meridiana di casteldaccia

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www.lameridianadicasteldaccia.it

Immaginiamo il lettore, davanti a questa ciò non potranno mancare le pagine di pagina, porsi almeno un paio di domande: analisi delle maggiori problematiche che coinvolgono la nostra cittadina, così › Che cos’è? come non potranno mancare le pagine dedicate alle diverse associazioni presen› Perché questo nome? ti sul territorio che si occupano del sociaCosì, andando per ordine e con la sem- le, per dare voce alle stesse e per proplicità che ci contraddistinguerà, partia- muoverne una conoscenza adeguata, né infine, potranno mancare le pagine dedimo dalla prima domanda. La Meridiana è un periodico a tiratura cate alla pubblicazione di opere artistimensile e di ampio respiro, che vuole che di creazione locale. impegnarsi nella realtà sociale, civile e La Meridiana vuole essere un periodico artistica del paese di Casteldaccia e per- che si occupa di informazione nel senso

Dicembre 2006 - Numero 0

più nobile di questa parola, di quella informazione che finisce per diventare formazione nella misura in cui fornisce conoscenza e quindi consapevolezza. Non potranno quindi mancare le pagine curate da esperti in diversi settori: filosofia e pedagogia, scienze, diritto, tributi e materie affini e ciò non solo con intento di mero intrattenimento ma, ancora una volta, col preciso scopo di fornire utili strumenti di arricchimento del bagaglio umano e culturale dei nostri lettori e anche di noi stessi. È


2 - LA MERIDIANA DI CASTELDACCIA

La Meridiana - Numero 0

sommario

La Meridiana

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Cicalata semplice sulla novena di Natale Il Mistero del Natale Natale, nasce il sole

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rosalia.manzella@lameridianadicasteldaccia.it

La Meridiana nella storia

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sonia.zito@lameridianadicasteldaccia.it

La Meridiana è on line!!! Editoriale Edilizia scolastica: anno zero Edilizia scolastica: cosa prevede la legge ICI, il Comune non rispetterebbe la legge “Grande Mandamento”, primo atto La condizione delle donne musulmane Un velo davanti ai nostri occhi Patente europea online Salita libera Kick-Boxing un casteldaccese campione del mondo Sei in cerca di un lavoro? Le disposizioni sul lavoro nella Legge Finanziaria 2007 Quattro cani per casa Lo scoutismo questo sconosciuto... Il Paese degli sbadigli ll Bullismo visto da una undicenne La piccola meridiana La meta Grandi eventi in provincia Un caricaturista della Bagheria anni trenta Invito ai lettori

Speciale Natale

La Meridiana

di Casteldaccia

Periodico in attesa di registrazione

Fondato da Lorenzo Canale Direttore Responsabile Nicolò Di Salvo Caporedattore Mara Luisa Florio Redazione Giuseppe Amenta giuseppe.amenta@lameridianadicasteldaccia.it

Alessio Buglino alessio.buglino@lameridianadicasteldaccia.it

Lorenzo Canale lorenzo.canale@lameridianadicasteldaccia.it

Paolo Di Giacinto paolo.digiacinto@lameridianadicasteldaccia.it

Giuseppe Mancuso giuseppe.mancuso@lameridianadicasteldaccia.it

Rosalia Manzella

on line

Hanno contribuito alla realizzazione del giornale Carmelo Calò e Giuseppe Guttilla

è anche

Navigate, gente, navigate...

Giuseppe Amenta

Ebbene sì, La Meridiana di Casteldaccia continuerà a scandire il vostro tempo libero tutti i giorni 24 ore su 24, dalle pagine del sito www.lameridianadicasteldaccia.it, attraverso il quale voi lettori potrete interagire con la redazione e confrontarvi con gli altri, utilizzando il mezzo di comunicazione più attuale, ossia Internet. Sul sito de La meridiana sono pubblicati tutti gli articoli e le rubriche presenti su questo periodico che, a differenza dell'edizione cartacea, potranno essere discussi ed approfonditi in tempo reale, attraverso la funzione commenti che verrà visualizzata in calce ad ogni articolo pubblicato. In più saranno di volta in volta pubblicate le notizie di rilievo riguardanti l'attualità locale. Sempre sul sito è presente anche un forum, ossia una sorta di bacheca virtuale dove ognuno potrà scrivere qualcosa, porre un quesito, lasciare un messaggio, proporre una discussione, salutare la nonna che vi sta ascoltando, eccetera eccetera. Completano la pubblicazione on-line: una galleria fotografica aperta a tutti, una chat per chi vuole chiaccherare, una sezione dedicata ad un sondaggio mensile, un'area download da dove potrà essere scaricata documentazione varia ed infine una sezione contenente i numeri e gli indirizzi di pubblica utilità. Ogni suggerimento sul miglioramento del sito stesso è gradito. Inutile dire che siete tutti invitati a partecipare attivamente: scrivete, commentate, date il vostro contributo alla cittadinanza facendo sentire la vostra voce. Internet serve anche a questo. Buona navigazione sulle pagine de lameridianadicasteldaccia.it

Giuseppe Troncale giuseppe.troncale@lameridianadicasteldaccia.it

Sonia Zito

Collaboratori Gaetano Aiello Salvatore Caeto Carmelo Calò Giovanni Castiglia Pippo Di Giacinto Nancy Di Salvo Pietro Fiorentino Giuseppe Guttilla Francesco La Spisa Giusy La Monica Mariolina La Monica Umberto Lo Cascio Vincenzo Manzella Nino Mineo Michele Pedone Rosalba Pinello Ignazio Riscili Ines Scardina Scout di Casteldaccia Hanno inoltre collaborato in questo numero: Matilde Mancuso Michele Ragnatelli Antonino Russo Sito Internet www.lameridianadicasteldaccia.it Tel. 328 6832989 E-mail redazione@lameridianadicasteldaccia.it Impaginazione e stampa Stamperia Zito Via Nuova, 112, - Palermo Tel. 091 7542822 www.stamperiazito.it


La Meridiana - Numero 0

la nostra avventura

Ciò che muove questo gruppo di persone, per lo più vostri concittadini, fieri di cimentarsi in questa nuova avventura, è anche l’obiettivo non secondario di creare un circolo culturale culla di idee e laboratorio formativo che, proprio per le sue intrinseche potenzialità, abbia anche la capacità di vivere di vita propria e contribuire alla crescita reciproca di quanti partecipino al progetto. Diceva Platone: Colui che si è dato cura dell’amore della conoscenza e dei pensieri veri, mantiene ben ordinato il demone che abita in lui. Ebbene, questo amore per la conoscenza abbiamo voluto simboleggiarlo nel nobile simbolo della meridiana, misuratore del tempo mediante il gioco di ombre creato dal sole, meridiana che a Casteldaccia scandisce la vita della piazza, centro ideale della vita del paese. Quanto alla scritta Lucro Appone che fa bella mostra di sé sulla meridiana della piazza, forse non tutti sanno che è una locuzione latina che si traduce: ‘consìderalo guadagno’; riferito al tempo, che non sempre è

LA MERIDIANA DI CASTELDACCIA -

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(dalla prima di copertina)

denaro, ma a volte, più prezioso. Troviamo questa locuzione in una bell’ode del poeta latino Orazio dedicata alla gioventù e ai suoi piaceri (pubblicata integralmente nell’ultima di copertina). Sapere e conoscenza, a loro volta, saranno gli strumenti con cui opereremo, sia che si parlerà di cultura sia che si parlerà di problemi della gente, con l’obiettivo di informare su fatti e notizie vere ed obiettive narrate con serenità e senza pregiudizi, consapevoli, d’altronde, che l’informazione è oggi uno dei più potenti strumenti di cui può disporre l’uomo e solo se usata correttamente libera il timone delle menti dei lettori. Il periodico convoglia l’opera di quanti volontariamente intendono apportare il proprio contributo culturale e artistico. Tutti i collaboratori sono entusiasti di questo progetto e, come si sa, l’entusiasmo è contagioso. Ci darà una mano e offrirà il proprio poliedrico contributo uno dei curatori del Settimanale di Bagheria. Riferiremo i fatti con onestà, proporremo le nostre idee (così come consentiremo a

chiunque di fare), con passione magari, ma sempre con il rispetto dovuto alle opinioni e alla dignità altrui. Ed eccoci qui con il nostro primo numero, nel quale abbiamo cercato di mantenere fede a quelli che sono e rimarranno i nostri propositi: ci piace pensarvi riflessivi sul senso che porta una notizia, e non dubitanti sulla bontà della notizia stessa. L’onestà intellettuale sarà il nostro debito nel rispetto di voi lettori, e la nostra forza nel rispetto di noi stessi. Se ci siamo decisi a prendere questa iniziativa è perché crediamo nel valore e nel potere della parola. Quella parola che, nitidamente proferita, è promotrice di dialogo e civiltà. Certo, l’intento è arduo, ma non manca la volontà di riuscire e l’impegno di farlo con metodo e costanza. Rimetteremo poi ad ogni lettore il giudizio di valore del caso. La Redazione de La Meridiana di Casteldaccia

Abbiamo chiesto ad alcuni passanti sulla qualità della vita a Casteldaccia...


Edilizia scolastica:

4 - INCHIESTA

anno zero La Meridiana - Numero 0

La precaria situazione casteldaccese: carenze di aule, doppi turni, lavori in corso

Maria Luisa Florio

stato dei luoghi. Sono considerati lavori a scomputo: cioè le ditte che costruiscono, invece di pagare gli oneri di urbanizzazione al comune, che servono poi a realizzare strade illuminazione e quant’altro, trasformano la somma dovuta in lavori da effettuare. Intanto però la popolazione scolastica per via dei disagi è diminuita: venticinque bambini sono andati via, più del dieci per cento. I genitori hanno richiesto il nulla-osta trasferendoli per lo più in scuole bagheresi. Per chi è rimasto, la scuola di via Trapani si è trasformata in sede di doppi turni, spesso a rotazione: quindici giorni la mattina e quindici di pomeriggio, dalle quattordici alle diciannove. Ma in mezzo a tanta edilizia privata fiorita a più non posso negli ultimi anni, c’è posto per una nuova scuola? La popolazione è aumentata, è ormai oltre i diecimila abitanti, ma non lo sono stati i servizi. “Il progetto per una nuova scuola c’è - spiega il vicesindaco Casteldaccia. Scuola elementare Pietro Piraino di via Lungarini Giacomo Di Salvo - dovrebbe sorgere nella zona di via Fiume, Stop ai doppi turni, e lavori di ristrutturazione nella parte alta del paese, il progetto è esecutivo ma ha un della scuola non ancora ultimati. E’ questa l’ultima notizia relativa costo di circa sei milioni di euro e quindi è difficilmente alla situazione scolastica dell’elementare Piraino. Anno scolastico finanziabile”. all’insegna dei disagi a Casteldaccia per la chiusura della scuola Qualcuno chiede però che fine abbiano fatto gli oneri di urbaelementare di via Lungarini causata dal crollo di parte del soffitto. nizzazione secondari, quelli che, per legge, i costruttori debbono, Il crollo è avvenuto lo scorso giugno e l’estate in soldi, ai comuni e che vengono destinati è trascorsa tra sopralluoghi e ispezioni da parte proprio ai servizi come scuole, asili, centri Che fine hanno fatto gli del Comune. Dunque disagi, doppi turni a sindiurni per giovani e anziani. Ma la civiltà di ghiozzo, ricerca di nuovi locali scolastici coin- oneri di urbanizzazione un paese non si misura soprattutto dalla volgono da mesi ormai oltre duecento famiglie qualità dei servizi che offre alla cittadinanza? secondari? casteldaccesi. I doppi turni cominciano già a settembre con l’annuncio, a dir poco ottimistico, che sarebbero durati solo una I fatti in breve. La scuola di via Lungarini costruita settimana. Invece si protraggono per oltre due mesi. La notizia è alla fine degli anni trenta, edificio storico per le scuole di di qualche settimana fa: sei aule sono state ricavate presso il cen- Casteldaccia, viene chiusa, a causa del distacco di alcuni calcinactro diurno per anziani di via Ugo La Malfa grazie a un progetto che ci dal soffitto, nel mese di giugno. Con ordinanza sindacale del 20 utilizza pannelli modulari, del tipo generalmente usato per uffici, giugno, infatti, il sindaco Giovanni Di Giacinto ordina, a seguito dello spessore di circa dieci centimetri e per una somma di poco del fax a firma del dirigente scolastico professore Amenta, di chiupiù di 33 mila euro. Ma l’acustica permetterà lo svolgimento nor- dere i locali della scuola fino a quando, si legge nella delibera: male delle attività didattiche? Inoltre, sei aule bastano ad evitare i «saranno eseguiti i lavori necessari per l’eliminazione della situadoppi turni? “Certamente no - afferma il Dirigente Scolastico zione di pericolo seguita al crollo dell’intonaco del soffitto con Gregorio Amenta - infatti altre quattro aule sono state ricavate conseguente distacco dei pannelli del controsoffitto». sempre presso il centro diurno e altre due presso la locale Successivamente il sindaco, nel mese di luglio, incarica la ditta biblioteca comunale di via Ospizio”. Una situazione un po’ Geolab di verificare l’agibilità strutturale della scuola. La situaziodispersiva ma per adesso si pensa soltanto ad evitare il disagio dei ne però si presenta più grave del previsto e la ditta sentenzia la doppi turni. presenza di difetti statico-strutturali. Da qui l’incarico all’ingegneI lavori di ristrutturazione di via Lungarini dovrebbero invece re strutturista Michelangelo Bonomolo per il progetto di ristrutiniziare a giorni - a dire del sindaco Giovanni Di Giacinto - ed turazione. Si dovranno sistemare sul soffitto delle nuove travi in essere completati entro un mese, in modo tale che i bambini già acciaio e poi ripristinare il tutto. Si prevedono un mese di lavori alla fine delle feste natalizie potrebbero tornare nelle loro vecchie circa. I bambini nel frattempo sono stati ospitati in doppio turno aule. I lavori saranno effettuati dalla ditta Marrone Vincenzo, noto presso l’altro plesso scolastico elementare di Casteldaccia sito in costruttore, per una somma ammontante a circa cento mila euro via Trapani. L’edifico è degli anni sessanta e lo scorso anno ha più altri cinquanta mila per rifare i controsoffitti e ripristinare lo subito lavori di ristrutturazione causati da infiltrazioni d’acqua.


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Edilizia scolastica: cosa prevede la legge INCHIESTA -

Nuove aule in proporzione ai nuovi insediamenti abitativi

Lorenzo Canale

L’art. 3 del D.I. 1444/1968 (emanato in attuazione dell’art. 41 quinquies L. 1150/1942 a sua volta introdotto dall’ art. 17 L. 765/1967) fissa gli standard urbanistici in misura tale da assicurare per ogni abitante insediato o da insediare la dotazione minima inderogabile di 18 mq per abitante di spazi pubblici, verde pubblico e parcheggi. In particolare, in relazione alle opere di urbanizzazione secondarie, è prevista la realizzazione di complessivi mq 11 di aree così ripartite: - mq 4,50 di aree per l’istruzione pubblica (asili nido, scuole materne e scuole dell’obbligo); - mq 2,00 di aree per attrezzature comunitarie (attrezzature religiose, culturali, sociali, esistenziali, sanitari); - mq 4,50 di aree per verde attrezzato (parchi, parchi-gioco, impianti sportivi). Per esser chiari, in sede di pianificazione degli strumenti urbanistici, sia generali come il P.R.G. sia particolari come i piani attuativi e di lottizzazione, gli enti locali devono rispettare gli standard urbanistici minimi suddetti. Poiché nel nostro P.R.G. (approvato nel marzo 2003) è già stata individuata l’ubicazione delle aree per l’istruzione, è possibile in sede di lottizzazione (art. 6 comma 8 della circolare ARTA 2/79) procedere anche alla monetizzazione delle aree di urbanizzazione secondarie (attrezzature scolastiche e attrezzature comunitarie). La determinazione sindacale n. 53 del 17/08/06, che ha per oggetto “l’adeguamento oneri di urbanizzazione e costo di costruzione anno 2006”, fissa in euro 629,94 per abitante insediato o da insediare la monetizzazione in questione. Posto che ogni abitante da insediare equivale in termini volumetrici a circa 80-100 mc e considerando che dall’approvazione del P.R.G. ad oggi sono stati realizzati circa 400 appartamenti di superficie media di 100 mq corrispondenti a circa 300 mc, si computano circa 120.000 mc di nuove costruzioni realizzate corrispondenti, a sua volta, a 1.200 abitanti insediati. Tutto ciò posto, è giocoforza ritenere che oggi il nostro Comune dovrebbe essere dotato di nuove aree per l’istruzione pari a circa mq 5.400,00 (1200 AB x 4,50 mq) ovvero in alternativa a circa euro 309.240 (1200 AB x euro 629,94x4,50: 11) da destinare alle stesse.

