Il Confronto - gennaio, febbraio 2012

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ANNO 39 N°1 - GENNAIO/FEBBRAIO 2012

MENSILE GRATUITO DISTRIBUITO A NAPOLI E PROCIDA

LA TRADIZIONE MARITTIMA, ORGOGLIO E PROFESSIONALITA’

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Scuola:

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NUOVE MODALITA’ DI ABILITAZIONE DEI DOCENTI

LAVORO: PRECARIATO

E DIMENTICANZE DEL GOVERNO

I CONCERTI DI LUCIANO LIGABUE IN UN DOCUFILM

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Cultura

FESTA DI POESIA A PROCIDA

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24 E 25 APRILE

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Musica:

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Anno 39 - n° 1 Gennaio/Febbraio 2012


btAisbm cpoeFc H bscH b etA e H i cpoe c Sapete cos’è l’inchino?

UN NUOVO ANNO ZERO PER L’EUROPA

Ci dispiace che tanti benpen-

santi credano che l’inchino delle navi sia abbassare da un lato e dall’altro il bordo delle navi in modo che sembri un inchino. No! L’inchino è una fermata in zona vicina alla costa, ma comunque sicura, in onore della terra posta di fronte all’imbarcazione e in onore degli ospiti che sono a bordo, di quelli che sono sull’isola o sul territorio per cui si fa l’inchino. Rivendichiamo alla Marineria Italiana le capacità professionali e tecnologiche per fare centomila inchini dovunque le rotte ammesse dalle Autorità lo consentano. L’ opinione pubblica è trascinata su informazioni scorrette che forse servono a distoglierla da problemi veramente gravi che il Paese sta attraversando. Se è successa una gravissima disgrazia bisogna inquadrarla in un fatto assolutamente episodico come può essere un deragliamento di un treno o l’atterraggio troppo lungo di un aereo. Se un uomo ha sbagliato, centomila suoi colleghi, specialmente quelli italiani, non hanno dimenticato la professionalità che viene loro da una lunga preparazione sulle navi e nelle scuole nautiche, nonché da un’ antichissima tradizione, forse millenaria, riportata nella storia mondiale e nella letteratura di tutti i tempi.

Quali frequentatori di Procida, vogliamo solo ricordare l’omaggio che Giovanni Boccaccio nel Decamerone volle fare alla Marina Procidana quando, raccontando del rapimento da parte dei pirati della bella ischi tana, ricordò a tutti come per il fidanzato procidano fu facile individuare la rotta dei pirati, informato, come veniva, porto per porto, da amici e paesani che incontrava lungo il tragitto verso sud fino a Tunisi. E Boccaccio scriveva queste cose intorno al 1300.

Nessuno confonda una negligenza individuale con l’alta professionalità di tutti i marittimi italiani e, per l’esperienza che abbiamo fatto in quest’isola, con il coraggio, la dedizione e l’orgoglio di tanti, tantissimi uomini che si potrebbero anche chiamare eroi.

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L’Europa

neoliberista, fondata sulla sola finanza e sulla moneta comune, non è l’Europa che illuminava i nostri orizzonti giovanili, infiammati da quello che ci sembrava essere la prima concretizzazione della visione mazziniana delle Nazioni sorelle d’Europa o dell’Europa unità di Altiero Spinelli e Colorni. Sentimmo la spinta innovativa di Ugo La Malfa dell’abbattimento dei dazi doganali e vedemmo all’opera alte personalità francesi, tedesche e italiane che si spendevano per avvicinare gli Stati. Addirittura l’unificazione della Germania c’era sembrato un altro concreto passo verso gli Stati Uniti d’Europa.

La montagna, invece, ha partorito un topolino: più piccolo addirittura di quello che voleva De Ganelle: l’Europa degli Stati ma non lo Stato Europeo. Abbiamo, dunque, l’Europa della moneta unica e del mercato, al lordo quest’ultimo delle bolle speculative che stanno addirittura compromettendo qualsiasi prospettiva comune. Giorgio La Malfa, per la verità, aveva elevato in tempo delle perplessità su una moneta comune emessa e sorretta non da un unico Paese con un’unica economia, ma, poi, l’ottimismo collettivo aveva fatto dimenticare quello che, con la brutalità della forza maggiore, è venuto alla coscienza di tutti nel 2011 con i rischi di disgregazione economica, non solo della Grecia, ma del Portogallo, della Spagna, dell’Italia e di tutta l’Europa quindi. Solo ora si comincia a pensare che bisogna armonizzare la tassazione che i vari Stati hanno invece imposto ciascuno con un suo proprio criterio. Non basta. Sembra ormai chiaro a molti

che il debito pubblico deve essere garantito collettivamente dai Paesi che adottano l’Euro in modo da impedire che i debiti azzerino l’economia dei Paesi che finora non si sono saputi fare bene i conti. Bisogna controllare le attività più speculative della finanza d’assalto. Bisogna instaurare politiche comuni in campi sempre più numerosi, a partire da quella della Difesa che non può non essere comune a tutti i Paesi d’Europa, a quella dell’Energia, puntando fermamente a quella proveniente dalle fonti rinnovabili, all’alta politica dei servizi pubblici, polizia, sanità e quant’altro. L’Europa non è avanzata perché ha imboccato una strada sbagliata. La strada giusta porta all’unificazione di tutte le politiche, nella visione di un’Europa unita e politicamente efficace. Nel segno di Altiero Spinelli e di tutto il mondo laico. Elio Notarbartolo

HANNO AFFONDATO UNA FIORENTE ATTIVITA’ TURISTICA?

Non crediamo che il sig. Schet-

tino guiderà mai più nemmeno un peschereccio. Non perché gli toglieranno la patente, se non gliel’hanno tolta già, ma perché il biasimo che si è saputo guadagnare come uomo non potrà più essere rimosso nemmeno con una improbabilissima assoluzione. Ora poi cominciano anche a capirsi alcune delle cause del suo non stare di testa, e addirittura il suo stesso paese, Meta di Sorrento, prende le distanze da lui. Quello che è fatto è fatto e nessuno potrà cancellarlo. Ci preoccupiamo invece delle ripercussioni che un fatto così grave potrà avere sulle crociere a bordo delle navi, una delle poche iniziative che “tirano” spandendo benessere in tante città

italiane assicurando continuità di lavoro ai tanti marittimi. La Costa Crociere ha un nome italiano ma padroni americani. Il boom di crociere intorno alle coste italiane si spiega specialmente con il fascino dei luoghi e delle meraviglie che la nostra penisola vanta, ma non dobbiamo dimenticare che solo negli anni 90 c’erano molte più rotte che reggevano il cartello: le Bahamas, le Haway, Australia e chi più ne ha più ne metta. E’ questo delle crociere un patrimonio che dovremmo saper difendere, ma le prime mosse che sembra voler prendere il nostro mondo politico non sembrano le più rassicuranti. E’ necessario non alzare bandiera bianca in questo settore, è necessario un migliore coordinamento con le proposte e le

iniziative di terra per trovare sempre più stimoli a venire, anche per mare, in Italia. Ci sono modi per difendere e promuovere il turismo ed il Pa-

ese e bloccare l’opinione pubblica sulla codardia di un povero personaggio….è un’offesa a tutta la tradizione marinara, a tutti i marittimi che da secoli stanno dimostrando doti umane di primissima qualità, è un danno che l’economia marittima e quella turistica non meritano. Enzo Peluso


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PROCIDA: LA GIOIA DI RIABBRACCIARE I CONCITTADINI SEQUESTRATI DAI PIRATI SOMALI

Un

caloroso bentornato a Giuseppe Lubrano Lavadera e Crescenzo Guardascione sbarcati a Procida lo scorso 10 gennaio dopo essere stati sequestrati a bordo della Savina Caylyn dall’8 febbraio al 21 dicembre 2011. Sono stati dieci mesi di terrore e apprensione, come ha sottolineato lo stesso comandante all’agenzia Ansa “I pirati erano molto agguerriti, era un gruppo efferato e crudele e per questo c’é voluto così tanto tempo - ha raccontato -. Abbiamo avuto tanta paura, la notte era un’ angoscia. Dai pirati, nella prima parte della prigionia, siamo stati trattati abbastanza

bene, decentemente. Invece dopo 5-6 mesi ci sono stati dei problemi legati alla scarsità di combustibile sulla nave, i rapporti si sono deteriorati e via via interrotti, hanno fatto tanta pressione su noi italiani e meno sui 17 indiani”. Allo stesso tempo però Lubrano Lavadera si dichiara soddisfatto per il lieto fine: “Il mio impegno era quello di riportare l’equipaggio a casa, avevo una grande responsabilità nei confronti delle loro famiglie; ci sono riuscito, ne sono felice”. A Procida in duemila, sul porto, hanno atteso il comandante e il terzo ufficiale di coperta, Crescenzo Guardascione acco

gliendoli con squilli di sirene, striscioni e fuochi d’artificio.

Insieme ai due procidani sono tornati a casa anche, Gianmaria Cesaro, allievo di coperta,

Antonio Verrecchia, direttore di macchina, ed Eugenio Bon, primo ufficiale di coperta.

Rosalia D’Amato: i retroscena della liberazione, raccontato da LiberoReporter

C’è grande gioia nell’aver

appreso della LIBERAZIONE dei marittimi della Rosalia D’Amato, la nave della compagnia Perseveranza sequestrata dai pirati somali nel golfo dell’Oman il 21 aprile 2011 e liberata il 25 novembre scorso, dopo 219 giorni di prigionia. Il giornale on line Liberoreporter, il più attento nel panorama italiano dell’informazione sempre meno libera, che ha seguito fin dal’inizio le vicende dei sequestri delle navi mercantili italiane e non, ci ha raccontato i retroscena che sono dietro questa liberazione e che ha riportato a casa i nostri concittadini Gennaro Odoaldo e Vincenzo Ambrosino. Grande merito va alla redazione del giornale on line che ha tanto lavorato in questi mesi, per farci conoscere le sorti di questo sequestro

e di altri, tra cui i marittimi della Savina Caylyn. Ventuno uomini, 6 italiani e 15 filippini, sono praticamen-

te tornati alla vita. Le loro esistenze si erano ‘fermate’ quando oltre 7 mesi fa, era il 21 aprile, la loro nave venne catturata dai pirati somali. Per tutto questo tempo hanno vissuto di speranza. Il loro sogno si è realizzato.

La notizia del rilascio della ‘Rosalia D’Amato’ e del suo equipaggio, lanciato alle ore 15 italiane, prima di tutti, da ‘Liberoreporter’, ha subito fatto il giro poi di tutte le redazioni che si sono, come

sempre, affrettate, a modo loro, a riportarla. Una notizia che il portale di informazione on line ha anche corredato con la registrazione dell’audio della telefonata intercorsa con il comandante Orazio Lanza che, in diretta, confermava il rilascio della sua nave e dei suoi uomini. “Liberoreporter” era a conoscenza della liberazione, conseguente all’accordo tra armatore e pirati, già da alcuni giorni, grazie alla Società di esperti navali, The Analysis Group del Comandante Winter, già comandante dei Navy Seal

USA, con i quali la rivista ha collaborato in questi ultimi mesi. Quando la ‘Rosalia D’Ama-

to’, nave battente il tricolore, e quindi un pezzo di territorio italiano, venne ‘presa’ da una delle tante gang del mare che spadroneggiano nel mare del Corno D’Africa e Oceano Indiano, una sensazione di forte angoscia prevalse negli animi di tutti. Quell’angoscia ora ha lasciato lo spazio alla contentezza e alle lacrime di gioia. Francesco Lubrano

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Anno 39 - n° 1 Gennaio/Febbraio 2012


btAisbm cpoeFc H bscH b etA e H i cpoe c BENEDETTO CROCE E MAX HORKEIMER di Ernesto Paolozzi

La rivista

“Complessità”, diretta da Giuseppe Gembillo, dedica il suo ultimo numero al pensiero di Benedetto Croce. Si apre con una interessantissima lettera di Max Horkheimer, con Theodor Adorno fondatore della Scuola di Francoforte, alla vedova del filosofo. Una lettera di fatto inedita, pubblicata molti anni fa in occasione di un convegno di sociologi ma passata quasi inosservata. Vale la pena leggerla per intero per tanti motivi. Innanzitutto perché a molti sembrerà sorprendente che il fondatore della scuola di pensiero della teoria critica, precursore del postmoderno, della critica al consumismo e all’industria culturale, si rivolga a Croce come ad un punto di riferimento essenziale. E non si tratta soltanto di sia pure alta retorica dovuta alla stima personale. Vi è un richiamo specifico, nella lettera, alla teoria filosofica ed estetica di Croce, giudicate un momento fondamentale per proporre, appunto, una teoria critica di una società consumistica. Non si può non rilevare l’acutezza di Horkheimer nell’aver colto l’essenzialità della revisione crociana della filosofia di Hegel, come non può sfuggire, fra le tante altre notazioni di cui lo scritto è denso, il riferimento a Henri Bergson, dal confronto col quale Croce sembra emergere come il più importante filosofo europeo. Gentile signora, a nome della facoltà di Filosofia dell’Università Johann Wolfang Goethe, che ha conferito allo scomparso la laurea honoris causa, Le vorrei esprimere le nostre sincere e profondamente sentite condoglianze. Siamo del tutto consapevoli della gravità di questa perdita: Benedetto Croce è veramente insostituibile. Non è esagerato affermare che egli appartiene

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ai pochi che, dopo un’epoca in cui la filosofia, il pensiero sulla verità come sul tutto, ha minacciato di scomparire tra le scienze positive, ne hanno restituito la dignità. Che egli abbia fatto questo nel contesto della grande tradizione tedesca, la cui eredità oggi, dopo il crollo dell’antispirito fascista, è diventata doppiamente attuale, ce lo rende particolarmente vicino. Egli, tuttavia, non appartiene agli epigoni che intendevano ristabilire una metafisica ormai superata, ma ha recupe-

attuali e cosiddette questioni filosofiche fondamentali, ma di esprimere tale conoscenza attraverso la propria esistenza. Sbagliamo ben poco se sosteniamo che fu, non ultima, la forza della sua visione teorica che gli rese possibile respingere senza incertezze tutte le tentazioni rivolte a lui da un pensiero vincolato all’autorità e conformista, che sarebbero potute diventare pericolose per ogni altra persona della sua estrazione e posizione. E noi crediamo che da ciò abbia

rato la tradizione della filosofia speculativa a partire dall’esperienza concreta della sua propria situazione. Proprio questo, infatti, lo ha condotto ad Hegel, in uno spirito in cui premeva, nel sistema dell’idealismo obiettivo, ciò che è vivo e non ciò che è morto. Tale forza di Croce nel portare avanti la tradizione del pensiero speculativo senza cedere al pericolo dell’accademismo né del romanticismo, può essere paragonata solamente a quella di Henri Bergson. A differenza di questo, però, egli non si è fermato ad un principio metafisico astratto e generico, ma si è addentrato, sforzando fino in fondo il concetto, nelle strutture profonde delle idee. Ciò gli ha permesso una cosa che era preclusa proprio ai pensatori idealisti del suo tempo, di affrontare la problematica della società reale, di non limitarsi a riconoscere il nesso tra questioni sociali

anche origine la straordinaria autorità oggettiva che promanò da lui, nemico di ogni infondata pretesa autoritaria, e che impedì allo stesso Mussolini di eliminare il nemico manifesto del sistema fascista. Non solo per questo, e non solo nella cerchia dell’ambiente scientifico, tuttavia, percepiamo così dolorosamente il fatto che egli ci abbia lasciato. Ciò che egli ha compiuto nel campo dell’estetica riguarda ogni uomo che sia ancora padrone dell’esperienza spirituale e che non si consegni ciecamente al meccanismo dell’industria culturale. Egli, che proveniva dalla critica letteraria, è stato forse, dai tempi di Hegel, il primo filosofo importante che abbia avuto contemporaneamente un rapporto vivace, spontaneo ed originario con l’arte, riflettendo in piena responsabilità teorica sulla questione dell’arte. La sua visione fondamentale, secondo cui

l’opera d’arte non può essere misurata in base al suo concetto di genere, senza che vada perduta la basilare questione relativa alla verità o alla falsità dell’opera stessa, ha avuto una forza liberatrice che si perpetua tuttora nell’esperienza artisti cadi innumerevoli persone, che non sanno nemmeno che tale contributo teorico, l’emancipazione dell’estetica dal pensiero classificatorio, si deve a Croce. Anche se noi ora, gentile Signora, le diciamo che il ricordo di colui che ci ha lasciati, in veneranda età e dopo una ricchissima vita, rimarrà sempre presente, tale promessa da sola non eguaglia comunque la verità del fatto che il valore della filosofia di Croce si spiegherà e vivrà per propria forza esclusiva, indipendentemente dal grande personaggio che ebbe la fortuna di concepire quella filosofia. Forse in ciò Lei potrà trovare un po’ di consolazione. Giuseppe Gembillo ha costruito il numero monografico della rivista alla luce di due considerazioni di fondo. Una, per così dire, di carattere teoretico generale e l’altra, legata alla tradizione filosofica di Messina nelle sue implicazioni con la storiografia filosofica italiana ed europea. “La prima, scrive, riguarda il fatto che Benedetto Croce, con la sua teoria delle distinzioni e con l’idea di circolarità dello Spirito, articolato organicamente in forme distinte ma non separate, può essere considerato il primo filosofo della Complessità e deve quindi essere inserito a pieno titolo nell’ambito di essa. In secondo luogo perché il suo pensiero ha costituito oggetto costante di studio all’Università di Messina dagli inizi del Novecento fino ai giorni nostri.” Ernesto Paolozzi


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BAGNOLI MINORE

Aumentiamo la copertura del mercatino - Allarghiamo la panoramica

Bagnoli è da parecchio tem-

po il centro di attenzione dei giornali e delle pubblicazioni maggiori della città di Napoli, per via del mega progetto sulle aree dismesse dell’ILVA e per i pontili interessati al progetto connesso alla coppa America di vela. Esiste, parallelamente, un’altra Bagnoli, più antica, più vissuta, forse più intima che pure ha parecchi problemi che non possono essere dimenticati e che invece la grande stampa di Napoli dimentica.

