Berlingeri

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BERLINGERI

COMPENETRAZIONE

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CESARE BERLINGERI Compenetrazione

Galleria Nazionale di Cosenza Palazzo Arnone

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GALLERIA NAZIONALE DI COSENZA PALAZZO ARNONE

CESARE BERLINGERI COMPENETRAZIONE 8 MARZO – 4 MAGGIO 2014 Organizzazione e coordinamento: Domenico Belcastro Francarosa Negroni Ministero per i beni e le attività culturali: Massimo Bray, ministro Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee: Maddalena Ragni, direttore generale Servizio V Architettura e arte contemporanee: Maria Grazia Bellisario, direttore

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Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Calabria: Francesco Prosperetti, direttore Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici della Calabria: Fabio De Chirico, soprintendente Mostra a cura di: Fabio De Chirico Organizzazione mostra:

In collaborazione con:

Segreteria del Soprintendente: Brunella Macchione Angela Gabriele Uffici amministrativi: Giampaolo Mandarino, Ugo Pietramala, Giorgina Ritacca, Giuseppe Valentini Uffici tecnici: Patrizia Barbuscio, Domenico Bloise Registrazione opere: Michella Aquino, Aldo Retek Allestimenti: Gennaro Bellizzi, Massimo Berardi, Grazia Calderaro Giuseppe Chiappetta, Gianna Ciriaco, Venanzio Corigliano Esposito, Gianni Fava, Francesco Federico, Massimiliano Ferrari, Antonio Fragale, Michele Gaetani, Anna Maria Lanzino Francesco Mannella, Alba Nudo, Egidio Perna, Aldo Retek Anna Spadafora, Nicola Stillitanot, Domenico Visciglia Trasporti: La Freccia Trasporti Servizi di vigilanza: Personale di custodia Soprintendenza BSAE della Calabria Riprese videofotografiche e applicazioni multimediali: Attilio Onofrio, Natale Ramunno

Coordinamento attività: Claudia e Marilena Sirangelo Collaborazione scientifica: Giovanni Caprara Gemma-Anais Principe

Comunicazione, Servizi educativi: Nella Mari, Patrizia Carravetta Ufficio stampa: Silvio Rubens Vivone, Patrizia Carravetta Cerimoniale: Rosanna Caputo, Belmira De Rango,Anna Scalzo, Eugenio Provenzano


Catalogo a cura di: Fabio De Chirico Progetto grafico: Gianni Cusumano Roberto Panzera Sans Serif Graphic Studio (www.sansserifstudio.it) Crediti fotografici: Mimmo Capone, Gianni Fava Foto installazioni: Gianni Fava Paolo Morabito Attilio Onofrio (pag. 6, pag. 58-59, pag. 65, 70-71, pag. 72-73, 78-79) Biografia e apparati: Cristina Berlingeri Traduzioni: Elvira Calabrese Stampa: Rubbettino Editore 9

Ringraziamenti: Personale Soprintendenza BSAE della Calabria Ales arte lavoro e servizi S.p.a. Maria Teresa Sorrenti Antonietta Vito, stagista Un particolare ringraziamento a: Vincenzo Adamo, Antonio Maiar첫, Umberto Metallo, Andrea Pisani Massamormile, Sergio Crucitta e staff Galleria Vecchiato Patrocini

REGIONE CALABRIA

Con il sostegno di:

PROVINCIA DI COSENZA

Sponsor:

GF CAR CONCESSIONARIA C.DA LECCO RENDE (CS)

EUROIMPIANTI SUD VIA S. CELESTINO V, 12 CASTROLIBERO (CS)

COMUNE DI COSENZA


In arte ciò che appare ovvio non sempre lo è. Penso che l’universalità dell’arte sia la sua grande capacità di coniugare il visibile con l’invisibile, essere ossessionati da una forma per ripeterla ossessivamente affinché smetta di essere piega e diventi solo forma, luce, colore. (15-04-1990) 10

In art, what appears obvious often is not. I believe that the universiality of art lies in its great capacity for conjugating the visible with the invisible, to be obsessed with a form in order to repeat it obsessively until it ceases to be folded and becomes only form, light, color. (15-04-1990)


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Il percorso intrapreso dalla Galleria Nazionale di Cosenza, sotto l’attenta guida di Fabio De Chirico, volto a favorire l’incontro tra passato e presente si va consolidando sempre di più, sia attraverso l’acquisizione di nuove opere di artisti contemporanei, sia promuovendo una serie di iniziative che utilizzando linguaggi diversi, aiutano a delineare i percorsi linguistici che attraversano la realtà espressiva contemporanea. In questo quadro si inserisce il progetto di allestimento della mostra Compenetrazione che nasce a seguito della conclusione della procedura per l’acquisto dell’opera Poche stelle del 2009 con i fondi del Piano per l’arte Contemporanea. Dopo oltre un decennio di attività, il Piano si è dimostrato uno strumento di rilievo per sostenere la ricerca e le iniziative riguardanti la produzione, la fruizione e l’acquisizione di opere realizzate negli ultimi 50 anni nel nostro Paese. L’impegno profuso dal Ministero, tramite il Servizio Architettura e Arte Contemporanee della Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee attraverso il Piano per l’Arte Contemporanea, ha contribuito a ridurre la marginalità del settore rispetto al più vasto ambito di riferimento delle politiche di tutela e promozione del patrimonio culturale e ad incidere sensibilmente sul contesto nazionale, raggiungendo alcuni importanti obiettivi. Seppure oggi fortemente ridimensionato nella dotazione, il Piano si è rivelato anche negli ultimi anni un mezzo essenziale per l’incremento delle nostre collezioni pubbliche e per la realizzazione di eventi d’arte contemporanea su tutto il territorio nazionale. Ha permesso d’intervenire in modo capillare tramite le nostre Soprintendenze e gli Istituti nazionali nel promuovere l’arte contemporanea nei suoi molteplici aspetti. 12

Dettaglio di Poche stelle

Attraverso il Piano, è stato possibile sostenere linee d’azione a favore di giovani artisti, consentire interventi site-specific, realizzare committenze ad importanti esponenti dell’arte contemporanea, ed inoltre, promuovere mostre e incontri tecnico-scientifici in collaborazione con le istituzioni locali. A tale riguardo si ritiene che la strategia per il settore del contemporaneo debba puntare ad un sempre più ampio collegamento con l’operato delle diverse realtà nazionali ed internazionali, attraverso l’identificazione di opportuni elementi di coerenza e complementarietà. Tutto ciò, operando nell’ambito dei documenti di programmazione ed utilizzo delle risorse finanziarie, per condividere con le amministrazioni territoriali obiettivi comuni ed identificare iniziative specifiche per lo sviluppo del settore, che accompagnino progressivamente la realizzazione di una vera e propria “Rete del contemporaneo” dedicando una particolare attenzione per i territori delle Regioni del Sud d’Italia, che scontano, come per altri settori, un maggiore ritardo nelle attività culturali e nelle attenzioni dedicate al contemporaneo. Il progetto creativo ideato da Berlingeri si inserisce con grande coerenza fra le attività che la Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici della Calabria conduce, ormai da diversi anni, a sostegno di quelle iniziative che sappiano valorizzare la produzione visiva contemporanea, ed è quindi con grande convinzione che sosteniamo il lavoro dell’artista che ripercorrerà gli snodi più originali del suo universo creativo per dialogare con gli spazi dell’imponente edificio cinquecentesco e con il patrimonio d’arte della Galleria Nazionale di Cosenza. Maria Grazia Bellisario Direttore del Servizio architettura e arte contemporanee


The solicitous initiatives started by Fabio De Chirico for the National Gallery of Cosenza, with the aim to promote the merging between the past and the present is increasingly consolidating, both through the acquisition of works by contemporary artists and the promotion of a number of initiatives that, by making use of different languages, help to define linguistic approaches going across the artistic contemporary expressive background. The exhibition “Compenetrazione” (Interpenetration) is part of this process and is a further step taken after the acquisition of the work Poche stelle (A few stars, 2009) bought thanks to the funds of the Piano per l’arte Contemporanea. After ten years, the Piano has turned out to be a fundamental instrument to support research and initiatives aiming at the production, distribution and acquisition of works made in our country over the last 50 years. The commitment of the Ministry, trough its branch Service of Contemporary Architecture and Art, General Directorate for Landscape, Fine Arts, Contemporary Architecture and Art, by means of the Piano per l’Arte Contemporanea, contributed to decrease the marginal importance of this sector as compared to the wider scope of protection and promotion of the cultural heritage and to have an impact at a national level, thus attaining some important goals. Despite its current financial reduction, the Piano was, and still is, an essential instrument to expand our public collections and to organize contemporary art events at a national level. It allowed us to carry out actions at a capillary level to promote contemporary art in its multi-faceted aspects, through the Superintendencies and National Institutes. Thanks to the Plan, support measures to young artists have been provided and site-specific actions have been started, orders to important contemporary artists have been placed and exhibitions and technical-scientific meetings have been organized in collaboration with the local authorities. We are convinced that the strategy for the sector of contemporary art should aim to creating a wider network with artists at a national and international level, through the identification of ad hoc and complementary elements. This actions should be started in the framework of the expense planning and use of financial resources, so as to share common objectives with the territorial administration offices and identify specific initiatives to develop the sector, thus implementing a true “Network of contemporary works”, devoting special attention to the regions of the South of Italy suffering greater backwardness in the sector of cultural activities and interest for contemporary art, as well as in other sectors. The creative project developed by Berlingeri is coherent with the activities that the Superintendence for historical, artistic and ethno anthropological heritage of Calabria has been carrying out over the years to prop initiatives enhancing the contemporary visual production. Therefore, we greatly support the work of the artist that will go along the most original aspects of his creative universe, developing a connection with the surrounding space of the rooms of the great building of the 16th century and with the heritage of works of art of the National Gallery of Cosenza . Maria Grazia Bellisario Manager of the Service of Contemporary Architecture and Art

