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Numero 1 - Luglio 2022/5782 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma - Contiene I.P.

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UN VIAGGIO CHE CI RACCONTA DI MONDI LONTANI


Ciao Navè,

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5 anni fa ti ho incontrato brevemente nel mio ufficio e ho subito pensato che eri la persona giusta per sostituire un amico caro come Shariel e diventare a tua volta un caro amico. Non posso nemmeno iniziare a dirti quanto ti sono grato per il tuo continuo supporto e per tutto quanto hai fatto per contribuire a far crescere il KKL in Italia. Abbiamo sempre condiviso tutto e tutte le scelte che ci hanno portato sin qui sono state fatte insieme e in totale armonia. Posso dire che sono felice di avere lavorato con te e che sono ancora più felice di essere tuo amico… peccato per la tua fede nerazzurra, ma non si può essere perfetti. Quando la scelta di chiederti di tornare a casa in Israele è stata fatta, ho evidenziato ai vertici di KKL tutte le mie perplessità e quanto per me fosse importante la tua presenza in Italia, ma alla fine ho condiviso che un Ente come il nostro deve promuovere sempre e comunque il sionismo e dopo tanti anni all’estero penso che sia giusto che Israele possa nuovamente annoverarti fra i suoi residenti. Ciao caro amico mio, mi auguro di cuore che il tuo nuovo lavoro sia incredibilmente gioioso e appagante come è stato per me quello fatto insieme in questi 5 anni. Un forte abbraccio anche alla tua meravigliosa famiglia. Sergio

A luglio il nostro Direttore Generale, Navé Arieli, ritorna in Israele dopo aver lavorato con passione per quasi 5 anni. In questo periodo nel KKL ITALIA ONLUS ci sono stati dei grandi cambiamenti nella gestione amministrativa e abbiamo vissuto oltre due anni di pandemia Covid-19. In tutto questo tempo, Navé ha lavorato molto dietro le quinte in modo instancabile, con il valido supporto di tutto lo staff di Roma e di Milano, superando questi momenti in modo egregio e con risultati positivi. Grazie Navé, ti auguro un futuro di continuo successo.

Daniel Hayon

Caro Navè, dopo tanti anni passati insieme dobbiamo salutarti e non è facile… perché lavorare al KKL non è solo lavoro ma anche far viaggi, incontri, riunioni e diventare amici. Tu che venivi dal mondo della sicurezza, dove il tuo operato era vigile ma silenzioso, hai dovuto adattarti al nostro, molto più vivace ed espansivo, al quale non eri abituato. II tuo carattere pacato e riservato non ti ha fermato dal fare bene il tuo lavoro: quando c’era bisogno sapevamo che eri in prima linea. Speriamo che questi anni passati al KKL Italia restino con te non solo come esperienza lavorativa ma anche per le buone relazioni che hai stretto con tutti noi che ti abbiamo apprezzato e voluto bene. Grazie di cuore, ti auguriamo un nuovo percorso di continue soddisfazioni, ovunque la vita ti porterà. Giuditta, Riccardo, Maurizio, Donia, Marisa, Paola, Valeria, Elisa, Alessandra, Manuel, Michela


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EDITORIALE

Un caro saluto a tutti i lettori di Karnenu e ai sostenitori del KKL Italia Onlus. Quest’estate concluderò, dopo cinque anni, il mio mandato come inviato del KKL israeliano in Italia. Sono stati anni impegnativi in cui ho preso coscienza di una realtà completamente nuova per me: un’organizzazione di cui non conoscevo bene le attività e alla quale sono arrivato, quasi per caso, dopo una lunga carriera nel campo della sicurezza. Durante questi anni ho imparato ad apprezzare la grande importanza del Sionismo nella diaspora, una tematica di grande rilevanza alla quale molti di voi sono sensibili, grazie alle attività del KKL e dello Stato di Israele.

Durante questo periodo abbiamo realizzato una lunga serie di progetti significativi. Nel campo dell’istruzione abbiamo costruito una scuola nel sud con strutture anti-missile, abbiamo partecipato alla realizzazione di una Casa per bambini con bisogni speciali a Sderot, contribuito a migliorare la qualità della vita dei bambini al Centro educativo Izzy Shapira a Raanana, istituito un altro Centro che sostiene i bambini con difficoltà di apprendimento a Nazaret Illit. Nel campo della protezione dell’ambiente e della natura abbiamo creato una pista ciclabile intitolata a Gino Bartali nella foresta di Haruvit e inaugurata con una solenne cerimonia, abbiamo predisposto inoltre un terreno edificabile nell’Arava, risanato la foresta di Ben Shemen, dopo che gran parte di essa era bruciata, costruito un belvedere a Nes Harim, sulle montagne di Gerusalemme e, naturalmente, piantato molti nuovi alberi nella Foresta di Baram e nel Parco Italia. Nel campo della ricerca scien-

2 Dove il volo di milioni di uccelli ci parla di libertà .... Marisa Hazan 6 Una storia di due mondi ......................................... Daniele Liberanome 10 From Israel to Italy with green love ............. Paola Avigail Senigaglia 13 Abracadabra ..................................................... Maurizio Hazan 14 Le radici malate dell’antisemitismo ................. Carlo Adelfio Baroni 16 Giuditta, quasi un secolo di KKLItalia ........... a cura della redazione 20 Karnenu Omnibus ................................................. a cura della redazione 26 La Zionist Leadership Academy ............................. David Fiorentini 28 Il Popolo del Libro 30 Il Popolo degli Alberi 32 Gli orfani ucraini hanno ritrovato serenità .... Donia Schaumann Ellis

SOMMARIO

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di

NAVÉ ARIELI

tifica: abbiamo dato un grande contributo istituendo un Centro di Ricerca sul morbo di Alzheimer presso l’ospedale Tel Hashomer. Questa è solo una piccola parte dei progetti realizzati in questi anni nonostante il difficile periodo della pandemia in cui non era possibile fare eventi né incontrare persone. Nonostante le difficoltà, molti di voi hanno continuato a sostenere il KKL per un nobile scopo, e devo ammettere che la vostra vicinanza mi ha scaldato il cuore, e non l’ho mai ritenuta scontata.

Vorrei ringraziare tutti i sostenitori e tutti i collaboratori del KKL Italia di Roma e di Milano, senza dimenticare i tanti volontari. Un ringraziamento speciale lo vorrei dedicare al Presidente del KKL Italia Sergio Castelbolognesi e al suo vice, Daniel Hayon per il loro costante impegno e sostegno.

Spero di rivedervi tutti in Israele!

KARNENU

Semestrale – Numero 1 – Luglio 2022/5782 TERRA E POPOLO

Registrazione numero 208/2006 del 24-05-2006

Editore: Rivista della Fondazione KKL Italia Onlus Via P.A. Micheli, 53 – 00197 Roma Tel. 06 8075653 – 06 8078960 Via L. Soderini, 47 – 20146 Milano Tel. 02 418816 – 02 418905 Direttore Responsabile: Anna Mengoni

Redazione: Navé Arieli, Alessandra Sabatello, Paola Avigail Senigaglia Coordinamento redazionale: Marisa Hazan, Donia Schaumann Ellis

Coordinamento e grafica: Anna M. Tegon

Hanno collaborato a questo numero: Elena Lea Bartolini De Angeli, Joele Genah, Filippo Fiorentini Stampa: Stamperia Romana S.r.l.

Per pubblicità e comunicazioni: kklroma@kkl.it – kklmilano@kkl.it www.kklitalia.it


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Il lago Hula, che si trova nel cuore della Great Rift Valley, incrocia una delle rotte migratorie più importanti del mondo e oltre mezzo miliardo di uccelli lo attraversano in ogni stagione migratoria. La posizione strategica del lago tra Africa, Asia ed Europa e l’ampia varietà del suo habitat, nonché l’abbondanza di acqua e cibo, rendono questo sito una stazione di transito per gli uccelli nel loro lungo viaggio verso nord. Dopo un estenuante volo attraverso i deserti dell’Africa scendono nella valle di Hula per rinfrescarsi e ritrovare le energie in vista della tappa successiva. La storia comincia nel 1950 quando le paludi di Hula vennero prosciugate per combattere la malaria e ricavarne terreni agricoli. Si rese necessario, successivamente, ricreare quell’ecosistema che un tempo prosperava nella regione. Fu il primo progetto di ingegneria nazionale intrapreso dallo Stato di Israele e, una volta completato, vi sorse un parco naturale acclamato a livello internazionale e che in seguito portò l’ecoturismo nel nord di Israele. Il progetto di ripristino del KKL-JNF ha trasformato un’area di 75 chilometri quadrati da regione afflitta dalla malaria a luogo fiorente, ricco di una grande varietà di vegetazione e fauna selvatica.

La Valle di Hula

DOVE IL

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OLO D


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O DI MILIONI DI CCELLI CI PARLA DI LIBERTÀ

di MARISA

HAZAN

Pellicani nel Lago di Hula, una stazione di transito per gli uccelli tra le più importanti del mondo; in basso da sinistra: uno splendido esemplare di “Gufo Reale” e accanto due “farfalle tigre di pianura”, dette anche “Monarca Africano”

Nel tempo, tuttavia, si è presentato un serio problema ambientale: fertilizzanti e pesticidi confluivano incontrollati nel lago Kinneret, minacciando la qualità delle sue acque. Nel 1994 il KKL, mobilitato per risolvere questo problema, scavò una gola di raccolta dove l’acqua veniva trattenuta per far depositare sul fondo le sostanze inquinanti prima di raggiungere il lago Kinneret. Oltre alle gru, anche le cicogne arrivano dalla lontana Africa, annunciando la primavera nei freddi Paesi d’Europa: come tali sono diventate un simbolo di rinnovamento, e tutto questo sembrereb-

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be essere all’origine della leggenda per la quale le cicogne portano i neonati. Oltre 500.000 esemplari attraversano i cieli della Valle di Hula con il loro volo silenzioso grazie alla capacità di sfruttare al meglio le correnti aeree. La migrazione primaverile offre l’opportunità di studiare e monitorare gli uccelli, infatti l’area si riempie degli occhi attenti di studiosi alla ricerca di esemplari inanellati. Qui possiamo trovare gru che sono state inanellate in Finlandia e in Russia,


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DOVE IL

OLO DI MILIONI DI CCELLI CI PARLA DI LIBERTÀ cicogne dei Balcani e dell’Europa

orientale e una gran varietà di uccelli provenienti da Namibia, Etiopia e da altri Paesi. Tutti sono i benvenuti e ognuno di loro fornisce preziose informazioni sulla sua rotta migratoria e sui siti di svernamento preferiti. Una quantità particolarmente elevata di dati è fornita da quei pellicani e quelle gru che sono stati dotati di dispositivi di localizzazione GPS. La primavera porta giorni incan-

tati nella valle: la migrazione degli uccelli è in pieno svolgimento, gli stormi hanno fretta di tornare ai loro siti di nidificazione nell’emisfero settentrionale e tutta la natura si risveglia, comprese le piante acquatiche che rifioriscono dopo il freddo dell’inverno dipingendo il lago con nuovi colori. I raggi del sole filtrano attraverso le nuvole regalando alla valle lo straor-

La migrazione primaverile offre l’opportunità di monitorare gli uccelli, infatti l’area si riempie di studiosi alla ricerca di esemplari inanellati. A sinistra: un’Upupa e sopra bufali al pascolo nella valle di Hula

dinario fenomeno di magnifici arcobaleni. Le pozzanghere e gli stagni si riempiono rapidamente di vita: qui le anatre e altri uccelli trovano terreno di caccia per il cibo, gli uccelli canori fanno il bagno, le rane maschio gracidano il più forte possibile nella speranza di attirare una compagna. Si possono osservare Aironi Viola (Ardea purpurea) e Aquile Serpente (Circaetus) che

