FANES FALLS

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fanes falls In cammino fra rapide, canyons, cascate e leggende di Lalla Facco

Non si può vedere la propria immagine riflessa nelle acque di un torrente, ma solo in quelle calme. E solo chi è calmo dentro di sé può dare la tranquilltà a chi la cerca. (Anonimo) 42

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a giornata è splendida, le previsioni garantiscono tempo stabile e soleggiato: ideali condizioni per fare una passeggiata. Oggi andremo nel parco naturale di Fanes-SennesBraies, uno dei più vasti territori dolomitici sottoposti a tutela, con elementi paesaggistici unici e soprattutto inaspettati. E’ un percorso che richiede attrezzatura poiché lo possiamo considerare un “avviamento alle vie ferrate”: troveremo alcuni passaggi dove è necessario mettersi in sicurezza utilizzando i cavi di acciaio posizionati nei passaggi più a rischio con l’uso di imbragatura con moschettoni, caschetto protettivo e una giacca a vento per proteggersi dall’acqua nebulizzata e naturalmente un’adeguata e accurata calzatura da trekking. Tuttavia per chi non voglia cimentarsi in questo genere di esperienza, l’escursione prevede di poter evitare le ferrate, rinunciando quindi a godere le emozionanti sensazioni, limitandosi a vedere da una posizione più lontana le suggestive cascate che troviamo lungo questa fantastica passeggiata. Un’altra opzione è quella di scegliere di dividere la passeggiata in due giornate: la prima per visitare la parte bassa della Valle e la seconda per arrivare fino allo Sbarco di Fanes. Entrambi i percorsi si sviluppano ad anello, che può essere intrapreso sia in senso orario che antiorario per poi ridiscendere verso Cortina. Per raggiungere il Parco si percorre la statale di Alemagna in direzione Dobbiaco. A circa cinque chilometri da Cortina sulla sinistra si nota la porta d’ingresso che dà accesso alla strada che scende verso il parcheggio al ponte Felizon posto a mt. 1327 e poco lontano si trova l’ufficio delle guardie forestali e un gradito bar dove rifocillarsi prima di partire o al rientro dalle passeggiate. Da qui inizia la salita lieve e didattica: infatti le essenze presenti lungo la strada sono segnalate e descritte in maniera accurata. Dopo aver attraversato il Boite, si giunge al Ponte Alto (Outo) a quota 1460 che attraversa il rio Travenanzes. Tra verità e leggenda, si narra che ai primi del XV secolo il ponte fosse stato manomesso dai Vinighesi invidiosi, allora proprietari dei pascoli della zona, nella speranza che il cavaliere Gabriele di Brack, venendo spesso dalla valle di Marebbe a far visita alla fidanzata al Castello di Podestagno, precipitasse un giorno nella forra. Un giorno invece il cavaliere, giunto sull’orlo del baratro e accortosi del tranello, spronò il destriero, che con un incredibile balzo superò l’ostacolo lasciando i nemici con un palmo di naso. E’ impressionante, sporgendosi dalla spalletta del ponte, vedere l’orrido sottostante, anticipo di altre incredibili visioni che la valle di Fanes, salendo fino al passo di Limo a 2172 mt., riserva all’escursionista. Poco oltre il Ponte Outo, sulla destra c’è uno spiazzo attrezzato dove riposarsi e, se si decide di accedere alle ferrate, indossare le attrezzature. Indicazioni chiare ci dicono che più

avanti sulla destra inizia la cengia che porta alla prima ferrata Giovanni Barbara, che si snoda in un passaggio molto suggestivo e ricco di scoperte. La prima è l’accorgersi che il sentiero porta sotto la cascata: l’acqua nebulizzata bagna il viso e rinfresca la calura estiva creando un’atmosfera da favola nell’assordante fragore della cascata che si frange sulle rocce sottostanti. La seconda è nel ritrovarsi ad attraversare di seguito una stretta forcella fra canyons aridi e colorati con rade vegetazioni quasi desertiche e improvvisamente affacciarsi su un canalone. Il cambio di contesto è repentino, veloce, curioso e l’attenzione deve essere vigile sia per le bellezze naturali che per dove si devono mettere i piedi. Il consiglio quindi è di fermarsi per ammirare questo ben di Dio per poi osservare diligentemente la via da percorrere. Si scende infatti per una parete verticale breve ma impegnativa attrezzata con una scaletta in ferro e corde di sicurezza fino in fondo alla gola dove l’acqua torna a scorrere in rivoli canterini e cristallini. Si segue il sentiero ora fra massi e sassi per raggiungere l’imponente, assordante e stupefacente cascata formata dal rio Fanes che precipita in un salto vertiginoso per perdersi in variopinti arcobaleni nel laghetto formato ai suoi piedi. Da qui è possibile proseguire sul lato destro del torrente, attraversando un ponticello di ferro, sulla via ferrata Lucio Dalaiti, che su una stretta cengia rocciosa sale attraverso una parete articolata e ripida che riporta sulla strada già percorsa. Oppure si può decidere di rimanere sul lato sinistro del torrente dove il sentiero sale poi in una ripidissima erta a zig-zag fino a un belvedere prospiciente le cascate e ancora, proseguendo fra i boschi in un facile sali e scendi, al ponte Felizon alla partenza della passeggiata. Ritornando sulla strada attraverso la ferrata Dalaiti o decidendo, in una seconda giornata, di inoltrarsi nella parte alta della valle di Fanes, si oltrepassa la deviazione per le prime cascate e si segue l’indicazione per il sentiero n.10 che, inoltrandosi nei boschi, porta in Paradiso. Infatti da qui in poi si sale in passaggi incredibilmente suggestivi e poco frequentati. Si costeggiano rapide che sembrano non appartenerci e il sentiero s’immerge in tappeti silenziosi di erica e mirtilli profumati e balsamici. In alcuni tratti sembra di trovarsi in un libro di fiabe illustrato. Si cammina e