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L’ormai consolidata ed apprezzata attività di promozione e valorizzazione, promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo allo scopo di diffondere la conoscenza di quanto avviene nel complesso scenario dalla ricerca artistica contemporanea in Italia, e non solo, trova nella Galleria Nazionale di Cosenza un luogo di elezione, grazie al “credo” e alle competenze del suo Soprintendente, il dr. Fabio De Chirico. Molti gli eventi che ne testimoniano, documentandone in maniera eccellente, l’impegno a sostegno di una politica culturale intesa a promuovere impo- rtanti momenti di riflessione, e fornire, nel contempo, le coordinate di lettura della giovane arte italiana attraverso le declinazioni proposte da tanti e, spesso, ormai affermati interpreti; tra tali iniziative, non è ultima la rassegna Open Space, giunta alla sua terza edizione, che di anno in anno, attraverso l’individuazione di una tematica, svolge un significativo ruolo, quello di informare sullo “stato dell’arte”, relativamente alle ricerche, sperimentazioni, e molteplicità dei linguaggi e varietà dei percorsi maturatisi all’interno della realtà espressiva contemporanea. La mostra che oggi si inaugura negli spazi dedicati della Galleria Nazionale cosentina sancisce un ulteriore arricchimento del ragguardevole nucleo di opere d’arte contemporanea già in possesso dell’Istituto, ed acquisite grazie allo stanziamento di fondi sul Piano Nazionale per l’Arte Contemporanea. Si tratta della tela Poche stelle di un artista calabrese, Cesare Berlingeri, nativo della provincia reggina, i cui lavori già esposti nelle più prestigiose sedi italiane e straniere testimoniano lo svolgersi di un percorso e di un linguaggio personale e coerente, animato da instancabili ricerca e vivacità creativa, cui forniscono linfa vitale le esperienze maturate nell’incontro con il teatro e l’arte drammatica. Poche stelle integra il qualificato corpus di opere già fruibili presso la GNC, quali la Bagnante di Emilio Greco, l’installazione Verso N di Alfredo Pirri, la scultura in bronzo Il Guardiano di Bizhan Bassiri, per risalire al magnifico bronzo patinato eseguito da Umberto Boccioni nel 1913, Forme uniche nella continuiità dello spazio, di cui presto torneremo a parlare. Francesco Prosperetti Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della Calabria


The consolidated activity undertaken by the Ministry of Cultural Heritage, Activities and Tourism to promote and enhance the initiatives implemented in the complex scenario of the contemporary artistic research in Italy and elsewhere, finds in the National Gallery of Cosenza an unsurpassed place to expand its scope of action, thanks to the vision and the expertise of its curator, Fabio De Chirico. In fact, many initiatives have been organized in the National Gallery and they testify the commitment to support a cultural policy aiming at the promotion and interpretation of the “young” Italian art through exhibitions of several artists. Among such activities one of the most important is the show Open Space, which has now reached its third Edition; each year new themes are selected with a view to promoting the “state of the art” of research, experimentation, new languages and approaches in the field of contemporary art. The exhibition launched in the rooms of the National Gallery of Cosenza is the sign of further enrichment of the host of works of contemporary art already possessed by the Institute and collected thanks to fund allocations from the Piano Nazionale per l’Arte Contemporanea. The new acquisition is the work Poche stelle (A Few Stars) by Cesare Berlingeri, an artist of the province of Reggio Calabria whose works have already been exhibited in prestigious Italian and foreign institutions; Berlingieri’s works witness the development of the artist’s personal and coherent language supported by an inexhaustible research and creative enthusiasm nurtured by his experience as a set and costume designer for the theatre. Poche stelle completes the remarkable set of works of the National Gallery of Cosenza including the Bagnante (The Bather) by Emilio Greco, the installation Verso N (Towards N) by Alfredo Pirri, the bronze sculpture Il Guardiano (The Keeper) by Bizhan Bassiri, as well as the astonishing bronze patinated work by Umberto Boccioni (1913), Forme uniche nella continuità dello spazio, (Unique Shapes of Continuity in Space) of which we will soon talk about. Francesco Prosperetti Regional Director for Cultural and environmental heritage of Calabria

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Tra una piega e l’altra: Cesare Berlingeri alla Galleria Nazionale di Cosenza. Per dirla nel modo più semplice, spiegare equivale ad aumentare, a crescere, mentre piegare equivale a diminuire, a ridurre, a «rientrare nell’avvallamento del mondo». Deleuze che cita Leibniz

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Cesare Berlingeri 2013

La presentazione dei lavori di Cesare Berlingeri alla Galleria Nazionale di Cosenza si inserisce all’interno di un percorso intrapreso da alcuni anni e volto a esplorare le molteplici manifestazioni del contemporaneo nell’ambito della produzione artistica più recente. In questa direzione progettuale si inscrive anche la necessità di sondare i linguaggi del presente posti in un serrato e costante dialogo con le opere del passato. È di fatto una scelta programmatica che si fonda sulla convinzione che un museo non sia un luogo introverso e destinato solo a raccogliere e conservare l’eredità del passato, ma si debba interrogare sul senso del proprio esistere, assumendo un ruolo di propulsione e promozione rispetto alle vicende che lo circondano. Un museo che voglia essere laboratorio e spazio di esperienza e di crescita deve necessariamente interagire con i linguaggi artistici contemporanei, se non vuole rinunciare alla sua vocazione di spazio per la crescita culturale del territorio. In questa coesistenza di passato e presente, di tradizione e sperimentazione, di aulico e prosaico (come qualcuno potrebbe pensare) si gioca la partita, ci si avventura nel terreno incerto del rischio, ma al tempo stesso si tenta di dare un senso preciso all’attività di conservazione e valorizzazione del nostro patrimonio culturale. D’altro canto non va trascurata la necessità per un’istituzione così determinante nel contesto delle strutture preposte alla organizzazione del sapere di svolgere un’attività di indirizzo e di promozione culturale, finalizzata all’individuazione delle emergenze artistiche del contemporaneo, in vista di una trasmissione al futuro. Questa premessa ricostruisce brevemente l’antefatto progettuale che ha visto nascere la mostra Compenetrazione di Cesare Berlingeri, da me curata, negli spazi della Galleria Nazionale. L’incontro con l’artista è avvenuto inizialmente attraverso un catalogo che mi fu recapitato probabilmente in circostanze del tutto occasionali: è importante questa breve nota circostanziale perché fu proprio in quella occasione che rimasi profondamente colpito dalle sue opere, ancor prima di vederle nel suo atelier a Taurianova. Certo le fotografie rendono solo la parvenza superficiale delle opere, ma ricordo che mi stupì l’essenza che da esse si espandeva, come di fronte a lavori che non si situano in un tempo preciso, in una direzione ben connotata, declinata da movimenti o percorsi ben chiari. Mi sembrava di rivedere le prime opere di Burri o di Fontana, non per assonanze stilistiche, ma per quell’aura di opere ‘oltre il tempo’, per quella sensazione di assolutezza che avevo avvertito solo davanti a pochi maestri. Il catalogo è rimasto per qualche tempo nel mio studio. Poi ho conosciuto


Between folds: Cesare Berlingeri at the National Gallery of Cosenza. To put it simply, to explain is equal to increase, to grow, while folding is equal to decrease, «to be included reduce and to be included in the hollow of the world». Deleuze quoting Leibniz The exhibition of Cesare Berlingeri’s works at the National Gallery of Cosenza has been conceived within the framework of a process started a few years ago, whose aim is to explore the several expressions of contemporary art within the scope of the most recent artistic production. The need to analyse the current artistic languages in a continuous and constant relationship with the works of the past, is also part of this process. This project choice is based on the idea that a museum is not an “introverted” place whose purpose is to collect and keep the legacy of the past, but an entity which should be conscious of its existence, thus becoming the propeller and promoter of current events. A Museum that is a sort of “workshop”, a place where experience is supported and developed, should necessarily interact with the contemporary artistic languages, if wants to maintain its role as a promoter of the cultural development of an area. The coexistence between past and present, tradition and experimentation, the sublime and the prosaic (as one may think) is at stake; it means following a risky path, but at the same time, it means giving special importance to the activity of preservation and enhancement of our cultural heritage. On the other hand, we should not neglect the need for this important institution (among the bodies in charge of keeping and preserving knowledge) to promote culture with the aim to identify contemporary artistic expressions that could be left to the future. This premise briefly summarizes the background of my own idea, as a curator, to organize the exhibition Compenetrazione (Interpenetration) by Cesare Berlingeri in the National Gallery. I initially “met” the artist through a catalogue which was sent to me almost by chance: it is worth mentioning this circumstance, since in that occasion I was completely struck by his works, even before seeing them in his atélier in Taurianova. Of course photographs may convey a superficial idea of the works, but I was amazed by the essence originating from them, as if these were works that could not be located in a specific time frame or oriented towards a given direction, based on clear movements or paths. I had the impression of observing the early works by Burri or Fontana, not so much for their stylistic assonance, rather for the atmosphere of works “beyond time”, for the feeling of absoluteness which I had perceived only before the works of a few artists. His catalogue remained in my office for some time. Subsequently, I

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Berlingeri, ci sono stati vari contatti ed è maturata con una reciproca urgenza il progetto di una sua mostra qui a Palazzo Arnone, che da un lato potesse restituire la visione complessiva degli ultimi anni della sua produzione - le sale dedicate ai lavori storici al piano terra – ma dall’altro ponesse a confronto le sue opere con i capolavori delle collezioni. La scelta dei contesti e ovviamente delle installazioni site specific è maturata attraverso le varie ‘incursioni’ e le soste lunghe nelle sale del museo, nel tempo, col giusto tempo che occorreva. Non ho interferito, se non in misura minima, nelle proposte dell’artista, perché ho avvertito immediatamente la sua profonda sensibilità e anche quel necessario travaglio interiore di chi sa di trovarsi di fronte ad una sfida, ma al tempo stesso guarda ai capolavori del passato con grande rispetto e con uno sguardo puro, come di chi per la prima volta osservi un Mattia Preti o un Luca Giordano. Questo intreccio tra una dimensione profondamente introspettiva e riflessiva, e l’ingenuo candore di un fanciullo mi è parso subito il tratto distintivo di Berlingeri. Un dono, direi.

