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NUMERO 1 | OTTOBRE 2012

Storie di eccellenza e innovazione

TRA FIABA E TECNOLOGIA

Editore Indigo Communication - Milano

Peter Thun racconta come la sua impresa abbia saputo conciliare poesia e hi-tech, applicando le piĂš moderne tecniche di analisi dei dati alla strategia di marketing.

Arriva Windows 8

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Con il nuovo sistema operativo di Microsoft il personal computer cambia faccia, ma la rivoluzione è soprattutto sui tablet.

IBM PureSystems

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A sei mesi dal lancio, si amplia la gamma degli "expert integrated systems" di Big Blue: arrivano i modelli progettati per i big data.

Milano 2012

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Pierantonio Macola traccia il profilo delle imprese innovative e vincenti grazie al digitale.


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SOMMARIO editoriale

4 storie di copertina

Le imprese possibili

Tra fiaba e tecnologia: la ricetta di Thun per il successo

Raccontare la tecnologia con il linguaggio del business. Questa è la sfida di Technopolis, un magazine che, nell’era del cloud computing e della mobilità, proverà a valorizzare le storie di eccellenza e innovazione di questa Italia tecnologicamente sempre in affanno. La sfida editoriale è ardua, vista la congiuntura negativa che non accenna a risolversi, ed è resa ancora più difficile dalla crisi della carta stampata (Technopolis nasce su carta ma sarà affiancata presto dalla versione digitale). Noi però ci crediamo, forti della convinzione che ci sia spazio per uno strumento utile a promuovere l’Ict e l’innovazione digitale come spinta propulsiva del business e, più in generale, del “sistema paese”. Speriamo di fare un lungo tratto di strada insieme, continuando un percorso che, per un tempo troppo breve, abbiamo condiviso con una persona speciale, un collega e un amico, le cui idee vivono in questo progetto.

11 IN EVIDENZA

Larry Ellison traccia la rotta della Oracle di domani

Voce, gesti e chip intelligenti. L’era post-Pc di Intel

Lanci ci riprova, Lenovo punta al trono dei Pc

Soluzioni per il retail: nasce un nuovo player L’evoluzione mobile secondo Qualcomm

18 SCENARI Arriva Windows 8, una rivoluzione annunciata

Ibm rilancia sui big data con i nuovi PureSystems Dall’It di Impresa Semplice una spinta per superare la crisi

L’innovazione passa da Smau

Pillole di Smau

Trend Micro, nel cloud con sicurezza

I Networkers d’Italia e d’Europa parlano la stessa lingua

32 ECCELLENZE.IT Grom, per crescere bene bastano i pc

Marchesi de’Frescobaldi, un gestionale moderno

Emmelibri: la comunicazione migliora le prestazioni Cnp Unicredit Vita, re-hosting per il business

Direttore responsabile: Emilio Mango Hanno collaborato: Gianni Rusconi (coordinamento), Valentina Bernocco, Carlo Fontana, Filippo Di Nardo, Elena Re Garbagnati, Piero Aprile, Inventium (progetto grafico)

Editore, redazione, pubblicità: Indigo Communication Srl Via Faruffini 13 - 20149 Milano tel: 02-36505844 - email: info@indigocom.it Stampa: RDS Webprinting - Arcore

36 italia digitale

La strana storia dell’agenda magica

40 OBBIETTIVO SU

Volare alto: la terra vista dai satelliti

© Copyright 2012 Indigo Communication Srl Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati. Periodico bimestrale in attesa di registrazione presso il Tribunale di Milano.

47 VETRINa HI TECH

Il Sole 24 ore non ha partecipato alla realizzazione di questo periodico e non ha responsabilità per il suo contenuto.

Rassegna smartphone

Pubblicazione ceduta gratuitamente.


STORIA DI COPERTINA | Thun

TRA Fiaba e tecnologia: la ricetta di THUN per il successo Creatività ed emozione ma anche scientificità e analisi rigorosa dei dati. Ecco come l'azienda altoatesina è riuscita a crescere in Europa e a entrare in Cina.

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uando si gestiscono quasi 1.700 negozi dalle caratteristiche molto diverse (monomarca, di proprietà, in franchising, all’interno dei centri commerciali), l’intuito non basta più. Al know how e alla creatività, che di frequente hanno decretato il successo degli imprenditori italiani, bisogna saper affiancare la giusta dose di programmazione e di tecnologia. Sembra facile, ma non è così. Spesso la scarsa conoscenza degli strumenti hitech, la paura di perdere potere e autonomia, il timore di non controllare più le informazioni vitali per l’azienda hanno indotto imprenditori e manager a procrastinare o a minimizzare il supporto dell’informatica, decretando a volte il declino delle proprie imprese. è una storia già vista, una storia che nel caso di Thun ha avuto tutta un’altra tra-

ma. Eppure, le origini dell’azienda e il suo core business a tutto farebbero pensare fuorché a un utilizzo massiccio di computer e algoritmi. Celebre per il suo “angelo laudante”, conosciuto in tutto il mondo, Thun ha saputo affiancare al mondo di emozioni evocato dalle forme e dai colori tipici del suo design, un’attività di analisi e controllo del proprio business che non poteva prescindere da una moderna e pervasiva architettura hardware e software. Per questo, Peter Thun, secondogenito dei fondatori e attuale presidente della società, non ha lesinato negli investimenti in tecnologia, supportato e affiancato dall’amministratore delegato Paolo Denti, dal direttore commerciale Luca Dalla Serra e dal Cio Thomas Hoeller, un gruppo di manager motivato e unito nel sostenere l’introduzione delle tecnologie più avan-


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PROFILO AZIENDALE è il 1950 quando i conti Otmar e Lene Thun decidono di aprire, con due collaboratori, un laboratorio di ceramica all’interno dello scantinato del castello di Klebenstein, a Bolzano. I primi manufatti incontrano subito il gusto dei turisti, vengono coinvolti altri collaboratori e la produzione aumenta. Nel 1965 all’interno del laboratorio, che nel frattempo è stato trasferito in un maso a sud di Bolzano, lavorano già 35 persone, la gamma di manufatti si amplia e comprende svariati oggetti regalo, destinati all’ambiente domestico. Nel 1978, Peter Thun, secondogenito di Otmar e Lena prende, a soli 23 anni, le redini dell’azienda, guidandola nella trasformazione da laboratorio a impresa di respiro mondiale: la tecnica e la cura restano artigianali, ma le dimensioni sono ormai industriali. Oggi Thun può contare su oltre 1.600 negozi, di cui 350 monomarca, e su un fatturato di 220 milioni di euro. La linea di prodotti si è ampliata, comprendendo anche bijoux e accessori donna e abbigliamento per bambini.


STORIA DI COPERTINA | Thun

zate nel campo delle telecomunicazioni e dell’information technology. Nel corso degli anni, Thun ha costruito quindi un sistema informativo eterogeneo ma connesso e completo, dal gestionale al controllo della produzione, dalla logistica alla relazione con il cliente, sfruttando le migliori soluzioni proposte da Sap e Microsoft, oltre che da una serie di “tasselli” software sviluppati in casa. Business intelligence e geomarketing per lo sviluppo

Se i sistemi Erp e Crm si sono rivelati fondamentali per l’operatività e per il controllo del business, la strategia di espansione, sia sotto il profilo dei nuovi punti vendita sia in termini di segmenti di mercato, è stata sostenuta da analisi approfondite dei dati interni all’azienda

(vendite, clienti) e di dati esterni (bacini potenziali, profili sociodemografici). “Insieme alla società di consulenza Value Lab”, racconta Luca Dalla Serra, “abbiamo disegnato il territorio nazionale suddividendolo in settori, per capire il potenziale di ogni area. Il passo successivo è stato quello di calcolare la quota di mercato servita dai nostri punti vendita che, nel caso di aree non presidiate, era rappresentata da una stima elaborata con algoritmi piuttosto complessi.” Dai risultati delle analisi delle aree scoperte, in particolare, il management di Thun ha potuto ricavare preziose indicazioni per capire l’opportunità o meno di aprire un punto vendita e, nel caso, di quale tipologia (monomarca o multimarca). Per le zone presidiate, invece, le analisi si sono concentrate sull’ottimiz-

zazione della rete e sull’individuazione di eventuali conflitti da canali diversi. “Le indicazioni più significative in questa fase”, spiega Marco di Dio Roccazzella, director di Value Lab, “sono arrivate dal confronto tra le vendite dei negozi e il potenziale stimato del relativo bacino. Partendo da queste informazioni, Thun ha potuto impostare un’efficace strategia di ottimizzazione della rete e di supporto agli agenti sul territorio”. Misurare le prestazioni, agire tempestivamente

“Siccome l’appetito vien mangiando, il passo successivo”, dice Dalla Serra, “è stato quello di studiare un insieme di indicatori di performance che ci aiutassero a comprendere meglio il business dei singoli punti vendita. Per far fronte


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IDEE ORIGINALI A sinistra, uno scorcio della sede di Bolzano; sotto, il nuovo concept del negozio dedicato a bijoux e accessori per donna; a sinistra in basso, Luca Dalla Serra, direttore commerciale di Thun.

LE SOLUZIONI

alla grande mole di dati interni ed esterni abbiamo deciso di utilizzare gli strumenti di analytics di Sas, che ci hanno permesso di realizzare uno scoring dei punti vendita.” Nell’ottica di una filosofia aziendale improntata alla semplicità e all’efficacia, i dati risultanti dalle analisi sono stati visualizzati in un cruscotto non più grande di un foglio A4, dove a colpo d’occhio

il management può esaminare le prestazioni, scendendo poi in dettaglio se necessario. “Dopo aver realizzato gli strumenti per eseguire le analisi”, conclude Della Serra, “con l’aiuto dei consulenti abbiamo impostato una serie di azioni di marketing da mettere in atto a seconda dei risultati che si presentano. Se in un punto vendita, ad esempio, ho molti passaggi ma poco fatturato, significa che non siamo capaci di trasformare i visitatori in clienti, e che quindi è necessario cambiare il layout del negozio o alzare il livello di formazione del personale. In altri casi è necessario rivedere l’assortimento dei prodotti, adattandolo meglio al bacino d’utenza. In ogni caso, il performance management e il geomarketing sono stati risolutivi per la crescita di Thun nel retail: la scientificità dell’approccio e il lavoro di squadra (con fornitori, franchisee, dipendenti) hanno dato grandi risultati, ed è per questo che anche nell’implementazione della strategia di allargamento ai nuovi mercati degli accessori donna e abbigliamento per bambino ricorreremo in modo massiccio agli strumenti e alle tecniche di analisi dei dati”. di Emilio Mango

Grazie a un investimento costante e importante in information technology, Thun ha potuto affiancare alla creatività, linfa vitale del suo business, un rigoroso controllo delle prestazioni e un’analisi sofisticata dei dati aziendali. Il sistema informativo è caratterizzato da un’architettura mista, con prevalenza di server blade Hp in ambiente Windows. Il Cio di Thun, Thomas Hoeller, ha accompagnato l’azienda in un processo di sfruttamento intelligente delle tecnologie più avanzate, che ha visto il ricorso alla virtualizzazione (con Vmware) e l’adozione di un ambiente Erp Sap R3 completo. Il software di Crm, altro componente fondamentale del sistema informativo, è basato su Microsoft Dynamics e Sharepoint, anche se il front-end è stato sviluppato “in casa”. Fiore all’occhiello di Thun, anche sotto il profilo della tecnologia, è il centro logistico di Mantova, inaugurato nel 2008, completamente automatizzato e collegato al sistema informativo centrale. Il progetto di performance management e geomarketing, infine, è stato realizzato ricorrendo ai consulenti di Value Lab, che hanno sfruttato la tecnologia analytics di Sas, la cartografia Nokia/Navteq e i propri strumenti di site evaluation (Geointelligence) e profilazione (Polis).


STORIA DI COPERTINA | Thun

Con il cuore e con la testa Il successo di Thun dipende dal giusto mix tra creatività e tecnologia, tra emozioni e pianificazione. Così è nata la strategia di espansione nei nuovi mercati e segmenti. Peter Thun, presidente dell’azienda di famiglia, ama il suo mondo di oggetti e di emozioni. Un mix di creatività, imprenditorialità ed equilibrio (il conte è un sostenitore del motto “mens sana in corpore sano”) che sembrerebbe non lasciare spazio ai numeri e alla tecnologia. Invece, se Thun oggi conta su quasi 1.700 negozi in tutto il mondo e su un fatturato di 220 milioni di euro è anche perché il top management della sua azienda ha sempre creduto nelle potenzialità dell’information technology e nella pianificazione. “Lavoriamo a mano una materia prima molto povera”, spiega Thun, “e quindi sembra che la tecnologia non esista. Invece, proprio perché il prodotto finale è semplice, abbiamo bisogno di un supporto molto forte da parte dei sistemi informativi”. “Operiamo con il cuore ma anche con la testa”, rincara Paolo Denti, ammini-

stratore delegato dell’azienda, “e i nostri negozi, che comunicano creatività ed emozioni, sono anche pieni di tecnologia, a partire dai sofisticati sistemi di analisi delle informazioni che molti dei nostri dipendenti hanno imparato a utilizzare”. L’informatica e l’automazione (anche il centro logistico nel Mantovano è un gioiello di alta tecnologia) permettono di velocizzare i processi (e quindi anche il ciclo produttivo), ridurre i costi e rendere più trasparente tutta l’attività dell’azienda, a supporto del management e della forza vendita. “La tecnologia ci aiuta a capire meglio il nostro business”, prosegue Thun, “ma anche a comunicare e collaborare con più efficienza. Senza dispositivi mobili e senza videoconferenza non potrei lavorare il lunedì in Cina e il martedì in Thailandia come se fossi nel mio ufficio. Queste soluzioni hanno cambiato molto il nostro modo di operare, tanto che il time to market è sceso negli ultimi anni da 18 a 8 mesi e che, per alcune linee di prodotto, contiamo di arrivare a cinque”. La business intelligence ha fatto la differenza Se la mobilità e le nuove forme di collaborazione a distanza hanno segnato una svolta nella produttività personale e aziendale, la business intelligence è stata lo strumento con cui Thun ha potuto crescere sia a livello di punti vendita sia in termini di gamma di prodotti. La recente estensione del business al mondo della donna (soprattutto accessori) e del bambino (abbigliamento) è stata guidata non solo dall’istinto imprenditoriale e dall’esperienza del top management, ma

TOP MANAGEMENT

A sinistra, Peter Thun, presidente dell’azienda di famiglia. A destra in alto, Paolo Denti, amministratore delegato. Nelle altre foto, alcuni prodotti delle linee casa, donna e bimbo.


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anche da uno studio approfondito, mediante l’analisi dei dati, delle prestazioni dei singoli punti vendita, unitamente alle caratteristiche dei bacini di utenza. “Nella storia di Thun”, spiega Denti, “ci sono stati alcuni passaggi chiave. Il primo, all’inizio degli anni ’90, è stato la scelta della globalizzazione, con lo spostamento della produzione in vari siti in tutto il mondo, una decisione non facile visto che il nostro prodotto è decorato a mano. Dieci anni dopo la seconda tappa: l’introduzione dei negozi monomarca e dell’attività retail. Infine, proprio in questi mesi, la scelta di estendere la gamma dalla regalistica ai mondi della donna e del bambino. Entro fine anno saranno sei i negozi destinati al gentil sesso in Italia (due sono già attivi a Pechino) e con tutta probabilità anche i prodotti di abbigliamento per bambini avranno presto punti vendita dedicati. Nella scelta delle location, fondamentale per il successo dell’iniziativa, ci sta aiutando e ci aiuterà il geomarketing, insieme alla business intelligence”. “Negli ultimi anni”, conclude Thun, “abbiamo speso circa il 3% del fatturato in Ict. è uno sforzo importante, ma è stato abbondantemente ripagato dalle capacità che ora l’azienda ha di fotografare il mercato e il proprio business: possiamo individuare le dinamiche di acquisto dei clienti, l’efficacia delle campagne pubblicitarie e siamo in grado di prevedere l’andamento delle vendite. In pratica, siamo riusciti a realizzare il just in time nel retail”. E.M.