Per esempio, la struttura in ferro della passerella che sovrappassa il mercato rionale che fiancheggia i binari della Cumana, versa in pessime condizioni: il ferro è arrugginito e la corrosione in alcuni punti ha mangiato l’intero spessore del ferro della struttura. Chissà quanto tempo è che queste pilastrature non subiscono un minimo di manutenzione. Sarebbe bastata un po’ di vernice all’ossido di ferro per tenere tutto in perfetto stato di conservazione, sempre che si fosse intervenuti in tempi giusti. Il più l’ha poi fatto la salsedine che ha accelerato i processi di ossidazione. Ora è proprio il caso di intervenire oppure chiudere quell’elegante e panoramico

passaggio al mercatino, tanto comodo agli abitanti di Bagnoli, tanto più che c’è un asse del calpestio che è spezzato e costituisce, da solo, una causa di pericolo pubblico. Proprio monitorando questo angolo di Bagnoli, alla Reda-

zione del Confronto è venuta un’idea di sottoporre all’Amministrazione comunale e all’attenzione del quartiere. La struttura va manutenuta subito: in occasione della manutenzione perché non si pensa ad allargarla, di renderla più

funzionale anche per qualche scopo aggiuntivo? Tutti sanno che sotto la passerella si vanno a posizionare gli ombrelloni di tante bancarelle di vendita del mercatino. L’allargamento della passerella e della struttura da manutenere, consentirebbero ai cittadini che vanno a fare la spesa e agli ambulanti di trovare ripari maggiori in caso di maltempo, proprio al di sotto di esse. E la salute di tanti interessa tutti. Per di più, la passerella allargata darebbe più respiro al belvedere e costituirebbe un bel posto di ritrovo e di incontri a pensionati o giovani, una bella passeggiata per tante mamme con i carrozzini in tanta luce, in tanto iodio e in tanta pace. Raffaele Graziano

ALLARGARE PROCIDA E ABBELLIRLA

Da poco sono finiti i lavori

di consolidamento del costone che si affaccia sul porto di Procida - lato Grotte-. Per chi non lo sappia, tutti gli spazi oggetto di intervento e quelli subito retrostanti fin su via Libertà, sono stati espropriati in favore del Comune di Procida. Anche se non è ancora messo in sito il calpestio, tutti possono rendersi conto che panorama si apprezzi da quegli spazi, e che area c’è. Sapete, come me, che, al di fuori del belvedere all’inizio di

LA CURIOSITA’

Una teeneger olandese fa il giro del mondo in solitario in barca a vela. E’ partita il il 20 gennaio 2011, si chiama Laura Dekker, ha 16 anni e 4 mesi ed è la più giovane. Batte il primato dell’australiana Jessica Watson che lo scorso anno ha comple-

via Raia a quello a picco sulla spiaggia della Chiaia, al di fuori del larghetto dei cannoni e del Belvedere verso capo Miseno a Terra Murata non

ci sono punti da cui godere comodamente di panorami e visioni larghe di Procida e del suo mare, tanto che un famoso

pittore definì Procida ”l’isola mediterranea”. A via Libertà si è dunque realizzata una condizione oggettiva, senza spese per il comune (già fatte con l’esproprio), di allargare ed abbellire l’isola dotandola di una grande stazione in più per turisti e per i tassisti che li accompagnano nel giro dell’isola. Sarà sicuramente un luogo dove si fermeranno anche tanti cittadini procidani. Non abbiamo nessuna ragione di non stimare il Sindaco di Procida Vincenzo Capezzuto e siamo sicuri che vorrà difen-

dere questi spazi da pressioni ed atti unilaterali dei precedenti proprietari che non conosciamo. Ci farebbe proprio piacere che, in occasione della Festa di Pasqua che stanno organizzando per la fine del prossimo mese di Aprile, i tanti visitatori si potranno affacciare dal nuovo belvedere ad ammirare la Marina dell’isola, la costa di Monte di Procida e le poche coperture a volta che coprono le case proprio sotto il “belvedere futuro”. E.N.

tato il giro tre giorni prima di compiere 17 anni. Ma il suo record non sarà ufficiale, non sarà registrato dal Guinness Book che dal 2009 ha eliminato le categorie ‘i piu’ giovani a...’ proprio per non spingere i minorenni ad imprese rischiose.

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btAisbm cpoeFc H bscH b etA e H i cpoe c C’è troppa indifferenza per il mondo del lavoro

Il Ministero degli Interni dimentica la precarietà e lo stipendio di 1300 lavoratori che prestano la loro opera presso il Comune di Napoli

I

lavoratori “precari” in generale vivono una doppia angoscia: quella di non essere messi in grado di organizzarsi un progetto di vita e quello di vedersi improvvisamente non pagato lo stipendio. E’ un fatto gravissimo che offende la dignità di tutti i lavoratori, non solo di quelli “precari”. Precari, poi, perché? Perché manca la continuità del lavoro? Non sempre è così! Prendete il caso di Cooperativa “25 giugno s.l.r.”. Lavora in convenzione con il Comune di Napoli dal 1985 cioè da ben 27 anni sulla base di un finanziamento annuale del Ministero degli Interni ma mai nessuna Giunta comunale (di sinistra o di destra che sia) si è mai impegnata a risolvere una questione che è penosa sul piano umano, ma che attiene alla sfera della corretta amministrazione e a quella di una corretta visione politica del rapporto di lavoro. Il Governo in carica ha fatto una manovra economica che va sotto il nome di “Legge di Stabilità 2012” che stabilizza i bilanci ma non stabilizza la condizione contrattuale di questi 1300 soci-dipendenti

della Cooperativa nonostante essa sia sempre entrata nei bilanci del Ministero degli Interessi e in quello, da questo dipendente, del Comune di Napoli. Il lavoro che questi lavoratori svolgono è, di fatto, stabile. Perché non vengono inquadrati con contratto a tempo indeterminato? Se c’è una formalità per cui non si può passare, ope legis, a questo tipo di contratto, perché non si trova il modo di superare questa formalità, tale essendosi trasformato ogni impedimento, visti i 27 anni trascorsi in continuità di prestazioni? Quest’anno, poi, la precarietà si è trasformata in vera e propria angoscia. Perché? Perché con la scusa della necessità di rapida approvazione della manovra da parte del Parlamento, la legge di Stabilità non ha accettato integrazioni in Parlamento e non ha assicurato la copertura finanziaria a questi lavoratori, per cui rimane in pericolo la sopravvivenza di circa 1.300 nuclei familiari, cioè di circa 5.000 cittadini. Alcuni deputati si sono fatti carico di ricordare al Governo tale dimenticanza della legge

ma, a tutto il 2 gennaio 2012, rimane a rischio la concessione del funzionamento annuale degli stipendi. Tutte le Orga-

nizzazioni sindacali di settore sono in stato di mobilitazione del novembre 2011, ma finora senza risultato. E’ ora che il problema venga affrontato alla radice e che ci si avvicini alla definitiva stabilizzazione del lavoro del comparto delle Cooperative. E’ necessario che anche il Comune impari a fare la voce grossa, visto che questi lavoratori sono impegnati nell’Amministrazione Comunale. Il problema è ben più grosso e coinvolge tutto il mondo del lavoro. Sono inammissibili queste “dimenticanze” che sono la prova provata dell’indifferenza, anzi del disprezzo che la classe politica ostenta verso il mondo del lavoro. Sprechi, ruberie di politici, alti funzionari e clientele di supporto al potere

vengono praticati con un’arroganza pari all’entità dei fondi sottratti all’Erario dello Stato, e il Governo sembra un inerme giocattolo in mano a chi, da troppi anni, ha dimenticato che “democrazia” significa potere del popolo. Hanno trovato un “politico” con addosso un sacco pieno di 1,5 miliardi di frequenze per il digitale terrestre mentre le stava portando tranquillamente a “Mediaste” sottraendole al popolo italiano. Un altro miliardo e mezzo è stato trafugato dalla dirigenza che gestiva l’ospedale milanese di don Verzè, oltre 29 miliardi sembrano impegnati a comprare un intero stormo di cacciabombardieri, dimenticando che la Costituzione italiana rifiuta la guerra e dichiara che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Gli Italiani sono un popolo pacifico, ma fino a quando la disperazione non porterà a qualche azione violenta. In nome della Costituzione, bisogna che il Governo, qualunque governo, ritorni, e subito, ai principi della Costituzione. Elio Notarbartolo

PROCIDA: LA SVOLTA DEL GRUPPO “LA SVOLTA”

Dopo l’adesione dell’ex assessore Costagliola al partito di Gianfranco Fini, arrivano quelle del capo gruppo in consiglio comunale, l’avv. Mariano Cascone e dell’altro candidato per la terza lista civica alle scorse comunali, l’avv. Arsenio Maiorano

Mentre all’interno del PDL

procidano i signori delle tessere, Capezzuto e De Candia in testa, si affannano per primeggiare nella conta dei tesserati acquisiti, definiti da Francesco Marino “incappucciati” (ma senza tesserarsi in prima persona) grandi manovre sono in atto anche nel FLI. Qui, infatti, sembra confluire buona parte de “La Svolta”, la lista civica guidata dall’avv. Mariano Cascone che ha fatto da terzo

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incomodo (o da lista civetta secondo la sinistra) alle ultime elezioni comunali. Dopo l’ex assessore Salvatore Costagliola, chiamato da Muro nell’organizzazione della segreteria regionale, infatti, anche Mariano Cascone, prima Partito Democratico poi (solo di passaggio) UDC, sembra aver aderito al progetto del presidente Fini, svoltando nel FLI. Ma le sorprese non sono ancora finite. Da voci sempre più pressanti

sembra che il primo coordinatore isolano di FLI sarà l’avv. Arsenio Mairono, anch’egli presente nelle liste de “La Svolta” alle elezioni comunali del marzo 2010. Infine volgendo lo sguardo verso le nuove elezioni, voci ben informate infine darebbero il numero uno di FLI a Procida il deputato On. Luigi Muro, attuale presidente del Consiglio comunale, verso la ricandidatura per la prossima legislatura nel colle-

gio Campania 1 subito dopo il Presidente della Camera Fini e del coordinatore del partito l’On. Italo Bocchino. Questo vorrebbe dire garanzia di rielezione, se dovessimo votare ancora con questa legge elettorale. F. Lubrano


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FRANCESCO CARACCIOLO: CORTO MALTESE

L’ ammiraglio Francesco Ca-

racciolo è l’icona del classico uomo di mare, coraggioso e capace di azioni quasi impossibili. Ha lasciato tracce di sé nella storia della Marineria borbonica e nel cuore popolare di Napoli per le vicende che ha dovuto affrontare e per la tragica morte a cui lo ha voluto condannare l’ammiraglio inglese Orazio Nelson. C’è qualcosa di lui nell’immaginario popolare del Golfo di Napoli, per la capacità che ebbe di trasformare alcune barche di piccolo cabotaggio in cannoniere, per il suo coraggio di andare ad affrontare con questa flottiglia male in arnese la potente flotta inglese sotto Procida, per la sua perizia di uomo di mare con cui seppe manovrare questi mezzi leggeri e male armati per prendere in mezzo i grossi velieri inglesi e infliggere loro la più pesante delle sconfitte davanti alle esterrefatte popolazioni di Procida e Monte di Procida, per la sua intelligenza marinara di tornarsene a Napoli con il maestrale in poppa senza rimanere prigioniero della bonaccia notturna e del vento di levante mattiniero che avrebbe impedito il ritorno nel porto protetto della sua base sotto il Castel dell’Ovo. Francesco Caracciolo, ufficiale della Marina borbonica, poi passato ai generosi rivoluzionari della Repubblica Partenopea del 1799, a distanza di oltre un secolo, ha ispirato, consapevolmente o inconsapevolmente, la mano del disegnatore di fumetti (che sono in molti a conoscere), Ugo Pratt, creatore di un personaggio av-

venturiero e marinaio Corto Maltese che compie azioni mirabolanti in diverse parti del globo, prima in Italia, poi in Russia, poi in Africa e altrove. Il suo viso assomiglia fin troppo all’unico ritratto che abbiamo dell’ammiraglio Francesco Caracciolo: il cappello, i “favoriti” cioè i basettoni di moda nel periodo dell’ultimo Borbone, il taglio d’occhi, la fossetta del mento, i capelli scuri e ricci e, soprattutto, l’audacia, l’intelligenza e l’inventiva. “La ballata del mare salato” una delle prime opere di Ugo Pratt in cui compare il personaggio di Corto Maltese, Francesco Caracciolo, la dovette ballare in un altro modo, impiccato a bordo della nave ammiraglia di Orazio Nelson, invidioso dell’ammirazione che il giovane Caracciolo aveva suscitato nella corte Borbonica per aver saputo affrontare il mare nella traversata tra Napoli e Palermo in maniera più sapiente ed intelligente di quanto avesse saputo fare il “grande” ammiraglio Nelson, gloria della marineria inglese. Per esprimere disprezzo nei confronti del Caracciolo, il suo corpo, dopo l’impiccagione, fu gettato in mare per ordine dell’ammiraglio inglese. Invece, onore si aggiunse ad onore: le sue spoglie furono ripescate e ricomposti, gli fu tributato un funerale e ora riposa nella chiesa di S. Maria della Catena, in via S. Lucia, una delle strade più nobili di Napoli, dove ancora oggi, il popolo napoletano gli tributa onori ed affetto. E. P.

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btAisbm cpoeFc H bscH b etA e H i cpoe c La tv di Stato sottoscrive affermazioni non verificate su Caivano CAIVANO PROTESTA!

La Tv pubblica ha mostrato

tutti i suoi limiti, mandando in onda un programma di disinformazione e diffamazione gratuita sulla scuola pubblica di Caivano collocata nel Parco Verde. Non ci stiamo! Raccogliamo la protesta del dirigente scolastico e di alcuni insegnanti del 3° circolo didattico di Caivano e, con loro, diciamo che non si può fare di tutt’erba un fascio, forse per mettere in cattiva luce la scuola pubblica. Cara dott.ssa Carfora, le sue sono state dichiarazioni molto forti, che hanno reso pubblico in tutta Italia un contesto non più tanto veritiero. Per anni il Parco Verde è stato dipinto in modo macabro con tutti i suoi abitanti, così come le Istituzioni del posto. Lo scrittore Saviano ha scritto

Scuola

del Parco Verde qualche anno fa:“Non tutto può essere marcio, non deve”. Il Parco Verde presenta una situazione difficile ma le istituzioni sono schierate in prima linea accanto a tante persone che pur abitando lì, condividono le scelte di civiltà e convivenza contenute nella nostra Costituzione. Non c’è solo droga, criminalità, microcriminalità, spaccio. Sono contento di

dare queste notizie. I ragazzi vengono con gioia a scuola e sono ancora più contenti quando restano il pomeriggio con noi. Questo anche perché noi docenti, quali educatori, siamo in grado di accoglierli a braccia aperte, con un sorriso ed un calore che a volte essi non riescono a trovare altrove. Siamo consapevoli della complessità generale che ci sta attorno ed è per questo che siamo più carichi giorno dopo giorno. Sapete, è bello vedere che gli alunni con spontaneità vengono a darci il buongiorno, contenti di stare con noi quelle cinque ore. Ci sono affezionati, come lo sono i genitori, altrimenti non avremmo più di 1000 iscritti e frequentanti. I ragazzi sono già presenti all’esterno della scuola alle 08.00 ma sanno di trovare le porte aperte anche quando arrivano in ritardo non senza

il peso di una men che burbera ramanzina . Molti alunni restano fino alle 16.00 per più volte la settimana e per alcuni è una vera gioia. Come si fa a parlar male di tutti? Sì, è verissimo, abbiamo realtà di genitori che si trovano in carcere, ragione di più per accettare i loro figli. Ci dispiace, e molto, che la Preside Canfora non sia stata in grado di valutare ciò che succede in tante scuole di Caivano esterne alla realtà che lei descrive. Sono tanti i docenti pubblici che conoscono bene queste situazioni, non se ne sottraggono, e l’affrontano con capacità sia in rapporto agli allievi, che ai loro genitori Raffaele Graziano

TAGLI AI LICEI?