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Particolare dello studio

E così è nata Compenetrazione. Anche quando sono stato a Taurianova e abbiamo parlato, discusso, ragionato in merito al progetto, mi ha guidato nel percorso del suo atelier con l’entusiasmo e la passione di chi mostrasse per la prima volta i suoi segreti, con una tensione interiore che faceva emergere l’emozione di un disvelamento. Gli spazi della creazione sono spesso preclusi, luoghi estremamente intimi, che non vanno in alcun modo violati. Ho provato la sensazione di muovermi tra le stazioni di una sacra rappresentazione, attraverso un percorso che di volta in volta accende i riflettori sul dramma bloccato nell’azione e nello spazio. Ogni lavoro aveva un proprio ambito preciso e nel necessario frastuono di colori e tele ho compiuto un viaggio nella storia dell’artista. Difatti il suo esordio avviene proprio con il teatro, disegnando e progettando scenari e scenografie già nei primi anni Settanta, un’esperienza importante che ha profondamente segnato il suo percorso, in anni in cui si riviveva il sogno di una contaminazione tra le arti che invadeva gli spazi del sociale, nel segno di forti tensioni ideali. Ripercorrendo la sua vicenda artistica un dato appare inequivocabile ed emerge con evidenza nei tanti scritti che commentano le sue molteplici esposizioni: egli ha attraversato la modernità e la postmodernità costruendo un linguaggio assolutamente personale, ereditando perciò quella visione monumentale e quella forte tensione ideale che ha caratterizzato le generazioni dell’immediato dopoguerra (Burri, Fontana, Capogrossi), non senza apporti propriamente concettuali (Manzoni, Klein), fino alla Body art e alla performance. Pur tuttavia non ha mai fatto parte di movimenti e ha continuato a lavorare con le tele e i colori negli anni di radicale sparizione dell’opera, con quella condizione di solitaria esplorazione o di “solitudine” di cui più volte parla nelle sue dichiarazioni. Ecco dunque un artista che si pone verso la propria azione con uno spirito moderno, ma attraversato da inquietudini e ansie proprie delle generazioni più recenti. Direi che questa ‘classicità’ si ritrova in tutte le sue opere. Un anno fondamentale, una cesura essenziale per la comprensione del suo percorso, che costituisce una svolta radicale nella sua ricerca è il 1976, quando accade un evento che cambierà in maniera irrevocabile la sua traiettoria. Così lo racconta: «Poi, un giorno, ho steso in terrazza un grande pezzo di tela di sette metri per sette, l’ho preparato col gesso di Bologna e la colla, l’ho portato giù nello studio e ho cominciato a girargli intorno e mi è venuto il desiderio di farne un’opera più piccola. Tuttavia, non volevo tagliare quel grande


met Berlingeri personally and after a number of meetings we developed a mutual urgent need for an exhibition in Palazzo Arnone. The idea was to organize an exhibition, that, on the one side could provide a comprehensive overview of the latest years of Berlingieri’s artistic production (the rooms devoted to historical works on the ground floor), creating at the same time an opportunity to compare his works and the masterpieces of the Gallery’s collection, on the other. The selection of the backgrounds and of the site specific installation was the result of several visits to the museum and long observation of its rooms, and we both devoted the necessary time to generate an idea for this activity. I only slightly interfered in the proposals of the artist, since I immediately perceived his extreme sensitivity and the inner labour of a man facing a challenge but observing the masterpieces of the past with great respect and with a pure glance, as if he was observing the works by Mattia Preti or Luca Giordano for the first time. The intertwining between a deeply introspective and reflective dimension and the naive purity of a young boy appeared to me to be as the distinctive trait of Berlingeri, a gift, I would say. That is how Compenetrazione was conceived. When I went to Taurianova and we spoke and discussed about the project, the artist showed me his atélier with the enthusiasm and the passion of a person disclosing his secrets for the first time, with an inner emotional tension which generated the emotion of a revelation. Creative areas are very often very intimate places that cannot be absolutely violated. I had the impression of moving across the steps of a sacred representation, a path which – each time – casts light on the drama suspended in the action and in space. Each work was located in a specific framework and I travelled across the history of the artist, among this pot-pourri of colours and canvas. His debut was in the theatre, when he designed and developed scenarios and sets in the early Seventies; it was an important experience that deeply affected his artistic evolution, in the years in which the dream of a contamination among artistic expressions affecting the social sphere with strong ideal tensions, developed. His artistic evolution has been affected by an undisputable feature which is evident in the many books and catalogues of his exhibitions: he went across the modern and post-modern age by developing his own personal expressive language, thus inheriting the monumental view and the strong emotional tension that characterized the generation of the post-war period (Burri, Fontana and Capogrossi), with conceptual contributions (Manzoni and Klein), up to the Body art and performance. Despite this features, the artist has never taken part in any movement and continued to work with canvases and colours in the years of radical disappearance of the work, in his condition of loneliness, or of lonely explorer, which he has often mentioned in his remarks. He is an artist who faces his activity with a modern spirit and is animated by the unrest and anxiety that are typical of the most recent generations. I would say that this “key” element is present in all his works. 1976 was a fundamental year for Berlingieri, an essential milestone to understand his evolution, marking a radical change in his artistic research, when an event which was to change his artistic course dramatically occurred: «One day I deployed a large 7m x 7m canvas on my terrace. I had prepared it with plaster gypsum of Bologna and glue, I carried it into my atélier and started moving around it. I had the desire to make this work smaller, and I did not want to cut that large piece of canvas, I could have had

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Veduta parziale dell’installazione al Museo de Arte Moderna di Rio de Janeiro, Brasile 2007.


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pezzo di tela, mi sarebbe sembrato di tagliare un corpo. Allora cominciai a piegarlo. E a ogni piega facevo scoperte entusiasmanti[…]». C’è tutto, c’è molto in questo suo racconto. La sperimentazione innanzi tutto. L’attitudine a dispiegare una tela sul pavimento e ad agire su di essa come solo poteva accadere negli anni dell’action painting, quando ormai non si guardava più alla tela come ad un quadro, ma come ad un materiale, ad un linguaggio. Si poteva agire su di essa e intorno ad essa, inglobando lo spazio nella sua tridimensionalità, nella convinzione che fosse necessario uscire fuori dalle costrizioni della parete ed invadere la realtà con tutti i mezzi a disposizione. Altro dato importante è il considerare la tela come un corpo, un corpo vivo, limitato, ma potenzialmente espanso, il corpo dell’arte; e vi è poi, il dato più entusiasmante, quello della scoperta: la scoperta di una piega, della piegazione, ossia dell’azione sull’opera e sulla materia dell’opera che diviene essa stessa gesto, linguaggio, parte integrante dell’opera stessa. La scoperta della piega segna un confine tra l’ansia di una ricerca (identitaria, artistica, linguistica, spirituale) e l’inizio di un’avventura e di un viaggio nei territori di un codice nuovo, tutto da esplorare.

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Corpi e piegature 2005-2010 Galleria Ellebi, CS.

Una componente essenziale dei lavori di Berlingeri, che aveva catturato la mia attenzione sin dall’inizio, era appunto questa presenza dell’artista nell’opera, questo suo agire sul proprio lavoro attraverso modalità fortemente espressioniste, ma anche molto essenziali, esito di un percorso di riduzione che elimina ogni elemento accessorio per riportare la materia alla sua irriducibile concentrazione. Ripercorrendo i suoi racconti si fa strada in maniera evocativa il racconto della madre che portava al collo una sorta di amuleto contro il malocchio fatto di un tessuto nero piegato e rigonfio, una presenza allucinatoria in qualche modo, che certamente si è sedimentata nell’immaginario di Berlingeri, come una sorta di chiaro richiamo alle radici, con quanto di irrazionale ma anche di struggente tutto ciò riesce a richiamare. La piegazione diviene dunque la cifra caratterizzante a partire da quella data. Il gesto del piegare e ripiegare la tela non assurge ad elemento univoco dell’artista, che rivendica con forza il suo essere un pittore, nell’uso di colori e pigmenti, nell’impiego di segni ed elementi grafici, quasi di un personale codice primordiale. Ma il quadro era diventato un limite. L’utilizzo delle pieghe apre così un mondo nuovo, che abbatte le barriere della bidimensionalità per penetrare nello spazio circostante. Questi lavori dialogano con lo spazio, con tutto ciò che in esso vi è inserito e in qualche modo lo riflettono e lo inglobano al tempo stesso. Gilles Deleuze ha dedicato un suo saggio a Leibniz che ha intitolato La piega, elemento pregnante di tutta l’estetica barocca e paradigma dell’intero pensiero del filosofo tedesco, nonché ovviamente della condizione umana e, se il piegare la carta contraddistingue la cultura orientale (origami), piegare il tessuto è ciò che designa tutta la tradizione occidentale, nell’analisi dello studioso. Certamente la piega attraversa tutta la storia dell’arte, divenendo componente stilistica di molte e tante declinazioni del linguaggio visivo, fino a trasformarsi in involucro (dall’Enigma di Isidore Ducasse di Man Ray agli empaquetage di Christo e Jeanne- Claude), componente che involve e avvolge, ripiegandosi ed espandendosi, quasi fosse materia incandescente e lavica fuoriuscita e incontenibile. Berlingeri supera l’ambiguità residua dei tentativi di Bonalumi o Castellani, e dello stesso Pino Pascali, di modellare la tela in sinuosi andamenti plastici, che non riescono a penetrare nello spazio, restando ancorati alla superficie del quadro. A volte si tratta di introflessione, di avvolgimento e sedimentazione,


