacolo di e con Anna Galiena che s’intitola “Coppie e doppi”, una rivisitazione di Shakespeare scritta proprio da Anna. Una vera e propria prova d’attrice. Lei è un’altra collega alla quale sono particolarmente affezionata. Amo le donne di talento che riescono a conservare intatto il loro lato umano ed empatico. Noi tutti la ricordiamo come Marzia, una donna forte e indipendente, indimenticabile protagonista della fiction Mediaset “Le tre rose di Eva”. Quanto c’è’ di Marzia in Karin? Marzia de “Le tre rose di Eva” è stato un ruolo che mi ha accompagnato per ben quattro stagioni. Una serie che mi manca particolarmente perché ormai, anche con la troupe, era diventato un bel ritrovarsi. Mi è dispiaciuto quando è arrivata la notizia che, nonostante gli ascolti molto buoni, la rete aveva deciso di non riprenderne la produzione. È nata anche una raccolta firme spontanea, online, per far proseguire la serie, ma ad oggi non è stata purtroppo ascoltata. Nella prima stagione Marzia non mi somigliava molto, se non nel modo di affrontare le situazioni con tutta se stessa, vivendole sulla pelle. Man mano che passavano le puntate, nelle stagioni successive, il personaggio ha cominciato a somigliarmi molto di più. Non so se sia stato un caso o un chiaro intento degli sceneggiatori. Non gliel’ho mai chiesto. C’è un personaggio che vorrebbe interpretare in futuro? Difficile dirne uno soltanto. Amerei senz’altro interpretare Rosetta in Rugantino. È un personaggio che agisce sempre, in tutto e per tutto, come avrei agito io se mi fossi trovata in quell’epoca e in quelle situazioni, ed è da sempre una vicenda che mi ha colpito


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al cuore. Ma se si tratta di sogni, vorrei interpretare una guerriera fantasy in una mega produzione holliwoodiana. Lei è una bellezza mediterranea e affascinante, sarebbe disposta per esigenze di copione a stravolgere il suo look, ad esempio con un taglio drastico di capelli o addirittura a modificare il suo peso? Dimagrire nettamente o ingrassare? Assolutamente sì. Credo che difficilmente un vero attore o una vera attrice non amerebbe trasformarsi per interpretare un ruolo. Il personaggio che ha interpretato con cui finora ha avuto più affinità? Senza dubbio Karin “le cosce”, di Boris, la serie ormai divenuta un cult, che ritengo una delle massime espressioni della creatività artistica e autoriale dei nostri giorni, di Luca Vendruscolo, Giacomo Ciarrapico e del compianto, genio e amico caro, Mattia Torre. Cosa ama fare nel tempo libero? Cos’è il tempo libero? Scherzi a parte, il mio lavoro è tra i più belli al mondo. Tanto bello che è un lusso e in quanto lusso si paga caro. Spesso si rischia di stare a casa per mesi a girarsi i pollici, se non si hanno altri interessi, oppure si lavora così tanto che non si

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riesce nemmeno a dormire. Amo fare di tutto: andare in vacanza, in gita, fare fotografie, dipingere, suonare il piano, fare giardinaggio, restaurare grossi oggetti strani e non, andare per mercatini alla ricerca di tesori nascosti. Mi piace innamorarmi ogni volta di qualcosa di nuovo, perché l’amore per qualcuno o per qualcosa, è la chiave di tutto. E’ la linfa degli artisti e la linfa della vita. Ha una figlia molto bella, Tea, che è stata protagonista nel film “Una gita a Roma”. Seguirà anche lei la sua carriera artistica e quella di suo marito? Tea è ancora un cucciolo, anche se porta 42 di scarpe. Il primo mestiere che voleva fare, intorno ai tre anni era la dentista. Mi fece tanto ridere ma pensai che aveva scelto bene, che era davvero una bambina pratica. Per ora sogna di fare tutto, in primis di andare alle olimpiadi. Recitare la diverte molto, quindi non lo escluderei, è brava e istintivamente portata. Forse perché è cresciuta sui set? Non lo so. Fatto sta che nonostante la sua giovanissima età, (quando ha girato Una gita a Roma aveva solo 5 anni), si è comportata come una piccola adulta. Andava avanti anche se capitavano gli imprevisti più strambi, senza che nessuno glielo avesse spiegato, e si fermava solo quando sentiva lo “Stop” . Comunque l’ultima parola naturalmente l’avrà lei.


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CAROLINA STRAMARE: DA DESIGNER A MISS ITALIA Vent’anni, alta un metro e settantanove centimetri, taglia

quaranta con un fisico atletico ma sensuale e con un’esperienza da modella. Con queste caratteristiche è riuscita a convincere sia la giuria di qualità che il pubblico e ad aggiudicarsi così il titolo di bellezza più ambito del nostro paese, quello di Miss Italia. Un attimo prima progettava di finire i suoi studi di design all’Accademia delle Belle Arti, un attimo dopo aveva in testa la corona che la rendeva ufficialmente la più bella ragazza d’Italia. Ma prima di quel momento, chi era Carolina Stramare? La incontriamo alla Reggia di Venaria Reale a Torino in occasione del Gran Ballo delle Debuttanti in compagnia di Gessica Notaro. Nata a Genova, risiede a Vigevano dove abita con i suoi due nonni il papà, e un simpatico barboncino, dopo aver perso la madre a soli 19 anni. Ha iniziato a frequentare i corsi di formazione e pratica progettistica all’Accademia delle Belle Arti di Sanremo, per portare avanti la tradizione e la passione per l’arredamento trasmessale dal padre e dal nonno. Spesso infatti lo aiuta nel suo negozio in Liguria. Inizia a lavorare come modella e riesce grazie a questo lavoro a viaggiare e vedere posti sempre diversi, tanto da capire che girare il mondo è una sua priorità e passione: “Nulla – dice – ti arricchisce come un lungo viaggio”. Amori irrinunciabili… Oltre a viaggiare, ama gli animali e lo sport. Gli animali fanno infatti parte della sua vita fin da bambina, in particolar modo i cavalli. Carolina pratica equitazione a livello agonistico dall’età di 9 anni, specializzata nel salto ad ostacoli, adora gli animali, specialmente i cavalli. Per questo, ama passare parte della giornata al maneggio, strigliare i cavalli e seguire i bambini più piccoli. Quando ha tempo si concede inoltre lunghe passeggiate immersa nella natura. Questo quindi lo sport che preferisce, ma non l’unico. Ad accompagnarla nella sua routine: il nuoto, altro amore irrinunciabile e lo sport migliore per mantenersi in forma! Alla domanda: qual è il segreto della tua forma fisica? Lei risponde: lo sport. Mi aiuta a mantenermi in forma insieme ad una sana alimentazione . Il fatto che sia anche una modella non le impedisce di avere le sue forme ed un fisico che non sia solo estrema magrezza da copertina. Il vortice della vittoria Si sa, una volta ottenuta la corona inizia il tram tram del successo e quella che era prima la quotidianità, diventa solo un ricordo lontano. Carolina ci confessa: “Non immaginavo minimamente

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le conseguenze di questa vittoria. Nonostante fossi abituata a viaggiare devo riconoscere che i ritmi ora sono piuttosto pesanti. Mi mancano le mie amiche storiche e mio padre che vive a Sanremo e che non vedo ormai da troppo tempo.” Come darle torto? È sempre una giovane donna di 20 anni! Cosa avrà spinto questa ragazza dai mille segreti a tentare il successo di Miss Italia? “Sono stati i nonni ad insistere per farmi partecipare al concorso e mi sono iscritta proprio all’ultimo minuto senza farmi illusioni, ma soprattutto per rendere felici loro che ci tenevano così tanto.” E pensare che Carolina era stata eliminata in un primo momento dal televoto ed è stata poi ripescata successivamente dalla giuria presieduta da Gina Lollobrigida. Chissà forse... è vero che tutto può succedere. Di fatto con lei la Lombardia conquista il titolo di Miss Italia per l’undicesima volta nella storia del concorso a distanza di 29 anni. A chi dedichi questa vittoria? A mia madre. Per me era oltre che una madre era un’amica vera, e nonostante la sua assenza, la sento molto vicina. Sono fermamente convinta che la forza che mi accompagna ogni giorno da un anno a questa parte sia tutta merito suo. Un cuore sensibile, ma forte. In fondo cosa si può aggiungere in questi casi? Forse solo Eros Ramazzotti, il suo cantante preferito, ha le parole giuste: “voglio solo vederti sorridere, voglio solo vederti così”; parole così giuste che Carolina se le ha tatuate sulla caviglia. “È una frase della canzone preferita di mia madre.” I love shopping! Eh sì, anche Miss Italia non può resistere alla tentazione di comprare compulsivamente vestiti, scarpe, e soprattutto borse. Solo borse morbide, grandi e preferibilmente a spalla. Per i vestiti dice di avere una passione sfrenata. Scarpe? Si, ma essendo così alta scelgo sempre quelle comode con il tacco basso. Dunque un grande in bocca al lupo a questa giovane miss.


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People

ESSERE TOP INFLUENCER: I SEGRETI DI ISABELLA MULLER Travel, moda, bellezza e cucina. Potremmo dire che è questo

il pane quotidiano di Isabella Müller, top influencer con oltre un milione di follower su Instagram. Nata a Monaco di Baviera si divide, oggi, tra la città natale e Vienna. Divenuta popolare grazie alle apparizioni in tv in qualità di conduttrice e ospite, Isabella incarna a tutti gli effetti una donna di successo che è riuscita a sfondare grazie alle proprie passioni e competenze. Premiata da Hype Auditors Isabella ha ricevuto ben cinque premi nel novembre 2019 da Hype Auditors, la società americana di analisi dei social media. Tra gli altri, è stata nominata Best Travel, Food Blogger e Top Style Blogger in Italia e Russia. Un blog di successo Il suo blog dedicato a viaggi e cibo (www.isabellas.blog) ha registrato solo nel 2019 quasi 16 milioni di visualizzazioni. Non mancano, naturalmente, progetti futuri. Sta lavorando, infatti, ad un progetto tv che potrebbe essere pronto nel 2020. Il successo è aprirsi al mondo intero La popolare e biondissima influencer ha deciso di raccontarsi a Life & People Magazine per sottolineare quanto sia importante in questo lavoro approcciare a nuove culture. “Mi interessano le persone, le culture diverse e la storia dei luoghi in cui mi reco - ha spiegato - Mi piace visitare i musei stravaganti più di quelli convenzionali. Spesso mi capita di recensire hotel e ristoranti sul mio blog e chi mi segue confida nella mia capacità critica e di giudizio”. Sì, perché Isabella gestisce un blog, un canale per raccontare ciò che vede, dare consigli, un modo per essere più vicina ai propri fan. Impegnata nel sociale Partner ufficiale di Fashion Vibes Milano per la prossima primavera 2020, è una donna fortemente impegnata anche nel sociale. Sostiene, infatti, l’organizzazione benefica Alzheimer’s Research nel Regno Unito ed è anche rappresentante dell’organizzazione umanitaria The Warriors of Purpose. Inoltre, ciò è motivo di grande vanto per la giovane influncer, in occasione del World Mental Health Day, Times Square a New York era tappezzata di sue foto dedicate alla causa. Non dimenticare mai il proprio punto di partenza Prima di diventare un’affermata blogger, la bionda tedesca è stata una insegnante. Per diverso tempo ha diretto una catena di ristoranti in cui lavorava fianco a fianco con uomini e donne affetti da diversi tipi di disabilità. Un percorso che l’ha profondamente arricchita e che quindi oggi la spinge a lavorare con uno spirito

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diverso. La Müller racconta il suo passato con orgoglio, perché è anche grazie a questo trascorso se oggi può dirsi una donna realizzata. Influencer oggi: occhio agli improvvisati Tanti tentano la strada del successo. In Italia e all’estero, la possibilità di mettersi in mostra e diventare famosi risulta sempre più allettante, più facile che fare altro... Ma se è vero che i social sono uno strumento praticamente perfetto per raggiungere l’obiettivo, non basta certo essere belli e disinvolti davanti alla camera dello smartphone per diventare popolari. Donne come Isabella o come la nostrana Chiara Ferragni ne sono un esempio lampante. Per appassionare è importante offrire qualcosa: che si tratti di consigli, di recensioni, di spunti, ciò che fa davvero la differenza è l’offerta. Ed è questa quindi la differenza tra un influencer improvvisato ed uno di successo. Isabella gira il mondo ma ha l’Italia nel cuore L’influencer ha raccontato, che ogni anno percorre tanti chilometri. Treni, aerei, navi, automobili, ogni mezzo di trasporto è ben accetto per raggiungere nuove mete nel mondo e recensire le più svariate location. E tra i Paesi che preferisce c’è proprio la nostra bellissima terra.


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People

MONNALISA: IL BRAND DEI BIMBI FAMOSO NEL MONDO

Barbara Bertocci Iacomoni direttore creativo della maison rispecchia l’eleganza della sua storia di vita, dei suoi pensieri, delle sue emozioni, tanto da diventare il suo modo di essere, in cui mette in gioco la sua personalità, libertà, creatività. Lei ha compreso che per essere al passo con i tempi superando le intemperie della vita bisogna saper stare al mondo con stile e con eleganza.

Lo stile è il modo attraverso il quale affrontiamo la vita in ogni sua declinazione. Lo sa bene Barbara Bertocci, Direttore Creativo e non solo di Monnalisa, brand di alta moda per bambini.

Nasce ad Arezzo da una coppia di industriali tessili. Il dna creativo è stato da subito evidente, coltivato con assidua frequentazione dell’atelier di famiglia e con esperienze stilistiche maturate sin dai banchi del liceo. È cresciuta tra squadre, gessetti, fili e macchine per cucire. Un’infanzia piena delle suggestioni dell’atelier, che le hanno insegnato la sapienza del fare. Disegnare, tagliare, cucire, era per lei un gioco irresistibile, un privilegio a cui poteva assistere senza essere ammessa. Si è sposata giovanissima, dopo aver conseguito un diploma scientifico, con Piero Iacomoni, giovane imprenditore che aveva fondato nel 1968 Monnalisa. Nel 1975 ha fatto il suo ingresso in azienda cercando di portare avanti sin dalla prima collezione, una direzione creativa piena di forza e carattere. La passione per la moda ha segnato la sua vita. Un amore ereditato da sua madre, condiviso con suo marito e trasmesso ai suoi figli. Una donna che sin dal primo momento d’incontro sa offrirti un’accoglienza fuori dal comune intrecciata tra garbo e gentilezza, stile ed eleganza, ingredienti di cui è fatto anche lo stile della sua maison per bambini. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata, intrecciata di ricordi, imbevuta di emozioni, graffiata dai dolori, ma Barbara Bertocci Iacomoni è una donna forte e determinata che non si arrende, combatte come una fiera amazzone ogni battaglia. L’intervista ha attraversato trasversalmente la sua vita, leggiamola entrando nel suo mondo di colori, sapori, atmosfere, creazioni e innovazione. Monnalisa nasce nel 1968. Quale ricordo custodisci di quei tempi? Sono ricordi meravigliosi: eravamo una squadra di giovani sognatori pieni di entusiasmo e con tanta voglia di metterci in gioco. Non sentivamo la fatica. Solo la forza dei nostri obiettivi e della nostra passione. La filosofia aziendale Monnalisa si basa sull’originale connubio tra elementi di imprenditorialità (innovazione, ricerca di nuovi mercati, originalità stilistica) e la costante attenzione a far crescere le risorse e le competenze dell’azienda. Tu di cosa ti occupi in modo specifico? A chi è affidata la linea stilistica?