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IN EVIDENZA

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SYMANTEC

Da San Francisco, Larry Ellison traccia la rotta della Oracle di domani La platea riunita a San Francisco per l’Oracle OpenWorld 2012 è stata il primo destinatario di una soluzione che il Ceo del colosso californiano, Larry Ellison, ha definito come “il computer per il business più veloce al mondo”. La grande novità dell’evento di quest’anno sul fronte hardware si chiama Exadata X3 Database In-Memory Machine. Exadata X3 è la terza versione della linea di sistemi “in-memory” di Oracle e, come le precedenti, sfrutta la tecnologia dei processori Intel Xeon ma eroga il 33% di potenza in più. Le nuove macchine hanno una capacità di 22 Terabyte di memoria flash per singolo modulo, cioè quattro volte lo spazio offerto da Exadata X2. Rispetto a quest’ultima, il prezzo è invece il medesimo, ovvero circa 200mila dollari per la configurazione minima. La nuova Exadata X3 non è stata comunque l’unica attrazione dell’OpenWorld. Alla vigilia molti attendevano annunci più definiti in tema di cloud, e Oracle ha risposto snocciolando una serie di prodotti in ambito software e servizi. In rampa di lancio ci sono in-

fatti i primi servizi cloud di tipo Infrastructure-as-a-Service (Iaas), che vanno ad affiancarsi alle soluzioni di Crm ed Erp presentate lo scorso anno in modalità Saas (Sofware-as-a-Service) e quelle con Oracle Dbms Java, Fusion Middleware e Oracle Social Network proposte in versione Platform-as-a-Service. La nuova offerta IaaS verrà erogata attraverso le tecnologie Exadata, Exalogic e SuperCluster. Ulteriore passo in avanti per la società di Redwood Shores è stato il lancio di Private Cloud, presentato da Ellison come “un’estensione di Oracle Cloud” (rispetto a cui è compatibile al 100%) dentro al perimetro aziendale. Il servizio, erogato anche in modalità Iaas, permette quindi a qualsiasi azienda di spostare liberamente applicazioni dall’una all’altra piattaforma a seconda delle necessità e del tipo di attività o dati oggetto di porting. Completa infine il poker di novità presentate all’OpenWorld2012 Oracle Database 12c, definito dal Ceo come il “primo database multi-tenant” progettato per il cloud computing.

ORA LE MINACCE SONO PIù MOBILI E SOCIAL Calano gli attacchi ai personal computer ma aumentano quelli ai dispositivi mobili. Non è una sorpresa il risultato della ricerca annuale che Symantec realizza a livello mondiale, più conosciuta come Norton Cybercrime Report. I dati vengono rilevati da un campione di 13mila utenti adulti provenienti da 24 paesi e parlano di cifre piuttosto impressionanti: le vittime di attacchi (di vario genere) sarebbero oltre 1,5 milioni al giorno (più di mezzo miliardo all’anno, contro i 430 milioni del 2011). Bisogna precisare che si tratta di un ambito, quello dell’indagine Symantec, prettamente consumer, anche se i confini con il business sono notoriamente labili. Ma è comunque interessante notare che il 31% degli intervistati ha dichiarato di essere stato attaccato sul proprio dispositivo mobile (2 utenti su 3 non si proteggono). In Italia le cose non vanno meglio: ci sono 8,9 milioni di vittime l’anno, con il 40% dei soggetti che dice di aver subito un attacco negli ultimi 12 mesi. Oltre ai device mobili, gli obiettivi preferiti dai malintenzionati sono, manco a dirlo, i social network.


IN EVIDENZA

In futuro chip da cinque nanometri Intel produrrà microprocessori con transistor da cinque nanometri. L’azienda di Santa Clara ha precisato come i wafer di silicio da 450 millimetri, alla base di questo ulteriore passo in avanti, arriveranno però non prima di cinque anni. I componenti a 14 nanometri, evoluzione della famiglia “Haswell”, debutteranno invece già nel 2014, mentre il passaggio ai 22 nanometri è solo questione di pochi mesi.

Arm punta al mercato dei server La battaglia per la supremazia nei processori in ambito enterprise, una volta terreno di scontro esclusivo fra Intel e Amd, vedrà nei prossimi anni protagonista anche Arm. La società inglese ha annunciato di recente come i test per i primi chip a 64 bit per server prenderanno il via a fine anno e come, entro la metà del 2013, dovrebbero essere pronti i primi sistemi basati sui processori a basso consumo X-Gene di AppliedMicro Circuits. Al pari di Hp e Dell, al momento gli unici ad aver iniziato i test su server ad architettura Arm v8 per data center, anche un produttore storicamente fedele ad Arm come Samsung sta sviluppando un System on Chip a 64 bit per micro server, la cui disponibilità è prevista per il 2014. Il chaebol coreano potrebbe invece anticipare a questo autunno il lancio di una Cpu per notebook, in concomitanza con il debutto di Windows 8.

Voce, gesti e chip intelligenti. Questa è l’era post-Pc secondo Intel L'esperienza utente è stata al centro degli annunci della casa californiana all’ultimo Idf 2012, andato in scena il mese scorso a San Francisco. Le interazioni naturali fra uomo e macchina sono l’elemento distintivo dei computer del futuro.

Processori a basso consumo di quarta generazione per elevare prestazioni ed efficienza di ultrabook, portatili convertibili e tablet. Un kit di sviluppo software (l’Intel Perceptual Computing, oggi in versione beta) pensato per portare a bordo dei computer esperienze naturali e intuitive, utilizzando gesti e comandi vocali. E poi ancora “Rosepoint”, il primo esemplare di Soc (System on chip) per dispositivi intelligenti, contenente un trasmettitore/ ricevitore Wi-Fi completamente digitale e sistemi di identificazione biometrica che rilevano le venature del palmo della mano per velocizzare l’accesso alle informazioni personali residenti nel cloud. Fino ai dettami di quella che per Intel è la visione del computing trasparente, cioè un ecosistema di sviluppo aperto in cui si scriverà codice eseguibile in più ambienti operativi e su diversi dispositivi. Il menu dell’Idf 2012 è stato come sempre molto ricco. E non solo per le novità a livello di road map, dove trovano ora posto i nuovi chip basati su micro architettura “Haswell” a 22 nanometri, in rampa di lancio a partire nel 2013. La scelta di puntare decisamente su temi come il computing percettivo è sintomatico di come le priorità dell’industria del silicio siano cambiate. All’orizzonte incombe l’Internet delle cose, un ecosistema dove saranno oltre 15 miliardi (entro il 2015) i dispositivi connessi

in Rete e proiettati al verbo del cloud. E in questa direzione Intel ha mosso un passo importante presentando un nuovo framework (Intelligent Systems Framework) che ospiterà soluzioni che garantiranno connettività, gestibilità e sicurezza a tutti gli apparecchi.

Il mobile computing di domani

Justin Rattner, il Chief Technology Officer della società californiana, ha stressato il concetto di “user experience”, ribadendo contemporaneamente quanto sia irrinunciabile la convergenza fra mobilità e produttività in un mondo sempre più connesso. La ricetta per il computing percettivo di domani si fonda su modalità di interazione uomo-macchina che declassano ad accessori di complemento la tastiera e il mouse e abbracciano il riconoscimento vocale, le gesture tridimensionali, la protezione dalle minacce basate su hardware, la presenza di sensori capaci di “leggere” le intenzioni degli utenti.


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Lanci ci riprova: Lenovo punta al trono dei personal computer Il manager italiano, numero uno a livello Emea della multinazionale cinese, ha fissato un traguardo: quello del primo posto nel mercato globale dei Pc.

“Lenovo vuole scalzare Hewlett Packard dal trono dei Pc”. Firmato Gianfranco Lanci, Presidente per l’area Emea e Senior Vice President della multinazionale cinese. Per il manager italiano, i proclami ad effetto non sono certo una novità: al timone di Acer dettava periodicamente le tappe della scalata (fermatasi fino al secondo posto) del produttore taiwanese, e ora la storia si ripete. “Nel secondo trimestre 2012”, spiega Lanci, “abbiamo catturato il 15% del mercato mondiale e ora siamo più vicini al primo posto, che è il nostro obiettivo. E in Emea, dove abbiamo una quota non ancora significativa, vogliamo arrivare al terzo posto con il 10% di share entro la fine del 2013”. Il messaggio è chiaro; la strategia per arrivare a spodestare Hp (almeno sulla carta) anche. Ed è la seguente: “Investire in nuovi prodotti e sui materiali, proteggere la nostra leadership in Cina e attaccare i mercati

internazionali in campo consumer, dare ulteriore visibilità al marchio, ottimizzare il mix d’offerta. Con una crescita che deve essere profittevole, anche attraverso possibili nuove acquisizioni”. Lenovo, in tal senso, parte da buone basi. Nel primo trimestre dell’esercizio fiscale, terminato a fine giugno, ha registrato un balzo del 35% del giro d’affari a complessivi 8 miliardi di dollari, con una crescita degli utili netti del 30%. Grazie a un incremento di consegne anno su anno (nel periodo aprile-giugno) del 24,4% su scala globale, al cospetto di una flessione del mercato pc di quasi il 2%. Il touch farà strada nelle aziende

Quello dei computer, a giudizio di Lanci, è un mercato che “sta cambiando ed è difficile” ma che offre al contempo “grandissime opportunità di sviluppo. Parliamo”, precisa il manager, “di un ecosistema di due

miliardi di utenti potenziali. Come si vince questa sfida sul fronte dei prodotti? Attraverso design e form factor innovativi, perché non siamo più nell’era dei notebook e dei desktop. Ci sono i tablet, i device convertibili e gli smartphone, settori nei quali abbiamo conquistato un’importante fetta di domanda in Cina”. Un mercato pronto ad accogliere Windows 8 e Surface, per cui Lanci spezza una lancia in favore di Microsoft: “Ha investito nei mini computer a proprio marchio e la questione non ci crea assolutamente problemi. L’esperienza touch sui Pc è perfetta per il consumer ma lo diventerà anche in campo enterprise”.

E i Pc tradizionali vanno in sofferenza L’IMPATTO DEI DEVICE MOBILI SUL CICLO DI VITA DEI PC 350

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300

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milioni di unità

Qualcuno la definisce “rivoluzione post Pc”, altri si fermano al termine “evoluzione”. Sta di fatto che, dall’analisi dei dati Gartner e Idc relativi alle vendite di notebook, desktop, tablet e smartphone negli ultimi cinque anni, emerge chiaramente come i computer tradizionali abbiano pagato forte dazio al crescere della popolarità dei device mobili. L’assunto, certo non originale ma molto dettagliato, arriva dal sito specializzato Tech-Thoughts.net, secondo cui neppure Windows 8 porterà a un’inversione di tendenza. Che vede la percentuale di computer sostituiti sul totale installato in costante diminuzione negli ultimi cinque anni, e questo perché gli acquisti si sono indirizzati ai telefonini intelligenti e alle tavolette multimediali con a bordo i sistemi operativi di Apple e Google, i più pronti a cavalcare il verbo delle apps e dei contenuti da fruire in mobilità.

100 6

50 0

5 2007

VENDITE DI SMARTPHONE

2008

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VENDITE DI TABLET

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CICLO DI SOSTITUZIONE DEI PC


IN EVIDENZA

BLUDIS LA REGOLA DEL 90-10 PER INNOVARE A BASSO COSTO Distribuiti in esclusiva da Bludis, i prodotti Manageengine di Zoho Corporation seguono una singolare filosofia, denominata 90-10. In pratica, la società dichiara di offrire soluzioni di It Management (gestione dell’infrastruttura e dei servizi It) che assolvono al 90% delle funzioni degli altri prodotti a un decimo del costo. Semplicità d’uso, modularità e affidabilità sono i punti di forza delle soluzioni, tra cui le più diffuse sono ServiceDesk Plus, DesktopCentral, OpManager e Applications Manager.

SAS FORTE SPINTA ALLA VISUAL ANALYTICS Che cosa succede quando si uniscono potenti funzioni analitiche a un’interfaccia grafica semplice e intuitiva? Secondo Sas, che sta spingendo molto sulla nuova soluzione Sas Visual Analytics, si liberano le grandi potenzialità dell’analisi dei Big Data e si portano alla luce nuove informazioni utili per il business. Il nuovo strumento è in grado di eseguire analisi di correlazione su miliardi di righe di dati in pochi secondi e di distribuire i risultati via Web o su device mobili in forma grafica e comprensibile a tutti.

DATACORE VIRTUALIZZAZIONE AD HOC PER LO STORAGE Nasce il primo prodotto di terza generazione di “storage virtualization”. Lo ha annunciato di recente DataCore Software, che lo propone alle aziende, attraverso il canale, con un modello di offerta commerciale a consumo, con un canone mensile a partire da 500 euro al mese. Sansymphony-V 9.0 è un “hypervisor storage” destinato agli ambienti cloud, in grado di armonizzare i sistemi in cui coesistono molti dispositivi di memorizzazione diversi. Il software ottimizza e gestisce dinamicamente i dischi virtuali senza bisogno dell’intervento umano, e si integra con i più noti hypervisor server come quelli di vmWare e Microsoft. “La nona versione di Sansymphony”, ha dichiarato George Teixeira (nella foto in basso), fondatore nonché presidente e amministratore delegato di DataCore Software, “risolve brillantemente il problema del decadimento delle prestazioni che si verifica spesso a seguito della virtualizzazione. Allo stesso tempo, garantisce l’alta disponibilità dello storage grazie alle potenti funzioni predittive”.

Windows Server è già da record Una nuova “energia informatica” la chiama Luca Venturelli (foto in alto), direttore server & cloud di Microsoft. è quella che sgorga da Windows Server 2012, annunciato all’inizio di settembre e già famoso per aver battuto molti record: 550mila aziende l’hanno scaricato (a livello mondiale) per metterne alla prova le capacità; un totale di oltre 250 milioni di utenti. Questi ultimi, nell’arco di due anni (tanto è durata la fase beta, una delle più lunghe della storia della software house statunitense), hanno potuto “stressare” la piattaforma per aiutare Microsoft a presentare una versione definitiva che fosse il più possibile “a prova di bomba”. “In Italia sono circa 250 le aziende che hanno già provato Windows Server 2012”, dice Venturelli, “con due referenze particolarmente significative anche in termini di impegno e dimensioni: Telecom Italia e Pirelli Sistemi Informativi. Ora il prodotto e i partner di canale sono pronti per dimostrare le qualità della piattaforma nell’implementazione di tutte e tre le varianti del cloud: privato, ibrido e pubblico”.


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Blackberry 10 arriva a gennaio e veste social

Soluzioni per il retail: un nuovo player nasce da Toshiba e Ibm C’è un nuovo nome nel mondo delle soluzioni rivolte al retail, ma non si tratta di una qualsiasi startup: Toshiba Global Commerce Solutions, nata formalmente in agosto, in queste settimane ha avviato le attività in Europa e in Italia. La società nasce dall’acquisizione, da parte dell’azienda giapponese, della divisione retail di Ibm, Retail Store Solutions: un’operazione costata 850 milioni di dollari. L’azienda, capeggiata da Steven Ladwig in qualità di presi-

dente e amministratore delegato, è partecipata all’80,1% da Toshiba e al 19,9% da Ibm, e può contare su 43 sedi nel mondo e su una rete di 80 distributori e 700 partner commerciali. “Siamo convinti che questa nuova realtà porterà grandi cambiamenti nel mondo del retail e vantaggi per i clienti finali”, dichiara Luigi Loda (nella foto in basso), amministratore delegato di Toshiba Global Commerce Solutions. “Oggi è necessario passare dal concetto di multicanalità a una logica cross-channel, che permetta di lavorare sul singolo utente e di offrirgli un’esperienza di interazione omogenea su più canali”. Molte le aree di innovazione evidenziate dalla dirigenza italiana, eredità diretta di Ibm Retail Store Solutions: dallo sviluppo della tecnologia Rfid (Radio Frequency Identification), ai sistemi di self scanning e self payment, passando per il proximity marketing e nuove soluzioni di ecommerce più integrate con gli altri canali in cui opera il rivenditore.

La nuova generazione di smartphone di Research in Motion arriverà all’inizio del prossimo anno e fra le sue funzionalità spicca la presenza “nativa” dei client di Facebook e Twitter. L’obiettivo della casa canadese è noto: riavvicinare Apple e Google ed allontanare la minaccia costituita da Microsoft con il suo Windows Phone 8. Per farlo, e per mettersi alle spalle un terzo trimestre ancora tutt’altro che esaltante (base installata in crescita di due milioni di unità, a quota 80 milioni di utenti, e perdite inferiori alle previsioni, pari a 235 milioni di dollari) punterà tutto su BlackBerry 10 e sulla correlata piattaforma Enterprise Service 10. Il nuovo sistema operativo arriva però in forte ritardo rispetto alle iniziali intenzioni e deve convincere delle sue capacità soprattutto la clientela aziendale (Yahoo è l’ultimo dei big customer ad aver abbandonato gli smartphone di Rim). Il Ceo della compagnia, Thorstein Heins, è convinto dell’impresa e ha confermato pubblicamente di aver già intavolato accordi di massima con una trentina di operatori mobili. La scommessa da vincere, difficile anche in relazione alle difficoltà incontrate dai BlackBerry nei mercati maturi (quelli a maggiore marginalità), passa ovviamente anche dall’ecosistema delle apps, terreno sul quale il confronto con iOs, Android e anche Windows al momento sembra del tutto impari.