the impression of cutting a body. Then, I started folding it. And each fold was a thrilling discovery [...]». Everything is enshrined in this narration. Experimentation before everything: the attitude to deploy a canvas on the floor and act on it as it occurred only in the years of action painting, when canvas was no longer considered as a painting, but as a material, a form of language. Artists could intervene on it and around it, incorporating space in its tri-dimensional essence, in the belief that it was necessary to go beyond the limits of the walls and invade the reality with all possible means. Another important aspect of this artist is the fact that he considers canvas as a body, a living body, limited though potentially expanded, the body of art: the discovery of a fold, of folding, i.e. the intervention on the work and on the material of the work that becomes a gesture, a language and an integrating part of the work itself. The discovery of the fold is the boundary between the eagerness of research (research for identity, art, linguistic and spiritual expression) and the beginning of an adventure in the space of a new code, that had to be completely explored. An essential element of Berlingeri’s works, that had grasped my attention from the very beginning was, in fact, the presence of the artist in the work, his intervention in his own works through a strongly expressionistic, but also essential approach, the outcome of a process of reduction that eliminates accessory elements to bring the matter back to its innermost original concentration. Through his accounts he recollects his mother who used to bring around her neck a sort of talisman against the jinx, made up of a dark, folded and bulging piece of cloth; a sort of hallucination that sedimented in his imagination, as a clear call back to his roots with its irrational and yearning evocative power. Folding became, thus, a key feature since then. The gesture of folding and folding the cloth again is not a univocal characteristic of the artist, who strongly claims to be a painter who makes use of colours and pigments, of signs and graphical elements as if they were a kind of personal primordial code. The painting, however, had become a limit for him. The use of folding opened up a new world, destroying the barriers of the two-dimensional perspective to “invade” the surrounding space. These works “dialogue” with space and with everything is contained in it, somehow reflecting and incorporating space at the same time. Gilles Deleuze wrote an essay on Leibniz titled The Fold, a characterizing element of Baroque aesthetics and paradigm of the whole German philosophical thought and of the human condition; if paper folding is a feature of the Eastern culture (origami), cloths folding is – according to the scholar – a key element of the Western tradition. For sure folding goes across the whole history of art, thus becoming a stylistic element of the several declensions of visual language, up to its transformation into wrapping (from the Enigma of Isidore Ducasse by Man Ray to the empaquetage by Christo and Jeanne- Claude), a component that wraps and envelops, by folding back and expanding, as if it were a burning lava matter that cannot be contained after its cropping out. Berlingieri goes beyond the residual ambiguity of the attempts made by Bonalumi or Castellani, and even by Pino Pascali, to mould canvas into winding plastic movements that cannot penetrate space, thereby remaining fastened to the surface of the pain

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come se il piegare fosse un racchiudere e nello stesso tempo un rivelare. Le installazioni di Berlingeri si dipanano in tutti gli spazi della Galleria Nazionale, dialogando e interagendo con le opere dei maestri del passato. Si avverte chiaro nei lavori ora esposti il tentativo di racchiudere un mondo nei confini di un involucro che condensa nell’unità la molteplicità dell’esistente. L’impatto immediato sembra un invito alla ‘spiegazione’, quasi un ammiccante provocazione verso l’osservatore chiamato ad intervenire nell’opera. Un invito a comprendere, ad osare per svolgere e disvelare quanto vi è racchiuso. Ma è evidente che il mistero resterà tale. Queste opere piegate mostrano il divenire, la trasformazione che si compie sotto il nostro sguardo di un qualcosa verso qualcos’altro, che diventa nell’astanza, dinanzi a noi. Un tentativo di mettere ordine nel caos dell’informe.

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Dettaglio di Geometria Rossa

Permane in questi lavori una sensazione di ansia, di inquieta metamorfosi delle forme. I corpi come relitti appaiono mutili evocazioni ancestrali, quasi fossero dei reduci. Si tratta di una geografia di luoghi ambigui, mai completamente risolti nell’assumere forme definite, ma sempre in bilico tra l’evocazione e la negazione di qualsiasi iconografia. È questo credo il lato oscuro e notturno di queste installazioni, che raccontano di una condizione dolorosa e mai pacificante della storia. Ai colori talvolta squillanti si affianca il nero pece che si mescola con crescente drammaticità alla dimensione più ludica e anche ironica in un intreccio che fa di queste opere i paradigmi di una condizione umana tutta contemporanea, perni del dubbio e dell’instabile domanda sull’Essere. Solo in alcuni casi le sue piegature alludono a frammenti di oggetti della vita reale, cenci o tessuti casualmente accartocciati, come in una sorta di illusorio ready made. Il più delle volte la piegazione diviene quasi un gesto rituale e minuzioso, che compone involucri o stende velari, o arrotola porzioni di tela, che sono in ogni caso intrise di pigmenti, colle e colori. Apparentemente monocromi, i lavori riverberano il gesto della creazione come a segnare la superficie, a voler ribadire la presenza dell’artista. Una volta superato il confine del quadro i lavori di Berlingeri invadono lo spazio, dialogando con le architetture e definendo nuovi confini formali. Nella nuova spazialità che determinano segnano anche una precisa dimensione del tempo, trasposto nel gesto del piegare che reca le tracce dell’atto performativo. Il gioco messo in scena lavora attraverso le pieghe sulla costruzione di una nuova forma che cela e rivela allo stesso tempo, nell’ambiguità linguistica propria di chi interagisce tra presenza e assenza: presenza dell’opera, assenza del contenuto. Ecco perché l’ostensione delle pieghe si discosta dall’espansione all’infinito tipico del Barocco – in cui l’accumulo dilata se stesso, in riflessi di rimandi quasi speculari – e si inscrive pienamente nella riduzione all’essenza che è propria di certe declinazioni minimaliste. Berlingeri ha progettato le sue installazioni in rapporto con le opere, come si trattasse in realtà di un unico grande lavoro, suddiviso per stazioni, o, se si vuole, di un racconto esposto per capitoli. Amore rosso per Mattia Preti riverbera nelle tonalità i colori del Trionfo d’Amore del protagonista calabrese della pittura del Seicento, espandendo il grande dipinto nello spazio antistante, con una tela rossa lievemente segnata che lascia intravvedere il supporto al colore, come una dichiarazione d’amore da svolgere. La Triade collocata dinanzi all’intimo e raccolto nucleo sacro di Battistello evoca la sacralità dei colori primari e annuncia l’avvento di una storia di salvezza ancora in fieri. La Piccola piega per Ribera emana sentori barocchi di rappresentazioni della Passione di Cristo, come un frammen


ting. In some cases it is introflexion, winding up and sedimentation, as if folding may contain and disclose at the same time. Berlingeri’s installations are scattered across all the rooms of the National Gallery, dialoguing and interacting with the works of the artists of the past. The works exhibited clearly show the attempt to enclose the world within the boundaries of an envelope that merges the plurality of existence into unity. The immediate impact seems and invitation to “unfold”, a sort of hinting challenge to the observer called to intervene in the work. It is an invitation to understand and to dare to unwrap and disclose what is enveloped. Such folded works show the becoming, the transformation of something into something else, occurring under our glance and turning into the astanza before us; they are an attempt to tidy up the chaos of the shapeless. These works contain a sensation of anxiety, of restless metamorphosis of the shapes. The bodies, like wrecks, appear as ancestral evocation, as if they were survivors. It is a geography of ambiguous places, never completely accomplished in a definite shape, and always twisting between the evocation and the denial of any iconography. This is, I believe, the dark and nocturnal side of these installations, accounting for the painful but never peacemaking condition of history. Bright colours are sometimes flanked by pitch-black which merges to the more playful and ironical dimension with increasing drama, in an interweaving that makes these works the paradigms of the contemporary human condition, the basis for doubt and the unsettled questions on the Being. Only in some cases Berlingieri’s foldings hint at fragments of object of everyday life, rags or cloths casually curled up as a sort of deceptive ready made. Most of the times, folding becomes almost a ritual and detailed gesture composing wraps, deploying veils or rolling pieces of cloths dipped in pigments, glues and colors. These apparently monochrome works reflect the gesture of creation, as if they wanted to mark the surface, to reassert the presence of the artist. Once the boundaries of the picture have been trespassed, Berlingeri’s work invade the space interacting with architecture and redefining new formal boundaries. In this new perception of the space they also mark a specific dimension of time, transposed in the act of folding, which bears the spoor of the performing act. The staged game, through the folds, develops a new shape hiding and revealing at the same time, in the linguistic ambiguity of interaction between presence and absence: the presence of the work and the absence of content. That is why the ostension of the folds is different from the expansion towards the infinite, that is typical of the Baroque, where accumulation dilates itself in almost specular reflexes and fully inscribes in the reduction of absence, that is a feature of some minimal expressions. Berlingeri conceived his installations in relationships with other works, as if it were a single large works, divided into stations, or – if you prefer – a story narrated trough chapters. The tones of the colours of Red Love for Mattia Preti reflect the Triumph of Love by the Calabrian artist of the 17th Century painting. Tones and colours expand the great paintings in the facing space, with a slightly marked red canvas hinting at the support to colour as a declaration of love that still has to be made. The Triade located before the intimate and holy core of Battistello recalls the sacred nature of the primary colours and heralds the advent of a still ongoing history of salvation. Small fold for Ribera radiates Baroque elements of the representation of the Passion of

