QTI, Paul Sheuermeier. Pittografo

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Paul Scheuermeier

Tascabili di fotografia nella Svizzera Italiana

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Paul Scheuermeier Dialettologo in viaggio

Tascabili di fotografia nella Svizzera Italiana


00. Ritratto di Paul Scheuermeier




Paul Scheuermeier, di Adriano Heitmann Il mio primo incontro con Paul Scheuermeier avvenne al museo Vela di Ligornetto. Una bella mostra, importante. Un bel catalogo, anzi bellissimo (edito dal Centro di dialettologia e di etnografia, Bellinzona, 2008). E’ un onore poter dedicare un numero della nostra collana ad un autore, ai più sconosciuto, che ha il pregio di averci lasciato una testimonianza sulla vita rurale della nostra terra. Un precursore, un pioniere. Dal 1919 all’ottobre 1928 lo Scheuermeier percorre come ricercatore l’Italia settentrionale e centrale e le regioni svizzere di lingua italiana e romancia, realizzando in oltre trecento località le inchieste dialettologiche che confluiranno nella redazione dell’Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale, pubblicato in otto volumi fra il 1928 e il 1940. Mi piace questo autore, perché ci dà un esempio di uso della fotografia documentaristica, quasi senza emozioni, oggettiva. Viene in mente subito il famoso progetto FSA, Farm Security Administration, che ebbe come obiettivo di documentare fotograficamente la povertà nelle zone rurali degli Stati Uniti (1935-1944). Tutti ricordiamo le foto di Walker Evans che erano state presentate alla Villa dei Cedri nell’autunno 2008.



Queste foto hanno fatto storia. Ma l’analogia tra lo Scheuermeier ed Evans si ferma qui. Lo Scheuermeier iniziò il suo progetto, nel 1920, quindi ben 15 anni prima. Lo scopo era quello di creare schede linguistiche riferenti al mondo contadino, un mondo che stava scomparendo sotto il rullo del “progresso”. Questi appunti erano corredati di fotografie che illustravano gli attrezzi di lavoro dei contadini, fotografie che non davano importanza alle genti, messi in posa (inespressiva) accanto ai loro oggetti come in una bacheca. Fotografie e testi si intrecciano e si arricchiscono a vicenda. A Ligornetto il nostro ricercatore ci offre, ad esempio, una descrizione della coltivazione del bacco da seta, i suoi gelsi, i bozzoli per guadagnare gli unici quattrini ricevuti in contanti, preziosi per la sopravivenza. Nelle considerazioni generali riportate nel catalogo bellinzonese mi hanno commosso le seguenti parole: Quasi ogni anno da quando si è sposta (si riferisce all’informante Pia Piffaretti-Piffaretti) le è morto qualcuno, in particolare la figlia di belle speranze. Per questo è tendenzialmente malinconica… e più giù: La mattina alle 4.30 le donne vanno in chiesa, così come regolarmente, la sera, al rosario, per ringraziare il Signore di non essere cadute dalla pianta di gelso. Come non ricordare il nostro Plinio Martini? Mi pare ancora di sentire ancora quelle anime nelle campagne e nella parrocchiale di Ligornetto: luoghi diventati tristi e fuori tempo. Ma per tornare al nostro Walker Evans affermo che le nature morte di Scheuermeier possiedono la stessa dolcezza, sapienza e poesia di quelle del più illustre collega americano. Foto realizzate comunque una decina d’anni prima! Le opere che qui ti presento, caro lettore, ci possono far volare con la fantasia verso il mondo dei vinti, il mondo dei nostri nonni. Ogni attrezzo era frutto di conoscenze secolari strettamente legate alla terra madre generosa e anche genitrice di sofferenze, privazioni e drammi. Una terra di bimbi e donne, di uomini assenti perché emigrati. Una terra non ancora diventata pattumiera dell’umanità. Una fotografia, quella dello Scheuermeier che fa volare. Una fotografia per non dimenticare.



Le opere


01. Corticiasca, 8 aprile 1926, «Era cüna co r’arsciún.»



02. Corticiasca, 7 aprile 1926, ÂŤAttrezzi per la lavorazione del latte.Âť



03. Indemini, 10 aprile 1926, «Veduta sul villaggio di Indemini dalla strada che sale al Passo di Sant’Anna.»



04. Campo, 7 aprile 1927, «L’anziana di Cimalmotto, soprannominata la Bèta d Camann, fila la lana con il filatoio e con la rocca.»



05. Vergeletto, 3 ottobre 1926, ÂŤMulino con roggia.Âť



06. Vergeletto, 3 ottobre 1926, ÂŤCasa tipica.Âť



07. Ligornetto, 11 giugno 1920, «Le stoviglie di rame di una grande famiglia o di un’osteria rappresentavano l’orgoglio di una massaia.»



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