Io Come Autore

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autore

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n°1 28-4-2011

l’intervista da non perdere?

Alda Merini e la rock poesia

Tripoli vista dagli occhi di una bambina

Focus on

editoria e tecnologia

Anno 1 N. 0 / aprile 2011 - Periodico settimanale - In attesa di Registrazione

ebook: opportunità

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N°0 S O M M A R I O autori

In Copertina

Alex Bellini |4 Alex Bellini: il viaggio di una vita, attraverso il globo

Angelo D’Antonio |6 Dai numeri alle parole, la storia di un bancario-scrittore

Daniela Dawan |12 Tripoli vista dagli occhi di una bambina

Daniele Verzetti |14 Alda Merini e la rock poesia

“Uomo Con Coppola” di Federica Belloni. Graphic Designer “Appasionata di disegno, pittura e scultura; dopo gli studi artistici, Federica Belloni ha proseguito la sua specializzazione nel ramo della grafica pubblicitaria. Attualmente esprime la sua creatività collaborando per uno studio di Visual Design e Fotografia”. http://febegrafica.daportfolio.com/

Fabio Musati |18 Un chimico industriale, si scopre scrittore

Rosa Gargiulo |20 Rispecchiarsi nei sentimenti dell’autore

intervista Ad Antonia Del Sambro Ebook: consigli per l’uso di Marika Barbanti

“Uomo Con Coppola” Riproduzione a matita di un soggetto fotografato.

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rubriche Focus

on

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Editoria e tecnologia di Alessandro Eldica

Appuntamenti Redazione

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Io come Autore


Dopo aver letto un libro, vi siete mai chiesti perché l’autore abbia voluto trasmettere proprio quel messaggio? Perché si è soffermato proprio sul quel particolare? Oppure avete mai chiuso un libro esclamando: “non ci ho capito nulla?” A me personalmente è capitato d’avere dubbi, o semplicemente di voler sapere se avevo compreso tutte le sfumature del libro appena letto; soprattutto se dietro la lettura di una determinata opera c’era la volontà di trovare la risposta a una domanda. Che si legga per diletto oppure per necessità dell’anima o di lavoro, tutti noi siamo destinatari di un messaggio che talvolta possiamo non recepire correttamente oppure vorremmo approfondire. Da queste esigenze nasce Io Come Autore; il magazine che approfondisce i legami esistenti tra l’uomo dietro lo scrittore e il libro stesso; poiché ogni storia ha un nesso unico e speciale con il suo Creatore. Su Io Come Autore troverete l’autoritratto degli scrittori ovvero la descrizione dei sentimenti che li hanno pervasi spingendoli a scrivere; conoscerete il loro modo di ragionare e di sentire. Immedesimandovi nei loro panni, riuscirete sicuramente a capire meglio ciò che volevano trasmettervi. Io Come Autore sarà il vostro luogo d’intimità, di relax in cui regalarsi un tempo di lettura e condivisione. Vorremmo proporvi una nuova visione; un dialogo aperto con l’autore che si lega e si slega dalla singola opera mettendo in risalto come ogni testo, sia frutto di un’emozione, una ricerca, un’esperienza particolare; che desideriamo condividere con voi. Vi aggiorneremo anche sugli eventi che riguardano gli autori, le manifestazioni culturali, i festival e i premi letterari. Noi cresciamo con voi. Suggerimenti, idee e opinioni potete indirizzarle a redazione@iocome.it, ci aiuterete a migliorare la webzine avvicinandola sempre di più ai vostri bisogni. Buona Lettura. Marika Barbanti N° 0 28-04-2011

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Alex Bellini il viaggio di una vita, attraverso il globo Le

emozioni di un esploratore del nuovo millennio

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ono nato in Valtellina, in un piccolo paese tra le province di Sondrio e di Brescia nel 1978. Forse i ricordi più belli che ho della mia infanzia sono quando mio padre prendeva un pezzo di carta e mi disegnava una piccola mappa dei sentieri del mio paese e con una borraccia a tracolla e qualche cosa da mangiare nello zainetto mi avventuravo nei boschi dietro casa. Nel silenzio di quelle lunghe camminate, che spesso non mi

conducevano da nessuna parte, mi sembrava di fare grossi passi verso quella vita che sognavo: l’avventura. Sono certo che un ruolo determinante alla formazione dell’uomo che sono oggi l’ha sicuramente avuto il contatto stretto con la Natura che ebbi in quel periodo. Fu negli anni dell’adolescenza, e quelli che seguirono, che cominciai ad avver-

Isbn 978-88-3042-745-7

Il Pacifico a remi

Alex Bellini Pagine 250 € 14,60 Copertina di © Andrea Raso

Nasce dal desiderio di raccontare una storia. Una storia che non vuole essere esclusivamente di mare, ma la storia di un giovane uomo alle prese con le sfide (e le onde) della vita. Il mare, in questo mio tentativo, mi è stato di grande aiuto perché rappresenta, a parere mio, una perfetta metafora della vita. Alle volte vengo confuso per un uomo eccezionale, dalle grandi doti fisiche e mentali, ma ciò che ripeto sempre è che tutti potrebbero attraversare un oceano a remi, a condizione che si trovi la giusta motivazione per farlo. Il libro è strutturato in modo tale da dare voce anche a mia moglie, l’altra metà della stessa storia, la quale è stata protagonista di un viaggio non meno impegnativo perché spesso l’avventura dell’attesa è più dura e impegnativa dell’avventura stessa.

tire una sorta di inquietudine, di generale insoddisfazione verso il tipo di vita, del tutto simile a quella di tanti altri miei coetanei, che stavo conducendo. Sognavo di vivere un’altra vita, da qualche altra parte nel mondo, ma quale, dove? Cominciò allora l’esplorazione di una strada tutta mia, una lunga corsa alla ricerca di emozioni che non trovavo in una vita normale. Saranno stati probabilmente i frequenti viaggi di mio padre in moto, nel deserto africano - per anni aveva cercato, infrut-

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tuosamente, di trasmettermi la passione per la moto - che mi portarono, nel 2001, ad avvicinarmi proprio all’Africa. Con i risparmi che ero riuscito ad accumulare lavorando come netturbino, partecipai alla Marathon des Sables, una corsa di 260 chilometri in autosufficienza nel deserto del Marocco. Un’esperienza dura, tanto fisicamente quanto psicologicamente, ma più faticavo più trovavo ragione di faticare e più correvo più avevo la sensazione che stavo facevo esattamente quello che avevo sempre