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Sono Direttore Creativo dell’azienda e insieme a mia figlia Diletta - Fashion Coordinator - e ad un team di 30 persone che unisce tecnica a grande creatività, lavoriamo con grande entusiasmo alle nostre collezioni, creando capi dalla forte identità, in stile romantico-contemporaneo. Monnalisa è conosciuta in tutto il mondo per la straordinaria qualità delle sue creazioni. Qual è stato e qual è il segreto di tanto successo? La continua attenzione all’unicità, alla qualità e all’innovazione dei propri prodotti nonché la capacità di intercettare di volta in volta le nuove tendenze, hanno permesso al nostro Gruppo di diventare un punto di riferimento nel settore della moda per bambino. Monnalisa ha avuto sin dalla sua fondazione un chiaro DNA verso l’internazionalizzazione, una strategia chiara e coerente che ci vede presenti in oltre 60 Paesi del mondo. Tutto questo però non sarebbe possibile senza le persone: i principali stakeholders di Monnalisa sono i suoi collaboratori interni. Abbiamo una cultura del gruppo. Le nostre politiche di welfare e di conciliazione dei tempi del lavoro e della vita, ci hanno visti riconoscere per il terzo anno di fila, la qualifica di Welfare Champions. Cosa significa per te aver festeggiato 50 anni di attività? Un traguardo molto importante per un’impresa che fa della responsabilità sociale il suo caposaldo. Vogliamo essere un’azienda sostenibile, che pensa al suo futuro e al futuro di chi lavora con noi. Nel tuo lavoro, cosa ti regala maggiori soddisfazioni? Il fashion show, al termine di sei mesi di duro lavoro, è un momento magico, a cui non mi abituerò mai. Ancora di più, vedere la gioia negli occhi dei bimbi che sfilano con le nostre collezioni, vivendo il momento come un gioco emozionante e sorprendente. Cos’è, per te, la moda dedicata ai bambini? Per me la moda è una passione irrinunciabile. Parlo attraverso gli abiti che creo, i tessuti che scelgo, i colori che accosto. Lavoro stagione dopo stagione, con lo stesso entusiasmo e con uno sguardo candido, da eterna bambina. La ricerca della bellezza mi dà sempre nuovi stimoli e il coraggio di osare. L’incontro con il bello mi dà emozione e stupore.


Monnalisa ha una linea anche per la donna, perché questa scelta? Oggi la tendenza Mini Me è molto forte. D’altronde, chi non ha mai giocato da piccola ad indossare le scarpe della mamma o sognato di vestirsi come lei? Anche noi abbiamo pensato a creare look coordinati per figlia e mamma, un grande gioco di intesa e affinità tra loro. Qual è il tuo concetto di stile per la moda pensata per i bambini? Cura dei dettagli, ricerca nei tessuti con una particolare attenzione alla qualità e anche al comfort dei bambini. Qual è l’abito perfetto per una bambina? E per un bambino? Un abito è perfetto quando chi lo indossa si sente speciale, al meglio di se stessa. Per i maschietti, un look confortevole e grintoso, mai “ingessato”. A tuo parere, quali sono gli accessori a cui non si può rinunciare per impreziosire un outfit seppur pensato per i bambini?

Gli accessori rappresentano da sempre un elemento distintivo nelle nostre collezioni. Cappelli o sciarpe impreziositi da paillettes o patch, cinture che danno un tocco glamour ad un semplice abito, cerchietti ma anche piccole borse. So che ci sono collezioni dedicate sia ai Paesi Arabi sia Orientali, come ti spieghi il successo di Monnalisa in queste culture così diverse dalla nostra? Monnalisa non realizza dei capi “localizzati”, specifici per i diversi Paesi. La nostra è una collezione unica composta ogni stagione da circa 800 modelli. La nostra continua ricerca stilistica, l’attenzione alle tendenze ci permette di soddisfare le esigenze di tutti i mercati. Vestire anche un bambino, una bambina è un atto puro di creatività. Spesso bisogna rifugiarsi nel passato per catturare un’idea, un’intuizione persa nella memoria, da lì partire per ricostruirla attraverso forma e stile contemporanea. Monnalisa è lusso intelligente, non ostentato ma assolutamente personale. Personalizzare rende unici e questo ben lo sa il Brand Monnalisa!

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Lifestyle & Beauty

IL TREND DELLA BARBA di Enrico Sanchi

Il trend della barba è tornato prepotentemente di moda.

Si è fatto strada fra gli stili più affermati ed in voga degli ultimi anni, riuscendo a prendere il sopravvento sul volto di molti uomini. Da sempre curare la barba sul volto dell’uomo ha contribuito alla sua immagine facendo parte integrante dell’esteriore saggezza. Potenza ed un alto status sociale sono solo alcune delle caratteristiche che ad essa vengono associate, sin dai tempi antichi. Il trend della barba è stato così forte e coinvolgente da insinuarsi anche nel mondo dello spettacolo Fra i volti più celebri possiamo menzionare quello di Tom Hardy, con una barba folta e ben curata. Keanu Reeves,non si è fatto certo intimidire dalla sua barba a chiazze, riuscendo così a creare uno stile assolutamente personale ed inconfondibile. Fra le personalità italiane saltano indubbiamente all’occhio attori come Pierfrancesco Savino, così come Raoul Bova, entrambi con una barba ben definita e curata. Il mestiere del barbiere, prossimo all’abbandono e all’uscita di scena, è così riscoperto provocando l’apertura di nuove botteghe e locali specializzati nella cura professionale della barba. A sua volta tutto ciò ha portato l’uomo alla riscoperta di vecchi ma validi attrezzi fino a poco tempo fa scomparsi se non addirittura dimenticati. Fra questi possiamo citare ad esempio il rasoio a mano libera, efficace quanto pericoloso ed insostituibile in una buona pratica di rasatura. Anche il rasoio di sicurezza dei nostri nonni torna di nuovo in voga.

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Un perfetto bilanciamento che offre qualità di rasatura e semplicità di utilizzo; così come il pennello e più in generale prodotti come sapone, olio e gel che permettono di prendersi cura della propria barba. La rasatura passa quindi dall’essere un’operazione veloce e necessaria prima di andare in ufficio ad un vero e proprio rito durante il quale dedicarsi a se stessi. Una rasatura effettuata con calma, è quella ove si gode il momento e si pone particolare attenzione sui dettagli della propria barba. L’epoca moderna ha però instaurato in noi un senso di fretta, forzandoci così ad abbandonare e sostituire momenti di piacere con quelli di lavoro ed obbligo. Questo è stato vero anche per la barba, diventata così uno scomodo contrattempo al quale dedicarsi per pochi minuti la mattina, magari prima di bere velocemente un caffè, correndo via per dirigersi in ufficio. Diventa semplice donarle un aspetto curato ed ordinato in grado di adattarsi anche agli ambienti lavorativi più esigenti e figure professionali di prestigio. Oltre alla funzione prettamente estetica, la barba porta infatti con sé dei vantaggi poco conosciuti ma sicuramente di grande effetto. Alcuni studi hanno mostrato infatti come gli uomini con la barba incolta vengono percepiti come più di prestigio, di un alto social status e più attraenti dal pubblico del sesso opposto. Il trend della barba è in atto e anche se non sappiamo quale sarà la sua durata, siamo certi che non scomparirà mai del tutto, riuscendo sempre a mantenere il suo angolo di orgogliosi appassionati.


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Lifestyle & Beauty

I NUOVI TREND DELL’ESTETICA Anche nell’estetica, come nelle altre branche della medicina,

la tendenza di oggi è quella di rivolgersi verso tecniche il meno invasive possibile. Se fino a pochi anni fa, infatti, era indispensabile ricorrere alla chirurgia per correggere un brutto naso, modellare un mento sfuggente o migliorare l’aspetto del viso e del collo, attualmente è possibile ottenere risultati analoghi ricorrendo a tecniche mediche. I vantaggi sono lampanti: risultato immediato, trauma minimo, assenza di convalescenza e costo molto minore. Qualsiasi tecnica chirurgica, inoltre, produce inevitabilmente infiammazione e cicatrici. Per questo sarebbe opportuno riservare la chirurgia ai casi in cui non si riesca ad ottenere risultati soddisfacenti con procedure mediche. Anche in questa evenienza, sarebbero comunque da prediligere le tecniche chirurgiche meno invasive. Analizziamo in dettaglio cosa può fare la medicina estetica per contrastare i principali fattori che provocano l’invecchiamento: Assottigliamento della pelle L’invecchiamento fisiologico e l’esposizione ai raggi UV (photoaging) diminuiscono il contenuto di acido ialuronico, collagene ed elastina e la pelle diventa più sottile. La medicina estetica è efficace nel contrastare questo processo grazie soprattutto alla biorivitilizzazione. Questa tecnica prevede l’iniezione attraverso aghi sottili di acido ialuronico, aminoacidi, vitamine, sali minerali e altre sostanze naturali per mantenere la pelle tonica e idratata e prevenire il danno causato dai radicali liberi. Alterazione dell’impalcatura del viso Con l’invecchiamento le strutture che formano l’impalcatura del volto (ossa, denti e gengive, grasso..) perdono volume e la pelle che la riveste si affloscia come un vestito diventato troppo largo. Questo processo spesso conferisce alla persona un aspetto triste e stanco. Attraverso l’impiego di sostanze “riempitive” come i filler di acido ialuronico è possibile ripristinare i volumi persi e ottenere una distensione naturale della pelle del viso. Il filler di acido ialuronico consente anche di riempire le rughe e correggere difetti del viso che non dipendono dall’invecchiamento come un naso cadente, un mento sfuggente o delle occhiaie pronunciate. Contrazione muscolare La contrazione dei muscoli del terzo superiore del viso porta col tempo alla formazione di rughe (sulla fronte, in mezzo alle sopracciglia e attorno agli occhi) e ad una discesa del sopracciglio con un peggioramento delle palpebre superiori e dello sguardo. Il trattamento con la tossina botulinica è efficace nel rilassare la muscolatura, migliorando così sia le rughe di espressione che la discesa del sopracciglio. Tale trattamento riesce a correggere anche l’eccessiva abitudine di corrugare le sopracciglia e stringere gli occhi nelle persone che hanno problemi visivi oppure gli occhi chiari e quindi più sensibili alla luce.

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I progressi della medicina estetica consentono oggi di ottenere un aspetto più giovane in poco tempo e con scarsi effetti collaterali. Le stesse tecniche applicate precocemente rallentano l’invecchiamento ed evitano una discesa eccessiva della pelle che sarebbe impossibile correggere se non ricorrendo a trattamenti chirurgici. Le procedure medico-estetiche danno un risultato durevole, ma non permanente. Questo è in realtà un vantaggio perché la correzione deve potersi adattare ad un viso il cui aspetto cambia progressivamente nel tempo. Concludendo: sì alla medicina estetica per migliorare il proprio aspetto in maniera poco invasiva! Sarebbe importante iniziare i trattamenti quando i segni del tempo non sono molto evidenti per prevenire le modificazioni del viso associate all’invecchiamento e conservare un aspetto giovane. Fondamentale è però affidarsi a specialisti del settore che abbiano la capacità di creare una correzione naturale che rispetti le proporzioni del viso. Al bando quindi sopracciglia diaboliche, labbra a canotto e zigomi a palloncino! L’obbiettivo deve essere il natural look cioè una correzione così naturale da essere invisibile. Più giovani quindi ma senza che nessuno si accorga del trucco. Dr. Carlo Peramezza www.carloperamezza.it


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Lifestyle & Beauty

WINTER IS COMING:

come sopravvivere al ritorno del fondotinta di Martina Gaudino

Bye bye estate, benvenuto inverno! Per gli amanti del freddo, dei

maxi pull e dei cappotti, è giunto il momento di festeggiare perché il gran caldo è un lontano ricordo. Non la pensano esattamente alla stessa maniera tutte quelle donne che per mesi hanno volentieri fatto a meno del fondotinta potendo sfoggiare una dorata abbronzatura. E’ ora, purtroppo, di tornare a make-up un po’ più impegnativi, coprenti, decisi. Non ne avete voglia? Non è un dramma. Tornare a preparare la nostra base make-up non sarà una tragedia, ciò che conta è scegliere per migliorare il proprio aspetto. Prepariamo la pelle in 4 step La pelle del nostro viso non è solo delicata, ma anche reattiva. Il freddo tendo ad arrossire il viso, a screpolarlo, a renderlo meno compatto. Dunque è fondamentale in questo periodo dell’anno dedicarsi con grande attenzione alla beauty routine: mattino e sera. senza saltare un solo giorno. Consideratela come un compito da fare a casa pena una brutta nota! Step 1: detergere Lavare il viso con saponi troppo aggressivi non giova alla pelle. Meglio optare per saponi specifici e delicati come, ad esempio, quello allo zolfo che rimuove ogni impurità lasciando una piacevole sensazione di morbidezza. Step 2: sì al tonico Applicare sempre un tonico dopo aver lavato accuratamente la faccia, è quanto di più utile possa essere fatto per avere un’ottima aderenza del fondotinta alla pelle. Step 3: crema idratante In inverno è sempre bene scegliere creme idratanti ed opacizzanti in versione night and day. Siate generosi nell’applicazione e massaggiate facendo piccoli cerchi su mento, fronte e guance. Un buon massaggio attiva la circolazione e risulterete subito più rosa. Step 4: protezione Sì, avete letto bene. La protezione per il viso a fattore elevato consente di proteggere dai raggi UV che non mancano nella stagione fredda. Come scegliere il fondotinta? Sembra impossibile, eppure il fondotinta perfetto per ogni tipo e colore di pelle esiste! Innanzitutto, dopo aver applicato crema giorno e fattore di protezione, andiamo a spalmare un velo di primer che deve essere opacizzante e setificante per le donne con pelle grassa e illuminante per chi ha la pelle secca. Pelle grassa? Usa creme colorate e BB cream Le donne con una pelle particolarmente grassa, unta e tendente al lucido specialmente nella zona T possono ricorrere agevolmente alle famose creme colorate, le BB cream. Si tratta di prodotti molto

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leggeri dal punto di vista chimico ma che garantiscono in ogni caso ottima coprenza e un bel colorito naturale. Ormai tutte le aziende hanno la propria BB cream anche se a inaugurare un prodotto di così grande successo, fu Nivea con la sua “Crema Colorata” oltre dieci anni fa. Ad oggi ne abbiamo di colori e profumazioni diverse: da Garnier a Pupa, passando per marchi più costosi come Chanel e Quiriness. Pelle mista? Via libera a fondotinta liquidi Avere la pelle mista è per alcune una fortuna, per altre una maledizione. Anche in questo caso la cura personale è quasi tutto. Basta trascurarsi appena un po’ per rendere la pelle grassa o troppo secca. E dunque, quale prodotto scegliere? Fatta una buona beauty routine, le donne con pelle mista possono scegliere liberamente i fondotinta liquidi, corposi, facili da stendere sia con le dita che non il pennello. Collistar, ad esempio, quest’anno propone il fondotinta unico. Un prodotto adatto a tutti i tipi di pelle e dunque, a maggior ragione, in particolar modo a chi ha un tipo di pelle ben bilanciato. Pelle secca? Scegliete prodotti idratanti La nuova frontiera in tema di prodotti realizzati per chi ha la pelle secca, sono proprio i fondotinta idratanti. Grazie a texture nutrienti e riempitive, questi foundations consentono di andare a rimpolpare, riempire le rughette fastidiose e coprire tutti gli inestetismi causati da una pelle troppo secca. Tra questi, la rivelazione della stagione è certamente il Reboot di Make Up For Ever, che non solo corregge ma illumina e leviga il viso in maniera davvero evidente dalla prima applicazione. Quale colore scegliere? Vi sveliamo un trucco molto semplice per scegliere quello che vi faccia sembrare ancora abbronzate. Una volta identificata la marca che più vi soddisfa, cercate il numero di prodotto più vicino al colorito naturale. Per sembrare baciate dal sole, acquistate il fondotinta di due toni più caldo rispetto al vostro e utilizzate un correttore un po’ più chiaro e tendente al bianco. Terra sugli zigomi e cipria su mento e fronte: sarà in agosto in un battibaleno. Winter is coming, ma niente paura. Si può tornare al fondotinta, l’estate poi arriverà