Puntare ad una progettualità educativa e formativa rispettosa delle differenze e del ruolo della scuola pubblica

Abbiamo accolto con sollievo

la dichiarazione del Ministro Profumo che non c’è nessun provvedimento pronto per realizzare la riduzione di un anno dei percorsi di scuola secondaria superiore. Soprattutto ci rassicura che il Ministro consideri un intervento di questo genere come una vera riforma strutturale, che richiederebbe più di un decreto e non può prescindere da un confronto sul modello di scuola che si intende realizzare. E’ questo l’anello mancante del dibattito di politica scolastica di questi anni, rimasto arenato sul voto in condotta o sul numero di alunni stranieri da inserire in classe. E’ vero, il tema della riduzione del percorso scolastico è sul tavolo da tempo e la Fnism è sempre stata favorevole ad una conclusione del percor-

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so scolastico entro i 18 anni, evitando sovrapposizioni con l’ingresso nella “maggiore età” sia per le difficoltà che pone dal punto di vista organizzativo sia perché, sul piano simbolico, con l’uscita dalla scuola secondaria, dovrebbe avere inizio una fase di vita diversa, dove le scelte formative si completano all’università o nell’istruzione superiore (ancora latitante nel nostro sistema) o in percorsi di inserimento professionale e lavorativo. Nel 1990, nel Convegno “I giovani e la scuola”, sostenevamo in maniera articolata queste posizioni e tanto più ci sembrano valide oggi poiché la sfida è restituire alla scuola un ruolo di formazione culturale, professionale, di orientamento e di tenuta civica nell’educazione delle giovani generazioni su cui i me-

dia influiscono molto più della scuola e persino della famiglia. Sottolineiamo la necessità di un confronto a 360 gradi non come diversivo o perché pensiamo vada conservata la situa-

scolastici un carattere sistemico con una progettualità educativa e formativa rispettosa delle differenze ma anche consapevole del ruolo della scuola pubblica in un sistema democratico.

zione attuale, frammentata da interventi sconnessi e parziali, né per la difesa corporativa di interessi costituiti, ma perché riteniamo che oggi ci sia bisogno di un riassetto complessivo che restituisca ai segmenti

Bisogna ricostruire il percorso a partire dalla scuola dell’infanzia, primo anello da cui non si può prescindere in una formazione che deve sviluppare tutte le potenzialità --->


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individuali e realizzare un decondizionamento precoce a sostegno di tutti e in particolare di quei “capaci e meritevoli” di cui non possiamo ricordarci solo vagheggiando un’astratta meritocrazia. La scuola primaria è stata all’avanguardia nell’introduzione di modelli orari e schemi organizzativi ma è stata in questi anni svilita dai tagli selvaggi. E la scuola media, che aveva rappresentato un punto avanzato quando fu approvata la legge istitutiva nel 1962, risulta impoverita nella sua offerta for-

mativa e ha bisogno di interventi riorganizzativi (perche non rivedendone anche la durata?) e va riprogettata rispetto agli altri segmenti. In questo contesto anche l’innalzamento dell’obbligo scolastico potrà trovare una collocazione più corretta e significativa di quanto avvenga oggi con una secondaria che non è stata riformata ma solo restaurata nella sua impostazione gentiliana e che, non a caso, continua a registrare livelli di abbandono e di dispersione che non possiamo

permetterci, e rappresentano uno spreco di risorse inaccettabile sul piano economico, sociale e soprattutto umano. Che ne è di quei 2 milioni di giovani che non studiano, non sono inseriti in percorsi di formazione e non lavorano? Sì dunque a un anno in meno di scuola, ma in un sistema che sappia dare spessore, senso e valore ai percorsi scolastici di studentesse e studenti che dovranno confrontarsi alla pari in un contesto europeo che per lo più già prevede l’uscita dal sistema scolastico a 18 anni.

Fnism Federazione Nazionale Insegnanti

DALLE SSIS AI TFA: NUOVE MODALITA’ DI ABILITAZIONE DEI DOCENTI

Tirocinio

Formativo Attivo: gli aspiranti docenti che intendono conseguire l’abilitazione per l’insegnamento nella scuola secondaria di primo e di secondo grado, dovranno seguire il cosiddetto TFA (Tirocinio Formativo Attivo) che prevede il superamento di una prova selettiva di accesso come previsto dal comma 2, art. 15 del DM 249/10 e dal Decreto Ministeriale dell’11 novembre scorso. Nello scorso mese di ottobre le università italiane hanno presentato l’offerta formativa per i TFA dell’anno 2011/2012 ed il MIUR si è impegnato a tenere conto di questi dati per stabilire il totale dei posti per i TFA che dovrebbe corrispondere al punto di incontro tra la quota dichiarata dal Ministero, ovvero 13.285 posti e l’offerta formativa delle Università che, stando alle ultime indicazioni pubblicate anche su un articolo del Sole 24 Ore del 31 ottobre, ammontano ad oltre 26.000 posti. La prova di accesso al tirocinio formativo attivo, avverrà nelle facoltà e istituzioni AFAM di riferimento, in tutta Italia. Essa comprende tre passaggi obbligatori: il superamento di un test preliminare che è uguale su tutto il territorio nazionale ed è pre-

disposto dal MIUR, seguito da una prova scritta ed una prova orale, entrambe a cura delle istituzioni universitarie titolari dei corsi TFA. Il TFA, della durata di un anno, attribuisce tramite un esame finale il titolo di abilitazione all’insegnamento. Una possibilità notevole per chi insegna e non è ancora abilitato, per i neolaureati o per quei docenti

che volessero abilitarsi in un’altra classe di concorso. Nel prossimo mese di gennaio, secondo le ultime indicazioni ministeriali, è prevista la priva selettiva, a numero chiuso, per l’accesso ai corsi che dovrebbero iniziare a marzo. Con l’a.a. 2008/2009 si sono conclusi gli ultimi corsi avviati dalle SSIS, il precedente sistema abilitativi, sospeso nel 2008 dal Ministro Gelmini con la conseguenza che negli ultimi 4 anni in Italia, unico paese dell’area UE, è mancato completamente un per-

corso di formazione abilitante. Abbiamo così assistito alle scandalose abilitazioni conseguite a pagamento in Spagna o in altri paesi dell’UE che venivano riconosciute in Italia mentre migliaia di insegnanti non abilitati continuavano ad essere utilizzati nelle supplenze in terza fascia. Pur esprimendo forti critiche in ordine alle nuove modalità di reclutamento dei docenti che passa attraverso percorsi universitari molto onerosi per gli aspiranti alla professione docente, la FGU ha deciso di avviare i corsi di formazione per coloro che intendono affrontare i test per l’accesso ai TFA prevedendo costi di partecipazione molto contenuti per i propri iscritti. Il corso organizzato in convenzione con l’ente formatore ANICIA, accreditato presso il MUIR, si svolgerà secondo la modalità e-learning mediante incontri in presenza e on line. Il prgetto formativo è strutturato da una sezione di studio e di preparazione fruibile completamente in modalità ondine mediante la rete Internet, su piattabanda nazionale accessibile attraverso una password riservata, e da un’altra sezione in aula, presso le province che avranno attivato il corso. Sul sito www.fgucampania. it troverete, il modello di pre-

scrizione al corso, la normativa concernente la formazione iniziale degli insegnanti e le schede elaborate dal MIUR contenenti i dati relativi al fabbisogno di insegnanti nei prossimi anni per i diversi gradi d’istruzione. E’ importante precisare che: -1- I TFA sono corsi finalizzati solo all’abilitazione all’insegnamento; -2- Non c’è alcuna relazione diretta tra il superamento della preselezione e l’immissioni in ruolo; -3- Manca ancora la riforma del reclutamento e con tutta probabilità saranno riattivate procedure concorsuali ordinarie per titoli ed esami aperte solo agli abilitati - inseriti delle GE (graduatorie ad esaurimento) o che hanno superato i TFA o che hanno comunque un’abilitazione riconosciuta all’insegnamento senza inserimento nelle GE - ; -4- Non sono previste quote di posti di ruolo per coloro i quali conseguono il TFA. FED. GILDA-UNAMS Via Toledo, 210 Napoli, tel. 081/414132 fax: 081/19579655

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btAisbm cpoeFc H bscH b etA e H i cpoe c LA SCUOLA DELL’OBBLIGO IN PROVINCIA DI NAPOLI: UNA FRONTIERA AVANZATA DELL’ITALIA CHE VUOLE PROGREDIRE

Continuiamo la nostra indagi-

ne nelle scuole dell’obbligo nelle zone più degradate della provincia di Napoli. Dopo il Parco Verde di Caivano, siamo andati a visitare le Salicelle di Afragola. A Caivano “i deportati” da Napoli (quelli che avevano perso la casa con il terremoto dell’80 e che in 30 anni non si sono integrati nel nuovo territorio, dove hanno portato violenza e illegalità); ad Afragola, un quartiere degradato, alle volte, di persone poste ai margini della società da povertà e ignoranza. Due situazioni diverse ma due problemi uguali della scuola pubblica: quello di integrare ragazzi e genitori nella società della legalità, della solidarietà, quanto meno della socializzazione per farli uscire dalla marginalizzazione ed aprire alle nuove generazioni un futuro di speranza. Un lavoro difficile, il più delle volte incompreso dalla società cosiddetta “civile”, sottovalutato dal qualunquismo borghese e comunque sottopagato dallo Stato, che costituisce, invece, una barriera al degrado e una testa di ariete per conquistare territori, spazi e risorse umane a un Paese che fa dell’indifferenza verso il lavoro scolastico, un suo punto fermo ottuso e agnostico. Alle Salicelle è ubicato l’Istituto Comprensi-

vo “Europa Unita”. Le Salicelle è uno dei quartieri più poveri di Afragola, un grosso centro a 10 km da Napoli. Abbiamo parlato con qualche genitore e qualche insegnante e poi abbiamo incontrato la preside dott.ssa Giovanna Magione che dirige la scuola da 4 anni.

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Quali difficoltà state incontrando in questa particolare condizione socio-ambientale? Come tutte le scuole di frontiera, la situazione è complessa, ma abbiamo l’orgoglio di aver stabilito un rapporto più che familiare con il territorio, puntando a sottolineare che la scuola

quello docente e non, e, mi sia concesso, anche quello della preside qui presente” Che iniziative parascolastiche ed extrascolastiche avete proposto ad allievi e famiglie? Beh, un po’ di sport, rugby, danza, yoga, scacchi…e poi ceramica e teatro sono sempre

è una solida risorsa dell’intero quartiere. Le Salicelle non è il quartiere migliore di Afragola, ma i miei ragazzi stanno dando prova di essere bravi, capaci e coscienti di sé. C’è qualche pregiudizio discriminatorio, basato sul censo, più che altro, che tende a confondere la scuola con il quartiere, ma i miei professori e, insieme a loro io, siamo orgogliosi di essere parte viva della scuola pubblica italiana. Ci stiamo dedicando a rendere “bella” ed accogliente la nostra sede, al pari e più di tante altre scuole. Il nostro impegno sta registrando un buon apprezzamento ad Afragola, tanto che le iscrizioni sono aumentate e si stanno inserendo anche alunni provenienti da altre zone. Avete preso iniziative per coinvolgere i genitori? Mi date l’occasione per elogiare tutti quei docenti di questa scuola che dimostrano il loro amore per il lavoro che svolgono: valorizzano l’Istituto e creano unione e rapporto con la popolazione. Questa è una delle ragioni che mi ha convinto a rimanere in questa scuola. Anche Pino Aprile, nel suo ultimo libro “Giù al Sud”, ha voluto menzionare la scuola delle Salicelle e l’impegno di tutto il personale,

attivi. Insomma tutti hanno la possibilità di esprimersi al meglio. Molte attività sono affidate al volontariato. Con la Croce Rossa Italiana abbiamo potuto realizzare il progetto “Dona un sorriso” con spettacoli teatrali e musicali. E’ arrivato anche Babbo Natale… Siamo riusciti ad allestire un palco, di recente, e i ragazzi hanno potuto esibirsi in piccole drammatizzazioni con grande piacere anche dei familiari. E il rapporto con il resto del territorio? Beh, abbiamo voluto far familiarizzare i nostri allievi con quelli della scuola media Mozzillo, che è quella che, per censo e per tradizione, è considerata tra le migliori scuole di Afragola. I nostri allievi si sono saputi sentire all’altezza degli altri. Qualcuno confonde censo ed efficienza, scarsezza di mezzi materiali con scarsezza di mezzi spirituali: non è così! In che occasione avete proposto questa iniziativa di socializzazione? E’ stato il “bel concerto di Natale” in cui non solo gli alunni, ma anche i genitori delle due scuole hanno socializzato. E’ stata un’ulteriore ragione di orgoglio: pensare questa iniziativa,

collaborare a realizzarla e gioire del suo successo. E’ proprio una grande soddisfazione cogliere nei genitori, invitati per esempio ai PON, la meraviglia di avere uno psicologo a disposizione con cui discutere i loro problemi di padri e madri. Una di loro mi ha detto: -E’ stata l’esperienza più bella della mia vita-. Quali altre iniziative avete preso per promuovere il rapporto scuola-famiglia? “Posso citare la visita scolastica alle Fosse Ardiatine. Al ritorno da Roma ho visto famiglie al completo sedersi a tavola per discutere di quello che avevano visto e provato. Voglio ricordare anche il progetto “Una chance per Afragola”, che ci ha permesso di recuperare alla scuola tanti bambini che l’avevano abbandonata. E poi, “Scuole aperte” e “Scuola-ambiente” per aprire l’Istituto ai grandi. Anche il progetto di approfondimento della didattica, sulla base della visione scolastica di don Milani ha creato interesse tra docenti e genitori

E’ sempre forte l’influenza di don Milani? La scuola nasce per i ragazzi e deve interessarsi principalmente di loro, come diceva don Milani… perciò oltre a tante cose, teniamo aperti i laboratori di ceramica e pittura. Se solo il Governo volesse tener conto di tante iniziative che, su un territorio come il nostro, sono vere e proprie necessità. ->


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Ci vogliono determinazione e forza d’animo per portare innanzi il nostro lavoro. Metodi tradizionali e metodi innovativi… la scuola la fa il docente ed è importante che lo Stato punti molto sulla formazione e sull’aggiornamento degli insegnanti. E’ vero, abbiamo alunni difficili e insofferenti del lavoro d’ aula ma abbiamo professoridi prim’ordine. Tanto che numerosi allievi partecipano anche ai concorsi letterari, ai giochi

matematici della Bocconi e realizzano anche buoni punteggi. Stiamo promuovendo anche l’amore per la lettura e abbiamo avuto il piacere di far incontrare gli alunni, qui ad Afragola, con la scrittrice Cinzia Tani con il suo libro –La mela-. Mi voglio complimentare con il suo corpo docente per tutto quello che ho sentito qui e per quello che ho sentito fuori di qui. Sono orgogliosa e felice di diri-

gere questa scuola e mi fa piacere sentire da un esterno che ci sono tanti genitori che parlano bene degli insegnanti e dell’Istituto che dirigo. Abbiamo bisogno dei loro complimenti: ci danno forza. Certo ogni giorno riscontriamo tante nostre insufficienze. Sono impefezioni che si verificano contro ogni nostra volontà. Ingigantirli però non è fare un buon servizio né alla scuola né ad Afragola, né all’intero Paese.

Lavoriamo con solerzia e semplicità e, se la gente ci dona un sorriso, beh, questa è una grande ricompensa, una grande soddisfazione per me e per tutti gli insegnanti.”

A questa Istituzione, a questa dirigente, agli insegnanti che con tanta dedizione svolgono il loro lavoro, va l’applauso della intera redazione de “Il Confronto”.