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cacciano serpenti e altri rettili. Il cielo è pieno di rondini che catturano innumerevoli zanzare: si dice che una singola rondine sia in grado di consumare circa un migliaio di zanzare al giorno! Ma non sono solo gli uccelli a percorrere lunghe distanze in primavera per raggiungere il lago Hula: alcune farfalle fanno lo stesso. La Tigre di Pianura (nota anche come Mo-


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IL CENTRO VISITATORI

À

È stato inaugurato il 6 novembre 2019 il nuovo Hula Valley Bird Sanctuary Visitors and Education Center di KKL-JNF, che prende il nome dall’ex primo ministro canadese Stephen Harper

narca Africano) è una grande farfalla arancione nomade che può vivere fino all’età di undici mesi e utilizza una pianta rampicante per deporre le sue uova. Stiamo descrivendo un paradiso terreste al nord d’Israele che dà il meglio di sé anche in autunno, quando ospita decine di migliaia di gru, pellicani e oltre 25 specie di rapaci. Gli appassionati di birdwatching possono ammirare e fotografare anche specie rare come l’Aquila Imperiale, l’Aquila Anatraia o “Macchiata”, l’Albanella pallida e specie locali come il Marangone Minore, il Francolino Nero e tre specie di Martin Pescatore. Con lo scopo di proteggere e studiare gli uccelli in pericolo di estinzione, gli esperti del KKL hanno sviluppato nuove aree di nidificazione nella valle per indurli a riprodursi. Questa oasi di pace israeliana, circondata da verdi colline tutt’intorno, è diventata una meta non solo per gli appassionati di ornitologia ma anche per tutti coloro che amano immergersi nella natura.

L’ex premier canadese Harper ha dichiarato: “Questo parco è una delle più grandi storie di recupero ambientale ed è un grande onore che sia intitolato a mio nome”. Il nuovo centro visitatori è un progetto importante per lo Stato di Israele e per i residenti del nord in particolare, visto il notevole afflusso di visitatori nella regione. Il KKL-JNF vede il rafforzamento economico, sociale, turistico e culturale delle zone extraurbane come un valore di massima importanza e lavora incessantemente per raggiungere questo obiettivo. Il centro offre una varietà di attrazioni utilizzando tecnologie all’avanguardia in modo che i visitatori possano fruire del parco e della sua fauna in modo stimolante e coinvolgente. Le attrazioni includono: una postazione di realtà virtuale che fa “volare” i visitatori tra le gru in migrazione, il più grande pannello informativo sui volatili del Medio Oriente, un globo illuminato a led raffigurante le rotte migratorie degli uccelli nel mondo, una sala conferenze che ospita anche mostre di fotografia naturalistica, un modello “mini-Hula-Lake” interattivo oltre ad un angolo multimediale KKL-JNF. Ci sono moltissime attività da fare a Hula Lake Park: gite in carrozza, itinerari in bicicletta, safari notturni e visite ai giardini botanici. Per non sconvolgere l’equilibrio ecologico, i veicoli a motore privati non sono ammessi nel Parco, ma si può godere la visita in una golf car o sul Mystery Wagon, un carro mimetizzato trainato da un trattore che consente di osservare gli uccelli da vicino senza disturbarli. Hula Lake Park ha vinto un riconoscimento internazionale nel 2009 allorché la BBC Wildlife lo ha dichiarato uno dei più importanti siti naturalistici mondiali di studio, ricerca e fotografia. Si è classificato nono in una selezione di venti luoghi eccezionali scelti da 300 esperti tra scienziati e fotografi.


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Non è facile organizzare una mostra su Chagall che racconti qualcosa di nuovo al visitatore, dopo le tante che si sono susseguite - non ultima quella davvero ampia di 8 anni fa al Palazzo Reale di Milano. Eppure i curatori del Mudec ci sono riusciti, nonostante la relativa povertà del materiale a disposizione, contando proprio sulla diffusa conoscenza delle opere di Chagall. Scarseggiano le tipiche tele ricche

di colore, e quelle esposte non rientrano fra le più famose; abbondano tuttavia le stampe create per illustrare i libri propri e della prima e amatissima moglie, che da un lato raccontano la vita intima del grande artista e dall’altro rimandano a opere ben più conosciute. Quindi, il visitatore può scoprire aspetti della biografia di Chagall che poco conosceva e guardando le stampe può tornare col pensiero a tele famose

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che avrà visto direttamente o in fotografia. Nella prima sala sono esposti oggetti di culto, come un piatto del seder (cena pasquale) o una channukkià (candelabro), che possono interessare anche in raffronto con altri prodotti nell’Europa centrale o in Italia. Anche se tirati a lucido, sono oggetti semplici – a dimostrazione della vita umile che conduceva la famiglia di Chagall a Vitebsk, il cui padre era


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Scultura in bronzo raffigurante Marc Chagall nella casa museo a Vitebsk; a destra: francobolli in suo onore emessi da Francia, Russia e Israele

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MARC CHAGALL

di DANIELE

LIBERANOME

TORIA UNA DI DUE MONDI

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UNA TORIA DI DUE MONDI un macellaio. L’atmosfera da shtetl è esaltata dalla musica diffusa di Oyfen Pripetchik che colpisce neofiti e non. L’esposizione delle stampe inizia già lì, provenienti da due fonti: le illustrazioni del libro “First Encounter” della moglie Bella e “La mia vita” dello stesso artista. Fra questi anche una versione in bianco e nero del celebre quadro ”Giorno di Festa (Rabbino con Etrog)” dipinto nel 1914, poco dopo il temporaneo ritorno da Parigi a Vitebsk. Chagall viveva allora una fase di forte lotta interiore fra le realtà che queste due città rappresentavano per lui, questione su cui i curatori insistono a ragione. Ecco allora il rabbino tenere il lulav in modo innaturale, ossia dalla parte pungente della palma, non come si dovrebbe e con il prezioso cedro pronto a cadere e per di più non orientato verso l’alto. L’edificio di fronte al quale si trova il rabbino, poi, non è una sukkà (capanna) ma una sinagoga con un vero tetto e sulla testa del rabbino si nota un’altra figura che guarda indietro, proprio a esprimere visivamente il conflitto fra presente a passato – fra mantenimento banale delle tradizioni e applicazione reale e sentita delle antiche mitzvoth (precetti). Un altro riferimento imperdibile a opere celebri di Chagall si incontra qualche passo più in là, quando vengono presentate le stampe che l’artista creò per il suo libro intitolato “La mia vita”. Fra questi uno schizzo intitolato “Passeggiata”, proprio lo stesso titolo della tela che si trova al Museo di Stato russo a S. Pietroburgo e che 8 anni fa si poteva ammirare a Palazzo Reale, chissà quando lo rivedremo visti i venti che tirano, da guerra calda e fredda. Marc è sorridente ma con i piedi per terra, mentre Bella lo tira verso l’alto, perché è lei la sua fonte di ispirazione, è lei che lo porta oltre la sua realtà attraverso la sua visione delle cose. Fra il qua-

dro così ricco di colore e la stampa in bianco e nero, le differenze sono soprattutto nello sfondo e sono significative. Nel primo, dipinto nel 1917 mentre la coppia era in Bielorussia, le case sono lontane e il panorama aperto perché forte era la speranza in un futuro roseo. La stampa è invece del 1922, quando Marc abitava ormai a Mosca ed era in procinto di trasferirsi a Parigi, disilluso dalla Rivoluzione bolscevica e amareggiato per i pessimi rapporti con Malevic e gli altri pittori della scuola di Vitebsk che l’avevano costretto ad abbandonarla. Ecco allora che le case sullo sfondo sono sistemate come un recinto, una gabbia, ed è la sola Bella a permettergli di guardare oltre. Si trovava insomma in una fase ben diversa della sua vita, e solo il confronto fra quanto esposto al Mudec e quello che ricordiamo, ce lo fa comprendere. Non meno interessante è scoprire in alcune opere esposte una serie di elementi che troviamo nella “Crocefissione bianca” uno dei capolavori più noti di Chagall, conservato all’Art Institute di Chicago e così spesso ammirato in fotografia o in mostre temporanee. Innanzitutto notiamo la barca dei profughi in fuga che troviamo anche in una stampa per il libro “First Encounter” di Bella che Marc illustrò intorno al 1945. Vediamo in alto Marc e Bella volare, come spesso accade, ma nella direzione opposta in cui si muove la barca, come a dire che la loro

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In alto: la mostra di Chagall a Parigi; e a Nizza, un visitatore intento ad ammirare il dipinto: “Mosè riceve le tavole della legge”


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unione ha permesso di superare uniti le grandi traversie vissute dal mondo ebraico per mano dei nazisti. Non solo, ma quella barca, naviga sulla Senna, a indicare che la distanza fisica dalla Russia, dai campi di concentramento e dalle persecuzioni, non porterebbe alcun sollievo perché la mente tornerebbe sempre lì, se non fosse per Bella. Al Mudec è poi esposto “Pogrom” risalente agli anni della Seconda Guerra Mondiale, in cui ri-

corrono altri elementi inseriti dall’altra parte della “Crocefissione Bianca”, in primis le case incendiate e i fuggiaschi. Il continuo confronto interiore di Chagall con il mondo di Vitebsk e il fecondo ma problematico rapporto con il mondo francese, emergono in un altro insieme di opere in mostra, a partire dalle illustrazioni delle favole di La Fontaine datate 1955, e in particolare quelle sulle due pentole, la cui morale è già di per sé indicativa. Per chi non la ricordasse, la pentola di ferro propone un viaggio insieme alla pentola di terracotta, che si persuade solo perché come compagna di viaggio quella di ferro sarebbe più forte e pronta a proteggerla. Quando vengono spinte insieme lungo la strada, il vaso di terracotta si frantuma e ha solo sé stesso da incolpare. Solo gli eguali dovrebbero associarsi è la conclusione. Chiaramente Chagall non è rimasto nella sua vita nella “comfort zone” e per strada è sicuramente andato; in questo senso potrebbe assomigliare più alla pentola di coccio che è ritratta in mezzo al giardino, tipico della campagna mediterranea e provenzale, dove spesso Chagall si recava. Ma nonostante il giardino sia non certo esteuropeo, la casa che vi si trova in mezzo richiama decisamente una di quelle dei paesaggi di Vitebsk, per di più con un tetto instabile, su cui vi si può facilmente immaginare un violinista che suona in precario equilibro come nella storia di Sholem e come in tanti altri quadri dell’artista. Oppure come l’osservatore sul camino della “Casa del Nonno” un’altra interessante illustrazione per il libro “La Mia vita”. Come a dire che anche nell’illustrare la fiaba di La Fontaine e anche quando ormai viveva a Parigi o in Provenza, Chagall aveva la mente rivolta al suo paese natale e viveva in una difficile terra di mezzo, in una sua propria realtà fragilissima, che poteva facilmen-

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te crollare con effetti importanti sulla sua stabilità mentale. Illuminante in questo senso è pure “La chiesa di Chambon-sur-lac”, una bella gouache ricca di colore datata 1926, anno in cui Chagall trascorse le vacanze proprio in quel villaggio di campagna della Francia centrale. La chiesa e il campanile ricordano da vicino la sinagoga di Vitebsk per come Chagall così spesso la dipinse; perfino il punto di osservazione è lo stesso come ad esempio in “Over Vitebsk” che si trova al Philadelphia Museum of Art. Chagall ebbe poi un terzo polo di riferimento, oltre a Vitebsk e alla Francia: la terra di Israele. Lo testimonia “Interno di una sinagoga a Safed” un quadro – dei tanti esposti, soprattutto nelle ultime sale – del 1931, risalente a una delle prime visite di Chagall in zona. A confronto con la sinagoga reale, si nota come la tevà, lo scranno dell’ufficiante, sia particolarmente alto e come gli archi che sostengono la struttura siano particolarmente acuti, quasi come in una chiesa gotica, utilizzati anche per esaltare gli aspetti trascendentali della vita religiosa. Tutti elementi che sottolineano l’atmosfera di intensa spiritualità che si respirava e si respira a Safed, da sempre centro della Qabbalà. Fra i quadri in mostra, merita uno sguardo attento e lungo “Ebreo in preghiera” del 1912-13, che è giunto nel Museo di Israele a Gerusalemme dopo essere stato recuperato da chi se ne era impossessato ingiustamente nel corso della Shoà. È da notare in particolare come l’uomo che prega abbia una Stella di Davide sopra il collo apparentemente quasi spezzato, ma anche un’espressione di intensa concentrazione sul libro che sta leggendo. É un’espressione plastica di rara efficacia del “ol malkhut Shammaìm”, del “giogo del regno dei Cieli”, su cui molto ci sarebbe da riflettere. La mostra del Mudec, a ben guardarla, racconta molte storie.


