Raccolta fondi per la casa della memoria al futuro di Maiano Lavacchio

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Istituto Storico Grossetano della Resistenza e dell’Età Contemporanea



Maiano Lavacchio Comune di Magliano in Toscana - Grosseto

Ottobre 2018


La memoria: patrimonio culturale Il patrimonio culturale costituisce un insieme di risorse ereditate dal passato, [‌] riflesso ed espressione dei loro valori, di credenze, saperi e tradizioni in continua evoluzione. Questo include tutti gli aspetti dell’ambiente che sono risultato dell’interazione nel tempo tra le persone e i luoghi.


Così recita il primo comma dall’articolo 2 della “Convenzione del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società”, siglata a Faro, in Portogallo, nel 2005. L’Italia ha aderito nel 2013, ma il Parlamento non l’ha ancora ratificata, nonostante che fosse quasi giunto al termine il percorso avviato nella legislatura conclusasi nel 2018. L’Europa ha un comune passato di memorie e valori condivisi. Se l’ultima grande guerra si è conclusa con la sconfitta di dittature e crimini contro l’umanità, non sono cancellati una volta per tutte i rischi di un ritorno di conflitti interni e chiusure nazionaliste: lo testimonia, nel nuovo millennio, il risorgere delle barriere che mettono in discussione le speranze di un’Europa più unita e solidale al suo interno e verso altri popoli e confini. Secondo le intenzioni della Convenzione di Faro, valorizzare il comune patrimonio culturale e memoriale dei popoli d’Europa può essere fonte di “coesione e creatività” e contribuire a promuovere “il rispetto dei diritti dell’uomo, della democrazia e dello Stato di diritto”. Nel Novecento ai traumi è seguito spesso il silenzio, talvolta imposto, talvolta scelto dalle comunità. Quella della storia rimane la strada maestra per cercar di comprendere il come e il perché delle forme di oblio o della rottura dei silenzi, nel “terreno accidentato tra memorie individuali e ricordi collettivi” (Passerini, 2003). Sono stati creati in molti luoghi laboratori per riflettere e discutere, forse utili a riprendere in mano l’utopia:

un’Europa immune da barriere, fisiche e culturali. Risponde a queste finalità il progetto della “Casa della memoria al futuro”, che si aggiungerà alla rete toscana di musei, memoriali, centri di documentazione, legati alla memoria della seconda guerra mondiale. Avrà alcune singolarità, tali da rappresentare un valore aggiunto alla rete: le piccole dimensioni, la relazione con l’ambiente naturale in cui è inserito, l’idea-cardine di unire la conservazione delle tracce del passato a progetti culturali proiettati verso una dimensione spazio-temporale il più ampia possibile. Il caso di cui il luogo scelto parla non ha conosciuto né oblio né memorie divise; eppure da sempre è frequentato una sola volta l’anno, nell’anniversario dell’episodio di cui fu teatro. Questo “progetto partecipato” da cittadini e istituzioni vuole trasformare uno spazio in luogo e farlo vivere come laboratorio della contemporaneità. Nella “Casa della memoria al futuro” la memoria sarà alleata della storia, per opporsi alle rimozioni, che spesso scavano fossati nelle comunità, creano malintesi e travisamenti, impediscono di fare i conti con il passato, condizione necessaria per guardare al futuro.


Il passato

Storia e memoria di una morte innaturale. I “martiri d’Istia” Non c’era, come non c’è, una sola sofferenza isolata, una sola tortura in questo mondo che non si ripercuota nella nostra vita di ogni giorno. Albert Camus, 1946


1l 22 marzo 1944, a Maiano Lavacchio, nel Comune di Magliano in Toscana, furono sommariamente processati, condannati a morte e fucilati 11 renitenti alla leva, giovani che avevano rifiutato di rispondere all’imposizione di arruolarsi nel costituendo esercito della Repubblica Sociale Italiana. Nel grossetano, come nell’Italia occupata dall’esercito della Germania hitleriana, le formazioni partigiane combattevano con le armi, mentre parte della popolazione, soprattutto nelle campagne, offriva loro un sostegno. È stata la “Resistenza civile”: disobbedienza a ordini sempre più minacciosi, fino ai bandi che disponevano l’arresto di madri e padri di giovani renitenti. Dei “martiri d’Istia” - così furono subito definiti - rintracciati la notte del 21 marzo in una capanna, nella macchia di Montebottigli, dieci avevano un’età compresa fra i 19 e i 24 anni; l’unico “anziano” era nato nel 1908. È una delle tante stragi nazifasciste di civili, quella che lasciò il segno più forte di dolore nella memoria collettiva grossetana, per la giovane età delle vittime, l’immagine della loro innocenza (undici “agnelli” in un opuscolo scritto dopo pochi mesi), il gesto coraggioso di un prete, don Omero Mugnaini, parroco d’Istia d’Ombrone, che sfidò le autorità opponendosi al divieto di dare normale sepoltura alle vittime. In tanti sfidarono le mitragliatrici puntate contro di loro dai lati della strada per il cimitero, durante un partecipatissimo funerale. Terribile è il