Un comitato di genitori per la scuola

A seguito della chiusura della scuola di via Lungarini è sorto spontaneamente un comitato di genitori presieduto dal casteldaccese Michele Pedone di professione operatore sociale. Il comitato si è prefisso l’obiettivo di essere parte attiva nel delicato rapporto scuola-famiglia e di seguire via via tutti i passaggi che consentiranno alla scuola elementare di ritornare, si spera quanto prima, alla normalità. La scelta di ricavare dieci aule dal centro diurno per anziani è frutto di una loro concertazione con il Comune per cercare di ridurre al minimo i già pesanti disagi vissuti negli ultimi mesi dalle famiglie. “Abbiamo chiesto - dice Pedone - che le pannellature divisorie venissero allungate fino al tetto per evitare problemi acustici e che nelle due aule della biblioteca possano andare classi quarte o quinte magari seguite dallo stesso modulo di insegnanti. Tutto ciò nella speranza che davvero dopo le feste natalizie i bambini casteldaccesi possano riavere la loro scuola elementare”. Ma il comitato, composto da quarantacinque genitori, si è dato anche uno statuto a norma di legge e si propone di potere partecipare attivamente alla redazione del POF (Piano dell’Offerta Formativa che per legge ogni scuola redige ad inizio d’anno) o di potere gestire progetti a sfondo sociale. “Con la chiusura della Caritas di Casteldaccia infatti tante famiglie hanno bisogno di aiuto dice Pedone - ci stiamo attivando, insieme ad altre associazioni bagheresi, affinché possano partire anche qui da noi iniziative quali il banco alimentare o raccolte fondi”. Come dire: dalla scuola parte anche la solidarietà! (mlf)

Gli obiettivi del Comitato Genitori All'interno del gruppo dei genitori matura la volontà di investire parte del loro tempo per occuparsi di quanto detto, prima fra tutte l'inagibilità della sede storica di via Lungarini. Così a Casteldaccia nasce un Comitato di Genitori, sancito secondo la normativa dall'art. 15 comma 2 del D.L.vo 297/94 - Testo Unico. Il Comitato nasce come strumento propositivo e rappresenta l'esordio di un impegno civile, sociale, culturale che noi genitori intendiamo assumere nei confronti dei nostri figli. Questi sono alcuni degli obiettivi che perseguiamo: - il Comitato è uno spazio democratico in grado di garantire a tutti i genitori una partecipazione attiva alla vita della Scuola; è uno spazio che permette la discussione, la conoscenza reciproca, il confronto e, soprattutto, l'elaborazione di problemi, temi e proposte da sottoporre all'esame delle altre componenti; è anche uno spazio in cui i genitori possono esprimere liberamente la propria opinione e partecipare fino in fondo alla formazione dei propri figli. - permette il flusso di informazioni tra i genitori rappresentanti di classe, quelli del Consiglio d'Istituto e tutti gli altri; esso rappresenta uno strumento utilissimo per informare e formare i genitori dei propri diritti e doveri, e vuole rappresentare un'interfaccia indispensabile tra le famiglie e la scuola. - è uno strumento per l'elaborazione di proposte e per la focalizzazione di problemi ampiamente condivisi; ottimizza l'impegno e le energie volte alla risoluzione dei problemi di tutti e,

contemporaneamente, è in grado di limitare l'impatto di quelle rivendicazioni e istanze di carattere prettamente personale che tanto innervosiscono (e non a torto!) le componenti chiamate a farsene carico. Il Comitato di Genitori, in quanto rappresentativo non di uno ma di molti, avanza proposte e solleva problemi che non possono essere ignorati dal CdI, inoltre può svolgere una funzione di controllo e di stimolo affinché le varie componenti rispettino e adempiano ai doveri cui sono chiamate. Il Comitato dei Genitori è un importantissimo strumento di partecipazione alla vita politica della scuola in quanto organo di espressione dei genitori e può costituirsi come luogo di iniziative per la difesa del diritto alla democrazia dell'organizzazione scolastica. I Comitati, in quanto "associazioni di fatto", hanno il potere di formulare proposte e di esprimere pareri in merito ai Piani di Offerta Formativa (Regolamento dell'Autonomia, DPR 275/99) la cui prerogativa è esclusiva del CdG e dalla quale sono esclusi i rappresentanti in quanto tali (rappr. di Classe, rappr. nel CdI e CdC).

Per qualsiasi richiesta/informazione i genitori della scuola elementare "Pietro Piraino" Si possono rivolgere a: Michelangelo Pedone cell. 348 1004772 Gioacchino Cannata cell. 338 2158926 Annamaria Ingenio cell. 339 7851624 Laura Bucalo


6 - ATTUALITÀ

ICI: il Comune non rispetterebbe la legge

La Meridiana - Numero 0

Secondo il Gruppo PD di Casteldaccia, gli avvisi di accertamento non sono regolari

In queste ultime settimane i servizi comunali competenti hanno provveduto a notificare a molti contribuenti casteldaccesi avvisi di accertamento con la liquidazione dell'imposta o maggiore imposta dovuta e delle sanzioni ed interessi per ICI relativa agli anni trascorsi - risalendo anche all’anno 2000 - per le aree divenute edificabili a seguito dell'adozione del Piano Regolatore Generale. Avendo riscontrato non poche incongruenze e inosservanze della legge in materia, i consiglieri Carmelo Calò e Giuseppe Guttilla, del gruppo Partito Democratico di Casteldaccia, hanno inoltrato al comune richiesta di convocazione urgente del Consiglio. Le violazioni riguarderebbero i principi di collaborazione, buona fede, semplificazione, chiarezza, trasparenza, e informazione (artt. 2,5,6,10 della legge 212/2000) e, in particolare, l'articolo 31 della legge 289/2002, il cui comma 20 recita: «I comuni, quando attribuiscono ad un terreno la natura di area fabbricabile, ne danno comunicazione al proprietario a mezzo del servizio postale con modalità idonee a garantirne l'effettiva conoscenza da parte del contribuente», comunicazione che, stando alle dichiarazioni dei due consiglieri, non si è verificata. I suddetti consiglieri, pertanto, chiedono di conoscere il metodo di calcolo con cui gli uffici hanno attribuito il “valore venale” alle diverse aree edificabili, affermando la necessità che venga modificato il vigente regolamento ICI nel senso previsto dalla legge 446/1997 (artt. 52 e 59) che dà potestà regolamentare ai comuni. “Dobbiamo mettere i cittadini - hanno dichiarato i due consiglieri nella condizione di sapere in modo trasparente e chiaro come e quanto devono pagare” . Con tali argomentazioni, e con riserva di illustrare con intervento in Consiglio ogni ulteriore profilo connesso all'argomento, il gruppo PD di Casteldaccia ha inoltrato al Presidente del Consiglio comunale la richiesta «di voler disporre la convocazione di una seduta urgente del consiglio comunale, al fine di verificare e valutare la complessiva attività che il Comune sta espletando in materia di accertamento I.C.I. sui terreni edificabili. Per l'esercizio delle attribuzioni spettanti al Consiglio comunale, in ordine al continuo "monitoraggio" dell'attività dei competenti organi esecutivi, è necessario che, nel corso della seduta scaturente dalla presente richiesta, l'Organo consiliare esamini gli atti generali adottati dai competenti Servizi comunali a monte dell'attività di accertamento impositivo di cui alle premesse. La conoscenza di tali atti consentirà al Consiglio di valutare a fondo la situazione attuale per poter coerentemente promuovere l'iter finalizzato all'adozione degli atti normativi in premessa e ogni ulteriore iniziativa che dalla discussione si prospettasse come opportuna con più diretto riguardo agli avvisi di accertamento recentemente notificati ai contribuenti per ICI su aree edificabili. In relazione all'attività - che compete ai revisori dei conti - di vigilanza sulla regolarità contabile, finanziaria ed economica della gestione delle entrate, si ritiene opportuno che il Consiglio Comunale si avvalga della collaborazione dei medesimi revisori».

ICI – LA PAROLA ALL’ESPERTO

L’articolo 10, comma 2 del D. Lgs. 30 dicembre 1992, n. 504, poi sostituito dall’articolo 18 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, sancisce il pagamento dell’Ici, Imposta Comunale sugli Immobili. Sono tenuti ad effettuare il versamento di tale imposta: l i proprietari di fabbricati, aree fabbricabili o terreni agricoli siti nel territorio dello Stato salvo che questi siano esclusi dall’ambito di applicazione dell’imposta oppure esenti dell’imposta medesima; l i titolari di diritto reale di usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi, superficie dei suddetti immobili, anche se non residenti nel territorio dello Stato o se non hanno ivi la sede legale/amministrativa o non vi esercitano l’attività. Un’area è da considerare comunque fabbricabile se è utilizzabile a scopo edificatorio in base allo strumento urbanistico generale, indipendentemente dall’adozione di strumenti attuativi del medesimo. Ciò è quanto stabilito dal collegato alla manovra 2006 all’articolo 11 quaterdecies, comma 16, del DL 203/2005. Con ciò il Legislatore ha inteso risolvere i problemi creati soprattutto dall’articolo 2 del Dlgs 504/1992, secondo il quale per area fabbricabile si intende l’area utilizzabile a scopo edificatorio “in base agli strumenti urbanistici generali o attuativi”. Dal susseguirsi di varie opinioni giurisprudenziali, anche in seno alla Cassazione, di seguito si elencano i profili operativi, sia a carico del Comune sia a carico del contribuente. A carico del primo sussiste: l comunicazione di edificabilità ai proprietari. La nuova norma chiarisce indirettamente che l’obbligo di comunicare la sopravvenuta edificabilità dell’area decorre dalla pubblicazione in Gazzetta del decreto del Presidente della Regione che approva il PRG. I Comuni, quando attribuiscono a un terreno la natura di area fabbricabile, ne danno comunicazione al proprietario a mezzo del servizio postale con modalità idonee a garantirne l’effettiva conoscenza da parte del contribuente; l determinazione dei valori venali per evitare il contenzioso, art. 59 comma 1, Dlgs 446/97; l annullamento in autotutela. L’amministrazione finanziaria può procedere, in tutto o in parte, all’annullamento o alla rinuncia all’imposizione in caso di accertamento, senza necessità di istanza di parte, anche in pendenza di giudizio. A carico del secondo sussiste l’obbligo dichiarativo. I contribuenti che posseggono suoli edificatori devono denunciarne le modificazioni entro il termine di presentazione della dichiarazione dei redditi relativa all’anno in cui le modificazioni si sono verificate. La legge 248/2006, DL Bersani, per l’articolo 36 di tale norma un’area è da considerarsi edificabile «se utilizzabile a scopo edificatorio in base allo strumento urbanistico generale adottato dal Comune, indipendentemente dall’approvazione della Regione e dall’adozione di strumenti attuativi del medesimo». Si tratta di capire se la norma è interpretativa o meno, sia quindi efficace anche per il passato. Secondo la Ctr del Lazio (sentenza n. 238 del 3.10.06) la norma è da considerarsi di interpretazione autentica e, quindi, retroattiva. Tale affermazione, però, non può essere condivisa. In primo luogo, perché occorre considerare che l’articolo 1 dello Statuto del Contribuente ammette la retroattività per le norme interpretative se le stesse vengono qualificate come tali da parte del legislatore. Nel DL 223/2006 non c’è traccia alcuna di tale qualificazione. In secondo luogo, occorre ricordare che anche le norme di interpretazione autentica devono fare i conti con il principio dell’affidamento. Addirittura, non può essere considerata retroattiva quella norma di interpretazione autentica che interviene con notevole ritardo, sovvertendo il convincimento che si era formato tra i contribuenti/cittadini. Ignazio Riscili


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“Grande Mandamento”:

primo atto ATTUALITÀ -

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46 condanne tra gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato Il primo capitolo del processo "Grande Mandamento" si è chiuso il 15 novembre scorso, con la sentenza di primo grado per i 57 imputati che hanno scelto il rito abbreviato, tra i quali 11 sono stati assolti (Giovanni Napoli, Rosario Di Giovanni, Stefano Polizzi, Gaspare Zucchetto, Bruno e Renzo Rivetta, Castrenze Pollara, Mario Antonio Di Salvo, Filippa Sciortino, Valentina Miosi e Pietro Mineo) e 46 condannati (elenco nel riquadro a destra). Per i rimanenti diciotto imputati è ancora in corso il processo per rito ordinario. Oltre alle condanne, sono state confiscate due imprese (Consud Tir e Sicula Marmi), e un milione di euro fra contanti e titoli, in gran parte frutto delle estorsioni, ritrovati a casa del bagherese Giuseppe Di Fiore, tenutario del libro mastro dei commercianti che avevano pagato il pizzo. Sono anche state risarcite le associazioni antiracket che si sono costituite parte civile (provvisionale di 5 mila euro a ciascuna associazione), tra le quali la CNA, il Consorzio Metropoli Est e i comuni di Bagheria e Casteldaccia. La pena più pesante è toccata al boss del Belmonte Mezzagno, Benedetto Spera, condannato a 28 anni in continuazione con procedenti reati. Condanne dure anche per il boss di Bagheria, Onofrio Morreale, diciotto anni, e Giuseppe Di Fiore, quattordici anni.

Tutte le condanne inflitte dal Gup Adriana Piras Benedetto Spera, 3 anni, ma con la continuazione con altre tre sentenze e il ricalcolo delle pene riportate, è arrivato a una pena complessiva di 28 anni; Onofrio Morreale, ritenuto il boss di Bagheria, 18 anni; Salvatore Sciarabba, considerato il capomafia di Misilmeri, 14 anni e 8 mesi; Giuseppe Di Fiore, bagherese, colui che a casa teneva il libro mastro, 14 anni; Nicola Mandalà, 13 anni e 4 mesi, presunto capomafia di Villabate che avrebbe “ospitato” Bernardo Provenzano durante la latitanza e ad organizzare il viaggio a Marsiglia. Giuseppe Pinello, 12 anni e 8 mesi; Angelo Tolentino, Antonino Episcopo, Pasquale Badami, 10 anni e 8 mesi ciascuno; Ignazio Fontana, 10 anni; Giuseppe Virruso, (classe 1938) e Sebastiano Vazzano, 9 anni e 10 mesi; Carmelo Bartolone, 7 anni e 6 mesi; Salvatore Troia, 7 anni; Giovanni Spera, Michele Rubino, Ignazio Spera, Guglielmo Musso, Damiano e Nicolò Rizzo, 6 anni e 8 mesi; Francesco Episcono, Giuseppe Giglia, Ciro Badami, Salvatore Badami, Giuseppe e Luigi Spera, Stefano Lo Verso, Giuseppe Comparetto, Emanuele Lentini, 5 anni e 8 mesi; Gerlando Spinaccio, Giuseppe La Mantia, Antonino Ignazio La Barbera, 5 anni e 4 mesi; Giuseppe Rocco, Roberto D’Ippolito, Vincenzo Di Salvo, Vito Signorelli, 4 anni e 4 mesi; Giuseppe Virruso (classe 1948), 4 anni; Domenico Sannasardo e Francesco Lo Gerfo, 3 anni e 2 mesi; Mariano La Duca, 2 anni; Provvidenza Francaviglia, un anno, 9 mesi e 20 giorni; Francesco Eucaliptus, un anno e 4 mesi; Francesco Orlando, Rosario Miosi, Antonino Mineo e Cosimo Galioto, 4 mesi.