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quello di ottimizzare la gestione delle risorse idriche e la coltivazione in un ambiente prevalentemente arido. Ma i vantaggi derivati dal progetto sono molteplici: in contesti diversi, ad esempio in un’area cittadina, può avere altre valenze molto importanti. Sulla scia “verde” dei Fields of Tomorrow, nel cuore di Torino si sta realizzando un nuovo progetto rivisitato ad hoc, tutto made in Italy. È un esempio di modalità costruttiva sostenibile che interessa la riqualificazione dell’area centrale della città tra Palazzo Nuovo e piazzale Aldo Moro. Prevede la realizzazione di una sorta di campus urbano con oltre 16 mila metri quadrati di nuovi insediamenti, perlopiù universitari: un luogo polivalente per incentivare esperienze, aggregazione e condivisione con la presenza di attività commerciali, servizi e spazi per gli studenti e per i residenti del quartiere, che verrà integrato nel tessuto cittadino. L’Architetto Claudio Bobbio è il progettista e direttore dei lavori del complesso, collocato in un’area cittadina di grande vitalità urbana sia diurna che notturna: alla confluenza tra la via Verdi e la via S. Ottavio ci accolgono due edifici affacciati l’uno verso l’altro mostrando le facciate sguinciate per convogliare i passanti verso l’antico Bastione che appare, quasi a sorpresa, conservato in un grande vuoto pa-

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FROM di PAOLA AVIGAIL SENIGAGLIA

SRAEL TO ITALY WITH GREEN LOVE

Vi ricordate i Fields of Tomorrow, i giardini verticali che sono stati i protagonisti dell’Expo Milano 2015? Era stata intitolata così la parete “verde” del Padiglione d’Israele realizzato in collaborazione con il KKL, su progetto di Knafo Klimor Architects. La parete, ricoperta totalmente di piante vive, è stata un esempio progettuale d’eccellenza e il simbolo dell’innovazione tecnologica in linea con il tema «Nutrire il pianeta». Realizzata con piastrelle modulari sostenute da un telaio in acciaio, era coltivata con una grande varietà di piante in modo da creare un mosaico di odori, colori, texture; grazie all’Expo, Israele ha potuto divulgare le sue competenze e la posizione d’avanguardia nel settore agroalimentare e nella lotta alla desertificazione. Un obbiettivo imprescindibile di questo studio è stato Sullo sfondo le foglie di Muehlenbeckia, una delle piante con maggiore capacità di trattenere gli agenti inquinanti; a sinistra: i due edifici con i giardini verticali quasi completati. In questa pagina: veduta prospettica verso la Mole Antonelliana

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vimentale. Dalla piazza interna, alzando lo sguardo, notiamo che gli stessi edifici fungono da cannocchiale prospettico verso la Mole Antonelliana, simbolo del capoluogo piemontese. Le due facciate degli edifici sono state progettate con vetrate nella parte bassa mentre nella restante superficie sono completamente rivestite con giardini verticali, di circa 150 metri quadrati ciascuno. L’architetto Bobbio ha soddisfatto la mia curiosità in merito alla costruzione e al funzionamento di questo sistema verde e vivo integrato all’architettura, spiegandomi molti dettagli. Sul fronte dell’edificio sono state alloggiate circa 4000 piante appartenenti a ventinove diverse specie erbacee perenni e arbusti dai colori e volumi svariati che compongono un quadro vegetale in continua trasformazione nell’arco dell’anno. L’immenso quadro variopinto dai toni verde cangiante ha sicuramente effetti positivi sullo stato psico-fisico dei passanti; la psicologia, infatti, ci spiega come il colore verde sia funzionale a ridurre lo stress mentale e a rallentare l’attività cerebrale, con un’azione calmante: un beneficio


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FROM FROM

TO ITALY SRAEL TO WITH GREEN LOVE WITH

Il “cestello” in azione per la messa in opera dei pannelli e a destra il pannello modulare rivestito in tessuto speciale, con le “tasche” per la collocazione dei vegetali

notevole che va oltre la gradevolezza dell’estetica! Per ottenere un risultato d’eccellenza, l’architetto Bobbio si è avvalso della competenza di Secondino Lamparelli, esperto vivaista noto per le sue collaborazioni con il Comune di Torino nelle opere di ingegneria verde. Ma ci sono volute anche indicazioni tecniche botaniche e uno studio approfondito per la miglior disposizione delle piante a tutela della loro crescita e sviluppo. Il sistema adottato è il Decor Wall: interamente studiato a Torino, è innovativo e consente la crescita delle piante su pannelli di tessuto, sfruttando le tecniche dell’idrocoltura a basso consumo idrico. Il sistema è costituito da una base in legno impermeabilizzato sostenuto da una struttura modulare distanziata dalla parete per assicurare una buona ventilazione. Su ogni pannello vengono aggrappati feltri e tessuti idonei alla sopravvivenza delle piante, capaci di ritenere l’acqua e i concimi che la linea idrica rilascia nelle apposite tasche di alloggiamento delle

essenze. I pannelli non vengono installati immediatamente ma fatti stazionare in vivaio per almeno 60 giorni in modo da monitorare l’attecchimento dei vegetali sul tessuto; una volta posati verticalmente sull’edificio, l’acqua e i funghi inoculati scorrono penetrando fino alle radici e, grazie a questa inclinazione, la manutenzione periodica è molto agevole. L’impianto di irrigazione è del tipo goccia a goccia. È costituito da un serbatoio disposto sul tetto dal quale si diramano tubicini microforati che attraversano i tessuti; questi hanno differenti diametri per consentire un innaffiamento “personalizzato” a seconda della necessità del vegetale, mentre il rilascio dell’acqua è controllato da una centralina e varia a seconda della stagione: avviene, infatti, una volta al giorno in inverno, due volte in primavera e autunno e tre volte in estate; allo stesso modo varia anche la durata dell’irrigazione. Il giardino verticale ha l’effetto di una “seconda pelle” dalle notevoli capacità isolanti: modera il sur-

riscaldamento estivo delle pareti ottenendo un apprezzabile risparmio nella climatizzazione interna degli ambienti e dei relativi costi. Grazie alla camera di ventilazione posta tra la parete dell’edificio e il pannello vegetale, si può ridurre la temperatura fino a 15°! Un altro effetto vantaggioso dell’isolamento offerto dai giardini verticali è l’abbattimento acustico dei rumori del traffico urbano, molto apprezzato da chi vive in città. Da tenere in considerazione anche il miglioramento della qualità dell’aria, infatti le piante agiscono da filtri naturali assorbendo le sostanze tossiche e contrastando le polveri inquinanti. La dott.ssa Giulia Daniele, nella sua dotta tesi di laurea in agraria, ha sperimentato le capacità di trattenere le polveri sottili da parte di ogni singola specie vegetale utilizzata per le facciate: quella che cattura la maggior quantità di particolato sulla superficie fogliare è la Muehlenbeckia che è una bellissima pianta rampicante sempreverde. I Fields of Tomorrow sono stati precursori di una visione innovativa e una buona premessa per la salvaguardia e la prosperità future dell’ambiente in cui viviamo: che sia un luogo desertico o urbanizzato non fa alcuna differenza.


a r b a d a c a r b A

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Il Faust di Ghoethe narra di un uomo che vende l’anima al diavolo per ottenere vantaggi terreni (nel suo caso, la conoscenza dei segreti della natura ndr), idea ripresa poi anche da altri tra cui il grande regista Brian De Palma nel suo irripetibile capolavoro The phantom of the paradise (titolo italiano: Il fantasma del palcoscenico ndr), tanto cosa hai da perdere? La tua anima è dannata comunque...

Ma diavoli e demoni esistono per davvero? Tutto sommato, sarebbe bello potere utilizzare la magia, quella buona naturalmente, la magia bianca, quella della carrozza di Cenerentola e della fatina buona, per poter risolvere subito tutti i problemi, abracadabra e al saldo del conto in banca si aggiungono un po’ di zeri; alakazam! Ed ecco il principe azzurro con cui formare una bella famiglia, una formula magica e ogni malanno è subito guarito, medicine, medici, ospedali, tutto superato, hocus pocus e l’auto Focus si trasforma in una Lexus.

Una storiella chassidica narra di un uomo che pur essendo giovane, forte, bello e intraprendente, non riusciva a combinare niente di buono nella vita, per quanto si sforzasse, per quanto si impegnasse: alla fine nulla gli andava bene.

Un giorno decide di chiedere consiglio al suo rav, il rabbi lo ascolta pazientemente e poi gli dice: Shimon, torna a casa, continua a impegnarti e chiedi aiuto all’Onnipotente, Hashem esaudisce tutte le richieste fatte sinceramente e presto vedrai finalmente realizzati tutti i tuoi progetti.

Uscito dalla casa del rav poco convinto, Shimon prova a bussare alla dimora di una donna nota come fattucchiera, questa lo riceve sorridendo, lo ascolta attentamente e poi gli da una moneta magica: mettila vicino al tuo letto e fai quello che ti dirà. Ancor meno convinto di questa soluzione un po’ bizzarra decide comunque di provare, tanto cos’ha da perdere? Appena appoggiata sul comodino, la moneta si mette a parlare: accendimi un lume, accendimi un lume! Ubbidiente Shimon le accende una candela e al mattino oplà arrivano soldi, la sera ancora lo stesso rito, al mattino dopo ancora più ricco, sino a diventare milionario. Dopo un po’, però, si rende conto che alla fine non ha risolto nulla nella vita e non sopporta più quella vocina innaturale, stridula, sgradevole e inquietante vicino al suo letto e decide di disfarsene... ma non è così facile, c’è un prezzo da pagare...

Maurizio Hazan

Lasciti KKL Gerusalemme

Tel: 02418816 335276425

e-mail: kklmilano@kkl.it isemamil@gmail.com

La magia e il mondo dell’occulto esistono, la Torà ne parla diffusamente, dai potenti maghi del faraone al temibile stregone Bilham, e ne vieta il ricorso: non esiste magia buona, bianca piuttosto che nera, è sempre cattiva, non risolve nulla e crea solo illusioni e incantesimi, non semplifica la vita ma la complica anche più di quanto la Rowling ha immaginato per il suo Harry Potter e la sua amica maghetta Hermione. Se hai bisogno di aiuto, meglio chiedere all’Onnipotente che non aspetta altro che di essere interpellato. Non ci sono particolari formule e con una richiesta sincera, anche sussurrata, si può ottenere l’impossibile senza dover dare nulla in cambio.