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desiderato fare. La via d’accesso a quel mondo che avevo tanto sognato si era improvvisamente aperta davanti ai miei occhi e niente, da allora, sarebbe stato più come prima. In quegli anni ero iscritto alla facoltà di Scienze Bancarie, all’università Cattolica di Milano, ma studiare e superare gli esami diventava sempre più difficile. Non passava giorno senza pensare a un nuovo viaggio ed erano sempre più frequenti i momenti di dibattimento interiore in cui confrontavo l’emozione travolgente per una futura avventura e il poco entusiasmo con cui vivevo la mia vita da studente universitario. Silenzio e solitudine erano le uniche cose che veramente volevo. Nel 2002 e 2003 attraversai per due volte l’Alaska a piedi, trascinandomi una slitta e poi, quando ormai sognavo avventure ai Poli, come i primi esploratori del novecento, cominciai ad avvertire un incontenibile voglia di mare. Sensazione strana visto che prima di allora non avevo avuto alcuna esperienza di quel elemento. Fu così forte che in poco più di un anno realizzai il primo tentativo di traversata del mar Mediterraneo e dell’oceano Atlantico in barca a remi, da solo. Gli inizi non furono fortunati: nell’ottobre del 2004 dovetti interrompere la traversata solo sei ore dopo essere partito dal porto di Genova. Undici giorni più tardi ripartii, dallo stesso pontile di Genova, ma dopo solo un mese di navigazione naufragai sulle coste di Formentera. Fu una grossa delusione, un’esperienza che per poco non mi costò la vita. Rientrando a casa la gente cominciò a dubitare della mia sanità mentale, mi credevano pazzo e suicida, in molti mi sbeffeggiarono ma c’era qualche cosa, Io come Autore

nell’immensità infinita dell’oceano, che mi stava ancora chiamando. Nel settembre del 2005 ripartii con una nuova barca e dopo 226 giorni di dura battaglia per sopravvivere raggiunsi Fortaleza, in Brasile. Benché mi fossi promesso di non rimettere più piede su una barca a remi per il resto della mia vita, solo due mesi più tardi stavo già organizzando la traversata del Pacifico. Nel febbraio del 2008 partii da Lima con destinazione Australia. Mai nessuno era riuscito in un’impresa simile: remare per diciottomila chilometri in solitaria, a remi, attraverso l’oceano più vasto della Terra. Dopo 294 giorni di viaggio ormai l’Australia era alla mia portata, mancavano infatti solo sessanta miglia, ma fu a quel punto che l’avventura cambiò faccia. A causa di un rapido peggioramento meteorologico, che avrebbe certamente messo in serio rischio la mia vita, decisi spontaneamente di interrompere la navigazione e di richiedere l’intervento di un rimorchiatore che mi accompagnò nel porto di New Castle. Per tanti fu considerato l’ennesimo fallimento, ma non per me che oltre al successo sportivo riconoscevo in esso anche un grande successo umano, quello di aver imparato il valore formativo della rinuncia, spesso più coraggiosa della conquista e quelle ultime sessanta miglia fatte a bordo del rimorchiatore, oggi, contano più delle undicimila fatte a remi. Da quella barca scenderò molto maturato. Oggi vivo a Verona, sono speaker motivazionale, pilota di mongolfiere, autore di due libri e sogno ancora i Poli. Sono sposato con una donna di mare, siamo genitori di Sofia, nata nel dicembre 2009 e siamo in attesa del secondo figlio.


Angelo D’Antonio Dai numeri alle parole, la storia di un bancario-scrittore Mettersi

alla prova e diventare autore di thriller

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Isbn 978-88-6122-206-9

ono nato a Torino il 18 febbraio 1961. Sono sposato con Rita e ho due figlie, Chiara e Lucia. Diplomato presso lo storico Liceo Classico Massimo D’Azeglio, ho conseguito a pieni voti la laurea in Giurisprudenza. Di professione bancario ma con una spiccata vocazione per la scrittura, ho esordito nel mondo editoriale nel 2009 con il thriller Il segreto di Giulia. Nel 2010 ho pubblicato Duplice Vendetta, edito dalla Seneca Edizioni, che ha riscosso da subito un

Angelo D’Antonio Pagine 248 € 15,50

Duplice Vendetta È la storia di un uomo e di una donna che dopo aver vissuto una tragedia, un evento contro natura, quale la perdita della loro bambina, si troveranno a dover fronteggiare un insieme di vicissitudini sorprendenti, fatte di indovinelli e colpi di scena, fino all’ultima pagina. E sullo sfondo, c’è una Torino livida di nebbia, spolverata di bianco dalle nevi olimpiche, che ovatta i rumori di strade notturne. ”Lo scrittore torinese emergente di libri gialli”.

tari. Per me era un gioco, ma, sostanzialmente a mia insaputa, stava nascendo in me una vocazione, che con il passare del tempo sarebbe divenuta sempre più forte, verso il mondo letterario. Con i primi versi è nata un’autentica passione per la lettura dei libri. Fin dalla giovane età sono stato attratto in particolare dai romanzi gialli. Ho iniziato a leggere Robert Ludlum all’età di 17/18 anni e da subito è diventato il mio autore preferito. Ho letteralmente “divorato” i suoi libri, con una ricerca maniacale dei suoi romanzi anche presso le biblioteche. Il patto o Il Circolo Matarese sono per me

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notevole successo di pubblico con 10.000 copie vendute in soli 8 mesi. Il mio terzo libro dal titolo Stalking – Storia di una persecuzione, uscirà prossimamente, romanzo avvincente e a tinte forti che tratta di un argomento drammatico ed attuale quale è lo stalking. La mia passione per la scrittura è nata sin dalla giovane età. Ho scritto le mie prime poesie quando andavo alle scuole elemen-

degli esempi fulgidi di come deve essere scritto un thriller. L’influenza di questo autore si sarebbe rivelata determinante per me nel momento in cui mi sono cimentato nella scrittura di libri. La vita, sotto certi aspetti, si può definire anche come una successione di cambiamenti, positivi o negativi, da quando si nasce, fino alla fine. Nella mia vita, tra i vari cambiamenti che si sono susseguiti, quello che ha influenzato maggiormente il mio futuro, in senso positivo, è stato senza dubbio quando ho iniziato a scrivere. Avevo già più di 20 anni di attività lavorativa alle spalle, si può dire che


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mi ero formato anche in un modo di vivere prendendo a modello il lavoro, l’ambiente, all’interno di un grande organismo, escludendo quasi del tutto la vita che si svolgeva all’esterno. Una volta però che ho deciso, dopo molti ripensamenti e con l’appoggio determinante di mia moglie, di mettermi a scrivere, mi sono trovato davanti un altro modo di pensare, di agire, di vivere, completamene diverso e all’opposto di prima. Anche se in un primo momento mi sembrava tutto strano e, quasi confuso nell’affrontare la nuova situazione, dopo poco tempo sono riuscito a trascorrere il mio tempo libero con più soddisfazione, rendendomi conto di essere più attivo, più contento e quindi più vicino a quelle che erano le mie reali aspirazioni. Penso che scrivere sia un diritto di tutti e io in questo momento sento che tocca a me. Penso che tutti, in fondo, sentiamo il bisogno di scrivere perché ci consente di dire tutto quello che pensiamo senza che nessuno ci possa interrompere, senza che la frenetica corsa del mondo ci impedisca di concludere il nostro discorso. Penso che scrivere ci permetta di pensare meglio, di vivere meglio e penso che alla fine tutti abbiamo voglia di imparare a farlo, solo che abbiamo troppa paura. Quando mi capita di avere una giornata no, quando le parole non bastano, quando sento che devo buttare fuori tutto quello che mi scoppia dentro, prendo solo un pezzo di carta e una penna: è tutto quello di cui ho bisogno. Non so se per tutti sia così, ma io adoro scrivere. È un fiume di parole che ti scorre dentro, è un flusso di pensieri che ti attraversa, ti emoziona, ti carica e che devi per forza riversare in un foglio. E senti che non è mai abbastanza. Nella vita non dedichiamo mai abbastanza tempo agli altri, a riflettere, a noi stessi, ma penso che scrivere di noi, di quello che ci circonda, di quello che ci sconvolge, di quello che ci terrorizza, di quello che ci fa innamorare, di quello che ci apre il cuore... Beh credo modestamente che sia il migliore dei modi per usare il nosIo come Autore