8 - ATTUALITÀ

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La condizione delle donne musulmane A Casteldaccia come in tutto il resto del mondo?

Per conoscere la situazione delle donne musulmane che vivono in Italia, nella fattispecie a Casteldaccia, mi sono recato da alcune di loro per dialogare, parlare delle loro tradizioni, della loro cultura, religione, ideologia; per sapere come si erano ambientate nel tessuto sociale casteldaccese e i loro rapporti con chi vive a Casteldaccia. Soprattutto capire se rispettano le nostre leggi o mantengono inalterata la legge coranica. Purtroppo, non sono riuscito nel mio intento, in quanto sono stato letteralmente cacciato fuori. Ho ricevuto minacce di punizioni divine, insulti vari, del tipo “Dio, nostro padrone Allah ti punirà” o anche “ si tu non vai subito fuori i martiri nostri punire te”, e così via, più altre imprecazioni arabe che, naturalmente, non ho capito. Ma ho capito bene però una cosa: prima di tale reazione, alcune di queste donne mi avevano detto che non potevano parlare poichÈ i mariti vietano loro di farlo senza permesso. Questo non mi ha fermato e sono andato a parlare con i loro vicini per conoscere dettagli sulla loro integrazione. Qualcuno mi ha riferito che “la moglie del musulmano non esce mai di casa e il marito di questa quando mi vede non mi saluta, ma saluta mio marito”. Addirittura alcuni non sapevano che lì vivessero delle donne e altri invece hanno riferito: “Ma quello ne ha due!”. Fermo restando che la libertà di culto di qualsivoglia religione è sancita dall’articolo 19 della costituzione italiana, quest’ultima garantisce anche le libertà fondamentali di ogni individuo, uomo o donna che sia, ed è quindi evidente che in queste famiglie di Casteldaccia tali diritti non verrebbero rispettati poichè appartengono ad una cultura che non è la loro. Ma il Corano cosa pensa delle donne? C’è

un versetto molto chiaro (Sura II, 228): “Gli uomini sono un gradino più in alto”. Usa proprio questa formula il Libro Sacro: i maschi sono superiori. Questa non è una frase suscettibile di interpretazioni, perchè Maometto non è stato soltanto ispirato da Dio come gli autori biblici, i quali dunque risentivano del clima culturale dell’epoca. Secondo l’Islam, il Corano è, fino alle virgole, il pensiero medesimo di Allah. Questa superiorità è strutturale, ed essa è la chiave di volta su cui è costruita la società. Insomma, la donna non è vittima di qualche ingiustizia per cui basta un ritocco delle leggi o della mentalità. No, sarebbe minorata per volontà divina, ed anzi la vita comune si basa su questo principio, tanto che la schiavitù verrebbe sancita e benedetta. Nella Sura sulle donne (IV, 34) il Corano spiega: “Gli uomini hanno autorità sulle donne, perchè Dio ha preferito alcune creature ad altre e perchè gli uomini spendono i propri beni per mantenere le donne”. Da questi versetti è derivato il costume musulmano del totale dominio maschile. L’uomo è superiore in essenza, la donna quindi taccia e si copra e scopra a comando. I versetti sono considerati leggi, per cui le disuguaglianze risultano giuridicamente sancite. Anzitutto, per ciò riguarda il matrimonio, all’uomo viene concesso il diritto di avere contemporaneamente fino a quatto mogli, se può mantenerle, mentre alla donna non è riconosciuto il reciproco. In Italia la faccenda della poligamia resta un problema di principio irrisolto: una sentenza del tribunale di Bologna del 13 marzo 2003 ha indirettamente riconosciuto il diritto alla poligamia in Italia, sostenendo che “il reato di bigamia può essere commesso solo dal cittadino italiano sul territorio nazionale essendo irrilevante il comportamento tenuto all’estero dallo straniero la cui legge nazionale riconosce la possibilità di contrarre più matrimoni”. Rimanendo nell’ambito familiare, sintetizzo la “legislazione” che vige all’interno di un nucleo familiare islamico: I) Uomo poligamo, donna no. II) la donna non può sposare un uomo di altra fede religiosa. III) I figli devono

Alessio Buglino

adottare la religione del padre, che ne è il proprietario. IV) se una cristiana sposa un musulmano, non può insegnare ai figli le sue convinzioni culturali di fede e di morale. V) Divorzio. Il marito può ripudiare la moglie tranquillamente. Basta che ripeta tre volte davanti a testimoni: “Sei ripudiata”. Non deve fornire spiegazioni. La moglie, invece, può farlo solo in particolari e restrittive condizioni. VI) dopo il ripudio, i figli vanno sempre al padre. Ma ciò si verifica anche senza divorzio. Riguardo al velo con cui le donne si coprono in parte o del tutto il volto, l’adozione di questo indumento è stato stabilito nel 1330 circa, ben 700 anni dopo la morte di Maometto. E’ stata una trovata posteriore ma tracce evidenti risalgono a S. Paolo: quindi ha radici cristiane più che musulmane. Infatti le donne occidentali fino a poco tempo fa si velavano il capo in chiesa e ancora oggi le spose entrano in chiesa velate, ma è pur vero che una Sura coranica ne fa espressamente cenno: “O Profeta, dì alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro veli, così da essere riconosciute e non essere molestate” (Sura XXXIII, 59). Ed infatti alcune donne indossano il velo volontariamente e con cognizione: Il velo islamico - afferma Patrizia Khadija Dal Monte, veneta convertita all’Islam, che indossa il velo da 17 anni - ha una funzione di protezione per la donna giusta, è uno “schermo” che la separa da chi compie il male e anche da chi non dà importanza alla conoscenza di Dio. Le musulmane lo vivono come un precetto religioso, non come un’imposizione del maschio. La religione islamica si applica allo spirito come anche al corpo, non c’è separazione. L’uomo non deve indossare la seta e l’oro, la donna deve indossare il velo. Tra donne che si adeguano senza difficoltà ai dettami coranici, anche i più restrittivi, e donne che invece si sentono vittime dei mariti-padroni, e che contestano l’assenza in Italia di una legge che le protegga, il problema si presenta alquanto complesso. Si può solo auspicare una rivoluzione culturale che prenda il via proprio dalle donne per vedere eguagliati i propri diritti a quelli degli uomini, ma anche gli uomini dovrebbero andare loro incontro. Una rivoluzione tutta al femminile oggi sembra, se non impossibile, ardua e ardimentosa.


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Un velo davanti ai nostri

Patente Europea online ATTUALITÀ -

occhi

Paolo Di Giacinto

In posizione di forza o di debolezza, l’occidente ha dovuto confrontarsi con il mondo islamico sin dal suo comparire ( VII sec. d.C.). Oggi la presenza islamica suscita in noi, da un lato senso di superiorità (economica, politica, culturale, civile), e dall'altra una tremenda paura. Non è tanto la quantità di musulmani nella nostra terra a metterci a disagio. È che li vediamo, a torto o a ragione, troppo diversi da noi per poterci vivere gomito a gomito, irrimediabilmente chiusi in un orizzonte culturale premoderno. Sentiamo impossibile il dialogo nei fatti per via di linguaggi intraducibili nei rispettivi codici. Tutte ragioni per spingerci a pensare, senza troppe distinzioni, che in ogni caso meglio sarebbe se ciascuno rimanesse nel proprio recinto senza troppe occasioni per incontrarsi. Dopo quella del crocifisso, dopo quella delle scuole islamiche, oggi si discute se proibire alle donne islamiche che vivono nel nostro paese di portare il velo. Ora, io non so effettivamente se la tradizione delle donne musulmane di portare il velo corrisponda a un dettato coranico, se sia comunque una esigenza imprescindile della fede islamica, oppure se sia un atto di devozione libero, oppure ancora se sia l’espressione più visibile della condizione di sottomissione delle donne musulmane ai loro padri, mariti o fratelli, come sostengono i meno propensi a cercare occasioni di dialogo. So invece per certo che se si volesse proibirlo, con provvedimenti legislativi appositi, potrebbe diventare presto, nel clima di incomprensione in cui spesso si sviluppa questo rapporto, un simbolo di rivendicazione di una minoranza che a quel punto si sentirebbe incompresa e perseguitata. Come la nostra stessa storia dimostra, quello dei rapporti dei due sessi è una questione di cultura e di civiltà in primis e poi anche di diritto. Se la preoccupazione per i diritti delle donne islamiche è sincera e non nasconde altro, ci si muova su questo piano, non con i termini perentori della legalità o illegalità. Sinceramente, non riesco a liberarmi dal sospetto che ci siano in giro troppi ipersensibili, troppi che malamente nascondono l'idea che altri meno avveduti dichiarano. L'idea cioè che gli “ospiti” debbano semplicemente omaggiare la nostra “generosità” assumendo d'incanto tutte le nostre “buone” abitudini (buone perché sono nostre) o, come oggi si dice, i nostri stili di vita. Si confessa in tal modo la propria incapacità a entrare in dialogo con altri che non siano come se stessi. Pure questo “stile di vita” necessita di una riflessione.

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Vincenzo Manzella

La patente europea è un attestato riconosciuto a livello europeo che certifica l’acquisizione delle nozione informatiche di base utili al normale svolgimento lavorativo d’ufficio. Da circa un paio d’anni esiste la possibilità di ottenere la patente europea semplicemente tramite il sito www.italia.gov.it al link Formazione On Line accedendo all’area corsi piuttosto che frequentare delle lezioni in sedi e in orari poco comodi per le nostre esigenze. Una volta registrati, bisogna creare il proprio percorso formativo in base alle conoscenze informatiche di cui si è in possesso, per esempio si può scegliere di cominciare dai fondamenti dell’informatica piuttosto che dall’elaboratore di testi o che dall’ICT (Information and Communication Tecnology ). A questo punto possiamo accedere al sito senza nessun vincolo di tempo e cominciare l’autoformazione. Sul sito oltre alle lezioni sono presenti anche delle esercitazioni per valutare quanto appreso. Il tutto naturalmente è gratuito, l’unico onere di cui ci si deve far carico è il costo della connessione ad internet. Terminato il nostro percorso formativo non ci rimane altro che procedere a sostenere gli esami. Sempre sul sito è presente un link che riporta su una pagina dove vengono spiegate le regole di svolgimento degli esami, e un link dove vengono riportate tutte le sedi d’Italia dove è possibile eseguire gli stessi. Online viene anche fornita, per aiutare gli studenti, la simulazione dell’esame, infatti l’esame non è cartaceo, ma viene svolto al computer tramite un programma in cui sono inserite sia delle semplici domande con risposte multiple, sia esercizi. Gli esami sono suddivisi in sette moduli. Per accedere alla patente europea bisogna superare tutti e sette i moduli previo pagamento di un piccolo contributo per accedere agli stessi. Sempre alla sezione formazione on line del sito www.italia.gov.it sono presenti altri corsi che riguardano: lingue straniere (inglese e spagnolo), informatica avanzato (protocolli, servizi, firewall, linguaggi di programmazione etc.). Esiste anche una sezione molto interessante dedicata ai più piccoli che tratta di fiabe, filastrocche, giochi, ricerche, lingue e corsi; per esempio nella sezione ricerche si può imparare la struttura del sistema solare in modo molto divertente. Sicuramente un’alternativa valida alla solita play station. L “e-learning” (dall’inglese learning, ‘apprendimento’) rappresenta uno strumento molto potente e comodo per l’apprendimento, in quanto ci libera dagli eventuali impedimenti che si frappongono fra noi e il nostro obiettivo.


Salita

10 - COSTUME E SOCIETÀ

libera

Com’è delizioso andar su per Casteldaccia... Eccolo là in fondo, è lui! Lo riconoscerei a un miglio: andamento lento, gilettino kaki da safari, bermuda, scarpa da tennis, calzino bianco di spugna, cappello parasole a falda larga e un sogno nel cassetto: scalare quella maledetta salita per vedere cosa c’è oltre! E’ l’uomo di punta, la testa d’ariete della spedizione partita pochi minuti prima dall’hotel Solunto Mare, alla volta dell’inesplorato e selvaggio territorio di Casteldaccia. In fila indiana, per evitare di essere calpestati dagli automobilisti indigeni, la scarpinata si presenta subito promettente: rigogliose pampine di limone fanno capolino da dietro le barriere di fil di ferro ai margini della strada, cariche di frutti gialli come il sole che a volte i più fortunati riescono persino a cogliere furtivamente quando penzolano al di qua della barricata; la collinetta alla loro sinistra lascia intravedere le bellissime ville in stile liberty della nobiltà che fu, ed alla loro destra il Viale degli Oleandri, fiorito di glicini e anch’esso ricco di belle costruzioni di altri tempi. Se solo la carovana avesse l’ardire di abbandonare il cavalcavia per inoltrarsi in uno di questi due percorsi alternativi, probabilmente vedrebbe già in parte ripa- “avvolte” gato il sudore speso per affrontare l’immane fatica d’agosto. E invece... E invece i turisti vanno dritto per la strada grande e subito dopo il verde e le ville si scontrano con la dura realtà che ha inizio con la scritta di benvenuto che immancabilmente adorna il muro del ponte sotto l’autostrada. Siamo passati da un delicatissimo “Via delle troie” all’inquietante interrogativo “Troia.. sì, ma ladra picchì?” fino ad arrivare al più recente capolavoro di ortografia “avvolte ritornano www.ipiupazzi.com” (che ancora mi chiedo cosa significhi).

Se i turisti sono stranieri tanto meglio, penseranno si tratti di un caloroso “welcome” in lingua locale, se sono italiani invece ci rimarranno un po’ male e cominceranno a dubitare della loro felice idea di affrontare quella salita con 40 gradi all’ombra. La situazione non migliora andando avanti nel percorso. Certo la pendenza si fa meno ardua ma, a meno che non tu non sia appassionato di automobili e possa quindi trovare il tuo paradiso nella concessioritornano naria all’angolo, la strada per l’agognato centro storico non è certo tra le più interessanti: case, case, benzinaio, case, busto di Enrico Alliata (questo sconosciuto), case, case e finalmente la piazza, fulcro di storia e cultura locale: due negozi di elettrodomestici, uno di liste nozze, un castello non disponibile, una chiesa del Settecento (meno male, almeno quella...), il tabaccaio-ricevitoria-edicola-bar-polliallospiedo-echipiùnehapiùnemetta che effettivamente è stato ristrutturato per benino. E poi? E poi sarà come morire, cantava Giorgia qualche anno fa, perché effettivamente, dopo due chilometri di salita al sole, uno si aspetta come minimo una medaglia al valore, un diplomino di scalatore, oppure anche solo una stretta di mano del sindaco ed un libro degli ospiti dove poter apporre con fierezza la propria firma ed il proprio nome “SONO STATO QUI, A PIEDI” e invece niente di niente. Non un chioschetto per le informazioni turistiche (comprate i cannoli qui e l’acqua da bere lì), non un depliant con un po’ di storia del paese, non una reticella promozionale di “limoni di Sicilia” o una boccetta di “Aria di Castaldaccia”, una bocca della verità dove infilare una mano, o un pozzo di San Giuseppe dove gettare una monetina per fare realizzare un desiderio.

