Storie e luoghi della Maremma Lorenese

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La Toscana e Grosseto

La famiglia dei Lorena governò il Granducato di Toscana dal 1737, anno della morte dell'ultimo Medici, fino all'annessione del Granducato al nascente stato d'Italia. I Lorena erano una famiglia di origine francese e provenivano dall'omonima regione della Francia nord-orientale. Fu nel 1589 con il matrimonio tra Ferdinando I de' Medici e Caterina di Lorena, figlia di Carlo III, Duca di Lorena, che la storia della Toscana si intreccia con quella di quest'importante famiglia. Presa da:http://www502.regione.toscana.it/castoreapp/


Ma fu 1737 che la famiglia Lorena prese il potere, quando alla morte senza eredi diretti di Gian Gastone, ultimo discendente dei Medici, arrivò Francesco Stefano di Lorena. Alla sua morte nel 1765, il Granducato passò al secondogenito Pietro Leopoldo, che si distinse per la sua politica illuminata. Quando anch'egli diventò imperatore nel 1790, salì al potere suo figlio Ferdinando III, che dovette abbandonare la Toscana durante l'occupazione francese per tornare dopo il Congresso di Vienna nel 1815. L'ultimo Lorena fu Leopoldo II, che regnò fino al 1859, quando dovette abdicare per l'annessione del Granducato di Toscana all'Italia. I Lorena, così come i Medici, ebbero un ruolo molto importante per la crescita e lo sviluppo della Toscana. Molti infatti i personaggi illustri di questa famiglia che hanno contribuito a rendere questa regione quella che è oggi.


Leopoldo II di Lorena, ultimo granduca di Toscana regnante di fatto, assunse il governo della Toscana il 18 giugno 1824 alla morte del padre Ferdinando III. Il soprannome Canapone, gli fu attribuito in modo affettuoso dai maremmani a causa del colore chiaro dei suoi capelli, simile a quello della canapa. La figura di Leopoldo II è legata indissolubilmente alla Maremma poichÊ fu autore della colossale impresa di bonifica del territorio. Nel 1828 diede inizio alle opere in una Maremma allora terra paludosa e malsana. Egli creò delle leggi per rendere la terra, ormai disabitata, accogliente e fertile. Infatti a Grosseto, nelle paludi che circondavano la città , nel lago Prile, esisteva da secoli il problema della malaria.


Nel 1830 fu aperto il primo canale diversivo lungo 8 chilometri e poi ampliato a 17; nel 1834 fu ultimato il secondo canale; poi fu la volta dei canali emissari; il lavoro continuò in modo spedito fino al 1848. Successivamente gli eventi politici ed economici del Granducato iniziarono progressivamente ed inevitabilmente ad influire sull'opera. Il 21 luglio 1859, a seguito della partecipazione dei Fiorentini alle istanze risorgimentali, Leopoldo II lasciò Firenze per sempre. La cifra spesa per la bonifica aveva superato i 20 milioni di lire toscane, una somma enorme per il tempo. Non aveva avuto il tempo per portare a compimento l'opera di bonificamento, ma la figura di Leopoldo II era entrata di diritto nei cuori dei maremmani, tanto da risultare l'uomo politico piÚ apprezzato di sempre.


Statua Canapone

Il monumento a Canapone è un gruppo scultoreo in marmo bianco collocato sopra un alto basamento che rappresenta il granduca Leopoldo II di Lorena. La donna è la madre del bambino morente che si appoggia con la testa sulla sua coscia sinistra. La donna costituisce la rappresentazione allegorica della Maremma, il bambino morente del futuro a cui sembrava essere destinata. Tuttavia, nello sguardo della donna rivolto verso il granduca si scorgono segnali di speranza. Con la mano destra, il granduca tiene un bambino nudo, di età superiore a quello scolpito nell'altra statua, che schiaccia con i suoi piedi un serpente che, al tempo stesso, viene morso da un grifone. Allegoricamente, questo bambino tenuto per mano dal granduca rappresenta il cambiamento positivo che Leopoldo II di Lorena è riuscito a dare per il futuro della terra di Maremma, contribuendo a debellare la malaria che viene rappresentata dal serpente morente, alla cui uccisione collabora anche il grifone che rappresenta la città di Grosseto, della quale oggi ne costituisce sia il simbolo che lo stemma comunale.


La Malaria Da sempre, l'intero territorio della Maremma grossetana è stato a rischio malaria, soprattutto durante ogni stagione estiva. Fin dal tardo Medioevo, quando iniziò a diffondersi la possibilità di essere colpiti dalla malattia, la popolazione dei centri situati lungo la pianura maremmana, in molti punti acquitrinosa, cominciò a spostarsi con l'arrivo dei primi caldi stagionali verso i paesi situati nell'entroterra collinare della provincia e nell'area del Monte Amiata. L'estatatura è un fenomeno di migrazione stagionale, avvenuto in provincia di Grosseto tra il XIV e il XIX secolo. Per molti questo fenomeno comportò una migrazione definitiva, mentre per altri si limitava alla sola estate e questi ultimi, con l'inizio dell’autunno, tornavano nuovamente nei loro luoghi d'origine nelle aree pianeggianti.