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Moda

SNEAKERS E TAILLEUR: LE DONNE DI POTERE ABBANDONANO I TACCHI ALTI di Martina Gaudino

Dimenticate per sempre il tacco 10 di giorno, lasciate nella vostra

cabina i vertiginosi high heel perché questo autunno inverno, per andare in ufficio, la parola chiave è comodità. Via libera, dunque, alle sneakers da indossare con tailleur a sigaretta, blazer e maxi bag per una donna che anche attraverso la moda vuole mostrare di essere cambiata. Una moda che grida, che è più una liberazione da canoni che hanno il cattivo odore delle cose vecchie. La donna di oggi non ha certo bisogno di stare in bilico sui tacchi a spillo per fare carriera. Dagli anni ‘50 ai 2000 Per cinquanta lunghi anni la moda ha imposto alla donna di valorizzarsi con scarpe tanto belle quanto scomode e difficili da portare. Stivali, dècolletè e stivaletti che nel corso dei decenni si sono arricchiti, impreziositi, ma che non hanno mai perso il filo conduttore: il tacco. Dapprima bassissimo come si vede in molte immagini d’epoca dove era impensabile persino indossare un paio di pantaloni, poi sempre più alti e sottili da abbinare a longuette aderenti che mettessero in mostra tutte le curve. L’esplosione delle stringate Dopo gli anni 2000 le scarpe stringate, maschili, arrivano sul mercato destinato al gentil sesso iniziando così a rivoluzionare il look di giorno delle donne in carriera. Eppure, nonostante l’evolversi dei tempi, film celebri come “Il Diavolo veste Prada” del 2006, ancora proponevano stereotipi duri come pietra: una donna senza tacchi alti non è una vera donna di successo. Nella pellicola di David Frankel la giovane Andy riesce ad ottenere il ruolo di assistente di Miranda Priestly, direttrice-tiranna della rivista di moda Runway, ma il suo look è totalmente sbagliato. Per tutto il film la povera Andy sale di tacco in tacco fino a divenire essa stessa iconica (per i canoni di quel 2006). Le sneakers conquistano le donne Sbagliato pensare alla classica scarpa da ginnastica. La sneaker di oggi è un modello diverso, dal taglio più morbido, glamour e

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dunque più facilmente adattabile anche ai look più seriosi. Le influencer lo hanno scoperto in fretta iniziando a diffondere una moda che fino a qualche anno fa sarebbe risultata come una trashata. Donne comuni e icone come Carla Bruni, Victoria Beckham o la Duchessa Kate Middleton, hanno sdoganato una tendenza che è più una rivincita, un modo per urlare all’universo maschile che il potere è dentro di noi e non nascosto dietro a una decina di centimetri da mettere sotto ai piedi. Come indossare le sneakers per essere eleganti Alzi la mano chi non ha un tailleur nero nella propria cabina armadio. Tutti ne abbiamo uno, usato poco o usato male. Con le sneakers possiamo reinventare il capo per renderlo come nuovo. Innanzitutto sottogiacca bianco. Che si tratti di un crop top, di una t-shirt o di una camicia, il contrasto black and white è sempre glamour e attualissimo. Possiamo osare davvero tanto con le scarpe. Oro, rosa cipria e carta da zucchero sono tre toni che stanno benissimo con questo look. Per il tailleur grigio, invece, la sneaker bianca è praticamente perfetta. Scegliere anche accessori dello stesso colore, amplificherà il look, rendendolo brillante. C’è però anche chi ama osare. Oggi esistono tailleur rossi, rosa, verdi molto carichi. In tutti questi casi ovvero quando il completo ha un colore molto acceso, la scarpa va sempre bianca o stesso colore ma tono pastello, quindi molto delicato. Importante è la lunghezza dei pantaloni del nostro tailleur: se li preferiamo a sigaretta devono obbligatoriamente lasciare la caviglia scoperta, se invece ci piace indossare pantaloni più lunghi è bene scegliere la versione a zampa d’elefante o palazzo. Le nostre sneakers staranno benissimo con entrambi. Dopo aver abbandonato i tacchi, avremo di certo qualche centimetro in meno e dunque, per slanciare la figura, i capelli possono essere raccolti in uno chignon o in una coda alta.


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Moda

TRANSFASHIONAL: MODA E RICERCA VERSO NUOVI ORIZZONTI di Marcello Tosi

Come possono la moda e l’arte riflettere le attuali urgenze

ambientali, sociali, culturali ed economiche e come possono contribuire a delineare nuovi modelli paradigmatici? Risposta affidata a una mostra in corso al Museo Civico di Rimini. “Transfashional”, a cura di Dobrila Denegri, che esplora i modi in cui artisti e stilisti di moda affrontano questi temi. Andando alla ricerca di un nuovo lessico tra arte moda e design con la partecipazione di stilisti, artisti e designer internazionali. Nato nel 2016, “Transfashional” si è sviluppato come una piattaforma di ricerca che ha coinvolto figure di spicco, come Hussein Chalayan, Lucy Orta, Naomi Filmer, Clemens Thornquist, José Teunissen e altri ricercatori, insieme ad un gruppo di giovani artisti e designers tra cui Anna-Sophie Berger, Martin Bergström, Minna Palmqvist, Ana Rajčević, Lara Torres già internazionalmente affermati nel mondo dell’arte contemporanea o della moda sperimentale. Come ospite speciale di questa edizione si aggiunge la stilista Olandese Aliki van der Kruijs, edizione che vede come protagonisti anche i noti ricercatori Sonja Bäumel, Barbara Graf, Saina Koohnavard, Ulrik Martin Larsen, Robert Pludra e altri. Con la mostra nell’Ala Nuova del Museo della Città di Rimini si conclude un lungo percorso espositivo, che ha attraversato diverse città, come Londra, Varsavia, Vienna, Kalmar e loro istituzioni museali di spicco. Prendendo il formato in-progress, la mostra, che ha sostenuto una serie di nuove produzioni, basate sul principio della collaborazione e co-creazione, coinvolgendo i ricercatori la cui prassi creativa si snoda tra le diverse discipline e supera confini convenzionali che dividono la moda, il design, l’architettura, l’arte e la scienza, si presenta come un eterogeneo e coinvolgente insieme di opere che aprono nuovi orizzonti su cosa la moda, nella sua accezione allargata, possa essere o diventare. Qui essa possa essere un modo per raccontare il corpo, le sue trasformazioni e manifestazioni che vanno ben oltre gli imperativi e gli stereotipi imposti dall’industria della moda. Può anche diventare un nuovo linguaggio attraverso cui avviare un processo di riflessione e rielaborazione di tutto

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quello che la fase storica in cui viviamo, la quarta rivoluzione industriale, rappresenta. Dunque, un modo per trovare nuovi nessi tra la tradizione artigianale e l’innovazione tecnologica, nonché un modo diverso di concepire i processi di produzione, comunicazione e consumo privilegiando imperativi etici e sostenibili. Questi sono i temi principali affrontati dalle generazioni di creativi coinvolti nel progetto con le loro nuove produzioni, che spesso sovvertono o tralasciano aspetti della funzionalità e utilizzo, favorendo un linguaggio che spinge la moda ad essere critica, concettuale ed impegnata, nonché capace di ispirare il cambiamento del paradigma. Su questo si basa anche una nuova dimensione didattica ed educativa promossa dai maggiori istituti di formazione, partner del progetto, come l’Università delle Arti Applicate di Vienna, l’Università di Londra - London College of Fashion, l’Università di Borås - scuola Svedese del Tessuto, l’Accademia delle Belle Arti di Varsavia, la Facoltà del Design e l’Università di Bologna, Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita, corso di laurea magistrale internazionale in Fashion Studies. Per questo, “Transfashional” si concluderà non solo con una esibizione ma anche una pubblicazione che raccoglierà contributi testuali di Dobrila Denegri, Naomi Filmer, Ulrik Martin Larsen, Ute Neuber, Lucy Orta, Robert Pludra, Barbara Putz-Plecko, Simona Segre Reinach, Clemens Thornquist, per raccontare come essa ponga come un laboratorio di idee e proposte riguardanti la nuova terminologia da creare per poter analizzare e meglio definire le pratiche creativamente ibride che contraddistinguono questo periodo della postinterdisciplinarità. Transfashional è stato organizzato in collaborazione con i partner universitari e sostenuto ulteriormente dalla Cancelleria federale austriaca, dal Ministero austriaco degli Affari Esteri e dalla sua rete di Fora Culturali con sedi a Varsavia, Londra e Milano, dall’Ambasciata d´Austria a Stoccolma, dall’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma e dal Consolato Generale a Milano.


Foto: Tessa Chung

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Lungomare della Repubblica - Riccione Tel: +39 0541 606517 - info@ambasciatorihotel.net - www.ambasciatorihotel.net


Fashion & People

LADY TARIN: EROS E BELLEZZA IN UNO SPECCHIO di Marcello Tosi

Inaugurata il 10 ottobre la nuova stagione espositiva di “Still

Fotografia”. Nella cornice della nuova sede di Via Zamenhof 11 a Milano prende vita il vernissage della mostra di Lady Tarin “Ladies” a cura di Denis Curti. La celebre fotografa riminese vive a Milano, dove ha tenuto esposizioni personali così come a New York e Parigi. Aperta al pubblico, la mostra si compone di molti scatti inediti provenienti dai nuovi progetti “Untitled (The Fight)” e “Girls Love Bar Basso’” già in esposizione nell’edizione 2019 del Festival internazionale di fotografia SI Fest di Savignano sul Rubicone, che ha prodotto la mostra in collaborazione con Still. Dopo cinque anni di intensa attività all’interno dello show-room di via Balilla, Still cresce ora con il suo trasferimento nello spazio, appena rinnovato di via Zamenhof. Al suo interno sono presenti diverse aree polifunzionali dedicate a mostre, eventi e attività didattica relativa alla cultura dell’immagine, con Denis Curti, tra i più affermati curatori italiani, nel ruolo di direttore artistico. Tutto il potere seduttivo e comunicativo racchiuso nell’obiettivo della macchina fotografica trova un affascinante manifesto nella capacità di Lady Tarin di unire negli scatti la sensualità del corpo e la consapevolezza della mente. I nudi femminili immortalati emanano un forte erotismo pur rifuggendo pornografia e volgarità, lontani dagli stereotipi e dall’idea di una bellezza costruita. La sua volontà è quella di liberare la donna da una bellezza costruita per compiacere l’uomo e quasi mai se stessa, di restituire all’eros femminile la spontaneità e la consapevolezza troppo spesso negata. Le ragazze che Lady Tarin immortala sembrano raggiungere l’obiettivo, forse proprio perché accompagnate da uno sguardo femminile e quindi complice, in grado di coglierne e interpretare i desideri più intimi. Lady Tarin, perché ha sottolineato di aver voluto dare immagine a tutto un discorso sulla sensibilità femminile, ma ‹‹senza giudizio››, come osservando uno specchio? ‹‹Sono stata sedotta circa undici anni fa dal desiderio di rappresentare la sensualità femminile. Raramente mi vedevo coinvolta, rappresentata dalle immagini che mi circondavano e cui sono cresciuta. Ho iniziato a fotografare donne con cui avevo delle affinità e ponendomi come specchio. Appunto, senza giudizio.

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L’assenza di giudizio crea una libertà che diventa sensualità, bellezza ma anche forza. Attraverso le mie immagini voglio esorcizzare la sensazione della colpa che accompagna troppo spesso la vita di una donna e vorrei anche lo spettatore si astenesse dal giudizio, non attribuisse colpe. La mancanza di giudizio può rendere una donna libera di esprimere la propria sensualità e femminilità. Ponendomi come specchio, posso riflettere senza giudicare, il soggetto che sto fotografando, e attraverso l’empatia instaurare un rapporto di complicità. Vorrei invitare quindi lo spettatore a guardare la mia mostra senza giudicare, tutta l’arte dovrebbe essere libera dal giudizio››. In che maniera l’erotismo appare come forza vitale, e non apparenza nella fotografia? Perché ‹‹una donna che emana erotismo è una donna che si appartiene››? ‹‹Eros è forza vitale, al contrario della pornografia che, secondo la definizione data da Carmelo Bene, rappresenta la morte del desiderio, la morte dell’eros. E Pasolini aggiungeva: ‹‹per me l’erotismo nella vita è una cosa bellissima, e anche nell’arte è un elemento che ha diritto di cittadinanza in un’opera come qualsiasi altro››. Restituire il senso di appartenenza alla donna significa darle forza e vitalità, è un aspetto centrale del mio lavoro. Quando inizio a fotografare devo innanzitutto togliere le pose stereotipate, gli atteggiamenti costruiti che ogni donna impara fin da bambina per proteggersi. In realtà, i miei nudi, sono molto legati all’idea del ritratto, il mio desiderio è di rappresentare atteggiamenti veri, naturali, solo così l’espressione dell’erotismo può emergere››. Perché nelle sue foto emerge spesso il contrasto tra situazioni in apparenza maliziose, e l’angelicità, il candore dei volti? ‹‹Spontaneità e consapevolezza sono aspetti fondamentali, sono gli elementi meno presenti nella rappresentazione della donna del passato, e spesso anche del presente. La vita di una donna è costellata da negazioni, ma l’aspetto drammatico è che molte vivono questa situazione con rassegnazione. Nel mio lavoro cerco di rappresentare un immaginario in cui le donne possono riconoscersi nelle mille sfumature possibili››.


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People

“IL MADE IN ITALY DELLE DONNE”

LA CANZONE DI MARINELLA Donne, imprenditrici di se stesse” dedicato alle donne vittime di

ambasciatrice della cultura e dell’Arte e grande mecenate, (che ha fondato con il marito l’azienda Zepter International, con più di 200.000 dipendenti in tutto il mondo).

Sin dall’adolescenza, Ketty Carraffa, fotoreporter, Docente di Cinema e Comunicazione ed opinionista televisiva, è impegnata personalmente e professionalmente nella difesa dei diritti delle donne, nella sensibilizzazione contro ogni forma di violenza di genere.