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tro tempo. Quando ho pubblicato il mio primo libro e mi sono state recapitate a casa alcune copie, ammetto di aver provato una delle gioie più grandi della mia vita. Toccare con mano “il mio libro”, sfogliare le sue pagine, rileggere la storia come se fosse la prima volta, come se l’avesse scritta qualcun altro, è stata una soddisfazione indicibile, il coronamento di un sogno inseguito per anni. E poi, con il passare dei mesi, è venuta la soddisfazione più grande. I “miei libri” venivano letti anche da altre persone. Tante persone e tanti giudizi lusinghieri. Entrambi i miei libri stanno avendo un ottimo risultato commerciale. In particolare Duplice Vendetta è giunto alla sua nona edizione con 10.000 copie vendute in poco più di 8 mesi. Il libro è intriso di torinesità in quanto ambientato nella mia città. Questo successo editoriale mi ha permesso di essere considerato “Lo scrittore torinese emergente di libri gialli”. Oltre alla presenza al Salone del Libro, ho tenuto diverse presentazioni dei due romanzi a Torino (le principali si sono svolte alla Libreria Coop di Piazza Castello ed alla storica Libreria Zanaboni, quest’ultima evidenziata dal quotidiano La Repubblica). Ho partecipato nel mese di agosto alla prima edizione della Festa del Libro a Passerano Marmorito (TO) dove ero presente come unico autore in occasione della consegna a Carlo Fruttero della cittadinanza onoraria. Sempre nel mese di agosto ho inoltre tenuto una presentazione alla Biblioteca Civica di Spotorno (SV), evento pubblicizzato da La Stampa e da Il Secolo XIX. Nei primi mesi del 2011 ho tenuto due presentazioni dei miei libri, una a Firenze e l’altra a Roma. Ai Portici di Carta di Torino ho riscosso un lusinghiero successo personale con la vendita di 50 libri in un giorno. Infine, negli ultimi due mesi sono stato invitato da numerose emittenti televisive (Quartarete, Videogruppo, Telecupole, Telestudio, Quinta Rete e Telecity, 7Gold) e radiofoniche (Radio Italia 1 e RadioNova Città Futura) dove ho presentato i miei romanzi.


L’intervista

Antonia Del Sambro

Ebook: consigli per l’uso P rendi uno scrittore, bravo ma sconosciuto, come può fare ad emergere? È vero lo slogan: “ebook = eboom”? L’arrivo del formato digitale è una sciagura oppure un’opportunità? Abbiamo chiesto ad Antonia Del Sambro, cosa ne pensa. Agente letterario, Aemme Servizi Editoriali

Chi è l’agente letterario? Partendo dal presupposto d’avere un opera di valore, cosa permette al manoscritto d’arrivare sulla scrivania di un editore? L’incontro tra domanda e offerta. Prima di tutto bisogna avere una mappatura delle case editrici italiane, conoscere cosa stanno cercando e quali generi preferiscono pubblicare le diverse case editrici. Ci sono editori che preferiscono uno stile di scrittura d’impatto che suscita forti emozioni nel lettore, altre invece preferiscono uno stile meno personale e più tradizionale. Conoscere il mercato e le sue esigenze aiuta l’agente letterario a far incontrare domanda e offerta (l’offerta deriva dagli scrittori e la domanda dagli editori) del settore e piazzare meglio lo scrittore cercando di dargli più chances di pubblicazione. Che cosa rende un romanzo “pubblicabile” a parità di soggetti? Innanzitutto è importante guardare la struttura narrativa. A parità di soggetto, ciò che fa veramente la differenza è il modo in cui un autore dipana la trama ovvero riesce a costruire una struttura

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narrativa particolare, come ad esempio la caratterizzazione del personaggio principale. A parità di storia, in cui ci sono un uomo e una donna che s’innamorano, il modo in cui viene descritto il personaggio maschile e il personaggio femminile fa la differenza. Oltre a questa caratterizzazione e all’intreccio narrativo è molto importante anche il linguaggio che ai personaggi si dà. Ad esempio, l’autrice di noir che ho seguito personalmente è riuscita a pubblicare grazie alla caratterizzazione originale del personaggio cattivo dell’intreccio. È vero, i soggetti possono più o meno assomigliarsi per questo ciò che conta è il modo in cui l’autore descrive il personaggio chiave, il linguaggio del protagonista e l’intreccio della storia. Quindi ciò che conta è la descrizione psicologica del personaggio? La sua personalità? Esatto. Un personaggio può infatti fare delle azioni narrative comuni ma ciò che conta è perché le fa e il modo in cui le fa e come viene raccontato. Quali aspetti accomunano l’agente letterario italiano e quello anglosassone? L’agente letterario è una sorta di Manager che nei paesi anglosassoni corrisponde alla figura del procuratore.


N° 0 28-04-2011 Noi, come agenzia Aemme, ci occupiamo anche di seguire i contratti. Non basta solo cercare l’editore, è necessario anche tutelare i diritti d’autore all’interno delle clausole contrattuali. Nella nostra esperienza abbiamo notato che molti editori italiani, pur investendo soldi sugli scrittori emergenti ovvero non chiedendo loro alcuna somma di denaro per la pubblicazione; si tutelano riconoscendo allo scrittore i diritti d’autore solo dopo la vendita della settecentesima o della millesima copia. In questo caso il compito dell’agente letterario è quello di ottenere delle clausole contrattuali il più favorevoli possibile all’autore. Secondo la sua esperienza, l’attività di promozione e comunicazione dello scrittore è cruciale? Sicuramente sì La promozione legata alla pubblicazione di un libro influisce al 90% sulla buona riuscita nelle librerie. Sono perciò molto importanti i blog, le interviste radiofoniche, le presentazioni nelle librerie e le recensioni. Tutto ciò che può comunicare l’opera è cruciale per permettere a un buon libro di non rimanere un’opera di costola sugli scaffali delle librerie. Infatti, una comunicazione scarsa o poco curata non permette

nemmeno la vendita di 50 copie. Quindi dopo la pubblicazione, il percorso di comunicazione e distribuzione è fondamentale per la riuscita, perché senza di esso l’opera rimane sconosciuta ai più. Lo stesso vale anche per i grandi scrittori. Si può avere un buon prodotto ma se non lo si fa conoscere rimarrà dimenticato sugli scaffali. Quindi è possibile il paradosso per cui un buon libro mal comunicato rimanga sugli scaffali e invece un cattivo libro ben comunicato venda bene? Esatto proprio così. Posso fare moltissimi esempi di case editrici e di autori che hanno messo in circolazione libri mediocri che hanno venduto bene perché hanno saputo costruire attorno ad essi un evento, un far parlare di sé e questo gli ha permesso di avere un successo che probabilmente non avrebbero avuto se si fosse considerato solo il valore dell’opera. Quindi la riuscita della promozione sta nella capacità di suscitare interesse verso il libro? Assolutamente sì. Sono stati bravi coloro che hanno suscitato curiosità nei let-