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i luoghi mutevoli e ameni preannunciano uno spettacolo indimenticabile mentre il passo deve farsi ben sicuro per decidere di raggiungere e superare lo sbarco. Infatti, dopo aver oltrepassato la cascata di mezzo si sale in fretta e il sentiero si fa stretto in costa alla montagna. Il rumore dell’acqua è invadente e in prossimità dello sbarco si va in sicurezza agganciando i moschettoni alle funi di acciaio infisse nella roccia. Il cuore batte forte un po’ per la fatica e l’emozione di capire che si procede verso le origini di Fanes e in questo avanzare si entra in una sorta di profondo rispetto verso la montagna e i suoi segreti. Il torrente è figlio di questi luoghi e le sue acque tumultuose esprimono la sua vitalità e abbondanza generativa. Ci si immerge nell’umidità primordiale, nel ventre accogliente della madre terra da cui ognuno di noi proviene. Oltrepassata la cortina d’acqua scrosciante che accoglie il passante in una sorta di grembo che merita una breve sosta per assaporarne l’atmosfera ancestrale, si riemerge al sole per poi salire ad un pulpito attraverso una parete attrezzata di scalette che richiede molta attenzione. Il passaggio non facile porta al di sopra dello sbarco dove l’acqua placida e silente non preannuncia minimamente le successive turbolenze. Da qui il percorso ritorna facile e in breve si riguadagna la strada.

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he beautiful day guarantees good weather: ideal conditions for trekking in the Fanes-Senes-Braies natural park, one of the largest dolomite protected territories. It is a trip that requires climbing equipment and adequate footwear, but it is also possible for those who don’t want to climb. One can divide the walk in two days: the first visiting the lower part of the Valley and the second to reach Sbarco di Fanes. You reach the park along the Alemagna highway direction Dobbiaco. At about five kilometres from Cortina on the left you see the entrance gate which accesses the road that goes down to the parking at the Felizon Bridge, not far from the foresters office and a pleasant bar. From here begins a mild climb. After crossing the Boite, you reach the Ponte Alto (Outo) at an altitude of 1460 that crosses the rio Travenanzes. It is said that at the beginning of the 15th century the envious Vinighesi, then owners of the pastures, tampered with the bridge, hoping that the Knight Gabriel of Brack, who often passed from valle di Marebbe to visit his fiancée in the castle of Podestagno , would plunge into the Gorge. The Knight, realizing the trap, spurred on his horse and with an incredible leap overcame the obstacle. It’s impressive, leaning from the bridge, to see the ravine below. Just beyond the Outo bridge, on the right, there is an area where one can rest and, if you decide to access the ferrate, put on your climbing equipment. Clear directions show that further on the right the ledge leads to the first ferrata Giovanni Barbara. First you notice that the footpath 44

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leads beneath the waterfall: the spray creates a refreshing and fabulous atmosphere. Secondly, crossing a narrow fork between arid and colorful canyons with sparse vegetation, suddenly one finds oneself in a gully. One comes down to a short but challenging vertical wall equipped with an iron ladder and safety ropes. The path continues now between boulders reaching the imposing, deafening and amazing waterfall formed by the rio Fanes that falls into a dizzying leap and disappears in a colorful rainbows to the Lake formed at her feet. Here continue on the right side of the river, crossing an iron bridge on the Lucio Dalaiti via ferrata, that on a narrow ledge rock ascends flanked by a steep wall, taking one to the way back. Or one can decide to stay on the left side of the stream where the steep zig-zag path leads to a lookout over the waterfalls and continuing through the forests up to ponte Felizon to the beginning of the walk. Back on the road via ferrata Dalaiti deciding, on a second day to advance on the upper part of the valle di Fanes, one passes the turning for the first waterfalls and follows the sign for path no. 10 that, through the woods, leads to heaven. Here on one is in incredibly evocative and unfrequented place. After crossing the middle waterfall one climbs steeply and on the side of the mountain the path becomes narrow. The noise of the water is overpowering and close to the landing one goes ahead hooking the karabiners to steel ropes embedded in the rock. Your heart beats with fatigue and emotion of proceeding towards the origins of Fanes and one feels a profound respect towards the mountain and its secrets. The stream is the child of these places and its tumultuous waters express its vitality and abundance. One dives into a prehistoric humidity, the welcoming Mother Earth from which each of us has come. Beyond the curtain of water that welcomes is a sort of womb that deserves a brief stop to savor the atmosphere, the sun remerges and one raises thanks to a small wall equipped with ladders, which requires a lot of attention. The difficult transition takes one above the landing where the calm water does not hint of the subsequent turbulence. From here, the path is easy and in a short time one regains the path.

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