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Numero 2 - Dicembre 2022/5783 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma - Contiene I.P.

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KKL: NON CI MANCA L'ENERGIA PER AFFRONTARE UNA CRISI GLOBALE


EDITORIALE

Cari amici e sostenitori del KKL Italia,

Le mie radici sono in Israele Non sono quadri, sono alcuni dei nuovi certificati in arrivo

IL REGALO PERFETTO PER TUTTE LE OCCASIONI Per informazioni e prenotazioni: Tel. 06 8075653 06 8078960 kklroma@kkl.it Tel. 02 418816 02 418905 kklmilano@kkl.it

mi chiamo Liri Eitan Drai e sono la nuova Shlichà – Direttrice. Sono arrivata da Israele da appena tre mesi e, nonostante il mio italiano ancora un po’ stentato, sto affrontando con grande energia la nuova sfida che mi attende.

Veniamo al tema dominante di questo numero di Karnenu, che è sicuramente il cambiamento climatico: di questi tempi è una priorità assoluta con cui dover fare i conti, a livello mondiale. È importante e urgente la coope-

razione tra i Paesi, lo scambio di informazioni e la buona collaborazione per il bene comune; all’interno della rivista troverete un approfondimento sul modello israeliano, con le sue ricerche e le innovazioni tecnologiche soprattutto nello sfruttamento delle energie alternative. Questo tema è stato trattato durante la Giornata Europea della Cultura Ebraica che ha avuto ospiti illustri, esperti sia nella divulgazione scientifica che nelle competenze agricole.

Leggerete anche di attualità e di fatti di costume apparentemente “leggeri” ma che leggeri non sono affatto: delicati argomenti etici in grado di far discutere e riflettere e che in Israele mettono in campo valori, radici e cultura. Saranno raccontate le attività svolte dal KKL nelle varie città d’Italia, in particolare nelle scuole. In Israele si dà molta importanza all’educazione dei giova-

2 Il KKL e le crisi climatiche ............................. Paola Avigail Senigaglia 6 La cultura è anche innovazione .............................................. Ugo Volli 8 Liri: la nostra nuova Direttrice Generale.................... Valeria Milano 11 Ricordo di Adele Baraldi ............................... Adriana Valabrega 12 Lavorare per Israele ........................................... a cura di Marisa Hazan 14 Oltre la Tzedakà .......................................................... Rav Alfonso Arbib 16 Horticultural Therapy ................................................... Dafna Terracina 19 Camminando, Sognando... .......................................... Maurizio Hazan 20 Addio a Miss Israele ......................................................... David Zebuloni 22 Riscoprire le perle del KKL ...................................... David Fiorentini 24 Karnenu Omnibus ................................................. a cura della redazione 28 Il Popolo del Libro 30 Il Popolo degli Alberi

SOMMARIO

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di

LIRI EITAN DRAI

ni: attraverso esperienze conoscitive nella natura e con l’aiuto di guide del KKL, i ragazzi imparano a rispettare e a proteggere l’ambiente in cui vivono.

Si parlarà del valore universale della ghemilùt chassadìm (opere di bene, opere di amore) nella profonda e dotta trattazione del rabbino capo Alfonso Arbib. Non posso non pensare al lavoro del KKL: è proprio grazie a tutte le donazioni, grandi e piccole, che è possibile creare spazi verdi e strutture adeguate ai disabili e alla parte più fragile della popolazione.

Vi anticipo che la prima settimana di novembre 2023 ci sarà il tanto atteso viaggio in Israele con gli amici del KKL da tutto il mondo.

Vi auguro una buona lettura e una buona Festa delle Luci, Chag Channukà Sameah!

Liri Eitan Drai

KARNENU

Semestrale – Numero 2 – Dicembre 2022/5783 TERRA E POPOLO

Registrazione numero 208/2006 del 24-05-2006

Editore: Rivista della Fondazione KKL Italia Onlus Via P.A. Micheli, 53 – 00197 Roma Tel. 06 8075653 – 06 8078960 Via L. Soderini, 47 – 20146 Milano Tel. 02 418816 – 02 418905 Direttore Responsabile: Anna Mengoni

Redazione: Liri Eitan Drai, Alessandra Sabatello, Valeria Milano, Paola Avigail Senigaglia Coordinamento redazionale: Marisa Hazan, Donia Schaumann Ellis

Coordinamento e grafica: Anna M. Tegon Hanno collaborato a questo numero:

Rav Alfonso Arbib, David Fiorentini Maurizio Hazan, Dafna Terracina, Adriana Valabrega Ugo Volli, David Zebuloni

Stampa: Stamperia Romana S.r.l.

Per pubblicità e comunicazioni: kklroma@kkl.it – kklmilano@kkl.it www.kklitalia.it


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KKL

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RISI

di

PAOLA

AVIGAIL SENIGAGLIA

LIMATICHE Allo studio in Israele le possibili soluzioni.

Negli ultimi tempi assistiamo di frequente a disastri ambientali causati dall’avanzare del mutamento climatico e dal comportamento sconsiderato dell’uomo nei confronti della natura, a danno dell’ecosistema globale. Oggi dobbiamo arginare questi effetti e trovare delle risposte più efficaci e a lungo termine in grado di impattare meno sull’ambiente. Alla luce delle mutate relazioni politiche ed economiche tra i Paesi, conseguenti al conflitto tra Russia e Ucraina, si renderà fondamentale raggiungere anche una maggiore autonomia energetica e ci si dovrà orientare verso fonti alternative al gas importato da altre nazioni. Già da prima che iniziassero le ostilità, i cui effetti hanno avuto ripercus-

sioni a livello mondiale, un rapporto dell’università inglese East Anglia evidenziava la necessità di ridurre i consumi energetici almeno del 40% entro il 2050 in Europa, per contrastare il cambiamento climatico. Numerose sono le aziende multinazionali che si sono focalizzate su investimenti e strategie economiche con processi produttivi verdi e sostenibili, allineandosi nell’impiego di energie rinnovabili. Tra queste la più promettente sembra essere il fotovoltaico che permette di tra-

2025. A dimostrazione di ciò, nel gennaio 2020, il Ministero delle Energie e il Ministero della Sicurezza israeliani hanno stanziato 250 milioni di shekel (circa 70 milioni di euro) per la costruzione di un parco eolico sulle alture del Golan. Nel 2018 ad Ashalim, nel cuore del Negev, l’imponente centrale solare a concentrazione con la torre più alta al mondo, utilizzava la cosiddetta tecnologia del solare termodinamico per produrre energia elettrica. La torre, alta 250 metri, era alimentata da 50.600 pannel-

sformare la luce solare in energia elettrica senza generare inquinamento né emissioni di gas serra. Lo sfruttamento dell’energia solare ha raggiunto traguardi eccellenti soprattutto in Israele; infatti, gli scienziati hanno realizzato dei pannelli solari innovativi in grado di abbattere i costi di produzione dell’energia, incrementandone l’efficienza e la durata nel tempo: da molti anni il focus delle ricerche è l’energia solare che sfrutta la forte intensità del sole israeliano. Nel 2019, Israele ha raggiunto un nuovo record per l’utilizzo di fonti alternative al fossile, come l’eolica, la solare e l’idroelettrica, con l’obbiettivo ambizioso di eliminare il consumo di carbone entro il

li movibili su due assi, posizionati su un’area di tre chilometri quadrati. La centrale, progetto della società Megalim Solar Power Ltd, produceva il 16,4 per cento dell’elettricità consumata nel Paese: secondo i calcoli, almeno 130 mila abitazioni ne erano servite. Tutto è collegato attraverso il wifi anziché da cavi; la torre e la caldaia sono state concepite in modo da ridurre sensibilmente i costi, ha dichiarato Eran Gartner, dirigente della Megalim. La Centrale termodinamica in origine era composta dagli eliostati (pannelli solari) che concentravano i raggi luminosi sul faro assorbitore (torre) al cui interno era posta una caldaia in grado di raggiungere tem-

Ashalim (Negev): la centrale solare con la torre; lo schema di funzionamento di una centrale termoelettrica e a destra: e-tree, lo speciale albero fotovoltaico

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perature elevatissime; l’acqua presente nella caldaia, trasformandosi in vapore, faceva girare le turbine generando energia elettrica. Questo tipo di impianto aveva il vantaggio di funzionare anche nelle ore notturne, senza luce. La centrale, costruita come termoelettrica, è stata successivamente considerata costosa e più complicata nel funzionamento rispetto alla tecnologia fotovoltaica che converte la luce in elettricità utilizzando celle solari. Quindi, per ridurre i costi ai cittadini israeliani, l’Authority per l’energia elettrica ha deciso di convertire la centrale termoelettrica di Ashalim in una fotovoltaica, facendo risparmiare alla popolazione circa 120 milioni di shekel (30,4 milioni di euro) all’anno. Oggi la centrale si compone di 360 pannelli fotovoltaici che funzionano senza generare sostanze nocive; da questo cambiamento di rotta è nata l’idea di applicare il fotovoltai-

co anche all’agricoltura, e creare così un sistema definito agrovoltaico, che offre già ottimi risultati. L’agrovoltaico è un progetto d’avanguardia singolare, si basa sull’integrazione di due componenti: piantagioni agricole ed energia solare che convivono in sinergia nel reciproco rispetto. Questa energia ‘pulita’ può essere utilizzata per alimentare grandi celle frigorifere, centri di confezionamento agricolo e serre ed è affidabile e conveniente. La coltivazione della terra occupa

uno spazio fondamentale nel futuro del nostro ecosistema; per salvaguardare le colture e tutelare anche il benessere finanziario degli agricoltori dai drastici cambiamenti di clima, l’agrovoltaico agisce prevedendo i danni causati dalle condizioni atmosferiche avverse e consente di regolare la temperatura mediante dispositivi telecomandati collocati nella piantagione. Il costante controllo sulla dispersione dell'acqua impedisce agli alberi di disidratarsi in caso di caldo eccessivo e, in condizioni di gelo, evita il congelamento dei frutti. Il sistema per l’irrorazione fogliare avviene senza alcuna meccanizzazione o manodopera e consente all’agricoltore di monitorare la piantagione in tempo reale, conoscendone grado di umidità, temperatura e salinità del suolo. La combinazione della moderna agricoltura con l’energia rinnovabile oggetto di studio nei laborato-

Da sinistra: capanna “stile africano” nel cuore del Kibbutz Ketura e una famiglia residente; il ponte fotovoltaico realizzato con materiali di recupero

ri di Ricerca e Sviluppo del KKL, potrebbe essere vincente e portare anche un significativo miglioramento nella sicurezza alimentare.

Ma non finisce qui...