racconto della crudeltà dei comportamenti dei fascisti, nel breve intervallo di tempo fra arresto e fucilazione. Così, già dal 1945 Maiano Lavacchio si trasformò in simbolo; mentre la pietà e la riflessione di molti producevano una narrazione poetica: canzoni in ottava rima, racconti, poesie. Le stesse vittime hanno lasciato tracce di scrittura. Il siciliano Antonio Brancati è autore di una delle lettere di condannati a morte della Resistenza italiana.

Lettera di Antonio Brancati


Carissimi Genitori Non so se mi sarà possibile potervi rivedere, per la qual cosa vi scrivo questa lettera. Sono stato condannato a morte per non essermi associato a coloro che vogliono distruggere completamente l’Italia. Vi giuro di non aver commessa nessuna colpa se non quella di aver voluto più bene di costoro all’Italia, nostra amabile e martoriata Patria. Voi potete dire questo sempre a voce alta dinnanzi a tutti: se muoio, muoio innocente. Vi prego di perdonarmi se qualche volta vi ho fatto arrabbiare, vi ho disobbedito, ero allora un ragazzo. Pregate solo sempre per me il buon Iddio. Non prendetevi parecchi pensieri, fate del bene ai poveri per la salvezza della mia povera anima. Vi ringrazio per quanto avere fatto per me e per la mia educazione. Speriamo che Iddio vi dia giusta ricompensa. Baciate per me tutti i miei fratelli Felice, Costantino, Luigi, Vincenzo e Alberto e la mia cara fidanzata. Non affliggetevi e fatevi coraggio, ci sarà chi mi vendicherà. Ricompensate e ricordatevi finché vivrete di quei Signori Matteini per il bene che mi hanno fatto, per l’amore di madre che hanno avuto nei miei riguardi. Io vi ho sempre pensato in tutti i momenti della Giornata. Dispiace tanto che non ci rivedremo in questa terra, ma ci rivedremo lassù, in un luogo più bello, più giusto e più santo. Ricordatevi sempre di me. Un forte bacione Antonio Sappiate che il vostro Antonio penserà sempre a voi anche dopo morto e che vi guarderà dal cielo. Testo della lettera di Antonio Brancati

Due fratelli, Corrado ed Emanuele Matteini, lasciarono un brevissimo saluto alla madre, tra i testimoni, su una lavagna, nell’aula della scuola elementare in cui aspettarono l’esecuzione. Quel frammento staccato dal rettangolo d’ardesia a quadretti bianchi e quelle parole tracciate col gesso bianco devono aver pesato come un macigno sulla coscienza di chi, concittadino colpevole o complice, l’ha vista riprodotta tante volte sulle pagine delle cronache delle commemorazioni o se l’è trovata di fronte, entrando nella stanza del Sindaco di Grosseto, dove fu collocata nel 1988.

Grosseto, Palazzo Comunale, stanza del Sindaco. La lavagna con l’ultimo saluto alla madre dei fratelli Emanuele e Corrado Matteini


Gli ultimi istanti volarono come un vento teso, assordante. Corrado ebbe appena il tempo di abbracciare il fratello Emanuele e baciarlo: caddero di schianto, l’uno sull’altro, ammucchiati, rami rinsecchiti dal sole e divorati dal fuoco crepitante. Improvvisa una folata piena di colombi si aprì in verticale dai coppi rossastri del tetto grande, e volò di traverso a Montebottigli. La gente stordita seguì il volo, lontano, finché gli occhi poterono vedere tra il verde del forteto: uno spettro, l’elmetto nero traballante sugli occhi, dall’angolo del caseggiato vide saltar fuori il Cariti che tirava l’organetto a bottoni; e cantava a gola piena un’aria siciliana incomprensibile, colma di mestizia, di scherno, di passione carnale, di odio e di vendetta: innaturale. Guido Gianni, Nell’ombra delle stelle, 1973

Nel cosiddetto “processone” per i crimini dei fascisti repubblicani, la Corte d’Assise straordinaria dispose per i responsabili condanne severe, in nessun caso applicate interamente. Nell’immediato dopoguerra, il contesto della guerra civile lasciò che questa comparisse come una fra le tante storie di