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to sgocciolante di umanità tradita e violata, in una condizione che tutti ci accomuna. Il percorso prosegue con un ulteriore incontro con Mattia Preti: questa volta è il Cristo e la cananea, intriso di splendori cromatici posti a scenario di un più drammatico nero, Avvolto nel nero, che denuncia i conflitti e le miserie della nostra quotidiana condizione di limitata umanità. Corpo rosso mi pare tra i lavori quello più drammatico, più carico di un lacerante pathos, che rinvia alle tensioni e al sofferto tenebrismo del dipinto di Luca Giordano, qui in uno dei suoi momenti più caravaggeschi, nel gioco dolente di luci ed ombre spinte all’estremo. Una tensione urgente e un impeto di ascensione si avverte nel Ombre sul rosso piegato, che si colloca al centro della sala dedicata a De Mura, come fosse il contraltare dei corpi dipinti in tutta la loro grandiosità. Lo spazio antistante sembra essere per Berlingeri il contesto privilegiato per collocare i suoi lavori, che non aspirano al superamento e alla cancellazione della storia, ma si pongono in continuità, come un personale commento alla pittura occidentale, con l’evidente impegno a segnare un raffronto e con tutta la responsabilità di raccogliere un’eredità pesante e talvolta ingombrante. Così Primordiale è tra i maestri del Cinquecento calabrese, Negroni e Cardisco, con una triade di figure bianche distese, quasi a richiamare le origini della pittura stessa e del mondo. Nella stanza successiva, tra Ribera e Stanzione, tra naturalismo e classicismo dunque, Aria acqua fuoco e terra raccontano degli elementi primari all’origine del tutto, secondo quell’idea dei presocratici certo non estranea alla koinè magnogreca, in cui affondano le radici della cultura occidentale. Mentre viene come imprigionato all’interno della cella semicircolare, retaggio storico dell’antica destinazione del palazzo a carcere e a luogo di reclusione e sofferenza, del corpo come dell’anima, Senza titolo, l’immagine antropomorfa che con le sue lacrime nere si pone a commento dell’artista sul dolore dell’uomo, senza indulgere in ridondanze, ma con la sintesi di pochi segni precisi.

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Cesare Berlingeri 2011

Il percorso della mostra si apre poi al trionfo del barocco, tra Mattia Preti e Luca Giordano, fino a raggiungere i momenti più rappresentativi del Settecento romano e napoletano. Ed è qui che Berlingeri schiera un esercito di forme dolenti in un’installazione corale che, pur se raccolta in due opere, sembra costituire un dialogo nel dialogo, un rimando di tensioni che, ora disposte informalmente (29 avvolti segnati di carbone), ora ripiegate in forma di croce (Composizione 16 elementi piegati), racchiudono in segni essenziali e nell’assenza di ogni colore, il senso di un dramma epocale. Si legge in questo tratto quanto abbia inciso nel percorso dell’artista l’esperienza del teatro come rilettura e rievocazione della vicenda umana, che si ripete per frammenti sempre identica a se stessa. Infine, nello spazio prospiciente alla sezione dedicata a Boccioni, 49 frammenti con ombra ripropongono nel ritmo circolare il costante ritorno degli eventi. Nell’intero percorso espositivo si rilegge dunque il senso di un’opera complessiva, in cui le singole opere, come le singole pieghe, sembrano far parte di un tutto: la piega rimanda ad altre pieghe, con un’idea precisa dell’opera come continuum. Ecco dunque che la compenetrazione acquista un senso diverso, compiuto, nel mondo delle forme che si riflettono nel tempo e nello spazio, senza soluzione di continuità. Fabio De Chirico

Soprintendente BSAE della Calabria


Jesus Christ, like a fragment of betrayed and violated mankind, living in a common condition. The exhibition goes on with another combination with Mattia Preti: this time is Christ and the canaaite woman rich in splendid colours acting as a scenery of a more dramatic black, Wrapped in Black hinting at the conflicts and squalor of our everyday life, that is an expression of our limits. The Red Body seems to me to be the most dramatic work, located with painful pathos that makes reference to the tensions and the tenebrism of the painting by Luca Giordano, whose expression in this case recalls Caravaggio very much, above all in the exaggerated game between lights and shadows. A stirring tenseness and an impulse to ascension is present in Shadows on folded red located in the middle of the room devoted to De Mura, and acting as a counterpart to the bodies depicted in their magnificence. The area in front of the paintings seems to be a privileged place for Berlingeri’s works which do not strive for the overcoming and deletion of history, instead, they build up a continuum with history and function as a personal comment to the western painting with the aim to make a comparison with them and ready to receive a hard and complex legacy. Within this framework Primordial is located among the works of the 16th century Calabrian artists, Negroni and Cardisco, with a triad of white lying figures that seem to recall the origins of painting and of the world itself. In the subsequent room Air, water, fire and earth is placed between Ribera and Stanzione, between Naturalism and Classicism, and talks about the primary elements, the basis for everything according to the Presocratic philosophers belonging to the Great-Greek koinè that represents the roots of the Western culture. No title, instead, is almost locked in the semicircular cell, historical evidence of the initial use of the building which was a jail, a place of detention and pain for the body and the soul. Senza titolo is an anthropomorphic figure that, with its black tears, expresses the comment of the artist on the painful condition of mankind, deprived of any redundancy and summarized with a few accurate marks. The exhibition follows an historical path going across the Baroque period, between Mattia Preti and Luca Giordano, until the most representative Roman and Neapolitan artists of the 18th Century. In this place Berlingieri has organized an army of sorrowful figures in a team installation that, despite being made up of two works, 29 wrapped figures and marked with coal, and Group of 16 folded elements, seems to represent a dialogue in the dialogue, an exchange of tensions that either being informally scattered or folded under the shape of a cross, enshrine the meaning of an epochal drama in a few essential traits and in the absence of any colour. In this specific section it is evident that the artist’s career was influenced by his experience in the theatre meant as reinterpretation and recollection of human events that goes on in exactly the same way, fragment by fragment. Finally, in the area before the section devoted to Boccioni, the work 49 fragments with shadows reproposes the constant succession of events occurring in a circular rhythm. The whole exhibition provides the meaning of a comprehensive approach, where each work, and each fold, become part of a whole: a fold connects to another fold, with a precise idea of the work as a continuum. Thus, interpenetration acquires a different meaning, in the world of the shapes reflecting themselves over time and space, without any interruption Fabio De Chirico

BSAE Superintendend of Calabria

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Fabio De Chirico e Cesare Berlingeri nello studio dell’artista, 2013


Cesare Berlingeri con Marilena e Claudia Sirangelo, 2010


L’opera d’arte è il risultato di un lungo lavoro in cui la forma è assai più importante del contenuto. (19-10-2010) The artwork is the result of a long process in which the shape is much more important than the content. (19-10-2010)


OPERE WORKS 2003/2012


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Senza titolo, 2003 Tecnica mista su tela piegata Mixed technique on folded canvas cm 140 x 160


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Tre frammenti, 2006 Tecnica mista su tela piegata e sagomata Mixed technique on bent and shaped canvas cm 53 x 47


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Senza titolo, 2007 Tecnica mista su tela piegata Mixed technique on folded canvas cm 106 x 118


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Mi ha sempre affascinato l’immensa visione del cielo pieno di stelle, perchÊ, sia pure con tempi diversi a noi, nascono, muoiono e partecipano con l’uomo al mistero della vita. (13.07.2010) I have always been fascineted by the immense vision of the sky full of stars, because, althoug their time frame differs from ours, they too are born and die, participating of life. (13.07.2010)


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Poche stelle, 2009 Tecnica mista su tela piegata Mixed technique on folded canvas cm 136 x 186


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Piegato con ombra, 2011 Tecnica mista su tela piegata Mixed technique on folded canvas cm 37 x 59,5


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Argenteo segnato, 2010 Tecnica mista su tela piegata Mixed technique on folded canvas cm 126 x 107


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Volume segnato, 2008 Tecnica mista su tela piegata e sagomata Mixed technique on bent and shaped canvas cm 45 x 50


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Geometria rossa, 2011 Tecnica mista su tela piegata Mixed technique on folded canvas cm 130 x 150


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Senza titolo, 2005 Cera su tela piegata Wax on folded canvas cm 97 x 105


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Sul giallo piegato, 2010 Olio e pigmento su tela piegata Oil and pigment on folded canvas cm 84 x 102,5


Per corpo intendo la sostanza stessa dell’arte, la materializzazione e la visibilità che l’opera si assume. Non dunque il corpo nell’arte, ma il corpo dell’arte; corpo dell’opera come corpo dell’arte. (09-06-2008) 44

By body, I intended the substance itself of art, the materialization and the visibility that the work assumes for itself. Not, in any case, the body in art, but the body of art; body of work as body of art. (09-06-2008)


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Dittico nero e bianco, 2009 Tecnica mista su tela piegata e sagomata Mixed technique on bent and shaped canvas cm 133 x 92


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Sul rosso piegato, 2010 Olio e pigmento su tela piegata Mixed technique on folded canvas cm 150 x 132,5


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L’ombra, 2006 Tecnica mista su tela piegata e sagomata Mixed technique on bent and shaped canvas cm 78 x 67


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Senza titolo, 2005 Tecnica mista su tela piegata Mixed technique on folded canvas cm 76 x 75,5


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Trittico oltremare, 2012 Tecnica mista su tela piegata e sagomata Mixed technique on bent and shaped canvas cm 114 x 39 cm


Quattro corpi, 2007-2009 Tecnica mista su tela piegata e sagomata Mixed technique on bent and shaped canvas Misure variabili

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Una volta sparita la realtà restano soltanto il terrore e il fantastico. Pietro Citati nel suo Goethe afferma che se qualcuno di noi tenta di raggiungere il luogo dell’essere, la pianura della verità, fuori dai confini della realtà, dove stanno le idee e tra esse la bellezza, percorrendo una strada mai percorsa, si conosce la solitudine più assoluta. Ma, toccare la verità, per un istante come Icaro o Malevic, basta a dare significato a tutta una vita. (13-08-1997) 54

Once reality has disappeared only the terror and the fantastic remain. Piero Citati in his Goethe states that if one of us tries to reach the dwelling place of being, the plain of truth, beyond the confines of reality, where ideas reside and among these beauty, by travelling, along an unbeaten track, all that can be encountered is absolute solitude. But, to touch the truth, even for an instant like Icarus o Malevic, is enough to give a meaning to an ntire lifetime. (13-08-1997)


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Ombra su segnato, 2012 Tecnica mista su tela piegata Mixed technique on folded canvas cm 133,5 x 148