Abracadabra è la contrazione di due parole ebraiche, Barà (creare, abra) e Kadavar (con la parola, cadabra), creare con la parola. In Israele noi abbiamo creato con i fatti, con la fatica, con il sudore, non con le chiacchiere ma con ingegno, lavoro e tanta passione: il KKL ha fatto fiorire il deserto in Israele rendendola una terra incantevole senza incantesimi, la sontuosa carrozza di Cenerentola alla fine è tornata a essere una zucca, con l’aiuto dell’Eterno e dei vostri lasciti invece il deserto qui non tornerà mai più, bidibi bobbidi bù.

Un lascito a favore di persone o a enti di beneficienza farà contenti gli eredi ma poi del tuo testamento non resterà nulla, il lascito a favore di Israele è un testamento ideologico, è a favore di una Terra, quella Terra, di un popolo, quel popolo, non puoi sbagliare! Il Keren Kayemeth porrà il tuo lascito nella vita di Israele, l’eventualità che tu un giorno possa dire “Hatati” semplicemente non c’è.


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Aveva ragione Hannah Arendt: il Male è banale. Si nasconde dietro l’indifferenza, il farsi solo gli affari propri. Il voltare la faccia da un’altra parte. Ma il Male è anche senza memoria. Può ripetersi. Uguale a prima. Con la stessa ferocia. La replica di un film dell’orrore che pensavamo fosse andato perduto per sempre. Dopo aver sentito l’odore della carne bruciata, aver vissuto come un animale nelle baracche di Auschwitz, visto quello che ho visto e aver sopportato quello che ho sopportato, dopo essere riuscita a tornare a una vita, essermi sposata e aver avuto dei figli e dei nipoti, oggi, da due anni e mezzo ho una scorta perché sono minacciata, ricevo parole orribili. Le co-

nocua. Che, spesso, è solo il grimaldello per aprire porte dietro le quali si spalanca il nero più profondo. Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia. Scriveva così Primo Levi. E il verbo che ha scelto rende bene l’idea: serpeggiare. L’antisemitismo è come un rettile che striscia, ha la vigliaccheria di chi non ti guarda in faccia. Ma il suo veleno è letale. L’odio si nutre di pregiudizi e ignoranza. Trova i suoi canali dovunque. Oggi sui social chiunque può scrivere di tutto. Spesso dietro la maschera dell’anonimato. Diffondere falsità storiche (come un tempo i Protocolli di Sion), insinuare il dubbio, trovare adepti.

LE RADICI MALATE DELL’

se sono così poco cambiate (rispetto al giorno della mia deportazione ndr). A ricordarlo è stata la senatrice a vita Liliana Segre. Decenni di storia passati forse invano. E ci chiediamo dove abbiamo sbagliato, perché ancora l’antisemitismo? Persino il Presidente appena rieletto Sergio Mattarella ha sentito il dovere, durante il discorso per il suo giuramento, di mettere in guardia dai pericoli di un ritorno a quel periodo buio. L’antisemitismo è come un virus e noi dobbiamo sviluppare gli anticorpi per distruggerlo. Ogni giorno. Con pazienza e tenacia. Senza dare niente per scontato. Senza alzare le spalle neanche davanti a quella che sembra la frase più in-

I periodi difficili alimentano questo odio. La ricerca del capro espiatorio è la soluzione più semplice. Se le cose vanno male è colpa di qualcuno. Eliminiamolo e il problema è risolto. Liliana Segre non perde occasione di ricordare con le sue parole, ma soprattutto con la sua vita, il rischio che corriamo. Ogni giorno. Una testimonianza a cui fa spesso eco il nostro Capo dello Stato. Bisogna sempre denunciare e invitare a tenere alta la guardia. Ma non basta. La memoria va condivisa, trasmessa. Ed è necessario abbeverarsi alle sorgenti cristalline. Riconoscere la fonte da cui nasce la verità storica. Il Giorno della Memoria, che si

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celebra in tutto il mondo – ha detto il presidente Mattarella – non ci impone solamente di ricordare i milioni di morti, i lutti e le sofferenze di tante vittime innocenti, tra cui molte italiane; ma ci invita a prevenire e combattere, oggi e nel futuro, ogni germe di razzismo, antisemitismo, discriminazione e intolleranza. A partire dai banchi di scuola. Perché la conoscenza, l’informazione e l’educazione rivestono un ruolo fondamentale nel promuovere una società giusta e solidale. Albert Einstein parlava di “antisemitismo latente”. Qualcosa che resta sottotraccia. Pronto a riaffiorare improvviso. È compito di tutti stare all’erta. Nutrirsi di cultura.

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Il Cimitero ebraico profanato in Alsazia; e a sinistra: una manifestazione contro l’antisemitismo

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NTISEMITISMO

Troncare sul nascere ogni parola che può portare a derive di pensiero. Un compito arduo. Ma indispensabile. Senza cedere allo scoraggiamento. Con la fiducia, mai vana, che le cose possano cambiare. A cominciare da noi. Sui mezzi di comunicazione il discorso si fa più complicato. Si accettano come buone tesi che non hanno basi storiche. A volte scritte per ignoranza, talvolta in malafede. Una sorta di relativismo “malato” porta a considerare degne di ascolto tutte le posizioni. A prenderle per vere. Dove torti e ragioni hanno egual peso. Così all’antisemitismo si arriva per strade tortuose. Apparentemente ineccepibili. Il commento di un cosiddet-

to esperto, la riflessione di uno storico di parte. Una volta pubblicata, quanto meno insinua il dubbio. La scorciatoia, spesso, si chiama antisionismo. Le critiche, talvolta l’odio, verso lo Stato di Israele “giustificano” l’attacco agli ebrei tout court. Distruggere Israele per annientare tutti gli ebrei. Antisionismo uguale antisemitismo. L’onestà intellettuale ci impone di riconoscere questa deviazione che non è mai innocente. Così come la tragedia della Shoah, unica nella storia. Si finisce per tacciare di “vittimismo” chi la ricorda. Alcuni commentatori, anche influenti, sono responsabili di false verità. Mai supportate dai fatti. Un po’ come sui social quando si diffondono fal-

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di CARLO

ADELFIO BARONI

sità che a furia di ripeterle (come sosteneva un gerarca nazista) finiscono per apparire come “vere”. Eppure anche per chi fa informazione esiste un antidoto sicuro. Documentarsi. Leggere. Andare alle fonti. Che poi dovrebbe, anzi è, il compito di ogni giornalista. Il pregiudizio è un veleno a cui dovrebbe essere immune. Inquinare l’acqua che porta alla verità solo per avvalorare il proprio punto di vista ha conseguenze nefaste. Soprattutto nei confronti delle generazioni più giovani. Opporsi all’antisemitismo strisciante impone anche coraggio. Quello di rifiutare anche i luoghi comuni, le frasi fatte. Con l’odio non si scende mai a patti.


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IUDITTA QUASI UN SECOLO DI STORIA DEL KKL ITALIA Il 27 maggio – 26 Yiar Giuditta Matalon z.l. ci ha lasciato. Onoriamo la sua memoria piantando degli alberi in Israele a suo nome

La redazione di Karnenu aveva appena chiuso il giornale in tipografia, ma una persona così straordinaria per l’Ente non poteva aspettare il prossimo numero. Giuditta si è sempre distinta per il

suo attaccamento alle tradizioni ebraiche, alla Terra d’Israele e per la sua generosità nei confronti dei bambini e di tutte le persone bisognose, a cui ha dedicato numerosi progetti del KKL. Ventidue anni fa mi ha scelta

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Da sinistra: Giuditta in uno dei suoi tanti viaggi in Israele con i bambini che tanto amava; insieme a Marisa Hazan, Sergio Castelbolognesi e Shariel Gun durante un evento del KKL a Milano e qui sopra con l’Ambasciatore di Israele, Dror Eydar


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La ricca galleria di immagini documenta quanto la vita di Giuditta Matalon sia stata dedicata al Keren Kayemeth LeIsrael, qui sotto negli anni ‘90 in Via Eupili con Max Shamgar, Riccardo Levi, Alberto Moise, Daniel Gal e Anna Sogaro; la festa per i suoi 90 anni e alcune delle targhe a lei dedicate per i tanti progetti realizzati in Israele grazie al suo impegno

perché prendessi il suo posto in ufficio e da quel momento sono stata da lei considerata come un membro della sua famiglia, mi chiamava la sua “figlioccia”. Rimarrà sempre nel mio cuore e mi mancherà molto, ma so che ora lei si trova serena dove ha sempre voluto essere: nelle mani di H-shem. Marisa

Circa un anno fa mi dettò lei stessa questa breve biografia:

Sono nata ad Antalya, in Turchia, il 17/6/1926: all’ anagrafe ero Judith Matalon, ma in Italia le leggi fasciste non permettevano i nomi stranieri e quindi il mio nome è stato italianizzato in Giuditta. Mia

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madre era di Smirne (Turchia) e suo padre era rabbino capo della città. I miei genitori avevano la cittadinanza italiana e nel 1937 ci trasferimmo prima a Trieste e poi a Milano. Cominciai a frequentare la scuola ebraica di Via Eupili, mentre mio fratello, che avrebbe dovuto ancora diplomarsi, fu mandato dal Preside Yosef Colombo direttamente all’università a studiare chimica. Nel 1944, a causa delle leggi razziali, dovemmo scappare in Svizzera a San Maden e poi a Coira. Quando arrivammo in cima alla montagna mio padre aveva una gamba congelata e non si poteva più muovere, andai io a cercare aiuto: mi dissero che eravamo in Svizzera dove fummo accolti e inseriti in tre differenti campi

di lavoro. Io raccoglievo le patate, mia madre che era una sarta esperta la misero a cucire e mio padre divenne il rabbino capo di tutti i campi. Da allora non mi è mai più piaciuto andare in montagna. Purtroppo le due sorelle gemelle di mia madre e i loro bambini furono deportati da Nizza e non ne sapemmo più nulla. Ho dedicato una foresta in Israele alle pendici del Monte Carmelo per onorare la loro memoria. Tornati a Milano alla fine della guerra, trovammo la nostra casa occupata, ma per fortuna c’era un


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IUDITTA QUASI UN SECOLO DI STORIA DEL KKL ITALIA baule dove erano raccolti tutti i nostri oggetti personali. Mio fratello Beniamino cominciò la sua attività negli tzofim (gruppo scoutistico ebraico) e, dato che aveva delle competenze in chimica, aiutò nella preparazione di ordigni esplosivi (chiamati caramelline) da utilizzare contro una nave che avrebbe trasportato armi per i nemici di Israele. Una volta fu anche denunciato e arrestato, ma fortunatamente in breve rilasciato per assenza di prove. Nel 1964 mio fratello fondò la Sinesplast, fabbrica di materiale pla-

Ciao Giuditta, sei stata il KKL in Italia per tutta la tua vita e sarai il KKL per l’eternità. Ti ricorderemo sempre con tanta simpatia. Sergio uuu