SIAMO IN “EUROPA”? E GLI “ALUNNI” DIVERSAMENTE ABILI?

Parliamo tanto di globalizza-

zione, di inserimento nella società, di liberalizzazione, sostegno ai giovani e quant’altro, ma continuano ad esistere grossi inconvenienti a discapito di chi non si può difendere. In tante realtà, specie al Sud, ci troviamo sempre di più ad affrontare quotidianamente il problema umano e scolastico degli alunni diversamente abili. In qualità, anche di docente di sostegno, manifesto il forte disagio nell’esplicazione di tale impegno lavorativo, che, essendo anche una “missione” da parte nostra, implica non pochi problemi con la realtà delle cose. Sappiamo bene quanto possa costare anche in termini economici la loro permanenza all’interno della Scuola Primaria. Il Ministero ancora non riesce ad inquadrare questo problema e quindi non dimensiona il giusto ad un sostegno economico in grado di favorire sul serio l’inserimento di tali alunni all’interno della Scuola. Il Ministero si impegna tanto nelle Progettazioni anche con Fondi Europei per l’innovazione alle nuove tecniche, ma nulla ci fa pervenire addirittura per il materiale di consumo, che peraltro risulta veramente indispensabile. I soldi dei Fondi Strutturati dell’Unione Europea FSE e FESR vengono impiegati piuttosto male perché poco finalizzati all’aumento della produttività delle attività degli alunni in

questione. Si dovrebbe puntare più decisamente ad un loro adeguato inserimento in un contesto “sociale”. Con certe tipologie di malattie o insufficienze non basta creare e/o sviluppare una progettazione e/o dare a loro fogli, matite, penne, ecc… Ogni alunno esige materiale diversificato e adeguato alle proprie esigenze che, spesso, le famiglie (indigenti) non riescono a procurare e quindi dovrebbe essere la Scuola, l’Ente, lo Stato a focalizzare meglio un corretto e adeguato metodo di integrazione. Siamo ancora in grado di seguire l’esempio dell’Europa? In questo settore dell’insegnamento stiamo marcando un forte ritardo, forse una grave disattenzione. Quale futuro potremmo mai dare a questi alunni, visto il contesto in cui vivono e visto il modo dissociato con cui lo Stato interviene. Non si riesce nemmeno a seguire una corretta programmazione didattica vista l’esiguità della cedola libraria, gratuita si, ma troppo povera per le esigenze reali. Non si riesce a capire che loro hanno bisogno di altri libri, di altre attrezzature e non i soliti testi di italiano, matematica, ecc. E onestamente con pochi euro (circa 20) cosa mai noi docenti potremmo comprare per far fronte a tale problematica? Qualche euro arriva dallo Stato ma solo per la formazione docenti (legge 440/97) ma parliamo sempre per i docenti e

non per gli alunni, parliamo di formare docenti per la preparazione a tali tipologie di malattie ma nulla per gli allievi che sono, poi e sempre, la vera ragione dell’esistenza delle scuole. A che serve preparare o organizzare corsi, formazioni, seminari se poi all’interno di un’Istituzione non c’è materiale per mettere in atto le giuste e conosciute operazioni di inserimento? Ci rendiamo conto che le barriere architettoniche nelle scuole sono ancora troppe, almeno il 30% degli istituti scolastici presenta ancora gravi impedimenti alla mobilità e all’accessibilità degli studenti disabili, con una netta differenza tra il nord e il sud della nazione. L’utilizzo dell’informatica e della tecnologia per la “didattica speciale” in Italia non è disponibile per tutti: seppure le postazioni informatiche dedicate siano aumentate sensibilmente nelle ragioni più all’avanguardia (si arriva all’80% delle scuole), in quelle più retrograde si arriva appena al 48%. La disponibilità di postazioni informatiche nelle classi, anziché in laboratori separati, è di estrema importanza ai fini dell’integrazione scolastica. Altri dati da analizzare sarebbero quelli riguardanti l’effettivo utilizzo delle postazioni, quanto presenti. Anche questo dato è piuttosto deludente. l pc che per un bambino è uno strumento importante, (per certe categorie è inaccettabile) ci vogliono tastiere particolari,

mouse particolari, video touch screen particolari, e queste sono solo piccole cose in confronto

alle enormità dei problemi che si possono riscontrare in alcune realtà. Dov’è il Ministro che beatamente è rimasto seduto a Roma sulla propria poltrona senza mai scendere nelle realtà dei veri e seri problemi scolastici? e leggi che hanno fatto, si possono poi mettere in pratica? Vengano a vedere i nostri parlamentari che approvano le leggi quello che succede nella vita quotidiana. Perché non vengono a vedere le scuole in cui vivono i bambini? Mi sento sempre più affranto quando leggo e vedo lo sperpero di soldi pubblici per fini personali confrontadolo alle mancanze di fondi alla Scuola Pubblica così eclatante. Tutto questo non ci ferma dal fare il nostro dovere. Il docente, a quanto si dica in Italia, è orgoglioso di essere docente e con dedizione e amore continua ad affrontare i problemi giornalieri della vita scolastica che è anche una missione: lo dico a coloro che non dovessero sentire questo dettaglio del loro lavoro. R. G.

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Bacoli Mirabilis

Un affascinante viaggio nei Campi Flegrei, fra miti, storia e leggenda

Che spettacolo doveva esse-

re la costa da Pozzuoli a Capo Misero al tempo dell’imperatore Augusto. Certamente essa non aveva l’andamento odierno visto che,

a largo di Arco Felice, ci sono molte ville romane sommerse, e a Punta epitaffio risulta sott’acqua il complesso residenziale dell’imperatore. Ma molto è rimasto inalterato. Nell’ansa di mare tra Bacoli e Capo Misero protetta dalla penisoletta di Punta Pennata stazionava la Classis praetoria Misenesis, la flotta più potente del mondo, con le navi da

guerra e quelle da parata. Le navi da guerra erano le Liburne, navi a due ordini di remi, veloci e leggere in grado di assalire e abbordare qualunque nave: e poi le trireme, più pesanti, capaci di trasportare marinai, fanti e vettovaglie. Anche i Romani infatti aveva-

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no i fanti di marina, i Marines del giorno d’oggi, e accanto al porto avevano creato una scuola di guerra che ha poi dato il nome a Miliscola che attualmente è un borgo di Bacoli. Perla della romanità elegante e potente era Baia luogo di lusso e lussuria, di aristocrazia e potere. Ville imperiali, residenze faraoniche, erano mescolate a taberne, botteghe, piccole case e impianti termali di ogni tipo, con acqua calda, acqua fredda, acqua sulfurea, acque curative. Acque che curavano il corpo, non lo spirito. Si dice che le donne venivano a Baia da matrone e se ne andavano da cortigiane. Che volete, c’era il meglio della Marina Militare e veniva a villeggiare il meglio della nobiltà dell’impero. E c’era poi il magnetismo dei luoghi divini e misteriosi dal

lago d’Averno da sempre considerato la Bocca degli inferi, la grotta della Sibilla cumana, la Solfatara, le sorgenti fumiganti di vapore sparse nei campi e lungo le alture. A un passo c’era quello che chiamiamo Lago del Fusaro che allora era conosciuto come la palude del fiume Stige, il fiu-

me infernale. C’era il Falerno, l’Asprino e il vino greco, ellanico, quello che oggi chiamiamo Aglianico, saporoso e forte.

provvigionare le navi che partivano da Bacoli, sia da guerra che mercantili. La mirabilia è quell’acqua che veniva dai fiumi dell’Avel

E c’erano spiagge incantate e il mare sul quale spesso coprivano le imponenti quadriremi del prefetto della Flotta – uno di essi è stato Plinio il vecchio – o addirittura la imponente esaremi che trasportava l’imperatore. Si chiamava “OPS” che significava forza e ricchezza.

Augusto, Caligola, Nerone, Domizio, Nerva erano di casa a Baia. E a Baia sbarcavano costumi e religioni esotiche: Giove Malicheno, Mitra, Iside sono sbarcati a Miseno e hanno lasciato tracce a Cuma e a Pozzuoli oltre che a Napoli. E’ del 1992 il rinvenimento a Cuma di tre statuette egizie raffiguranti la Sfinge, il dio Osiride e un sacerdote. Andate a visitare a Bacoli la piscina Mirabilis, era fantastica persino per i Romani che la costruirono. Raccoglieva l’acqua per ap-

linese, dal monte Terminio che inviava, ed invia, le acque all’acquedotto di Serino che i Romani prolungarono oltre Napoli, fino a Bacoli, fino alla piscina Mirabilis, la più grande cisterna allora immaginabile. Andate a vederla. Oggi è una struttura sotterranea . Ma è Mirabilia ancora oggi. Enne

Direttore responsabile Iki Notarbartolo Direttore editoriale Elio Notarbartolo

Hanno collaborato: Enzo Colimoro, Pino Cotarelli, Arianna Lamanna, Fabrizio Lubrano Lavadera, Francesco Lubrano, Luca Maiorano, Gilda Kiwua Notarbartolo, Franco Ortolani, Ernesto Paolozzi, Franco Lista, Gennaro Pasquariello, Enzo Peluso, Gessica Pepe, Raffaele Graziano, Sergio Chimenti, Maurizio Vitiello, Sergio Zazzera Periodico autofinanziato a distribuzione gratuita confronto@hotmail.it elio.notarbartolo@live.it

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Alluvione Cinque Terre: quando la mano dell’uomo non aiuta

I centri abitati delle Cinque

Terre, Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore, sono stati riconosciuti dall’UNESCO, nel 1997, Patrimonio Mondiale dell’Umanità (582 siti in tutto il mondo). La motivazione che ha riconosciuto le Cinque Terre un monumento dell’uomo e della natura è la seguente: “La regione costiera ligure nella zona delle Cinque Terre costituisce un patrimonio di alto valore paesaggistico e culturale. La disposizione e la conformazione dei piccoli paesi e dei terrazzamenti sulle colline che li circondano, costruiti sormontando le difficoltà di ripidi e scoscesi terreni, racchiude chiaramente in se la storia e la cultura degli insediamenti di questa regione nel corso di un millennio.” Le Cinque Terre sono descritte come “un fondersi insieme di cultura, storia e fatiche immense spese nel corso dei secoli dai suoi abitanti per modellare un territorio ostile costruendo migliaia di chilometri di muretti a secco sulle colline impervie. Sono un luogo in cui natura e uomo in completa armonia hanno costruito un paesaggio unico, oggi patrimonio di tutti. Migliaia di chilometri di muretti a secco coltivati a vite e ulivo; paesi di origine medioevale e beni culturali di grande pregio; scarsa espansione edilizia e pochi tracciati viari: sono le peculiarità delle Cinque Terre, che sono riuscite a mantenere nel tempo valori naturali e ambientali incomparabili e di straordinaria bellezza. E’ stato proprio l’uomo, attraverso mille anni di lavoro, a creare questo paesaggio unico, fatto di terrazzamenti sui fianchi scoscesi dei monti, che a volte arrivano a picco a quasi toccare il mare. Oggi, le Cinque Terre sono un Parco Nazionale, nonché Area Marina Protetta. E allora come mai si è verificato il disastro idrogeologico del

25 ottobre scorso che ha interessato rovinosamente un’area di circa 10 X 40 Km dalla costa tirrenica fino allo spartiac que appenninico?

Figura 1: Inquadramento dell’area interessata dall’evento alluvionale del 25 ottobre 2011, durato circa 30 ore e connesso al transito di cumulo-nembi (dati pluviometrici da fonte ARPAL e ARPAT).

Si dice che la sicurezza ambientale delle Cinque Terre sia stata garantita nei decenni passati dall’isolamento, dalla conoscenza naturalistica del territorio e dal duro lavoro basato sul genio ingegneristico contadino. Fino a che non si fecero gli alveistrada! Escluso l’abitato di Corniglia, ubicato su un promontorio, le altre cittadine costiere si sono sviluppate nella parte terminale di strette valli torrentizie fin sulla spiaggia. Fino al secolo scorso, finchè ha prevalso il genio ingegneristico contadino, gli abitati erano separati dagli alvei dei torrenti sviluppandosi in destra e sinistra orografica. Poi…è arrivata la “modernità”, l’epoca delle comodità, dello sviluppo economico, purtroppo non ecocompatibile! Ingegneri non contadini hanno pensato bene di coprire gli alvei torrentizi per ricavare, al di sopra, una comoda strada di penetrazione. Spesso l’unica strada dell’abitato. Grazie a questi interventi pubblici realizzati da ingegneri non contadini e approvati da funzionari,

sempre non contadini, sono state create le premesse per il disastro del 25 ottobre scorso. Certamente la pioggia caduta è stata tanta, troppa per poter essere assorbita dal terreno e smaltita dagli alvei coperti. I contadini sanno bene che quando si verificano eventi piovosi eccezionali si innescano fenomeni che, probabilmente, non erano stati valutati dai progettisti e da coloro che a suo tempo hanno approvato il ricoprimento degli alvei. Si innescano fenomeni erosivi diffusi e conseguenti frane che coinvolgono enormi volumi di terreno e di substrato alterato sradicando anche gli alberi d’alto fusto che insieme con detriti vari e massi si trasformano in pochi minuti

Figura 2: In alto a sinistra: l’alveo strada che attraversa l’abitato di Vernazza; in basso a sinistra: l’alveo scoperto a monte dell’abitato. La sezione si è rivelata clamorosamente mal dimensionata ed insufficiente asmaltire il flusso fangoso-detritico che ha invaso la sovrastante strada devastandola (immagini a destra trattedalla rete, YOU reporter)

in colate detritiche e flussi fangoso-detritici velocissimi (da 30 a 60 km/h in relazione alla morfologia della valle e degli alvei strada) che percorrono gli alvei con portate di piena impressionanti che possono raggiungere alcune centinaia di metri cubi al secondo in bacini imbriferi di limitata estensione come quelli che caratterizzano le Cinque Terre. Immancabilmente i flussi veloci colmano la parte coperta dell’alveo, ostruendola in parte

con tronchi e detriti, per cui le strade sovrastanti si trasformano improvvisamente in torrenti impetuosi che travolgo autovetture e tutto quello che si trova lungo la loro strada. Fenomeni catastrofici simili si sono verificati recentemente a Casamicciola Terme il 10 novembre 2009, ad Atrani in Penisola Amalfitana il 9 settembre 2010, a mili San Pietro (Messina) l’1 marzo 2011 e, probabilmente, anche a Pollena Trocchia il 21 ottobre c.a.. Già dallo scorso anno lanciammo l’allarme “Alvei Strada” evidenziando che essi Figura 3: A destra l’abitato di

Monterosso nel 1954-55 quando l’alveo era ancora in gran parte scoperto. Al centro: l’alveo trasformato in alveo-strada (chiamata via Roma) che è stato devastato dal flusso fangosodetritico che si è riappropriato dell’area di sua competenza (immagini a sinistra tratte dalla rete, Secolo XIX eYOU reporter)

sono stati realizzati in tutta la nostra nazione e che non si ha un loro censimento né si conosce quanti cittadini si trovino in situazioni di rischio reale. E’ noto che la manutenzione dei corsi d’acqua si esegue raramente e quasi sempre dopo le catastrofi. Si ricorda che alcuni eventi alluvionali capaci di innescare delle colate detritiche di potenza non distruttiva e contenute negli alvei possono causare l’accumulo di ingenti volumi di detriti e tronchi di albero e il conseguente progressivo e/o rapido colmamento delle sezioni fluviali.

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btAisbm cpoeFc H bscH b etA e H i cpoe c L’Applauso

PARCHI DELL’AMORE AL CENTRO DI NAPOLI. PARI OPPORTUNITA’ E SICUREZZA GLI OBIETTIVI PER CRESCERE

Figura 4: L’abitato di Riomaggiore, interessato in misura minore dall’evento alluvionale del 25 ottobre c.a., attraversato dall’alveo-strada che rappresenta la via principale. In alto a sinistra illustrata la zona in cui inizia la copertura dell’alveo. In alto al centro e a destra due immagini dell’alveo-strada.

