L'approfondimento di Bagheria

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Aprile 2009

STORIA di Giuseppe Martorana

Chi eravamo...

Lo scultore Cosmo Sorgi Il primo maestro fu il padre Francesco, autore del busto del sacerdote Francesco Castronovo

no scultore, di cui noi bagheresi conosciamo poco e di cui forse non si è mai parlato, è Cosmo Sorgi, figlio di Caterina Rubino e dell’omonimo Francesco, quest’ultimo autore tra l’altro del busto marmoreo al sacerdote Francesco Castronovo. In effetti, la famiglia Sorgi da Bagheria si era trasferita a Palermo prima della nascita di Cosmo, sicché quest’ultimo nacque proprio a Palermo il 21 aprile 1892, dove, negli anni ’40, aprì il suo studio in via Maqueda. Andò in sposo a Carolina Flaccomio che dell’uomo e dell’artista, nel 1983, ha fatto pubblicare un approfondito profilo biografico (Autore Antonina Greco – Editore Flaccovio). Essendo figlio di genitori bagheresi non possiamo non considerare tale anche lui; mi sembra quindi doveroso farlo conoscere alla nostra città, anche perché si dimostrò un valente e apprezzato scultore, sia per la vasta produzione, sia per la qualità delle sue opere. Non conoscendo la biografia della sua vita, né quella della sua attività artistica, ho dovuto rilevare tali notizie dal Dizionario degli Artisti Siciliani di Luigi Sarullo, dal volume di Antonina Greco e da una conversazione con Francesco Sorgi Junior, nipote e omonimo del grande scultore bagherese. Il padre – e non poteva essere altrimenti – fu il suo primo maestro. Necessariamente s’iscrisse ai corsi dell’Istituto di Belle Arti di Palermo, dove conobbe professori illustri come Ernesto Basile, Rosario Spagnoli, Gaetano Geraci, Vincenzo Ragusa e Antonio Ugo. Forse a causa di alcune vicende familiari, il padre, nel 1915, lo fece tra-

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sferire negli Stati Uniti e per quattro anni rimase nella città di New York, dove trovò anche lavoro; nel tempo libero diede sfogo alla sua passione artistica frequentando i corsi dell’Accademia del “Nudo” alla “Cooper Union”, sotto la guida del famoso scultore Bruster. Modellò il ritratto di Mrs Erct e il bozzetto per un monumento al generale Custer. Nel 1920 rientrò in Italia e si diplomò in scultura. Nei suoi numerosi viaggi, ebbe modo di venire in contatto con esponenti del settore, tra cui Ettore Ferreri a Roma, Vincenzo Gemito a Napoli, Antonio Berti a Firenze e altri. Dal 1942 al 1974 insegnò al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Palermo. Il suo studio, aperto negli anni ’40, in via Maqueda, contrassegnato dal sole che sorge, con evidente allusione al cognome, era continuamente visitato da personalità della cultura palermitana, come Giuseppe Pitrè, i professori Archimede Campini scultore, Giovanni Colozza pedagogista, Francesco Spallitta Rettore dell’Università, il nostro Giuseppe Cirincione oculista, Salvatore Di Marzo studioso di diritto e impegnato in politica, Elvira Guarnera poetessa, il giornalista Girolamo De Fonzo Ardizzone, il magistrato Giacomo Armò e i nostri illustri poeti Ignazio Buttitta e Giovanni Girgenti; quest’ultimo gli dedicò alcune liriche. Nel 1929, per l’architetto Mario Bonci che, con lo scultore Mario Rutelli, era titolare dell’impresa di costruzioni che si era aggiudicato l’appalto per la realizzazione del secondo tronco di via Roma, realizzò le Cariatidi di pietra sul prospetto della Banca d’Italia. In collaborazione con il padre, nel 1922-23, realizzò il Monumento ai Caduti di Caltanissetta e nel 1927 l’autoritratto in forme futuriste. Tra le sue opere vanno ricordate Mestizia siciliana e Martire Redentore, quest’ultima nel Museo del Risorgimento di Trento, che furono poi premiate con medaglie d’oro alla mostra di Caltanissetta del 1926.

La sua produzione è vasta specie quella di carattere monumentale. Da segnalare le realizzazioni per i Caduti di Alimena, di Favara, di Licata, La Sicilia ai Caduti del Carso nel Sacrario di Redipuglia, e inoltre ai Caduti di Biella, di Casteltermini, di Aragona Caldara, di Godrano, di Ciminna, di Collesano, di Petralia Sottana. Di rilievo il monumento funebre al generale Eugenio Di Maria, posto nel Pantheon di S. Domenico a Palermo. Nel 1938 realizzò il Cristo Risorto nel Piazzale del Santo Spirito a Palermo. Nel 1942 a Roma scolpì un grande bassorilievo per la Scuola centrale dei Vigili del Fuoco. Nel secondo dopoguerra fu incaricato di una serie di restauri tra cui le nove statue marmoree nel Duomo di Palermo appartenenti al retablo gaginesco, i capitelli per la Chiesa di S. Francesco d’Assisi, il capitello del Chiostro di Cefalù, ora a S. Giovanni degli Eremiti. Apprezzato medaglista, nel 1950 realizzò la Medaglia per il VII Centenario della morte di Federico II, lo studio per la Medaglia a Michelangelo e quella in bronzo del 1951 realizzata per il 30° congresso di Storia del Risorgimento Italiano. I principi ideali nella scultura di Cosmo Sorgi, secondo Luigi Sarullo, sono: “la ricerca della spiritualità umana, di un’etica personale e sociale, di un ideale di bellezza soprannaturale che conduce a Dio con coerenza, fino alla conclusione della sua vita terrena. L’arte del regime fascista lo trova misuratamente consenziente alle indicazioni classicheggianti studiate sui valori dell’arte rinascimentale e liberata da ogni visione autoritaria o assoluta”. Oltre a possedere ottime qualità morali, era portato a prendere appunti e a trattare argomenti di mistica, non per divulgazione, ma per personale arricchimento spirituale e culturale. Morì a Palermo il 3 febbraio 1979. maestromartorana@libero.it

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