La nostra cara Giuditta ci ha lasciati pochi giorni fa, a casa, circondata dai suoi cari e dalla sua famiglia del KKL Italia. La sua casa immersa nel verde rispecchiava la sua grande passione per l’Ente ecologico da lei fondato a Milano circa settant'anni fa: il KKL. Recentemente, seduti con lei nel suo luminoso soggiorno, avevamo parlato di Israele, della vecchiaia e del lavoro. Anche nei suoi ultimi giorni, sebbene avesse difficoltà a parlare, era chiara e acuta, il suo umorismo pungente continuava a brillare nei suoi

stico. Fu tra i primi a scoprire e produrre la plastica infrangibile, che sostituì il vetro laddove serviva un materiale più resistente. L’azienda crebbe e fiorì nel tempo rendendoci benestanti e grazie ai suoi proventi abbiamo potuto realizzare molti progetti in Israele. Ancora adesso che mio fratello non c’è più, continuo ad appoggiare il KKL con donazioni a favore di progetti per persone con disabilità dedicandoli sempre a mio fratello e ai miei genitori. Nel 1947, dopo aver terminato i miei studi di ragioneria nella scuola ebraica di via Eupili, è iniziata la mia storia al Keren Kayemeth, che dura fino ad oggi che ho 94 anni. Non mi sono mai sposata per non lasciare i miei genitori e da

I nostri Pensieri occhi. Non ho mai incontrato persone come lei, che hanno dedicato la loro vita a una causa, amando Israele da lontano. Il suo unico scopo era aiutare Israele, soprattutto i bambini, tramite il Keren Kayemeth. Ha lasciato questo mondo in pace. Come diceva sempre: “sono nelle mani di Dio, deciderà quando verrà la mia ora”. Sapeva di cosa stava parlando, e quando l’ora è arrivata, lo ha accettato con serenità. Sono rattristato per la sua morte, ma mi consola il fatto di averle potuto dire addio e che non ha sofferto. Ciao Giuditta, non visiteremo più Israele insieme e non ti mostrerò più le foto dei bambini, eri una persona preziosa e speciale: il tuo grande progetto, il KKL Italia andrà avanti e perpetuerà la tua memoria. Navè

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Conobbi Giuditta nel 1967, durante la Guerra dei sei Giorni, quando insieme ad altri volontari raccoglievano in via Eupili fondi e medicinali da mandare in Israele. In quegli uffici Giuditta era la vera factotum del KKL. Un giorno mi disse che mi conosceva da quando ero bambino, quando i miei genitori frequentavano il tempio di Via Unione, sede anche delle istituzioni sionistiche. Dal 1972 il nostro rapporto divenne sempre più stretto e da allora le fui sempre vicino. In Israele non c’è quasi nessun sito del KKL dove non ci sia una targa dedicata da Giuditta ai suoi cari. La generosità verso i bisognosi non è mai mancata, sempre con discrezione e sensibilità. Non si è mai sposata per consacrare tutta la sua vita al KKL.


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quando sono sola il mio grande amore e il mio scopo di vita sono sempre stati Israele e il KKL. Tutto cominciò nel 1947 quando notai negli uffici del Gruppo Sionistico, allora situati in Via Eupili e dove si trovava tutto il polo ebraico (sinagoga, scuole e comunità), una scatola azzurra del KKL, che però nessuno svuotava mai. Mi feci dare le liste degli iscritti dalla Comunità ebraica e con l’aiuto degli tzofim creai una rete di persone che andarono nelle case prima a collocare i bossoli e poi a svuotarli. Nello stesso edificio fondai il Keren Kayemeth di Milano. Feci il mio primo viaggio in Israele con il coro della sinagoga Zimrià di cui facevo parte, che organizzò in seguito numerosi altri viaggi con Ci mancherai Giuditta, che tu possa riposare in pace in Gan Eden con i tuoi cari. Baruch Dayan Haemet Riccardo uuu

Nel 2013, sono arrivato a Milano da Israele come nuovo shaliah con molte preoccupazioni e molte sfide da affrontare. Il mio primo ricordo dell’ufficio del KKL di Milano è una donna seduta, piccola di statura ma con un grande cuore. I primi giorni stavo ancora imparando l’italiano e quindi parlavo ancora in inglese in ufficio. Giuditta batté il pugno sul tavolo con disappunto e disse: “in questo ufficio si può parlare solo italiano o ebraico, l’ebraico non lo capisco ma è la lingua santa”, da quel momento ho cominciato a parlare italiano. Ho avuto l’onore di accompagnare Giuditta per molti anni e in diverse

gruppi da tutto il mondo. Il mio amore per Israele e il mio impegno per il KKL, dove ho cominciato a lavorare come segretaria, crescevano simultaneamente. A fine anni ’60 divenne presidente Isacco Levi e in seguito suo figlio Riccardo, che mi è sempre stato vicino e mi ha accompagnato nei miei viaggi in Israele. Alla fine degli anni ’80 passò in ufficio per fare un’offerta un ragazzo giovane, Silvio Tedeschi, che fu notato per il suo piglio dai presidenti di allora Guido Levi e Alberto Moise: gli chiesero di partecipare alla imminente riunione di consiglio. Successivamente diventò vice presidente e poi presidente del KKL di Milano. Sono rimasta in servizio fino al 2002, dove al mio posto dal 2000 occasioni: celebrazioni, compleanni, incontri e visite in Israele. In ognuna di queste abbiamo visitato i suoi progetti e incontrato bambini e ragazzi con bisogni speciali che ne fruivano. Non mi dimenticherò l’orgoglio che provava durante questi incontri, dicendo sempre che tutto ciò era grazie a suo fratello e ai suoi genitori. Il pensiero che non sarà più con noi e non la rivedremo in Israele non è concepibile. Love you and miss you! Shariel uuu

È proprio come preconizzato da Giuditta nella sua biografia: c’è una sedia vuota e una scrivania con tanti oggetti personali e foto. Mi pare di vederla ancora seduta lì, in ufficio, intenta a scrivere, conteggiare e sorridere a chiunque entrasse. Mi è sempre sembrata una persona felice di trovarsi esattamente dove voleva essere,

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ho voluto Marisa Hazan. Ho devoluto tutta la mia liquidazione al Keren e ho continuato ad andare in ufficio come volontaria fino a quando la salute me lo ha permesso; ancora adesso ogni tanto passo da lì per un caffè. La mia scrivania è ancora lì che mi aspetta, nessuno si è seduto al mio posto e così anche tutti i mei oggetti e i libri cassa che per anni ho compilato manualmente per la contabilità e dove, dicono, si trovavano raramente degli errori. Credo di essere la collaboratrice con più anni di anzianità del KKL nel mondo. Riccardo Levi, Silvio Tedeschi, Marisa Hazan e Donia Schaumann con le loro famiglie mi sono sempre stati vicini e sono diventati la mia famiglia. al centro del suo universo fatto di alberi, progetti e donazioni per Israele: tutto quello, cioè, che ha dato un senso e ha illuminato la sua lunga vita. Una presenza così costante e fattiva ha sempre suscitato in noi del KKL ammirazione, gratitudine e affetto. Quella sedia vuota ci ricorderà i decenni passati insieme, ma Giuditta resterà con noi nella realtà dei progetti da lei realizzati e nel rimpianto di una persona buona e generosa, una figura indimenticabile della storia del KKL Italia. Donia uuu

La vocina che alla domanda come stai, rispondeva: “da vecieta malandata” e che con tono curioso chiedeva: “cosa stai fabbricando”? Si è spenta. Cara Giuditta, te ne sei andata serenamente come chi si addormenta in pace. Ti ricorderò con tanto affetto. Paola Avigail


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KARNENU OMNIBUS

a cura della redazione

IL PAESE PIÙ BELLO DEL MONDO

Il 28 novembre 2021, il giorno prima che Israele chiudesse nuovamente l’ingresso agli stranieri per il Covid, siamo riusciti a portare Giuditta Matalon, di 95 anni, donatrice storica del KKL Italia, a visitare quello che lei chiama da sempre il Paese più bello del mondo. Quattro giorni intensi per vedere la realizzazione dei progetti finanziati grazie alla sua generosità: una predilezione, la sua, per i bambini, i soggetti fragili e i disabili. Una delle prime tappe è stata Sderot dove si trova la scuola Adar per bambini autistici. I piccoli ci hanno accolto con i loro canti e balli per festeggiare insieme un bellissimo secondo giorno di Hanukkah regalandoci una hanukkiah speciale, realizzata da loro stessi. Il KKL da anni realizza progetti e

spazi educativi dove i bambini possono crescere e sviluppare le loro potenzialità assecondando le proprie specifiche esigenze. Uno di questi progetti ha visto la luce grazie alla donazione di Giuditta e ha permesso alla scuola di avere nuovo parco giochi con attrezzature adatte ai bisogni dei bambini con lo spettro autistico e una nuova piscina nel centro riabilitativo vicino alla scuola.

Altre visite comprendevano una tappa al Nord, al memoriale della foresta Baram, un’interessante visita al Lago di Hula e al suo centro visitatori e l’immancabile preghiera al Kotel di Gerusalemme. L’ultimo giorno in Israele della nostra piccola delegazione abbiamo visitato il Centro Bet Noam presso la foresta Ilanot a Emek Khefer, un luogo ancora in costruzione dedicato all’educazione e alla riabilitazione di persone con bisogni speciali. Qui, grazie a Giuditta, verrà realizzato un laghetto con varie specie di pesci e piante. Abbiamo poi visitato l’orto botanico del KKL sempre nella foresta di Ilanot, dove si trovano alberi provenienti da tutte le parti del mondo e dove vengono svolte diverse attività educative ecologiche adatte a tutti.

RITRATTI DEL CORAGGIO

Una prestigiosa tribuna di autorità̀ e di magistrati è intervenuta il 28 febbraio presso il Centro Studi Americani di Roma per presentare l’edizione in lingua inglese del libro Ritratti del coraggio. Lo Stato italiano e i suoi magistrati, curato da Stefano Amore (nella foto). Nel libro, venti magistrati raccontano le vicende umane e professionali dei loro 28 colleghi assassinati: magistrati che hanno sacrificato la propria vita per dare un futuro al nostro Paese e di cui, soprattutto molti giovani, ignorano anche i nomi. Le vittime della ferocia della mafia e del terrorismo sono state moltissime in Italia.

Oltre ai magistrati anche carabinieri, poliziotti, giornalisti, avvocati, professionisti, professori, sacerdoti e persone comuni sono stati uccisi per aver deciso di dire “no” a un’ingiustizia o a un sopruso: non c’è categoria che non abbia avuto i propri martiri. Un’eredità di valori condivisa e accolta dagli autori del libro che hanno voluto dedicare 28 querce alla memoria dei colleghi uccisi e onorarli come Giusti delle Nazioni a Gerusalemme. L’iniziativa, realizzata con l’aiuto del Keren Kayemeth LeIsrael,

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ha espresso la necessità di garantire nei confronti della lotta alla criminalità̀ organizzata salde e profonde radici nella coscienza civile, con un gesto semplice ma simbolicamente pregnante.