L’intervista tori tanto da farli uscire di casa e convincerli ad acquistare il libro in libreria. Come dovrebbe essere una buona campagna di comunicazione? La regola numero uno dice che un libro non recensito è un libro che non esiste; quindi prima di tutto noi cerchiamo partner che ci possano aiutare ad avere almeno 3 o 4 recensioni in qualunque forma mediatica. Recensire un libro, fa si che l’opera abbia la luce. Non è importante avere tanto spazio, anche un trafiletto su una rivista specializzata fa molto. Oltre a questo facciamo attività d’ufficio stampa, cerchiamo di organizzare interviste radiofoniche e di costruire blog dedicati grazie alla collaborazione di partner cercando così di ottenere la maggiore attenzione possibile da parte del pubblico. La rivoluzione digitale del settore può favorire la comunicazione dell’opera? Voi come agenti letterari come approcciate questo cambiamento? Se si parla di ebook non possiamo certo non dire che è un mercato che in Italia sta crescendo e che sicuramente rappresenterà l’evoluzione futura. Se esiste un modo più semplice per sdoganare gli autori emergenti è proprio quello di farli passare attraverso la pubblicazione di ebook. Quindi io, come agente, consiglio il formato ebook non solo agli emergenti ma anche a tutti gli scrittori che vogliono uscire dal mercato tradizionale. L’ebook quindi potrebbe abbattere le barriere d’ingresso per gli scrittori emergenti? Certamente sì. Con l’ebook l’editore non solo

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Antonia Del Sambro abbatte tutti i costi legati alla stampa dell’opera ma si potrebbe riuscire ad aggirare anche i costi della distribuzione che sono il vero scoglio per l’editoria. In Italia, infatti, il sistema di distribuzione è in mano a tre grandi case editrici monopoliste che gestiscono l’intero mercato. Attraverso l’ebook un piccolo medio editore riuscirebbe ad aggirare tutti i costi di distribuzione che in Italia stanno diventando un vero e proprio problema. Secondo lei, i piccoli e medi editori hanno già compreso le potenzialità degli store on-line? I piccoli editori non sono miopi, sono un po’ prudenti ma lentamente si stanno rendendo conto che abbracciare gli store on-line può essere la risposta a questa rivoluzione, dando loro più opportunità per emergere. Devono essere bravi gli addetti ai lavori a far capire bene agli editori le reali potenzialità della rivoluzione digitale. Io non vedo ostilità da parte degli editori verso questa nuova tendenza, io vedo invece che c’è un interesse che cresce piano piano e che va consolidandosi nel tempo. L’ebook permette l’abbassamento dei costi di realizzazione. La versione digitale aiuta a far emergere nuovi talenti? Negli anni ho visto molte opere di valore, rimanere nei cassetti a causa del costo di realizzazione e di distribuzione dell’opera. La nuova forma digitale da la possibilità di far emergere i talenti; perciò consiglio a tutti gli scrittori emergenti di pubblicare in ebook se vogliono avere una chanche di emergere quanto e come gli altri. Marika Barbanti



Daniela Dawan tripoli vista dagli occhi di una bambina Il

racconto d’infanzia della scrittrice scappata dalla terra di Gheddafi

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Isbn 978-88-3170-610-0

a sirena delle navi che entravano o uscivano dal porto accompagnava il mio risveglio, l’invocazione del muezzin la fine della giornata. Il minareto si stagliava sullo sfondo della finestra della mia stanza, ma l’uomo che richiamava gli uomini alla preghiera non l’ho mai visto e questa invocazione che si perdeva nell’aria è rimasta per sempre una voce senza corpo che annullava ogni altro rumore, distraeva da qualsiasi altra occupazione.

Daniela Dawan Pagine 160 € 15,00

Non dite che col tempo si dimentica Nella Tunisia amministrata dai francesi i fascisti italiani rivendicano con forza il dominio del paese. All’emanazione delle leggi razziali il mondo di Cesare Orvieto, illustre medico ebreo e autorevole esponente della comunità italiana, fascista convinto, va in pezzi. Diviso tra l’affetto per la moglie di cui rimpiange la grazia ormai sbiadita di ballerina e la travolgente passione per l’affascinante pianista Augusta Levi, incapace di rinunciare a un’appartenenza italiana che gli viene brutalmente negata, Cesare va incontro al proprio tragico, ineluttabile destino. Sarà sua nipote Anna, pianista di fama, tanti decenni dopo, ad avvicinarsi inconsapevolmente al passato, come un fiume sotterraneo le scorrerà vicino a rammentare che il passato non è mai davvero passato.

donne appesantite ritiravano la biancheria stesa ad asciugare alla brezza del ghibli. I tonfi cadenzati degli orafi del suk che battevano l’argento sembravano il ticchettio di un orologio. I primi giorni di giugno, l’ultimo di scuola, avevo dieci anni, facevo la quinta elementare in un istituto di suore italiane. Aveva un ampio chiostro centrale incorniciato da portici su cui si affacciavano le aule e larghi corridoi con pavimenti di marmo che si animavano sotto i tacchi delle suore. Eravamo in classe da un’ora appena. D’un tratto la porta viene spalancata, irrompe in aula una donna che si agita, il volto congestionato, prende Francesca per un braccio, “presto via, è scoppiata

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All’ora del vespro, capitava che il richiamo ai fedeli musulmani si mescolasse con il suono assordante delle campane della cattedrale, procurandomi una malinconia senza nome. Così è stato per ogni giorno della mia infanzia a Tripoli. I muri delle vecchie case basse a pianta quadrata, dagli ampi cortili interni, erano solcati da crepe profonde. Sui terrazzi, al tramonto,

la guerra…”, ripete piangendo. La guerra era quella del 1967 che gli Stati arabi avevano dichiarato a Israele. Ignoravo allora che la distanza geografica in quelle zone non conta nulla: la guerra in Medio Oriente si propaga come un’onda anomala, travolgendo tutto e separando chi è arabo da chi non lo è. Pochi istanti e la classe si svuotò, lasciando alle pareti le mele, pere, ciliegie disegnate dai bambini. Nel chiostro si udivano voci di adulti, parlavano di saccheggi, invasioni, distruzioni. Di morte. La superiora ci passò la mamma al telefono: i miei erano barricati in casa, accerchiati da uomini armati di coltelli, non ne sarebbero usciti vivi. In una di quelle tele-


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fonate mia madre ci affidò per sempre alle cure della superiora, che facesse pure di noi, i suoi figli, ciò che reputava più opportuno. Anche se eravamo ebrei. Lo ricordo ancora il vecchio bidello precipitarsi verso il cancello di ferro divorato dalla ruggine, lì in fondo al vialetto degli eucalipti, dove, chissà perché, c’era sempre un persistente odore di matita. Trascina pesanti catene, in più giri le avvolge strette al cancello, spingono per sfondarlo, urlano. Alto e magro, lui sembra ancora più macilento: ce la farà a sostenere da solo tanta furia? mi chiedo mentre col dito non cesso di allargare nervosamente un’asola della camicetta, paralizzata sotto i portici della scuola elementare “Niccolò Tommaseo” dove l’ombra non é di alcun conforto. Nel tramonto rosso, sulle altalene del giardino ora tutte nostre, ignoravamo che la città era in fiamme, che decine di persone erano state massacrate, che più tardi la forzata quiete del coprifuoco avrebbe interrotto, per quella notte, distruzioni e saccheggi. Le suore non dissero una sola parola a cena, nel refettorio. Non c’era conforto. Con la notte l’incertezza e la paura si fecero più forti. Cosa ci attendeva l’indomani? Avremmo rivisto i nostri genitori? Alle prime luci dell’alba ci fu data bruscamente la sveglia. Presto, presto, non c’era tempo per lavarsi le mani, per sciacquarsi il viso, per bere un sorso d’acqua. Neppure per infilarci le scarpe che tenemmo in mano scendendo le scale e raggiungendo il cortile. Abbracciammo mia madre, non ricordo se e come salutammo le nostre ospiti. Fuggimmo dalla città dopo qualche giorno. La mia casa… se ci penso mi accuso della distrazione con cui chiusi la porta alle spalle una calda e ariosa mattina di giugno ignorando cosa ci attendeva. Avrei dovuto guardarla con l’attenzione ossessiva e scrupolosa che si riserva a un mondo da cui ci si congeda per sempre. Ogni tanto la sogno così come immagino che sia tutt’ora, ogni oggetto al suo posto, la tavola imbandita, le sedie intorno. Fu l’Italia ad accoglierci, in fin dei conti eravamo italiani. I fatti di questi giorni mi procurano emozioni diverse, amIo come Autore