IN EVIDENZA

l’opinone L’evoluzione mobile secondo Qualcomm a cura di Gianni Rusconi

“I diversi player dell’industria hitech”, parole di Enrico Salvatori, Presidente di Qualcomm Europe (nonché Senior Vice President a livello mondiale dell’azienda californiana), “spingono per creare a favore dell’utenza la stessa esperienza d’uso su diversi dispositivi. Lo smartphone è nato negli Usa come prodotto capace di replicare in mobilità le caratteristiche del Pc, sfruttando elevate capacità di banda che aumenteranno ulteriormente anche

Vmware rinnova la suite e punta sul social L’ultimo Vmworld è stato l’occasione per la multinazionale di rinnovare l’offerta in tema di infrastruttura e di gestione del cloud. Il cardine di tutti gli annunci è sicuramente la soluzione Vmware vCloud Suite 5.1, che integra prodotti per la

grazie al successo dei tablet”. I nuovi Pc a tavoletta, secondo il manager italiano, sono il “primo passo”, mentre quella dei “phonetablet”, e cioè dei prodotti a metà strada fra telefonino e tavoletta (come il Galaxy Note di Samsung), sono “una categoria di prodotto sperimentale che potrebbe avere uno spazio importante e di cui è ancora presto per dire se sarà limitata a una nicchia”. Da uno dei produttori più importanti in ambito smartphone e tablet – Qualcomm è portabandiera con Nvidia, Texas Instruments e Samsung dei chip ad architettura Arm, nonché la sesta azienda al mondo nel campo dei semiconduttori – arriva anche una fotografia in anteprima sull’impatto possibile di Windows 8. “Quello dei tablet con il nuovo sistema operativo di Microsoft”, a detta di Salvatori, “è un mercato da costruire, affiancandolo a quello degli smartphone. Parliamo di un settore dominato oggi da un solo brand (Apple, ndr) che però registra passi in avanti significativi di Android e che si prepara ad accogliere con grande attenzione Windows 8. Cannibalizzerà i tradizionali Pc? In termini di tendenza è possibile”.

La lotta nei chip

virtualizzazione, l’infrastruttura cloud e la gestione. La principale innovazione introdotta dalla suite è la possibilità di definire tramite software l’architettura del datacenter, avendo così a disposizione veri e propri datacenter virtuali proprietari. Più di recente, la multinazionale ha anche presentato Socialcast Integration Engine, un insieme avanzato di funzioni per l’integrazione, che permette a utenti e sistemi di connettersi alle reti

social per promuovere il proprio business. La soluzione consente di sfruttare tutti i vantaggi dei social network e trasferirli ai sistemi aziendali tradizionali come il Crm, l’inventory management e la gestione delle risorse umane. Socialcast Integration Engine favorisce lo sviluppo di App personalizzate che, secondo una recente analisi di Gartner, sono inserite nel portafoglio di offerta del 79% delle imprese che sviluppano applicativi.

Le prospettive di crescita del mercato dei device intelligenti e multimediali sono in effetti enormi, come lo sono di conseguenza quelle relative alle vendite di processori e chipset per la connettività di rete mobile. In questo ambito, a farla da padrone è oggi la tecnologia Arm, a scapito di quella x86. Intel, che solo di recente ha lanciato una Cpu (gli Atom Medfield) per i telefonini, va considerata quindi fuori dai giochi? La risposta di Salvatori elude la domanda ma puntualizza come “Qualcomm continuerà a perseguire la filosofia di integrare più tecnologie su un unico chip e di supportare più piattaforme operative (otto quelle che girano con i processori Snapdragon S4 multi core) e standard di rete mobile. Si chiude così un’era, quella della corsa all’aumento di potenza delle architetture di elaborazione”. I temi, in effetti, oggi sono decisamente altri: tra i più gettonati, l’ottimizzazione dei consumi e le capacità multitasking.



SCENARI | Windows 8

Arriva Windows 8, una rivoluzione annunciata Il nuovo sistema operativo sfida quelli di Apple e Google e arriva su tablet, notebook e desktop all’insegna di una nuova interfaccia utente, degli schermi touch e delle apps. Per Microsoft è la più grande scommessa della sua storia.

I

computer Windows non saranno più gli stessi. Con l’avvento di Windows 8, il cui rilascio è fissato per il 26 ottobre, cambia la logica di utilizzo di pc portatili e da scrivania perché al posto del desktop (inteso come interfaccia utente) con icone di programmi e documenti in bella vista ci saranno delle “mattonelle” (le cosiddette “live tiles) a caratterizzare l’immagine del nuovo del sistema operativo made in Redmond. Prima di qualsiasi analisi, è doverosa

una premessa: l’interfaccia tradizionale di Windows, con il logo delle finestre a fare da porta di ingresso a tutte le applicazioni e agli strumenti di configurazione, sopravvive in “Otto” ma va considerata, ragionando in prospettiva, alla stregua di un’opzione necessaria per rendere meno ostico il passaggio alla nuova (nome in codice Metro). La rivoluzione è quindi pronta a partire, e nel segno delle apps da sfogliare in punta di dito. Sul fattore touch Micro-

soft ha scommesso in modo deciso ed è proprio la veste grafica e funzionale del nuovo Windows, già adottata dal sistema operativo per telefonini, che chiama gli utenti al cambiamento più importante. Allo sforzo di abituarsi a un menu composto da una serie di quadratoni colorati e animati che fanno da trampolino di lancio – tramite gesti ormai familiari a chi possiede uno smartphone o un iPad, quali lo scrolling o lo swipe - alle applicazioni presenti nel Windows


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QUANTO COSTA SURFACE? In attesa dell’annuncio ufficiale, l’ultima indiscrezione sui prezzi di listino del tablet marchiato Microsoft porta la firma di Steve Ballmer. Definendo la tavoletta “un prodotto molto competitivo dal punto di vista delle funzionalità offerte”, il Ceo di Redmond ne ha fissato a grandi linee i costi: “probabilmente da 300 fino a 700-800 dollari”. Surface, stando alle stime degli analisti, dovrebbe vendere nel suo primo anno di vita qualche milione di eemplari. Il mercato dei tablet, dominato dall'Pad di Apple con una quota del 60%, arriverà secondo Idc nel 2012 a quota 117 milioni di unità.

Store o agli applicativi aziendali, ai servizi Web (come Live Mail e SkyDrive), alla suite Office e ai contenuti residenti nella cloud. Il nuovo Windows – questo il ritornello che si rimpallano i manager di Microsoft per inquadrarne le peculiarità distintive rispetto ai predecessori – reinventa il sistema operativo a livello di user experience e di capacità multitasking proponendosi come prodotto versatile. Buono cioè sia per device touch che apparecchi tradizionali con mouse e tastiera. Sia in chiave personale, per l’entertainment da salotto o in mobilità, che aziendale, per gestire attività di business e processi Il salto in avanti è evidente e parlare di rivoluzione (per Microsoft) non è quindi fuori luogo. Con Windows 8, la compagnia ha fatto un grande salto in avanti rispetto al passato, infrangendo delle barriere che sembravano oramai stratificate – vedi il supporto di un’architettura di processore che non fosse la tecnologia x86 di Intel e Amd, aprendo le porte ai produttori di chip Arm (Nvidia e Qualcomm in testa) con una versione dedicata del software, Windows RT – e ha intrapreso per stessa ammissione

del suo Ceo, Steve Ballmer, una delle più grandi scommesse della sua quasi quarantennale storia. Tornando seriamente ad innovare, e rischiando di scontentare qualcuno. Windows 8 e Windows Phone 8 condividono lo stesso kernel (il codice di sviluppo) perchè la volontà di Redmond è quella di facilitare il lavoro degli sviluppatori e pazienza se qualche utente (mobile) dovrà ingoiare qualche boccone amaro vedendosi inibito all’aggiornamento al nuovo Os. Microsoft volta pagina, facendo “arrabbiare” i produttori partner, perchè veste anche i panni dell’hardware vendor con Surface, il tablet con tastiera a marchio proprio che di fatto farà concorrenza alle tavolette Windows 8 delle varie Hp, Acer, Dell, Samsung, Asus, Lenovo e via dicendo. Il nuovo sistema operativo dovrà in ogni caso raccogliere un’eredità pesante che è quella, in termini di licenze vendute, di Windows 7: oltre 600 milioni di copie, il più grande parco installato oggi esistente nel panorama del software e la piattaforma più diffusa (con una quota del 42,8%, di poco superiore a quella di Windows Xp) sui computer da scrivania. Il fattore usability in azienda

Per Windows 8 è stato coniato lo slogan “fast and fluid”. Applicato ai tablet e ai computer con schermo touch, il concetto appare perfetto: lo “Start Screen” guida l’utente nella navigazione fra le “tiles” in modo veloce e, per l’appunto, fluido. Sull’usabilità di Windows 8 su device che non siano i pc a tavoletta il dibattito è però aperto. Microsoft è sicura del fatto che la nuova interfaccia possa operare con identica produttività anche con il mouse di un desktop o il touch pad di un notebook. Il nuovo software “gira” con identiche funzionalità su qualsiasi computer, questo è certo, ma sulle modalità d’uso dello stesso qualche giustificata perplessità rimane. E non a caso è prevista l’opzione - il desktop in


SCENARI | Windows 8

PASSARE A OTTO Per chi è nell’imminenza di acquistare un nuovo computer Windows si profilano due ipotesi. Aspettare l’arrivo di notebook e desktop -e naturalmente anche tablet- con a bordo Windows 8 oppure acquistare una macchina equipaggiata con Windows 7 e sfruttare la promozione per l’upgrade al sistema operativo che Microsoft ha ufficializzato con apposito proa Vista e Xp potranno essere aggiornati ma, bene saperlo da subito, nei modelli più vecchi andranno perse le applicazioni e talvolta le impostazioni di sistema. Ed è inoltre impraticabile il cambio di lingua del software o il passaggio da una versione a 32 bit ad una a 64 bit. Per chi ha comprato un pc Windows 7 dal 2 giugno 2012 in avanti o deciderà di acquistarne uno fino a tutto il 31 gennaio 2013 – con bordo le versioni Home Basic, Home Premium, Professional ed Ultimate - è possibile completare l’aggiornamento direttamente online spendendo 14,99 euro. Chi, invece, è nella condizione di migrare (sempre alla versione Pro) e non vuole saperne di cambiare pc (sia esso basato su Windows 7, Vista o Xp) dovrà mettere in conto una spesa di 39,99 dollari acquistando e scaricando (dal 26 ottobre in avanti) il pacchetto di upgrade direttamente sul sito Windows.com. Entrambe le opzioni sono in offerta fino al 31 gennaio prossimo in 131 Paesi, Italia inclusa.

LE QUOTE DI MERCATO DEI SISTEMI OPERATIVI PER DESKTOP 55 % 44 % 33 % 22 % 11 % 0% NOV 2010

FEB 2011

WINDOWS XP

MAG 2011

WINDOWS 7

AGO 2011

NOV 2011

WINDOW VISTA

stile Windows 7 si attiva attraverso una delle “mattonelle” di Metro - per tornare al “look and feel” della vecchia interfaccia. Ricorre fra gli addetti ai lavori e analisti di settore una domanda: Windows 8 rischia di scontentare molti degli utenti “basic” di Windows e, soprattutto, quelli che operano negli uffici? C’è chi si dice convinto dello scetticismo degli addetti aziendali circa “l’usability” del nuovo sistema a bordo di un convenzionale computer fisso o portatile, mettendo in evidenza la drastica riduzione della qualità dell’interazione fra utente e software tramite il mouse. Preoccupazioni eccessive? Probabilmente sì. Altri esperti sono infatti dell’idea che Windows 8, pur rompendo con il passato, sia molto

FEB 2012

MAG 2012

MAC OS X 10.7

AGO 2012

MAC 0S X 10.6

intuitivo e non penalizzi l’accesso ai comandi principali anche su un pc privo di schermo touch. Da qui a parlare di un’adozione accelerata del software in seno alle grandi organizzazioni però ce ne passa. Molte delle aziende di classe enterprise (stando a un recente sondaggio di Gartner) sono ancora alle prese con la migrazione a Windows 7, la cui quota di mercato, secondo StatCounter, è inferiore al 50% (mentre resiste al 32% quella di Xp). Microsoft, questa la linea di pensiero più gettonata, ha cercato di trovare il compromesso migliore, consapevole che l’adozione di Otto in azienda rappresenterà un cambiamento “epocale” – con tutte le problematiche e le resistenze del caso - per chi è ancora abi-

WINDOWS 7 SI PRENDE LO SCETTRO NEI PC DESKTOP Le rilevazioni sono di Net Applications e dicono che il sorpasso operato da Windows 7 ai danni di Xp, per ciò che concerne la diffusione globale del sistema operativo di Microsoft sui computer da tavolo, è avvenuta in agosto. A tre anni dal lancio Seven vanta il 42,76% del parco installato (contro il 42,5%) e conquista il primato in un segmento che vede il software di Redmond esibire una quota di mercato del 92%. Aspettando l’ingresso in campo di Windows 8 c’è anche da registrare il salto in avanti di Mac Os X: le ultime versioni della piattaforma per pc di Apple sono arrivate al 7,11% dell’installato desktop, contro il 6,1% di Windows Vista.


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tuato a lavorare con Xp (il cui supporto tecnico terminerà nell’aprile del 2014) e i vari Word ed Excel versione 2003. La prossima versione del sistema operativo, questo è sicuro o quasi, non sarà “double face” per accontentare anche chi non ne vuol sapere di tastiere virtuali e applicazioni da scorrere in punta di dito. Sarà unicamente focalizzato sulle capacità tattili dell’interfaccia per gestire programmi e documenti, navigare online e condividere contenuti. L’imperativo dell’ecosistema

Infine il Windows Store, una componente importante di Windows 8 e di tutte le future evoluzioni del sistema operativo. C’è ovviamente molta curiosità per vedere quante (a fine settembre erano circa 2.200, di cui l’84% gratuite al download, quelle caricate nel negozio virtuale, stando ai dati diffusi da Microsoft) e quali saranno quelle disponibili al momento del lancio della piattaforma. Emulare il market di Android, con circa 400mila apps a catalogo complessivamente, e soprattutto quello di Apple, che ne vanta praticamente il doppio con circa 200mila dedicate all’iPad, non sarà impresa facile. Anzi. Ma è anche da qui, se non soprattutto da qui, che passa la rivoluzione di Microsoft e la sfida alle rivali di Cupertino e Mountain View. Il rischio che alcuni prodotti Windows 8 – i tablet con a bordo la versione Rt del sistema operativo per esempio - siano inizialmente poco considerati dall’utenza perché limitati sul fronte delle apps esiste. Microsoft, però, appare del tutto consapevole della necessità di costruire un ecosistema capace di attirare e fidelizzare gli sviluppatori. In tal senso gli analisti di Gartner hanno puntualizzato come “Windows 8 avrà un mercato enorme, che la comunità dei developers non può permettersi di ignorare”. Anche perché, dopotutto, il software di Microsoft gira su nove computer su 10. di Gianni Rusconi

COME CAMBIA IL MERCATO DEI PC A partire dal 26 ottobre saranno circa una cinquantina i nuovi modelli di notebook, tablet, ultrabook, convertibili e all in one che vedranno il mercato con Windows 8 nel motore. Come e quanto impatterà l’ondata di tali prodotti nell’economia della domanda di computer tradizionali e a tavoletta? In termini di tendenza, tre appaiono quelle cui poter fare riferimento. La prima: gli schermi touch saliranno a bordo dei portatili, rispecchiando la volontà di Microsoft di valorizzare al massimo le funzionalità della nuova interfaccia. La seconda: i prodotti basati su Windows Rt costituiranno probabilmente una porzione molto limitata delle vendite se i prezzi di listino di cui sono accreditati – 600 dollari per un tablet tout court, 750-800 per quelli con docking e tastiera a corredo – non scenderanno nel breve termine. La terza: ibridi e convertibili, nei formati da 11 e 12 pollici soprattutto, saranno la grande “novità” della stagione del mobile computing 2012-2013. Quanto all’impatto vero e proprio sulla domanda, Windows 8 entra in scena in una fase di calma piatta del mercato dei personal computer, che a fine 2012 (i dati sono di Idc) dovrebbe chiuder-

si con un bilancio in attivo pari allo 0,9%, per complessive 367,2 milioni di unità vendute. La chiave di lettura di questi dati può essere la seguente: l’avvento del nuovo sistema operativo di Microsoft non inciderà più di tanto sulle dinamiche di acquisto negli ultimi tre mesi dell’anno e solo dalla primavera prossima si vedranno i positivi effetti della disponibilità di portatili e desktop di nuova generazione. Non ci sarà, in altre parole, una corsa all’acquisto di un nuovo pc a partire dal 26 ottobre, data in cui Windows 8 verrà ufficialmente rilasciato. Da qui l’assunto secondo cui il comparto dei computer (tablet esclusi) riprenderà la corsa sarà solo a partire dal 2013, quando il consuntivo di fine anno è stimato in salita del 6,5% a 391 milioni di unità. Nell’immediato non si può certo parlare di inversione di tendenza – sarebbe il secondo anno consecutivo di crescita sotto il 2% - di un mercato che molto ha risentito della crisi economica (con conseguente rallentamento dell’incremento di domanda in Asia e nei mercati emergenti e flessione dei mercati maturi) ed altrettanto della popolarità di pc a tavoletta e smartphone. L’accoglienza per Windows 8 sarà tutto sommato sarà timida e il suo arrivo imporrà ai vendor la riduzione delle consegne al canale dei prodotti Windows 7 e la pulizia degli inventari. Ci vorrà insomma almeno un trimestre di duro lavoro da parte dell’ecosistema dei partner Microsoft per vedere l’impatto di Windows 8 in termini di aumento del venduto, tanto che il bilancio di fine anno dei pc per gli Stati Uniti è previsto in rosso del 3,7% rispetto al 2011.