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SEMINARIO INTERRELIGIOSO

Da diversi anni l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano, collegato alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, promuove dei Seminari interreligiosi su varie tematiche sia per favorire il confronto e il dialogo che per offrire agli studenti la possibilità di incontrare persone e istituzioni da poter eventualmente invitare presso le scuole ove insegnano. L’iniziativa, nata come progetto sperimentale, è ormai diventata parte integrante del curriculum di studio per tutti coloro che desiderano approfondire quanto appreso nei corsi relativi alle diverse religioni e costituisce un appuntamento ricorrente e molto atteso sia da parte degli studenti in corso che anche di alcuni già laureati ma interessati a continuare questo percorso, indipendentemente dai benefit accademici. Si tratta infatti della possibilità di incontrare, personalmente o collegati da remoto, rappresentanti sia delle religioni abramitiche (Ebraismo, Cristianesimo e Islam) che dell’Induismo e del Buddhismo, unitamente a esperti di settore in rapporto al tema proposto. La scelta della tematica da affrontare viene concordata ogni Anno Accademico dai Docenti dell’Area delle Religioni assieme alla Presidenza e, per il 2021-2022, si è deciso di affrontare una questione piuttosto complessa e articolata: Le religioni di fronte alle sfide etiche, ecologiche e sociali del nuovo millennio. Si è così spaziato dalla comunicazione da parte dei media durante la pandemia – curata dalla dott.ssa S. Turin della Redazione Salute del Corriere della Sera –

di ELENA LEA BARTOLINI DE ANGELI Coordinatrice del Seminario

In alto: la prof.ssa Elena Lea Bartolini De Angeli e sotto: Sergio Castelbolognesi

alle emergenze ecologiche, alla possibilità di una giustizia ripartiva anziché solo punitiva, alla finanza etica. I rappresentanti delle

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diverse religioni hanno scelto, di volta in volta, se affrontare uno o più aspetti presentando diversi modi di analizzare e affrontare le varie questioni e interagendo con i partecipanti. Sono intervenuti i professori A. Bienati e P. Nicelli per l’area cristiana; gli Imam A. Mahmud e A. Turrini assieme alla prof.ssa M. Enriello per l’Islam; il prof. P. Magnone e S. Hamsananda Ghiri per l’Induismo; il prof. L. Maggioni con Lama M. Rimpoche per il Buddhismo. L’incontro sulla finanza etica è stato invece curato dalla dott.ssa D. Zucchelli, dal dott. Penazzi e dal dott. Tomba, esperti in ambito finanziario e impegnati in progetti di finanza ed economia sostenibili.

In tale contesto, nel pomeriggio dedicato ai rappresentanti dell’Ebraismo, si è dato spazio a un intervento del dott. Sergio Castelbolognesi, Presidente Nazionale del KKL Italia Onlus, che ne ha presentato sia gli obiettivi ecologici che i diversi progetti in atto nello Stato di Israele e nei Paesi in via di sviluppo. È stata un’importante occasione per far conoscere ai partecipanti la preziosa attività del KKL e la sua particolare attenzione all’ambiente, radicata nei valori della tradizione biblica e rabbinica puntualizzati dalla prof.ssa Elena L. Bartolini De Angeli, ma soprattutto è stata un’opportunità per aprire il dialogo fra un’istituzione ebraica e un’istituzione accademica che operano sullo stesso territorio.


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KARNENU OMNIBUS

KKL IN VISITA ALLA MOSTRA di JOELE GENAH AMAZONIA DI SEBASTIÃO SALGADO

Il KKL Italia si è reso promotore di organizzare una visita al MAXXI in occasione della bellissima mostra di Sebastião Salgado Amazonia. Sebastião Ribeiro Salgado Júnior è un fotografo brasiliano che, attualmente, vive a Parigi. Fotoreporter umanista, è considerato uno tra i più grandi fotografi dei nostri tempi e per il World Press Photo è stato più volte candidato al premio di fotografo dell’anno. Finalmente, dopo l’emergenza Covid che aveva reso impossibile un primo incontro già fissato, abbiamo potuto usufruire di una proroga della mostra e organizzare la visita in una seconda data, il 2 marzo. L’iniziativa è nata dalla volontà di avvicinare alla nostra Fondazione un pubblico nuovo, attraverso un’esperienza culturale di gruppo, che richiamasse i valori del Keren Kayemeth LeIsrael. Le fotografie esposte al MAXXI, infatti, toccavano temi relativi alla natura, alla vitale importanza delle foreste e della loro salvaguardia, tematiche comuni alla sensibilità e al lavoro della nostra Fondazione. Con Marzia Mariani, una mia compagna di scuola, siamo riuscite a formare un gruppo di amici che oltre ad apprezzare la mostra ha compreso i nostri scopi e i nostri progetti esposti in una mia breve in-

troduzione e del direttore Navé Arieli, che ci ha accompagnato. Abbiamo preso spunto dalle tematiche collegate alla tutela dell’ambiente in cui ci immerge Salgado per mettere in risalto i traguardi raggiunti dal KKL in questo ambito. Attraverso questa mostra Salgado ha voluto ricreare un ambiente in

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cui il visitatore si potesse sentire avvolto dalla foresta e immerso sia nella sua vegetazione rigogliosa che nella quotidianità delle popolazioni native. Ci ha fatto sentire la potenza delle montagne e il fragore delle acque. Oltre alle immagini poste a diverse altezze e presentate in vari formati,


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la mostra si sviluppa in spazi che ricordano le ocas, tipiche abitazioni indigene, evocando in modo vivido i piccoli e isolati insediamenti umani nel cuore della giungla. L’allestimento è stato studiato per fare in modo che la luce venga puntata soltanto in direzione delle fotografie lasciando gli ambienti al buio. Le pareti sono color grigio scuro mentre le ocas sono dipinte con dell’ocra rossa. Alcuni filmati ritraggono i leader delle comunità indigene che raccontano la propria vita, i loro problemi e le loro usanze. Una traccia audio composta appositamente da Jean Michel Jarre e ispirata ai suoni autentici della foresta accompagna la mostra, durante la quale si viene avvolti dall’atmosfera di magia che permea la regione amazzonica e, questa sensazione rimane dentro anche una volta fuori dal museo. Devo ringraziare Sara Milano, guida molto esperta che ci ha accompagnato in questo percorso e che è stata fondamentale perché ha saputo spiegare con grande competenza e padronanza della materia le opere del famoso artista. Alla fine della mostra sono stati consegnati dei gadget ai partecipanti ed è stato un piacere per me aver raccolto qualche donazione per la piantumazione di alberi in Israele.

Barbara Perrone

Barbara Perrone

ISRAELE RIAPRE AL TURISMO

In occasione della festa di Tu Bishvat, l’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo ha piantato degli alberi di ulivo nella splendida cascina dell’Associazione Nocetum di Milano. Questa festa segna l’inizio del nuovo ciclo della natura che quest’anno è coincisa con la riapertura al turismo in Israele: finalmente il momento tanto atteso è arrivato, con tante aspettative per la nostra splendida Terra. L’Ufficio del turismo è pronto a accogliere i turisti provenienti da tutto il

A sinistra: Fabio Tavelli, Skysport e Kalanit Goren, direttrice Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo; sopra: Paola Avigail Senigaglia, KKL Italia Onlus, Kalanit Goren, e Magda Mutti, giornalista

mondo che desiderano visitarla. La Direttrice Kalanit Goren ha salutato e ringraziato gli ospiti e i giornalisti intervenuti con un graditissimo dono: un certificato del KKL che attesta la piantagione di un albero nella foresta di Baram, in Israele, a nome di ciascun partecipante.

TU BISHVAT ONLINE

Lo scorso Tu Bishvat, per rispondere al desiderio di celebrare questa festività e conciliare insieme le limitazioni che erano ancora imposte dalla pandemia, abbiamo organizzato una lezione online tenuta dal Rabbino Capo di Roma, Rav Riccardo Di Segni. La lezione si è svolta su Zoom e in diretta sulla pagina Facebook del KKL Italia e questo ha permesso la partecipazione di persone da tutte Italia, raggiungendo più di cento presenze! Partendo da cosa rappresenta la data di Tu Bishvat – 15 di Shevat – e accennando all’anno sabbatico della Shemità in cui ci troviamo adesso, il Rav ha poi spiegato il significato dei frutti che si mangiano durante il Seder e la tradizione della piantagione degli

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alberi. Come ogni anno, in occasione del Capodanno degli alberi, abbiamo regalato alle scuole e alle sinagoghe i nostri vassoi di frutta secca e raccolto offerte che ci permetteranno di sostenere il progetto del parco Morris Kaufann per ipovedenti in Israele. Potete trovare la lezione online visitando la nostra pagina Facebook: Keren Kayemeth LeIsrael Italia Onlus.


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KARNENU OMNIBUS

IL 74° ANNIVERSARIO DELL’INDIPENDENZA DELLO STATO D’ISRAELE Yom Haatzmaut: i festeggiamenti alla Rotonda della Besana

In occasione dell’anniversario della fondazione dello Stato d’Israele, il Comune di Milano ha messo a disposizione della Comunità Ebraica l’incantevole sito tardobarocco della Rotonda della Besana. Come in tutte le ricorrenze ebraiche, il giorno di festa inizia la sera che lo precede dopo l’uscita delle stelle. Nonostante le previsioni di pioggia è stato un grande successo! La sera del 4 maggio, infatti, la storica Rotonda era perfettamente allestita e organizzata per ospitare centinaia di invitati. Lungo il perimetro interno erano disposti i tavoli dedicati al buffet,

In occasione del 30° anniversario della Convenzione per la Diversità Biologica, l’Arma dei Carabinieri ha voluto celebrare con un convegno internazionale il valore della biodiversità all’insegna di un futuro più verde e sostenibile. La Giornata Mondiale della Biodiversità è l’occasione giusta per riflettere sulle nostre responsabilità nei confronti dell’ambiente e sulla possibilità di creare una nuova cultura della na-

fornito da Denzel, e quelli espositivi per gli Enti ebraici. La grande affluenza di pubblico è stata un chiaro segno di ripresa delle iniziative dal vivo, sopite purtroppo da qualche anno. Dopo il gustoso aperitivo e prima di dare spazio alla musica, sono intervenuti il Presidente della Comunità Walker Meghnagi, il Rabbino capo Alfonso Arbib e i presidenti e vice degli enti organizzatori, tra cui Franco Modigliani per il Keren Kayemeth e Francesca Modiano per il Keren Hayesod; anche il Sindaco di Milano ha fatto pervenire i suoi saluti insieme ad altre autorità.

tura, un momento di confronto e di incontro che ha portato un prezioso contributo all’integrazione e alla crescita culturale di tutti i partecipanti. Al convegno sono stati invitati a partecipare con i loro contributi, non solo le autorità istituzionali, ma anche esperti del settore scientifico e di educazione ambientale, dirigenti scolastici, insegnanti e personalità del mondo accademico oltre a rappresentanti delle associazioni am-

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bientaliste e del giornalismo, europei ed extraeuropei. Il Keren Kayemeth LeIsrael è stato chiamato a prenderne parte con gli interventi di Sergio Castelbolognesi, Presidente del KKL Italia Onlus e di Shariel Gun, Director of Worldwide Funding KKL – JNF, Jerusalem-Israel, che hanno illustrato le attività in Italia, in Israele e in tutto il mondo per salvaguardare l’ambiente e promuovere l’educazione ambientale.


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UN ULIVO PER OZZERO SI RIPARTE DAI GIOVANI

Il 12 Marzo 2022 il KKL Italia Onlus ha svolto una delle prime attività educative dopo la lunga pausa dovuta al Covid-19, all’interno del movimento giovanile Hashomer Hatzair. In occasione di Purim sono stati distribuiti a chanichim e bogrim (i ragazzi che frequentano il movimento) dei mishloch manot (regalini tradizionali) contenenti block notes, spillette da applicare alla maglia del movimento, semini di

pomodoro da piantare, preghiere per la piantagione, segnalibri, frutta e molto altro suscitando entusiasmo e felicità negli occhi di chi riceveva questo piccolo regalo. Al termine della giornata si è inoltre svolta un’attività con gli educatori del movimento per affrontare tematiche come l’interazione dell’uomo con l’ambiente: ciò ha portato a una valutazione collettiva sull’impatto che hanno gli alberi nella nostra vita e quanto sia importante preservarli; si è fatta una considerazione anche sul significato del bossolo, che ha fatto riflettere sull’importanza di donare per i progetti in Israele, permettendoci di avvicinarci ancora di più alla nostra Terra e sentirci coinvolti nei suoi progressi, pur restando lontani.