Ovunque vi sia un alveo-strada vi è una spada di Damocle sospesa sull’incolumità dei cittadini! L’evento del 25 ottobre scorso ha evidenziato che i corsi d’acqua (alvei-strada e fiumi) necessitano di sezioni fluviali di gran lunga superiori a quelle che l’ingegnere non contadino gli ha forzatamente imposto per creare i presupposti di una antropizzazione e urbanizzazione rispettosa solo delle leggi fatte dall’uomo ma non di quelle della natura! Nei prossimi giorni si affronterà il problema di cosa fare, per tutti i cittadini, nelle aree abitate attraversate da alvei-strada. Per ora si può solo migliorare il sistema di controllo degli eventi piovosi con una previsione e conseguente sistemi di allertamento e messa in sicurezza dei cittadini. La diramazione di bollettini è inutile se il potenziale pericolo non viene fatto assimilare dai cittadini che devono essere informati e devono sapere cosa fare perché lo hanno già sperimentato in ripetute esercitazioni, quando le competenti autorità locali lanciano gli avvisi in maniera capillare ed efficace. Franco Ortolani

Ordinario di Geologia, Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio Università di Napoli Federico II

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Il consigliere Pino De Stasio lancia la sfida

A chi ci ha provato con il “Par-

tito dell’amore” (Cicciolina prima di Berlusconi, ndr) Pino de Stasio, consigliere della municipalità dichiaratamente omosessuale, risponde con un bel parco. “Sì, mi batterò per creare dei luoghi sicuri, controllati, aperti allo scambio affettivo, dove poter entrare con la propria auto senza correre il rischio di essere rapinati o ammazzati come è successo alla coppietta di Santa Maria la Carità”. Parchi dell’amore al centro di Napoli: l’idea, dopo 13 anni da consigliere della seconda Municipalità, cade sulla soglia di un traguardo raggiunto il 14 novembre scorso: la delega in giunta municipale alle pari opportunità riconosciuta a lui, poeta, già attore teatrale, iscritto alla Federazione della Sinistra e, soprattutto, esponente di spicco del mondo Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender). Un’ avvertenza: guai a difendere le ragioni della “tolleranza” quando si imbastisce con De Stasio un discorso sulla diversità. “Non mi piace tolleranza perché è sinonimo di soppor-

tazione. Diciamo piuttosto accoglienza. Guardiamo ad una Napoli che punta ad un welfare evoluto coinvolgendo non solo

omosessuali ma anche coppie etero. Penso per esempio al registro delle unioni civili: deve tenere dentro non solo i gay ma semplicemente chi non è sposato, garantendo a tutti quelli che vivono insieme parità di accesso ai bandi per la casa, il lavoro, gli asili nido”. Nascita a Milano e laurea abortita a Napoli, alla facoltà di Sociologia: ciò che non gli ha impedito di partorire 3 libri, con un quarto in uscita su “Letteratura e industria”, e di patire da anni nelle battaglie civili a fianco di clochard, senza tetto, “ultimi”. Vita e opere da “anarchico costituzionale”:

“Quello delle unioni civili è un tema sponsorizzato dal sindaco De Magistris, ma non può restare confinato in una delibera di giunta: bisogna portare la discussione in consiglio, mi batterò per questo perché la mia delega deve riverberarsi in una dimensione cittadina, non certo asfissiata da una logica di quartiere, o peggio di circoscrizione”. Per un “Confronto”, intanto, si può intercettare Pino de Stasio ad angolo tra via San Sebastiano e via Benedetto Croce, nel suo bar “Settebello” guardato a vista dal campanile di Santa Chiara. Dove un verso di Sandro Penna e un fraseggio di Gioacchino Rossini si mescolano nell’aroma del suo caffè napoletano. Mentre ti convince che chi “non ama veramente, al punto da uccidere, altro non è che un autistico …”. Chi? “Sì, ti dico che Pino Pelosi, l’assassino di Pasolini, era autistico”. Per poi scendere con i piedi nell’attualità e dichiarare apertamente: “Monti e Tre-Monti per me pari son …”. Libero adattamento del “Rigoletto” di Verdi. Alleg(o)ria di un politico, il consigliere Pino de Stasio.

Fisco: 7.500 evasori totali, nascosti 21 mld redditi ad essere un paese di evasori fiscali. I Oltre 7.500 italiani tinua numeri ufficiali sono impietosi e non è un

che non hanno mai pagato un euro di tasse, redditi non dichiarati per oltre cinquanta miliardi, una cifra pari quasi al doppio dell’ultima manovra finanziaria del governo Monti, Iva evasa per otto miliardi. I dati dell’attività della Guardia di Finanza nel 2011 confermano una verità che tutti conoscono: l’Italia con-

caso che il presidente del Consiglio Mario Monti, fin dal giorno dell’insediamento, vada ripetendo che chi evade le tasse non solo danneggia tutti i cittadini onesti ma “offre ai propri figli un pane avvelenato” perché “li renderà cittadini di un paese non vivibile”.


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L’ applauso napoletano E’

sempre odioso entrare in un’ Agenzia del Territorio per qualunque incombenza, anche la meno punitrice come prendere un codice fiscale, registrare un contratto, farsi rilasciare la copia di una successione… .C’è sempre un’atmosfera tesa, caos e folla…e quasi sempre mancano indicazioni adeguate. Bisogna fare la fila per prendere le informazioni che occorrono e già questa attesa è lunga, poi ti comunicano che devi fare preventivamente un versamento alla banca o alla posta, semmai che non hai le marche da bollo…poi, dopo aver messo tutti i documenti a posto, compreso la sigla dell’Ufficio territoriale nel quale sei entrato, vieni indirizzato alla fila specifica dell’ufficio dove si svolgono le

pratiche come la tua. Allo sportello di via Diaz, a Napoli, c’è un dipendente che dà spiegazioni per un certo tipo di prassi ed un altro che dà indicazioni per un altro genere di pratiche. Devi aver fortuna ad imboccare la fila giusta perché, se sbagliata, l’impiegato a cui sei finalmente arrivato, ti indirizzerà ad un’altra coda per arrivare all’altro collega. Questi due dipendenti sostengono le tensioni e le do-

mande di “clienti” dell’agenzia dalle 9,00 alle 13,00. Capita di raggiungere quasi l’agognato informatore ma c’è un’anziana signora che proprio si deve far spiegare anche le virgole: non sa riempire un modulo, chiede, ascolta… e allora la dipendente pubblica con un garbo, una pazienza ed una disponibilità inimmaginabili, prende il modulo e comincia a riempirlo di sua mano, quadro per quadro, nota per nota, sigla per sigla… Passa il tempo…e passa anche per te che stai in fila e fremi… Ma il garbo, la gentilezza sono troppo incredibili, la disponibilità è così meravigliosa che altro che rabbia, complimenti ed applausi per questa impiegata dell’Agenzia del Territorio di via Diaz. Sap-

piamo solo che si chiama Viviana.. A lei, signora Viviana, un applauso dalla Redazione de “Il Confronto” e tanti ringraziamenti da tanti semplici cittadini di questa grande città: grande anche per l’inaspettata presenza di persone come Lei. Red

Il procidano Michele Lubrano Lavadera premiato tra i migliori chef italiani

Incetta di premi per lo chef

procidano Michele Lubrano Lavadera. Premiato con la Onorificenza al Merito Professionale dei “Maestri di Cucina”. Lo scorso anno aveva già vinto il premio al “Merito Stella della Ristorazione” che è un riconoscimento assegnato a 100 cuochi per la quotidiana attività svolta per elevare l’immagine della cucina italiana. L’occasione è stata il Simposio Nazionale per la nomina e il Conferimento dell’Onorificenza al Merito Professionale dei “Maestri di Cucina” giunto alla quattordicesima edizione, tenutasi a Taormina nella splendida cornice del Grand Hotel Hilton Giardini Naxos dal 7 al 9 di no-

vembre. L’Associazione Professionale Cuochi Italiani ha scelto di organizzare in terra siciliana il Congresso Nazionale A.P.C.I 2011 e lo speciale premio “Maestri di Cucina”, l’autorevole riconoscimento conferito agli chef con comprovato curriculum professionale, per premiare la loro quotidiana attività in favore della tradizione culinaria italiana, nel rispetto dell’utilizzo delle tipicità locali, seppure sempre con uno sguardo attento all’innovazione e all’ economia del nostro Paese. La kermesse si è conclusa con la Cerimonia Ufficiale nel corso della quale sono stati consegnati ai 25 chef professionisti, provenienti da tutta Italia, il collare

rosso con medaglione dell’Associazione, la speciale targa di merito personalizzata e la pergamena di merito. Michele Lubrano Lavadera, procidano DOC, lavora ormai fuori dall’isola da più di 15 anni, portando in alto il nome di Procida nel campo della ristorazione. Ha lasciato la sua terra nel lontano1995 quando fece la sua prima stagione alla Betulla a Bardonecchia. Adesso lavora all’hotel Luis di Fiera di Primiero in Trentino alto Adige. La Redazione tutta eleva un applauso a questo professionista dei fornelli che fa onore a Procida ed anche alle sue ispirazioni culinarie.

Per le tue segnalazioni scrivi a confronto@hotmail.it elio.notarbartolo@live.it

F.L.

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btAisbm cpoeFc H bscH b etA e H i cpoe c Come rovinare le piccole realtà artigiane locali per incompetenza e disinformazione politica

Gentile redazione,

vorrei sottoporre un problema che oltre ad interessare me interessa gran parte della popolazione italiana. Mi chiamo Marianna Bonacia, vivo a Mineo un paesino in provincia di Catania, del tutto sconosciuto fino alla tarda primavera; fino a quando cioè, non ci hanno alloggiato diverse migliaia di extra comunitari nel villaggio della Pizzarotti Costruzioni svuotando vari centri di accoglienza italiani. Gestisco una piccolissima società che si occupa di estrazione di gesso naturale. Fino al 2010 avevo come clienti 11 tra le più importanti cementerie d’Italia, oggi i miei clienti sono solo 2!!! A causa della crisi ed a causa del decreto Ronchi, le

cementerie hanno sostituito il gesso naturale col gesso chimico (desolfogesso) che viene fornito gratuitamente, ovvero, le centrali elettriche che producono questi scarti, pagano addirittura anche per eliminare questo fardello ingombrante. Ho cercato di contattare Berlusconi per chiedere cosa farebbe delle sue televisioni se domani la RAI offrisse pubblicità gratuita, ma non essendo nè bella, nè minorenne nè tantomeno escort non ci sono riuscita neanche attraverso “c’è posta per te”!!! Ho interpellato il Sottosegretario al lavoro, ci sono arrivata solo perchè lo conosco personalmente da tempo, essendo egli un mio quasi compaesano, ma dopo avermi ascoltato

mi ha chiesto: “quanta gente interessa questa questione?” io ho risposto che in Sicilia saranno 3 o 4 le cave regolari interessate. A questo punto Vi chiederete, ma questa che vuole? problemi suoi !!! Ed invece no!! Ed è proprio questo

il punto comune. Capisco che per l’Italia siamo una nullità, ma questo problema non interessa le 3 o 4 cave con i relativi dipendenti, ma l’Italia intera, perchè, le cementerie, non utilizzando il gesso naturale

che è assolutamente innocuo, perchè ha una radioattività del tutto risibile (0,04 nanocurie/ Kg), adoperano il desolfogesso (3,66 nanocurie/Kg). Questi valori si hanno quando la desolforazione viene eseguita alla perfezione, ma siccome attorno alla desolforazione c’è un giro di miliardi e siccome siamo italiani voi pensate che le centrali elettriche sprecano tempo e soldi su materiali che dovranno finire negli altiforni? Quindi chi ne fa le spese, senza saperlo, è l’Italia intera e poi ci lamentiamo degli aumenti esponenziali del cancro! Grazie per avermi dato la possibilità di raccontare questa vicenda. Marianna Bonacia

RADIOATTIVITA DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE (Nanocurie/kg) - GESSO NATURALE.......................................................................... 0,04 - SABBIA E GHIAIA DA COSTRUZIONE............................................. 0,37 - ARENARIA, PIETRA CALCAREA, SILICE........................................... 0,57 - INERTI VARI E DA INTONACO........................................................... 0,58 - ALTRE PIETRE NATURALI................................................................. 1,06 - PIASTRELLE E CERAMICA.................................................................1,22 - LAVA.................................................................................................1,26 - CEMENTO......................................................................................... 1,39 - MATTONI, TEGOLE, CLINKER........................................................... 1,48 - PIETRA POMICE, TUFO...................................................................... 1,91 - GRANITO, SCISTO, ARDESIA.......................................................... 2,78 - GESSO CHIMICO............................................................................. 3,66 - SABBIA, BLOCCHI DI SCORIE DI ALTOFORNO................................ 6,22 - LANA MINERALE............................................................................. 6,22

Edicola porto di Napoli Molo Beverello Libreria Treves Piazza del Plebiscito 11 Guida Merliani via G. Merliani 128

Caffè dell’Epoca Via Costantinopoli, 81

Mineo 10 dicembre 2011

Salute: piu’ danni a collo da tablet che da portatili e pc

Dennerlein, che ha coordinato lo studio - e questo e’ una fonte di preoccupazione per lo sviluppo di patologie”.

Di pari passo con il boom dei tablet ci sara’ anche quello dei dolori a collo e spalle dovuti alla postura sbagliata. E’ questa la previsione dell’Harvard School of Public Health. “Confrontati con l’uso tipico dei normali computer, l’uso dei tablet e’ associato con una maggiore torsione di collo e testa - - spiega Jack

Gli esperti hanno elaborato anche una serie di suggerimenti utili per evitare i problemi: la posizione peggiore, spiegano, e’ proprio quella sulle ginocchia. Inoltre la postura andrebbe variata ogni 15 minuti per evitare i danni piu’ seri.

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PUNTI DISTRIBUZIONE A NAPOLI:

Libreria Evaluna p.zza V. Bellini, 72 Libreria Ubik via B. Croce, 28

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Eccellenze Negli

ultimi mesi, in alcune occasioni d’incontro letterario e artistico è stato ricordato il cinquantenario della scomparsa di Lorenzo Calogero, un grande poeta italiano eclissato dall’amnesia culturale responsabile di aver trascurato per molto tempo più di 15000 versi della poesia tra le più alte del novecento. Come un sito archeologico rinvenuto e poi abbandonato, il carteggio calogeriano è ancora uno scrigno che conserva il segreto della sua opera, un segreto che solo l’arte può svelare come L’arte ha il compito di svelare il destino della natura e il significato recondito delle cose. Non è possibile su questo poeta fare la classica distinzione “vita e opera” perché in lui la poesia ha operato come esperienza di vita totalizzante, vissuta esclusivamente nella vita della poesia stessa, quest’abnegazione al fare poetico lo trascinò fatalmente nel vortice dell’ispirazione ininterrotta che in lui si tradusse in scrittura fluviale, un’ansia che lo ha posseduto e logorato fino alla fine, come cristallizza bene Gianni Scalia “per una morte in versi, una morte inversa”. Il dramma della sua vita si consumava nel vortice della depressione, quel ‘male oscuro’ che turbò la sua anima con apici di sofferenza e solitudine estrema. Il mondo intellettuale italiano e non solo calabrese, deve rimediare al grave torto fatto al poeta che del mancato riscontro critico e editoriale ne fece il suo malessere peggiore, causa probabilmente del suicidio che mise fine alla sua vita, nella villetta di famiglia a Melicuccà in un giorno imprecisato di fine marzo nel 1961 esattamente mezzo secolo fa, Calogero aveva 51 anni. Lorenzo Calogero, nato in un