Ed ancora, Dori Ghezzi, artista e moglie di Fabrizio De Andrè, la Dottoressa della Clinica Mangiagalli di Milano, Alessandra Kustermann, l’artista di Firenze, Elisabetta Rogai, che dipinge con il vino, la fashion/art/designer Gisella Scibona, siciliana, dallo stile ricercato nella tecnica e nell’utilizzo dei tessuti, che riproduce abiti come opere d’arte.

violenza

Realizza e organizza, su questi temi, numerosi eventi e progetti, con il supporto culturale, artistico e musicale, nelle date “canoniche” dedicate alle donne. Ricorda ogni giorno dell’anno, le vittime e la necessità dell’educazione al rispetto, delle nuove generazioni. Quattro le uscite dei precedenti saggi con patrocini istituzionali, con i libri: “Come Marilyn da quando non c’è più - Il valore del lavoro al femminile”, “Come le mimose - Le donne e la discriminazione nei luoghi di lavoro” e “Le donne, acqua nel deserto, quattro storie di donne vittime di violenza”. Da Novembre è in libreria il suo nuovo libro: “Il Made in Italy delle donne” – La canzone di Marinella – Le donne, imprenditrici di se stesse”, uscito in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. La produzione del libro è completamente autofinanziata, come l’organizzazione dell’intero progetto “Le donne, acqua nel deserto”. Oltre all’introduzione dell’autrice, il libro contiene due contributi di esperti del mondo del Lavoro e dell’Arte al femminile e le interviste a donne del “fare italiano”. Si sono prese in considerazione le innumerevoli sfaccettature del made in Italy sociale, imprenditoriale e artistico. “La canzone di Marinella” di Fabrizio De Andrè, è il riferimento personale dal quale parte la dedica dell’autrice alle donne vittime di violenza, protagoniste come Marinella, di una favola con un bruttissimo finale. La presentazione del libro si è tenuta con il Patrocinio del Comune di Milano, Mediapartner Life&People Magazine, e ha visto la presenza e i contributi di numerosi ospiti, oltre all’intervento delle protagoniste, provenienti da tutta Italia. L’autrice ha coordinato il talk con i racconti di: Camilla Occhionorelli, Segretario generale nazionale MOICA (Movimento Italiano Casalinghe, la Psicologa e Presidente dell’Associazione vittime della strada Manuela Barbarossa, (autrice della prefazione), l’Avvocato del Lavoro Rolando Dubini, (che ha scritto un contributo sulla Sicurezza sul Lavoro delle donne in Italia), Madlena Zepter,

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La stilista Mariana Mill, l’artista “delle sedie” Carla Tolomeo, Laura Gallia della Modisteria Gallia e Peter, Elena Carmignani, che produce vino a Montecarlo (Lucca), Fiorella Cerchiara e Isa Maggi, che si occupano di diritti umani e delle donne. Il tema del “fare al femminile”, è sviluppato per far conoscere in Italia e nel Mondo, il valore del Made in Italy solidale e imprenditoriale delle donne. Ketty racconta storie di protagoniste, che hanno deciso di vivere nel nostro Paese la loro esperienza lavorativa, non semplicemente esaltando le “virtù” e prerogative tipicamente italiane adottate in ogni parte del globo, ma proponendo come valido esempio la ricerca della “bellezza” e dello stile italiano apprezzato in tutto il mondo da secoli. Il collegamento tra Made in Italy e le donne, rispecchia il valore delle peculiarità al femminile. Prosegue gli intenti di sensibilizzazione sul tema dei diritti e dell’educazione, con la sua opera di divulgazione contro la violenza sulle donne, cercando di sviluppare l’attenzione e il dibattito. Le interviste sono dedicate all’assordante silenzio delle donne che non possono più raccontarsi, perché vittime di violenza e ai loro figli, che affronteranno il futuro con la paura negli occhi senza le loro mamme…Nel buio della grande e assoluta assenza, con il ricordo sempre più flebile e al quale saranno perennemente aggrappati…


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Food

DA SENIGALLIA AL MONDO: L’ARTE ARRIVA IN TAVOLA CON

MORENO CEDRONI di Giovanni Bruscia

Il famoso chef della Spiaggia di Velluto ricorda gli inizi della sua

grande carriera e ci parla degli obiettivi futuri.

Dici Senigallia e pensi al mare: ma se dici Senigallia non puoi non pensare anche a uno dei maestri della cucina noto in tutta Italia e all’estero. Stiamo parlando di Moreno Cedroni che proprio dalla città in riva all’Adriatico ha visto svilupparsi tutta la sua carriera che lo ha portato a raggiungere grandi traguardi molto prestigiosi. Tutto parte quando aveva soli 20 anni, come ci racconta lo stesso chef: “La mia vita professionale è iniziata nel 1984 con l’apertura del mio storico locale sul lungomare di Senigallia, La Madonnina del Pescatore: la sua crescita andava di pari passo con la mia.” Nel 1996 ho conquistato la prima stella Michelin, anche se la vera svolta risale al 1999, anno in cui sono stato in stage da uno degli chef più importanti al mondo, lo spagnolo Ferran Adrià, cuoco tristellato. Da quel momento ho avuto la piena consapevolezza di questa passione che avevo dentro di me e questa grande esperienza è stata molto importante anche per la mia crescita professionale che finora è culminata con la conquista delle due stelle Michelin, delle Tre Forchette del Gambero Rosso e dei Cinque Cappelli de L’Espresso. Uno dei punti di forza di Moreno Cedroni e da cui nascono tutte le sue ricette che lo hanno fatto conoscere a livello internazionale, oltre al gruppo di lavoro che lo affianca ogni giorno, è senza dubbio la sua creatività. “È collegata alla grande curiosità che mi ha portato nel corso degli anni a fare molte scoperte: mi reputo molto severo verso me stesso e cerco sempre di raggiungere la perfezione”. Se gli si chiede di cosa vada orgoglioso in questi anni di carriera, Cedroni ha la risposta pronta: “Sicuramente dei miei locali, il Clandestino Susci Bar che ho aperto sulla baia di Portonovo e Anikò presente in centro a Senigallia”. Tra i suoi piatti più famosi, solo per elencarne alcuni, ci sono l’imperdibile costoletta di rombo, oggetto anche di una tesi di laurea in semiotica, oltre alle immancabili penne al burro di ricci con erbe alla griglia e capesante essiccate. Una combinazione di piatti che hanno fatto la storia della cucina e che hanno contraddistinto la carriera di Moreno Cedroni che ci svela anche alcune idee per l’immediato futuro: “A febbraio è in programma la riapertura della Madonnina del Pescatore e per l’occasione ho pensato fosse il caso di dare vita a un menu specifico e dal nome molto significativo: si

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chiamerà “Ricordi di infanzia” proprio per recuperare la memoria del passato che troppo spesso rischia di essere dimenticata. Il 1° aprile poi riaprirò il Clandestino Susci Bar e un paio di settimane dopo sarà la volta di Anikò”. Una delle caratteristiche di Cedroni la si può ritrovare ogni giorno in tutti i piatti che crea in cucina e che porta in tavola a tutti coloro che decidono di affidarsi a lui. “Ci tengo molto a dare tutto il meglio di me stesso; ecco perché ogni anno quando riapro i miei tre locali sono concentrato su ogni progetto dato che il mio obiettivo è quello di rendere contemporanei i miei spazi per stare sempre al passo con i tempi”. Mai perdere le proprie origini e il contatto con il territorio in cui si è nati e da cui si proviene dato che sono fattori fondamentali che si ritrovano nell’estro creativo di chi è chiamato ogni giorno a creare nuove pietanze con idee innovative e sempre originali. Cedroni lo spiega nel dettaglio: “Sono nato in una famiglia in cui mia madre e mia nonna erano delle ottime cuoche e senza saperlo fin da piccolo ho vissuto in una casa che oggi potremmo definire ‘a chilometro zero’ dal momento che ho avuto la fortuna di avere il mare davanti a me, inoltre mia nonna aveva l’orto e gli animali da cortile: ovviamente il cibo non poteva che essere ottimo e i prodotti scandivano le stagioni che passavano”, ricorda oggi. C’è molto di Senigallia nelle creazioni e nell’arte di Moreno Cedroni: “Le ricette tradizionali della mia città e del mio territorio le ho nel DNA e mi hanno aiutato molto nel mio percorso di crescita professionale. Tra le cose che amo c’è proprio quella della valorizzazione e dell’esaltazione del territorio anche nelle mie tournee all’estero; sono rientrato da poco da una settimana trascorsa a Taiwan insieme all’Associazione Les Grandes Tables du Monde insieme ai migliori chef provenienti da tutto il mondo”. Perché le persone apprezzano così tanto la cucina di Moreno Cedroni? Il motivo è semplice ma al tempo stesso anche molto significativo: “In quello che realizzo è presente un’idea che si ritrova poi in tutti i miei piatti, senza dimenticare però la vicinanza ai tempi moderni in cui una delle priorità che sempre più spesso viene ricercata è quella di una cucina leggera e digeribile. Con i miei piatti cerco di far passare, di trasmettere i concetti che stanno alla base di tutto, partendo sempre dalla sostenibilità e dai migliori produttori in grado di garantire la qualità al giusto prezzo”, conclude.


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Food

IL VEGANO DI KOMODO di Teresio Troll

Mm... la tagliatella, gli spaghetti...Primo freddo, veramente

freddo, autunnale. Dopo i temporali. Quasi l’avesse portato la prima tornata di campionato. È un rigorino invernale. Il primo rigore porta consiglio, porta la divisa a righe verticali. Né troppo larghe né troppo strette... E qui arriviamo al dunque. Di giusta misura, come le tagliatelle. Cosa c’è di meglio in una serata così? Tagliatella al ragout! Mentre vegani, vegetariani e celiaci assediano ogni ristorante del paese, mi munisco di campanello e affini, cipolla di Tropea, peperoncino e olio d’oliva. In una noce di strutto (e qui sviene il primo vegano...) faccio appassire la zwiebel di Tropea. Piano piano, langsam. Verso nel calice un goccio di Ribolla Gialla. Nella base non è necessario, è necessario a me. Carne tagliata ‘piccolo’, a coltello. Quale pezzo? Possibilmente la coda (e qui gli svenimenti si raddoppiano…). Mentre lavoro di lama penso agli amici sotto dieta. Prendetevi una pausa... Penso ai vegani: ma come si fa a mangiare quella roba? Che diciamoci la verità, non è detto che il ‘vegano’ faccia schifo. Ma già il nome rettiliano mi inquieta e, soprattutto considerando la media qualitativa dei risto in riviera, sarà facilissimo mangiare male in luogo vegano. Così come possono essere cattivi il pesce, la carne o il vino, più o meno ovunque.

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Torno al lavoro. Dopo il peperoncino, calabro taj habanero che sia, aggiungo poca passata e concentrato di pomodoro già sobbolliti da un’ora.. Fa asciugare. Fa riposare. Riscalda prima di buttare la pasta. E mentre il ragout è in pausa di affinamento, penso ancora al vegetariano, celiaco, macrobiotico, vegano... I ristoratori, dopo i danni causati , prima dagli intolleranti e poi dai celiaci, abbracciano la fede vegana. È di moda, quindi è OK. Ma non solo per questo. È comoda. Cazzarola se è comoda! Niente pesce niente carne, no formaggi. Ci dimentichiamo troppo spesso che quello del ristoratore è un mestiere ingrato! Schiavi dall’alba alla notte. Il tramonto lo passano in cucina sempre sotto pressione: INPS, NAS, TAS, senza più le generose tavolate germaniche. Ora hanno finalmente un varco verso la pace: zucchine, melanzane, riso, tofu, carote e ceci e bla bla bla. Li cucini al vapore, sulla piastra, dove e come vuoi. Con nonchalance, mentre con la tagliatella devi stare attento e vigile: mai sgarrare la cottura! Invece sul vegano pattini tranquillo. Ti organizzi bene, poi come il rettilone al sole, ti rilassi. Caracolli alla comanda, spostando il passo e il peso a destra e a manca. Fino a destinazione, con komodo. Come il vegano.


www.piperoroma.it

Ph. Yulia Nicotra.

Eccellenza, CreativitĂ , Passione.


Food

ROBBIE PEZZUOL: LO CHEF DALL’ANIMO ROCK È nato tra il profumo del pane ed è cresciuto tra gli aromi delle

Tra cozze e Bloody Mary Tra le ricette cult di Pezzuol ci sono le cozze “annaffiate” con veri e propri cocktail, dal mojito al Bloody Mary. «Sono una mia autentica invenzione - spiega il cuoco, un amante puro del pesce - si parte chiaramente da una buona base di cozze, io uso quelle biologiche provenienti da Cervia, cui si aggiunge vodka, succo di pomodoro, succo di limone, salsa Worcestershire, gocce di tabasco e sale di sedano». Eppure, il piatto preferito di chef Pezzuol sono i tagliolini allo “scoglio di collina” «con mazzancolle, calamari, vongole, cozze, misto funghi, tartufo, e pomodorini», una pietanza nata durante uno show cooking ad Acqualagna, nelle Marche, traendo spunto da un suggerimento dello chef Alessandro Borghese, uno dei giudici della competizione. «Questo piatto - precisa Pezzuol - l’ho cucinato anche a Expo a Milano, e nonostante la tensione di mille occhi e telecamere puntate su di me, è stato un successo».

Pasta lovers L’estro di chef Pezzuol, però, si espande ben oltre alle telecamere della web series. Si manifesta negli show cooking di fiere come Sigep e Golositalia o Expo Milano, e si infonde nelle sue creazioni. Le ricette firmate “Zero 28 al quadrato”, sono il suo “marchio di fabbrica”, quello che darà il nome a uno dei suoi sogni più grandi: il suo ristorante. Un sogno che sta realizzando anche grazie alla collaborazione nata nel 2018 con Igf Fornitalia, azienda riminese specializzata nella produzione di macchinari alimentari ad alta tecnologia, che ha dato vita alla pasta fresca firmata “Zero 28 al quadrato”. Lo chef è stato scelto come testiminonial da Igf Fornitalia che ha creato infatti la super sfogliatrice laminatrice modello 3200/LM 32 e LM/42 con rulli inox a doppia bocca per l’inserimento dell’impasto. Uno strumento ad altissima precisione, che l’azienda ha messo a disposizione di Chef Pezzuol per la creazione della speciale pasta fresca con il logo di “Zero 28 al quadrato”, grazie al connubio tra la sapienza dello dello chef più rock d’Italia e l’esperienza di Igf Fornitalia, sul mercato da oltre 40 anni.

More is less Ben più semplici, invece, le ricette proposte dallo chef per la rubrica di Cucina riviera. «La mia idea era quella di proporre piatti che potessero essere facilmente replicati a casa, fatti con ingredienti semplici, facilmente reperibili nelle cucine di tutti» spiega infatti il cuoco dall’anima rock. Tra le ricette che Pezzuol ha cucinato sotto alle telecamere c’è infatti quella della piadina fritta, rigorosamente fatta a mano, con rucola, speck e squacquerone tiepido, o quella degli arrosticini di trota salmonata iridea con misticanza.

spezie. La cucina di Robinson Pezzuol, più semplicemente Robbie, si compone dell’esperienza acquisita a cavallo tra i continenti e nei ristoranti di Europa, America e Africa. Una saggezza fatta di odori e colori, che chef Pezzuol ha portato nelle sue ricette, innovative ma sempre rispettose delle “istituzioni” della tradizione culinaria italiana. Sapienza che ha condito i piatti presentati nella web series “Cucina riviera”, girata a Rimini e trasmessa sull’omonimo canale Youtube, prodotta da Olivieri &co in collaborazione con Steelpan. Lo “chef più rock d’Italia”, come Pezzuol ama essere chiamato in onore della sua passione per il rock, ha girato “Cucina riviera” nella primavera del 2019 insieme alla conduttrice Barbara Morris, ed è ora alle prese con la seconda serie, che vedrà invece la conduzione di Vittoria Castagnotto di Italia 7 Gold e Diretta mercato.