Ricordiamo che nel 2013, il Keren Kayemeth aveva affrontato l’argomento fotovoltaico con un pro-

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LIMATICHE

parte del singolo individuo. Il grande parco è, dunque, una valida alternativa green alle caffetterie! Un altro interessante esempio di utilizzo dell’energia pulita l’ha offerto l’Aravà Power Company, un’azienda che sviluppa installazioni solari pioneristiche, tra le maggiori in Israele. È stata la prima, infatti, a lanciare un campo solare a terra nel 2011, avviandone altri sei nel Negev e nell’Aravà, nel 2014. Il primo progetto venne sviluppato nel Kibbutz Ketura, a 45 km da Eilat, in una zona desertica di 600.000 mq in cui l’impianto solare è in grado di generare più di 70.000 megawatt di energia rinnovabile e pulita ogni anno. Ketura fa parte del movimento Green Kibbutz: non vi sono sprechi e si ricicla il più possibile. Vi è un orto comunitario e un allevamento di alghe ad alta tecnologia. Nel Kibbutz Ketura si ricercano forme pulite per produrre energie rinnovabili a basso costo che possano essere impiegabili anche nei

villaggi più isolati e poveri del Terzo Mondo, privi di servizi o di sistemi di comunicazione affidabili. All’interno del kibbutz è stato costruito un piccolo villaggio stile africano, le cui capanne sono costruite con fango, paglia e fibre che assicurano un ottimo isolamento dalle alte temperature; possiedono una cucina elettrica alimentata da un micro-pannello solare esterno, un impianto biogas che trasforma i rifiuti organici in energia per cucinare, per riscaldare e per illuminare, il tutto mantenendo l’ambiente pulito, sano e creando concime liquido per le colture. Il risultato? Un prototipo di villaggio ecologico, autonomo dal punto di vista energetico che utilizza tecnologie alternative “low-tech” non dannose per l’ecosistema. Questo breve viaggio attraverso alcuni interventi dell’uomo che meno incidono sul nostro ecosistema e sulla nostra salute ci fa comprendere quanto sia possibile fare con una condotta più consapevole.

Ashalim, la centrale solare con i pannelli fotovoltaici

getto molto originale dell’architetto Yoav Messer: un ponte che collega la Lod Road di Tel Aviv alla montagna di Hiriya, dove sorge il parco nazionale Ariel Sharon. La caratteristica del ponte, lungo circa 160 metri, è di essere stato realizzato con container in disuso recuperati dai servizi marittimi (ne vengono abbandonati circa 800 mila l’anno) riciclando i materiali di scarto con l’intento di ridurre consumi e inquinamento; coperto da pannelli fotovoltaici che riparano dalla luce solare diretta, fornisce

ombra e genera l’elettricità necessaria per illuminarlo nelle ore notturne in modo del tutto autonomo. Come è risaputo, il KKL pianta alberi di ogni specie ma quelli inventati dallo scienziato Michael Lasry sono davvero particolari. Il suo progetto è nato nel 2014 nel parco naturale Ramat HaNadiv, nel nord di Israele, dove si possono trovare vaste macchie di verde con querce, pini e salici. Proprio qui sono stati installati i suoi cosiddetti alberi a energia solare o e-tree che, a differenza degli altri non sono di legno: il loro tronco è costituito da acciaio e i rami, invece delle foglie, sorreggono dei pannelli solari. Questi alberi speciali sono in grado di fornire elettricità pulita sul posto, utile per ricaricare qualsiasi dispositivo, offrire un riparo sia dal sole che dalla pioggia; sono dotati inoltre di porte USB, di una piccola fontana e di un modem wi-fi. Sono delle vere e proprie oasi tecnologiche utilissime per la produzione e la fruizione nell’immediato di energia da

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Bacini e coltivazioni agricole innovative del KKL; da sinistra: Ugo Volli, Professore Onorario di “Semiologia del testo” (Università di Torino), Marco Merola, giornalista e divulgatore scientifico e Aaron Fait, ricercatore e scienziato israeliano per le nuove tecnologie agricole

Sionismo, Terra d’Israele e il rapporto con l’ambiente

LA CULTURA di UGO

VOLLI

La Giornata della Cultura Ebraica (19 settembre 2022) è stata dedicata al tema dell’innovazione. E in effetti la capacità di rinnovarsi del popolo ebraico è una delle ragioni che l’hanno aiutato a superare esilio e persecuzioni. Ma l’occasione in cui questa attitudine a trovare il nuovo è emersa in maniera più chiara e con maggior successo è lo Stato di Israele: di per sé uno straordinario rinnovamento del popolo ebraico, che ha realizzato moltissime invenzioni non solo tecniche ma anche sociali, dal ritorno all’uso quotidiano della lingua ebraica, ai kibbutz e all’integrazione delle tante culture del mondo ebraico in una nuova identità sfaccettata, quella israeliana. Uno dei punti focali di questo rinnovamento è il rapporto con l’ambiente, con la terra di Israele, intesa nel senso più concreto. Non a caso a questo tema hanno dedicato tavole rotonde sia la Giornata tenuta

È ANCHE NNOVAZIONE

a Roma che quella di Milano, in quest’ultimo caso con la presenza di un grande scienziato dell’agronomia israeliana, Aaron Fait, e di un giornalista scientifico italiano di alto livello, Marco Merola. La sfida dell’ambiente è stata uno dei punti di partenza del sionismo. Si trattava di tentare due trasformazioni parallele entrambe molto difficili. Sul piano materiale, il compito era di rendere di nuovo abitabile e produttivo un territorio abbandonato e desertificato da quasi venti secoli. Bisognava dissodare di nuovo campi che dopo tanto abbandono si erano rinsecchiti in deserti sabbiosi o trasformati in paludi insalubri. Era dunque necessario piantare milioni di alberi, costruire argini e canali, portare l’acqua dove mancava, ridare alla terra la fruttuosità che in tempi biblici era stata evocata poeticamente col nome del latte e del miele (che era probabilmente il suc-

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co denso dei datteri e non il prodotto delle api). In questo il KKL ha avuto una funzione determinante, raccogliendo capillarmente offerte con i famosi bossoli o in occasione di momenti particolari della vita, e trasformando questo sforzo economico diffuso in un’opera straordinaria di rimboschimento e cura della terra. Parallelamente era però necessaria una trasformazione sociale altrettanto difficile: prendere una popolazione costretta da secoli a lavori insalubri al chiuso, come il commercio, il prestito, la sartoria e trasformarla in contadini capaci di affrontare con successo la fatica del lavoro dei campi. Come altri movimenti del primo Novecento, ma in maniera molto più concreta e positiva, il sionismo ha lavorato per far nascere una nuova umanità, per trasformare materialmente e moralmente il proprio popolo. La metafora comune del sabra, l’ebreo

nato in Israele duro di fuori ma dolce di dentro, come il fico d’India che in ebraico si chiama così, racconta questa trasformazione. La lotta per l’ambiente non si è fatta solo a forza di duro lavoro, ha anche richiesto innovazioni ardite. La rete idrica unificata israeliana è capace di portare l’acqua anche nei luoghi più difficili; i grandi impianti di dissalazione che hanno allentato la pressione sui depositi di acqua dolce (soprattutto il lago di Tiberiade e i depositi sotterranei) permettendo di farli rinascere; gli impianti di riciclaggio che, oggi, recuperano l’80 per cento dell’acqua usata da città e industrie (molte volte di più di quanto accada in tutti gli altri paesi); l’irrigazione a goccia che evita sprechi; la selezione di specie agricole resistenti al calore e alla salinità e spesso anche più sane e gustose di quelle da cui derivano: queste sono solo alcune delle innovazioni dell’agricoltura israeliana.

È di pochi giorni fa la notizia di un nuovo apparecchio, un drone capace di selezionare e raccogliere la frutta sugli alberi via via che matura, risparmiando moltissimo lavoro ed evitando gli sprechi derivanti da maturazioni precoci o tardive rispetto alla raccolta tradizionale, che rendevano inutilizzabile una quota consistente della produzione.

Non si tratta solo di tecnica ma di un atteggiamento generale: gli israeliani sono educati fin da piccoli a tener conto dell’ambiente difficile in cui vivono e a rispettarlo, per esempio non sprecando l’acqua o l’energia anche nelle piccole cose, a non lasciarla scorrere lavandosi i denti. E ancora oggi il Capodanno degli Alberi, la festa tradizionale che segnava già nell’Israele antico l’inizio del nuovo ciclo vegetativo, è occasione, in Israele come nel mondo ebraico della diaspora, di gesti educativi esemplari come la messa a dimora di nuove piante. Quel che è emerso da questi incontri è un tema che va ben al di là del mondo ebraico: la necessità di tener conto del cambiamento climatico non solo per cercare di limitarne la portata con una generale consapevolezza del problema e dei comportamenti che

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possono aggravarlo o al contrario mitigarlo. Ma soprattutto di far sì che la società e l’economia e soprattutto l’agricoltura cerchino di adattarsi al problema climatico, per esempio trovando le migliori specie da coltivare, usando le tecniche più opportune per non sprecare l’acqua e il raccolto, e per monitorare gli eventi. La scienza e la tecnologia avanzata sono gli alleati indispensabili in questa situazione difficile. In questo Israele può essere un supporto importante per l’Italia e per l’Europa perché le condizioni che rischiano di prevalere nel nostro territorio, come la desertificazione avanzante, la siccità ricorrente, gli eventi estremi assai più frequenti che in passato, sono molto simili a quelle che Israele ha saputo affrontare con successo. Se nel deserto del Negev, per millenni desolato e privo di vegetazione, oggi è possibile far cresce alberi da frutto e uva, a maggior ragione si può conservare il verde nelle nostre regioni minacciate. È una collaborazione che già esiste, per esempio Aaron Fait ha insegnato in diverse università italiane ed è stato consulente per vari progetti di miglioramento agricolo: una ragione in più per l’amicizia fra Italia e Israele.


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di VALERIA

MILANO

LA NOSTRA NUOVA DIRETTRICE GENERALE

Yoav Lin, KKL-JNF Photo Archive

Bonnie Scheinmann, KKL-JNF Photo Archive

“Sono venuta in Italia con molta passione ed energia per favorire l’evoluzione del KKL sotto molti aspetti... Sento che la mia più grande missione sarà avvicinare quante più persone in Italia al KKL...” Queste le parole di Liri Eitan Drai appena arrivata da Israele alla direzione dell’Ente.

Benvenuta Liri, puoi dirci qualcosa su di te e sul tuo background al Keren Kayemeth di Gerusalemme? Grazie! Questa è un’esperienza per me unica e un onore. Sono arrivata da Israele con la mia famiglia da qualche mese. Mio marito Uriel è psicoterapeuta, siamo entrambi nati a Gerusalemme e lì abbiamo avuto il privilegio di aver vissuto e costruito la nostra famiglia. Abbiamo tre splendidi figli: Mila, Emma e Adam.