SCENARI | Sistemi integrati

IBM RILANCIA SUI BIG DATA CON I NUOVI puresystemS Big Blue annuncia tre macchine della neonata famiglia PureData per potenziare, a soli sei mesi dal lancio, la gamma di sistemi esperti integrati. Due miliardi di dollari in ricerca e sviluppo e 100 anni di know how. Una sintesi che è poi anche il principio alla base dell’idea degli Ibm PureSystems, sistemi esperti integrati in grado di unire in un solo “box” la flessibilità delle piattaforme aperte ma anche le prestazioni delle architetture dedicate. Presentati ad aprile di quest’anno, i PureSystems hanno cambiato il paradigma dell’It per le imprese, collocandosi in una fascia strategica dell’offerta Ibm, quella che parte dai sistemi blade x86 per arrivare fino ai Power 4s (tanto per intenderci, dove hanno regnato incontrastati per anni gli As/400). Oggi, dopo soli sei mesi dalla disponibilità dei primi modelli, l’annuncio dell’estensione della gamma con l’introduzione di una nuova famiglia di macchine, destinate all’analisi dei big data. Un “colpo” che non mancherà di scuotere il mercato (tra i concorrenti diretti ci sono Hp, Cisco e soprattutto Oracle) ma che vivacizzerà anche il mondo dei partner di canale (distributori, integratori e sviluppatori di software) in quest’ultimo scorcio del 2012. Passato recente

Torniamo per un attimo all’annuncio dello scorso aprile, quando la “next generation platform” (il nome in codice) arrivò sul mercato nelle due varianti: PureFlex System e PureApplication System. “Decidemmo di intervenire sul mercato con questa nuova architettura”, rac-

conta Giovanni Calvio, responsabile commerciale per i sistemi PureSystems, “perché ci rendemmo conto che l’It faticava a tenere il passo del business: nel corso degli anni i budget erano rimasti gli stessi (nella migliore delle ipotesi) ma la complessità da gestire era aumentata a dismisura”. Così Ibm decise di puntare per la prima volta contemporaneamente su tre pilastri difficili da far coesistere: la personalizzazione spinta, il concetto di appliance (una macchina che svolge un singolo compito) e il paradigma del cloud. “I sistemi personalizzati”, prosegue Calvio, “erano flessibili ma costosi. Le appliance erano semplici da usare e rapide da implementare ma limitate nello scopo. Il cloud si caratterizzava per la grande agilità ed elasticità ma richiedeva un approccio condiviso non sempre attuabile. Proprio per godere dei benefici di questi tre pilastri, superandone però i limiti, sono nati gli Ibm PureSystems”. Quali peculiarità

Le novità introdotte con l’architettura PureSystems sono molte, e non poteva essere altrimenti visto l’ingente investimento in ricerca e sviluppo. La caratteristica più singolare sta nell’esperienza che è stata “incorporata” nelle macchine, sotto forma di pattern, vale a dire righe di codice che rappresentano il distillato di decine di anni di know-how, ricette semplici che contengono istruzioni complesse in grado di ottimizzare le pre-


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stazioni e la gestione delle macchine nei vari contesti infrastrutturali e applicativi. La seconda caratteristica “forte” è rappresentata dall’integrazione realizzata a livello di progetto: i vari strati della piattaforma (server, storage, networking, hypervisor e middleware) sono già costruiti per operare con la massima efficienza, semplificando molto l’attività sistemistica. Infine, la semplicità. Quella che gli uomini di Ibm chiamano “simplified experience” e che va dal momento dell’acquisto fino alla manutenzione. Questo compito è assolto da un componente fondamentale dei PureSystems, il Flex System Manager, un vero e proprio cervello che controlla costantemente la gestione del firmware e l’aggiornamento dei sistemi, un elemento molto complesso che però semplifica la vita ai clienti. Quando dà il meglio

Giovanni Calvio, responsabile commerciale per i sistemi PureSystems. A sinistra, uno dei nuovi modelli Ibm PureData.

GRANDI NUMERI I nuovi sistemi PureData sono pensati per la gestione di grandi quantità di informazioni. Il modello PureData for Analytics integra più di 200 funzioni analitiche e “macina” svariate centinaia di Terabyte di dati. PureData for Operational Analytics esegue fino a 1.000 query al secondo e supporta migliaia di utenti, mentre PureData for Transactions si distingue per i ridottissimi tempi di installazione e per l’assenza di fermi macchina in caso di manutenzione o aggiornamento.

“I PureSystems trovano il loro ambiente ideale”, spiega Calvio, “nelle aziende dove si vuole ottenere in tempi rapidi e con costi certi il consolidamento dell’infrastruttura. Chi ha architetture miste x86 e Unix/System i e vuole con un unico colpo di spugna ripulire tutto, adottando un solo rack ottimizzato e performante, può senz’altro considerare i PureSystems, senza il timore di rivolgersi a un unico fornitore, poiché i nostri sistemi sono nati aperti. Nello stesso armadio, infatti, possono trovare posto server x86 e Unix/System i, diversi sistemi operativi, qualsiasi middleware e tutti i quattro hypevisor leader di mercato: vmWare, PowerVm, Hyper-V e Kvm”. Oltre al consolidamento, i PureSystems sono stati studiati per puntare all’ottimizzazione. “La situazione tipica”, dice Calvio, “è quella della partenza di un nuovo progetto. Si entra più timidamente in azienda, ad esempio con l’introduzione di un nuovo Erp, e poi si allarga il business in un secondo momento ad altre applicazioni. Gli altri due contesti tipici, in cui i PureSystems si sono dimostrati decisamente competitivi, sono l’attivazione di nuove funzioni It (come ad

esempio gli Analytics) e l’accelerazione nell’adozione del cloud.” I nuovi annunci

La tornata di annunci riguarda una terza variante, che si va ad affiancare ai sistemi PureFlex e PureApplication. Si chiama PureData ed è la sintesi dell’integrazione delle soluzioni per la gestione delle basi di dati (Db2) e di Netezza (la tecnologia ottenuta nel 2010 da Ibm tramite l’acquisizione dell’omonima azienda) con il paradigma PureSystems. Ideali per la gestione dei big data, i PureData sono stati annunciati in tre versioni: For Analytics, For Transactions e For Operational Analytics. “La prima è un’appliance derivata da Netezza che esegue in modo ottimale le query più complesse”, spiega Raffaele Bella, manager di Ibm Swg Information Management, “gestisce datawarehouse di grandi dimensioni, anche decine di Terabyte, in modo efficiente. Ha un ampio spettro applicativo, dalle aziende di telecomunicazioni per la gestione delle informazioni sul traffico di rete, alla Pubblica Amministrazione alle prese con la lotta all’evasione, per arrivare alle banche e assicurazioni, sempre in guerra contro le frodi. Con questi nuovi sistemi, le operazioni di analisi dei dati si velocizzano da 40 a 500 volte rispetto alle architetture tradizionali”. PureData for Transactions è pensato invece per i sistemi transazionali di grandi dimensioni, come quelli utilizzati da banche e poste. La tecnologia esce dai laboratori Ibm e deriva da Db2. Punto di forza è la scalabilità: “Un’organizzazione che dovesse aumentare il numero di uffici o sportelli”, dice Bella, “dovrebbe semplicemente aggiungere potenza di calcolo al sistema, senza dover cambiare tecnologia”. PureData for Operational Analytics, infine, è mirato agli ambienti Crm che devono macinare grandi quantità di dati ma a cui servono anche query puntuali (come i grandi call center e le società di e-commerce). di Emilio Mango


SCENARI | Telecom Italia

Dall’ IT di Impresa Semplice una spinta per superare la crisi Il programma avviato più di un anno fa da Telecom Italia a supporto del rinnovamento tecnologico delle Pmi gode di un momento particolarmente favorevole, nonostante la crisi. E il primo bilancio è positivo.

P

er Telecom Italia l’informatica da anni non è più un business collaterale ma uno strumento fondamentale per “scaricare a terra” la propria strategia. IT IS (Information Technology Impresa Semplice) ha visto la luce all’inizio del 2011: Technopolis fa il punto dell’iniziativa con Marco Parisi, responsabile del progetto Sviluppo IT per le Pmi. In che cosa consiste esattamente IT IS?

In un’offerta di soluzioni It basate sulla nostra infrastruttura tecnologica di cloud computing (la famosa Nuvola Italiana) ed erogate al cliente finale attraverso un canale commerciale It specifico e con una logica di tariffazione a canone mensile. Ci rivolgiamo alle Pmi italiane, un target importante che conosciamo molto bene. Ma allora perché un canale diverso?

Perché è diverso l’approccio al mercato. Non è un mistero che, non solo nel nostro Paese, le piccole e medie imprese non siano del tutto preparate a gestire i processi interni ed esterni attraverso strumenti It evoluti. Le Pmi di maggiore successo e che stanno attraversando

la crisi attuale con minori difficoltà lo fanno con il contributo e le competenze di chi si occupa di It in modo professionale ed affidabile. La soluzione sono i partner?

Certo, provenendo dal settore delle telecomunicazioni abbiamo voluto differenziarci dall’offerta già presente sul mercato It, creando un ecosistema composto da figure chiave chiamate “fiduciari”. Un nome piuttosto inconsueto nell’ambiente dell’hi-tech…

Sì, ma abbiamo voluto sottolineare il fatto che i piccoli e medi imprenditori non scelgono solo sulla base della tecnologia migliore (o supposta tale), ma anche e soprattutto sul rapporto di fiducia che si instaura con le persone. Per questo è importante il fattore umano, e anche quello territoriale. Il rapporto di collaborazione tra imprenditore e fiduciario It è fatto per durare nel tempo, lungo tutto il percorso di evoluzione e sviluppo dell’impresa. Siete arrivati in un momento difficile…

Certamente la crisi ha ridotto la capaci-

tà di investimento sia dei partner sia dei clienti finali, ma la congiuntura attuale è particolarmente favorevole al nostro programma, perché le soluzioni informatiche tradizionali avevano un impatto finanziario più alto dal punto di vista dei costi d’acquisto, pensando soprattutto agli investimenti necessari per avviare un progetto It, e senza dimenticare anche quelli di manutenzione e gestione. Il Software-as-a-Service e, più in generale, il cloud computing rispondono a questa esigenza, con costi più contenuti e, soprattutto, una flessibilità senza precedenti. Intende dire che la crisi ha fatto da acceleratore?

In effetti ci sono altri tre fattori che hanno contribuito al successo del progetto IT IS: l’efficacia della rete dei fiduciari, la disponibilità delle piattaforme Saas (che fino a pochi anni fa erano una buona idea solo sulla carta) e la maggiore sensibilità degli utenti nei confronti delle nuove tecnologie, generata da fenomeni pervasivi come la diffusione delle App, dell’e-commerce e dei servizi erogati via Web, che tutti gli imprenditori hanno potuto sperimentare, magari solo


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Marco Parisi responsabile del progetto Sviluppo IT per le Pmi.

Resistenze al cambiamento?

Poche, per fortuna, anche se la nuova proposizione ha scatenato un processo di rinnovamento importante della nostra rete: più della metà dei partner attivi 18 mesi fa è cambiata. Il 30% si è dotata, seguendo la nostra spinta, di una rete di secondo livello per essere ancora più vicina alle Pmi sul territorio. Il reclutamento di fiduciari di primo e di secondo livello prosegue senza sosta: in questo momento siamo impegnati a trattare con centinaia di soggetti di dimensioni e profilo diversi; l’obiettivo è metterli in condizione di offrire i servizi di cloud computing più adatti alle esigenze delle imprese clienti.

PROSPETTIVA IMPRESA

come utenti finali. Insomma, una specie di “tempesta perfetta”. Per Telecom Italia è stato facile cogliere l’occasione?

Abbiamo dovuto cambiare la logica della nostra offerta, per tenere conto del ruolo dei fiduciari: dai prodotti/servizi indipendenti siamo passati a soluzioni articolate, che valorizzano il ruolo dei partner, incaricati di semplificare l’offerta attraverso integrazione, formazione e personalizzazione. E poi abbiamo dovuto e saputo sfruttare la nostra infrastruttura tecnologica, unica sul territorio nazionale. E’ quest’ultima caratte-

ristica, insieme alle nostre dimensioni, che ci ha permesso, grazie alle economie di scala, di arrivare sul mercato con un’offerta sostenibile anche in tempi di crisi. Torniamo al canale. Qual è il Dna dei fiduciari?

è diverso da quello dei nostri partner storici, molto più orientato all’It e in particolare al software che non alle telecomunicazioni. Si passa dalla logica della distribuzione a quella dei servizi. Il cliente finale utilizza una piattaforma ready-to-use che il fiduciario si preoccupa di gestire e manutenere.

Prosegue la partnership tra Telecom Italia e Microsoft finalizzata alla diffusione del cloud computing presso le piccole e medie imprese. Queste ultime, secondo un recente studio di Sirmi, produrranno nel 2012 un giro d’affari di circa 2,2 miliardi di euro nel mercato dei servizi It, e rappresentano quindi un segmento importante e molto delicato per la crescita dell’intero “sistema paese”. Annunciato lo scorso aprile, il progetto Prospettiva Impresa prevede l’utilizzo di un canale commerciale congiunto (saranno condivisi asset e know how) tra le due aziende all’interno della rete di partner Information Technology Impresa Semplice di Telecom Italia. Tra gli effetti immediati dell’accordo, la costruzione di soluzioni Cloud basate sulla Nuvola Italiana che utilizzano la nuova tecnologia Windows Server 2012, testata da Telecom Italia in anteprima nazionale nei mesi scorsi.


SCENARI | Smau Milano

L’INNOVAZIONE PASSA DA SMAU Le imprese vincenti sono quelle che non hanno paura dell'Ict. Lo dice Pierantonio Macola, alla vigilia della fiera milanese.

U

n punto di osservazione privilegiato quello di Smau che, tra alti e bassi, ha viaggiato in parallelo all’Ict italiano per cinquant’anni. Una fiera che ha cambiato pelle insieme al tessuto imprenditoriale nostrano e che, da quando copre tutto il territorio nazionale grazie alla sua anima itinerante, è ancora più vicina alla realtà di chi produce e usa informatica. Technopolis ha intervistato Pierantonio Macola, amministratore delegato di Smau, per cercare di scattare una fotografia delle imprese che usano l’Ict in modo virtuoso, anche e soprattutto in tempo di crisi.

perché la velocità di reazione nel business dipende ormai soprattutto dalla capacità di investire e innovare, quelli che conosciamo nel corso dei nostri appuntamenti fieristici sono imprenditori sempre più orientati alla tecnologia. Magari hanno cominciato ad apprezzarla comprando uno smartphone per uso personale, o acquistando un’auto usata su un sito specializzato, ma ora seguono da vicino il mondo digitale, e questo è un elemento che ci fa propendere per l’ottimismo.

Come avete raccolto le informazioni utili per poter tracciare un quadro preciso?

Ci sono alcuni elementi in comune tra le aziende di successo. Il primo è sicuramente quello di avere un top management che crede nell’innovazione e che non sia rappresentato da un solo individuo (tipicamente l’It manager) ma da un team. Fondamentale, soprattutto in Italia, è poi la presenza di un partner specializzato, che faccia da tramite tra fornitore e cliente e che parli la stessa lingua di quest’ultimo. Spesso il partner ha dimensioni aziendali paragonabili al cliente, quasi sempre proviene dalla stessa area geografica, in alcuni casi conosce personalmente l’imprenditore e gode della sua piena fiducia. Infine, quasi sempre nelle aziende virtuose è presente la figura dell’innovatore, uno “sponsor” che non deve essere necessariamente l’It manager ma un uomo di business che ha imparato ad apprezzare la tecnologia. Ed ecco che torna il tema, fondamentale, della consumerizzazione.