Nel corso dei secoli, a causa della malaria e delle migrazioni connesse, la popolazione dei centri situati nella pianura costiera si ridusse sensibilmente, arrivando a toccare i minimi storici; soltanto nel Settecento, con le prime opere di bonifica, i vari centri iniziarono a conoscere una ripresa demografica, grazie anche all'apertura dei numerosi uffici pubblici legati all'istituzione della provincia.


Nonostante le opere di bonifica avviate e l'istituzione della nuova provincia, la malaria non era ancora stata debellata e la necessità delle temporanee migrazioni estive richiedeva una regolamentazione ben precisa. Fu cosÏ che, nel 1780, fu emanato il Regolamento per l'Estatatura, che prevedeva il trasferimento dei vari uffici amministrativi pubblici e del loro personale dal capoluogo Grosseto verso alcuni centri dell'entroterra. Inizialmente si trattò di una migrazione sparsa in piÚ centri, tra cui Massa Marittima, Roccastrada e Castel del Piano, ma alla fine fu deciso il "trasferimento del capoluogo" da Grosseto a Scansano durante ogni stagione estiva.


La scelta di Scansano come vice capoluogo di provincia fu determinata dalla posizione strategica del centro, essendo collocato proprio nel baricentro del territorio provinciale e raggiungibile senza particolari difficoltà da ogni altra località. Con l'Unità d’Italia, le bonifiche non erano ancora completate e il rischio malaria sempre incombente; fu vano, infatti, il tentativo di Bettino Ricasoli di abolire l'estatatura nel 1860. Per far fronte a tali rischi, ci fu un primo tentativo di abolizione dell'estatatura, che però non ebbe successo a causa dei numerosi casi di malaria che continuavano a verificarsi tra i cittadini e gli impiegati che rimanevano a Grosseto e dintorni durante la stagione estiva.

Anno

Remittenti

Quotidiane

Terzane

Quotidiane

Perniciose

Totale

1840-41

1256

16168

3450

564

397

21835

1841-42

840

11825

3251

381

514

16811

1842-43

970

11930

3491

599

435

17425

1843-44

199

6515

2330

278

315

9637

Da: Tavole della statistica medica delle Maremme di A. Salvagnoli Marchetti


La Steccaia Questo luogo storico, è stato dimenticato dai Grossetani e ricordato solo da alcuni che si ritrovano qui solo a pescare nel fiume Ombrone, senza far caso a ciò che li circonda. È situata sull’argine dell’Ombrone, immerso in un bellissimo paesaggio, vicino ad una cascata, perfetto per una passeggiata. È molto importante conoscere la storia del nostro territorio per poterlo valorizzare e non commettere errori che potrebbero riportarci ad avere un degrado ambientale e ancora a lottare con le acque stagnanti. Dietro a questo edificio c’è l’evoluzione del nostro territorio.


Ponte Tura

Il ponte Tura, detto anche Steccaia, realizzato a partire dal 1829 sull'argine destro dell'Ombrone, è una fra le tante opere idrauliche diffuse fra Grosseto e Castiglione della Pescaia che offrono significative testimonianze materiali di una fase di bonifica della Maremma, promossa prevalentemente durante il periodo lorenese e attuata da valenti scienziati e tecnici.


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Il nome 'Steccaia' deriva dalla funzione propria delle opere che vi sono state realizzate. La Steccaia consentiva, tramite appositi macchinari, di manovrare il complesso sistema di chiuse e cateratte lungo il tratto terminale del fiume Ombrone, garantendo cosĂŹ, grazie alla regolamentazione delle acque, di recuperare terreni da destinarsi all'agricoltura .

Nonostante oggi versi in precarie condizioni,il monumentale edificio della Steccaia, con le relative opere idrauliche, è ancora in grado di rievocare, grazie alla suggestive caratteristiche architettoniche, quell'ardita impresa tecnica che, dopo molti sforzi, portò alla realizzazione della bonifica della zona.


Le acque dell'Ombrone, mediante un canale, sono indirizzate al ponte da una diga in calcestruzzo, la cui costruzione è ricordata da una piramide che sovrasta il punto della diramazione. Si tratta di una diga sommergibile, che ha sostituito quella della "Steccaia" progettata da Vittorio Fossombroni, piÚ volte distrutta, e poi ricostruita, a seguito delle piene del fiume.


Datazione: 1787 Archivio: Archivio di stato di Grosseto Fondo:Uffizio de' Fossi e delle Coltivazioni di Grosseto Serie: Motupropri, memoriali, rescritti, disposizioni, suppliche e istanze

presa da: http://www.imagotusciae.it/

Fra i lavori proposti nel 1787 dal matematico Pietro Ferroni, c'è il prolungamento della steccaia d'Ombrone fino alla fabbrica della cateratta del Navigante. La tavola si compone di cinque disegni: Il primo rappresenta la pianta della steccaia per chiudere il letto d'Ombrone, della quale viene riportata la struttura per realizzare una barriera nell'alveo del fiume per poter derivare delle acque da utilizzarsi nella prova di una piccola colmata del padule di Castiglione.