Il mio percorso nel Keren Kayemeth LeIsrael è cominciato quattordici anni fa. Sono stata attiva nella Divisione Risorse e Sviluppo mondiale del Keren Kayemeth a Gerusalemme e ho quindi iniziato a lavorare con gli uffici del KKL in tutto il mondo. Ho capito l’importanza del lavoro che svolge questo Ente con cui collaborano persone veramente uniche. Ho conosciuto il mondo della filantropia sionista e le cose grandiose che si possono fare tutti in-

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sieme, condividendo l’amore per Israele. Mi sento grata per avere la possibilità di influire sulla pianificazione di importanti progetti in Israele: “Fai la differenza e lascia il segno”. Nel corso degli anni ho ricoperto varie cariche: ho coordinato le Conferenze Mondiali e sono stata in relazione con organismi come l’ONU e l’Unione Europea; ho formato un gruppo di “Giovani Leaders Ambientalisti” e negli ultimi sette anni sono stata direttrice dell’Ufficio del KKL preposto per l’Olanda e i Paesi del Nord Europa. Qual è la tua mission in Italia? Sono venuta in Italia con molta passione ed energia per aiutare il KKL a crescere. Sento che la mia più grande missione sarà avvicinare quante più persone possibi-

le in Italia al KKL. Vorrei soprattutto diffondere la conoscenza dell’Organizzazione, chi siamo e cosa facciamo esattamente. Penso che il lavoro del KKL sia immenso, e non tutti possono capirne gli scopi e il valore che ha per Israele, quindi sarò onorata di poterlo divulgare. Con il mio grande amore per Israele e la mia ammirazione per il lavoro del KKL, collaborando con il meraviglioso staff degli uffici e con la dirigenza, troveremo soluzioni sicuramente innovative e creative per fare sempre di più. Qual è oggi e per i prossimi anni l’impegno del KKL nel mondo? Stiamo ovviamente prendendo parte al compito di combattere la crisi climatica. Contestualmente, continueremo a investire in altri am-

biti come l’educazione: l’esempio chiave sono gli “Heritage Centers” del KKL. Sono dei Centri Educativi per giovani situati in varie cittadine periferiche, focalizzati sulla formazione, dove si forniscono strumenti per affrontare il futuro e rafforzare l’identità di appartenenza. Tutto questo unitamente allo studio dell’ambiente con lo scopo di educare e coinvolgere sempre di più i giovani.

Qual è il progetto a cui hai partecipato che ti ha più entusiasmato? Uno dei problemi in Israele è che la gente preferisce vivere nel centro del Paese dove le infrastrutture e la qualità della vita sono migliori. La nostra Nazione è così piccola che dobbiamo essere

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creativi e incoraggiare più gente possibile a vivere anche nelle periferie, specialmente al Sud dove le condizioni sono meno favorevoli a causa del caldo, della siccità e dell’isolamento. Il mio progetto preferito riguarda Mitzpe Ramon, che è una cittadina situata tra Beer Sheva e Eilat. Con il supporto dei donatori olandesi, il KKL ha preparato il terreno per l’agricoltura. Le terre sono state date alle famiglie che volevano sperimentare la vita nel deserto. Parallelamente abbiamo costruito un bacino d’acqua, indispensabile per irrigare le colture sui terreni che avevamo predisposto. Oggi abbiamo cantine e vigne famose che provengono da quelle coltivazioni: un doppio trionfo in cui i più grandi vincitori sono Israele e l’ambiente!


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LA NOSTRA NUOVA DIRETTRICE GENERALE

Vale la pena di menzionare che il KKL sta utilizzando sempre nuove misure per abilitare l’agricoltura in aree desertiche con condizioni climatiche estreme, tramite la conservazione dell’acqua e lo sviluppo sostenibile. Anche nel campo forestale, che è il nocciolo dell’attività del KKL, abbiamo adottato degli strumenti con tecnologie avanzate per preservare le aree all’aperto, ridurre gli incendi e tanto altro. Guardiamo sempre avanti!

Quali progetti hai in mente per il KKL Italia? Mi sto impegnando per trovare l’esatto mix di progetti che riguardano l’ambiente, ma vorrei anche promuoverne altri che abbiano un effetto positivo sulla popolazione. Credo che vedere quanto i progetti del KKL cambino la vita dei cittadini di certe aree, rispettando l’ambiente, faccia la differenza per i donatori.

Qual è il tuo messaggio ai sostenitori del KKL Italia? Vi invito caldamente a unirvi a noi in questo percorso. Personalmente sarò felice di incontrarvi e di imparare da ognuno di voi. Sono disposta ad accogliere nuove idee, creare nuove collaborazioni e imparare dalla vostra esperienza. Mi piacerebbe sapere quali sono le cose che trovate interessanti, quali progetti vorreste sostenere, cosa vorreste sapere su Israele e sul KKL: potremmo condividere queste informazioni nei prossimi articoli di Karnenu. Siamo qui per voi e la porta è sempre aperta.

ISRAELE: POLO DI INNOVAZIONI AGRICOLE E TECNOLOGICHE

Shemen, vicino Gerusalemme, ogni incendio può essere spento con un solo bicchiere d’acqua, se solo viene preso in tempo: quello che il KKL sta cercando di fare è sviluppare nuove tecnologie e metodi per rilevare gli incendi il prima possibile e agire in breve tempo. A questo scopo si utilizzano: il sistema di prevenzione Tinshemen che riesce a individuare anche il fuoco proveniente dai mozziconi di sigaretta abbandonati, i moderni camion antincendio dotati di attrezzature di nuova generazione capaci di attraversare i sentieri stretti e impervi dei boschi e le torrette di vedetta che consentono il costante monitoraggio delle foreste. L’altro obiettivo è combattere la desertificazione. Un bellissimo esempio è quello della foresta di Yatir, piantata interamente dall’uomo e che costituisce oggi il grande polmone verde del deserto del Negev. L’Ambasciata israeliana ha presentato vari progetti che l’Italia porta avanti in collaborazione con Israele nel campo dell’agricoltura e nell’industria casearia. A questo proposito sono state rese note le collaborazioni con i Paesi africani con cui vi sono progetti di scambio di know how e competenze agricole.

Quest’anno, in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, il KKL è stato invitato a Roma a parlare nel panel “Israele come polo di innovazioni agricole e tecnologiche”, insieme al ricercatore Antonello Pasini e al rappresentante dell’Ambasciata di Israele in Italia Raphael Singer. Questo evento, moderato dal giornalista scientifico Marco Merola, è stato il primo intervento pubblico a cui ha partecipato la neo direttrice Liri Eitan Drai che ha dato il benvenuto al pubblico e ha parlato delle ultime innovazioni messe in campo dal KKL in tema di gestione delle foreste e lotta al cambiamento climatico; si è soffermata su due punti cruciali: la prevenzione degli incendi e la lotta alla desertificazione. Come racconta un forestale di Ben

Nella foto gli ospiti dell’evento; da sinistra: Antonello Pasini, Raphael Singer, Marco Merola, Liri Eitan Drai e Daniel Hayon

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RICORDO ADELE di

DI ARALDI

ADRIANA VALABREGA

Durante le persecuzioni nazifasciste Adele Baraldi di Villar Dora, un paesino della bassa Val di Susa, nascose, aiutò e protesse Vittorina Bachi e Giuditta Levi Lahmi, nostra bisnonna, nella casa che condivideva con la sorella Nice. Ecco come si svolsero i fatti. Nel periodo 1943-45, le famiglie Lahmi Valabrega, Cassin De Benedetti e Finzi Tedeschi trovarono rifugio nella casa della famiglia Richetto, alla Borgionera, mentre Giuditta Levi Lahmi e Vittorina Bachi De Benedetti, le due nonne anziane, erano nascoste a Villar Dora dalla giovane Adele Baraldi che se ne prendeva cura aiutata dalla sorella e da Angiolina Quattrin. Nell’autunno del ‘43 Adele Baraldi riuscì a trovare un rifugio sicuro per i nostri famigliari in fuga da Torino a causa delle persecuzioni nazifasciste. Adele chiese a una sua conoscente, Maria Dorno Richetto di Villar Dora, di aiutarla a nascondere i poveri rifugiati: lei si rese disponibile e si organizzò subito per ospitare le tre famiglie alla Borgionera, frazione di Villar Dora, in una baita di sua proprietà. I figli della signora Maria, in particolare Carmelo Richetto, con l’amico operaio e partigiano Luigi Giorda (Vigiu), si impegnarono a difendere con le armi le famiglie, di giorno e di notte, ad avvisarle e proteggerle in tempo da ogni situazione pericolosa. Negli ultimi mesi di guerra il parroco di Rubiana, Don Re, mise a disposizione un casolare lì vicino e le famiglie vennero trasferite perché fossero maggiormente al sicuro. Intanto si erano aggiunti altri componenti della famiglia Valabrega: il figlio Franco, capo partigiano in Val di Lanzo e la giovane moglie Luciana Tedeschi. A Rubiana, i rifugiati del gruppo famigliare riuscirono a salvarsi, in tutto dodici persone. All’inizio degli anni ’80, la famiglia Richetto venne riconosciuta tra i Giusti fra le Nazioni per aver salvato delle vite; in rappresentanza della famiglia, Carmelo Richetto e la moglie Angiolina furono invitati allo Yad Vashem, a Gerusalemme, dove ricevettero la medaglia per il conferimento del titolo e il diploma d’onore. La ricerca dei discendenti di Adele e Nice Baraldi non ha ancora dato dei risultati ma faremo il possibile per rintracciarli e organizzare anche per loro la cerimonia di riconoscimento del titolo di Giusti fra le Nazioni. Nell’attesa di riuscirvi, io e mio cugino Paolo Valabrega desideriamo ricordare Adele e Nice piantando alberi in Israele in loro onore, con immensa gratitudine. I famigliari di Adriana Valabrega, Villar Dora

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Durante i cinque giorni di permanenza gli ospiti hanno visitato i siti, i progetti sul campo e discusso dei successi e delle nuove sfide da affrontare nei prossimi anni in Israele. Erano presenti per il KKL Italia: il Presidente Sergio Castelbolognesi, il Vicepresidente Daniel Hayon e la Direttrice Liri Eitan Drai. Shariel Gun, Direttore della divisione di raccolta fondi e relazioni esterne del KKL-JNF, ci ha raccontato: Abbiamo avuto la partecipazione di oltre 80 presidenti, membri del consiglio di amministrazione e CEO provenienti da 36 paesi. Questa conferenza è molto importante perché ci consente di rafforzare i legami e le relazioni con i nostri rappresentanti all’estero, ci siamo riuniti per mostrare i frutti del loro lavoro, ringraziarli, ascoltarli e presentare loro ciò che siamo stati in grado di realizzare grazie ai contributi che hanno apportato ai progetti. Uno dei principali eventi che si è tenuto durante la conferenza è stata la presentazione del Climate Solutions Award, un programma congiunto del KKL-JNF, del JNF Ca-

nada e del donatore canadese Jeff Hart. Il programma prevedeva l’assegnazione di premi per un totale di un milione di dollari per tre studi innovativi nel campo della riduzione delle emissioni di gas serra. Tra le decine di proposte pervenute ne sono state selezionate dieci, tra le quali una giuria di esperti ne ha premiate tre. Le proposte dei vincitori riguardavano i settori delle energie rinnovabili e del loro stoccaggio, la riduzione delle emissioni nella bioedilizia, nella gestione delle acque pulite e di quelle reflue, la riduzione delle emissioni degli animali e altro ancora. Il Presidente Sergio Castelbolognesi ha poi sottolineato: La conferenza è importante perché ci riunisce tutti qui, per lavorare per Israele e promuovere il suo nome nel mondo. Inoltre, questo incontro ci consente di confrontarci con attivisti di tanti Paesi, in modo da poter imparare nuove tecniche e persino insegnare il lavoro alla propria popolazione locale per promuovere Israele e, naturalmente, contribuire ai progetti del KKL-JNF. Il contributo del KKL-JNF non si