Tutto ha un perché Due cifre, una preposizione e una parola: “Zero 28 al quadrato” ha le sue “buone ragioni”. «Mio padre, che di professione faceva il panettiere - racconta chef Pezzuol, originario di Belluno e ora da tempo stabilitosi a Rimini - mi diceva sempre che se non avessi studiato sarei rimasto uno “zero”. E io infatti ho studiato, però per diventare cuoco». «28, invece, è la mia data di nascita - prosegue Pezzuol, spiegando il significato di un nome che lo accompagna in tutti i progressi professionali - e “al quadrato” ricorda che “chi nasce tondo non può morir quadrato”, un detto che sicuramente mi rappresenta».

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I sogni son desideri «Tutto ha avuto inizio quando nel 2011 ho partecipato a Sigep insieme a un ragazzo che presentava una pizza dalla farcitura originale, che ho preparato io» racconta chef Pezzuol. «In quel contest siamo arrivati primi e così abbiamo attirato l’attenzione dei media, dei giornali e delle riviste specializzate nel food». L’idea di Cucina Riviera, in particolare, come spiega lo chef «è nata l’anno scorso da un incontro con Olivieri &co, durante Vega champions, il concorso in cui si sfidano le scuole alberghiere d’Italia. Mi hanno chiamato a far parte della giuria, e così, parlando, è nata l’idea di girare questa web series». Nel frattempo, chef Pezzuol ha continuato a dar sfoggio del suo savoir faire in fiere come Cosmofood, Host, Golositalia, Beer Attraction e Gluten free. Tuttavia, il goal che più di ogni altro Pezzuol sogna di segnare è quello di appendere alla porta del suo ristorante l’insegna che recita “Zero 28 al quadrato”. Un sogno che si sta piano piano trasformando in realtà. «Ci stiamo lavorando, - ammette lo chef - e chissà, magari un giorno a fianco a me ci saranno anche le mie figlie».


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Food

I SEGRETI DELLA CHIFFON CAKE ECCO COME UNA TORTA SI ABBINA A CIO CHE INDOSSIAMO di Federica Dibenedetto

Golose come ogni torta e soffici come lo chiffon. L’indiscutibile

bellezza è il loro valore aggiunto. Le chiffon cake hanno conquistato la scena insieme a tutti coloro che in una torta cercano non solo il gusto ma anche un imprescindibile fattore estetico. Un binomio vincente, dunque, che le conferisce senza ombra di dubbio il primato di “queen cake” con la sua impalpabilità e morbidezza. La regina di ogni tavola, insomma, dalle peculiarità uniche. A partire dalle sue origini. Secondo la tradizione, sarebbe stato un assicuratore statunitense nel 1923 a cimentarsi nella realizzazione di oltre quattrocento variazioni con l’obiettivo di creare la torta perfetta. Passarono quattro anni quando, nel 1927, diede vita a una soffice cake le cui versioni furono inizialmente a base di frutta. Il successo del prodotto non tardò ad essere definitivamente consacrato sino a rappresentare una delle produzione dolciarie più ambite. Con il passare degli anni, la ricetta si è affinata. Oggi è considerata la torta più fashion del momento. E non è difficile capire il perché. Basta osservala in tutta la sua eleganza. Slanciata e perfetta in ogni suo dettaglio ben si presta a ogni combinazione. Dal caramello al caffè e dal cioccolato alla vaniglia, ben si sposa con tutte le spezie che le conferiscono un fascino tutto da assaporare e dagli inebrianti profumi. Lo stesso si può dire per le decorazioni. Anzi,molto di più, visto che le ultime tendenze vanno sempre più in direzione della cura di ogni singolo aspetto di quelle che più che torte sembrano vere e proprie opere d’arte. Dai rivestimenti più tradizionali si arriva così alle foglie in oro, passando per glasse lucide in cui potersi specchiare. Che siano colori pastello o sgargianti poco importa. Ciò che conta è l’unicità di un prodotto dolciario ormai comparabile a un capo da indossare o a un accessorio da sfoggiare. Il tutto, ovviamente, di alta moda. Ecco allora che prendono vita torte gioiello impreziosite da dolci gemme. Il segreto? La materia prima. Del resto, come per ogni creazione, è quella che fa la differenza. Tutti prodotti di prima scelta contribuiscono alla resa finale che – c’è da scommettere – non delude mai. Neppure quando il risultato finale non è esattamente come era stato immaginato. Perché proprio questo contribuisce a renderla esclusiva. Che sia una colazione, un pranzo, una cena o un brunch, insomma, la chiffon cake non può mancare. E se poi è abbinata all’abito che si indossa allora il successo è garantito. Non si tratta solo di rispettare le nuance ma di prestare attenzione ai tratti distintivi per poi riportarli su torta. Un abito da sera dalle tonalità tenui con bottoni pregiati e dettagli laminati sarà così riportato sulla chiffon cake utilizzando il caramello che conferisce lucentezza e scaglie oro o argento. Oppure, se lo stile è più grintoso, si osa con praline e scaglie dall’effetto metal. Lo stesso vale per un genere romantico. Confettini e qualche ciuffo di crema al burro rimandano all’idea delle balze. E se proprio non si riesce a resistere alla tentazione del pizzo, la soluzione di chiama”sugar lace”. Avete capito bene; si tratta di pizzo realizzato

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con lo zucchero. Che sia bianco o colorato, la regola è sempre la stessa: attenersi il più possibile al modello da cui si parte. Ma non è l’unico segreto. Per ogni chiffon cake che si rispetti serve una teglia che contribuisca alla migliore resa finale. E non ne va bene una qualunque. È infatti necessario utilizzarne una che in fase di cottura consenta il passaggio dell’aria e il raffreddamento omogeneo per evitare che perda la sua peculiare sofficità. E se non tutte le ciambelle riescono col buco, potrete stare certi la che ogni chiffon lo sarà sempre e comunque proprio grazie a questo particolate stampo che al suo interno contiene una protuberanza che permette, appunto, una regolare diffusione del calore e, conseguentemente, la foratura centrale. Un’altra curiosità: appena sfornata, la chiffon cake deve essere subito capovolta, posata e lasciata così per dodici ore. Da qui, via libera alla fantasia. E per soddisfare anche i palati più esigenti, una semplice spolverata di zucchero a velo la renderà comunque regale.

Coffee Chiffon Cake


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Architecture & Design

IL DESIGN PLASTICO E POETICO DI

NENDO di Paolo Servi

Il designer giapponese Oki Sato è nato a Toronto, in Canada, nel

1977 e ha studiato architettura alla prestigiosa Waseda University di Tokyo. Meglio conosciuto col suo alias, ha fondato uno studio di caratura internazionale – con sedi a Tokyo e a Milano – e l’ha chiamato “Nendo”, la firma sotto le sue proposte. Nendo, in giapponese, significa letteralmente “creta”, incarnazione semantica di un approccio duttile, plastico e multiforme, in linea con le tradizioni e il mood creativo del Sol Levante. Nel tempo ha ricevuto un gran numero di riconoscimenti, tra cui brillano il “Designer of the Year” – per le riviste Wallpaper e Elle Decor, il Good Design Award, il Red Dot Design Award e il Compasso d’Oro dell’ADI. L’influenza italiana Durante il suo primo Salone del Mobile, a Milano, subito dopo la laurea, Oki Sato si è meravigliato per l’attitudine dei designer italiani alla progettazione di strutture, interni e oggetti quasi privi di soluzione di continuità. Anche per questo, oggi, il team che dirige attraversa campi diversi, con contaminazioni multidisciplinari tra interior, arredi, architettura, installazioni creative e puntate nel fashion, esprimendo un segno elegante e riconoscibile. Il suo metodo di lavoro parte da coordinate sottili – emozioni, dettagli e idee semplici, spesso captate in natura – e si evolve, come un tessuto biologico, in prodotti piacevoli o confortevoli. I momenti di Nendo Sul suo sito, Oki Sato illustra in chiave poetica queste scintille emotive, chiamandole … piccole momenti. Ci spiega come spesso non sappiamo riconoscerli o tendiamo, inconsciamente, a non accoglierli nei nostri pensieri, smarrendoli. Ma sono proprio gli aggregati di quegli atomi che possono rendere più ricca e migliore la nostra esperienza. Per citare il designer: “Collezionarli e dar loro, col design, forme più facili da comprendere è il mio lavoro…” Per il designer la cosa più importante è narrare una storia con scenografie di oggetti semplici, mai algidi e capaci di includere qualche soffio d’ironia. Le sue creazioni

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È difficile identificare pietre miliari nel percorso di Oki Sato e quelle che mi piace citare qui corrispondono a momenti ed emozioni un po’ casuali, ma intense. Le sedie Manga I fumetti noti come Manga fanno parte della cultura nipponica da secoli, visto che raccolgono l’eredità delle stampe Ukiyoe (XV-XVII secolo), creazioni che, come i comics odierni, mostrano sequenze narrative di cornici su un foglio di carta. Nel 2016, Nendo ha disegnato, per Friedman Benda, 50 sedie manga, esposte per la prima volta a New York, come una sola installazione su un’unica matrice. Come si può vedere dalle immagini, tutti i tratti che le compongono sono altrettanti vettori dinamici, che vengono declinati nello spazio per narrare una storia, evocando azioni e suoni. Elementi decorativi come pattern e colori vengono rigorosamente evitati, per produrre superfici a specchio, capaci di rimandare al mondo reale. L’installazione è arrivata in Italia in corrispondenza del Salone del Mobile di Milano del 2016 ed è stata esposta nella Basilica Minore di San Simpliciano. Melt, i mobili disegnati dalla gravità Nel 2019, Nendo ha progettato Melt (“fusione”), per WonderGlass, una collezione di mobili e oggetti in-formati dalla gravità, presentati, in anteprima a Colonia e riproposti nel Salone del Mobile milanese. Qui il segno di Nendo non cerca di disegnare oggetti, ma prova ad assecondare le risposte spontanee del materiale alle sollecitazioni ambientali. Ispirandosi ai workshop sulla realizzazione dei moduli, Oki Sato indirizza la sua visione sulle lastre di vetro che fluttuano e si plasmano da sole, per effetto del calore e della forza di gravità. Tempo e temperatura diventano, così, gli utensili per modellarli. Al Fuorisalone è stata presentata anche l’installazione diffusa “Shape of Gravity” (“Forma/Profilo della Gravità”), culminata nella presentazione di un particolare lampadario modulare. Step, design per un’azienda italiana Sempre nel 2019 Nendo ha ideato, per l’italiana De Salto, un sistema di librerie componibili, realizzato in materiale laccato opaco. Sono ripiani smontabili, dalle linee sottili e dai volumi che lasciano respirare gli spazi, che cercano armonia e addolcimento


delle tensioni, spezzando, con asimmetrie e alternanze, le linee orizzontali dei ripiani. Step è solo una delle innumerevoli proposte di Nendo per le nostre aziende. Negli anni, Oki Sato ha disegnato orologi minimal, dal

gusto zen, per Cappellini, Driade e Bisazza, arredi dalle sagome giocose per i bimbi, con Kartell, fusioni quasi filosofiche di specchi e sedie per Glas Italia, mix fluidi di tavoli e recipienti per Alias e ‌ molto altro ancora.

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Architecture & Design

PALAZZO DEL DRAGO A BOLSENA di Elena Parmegiani

Sulle strade che furono percorse da eruditi, antichi viaggiatori,

che cercavano nei loro Grand Tour l’essenza dello spirito italiano, sul percorso silenzioso della via Francigena, in un territorio che racconta secoli di storia e tradizioni, affacciato sulla sponda orientale del lago di Bolsena, nel cuore del borgo antico sorge Palazzo del Drago. L’antica dimora con i suoi saloni affrescati, le logge con vedute sul lago, la cappella, i giardini e le terrazze, testimoni del passaggio dei secoli, si propone al pubblico con le sue numerose attrattive artistiche, storiche e culturali, che lo rendono estremamente interessante dal punto di vista turistico e assolutamente vocato ad accogliere eventi e matrimoni di alto profilo. L’attuale proprietario è il Principe Don Ferdinando Fieschi Ravareschi del Drago. La residenza fa parte dell’ Associazione delle Dimore Storiche Italiane e del FAI. Il palazzo ha quattro grandi saloni affrescati, logge con vedute sul lago, una cappella, giardini e terrazze. Il piano nobile si snoda su una successione di saloni decorati e si apre su una grande terrazza, che offre una vista incantevole sul lago. Lo scalone porta invece all’ingresso di Via delle Piagge. La dimora fu costruita verso la metà del XVI secolo per volere del Cardinale Tiberio Crispo. Furono chiamati a decorare le dimora i migliori artisti dell’epoca, tra questi: Simone Mosca e Prospero Fontana. Il Palazzo fu frequentato da Papa Paolo III, tanto che venne fatta costruire una loggia in suo onore: la Loggia Paolina, che ha decorato lo stemma dei Farnese. La dimora ospitò Margherita d’Austria, Orazio Spada, Balthaus e Cy Twombly. Le sale affrescate più famose sono quelle della Sala dei Giudizi e della Sala del Baccanale, dove si possono ammirare la storia di Alessandro Magno e la scena di Amore e Psiche. La location è una delle mete preferite della Tuscia Viterbese. Per comprendere meglio le peculiarità di questo territorio, il Professor Luciano Dottarelli,

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presidente del Club per l’UNESCO Viterbo Tuscia, filosofo ed autore del volume “Fascinazione Etrusca”, spiega come il territorio viterbese sia ricco di arte. Non solo la Necropoli Etrusca di Tarquinia e la Macchina di Santa Rosa rientrano in questa ristretta cerchia in cui molti altri siti della zona meriterebbero di essere menzionati. La collocazione della Tuscia nell’Etruria ci consente di comprendere mirabilmente la grandezza storica e culturale di questa regione, come meglio evidenziato dal Prof. Stephan Steingräber, curatore del libro “Fascinazione Etrusca” e docente di Etruscologia e Antichità Italiche presso l’Università degli Studi Roma Tre. Un libro nato grazie a una collaborazione con il contributo di studiosi di differenti nazionalità, che ne hanno raccolto gli atti illustrando il passaggio di tanti personaggi che hanno viaggiato con l’obiettivo di conoscere questo territorio, a partire dalle tombe etrusche. Francesco Petrarca, ad esempio, nel 1337, passava per Capranica “per trovare pace e nuove idee sul monte delle capre”. Un testo che merita un adeguato approfondimento per una corretta valorizzazione, a livello turistico, di queste zone. Un passaggio indispensabile che richiede un approccio professionale ed imprenditoriale, come evidenzia Bianca Trusiani, presidente del comitato tecnico scientifico del Buy Wedding in Italy e membro del comitato scientifico presso l’Osservatorio Italiano Destination Wedding Tourism. Occupandosi di turismo da diversi anni, la Dottoressa Trusiani afferma come la cultura abbia bisogno di essere “spettacolarizzata” per una valorizzazione dei beni e delle bellezze dei territori che sia al passo coi tempi. Palazzo Del Drago si appresta così ad essere una meta di tutto rispetto ed intrisa d’arte, posizionata in un contesto di grande attrattiva turistica e votata all’ospitalità di eventi culturali ed artistici.