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Avvolto, 2007. Tecnica mista su tela avvolta - Mixed technique on wrapped canvas, cm 95 x 95 cm

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Solitario, 1999. Carbone e olio su tela - Carbon and oil on canvas, cm 200 x 290


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Silenzioso, 1999. Carbone e olio su tela - Carbon and oil on canvas, cm 200 x 290

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Evocato, 1999. Carbone e olio su tela - Carbon and oil on canvas, cm 200 x 290


Sette corpi, 2009 Tecnica mista su tela piegata e sagomata Mixed technique on bent and shaped canvas cm 350 x 117

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28 avvolti tra nero e rosso, 2008 Tecnica mista su tela piegata Mixed technique on folded canvas cm 337 x 193


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La piega è una zona di confine tra due mondi opposti e complementari, tra un visibile e un invisibile, tra una luce e un’oscuritĂ . (22-05-1999) 62

The fold is a border zone between two worlds at once complimentary and in opposition, between the visible and the invisible, between light and dark. (22-05.1999)


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Segnato piegato, 2012 Tecnica mista su tela piegata Mixed technique on folded canvas cm 141 x 104 cm


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COMPENETRAZIONE INTERPENETRATION GALLERIA NAZIONALE DI COSENZA 2013

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Ombre sul rosso piegato, 2013 Tecnica mista su tela e ferro Mixed technique on canvas and iron cm 54 x 54 x 200



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Amore rosso per Mattia Preti, 2013 Olio e pigmento su tela avvolta Oil and pigment on wrapped canvas cm 53 x 42 su base



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Triade, 2013 Pigmento e olio su tela piegata Pigment and oil on folded canvas cm 174 x 75



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Piccola piega per Ribera, 2013 Tela, pigmento, piombo e legno Canvas, pigment, lead and wood cm 26,5 x 26,5 x 14,5


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Avvolto nel nero, 2013 Pigmento e pasta di smalto su tela avvolta Pigment paste and enamel on wrapped canvas cm 59 x 25 x 123


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Corpo rosso, 2013 Olio e pigmento su tela modellata su ferro Oil and pigment on canvas modeled on iron cm 120 x 71 x 60



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Primordiale, 2012 Gesso, paraffina e tela Plaster, wax and cloth cm 154 x 172


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Aria, acqua, fuoco, terra, 2012 Legno, schiuma polivinilica, olio e pigmento su tela sagomata Wood, polyvinyl foam, oil and pigment on shaped canvas Misure variabili



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Senza titolo, 2013 Carta acquarellata con lacrime nere Watercolor paper with black tears misure variabili


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29 avvolti segnati di carbone, 2013 Carbone su tela avvolta Carbon on wrapped canvas cm 250 x 500



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Composizione di 16 elementi piegati, 2007 Tecnica mista su tela piegata Mixed technique on canvas folded Misure variabili.



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47 frammenti con ombra, 2012 Tecnica mista su tela piegata. Mixed technique on canvas folded Misure variabili.


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APPARATI APPARATI APPENDIX

APPENDIX

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Biografia essenziale

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Cesare Berlingeri nasce nel 1948 a Cittanova (RC). Vive e lavora a Taurianova (RC). Inizia a dipingere giovanissimo, nel ‘68 intraprende una serie di viaggi in Europa dove conosce altri artisti e si confronta con il mondo della cultura contemporanea. A Roma, negli anni ’70, lavora per il teatro e per la televisione come scenografo e costumista. L’attività teatrale gli consente di sperimentare, tramite la realizzazione delle scenografie, grandi quadri dinamici e creare i costumi come indicazione di colore in movimento. Successivamente, ancora a teatro, definisce l’idea delle tele piegate: mentre lavora ad una scenografia dipinge una notte stellata su un grande fondale; a spettacolo finito, smontandolo, si rende conto come, di piega in piega, questa grande tela diventi un fagotto di circa ottanta centimetri. I dipinti piegati vengono presentati al pubblico nel ’90, dopo l’incontro con T. Trini, nella personale Opere recenti. In questi anni numerose sono le personali e le collettive nelle quali è esposto il suo nuovo lavoro. La galleria La Polena di Genova gli dedica una personale, Viaggi. Per la Fondazione Mudima crea una grande installazione a parete dal titolo Piegare la notte (1994) e nel 1999 vengono presentati, oltre alle Piegature, dei piccoli dipinti su piombo. Il piombo è per l’artista: “una materia sorda, una materia che assorbe. Una materia veramente silenziosa”. Sempre alla Fondazione Mudima sono presenti anche delle grandi tele segnate a carbone nelle quali affiorano “elementi figurali, segni quasi umani, ombre di presenze, cicli che discorrono”, con parole di T. Trini, che ne cura un’importante monografia edita da Skira nel 2003. Nel 2001 la New Art Gallery di Padova ospita Dipinti Piegati. Il 2003 vede Berlingeri esporre in una personale alla Mole Vanvitelliana di Ancona, per i cui seminterrati progetta una suggestiva installazione, Viaggi; nello stesso anno è invitato dal Comune di Padova per una personale presso le scuderie di Palazzo Moroni. Nel 2005 la Regione Calabria si fa promotrice di due significative personali. La prima presso il Castello Aragonese di Reggio Calabria con una ricca retrospettiva, La pittura piegata. Per la sala della torre realizza Deposito di stelle, un’installazione composta da grandi piegature blu, accatastate su delle pedane di legno, per la quale V. Baradel scrive: “Il cielo notturno di Berlingeri precipita al fondo della torre del castello. In questi anni la sua luce blu si fa colore solido ripiegandosi nello scrigno della tela. Volte stellate sono quelle di Giotto ad Assisi e a Padova. Il fondale del cielo, sempre lui, piegato e ripiegato ora giace a terra, salvato dalla cecità degli uomini e dei e messo al sicuro nelle segrete viscere della torre. L’alto e il basso si affratellano quando le stelle scendono nel punto più basso”. La seconda grande mostra in Calabria è l’antologica Cesare Berlingeri, Materia 1975 – 2005, a cura di Philippe Daverio, presso il Complesso Monumentale S. Giovanni, a Catanzaro. I Corpi, questo il titolo della personale che tiene nel 2006 al MUDIMAdrie di Anversa, sono corpi d’aria rivestiti da una superficie levigata. Nel 2007 una mostra itinerante, formata da circa 200 opere, illustra il percorso dell’artista fin dagli anni Sessanta presso il MAC Museo de Goiania, il MAM Museo de Arte Moderna de Salvador de Bahia ed il MAM Museo de Arte Moderna di Rio de


Essential biography Cesare Berlingeri was born in 1948 in Cittanova (RC). He currently lives and works in Taurianova (RC). He started his career as a painter when he was very young; in 1968 he started travelling across Europe where he met other artists and became better acquainted with the world of contemporary culture. In the 1970s he worked in Rome as a set and costume designer for the public television and the theatre. Thanks to this activity in theatres, where he developed sets, painted large dynamic pictures and designed costumes as an indication of colour in movement, Berlingeri started his artistic experimentation. Subsequently, when he was still working in theatres, he developed his idea of “folded” canvas. In designing a set, he painted a starry night on a large backcloth; once the performance was over, when he was disassembling and folding it, he noticed that a fold after the other, the large cloth had become almost a bundle of eighty centimetres size. Folded paintings were introduced to the public in the 1990s, after having met T. Trini, in the one-man exhibition Recent Works. During these years, several one-man and collective exhibitions hosted his new works; the art gallery La Polena in Genoa, organized his one-man exhibition Travels; he created a large wall installation for the Fondazione Mudima titled Folding the night in 1994 and in 1999 some small paintings on lead were exhibited along with the Piegature. For the artist lead represented “a dull material, an absorbing material; a truly ‘silent’ material”. The Fondazione Mudima also hosted large charcoal-painted canvases from which “figural elements, almost human signs, shadows of presences, cycles that develop” emerge, to quote T. Trini, who was the author of an important monography on the artist published by Skira in 2003. In 2001 the New Art Gallery in Padua hosted his works Folded Paintings. In 2003 Berlingeri exhibited his works in a one-man exhibition at the Mole Vanvitelliana in Ancona, in whose basement he designed and developed a striking installation: Travels; in the same year he was invited to hold a solo exhibition in Padua in the stables of Palazzo Moroni. In 2005 the Regione Calabria organized two important solo exhibitions of the artist; the first was held at the Castello Aragonese in Reggio Calabria with a broad retrospective, titled The Folded Painting. For one of the rooms of the castle, the tower room, Berlingieri created an installation made up of large blue folds piled up on wood platforms called Warehouse of Stars. V. Baradel wrote these words to comment this work: “Berlingeri’s night sky plunges to the bottom of the castle tower. Over the years its blue light has turned out to a solid colour that folds in the casket of the canvas. Starry skies had been painted by Giotto in Assisi and Padua, but the same backdrop of the sky, folded and refolded, is now lying on the ground, preserved from the blindness of human beings and gods and safely kept in the secret bowels of the tower. The skies and the depth become closer when the stars drop to the lowest point”. The second important exhibition organised in Calabria is the retrospective Materia 1975 – 2005, curated by Philippe Daverio, at the Monumental Complex of S. Giovanni, in Catanzaro. Corpi, (Bodies) is the title of the solo exhibition staged in 2006 at the MUDIMAdrie of Antwerp, Corpi are inflated bodies covered by a smooth surface. In 2007 a travelling exhibit, including about 200 works illustrating the career of the artist since the 1960s, was organized at the MAC Museo de Goiania, the MAM the Museum of Modern Art of Salvador de Bahia and the MAM Museum of Moder Art of Rio de Janeiro.