A parte i contatti diretti delle decine di migliaia di visitatori, manager e imprenditori, una fonte preziosa di informazioni sono i casi di successo che presentiamo in tutte le tappe di Smau: diamo la possibilità alle imprese di mostrare i progetti che hanno portato benefici di business misurabili. In questi anni abbiamo raccolto oltre 500 casi con un denominatore comune: raccontano di una tecnologia indispensabile per la competitività, una tecnologia che è ormai condizione necessaria per avere un ruolo globale. Insomma, chi non usa l’Ict in modo efficiente è come se marciasse su una ferrovia a scartamento ridotto. Guardando questa fotografia, siete ottimisti o pessimisti?

Premesso che le dimensioni restano un fattore critico per le imprese italiane,

Qual è l’identikit dell’impresa vincente sul fronte tecnologico?

Pierantonio Macola, amministratore delegato di Smau.


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E Smau? Come è cambiato per far fronte alla crisi? Come aiuta gli impreditori?

Smau è diventato sempre di più uno strumento di servizio, un’occasione di contatto e confronto per capire come affrontare la crisi. Abbiamo osservatori, in parte realizzati insieme al Politecnico di Milano, in cui vengono sviscerati temi cruciali come la mobilità, il cloud computing e le unified communication. Abbiamo monitorato e diamo conto di come la business intelligence si sia trasformata da software destinato alle grandi imprese a strumento indispensabile per il business e a disposizione delle Pmi. Tocchiamo il tema delicato della sicurezza e, non ultimo, realizziamo da otto anni i Percorsi dell’Innovazione, che vedono protagoniste decine e decine di startup provenienti da tutta Italia e che in questo modo si possono far conoscere dal grande pubblico. Perché quella delle startup è un’area strategica?

CON TECHNOPOLIS ENTRI GRATIS Smau Milano torna da mercoledì 17 a venerdì 19 ottobre ai padiglioni 1 e 2 di Fieramilanocity. La Fiera apre dalle 9.30 Alle 18.00. I lettori di Technopolis che si registreranno al link: http:// www.smau.it/invite/technopolis potranno entrare gratuitamente e partecipare agli oltre 500 eventi in programma. Basta compilare il modulo di registrazione in tutte le sue parti e stampare l’Agenda Personale dell’evento che il visitatore dovrà consegnare alle reception della Fiera per ricevere un biglietto di ingresso valido in uno dei tre giorni di manifestazione. Per maggiori informazioni visita il sito www.smau.it

Perché aiuta a risolvere uno dei problemi più endemici del nostro Paese: il fatto che l’imprenditore, sempre occupato a “fare il suo business”, non abbia tempo di guardarsi intorno e scoprire nuove realtà e nuove tecnologie. Solo così, facendo da tramite tra soggetti storicamente lontani come l’università e l’impresa, e avvicinando anche il mondo finanziario, possiamo sperare di allinearci all’Europa, sfruttando, tra le altre cose, quei fondi europei che spesso ci sfuggono proprio per mancanza di coordinamento e unità di vedute. Uno Smau di servizio, insomma?

Uno Smau che viene tagliato su misura dei singoli manager e imprenditori, che possono costruirsi via Web un’agenda personalizzata per sfruttare al massimo la giornata fieristica. Uno Smau che va a casa degli imprenditori (con le varie tappe sul territorio nazionale) anche per agevolare il cambiamento. Una fiera che, sia pur lentamente, cresce senza interruzioni dal 2005.

A SCUOLA, PER DIVENTARE UNA CITTà INTELLIGENTE Come si stanno muovendo comuni e città italiane per migliorare la qualità della vita dei propri cittadini? Quali sono le esperienze internazionali più rilevanti in ambito “smart city”? Quali sono le tecnologie e i fornitori che possono supportare i progetti di città intelligenti? Quali sono le opportunità per le piccole imprese derivanti dallo sviluppo delle smart city? Durante i tre giorni di Manifestazione l’iniziativa Smart City Roadshow, nell’ambito di un calendario di laboratori da 50 minuti e di un convegno istituzionale che vedrà riuniti gli amministratori delegati delle più importanti aziende fornitrici di tecnologie e servizi e le amministrazioni locali che hanno in corso progettualità virtuose in Italia, verranno affrontate le principali tematiche smart city, dagli open data, all’alfabetizzazione digitale, dai finanziamenti pubblici e bandi ai servizi smart per il turismo dall’ eGovernment alla mobilità sostenibile dallo smaltimento dei rifiuti, fino all’efficienza energetica ed edilizia sostenibile, dove verranno presentati i casi di successo in corso in Italia e all’estero. Dopo Milano, Smart City Roadshow arriverà nel 2013 nelle città di Bari, Torino, Roma, Padova e Bologna nell’ambito della sesta edizione del tour Smau.


SCENARI | Smau

pillole di Smau A lezione di innovazione con le start up di H-farm Sono oltre 100 gli stand di giovani imprese italiane – attive nei più disparati settori, dalle nanotecnologie alla medicina, dal design alle app mobili, dai social network alle community web fino alle Smart Cities - che animeranno la tre giorni dei Percorsi dell’Innovazione (iniziativa giunta all’ottava edizione) a Smau 2012. A fare da guida a visitatori e addetti ai lavori – affiancando acceleratori, società in house e Assessorati alle Attività Produttive all’Innovazione delle Regioni Italiane - ci sarà quest’anno l’incubatore trevigiano H-Farm, realtà affermatasi anche in campo internazionale per aver supportato la nascita e lo sviluppo di startup basate su innovativi modelli di business in ambito Web e Digital e New Media. Quattro di queste start up saranno oggetto di studio al Salone milanese: Desall, Henable, Logopro e Responsa. La prima ha dato vita a una piattaforma di crowdsourcing che, attraverso contest di design, connette aziende e privati aiutando da un lato le aziende a trovare soluzioni di design e sup-

portando dall’altro i giovani talenti a mostrare le proprie idee di prodotto in tutto il mondo. Henable è un contenitore online in cui sono raccolti consigli e informazioni per la produzione di soluzioni digitali a problemi reali. L’azienda ha messo a punto la sua prima applicazione che permette di ottenere, direttamente dal dispositivo mobile, le autorizzazioni necessarie ai disabili per accedere alle zone a traffico limitato nei comuni italiani. Logopro, invece, è una startup tutta al femminile, attiva nel campo dei servizi online di logo design e corporate identity alle piccole aziende e ai professionisti. Il suo modello di business è basato sulla gestione della community di grafici, mediante una piattaforma digitale proprietaria. Responsa, infine, è una soluzione di tipo SaaS (Software as a service) che permette di integrare in modo semplice e veloce un’area di domande e risposte all’interno di un sito Web (o blog) aziendale, aumentando l’efficienza della relazione con i clienti. di Gianni Rusconi

Cisco al servizio delle persone Cinque le aree demo dove sfileranno le soluzioni che Cisco ha messo a punto per Smau con i propri partner. Quella dedicata agli “Interactive Services” ospita applicazioni video e interfacce uomo-macchina di nuova generazione, pensate per semplificare l’interazione diretta tra utenti finali e piattaforme di servizio. L’area “Food Traceability” è dedicata invece a soluzioni per il controllo della qualità di prodotti agro-alimentari lungo l’intera filiera produttiva, mentre nella “Extended Security” sono in mostra piattaforme software che indirizzano i temi di pubblica sicurezza in ambito urbano, stradale, cittadino e lavorativo. Alle soluzioni di monitoraggio e di gestione del consumo energetico orientate alla sostenibilità ambientale è rivolto lo spazio “Energy Management”, mentre sul tema “Big Data” sfilano sistemi che integrano funzionalità di analisi, calcolo distribuito e database olistico.

L’importante è proteggere il business Sicurezza è la parola d’ordine per molte delle novità in vetrina a Smau: un concetto che attraversa diverse categorie di prodotti. Si parte dai nuovi sistemi di storage PowerEdge (dodicesima generazione) di Dell, basati sui più recenti processori Intel Xeon E5-2600. La serie incorpora Windows Server 2012 e la tecnologia di virtualizzazione Hyper-V. In evidenza anche prodotti client rivolti alle aziende e gli ultimi

modelli di laptop, ultrabook e all-inone per l’utenza consumer. Iomega presenzia invece con alcune proposte per lo storage di rete e la protezione dei dati. Un posto d’onore spetta a StorCenter Px, la più avanzata serie di dispositivi desktop e rackmount per lo storage di rete finora prodotta da Iomega, basata sulle tecnologie di classe enterprise di Emc, quali la nuova versione del software LifeLine. La gamma spazia dai modelli senza

disco fino a quelli da 48 Terabyte. Protezione in primo piano anche per Panda Security: l’attenzione è puntata su Cloud Systems Management, nuova piattaforma remota per la gestione, il controllo e la manutenzione dell’intero comparto delle risorse It aziendali. New entry recente è anche di Cloud Protection, soluzione che garantisce protezione dai malware e firewall cloud-based per gli endpoint e le email.


| Trend Micro

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Nel cloud con sicurezza I servizi di cloud pubblico, come email e file sharing, sono ancora poco sicuri ma possono rappresentare una porta di ingresso per l’adozione dell’IT sulla nuvola.

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er quanto se ne parli, la sicurezza nel cloud è ancora un tema irrisolto, soprattutto per le piccole e medie imprese italiane. Ci sono veramente rischi ad andare nelle nuvole oppure è, come si dice spesso, una questione di preparazione culturale nell’affrontare una discontinuità tecnologica? Technopolis lo ha chiesto a Gastone Nencini, senior technical manager di Trend Micro. Quali sono le perplessità che osservate più spesso quando parlate con gli impreditori di sicurezza nel cloud?

Prima di tutto, è necessario distinguere tra due diverse accezioni: il tema del cloud come strumento per erogare servizi di sicurezza e il tema del cloud come “oggetto” da mettere in sicurezza. Cominciamo dalla prima.

Siamo stati i primi, nel giugno 2008, a usare il paradigma del cloud per erogare sicurezza, sia a livello consumer sia enterprise. In questo modo, ad esempio, abbiamo potuto essere molto più rapidi nell’offrire gli aggiornamenti e le piattaforme che permettono alle Pmi di usare il cloud. Per il controllo dei client, ad esempio, c’è Worry Free Host Services che, tramite una semplice interfaccia Web, permette di avere una protezione com-

pleta sia su macchine Windows sia iOs senza dover installare nulla se non un semplice agente. In cambio, si ottiene un sistema di sicurezza sempre aggiornato. Poi c’è Hosted Email Security, un servizio dedicato a chi ha un piccolo email server. Si tratta di un software che controlla i messaggi al di fuori del perimetro aziendale, bloccando spam e malware all’esterno. C’è quindi un risparmio a livello di infrastruttura e la garanzia di ricevere solo le email “buone”. Se moltiplichiamo questo plus per le migliaia di email che arrivano in azienda, possiamo immaginare la banda in più a disposizione. Già solo il fatto di scegliere queste tecnologie per offrire ai clienti i nostri servizi è la prova che la riteniamo sicura e che può essere utilizzata da chiunque, Pmi comprese. In più, l’abitudine a utilizzare soluzioni di questo tipo in modalità cloud può aprire le porte ad altre applicazioni. Ma le resistenze continuano lo stesso.

Imprenditori e manager devono solo realizzare che con tutta probabilità stanno già usando servizi cloud based: pensiamo ai più famosi servizi di email o ai già diffusi sistemi di file sharing e backup, che vengono offerti in forma gratuita e che attirano l’attenzione soprattutto di professionisti e Pmi. Se l’u-

tente leggesse le condizioni d’uso scoprirebbe che non offrono praticamente nessuna garanzia di sicurezza e privacy dei dati. Su un fronte diametralmente opposto, esistono servizi protetti da codice ingegnerizzato per “stare” nel cloud in modo totalmente sicuro e che permettono, ad esempio, di gestire un disco nella nuvola esattamente come se fosse all’interno della rete aziendale. Sono già in commercio soluzioni di questo tipo?

Cloud Secure di Trend Micro è la soluzione che permette all’utente di archiviare i dati nel cloud e di essere il “proprietario unico” della chiave. C’è poi un altro prodotto denominato Deep Security, che dà la possibilità a tutte le Pmi che vogliono usare servizi IaaS (Infrastructure as a Service) di proteggere i dati ma anche di essere tutelati dagli attacchi malware. Anche in questo caso, il livello di sicurezza dei dispositivi fisicamente collocati presso i provider è lo stesso delle apparecchiature che risiedono dentro il perimetro aziendale. Deep Security, che è entrata a far parte del nostro portafoglio di soluzioni quattro anni fa a seguito di un’acquisizione, sarà presto disponibile in versione 9, è quindi un prodotto maturo.


SCENARI | Professioni digitali

I Networkers d’Italia e d’Europa parlano la stessa lingua Nasce la Rete Competenze per l’Economia Digitale. Lo scopo è la diffusione di un linguaggio comune senza confini per classificare e formare le professioni informatiche e del Web 2.0.

L’

Ict delle professioni e del lavoro non ha un linguaggio comune. Ognuno parla il proprio idioma e capirsi diventa una chimera. In altre parole, quando si parla di una figura Ict sembra che la creatività e la fantasia prendano il sopravvento rispetto alla semplificazione. In Italia gli addetti dell’Information & Communications Technology sono circa un milione. Un esercito di lavoratori creativi ad elevata specializzazione che rappresentano l’asset fondamentale dell’economia della conoscenza. Ma quali sono e come si riconoscono queste professioni? Quali competenze occorrono per essere effettivamente definiti programmatore, sistemista, analista, network manager, community manager, Web developer, social media o Sem & Seo specialist?

Unione europea delle professioni

L’Europa ha tentato di armonizzare questo linguaggio cercando di individuare un parametro comune, catalogando innanzitutto le professioni Ict in 28 categorie e contemporaneamente delineando una sorta di identikit di ogni singola figura informatica. Stiamo parlando del modello Eucip, un sistema di classificazione che, tuttavia, non ha riscontrato il successo e la diffusione che ci si attendeva. In Italia, per esempio, è scarsamente utilizzato dalle imprese ed

è in linea generale fortemente sbilanciato verso le figure tecniche, quelle con skill molto forti. Dimenticandosi totalmente o quasi delle professioni della Rete e di quelle legate principalmente alla comunicazione e al marketing 2.0, che rappresentano una fetta consistente dei networkers attivi in tutta Europa. La debolezza del modello Eucip (molto utile per l’alfabetizzazione informatica dei giovani) da un lato e il prevalere della pratica del “fai da te” nelle imprese italiane dall’altro hanno di fatto bloccato una corretta e utile classificazione delle professioni Ict. Con il risultato che ognuno continua a definire e formare

questi talenti come può. In altre parole, prevale il caos. Per ovviare ai limiti di un approccio spesso improvvisato, si è costituita in Italia la Rete Competenze per l’Economia Digitale, i cui soggetti promotori sono associazioni imprenditoriali ed enti di primo piano: Fondazione Politecnico di Milano (che coordina la “Rete” al fine di facilitare iniziative comuni tra università e impresa), Assintel-Confcommercio, Cna, UnimaticaConfapi, Confindustria Digitale. È rappresentato quindi l’intero sistema delle imprese digitali in Italia, sotto la regia di uno dei più autorevoli esponenti del mondo accademico.