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esaurisce con le questioni ambientali, ma evidenzia l’avvicinamento di Israele alla società italiana. La comunità ebraica in Italia è molto piccola. Diamo molta attenzione alle scuole, specialmente a quelle ebraiche e cerchiamo di educare i bambini sulla storia del KKL-JNF nel corso degli anni, spiegando i futuri progetti che renderanno Israele più forte e più verde. Manteniamo buoni rapporti con le istituzioni

israeliane in Italia e le assistiamo nella promozione di Israele presso la popolazione locale, dal momento che i media italiani non sempre raccontano correttamente Israele. E aggiunge: Svolgiamo attività ambientali insieme ad alcune importanti istituzioni italiane accanto alle consuete attività di raccolta fondi per progetti e piantagioni di alberi In Israele. Il congresso si è concluso con una magnifica cena di gala, nella qua-

Ariel Zandberg, KKL-JNF Archivio Foto

a cura di MARISA HAZAN Dal 26 al 30 ottobre si è tenuta a Gerusalemme la KKL World Leadership Conference 2022, il congresso mondiale dedicato ai dirigenti del KKL provenienti da tutto il mondo.

I partecipanti al Congresso dal KKL di tutto il mondo; in alto a destra: Doron Merkel, Direttore del dipartimento scientifico del KKL, il vincitore del concorso e i due rappresentanti del KKL Canada Galit Levi e Jeff Hart; sotto: Shariel Gun, Sergio Castelbolognesi e Max Federann CEO del KKL Svezia

Ariel Zandberg, KKL-JNF Archivio Foto

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Ariel Zandberg, KKL-JNF Archivio Foto

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LAVORARE PER SRAELE

le l’ospite d’onore dell’evento era l’ex Capo del Mossad, Yossi Cohen. Uno dei momenti principali di questa serata speciale è stata la commemorazione di una cara amica del KKL Italia scomparsa quest’anno: Giuditta Matalon z”l, la più importante donatrice del KKL-JNF. Di lei ha parlato Castelbolognesi descrivendo il suo animo sensibile e il suo grande amore per Israele. Una donna che ogni anno sosteneva importanti progetti in Israe-

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le, spendendo poco o niente per sé e che, nelle sue volontà, oltre a destinare al KKL tutti i suoi beni, ha perpetuato il suo sogno: che il KKL continui a lavorare con il grande impegno di sempre per lo sviluppo e la tutela di quella che Giuditta definiva come la Terra più bella del mondo. A conclusione della serata è stato proiettato un video in cui Giuditta racconta la sua storia: i presidenti di tutto il mondo si sono uniti in un commosso applauso.


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T

di RAV ALFONSO ARBIB Rabbino Capo di Milano

LTRE LA

ZEDAKÀ

Fondamentale la comprensione e un genuino interesse per il prossimo.

Dice il Pirkè Avòt (Massime dei Padri) che il mondo poggia su tre cose: sulla Torà, sul servizio divino e sulla ghemilùt chassadìm (opere di bene, opere di amore). Questo passo rappresenta una sintesi di tutta la tradizione ebraica. Da una parte il rapporto con Dio che a sua volta viene declinato in due elementi fondamentali: lo studio (Torà) e la preghiera (avodà).

Il terzo elemento fondamentale riguarda invece il rapporto con il prossimo, il far del bene agli altri. Che cos’è la ghemilùt chassadìm? Innanzitutto bisogna chiarire che non è la tzedakà (beneficienza, letteralmente giustizia) ma qualcosa di diverso e molto più ampio. In un passo della Torà ci viene detto che dobbiamo occuparci del prossimo e dargli ciò che gli manca. Questa espressione è però ripetuta due volte. I Chakhamìm (Maestri) si chiedono il motivo e rispondono in questo modo: Bisogna occuparsi delle necessità degli altri e dei loro bisogni primari, cibo, vestiario, alloggio e di conseguenza fare di tutto per colmare le mancanze, per dare la possibilità alle persone di vivere dignitosamente. Questa è la tzedakà che, come è noto, è un dovere per ogni singolo ebreo. Ma perché ripetere una seconda volta lo stesso concetto? Rashì (rabbino medievale francese) commentando questo verso, ci

sorprende dicendo che bisogna fornire al prossimo perfino un cavallo su cui cavalcare. Di che cosa si tratta? Perché questa persona non può arrangiarsi in un altro modo? Perché deve avere il lusso di avere un cavallo su cui cavalcare? In realtà qui la Torà ci sta mostrando un altro tipo di mancanza, altri tipi di “bisogni”.

Proviamo ad attualizzare quello che dice Rashì. Prendiamo il caso di una persona ricca che, improvvisamente, perde tutto e diventa povera. Questa persona avrà le necessità che abbiamo tutti noi: cibo, vestiario, alloggio, ma si trova in una situazione psicologica particolare. A quest’uomo manca la sua vita precedente, mancano i lussi del suo passato (per esempio è costretto a servirsi dei mezzi pubblici mentre prima possedeva una macchina di lusso). Con il cavallo su cui cavalcare la Torà ci sta dicendo che dovremmo procurargli anche la macchina? È veramente così? Dobbiamo preoccuparci anche dei capricci delle persone? Da un punto di vista pratico probabilmente no, probabilmente non arriveremmo mai a procurargli un’automobile perché ci saranno sempre persone che avranno necessità più impellenti e di cui dobbiamo preoccuparci prioritariamente. Quello che dice Rashì in realtà è

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che dobbiamo capire che si tratta di necessità e bisogni reali. Non si tratta di un capriccio ma quest’uomo vive una sofferenza psicologica che noi dovremmo essere in grado di capire. Soltanto comprendendola possiamo aiutare questa persona a superarla o perlomeno ad affrontarla.

Questa è la ghemilùt chassadìm, tentare di capire i bisogni degli altri da un punto vista materiale, psicologico e anche spirituale. La ghemilùt chassadìm per esempio vuol dire far visita a un malato, consolare una persona in lutto. Facendo così non aiutiamo materialmente una persona ma le diamo un importantissimo sostegno psicologico. I Chakhamìm dicono che chi visita un malato gli toglie un sessantesimo della malattia. Il midràsh racconta che un giorno si ammalò uno studente e i suoi Maestri non andarono a trovarlo perché impegnati nello studio.

Un giorno andò a trovarlo Rabbì Akivà e lo trovò in condizioni molto difficili; a quel punto si occupò innanzitutto di preparagli da mangiare, di pulire la casa e poi rimase con lui sostenendolo psicologicamente. Quando stava per uscire il ragazzo si rivolse al maestro dicendogli: Rabbi mi hai fatto rivivere. Rabbì Akivà (noto Maestro ucciso dai romani nel II sec e.v.) com-

mentò che chiunque non vada a fare visita a un malato sparge sangue. Fare ghemilùt chassadìm non è semplice, richiede impegno e capacità di capire il prossimo, di immedesimarsi nelle sue sofferenze e nelle sue gioie.

Un rabbino contemporaneo, Rav Shlomo Wolbe, una volta spiegò ai suoi allievi il senso della ghemilùt chassadìm, che consiste nel capire e, se possibile, soddisfare i bisogni degli altri. Dopo averlo spiegato diede a loro un compito da svolgere: essi dovevano concentrarsi per una settimana su una persona e provare a capirne le necessità. Gli allievi svolsero diligentemente questo compito e tornarono dal Maestro. Prima che potessero parlare

Rav Wolbe disse loro: Voglio anticiparvi le conclusioni a cui siete arrivati. Avete scoperto che gli altri hanno le medesime necessità che avete voi. In realtà però non è così. Ogni persona è diversa, ogni persona ha sofferenze e gioie diverse; siete arrivati a quella conclusione perché in realtà non riuscite a guardare gli altri ma rimanete concentrati su voi stessi e proiettate sul prossimo i vostri problemi arrivando alla conclusione errata che in fondo siamo tutti uguali. Per riuscire a capire le necessità del prossimo e per penetrare la sofferenza altrui è necessario quindi innanzitutto uscire fuori da sé stessi e provare a non sentirsi al centro dell’universo ma mettersi da parte per pensare al pros-

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simo. Operazione tutt’altro che semplice ma fondamentale, senza questo non è possibile la ghemilùt chassadìm: è possibile la tzedakà perché le necessità primarie sono uguali per tutti, ma la ghemilùt chassadìm è molto più profonda, richiede capacità di introspezione psicologica e un genuino e profondo interesse per il prossimo.

Per questo motivo i Chakhamìm dicono che la ghemilùt chassadìm è superiore alla tzedakà e riguarda il rapporto con il prossimo che com’è noto è fondamentale per la tradizione ebraica; in realtà però è fondamentale anche nel rapporto con Dio, i nostri Maestri dicono che attraverso l’amore verso il prossimo si può arrivare all’amore verso Dio.


ra di riabilitazione pediatrica e adolescenziale in Israele. Qui vengono curati i bambini affetti da patologie cerebrali congenite e acquisite, malattie neuromuscolari, lesioni del midollo spinale e ustioni. L’area verde del reparto di fisioterapia e terapia occupazionale è stata trasformata, grazie al sostegno del KKL, in una vera e propria palestra a cielo aperto, dove i piccoli pazienti possono migliorare le loro abilità grazie alle diverse attività, tra cui il giardinaggio, superando alcuni degli ostacoli che si troveranno ad affrontare una volta dimessi. Azioni come la semina, la raccolta, la potatura e la sistemazione dell’orto all’interno del giardino

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HORTICULTURAL

L’ortoterapia è una modalità di utilizzo di tecniche agricole, come la coltivazione degli ortaggi e la cura del giardino, a scopo terapeutico per portare benefici di salute psico-fisica alle persone che la praticano. Prima di parlare di ortoterapia bisogna fare un passo indietro per capire in cosa consiste questo metodo. Alla base troviamo l’orticoltura che può avere molte definizioni, in questo caso parliamo delle pratiche e delle conoscenze che portano alla nascita e crescita di fiori, frutta, verdura, alberi e arbusti, che a loro volta generano una reazione parallela emotiva e

fisica dei singoli individui, recando sollievo e benessere in termini di salute psicofisica. Secondo l’autore Lewis del testo “Horticulture as Therapy” (Simson&Straus 1976) esiste una notevole differenza fra il giardinaggio e la terapia orticolturale: il primo può migliorare il benessere della comunità o di gruppi di persone che vivono nello stesso ambiente e che