Un grande poeta del Sud da ricordare: Lorenzo Calogero

angolo sperduto della Calabria, nel paese di Melicuccà

ai piedi dell’Aspromonte, ha vissuto nel cuore del secondo conflitto mondiale, un periodo certamente atroce della nostra storia: la dittatura, il terrore, l’ombra assidua della morte. Mentre la poesia veniva per sempre intaccata dalle crudeltà della guerra, il nostro Calogero scriveva le sue opere rifugiandosi in un mondo interiore che andava sostituendosi sempre più al mondo esterno, al punto da prender possesso della sua vita reale trasfigurata così in sogno. Piromalli mette in risalto alcune pagine in cui lo stesso Calogero ricorda quegli anni anche con sofferenza: “A 18 o19 anni mi sentivo ridotto ad un cencio senza storia o significato a causa di una tremenda impressione di terrore […] quel terrore mi ha accompagnato per buona parte della mia vita”. Quella paura deve aver provato il nostro poeta quando per la prima volta camminò per le strade antiche di Napoli; là dove la splendida ridondanza architettonica del barocco napoletano, giocata tutta sul contrasto simbolico delle forme e delle decorazioni, catturano lo sguardo in un vortice labirintico, quasi un Horror

vacui, perdendosi nel moto ininterrotto di ghirigori che fanno danzare gli occhi su quelle superfici. Si manifesta così la poesia nuova di Lorenzo Calogero una poesia che si vive nel sapore dello smarrimento e forse nel fascino di quel che non si conclude mai. La città di Napoli deve aver suscitato un impatto emotivo sensazionale nel giovane Lorenzo, se si considera la provenienza di Calogero da una lontana provincia calabrese, quando egli vi approda con la sua famiglia per iniziare gli studi universitari. Da sempre Napoli è stata un importante centro culturale, una città fervida di scambi letterari e artistici, fiera di una grande tradizione poetica, teatrale e musicale. Il timido poeta calabrese passa un anno alla facoltà di Ingegneria per cambiare infine a Medicina, vince anche una borsa di studio nel 1935. Dopo un breve periodo di crisi, in cui Calogero si impose di non scrivere più poesia, per arrivare indenne alla laurea tanto desiderata dai suoi genitori. Subito dopo Calogero consegue a Siena l’abilitazione per esercitare la professione di medico, anche se, sul finire della sua vita il poeta in una lettera scrive “son vissuto nella mia professione come se scrivessi versi”. Di fatto Lorenzo Calogero fu un tenace poeta, tutta la sua vita deve essere letta come un grande atto di fede nell’arte poetica che per lui fu uno strumento di congiunzione divina. Si legge nei suoi “Pensieri di un poeta”: Il poeta, nei momenti di gioiosa intuizione lirica appare come un ponte messo fra Dio e gli uomini- Egli si rivela come il volto delle cose nella loro primitiva bellezza. I suoi pensieri sulla poesia enunciano leggi morali indi-

spensabili a mantenere puro il cuore dei poeti, attraverso la fede, la sincerità artistica e la ricerca del vero. Dal sublime incontro tra poesia e sogno si forgiano le figurazioni poetiche calogeriane più brillanti, soprattutto quando si libera di un rigore strutturale: “per chi aspira alla salute eterna forse giova buttar via ogni metodo”, perciò l’intuito musicale e l’universalità della sua poetica rendono questa opera un capolavoro ancora da scoprire. L’ opera di Calogero ha subito suscitato l’interesse di moltissimi critici e scrittori, ma solo dopo la sua clamorosa scomparsa e solo dopo l’interesse del primo scopritore di Calogero, il suo amico, il poeta lucano Leonardo Sinisgalli e dopo le due pubblicazioni a cura di Roberto Lerici, Opere Poetiche volumi I, II, a cura di Roberto Lerici e Giuseppe Tedeschi, collana “Poeti Europei”, 1962 e 1966. Molti poeti tra i più grandi del novecento hanno riconosciuto nella poesia calogeriana un flusso creativo impetuoso nella sua copiosa produzione lirica, un unicum ininterrotto e fantastico, un caso letterario e umano. Oggi ci appare fatalmente cauta la dichiarazione di Montale secondo cui la poesia calogeriana doveva attendere la verifica del tempo, dell’invecchiamento, come il vino buono. Più avvincente il parere di Ungaretti che spiazzò tutti i poeti quando disse “Lorenzo Calogero con la sua poesia ci ha diminuiti tutti”, ravvisando un valore geniale del poeta calabrese che supera i confini regionali e italiani, toccando le vette più alte della poesia europea del novecento. Continua al prossimo numero…… Arianna Lamanna

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btAisbm cpoeFc H bscH b etA e H i cpoe c ENRICO PESSINA

La

Storia Verso la metà dell’’800 il panorama del diritto penale e del relativo processo era dominato in Italia dalla figura del lucchese Francesco Carrara, autore del monumentale Programma del corso di diritto criminale, in ben dieci volumi, quando su quella stessa scena si affacciò il giovane Enrico Pessina. Nato a Napoli nel 1828, Pes-

sina aveva esordito, appena ventunenne, con un Manuale di diritto costituzionale, nel quale erano trasfuse le sue idee liberali, che non tardarono a manifestarsi in concreto quando, nel 1852, egli difese Silvio Spaventa, Giuseppe Pica e Antonio Scialoja nel processo per i fatti del 1848; e tale sua attività gli costò l’arresto per misura di sicurezza, con una carcerazione durata quattro mesi e il successivo domicilio coatto a Ottajano (l’odierna Ottaviano) per altri due anni. Nuovamente arrestato nel 1860, riuscì a fuggire e a rifugiarsi a Marsiglia e poi a Livorno e ancora a Bologna, dove gli fu conferita la cattedra di diritto costituzionale. La caduta della monarchia borbonica gli consentì il ritorno a Napoli, dove intraprese la carriera di magistrato, con la nomina a sostituto procuratore generale presso la Gran Corte criminale, e poi

UN LUTTO E UN APPLAUSO

scorso nella sua casa napoletana, all’età di 96 anni, l’architetto Franco Pietrafesa, presente da decenni negli ambienti culturali procidani, nei quali era ben noto. A Procida egli ha dedicato in più

occasioni anche le sue qualità professionali, progettando e realizzando, fra l’altro, il nuovo edificio cimiteriale della Congrega dei Turchini e l’Oratorio “don Salvatore Massa”. Tra le sue realizzazioni napoletane, altresì, si ricordano il complesso del civico 151 del Parco Comola Ricci e il palazzo Jervolino in via Bernini. Nel porgere le proprie condoglianze alla vedova, signora Vittoria, “Il Confronto” tributa anche all’amico Franco l’ultimo caloroso applauso.

EDITORIA: ‘IL MONDO DI SUK’ SU POLITICA E NUOVA SINISTRA (ANSA) - NAPOLI - ‘Finalmente politica’. Cosi’ s’intitola la nuova copertina del magazine online ‘il mondo di suk’. ‘’Nel settembre 2011 - e’ scritto in una nota - cittadini napoletani si sono riuniti a Palazzo

Serra di Cassano per presentare il manifesto a sinistra. Tra i promotori, Ernesto Paolozzi, docente di storia della filosofia contemporanea all’universita’ Suor Orsola Benincasa di Napoli. L’obiettivo principale: mettere in moto un riformismo radicale che possa finalmente dare vita, dalle fonda-

Si è spento il 9 novembre

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quella politica, passando dall’iniziale ufficio di segretario generale del dicastero di Grazia e giustizia all’elezione a deputato nello schieramento di centrosinistra e poi alla nomina a senatore. Successivamente fu alla guida del ministero per l’Agricoltura, l’industria e il commercio e poi di quello di Grazia e giustizia. Dal 1871 fu titolare della cattedra di Diritto e procedura penale nell’Università di Napoli; in realtà, però, la sua attenzione alle problematiche penalistiche era cominciata già nel 1858, con la pubblicazione dei tre volumi di Trattati elementari sul diritto penale delle Due Sicilie; tra le sue opere più significative vanno segnalati anche gli scritti sulla pena di morte, editi nel 1863 e nel 1875, che lo collocano nella scia di autori come Pietro Verri e Cesare Beccaria (a tacere di Voltaire) e il Manuale

del diritto penale italiano in tre volumi (1899, 2a ed. 1916); sue sono anche le relazioni ufficiali illustrative del codice penale e di quello di procedura penale del 1889. E in tutti questi suoi scritti egli si schiera dalla parte della scuola classica, che studia il diritto penale esclusivamente dal punto di vista giuridico, in contrapposizione con la scuola positiva, che prende in considerazione aspetti antropologici, psicologici e sociologici. Pessina si spense a Napoli nel 1916, avendo ottenuto l’ammissione a prestigiose accademie di studiosi, prima fra tutte quella dei Lincei.

Sergio Zazzera

CIAO MARIO La redazione de Il Confronto

e l’Assostampa Campania partecipano al lutto che ha colpito la famiglia del giornalista Mario Coni, già direttoredi Radio Club 91, e giornalista in varie radio e tv da Radio Azzurra, a TeleOggi, a Contatto Radio, ecc. “L’improvvisa scomparsa di Mario Coni – ha detto il Presidente dell’Assostampa Campania, Enzo Colimoro - addolora la famiglia del Sindacato dei giornalisti. Mario, nonostante una caratterialità spigolosa e ruvida, ha costituito un pezzo di storia del giornalismo

radiofonico e televisivo della nostra città. ... Il suo è stato un giornalismo d’impegno civile, come testimoniano le denunce sul fronte dei rifiuti e dell’abusivismo edilizio”. Mario Coni è prematuramente scomparso lo scorso 20 gennaio all’ospedale Fatebenefratelli di Napoli dov’era stato ricoverato lo scorso dicembre all’età di 46 anni.

menta, alla trasformazione di un Paese finora troppo piegato sui privilegi di pochi e l’ emarginazione di molti. Giustizia, cultura, partiti, trasparenza, arte contemporanea sono alcuni dei temi trattati’’. Oltre all’editoriale di Donatella Gallone e all’articolo di Paolozzi, la rivista propone

interventi di un gruppo di firmatari: Osvaldo Cammarota, Raffaele Carotenuto, Antonio Filippetti, Rosaria Iazzetta, Libero Mancuso, Gianpaolo Paladino, Giuseppe Reale, Lea Reverberi, Benito Visca. Al centro del dibattito, la necessita’ e le ragioni del cambiamento. E di una nuova sinistra.


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Persone e personaggi

GENNARO ESPOSITO

Sostanzialmente è buono.

Ha mille difetti che puntualmente vede negli altri. Simpatico, accattivante, un po’ ruffiano, incurante delle regole grammaticali è anche brillante conversatore. Si prodiga ad alta voce ritenendo così il corrispettivo del suo interessamento. Il suo saper fare si completa con una gesticolazione esilarante che parla più di una bocca e rende più di un’arringa. Si compiace, chiede l’assenso, coinvolge tutti e cita sconosciuti amici. Rispettoso con le donne, ama i bambini ed ha comprensione per i vecchi. La sua discrezione non è proverbiale, il tratto non è il suo forte. Dà molta importanza all’amicizia ma si offende per un nonnulla. Per lui i figli sono sacri ma la moglie provvede all’educazione, a farli mangiare, a vestirli e curarne l’avvenire. Il suo amore sviscerato è la mamma. La vede in televisione, nelle sceneggiate e si commuove perché è la sua mamma.

Brutta, grassa, brava, cattiva, è la mamma. Va rispettata punto e basta. Si alza pigramente e gli pesa

molto il poco da fare. Il caffè poco zucchero è il primo impatto della giornata. Il resto della colazione, per un Gennaro Esposito che si rispetti, và consumata al bar sotto casa, costi quel che costi, ma è così. Il vestito della giornata più o meno decente, colori a parte, il necessario che le scarpe siano lucidissime. Se è lunedì il giornale è obbligatorio: c’è lo sport. Negli altri giorni legge a sbafo da edicola ad edicola; commenta, critica, conosce volti e risvolti. Saluta tutti con ossequio e per tutti, alle spalle, ha una parolina.

Si gratta le palline al passaggio di un carro funebre. Massaggia la schiena dello scartellato e corre subito al botteghino del lotto. Poiché è tanto furbo, non fa la fila al Comune e non paga il biglietto del tram. Ogni cosa rinvia al domani, prossimo o lontano che sia, il necessario è non pensarci oggi. Domani Dio ci pensa. E poi perché rovinarsi la giornata; la salute ne và di mezzo; la salute è importante, è la prima cosa. Il resto ci pensa la provvidenza. E crede nella provvidenza e nei santi. Un plateale segno di croce ad ogni Chiesa, un bacio all’immaginetta sacra, gli occhi imploranti al cielo ad ogni imprecazione. Fuma sigarette di contrabbando e usa i cerini per stuzzicadenti. Compra il pesce la domenica mattina e ne decanta le proprietà nutritive man mano che la moglie lo issa con il paniere. Celebra tutte le feste ed ogni occasione è buona per mettere su una pasta al forno.

Insieme al vicinato compra la befana ai figli e le medicine alla moglie. Non ha peli sulla lingua e racconta tutto al barbiere. E’ napoletano verace e canta a mezza voce ma appassionatamente. Riceve amici e parenti ma è buona norma che bussino con i piedi. Bestemmia quel tanto per virilità ma accende sempre i ceri nella Chiesa. Accanto al bollo di circolazione auto non manca mai quello del volto santo. Non gli dispiace il “don” davanti al nome. Gradisce sempre l’invito al bar per il caffè. Gioca al totocalcio, totip ed enalotto, fa i conti e non si trova mai. Un poco qualunquista, nulla gli va bene, critica tutti e tutti sono mariuoli. Però, tutto sommato, s’accontenta. Filosofo comm’è gli basta sapere che c’è sempre qualcuno che sta peggio di lui e quelli che stanno meglio…mbè, quelli che stanno meglio…mbè… tenen ‘e ccorn.

MASS PRODUCTION

All’ Akneos Gallery la prima personale di Guido D’Apuzzo curata da Salvatore Passeggio

Per

questa prima personale il giovane fotografo Guido D’Apuzzo ha concepito un progetto di istallazione interattiva che prevede l’ utilizzo di primitive fotocamere da lui costruite con le quali sarà possibile generare un autoritratto. La particolare tecnica di ripresa e stampa su carta unito ad un sapiente uso degli strumenti tecnici ha come risultante una immagine tutt’altro che consueta,un apposito dispositivo che crea e imprigiona

l’immagine creando un codice a barre in tempo reale identificativo del soggetto. “Mass Production – barcode” vuole sottolineare la produzione di massa di ogni aspetto della nostra vita. Tutti noi siamo sempre più identificabili attraverso dei codici. In mostra si trovano alcuni ritratti di nomi della cultura napoletana: Giulio Baffi, Tjuna Notarbartolo, Fabio Donato, Iabo, Angelo Volpe, Lino Fiorito, Marina Vergiani, Lello

Esposito, Peppe Barra, Enzo

Gragnagniello, Carlo Luglio La particolarità delle immagini artistiche è nella postura

classica con un codice a barre generato da una frase identificativa, la poetica artistica sarà l’evanescenza del volto ad evidenziare la difficoltà oggi di poter riconoscere una propria identificazione fisiognomica

Patrocinio -Associazione Culturale Premio Elsa Morante Promossa da Agro service-galleria Akneos-Associazione Culturale Premio Elsa Morante Galleria Akneos - Palazzo Monte Manso di Scala - via Nilo 34 - Napoli 081 5524714 -081 5524714

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btAisbm cpoeFc H bscH b etA e H i cpoe c ARTISTI: INTERVISTA AD ANTONIO FOMEZ

Antonio

Fomez dopo aver conseguito il diploma di Maestro d’Arte, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Napoli, conseguendo il Diploma nel 1961. E’ stato allievo del post futurista Emilio Notte e di Ferdinando Bologna, docente di Storia dell’Arte. Nel 1957 ha scritto e disegnato “La parabola dei ciechi di Brueghel”, mentre dal 1958 al 1961 ha completato un lungo saggio sul “Ritratto di giovane” del Rosso, corredato da disegni acquerellati. Nello stesso periodo ha seguito la pittura futurista e in seguito ha elaborato i primi quadri informali e la pittura nucleare. Questo tipo di pittura nacque a Napoli su iniziativa di Mario Colucci e di Guido Biasi, che fondarono con altri il Gruppo 58, collegandosi con il Movimento Nucleare del milanese Enrico Baj.