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Janeiro. Tra il 2008 e il 2012 le sue opere vengono esposte in numerose gallerie e istituzioni italiane tra cui: Università della Calabria, CAMS, Centro Arti Musica e Spettacolo, Cosenza; Galleria Ellebi, Cosenza; Studio Lattuada, Milano; alla 11th International Cairo Biennale e presso Anniart 798 Factory, Pechino. Nel 2012 la Fondazione Rocco Guglielmo, la Fondazione Rotella e la Vecchiato Art Galleries organizzano a Catanzaro un’esposizione dal titolo Ghiacci ed ombre. “[…] L’installazione dei Ventinove avvolti con ombra nell’azzurro […] e Primordiale […] sono due stazioni che avvicinano ulteriormente il nodo cruciale, rappresentato dalla presenza dell’umano in ogni forma visibile che ci circonda. […] In entrambi i casi si ha la sensazione di trovarsi di fronte a un “ritrovamento”, all’emersione da un tempo diverso di qualcosa che ci riguarda da vicino e che un po’ ci inquieta perché, ancora una volta, ritroviamo le nostre fattezze.

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E la nostra coscienza – ma anche il nostro istinto – ci impone di guardarle come parte di noi” (M. Meneguzzo, curatore della mostra). Alla fine dell’anno si ha la personale Andar per stelle all’interno della rassegna RAM (Ricerche Artistiche Metropolitane) presso il Centro culturale Alinate San Gaetano di Padova. “[…] Cesare agisce sull’idea di pittura, puntando al nucleo, all’essenza e, letteralmente, piegandola al proprio credo e alla sua volontà […]. […] è il Berlingeri che preferisco, quando affida l’innato lirismo non al gioco delle suggestioni ma alla potenza delle idee […]” (L. Beatrice, curatore della mostra). L’installazione della prima sala, Aria, acqua, fuoco, terra, unisce l’arte visiva di Berlingeri alle melodie elettroniche che il musicista giapponese KK Null (Kazuyuki Kishino) compone per l’opera. Tra il 2013 ed il 2014 partecipa a due prestigiose collettive: Il libro: d’arte e d’artista organizzata dall’Istituto italiano di cultura presso il Beit Ha’ir, Museo di Cultura Urbana di Tel Aviv-Giaffa e curato da C. Siniscalco e Artisti nello spazio da Lucio Fontana ad oggi: una storia dell’arte ambientale italiana a cura di M. Meneguzzo, B. Di Marino e A. La Porta presso il San Giovanni di Catanzaro.


Between 2008 and 2012 his works were exhibited in several Italian art galleries and institutions such as: the University of Calabria, CAMS, (Centre for Arts Music and Performance) in Cosenza; the art gallery Ellebi in Cosenza; the Studio Lattuada in Milan; and at the 11th International Cairo Biennale, as well as at the Anniart 798 Factory in Beijing. In 2012 the Rocco Guglielmo Foundation, the Rotella Foundation and the Vecchiato Art Galleries organised an exhibition in Catanzaro titled Ghiacci ed Ice and Shadows. “[…] The installations Twenty-nine wrtaps with shadow in the blue […] and Primordial […] are two milestones of the artist’s expression which best depict his crucial issue, insofar as they represent the human element in any visible shape surrounding us. […] In both cases we have the impression of facing a “finding”, the coming to surface from another time of something which concerns us and makes us somehow uneasy, since we find our features once again. And our consciousness – and our instinct as well – forces us to observe them as part of us” (quote from M. Meneguzzo, curator of the exhibition). At the end of the same year the solo exhibition Looking for Stars was organized within the framework of the exhibit RAM (Metropolitan Art Research) at the Cultural Centre Alinate San Gaetano in Padua. “[…] Cesare intervenes on the idea of painting aiming at its core and essence, literally bending it to its beliefs and will […]. […] this is Berlingeri’s aspect which I like most, when his inborn lyricism is bent not to the game of suggestions, but to the power of his ideas […]” (quote from L. Beatrice, curator of the exhibition). The installation in the first room Air, water, fire, earth combines Berlingeri’s visual art with the electronic melodies that the Japanese musician KK Null (Kazuyuki Kishino) wrote for the work. Between 2013 and 2014 Berlingeri took part in two prestigious collective exhibitions: The book: on art and on the artist organized by the Italian Institute of Culture at the Beit Ha’ir, the Museum of Urban Culture in Tel Aviv-Giaffa, curated by C. Siniscalco and Artisti nello spazio da Lucio Fontana ad oggi: una storia dell’arte ambientale italiana, curated by di M. Meneguzzo, B. Di Marino and A. La Porta at the Monumental Complex of San Giovanni in Catanzaro.

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Mostre e bibliografia essenziale Essential exhibitions and bibliography Principali esposizioni personali / Selected one-man exhibitions

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“Andar per stelle” a cura di / curated by L. Beatrice, Centro Culturale Altinate San Gaetano, Padova, 2012/2013. “Ghiacci e ombre” a cura di / curated by M. Meneguzzo, Fondazione Rocco Guglielmo, Fondazione Rotella, Catanzaro, 2012/2013. “Cesare Berlingeri - Corpi e Piegature 2005-2010”, Ellebi, Cosenza, 2010. “Cesare Berlingeri - Corpi & Piegature 2005-2010”, Vecchiato Art Galleries, Padova, 2010. “Corpi Speciali”, Vecchiato Art Galleries, Milano, 2009. “Cesare Berlingeri - Piegare la pittura” CAMS, Festivart 2009, Università della Calabria, Cosenza. “Italian Shape: Berlingeri”, ANNIART 798 Art District, Beijing, Cina, 2009. “Cesare Berlingeri” a cura di / curated by A. Coelho e C. Fioravante, mostra itinerante / travelling exhibit, Museu de Arte Contemporânea Goiânia Centro cultural Oscar Niemeyer; Museu de Arte Moderna da Bahia; Museu de Arte Moderna, Rio de Janeiro, Brasile, 2007. “Cesare Berlingeri - Corpi”, Mudimadrie, Anversa, Belgio, 2006. “La pittura piegata” a cura di / curated by V. Baradel, Castello Aragonese, Reggio Calabria, 2005. “Cesare Berlingeri 1980-2005” curated by P. Daverio e D. von Drathen, Monumental Complex of San Giovanni, Catanzaro, 2005. “Viaggi”, Mole Vanvitelliana, Ancona, 2003. “La pittura piegata”, ex Scuderie di Palazzo Moroni, Padova, 2003. Fondazione MudimaDue, Milano, 2000. Fondazione Mudima, a cura di / curated by T. Trini, Milano, 1999. “Piegare il colore”, Studio Soligo, Roma, 1995. “Viaggi”, Galleria La Polena, Genova, 1995. Se Art Gallery, Tokyo, Giappone, 1995. “Piegare la notte”, grande installazione / large installation, Fondazione Mudima, Milano, 1994. “Opere recenti” a cura di / curated by T. Trini, L. Barbera, Teatro Vittorio Emanuele, Messina, 1990-1991. “Nero, Bianco, Rosso, Blu” a cura di / curated by F. Gallo, Galleria d’Arte Moderna, Paternò, CT. Galleria Gregoriana, Roma, 1989. “Specchio rotto specchio”, Studio Soligo, Roma, 1987. “Fioriture”, Studio Soligo, Roma, 1985. Galleria Studio Oggetto, Caserta, 1985. Installazione per / Installation for La lunga notte di Medea, regia di / direction by Werner Schroeter, teatro Niccolini, Firenze, 1981. “Parnaso”, Galleria Interarte, Milano, 1980. “Trasparenze”, Galleria Soligo, Roma, 1978. Galleria AxA, Firenze, 1975. Principali esposizioni collettive / Selected group exhibitions “Artisti nello spazio da Lucio Fontana a oggi: gli ambienti nell’arte italiana” a cura di / curated


by M. Meneguzzo, B. Di Marino, A. La Porta. Complesso Monumentale del San Giovanni, Catanzaro, 2013/2014. “Il libro: d’arte e d’artista” a cura di / curated by C. Siniscalco, Beit Ha’ir, Museo di Cultura urbana di Tel Aviv-Giaffa, 2013/2014. 63° Premio Michetti “Popism l’arte in Italia” a cura di / curated by L. Beatrice, Francavilla al Mare, CH, 2012. “54ª Biennale di Venezia, Padiglione Italia-Torino” Palazzo delle Esposizioni, Torino, 2011/2012. “Muro contro muro” a cura di / curated by Studio S – Arte Contemporanea, Old Jeffa Museum, Tel Aviv, 2011. “Rigorismo nell’orizzonte del Transpazialismo e oltre” a cura di / curated by F. Lattuada, Milano, 2010/2011. “Inspired by George Byron. Artisti e autori contemporanei per un poeta romantico” a cura di / curated by P. Aita, Shenker Culture Club, Roma, 2009/2010. 1th International Cairo Biennale, Egitto, 2008. Breathe Inbreathe Out, Mudimadrie Galerie Gianluca Ranzi, Anversa, 2007. Papiers d’artistes, Galerie Stella & Vega, Brest, Francia, 2007. “57° Premio Michetti - Laboratorio Italia” a cura di / curated by P. Daverio, Francavilla al Mare, CH, 2006. Beijing International Art Biennale exhibition, Pechino, China, 2005. “13X17” a cura di / curated by P. Daverio, J.Blauchaert, E. Augurio, mostra itinerante, 2005. “Da Picasso a Botero” a cura di / curated by V. Sgarbi, Museo Nazionale, Arezzo, 2004. “Riflessione e ridefinizione della pittura astratta – XVIII Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate”, Civica Galleria d’Arte Moderna, Gallarate, VA, 1995-1996. Party 24:94-Basel, Svizzera, 1994. “Jambo Jambo”, Galleria Comunale d’Arte, Cesena, FC, 1994. ART. 24, ‘93, Basel, Svizzera, 1993. “Mostra sul disegno italiano”, Tokyo, Giappone, 1986. Xl Quadriennale, Roma, 1986. “L’Italie aujourd’hui”, Villa Arson, Nizza, 1985. Termoli ‘79, XXIV Rassegna nazionale d’arte, Castello Svevo, Termoli, CB, 1979. “Cinque storie per cinque artisti”, Studio Soligo, Roma, 1979. Principali opere teatrali / Selected theatricals works Variazioni (Majorana), regia di / directed by A. Postiglione e F. Saponaro, scenografie e costumi di / sets and costumes by Cesare Berlingeri, Compagnia Rossotiziano, Galleria Toledo, Napoli, 1998. C. Alvaro, Lunga notte di Medea, regia di / directed by A. Piccardi, scenografie e costumi di / sets and costumes by Cesare Berlingeri, Taormina Arte, Accademia di Arte Drammatica, Palmi (RC), 1995. V. Havel, Albergo di montagna, regia di / directed by F. Però, scenografie e costumi di / sets and costumes by Cesare Berlingeri, Festival Internazionale Teatro Praga / International Drama Festival Prague, Accademia di Arte Drammatica, Palmi (RC), 1994. T. Tasso, Intrighi d’amore, regia di / directed by A. Piccardi,scenografie e costumi di / sets and costumes by Cesare Berlingeri, Taormina Arte, Accademia di Arte Drammatica, Palmi (RC), 1991. D. Bonsch, Rose di ghiaccio, studio in dieci movimenti / study in ten movements, scenografie e costumi di / sets and costumes by Cesare Berlingeri, Accademia di Arte Drammatica, Palmi (RC), 1990. O. Wilde, Salomé, regia di / directed by C. Berlingeri, Teatro Greco-Romano, Gioiosa Jonica (RC), 1987.