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di DAFNA

no stati piantati alberi da frutto, spezie e varie piante aromatiche che regalano un’atmosfera multisensoriale e una piacevole esperienza nella natura. Vi sono anche cartelli esplicativi e dettagliati in caratteri Braille. Un recente studio ha dimostrato che il colore verde delle piante e dei prati migliora le condizioni psico-fisiche poiché trasmette serenità, tranquillità, equilibrio e rallenta i battiti cardiaci donando un senso di calma. Ai giardini terapeutici sono state riconosciute le capacità di:

TERRACINA

HERAPY condividono interessi, la seconda riguarda le interazioni uomo-pianta in modo più intimistico. Il suo obiettivo primario è il recupero e il benessere individuale dei pazienti: le piante diventano così uno strumento di riabilitazione. Con lo sviluppo dell’ortoterapia e dopo aver constatato i benefici che essa può arrecare all’uomo, si è avviata la creazione di giardini terapeutici all’interno di strutture ospedaliere, centri diurni e case di cura. A Gerusalemme è presente l’ospedale ALYN, l’unica struttu-

stimolano infatti l’olfatto, la vista, il tatto e l’udito consentendo lo sviluppo di abilità e competenze. Un tipico giardino terapeutico contiene, ad esempio, l’aiuola di piante aromatiche come prezzemolo, salvia, rosmarino, ben adattabili a diversi contesti climatici e pedologici (relativo allo studio del terreno). Molte di esse, con i loro colori, il loro profumo e il loro gusto, stimolano i sensi di chi frequenta il giardino. A proposito di spazi verdi terapeutici, in Israele nei pressi della foresta Ben Shemen, il KKL-JNF ha realizzato il primo parco per ipovedenti Morris Kaufman. Il parco comprende un sentiero escursionistico lungo il quale so-

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1. Ridurre e attenuare le sindromi di deficit dell’attenzione e dell’iperattività (ottimo quindi per i bambini);


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HORTICULTURAL

2. Regolare il respiro e il battito cardiaco; 3. Regolare gli stati d’ansia e diminuire l’irritabilità procurando il buon umore; 4. Accelerare i tempi di guarigione soprattutto a seguito di interventi chirurgici o episodi legati ad eventi traumatici; 5. Supportare le cure della malattia di Alzheimer o di altre malattie senili e degenerative; 6. Controllare i sintomi del diabete e regolare sindromi legate al cibo; 7. Migliorare il sistema immunitario.

Oltre ai benefici psico-fisici, l’ortoterapia riveste un ruolo importante anche in ambito sociale in quanto il lavoro di gruppo, lo svolgimento di attività collettive e la condivisione di spazi e strumen-

ti favorisce la socializzazione superando emarginazione e solitudine. Ciò permette di riacquistare fiducia nelle proprie capacità e di acquisire un ruolo sociale. L’impegno legato alla gestione diretta di un’area verde permette il recupero di abilità manuali e di capacità di autoresponsabilizzazione; si è potuto notare un miglioramento delle funzioni cerebrali come la capacità di comunicazione, di pensiero e di concentrazione. Le persone affette da disabilità motorie gravi hanno difficoltà ad accedere a tali spazi a causa delle barriere architettoniche che impediscono loro di raggiungerli fisicamente. Per risolvere questo problema molte associazioni hanno realizzato strutture apposite che consentono alle persone con disabilità di fruire di queste aree verdi. Un esempio è il progetto TER-

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HERAPY

RAFORM, un giardino dedicato a persone con mobilità ridotta: consiste in un sistema di vasche riempite di terriccio realizzate su tre lati in legno e sul quarto in materiale plastico con sagoma semicircolare. Questa tipologia di progettazione consente alle persone con mobilità ridotta di accedere agevolmente all’orto. L’utilizzo di strumenti di lavoro leggeri e l’esecuzione di movimenti ritmati, in una successione definita, fa sì che vengano stimolate le abilità motorie di persone con disabilità. Le piante parlano di cambiamento, di inizio e fine di cicli e di difficoltà e aiutano pertanto ad accettare i cambiamenti nella propria vita. Ogni ostacolo, ogni insuccesso può essere un’occasione di apprendimento e di accettazione in un ciclo vitale più ampio di quello individuale.

, o d n a n i m m a C ando... Sogn Avanzo lentamente, come se fossi incolonnato, eppure non c’è traffico, sull’autostrada a quattro corsie non c’è nessuno, solo io, come ai tempi del lockdown con l’autocertificazione, ma non c’è il lockdown, poi la strada si restringe a due corsie, poi diventa una sola che attraversa il mare, come l’autostrada che porta a Venezia, ma non sono a Venezia, non vedo Piazzale Roma e ai lati non ci sono i guardrail, mare a sinistra, mare a destra, la strada è diventata ormai così stretta che fatico a tenerci sopra le quattro ruote, in fondo vedo il mare che si sta chiudendo sulla strada, non ho spazio per girare l’auto e tornare indietro, provo con la retromarcia, il motore tossisce, il mare si sta alzando mangiando la strada e mi viene incontro piano piano, senza fretta, sulla misera striscia di terra rimasta asciutta la macchina fatica a muoversi, mi sale il panico e... mi sveglio... era solo un brutto sogno, meno male che queste cose succedono solo nei sogni, nella realtà è ben diverso, Covid, pandemia, lockdown, malattia, vaccini, mascherine, guerra nucleare, inquinamento, riscaldamento globale e disastri ambientali, crisi energetica, crisi economica, crisi sociale, bollette quadruplicate, spesa al super diventata impossibile, tutti che corrono continuamente, parlano concitatamente, talvolta urlando, e nessuno che ascolta, non c’è pace nè rassicurazione, solo una strisciante preoccupazione globale, digitale, con l’ansia per la certezza dell’incertezza e la comunicazione umana azzerata sugli schermetti... poi naturalmente furto (meglio quello legalizzato), truffa (meglio agli anziani) ingiustizia, soprusi, abusi, droga, violenza (ai cinema o in TV solo film del genere) e il falso imperante che si diffonde ovunque come verità senza alcun controllo, la Terra è piatta, è evidente per tutti... ma anche questo è un brutto sogno! Come ci si sveglia dalla realtà? Per molte tradizioni, compresa quella ebraica, esistono due mondi, Olam Azè, questo mondo, e Olam Abbà, l’altro mondo, l’aldilà a cui si accede dopo la morte; tuttaSono 120 anni che il Keren Kayemeth prepara l’evento, Israele è già una Terra stillante latte e miele, non più arido deserto, quello che i nostri pionieri sognavano il KKL lo ha realizzato: ricordare il KKL nel proprio testamento, anche solo in parte, potrebbe essere quel tassello che ancora manca per vedere finalmente realizzata la promessa di Re Davide a beneficio di tutta l’umanità.

via il Talmud precisa che il sonno equivale a un sessantesimo della morte, quindi ogni notte noi sperimentiamo la morte (e l’altro mondo) già in questo mondo mentre dormiamo, seppur in misura ridotta e reversibile.

Cosa succede nell’altro mondo, come ci si arriva e perché nessuno lo sa, non si percepisce l’attimo dell’addormentamento quando si passa di là, non si percepisce l’attimo del risveglio quando si torna di qua, però è evidente che quando si dorme si deve necessariamente vivere altrove, 8 ore di media al giorno di sonno sono un terzo della veglia, per una persona di 75 anni fanno 25 anni, venticinque anni, un lasso di tempo enorme che manca del tutto nei ricordi del vissuto, chi può dire con certezza che la vera vita non sia quella del sonno, dove tutto accade più velocemente essendo fuori dal tempo e dallo spazio, invece di quella della veglia, di qua sogniamo l’aldilà, ma forse anche di là sogniamo l’aldiquà senza poi mantenerne alcun ricordo, dopotutto le emozioni, ovvero ciò che ci definisce vivi, sono le stesse, ansia, angoscia, gioia, paura, allegria etc. sono percepite con la stessa intensità, nei sogni come nella realtà.

Shir Hamaalot, Canto dei gradini, Tehillim salmo 126, quando il Signore ci farà tornare a Sion saremo come trasognati, ci sarà un momento nella Storia dove sogno e realtà diventeranno quasi indistinguibili, ci siamo quasi, az imale sechok pinu ulshonenu riina, allora le nostre bocche si riempiranno di risa e le nostre labbra di canti gioiosi, è questo il futuro del mondo secondo la tradizione di Israele, nulla a che fare con le catastrofi prospettate a tambur battente dai media, non è un sogno ma una promessa, restiamo connessi.

Maurizio Hazan

Lasciti KKL Gerusalemme

Tel: 02418816 – 335276425

e-mail: kklmilano@kkl.it isemamil@gmail.com


Lo Stato Ebraico abolisce l’acclamata competizione di bellezza e l’opinione pubblica si spacca in due.

A distogliere per un attimo l’attenzione dalle elezioni in Israele, le più sofferte e discusse degli ultimi anni, è stata una notizia apparentemente frivola e leggera, certo se messa a confronto con un tema tanto sensibile e cruciale quanto il futuro della leadership israeliana. Una notizia che ha inizialmente coinvolto gli appassionati di gossip, per poi sollevare un polverone su tutte le più autorevoli testate giornalistiche del Paese. Un vero terremoto che ha scosso il Paese più di quanto siano riusciti a fare Netanyahu, Gantz e Lapid. Si è infatti appreso che la competizione di bellezza Miss Israele, rigorosamente tenutasi nel Paese dal lontano 1950 ad oggi, è stata annullata. Proprio così: cancellata, revocata, abolita, eliminata senza lasciar traccia. Non si terrà dunque quest’anno, e non è chiaro se verrà ripristinata nel futuro prossimo. Ciò significa che Israele non spedirà una sua rappresentante al prestigioso concorso di Miss Universo previsto per il mese di gennaio negli Stati Uniti, e non nominerà un’esponente armata di fascia e coroncina pronta a promuo-

di DAVID

vere tutte quelle cause di cui la più bella del paese si è sempre fatta carico. Più o meno volentieri. Come spesso accade, anche in questo caso l’opinione pubblica si è spaccata in due: pro e contro, favorevoli e contrari, estasiati e indignati. A sostenere la decisione storica sono stati quelli che hanno sempre visto nella gara di bellezza un insulto al genere femminile, un oltraggio nei confronti di quelle donne costrette a nascondere il proprio cervello dietro uno striminzito costume da bagno, un bel sorriso e delle parole vuote sulla pace nel mondo. A contestare l’annullamento della competizione, invece, sono state tutte quelle persone che hanno sempre riconosciuto nella Miss in questione delle qualità e un ruolo che superassero la semplice estetica. L’acclamato concorso di bellezza, sempre secondo molti, ha permesso infatti di far emergere grandi talenti quali quello dell’attrice Gal Gadot, che in tempi record ha conquistato i più importanti red carpet di Hollywood, e la conduttrice televisiva Ilanit Levy, presto diventata uno dei più noti e amati volti del paese. Ma non solo. Negli ultimi anni Miss Israele è sfociata anche nel sociale, quando ha