Foto: Ilaria Palombi

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FEDERICA MALLUS DA CAGLIARI AGLI STATES PASSANDO PER SENIGALLIA Federica Mallus, fotomodella e indossatrice di Cagliari, già

contesa dai migliori fotografi italiani e internazionali qualche anno fa, sei recentemente tornata sulla cresta dell’onda dopo che non avevamo più tue notizie da qualche tempo. Cosa è successo? Ero uscita dalle scene per una mia decisione personale, poi dopo quattro anni di pausa, ho deciso di riattivarmi, e da lì si è innescato un “effetto domino” con una serie di contatti da parte dei migliori manager italiani del mondo della fotografia e della moda, ed opportunità anche internazionali, tra cui un contratto negli Stati Uniti appena firmato. Lo scorso ottobre, sul red carpet della Festa del Cinema di Roma, ho avvertito nuovamente quella scossa di adrenalina che si prova stando al centro dell’attenzione e ricevendo tanti apprezzamenti, soprattutto dal pubblico femminile. Raccontaci dei tuoi esordi, da ragazzina sarda... Ho iniziato da adolescente con la danza. Ricordo il mio primo saggio a 15 anni, con una coreografia completamente autodidatta, presentata da sola sul palco, visto che la mia amichetta era stata sopraffatta dall’emozione. Sono seguiti concorsi di bellezza, come Miss Italia e Miss Mondo, e tanti servizi fotografici, compresi due calendari. Hai vissuto cinque anni di iperattività nel mondo della fotografia, della pubblicità, e anche del cinema. Quali sono i fotografi a cui sei più legata, sia professionalmente che dal lato umano? In rigoroso ordine alfabetico, direi Alberto Buzzanca, Alex Comaschi, Steve McCurry, Max Simotti. Oltre all’evidente bellezza e alla naturale fotogenia, quali sono le

tue attitudini principali? Spigliatezza, semplicità e solarità nei rapporti interpersonali. Attitudine manageriale sia nella gestione di me stessa, che nell’ambizione a progetti imprenditoriali anche internazionali: infatti sto per laurearmi in Economia Aziendale e alleno quotidianamente il mio inglese. Passioni ed interessi nel tempo libero? Arte, cucina, musica, letteratura. Primo Levi è il mio autore preferito, con “Se questo è un uomo” e “La tregua”. Amo lo sport all’aria aperta: il beach volley con gli amici in estate, e le corse al Poetto quando sono a Cagliari. Sono contro il fumo e ogni tipo di droga, cerco di seguire una alimentazione controllata, curo molto l’estetica e la mia forma fisica. Adoro gli animali domestici, ma non posso permettermeli, perché essendo spesso in viaggio, non potrei accudirli come meritano. Che rapporto hai e come gestisci i tuoi numerosi fans, sui social network? Curo personalmente il mio profilo Instagram “Federica Mallus”, rispondendo ai messaggi di chi si pone in maniera educata e rispettosa, e facendo attenzione a non proporre una immagine di me troppo aggressiva, nei contenuti video e fotografici che pubblico. Come ti vedi tra dieci anni? Imprenditrice immobiliare e manager di una mia linea personale di lingerie, con l’occhio critico della donna che conosce bene i propri punti da valorizzare.

Si ringraziano: Raffaello Hotel Senigallia La Pulcia B&B di Gradara Make up artists: Francesca Morbidi - Ottavia Francini Musa Academy di Alessandra Sabbatini Charme Centro di Formazione Ancona. Hair stylist: Delia Manuzi Photos: Eros Veneziano - Andy Wall

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L’ ORO SARTORIALE: Gli eleganti e raffinati abiti in tessuti pregiati di Paola Bruschi Stylist negli scatti romantici e sognanti di Eros Veneziano con la modella Federica Mallus alla Rotonda di Senigallia e la modella Paola Suarez alla Libreria Acqua Alta di Luigi Frizzo (Venezia)

Foto: Eros Veneziano Dress: Paola Bruschi Stylist Modella: Federica Mallus Make Up: Muse Academy Location: Rotonda di Senigallia

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Foto: Eros Veneziano Dress: Paola Bruschi Stylist Modella: Paola Suarez Location: Libreria Acqua Alta - Venezia Si ringrazia il titolare Luigi Frizzo ed il suo staff

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Travel

FALKENSTEINER QUANDO LE TUE VACANZE

DA SOGNO DIVENTANO REALTA Ogni impresa di successo ha alle sue spalle una bellissima storia

familiare. L’Hotel Falkensteiner & Falkensteinerhof Spa, situato in Alto Adige, a Valles, a pochi chilometri da Bressanone, rispecchia una tradizione che non mente, nell’accoglienza e ospitalità, di grande qualità. “Falkensteiner Michaeler Tourism Group AG”, è una delle aziende leader nel turismo nel settore privato, presente in 7 paesi europei: unisce il settore Hotels & Residences, con gli attuali 26 hotel di 4 e 5 stelle, 3 strutture con appartamenti, e il marchio FMTG Development e Michaeler & Partner, un consulente per lo sviluppo di progetti turistici. La sua storia risale al 1957, quando Maria e Josef Falkensteiner, inaugurarono una pensione in Val Pusteria. In poco più di sessant’anni, da un piccolo hotel a conduzione familiare, è nato un gruppo di successo con oltre 2000 collaboratori distribuiti in ventinove strutture. Gli hotel sono presenti in Italia, Austria, Croazia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Serbia e Montenegro. La famiglia Falkensteiner, continua la sua filosofia di accoglienza, nonostante la grandezza e complessità della gestione dell’enorme impresa, con lo stesso spirito in cui, la sua fondatrice Maria, scomparsa a settantasei anni e che ha lasciato un vuoto immenso, era partita. Gabriella Falkestain racconta la storia della sua famiglia e ricorda il grande lavoro svolto da sua suocera, la signora Maria, dalla quale ha sicuramente ereditato, professionalmente ed emotivamente, una grande energia, irrefrenabile. Con lo stesso spirito Gabriella accoglie gli ospiti e li fa sentire immediatamente a proprio agio, consigliando le attività da seguire all’interno dell’Hotel Spa e nei dintorni. Se per le nostre vacanze cercate la completezza e la perfezione delle strutture alberghiere, unite alla bellezza dell’ambiente che ci circonda, sicuramente un luogo che soddisfa le nostre richieste è la zona del Trentino Alto Adige, e soprattutto, presso l’Hotel Falkensteiner & Spa Falknsteinerhof, a Valles, Bolzano. Immersi in una posizione panoramica eccezionale, possiamo essere certi di vivere in pieno la natura e tutti i suoi aspetti salutari, unendo la ricerca delle tradizioni contadine e popolari, che ritroviamo ancora negli abiti tipici sudtirolesi, nel cibo altoatesino, nel vino e nelle famose e gustose mele del Trentino. Possono diventare indimenticabili le passeggiate nei sentieri che conducono al Bunker della Respirazione, nei ripidi vigneti, visitando la località di Naz per conoscere le erbe aromatiche, gli antichi incantesimi delle streghe, o durante i Giochi Medioevali alla Chiusa di Rio Pusteria. Irresistibili sono anche le serate autunnali, gustando le specialità durante gli eventi tipici chiamati Törggelen, una vecchia tradizione, passata di generazione in generazione, che festeggia il vino novello e il “Suser”, (il vino nuovo non fermentato), accompagnati nella degustazione di: canederli, crauti, carne affumicata, wurstel fatti in casa, speck di tutti i tipi, krapfen, frittelle dolci e quello che con deve assolutamente mancare, le castagne.

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La “mission” dell’Hotel Falkensteiner di Valles, come per tutta la catena alberghiera presente in tutta Europa, è sicuramente quella di offrire, a chi sta pianificando una vacanza in famiglia e in montagna, un’oasi di tranquillità e benessere. L’ottima posizione in cui si trova, rende l’Hotel un punto di partenza per le migliori attività di alpinismo in zona, e con l’AlmencardPLUS, si ottiene l’utilizzo illimitato e gratuito alle infrastrutture di trasporto pubblico in Alto Adige (compresa la ferrovia di montagna), l’accesso a più di 90 musei, e la partecipazione al programma settimanale di attività guidate, con le guide esperte della zona. Il “comfort” dell’hotel di Valles, con i suoi mini appartamenti tradizionali e la generosa “Acquapura SPA”, (i cui ambienti si estendono su oltre 1.400 metri quadrati), offre l’indipendenza dello spazio personale legato anche alle scelte diverse per ogni esigenza di relax: dal fascino delle tecniche di massaggi, dalle piscine con idromassaggio (interne ed esterna), dalla lussureggiante sauna e il bagno turco, la sala con materassi ad acqua, i trattamenti beauty, e i percorsi naturistici e sportivi nella stupenda “via delle malghe”. Una vacanza attiva, sportiva o romantica, alla scoperta della qualità anche gastronomica di altissimo livello, che assicura un’esperienza indimenticabile con la certezza di trovarsi a casa, rispecchiando il motto di tutti gli Hotel Falkensteiner: “Welcome home!” Per chi predilige le attività alpine, sicuramente troverà la vacanza ideale durante tutto l’anno, con la salita sulle cabinovie a pochi passi dall’hotel (Gitschberg e Jochtal Vals) che assicurano lunghe passeggiate, un panorama mozzafiato, la possibilità di sostare a pranzare nel nuovissimo rifugio con terrazza, escursioni, trekking, tour di biking, discese innevate nei dintorni dell’Hotel, e altre numerose attività proposte e guidate (come imparare a fare i canederli, tra i boschi, ad esempio), all’insegna del puro turismo di qualità, in inverno come in estate, per avventure esclusive sulle Alpi. Dopo una giornata all’aria aperta, alla scoperta della regione di Rio Pusteria, l’ospite del Falkensteiner può rigenerarsi e coccolarsi in un ambiente accogliente ed elegante, con l’ottima cucina tra piatti mediterranei, specialità montane e influenze di diverse culture, con dolci momenti al centro benessere, approfittando dell’ampia gamma di trattamenti di bellezza e infusioni per sauna, nelle proprie camere spaziose nel moderno stile alpino e dagli ampi balconi, o gustando un aperitivo innovativo offerto dalla maestria del barman internazionale, Domenico, all’opera. Molte sono le proposte di soggiorno per trascorrere vacanze in modo attivo, all’insegna della salute che riporta equilibrio al corpo e alla mente. Con AcquapuraSpa, la filosofia dell’Hotel è legata principalmente alla “rigenerazione”, prevenzione ed estetica, promovendo uno stile di vita sano e consapevole in un’atmosfera che richiama alle antiche terme romane. L’Alto Adige è al passo con i tempi, rispettando anche le sue antiche tradizioni, in cui il Turismo propone nuove prospettive, restando ancorato alla cultura italiana e tedesca, che viaggiano di pari passo, su tutto il territorio...


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Travel

ISOLA DEL GIGLIO: MAGIA E LIBERTA, STORIA E PASSIONE, TRADIZIONE E CULTURA di Barbara Fabbroni

Se decidi di metterti in viaggio per l’isola del Giglio, devi augurarti

che la strada sia lunga, viva di esperienza, vivace di incontri ed esperienze. Non temere se all’inizio troverai un pò di freddezza, perché poi nascerà un calore che ti avvolgerà in un abbraccio infinito. L’Isola del Giglio è una terra avvolta dal mare, ferma guiderà il tuo spirito e il tuo corpo, sarà come l’incontro magico con la parte più intima del tuo Sè. Non incapperai in disavventure a meno che tu non li porti dentro, se l’anima non te li mette contro, qui al l’Isola del Giglio incontrerai l’anima di un luogo unico e magico che saprà aprire il tuo cuore come non mai. Una scoperta nella scoperta in un’isola che amerai per sempre e per sempre abiterà uno spazio particolare nel tuo cuore (liberamente tratto da Itaca di C. Kavafis). In ogni viaggio, in ogni terra c’è sempre un insegnamento da cogliere. Arrivare all’Isola del Giglio è immergersi in un luogo abbracciato con il mare che accarezza la terra ferma come se stesse creando un luogo unico fuori dal tempo, in un tempo assolutamente perfetto. I ritmi sono coniugati con i bisogni della natura, i colori si amalgamano con la vegetazione, il mare diffonde una musica armoniosa che penetra dentro all’anima. La sua storia lascia storditi dalla magia che narra. I profumi di rosmarino, salvia, ginepro, sono una melodia perfetta che accompagna in ogni angolo di questo paradiso. È una terra così penetrante che difficilmente, una volta scoperta, puoi farne a meno. Di isole, piccole o grandi, ce ne sono tante, ma difficilmente si riesce a trovare la giusta alchimia che crea essenza ed esistenza, tanto da sentirsi abbracciati in un’unica narrazione. Per chi è un’appassionata dei tacchi alti, il consiglio è metterli bene in valigia, al Giglio non servono! Così come è superfluo un abito elegante da sera e tutto quello che si indosserebbe in una località glamour della Sardegna. L’ambiente gigliese non ha bisogno di orpelli, si offre nella sua essenza senza dove apparire. È un’immersione di emozioni e sensazioni uniche che accarezzano l’anima, il corpo, la mente, lo spirito. L’Isola del Giglio è un’isola perfetta per la sua assoluta semplicità, è un’isola giusta per coloro che amano vivere la natura e l’ambiente senza riempirsi di orpelli che non servono a nulla e fanno perdere di vista l’insegnamento che questa terra dona con generosità a chi la sa ascoltare, comprendere, accogliere. Il silenzio è la prima cosa che penetra dentro alle viscere, nonostante l’arrivo al porto possa essere movimentato, basta entrare nelle sue viuzze, nelle sue spiagge incastonate tra gli scogli

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con il mare cristallino, per assaporare l’odore e il sapore della terra mediterranea avvolta dalla quiete. Il Giglio è il giusto territorio per coloro che amano la natura, le passeggiate, che desiderano confondersi con gli abitanti del posto. È quel paradiso a portata di un viaggio in traghetto che dura solo 50 minuti. Lasciate l’auto nella terra ferma e godetevi l’isola fuori dal vostro quotidiano vivere. Fatevi trasportare dalla voglia di vedere l’isola camminando a piedi o semplicemente in sella a un motorino. Ci sono angoli nascosti tra una casa e l’altra che si schiudono come fiori al primo sole di primavera. È un’esplosione d’immenso nel cuore dell’infinito. I tre nuclei principali dell’isola sono facilmente raggiungibili con un due ruote, al tempo stesso potrete godere di panorami mozzafiato uno dietro all’altro che si schiudono raccontandovi la storia di un luogo fuori dal tempo nel tempo dell’assoluto. Giglio Castello un posto magico per eccellenza Se l’anima dei luoghi si respira dalla sua storia, a Giglio Castello si assapora l’odore del tempo che ha inciso nella pietra e nelle sue costruzioni un racconto fatto di sangue, lacrime, progetti, speranze. Le piazzette che si donano tra una costruzione e l’altra di epoca medievale, le sue terrazze naturali, i suoi vicoli perfetti per tenersi mano nella mano e guardare la luna piena che s’insinua disinvolta dalle fessure di un terratetto e l’altro. Dentro a Giglio Castello, nel cuore pulsante della storia, ci sono ristoranti romantici che vi faranno assaporare la cucina del luogo. Non dimenticate di bere il vino bianco Ansonaco, facendovi raccontare la sua storia, la modalità di raccogliere l’uva, di spremerla e conservarla per creare un prodotto assolutamente integro e biologico. Assaggiate la tonnina, il dolce gigliese del panficato, a base di fichi, è così buono che la dieta anche per i più temerari va dimenticata almeno per una volta. Giglio porto In una vacanza perfetta non può mancare l’aperitivo da gustare mentre la risacca del mare s’infrange nella baia. A Giglio Porto si trovano tanti locali, dove sedersi ordinando un gustoso aperitivo. Alla sera il porto si anima con musica, eventi, concerti, diciamo che è l’unico luogo dell’isola, dove è possibile vivere una movida giusta e calibrata. Lo shopping è solo racchiuso lungo il porto, dove è possibile trovare oggetti artistici di artigianato locale, ottimi prodotti tipici, qualche capo di abbigliamento tipico delle zone di mare. Non dimenticatevi che il Giglio è famoso per le sue more, i vari locali lungo il porto sanno fare con questo frutto un aperitivo che è una vera specialità!