N°0 bivalenti. Non bastava, per dirci fratelli, essere nati dove la terra è rossa e il cielo accecantemente azzurro, le spiagge lunghe e profonde, le stesse dove adesso si scavano tombe? Perché ci avete massacrato? Vivo a Milano e faccio l’avvocato penalista ma ho sempre scritto. Ognuno, come si sa, ha i suoi tempi. Il mio, quello della necessità della scrittura, è giunto da pochi anni, da quando ho imbastito Non dite che col tempo si dimentica Marsilio Editori. Alla scrittura ho dedicato e dedico albe, notti, vacanze, ritagli di tempo con la stessa passionalità che si riserva ad un amore clandestino. Una terapia dell’anima, perché la riempie esattamente come un grande amore. Non so dire se sia la nostalgia il motore della mia spinta a narrare, certamente penso che la narrativa abbia anche per chi la scrive un significato di ricucitura di lacerazioni, di comprensione del mondo. Il debito maggiore ce l’ho con mio nonno Federico. Quando a undici anni gli comunicai che volevo scrivere una storia d’amore, lui mi dissuase subito: si scrive soltanto di ciò che si conosce, alla tua età tu l’amore non lo conosci. È stato un insegnamento perché è vero: posso scrivere unicamente di ciò che in qualche modo mi appartiene, nel senso che l’oggetto della mia scrittura non è scelto “a freddo” ma riguarda necessariamente un tema, una storia, con cui ho un forte legame emozionale. E così è accaduto, quasi senza accorgermene, che attraverso immagini, colori, suoni, odori, personaggi, la memoria inconscia abbia attribuito alla Tunisi del mio romanzo i caratteri di Tripoli e con quelli le passioni sentimentali e politiche, avvinte tra loro come le comunità di appartenenza dei personaggi: che si incontrano, si legano oppure semplicemente si sfiorano, destinati a non riconoscersi se non quando è troppo tardi. L’altra cosa di cui sono debitrice al nonno è di non avermi detto quasi nulla su suo fratello, un medico illustre, vissuto a Tunisi e finito tragicamente. Funzionano così le suggestioni, crescono autonomamente offrendo sempre più spazio alla fantasia.


Daniele Verzetti alda merini e la rock poesia

L’Italia che ha dato i poeti migliori, i più grandi navigatori, non figura come una buona madre per i poeti, ma spero con tutto il cuore che Verzetti, che mi ha fatto leggere i suoi versi che trovo ottimi, non debba scorticarsi mani e piedi come San Francesco per arrivare.

(Lettera autografa di Alda Merini)

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iversi anni fa, ho coniato il termine Rockpoeta per definire la mia attività ed il mio impegno, tanto letterario quanto sociale, non è mancato chi mi ha accusato di aver inteso creare non altro che una pura etichetta di facciata, una sorta di “trovata” disposta al solo fine

di creare qualcosa di sensazionalistico da dare in pasto ai media per catturarne l’attenzione. In realtà, quel termine – che poi diventò un marchio e che, come tale, registrai – ha dietro di sé anni di riflessione e definisce una via insieme artistica e di impegno; risponde, peraltro in modo cre-

Isbn 978-88-9720-703-0

PALLOTTOLIERE BIANCO

Daniele Verzetti Pagine 96 € 14,00

Ed il volto dell’umanità/ Sfregiato da questa barbarie/ Si copre con uno straccio insanguinato per non mostrarsi. Se il dolore e l’umiliazione che l’umanità subisce quotidianamente sono così radicali da spingere le coscienze a rifugiarsi nell’oblio, la poesia ci invita a riflettere e a non arrenderci, a cambiare e a darsi la possibilità di apprendere dagli errori. Cosa possibile solo se la memoria è salda; se sono alte le difese contro la conoscenza ordinata e artefatta costruita dai media e dal potere che li gestisce. Pallottoliere Bianco è questo: uno strumento “tattile” per contare e ricordare ingiustizie sociali e sofferenze personali; un libro intenso, teatrale, talvolta ruvido e sofferto, sempre sincero, vissuto senza sovrastrutture né timori.

do abbastanza intuitivo, ad una domanda nodale che, penso, chiunque faccia poesia non per sé ma per gli altri, dunque nel mondo e per il mondo, debba costantemente aver presente dinanzi agli occhi: cosa può fare la poesia, in che modo può contribuire a rendere un poco migliore la società nella quale vivamo? Questa domanda “originaria” ha dapprima distrutto l’immagine della poesia che, come tutti, avevo sotto mano, quell’immagine delicata, introiettata, intimistica, rendendomi fortemente ostile a tutto quanto, nella poesia, siamo assuefatti a trovare e che in realtà il trovo stucchevole e stereotipato, tanto nella for-

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ma quanto nella ripetitività dei contenuti; quindi, anche se il passaggio non è stato così diretto, mi ha indicato la via che sentivo e volevo percorrere con i miei versi. Dicevo che sono stato sempre ostile tanto alla poesia intimistica, ma lo stesso discorso vale per quella che potremmo definire metafisica. Nella prima, così come nella seconda, ho imparato a vedere un qualcosa di artefatto, una fuga dal presente, dal quotidiano, un nascondersi – ora in se stessi, ora nel cuore dell’universo – e perfino, nella lettura pubblica, un nascondere agli altri qualcosa del presente, qualcosa di importante, quotidiano. Ecco, la poesia


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sembrare tutt’altro che sangue. Allora la poesia non basta nemmeno più che segua il dettato di Neruda ed il suo compito sarà assai più arduo: essa dovrà, prima di mostrare, cercare quel che non è immediatamente evidente, frugare negli angoli, sollevare stracci, svelare. Nella poesia del Rockpoeta –nella mia poesia– non si trova l’idillio, non c’è la visione che appaga, che fa sognare, non c’è neppure quella ricerca saporifera del bel verso, bello in sé e per sé; al contrario, c’è il dramma delle morti sul lavoro, della violenza sui deboli, dell’indifferenza come costume sociale dominante, dell’arroganza elevata a regola di stato, e via dicendo. Ma la rock poesia non è solo una questione di temi: è anche un fatto di prassi, di utilizzo. E qui si apre l’ultimo nodo della mia poetica. La mia poesia, proprio come avveniva nell’antichità, non nasce mai come disgiunta dalla sua messa in scena, dalla pubblica recitazione. È una poesia scenica, fatta per il reading, meglio ancora per il teatro, come si può ben vedere dai video che negli anni ho realizzato e dal sempre più fitto calendario di incontri in giro per l’Italia. È una poesia che “serve” a dar vita ad uno spettacolo totale, dove la parola, l’immagine e la musica concorrono Ecco, è il sangue per le strade che –penso– sì a creare emozione, ma anche (e forse la poesia di oggi ha il dovere di cercare. E soprattutto) consapevolezza e impegno dico di oggi non a caso, perché oggi, per sociale e civile, invitando a riflettere, in le strade, c’è sangue come ce n’è sempre controtendenza, sull’importanza dell’aver stato, salvo che è spesso nascosto, reso memoria come unico antidoto alla passivinvisibile, addirittura imbastito così da ità alla quale ci hanno abituato i media. ha a che vedere con il quotidiano: da retrovia contemplativa diviene istanza attiva, strumento di analisi, raffigurazione, critica, contraddizione. La poesia è fatta di carne ed ossa e, contrariamente a quanto si è abituati a credere, fugge, piuttosto che ricercare, le altezze dell’iperuranio. Ho perciò sempre apprezzato, nei grandi poeti di tutti i tempi, oltre naturalmente all’arte, l’intensità e la crudezza con la quale hanno saputo leggere, interpretare e restituire a sé e agli altri il loro tempo, senza mai mistificarlo ma neppure reificandolo gratuitamente. Mi sono riconosciuto nella poesia di Pablo Neruda, Spiego alcune cose, composizione nodale volendo comprendere il punto di vista dell’autore, il suo pragmatismo così come anche il suo disincanto. Poesia che non si può, né si vuole, definire bella, perché il suo scopo è tutt’altro: è programmatico, non estetico. Pensiamo a quanto sono espliciti e diretti questi versi: Voi mi chiederete: perché la tua poesia non ci parla del sogno, delle foglie, dei grandi vulcani del tuo paese natio? Venite a vedere il sangue per le strade, venite a vedere il sangue per le strade, venite a vedere il sangue per le strade!