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Uno standard comune

Scopo della Rete delle Competenze per l’Economia Digitale, la cui attività vivrà anche online sul sito www.retecompetenzedigitali.it, è la diffusione di uno standard comune tra le imprese italiane per la classificazione di professioni e competenze Ict. Insomma, quel linguaggio comune tanto agognato ma ancora lontano dall’essere raggiunto. Almeno fino ad oggi. Questo nuovo sistema che la Rete intende promuovere in Italia si chiama eCF (European Competence Framework) ed è l’evoluzione del modello Eucip. “L’eCF, nato in ambito Cen presso l’Unione Europea, è il primo quadro europeo delle competenze che le grandi aziende utilizzatrici e fornitrici di tecnologie informatiche richiedono ai professionisti Ict”, ci spiega Clementina Marinoni, della Fondazione Politecnico di Milano e coordinatrice della Rete. “È uno strumento che guarda agli skill lasciando quindi margine ad ogni azienda di costruire i propri profili, da sempre uno dei principali vantaggi competitivi.” Le competenze sono i mattoni che, combinati a seconda dei propri obiettivi strategici, generano figure ad hoc. Il linguaggio comune fa riferimento proprio a questi mattoni. “La sua potenza”, continua Marinoni, “sta nel fatto che possa

I COSTI DElle professioni 2.0 Non ancora capillarmente diffuse, le nuove figure professionali 2.0 stanno trovando crescente spazio negli organici aziendali e possono costituire un punto di domanda in termini di valore di mercato. Ma quanto vanno retribuite? Dati in proposito sono ricavabili dalla Digital Salary Survey 2012 redatta da Michael Page, società attiva nella ricerca e nella selezione di personale specializzato. Sotto la lente

Giorgio Rapari, Presidente di Assintel

diventare una moneta comune e senza confini per facilitare la costruzione di partnership, la ricerca del personale e la formazione, così che scuola e imprese possano avvicinarsi davvero”. Assintel guida l’armonizzazione

Le imprese italiane sembrano coscienti di questa necessità e stanno spingendo per armonizzare il linguaggio. Tra le prime associazioni d’imprese digitali ad aderire all’idea c’è Assintel. “Mai come in questo periodo di forte criticità anche nell’Ict servono linee guida condivise per la gestione delle competenze professionali impegnate nel settore”, sostiene invece Giorgio Rapari, Presidente di Assintel, “con lo scopo di fluidificare

di ingrandimento sono finiti in particolare nove profili professionali dell’universo digitale, analizzati prendendo in considerazione sia i trend di mercato sia le possibili evoluzioni di carriera. Ne è emerso un quadro retributivo che specifica un importo minimo e massimo dei compensi (diversi anche in base agli anni di esperienza maturati) e che comprende la parte variabile dello stipendio senza considerare benefit aggiuntivi, quali per esempio alloggio, auto aziendale e stock option. Per i Web Marketing Manager si va quindi

il dialogo tra domanda e offerta di lavoro. Assintel è protagonista su questi temi con l’Osservatorio delle Competenze professionali. Unendo le forze possiamo cogliere quest’obiettivo: ecco la reason why di Rete per le Competenze nell’Economia Digitale, esempio unico di collaborazione tra associazioni e passaggio fondamentale per diffondere il frame work nelle regioni italiane”. Il primo appuntamento della Rete Competenze per l’Economia Digitale è fissato per il 7 novembre 2012 a Milano, dove andrà in scena il primo workshop delle Pmi, operanti nel settore Ict, chiamate a dare un primo feedback sull’eCF. di Filippo Di Nardo

da 50mila a 85mila euro l’anno, per Seo/Sem Manager e Publisher da 40mila e 80mila, Community e Online Project Manager si assestano nella forbice da 40mila a 60mila euro, mentre Online Strategic Planner e Customer Relationship Manager guadagnano rispettivamente fra 45 e 70mila euro e 40 e 65mila euro. I profili più pagati sono quelli dell’Ecommerce Manager e del Web Sales Account, che arrivano a un massimo di 100mila euro partendo da un minimo di 45mila e di 40mila euro.


ECCELLENZE.IT | GROM

per crescere bene bastano i pc Grom si espande al ritmo di venti negozi all'anno. La gestione della cassa e delle attività del punto vendita viene affidata ai personal computer di Hp, che garantiscono prestazioni e continuità operativa. LA SOLUZIONE La scelta di Grom è caduta sui personal computer Hp rp5700, progettati specificamente per il settore retail, e sui monitor touch screen Hp L5009tm. Ogni Pc è dotato di due dischi in mirroring per garantire la continuità operativa ed è equipaggiato con tutti i software destinati alla gestione del negozio (molti sviluppati da Guttadauro). Presso la sede centrale di Grom viene utilizzato il software di business intelligence Cognos, per l’analisi dei dati provenienti dai negozi.

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a storia di Grom è nota a molti. La prima gelateria viene inaugurata nel 2003 a Torino; il successo è tale che i due soci decidono così di replicare la formula anche in altre città, prima in Italia e poi nel mondo. E’ all’inizio del 2009 che Grom si trova di fronte a un piano di espansione ambizioso: le gelaterie vanno a gonfie vele e il prodotto “made in Italy” è molto gradito anche all’estero. I due soci decidono così di accelerare la crescita, al ritmo di una ventina di nuovi punti vendita l’anno. Dal reparto It arriva però un segnale di allarme: il sistema (basato su personal computer) che gestisce le casse, le risorse umane e il trasferimento dati alla sede centrale è lento e ha mostrato qualche cenno di cedimento in termini di affidabilità. Insieme al partner storico Guttadauro, che fornisce a Grom tutto il software personalizzato oltre all’assistenza per l’integrazione, il responsabile It individua nei sistemi Hp (che nel frattempo ha fatto il suo ingresso nel mercato re-

tail) i prodotti più adatti per supportare la crescita dell’azienda. “I processori e i dischi delle macchine che utilizzavamo in precedenza”, dice Stefano Marsani, It Manager di Grom, “non ci davano quelle garanzie in termini di prestazioni e di business continuity che i nuovi piani di sviluppo richiedevano. Tutto avrebbe dovuto funzionare 24 ore su 24 e 365 giorni l’anno, assicurando al contempo un’estrema facilità d’uso e la massima flessibilità per le attività di installazione e manutenzione.” Dopo un breve esame delle alternative presenti sul mercato, la scelta cade sui computer Hp equipaggiati con monitor touch screen. “Li abbiamo proposti a Grom” dice Maurizio Marin, account manager di Guattadauro, “sia perché l’hardware offriva tutte le garanzie in termini di prestazioni e affidabilità, sia perché la multinazionale poteva assicurare l’assistenza capillare anche all’estero, dove Grom si stava espandendo rapidamente.”Oggi, su un singolo personal computer installato nel punto ven-

dita girano più software, molti dei quali sono sviluppati ad hoc: quello per l’automazione del punto cassa e per la gestione dei clienti, la gestione delle risorse umane, il collegamento telefonico tra il punto vendita e la sede con tecnologia Voip, la videosorveglianza e, ultimamente, anche l’audio in streaming di Radio Grom, destinata all’intrattenimento dei clienti. Nelle gelaterie più grandi sono installati fino a quattro Pc, mentre in quelle più piccole è sufficiente uno solo. Un futuro a stato solido Con un ritmo di 20 aperture l’anno, alcune delle quali in location molto distanti tra loro (le ultime erano Tokio e Malibu), Grom non può permettersi di sedersi sugli allori. Così, il reparto It dell’azienda sta già guardando a soluzioni ancora più performanti e flessibili. “Stiamo provando”, dice Marsani, “i Pc all-in-one ap5000 di HP, sistemi in grado di offrire una semplicità d’uso e un’affidabilità ancora maggiori, grazie anche ai dischi a stato solido di cui sono dotati”.


ECCELLENZE.IT | MARCHESI DE’FRESCOBALDI

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un gestionale moderno al servizio della tradizione Marchesi de' Frescobaldi rinnova il suo software Erp scegliendo Microsoft Dynamics Nav. Per favorire la crescita e per assecondare il processo di globalizzazione del Gruppo.

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Tiziana Frescobaldi, membro del CdA di Marchesi de’Frescobaldi.

i sente il profumo del mosto e anche dei fasti che hanno accompagnato la famiglia Frescobaldi, nelle cantine della splendida tenuta del Castello di Nipozzano, nei pressi di Firenze. Un contesto dove la tecnologia sembra estranea, anzi stridente. E invece l’organizzazione e le attività del gruppo che fa capo alla storica azienda agricola sono tutt’altro che semplici, e l’hi-tech non è solo utile ma anche strategico per lo sviluppo del business. Tiziana Frescobaldi, membro del Consiglio d’Amministrazione di Marchesi de’ Frescobaldi e responsabile della comunicazione del Gruppo, sintetizza l’esigenza che ha portato allo “strano” connubio fra tradizione e innovazione: “La nostra famiglia si occupa di produrre grandi vini toscani da 700 anni, ma è solo nell’ultimo decennio che il nostro business si è diversificato e globalizzato, al punto da richiedere una gestione puntuale e integrata delle varie attività, gestione possibile solo attraverso l’adozione delle tecnologie più moderne”. Così, con l’aiuto di Replica Sistemi, partner Microsoft, Marchesi de’ Fre-

scobaldi ha deciso nel 2011 di voltare pagina, sostituendo il vecchio sistema gestionale con Dynamics Nav. “Abbiamo cambiato quando è nata una prospettiva di gruppo”, spiega Claudio Corgnati, Cio dell’azienda, “e quando le esigenze in termini di flessibilità e prestazioni si sono fatte più sfidanti. Abbiamo scelto Microsoft perché la tecnologia consentiva di contenere i costi di hardware e software, perché permetteva l’integrazione con gli strumenti di Office e perché offriva un supporto multilingue e multi-country, necessario (quest’ultimo) per gestire le attività internazionali del gruppo”. Le aree coinvolte da questa ondata di rinnovamento sono la produzione, l’amministrazione e la distribuzione. Gli utenti ora dispongono di dati in real time e sperimentano tempi di risposta più adeguati alla forte competitività tipica dei mercati internazionali (Marchesi de’ Frescobaldi esporta il 70% della produzione). In più, sul fronte del reparto It, i costi di gestione e manutenzione sono sotto controllo grazie al nuovo software basato sull’Erp di Microsoft e personalizzato da Replica Sistemi. E.M.


ECCELLENZE.IT | emmelibri

LA nuova COMUNICAZIONE MOBILE MIGLIORA le prestazioni aziendali Messaggistica istantanea, video, gestione delle chiamate in entrata su smartphone e tablet: la relazione con i clienti diventa più efficace a distanza, direttamente sul device del personale. Che viaggia meno, risparmiando.

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ambiare il modo di lavorare in azienda partendo dal modo di comunicare dei singoli addetti. È una delle strade possibili per soddisfare quella sete di maggiore flessibilità e produttività di cui moltissime organizzazioni soffrono. Vale per le aziende che operano nei servizi e per quelle attive nel sempre affollatissimo settore della distribuzione. Per Emmelibri, società del gruppo Messaggerie e uno dei nomi di spicco nel mercato all’ingrosso del libro in Italia, le nuove tecnologie sono diventate un asset imprescindibile. Perché operare in Rete come vetrina di e-commerce è una cosa e far funzionare al meglio relazioni, processi gestionali e dinamiche di business è un’altra. Soprattutto se si opera in un mercato dove il “time to market” è una prerogativa essenziale per essere competitivi. Il problema di Emmelibri, attiva sul campo con un esteso network di aziende sussidiarie, risiedeva per l’appunto nella difficoltà di sviluppare un lavoro di team coeso, finalizzato a garantire un servizio di distribuzione efficiente e tagliato su misura per i clienti. In un concetto, sin-

tetizzato egregiamente da Luca Paleari, Chief Technology Officer di Emmelibri, era necessario intervenire per “raggiungere la persona giusta velocemente, nel momento esatto in cui era richiesto, attraverso diversi canali”. Voce e video-comunicazione a distanza per superare le barriere Connettere costantemente, e da qualunque luogo, i propri addetti con i partner esterni sfruttando un’architettura capace LA SOLUZIONE Cisco ha confezionato per Emmelibri una soluzione che prevede l’utilizzo di diversi strumenti tecnologici. I programmi di messaggistica unificata Jabber per BlackBerry, iPhone e iPad sono adibiti a fornire informazioni sulla disponibilità dei colleghi e un accesso istantaneo. Il software Unified Communications Manager gestisce invece tutto il traffico relazionale sull’intero network aziendale mentre le chiamate in ingresso sono in carico a Unified Contact Center.

di integrare le più avanzate tecnologie voce e video era l’obiettivo; implementarla in tutta la struttura di Emmelibri facendola funzionare perfettamente fin da subito era una sorta di passaggio obbligato perché “se non fosse stato così”, dice Paleari, sarebbe stata vista dall’utente finale come una soluzione troppo complicata da utilizzare”. E qui è entrata in gioco Cisco, con le sue soluzioni ad ampio spettro di comunicazione e messaggistica unificata. Che cosa è cambiato in Emmelibri? All’apparenza, per gli addetti, solo il fatto di poter parlare uno con l’altro o con un fornitore esterno faccia a faccia, tramite Pc o device mobile. In realtà è cambiato molto perché, come precisa Paleari, “in un’azienda come la nostra ha moltissima importanza l’efficacia della comunicazione video, specialmente in situazioni dove si affronta un problema che deve essere risolto con tatto”. E i vantaggi dal punto di vista operativo? Non meno rilevanti, visto che ora i problemi si risolvono chattando, con una video chiamata o gestendo le attività sul device mobile quando ci si trova lontani dall’ufficio. di Piero Aprile


ECCELLENZE.IT | CNP UNICREDIT VITA

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RE-HOSTING RISORSA PER IL BUSINESS Con il software Qlik View, che in poche ore elabora le posizioni finanziarie, il gruppo creditizio è riuscito a ottenere un monitoraggio costante dei portafogli.

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inimizzare gli oneri di gestione di un portafoglio polizze vita: questa la motivazione alla base di un progetto di migrazione da mainframe a piattaforma Unix fortemente innovativo portato a termine dalla società controllata dal colosso francese Cnp Assurances e partecipata da UniCredit Group. Vincere la scommessa del re-hosting era la sfida e tale sfida è stata superata con il supporto, in veste di partner tecnologico, di TSystems Italia. Ma come è nata l’idea di un intervento che va considerato una sorta di passaggio vitale, e per questo comune a molte grandi organizzazioni italiane, per l’ottimizzazione dei sistemi informatici? A spiegarlo a Technopolis è Filippo Del Boca, It Manager di Cnp Unicredit Vita. “L’elemento alla base del progetto, fortemente sponsorizzato dal top management, è noto a molti Chief Information Officer, e cioè l’esigenza di poter controllare meglio i costi dell’It, che rappresentano circa un terzo degli oneri complessivi di funzionamento di Cnp. Il presupposto per intervenire su un’applicazione strategica per l’azienda, che girava sull’unica macchina mainframe in attività, è stato quindi di business, e più precisamente di una maggiore sostenibilità del business”.

Si riducono del 50% i costi It e aumentano del 35% le prestazioni Interventi di questo genere sono ricorrenti in ambienti informativi popolati da applicazioni legacy (e le banche sono fra i soggetti più interessati dal fenomeno) ma non sempre si concretizzano a regola d’arte, sia sotto il profilo tecnico-operativo che sotto quello dei benefici procurati all’azienda. Nel caso di Cnp Unicredit Vita, invece, il re-hosting ha soddisfatto in toto le esigenze di cui sopra, sia a livello di processi che in termini di vantaggi direttamente misurabili. “A parità di perimetro”, conferma in proposito Del Boca, “il saving sulle spese di gestione è stato di circa il 50%”. Non meno importante il fatto che, rispetto al mainframe, la piattaforma Unix garantisce oggi all’azienda maggiore flessibilità nella fruizione di risorse aggiuntive.

Gli obiettivi minimi prefissati da Cnp UniCredit Vita erano sostanzialmente due, e complementari fra di loro: abbassare i costi operativi e mantenere anche sulla nuova piattaforma il livello di servizio dell’applicazione garantito in precedenza dal mainframe. Obiettivi raggiunti e superati rispetto a diversi parametri, a cominciare da quelli di natura economica, con un taglio dei costi nell’ordine del 40-50% relativamente alla componente It, per arrivare ai risultati ottenuti in fatto di elaborazione, oggi superiori nell’ordine del 35%. “Abbiamo messo in campo”, conclude Del Boca, “le migliori risorse in fatto di competenze tecnico-sistemistiche da un lato e applicative dall’altro, senza ricorrere ad ulteriori consulenze esterne. Proprio perché non l’abbiamo mai considerato solo un progetto squisitamente tecnologico”.

ship pluriennale (con T-Systems nel ruolo di fornitore di servizi It in outsourcing) in essere fin dal 2005 ed estesa di recente fino al 2014. La migrazione ha visto lo spostamento di un’applicazione di tipo “mission critical” per la gestione del portafoglio delle Polizze Vita (circa 3mila

programmi nel complesso) da piattaforma mainframe z/Os di tipo legacy a Unix Aix, utilizzando strumenti automatici di traduzione (al fine di ridurre la durata della fase di migrazione e l’impatto organizzativo della stessa) ed interfacce di normalizzazione dei protocolli.

LA SOLUZIONE Il progetto, dalla fase di analisi a quella di implementazione, si è sviluppato nell’arco di dieci mesi, da gennaio a ottobre 2011, e l’intervento è stato completato nei tempi e nei modi a suo tempo preventivati e in stretta sinergia fra i team delle due aziende, legate da una partner-


ITALIA DIGITALE

Anche il decreto Digitalia, appena approvato dal Consiglio dei Ministri, ha rispecchiato le difficoltà della classe dirigente nel progettare e attuare cambiamenti vitali per ridare slancio al processo di innovazione di imprese e apparato pubblico.