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Giuseppe Amenta

È vero che di miracoli non se ne possono fare. Il paese non nasce con la vocazione turistica, il mare ce lo hanno tolto tanti anni fa e di storia da far vedere ce n’è ben poca, ma basta guardare l’interesse con cui questi coraggiosi esploratori stranieri studiano la famosa pampina di limone per capire che la vocazione turistica è innata nel popolo e nella terra siciliana proprio per quella “diversità” che tante volte ci penalizza, ma che in questo caso potrebbe trasformarsi in una peculiarità territoriale da dare in pasto a carovane di turisti ansiose di vedere di persona questo misterioso animale siculo e questo habitat selvaggio in cui vive. Sa un po’ di zoo-safari, ma chissenefrega: mettiamoli su un pullmino, facciamo loro indossare un paio di anfibi e portiamoli a guadare il fiume Milicia. Poco importa se di acqua non ce n’è neanche l’ombra, il loro spirito di avventura sarà comunque placato dalla passeggiata fra la vegetazione tipica e lontano dall’asfalto... se sono fortunati beccano anche il topo di passaggio... e dopo l’avventura, il meritato relax: pranzo tipico in agriturismo arroccato, passeggiata a cavallo fino all’abbeveratoio e lì puoi anche vendere loro i carretti siciliani o i merletti fatti a mano dalla zia Cuncittina e li renderesti felici. Ovviamente è solo un esempio ma se ci pensiamo, di occasioni per trasformare la scialba realtà locale in un minimo di roba interessante per coloro che non sono del luogo, ce ne sarebbero tante. Il problema è appunto che ci vuole qualcuno che ci pensi... e se proprio non vogliamo portarli ai Ciuriddi, diamo loro almeno un pullmino che li porti in piazza, prima che qualcuno su quella salita ci lasci le penne e allora sì, sarebbe una bella pubblicità! P.S. Il muro sotto il ponte è stato nuovamente ripulito... SOTTO A CHI TOCCA!


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Kick-Boxing

SPORT E TEMPO LIBERO -

un casteldaccese

campione del mondo

Il trentunenne Pietro Nolasco conquista il podio

Il 19 Novembre 2006, al Palasport di Malta, Pietro Nolasco alza la coppa di campione del mondo, la maggiore soddisfazione della sua carriera agonistica, come lui stesso l’ha definita. Pietro nasce in Francia, ad Annecy, e lì vive i primi otto anni della sua vita. Ma la sua famiglia è originaria di Casteldaccia e, come spesso capita in questi casi, non desidera altro che tornare al proprio paese di origine. Così a otto anni Pietro deve fare i conti con una nuova vita: nuova scuola, nuovi compagni, nuovi amici. E proprio a questo punto cominciano i suoi guai o forse (è meglio dire) la sua fortuna: “Prendevo legnate da tutti gli altri bambini”, racconta sorridendo, “ed ero sempre nervoso,così un giorno il nonno un pò per trovarmi uno sfogo, un pò per fare in modo che io imparassi a difendermi, mi porta alla palestra Eclettica e lì ho conosciuto il maestro Tony Cardella”. Ed in quella palestra casteldaccese Pietro continua ad allenarsi per sei anni fino a quando il maestro Cardella si trasferice a Palermo. Pietro rimarrà sempre fede-

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Rosalia Manzella

le al suo maestro e continuerà ad allenarsi saltuariamente a Palermo con lui, ma la necessità di allenamenti costanti e quotidiani lo conduce a Bagheria ad allenarsi col maestro Lo Galbo, e sarà proprio con lui che vincerà i campionati Europei in Inghilterra nel 2003. Sì, perchè Pietro è un vero campione della kick-boxing, cumulando negli anni titoli su titoli: ha vinto i Campionati Italiani per otto volte consecutive; nel 2004 vince a Marsala la Coppa Del Mondo (la coppa che premia il vincitore della sfida tra Italiani ed il resto del mondo, Europa esclusa); nel 2005 e nel 2006 tenta per ben due volte, prima a Copenaghen e poi a Chicago, di salire sul gradino più alto della kick-boxing, ma in entrambe le volte sfiora quel gradino ed arriva secondo. Ma il 19 Novembre di quest’anno nessuno potrà fermarlo, nemmeno quello strappo muscolare accadutogli durante gli allenamenti pochi giorni prima della partenza per Malta. “La gara era tutta in salita: c’erano più di 800 partecipanti ed io gareggiavo nella categoria inferiore ai 90 kg. Le selezioni sono durate a lungo, da sabato mattina a domenica notte: ho affrontato 15 incontri prima di salire sul podio. Ricordo ancora il primo divertente incontro: si trattava di un ragazzo appartenente ad una categoria ben più pesante della mia, mi sembrava un pachiderma e non riuscivo a credere ai miei occhi. Mi sono chiesto: ma chi mi hanno dato? La vittoria, però, con mia grande sorpresa, lì fu semplice”. Ma non sono mancati i momenti di conforto. Racconta Pietro che durante la gara si è creato un certo feeling tra maltesi e italiani: “Così, dopo che gli agonisti maltesi sono stati eliminati, tutto il palasport - stracolmo di cittadini locali - mi sosteneva e faceva a gran voce il tifo per me (con grande stizza del presidente di gara che essendo cittadino inglese avrebbe preteso che i maltesi tifassero per gli anglosassoni soprattutto nelle finali). ”È stato troppo bello!” E quando si chiede a Pietro di raccontare le emozioni della vittoria, con una battuta lascia sbottare una gran risata: “Avevo una fame da morire! Ho subito pensato a mangiare!” Certo, i sacrifici non sono stati pochi: quattro ore e mezzo di duri allenamenti al giorno; né sono mancati i compromessi: “Il sacrificio più grande in questi anni è stato il dover sottrarre tempo alla mia famiglia e soprattutto ai miei figli”. Oggi Pietro continua a lavorare presso la gelateria “la Rotonda” ma instancabile com’è, insegna anche in due palestre, una ad Altavilla (paese in cui risiede da quando, a 25 anni, si è sposato) e l’altra a Palermo. Per il suo futuro sogna di sfruttare nel lavoro le capacità acquisite nella kick-boxing e di allenare lui stesso un futuro campione del mondo. Forse perchè la kick-boxing è per lui qualcosa di più di uno sport: “Mi ha insegnato a essere più calmo e più sicuro nella vita”.


12 - INFORMAGIOVANI

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Sei in cerca di un lavoro? Per un orientamento alla formazione

e sei alla ricerca di un lavoro, hai bisogno di saperne di più. Perché saperne di più? Perché la ricerca di lavoro richiede oggi conoscenze e accorgimenti che altrimenti devi imparare (se le impari) a tue spese. Per esempio: come impostare correttamente una ricerca di lavoro? Come scrivere una lettera di autocandidatura? Come distinguere fra l’offerta di lavoro serio e una fregatura? La maggior parte delle persone che cominciano a cercare lavoro commette sempre gli stessi errori. Imparare dall’esperienza degli altri permette di risparmiare fatica e arrivare prima e meglio all’obiettivo desiderato. Questa rubrica cercherà di insegnarti non solo come utilizzare gli strumenti per la ricerca di lavoro (curriculum, passaparola, etc.), ma anche come costruire una professionalità e arricchire il tuo curriculum in un mondo in cui trovare datori di lavoro disposti ad insegnarti un mestiere è sempre più difficile. Conoscere le tecniche di ricerca è fondamentale, ma questo per molte persone non basta. E’ inutile saper scrivere correttamente un curriculum quando poi gran parte della pagina rimane desolatamente bianca. Trovare lavoro non richiede ancora, per fortuna, capacità sovrumane o supreme prove di eroismo. La possibilità di trovare lavoro rimane alla portata di tutti. Ma questa possibilità, per trasformarsi in realtà, richiede adesso un impegno costante e strategie precise. Da cosa dipende, per la singola persona (cioè per te), la possibilità di trovare lavoro? - Lascia da parte le cose su cui non puoi fare niente: l’andamento dell’economia, le raccomandazioni, la fortuna, il sesso, l’età; e (se è il tuo caso) i fattori su cui non vuoi fare niente: la tua mancata disponibilità a svolgere attività diverse da quella che desideri, ad accettare lavori a termine, a spostarti oltre una certa distanza. Per trovare lavoro, devi concentrarti sui due fattori sui quali puoi intervenire direttamente: - il modo di condurre la tua ricerca - il tuo livello di preparazione Se sei disponibile a impegnare una parte del tuo tempo ed energie nella costruzione del tuo percorso professionale e nella ricerca di lavoro, e se il tuo obiettivo è commisurato alle tue caratteristiche e capacità, ottenere il risultato che desideri è solo questione di tempo. Condurre bene la propria ricerca di lavoro vuol dire innanzitutto contattare ogni settimana un numero elevato di possibili datori di lavoro.

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Perché il numero dei contatti è essenziale? Lo spieghiamo con un esempio. - Se sei un produttore di frutta, porti il tuo raccolto ai mercati generali. Lì tutte le mattine si recano i venditori al dettaglio, e lo scambio è fatto. Se i mercati generali non esistessero dovresti tutte le mattine fare il giro dei fruttivendoli, oppure metterti all’angolo di una strada transitata e vendere i tuoi prodotti direttamente ai passanti. Il sistema sarebbe molto più faticoso e costoso, ed è per questo che è stata creata una struttura (i mercati generali) che accentra gran parte della domanda e offerta di prodotti agricoli e dove venditori e acquirenti possono incontrarsi con facilità. - Le strutture equivalenti ai mercati generali, per quel che riguarda il lavoro, sono i centri per l’impiego pubblici e privati e le agenzie di lavoro interinale. Il primo problema che chi cerca lavoro deve affrontare è che in Italia solo una parte dei datori di lavoro in cerca di dipendenti si rivolge ai centri per l’impiego, e che le offerte di lavoro raccolte dai diversi intermediari non sono ancora consultabili tutte assieme. In particolare i datori di lavoro cercano dipendenti attraverso vari canali diversi dai centri per l’impiego e dalle agenzie di lavoro interinale, per esempio: - il passaparola: chiedono cioè a conoscenti e dipendenti se conoscono e come entrare in contatto con persone disposte a lavorare presso la propria impresa; - le autocandidature per posta, posta elettronica, telefono o di persona: prendono in considerazione le richieste di lavoro arrivate

Pietro Fiorentino

per posta, per telefono, o da persone che si sono presentate direttamente alla porta dell’azienda o dello studio; - le inserzioni: mettono inserzioni sui giornali invitando i lettori con le caratteristiche desiderate a segnalare la loro disponibilità, oppure leggono i giornali alla ricerca di inserzioni messe da persone in cerca di lavoro; Se vuoi migliorare le tue possibilità di trovare lavoro devi perciò fare passaparola, presentare autocandidature, mettere e rispondere a inserzioni, contattare tutti gli intermediari (centri per l’impiego pubblici e privati, agenzie di lavoro interinale, società di ricerca e selezione del personale). In una situazione di questo tipo, se hai i requisiti richiesti, la tua possibilità di trovare lavoro è direttamente proporzionale al numero di possibili datori di lavoro e di intermediari contattati. Tutto questo può essere molto stancante ma, se non vuoi o non puoi affidarti a fortuna e raccomandazioni, non ci sono alternative. E’ per questo motivo che si dice che cercare lavoro è un lavoro. La ricerca di lavoro è cioè diventata un’attività che, per ottenere risultati, va svolta a tempo pieno, o perlomeno in maniera sistematica e continuata.


Le disposizioni sul lavoro nella Legge Finanziaria 2007 La Meridiana - Numero 0

PUNTO LAVORO -

Gaetano Aiello

In materia di lavoro la Legge Finanziaria 2007 contiene alcune innovazioni interessanti che meritano un approfondimento per informare i lettori di questo periodico. Le novità sul mondo del lavoro coinvolgono anche Casteldaccia ed il suo territorio. Le disposizioni della Legge Finanziaria che tratteremo riguardano le misure di stabilizzazione dei rapporti di lavoro, le misure per favorire l’emersione del lavoro nero, le misure di stabilizzazione dei precari delle pubbliche amministrazioni, gli ammortizzatori sociali, cuneo fiscale e tutele sociali per lavoratori parasubordinati ed apprendisti. 1) Misure di stabilizzazione dei rapporti di lavoro per favorirne la trasformazione da Co.Co.Co., Co.Co.Pro in lavoro subordinato. La misura è destinata ad operare, a seguito di accordi aziendali o territoriali tra datori di lavoro e organizzazioni sindacali, fino al 30 Aprile 2007. La disposizione è finalizzata ad introdurre un percorso consensuale di stabilizzazione dei rapporti di Co.Co.Co. e Co.Co.Pro. Per un assunzione di lavoratore, già utilizzato con Co.Co.Pro., con contratto di lavoro subordinato, il datore di lavoro verserà una somma a titolo di contributo straordinario integrativo alla gestione speciale INPS, cui corrisponderà, a carico dello stato, un contributo nella misura massima utile a raggiungere l’aliquota contributiva prevista per il lavoro subordinato. La misura favorisce soprattutto i giovani impegnati in rapporti di Co.Co.Pro. migliorandone l’aspetto contributivo per il periodo di tale attività, che consentirà loro un miglior trattamento pensionistico e contribuisce a contrastare la permanenza in una situazione di precarietà, agendo sulle convenienze offerte dallo Stato in sinergia con le altre misure previste in Finanziaria (cuneo fiscale e lavoro a tempo indeterminato). 2) Misure per favorire l’emersione del lavoro irregolare e per contrastare il lavoro nero. Su questa misura la Finanziaria introduce dei meccanismi per garantire, a partire dal 1° Luglio 2007, il rispetto degli obblighi contributivi a tutti i settori di attività; l’incremento dell’importo delle sanzioni amministrative in materia di lavoro e di legislazione sociale a favore del fondo per l’occupazione; l’estensione dell’obbligo di comunicare a tutti i settori di attività dell’instaurazione del rapporto di lavoro il giorno antecedente; le misure volte a promuovere l’emersione spontanea, rendendola conveniente per il datore di lavoro senza danneggiare il lavoratore per una regolare e stabile occupazione; meccanismi di rafforzamento dell’attività ispettiva sul lavoro sommerso o irregolare.