Un’immagine del “processone” della Corte d’Assise straordinaria per i crimini di guerra dei fascisti grossetani

Resistenza, e i ragazzi, come nel rapporto del Capo della Provincia Ercolani, soggetti “politici”. La completa ricostruzione storica ha fatto piena luce su questo episodio di “guerra ai civili”: quei giovani avevano fatto una scelta netta, disobbediendo all’ordine di arruolamento, imposto dal bando Graziani: il loro gesto provocò altra disobbedienza. Le politiche duramente repressive del fascismo repubblicano, a Grosseto gestite con il pugno di ferro dell’ex ufficiale viterbese Alceo Ercolani, dopo il 22 marzo del ‘44 sortirono l’effetto opposto, allargando l’area del dissenso esplicito della popolazione locale, nelle campagne e in città. Quando percorro a notte una strada deserta penso a ogni svolta buia di incontrare il nemico. Spezzerebbe il silenzio l’asprezza di uno sparo e giacerei sul duro selciato tra le case nell’ombra delle stelle Aladino Vitali, partigiano, s.d.


Il presente

Lavori in corso per un progetto partecipato Le società europee sono di fronte a crisi multiformi – il terrorismo e i flussi di rifugiati che chiedono asilo in Europa ne sono le espressioni più virulente. La sfera della pedagogia ogni giorno di più deve misurarsi con la necessità di sviluppare forme di educazione adeguate ai tempi. Accettiamo la sfida di un progetto che ha al centro la storia e il tema del significato e del ruolo dei luoghi di memoria, nel cuore delle crisi identitarie delle nostre società. Dal progetto Erasmus+ Our memories and I


A distanza di oltre settant’anni, la memoria di quel che accadde a Maiano Lavacchio il 22 marzo del 1944 rimane come patrimonio collettivo. La conoscenza storica ne ha arricchito il valore ed ha contribuito a dare forma all’esigenza di andare oltre la trasmissione del ricordo, attraverso la creazione di un memoriale. È nata dall’incontro fra le volontà di molti soggetti l’idea della “Casa della memoria al futuro”. Il progetto è stato condiviso dal Comune di Magliano in Toscana ed ha già ottenuto un consistente sostegno dalle comunità del territorio grossetano, dalle istituzioni locali e dalla Regione Toscana. È frutto dell’incontro fra il lavoro di lungo periodo sulla storia e la memoria dell’ISGREC e l’abitudine a dare concretezza all’utopia di un architetto, Edoardo Milesi. Lo spazio in cui sta nascendo il memoriale è quello della vecchia scuola: interno ed esterno, circondato da uno dei più suggestivi paesaggi della Maremma. Un ambiente piccolo, pensato come luogo “da abitare” – lavoro culturale e vissuto comune – e da visitare – laboratorio didattico e incontri pubblici. Le dotazioni: arredi semplici, l’essenziale per offrire strumenti agli ospiti e ai visitatori: una piccola biblioteca-mediateca e gli strumenti per lavorare in rete. Oltre ai destinatari locali, questo luogo si presta, per la concezione di luogo di memoria aperto ai temi e ai bisogni culturali della contemporaneità, a ospitare/progettare un pubblico europeo. A dimostrarlo c’è già un progetto europeo: l’Erasmus+ Our memories and I. Part-

ners: istituzioni culturali e scuole superiori di cinque paesi; per l’Italia l’ISGREC e l’Istituto Rosmini di Grosseto. Gli studenti stanno lavorando da un anno sulla piccola storia delle quasi loro coetanee vittime di Maiano Lavacchio. Stanno anche mettendo a disposizione di un progetto ancora in fieri le loro esperienze sui luoghi della comune memoria europea delle devastazioni di guerre totali e violenze subite ed agite. Questa ed altre attività che nasceranno nella Casa della memoria al futuro lasceranno tracce in quello che è stato pensato come “spazio vuoto da riempire”.