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focus on

E di t oria e Di editoria digitale se ne sente ormai parlare ogni giorno. Da novembre ad oggi abbiamo visto un’accelerazione della mobilitazione da parte di tutti gli attori del settore: editori, rivenditori, agenzie letterarie, autori e chi più ne ha più ne metta. La crisi e l’innovazione tecnologica ha costretto a un refresh degli attori, sono nate infatti nuove entità: le piattaforme di distribuzione dei libri digitali, e aziende di altri settori, forse influenzate dall’esperienza di Amazon hanno deciso di cavalcare l’onda, forti del loro nome.

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uesto rimescolamento di carte ha creato nuove alleanze, nuovi leoni e nuovi agnelli. Molti attori hanno più vesti, nascono come piattaforme di distribuzione digitale in favore di piccoli e medi editori ma sotto mentite spoglie si pongono l’obiettivo di diventare essi stessi editori, sono compagnie telefoniche ma anche proprietari di e-reader, caso Telecom. Insomma, un vero marasma. Se da una parte il settore viene trainato dalle aziende più grandi, dall’altro la micro e media editoria, dopo una fase di attesa al palo, pare timidamente approcciare la questione. Ormai non possono fare più a meno, bisogna affrontarla per non soccombere! Qui nascono i litigi e le discordie anche tra chi si era tanto amato. La questione è come tutelare l’opera d’intelletto sia dal punto di vista contrattuale che dal punto di vista tecnologico ovvero quale DRM usare e se usarlo. Come al solito ognuno fa a modo suo;

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t e c nolo g ia

chi si affida al watermark una sorta di DRM con responsabilità sociale, chi invece utilizza il DRM più diffuso e chi invece investe fatica e denaro per svilupparlo autonomamente. La vera necessità è quella di creare un sistema di protezione che garantisca l’autenticità del contenuto e assicuri un nuovo equilibrio tra autore, editore, lettore con un costo dell’opera che rispecchi i risparmi che l’editoria digitale offre, rispetto a quella tradizionale. Qui sta l’altro punto dolente. Gli ebook abbattono di fatto i costi di produzione e distribuzione dell’opera intellettuale e questo dovrebbe tradursi in una maggiore diffusione e quindi permettere allo scrittore stesso di ottenere qualcosa di più. Si tratta solo di una bella teoria, poiché i dati ed i rumors di settore mi smentiscono; non solo troppo spesso c’è pochissima differenza di prezzo tra book ed ebook ma soprattutto non esistono clausole contrattuali a favore dell’autore che differenziano in modo adeguato la gestione delle royalties. Siamo in una fase di prova in cui tutti fanno accordi e di nascosto si guardano in modo arcigno per scrutarsi e avere l’intuizione fortunosa prima che l’abbia

l’altro. In questo gioco di ruoli dove ognuno cambia vestito a seconda di chi ha di fronte è difficile dare una panoramica della situazione, perché è variopinta e poliedrica. I contratti che imbrigliano gli scrittori non sempre prevedono clausole specifiche per la gestione dei diritti digitali, perciò in questo caso ci si affida alla lungimiranza dell’agente letterario o della casa editrice. La situazione dovrebbe sbloccarsi a dicembre 2012, e non grazie alla profezia Maya, ma grazie alla scadenza dei contratti stessi. Tra un anno e mezzo, avremo certamente una visione diversa e più esauriente delle dinamiche di mercato e avremo testato il nuovo modello di gestione. Per adesso dobbiamo accontentarci delle analisi dei diversi osservatori media che cercano di fotografare minuziosamente la scena ma non offrono indicazioni per il futuro. Alessandro Eldica


Fabio Musati un chimico industriale, si scopre scrittore

“Ho deciso che era venuto il momento di essere quello che ero e di fare ciò che amavo: scrivere” (F. Musati)

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riginario della Valsesia, sono nato a Milano nel 1957, dove vivo con la moglie Valeria e il figlio Guido. Laureato in Chimica Industriale, lavoro come quadro nel settore delle materie plastiche. Può sembrare curioso, ma io mi sono sentito scrittore da sempre, anche prima di aver scritto una sola pagina. Credo che noi sappiamo sempre chi siamo, spesso però non l’accettiamo o non abbiamo il coraggio di assumerne le conseguenze. Da qualche anno ho

deciso che era venuto il momento di essere quello che ero, di fare ciò che amavo, di mettermi in gioco. Ci sto ancora lavorando, ovviamente. Ho iniziato a scrivere nel momento in cui mi sono accorto di aver voglia di raccontare le storie che da sempre mi giravano in testa. Storia è l’invenzione della mia immagine che scrive liberamente, non per farlo bene, ma per il gusto sublime di caderci den-

Isbn 978-88-7221-515-9

Tramonto Falck

Fabio Musati Pagine 208 € 12,00

Era il modo romantico con cui veniva chiamato quel curioso fenomeno di meteorologia industriale che rendeva Sesto una città marziana, dove nemmeno il cielo era uguale a quello delle altre città. Lì arrivavano gli scarichi gassosi delle acciaierie Falck e Breda e il vento si divertiva a mischiare lo zolfo, gli ossidi di ferro e le ceneri di pirite con la puzza di gomma bruciata che veniva dalla Brusada, lo stabilimento Pirelli alla Bicocca, e quel vento, quando c’era bassa pressione, sporcava del suo nero fumo i panni stesi ad asciugare.

tro, a peso morto e affondare nella sabbia del tempo che mi porta bambino sul banco di scuola a imbrattare il quaderno col pennino intinto nel calamaio, a disegnare terra e formiche, terra e formiche, quando la maestra chiede di disegnare la primavera, a inciampare nei fiumi di lettere d’amore scritte a mille donne per sostituire con parole scritte l’impaccio delle mani, a scrivere la mia prima storia il giorno dopo la morte di mio padre, dopo averlo visto transitare su quella strada che porta di là, nel silenzio, in un modo così stranamente naturale, a scrivere la prima storia dove una donna dal fisico mascolino si fa amare con violenza