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ZEBULONI

nominato Yityish Aynaw come prima reginetta di bellezza etiope del paese, dando voce a tante ragazze che fino a quel momento si erano sentite trasparenti, come appartenenti a un’ingiusta serie B. Altre reginette hanno fatto parlare di sé, anche anni dopo il titolo e la corona. Linor Abargil, per esempio (non solo Miss Israele, ma anche Miss Universo), da modella e indossatrice di biancheria intima per le più popolari case di moda israeliane è recentemente diventata un’ultraortodossa di prima categoria, con tanto di copricapo in testa e gonna lunga fino ai piedi, donando così ai fan un nuovo modello di bellezza in cui credere. Mirit Greenberg, invece, è tornata a posare su tutte le copertine più importanti del paese dopo aver scoperto di avere un tumore al seno. In piene cure chemioterapiche, infatti, Mirit ha posato senza trucco e senza capelli, ricordando a chi se lo fosse dimenticato cosa sia la vera bellezza: quella naturale, che non ha bisogno di maschere per splendere. In un’intervista radiofonica, la modella e Miss Israele 2019 Sella Sharlin ha cercato di spiegare l’importanza della competizione in questione. Per chi non lo sapesse,

vecchia data (per quanto un’amicizia tra due ventisettenni possa essere vecchia), chiedendo la sua opinione a riguardo. L’amica in questione è Tamar Morali, la ragazza che ha segnato la storia per essere stata la prima ebrea a competere come potenziale regina di bellezza in Miss Germania. Sì, la stessa Germania che fino a poco più di settant’anni prima vedeva in lei un essere inferiore e deplorevole. Oggi parliamo al telefono mentre lei allatta la sua prima figlia, con il tono di chi ormai vede la realtà da un’altra prospettiva, più matura e meno enfatica. Ho conosciuto Tamar anni prima che diventasse una promotrice della bellezza nel mondo e sentendola raccontarsi in questa nuova fase della sua vita, mi pare che nulla sia mai realmente cambiato nella percezione di estetica che la neo mamma ha sempre dichiarato di avere. Ho deciso di partecipare a Miss Germania perché ero ben consapevole di cosa mi aspettasse, sapevo a cosa andavo incontro, mi ha spiegato Tamar. In Germania, a differenza di altri posti, non si dà importanza solo alla bellezza, ma anche alla storia della concorrente e al suo messaggio universale. Ho incontrato nei casting ragazze sovrappeso e una ragazza alla quale mancava una gamba. Io sapevo di voler gareggiare per rendere nota la mia storia e quella del mio popolo. Volevo che una ragazza ebrea dalle radici ben piantate in Israele salisse sul pal-

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Sasson Moshe e Idan Netanel

Avigail Ozi

Roberto Blabl

Sami Ben Gad, Yaki Halperin, Sasson Moshe, Gaillarde Simon Getty Images

Tal Shahar

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ADDIO A MISS SRAELE

questo concorso di bellezza fornisce molti strumenti a chi viene scelto. Io, per esempio, ho fondato un’associazione che si occupa di educazione finanziaria per i giovani. Il mio obiettivo è quello di dare una piattaforma alle donne che desiderano essere indipendenti, ha raccontato Sharlin. Poi ha aggiunto: Dobbiamo tenere sempre a mente la lunga tradizione di donne forti che hanno vinto la gara e influenzato l’industria del Paese. La sopracitata Linor Abargil, invece, dopo aver abbracciato il mondo ebraico ultraortodosso, si è mostrata meno disperata delle sue co-regine per l’annullamento del concorso. Sul suo profilo Instagram ha scritto: Voi vedevate in me una ragazza con una corona in testa, felice. Io vedevo invece una ragazza triste, che desiderava che qualcuno si accorgesse del periodo difficile che stava attraversando, che le mancava casa, che era lì solo perché desiderava scappare da tutto. Una donna non è solo il suo corpo o il suo viso, nessuno al mondo ha il diritto di criticarci o di valutare il nostro peso. Le persone cambiano, il mondo cambia, è lecito dire che abbiamo sbagliato e che dobbiamo andare avanti. Un grido di dolore, uno sfogo che ha commosso il web, gettando una nuova luce su quello che è il mondo delle Miss sempre sorridenti, sempre perfette nella loro taglia 42. Incapace di prendere una posizione, mi sono rivolto a un’amica di

coscenico e si mostrasse in tutto il suo splendore. Quello interiore, quello storico, quello simbolico, oltre che quello estetico. Desideravo farlo proprio lì, in Germania, per il passato che noi tutti conosciamo. Questa era per me la chiusura di un cerchio, il messaggio che volevo trasmettere a chi mi guardava, il motivo per il quale mi sono buttata in questa avventura. In merito alla medesima competizione, in Israele, Tamar ha specificato: Trovo che sia uno sbaglio annullare il concorso. Credo piuttosto che sia molto più efficace adattare il formato esistente all’epoca storica che stiamo vivendo, quella in cui ci sono donne che vogliono far sentire la propria voce e avere un impatto concreto sulla realtà circostante, e non solo apparire. Bisogna dare a ogni donna la possibilità di raccontarsi, perché sono le nostre storie e le nostre emozioni a renderci realmente belle. Mi affido dunque a Tamar e alla sua versione di questo tema apparentemente frivolo, ma estremamente complesso. Mi affido alle parole di chi questa realtà l’ha vissuta sulla propria pelle, sperimentandone in prima persona i pro e i contro, certo che la sua personale percezione di bellezza possa essere in qualche modo universale. Come diceva Sophia Loren, d’altronde, niente rende più bella una donna della consapevolezza di essere bella. E io aggiungerei, al di là di ogni titolo. Con o senza corona.


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Un viaggio in Israele con la Zionist Leadership Academy

Foto di Ariel B. Gold

KARNENU GIOVANI

RISCOPRIRE LE

di

DAVID FIORENTINI

Presidente UGEI

ERLE DEL KKL

Un nuovo capitolo della Zionist Leadership Academy, la joint venture tra Keren Kayemeth LeIsrael e World Zionist Organization, per formare la prossima classe dirigente dell’ebraismo internazionale.

Dopo la memorabile tappa in Messico in primavera, lo scorso settembre i 40 giovani leader da oltre 20 nazioni si sono ritrovati per il secondo Global Summit in Israele. Il convegno ha sancito la conclusione della prima edizione del percorso di formazione e approfondimento. Per l’occasione, gli strepitosi organizzatori Ariel Goldgewicht, Esti Goldwasser e Dikla Stanger hanno scelto di ampliare il viaggio con una full immersion nelle svariate attività del KKL in Israele.

Dopo un primo soggiorno a Tel Aviv, abbiamo visitato la House of Excellence di Kiryat Malachi, un centro ricreativo in cui il KKL offre programmi di doposcuola per offrire l’opportunità ai giovani di periferia di sfruttare il loro potenziale. Da lì è iniziata un’escursione di tre giorni nelle numerose sedi del KKL, partendo dalle centrali della guardia forestale specializzata nello spegnimento degli incendi dolosi provocati da piromani o terroristi, passando per le foreste “tattiche” usate per proteggere i Kibbutzim al confine con Gaza, alla centrale solare di Ashalim, ai centri di ricerca e sviluppo della Aravà, fino alla Arava International Center for Agriculture Training, ovvero una scuola specializzata nell’in-

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segnamento delle basi per diventare imprenditori agricoli a centinaia di studenti provenienti da Paesi in via di sviluppo. L’intero viaggio è stata un’esperienza incredibile, che ci ha permesso di conoscere aspetti del KKL di cui non sospettavamo neanche l’esistenza. Per questo, capendo la centralità del KKL in aspetti focali dello Stato ebraico, come sicurezza nazionale, relazioni diplomatiche, biotecnologie e welfare, il viaggio ha incluso un’interessante ed esclusiva componente geopolitica. Insieme al Tenente Colonnello David Shapira abbiamo esplorato uno dei tunnel scavati da Hamas dalla Striscia di Gaza verso Israele; con il giornalista di Canale 12 Ohad Hemo abbiamo visitato Ge-

rusalemme e guardato Ramallah oltre la barriera di sicurezza, fino a camminare tra gli scavi ancora non aperti al pubblico della Città di David.

Gli ultimi quattro giorni invece, arrivati al quartier generale del KKL a Gerusalemme, abbiamo avuto modo di completare i lavori di gruppo assegnati durante i mesi precedenti. Dal summit in Messico infatti, l’intera classe la Tzevet Nachson è stata divisa in sette gruppi, ciascuno focalizzato su un tema di pressante interesse per le comunità ebraiche del mondo. Ognuno dei gruppi avrebbe dovuto presentare la propria proposta durante la visita presso il Ministero degli Affari Esteri o durante la Cerimonia di chiusu-

ra. Dal miglioramento dell’immagine di Israele alla filantropia, le presentazioni hanno spaziato su una vasta gamma di tematiche. In particolare il mio gruppo composto da altri quattro membri provenienti da Ucraina, Australia, Venezuela e Sud Africa, ha dovuto confrontarsi sul tema della successione della leadership ebraica. Tra le soluzioni proposte abbiamo sottolineato l’importanza di riproporre programmi come la Zionist Leadership Academy anche a livello nazionale, in lingua locale, associandola a un followup di stage presso organizzazioni ebraiche, e rendendo invece l’edizione internazionale una sorta di masterclass riservata solamente ai partecipanti più validi di ciascun percorso locale.

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Colpiti e soddisfatti del lavoro svolto e della passione con cui ciascun partecipante si è preso carico della sua missione, il KKL e WZO hanno scelto di dare un seguito alla Zionist Leadership Academy, aprendo subito le selezioni per la seconda edizione. Un meraviglioso riconoscimento della validità del progetto e degli sforzi compiuti dallo staff organizzativo che ha creato non solo un team di leader, ma una grande famiglia globale. Infatti, di fronte alle complesse sfide che abbiamo affrontato, non si è mai persa di vista la vera missione del programma: creare dei meravigliosi legami di amicizia che resteranno per la vita, utili a mantenere l’unità e la fraternità del popolo ebraico.


KARNENU OMNIBUS PROGETTO CONCLUSO:

I BAMBINI UCRAINI LASCIANO NES HARIM

FESTEGGIANDO TISHRÌ CON IL KKL!

Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, nel marzo 2022, il KKLJNF ha dato rifugio a circa un centinaio di orfani ebrei ucraini provenienti dalla Casa dei Bambini di Zhytomyr; ospitati nel Nes Harim Field Center, vicino a Gerusalemme, ci sono rimasti per circa sei mesi. Il villaggio è stato costruito e ampliato dal KKL grazie all’aiuto di tanti donatori italiani: è stato attrezzato proprio per i piccoli rifugiati con alloggi confortevoli, strutture per lo studio, per il divertimento e per fornire i pasti durante il loro soggiorno. I bambini hanno potuto studiare con i materiali didattici forniti dal

KKL- JNF, visitare Israele e assistere a eventi locali, nuovi per molti di loro, come festival e feste tradizionali. I bambini sono stati accuditi con grande amore e tanta sensibilità, per farli sentire come in una famiglia. Nonostante ciò, l’emergenza è stata una prova molto dura per tutti. Conclusi i sei mesi di permanenza a Nes Harim i bambini, insieme ai loro accompagnatori ucraini, con l’aiuto di funzionari del governo sono stati trasferiti ad Ashkelon. Le sedi KKL di tutti i paesi del mondo si sono unite per la realizzazione di questa missione e ciascuna ha raccolto fondi: que-

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sto sforzo condiviso è stato un vero successo che ha dato molti frutti e molta soddisfazione.