Domenica 6 febbraio 2022 il Comune di Ozzero (MI) ha scoperto una lapide dedicando un bosco al “Giorno della Memoria”. Per l’occasione il KKL Italia Onlus, rappresentato dal Consigliere Franco Foà, ha piantato un ulivo in ricordo delle Vittime della Shoah donando un po’ di luce alla nebbiosa pianura padana. Alla presenza del sindaco di Ozzero, Ing. Guglielmo Villani e del Consigliere Vittorio Malvezzi, alcuni membri del coro Col Hakolot di Milano presenti all’evento hanno poi intonato due canti in ebraico, concludendo la cerimonia con l’inno dell’Hatikvà.

I VINCITORI DEL CONCORSO FAO E KKL 2019-2020 ARRIVANO A ROMA

A fine giugno dopo i grandi preparativi per accoglierli, i 35 studenti israeliani con i loro accompagnatori sono arrivati a Roma; hanno finalmente potuto presentare i propri progetti alla FAO e ritirare il premio che da tempo li aspettava. Il gruppo, composto da una rappresentanza di diverse scuole israeliane, è infatti vincitore dell’edizione 2019-2020 del programma ISDG (Israel Sustainable Development Goals), lanciato in Israele dal KKL-JNF, dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero dell’Educazione, con lo scopo di collegare e coinvolgere

i giovani israeliani nello sforzo internazionale volto a raggiungere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Il programma prevedeva lo studio delle questioni globali e la partecipazione al processo di soluzione che era strutturato in tre fasi: nella prima veniva chiesto agli studenti di età compresa tra gli 11 e i 18 anni di realizzare un progetto innovativo per aiutare un paese in via di sviluppo a loro scelta raggiungendo uno o più degli obiettivi prefissati; nella seconda fase, un comitato direttivo selezionava

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i progetti migliori e, nella terza, i finalisti avrebbero potuto volare a Roma, città ospitante delle organizzazioni internazionali per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite: purtroppo, in tempi di pandemia i giovani hanno dovuto aspettare ben due anni per vedere realizzata la terza fase. L’agognato viaggio si è avverato e noi del KKL non vedevamo l’ora di averli qui per ascoltare i loro progetti volti a migliorare i problemi causati dai cambiamenti climatici e a risolvere altre tematiche ambientali, per poi congratularci con loro.


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KARNENU OMNIBUS

IN RICORDO DI AMIT BIRAN E DELLA SUA FAMIGLIA 23 maggio 2022

A un anno dal crollo della funivia del Mottarone, la Comunità ebraica milanese ha ricordato con una cerimonia privata il caro Amit Biran e la sua famiglia, vittime della tragedia. Alla presenza dei suoi genitori, della sorella e del fratello è stata scoperta la targa a lui dedicata. Sono stati molto commoventi i discorsi pronunciati dopo la piantagione dell’ulivo donato dal KKL, in particolare quelli di Doron Goshem, di Milo Hasbani, di Daniel Avrilingi e del rappresen-

KARNENU GIOVANI

LA ZIONIST

tante dei genitori, con cui lavorava a stretto contatto. Amit, oltre a essere un bravo studente di medicina, lavorava nella sicurezza ed era benvoluto e amato da tutti coloro che lo conoscevano, compresi i bambini della scuola a cui non faceva mai mancare il suo sorriso. Il rabbino Capo Alfonso Arbib ha fatto sentire loro la vicinanza di tutta la Comunità che desidera accoglierli, insieme al piccolo Eitan, garantendo loro tutto il supporto di cui hanno e avranno bisogno in futuro.

di

DAVID FIORENTINI

La Zionist Leadership Academy è il risultato della nuovissima joint venture tra la World Zionist Organization e il Keren Kayemeth LeIsrael, creata con lo scopo di costituire e garantire il futuro della classe dirigente ebraica internazionale. Dopo aver coinvolto oltre 40 giovani leader da tutto il mondo, l’Executive Director del Dipartimento Future Generazioni Ariel Goldgwicht e i suoi stretti collaboratori Dikla Stanger, Ester Goldwasser e Shariel Gun hanno creato uno straordinario progetto di 10 mesi per formare ulteriormente i dinamici candidati selezionati. Il programma è costituito da una fase online, composta da incontri bimensili con professionisti ed esperti in Presidente UGEI


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EADERSHIP ACADEMY Un nuovo ambizioso progetto per i giovani firmato KKL

comunicazione, geopolitica e diplomazia, e da una fase in presenza, ovvero i due World Summit, uno in Messico e uno in Israele. È terminato da poco il primo dei due suddetti convegni mondiali. Svoltosi a Cancùn, sotto il sole dei Caraibi, ha riunito per quasi una settimana giovani leader da tutto il globo, da Buenos Aires a Stoccolma, passando da Vienna e San Diego. Per l’Italia ha partecipato il Presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia David Fiorentini, originario di Siena ora studente di medicina presso la Humanitas University di Milano. La Zionist Leadership Academy è un progetto veramente ambizioso che risponde a una necessità concreta con cui tutte le Comunità ebraiche del mondo devono fare i conti: coinvolgere le nuove generazioni nella vita comunitaria, affinché questi un giorno possano ricevere il metaforico testimone e mantenere viva la fiaccola dell’ebraismo in ciascun Paese.

L’obiettivo chiaramente è proiettato nel medio-lungo termine, ma per garantirne la riuscita è fondamentale intraprendere già da oggi un percorso serio e approfondito. In quest’ottica, credo che WZO e KKL abbiano veramente colto nel segno, sottolineando l’importanza di investire risorse nei giovani e di predisporre un ambiente in cui possano esprimere il proprio potenziale. Troppo spesso nei Consigli di Comunità o nei CDA delle varie organizzazioni che compongono il panorama ebraico europeo e internazionale notiamo una grave assenza di rappresentanza giovanile. Sia per la scarsa motivazione delle nuove generazioni, sia per la scarsa offerta o “appeal” delle organizzazioni stesse. Questo perché quando si parla di come mantenere i giovani nell’ambiente ebraico, non ci si focalizza sul perché un giovane a 18 anni dovrebbe rimanere nella Comunità. La risposta in parte si cela proprio nell’offerta e negli investimenti che

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la Comunità compie rispetto ai giovani. Per coinvolgere, per poi costituire una nuova classe dirigente ebraica bisogna offrire una vasta gamma di opportunità, dallo sport, al giornalismo, all’ecologia, ai momenti aggregativi, fino ai progetti di incubazione e sviluppo della leadership. WZO e KKL hanno fatto il passo e nell’arco dei prossimi 5 anni, grazie alla ZLA, stimano di poter contare su circa 200/250 leader capaci di dar seguito alle sezioni nazionali delle due organizzazioni promotrici e di supportare la Comunità ebraica locale. L’esperienza in Messico è stata meravigliosa. Poter conoscere in prima persona miei colleghi da tutto il pianeta, uscendo dai paradigmi europei mi ha dato una nuova e rinfrescante prospettiva sulle iniziative e i progetti da intraprendere una volta tornato in Italia. Tra le attività di team building e di public speaking, l’aspetto che più di tutti mi sono portato a casa è il networking. Con la velocità di internet e la relativa facilità di movimento, l’ebraismo italiano ha di fronte a sé un’incredibile opportunità per confrontarsi e dialogare con le Comunità da ogni angolo del mondo. Ogni partecipante al programma è un libro di occasioni e possibilità di collaborazioni interminabile che, condito da una sana amicizia, può essere veramente la chiave di volta per il futuro delle prossime generazioni. Il prossimo appuntamento sarà il World Summit di settembre in Israele dove, alla presenza di funzionari di Stato di alto grado e dopo sei mesi di lavoro in gruppi, i partecipanti dovranno presentare i loro progetti per affrontare le diverse tematiche di cocente attualità che coinvolgono le Comunità ebraiche mondiali. Alla ZLA partecipa anche un’altra italiana, Micol Radzik, laureata in economia e management a Padova, che ora lavora come esperta di customer care di Wix.com a Tel Aviv.


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P O P O L O

GIACOMO MOSHE FEZZI

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ELENA ZANICHELLI

MILANO uUn Giardino in onore di Giacomo Moshe Fezzi, donato dai nonni Jesurum in occasione della sua nascita, 13 Novembre 2021 – 9 Kislev 5782.

SEFER HAYELED

PARMA uElena Zanichelli, 28 agosto 2020 – 8 Elul 5780, iscritta al Sefer Hayeled dai bisnonni Marisa e Matteo. TRIESTE u Andrea Caropresi, 8 gennaio 2022 – 6 Shevat 5782 parashà Shabbat Bo, è stato iscritto al Sefer Bar Mitzvah dai suoi amici.

SEFER BAR MITZVÀ

LEONARDO ARON ACCO

u Leonardo Aron Acco, 2 Aprile 2022 – 1 Nissan 5782 Shabbat Tazria, è stato iscritto al Sefer Bar Mitzvah dai familiari e dagli amici. u Un BOSCHETTO in onore di Laura Fresco Calvo Platero: alla nostra Mamma, Zia, Nonna e Bisnonna NINI, per i suoi cento anni, dai nipoti Lea e Mario Gerevini con Giovanni, Gemma, Viola e Elia, David e Eleonora Calvo Platero con Alice, Olivia e Sergio, Oliver Milo e Clio Calvo Platero, Fabio e Celia Petrone, Marietta e Monica Fresco con Chiara e Pietro Reho e i figli Angi e Sarah Calvo Platero, Mario e Ariadne Calvo Platero. ALBERI IN ONORE

ANDREA CAROPRESI Giuditta Matalon per progetto Solidarietà Ucraina a Nes Harim, a favore dei bambini orfani

PROGETTI SPECIALI

Domenica 3 Aprile, nel nostro agriturismo San Fabiano a Monteroni d’Arbia, abbiamo festeggiato il nostro 25° anniversario di matrimonio. Ho voluto rendere onore ai genitori di mia moglie Rachel, Elimelech Yankilevitch e Rivka, ai miei, Giuseppe Fiorentini e Dora Goliger e alla nonna Polina Gudstein, esule da Odessa. Tra i presenti il vice Sindaco Alberto Taccioli, che ha espresso il suo desiderio di visitare Israele come fece sua madre quando esordì come medico in un ospedale a Tel Aviv. Il Sindaco di Siena, Luigi De Mossi, è da sempre vicino alla causa ebraica, tanto da invitare l’Ambasciatore di Israele in Italia per il prossimo Palio, il 2 luglio. Tra i tanti amici presenti anche Fabio e Paola Castelnuovo, grandi sostenitori del KKL: Fabio è past president della Società Israelitica di Misericordia di Siena e Paola ha piantato un giardino alla memoria di sua mamma Lina De Leon Treves. I nostri ospiti sono tutti amici di una vita: Paolo di Giacomo, sua moglie Mara con i loro figlioli, Paoloemilio e Tullia. Paolo e Mara, entrambi ingegneri, sono grandi amici di Israele, desiderosi di divulgare nel mondo gli studi del KKL e di Israele sui cambiamenti climatici. Presente anche Massimo Boldrini, industriale di Siena, da sempre sponsor degli eventi del KKL e


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E TANTI AMICI IN

che verrà in Israele con la sua compagna. Citerò anche l’amica Ottavia Muti Tota, grande viaggiatrice, e il conte Stefano Cinelli Colombini della Fattoria dei Barbi, che ci ha offerto il suo ottimo Brunello di Montalcino e dei formaggi speciali! Nell’elenco degli ospiti: Teresa Manzo con la figlia Adele e il nipote Daniele, ex compagno di scuola di nostro figlio David; Lucia Cancellerini Angelini di Monteroni, moglie del mio carissimo amico Lido, venuta a portare un gradito dono: l’icona della Giustizia del Buon Governo, simbolo dello Stato Senese. Umberto Lascar, responsabile dell’HaShomer Hatzair con la moglie Debbi, in rappresentanza della kehillà di Firenze; la delegata della Sezione di Siena, Noemi Caro con la figlia Margherita e la signora Ambra Cabibbe delegata della ADEI-WIZO con il marito Enrico Fabbri e molti al-