3) Stabilizzazione dei precari della Pubblica amministrazione in servizio a tempo determinato da almeno tre anni purché assunti mediante concorso o selezione pubblica. La previsione costituisce anche una norma di principio cui le Regioni e gli Enti locali possono fare riferimento per quanto riguarda le assunzioni, valutando la possibilità di trasformare il rapporto di lavoro da precario a tempo indeterminato. 4) Interventi in materia di ammortizzatori sociali e misure a tutela dell’occupazione. La Finanziaria prevede alcune misure interessanti: a) trattamenti di Cassa integrazione starordinaria e di mobilità ai dipendenti delle Imprese commerciali con più di 50 dipendenti, delle agenzie di viaggio e turismo con più di 50 dipendenti e delle Imprese di vigilanza con più di 15 dipendenti; b) criteri e modalità nuove dei programmi per la riqualificazione professionale ed il reinserimento; c) interventi in materia di LSU che assegnano ai Comuni con meno di 50.000 abitanti risorse finanziarie nel limite complessivo di 1 miliardo di Euro per il 2007; d) la proroga fino al 31 Dicembre 2007 della possibilità di intervenire in via amministrativa in situazioni particolari di crisi occupazionale; e) mantenimento del livello dell’attuale indennità di disoccupazione; f ) misure a sostegno dei livelli occupazionali in caso di crisi economica dell’Impresa di rilevanti dimensioni, soprattutto con l’istituzione di apposita struttura al fine di contrastare il declino dell’apparato produttivo e salvaguardare e consolidare le attività delle grandi Imprese (cosiddetta finanza di Stato); g) mobilità lunga nel limite massimo di 5.000 unità da attivare entro il 2007 dietro accordi sindacali e il Ministero del Lavoro. 5) Interventi di riduzione del cuneo fiscale ed incentivi all’occupazione nelle aree svantaggiate. L’art. 18 del D.D.L. di Legge Finanziaria introduce nuove deduzioni della base imponibile dell’IRAP: i datori di lavoro privati, ad esclusione di alcuni settori quali banche, assicurazioni ed imprese di concessione e a tariffa (trasporti, acqua, energia, poste, telecomunicazioni) possono operare ora due nuove deduzioni in riferimento ai soli lavoratori a tempo indeterminato, compresi i lavoratori part-time: h) deduzione forfettaria consistente in una riduzione pari a 5.000 Euro su base annua per ogni lavoratore a tempo indeterminato impiegato nel periodo d’imposta; l’importo è raddoppiato nelle regioni meridionali (10.000 Euro); i) deduzione dalla base imponibile dei contributi previdenziali ed assistenziali a carico dei datori di

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(segretario territoriale UIL FLP Palermo)

lavoro, sempre relativamente ai lavoratori a tempo indeterminato. Le misure entrano in vigore in due tempi: da febbraio a Giugno 2007 nella misura del 50 % e per intero da Luglio 2007. Sono ammessi in deduzione inoltre le spese relative agli apprendisti, ai disabili e agli assunti con contratto di formazione e lavoro. L’intervento riduce il costo del lavoro, ma persegue anche l’obiettivo di incentivare il ricorso a forme stabili di occupazione e si coniuga con la rimodulazione delle aliquote fiscali sui redditi. 6) Aliquote contributive tutele sociali per lavoratori parasubordinati e apprendisti e Contributo di solidarietà per pensioni di importo elevato: j) per i lavoratori parasubordinati, incremento dell’aliquota contributiva per migliorare il trattamento pensionistico, fissandola nella misura del 23 % per coloro che non siano iscritti ad altre forme di previdenza o non siano pensionati; corresponsione di un’indennità giornaliera di malattia a carico dell’INPS entro il limite massimo di 20 giorni nell’arco dell’anno solare ai lavoratori a progetto e categorie assimilate iscritti alla gestione separata, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie. A questi lavoratori, che abbiano titolo dell’indennità di maternità, è corrisposto per la nascita di un bambino verificatasi a decorrere dal 1° Gennaio 2007 un trattamento economico per congedo parentale, limitatamente ad un periodo di tre mesi entro il primo anno di vita del bambino; k) rideterminazione al 10 % della contribuzione ai fini previdenziali dovuta dai datori di lavoro per gli apprendisti artigiani e non artigiani; estensione ai lavoratori assunti con contratto di apprendistato delle disposizioni in materia di indennità giornaliera di malattia secondo la disciplina generale prevista per i lavoratori subordinati; l) incremento dello 0,3 % dell’aliquota pensionistica a carico del lavoratore che passa dal 32,7 al 33 %; m) determinazione delle aliquote contributive delle gestioni pensionistiche degli artigiani e commercianti nella misura del 19,5 % per il 2007 e del 20 % dal 2008; n) introduzione di un contributo triennale di solidarietà nella misura del 3 % a carico dei trattamenti pensionistici i cui importi risultino complessivamente superiori a 5.000 Euro mensili.

In questa sede, colgo l’occasione per esprimere a tutti i lavoratori e a tutti i concittadini casteldaccesi i più sinceri auguri di buone feste.


14 - LA VOCE DEL PADRONE

Quattro

cani

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per casa

Aiuto distrugge casa quando non ci sono L’ansia da separazione, consigli utili

La voce del padrone È con molto piacere che da oggi inizierò a gestire questa rubrica sui cani. Spero di contribuire così alla diffusione della cultura cinofila soprattutto tra le nuove generazioni, perché ritengo che il rispetto per il mondo animale sia esempio di civiltà. Vorrei innanzitutto presentarmi, perché forse non tutti mi conoscono. Mi chiamo Ines e ci tengo a sottolineare che non sono un veterinario, quindi per tutte le patologie di ordine medico, è bene rivolgersi a persone del settore. Sono un'istruttrice cinofila, diplomata al Centro Studi Del Cane Italia di Milano, dove ho avuto la fortuna di avere come mio formatore Luca Rossi. Oltre al Corso Istruttori Cinofili, ho frequentato diversi corsi di perfezionamento sul clicker training avanzato (che vi spiegherò con mio immenso piacere cos'è), sull'agility dog, sulla psicologia e i disturbi di comportamento del cane. Ho fatto parte del progetto DSD finanziato dalla provincia di Palermo e relativo all'addestramento di cani da supporto all'handicap e al progetto CANI DA SOCCORSO, volto all'addestramento di cani di protezione civile per la ricerca di persone scomparse, finanziato anche questo dalla provincia di Palermo. Prossimamente farò dei corsi di addestramento ai ragazzi ospiti del carcere minorile della città. Il mio settore è dunque l'addestramento, la psicologia canina e i disturbi del comportamento del cane, queste sono le materie che ho approfondito frequentando corsi vari in giro per l'Italia. Detto questo, buona lettura a tutti.

’ansia da separazione è un problema comportamentale molto diffuso che crea non pochi problemi ai padroni di cani. Essa indica una particolare condizione nella quale il cane esprime il proprio disagio quando viene lasciato a casa da solo o quando è impossibilitato a ricongiungersi con il proprio padrone perché magari quest’ultimo si trova in un’altra stanza o comunque lontano da lui. A quanti di voi è capitato di tornare a casa dopo un’assenza anche breve e di trovare la casa letteralmente distrutta? Questo è lo scenario tipico: cuscini fatti a pezzi, mobili e tappeti distrutti, pezzi di carta o giornali fatti a brandelli, e talvolta deiezioni in giro per casa e i vicini inferociti che si lamentano perché il cane ha abbaiato, pianto o ululato tutto il tempo. Questa è una situazione sicuramente estrema e non è detto che siano presenti contemporaneamente tutti questi atteggiamenti, alcuni cani si limitano infatti a grattare con rabbia dietro la porta nella speranza di abbattere la barriera e raggiungere il padrone, altri si limitano a piangere tutto il tempo. Spesso si pensa erroneamente che ciò sia dovuto al fatto che il cane abbia fatto un sacco di dispetti perché è stato lasciato a casa da solo. E al rientro cosa si fa? Lo si rimprovera severamente e ci si arrabbia con lui, non facendo altro che peggiorare la situazione. I più poi affermano che il cane capisca perfettamente il motivo per il quale viene sgridato, dato che, a detta loro, assume un’aria colpevole e affranta. È bene chiarire subito che i cani non fanno dispetti, non rientra proprio nella loro logica mentale. L’aria colpevole che assumono in questi casi, altro non è che una sot-

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tomissione dovuta al fatto che percepiscono chiaramente la nostra aria minacciosa e cercano di placare il nostro stato severo con dei segnali di rassicurazione. Vediamo di capire perché succede tutto questo e qual è l’approccio corretto per eliminare il problema. Il cane è un animale sociale che in natura vive in branco. Questo già serve a farci comprendere che i cani hanno un estremo bisogno di vivere in compagnia e poco tollerano dunque la solitudine. Non sono certe le cause dell’insorgere di questa patologia, vi è probabilmente una componente di tipo ereditario, pare però che i cani maggiormente affetti siano quelli che hanno alle spalle esperienze di abbandono, che provengono dai canili o che sono stati allontanati precocemente dalla madre. A tutto ciò si aggiunge un comportamento sbagliato da parte del padrone, che favorisce l’instaurarsi di questo problema. I cani con ansia da separazione sono spesso cani totalmente dipendenti dalla figura di attaccamento. Spesso è proprio il padrone a creare i presupposti perché si manifesti l’ansia da separazione, sommergendo il cane di attenzioni in ogni momento della giornata, e ponendolo al centro della propria vita. Il risultato è che diventa talmente forte il legame che si viene a creare tra queste due figure, tale cioè diventa la dipendenza del cane al padrone, che quando il cane viene lasciato da solo e vede mancare la figura di riferimento entra in un vero e proprio stato d’ansia, perché pensa di non essere in grado di cavarsela da solo. Questo stato di stress e nervosismo viene dal cane scaricato su tutto ciò che gli capita a tiro con i conseguenti fenomeni di distruttismo di cui si è parlato. Capite bene che sgridare il cane per gli eventuali danni che si trovano rientrando a casa, altro non fa che aumentare il suo stato ansioso e quindi peggiorare il problema. Come fare dunque? Il percorso è lungo e richiede molta pazienza, ma i risultati spesso sono ottimi. Il primo passo da fare è quello di cercare di riorganizzare il rapporto tra il padrone e l’animale, cercando di favorire il distacco, rendendo il cane indipendente e aumentando la sua autostima. Si deve cioè cercare di fargli capire che può sopravvivere anche senza di noi. Il cucciolo che viene allontanato dalla madre e dai fratelli intorno ai due mesi, arrivato nel nuovo nucleo familiare, ha l’assoluta necessità di stabilire un nuovo legame con una figura di riferimento. Questo tipo di attaccamento è perfettamente normale ed è giusto che avvenga, purché però intorno ai 5 mesi il nuovo proprietario cerchi di favorire il cosiddetto distacco, così come la cagna farebbe in natura. Quando il distacco tra il nuovo padrone e il cucciolo non avviene si parla di persistenza del legame di attaccamento pri-

Ines Scardina

mario, e nel 20-30% dei casi ciò è dovuto ad una carenza affettiva del proprietario che scarica sul cane questa sua mancanza circondandolo di affetto. Per favorire il distacco e consentire al cane di diventare adulto ed equilibrato, bisogna cercare di ignorarlo in determinate situazioni e di non farlo sentire sempre al centro delle nostre attenzioni. Non bisogna mai coccolarlo indiscriminatamente, a maggior ragione se è lui a chiedere qualche tipo di interazione, ma aspettare che si tranquillizzi per poi essere noi a chiamarlo e a iniziare a coccolarlo. Non bisogna altresì permettere al cane di seguirci in ogni angolo della casa, ma sarebbe utile cominciare a mettere dei divieti e a non permettergli di entrare in tutte le stanze. Risulta inoltre utile non farlo dormire sul letto insieme a noi, ma mettergli a disposizione una brandina e abituarlo a passare lì la notte. Il passo successivo è quello di desensibilizzare il cane nei confronti di tutto ciò che precede la nostra uscita. Quando il padrone sta per uscire di casa, i cani affetti da ansia da separazione manifestano spesso la cosiddetta anticipazione emotiva, entrano cioè in agitazione ancor prima che il padrone esca, perché riconoscono tutta quella serie di rituali che precedono l’uscita vera e propria: il padrone che si veste, che si trucca, che si mette il cappotto e prende le chiavi e via dicendo. Bisogna pertanto abituare il cane a poco a poco a rimanere tranquillo quando tutti questi rituali avvengono. A questo proposito è bene cominciare a svolgere una di queste azioni senza che però alla fine si esca veramente. Quindi si potranno ad esempio prendere le chiavi della macchina in mano e poi posarle e tornare a sedersi sul divano. Ci si potrà vestire e mettere le scarpe senza poi uscire realmente. Il cane va premiato ogni volta che riesce a rimanere tranquillo in queste circostanze. Qualsiasi evento che provoca uno stato ansioso da parte del cane perché viene da questo associato alla nostra imminente uscita, deve essere dissociato dal nostro reale uscire. Si procederà poi abituando il cane a rimanere tranquillo mentre ci si allontana da lui, inizialmente per brevi periodi per poi allungare sempre più i tempi e la distanza: all’inizio potrete anche lasciarlo da solo in un’altra stanza, per poi procedere con delle brevissime uscite. È importante cercare di ignorare sempre il cane nei 10 minuti che precedono la nostra uscita e nei dieci minuti che seguono il nostro rientro. Dilungarsi in saluti all’uscita e al rientro è un comportamento che va assolutamente evitato. Si deve altresì evitare di rientrare in casa mentre il cane piange o abbaia, ma farlo solo ed esclusivamente quando il cane è tranquillo, proprio per evitare che associ al suo lamentarsi il nostro rientro.


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Lo Scoutismo questo sconosciuto... Gruppo Scout di Casteldaccia

Lo scoutismo è ormai conosciuto ovunque, ma, nonostante siano passati molti anni dalla sua fondazione, tale conoscenza si ferma il più delle volte agli elementi esteriori: uniforme, distintivi, insegne, etc.. Così scrivevano una ventina di anni fa alcuni capi scout italiani e, nonostante il tempo passato, la situazione non è cambiata granchè. Cos’è lo scoutismo? Prima di rispondere a questa domanda bisognerebbe tornare un pò indietro nel tempo ed esattamente al 1857, anno in cui nacque Robert Baden-Powell, il fondatore dello scoutismo mondiale, meglio conosciuto come B.P. Dopo gli studi giovanili, B.P. si arruola nella cavalleria di Sua Maestà Britannica e, grazie alle sue qualità che lo fanno apprezzare dai suoi superiori ed amare dai suoi uomini, fa una rapida carriera. Diventa celebre per la battaglia di Mafeking durante la guerra Anglo-Boera in Africa dove, per la scarsezza di uomini, impiega alcuni ragazzi per compiti di retrovia. Tornato in Inghilterra, B.P. ha l’intuizione di sfruttare a scopo educativo la naturale tendenza dei ragazzi all’avventura per abituarli allo spirito di osservazione, al sacrificio personale, alla laboriosità ed al servizio verso il prossimo. Nel 1907 organizza il primo campo scout della storia a cui partecipano una ventina di ragazzi londinesi di diversa estrazione sociale che prima di allora

non avevano la minima idea su come accendere un fuoco o su come distinguere un gallo da una gallina. Da allora lo scoutismo si diffonde in tutti i continenti e continua tuttora ad essere praticato in tutto il mondo. L’ 8 Gennaio del 1941 si conclude l’avventura terrena di B.P. che viene pianto da milioni di ragazzi e ragazze; tutt’oggi, il 22 Febbraio di ogni anno viene ricordata la nascita di questo grande uomo. Alla luce di quello che vi abbiamo raccontato finora possiamo meglio comprendere cos’è lo scoutismo. Lo scoutismo è un metodo educativo che si rivolge ai ragazzi in modo piacevole attraverso il gioco e l’avventura; ha un insieme di mete precise intendendo formare, con l’aiuto della famiglia, della chiesa e della scuola, il buon cristiano e il buon cittadino. Quindi, scopo dello scoutismo è la formazione dell’uomo e della donna intesi come individui dal carattere forte e la mente sveglia, dotati di abilità manuali e di un corpo sano, che si pongono al servizio della comunità nello spirito della fede. Questi ideali nel 1983 spinsero un piccolo gruppo di ragazzi a piantare nella nostra comunità il seme dello scoutismo che sarebbe diventato quello che oggi è il nostro gruppo scout Casteldaccia, i Santa Chiara d’Assisi; ma questa è un’altra storia di cui parleremo un’altra volta. Concludiamo con l’ultimo messaggio di B.P., una lettera indirizzata agli scout e scritta dal “Capo Scout del mondo”, che fu ritrovata dopo la sua morte e, meglio di qualsiasi altro discorso o pubblicazione, sintetizza la sua figura ed il suo spirito.