In particolare, il KKL Italia ha ricevuto una lettera di ringraziamento da Shariel Gun, Direttore del Dipartimento Sviluppo e Risorse israeliano che pubblichiamo con grande orgoglio perché riguarda tutti coloro che hanno risposto al nostro appello e che ci hanno sostenuto nonostante il periodo di crisi: Vogliamo ringraziarvi dal profondo del nostro cuore per il vostro impegno nell’affrontare l’importante missione umana che ha generato uno spirito nuovo nei cuori dei bambini, di responsabilità israelo-sionista, che il KKL-JNF sostiene da sempre. Le vostre generose donazioni hanno permesso di svolgere le attività quotidiane dei bambini del Nes Harim Center. Il KKL-JNF continuerà a fornire aiuti umanitari al popolo ebraico in Ucraina, affinché possa superare questo momento difficile in modo dignitoso e umano, con la speranza di avere presto giorni sereni nel prossimo futuro.

Con l’inizio del nuovo anno ebraico, ricominciano nel mese di Tishrì i nostri programmi educativi KKL nelle scuole, uno degli aspetti più belli e appassionanti del nostro lavoro.

È stato davvero emozionante poter tornare a salutare i bambini delle scuole di Roma! In occasione di Rosh HaShanà abbiamo spedito il miele agli asili romani, ai ragazzi del Dipartimento Educativo e ai madrichim dell’Ufficio Giovani Nazionale. La nostra visita è proseguita nei giorni di Chol HaMoed di Sukkot in alcune classi della Scuola Media Angelo Sacerdoti raccontando ai ragazzi le attività del KKL e l’origine del Bossolo blu; ogni studente ha ritagliato, colorato e costruito il proprio bossolo di carta per prendere familiarità con il simbolo del KKL e del sionismo: un’attività che ha permesso ai ragazzi di scoprire in modo semplice e creativo la storia del Keren Kayemeth LeIsrael e i progetti che realizza in Israele. Nelle classi terze abbiamo sperimentato per la prima volta un’attività sulle start up e le innovazioni israeliane. Gli studenti, divisi in squadre, dovevano risolvere degli indovinelli e trovare il nome di alcune invenzioni o start

di

VALERIA MILANO

In alto a sinistra: la direttrice degli Asili ElioToaff Giorgia Di Veroli e la Morà Sabrina Efrati e sopra: l’alunna Bianca Spagnoletto della Scuola Media Angelo Sacerdoti di Roma

up israeliane con l’aiuto di internet. L’obiettivo era quello di ottenere più lettere possibili per formare la frase ISRAEL THE START

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UP NATION, un gioco divertente per connettere Israele alla nostra vita di tutti i giorni, scoprendo che alcune app, giochi e strumenti di cui sentiamo parlare abitualmente sono stati inventati e realizzati in Israele. In alcune classi il gioco ha fatto riflettere sul significato delle start up: come nasce e a cosa serve una start up? Queste domande hanno portato a parlare dell’importanza di sviluppare un’idea e di come alcune app crescano grazie al contributo del pubblico che le utilizza, come ad esempio lo strumento Waze. Anche il KKL può essere considerato però una sorta di start up insieme al Bossolo blu! Partendo da una piccola scatola in latta per la tzedakà, il KKL è riuscito a piantare molte migliaia di alberi nel deserto e il suo costante impegno è di esempio e punto di riferimento per lo sviluppo ambientale ed ecologico di Israele. Grazie agli alunni, ai professori e alle scuole per queste belle occasioni, in attesa del prossimo incontro con nuovi progetti!


KARNENU OMNIBUS

a cura di Paola Avigail Senigaglia

BACK TO SCHOOL!

Dopo il lungo periodo di lontananza dalla scuola ebraica milanese, finalmente il Keren Kayemeth è tornato a far visita ai bambini, accolto dai piccoli della Primaria. Il team del KKL ha avuto il piacere di donare dei barattolini di miele per l’imminente festività di Rosh HaShanà che gli alunni consumeranno la sera della vigilia con le loro famiglie. Con l’occasione, nelle classi prime sono stati consegnati anche i Bossoli blu personalizzati con i nomi di ciascun bambino. Sono stati raccontati piccoli aneddoti sulla storia del bossolo, sulla Terra d’Israele e sul loro forte legame. Nel team quest’anno si è aggiunta la nuova Shlichà Liri che, oltre a essere la direttrice del KKL Italia è anche mamma di tre piccoli bimbi che, con grande sorpresa, l’hanno vista arrivare in classe! Non poteva mancare la Morà Sara Ascoli, una vera istituzione della scuola, stimata da tutti e a cui tutti siamo affezionati. Un ringraziamento alla direttrice Diana Segre che ha coordinato il nostro intervento e con cui il KKL organizzarà nuove attività educative in classe sul tema dell’ecologia.

Giovanni Barbareschi, scomparso a Milano nel 2018, è stato un religioso di cui quest’anno ricorre il centenario: in suo onore, il 25 maggio si è svolta la cerimonia d’inaugurazione del Giardino dei Giusti nell’area verde dell’Istituto Casiraghi, situato nel Parco Nord. L’iniziativa è nata dalla collaborazione fra l’Istituto, l’Associazione Italia-Israele di Milano, il KKL Italia, l’Anpi di Milano e il Consorzio Parco Nord. Il Liceo Casiraghi è considerato un importante centro culturale del territorio da oltre quarant’anni e i suoi docenti, impegnati nella didattica innovativa, hanno l’obbiettivo di crescere adulti competenti e equilibrati. L’Istituto ha voluto inaugurare il giardino piantando un ulivo in memoria del Giusto Giovanni Barbareschi: la scelta non è casuale, infatti il 10 agosto 1944 il prete si recò in piazzale Loreto per benedire le vittime dell’eccidio fascista dove riconobbe Giulio Casiraghi, l’operaio che partecipò alla Resistenza e di cui la scuola porta il nome. Giovanni Barbareschi, nominato Giusto tra le Nazioni dall’istituto Yad VaShem nel 2009, è stato un presbitero, partigiano e antifascista. Nonostante le selvagge torture subìte durante il suo arresto non fece mai

Da sinistra: la targa in ricordo di Giovanni Barbareschi e il gruppo di studenti del Liceo con i docenti: prof.ssa Maria Teresa Maglioni, prof. Pistolesi e prof. Alessandro Pozzi. Sotto: i rappresentanti delle Associazioni; l’Assessore al Verde e Igiene urbana Giovanni Fiorino di Sesto S. Giovanni e il Dirigente scolastico

Cerimonia di inaugurazione in ricordo del prete partigiano al Liceo classico e scientifico Giulio Casiraghi.

NASCE UN GIARDINO DEI GIUSTI nessuna rivelazione. Gli alunni del liceo hanno ricordato le sue parole e la sua estrema pulsione per la giustizia e la libertà: Ricordate sempre che la vita, questa nostra umana e banale vita di tutti i giorni, è un dono meraviglioso perché è una possibilità infinita di amore e di libertà. É intervenuto, in videoconferenza da Israele, il professore Sergio Della Pergola, membro della Commissione Giusti fra le Nazioni di Yad VaShem che si è soffermato sul significato di Giusto rievocando la propria esperienza infantile. Erano presenti il Monsignor Pierfrancesco Fumagalli, presidente dell’Associazione Italia-Israele, Roberto Cenati Presidente dell’Anpi provinciale e Franco Foà, Consigliere del KKL Italia. Dopo gli interventi, gli ospiti sono

usciti in giardino dove, alla presenza delle autorità locali, il giovane ulivo era pronto per essere interrato; Franco Foà, prima di pronunciare la benedizione che accompagna la piantumazione, ha descritto l’impegno del KKL in difesa dell’ambiente con una riflessione sulla responsabilità dell’uomo nei confronti della natura; Margherita, un’alunna del Liceo, ha fatto la promessa scout, il segno universale usato nei momenti importanti: dinnanzi a quell’ulivo la ragazza ha voluto affidare a don Barbareschi il suo impegno a essere fedele agli stessi valori che lo portarono a salvare numerose vite umane. L’evento è stato intenso e coinvolgente per le testimonianze degli ospiti che hanno saputo intrecciare il momento riflessivo e il ricordo perso-

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nale, toccando i temi del rispetto per l’altro, del saper scegliere tra ciò che è bene e ciò che è male e dell’avere la forza e il coraggio di esprimersi sempre per la giustizia. Una storia di grande sensibilità e umanità quella di don Barbareschi che ha commosso gli studenti passando il testimone della difesa della libertà a Margherita, a Luca, a Davide, a Mattia... Un vivo ringraziamento al Dirigente scolastico prof. Pistolesi, alla vicepreside prof.ssa Segneri e al prof. Sarago, che hanno realizzato il progetto del giardino; sentita gratitudine deve essere rivolta all’Associazione Italia-Israele di Milano e al KKL, che hanno reso possibile la realizzazione di questo evento e ci hanno fatto dono dell’ulivo. Un grandissimo ringraziamento agli studenti che hanno attivamente collaborato: sono loro i primi destinatari di quella testimonianza che don Barbareschi affidò nel 2005 al nostro Liceo. Queste sono le parole della prof.ssa Maria Teresa Maglioni che si è prodigata per questo progetto trattando con infinita sensibilità tematiche dall’alto valore educativo non facili da affrontare.


I L

P O P O L O

D E L

L I B R O

MILANO uUn Giardino in Eretz Israel per festeggiare Ariel Disarò Modiano. Il 29 giugno 2022 Ariel è finalmente arrivato tra noi per la gioia di mamma Micaela e papà Paolo, donato da zia Gabichou, da zio Simone e dai cuginetti Joni e Sara.

TRIESTE u13 Sivan 5782 - 12 giugno 2022 Leah Maestro Neumann iscritta al Sefer Bat Mitzvà dai parenti e dagli amici.

VENTIMIGLIA uCento alberi sono stati piantati in Israele dall’Associazione Culturale Italia-Israele di Ventimiglia a nome della Scuola Primaria di Triora in ricordo degli abitanti delle frazioni di Creppo e di Bregalla, che negli anni 1943-45 salvarono ebrei dalla persecuzione nazifascista.

NICOLA PIOVACCARI

GIACOMO YAAKOV ISRAEL

SEFER HAYELED

MILANO uBenvenuto Ariush! Ariel Disarò Modiano è stato iscritto al Sefer Hayeled da zia Gabichou, zio Simone e i cuginetti Joni e Sara.

uAlessandro Melegari è stato iscritto al Sefer Hayeled dai nonni Matteo e Marisa.