“PRESENZA”, IN CAMPAGNA!

tri membri della kehillà di Siena, capitanati dal nostro decano prof. Alfredo Caro, sua moglie Giuliana, il figlio Alessandro con la moglie Emma e i nipoti Samuele e Daniele. Presenti Anna e Lamberto Piperno della tenuta di Monaciano, la soprano Monica Pitch, nonché Alberto Ghedalia e Rossana Rimini, giunti da Chianciano Terme. Bellissimo e intenso il momento della cerimonia condotta dal rabbino di Siena Chaim Levi, che ci ha dato la sua benedizione; è stato poi il turno di nostro figlio David a cui abbiamo fatto un regalo simbolico: una stampa del mitico Piergiorgio Caredio. I nostri amici, per festeggiarci, ci hanno offerto una “luna di miele” alle terme, un regalo graditissimo! Durante il pranzo, David, Presidente dell’UGEI, (Unione Giovani Ebrei italiani) ha condiviso con i presenti la sua recente esperienza in Messico con la Zionist Leadership Academy, nuovo progetto di punta del KKL e della World Zionist Organization. La sua importante testimonianza ha destato interesse e la volontà nei presenti a partecipare e contribuire alle attività del KKL Italia, in particolare aiutando gli esuli dall’Ucraina. Vorrei riportare alcune parole del saluto del Presidente KKL Italia Sergio Castelbolognesi: Carissimi Rachel e Filippo, un grande Mazal Tov da parte mia e di tutto il KKL in Italia, Israele e nel mondo e un saluto a tutti i vostri ospiti che sono con voi a festeggiare questi importanti 25 anni. Da

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più di 120 anni il KKL lavora per rendere Israele più verde e più ecologicamente sostenibile e in questi giorni si è anche attivato per offrire a un gruppo di bambini ucraini un luogo sereno e sicuro in cui rifugiarsi a Nes Harim. Per me e la mia famiglia è stato ancora più importante vedere questi 120 bambini giocare felici nonostante tutto, giocando anche nel parco che è dedicato alla memoria del mio adorato fratello Massimo… Si sono aggiunti gli auguri del Presidente della Comunità ebraica di Firenze e Siena, Enrico Fink, che cito: Carissimi Rachel e Filippo, (…) con la vostra presenza e il vostro impegno siete una colonna della nostra collettività, nei momenti di festa così come in quelli difficili. Penso a Filippo che non ci fa mancare il suo consiglio e la sua visione, alla saggezza di Rachel che ho il piacere di scoprire ogni volta che studiamo insieme e, permettetemi di aggiungere, un pensiero a David e alla sua dedizione verso il mondo ebraico giovanile, testimonianza di generosità d’animo e dei valori che avete saputo trasmettergli. FILIPPO FIORENTINI

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P O P O L O

Boschetto

R AV E LIA R ICHETTI

Boschetto

S AVERIO M ERLO Milano

D E G L I

A L B E R I

Boschetto

PAOLO A DOLFO C ARLO C ALABRESI E A LBERTO C ALABRESI

Giardino

Giardino

MANUELA MATTEUCCI MISANO

L EON A RNOLD G EWELBE Roma

In memoria di Linda Treves Morpurgo z’l è stato piantato un boschetto vicino al suo amato marito Gualtiero, offerto dalle figlie Paola, Elena e Franca, dai parenti e amici.

Boschetto

L INDA T REVES M ORPURGO

Giardino

G IUSEPPE L IVOLI

Un Giardino in ricordo di David Sassoli z’l donato dalle Comunità ebraiche di Roma e Milano e dagli amici.

Un Giardino in memoria di Manuela Matteucci Misano z’l donato da parenti ed amici. L’eterno proteggerà la tua partenza e il tuo ritorno da ora e per l’eternità.

Un Giardino in memoria di Corrado Moscati z’l di Urbino, offerto dalla mamma Maria Luisa Moscati Benigni, dalla sorella Ester con Dolfi Diwan e dallo zio Aldo Moscati.

Un Giardino è stato piantato in memoria di Mara Sonnino z’l donato da “Mamma e Papà”.

Due Giardini in memoria di Beniamino Wolkowiez z’l sono stati donati dalla Famiglia Grün e da Patrick Egea, Daniel Rollier e tutta la Società Ses - Sterlinbg SA.

Un Giardino è stato piantato in memoria di Anna Maria Sapochetti z’l donato dalla famiglia Piperno.

Un Giardino è stato piantato in memoria della mia cara mamma Anna Tagliacozzo z’l donato da Tommaso De Pas.

Un Giardino in memoria di Leon Arnold Gewelbe z’l con immenso affetto. Gli amici di Chateaubriand, la moglie Martine con i figli Nicolas Nitay, Camille Shalevet e Tatiana.

Un Giardino è stato donato da Guido Segre in ricordo di Giuseppe, Renata, Tidina, Giorgio e Luciano Segre z’l. Un giardino è stato piantato in ricordo di Orna z’l offerto dagli amici e colleghi di “Asia” e “Africa”.

Un Giardino in memoria di Giuseppe Livoli z’l, è stato donato dalla sua famiglia.

Un Giardino in memoria di Daniela Sardelli z’l che amava tanto Israele, la sua cultura, le sue danze e la sua natura, offerto da tutti i suoi amici che ricorderanno sempre il suo sorriso.

Un Giardino in ricordo di Gianna Camerini z’l. Il tuo splendido carattere e le tante amicizie ti hanno aiutato a superare le difficoltà e i cambiamenti di vita ai quali la malattia ti ha costretto. La famiglia, i parenti e gli amici, ritroveranno nel giardino piantato in tuo onore, la tua grande voglia di vivere.

Un Giardino è stato piantato in memoria di Alberto Moise z’l e Ester Papo z’l offerto dalle figlie Gabriella e Gianna.

Un Giardino in memoria di Eli Sasson z’l offerto dai parenti e dagli amici.

Un Giardino in memoria di Enza Laquintana z’l donato dal marito Roberto Giro.

Padova

Un Boschetto in memoria di Paolo Adolfo Carlo Calabresi z’l e Alberto Calabresi z’l donato da Alberto Calabresi.

Siena

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Un Giardino in memoria di Lina De Leon Treves z’l donato da parenti e amici.


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Giardino

Giardino

Giardino

B ENIAMINO W OLKOWIEZ

A LBERTO M OISE E E STER PAPO

D ANIELA S ARDELLI

Giardino

Giardino

E MILIA E N INO D IENA

E NZA L AQUINTANA

Torino

Giardino

U MBERTO S INIGAGLIA

Un Giardino è stato piantato in memoria di Emilia e Nino Diena z’l da Emanuele e Alda Diena.

Un Boschetto in memoria di Saverio Merlo z’l donato dalla moglie Antonina Gazzera. Insegnante di filosofia e storia, era appartenente alla Chiesa Valdese e attivo nell’amicizia ebraico-cristiana. Studioso della Bibbia e dell’ebraico è morto a soli 50 anni.

Giardino

E NRICA V IVANTE B ELLELI

Trieste

Un boschetto in memoria di Rav Elia Richetti z.tz.l. offerto dagli amici triestini, milanesi e da tutta Italia.

Giardino

P IETRO B ELLELI

Un Giardino è stato piantato in memoria di Giovanni Abbiati offerto dalla Modiano SpA.

Un Giardino è stato piantato in memoria di Alex Cambissa donato da Guido e Stefano Crechici e famiglie e la Modiano SpA. Un Giardino offerto dagli amici della Comunità Ebraica in memoria della Mamma di Rav Eliahu Alexander Meloni, Paulette bat Shaul Kuhn z’l.

Giardino

G IANNA C AMERINI

Un Giardino in memoria di Pietro (Pierino) Belleli z’l offerto dai familiari, parenti e amici.

Giardino

E LI S ASSON

Un Giardino in memoria di Enrica (Rica) Vivante Belleli z’l offerto dai parenti e amici.

Venezia

Un Giardino in memoria di Umberto Sinigaglia z’l donato dalla moglie Wilma. Il KKL Italia è vicino alle famiglie di

IL KKL RICORDA I SUOI AMICI

Giardino

A LEX C AMBISSA

Giardino

C ORRADO M OSCATI

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Roberto Hodara z’l, di Linda Treves Morpurgo z’l, di Giuseppe Livoli z’l e di Nereo Musante z’l

per la loro recente scomparsa; sono stati grandi amici di Israele e sostenitori del KKL, che il loro ricordo sia di benedizione.


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Con l’eco delle esplosioni vicinissime al Centro Chabad di Alumim, a Zhytomir in Ucraina, la decisione del preside Bukiet di fare immediatamente partire i 120 bambini e ragazzi orfani ospiti dell’istituto è stata inevitabile e provvidenziale. Caricati su autobus con i soli vestiti che indossavano e senza passaporti, hanno affrontato un pericoloso viaggio di 15 ore diretti al confine con la Romania, sono riusciti a varcarlo e dopo altri giorni travagliati sono finalmente arrivati in Israele. Tutti i ragazzini, accompagnati da alcuni membri dello staff ucraino, erano preoccupatissimi per i famigliari e amici lasciati in Ucraina e molti soffrivano di crisi d'ansia. Ad accoglierli calorosamente all’aeroporto Ben Gurion c’era il Primo Ministro Naftali Bennet e numerosi altri esponenti del governo Israeliano che hanno rivolto loro affettuose parole di benvenuto. Il KKL-JNF aveva messo a loro disposizione gli spazi del Centro Educativo di Studi Agronomici e Forestali di Nes Harim, una bellissima struttura dotata di bungalows e aule oltre che di ampie aree esterne attrezzate per lo sport e attività all’aperto. Non possiamo restare indifferenti di fronte alle enormi difficoltà dei nostri fratelli ucraini - ha detto il Presidente mondiale del Keren Kayemeth-JNF Abraham Duvdevani – e faremo il possibile per rendere il vostro soggiorno piacevole e istruttivo. I piccoli ospiti hanno potuto così imparare a co-

noscere Israele con i suoi paesaggi, la sua storia e la sua cultura, effettuando diverse gite. Molti si sono dichiarati entusiasti per aver avuto la possibilità di visitare di persona molti luoghi, come Gerusalemme e il Muro del Pianto, di cui avevano tanto sentito parlare. Fin dal loro arrivo è partita una commovente gara di solidarietà e il Centro Nes Harim è stato sommerso da donazioni di capi di abbigliamento, scarpe, giocattoli e offerte di lavoro volontario... si sa che in Israele, in circostanze difficili, la gente comune e molte aziende commerciali si mobilitano con grande generosità! A disposizione dei piccoli rifugiati, inoltre, sono stati organizzati corsi di informatica, geografia, Torah e di molti sport, a seconda dell’età. Hanno potuto trascorrere in serenità le festività di Purim e Pesach, dichiarandosi in più occasioni grati e felici di essere in Israele circondati da tante attenzioni e affetto. Rabbi Shlomo Wilhelm, uno degli accompagnatori ucraini, ha ringraziato di cuore il governo e il KKL: Noi ebrei siamo sparsi in tutto il mondo ma nei momenti critici diventiamo una cosa sola: speriamo di poter tutti godere di questa unità sempre e solo in tempi di pace e prosperità! I ragazzi potranno soggiornare e restare al sicuro a Nes Harim fino al ritorno della pace in Ucraina, a guerra finita.


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