LA STRANA STORIA DELL’AGENDA magica

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uello dell’Italia digitale è un tema che – fra scandali, manovre anticrisi e azioni correttive, molte delle quali ancora da attuare – ricorre nelle sedi del Palazzo, e presso quella parte di opinione pubblica interessata all’argomento, da oltre un anno. Il Consiglio dei Ministri, dopo diversi rinvii, ha approvato (giovedi 4 ottobre) il “decreto Digitalia” nell’ambito del piano di sviluppo Crescita 2.0. Il premier Mario Monti l’ha battezzato così: “L’Agenda digitale è la base per

recuperare il gap tecnologico del Paese, un modo per trasformarlo. Tutto ciò che va verso il digitale può far superare antichi squilibri territoriali. Queste norme puntano in modo ambizioso a fare dell’Italia un luogo in cui l’innovazione sia un elemento per la crescita”. A fargli eco il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, che in modo sottile ha risposto al partito degli scettici: “Speriamo di avere sorpreso quelli che pensavano che avremmo fatto solo una parte, siamo riusciti a fare quasi

tutto. I capitoli principali del decreto sono l’Agenda Digitale e le start up. La gamma degli interventi tocca quasi tutti i ministeri”. In questo servizio non approfondiamo le misure prese dal Consiglio dei Ministri e gli aspetti puramente tecnici dell’Agenda, quanto la situazione che ne ha accompagnato la difficoltosa genesi. Agenda che va intesa, in ogni caso, come un punto di partenza per un cambiamento resosi inderogabile, e non come punto d’arrivo.


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Con l’approvazione del decreto si è però piantato un paletto fondamentale, perché vengono recepiti nel nostro ordinamento i principi dell’Agenda Digitale Europea. L’Italia si dota cioè di uno strumento normativo che costituirà (o dovrebbe costituire) la leva per la crescita occupazionale, per una maggiore produttività e competitività, ma anche risparmio e coesione sociale, spinta strutturale per la realizzazione delle strategie e delle infrastrutture necessarie per l’innovazione tecnologica dell’intero Paese. Questi, almeno, gli intenti. Lo stato di attuazione dell’Agenda verrà verificato ogni anno attraverso una relazione aggiornata che il Governo presenterà al Parlamento: la speranza è che tale misura non rimanga una professione di buone intenzioni.

pertura delle spese e a pratiche ostruzionistiche mosse dalla Pa per evitare il crollo di uno status quo che garantisce potere e risorse. Il semplice fatto che i contorni della cifra da finanziare in ragione degli obiettivi posti dalla Cabina di regia dell’Agenda Digitale – che richiedono interventi da un minimo di 400 milioni di euro a un massimo di 2,5 miliardi – siano tutt’ora labili è di per sé un fatto poco incoraggiante. Ci si fermerà, ipotesi probabile, a quota 330 milioni? Rimane in sostanza la sensazione di una (colpevole) approssimazione, imputabile non tanto a giochi di potere (comunque possibili) quanto a questioni di priorità. Difficilmente equilibrabili da chi deve tirare le fila di misure, per forza di cose impattanti, in seno ai diversi Ministeri.

L’impatto sul Pil e sul deficit

Le imprese Ict: serve un quadro di riferimento organico

Sul principio di fondo erano e sono tutti d’accordo: la digitalizzazione del “sistema Paese” è un elemento vitale e necessario per dare luogo a una ripresa economica sistemica e duratura. L’intento di smaterializzare le procedure della Pubblica Amministrazione, incentivare l’utilizzo della Rete per le attività commerciali, supportare la nascita e lo sviluppo di start up e dotare l’Italia intera di un’infrastruttura a banda larghissima è comune e trasversale a schieramenti politici e associazioni di categoria. Del resto come essere contrari a uno scenario (descritto da una ricerca della School of Management-Politecnico di Milano) che vedrebbe il Paese in grado di ridurre il disavanzo pubblico di 19 miliardi di euro entro il 2013, abbassando il rapporto deficit/Pil dal 3,9% all’1,5% e stimolando al contempo una crescita del prodotto interno lordo tra lo 0,69% e l’1,30%, se le misure dell’Agenda Digitale venissero adottate in toto? Perché allora il Governo ha rimandato in più circostanze la votazione del decreto, prevista inizialmente a giugno? I bene informati hanno ipotizzato ragioni legate alla mancanza di fondi per le co-

Alla vigilia del Consiglio dei Ministri che ha dato il via al progetto “Italia Digitale”, erano diverse le posizioni critiche – e sintomatiche della situazione di incertezza generalizzata regnate fra gli imprenditori – nei confronti dell’operato del Governo. “In una fase in cui ogni iniziativa di modernizzazione e rilancio dell’economia è preziosa, il ritardo che sta accumulando il varo dell’Agenda Digitale minaccia di far pagare un prezzo troppo elevato alle imprese e al Paese, prima ancora che al nostro settore”. Le parole, pronunciate a fine settembre, sono di Paolo Angelucci, presidente di Assinform, l’Associazione delle aziende di Information Technology aderente a Confindustria. Allarme che trovava in effetti riscontro nei dati che fotografano l’andamento del settore italiano dell’Information e Communication Technology, che nel 2011 ha evidenziato forti criticità (una flessione del giro d’affari del 3,6% rispetto al 2010, contro l’incremento dell’1,1% registrato in Europa e del 4,3% a livello mondiale) e che si appresta a chiudere anche l’anno in corso con un bilancio negativo. Ser-

L’EUROPA DIGITALE VIAGGIA SU BINARI DIFFERENTI Rispetto agli obiettivi dell’Agenda digitale definita dalla Commissione europea, i governi dell’Unione stanno lavorando con differenti risultati: il Nord Europa viaggia a pieno ritmo, i Paesi mediterranei – Italia compresa – arrancano o quasi. La causa? Secondo alcuni osservatori indipendenti, le due diverse velocità sono imputabili al fatto che gli obiettivi protocollati dall’organismo di Bruxelles sono uguali per tutti, e alla libertà di cui i singoli Stati godono nel portare avanti i rispettivi progetti. Manca, in poche parole, un indirizzo univoco verso il digitale, coordinato con adeguati poteri di intervento dalla Commissione. L’esempio più virtuoso allo stato attuale è la Svezia, il Paese più in linea con i target dettati dall’Agenda. La copertura in banda larga della popolazione è pari al 99% (il 33% delle case sono raggiunte dalla fibra ottica e la penetrazione del mobile arriva al 97,5%) mentre l’utilizzo del commercio elettronico interessa il 71% dei cittadini e il 38,5% delle aziende. Il piano di ulteriore sviluppo prevede investimenti di circa 60 milioni di euro per la banda larga, per coprire il 40% di case e aziende con connettività a 100 Megabit entro il 2015 e arrivare al 90% nel 2020, e altri fondi saranno destinati a digitalizzare e rendere disponibili online (sempre entro il 2015) i principali servizi e contenuti del Paese.


ITALIA DIGITALE

vizi e prodotti digitali, secondo Assinform, potrebbero essere la locomotiva in grado di trainare la ripartenza del settore, ma per valorizzarne al meglio le potenzialità (e qui torniamo al problema dell’Agenda) servirebbero “condizioni infrastrutturali, fiscali e amministrative adeguate che in buona parte sono materia del decreto Digitalia”, come ha ricordato Angelucci. Il decreto è arrivato e dal numero uno di Assinform sono sortite queste dichiarazioni: “C’è voluto più del previsto, ma è stato fatto un passo importante. Ora serve continuità e il coinvolgimento delle imprese Ict. Le misure introdotte vanno nella direzione giusta, anche se, dopo 327 giorni, dall’esecutivo ci aspettavamo qualcosa di più. Si sente ancora l’esigenza di un quadro di riferimento organico, e questo sarà il tema da affrontare in fase di conversione del decreto. Quello che oggi conta è che il solco sia stato tracciato e che tutti, Pubbliche Amministrazioni e imprese, contribuiscano d’ora in poi a consolidarlo”. Il monito che arriva dal mondo delle imprese che vivono di tecnologia (settore che occupa circa 400mila addetti) e che rappresentano quindi l’interlocutore privilegiato dei provvedimenti atti a digitalizzare a vari livelli il Paese è chiaro. Meno chiaro è stato finora l’atteggiamento di chi tali provvedimenti dovrebbe assumerli a grande opportunità di cambiamento (in meglio) per il funzionamento della Pa, nel segno di una governance orientata all’efficienza e al cost saving. L’approvazione dell’Agenda azzera lo stallo e rimuove i timori – avanzati un mese fa dal presidente di Confindustria digitale, Stefano Parisi – che da parte degli apparati della Pubblica Amministrazione ci sia una volontaria resistenza al cambiamento per mantenere i centri di potere acquisiti? Se così non fosse verrebbero a mancare i presupposti di base per quella che può essere definita una vera rivoluzione (tecnologica) dell’apparato statale. Come pensare di innovare se i primi a

non volerlo fare sono gli stessi soggetti destinatari dell’innovazione? Nelle aziende private, per fare un esempio, sta succedendo (in termini di tendenza almeno, e lo dicono i tanti studi legati al fenomeno del Byod, bring your own device) esattamente il contrario: a “imporre” nuovi modelli operativi sono i dipendenti, che portano dentro gli uffici i propri computer, smartphone e tablet cavalcando il paradigma del lavoro in mobilità e legato a doppio filo all’accesso online a documenti, applicazioni e dati. Start up e digital divide

Fra i punti salienti dell’agenda c’è sicuramente, in quanto primizia assoluta per l’ordinamento italiano, la definizione di impresa innovativa: le nuove misure toccano tutti gli aspetti più importanti del ciclo di vita di una start up – dalla nascita alla fase di sviluppo, fino alla sua eventuale chiusura – e rispondono a raccomandazioni specifiche dell’Unione Europea che individuano nelle nuove imprese una leva di crescita e di occupazione per l’Italia. La dotazione complessiva resa da subito disponibile è di circa 200 milioni di euro. Una volta a regime, la norma impegnerà 110 milioni di euro ogni anno. Per l’azzeramento del digital divide e la diffusione delle tecnologie digitali è stato invece confermato il piano per portare la connessione Internet ad almeno 2 Mbps nelle zone non ancora coperte e nelle aree a fallimento d’impresa. Alle risorse rese già disponibili per il Mezzogiorno (circa 600 milioni di euro) si aggiungono ulteriori 150 milioni di euro per finanziare gli interventi nelle aree del Centro-Nord. Basteranno per togliere l’Italia – i dati sono dell’Itu, l’agenzia tecnologica dell’Onu – dalla 29esima posizione su scala mondiale per penetrazione della banda larga fissa e dalla 47esima per ciò che concerne l’accesso a Internet? di Gianni Rusconi

SANITÀ DIGITALE, UN PERCORSO A OSTACOLI Il decreto Digitalia è solo il primo passo. L’ultimo interesserà direttamente le Regioni, e per diversi motivi (anche di stretta attualità) sarà quello più complesso. Per arrivare al fascicolo sanitario elettronico e alle ricette in formato digitale, l’iter è già avviato (il progetto è partito tre anni fa) e nonostante i tanti ostacoli all’orizzonte a Palazzo Chigi c’è ottimismo sul buon esito dell’intervento che rivoluzionerà il modo di operare delle strutture sanitarie nazionali e quello dei medici di base. Medici che già oggi inviano nel 98% dei casi i certificati di malattia all’Inps in formato elettronico. La digitalizzazione delle ricette, e quindi il loro inserimento a sistema, eviterebbe la gestione di qualcosa come 800 milioni di documenti cartacei. Stando però a quanto rilevato dall’Osservatorio Ict in Sanità del Politecnico di Milano, solo Lombardia ed EmiliaRomagna dispongono oggi di un fascicolo sanitario elettronico completo, e il livello di interoperabilità fra le soluzioni tecnologiche in uso negli ospedali è molto limitato. Il gap da superare per essere in linea con l’Europa è quindi anche di natura economica: nel Belpaese per le tecnologie nella sanità si spendono 1,3 miliardi di euro, in media 22 per ogni cittadino. Contro i 36 della Germania, i 40 della Francia e i 60 della Gran Bretagna.


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Smart City, missione (impossibile) da 50 miliardi l'anno Per rendere più intelligenti le città italiane servono investimenti pari a tre punti di Pil da qui al 2030. Con ritorni possibili di 10 punti l’anno. Lo dice uno studio di ABB e Fondazione EnergyLab.

I

l tema è fra i quelli più gettonati del momento. Non a caso rientra fra le voci dell’Agenda Digitale ed è visto dagli analisti dell’Information e Communications Technology come un importante volano per ridare fiato a una spesa in infrastrutture hardware e soluzioni software che molto risente della crisi economica. Le Smart City sono un argomento caldo e uno studio presentato da Abb in occasione dell’ultimo Forum Ambrosetti di Cernobbio lo ha analizzato valutando il livello di maturità dei modelli urbani “intelligenti e sostenibili” delle città italiane. Lo studio ha analizzato le “best practice” a cui tendere ed è entrato soprattutto nei dettagli di natura economica, stimando cioè quanto occorrerà spendere nei prossimi 20 anni. Le rilevazioni condotte da Fondazione EnergyLab dimostrano che per trasformare l’Italia in un Paese più “intelligente” serve investire tre punti di Prodotto interno lordo., e cioè circa 50 miliardi di euro all’anno (che si riducono a sei miliardi se l’intervento si rivolge solo alle 10 principali città) da qui al 2030. I ritorni? Considerevoli, almeno sulla carta: fino a 10 punti di Pil all’anno senza contare i benefici (non qualificati nel rap-

porto) in termini di immagine e competitività internazionale, coesione sociale, innovazione, diffusione di conoscenza e vivibilità. Come raggiungere tali obiettivi, vitali per un Paese per cui si stima l’uscita dalla recessione non prima del 2015? La ricetta, anche in questo caso a livello teorico, è semplice: adottare nuove tecnologie finalizzate al recupero di efficienza e produttività e alla riduzione dei costi di transazione. C’è quindi necessariamente un’altra domanda da porsi e riguarda i soggetti che dovrebbero gestire, promuovere e controllare “step by step” progetti e iniziative. L’Amministratore Delegato di ABB, Barbara Frei, un’idea in proposito l’ha resa di pubblico dominio nel corso dell’evento di Cernobbio. “Si tratta di un’evoluzione necessaria”, questa la premessa fatta dalla manager, “che deve però essere sistematica, e quindi organizzata e strutturata tenendo conto delle caratteristiche peculiari delle città italiane. Ed è fondamentale che le istituzioni si impegnino a delineare una strategia di medio e lungo periodo che crei le basi fondanti per l’evoluzione e il cambiamento”. Un invito a procedere – orientato alla condivisione di progetti politici, econo-

mici e sociali – che richiama un ritornello sentito altre volte, per esempio quando si è parlato (e si parla tuttora) di digital divide e di nuove reti a banda larghissima. Bisogna però fare i conti con la realtà: le città possono diventare più “intelligenti” solo a fronte di ingenti investimenti dedicati, che presuppongono ritorni ben definiti e un uso strutturato delle soluzioni tecnologiche disponibili. Un vademecum per procedere

Un’Italia più “smart” sarebbe possibile, secondo gli esperti in materia, definendo per prima cosa una strategia per realizzarla, riaffermando il ruolo di indirizzo del Governo e mettendo a punto una governance nazionale per questi temi. A livello aggregativo e propulsivo, buona cosa sarebbe lanciare la versione italiana del modello europeo di partenariato per l’innovazione, rivolto alle smart city. Quanto alla fase di “execution” dei progetti, è tassativo portare a compimento o chiudere definitivamente alcune iniziative avviate e quindi promuovere soluzioni smart già disponibili e a basso costo, in grado di produrre progressi significativi a brevissimo termine. di Gianni Rusconi


Obbiettivo SU | SES

volare alto: la terra vista dai satelliti Con una flotta di 51 satelliti geostazionari, Ses è uno dei maggiori operatori mondiali dei servizi provenienti dallo spazio. Dal primo lancio nel 1988 all'ultimo dello scorso luglio, la multinazionale lussemburghese è partner di broadcaster, operatori di telecomunicazioni e service provider.

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ltre venticinque anni fa nasceva la televisione satellitare in Europa. Una vera rivoluzione, destinata a cambiare per sempre le modalità di fruizione dell’informazione e le abitudini di milioni di telespettatori. Le emittenti pubbliche, molte delle quali già affermate, mantenevano una posizione conservativa in un mercato, quello delle televisioni commerciali, che scuoteva già il mondo industriale. Il punto di rottura sarebbe stato l’avvento del satellite: un vero e proprio shock per un sistema, quello televisivo, che aveva segnato ben tre decadi di storia della comunicazione. Questo “shock” arrivò da uno dei più piccoli paesi nel cuore dell’Europa, il Lussemburgo, e da una azienda pionie-

ra di questa rivoluzione: la Sociètè Europèenne del Satellite (Ses). Fondata il primo marzo 1985, Ses è cresciuta prima in Asia e successivamente nel resto del mondo. Attraverso il brand Astra, con cui marchia i propri satelliti e le parabole destinate all’utenza domestica, ha segnato l’avvento delle ricezioni satellitari Dht (Direct-to-Home) in Europa. Il primo satellite in orbita, Astra 1A, venne lanciato dalla base di Kourou, nella Guiana Francese, l’11 dicembre 1988, dando ufficialmente inizio all’era della Tv satellitare in Europa. Oggi Ses ha una flotta di 51 satelliti (e altri sei ne verranno lanciati entro il 2014) dai quali sono state riprese le suggestive immagini che vedete in questo servizio.