Il futuro

A Maiano Lavacchio un laboratorio della memoria “...vi sono due modi per conoscere la realtà che ci circonda: uno è quello di assuefarsi ai dubbi, agli enigmi della realtà sino al punto di non percepirli più come tali. L’altro consiste nello sforzo di chiarirli con l’aiuto della storia. La storia ha fatto tutto e la storia può cambiare tutto”. Ernst Mach, scienziato esponente dell’empiriocriticismo


Maiano Lavacchio non sarà certamente un luogo dove mummificare la memoria bensì un laboratorio dove, con la memoria come strumento e materiale, progettare la nostra contemporaneità. Nel progetto di riuso è precisa la volontà di promuovere e produrre arte, cultura e formazione attraverso l’aggregazione, la coesione e l’inclusione sociale. La proposta di recupero della ex scuola elementare di Maiano Lavacchio ha il vantaggio di intervenire su un luogo con una sua memoria che vive anche attraverso fonti storiche già presenti come il monumento ai martiri (etimologicamente da moneo, ammonire) e forse dove portare documenti (da doceo) che parlano del passato e ce lo fanno conoscere. Dove lo storico deve valutare attentamente le fonti nella consapevolezza che non sono mai innocenti. A Maiano Lavacchio un luogo residenziale per la memoria, dove fare ricerca, sperimentare nuovi modi per comunicarla, parlare di identità e di culture, lavorando sulla consapevolezza che la memoria è in grado di parlarci con un proprio linguaggio che va ben oltre lo scorrere del tempo e lo stratificarsi degli eventi. E anche come questa memoria prenda un significato diverso una volta entrata a far parte della letteratura, estrapolata dal proprio contesto di appartenenza. Quando cioè si fa storia. In quel momento il ruolo del fruitore, superata la dimensione dello spettatore, è rimesso in discussione sostituendo disegni intenzionalmente formativi, con una dimensione nuova nella quale la

memoria può rielaborare i fatti contemporanei guidando comportamenti virtuosi, ma soprattutto fattivi e costruttivi. La proposta ha dunque come obiettivo principale la trasformazione di questo spazio in un luogo di relazioni rendendolo non solo emotivamente carico e armonico col contesto ma utilizzandolo come elemento di produzione culturale, di crescita culturale, in grado non di sfoggiare cultura, ma di produrla attraverso lo studio attivo della storia nella contemporaneità. Perché il programma non sia un’esercitazione stilistica, ma un evento di architettura, il recupero deve essere funzionale al riuso mediante un programma di funzioni necessarie e attese. Storia e memoria sono la sostanza dell’identità di una comunità. L’identità, come la storia e la memoria, non è un fatto, ma un farsi, un processo, una costruzione sempre nuova, ma di una novità condizionata. Quando l’identità è incerta, insicura, fragile la collettività è paurosa, ripiegata su se stessa, incapace di rapportarsi al diverso e caratterizzata da politiche di esclusione. Le comunità forti e sicure cercano di aprirsi al processo di cambiamento che è il motore della storia. Inventare luoghi significa impegnarsi civilmente con responsabilità nella consapevolezza che lo studio della storia è un sapere particolare perché oltre che impegno scientifico, ha in sé un forte impegno civile.

Edoardo Milesi



Da settembre 2018 è aperto il cantiere: il primo stralcio dei lavori di ristrutturazione e recupero della ex-scuola è iniziato. Per passare dalla fase attuale alla piena realizzazione del progetto c’è bisogno di ulteriori risorse materiali e finanziarie. Si stanno promuovendo iniziative di raccolta di fondi per finanziare la costruzione. L’ISGREC ha costituito un Comitato di garanzia, per assicurare una supervisione sulla raccolta e l’impiego dei fondi destinati a finanziare il progetto. Si può contribuire in più modi, con: 1. Contributi o erogazioni liberali (bonifici o assegni) da versare sul conto corrente presso la Banca TEMA (IBAN IT78I0885114301000000209599), destinato esclusivamente alla racccolta fondi. Le erogazioni liberali godono di agevolazioni fiscali; le persone fisiche e le imprese possono optare per la deducibilità o per la detrazione dall’Irpef (persone fisiche) o dal reddito imponibile Ires (imprese). Sarà cura dell’Isgrec, che è ONLUS, certificarle. 2. Donazioni in contanti all’ISGREC con ricevuta non detraibile o deducibile, che l’ISGREC stesso avrà cura di versare nel conto corrente dedicato. 3. Prestazioni di lavoro volontario

Quello che è in corso è in ogni senso un progetto “partecipato”. Perché rimanga un segno della partecipazione collettiva, con ciascuno dei soggetti che vorranno offrire il loro sostegno saranno concordate forme opportune di comunicazione e pubblicizzazione.

Informazioni: Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea Via de’ Barberi 61 | 58100 Grosseto Tel/fax +39 0564 415219 segreteria@isgrec.it www.isgrec.it



Progetto architettonico: Studio Edoardo Milesi & Archos Direzione dei lavori: Alba Lamacchia, Cooperativa civile La CASA DELLA MEMORIA AL FUTURO è un progetto dell’ISGREC, all’origine promosso da: Comune di Magliano in Toscana (GR) Regione Toscana | Giunta regionale Quotidiano “Il Tirreno” SPI – CGIL



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