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La spiaggia del Campese Se desiderate vivere un giorno di mare nella quiete tranquilla gustandovi il riposo visitate la spiaggia del Campese. È una delle baie più conosciute del Giglio. Il mare è trasparente e la sabbia è di granito. A voi la scelta se lasciarvi conquistare dalla spiaggia libera oppure distendervi in un comodo lettino. Non dimenticate però che l’unica meraviglia è il mare che si infrange davanti ai vostri occhi con la sua limpidezza. L’Arenella L’Arenella è una delle spiagge più scenografiche che possiamo trovare in Italia. Le acque hanno il colore smeraldo, la sabbia si fonde con gli scogli formato un connubio perfetta per l’estate Made in Italy. Nonostante in alta stagione possano esserci molti turisti, il Giglio riesce a regalare ai suoi ospiti quella tranquillità cercata e l’assoluta riservatezza della propria privacy. Per questo è amata da molte persone del mondo della spettacolo, del cinema e del business internazionale, qui è possibile confondersi senza essere assaltato dai curiosi. La barca Non potete lasciare il Giglio se prima non avete affittato una barca immergendovi nella ricerca delle sue incontaminate calette nascoste e raggiungibili solo via mare. Da Capel Rosso a Cala dell’Allume, scoprirete i tesori del Giglio più nascosti. Sono diamanti luminosi che vi accarezzeranno il cuore. Fatevi raccontare dal marinaio che vi porterà in giro per le calette la leggenda della

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bella Marsilia, una giovane donna di epoche antiche che, dopo esser stata rapita dai pirati, sembra abbia fatto innamorare il sultano Solimano il Magnifico, tanto da divenire sua moglie. Vi sentirete trasportati dentro all’anima dei luoghi e vivrete un’emozione unica come se quella leggenda riprendesse vita. Il fascino discreto e romantico del faro Se siete degli appassionati di luogo isolati non potete perdervi la spiaggia delle Cannelle, raggiungibile a piedi o via mare. È un percorso romantico e panoramico che porta alle Caldane. Qui al Giglio gli amanti del trekking hanno ben 50 km di percorsi da fare non solo a piedi ma anche con la bike. Dal spiaggia delle Cannelle è un’oasi incastonata tra rocce e sabbia. E poi c’è il faro a Punta Fenaio. Il fascino del faro è ormai conosciuto, ha la capacità di smuovere emozioni e narrare sensazioni nascoste. Il faro nel suo assoluto silenzio racconta una storia. Il faro del Giglio ospita un resort di lusso, una perla perfetta incastonata in un luogo che lascia senza parole. Vi troverete lontani da ogni clamore, dalle voci della massa, in riva al mare, sarete invasi da energie positive e avvolti dall’abbraccio caldo del romanticismo. È tempo di partire Finita la vacanza non dimenticatevi di acquistare alcuni prodotti che vi aiuteranno a mantenere vive le emozioni provate in questa terra così affascinante. Acquistate una scorta di grappa di uva ansonica, miele e confetture, il meraviglioso panficato e perché non un oggetto tipico dell’artigianato locale.


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LA QUALITA DEL BENESSERE

QUELLENHOF LUXURY RESORTS Da quando la famiglia Quellenhof è raddoppiata, aprendo una

nuova struttura in un’altra location di prestigio, sono cresciuti anche i servizi attraverso i quali vivere una vacanza da sogno nell’eccellenza nell’ospitalità. Due 5 stelle in due territori italiani vocati al turismo di lusso l’Alto Adige e il Lago di Garda. L’offerta dei Quellenhof Luxury Resorts in Val Passiria vicino Merano si è arricchita con il Quellenhof Luxury Resort Lazise in provincia di Verona. Il marchio Quellenhof Luxury Resorts è garanzia di qualità al massimo livello e ha una lunga storia che ora prosegue anche a Lazise. Doppia opportunità, montagna e lago E come scegliere in quale Quellenhof Luxury Resorts soggiornare? Come decidere tra l’atmosfera autentica del tradizionale hotel altoatesino e il lusso elegante del nuovo resort in riva al Lago di Garda? Quellenhof Luxury Resorts offrono la vacanza che unisce queste due eccellenze italiane, Mountain & Lake. Propongono infatti una formula per vivere entrambe le realtà in una vacanza combinata, con almeno quattro notti in Alto Adige e altre quattro notti a Lazise. A completare la proposta di lusso e benessere, lo sconto del 5% sul secondo soggiorno o il Vip-shuttle di collegamento, abitualmente riservato a tutti gli ospiti del Quellenhof e disponibile anche nella tratta tra i due resorts. Rigenerarsi tra splendidi paesaggi, aree wellness e spa di lusso Regalarsi un soggiorno al Quellenhof Luxury Resort Passeier o al Quellenhof Luxury Resort Lazise significa anche dedicarsi momenti di relax e totale benessere, in cui lasciarsi coccolare tra ambienti accoglienti e ricercati, personale preparato, grandi e attrezzate spa e bellissimi paesaggi. L’ospite al Quellenhof Luxury Resort Passeier può godere degli oltre 10.000 mq di area wellness. Qui si concentrano il Mondo delle Acque, il Mondo delle Saune, il Tempio del Sale, il parco con lago balneabile e l’Acqua Family Park. Gli ospiti possono richiedere diverse tipologie di trattamenti corpo, fra cui i trattamenti con la canapa, pianta da sempre utilizzata per calmare il dolore e favorire il rilassamento del corpo e della mente grazie alle proprietà antinfiammatorie e anticonvulsive. Al Quellenhof Luxury Resort Lazise, invece, si è circondati da un’atmosfera mediterranea, si può beneficiare dei 2.000 mq di Onda SPA, studiata secondo una filosofia che riassume

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in sé i diversi paesaggi di cui gode l’area del Lago di Garda, con il suo microclima mediterraneo, le sue dolci colline e al contempo la vista sui monti. L’area wellness offre diverse scelte tra il laghetto naturale balneabile, la piscina sportiva di 25 metri e una piscina per bambini all’aperto, uno scivolo acquatico e uno scivolo ad onde per famiglie. Sul tetto del resort la Infinity Sky Pool, solo per adulti, con vista sul lago di Garda. Un’esperienza indimenticabile anche a tavola Che sia nella luminosa sala da pranzo del nuovo ristorante panoramico oppure in una delle tradizionali Stuben tirolesi, l’esperienza gastronomica al Quellenhof Luxury Resort Passeier soddisfa i gusti di tutti. All’esclusivo ristorante Panorama si uniscono il ristorante gourmet Quellenhof Gourmetstube 1897 e il primo Sky-Restaurant Teppanyaki con show cooking. Una brigata di quaranta persone, guidata dallo chef Michael Mayr, fa sì che ogni giorno tutti gli ospiti del Quellenhof possano provare un’esperienza indimenticabile anche a tavola. Sono accompagnati in un’avventura gastronomica superlativa, scegliendo fra “viaggio del buongustaio” oppure “viaggio deluxe”, con servizio impeccabile del maitre Matteo Lattanzi e staff, che consiglia l’accompagnamento del vino perfetto, selezionato fra le oltre 700 etichette della Cantina Quellenhof. Il Quellenhof Luxury Resort Passeier ha al suo interno anche il primo ristorante Teppanyaki in Alto Adige. Show e cucina di alto livello allo stesso tempo: lo chef Roman Vidovic intrattiene gli ospiti preparando i piatti della cucina giapponese sul Teppanyaki Grill. La vacanza perfetta anche per i più piccoli L’offerta del Quellenhof Luxury Resort Passeier di San Martino nei pressi di Merano è così ampia e variegata che garantisce la vacanza perfetta per tutti, a partire dai più piccini. Aree dedicate, kidsclub, animazione e attività rivolte ai piccoli ospiti consentono ai genitori di rilassarsi mentre i bambini si possono scatenare e divertire con giochi e attività sportive per bambini e ragazzi. Tantissime le proposte dall’Acqua Family Parc con 3 scivoli e piscina per i più piccoli con nave dei pirati, al cinema 3D, dalle sale e parchi giochi alla sala bowling con 4 piste, campo da calcio e tennis per bambini; non mancano naturalmente animazione, corsi, esperienze guidate per divertimento e attività all’aria aperta.


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Travel

ISOLA D’ELBA PARADISO DEGLI SPORT NELLA NATURA Non è solo mare, sole e calette meravigliose. L’Isola d’Elba è

molto di più... è un palcoscenico naturale dello sport outdoor e del benessere durante tutto l’anno. Merito di un clima mite, della particolare conformazione territoriale e del suo mare, l’Isola d’Elba è la meta perfetta per chi ama gli sport a contatto con la natura incontaminata e desidera vivere una vacanza completa per corpo e mente. E’ una terra privilegiata per i bikers e rallysti, un paradiso blu per i sub e un sentiero infinito attraverso la macchina mediterranea per gli appassionati di trekking. Trekking per tutti i gusti Quanti meravigliosi sentieri attraversano l’Elba? Tantissimi, oltre 400 chilometri. I percorsi si diramano dalle spiagge alle scogliere, attraverso la macchia mediterranea, ai piccoli borghi fino alle granitiche cime. Ce n’è per tutti i gusti, numerosi percorsi da esplorare dai più impegnativi ai più romantici, da quelli immersi nel verde fino a quelli a picco sul mare. In quante modalità si possono percorrere? Tante, a piedi, in sella a un cavallo oppure a una mountain bike. Ci sono più di 200 spiagge da visitare, la Grande Traversata Elbana, il Capoliveri Bike Park sul promontorio di Monte Calamita. Possibili le escursioni all’interno dei parchi minerari e nelle antiche miniere di ferro o di granito. Il paradiso dei bikers, dai cicloturisti ai professionisti. Sono oltre 400 i chilometri di percorsi outdoor tra mare e

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montagna. L’Isola d’Elba non può che essere definita una meta d’elezione per gli amanti della bici. I sentieri sono i più vari e fanno fronte alle esigenze degli appassionati di mountain bike ma anche di chi preferisce la bici da strada, di chi vuole riprendere la forma, magari approfittando di uno stage, dei professionisti alla ricerca di sfide più impegnative, dei cicloturisti che vogliono visitare tutta l’isola solo con le due ruote e delle famiglie che desiderano alternare alla vita da spiaggia i profumi dei boschi mediterranei, scoprendo i sentieri con una guida esperta. Gli amanti della da strada possono cimentarsi nel giro completo dell’isola che conta 165 chilometri per oltre 4.100 metri di dislivello, o ancora nella famosa gara “Tagliagambe” che in 9 chilometri porta dal livello del mare alla sommità del Monte Perone a 600 metri. Scegliere i percorsi in anteprima è semplice e immediato grazie a #ElbaSmartExploring, progetto di mappatura digitale dell’isola che rende disponibili su Google Street View 400 chilometri di sentieri per il trekking e l’MTB e 200 spiagge. L’Isola ha un cuore di pietra da scoprire Un paesaggio lunare e fascinoso vi attende alle miniere di Calamita a Capoliveri. Dal paese di Capoliveri si snoda una lunga strada bianca che porta sul promontorio del Calamita dove affiorano rocce dell’Era Paleozoica e calcari più recenti, dividendosi in oltre 100 tipologie di minerali. Anche nelle ex miniere di Rio Marina è


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possibile ammirare le cave abbandonate e cogliere bei campioni dorati di pirite e argentei di ematite. Dal lato opposto dell’isola si trova, invece, il regno del granito e il sentiero per i Mostri di Pietra che permette di osservare le silhouette più suggestive. L’Elba è anche regina degli sport alternativi Parapendio, scalate in free climbing e triathlon. Sono interessanti le proposte dell’Isola d’Elba per sfidare i propri limiti. Si inizia con il parapendio, ad esempio dal Monte Capanne alto ben 1000 metri, si prosegue con le scalate in free climbing sui picchi rocciosi, fino al percorso per gli amanti del triathlon, sul percorso dove nell’ultimo weekend di settembre si svolge l’Ironman di Marina di Campo con 3.800 metri di nuoto, 180 chilometri di saliscendi in bici e infine la maratona. Non manca nemmeno il rombo delle quattro ruote L’Elba è da tanti anni meta privilegiata delle corse su quattro ruote, è stata fin dagli anni ‘60 teatro di leggendarie prove speciali. Ancora oggi, ogni terza settimana di settembre, gentlemen driver provenienti da tutto il mondo disputano qui una prova del FIA European Historic Rallye Championship, mentre da qualche anno anche il rallye moderno è tornato al suo antico splendore con una gara che si disputa ad aprile e valida per l’International Rallye Championship. Gli amanti del fuoristrada sono tornati a correre sulle mulattiere a picco sul mare grazie al Campionato Italiano Motorally che da qualche anno si svolge all’Elba a marzo.