L’ultimo messaggio di B.P. Cari scouts, se avete visto la commedia Peter Pan vi ricorderete che il capo dei pirati ripeteva ad ogni occasione il suo ultimo discorso per paura di non avere il tempo di farlo quando fosse giunto per lui il momento di morire davvero. Succede press’a poco lo stesso anche a me e per quanto non sia ancora in punto di morte quel momento verrà un giorno o l’altro; così desidero mandarvi un ultimo saluto, prima che ci separiamo per sempre. Ricordate che sono le ultime parole che udrete da me, meditatele. Io ho trascorso una vita felicissima e desidero che ciascuno di voi abbia una vita altrettanto felice. Credo che il Signore ci abbia messo in questo mondo meraviglioso per essere felici e godere della vita. La felicità non dipende dalle ricchezze né dal successo nella carriera, né dal cedere alle nostre voglie. Un passo verso la felicità lo farete conquistandovi salute e robustezza finché siete ragazzi, per poter “essere utili” e godere la vita pienamente, una volta fatti uomini. Lo studio della natura vi mostrerà di quante cose belle e meravigliose Dio ha riempito il mondo per la vostra felicità. Contentatevi di quello che avete e cercate di trarne tutto il profitto che potete. Guardate al lato bello delle cose e non al lato brutto. Ma il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Procurate di lasciare questo mondo un pò migliore di quanto lo avete trovato e quando suonerà la vostra ora di morire potrete morire felici nella coscienza di non avere sprecato il vostro tempo, ma di avere “fatto del vostro meglio”. “Siate preparati” così a vivere felici ed a morire felici: mantenete la vostra promessa di esploratori, anche quando non sarete più ragazzi, e Dio vi aiuti in questo. Il vostro amico Baden Powell (autografa)


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16 - L’ANGOLO AZZURRO

Il paese degli sbadigli

Rosalba Pinello

L’angolo Azzurro "L'angolo azzurro" è lo spazio che questo mensile riserva alle fiabe. La fiaba, nutrimento per eccellenza del cuore e della fantasia dei bambini, non è esclusivo patrimonio dei più piccoli, ma trova una precisa valenza anche presso gli adulti. Le fiabe, infatti, fanno bene anche a chi le racconta, perché raggiungono il pudico bambino che vive nella nostalgia di ogni uomo, e annotano, qualora ce ne fosse il bisogno, i valori di cui quest'ultimo è portatore nel suo personale "angolo azzurro". Da qui il nome della rubrica, che non vuole semplicemente richiamare il colore istituzionalizzato del cielo delle fiabe, ma intende dare una configurazione irreale di spazio alla capacità, necessaria e vitale, di credere nel loro incanto e nel loro valore. Avvalendosi di un linguaggio fantastico, le fiabe sono il modo irreale di dire la realtà, o meglio, di esprimere il desiderio di quella realtà più profonda che è in ciascuno di noi. Per cui, se per il bambino le fiabe, o favole che siano, sono un po' come gli anticorpi del latte materno, per l'adulto rappresentano l'inventario magico dei sentimenti e dei principi che rimprovera il disincanto. Va da sé, dunque, che la fiaba non è l'inutile inganno che l'uomo perpetra a se stesso, ma uno dei linguaggi con cui dire, a tutte le età, del suo bisogno e della sua speranza di un mondo migliore.

strofinò l'erba tra le dita. Che strano, l'erba era proprio uguale a quella di Grigiolandia. Mosso dall'incontenibile bisogno di capire, Brasco prese a toccare quanto incontrava sulla sua strada. Tutto al tatto, però, era della stessa natura che a Grigiolandia. Egli non riusciva proprio a comprendere cosa conferisse quei colori alle cose, e intanto che si arrovellava tra le domande, si ritrovò davanti alla piccola scuola di Colorandia. Così spiò dai vetri di un'aula alcuni bimbi seduti tra i banchi, attratti dalla voce coloratissima di un maestro che narrava di antichi luoghi e di antichi eroi con occhi pieni di mille riflessi, come i mille riflessi che, a loro volta, incrociavano dai banchi. "Che cosa assurda", si stupì il pastore, "un maestro che non sonnecchia con le gambe sulla cattedra, nella baldoria generale dei ragazzini!" Ad un tratto un profumo irresistibile lo distolse e lo guidò fino alla bottega del fornaio, dove un ometto tarchiato intonava acuti da tenore, mentre sfornava pagnotte fumanti e profumatissimi biscotti di ogni forma. Brasco si ritrovò di nuovo il naso pigiato contro il vetro, nello stupore assoluto di vedere un fornaio che si apparecchiava al suo cuore, e di lì a poco il naso di Brasco si ritrovò per la terza volta contro un vetro: quello della finestra di una delle casette di Colorandia, stracolma di gerani e violette. Al suo interno una donna canticchiava allegramente, tutta intenta ad imbandire la tavola per il pranzo dei suoi familiari, e aveva sul viso e nella voce una strana luce colorata. "Niente a che vedere", pensò il pastore basito, "con le donne tristi di Grigiolandia, lamentose ed indolenti di ogni compito". Nella gioia serena che quelle scene di vita quotidiana infondevano al suo cuore, Brasco capì il motivo del grigiore che albergava da sempre al suo paese. Così, leggero e felice per quella scoperta, risalì verso i monti di Grigiolandia con il bisogno di comunicarla ai suoi compaesani. Giunto al paese, paonazzo dalla fatica e dall'euforia, radunò i parenti, gli amici, i conoscenti, e disse semplicemente: "Ho visto un luogo dove nessuno sbadiglia". A Grigiolandia, infatti, l'unica attività a tempo pieno dei suoi abitanti era proprio lo sbadigliare. Un flusso continuo di sbadigli, una vera e propria massa d'aria che aveva creato una coltre di nebbia nel cielo del paese, e per la quale il sole appariva perennemente assente. Da quel giorno gli abitanti di Grigiolandia impararono a mettere passione, positività, convinzione ed impegno nelle loro giornate, fino a che, a poco a poco, i colori tornarono ciascuno al loro posto.

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A Grigiolandia, un paesino tra i monti, non sorgeva mai il sole e tutto era privo di colori, o meglio, l'unico indistinto, tetro ed opprimente colore che regnava nel luogo era il grigio. Grigia era la piccola chiesa di montagna, grigia era la scuola, grigi gli alberi e i prati, grigie le case, così come grigi erano gli animali, gli abiti, i libri, i giocattoli, le botteghe, le strade. La gente del luogo non si accorgeva nemmeno di quell'enorme grigiore che attanagliava il cuore, perché, essendo nata lì, non conosceva altro colore. Un bel giorno, però, accadde che Brasco, il giovane pastore del paese, non trovò più la sua capra nel recinto degli animali. Così si mise sulle sue tracce fino a spingersi oltre il perimetro conosciuto dei monti che circondavano Grigiolandia. Fu lì che, ad un tratto, la sorpresa lo colpì come un fulmine a ciel sereno ed una gioia immensa si impadronì di lui alla vista di una vallata coloratissima, di cui non avrebbe saputo riconoscere nulla, se non fosse stato per la forma delle cose. Quelli laggiù dovevano essere degli alberi, ma di che strani colori… e poi i prati, i ruscelli, le casette. Strofinando gli occhi preoccupato, Brasco si chiese quale strana malattia avesse colpito la sua vista, giacché vedeva colori che pensava non esistessero. E se quei colori fossero, invece, esistiti realmente? Come tornare a vivere nel grigiore di Grigiolandia senza provare a capire il segreto di quella vallata e senza rivelarlo ai suoi compaesani? Brasco, allora, meditò di scendere per il pendio, a studiare da vicino come fosse fatto il colore. Giunto a Colorandia, uno dei variopinti comuni della vallata, si distese felice sul primo prato che incontrò e, curioso,

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Il Bullismo visto da una undicenne

Matilde Mancuso

In un istituto per grafici pubblicitari, a Torino un ragazzo disabile è stato picchiato dai suoi stessi compagni di classe. Del fatto sono stati accusati quattro ragazzi di circa 16- 17 anni. Un ragazzo ha picchiato il compagno down, un altro ha scritto frasi naziste alla lavagna, un altro ancora ha registrato la scena con un telefonino e una ragazza ha riversato il contenuto del telefono nei siti internet. Il ragazzo down è autistico, vede poco e sente poco, ma il padre racconta che ha una grande sensibilità e ama ascoltare canzoni di Zucchero. I quattro sono indagati per violenza privata, un reato che prevede fino a quattro anni di prigione. Gli investigatori hanno perquisito le case dei ragazzi: case borghesi di gente né povera né ricca. Gli accusati sono stati poi interrogati nel tribunale dei minori. La polizia ha detto che il video è stato realizzato nel giugno dell'anno scorso, quando i ragazzi erano insieme in seconda superiore. Questo atto di bullismo è incomprensibile e il padre del ragazzo pensa di non mandarlo a scuola per un periodo di tempo, dato che ormai in ogni scuola c'è troppa violenza. Il padre del ragazzo i primi giorni, guardando il video in tv, non capiva che il down picchiato fosse suo figlio, poi una telefonata della vicepreside della scuola lo ha informato dell'accaduto. La scuola stava organizzando proprio un progetto contro il bullismo. Varie associazioni di aiuto ai disabili hanno protestato e anche l'insegnante, che era presente all'accaduto, è stata accusata di non avere sorvegliato bene i ragazzi che poi sono stati sospesi per tutto l'anno. Il ministro dell'Istruzione Fioroni ha detto che i telefonini in classe devono stare spenti e che bisogna limitare l'uso dei videogiochi violenti. Io penso che quando succede qualcosa del genere è importante parlare con gli adulti, genitori e professori, per capire perché questi ragazzi si comportano così e aiutarli a cambiare questo modo di fare.

La piccola Meridiana Questo spazio è dedicato ai Baby-giornalisti che vogliono cimentarsi in questa entusiasmante avventura. Per le vostre opinioni sui fatti di cronaca e attualità in genere, contattare redazione@lameridianadicasteldaccia.it


18 - ARTE E CULTURA

La meta La un racconto di

Mariolina La Monica

Anche se era Marzo, una piacevole brezza agitava i rami dei pini che delimitavano l’antico cortile del convento e il calore del sole baciava le panchine di pietra, dove due frati francescani e un giovane di circa trenta, trentacinque anni se ne stavano a conversare. «Allora dimmi” disse il più anziano dei monaci rivolgendosi al giovane, «da dove parte la tua scelta di giungere sin qui e stare per qualche tempo con noi?». E, così dicendo, si chinò in avanti come a volere ascoltare meglio la risposta. «Sì, sì. Dicci pure liberamente, Roberto, perché, vedi, è giusto metterci in condizione di capire il tuo richiamo» disse il secondo, sorridendo bonario. Il giovane distolse lo sguardo dai sandali che portavano i due nonostante il clima e, come per riordinare le idee, si volse verso gli edifici che, con i bellissimi cornicioni, i portali, i tetti ricoperti di tegole, occupavano quasi interamente il lato sinistro del cortile. «È una lunga storia, la mia» affermò, «una storia difficile che, in parte, frate Anselmo conosce». Il vecchio frate sbuffò e tornò a mettersi con la schiena eretta. «Questo lo so bene figliolo, se no, non avrei chiesto la sua presenza! Ma andiamo al dunque, partendo dall’inizio s’intende, perché il buon Dio ci ha regalato una bella e serena giornata in cui i passeri vanno di ramo in ramo senza pensare allo scorrere delle ore. Quindi prendi esempio da loro e parla». Istintivamente il giovane osservò il volo degli uccelli e vide la bruma che aveva avvolto parecchi suoi momenti, l’oceano di falsità, le vuote parole in cui sguazzava il mondo, la perlacea trasparenza che aveva intravisto nella solitudine, e infine si decise a spiegare. «Nacqui in una notte d’inverno. Non so perché, ma mia madre non mi accolse come avrebbe dovuto, pur essendo il primo figlio. Ma, forse, era troppo giovane ed io ho rappresentato per lei un grande vincolo al quale non si è mai sentita di aderire. Inoltre, credo proprio che desiderasse ardentemente una femmina e si è ritrovata a cullare un tizio col sesso opposto». «Capita figlio mio, capita spesso!» L’anziano, considerando l’osservazione inopportuna, guardò con intenzione frate Anselmo e lo ammonì: «Vi prego, state zitto e lasciatelo continuare!» «Scusate fratello Paolo, ma volevo soltanto far notare che a volte noi uomini viviamo immersi nel nostro buio». E, detto ciò, fece segno a Roberto di proseguire.

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meta La

Lui assentì sorridendo. «A questo punto penserete che la mia fanciullezza sia stata un inferno ed il resto della mia vita altrettanto; ma avete ragione solamente in parte, perché, grazie a quella insofferenza materna nei miei confronti, sono stato spinto sin da piccolo verso il mondo e la vita. Così imparai presto a socializzare e a catturare l’amore che potevo, a ingenerarlo in parecchi degli amici di famiglia che spesso mi ospitavano a casa loro e in ogni altra creatura che attraversava la mia vita. Tuttavia ciò non è avvenuto per puro artificio, bensì ogni volto, ogni animale, ogni pianta o altra espressione della natura è rimasta nel mio animo, come io spero nel loro. Ricordo che in quegli anni un sogno ricorrente ha inseguito le mie notti: quello di nuotare tra nuvole simili a ovattate culle che mi accoglievano nelle cadute, inevitabili, per me piccolo uomo non munito di razzi, né di ali». Fratello Paolo si lasciò sfuggire una risatina e si accarezzò la barba, ma non avendo la minima intenzione di prenderlo in giro, allungò le gambe sul terreno ghiaioso dinanzi la panchina, chiuse gli occhi e assicurò al giovane di essere tutto orecchi. Il giovane parve non seguirlo, né sentirlo, ma, immerso nei suoi pensieri, continuò: «Forse, inconsciamente, anche quel sogno era la ricerca di un contatto caldo che andasse al di là dell’ordinario ritmo della mia esistenza, tanto che, in seguito, ho studiato e letto molto, cercando la verità delle cose nei classici, nella filosofia, nei testi religiosi, ma nonostante non recassi mai offesa a qualcuno,

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nonostante mi ponessi con schiettezza, sono stato ripetutamente ferito dall’umano contesto nel quale confidavo. Così mi sono chiuso in me. Ho chiuso in me ogni delusione, ogni dispiacere, ogni puro dolore, non fidandomi più e non rivelando mai ad essere umano quanto portavo dentro. Questo modo d’agire, però, non mi ha donato la felicità e anzi ha permesso che molti, compresi i miei familiari, vedessero in me un essere senza midollo né polso, un mite e scimunito inetto con tutte le carte in regola per farsi raggirare a dovere. Vi confesso che, nel costatare tutto ciò, molto spesso, mi è venuta voglia di urlare, invece l’unica via di fuga alla portata del mio animo è stata l’aspirazione di montare su un candido cavallo alato o qualcosa di simile, raccogliere le mie terrene e squallide vesti colme di angustie, di attese, di cattiverie degli altri e vizi miei, e librarmi oltre ogni affanno, nel cuore stesso dell’infinito. Tuttavia, mi sono reso perfettamente conto che a questo mondo non esistono cavalli alati puri e immacolati in grado di consentirmi un tale viaggio. Essi, se esistono, stanno in noi, che, per quanto effimeri esseri immersi nella nostra ricerca di felicità, di tanto in tanto sentiamo alitare la magnificenza del divino, dell’inconoscibile. Quindi, andando al nocciolo, il mio problema consiste nel fatto che sono incapace di trattenere in me tali stati d’animo di appagamento, al punto di portarli per davvero nella mia esistenza quotidiana. Così, per giungere a possedere quelle ali, sono giunto al vostro sperduto monastero diverse volte, soffermandomi con frate Anselmo. Però, adesso, qualcosa mi ha spinto a venire qui per restare e tentare di trovare uno stato di grazia che, possibilmente, consiste nel non essere, nell’abbandonarmi, nel non avere scopo, nel non cercare lode o compenso, ma nel donare quanto posso senza nulla pretendere». Fratello Paolo sollevò le palpebre e stirò con le mani le grinze della sua tunica. «Dimmi Roberto, hai mai avuto una donna? Perché sai, la serenità ci visita per diverse strade e non vorrei che tu fuggissi il mondo per ritrovarti a rimpiangerlo». «Sì, ma vedete, voi siete un monaco che di certo non conosce la vita a due, perché, per come la vedo io, l’amore è un paradiso spesso irto di spine. Lì vi sono due mondi e due modi di essere che, nell’incontro, non è inconsueto che si accapiglino. Comunque, se volete saperlo, l’ho avuta amandola veramente. Per