Posizionati in diversi punti dell’orbita geostazionaria, a 36mila chilometri di distanza dalla Terra, i satelliti trasmettono splendide immagini di molte regioni del pianeta. In questa pagina si possono ammirare (partendo dall’immagine in alto a sinistra e procedendo in senso orario) il delta del fiume Lena in Russia, il Lapland, una regione della Scandinavia, un tratto di costa della Guyana Francese (dove è situata la base di lancio dei satelliti Astra) e la regione intorno a Roma.


Obbiettivo SU | SES

La sede di Ses a Chateau de Betzdorf, nella campagna lussemburghesE, unisce tradizione e hi-tech: FIANCO A FIANCO CONVIVONO UNA dimora storica e un’ala moderna


Il satellite è l’infrastruttura televisiva leader in Europa e raggiunge 142 milioni di case europee. Ses attualmente trasmette oltre 5.100 canali Tv, di cui 1.300 canali in Hd, raggiungendo oltre 258 milioni di case nel mondo. Sempre attenta ai progressi tecnologici Ses ha sviluppato, con una rete di partner, il protocollo di comunicazione Sat-Ip. Si tratta di un nuovo standard per la distribuzione satellitare che consente agli utenti di accedere, attraverso qualsiasi dispositivo abilitato all’Ip (tablet, Pc, laptop, smartphone), a un’ampia offerta di canali televisivi via satellite, anche Hd, con una elevata qualità dell’immagine e senza bisogno di avere una connessione Internet.


Obbiettivo SU | SES

UN SATELLITE ARRIVA A PESARE DIVERSE TONNELLATE E AD AVERE LE DIMENSIONI DI UN PICCOLO FURGONE, CON ENORMI PANNELLI SOLARI A FORMA DI ALI Il satellite Ses-5, di cui si vedono in queste pagine le fasi di costruzione, posizionamento e lancio, è stato progettato e costruito per Ses da Space Systems/Loral, uno dei maggiori produttori di satelliti commerciali. Il veicolo spaziale, posizionato a 5 gradi est, è dotato di 36 transponder attivi in banda Ku e di 24 transponder attivi in banda C. Il satellite Ses-5 è stato progettato per garantire prestazioni elevate e una copertura completa dei

servizi Direct-to-Home (Dth), del broadband, delle comunicazioni navali, di quelle Gsm (dorsale) e delle applicazioni Vsat in Europa, Africa e Medio Oriente. Ospita inoltre una nuova tecnologia dell’European Geostationary Navigation Overlay Service (Egnos) che aiuterà a fornire risultati riguardo l’affidabilità e l’accuratezza del posizionamento dei segnali di navigazione in Europa.


Tre scatti d’epoca. A sinistra, Wernher Von Braun, il padre dei razzi usati nelle missioni Apollo. Qui a fianco, due fasi della costruzione di satelliti celebri: sopra, due ingegneri al lavoro su “Early Bird”, il primo satellite per telecomunicazioni, lanciato dalla Nasa nell’aprile del 1965. Sotto, il primo satellite non geostazionario Telstar, con la sua caratteristica forma sferica sfaccettata, lanciato da Cape Canaveral nel 1962.


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rassegna smartphone Prosegue senza sosta la lotta tra cellulari intelligenti o, meglio, tra i relativi sistemi operativi. Manager e imprenditori li guardano con interesse, in nome della consumerizzazione dell'It.

fotocamere: sarà scontro o ibridazione?

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l mercato della telefonia mobile viaggia a due velocità. Da una parte è evidente la frenata delle vendite di cellulari nel loro complesso, dall’altra spicca la corsa senza sosta degli smartphone. L’indicazione, precisa e documentata dai numeri, arriva dal consueto rapporto di Gartner relativo al secondo trimestre 2012. A un trend negativo della domanda di telefonini - del 2,3% anno su anno, per complessive 419 milioni di unità spedite – ha fatto eco il boom prolungato di domanda per i terminali intelligenti, cresciuta ancora del 42,7% per arrivare a coprire il 36,7% del totale venduto. In attesa dei dati del terzo periodo (al momento in cui scriviamo non ancora disponibili), l’arrivo sul mercato dell’iPhone 5, dei nuovi Lumia di Nokia e del Galaxy Note II di Samsung (oltre a una pletora di modelli Android e Windows Phone a firma di Lg, Htc, Motorola, Sony) aumenterà con ogni probabilità il peso dei telefoni “smart” nel consuntivo di fine anno.

Samsung e Apple: metà del mercato

Sul fronte dei vendor, le classifiche di Gartner dicono che Samsung, grazie soprattutto ai modelli Galaxy (il top di gamma SIII ha superato quota 20 mi-

lioni di esemplari spediti in 100 giorni) è più che mai “market leader” nei cellulari, con una quota globale che a fine giugno è salita al 21,6%. La grande rivale Apple, alle prese oggi con la contabilità da record del Melafonino di quinta generazione, è stata capace di portare sul mercato poco meno di 29 milioni di iPhone e gioca oggi da terza forza assoluta nell’universo mobile, dietro Nokia. La casa finlandese, questo un altro messaggio inequivocabile che arriva dagli analisti, lascia però a quella californiana e a quella coreana il ruolo di assolute protagoniste in campo smartphone. E la sensazione degli esperti è che Samsung ed Apple aumenteranno ulteriormente i risultati ottenuti nel secondo trimestre, quando circa la metà dei 153,6 milioni di apparecchi venduti recava la loro firma. Chi però, più di tutti, può ergersi a dominatore di questo settore è Google: il sistema operativo Android viaggia sopra il 60% di market share, Apple iOs nell’ordine del 20%. Research in Motion (la cui quota è scesa a fine giugno al 5,2%, dall’11,7% di un anno prima) e soprattutto Microsoft sono al momento lontanissime e affidano le speranze di rincorsa ai BlackBerry 10 (in arrivo a gennaio 2013) e a Windows Phone 8.

Prodotti diversi per identità e missione tecnologica, ma le cui strade cominciano a incrociarsi: e c’è chi inizia a parlare di competizione fra la categoria smartphone e il mondo delle fotocamere digitali. O meglio fra i cosiddetti camerphone, telefoni top di gamma in grado di offrire prestazioni fotografiche al top e le compatte rivolte al fotografo dilettante. A inizio 2012 uno studio di Ndp Group raccontava che, in un anno, negli Stati Uniti la percentuale di immagini scattate tramite smartphone dal “fotografo medio” è passata dal 17% al 27% del totale, mentre la quota delle compatte è scesa dal 52% al 44%. I rilevamenti del Panel Retail di Gfk, relativi a 90 Paesi, parlano inoltre di una crescita globale del 16% nelle vendite di cameraphone nei primi sei mesi del 2012, mentre il mercato fotocamere è sostanzialmente stabile. Il futuro, però, è tutt’altro che segnato. Per riscaldare nuovamente gli entusiasmi nei confonti delle compatte, i produttori stanno lanciando modelli sempre più “smart”, che scippano funzionalità, guarda caso, al mondo dei telefoni intelligenti.


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Tre campioni e sei outsider

Sul podio degli smartphone salgono di diritto l'iPhone 5 e il Samsung Galaxy S III. Il Nokia Lumia 920 entra nell'Olimpo grazie alle ottime prestazioni e al sostegno di Microsoft.

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na valutazione razionale o una scelta d’istinto? Chi da uno smartphone pretende lo stato dell’arte tecnologico, caratteristiche multimediali avanzate ma anche performance e applicazioni sfruttabili per lavorare, ha davanti a sé un buon numero di opzioni, capeggiate dall’immancabile iPhone e dal suo “rivale” (anche in tribunale) Galaxy S III. La quinta versione del Melafonino, come risaputo, vanta rispetto alla precedente uno schermo più alto, connettività 4G Lte e una serie di nuove funzioni portate in dote da iOS 6, fra cui l’assistente vocale Siri finalmente in lingua italiana e nuove mappe 3D proprietarie che sostituiscono l’app di Google Maps. Il top di gamma dei sudcoreani si distingue invece per lo schermo HD da 4,8 pollici e la batteria potente, nonché per una funzione di comando vocale che permette di controllare email, agenda, riproduzione musicale, scatti fotografici e accesso a Internet. Nella competizione

fra Apple e Samsung il terzo incomodo si chiama Nokia, la cui scommessa giocata con Windows Phone inizia a dare i primi frutti di alta qualità: il modello più performante della gamma Lumia, il 920, gioca sulla differenziazione a partire dall’estetica, dal colore, per arrivare al cuore del sistema, targato Microsoft. Con il lancio di Windows 8, i Lumia favoriscono la continuità della user expe-

Apple iPhone 5

Sistema operativo: iOS 6 Dimensioni: 123,8 x 58,6 x 7,6 mm Peso: 112 g Schermo: 4 pollici Processore: A6 1 GHz – 1,3 GHz Batteria: 1440 mAh Fotocamera: 8 Mp Seconda fotocamera: 1,2 Mp Colori: nero, bianco Prezzo: da 729 euro

Blackberry Bold 9790

Sony Xperia T

HTC Windows Phone 8X

Sistema operativo: BlackBerry Dimensioni: 110x60x11,4 mm Peso: 107 g Schermo: 2,4 pollici Processore: Marvell Tavor MG1 1 GHz single-core

Sistema operativo: Android 4.0 Dimensioni: 129x67x10,5 mm Peso: 139 g Schermo: 4,55 pollici Processore: Qualcomm Krait MSM8260-A 1,5 GHz dual-core

Sistema operativo: Android 4.0 Dimensioni: 132x66x10 mm Peso: 130 g Schermo: 4,3 pollici Processore: Qualcomm S4 1,5 GHz dual-core

Prezzo: 499 euro

Prezzo: 599 euro

Prezzo: da definire


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Nokia Lumia 920

Sistema operativo: Windows Phone Dimensioni: 130 x 7,8 x 10,7 mm Peso: 185 g Schermo: 4,5 pollici Processore: SnapdragonS4 1,5 GHz dual-core Batteria: 2000 mAh Fotocamera: 8,7 Mp Colori: giallo, rosso, bianco, grigio e nero Prezzo: 599 euro

Samsung Galaxy S III

Sistema operativo: Android 4.0.4 Dimensioni: 136,6 x 70 x 8,6 mm Peso: 133 g Schermo: 4,8 pollici Processore: Exynos 1,4 GHz quad-core Batteria: 2100 mAh Fotocamera: 8 Mp Colori: pebble blu, marble white Prezzo: 699 euro

rience fra terminale mobile e Pc, grazie all’interfaccia a mattonelle e alla sincronizzazione nel cloud di SkyDrive, che rende i contenuti accessibili da più dispositivi. Caratteristiche distintive sono poi la fotocamera con tecnologia Pure View e l’app di realtà aumentata Nokia City Lens, ma soprattutto l’innovativa modalità di ricarica wireless. Tutti i nuovi smartphone di alta qualità (e prezzo) puntano inoltre sulle funzioni di condivisione senza fili.

Panasonic Eluga Sistema operativo: Android (4.0 tramite aggiornamento) Dimensioni: 123x62x7,8 mm Peso: 103 g Schermo: 4,3 pollici Processore: Texas Instruments 1 GHz dual-core

Prezzo: 429 euro

Lg Optimus G Sistema operativo: Android 4.0 Dimensioni: 132x69x8,5 mm Peso: 145 g Schermo: 4,7 pollici Processore: 1,5 GHz quad-core

Prezzo: da definire

Huawei Ascend P1 Sistema operativo: Android 4.0 Dimensioni: 129x64,8x7,69 mm Peso: 110 g Schermo: 4,3 pollici Processore: TI OMAP 4460 Cortext-A9 1,5 GHz dual-core

Prezzo: 399 euro


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pillole digitali ASUS PROART PA248Q

La promessa di una fedeltà cromatica più precisa che mai è la principale caratteristica della nuova serie di monitor Lcd professionali presentata da Asus. Il pannello da 24,1 pollici retroilluminato vanta con una risoluzione da 1920x1200 pixel e un angolo di visualizzazione di 178°, merito della tecnologia Ips A+, e offre possibilità di personalizzare i parametri di profondità e saturazione del colore. Si tratta inoltre della prima serie di dispositivi in questa categoria di prodotto a disporre di quattro uscite Usb 3.0 per il trasferimento veloce dei file,. Il monitor è regolabile in inclinazione e altezza, ma anche in rotazione: può addirittura assumere una posizione verticale, cioè ruotare di 90°.

HP COMPAQ ELITE 8300 E 6300

I due nuovi computer all-in-one di Hp combinano forma e sostanza, ovvero un design compatto, alte prestazioni e facilità d’uso. Compaq Elite 8300 Allin-One è un 23 pollici touch basato su processori Intel Core vPro di seconda o terza generazione (con prezzi da 1.378 euro Iva esclusa) e su una scheda video Intel Hd Graphics o schede video dedicate, oltre a memorie Ddr3 Sdram fino a 16 GB. Compaq Pro 6300, con schermo da 21,5 pollici, rinuncia alla funzionalità touch e punta tutto su prestazioni, semplicità di gestione e affidabilità. Anche in questo caso i processori sono Intel Core di seconda e terza generazione (i prezzi partono da 1.050 euro).

ACER ICONIA TAB A110

Dopo il Nexus 7 di Asus e Google e il Kindle Fire di Amazon, anche Acer presenta un nuovo Pc a tavoletta da 7 pollici, andando ad arricchire l’offerta di quel segmento di mercato identificato ormai come “mini-tablet”. Iconia Tab A110 (249 euro) punta su design compatto e leggerezza (390 grammi), senza trascurare potenza e funzionalità. Il primo aspetto è affidato a un processore quad-core Nndivia Tegra 3, mentre l’interazione e il corredo di applicazioni disponibili sono quelle della versione più recente di Android, Jelly Bean, che porta in dote come app precaricate tutti i principali servizi di Google. Fra questi Current, utile per accedere a blog e riviste digitali sfogliabili anche offline. Non manca una fotocamera frontale da 2 megapixel.

TP-LINK TL-WR702N

Tp-Link presenta una novità utile per chi è avvezzo alle trasferte di lavoro, anche in compagnia di colleghi: un router wireless di dimensioni micro, che può collegare in rete smartphpne e dispositivi WiFi offrendo una velocità di 150 Mbps e un alto livello di sicurezza grazie allo standard Wpa-Psk/Wpa2Psk. Si tratta, in effetti, del router senza fili più piccolo mai messo in commercio: misura 57 x 57 x 18mm. Il “nano router” può funzionare come access point, come o come ripetitore wireless, nonché come bridge in grado di estendere la rete WiFi. Costa 25,99 euro.

CANON I-SENSYS MF4800

Canon rinnova la gamma di stampanti laser multifunzione i-Sensys, adatte alle esigenze dei piccoli ambienti di lavoro. Lo fa con due nuove serie, Mf4700 e Mf4800, dotate di funzioni di stampa formato A4 in bianco e nero, scanner e fotocopiatrice, e capaci di collegarsi alla rete via Wifi e (nel caso della Mf4800) via Ethernet, così da poter dialogare e condividere documenti fra i diversi utenti di un ufficio. La funzione “Network Scan”, in particolare, consente di acquisire documenti cartacei in formato digitale dal proprio Pc collegato in rete. Novità è la presenza di pulsanti one-touch, prima installati solo su modelli top di gamma, tramite i quali si possono eseguire operazioni complesse con la sola pressione di un tasto. Entrambe le all-in-one assicurano efficienza energetica e offrono una funzione di stampa di più pagine su un solo foglio.

PACKARD BELL EASYNOTE TV

Chi fosse alla ricerca di un notebook affidabile e funzionale, che non richieda investimenti troppo ingenti, può rivolgersi al nuovo EasyNote TV con schermo da 15,6 pollici di Packard Bell, in vendita a 399 euro. Un modello basato su processori Apu multi-core di seconda generazione AMD (A10-4600M con AMD Radeon HD7670M Dual Graphics) e che, sul piano estetico, si distingue per la trama bambù utilizzata per dettagli dello chassis e del poggiapolsi. Dettaglio utile per chi lavora in ambito grafico o fotografico, Adobe Photoshop Elements è già preinstallato, così come il software di backup Nero 10 Essentials, capace di eseguire le operazioni di salvataggio in background.



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