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Music

NICK THE NIGHTFLY LA VOCE STORICA DI MONTECARLO NIGHTS COMPIE 30 ANNI Lo abbiamo incontrato al Blue Note, il tempio milanese del jazz che Nick dirige artisticamente dal 2003

Nick, il tuo accento inconfondibile ci ricorda che le tue origini

non sono italiane… Sono nato a Glasgow, sono scozzese e sono arrivato in Italia seguendo il mio istinto. Ero a Londra e lavoravo come autore per alcune case discografiche, ma nello stesso tempo lavoravo come sommelier, perché a me piace il vino. Mi piace sapere come si crea, volevo diventare enologo per viaggiare. Di solito i primi vini che si gustano in Inghilterra sono francesi, non italiani. Quando è iniziata la tua avventura italiana? Sono arrivato a Milano negli anni ’80. Mi sono trasferito a Brescia, dove ho vissuto per circa cinque anni. Insegnavo inglese nelle scuole, ed era un’esperienza molto bella, molto formativa, insegnare ai ragazzi le canzoni di James Taylor, Cat Stevens, Simon & Garfunkel. Poi sono entrato in contatto con l’ambiente dei musicisti, fra l’altro alcuni sono ancora amici oggi, come Alfredo Golino, uno dei più importanti batteristi in Italia. Ha lavorato con Pino Daniele, Ramazzotti, la Pausini, Raf. Ho iniziato a lavorare nei cori di Milano, come autore con la discografia. Come corista ho cantato anche con Battiato, con Alice, sono andato in tournée con Celentano, anche a Mosca. E’ stata un’esperienza importante, Adriano è un grande personaggio. Da 30 anni sei ormai la voce storica di Montecarlo Nights, com’è nato il programma? Nel gruppo dei coristi in cui cantavo c’era una ragazza americana che era fidanzata con il proprietario di Radio Montecarlo in Italia. Eravamo amici e lei mi aveva invitato a cantare un jingle per un programma nuovo su RMC. Quando mi presentai per il provino, incontrai Silvio Santoro che disse ‘che bella voce che ha questo ragazzo’ e da lì è nato il mio ingresso nel mondo della radio. Come festeggerai questi 30 anni di carriera? A fine novembre uscirà una compilation che è dedicata a 30 anni di storia del mio programma e si chiamerà ‘Montecarlo Nights Story’, sono 3 CD e 3 vinili. Una raccolta degli artisti più importanti di questo percorso che è entrato nel cuore di migliaia di persone. In questa compilation ho inserito anche delle foto importanti degli artisti che ho incontrato durante tutti questi anni. Quest’anno è un anno molto importante…non posso lamentarmi, perché ho incontrato i miei idoli, ho fatto tante interviste importanti. Dal 2003 sei anche il direttore artistico del Bue Note: l’esperienza radiofonica ti ha aiutato? Sono direttore artistico del Blue Note dal 2003 e trasmetto in diretta il mio programma una volta alla settimana. Un percorso importante perché ho abbinato al programma radiofonico la direzione artistica di un locale molto importante in cui si suona musica dal vivo. C’è un team di persone che lavorano con me. Dagli Stati Uniti e

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dall’Italia selezioniamo artisti che possano piacere al pubblico, anche emergenti che pensiamo possano in futuro avere popolarità. Ascolti musica ogni giorno, ma qual è la musica che preferisci? Ho la fortuna di lavorare con la musica e con Radio Montecarlo ho avuto un grande successo e molta popolarità grazie alla scelta della musica. Ho sempre suonato musica diversa, non faccio distinzione di genere ma di qualità. E’ bello conoscere tanti stili musicali e la sera è il momento giusto per proporre la musica perché le persone hanno più tempo per ascoltare, sono più rilassate e più propense ad ascoltare cose nuove. Il riconoscimento più bello è incontrare le persone per strada che mi ringraziano per aver fatto conoscere loro nuovi artisti. Radio Montecarlo mi ha dato la possibilità di far conoscere tanti artisti talentuosi e diversi che poi sono diventati anche famosi. Come selezioni la musica che proponi durante Montecarlo Nights? Il nostro programma è molto conosciuto in tutto il mondo. Le case discografiche mandano le novità alle filiali italiane, ma spesso la musica nuova ci arriva anche attraverso le segnalazioni di amici. Di recente mi ha colpito molto un giovane artista inglese che si chiama Jacob Collear, è un multistrumentista che ha poi vinto due Grammy Awards. Cosa ne pensi della musica che i ragazzi ascoltano oggi? Ogni epoca ha la propria musica, che rispecchia il tempo in cui si vive, altrimenti si finisce per essere sempre nostalgici. Non c’è da denigrare quello che i ragazzi ascoltano oggi, è la musica del loro tempo, è un’espressione della loro vita. Io penso che la musica che piace sia quella che ti dà delle emozioni piacevoli. La musica è un’arte meravigliosa, se ti avvicini e la conosci ti rimane per tutta la vita. Quando sei giù di morale se ascolti la musica ti può aiutare, ti può fare compagnia, dare conforto ed energia. Nel tuo futuro cosa c’è? C’è la Musica! Voglio continuare a vivere di musica e a suonare dal vivo, perché amo veramente stare sul palco più di ogni altra cosa. Ho così un contatto diretto con il pubblico. Vedo quando le persone gioiscono per la musica, soprattutto nella musica jazz in cui c’è molta libertà. Mi piacerebbe anche aiutare soprattutto i giovani a formarsi, a trovare una strada per dare loro più opportunità nel mondo della musica. Come Blue Note proviamo ad inserire ogni tanto i più giovani e, quando posso, organizzo dei piccoli festival all’aperto di musica jazz, pop, soul e inserisco sempre ragazzi giovani a suonare. Grazie ai miei trent’anni in radio e al mio lavoro con la musica, sono diventato me stesso. Sto vivendo quello che ho sognato, una grande fortuna perché la mia passione è anche il mio lavoro.


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Music

I PINGUINI

volano verso il successo Tutto esaurito per il concerto dei Pinguini Tattici Nucleari il 29

febbraio al Mediolanum Forum di Milano. La band bergamasca continua la scalata verso il successo: sono oltre 60 milioni gli streams in totale. Il loro ultimo disco, “Fuori dall’hype”, uscito per Sony, è entrato in una sola settimana al dodicesimo posto della classifica Fimi per rimanere tra i 50 album più venduti. “Irene”, singolo contenuto in “Gioventù brucata” (dagli oltre 17 milioni di streaming complessivi), è diventato disco d’oro, così come “Verdura”. E ancora: a Lucca Comics and Games è stato presentato il fumetto della band, edito da Beccogiallo. I Pinguini, 24 anni di media, sono nati per caso nel 2012 e sono

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capitanati da Riccardo Zanotti, cantante e compositore di testi e musiche. Ne fanno parte Elio Biffi alle tastiere, Lorenzo Pasini e Nicola Buttafuoco alla chitarra, Simone Pagani al basso e Matteo Locati alla batteria. Il gruppo ha preso forma tra i banchi di scuola, accompagnando l’adolescenza di tutti loro. Eppure, qualche anno fa, nessuno avrebbe potuto ipotizzare tanta popolarità. Dopo la maturità al liceo scientifico, Riccardo si era trasferito a Londra inseguendo il sogno di scrivere colonne sonore. “Mi aveva colpito la Tactical Nuclear Penguin, una birra talmente costosa che non potevo permettermela”, racconta Riccardo riferendosi alla scelta del nome per la band. Da gruppo abituato a suonare nella saletta dell’oratorio a Nembro, in Val Seriana, i sei ragazzi si sono ritrovati in contesti importanti,


dal Serraglio di Milano al Parco della Musica di Padova. A lanciarli è stato il singolo “Irene” che ha avuto quali endorser lo Stato Sociale e Max Pezzali. “L’hype del nuovo album è l’attesa legata al lavoro di un artista, ma è una bomba che ti può scoppiare in mano come una granata. Noi preferiamo costruire lentamente, rinunciare alla perfezione, fare errori, l’hype è effimero”, spiega il cantante. Tra i brani, “Scatole”, con archi e riff acustici di chitarra, che Zanotti ha dedicato a suo papà, “Freddie” in onore di Mercury e del suo lascito. Dedicate alla band sono anche le 108 tavole che ritraggono sei pinguini, ispirati alle fattezze dei singoli musicisti e allo spirito del gruppo. A crearli sono stati dieci tra i più conosciuti fumettisti contemporanei: Fumettibrutti, Ernesto Anderle, Quasirosso, Francesco Guarnaccia, Giangioff, Elisa 2B, Matilde Simoni, Roberto d’Agnano, Federico Gaddi e Leonardo Mazzoli. A firmare la sceneggiatura è l’autore romano Lorenzo La Neve che

ha conosciuto Zanotti a un suo concerto nel 2017 al Lanificio di Roma. “Sono da sempre un fan dei Pinguini e amo i Gorillaz che mi hanno fornito le giuste vibrazioni. Da quell’incontro con Riccardo è nata l’idea di un primo fumetto, una versione protoembrionale, pubblicata sul web”, afferma La Neve. I Pinguini vivono insieme ai personaggi tratti dalle loro canzoni. Il professore Van Vavassoris di “Le Gentil” (che è il cantante e doppiatore Vava), li farà viaggiare nel tempo catapultandoli all’interno delle canzoni, da “Antartide” a “Verdura”, da “Sciare” a “Fuori dall’Hype”, passando per la stessa “Le Gentil”, “Genitori disattenti”, “Sashimi”, “Scatole”, “79” e “Tetris”. Cambia il pezzo, subentra la mano di un nuovo artista, dando origine ad un collage di illustrazioni e citazioni che rendono il volume un’opera unica per i fan della band e delle strisce.

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Motors

MOTOGP VIP VILLAGE: UN’ESPERIENZA EMOZIONANTE ED ESCLUSIVA PER GLI AMANTI DELLE DUE RUOTE MotoGP VIP Village: programma ufficiale ed esclusivo di

ospitalità aziendale del Campionato mondiale MotoGP, che offre il massimo livello di servizi in ogni Grand Prix. Installati in una posizione unica, un ambiente caratterizzato dal massimo confort, pacchetti del Village progettati appositamente per offrire un’esperienza unica ed indimenticabile.

Grazie al MotoGP VIP Village si possono vivere esperienze uniche in ogni momento della giornata. Durante questo evento sportivo, non solo si possono incontrare appassionati di corse ma anche approfittare di uno spazio riservato per costruire relazioni con i clienti, rafforzare la presenza della propria azienda, approfondire la propria rilevanza nei mercati chiave. Stefano Abate, corporate hospitality executive ci confida che: «la piattaforma di ospitalità del Motomondiale è nata insieme al Campionato, dalla necessità di offrire agli Sponsor uno spazio dedicato ad azioni di PR e di marketing relazionale per i propri clienti. Da qui la necessità di identificare un vero e proprio marchio quello che da subito è stato un prodotto internazionalmente riconosciuto come l’Ospitalità Ufficiale della MotoGP: il MotoGP VIP Village». Le strutture Corporate Hospitality sono sempre collocate nella posizione più esclusiva del circuito e risultano perfette per ospitare i clienti aziendali o regalare a qualcuno un’esperienza speciale. Il contenuto del MotoGP Corporate Hospitality Program si può personalizzare e può includere un ampio elenco di servizi riservati che possano garantire il massimo del divertimento durante ciascun Grand Prix. «Tutti i circuiti sono belli – prosegue Abate - ciascuno con il suo fascino e le sue caratteristiche. Noi siamo più affezionati a quelli che consentono di allestire la nostra struttura sulla terrazza dell’edificio dei boxes. Una vista diretta della partenza e dell’arrivo è sempre qualcosa di molto “premium”. Certamente circuiti come il Mugello in Italia o Spielberg in Austria sono circuiti circondati da una natura bellissima che li rende ancor più affascinati. Poi non possiamo non citare quelli dove l’affluenza massiva dei fan che accorrono a tifare i propri beniamini rende ancora più emozionante il Gran Premio, come per esempio il Misano World Circuit Marco Simoncelli o il circuito di Barcelona-Cataluña». Da quando Dorna Sports ha assunto la guida del campionato MotoGP, qual è il successo o miglioramento di cui potete dirvi più soddisfatti, raggiunto in questi lunghi anni di lavoro? «Sicuramente la fidelizzazione di molti Clienti che di anno in anno decidono tornare a vivere l’esperienza unica del Village.

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Tutto questo è stato ed è possibile grazie al lavoro di un gruppo di professionisti di diverso background linguistico e accademico che hanno fatto e sono parte del dipartimento operativo e commerciale del Village» dichiara con convinzione Stefano Abate. Nel pacchetto sono inclusi il parcheggio esclusivo vicino alle strutture VIP, un programma di intrattenimento dedicato, un emozionante tour del paddock e un’eccellente cucina gourmet, per accompagnare l’azione in pista di ogni giorno, all’interno di ambienti eleganti. In ogni Grand Prix sono disponibili due diverse opzioni di ospitalità, per soddisfare le esigenze individuali e aziendali: l’Area Corporate ed il Salotto MotoGP. Tendenzialmente, qual è il cliente o l’ospite interessato MotoGP Vip Village? Sono più i privati o le aziende? «Direi più le aziende – spiega Abate - infatti i pacchetti sono studiati appositamente per poter gestire i bisogni dei nostri Sponsor e Grandi Clienti. Però il format è ricco di esperienze che permettono anche a Clienti individuali di incontrare l’opzione ideale per godersi il Gran Premio.» Il MotoGP VIP Village offre due tipi di pass che includono servizi di intrattenimento esclusivi e una ristorazione raffinata in strutture di alto livello situate nelle migliori aree del circuito. Il Gold Pass consente l’accesso solo nella giornata di gara la domenica. La combinazione di Pacchetto Oro e Argento, invece, permettono l’accesso di sabato con il Silver Pass e di domenica con il Gold Pass, per un’esperienza ancor più completa e coinvolgente. Abbiamo chiesto a Stefano Abate di raccontarci un aneddoto di una personalizzazione davvero particolare richiesto da un cliente: «Più che di personalizzazione parliamo di richieste speciali: di incontri privati con piloti o di poter guidare una moto o accesso ai Motorhome dei piloti. Ma credo che l’aneddoto davvero particolare che ci è rimasto nel cuore è accaduto a Indianapolis. Uno dei nostri Ospiti ci ha chiesto di poter dichiarare il suo amore incondizionato alla sua fidanzata, chiedendole di sposarla direttamente sulla mitica “Brickyard lane”. E davanti a richieste di questo tipo non saremo noi a dire no!» Per chi vuole usufruire di questa possibilità in Italia, è meglio Misano o Mugello? «Difficile scegliere! Perché non tutti e due? – risponde Stefano Abate - Ognuno ha le sue peculiarità e soprattutto, l’ubicazione dell’ospitalità è differente. Il MotoGP VIP Village del Mugello è ubicato in cima dell’edificio box, con una vista privilegiata del rettilineo di partenza/arrivo e delle fantastiche colline intorno al circuito. A Misano, invece, siamo posizionati alla fine del rettilineo principale, con una vista spettacolare della prima chicane (curve 1, 2 e 3)».


Foto: Claudia Cavalleri

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People

MONTECARLO: GALA DEL GOLDEN FOOT La sala del Golden Room dell’Hotel Fairmont a Montecarlo ha ospitato la prestigiosa cena di Gala del Golden Foot 2019.

Invitati illustri hanno potuto assistere alla premiazione della diciassettesima edizione di questo straordinario evento. Un evento che gode del patrocinio del Principe Alberto II di Monaco. Luka Modric il vincitore del 17esimo Golden Foot, il centrocampista croato del Real Madrid succede a Edinson Cavani, premiato nel 2018. Il riconoscimento internazionale è stato assegnato in occasione della cerimonia e della serata di gala al Fairmont MonteCarlo hotel. Al giocatore è stato consegnato il trofeo con il piede d’oro dopo il rituale del calco nel quale Modric ha lasciato le impronte dei piedi, entrando quindi nell’olimpo dei più grandi del calcio di tutti i tempi. Le impronte di Luka Modric verranno poi trasformate in bronzo e si aggiungeranno per sempre lungo la celebre Golden Foot Champions Promenade nel Principato di Monaco, insieme a quelle di oltre cento fuoriclasse del calcio mondiale premiati con il Golden Foot.

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Per Antonio Caliendo, ideatore del Golden Foot è un’altra edizione da incorniciare. Sul palco della Salle D’or del Fairmont anche le Leggende di quest’anno: Carolina Morace, Paulo Roberto Falcao, Patrick Vieira e José Altafini. Anche per loro il premio e il passaggio per lasciare le proprie impronte. Tra gli ospiti presenti anche Roberto Carlos, Golden Foot Legend nel 2008. La serata ha avuto partners d’eccezione: Acqua dell’Elba (Silvana Ballardini), La Scolca (famiglia Soldati), Foglizzo Leather (in rappresentanza Paolo Foglizzo), Magic Ha, RP Invest, World Champion Club, Zeus, Marco Molinario Monte-Carlo, Top Car, la stilista Eleonora Lastrucci, (ospite speciale insieme alle sue bellissime modelle ). Media accreditati: Visit Monaco, TV Art Live, Radio Montecarlo, Prima Pagina News, Life&People Magazine e Monaco Today. La stilista internazionale Eleonora Lastrucci per l’occasione ha vestito molti ospiti tra cui la bella Alessandra Canale, moglie di Antonio Caliendo. Le sue bellissime modelle con abiti di alta moda, hanno consegnato sul palco i Premi del Golden Foot.


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