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lei avrei dato l’anima... e lei, cosciente di ciò, me l’ha battuta come si fa con un tappeto sporco. Eppure, anche se voglio provare a bussare alle porte del cielo, so bene che la mia passione per lei è ancora desta». Tra il frusciare del fogliame che il nuovo vento sopraggiunto creava e l’involarsi di qualche pagliuzza secca, il vecchio parlò ancora. «Bene figliolo, se vuoi resta pure qualche giorno. Non si dica mai che noi rifiutiamo l’ospitalità a qualcuno! Però, in tutta sincerità, per me sei paranoico. Vedi nemici ovunque e non posso assicurarti che degli umili frati come noi possano indirizzarti verso ciò che è indescrivibile, e neppure ridarti quell’amore materno mancato che ancora ti morde dentro. Ma intravedo un lume che mi dice che senza il male non può esistere il bene, che senza la notte non esiste il mattino, che in questo tuo presente, in cui molte sono ormai le illusioni cadute, fai bene a tentare di vivere in armonia con le piccole cose. Tuttavia stai attento, perché puoi benissimo stare qui e non vedere che dei fraticelli immersi in minuzie quotidiane e non accedere affatto per la porta misteriosa. Per farlo, tu e soltanto tu dovrai trovare la strada». «Ha ragione» confermò frate Anselmo, «e tu Roberto, se vuoi un consiglio, fuggi, perché sei un sacco sporco e non ti vedo disposto a farti spolverare per benino dall’amore di Dio, come invece hai fatto con la tua donna. Anzi, a parer mio, sei uno che si è già posto sul capo l’aureola da sé, giacché quella che racconti è unicamente la tua verità. Io sono un ignorante, amico mio, ma mi pare che la verità per giungere a noi nella sua essenza s’attende che noi svuotiamo completamente la stanza, che buttiamo alle ortiche i valori, la polvere, le cose che vi si sono accumulate nel tempo, e dal suo vuoto, e solo dal suo vuoto, incominciamo ad osservare le diverse sfaccettature della luce e delle ombre. Del resto basta che osservi le cose del mondo e da esse capirai che i veri grandi sono stati e sono coloro i quali hanno saputo fare fagotto del passato e dall’osservazione costruire il nuovo». E, così dicendo, i due monaci si alzarono, lasciando il giovane da solo. «Per la miseria» pensò il povero Roberto, «questi qua sono due folli! Ma dove sono caduto? Porte misteriose, sacchi sporchi, previsioni di ulteriori spolverate, svuotamenti di camere!». E, come a cercare una risposta alla sua confusione, si sollevò e si avvicinò ai pini che circondavano il cortile. Si accorse che un vero e proprio formicaio si muoveva incessantemente sul fusto di alcuni di essi, mentre altri ne erano sprovvisti. «Vai a capire, perché li hanno attratti questi e non quelli» si disse. Poi si soffermò sul fatto che i pini, pure se distur-

bati, attraversati, corrosi, non parevano dolersi della presenza delle minuscole formiche, né di quella dei parassiti e degli uccelli tra i loro rami. Loro stavano, traevano sostentamento dalla terra, dall’acqua, dal cielo posto in alto e basta. «Forse, se la sorte mi ha riservato un percorso più difficile di altri, devo smetterla di commiserarmi e aprirmi alla vita senza alcuna remore, smetterla con le mie paure e osare l’esistenza infine». E attraversato da quella determinazione, stabilì d’avere perso del tempo prezioso e che, di conseguenza, sarebbe stato saggio tornarsene a casa molto presto. Nondimeno, non volendo apparire né scortese, né pusillanime, decise di restare per almeno due giorni in quel convento. Quindi pranzò con tutta la congregazione di monaci nella grande sala a volta alta e, quando gli fu assegnata la sua scarna cella, si dedicò a sistemare le sue quattro cose e a scrivere una lettera al suo unico amico Giuseppe. Poi uscì dalle mura del convento, rendendosi conto che l’aria attorno si era fatta fine e sempre più impregnata dal profumo della verde pineta, dei castagni, delle piante selvatiche, e si avviò giù per il declivio, lasciando che i rovi s’infilassero tra il tessuto dei pantaloni, i calzini, le sue scarpe e pungessero la sua pelle. Infine, sentendosi stanco, sedette a contemplare la vallata. Si occorse presto che più se ne stava a guardare e a respirare quell’aria, più la sua mente si faceva limpida, le membra rilassate, le ombrose barriere dell’esistenza sparite. D’improvviso gli tornarono in mente le parole di frate Anselmo che poche ore prima aveva contestato. «Svuotare per riempire di vero» si disse. E lì sostò beato, indifferente a ogni cosa attraversata, appresa, sentita sulla pelle, simile a un moribondo che, attraverso il trapasso, si congiungeva infine al cielo, comprendendo e riscoprendo la verità delle cose. Da allora, come un barlume di speranza lo spinse a vivere pienamente e a costruirsi una famiglia. Tuttavia comprendeva che, sostanzialmente, attorno a lui nulla era mutato e che non c’erano insegnamenti di sorta che reggevano dinanzi alla crudezza del reale, ahimè, a volte così lontano dal tranquillo percorso della natura. Nonostante ciò, quando sentiva il tumulto giungere in lui, richiamava alla mente le parole di frate Anselmo per trovare un indirizzo, una voce, una parvenza di verità. «Sfugge» si diceva spesso, «eppure basta l’idea e il ricordo di quel momento magico a consolarmi». Così invecchiò, bussando, cercando e, soprattutto, amando il fiume in cui era caduto e le sue cose.

ARTE E CULTURA -

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Grandi eventi in

Provincia

Giusy La Monica

Dopo parecchie riflessioni, ho deciso di presentare la mia rubrica condividendo con i lettori proprio il modo assolutamente "libero" con cui l'ho immaginata, ovvero un mezzo di comunicazione e interazione per poter confrontarsi, discutere, informarsi, approcciarsi con lo spettacolo palermitano, o "immigrato" a Palermo, inteso in qualunque forma e da qualunque punto di vista. Vorrei che questo fosse o per lo meno diventasse un appuntamento per tutti i lettori della Meridiana, dove si possa discutere di cinema, teatro, fotografia, eventi interessanti che avvengono e avverranno su Palermo e provincia. Vorrei anche comunicare ai lettori che esistono già dei gruppi di lavoro su Palermo che esercitano un interessante intervento artistico sulla città, attraverso l'organizzazione di cineforum, mostre, ed eventi culturali in generale. Ma avremo modo di parlarne più approfonditamente. Vorrei appunto, invitare a riflettere tutti coloro che, come me, vorrebbero dare un contributo artistico con le loro piccole iniziative, e che magari non riescono ad esprimersi a causa di tutti quei sistemi burocratici e politici, che a loro volta impediscono la fluidità delle "strade" più semplici. Quindi sarebbe interessante far diventare questa rubrica un punto d'incontro per scambiare le nostre opinioni sull'argomento. Maggiori approfondimenti, nel prossimo numero.

Chiesa del Gesù Piazza Casa Professa Palermo Venerdì 29 dicembre 2006 - ore 21

Concerto di natale Domenica 7 gennaio 2007 - ore 21

Giovani in musica Ingresso 12 euro (una parte dell’incasso sarà devoluta a Francesca Piazzese, una bimba di un anno affetta da una rara malformazione all’esofago: “atresia esofagea”).

Per informazioni biglietteria: Ars Nova, via Sampolo 121 Palermo tel. 091.8887050. Mogok, piazza Castelnuovo 45 - Tel. 091.326456


caricaturista della Bagheria anni trenta:

20 - ARTE CULTURA

Un

Peppino Verdone Antonino Russo

Sin dai primi anni del novecento a Bagheria diversi uomini di cultura si sono cimentati nella compilazione di giornali che, per motivi economici, hanno avuto vita breve: a volte si sono arenati dopo il numero di prova. Sono giornali importanti perché forniscono elementi di cronaca, anche sui paesi circostanti, che altrimenti sarebbero stati non facilmente recuperabili. Sono degli anni trentuno e trentadue alcuni giornaletti scritti a mano e poi riprodotti in un numero limitato di copie per gli amici. Tali giornaletti sono stati prodotti da Peppino Verdone, uno dei personaggi più attivi al "Circolo di Cultura" che nel 1911 aveva compilato la notissima "Guida illustrata". Il Verdone era abile caricaturista, persona di spirito e intraprendente. Tra i giornaletti meglio riusciti vi erano D'Artagnan, Momus e Il pappagallo. Quest'ultimo

sopra la testata portava la scritta: Stagione estiva 1931 - Riviera di Casteldaccia. La parte scritta conteneva prose satiriche (ma anche di varia cultura) a volte pungenti, mai oltraggiose, su personaggi amici del compilatore; barzellette non eccessivamente esilaranti e vignette dai disegni approssimativi. Ogni numero forniva una galleria di ritratti caricaturali che riprendeva i personaggi più noti della vita bagherese, di quella dei paesi limitrofi e di Palermo, cogliendo in ognuno di essi le particolari caratteristiche fisiche e i singolari atteggiamenti. Il tratto è sicuro, il disegno morbido e il chiaroscuro discreto. Pare che i personaggi rappresentati gradissero moltissimo le caricature del Verdone: semmai erano dispiaciuti coloro i quali rimanevano fuori dalla galleria. Era quella un'epoca in cui le persone intelligenti avevano la capacità di ridere di se stessi. E adesso?

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INVITO AI LETTORI

A l c u n i responsabili della pagina culturale de La Meridiana intendono rivalutare alcune figure del nostro passato che hanno lasciato in qualche modo un segno tangibile del loro vissuto. Intendiamo ricordare e porre all'attenzione delle nuove generazioni tutte quelle personalità che rischiano l'oblio. In questa prima occasione vorremmo iniziare infatti con il rivalutare il pittore contadino Calogero Drago, casteldaccese D.O.C., il quale fu anche scultore, aiutante ed allievo dell'illustre concittadino, maestro e scultore Pietro Piraino. Al fine di non lasciare che la figura di Calogero Drago venga dimenticata, lanciamo un appello a tutti coloro che lo hanno conosciuto, ai parenti, ai collezionisti, e a tutti coloro che posseggono una testimonianza del suo operato (come pitture, sculture, foto o altri documenti): contattateci. Il nostro scopo è quello di realizzare una mostra commemorativa con eventuale pubblicazione; in base alle forze anche economiche che ci sosterranno, speriamo inoltre di produrre anche altri materiali per rendere viva ed attuale il lavoro artistico di Calogero Drago. Ci teniamo comunque a ricordare che tutte le iniziative di cui ci occuperemo non hanno nessun fine economico, lucroso o di alcuna speculazione commerciale, ma è soltanto un'operazione atta a rivalutare un nostro concittadino che merita il suo posto nella nostra memoria. Grazie al Vostro contributo, ciò sarà possibile.


Speciale Natale Cicalata semplice sulla novena di Natale

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NATALE -TRADIZIONI -

La Natività nella tradizione casteldaccese Le festività natalizie, secondo antica tradizione, cominciano con le novene dedicate a Gersù Bambino: tali preghiere, stabilite con criterio liturgico, venivano composte in lingua dialettale e cantate per nove giorni, dal 16 dicembre alla vigilia del giorno di Natale, eseguite in genere nelle chiese o nelle cappelle dedicate ai Santi, ma anche in luoghi pubblici differenti quali strade, piazze o case private, sempre dinanzi ad una particolare immagine della Natività. Le manifestazioni devozionali del popolo siciliano, per tale evento, sono numerose, interessanti, degne di nota e di ricerca, trattandosi di un patrimonio oggi quasi in via di estinzione. Eppure il grande demologo siciliano Giuseppe Pitrè nei suoi studi sottolineava l’importanza del dato di tradizione, non come semplice reliquia del passato, ma come artefatto culturale vero e proprio, caratteristico di un determinato popolo. In ogni capoluogo di provincia della Sicilia, come in ogni piccolo centro urbano, e in particolare nei comuni situati poco lontano dalla costa, si conservano piccoli ricordi di una tradizione natalizia giunta a noi in modo frammentaria e sparsa, difficilmente ricucibile in tutte le sue componenti. Gli studi più importanti in questo campo sono stati condotti da grandi uomini che seppero comprendere l’importanza della demopsicologia (così venivano chiamati gli studi riguardanti tradizioni, usi e costumi di un popolo), nuova disciplina scientifica a tutti gli effetti, nascente agli inizi del ‘900. Il musicista di Noto, Corrado Ferrara, raccolse novene natalizie e ci parlò di zampognari e “ciaramiddari”. Pitrè si sofferma molto sui canti eseguiti dai cosiddetti “orbi” e ci descrive una tradizione viva e attiva nel suo tempo. Alberto Favara include nelle sue ricerche composizioni natalizie, oggi raccolte nel famoso Corpus di musiche popolari siciliane, e così pure le melodie raccolte dal musicista Francesco Paolo Frontini. Gli “orbi” di cui scrisse il Pitrè erano suonatori ambulanti di diversi strumenti musicali, ma in particolare ottimi violinisti e chitarristi: nel 1661 i Gesuiti di Palermo li riunirono in Congregazione in modo tale da diffondere le composizioni religiose in lingua dialettale e garantire loro una minima possibilità di sostentamento. Erano le famiglie del tempo che, privatamente, chiamavano gli “orbi” ad eseguire il “Triunfu” al proprio santo protettore o a Gesù Bambino nel periodo di Natale. Alla fine dell’esecuzione, gli “orbi” ricevevano il proprio compenso e il padrone di casa si impegnava nel “fari u firriatu”, cioè nell’offrire ai suonatori ed ai presenti vino, ceci, “cucciddati”, uva passa e fichi secchi. A tal proposito, riportiamo

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Giuseppe Mancuso

campane, benedetto almeno dal nutrito gruppo di devoti che sa fare una mortificazione per Gesù e non teme il freddo [...]». Ora pi divuzioni di Natali Per tale importante e sentita ricorrenza il Offritinni nu picculu spuntinu parroco chiamava a predicare i Padri Pani, sasizza e costi di maiali, Cappuccini. Nel 1973 la novena perde la sua turruni, nuci, crispeddi e bon vinu connotazione originaria, spostandosi al pomepi spunzicari, tantu p’assaggiari. riggio. Nel 1993, grazie all’interesse dell’attuaGli “orbi” erano popolani chiamati ad istruile parroco Don Leonardo Ricotta, viene nuore a loro modo il popolo e, vamente celebrata nelle attraverso novene, canti e prime ore del mattino, tortriunfi contribuirono a nando ad essere un momenlegare assieme le verità relito centrale del nostro modo giose fornite dai canonici e di celebrare il Natale. Nel la spontaneità dei villani. pomeriggio, sempre negli Numerose erano le compostessi giorni, i bambini del sizioni che venivano richiepaese si recano in Chiesa ste, ma le più famose erano per trascorrere momenti di certamente: Lu camminu formazione e di ricreazione di San Giuseppi, A la notti con canti e sorteggi di piccodi Natali, Ninu Ninu lu li doni. Nel 1999 il parroco picuraru, Li tri re, Dinghi intese raccogliere in un picdinghi la campanedda, La colo libretto (disponibile Sarvi Regina di Natali e Natività, di Beato Angelico nella parrocchia Maria SS poi ninne nanne e pastorali. Immacolata di Casteldaccia) le composizioni Fra queste novene la più antica è “Lu viaggiu utilizzate dai devoti casteldaccesi i giorni della dulurusu di Maria Santissima e lu Patriarca novena natalizia: i 7 Misteri Natalizi e il Salve San Giuseppi” composta dal monaco monreaRegina natalizio in lingua dialettale, i versetti lese Antonino Diliberto e pubblicato nella dei Salmi Responsoriali, diversi canti dedicati metà del ‘700 sotto il nome di Binidittu a Gesù Bambino e il Dormi dormi Annuleru: novena che negli anni ‘90 è stata Bambineddu, tradizionalissimo canto in linmusicata dal nostro concittadino Vincenzo gua siciliana, composto dal nostro concittadiMancuso e da Don Cosimo Scordato. no Giuseppe Vassallo, a cui ogni casteldaccese Alberto Favara include nella sua raccolta è particolarmente affezionato. questa breve composizione popolare: La novena si articola in due momenti: alle E la notti di Natali c’è la festa principali 5.30 il rosario tradizionale con i misteri cantaparturiu la gran Signura ti in dialetto, e alle 6 la celebrazione della nna n’afflitta manciatura messa. Cito il quarto mistero:

qui una breve strofa (una delle tante varianti) che concludeva i canti degli “orbi”:

mmenzu l’oi e l’asineddu fici a Gesù bammineddu e ognunu lu biniricia: chistu è lu fruttu chi fici Maria.

