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Lettera ai missionari coloniali

Re Leopoldo II del Belgio

Il cosiddetto Stato libero del Congo (2.365.000 kmq), colonia belga dal 1885 al 1908, era di fatto una proprietà privata del re Leopoldo II. Anche in quel caso i missionari cattolici fornirono un aiuto indiretto ma prezioso ai colonialisti. Quello che segue è il testo della lettera che il re scrisse ai religiosi nel 1883 per chiarire i termini della loro collaborazione.

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Reverendi, Padri e cari compatrioti,

Il compito che ci attende è molto difficile e richiede grande sensibilità. Naturalmente il vostro lavoro sarà quello di evangelizzare, ma la vostra evangelizzazione dovrà promuovere soprattutto gli interessi del Belgio. La vostra missione in Congo non dovrà insegnare ai negri l'esistenza di Dio, perché lo conoscono già. Essi parlano e si sottomettono a Mungu, Nzambi, Nza-komba e altre divinità delle quali ignoro il nome. Sanno che uccidere, giacere con la moglie altrui, mentire e recare offesa è peccato. Abbiate il coraggio di ammetterlo: non insegnerete loro quello che conoscono già. Il vostro compito è quello di agevolare il compito dei funzionari e degli industriali, in altre parole di interpretare il Vangelo nel modo che reputerete migliore per proteggere i nostri interessi in quella parte del mondo.

A questo scopo dovete vigilare affinché i nostri selvaggi ignorino la ricchezza che c'è in abbondanza nel loro sottosuolo. Se invece capiranno quanto sia preziosa cercheranno di esautorarvi. La vostra conoscenza del Vangelo vi consentirà di trovare le parole adatte per incitare i vostri seguaci ad amare la povertà, come "Beati i poveri perché di loro è il regno dei cieli" ed "È molto difficile per i ricchi entrare nel regno di Dio".

Dovete distaccarvi da loro e far sì che disprezzino tutto ciò che potrebbe renderli piú forti contro di noi. Mi riferisco alle loro credenze e al loro feticcio bellico - la guerra - che fingono di non voler abbandonare, e voi dovete fare tutto ciò che è in vostro potere per renderlo inoffensivo. La vostra azione sarà rivolta essenzialmente ai più giovani, perché questi non si ribelleranno quando la predicazione del sacerdote sarà in contrasto con gli insegnamenti dei loro genitori. I bambini devono imparare a obbedire a ciò che dice il missionario, che è il padre della loro anima. Dovete insistere in modo particolare sulla loro totale sottomissione e obbedienza, evitare di sviluppare lo spirito critico nelle scuole, insegnare agli studenti a leggere e non a ragionare. Questi, cari patrioti, sono alcuni dei principi che dovete applicare. Troverete molti altri libri, che vi saranno dati alla fine di questa conferenza. Evangelizzate i negri in modo che rimangano per sempre sottomessi ai colonialisti bianchi, in modo che non si ribellino mai alle imposizioni che subiscono. Recitate ogni giorno: "Felici coloro che piangono perché il regno di Dio è per loro".

Convertite sempre i negri usando la frusta. Tenete le loro donne sottomesse perché possano lavorare per noi. Costringeteli a darvi quello che hanno - capre, polli o uova - ogni volta che visitate i loro villaggi. E fate in modo che i negri non diventino mai ricchi. Cantate ogni giorno che è impossibile per i ricchi entrare in paradiso. Fate in modo che paghino le tasse ogni settimana durante la messa domenicale. Usate i soldi che dovrebbero essere destinati ai poveri per costruire fiorenti attività commerciali. Istituite un sistema confessionale che vi permetta di spiarli e denunciare qualsiasi negro che abbia idee diverse da quelle di chi comanda. Costringeteli a dimenticare i loro eroi e ad adorare soltanto i nostri. Non regalate mai una sedia a un negro che viene a trovarvi. Non dategli mai più di una sigaretta. Non invitatelo mai a cena, neanche se vi offre un pollo ogni volta che entrate nella sua casa.

Ieri nemici, oggi fratelli

A partire dagli anni Sessanta del secolo scorso una serie di eventi sociali e politici – primo fra tutti la fine del colonialismo classico – ha costretto le missioni a modificare radicalmente il proprio atteggiamento nei confronti dei popoli indigeni. Quelli che erano "selvaggi" da convertire con la forza sono diventati "fratelli" da trattare con modi fraterni, anche se ovviamente l'obiettivo della conversione è rimasto invariato. Al tempo stesso hanno assunto un forte rilievo gli indigeni cristianizzati che avevano scelto l'impegno ecclesiastico, riducendo la frattura sociale fra i convertiti e coloro che erano rimasti fedeli alla religione autoctona. Codificato da varie encicliche papali, questo nuovo indirizzo ha determinato forti contrasti con governi che prima erano alleati in quanto strettamente legati alla logica colonialista. In certi paesi, come il Brasile, i missionari non hanno esitato a schierarsi dalla parte dei popoli indigeni, soprattutto per quanto riguarda il rispetto dei loro diritti territoriali. Con una magistrale inversione di rotta, le Chiese cristiane hanno messo sotto accusa il colonialismo politico, separandolo nettamente da quello religioso: "Migliaia di popoli indigeni sono stati sterminati in questi cinque secoli dall'arrivo degli europei in quella regione: è stato uno dei genocidi più grandi, ma di questo si parla poco. I conquistadores hanno ucciso e portato malattie in una popolazione che non aveva gli anticorpi" ha detto Carlo Zacquini, missionario in Amazzonia (La Stampa, 11 novembre 2019). Come se anche i missionari non fossero stati europei e non avessero anche loro diffuso malattie mortali. Il documento finale del Sinodo Pan-Amazzonico (Roma, 6-27 ottobre 2019) ribadisce questa esemplare quadratura del cerchio: da una parte afferma che "L'evangelizzazione in America Latina è stato un dono della Provvidenza che chiama tutti alla salvezza in Cristo", ma subito dopo aggiunge che "Nonostante la colonizzazione militare, politica e culturale, e al di là dell'avidità e dell'ambizione dei colonizzatori, ci sono stati molti missionari che hanno dato la loro vita per trasmettere il Vangelo".

rrs Alessandro Michelucci