I suoi primi passi sono stati problematici? Non solo i primi passi lo sono stati, ma anche quelli successivi. Pensa che in una mostra personale del 2008 a Milano alla galleria Annunciata, il titolare dello spazio incaricò Walter Guadagnini di scrivere il testo nel catalogo. Il bravo critico bolognese, specialista della pop art e curatore di varie ed importanti mostre di livello mondiale, quando vide i miei lavori degli anni ’60 in studio, asserì imbarazzato che non li conosceva, ma che in futuro, in occasione di altre mostre sulla pop-art, se ne sarebbe ricordato. ML’esordio avvenne nel 1956 in una collettiva alla Galleria Blu di Prussia, con un testo in catalogo di Raffaele Mormone dove incontrai il critico napoletano Carlo Barbieri, tra i primi ad apprezzare il mio lavoro e a diffonderlo su “Il Mattino” e nel Gazzettino campano della RAI. All’inaugurazione della

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mostra al Blu di Prussia con altri giovani espositori, come Giuseppe Desiato e Sergio Brancaccio, colleghi all’Istituto d’Arte, intervenne l’attrice Paola Borboni, la quale mi puntò gli occhi con simpatia e affermò che i miei quadri erano stupendi. Il critico a bassa voce mi disse: “Questa recita anche quando guarda i quadri”. Ottenni il primo riconoscimento nazionale a Roma, nel 1960, vincendo il primo premio in una mostra riservata agli studenti italiani e stranieri delle Accademie di

Belle Arti e delle Università italiane. Grazie alla stima del critico napoletano, esponevo i miei lavori per invito o per accettazione in importanti mostre nazionali come il Premio Spoleto, il Premio Michetti, il Premio Termoli, il Premio Marche, la “Biennale di Pontedera” e altre, vincendo, talvolta, qualche premio … In quelle giurie, oltre a Barbieri, c’erano l’onnipresente Luigi Carluccio, Marco Valsecchi, Giorgio Marchiori. Mi può raccontare di Milano e dei personaggi visti e conosciuti? Nel 1961 partecipai ad alcune collettive a Milano nella Galleria Prisma di Via Brera, che mi vendette alcune tempere. Ebbi l’opportunità di conoscere un collezionista milanese che mi chiese di inviargli un quadro, allora esposto al Premio “Autostrada del Sole” nel

palazzo della Quadriennale di Roma, con un contrassegno di L. 30.000. Incoraggiato da tali piccoli risultati, nel 1963, mi trasferii a Milano, entrando in contatto con i critici d’arte Luciano Budigna, che in Rai curava il bellissimo programma d’arte “L’Approdo ”con Garibaldo Marussi, tra l’altro direttore della rivista “Le Arti” che ai tempi era molto diffusa in edicola. Dopo “L’Approdo”, non c’è stata in tv alcun’altra trasmissione informativa di livello come quella. All’inizio del soggiorno milanese rimasi stordito e stupefatto perché chi cambia città muta anche le sue abitudini. Il primo impatto fu traumatico, perché con un incarico di insegnante facevo tutti i giorni il pendolare da Milano a Sant’Angelo Lodigiano, dal nomignolo non certo beneaugurato di “Santangiulin lader e asasin”, passando ogni mattina dalle gelide brume della campagna lombarda, per poi ritornare nel pomeriggio nelle arterie suburbane della città. Proveniente da Napoli, dove la maggior parte dei pittori cura il pigmento pittorico, la flagranza del colore e la luce, nel capoluogo lombardo artisti come Scanavino e Peverelli usavano colori scuri, mentre la pittura dei giovani Romagnoni, Vaglieri e Ceretti mi appariva brutta e trascurata, ma con nuovi spunti narrativi: non interessava la bella superficie dipinta, ma l’ideazione e la progettazione dell’opera. Nel 1963 Milano era una città viva e di respiro internazionale, dove erano di casa importanti personaggi, che non era un problema conoscere come il critico Giorgio Kaisserlian, membro in tutte le Giurie del Premio San Fedele con Carlo Munari, il collezionista Pansa di Biumo e il gesuita Bruno. Né bisogna trascurare che i personaggi celebri, come Carrà o De Chirico, s’incontra-

vano nelle gallerie durante le loro mostre. L’artista, conosciutissimo per i suoi numerosi cicli pittorici, sempre distinguibili nella fresca caratura della cifra estetica, inizia negli anni Sessanta

a imporre la sua visione “pop” della realtà italiana. Ha legato, nel tempo, umori esistenziali con redazioni pittoriche mitiche, trasformandone, però, ordini strutturali e valori concettuali per giungere a elaborare parabole nuove. Abbinamenti, slittamenti, trasfigurazioni, collimanze, divaricazioni coniugano un insieme, fondamentalmente, ludico e nettamente chiaro, leggibile. La bravura di Antonio Fomez è stata sempre riconosciuta, perché l’impostazione segnica affabulante e motivi visivi, mitici e storici, ampiamente rivisitati, riescono a costruire segmenti di nuovi spazi simbolici, surreali, metafisici attraversati da una precisa e intensa dimensione ludico-fantasmatica. Chi vede un’opera di Antonio Fomez, immediatamente, afferra il senso degli accostamenti, intelligentemente ricercati, e può indagare e captare da quali testimonianze visive epocali parte l’artista per ridefinire, secondo un proprio registro, intimo e personalissimo, il carattere di opere d’arte molto famose che si aprono con la mediazione di segni e di combinazioni, estreme, versatili e plurilinguistiche. Maurizio Vitiello


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btAisbm cpoeFc H bscH b etA e H i cpoe c PROCIDA – MARSIGLIA: UNA FAVOLOSA STORIA DI MARE Già in scena in Francia “Tre donne al mare. Una favola” lo spettacolo che a giugno debutterà in Italia

“Quella cosa incredibile da farsi per una ragazza, attraversare il mare e passare dal vecchio al nuovo mondo per raggiungere colui che ama: quella cosa io la farò” Adele H., François Truffaut ...e così fanno le protagoniste dello spettacolo “Tre donne al mare. Una favola”. L’ultimo lavoro della drammaturga ed antropologa Liuba Scudieri nasce da grandi storie d’amore, parte da Procida, passando per Orano (Algeria), ed arriva a Marsiglia. L’autrice ha raccolto tre esperienze di donne che decidono di seguire i propri sentimenti, e che in momenti critici di vita scelgono di mollare tutto e partire, andando incontro a rischi, trasformazioni inevitabili e nuove occasioni. E’ uno

spettacolo sulla migrazione, sui mutamenti e le opportunità, come ci ha spiegato l’attrice napoletana che vive a Marsiglia

da cinque anni. Tutte e tre le protagoniste arrivano nella città francese: Giuseppina, procidana, il cui mari-

to, emigrato in America, riesce a convincerla poi a seguirlo nella città focese, affrontando un lungo viaggio da clandestina; Venturina, figlia e moglie di pescatori procidani emigrati in Algeria, la quale si ritrova a partire, sola, su una nave merci; ed infine Emma, giovane donna nigeriana che intraprende il viaggio a piedi, dal suo villaggio sul delta del fiume Niger, fino in Europa dove vive il suo innamorato. L’idea della narrazione è nata proprio sulla piccola isola del golfo partenopeo, dove la Scudieri ha vissuto per un paio d’anni. Qui ha approfondito gli studi di antropologia ed ha incontrato alcune persone che parlavano francese. “Ci siamo messi a discutere - ci dice -, mi hanno raccontato la loro

storia: discendenti di pescatori corallari di Procida emigrati in Algeria. Ma perché parlano un’altra lingua? mi chiesi. Perché l’Algeria era francese e loro sono scappati proprio dopo l’ indipendenza del Paese dal governo d’oltralpe nel 1962? Ecco che l’avventura comincia”. La regista, una volta laureatasi, lascia l’ isola un po’ a malincuore e continua la ricerca

proprio nella capitale della Provenza, dove molte delle persone incontrate a Procida, vivono. Per tre anni li intervista, raccogliendo esperienze di ogni sorta. Si sposta poi nel loro villaggio nello Stato dell’Africa del nord, dove torna più volte. Continua le sue indagini riunendo ancora altre vicende. “Ne ho scelte due. Ho cominciato a trasformarle in drammaturgia, in favole. E poi nel 2009 trovo la terza, il legame con il presente che mancava: una ragazza dalla Nigeria viene trovata da un capitano di nave

merci, che però recupera solo il suo corpo.

Lei non ce l’ha fatta.” Da tutto questo prende forma “Tre donne al mare. Una favola”, uno spettacolo di narrazione prodotto dall’ Associazione Amami (ass. per la memoria e le arti del mediterraneo interno) interpretato da una sola attrice (la stessa regista) ed un musicista napoletano, Davide Chimenti, che ha composto tutte le musiche. Lo spettacolo ha debuttato nell’aprile 2011 a Marsiglia, successivamente in Algeria, in Cabilia, nell’ambito di un festival di racconti, il “RaconteArts”. Nel giugno 2012 arriverà anche in Italia e ci auguriamo che possa andare in scena proprio a Procida, trattando della sua storia, di vicende sconosciute, del coraggio delle sue donne, della forza del suo mare e del suo amore. Iki Notarbartolo

SOGNI E VISIONI A Napoli due laboratori diretti da Sara Sole Notarbartolo

A Palazzo Venezia e allo Spazio Led i laboratori teatrali della drammaturga napoletana impegnata nel suo nuovo progetto sui sogni e le visioni

E’ un percorso che coinvolge diversi paesi d’Europa attraverso il Mar Mediterraneo quello che la drammaturga e regista Sara Sole Notarbartolo fa approdare a Napoli. Attraverso l’incontro con le persone, attori e non, ragazzini, adulti e anziani, la Notarbartolo unirà, come è da sempre nel suo stile, la pedagogia teatrale e la ricerca drammaturgica. Iniziano infatti ai primi di febbraio due laboratori teatrali in due centri

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culturali Napoletani. Il primo è lo Spazio Led, il vivace centro di arte e danza diretto dalla danzatrice e coreografa Alessia Scala, che accoglierà ogni lunedì, fino ad Aprile, il laboratorio “Sui sogni”. Il mercoledì, nel tardo pomeriggio, la Casina Vanvitelliana del trecentesco Palazzo Venezia, sarà la sede del laboratorio “Visioni” che si concluderà a fine maggio. Sono i sogni e le visioni infatti il fuoco su cui è centrato il progetto biennale

della Compagnia Taverna Est. “Mi interessa lavorare sull’immaginario quotidiano, sul semplice onirico delle nostre notti, sulle visioni che ogni giorno per strada si imprimono nei nostro occhi e muovono la nostra anima verso luoghi in cui sorride. Questi laboratori - racconta la Notarbartolo - sono soprattutto delle piccole e concentrate scuole di teatro, dove lavoro sulle basi dell’arte attoriale per i principianti e sulla presenza

scenica per gli attori già formati; il tutto però è orientato verso quella che è la mia attuale materia di studio e che è il centro di uno spettacolo che prenderà vita in questi due anni: il sogno e la visione per me sono il dato divino, visibile e condivisibile, che appartiene a tutti noi. Il nostro gioiello eterno. Ed è su questo che voglio lavorare”.mediterraneo


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Musica

Elisa in colonna sonora film Faenza

“La musica è una rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia.”

E’ uscito da pochi giorni in tutti gli store digitali su etichetta Sugar la colonna sonora di ‘Un giorno questo dolore ti sara’ utile’, nuovo film di Roberto Faenza, anticipata dal singolo ‘Love is requited’ interpretato da Elisa.

Ludwig van Beethoven

L’uscita dell’album precede quella della pellicola, nelle sale dal prossimo 24 febbraio.

LUCIANO LIGABUE E IL SUO DOCUFILM

questo spazio. Dopo sei anni si ripropone un open air che dopo i 165.264 spettatori ufficiali del primo concerto limita l’accesso a soli 110.000 ingressi per motivi di sicurezza. Oltre alla tecnica 3D, il film si fregia del missaggio audio curato

Si

presenta puntuale all’appuntamento Luciano Ligabue, cinema Adriano in Piazza Cavour a Roma per prendere parte all’anteprima del suo nuovo film “Ligabue Campovolo – Il film in 3D”, il primo film concerto in Italia realizzato in 3D trasmesso in tre sale in contemporanea per giornalisti e fan. Le immagini testimoniano il grande bagno di folla che il musicista di Correggio ha fatto durante il concerto di Campovolo, l’area dell’aeroporto di Reggio Emilia, nel secondo appuntamento organizzato in

Concerti

da Gorge Lucas in California, anche se in sala, durante la proiezione, l’ascolto non ha reso merito al suono del basso che meritava qualche db in più, cosa che per fortuna non si avverte nel triplo cd uscito il 22 novembre. Il Docufilm viene anticipato da sette minuti di racconto dei giorni che hanno preceduto il concerto e che hanno visto protagonisti il popolo del Liga. La cronaca ci

racconta di un LigaVillage in cui i fan hanno atteso con trepidazione l’evento concerto di sabato 16 luglio 2011, ma con compostezza e amorevole pathos. Inforcando gli occhialini per vedere le immagini in 3D si gode l’atmosfera surriscaldata sia sul palco che tra il pubblico sin dal primo pezzo “Questa è la mia vita” che da inizio al concerto. Oltre al susseguirsi di tutti i musicisti che in questi anni hanno suonato con Luciano c’è la presenza di due ospiti speciali, uno straordinario Corrado Rustici che entra nel brano “Ci sei sempre stata” spuntando dal buio tra il pubblico con un solo di grande effetto. Poi c’è un raffinato Mauro Pagani che apre con l’armonica diatonica il brano “Ho ancora la forza” che il Liga suona con la chitarra acustica mentre Pagani sfodera ancora la sua maestria al flauto e al violino. I due ospiti si ritrovano nel brano “Buonanotte all’Italia” che si avvicina alla fine del film. Ci sono poi i racconti del Liga,

-06.02.2012 L’ultimo tour di Ivano Fossati Teatro San Carlo

-15.03.2012 16.03.2012 Laura Pausini PalaMaggiò

-11.02.2012 Jovanotti PalaMaggiò

-21.03.2012 Fiorella Mannoia Teatro Palapartenope

- 06.03.2012 James Taylor in concerto a Napoli Teatro Augusteo

-27.03.2012 Giorgia Teatro Palapartenope

-

-31.03.2012 01.04.2012 Pino Daniele Teatro Palapartenope

- 02.04.2012 Elio e Le Storie Tese, il tour teatrale 2012 Teatro Augusteo -21.04.2012 Tiziano Ferro PalaMaggiò

quei momenti in cui presenta la sua vita di Correggio, quella con gli amici di sempre, uno su tutti Claudio Maioli divenuto anche suo manager. In questi frangenti si respira il percorso

che Luciano Ligabue ha attraversato e che lo ha portato a diventare una star, fatta di elementi quotidiani, di vicende personali e tanti ricordi. Questo film esce in 300 sale italiane dal 7 dicembre ed è distribuito dalla Medusa Film, una buona occasione per passare un’ora e 48 minuti piacevoli in attesa del Natale. Gennaro Pasquariello

-10.05.2012 Biagio Antonacci PalaMaggiò

Invia i tuoi comunicati stampa a:

confronto@hotmail.it elio.notarbartolo@live.it

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btAisbm cpoeFc H bscH b etA e H i cpoe c LE IMPREVEDIBILI CONTAMINAZIONI DELLE ARTI

Pittura, musica e letteratura al Museo Diocesano di Napoli Una riflessione sulla Bellezza in

“La musica esprime ciò che non può essere detto e su cui è impossibile rimanere in silenzio.” Victor Hugo - 1835

questi tempi un po’ aridi e avari. Un incanto fatto di arte e spiritualità: l’evento organizzato dall’Associazione Amici dei Musei di Napoli e a cura di Giovanna Peduto, ha riempito la sala del Museo Diocesano del capoluogo partenopeo attraverso la grazia di armonie musicali, visive e letterarie. “Ansie di incontaminate trasparenze”, il nome dato alla manifestazione, sono quelle di chi ricerca la Bellezza nei molteplici modi in cui si manifesta, “di chi ricerca soglie segrete, fili quasi invisibili”, di chi coltiva questa sete vitale che ci smuove e ci rinnova. Perché l’arte è un passo che dalla natura va verso l’Infinito, ricordava Kahalil Gibran. Dopo il saluto di Don Adolfo Russo, ideatore dell’evento, il prof. Lucio Fino, presidente dell’Ass. Amici dei Musei di Napoli, ha presentato l’opera di Giorgio Vasari “L’adorazione dei Magi”, a Napoli per la pri

ma volta e fino al 30 gennaio 2012. Il quadro, che nel 1566 fu commissionato al Vasari da papa Pio V, è stato posto sull’ altare maggiore del museo di Donnaregina. Nell’ occasione, ha poi avuto luogo la consegna, da parte dell’Associazione, di un contributo per dieci borse di studio della Chiesa di Napoli in memoria dei Consiglieri Decio Nocerino e Paolo Taglialatela. I festeggiamenti si sono aperti con le letture-recitazioni della professoressa Peduto e il concerto, protagonista della serata, “Ottave d’InCanto Ensamble vocale” con Ingrid Somma (soprano) , Stefania Vellusi (contralto), Roberto Franco (tenore), Angelo Florio (basso), sotto la direzione e l’accompa-

PINO DANIELE, NUOVO ALBUM E IN TOUR Raddoppiano date di Napoli, Roma e Milano Esce il 20 marzo ‘La grande madre’, il nuovo di-

sco di inediti di Pino Daniele, 11 brani inediti con testi e musiche di Daniele (tranne ‘Searching For The Water Of Life’, il cui testo e’ stato scritto da Kathleen Hagen) a cui si aggiunge la cover di ‘Wonderful Tonight’ di Eric Clapton (con testo tradotto in italiano dallo stesso Pino). Il tour parte nella primavera 2012 e gia’ raddoppiano le date di Napoli (31 marzo e 1 aprile), Roma (6 e 15 aprile) e Milano (13 e 14 maggio).