La musicalità delle parole, la semplicità delle immagini, il diretto comunicare l’evento senza tanti giri ma in maniera precisa, concentrandosi al cuore della vicenda “la nascita del Bambino”, ci danno un esempio dell’alta qualità poetica nascosta dietro ogni piccolo “artefatto” del popolo. Anche a Casteldaccia è presente una novena dedicata a Gesù Bambino, celebrata per nove giorni alle 5.30 del mattino. Così scriveva padre R. Russo nel suo libro “Casteldaccia”: «[...] la novena di Natale all’alba del 16 dicembre nella Chiesetta del Rosario aveva un tono intimo di patriarcalità familiare: ed era sempre ressa fino al marciapiede nella minuscola Chiesa capace di cinquanta posti. Continua nella Chiesa Parrocchiale ancora all’alba rotta da un più squillante suono di

San Giuseppi lu sò spusu stava tuttu pinsirusu nun sapennu lu chi e lu comu ca Gesù si fici omu...

Questi brevi versi sono emblematici del modo popolare di esprimere i misteri della fede o, come in questo caso, gli episodi evangelici. E così, il dubbio di Giuseppe riguardo alla gravidanza della sposa Maria, riportato nei vangeli, si carica di suggestiva plasticità, rendendo partecipe l’orante in maniera quanto mai diretta ed emotivamente coinvolta del dramma interiore di quest’uomo. Ad oggi, la novena casteldaccese dedicata al Bambino Gesù, continua ad essere un importante momento di aggregazione che ci auguriamo possa avere seguito in futuro nel rispetto della tradizione. (sulla ricostruzione della novena di Casteldaccia ha collaborato Michele Ragnatelli)


22 - NATALE - TEOLOGIA CATTOLICA

Speciale Natale

Il mistero del Natale «Siete tutti dèi, figli dell’Altissimo»

Il dogma dell’incarnazione, cioè la verità di fede secondo la quale Cristo è il Figlio di Dio che si fa uomo, è sempre stato al centro dell’annuncio della Chiesa e della riflessione dei teologi. Si potrebbe per questo pensare che in due millenni di storia cristiana tutto il dicibile sull’argomento è stato detto. E invece il nostro tempo dimostra che l’uomo ancora avverte il bisogno di avanzare in tutti gli ambiti della vita, non escluso quello della fede. Il popolo di Dio, stimolato dallo Spirito Santo che soffia come vuole e quando vuole, sente la necessità di approfondire verità di fede che sempre tiene presente, ma che in alcuni momenti, coniugati in circostanze inedite, mostrano aspetti e valenze prima latenti. E’ il caso ripetiamo del dogma dell’incarnazione che la ormai prossima festa natalizia riporta alla nostra attenzione. Cristo è il Figlio di Dio che si fa uomo perché l’uomo possa scoprire e vivere la stupefacente realtà che lo apparenta a Dio. Se Dio si decide a salvare l’uomo mandando suo Figlio è perché ritiene l’uomo salvabile. Attenzione, non “ancora” salvabile, quasi che al precipitare ulteriore, potesse non esserlo più, ma salvabile in assoluto, in virtù di una dignità congenita, grazie alla sua genitura divina. C’è un implicito antropologico dunque nel fatto della incarnazione che non deve sfuggire. Il fatto della redenzione in Cristo significa al contempo che l’uomo aveva bisogno di una redenzione dall’alto e che, agli occhi di Dio, ne valeva proprio la pena, anche pagando un prezzo alto. Non dobbiamo dimenticare che noi nasciamo da Dio, che Dio non ci ha semplicemente dato la vita; ci ha dato la sua vita, il suo alito vitale (Genesi 2), e dunque per grazia siamo “dei” pure noi. Si dirà che stiamo forzando i termini e che si debbano fare distinzioni per evitare equivoci tremendi. Ma è la stessa Scrittura che ci autorizza ad essere audaci per non correre il rischio ancora peggiore di lasciare in ombra verità fondamentali su Dio e sull’uomo. S. Paolo, facendo una sorta di autoanalisi della sua nuova vita di credente e testimone di Cristo, giunge a dire: «Io vivo ma non sono io che vivo; è Cristo che vive in me».

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Paolo Di Giacinto

Natività, Ghirlandaio

Senza eccessivo azzardo il cristiano si può e può essere considerato un «alter Christus», un altro Cristo. E non sembra confermare ciò il fatto che Cristo stesso abbia detto ai suoi: «Farete cose più grandi di quelle che ho fatto io»? Come sarebbe possibile all’uomo realizzare cose più grandi di Cristo stesso senza questo pregio di fondo che si ritrova e senza questa sorta di «transustanziazione» continua che avviene nell’intimo per opera dello Spirito di Dio? Né tutto ciò è fuori della logica voluta da Dio nel costruire il suo rapporto con l’uomo in particolare. Non per niente Gesù si difende dai giudei che lo accusano di bestemmiare per avere detto di essere «una sola cosa con il Padre», citando il Salmo 81 dove si legge l’alto proclama: «Ho detto: siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo», a cui aggiunge: «E questo passo della scrittura non può essere abolito» (Gv. 10). Come dire: dove sta il motivo dello scandalo nel presentarmi come mi sono presentato cioè come il Figlio di Dio fatto uomo se addirittura la Scrittura a cui voi ed io teniamo fede si spinge a dire che pure voi siete dèi? E, a scanso di equivoci, impegnando Dio stesso in tale audacia. Se Gesù «non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio» (Fil. 2,1) ma

non vede nemmeno nella filiazione divina dell’uomo un pericolo per Lui, una minaccia e una privazione. «Siete dèi» e Cristo lo conferma con tutta la Sua autorità, intuendo piuttosto nella incomprensione dell’uomo un rischio pure per lui. In altre parole, se non capite che «siete dèi» non capirete nemmeno che Io sono il Figlio primogenito del Padre fatto uomo, che dunque il vostro destino si è legato al mio. Siamo figli di Dio ed Egli è il Figlio di Dio, ma non basta. Egli è uomo e anche noi lo siamo. Ritrovarci in Dio e ritrovarlo fra noi, questo è il conforto più grande offerto all’uomo. A lungo abbiamo avuto paura di questa splendida verità, abbiamo avuto paura di doverci confermare a quell’altezza e con quella nobiltà. Abbiamo preferito convincerci della miseria dell’uomo, tanto da definirlo a partire dai suoi limiti. È sembrato che l’animo religioso si dovesse alimentare facendo a pezzi il mondo, che l’affermazione di Dio esigesse la negazione dell’uomo, che per riconoscere la nobiltà di Dio bisognasse negare nella stessa misura quella umana. Il regime di concorrenza interumano è stato proiettato in Dio. Per esaltare la realtà di Dio lo si è ridotto alla più misera delle versioni umane.


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Speciale Natale

Natale, nasce il Sole

Un antico culto pagano al servizio del cristianesimo

Dicembre, un presepe, un albero di Natale pieno di luci e sfere colorate, la festa del solstizio invernale, giorno in cui l’altezza massima raggiunta dal sole è la più bassa dell’anno, il giorno più corto, in cui minima è la quantità di luce diurna, preludio della “rinascita” dell’astro solare. La data del 25 dicembre cristiano suggella il continuum dell’ancestrale Botticelli, Natività mistica culto solare penetrato in Roma grazie all’identificazione di Apollo con Helios, il Sole non come semplice fenomeno fisico, bensì come ierofania. Successivamente, l’imperatore Aureliano (270-75 d.C.) introdusse il Sol Invictus, divinità solare di Emesa1, e gli consacrò un tempio nel campus Agrippae2, fissandone il natale al 25 dicembre (dies natalis Solis Invicti) - tre giorni dopo il solstizio, quando il nuovo sole era salito percettibilmente sull’orizzonte - celebrandolo con cerimonie e giochi spettacolari che attiravano molti cristiani, con l’immaginabile timore della Chiesa che temeva l’arrestarsi della diffusione del vangelo anche per l’avanzare del mithraismo, la cui morale e spiritualità era simile a quella del cristianesimo3, tanto da decidere di fissare per quel giorno, il 25 dicembre, il Natale del Cristo come vero Sole. La simbologia solare del Cristo non era infondata, soltanto rischiava di tenere viva la fiamma del paganesimo, di ritardarne la totale estinzione. Nel V secolo, papa Leone Magno polemizzò con quei cristiani che

IL BUE E L’ASINELLO Un errore di trascrizione L'usanza del bue e l'asinello nasce da un semplice errore di trascrizione di un testo profetico che annunciava la nascita di un salvatore «in mezzo a due eoon», dal greco ‘eoni, epoche, ere’, erroneamente trascritto «in mezzo a due zoon», cioà tra due ‘animali’. Per avere un’idea di cosa si debba intendere per “tra due eoni”, ricorriamo all’eminente psicologo e studioso di religioni, Jung, il quale scrive: «Nella misura in cui Cristo fu concepito come nuova era, fu chiaro a ogni conoscitore di astrologia che egli da un lato era nato come primo Pesce dell'era dei Pesci, dall'altro sarebbe morto come ultimo Ariete dell'era in declino». (C.G. Jung, Aion: Ricerche sul simbolismo del Sé, pp. 84-85, Bollati, 1997).

NATALE - TEOLOGIA ALTERNATIVA -

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Nicolò Di Salvo

continuavano ad adorare il sole alla maniera dei pagani: «Alcuni cristiani prima di entrare nella basilica di San Pietro [...] si volgono verso il sole e, piegando la testa, si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto in parte per ignoranza e in parte per mentalità pagana».4 Il problema fu risolto da un dottore della Chiesa, san Bernardino da Siena (1380-1440), il quale, al centro dell’altare, invece del disco solare in oro luccicante, pose una teca con dentro il simbolo eucaristico, il pane, divenuto poi ostia alla fine del quindicesimo secolo. Anche il primo giorno della settimana, festività introdotta da Costantino nel 321 con il nome di dies solis, ‘giorno del sole’, fu poi mutato in domenica, ‘giorno del signore’. Nei paesi anglosassoni, tuttavia rimase la forma originaria: sun-day in inglese Iside e il piccolo Horus e son-tag in tedesco. Il solstizio invernale ha sempre avuto un’importanza cruciale nella religione di tutti i popoli e di tutti i tempi, per la ragione che durante il solstizio il sole sembra fermarsi in cielo, per riprendere subito dopo il suo cammino verso l’alto, fino al solstizio estivo durante il quale si verifica il fenomeno inverso.5 In Egitto, a Heliopolis, nella notte del solstizio si celebrava la festa di Ra (poi Aton), figlio del dio supremo, anche lui, come Mithra, figlio del Sole e Sole egli stesso. Ad Alessandria ricorreva il Natale di Horus: le statue della dea madre Iside, col piccolo in grembo attaccato al seno, venivano portate in processione di notte verso i campi al lume delle torce, con la folla che invocava le “litanie di Iside” le quali, nella versione greca sembrano concordare con quelle successive della Madonna. Ma si hanno ovviamente tracce di celebrazioni solstiziali praticamente presso tutti i popoli: persiani, fenici, siriani, celti, peruviani, messicani, indù. Antica città della Siria Apamene, sul fiume Oronte. Raggiunse il suo massimo splendore nel II secolo d.C. Oggi si chiama Homs. 2 L'attuale piazza San Silvestro. 3 Mithra era considerato il figlio del Sole, dio supremo e Sole egli stesso. Il mithraismo, di origine iranica, si era sviluppato tramite l'incontro con la teologia astrale dei Caldei e con riti e credenze dell'Asia Minore. Lo si festeggiava proprio il 25 Dicembre. Componenti essenziali del mithraismo erano la salute dell'anima e l'immortalità, mentre il suo culto prevedeva un battesimo e una specie di pasto sacro, consistente in pane, acqua e vino, a ricordo dell'ultimo pasto di Mithra che, dopo averlo consumato come atto sacrificale, salì al cielo portato dal carro del Sole per unirsi a quest'ultimo. 4 San Leone Magno, VII Sermone tenuto nel Natale del Signore. 1

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Solstitiu(m) significa ‘sole fermo’.


Le Meridiana nella storia La meridiana è un antico strumento di misurazione del tempo basato sul rilevamento della posizione del Sole. È costituita da un’asta (gnomone, dal greco gnomon, ‘indicatore’, ‘giudice’, ‘che ha conoscenza’) che sotto la luce del sole proietta la sua ombra su un quadrante orario. Le origini di questo ingegnoso metodo sono sconosciute, gli storici narrano del filosofo Anassimandro che cercò di ricavare su di un piano forse orizzontale le proiezioni di alcuni dei circoli della sfera celeste attraverso la semplice osservazione del percorso dell’ombra del

Nicolò Di Salvo

Sole proiettata da un’asta fatta di materiale qualsiasi. Si ha notizia di una meridiana anche in un passo biblico, nel messaggio che il Signore rivolse a Isaia da portare a Ezechia: «Ecco, io faccio tornare indietro di dieci gradi l’ombra sulla meridiana … E il Sole retrocesse di dieci gradi…» (Isaia, 38,4-8). Secondo lo storico Erodoto, la diffusione di questa conoscenza astronomica fu dovuta principalmente ai Babilonesi, ma siamo propensi a pensare che le sue origini si perdano nella notte dei tempi.

A Taliarco (Inno alla gioventù) Quinto Orazio Flacco Non vedi il monte come sia candido di molta neve e più non sostengano il peso i boschi stanchi e il gelo rigido abbia fermato i fiumi?

Che serbi a te il domani non chiedere, e ciò che il caso t'offre considera un gran guadagno: i dolci amori godi, o fanciullo, e le danze, mentre

Vides ut alta stet nive candidum Soracte nec iam sustineant onus silvae laborantes geluque flumina constiterint acuto.

Quid sit futurum cras fuge quaerere, et quem Fors dierum cumque dabit, LUCRO APPONE, nec dulcis amores sperne puer neque tu choreas,

Discaccia il freddo, legna in gran copia aggiungi al fuoco, quindi, più prodigo, il vecchio vino dalla doppia brocca sabina, o Taliarco, spilla.

l'età fiorisce e lungi la torpida canizie sta. Per ora ti attendono le piazze, il Campo e, quando è l'ora solita, i dolci notturni amori.

Dissolve frigus ligna super foco large reponens atque benignius deprome quadrimum Sabina, o Thaliarche, merum diota.

donec virenti canities abest morosa. Nunc et campus et areae lenesque sub noctem susurri conposita repetantur hora,

Gli dei del resto fa' che si curino, i quali, come placano i turbini sul mare mosso, né i cipressi scuotono più, né i vetusti orni.

Per ora cogli il riso piacevole che a te l'amata scopre in un angolo e il caro pegno a lei strappato via dalle braccia o dal lento dito.

Permitte divis cetera, qui simul stravere ventos acquore fervido deproeliantis, nec cupressi nec veteres agitantur orni.

nunc et latentis proditor intumo gratus puellae risus ab angulo pignusque dereptum lacertis aut digito male pertinaci.

with passion. con passione. 90146 Palermo › via Nuova, 112 › t. +39 091 7542822 › f. +39 091 7510623


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