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Verso la piazza: percorsi e spazi musico-teatrali, regia di / directed by C. Berlingeri, Caulonia (RC), 1987. Italian Opera Graffiti: “Rigoletto, Lucia di Lammermoor, Norma”, regia di / directed by N. Costabile, scenografie e costumi di / sets and costumes by Cesare Berlingeri; “Il Barbiere di Siviglia, Cavalleria rusticana, Madama Butterfly, Pagliacci”, regia di / directed by M. Masini, scenografie e costumi di / sets and costumes by Cesare Berlingeri, Teatro Stabile, Cosenza, 1987. Racine, Fedra, regia di / directed by C. Berlingeri, Locri (RC), 1985. Sofocle, Antigone, regia di / directed by N. Costabile, scenografie e costumi di / sets and costumes by Cesare Berlingeri, Teatro Stabile di Calabria, Cosenza, 1985. Sofocle, Edipo re, regia di / directed by C. Berlingeri, Locri (RC), 1983. L. Sciascia, Candido, ovvero..., regia di / directed by R. Guicciardini, scenografie e costumi di / sets and costumes by Cesare Berlingeri, apertura della stagione teatrale / opening of the theatre season, Biennale di Venezia, 1982. M. Dursi, Bertoldo a corte, regia di / directed by E. Vincenti, scenografie e costumi di / sets and costumes by Cesare Berlingeri, Teatro Rendano, Cosenza, 1974. A. Camus, La peste, regia di / directed by E. Vincenti, Teatro Rendano, scenografie e costumi di / sets and costumes by Cesare Berlingeri, Cosenza, 1974. Sacra rappresentazione gestuale, regia di / directed by E. Vincenti, scenografie e costumi di / sets and costumes by Cesare Berlingeri, Cattedrale, Cosenza, 1973. Scenografie e costumi per la televisione / Sets and costumes for the Television

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Il tamburo del lupo, regia di / directed by T. Nieddu, Rai TV, Rete 3, 1981. Da Lu cuntu di li cunti: Petrosinella, regia di / directed by E. Vincenti, Rai TV, Rete 1, 1978. C. Marlowe, Faust, regia di / directed by L. Castellani, Rai TV, Rete 1, 1977. Circo Studio, settimanale di spettacolo circense, regia di E. Vincenti / weekly programme on circus show, directed by E. Vincenti, Rai TV, Rete 1, 1976. Re vento, fiaba di un anonimo del 1300, regia di E. Vincenti / fairytale by an anonymous XIV-century author; directed by E. Vincenti, Rai TV, Rete 1, 1975. Documentari TV / TV Documentaries TG2 Insieme. Servizio a cura di / report edited by S. Sassi, 2013. Telespazio: Made in Calabria. Incontro con Cesare Berlingeri. A cura di / curated by P. Muscari, 2005. Telespazio: Made in Calabria. Servizio sulla mostra di Cesare Berlingeri presso il castello Aragonese di Reggio Calabria, a cura di / edited by P. Muscari, 2005. TG3 Veneto, servizio a cura di / report edited by F. Gard, 2003. Artista in studio, regia di / directed by A. Toman, Cinquestelle, 1989. Fabrizia, macro-intervento pittorico sul paesaggio / large pictorial intervention on the landscape, regia di / directed by G. Tommasetti, Rai TV, Rete 1, 1977. Avanguardia in Italia: numero 0. Intervento su gesto - colore - parola, regia di / directed by A. Di Laura, Rai TV, Rete 1, 1977. Un’ora con Cesare Berlingeri, regia di / directed by A. Macrì, Rai TV, Rete 3, 1976. V. Ronsisvalle, Mostre in Italia, Rai Tv, TG 1, 1975. Incontro con un artista in Calabria, regia di / directed by Ferrero, Rai TV, Rete 1, 1975. Bibliografia essenziale / Essential bibliography Cataloghi / Catalogues M. Meneguzzo, B. Di Marino, A. La Porta, G. Raspa, Artisti nello spazio da Lucio Fontana a


oggi: gli ambienti nell’arte italiana, catalogo mostra / exhibition catalogue, Silvana editore. Fondazione R. Guglielmo, 2013. L. Beatrice, Andar per stelle, catalogo mostra / exhibition catalogue, Centro Culturale Altinate San Gaetano, Padova, 2012. M. Meneguzzo, Ghiacci e ombre, catalogo mostra / exhibition catalogue, Fondazione Guglielmo, Fondazione Rotella, Catanzaro, 2012. M. Donà, Rigorismo, catalogo mostra / exhibition catalogue, Galleria Lattuada, Milano, 2010. A. Jones, Cesare Berlingeri. Corpi e piegature 2005-2010, catalogo mostra / exhibition catalogue, Ellebi, Cosenza, 2010. M. De Candia, Piegare l’ombra, catalogo mostra / exhibition catalogue, La nube di Oort, Roma, 2009. T. Trini, C. Fioravante, catalogo mostre / exhibition catalogue, Museu de Goiânia, Museu de Arte Moderna da Bahia, Museu de Arte Moderna Rio de Janeiro, 2009. G. Ranzi, conversazione catalogo della mostra / exhibition catalogue, Mudimadrie, Anversa, 2006. P. Daverio, D. Von Drathen e una conversazione tra G. Ranzi e Cesare Berlingeri, catalogo mostra / exhibition catalogue, complesso monumentale di San Giovanni, Catanzaro, 2005. Riflessione e ridefinizione della pittura astratta – XVIII Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate, catalogo della mostra / exhibition catalogue, 1995. T. Trini, L. Barbera, C. Casorati, catalogo della mostra / exhibition catalogue, Teatro Vittorio Emanuele, Messina, Electa, Milano, 1990. G. Jovane, in “Flash Art” 1 gennaio/January, 1989. L. Lambertini, segnalazione in / mention in Catalogo dell’Arte Moderna, Mondadori, Milano, 1989. F. Miglietta, Ricognizione sud. Una possibile campionatura, in Catalogo XI Quadriennale Roma, Fabbri Editore, Milano, 1986. C. Vivaldi, segnalazione in / mention in Segnalati Bolaffi 1980, Giulio Bolaffi Editore, Torino. Articoli / Articles V. Baradel, L’opera d’arte e la tela, in “Il Mattino” 6 gennaio/January, 2013. T. Coltellaro, E uscimmo... a riveder le stelle, in “Calabria ora” 23 gennaio/January, 2013. L. Pagnucco Salvemini, “Dalla parte di Dioniso”. L’altra copertina / The other cover ARTEiN anno XXIV n. 135, 2011. Speciale Artisti in copertina, Cesare Berlingeri, a cura di N. Bonifati, in “Segno” XX n. 139 marzo-aprile/March-April, 1995. T. Trini, Conversazione con Cesare Berlingeri, in “Tema Celeste” n. 49 dicembre/December, 1994. G. Beringheli, Forme e colori in “la Repubblica” 21 aprile/April, 1993. T. Trini, Il buio piegato, in ”Art in Italy” n. 1 Adriano Parise editore, Verona, 1993. L. Barbera, Astrazioneforte, in “Apeiron” n. 2 dicembre/December, 1991. C. Casorati, in “Contemporanea” II n. 6, 1990. A. Monferrini, Mosaico, Mosaico, in “L’Espresso” maggio/May, 1985. P. Levi, Arte a Roma, in “AD” marzo/March, 1985. F. Gallo, Cesare Berlingeri, in “Flash Art” maggio/May, 1984. Libri / Books P. Aita, Cesare Berlingeri, in “Accanto al meno. Un ipotesi dell’arte contemporanea”, Rubbettino editore, Soveria Mannelli, CZ, 2013. T. Coltellaro, Nelle pieghe della pittura. Il gesto rituale del piegare nell’opera di Berlingeri, in “Fatti d’Arte un percorso nel contemporaneo tra arte, società e territorio”, Rubbettino editore, Soveria Mannelli, CZ, 2012. T. Trini, monografia / monograph. Intervista di / interview by Arturo Schwarz. Scritti di / texts by F. Menna, E. Longari, catalogo Skira, 2003. C. Benincasa, Il bilancio degli anni ‘70: arte e archittettura, in “Portale alla soglia del sapere”, ed. del Tornese, Napoli, 1980. C. Benincasa, Cesare Berlingeri, in “La tavola di Paro”, Elettra editrice, Roma, 1979.

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BERLINGERI

COMPENETRAZIONE

Galleria Nazionale Palazzo Arnone - Cosenza 8 Marzo/27 Aprile 2014


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