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da tutti gli uomini del paese e poi, da vecchia, li pulisce e li fa belli sul letto di morte, e rivedere la faccia di papà, lì dipinta in quelle righe. Storia è l’emozione di raccontare la vita, che sia vera o inventata poco importa, è il piacere straordinario di generare personaggi, di amarli e odiarli, di non abbandonarli mai, comunque, come una madre coi suoi figli. Te li porti dentro, come fantasmi buoni, come l’angelo custode delle preghiere da bambino che sentivo lì vicino al cuscino, come le mille ombre che partono a raggiera quando sei sotto i riflettori, ma non c’è luce quando scrivi, tranne la piccola abat-jour. Te li porti


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dentro, come tanti piccoli te, che ti accompagnano: il te bambino a scuola, l’adolescente mille volte innamorato, l’universitario di sinistra, l’impiegato un po’ intristito e pigro, il padre, il figlio, l’amante, l’amico, l’uomo, tutti dentro e tutti insieme, che l’età e a ben pensarci anche il sesso sono invenzioni letterarie: siamo bambini, adulti e vecchi, uomini e donne, in ogni momento della nostra vita. Io oggi ho cinque anni, stasera trenta, domani cento. Storia è occuparsi del mondo, del pezzo di mondo di cui possiamo prenderci cura, è farlo nostro. Il perché farlo equivale al farlo. La giuria del Premio Teramo di narrativa inedita, che ho vinto nel 2006 e 2007, mi ha definito ‘un buon artigiano della scrittura’. Mi riconosco appieno in questa definizione e da allora ne ho fatto il mio marchio di fabbrica. Sono uno che ama la parola, il suono che genera, le immagini che fa nascere nella mente. Ci vuole rispetto per la parola, capacità di mettersi in gioco in ciò che si scrive, abilità di tirarsi fuori perché il lettore deve sentire che c’è l’autore ma non trovarlo mai. Poi non bisogna avere paura di tagliare, eliminare, asciugare il testo. In qualche caso di buttare via o accantonare. C’è differenza tra l’essere scrittori e essere grafomani. Le mie cose che più amo nascono in genere dall’incontro tra due stimoli, apparentemente indipendenti: un ricordo e l’immagine di una casa abbandonata, il rumore della ruota di un criceto e l’ossessione di una persona per i libretti di istruzione, un’ombra sul fondo della piscina e il peso del corpo di una persona obesa… Quando c’è l’incontro succede qualcosa che non controllo pienamente e della quale sono il primo a essere sorpreso. La storia si fa protagonista della mia scrittura e io sono al suo servizio. Quando avviene quella magia, mi commuovo mentre scrivo. Io come Autore

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A volte, addirittura, piango. Nel racconto prediligo il genere fantastico, che spesso intreccio con storie quotidiane, come nei racconti de Il Confine, dieci storie sospese tra il reale e il fantastico, un confine di vita attraversato durante un viaggio dove stralunati personaggi si rincorrono all’interno di paesaggi urbani, resi improbabili proprio dalle definizioni precise di città e strade che sfilano dai finestrini. I miei riferimenti letterari sono Kafka, Borges, Cortazar e Calvino. Nel 2006, grazie alla formidabili lezioni della drammaturga Michela Marelli, ho scoperto il teatro e ne sono rimasto folgorato. Ho collaborato come assistente alla drammaturgia di Serena Sinigaglia per 1989 I crolli, ora parte del repertorio della compagnia A.T.I.R. di Milano e nel 2008 la mia drammaturgia Il più è fatto, sugli omicidi di Aldo Moro e Peppino Impastato è stato tra i tre vincitori con pubblicazione al concorso di drammaturgia Artevox. Al teatro mi sono avvicinato per dare più verità alle mie parole, soprattutto nei dialoghi. Poi ho scoperto un mondo che non conoscevo e che è bellissimo. La gente di teatro è molto bella, poi impari a capire che il testo nel teatro è importante ma è solo una componente, e ti obbliga a confrontarti con la fisicità, l’emozione di persone reali, lo spazio fisico di un palco. È una lezione di umiltà e di semplicità. Penso che la mia scrittura sia maturata da quando alterno teatro e narrativa. Più comprensibile, più agita, più teatrale. Il primo approccio con il romanzo è avvenuto con L’Angelo nero, Laruffa Editore, Reggio Calabria 2009, sorta di romanzo di formazione in chiave fantastica. Con la mia ultima opera, Tramonto Falck, avevo voglia di una storia raccontata dai muri di Milano e provincia. Lo definisco un romanzo murale.


Rosa Gargiulo Rispecchiarsi nei sentimenti dell’autore

“Le parole creano una rete straordinaria di legami, in cui autori e lettori si riconoscono”. (R, Gargiulo)

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Isbn 978-88-6205-279-5

crivo da sempre, per un’esigenza che per me è primaria di comunicare. Attraverso la scrittura cerco continuamente un canale che possa farmi sentire meno sola, consentendomi di avvicinare persone nuove, anche molto diverse da me, per diventarne amica. Un’amica di “carta”, ma non per questo meno reale. Credo che il valore della parola scritta risieda proprio in questa “magia”: le parole sono polline per sentimen-

ti, emozioni, storie, personaggi, luoghi, avvenimenti, che attraverso le pagine volano di fiore in fiore, di persona in persona, per creare una rete straordinaria in cui lettori e autori si riconoscono e si tengono buona compagnia. Ecco, io scrivo per fare un po’ di compagnia a me stessa e a chi ha voglia di ascoltarmi. La scrittura rende tutto vero, tutto possibile… tutto reale.

Chiacchiere e ragù è il diario gastronomico sentimentale in cui l’aspetto squisitamente autobiografico si intreccia alla ricerca e alla riscoperta della storia, delle tradizioni e della cultura che caratterizzano il territorio in cui l’autrice è nata e vive. Una ricerca che si snoda lungo percorsi della memoria che riportano l’autrice e i suoi lettori in un tempo mai davvero dimenticato, da cui ricavare il senso del presente e individuare gli “ingredienti” indispensabili alla ricetta del futuro.

Rosa Gargiulo Pagine144 € 13,75 Non c’è finzione, non c’è inganno: chi scrive non mente, perché ha un mondo dentro sé da raccontare e raccontarsi. E i lettori lo sanno, per questo cercano instancabili il libro che aprirà loro le ali della fantasia, la mente, il cuore… è un rapporto intenso e particolare, quello che si crea tra lettori e autori. Da qualche anno ho cominciato un percorso che mi ha portata a pubblicare, finalmente, alcuni miei lavori: l’aspetto più gratificante della mia esperienza è rappresentato dall’incontro con la gente,

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autori come me, lettori (reali e potenziali), librai… sto sperimentando che la mia idea della scrittura come opportunità di incontro e confronto è una bellissima realtà. Farsi conoscere dagli addetti ai lavori e dal pubblico richiede una forte motivazione e una buona dose di coraggio. Sono queste le qualità che un autore deve assolutamente avere, e se non le ha deve imparare a svilupparle, per non arrendersi e soccombere alle leggi di un mercato che sta trasformando anche il libro in “oggetto” di tendenza.


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Cara Jo è una raccolta di lettere che l’autrice ha scritto nel corso degli anni a un’amica, peraltro non sempre identificabile in una persona soltanto, né sempre reale. Le esperienze di vita quotidiana, i piccoli e grandi avvenimenti di cui ognuno di noi si ritrova ad essere protagonista, i pensieri e i sentimenti che si agitano e convivono dentro il nostro cuore… tutto diventa motivo di riflessione e condivisione con chi ci sta accanto ed è disposto ad ascoltarci.