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gnamento al piano del Direttore Vincenza Cardone. Al violoncello Drummond Petrie. La serata si è articolata con una rassegna di ampio respiro che ha intrecciato, di volta in volta, la pittura di noti artisti con gli scritti di poeti, e con le composizioni di grandi musicisti: accostando per esempio le pitture del Botticelli alle poesie di Alda Merini e alle composizioni di Bach, o “La Maddalena Addolorata” del Caravaggio ad “Amazing Grace” di J. Newton, proseguendo con “When I fall in love” associato al “Mandorlo in fiore” di Van Gogh, o ancora “Come again”

di J. Downland alla “Madonna con bambino” di H. Matisse”. Si è celebrato così un incontro suggestivo di genio e sacralità, un’ opportunità che ha ricordato come la vita abbia una dimensione in più, quella dell’arte, che l’accresce e la conferma, la ripete e l’innalza. Gilda Notarbartolo

“Ogni musica che non dipinge nulla non è che rumore.” Jean Baptiste le Rond d’Alembert - 1751


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LIBRI

E’

UN AMORE DI MADAME DE STAEL Un’interessante sperimentazione letteraria

senz’altro molto interessante la lettura di questo romanzo-documento che Rosanna Serpa ha pubblicato per i tipi di “L’autore Libri Firenze”. E’ un’ operazione colta quella che ha costruito la scrittrice con questa performance, fondata sulle notizie della vita di un giacobino italiano del primo momento, il conte Pietro Gentili Sparapani, intramezzate, arricchite, confrontate, sostenute e ispirate da quanto riporta, nel suo diario, Madame de Stael, cioè Germaine Neker, l’affascinante, sempre elegantissima signora dei salotti culturali di mezza Europa, potente figlia del banchiere Necker, per questo versata anche in politica, ma, più di tutto, scrittrice e intellettuale a tutto tondo, nemica di Napoleone Bonaparte e, pertanto, impedita di tornare in Francia perché esiliata. A lei, però, ricca e disinibita, nobile e spregiudicata, regina del mondo intellettuale, è permesso tutto. La società a lei contemporanea, dai benpensanti ai critici, dai rivoluzionari ai clericali, tutti la osannano, persino i suoi figli accettano i suoi amanti ed ogni suo capriccio. E’ dunque una dominatrice di cuori e di intelletti. Coltiva la sua libertà in ogni forma, eppure il suo cuore è, piano piano, preso da un sentimento che sembra stima, poi affetto, poi emozione, quasi amore per quel nobile romano che le sa parlare di politica e di amore, di amore, dolcezza e comprensione, anche se sa dei suoi amanti e dei suoi corteggiatori. E’ un’attrazione sentimentale più che fisica tra i due personaggi. E’ strano questo sentimento che viene ad ondate: è forte e debole, più forte del matrimonio che stravolge il romantico conte romano, tanto che non sa nasconderlo alla sua legittima moglie ed ella lo lascia fare sapendo che poi la passione non travolgerà il cervello. Nasce un amore capace di scavalca-

re il tempo e gli spazi, di tenere in non cale i vincoli sociali, le gelosie, le invidie, i commenti malevoli e le Rosanna Serpa possibilità di carriera.

“Un amore di Madame De Stael” L’Autore Libri Editore €11,80

Quel vincolo, all’inizio poco avvertito dai protagonisti, diventa sempre più forte, appena un po’ materiale, ma fortemente, fortissimamente spirituale. E’ amore, è un amore che corrode il tempo, che ignora le distanze, che si acquieta e poi torna, irrefrenabile da parte degli stessi amanti. Gli spostamenti in Europa, gli incontri fortuiti, gli incontri preparati, le lontananze protette, gli affetti pallidi per il contorno di umanità che circonda Germane e Pietro , i richiami familiari di figli e dei coniugi ufficiali sono testimoniati e cadenzati dal contenuto del diario di Madame de Stael. Documento ed invenzione, storia e poesia, restituiscono un solido nerbo a questa operazione culturale che diventa romanzo, ti costruisce familiarità con i personaggi, ti immette in un’ epoca storica fervida di fatti, di personaggi e di cultura, capace di costruire vere e proprie rivoluzioni che l’umanità occidentale ha realizzato continuando a vivere una vita apparentemente di maniere e di consuetudine, in un reale stravolgimento di sentimenti, di disgregazione e riorganizzazione della società che porta ad una civiltà del tutto diversa da quella di prima della Rivoluzione francese modulandola con linguaggi e dialetti nient’affatto giacobini, tutti morbidamente incredibilmente borghesi.

La prima guida dei paesi abbandonati d’Italia “Le vie Nascoste - Tracce di Italia remota”

Ad Arzano (Na) è stato presentato “Le vie nascoste, Tracce di Italia remota” di Antonio Mocciola. E’ la prima guida dei paesi abbandonati d’Italia. Un viaggio insolito tra borghi cancellati e immobili da decenni, spesso da secoli. Archeologia moderna mai esplorata, mai descritta e mai studiata abbastanza. Antonio Mocciola, giornalista e appassionato del Belpaese, ci porta per mano attraverso luoghi sconosciuti e disabitati, dai nomi arcaici (Craco, Buonanotte, Romagnano al Monte, San Pietro Infine, Argentiera, Stramentizzo, Nardodipace) e abbandonati dall’uomo. Ventuno “Pompei del Novecento”, scrigni di tesori inesplorati, al termine di strade impervie e spesso desolate. Un’Italia diversa, persa nel buio della storia. Una storia da rileggere, da riscoprire, da amare. E’ un viaggio insolito, tra borghi cancellati e immobili da decenni, spesso da secoli, per incuria amministrativa o indifferenza esi-

stenziale. Questo libro, edito da Giammarino Editore (pp. 95, euro10,00), colma un vuoto e determina sconosciute suggestioni. I paesi abbandonati, le contrade lasciate al segno del destino, località svuotate, zone senza traccia dell’uomo e delle sue ragioni ci fanno comprendere che il tempo passa, ma le testimonianze restano, ed è motivo di civiltà salvaguardarle. L’operazione di Antonio Mocciola è un’iniziativa e un’operazione che punta al fuoco del ricordo, ma anche a possibili recuperi. Maurizio Vitiello

Antonio Mocciola “Le vie nascoste - Tracce di Italia remota” Giammarino Editore €10,00

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btAisbm cpoeFc H bscH b etA e H i cpoe c PRIMA DELL’ALBA E SUBITO DOPO Il primo romanzo di Rosalia Messina

AD APRILE FESTA DI POESIA A PROCIDA

Il 24 e 25 aprile 2012 si apre la prima edizione dell’evento dedicato all’arte poetica SINTESI DEL BANDO DI PARTECIPAZIONE

Rosalia Messina “Prima dell’alba e subito dopo” Giulio Perrone Editore s.r.l. € 12,00

Momenti di forti emozio-

ni, ritorni di memoria, prese di coscienza improvvise, sentimenti, offese, nostalgie inaspettate, delusioni incredibili, ricordi infantili, scelte di coraggio e di vita, sussulti di orgoglio: tutti flash di un’umanità che si accende improvvisa alla coscienza. Qualcosa sempre sommuove il sonnacchioso scorrere della vita, per caso, all’improvviso e si riaccende l’avidità di vita, la pressione del pensiero si fa sentire e scuote la volontà e la coscienza di sé. Sono attimi, sono scuotimenti frastornanti che non possono essere dispersi in un fiume di parole. Lo sa bene l’autrice Rosalia Messina. Perciò la prosa che lei sceglie risulta proprio come uno scatto di fotografia in un ambiente oscuro. Con essa riesce a fissare immagini interne di una uma-

nità diffusa grazie anche alle sue capacità di avvertire sensazioni e sentimenti altrui, e alle sue specifiche capacità introspettive. E il suo stile espressivo libera il racconto da ogni ricerca di forme complicate. Non c’è nulla del fiume retorico allo Demostene, non ci sono ghirigori barocchi: il linguaggio è secco – ischnotes come dicevano i Greci del linguaggio di Lisia – e perciò colpisce, trasmette, trasferisce. 110 pagine intense, diverse l’una dall’altra, che ti coinvolgono, raccontano un’umanità stordita e danno una scossa all’umanità di chi legge. Potrebbe essere successo anche a te, te ne può venire a coscienza improvvisamente, alla fine del dormiveglia, prima dell’alba o subito dopo. Kappa

Da lunedì 16 gennaio 2012 sono in vigore nuovi orari di traghetti ed aliscafi da e per l’isola di Procida. Sono giunte numerose lamentele soprattutto da parte di pendolari che si vedono ulteriormente limitati nei collegamenti, già abbastanza modesti, con la terraferma. In particolare appare sconcertante la soppressione della corsa della Caremar delle ore 7,15 da Procida per Napoli.

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Ogni iscritto dovrà assicurare almeno n° 5 poesie di cui è autore. Una giuria di 5 persone, estratte a sorte tra i presenti non iscritti alla Festa, sarà formata appena prima dell’inizio della manifestazione poetica. Ogni partecipante esporrà o farà recitare una sua poesia. La giuria eliminerà il 50% delle composizioni rappresentate mediante votazione esplicita in cui ogni giurato esprimerà un giudizio con un voto che va da 1 a 8. I poeti che supereranno la prima prova presenteranno al pubblico una seconda poesia. La giuria, tramite votazione esplicita, eliminerà un ulteriore 50% delle poesie. I poeti che supereranno la seconda prova presenteranno al pubblico una terza poesia. La giuria, mediante votazione esplicita, sceglierà 4 delle poesie della terza prova. I poeti che supereranno la terza prova, presenteranno al pubblico una quarta poesia. Tra le quattro poesie finaliste la Giuria eleggerà la “Regina della Festa” I poeti finalisti riceveranno una targa. A discrezione di una speciale commissione potrebbero essere selezionate 100 poesie, degli autori partecipanti, tra quelle depositate alla Segreteria, che andranno a comporre l’”Antologia della Festa della Poesia 2012”. Prevista piccola quota d’iscrizione. L’iniziativa gode del patrocinio del comune e dell’ assessorato alla Cultura di Procida. Per l’iscrizione e maggiori dettagli rivolgersi alla redazione de “Il Confronto”: confronto@hotmail.it Il Coordinatore Prof. Elio Notarbartolo 3332142924

PROCIDA L’ISOLA CHE NON C’E’ Rimodulato il programma triennale dei servizi marittimi


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Assoutenti: perchè bisogna cambiare i nuovi orari

A) la perdita delle due corse traghetto da Ischia (ore 7:00 e 13:55) e, quindi, per Napoli (ore 7:40 e 14:35) e la soppressione, nel periodo scolastico, della corsa da Napoli delle ore 9:10, con conseguente attesa di oltre 4 ore, dopo la partenza delle ore 6:25 c’è solo quella delle 10:45. Le conseguenze di tali modifiche: 1° danno economico viene dalla soppressione dello scalo a Procida della corsa traghettoCAREMAR delle 13:50 da Ischia; essa costringe gli Utenti ad un maggior sacrificio economico, di cui non si comprende assolutamente la ragione! Inaccettabile la soluzione di assicurare lo scalo a Procida solo in caso di sospensione delle corse veloci, atteso che queste sono successive. Occorre ripristinare lo scalo a Procida del traghetto CAREMAR delle 13:50 da

Sport

Ischia 2° danno ecomonico per le tariffe: la MEDMAR pratica tariffe per i veicoli al seguito superiori a quelle della CAREMAR (dell’ordine del 20/25%). Tale penalizzazione non può essere assolutamente tollerata per cui si chiede alla Regione di imporre a MEDMAR l’immediato allineamento delle tariffe. 3° danno per l’Utenza di Procida riguarda i criteri d’imbarco dei veicoli. Mentre CAREMARassicura una riserva di posti per i veicoli in partenza da Procida, non risulta che MEDMAR faccia la stessa cosa. Si chiede alla Regione di imporre a MEDMAR l’allineamento dei criteri d’imbarco veicoli. 4° danno economico riguarda lavoratori e studenti pendolari di Procida costretti a pagare il biglietto traghetto a MEDMAR sebbene in possesso di abbo-

Allenamenti ed effetti muscolari

Per lo studio delle reazioni

fisiologiche del corpo umano dobbiamo tenere conto non solo delle forze statiche, cioè dei pesi, ma anche delle forze dinamiche che nascono in conseguenza del movimento. Esse, a loro volta, si dividono in forze concentriche e forze eccentriche.

Le cellule muscolari si dividono in cellule lisce, che rispondono al sistema muscolare cosiddetto involontario e in cellule striate. Ad ottenere la contrazione e la distensione dei muscoli sono cellule che appartengono al sistema nervoso come la actina e la miosina, cellule che anche a raggiunta maturazione dell’individuo, sono soggette ancora a riproduzione cellulare. L’allenamento fisico causa la rottura di una parte delle strutture sottoposte a tensione muscolare che viene compensata

con la produzione di nuove fibrille, in numero leggermente superiore a quante sono state distrutte. Quando le sedute di allenamento sono ravvicinate o quando l’allenamento è troppo intenso, la rigenerazione fibrillare non è mai tale da consentire il ripristino della struttura muscolare ottimale. Il fisico dell’atleta quindi ne risente e si parla di “superallenamento”. Per recuperare, bisogna spendere circa 48 ore. Per questo vale la pena sottolineare che un atleta dovrebbe allenarsi abbastanza energicamente tre volte la settimana. In particolare gli adolescenti non devono sovraccaricarsi di pesi aggiuntivi al proprio peso fisico. Per gli adulti questa accortezza non è necessaria, essi possono sovraccaricare il loro fisico ma devono aver cura di attivare contemporaneamente tutte le unità motrici. Il carico ottimale corrisponde all’80% di quello massimo per ciascun individuo. Se si vuole migliorare solo la resistenza fisica si deve lavorare con carichi pari al 20-25% della capacità massima impegnando letteralmente

namento veloce. Ciò perché MEDMAR non riconosce l’abbonamento veloce che riguarda altra tipologia di unità. L’assurdo è che in caso di sospensione delle corse veloci gli Abbonati U.V., oltre ad arrivare a Napoli in ritardo, devono pagare anche il biglietto nave: una vera beffa! La Regione deve imporre a MEDMAR il riconoscimento dell’abbonamento u.v. degli altri Vettori. 5° danno é per l’intera economia dell’Isola: a seguito della soppressione della corsa traghetto da Napoli delle ore 9:10 gli Utenti, dalle 6:25 alle 10:45, sono costretti a viaggiare a tariffa veloce, più onerosa di quella traghetto. La Regione deve assicurare una corsa traghetto intermediaper evitare un vuoto di oltre 4 ore. B) l’aggiunta delle corse CAREMAR per e da Pozzuoli alle ore 8:00

il gruppo muscolare da esercitare e riducendo la relativa

forza necessaria. Tutto ciò è il responso dell’osservazione scientifica che si fa sulle cellule dei muscoli. Le miocellule che vengono osservate nei controlli vengono distinte dal calore che acquistano dopo essere state sottoposte a trattamenti particolari: quelle rapide (tipo II) sono bianche e contengono molti filamenti di actina e miosina; quelle rosse (tipo I) contengono meno filamenti e hanno più riserve energetiche grazie ad un metabolismo prettamente ossidativo. Quelle bianche sono forti e a contrazione rapida ma si stancano rapidamente. Nello stesso muscolo si trovano fibre bianche e fibre rosse

e 9:00 costituiscono un raddoppio inutile delle corse OSP già previste alle ore 7:50 e 8:55!!! La destinazione “Pozzuoli” della corsa CAREMAR delle 7:20 da Ischia e delle 8:00 da Procida, è dunque incompatibile con i Servizi Minimi di Procida. Tali corse rivestono una certa utilità solo nel contingente periodo in cui le corse Procida-Pozzuoli delle 7:50 e Pozzuoli-Procida delle 8:55 non sono effettuate per la revoca della concessione alla soc affidataria, risultata inaffidabile. La soluzione é l’assegnazione a mezzo gara pubblica di tali corse ad altro Vettore in possesso dei necessari requisiti. Gara che la Regione deve bandire immediatamente. Guglielmo Taliercio – Procida blogolandia

che, in piccola parte, possono essere modificate dall’allenamento. L’allenamento con i pesi punta ai muscoli forti. Per distinguere i tipi di allenamento vengono usati i termini serie e ripetizione. La serie prevede la ripetizione di un esercizio un certo numero di volte. Una variante del criterio delle serie è il metodo piramidale che consiste nell’aumentare, per ogni serie di esercizi, il carico di lavoro. Così si può ridurre il numero delle serie e ottenere il corrispondente aumento della forza muscolare. Naturalmente un muscolo effettua uno sforzo maggiore quando lavora eccentricamente. Attenti però! La forza dei muscoli aumenta più velocemente della forza dei tendini, dei legamenti e delle cartilagini a cui spesso i muscoli sono aggrappati per cui l’allenamento eccessivamente vigoroso può ledere le inserzioni muscolari. Antonio Scotto di Marrazzo Allenatore FIPAV 27 Anno 39 - n° 1 Gennaio/Febbraio 2012


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