Il secondo e il terzo rappresentano rispettivamente il taglio lungo, la linea AB e il prospetto della Steccaia all'uscita dell'acqua, il quarto la sezione del fiume di fronte alla cateratta nella linea CD e infine il quinto la pianta del tronco d'Ombrone in prossimità del dentello e la cateratta. La data attribuita alla carta viene dedotta in base alla documentazione scritta che si riferisce al 14 aprile 1787 dall'ing. Salvadore Falleri. La carta non è firmata ma viene attribuita a Pietro Ferroni.


La carta fa parte di una inserto che contiene ben 73 esemplari di una carta di lavoro del territorio della pianura grossetana. Alcune sono datate fra il 1829 e il 1848. Le carte derivano dal rilievo svolto con il coordinamento di Vittorio Fossombroni nel 1828. Sono state realizzate da Alessandro Manetti e dagli altri ingegneri dell'Ufficio del Bonificamento attingendo anche alle mappe catastali da poco redatte. La carta di base, litografata a Firenze, era funzionale alla creazione di tante carte tematiche per illustrare via via stati di fatto e progetti in corso che, a loro volta, venivano poi di nuovo litografati.

Il territorio è rappresentato con al centro il padule di Castiglione della Pescaia. La pianura è divisa parcellarmente ed è solcata da acquitrini e corsi d'acqua, con alcuni insediamenti fissi, capanne, osterie, dogane, strade. Sono stati qui selezionati 4 esempi. In questa carta i particolari topografici sono presenti solo nella parte a sud dell'Ombrone, relativa alla fattoria dell'Alberese, che fu oggetto di un'opera intensa di bonifica e di trasformazione fondiaria. Questa Datazione: 1829-1848 carta riporta l'inserimento, a penna, di recinti di colmata e di nuove Archivio: Nàrodni Archiv Praha Fondo: Rodinný Archiv Toskánsckých canalizzazioni a servizio delle colmate, soprattutto nell'area del padule di Castiglione ma anche all'Alberese. Habsburku Serie: Map Presa da:http://www.imagotusciae.it/


La piramide: Il giorno 14 Novembre 2016 è stato effettuato un restauro della piramide della Steccaia . Nell’intervento di restauro sono state recuperate le targhe, datate rispettivamente, 1830 e 1842, volute proprio dal Granduca di Toscana. Eretta da Leopoldo II di Lorena, la Piramide si trova alle spalle di Ponte Tura, sulla diga della Steccaia, in fondo a un viale, dove si trova anche una terrazza che si affaccia sull’ansa del fiume Ombrone.


“In questo canale escavato nel corso di centosettanta giorni fu il di 26 Aprile dell'anno 1830 alla presenza delle LL.AA.II. e RR. Il granduca e la granduchessa di Toscana introdotta l'acqua del fiume Ombrone la quale velocemente si condusse fin dentro il lago di Castiglione della Pescaia e dimostrò ai numerosi spettatori come quel vasto centro di infezione e sterilità poteva per i depositi delle acque torbide cangiarsi in una vasta e florida coltivazione”


“Mentre colmavasi il lago ingrandita la troppo angusta foce di Castiglione aperte le due nuove foci di S. Leopoldo e di S. Rocco a più celere uscita delle acque pel deposto limo fatte chiare potè questo canale essere ampliato l'anno 1842 perchè maggior copia di torbide il tempo della bonificazione abbreviasse”


Progetto di valorizzazione del territorio Proporremmo di inserire la Steccaia in un itinerario storico e naturalistico.

Target: consigliabile ad adulti e giovani, non adatto ai bambini e alle persone anziane per dislivelli del percorso.


Proposte: •Ristrutturazione del territorio: Ristrutturare l’esterno della Steccaia, creare un percorso più accessibile per tutti, dotare il sito di una pista ciclabile per l’accesso, curare la vegetazione presente, aggiungere panchine e contenitori per i rifiuti.

•Cartellonistica: Aggiungere indicazioni stradali per facilitare il raggiungimento della struttura e pannelli esplicativi con informazioni riguardo la Steccaia e la piramide per i visitatori.


•Sicurezza e personale: Prevedere: a) un servizio di sorveglianza che controlli il luogo giorno e notte, per evitare atti vandalici. b) Un servizio di guide turistiche per informare e accompagnare i visitatori.

•Progetti scolastici ed extra scolastici: Collaborazione con le istituzioni culturali della città , per introdurre la Steccaia in un percorso naturalistico e storico. Proporre il percorso della Steccaia alle scuole, aggiungendo laboratori sulla bonifica del territorio Grossetano nel programma scolastico.


Svolto dagli alunni: Parisi Chiara Lanzone Sara Vecchieschi Andrea Orefice Claudio Della classe 4AAT dell’ISIS Leopoldo II di Lorena


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