I libri non dovrebbero seguire alcuna moda, né dovrebbero strizzare l’occhio al marketing… i libri sono altro. Io ci credo. È per questo che continuerò a scrivere e, spero, a pubblicare: per cercare di trasmettere positività, ottimismo, voglia di incontrarsi e di conoscersi, guardandosi negli occhi e riconoscendosi… attraverso gli specchi che le parole sanno svelare! Secondo me “La cucina è il vero cuore di una casa” in cui si amalgamano affetti, amori, storie di vita quotidiana che –solo in apparenza– sembrano appartenere esclusivamente a chi le vive. Ogni giorno un ingrediente da cambiare, da aggiungere o togliere, rende la ricetta diversa per consistenza, gusto e difficoltà… “La cucina è la metafora della vita o, forse, è la vita stessa” dove tutto acquista senso, e gusto, all’interno di una più ampia cornice: quella della famiglia, fondamentale punto di riferimento e di ritorno; degli incontri che, come bussole, ti indicano la strada a volte disorientandoti, altre tracciando per te l’unico cammino possibile; delle scelte personali che si intrecciano e si mescolano a quelle degli altri in un indissolubile impasto.

Isbn 978-88-6205-051-7

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Rosa Gargiulo Pagine 49 € 7,00

Le ricette sono in realtà solo un pretesto per parlare dei sentimenti e dei valori che ritengo fondamentali nella vita di ciascuno di noi: la famiglia, l’amicizia, l’amore nel senso più ampio del termine. La cornice del paese, piccolo o grande, del sud come del nord, di mare o di montagna. Il paese che ti culla con la sua storia, con le voci, i colori, i sapori, entrando in casa tua dalle finestre spalancate per portare dentro le tue stanze le vite degli altri. Conoscere e far conoscere le proprie radici, la storia, le tradizioni, rappresenta un momento importantissimo di crescita e condivisione con chi legge il tuo lavoro.


appuntamenti

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Premio internazionale Alda Merini

ulle sponde del lago di Como, questa primavera un appuntamento letterario da non perdere. La città di Brunate rende Iomaggio alla ntervista poetessa italiana recentemente scomparsa, Alda Merini, intitolandole un premio letterario. Un premio, per ricordare l’incantevole opera di una donna che ha tratto dalle asperità della vita l’ispirazione per donarci una visione del mondo folgorante. In qualità di comitato d’onore del premio letterario parteciperanno le quattro figlie della poetessa: Flavia, Emanuela, Barbara e Simona Carniti insieme al Sindaco Davide Bodini e all’assessore alla cultura del comune di Brunate, Paolo Tambini. Sarà però la giuria tecnica, composta da Curzia ferrari, Giancarlo Pontiggia, Giorgio Albonico, Vincenzo Guarracino, Ernesto Ciorra e Gianluigi Zecchin, a valutare le opere a suo insindacabile giudizio, assegnando il premio di 1.000 euro per ciascuna cat-

egoria. Il premio prevede cinque sezioni: Editi Narrativa Adulti e Ragazzi; Inediti Poesia; Editi Poesia; Racconti del Territorio; Sezione non competitiva dedicata ai bambini. Ogni partecipante potrà aderire liberamente a più sezioni versando un piccolo contributo di 20 euro e inviando le proprie opere entro il 31/05/2011 al Premio Internazionale Alda Merini Biblioteca Comunale di Brunate. La premiazione avverrà il prossimo 17 settembre 2011 presso l’auditorium della Biblioteca Comunale di Brunate, dove verranno assegnati anche altri riconoscimenti ad honorem. Quello di Brunate, vuole essere un premio di respiro internazionale che punta a coinvolgere anche autori internazionali contribuendo così al dialogo tra le diverse culture. Aspiranti scrittori non aspettate, quest’occasione potrebbe essere proprio il vostro trampolino di lancio! In bocca al lupo!

Per ulteriori informazioni: Biblioteca Comunale di Brunate (CO) Referente Maura Selmo: Tel 031/221345 - e-mail: biblioteca@comune.brunate.co.it Orari: Lun. 15 -22.30 - Merc. 13-19 - Giov. 9-13/14.00-19.00 - Sab. 15-19 Altri Giorni: Dr. Giorgio Albonico 340/9439256

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Aldo Cazzullo, Alessandro Cecchi Paone e Umberto Veronesi aprono L’edizione 2011 di “..incostieraamalfitana.it” Aldo Cazzullo il 28 maggio con Viva l’Italia, Mondadori, Alessandro Cecchi Paone e Umberto Veronesi il 3 giugno con Scienza e pace, Passigli, i prestigiosi autori che apriranno l’edizione 2011 di …incostieraamalfitana.it, incontri con i libri, gli autori e gli editori di novità letterarie italiane e straniere in Costa d’Amalfi. La kermesse letteraria, organizzata dall’Associazione Costadamalfiper…, dall’Agenzia di Comunicazione ed Eventi Reghinna Communication, dalla Casa Editrice Terra del Sole, ospiterà, dal 27 maggio al 15 luglio 2011, 16 appuntamenti con la cultura e 20 autori tra Atrani, Maiori, Minori, Ravello e Vietri sul Mare.

Associazione Culturale Il Club degli autori Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2012 XVIII Edizione L’Associazione Culturale Il Club degli autori organizza la 18ª edizione del premio letterario di scrittura creativa. I partecipanti potranno partecipare a due diverse sezioni: poesia e narrativa a tema libero. Il premio, con scadenza 30 dicembre 2011 prevede il pagamento di una piccola quota di partecipazione e diversi premi per ciascuna categoria.

Premio di Scrittura Creativa dedicato a Lella Razza 2011, VII Edizione L’Associazione Culturale Donne & Donne di Sant’Angelo Lodigiano organizza le 7ª edizione del premio letterario di scrittura creativa. I partecipanti potranno partecipare a due diverse sezioni: poesia e narrativa, con un tema dedicato a “L’ironia delle donne”. Il premio, con scadenza 30 giugno 2011 prevede il pagamento di una piccola quota di partecipazione e ben 4 premi per ciascuna categoria. Tutti i partecipanti posso inviare le loro opere a: Associazione Il Club degli autori, Casella Postale 68, Piazza Codeleoncini, 12 - 20077 Melegnano (MI) inviare contestualmente anche copia a mezzo e-mail Per ulteriori informazioni contattare: E-mail: info@donneedonne.it /segreteria@clubautori.it Telefono: 02.98.23.31.00 / 02.98.23.31.05 Da lunedì a venerdì in orario 10-12 e 15-17 Cellulare: 347.75.97.538 Io come Autore

Bologna: Merola candida la città come Capitale Mondiale del Libro 2014 “Attivare un comitato per la candidatura di Bologna a Capitale mondiale del libro del 2014”. È la proposta che lancia il candidato sindaco di centrosinistra a Bologna, Virginio Merola, ricordando che la citta’ “detiene un patrimonio librario tra i più importanti d’Europa e rappresenta a tutti gli effetti il più forte centro italiano di promozione alla lettura, grazie alla presenza di un ampio sistema di biblioteche e a una programmazione di eventi letterari diffusi”. “Eventi come la Fiera del libro per ragazzi, Arte libro, Bilbolbul e ad Alta voce sono solo alcuni esempi -afferma Merola- eccellenti che già descrivono le potenzialità economiche e culturali del settore nel nostro territorio. Tra le altre cose ricordiamo che nel 2013 ricorrerà il 50° della Fiera del libro per ragazzi, un appuntamento di livello internazionale che attirerà migliaia di operatori da tutto il mondo e che potrà dare una forte spinta alla candidatura di Bologna”. Fonte: Adnkronos


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