TORINO uLev Rubistein, figlio di Micol Treves e Yoni Rubistein, è stato iscritto al Sefer Hayeled dai bisnonni Roberto e Graziella Jona per festeggiare la sua nascita.

ALESSANDRO MELEGARI

uA Iacopo Goldesten, iscritto al Sefer Hayeled, un grandissimo e affettuoso Mazal Tov! Ermanno, Claudia, Aaron, Serena e Marcello. LIBRO DELLE NOZZE

LEAH MAESTRO NEUMANN

ARIEL DISARÒ MODIANO

BRESCIA uCamilla Zanetti e Daniel Elber, in occasione delle loro nozze tenutesi a Bagolino il 6/8/2022, sono stati iscritti al Libro delle Nozze, con i migliori auguri di una vita lunga e felice da David, Alex e Rosa.

MASSIMO E MARGHERITA CAVIGLIA

ROMA uEmma Astrologo e Alberto Sermoneta sono stati iscritti al Libro delle Nozze in occasione delle loro Nozze di Diamante 8 Aprile 1962 - 8 Aprile 2022.

SEFER BAR MITZVA’

MILANO uNicola Piovaccari è stato iscritto al Sefer Bar Mitzvà dai nonni Enrico e Alessandra.

EMMA LANFRANCO

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LEV RUBISTEIN

TRIESTE u19 Sivan 5782 - 18 giugno 2022, Shabbat Behaalotechà – Giacomo Yaakov Israel iscritto al Sefer Bar Mitzvà dai suoi familiari e dagli amici.

uMassimo e Margherita Caviglia si sono iscritti al Libro delle Nozze in occasione delle loro Nozze d’Oro e desiderano ringraziare con grande affetto il signor Raffaele Coen e signora per aver donato alberi in Israele a loro nome.

SEFER BAT MITZVA’

PROGETTI

TORINO uEmma è stata iscritta al libro d’onore dai genitori Sarah e Maurizio Lanfranco.

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u Contributi al progetto “Kaufman Park” per ipovedenti in onore di Hatan Torà Paolo Volli e Hatan Bereshit Alberto Segre.


I L

P O P O L O

Boschetto

TULLIO PERLMUTTER

D E G L I

A L B E R I

Giardino

Giardino

PIERO COEN

GIANNA CAMERINI

Giardino

ISACCO BEHAR

Giardino

GRAZIELLA ABRAM

Giardino

Giardino

LINA DE LEON TREVES

DORA GOLIGER FIORENTINI

tenere Per sos L, ti del KK i proget eri, tare alb per pian zione: na dona u e r a f per 9 6061 U030 690 8 5 T I N IBA 860 0000 0122

IN MEMORIA DI ELVIRA CHIMICHI A'H

Giardino

ALDO HASSAN Brescia

Giardino

Giardino

ANITA TEDESCHI

ALBERTO MOISE BORTNIK

Giardino

ELEONORA PAVONCELLO BELLELI

Un Giardino in memoria di Lina De Leon Treves z.l. donato dai parenti e dagli amici.

Un Giardino in memoria di Piero Coen z.l. è stato donato dalla moglie Gabriella e dai figli Elisa e Raffaele.

Roma

Firenze

Un Boschetto in memoria di Tullio Perlmutter z.l. è stato offerto dalla famiglia.

Un Giardino in ricordo di Gianna Camerini z.l. Il tuo splendido carattere e le tante amicizie ti hanno aiutato a superare le difficoltà e i cambiamenti di vita ai quali la malattia ti ha costretto. La famiglia, i parenti e gli amici ritroveranno nel giardino piantato in tuo onore, la tua grande voglia di vivere.

Un Giardino a Yatir è stato piantato in memoria di Marcello Molinari z.l., scrittore di Frascati che guardava verso Sion, donato da Maurizio Molinari.

Un Giardino in memoria di Aldo Hassan z.l., è stato donato dalla sua famiglia.

Genova

Un Giardino per ricordare l’ingegnere Moshe Malamut z.l. è stato piantato in occasione del quarantesimo della sua scomparsa avvenuta l’8 Tammuz 5742.

Un Giardino in ricordo di Fabrizio Gobbi z.l. è stato piantato dalla moglie Fernanda dai parenti e dagli amici.

Milano

Un Giardino in memoria di Isacco Behar z.l. donato dalla moglie Marisa Giracca e dal figlio Daniele.

Un Giardino è stato piantato in memoria di Anita Tedeschi z.l., donato da parenti e amici.

Siena

Trieste

Torino

Un Giardino è stato piantato in memoria di Graziella Abram vedova Corazza z.l. dalla sorella Anna Maria con Gianmaria e le nipoti Daniela e Donatella.

Un Giardino è stato donato da Filippo Fiorentini in memoria di sua madre Contessa Dora (Dolly) Goliger Fiorentini.

Un Giardino in eterna memoria di Alberto Moise Bortnik z.l., fratello e figlio esemplare, è stato donato dalla sua famiglia.

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Un giardino in memoria di Eleonora Pavoncello Belleli z.l. e Armando Menachem Belleli z.l. offerto dai familiari, parenti e amici.

Maurizio Hazan: Parlare di una persona che non si è mai conosciuta e di cui neanche si sospettava l’esistenza non è facile, ma non posso non farlo, questa signora senza dire niente a nessuno ha indicato nel suo testamento il Keren Kayemeth LeIsrael quale uno dei suoi eredi dimostrando così, discretamente ma concretamente, il suo grande amore per Israele. Così, di questa nobile signora, il KKL ha potuto conoscerne solo la bontà d’animo e la generosità. Cara signora Chimichi, il suo gesto è stato di grande aiuto per Israele, non posso fare altro che dirle grazie da queste pagine, che lei amava e leggeva, pubblicando un pensiero in sua memoria di un suo amico che la conosceva bene, il Dr. Ferrara, che ringraziamo per l’amicizia.

Stefano Ferrara: Ho conosciuto la signora Chimichi con suo marito nel 2001 e subito c’è stata grande affinità. Era una persona veramente speciale con tanti pregi: sicuramente il maggiore era la generosità (e lo si è

visto da come ha deciso di distribuire il suo patrimonio in sede di testamento), ma la sua generosità era grande anche quando era in vita e lo dimostrava continuamente con le sue attenzioni verso gli altri; aveva sempre dei riguardi per tutti e non ha mai voluto pesare su nessuno. La sua vita cambiò profondamente quando perse il marito nel 2010 (era la sua colonna come lei lo era per lui);erano una coppia in perfetta sintonia e vivevano veramente l’una per l’altro; venuto a mancare il marito, lei ha dovuto riorganizzare completamente tutti gli aspetti della sua quotidianità e si è dimostrata sicuramente all’altezza. Io ho avuto l’onore di conoscerla da vicino, ci sentivamo

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spesso e mi ha sempre dimostrato affetto. Elvira era inoltre una persona non attaccata alle cose materiali, ma le curava con estrema attenzione e precisione, perché tutto era frutto di sacrifici. Mi parlava spesso dei suoi genitori dimostrando grande affetto e gratitudine: ha sicuramente sofferto da giovane a causa del suo essere ebrea, quindi ha dovuto subire tutte le nefandezze che ci sono state anche in Italia nei suoi primi anni di vita. Non ha tuttavia mai fatto percepire alcun rancore verso nessuno e questa è sicuramente un’altra grande qualità che aveva. Era innamorata della casa costruita insieme al marito sull’Appennino tosco-emiliano curandola in maniera impeccabile, soprattutto occupandosi del giardino dove continuava a lavorare anche quando il tempo era ostile. Anche San Vito di Cadore le piaceva molto, dove trascorreva del tempo sia in inverno che in estate. Spero di aver descritto in poche parole una persona di enorme spessore umano, il suo ricordo sia di benedizione.


I L

P O P O L O

D E G L I

A L B E R I

RAV RODAL Z'Z'L

Rav Rodal era il mio Maestro, lo è stato ininterrottamente per più di 30 anni, il padre spirituale, importante quanto quello biologico come afferma la Ghemarà: ed ecco che mi ritrovo ancora orfano e smarrito insieme alle migliaia di suoi allievi in tutto il mondo, bambini, giovani e adulti, persino nonni.

di

M AURIZIO H AZAN

Dell’immensa grandezza del mio Maestro non dirò nulla, non basterebbe un libro e altri lo diranno meglio di me. Una sua allieva una volta disse che rav Rodal non era solo un rabbino, era un Uomo di D.o, Ish HaElokim, lo è stato sino all’ultimo.

Rav Rodal amava tutti, ci amava veramente, calorosamente, talvolta rumorosamente, e incitava gioiosamente tutti all’amore incondizionato l’uno per l’altro, fosse solo perchè ognuno ha una parte di D.o dentro di sé e null’altro.

Mi sono immaginato gli ultimi giorni del mio Maestro, con D.o che lo va a trovare chiedendogli, “Shmuel caro, il tuo lavoro in questo mondo è terminato, sei stato molto bravo, un autentico Tzaddik Gamur... per questo ti chiedo... quando preferisci andartene?...”e rav Rodal che Gli risponde... “Ribbonò shel Olam, Padrone del Mondo, ti piaccia di

Rav Rodal insieme alla moglie e a Maurizio Hazan al matrimonio di Davide e Stefania Cappelluto

farmi andare motzè shabbat, la notte di Hoshanà Rabbà...”, “ma così, con le festività in mezzo, non potrai essere sepolto prima di mercoledì, per te sarà una grande sofferenza”, obbietta l’Eterno, “fa niente Hashem – continua rav Rodal – c’è scritto che la morte dello Tzaddik espia per tutto il popolo, quale momento migliore se non la notte di Hoshanà Rabbà dove tutti i destini verranno da Te sigillati? Per favore, Hashem, ac-

cogli la mia richiesta e perdona così tutto il popolo confermando a tutti un anno dolce, buono, in salute, sereno e facile...”

Ovviamente non posso essere sicuro che sia andata proprio così, ma è certo che abbiamo tutti ricevuto il perdono di Hashem (come è scritto nella Torà) e quest’anno sarà per tutti di consolazione, nel ricordo del nostro insostituibile Maestro zz’l.

IN RICORDO DI UN GRANDE AMICO DEL KKL

Il Keren Kayemeth LeIsrael è molto riconoscente ad Alfredo Sornaga per il suo lascito, come per tutte le donazioni a favore di Israele grazie alle quali realizzerà importanti progetti a beneficio del Paese e dei suoi cittadini.

Il KKL Italia ricorda con affetto e profonda gratitudine il signor Alfredo Sornaga z.l., mancato qualche mese fa all’età di cento anni. Alfredo Sornaga, aveva lavorato per una vita come Direttore della storica ditta Bises di Roma.

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LA CURA LA PRECISIONE LA SICUREZZA ALIMENTARE IL RISPETTO DELL’AMBIENTE AL SERVIZIO DEL CLIENTE


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