Terra e Tradizione - Novembre 2017

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Progetto e realizzazione grafica iM.coM. sas - ALBA (CN) - V. U. Sacco 4/A - 4/B - Tel. 0173 290797 - www.im-com@libero.it - www.terraetradizione.com - Periodico anno VIII- Novembre 2017 - a diffusione gratuita

Anno VIII - Novembre 2017 - Free PressÂ

2T Periodico di Alba - Asti e Provincia

Il personaggio: Paolo Conte, la musica come compagna di vita

Speciale Vendemmia: un 2017 da ricordare non solo per il caldo

Speciale Fiere: dal Bue Grasso di Moncalvo a Vintrifula di Castagnole Lanze Speciale Tartufo: gli appuntamenti nei paesi tra Alba ed Asti


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Periodico a diffusione gratuita. Autorizzazione del Tribunale di Asti n. 6/2010 La redazione non si assume responsabilità per variazioni di date, orari e luoghi delle manifestazioni, e ringrazia tutte le Amministrazioni Comunali per la gentile collaborazione. È vietata la riproduzione anche parziale di impaginazione e grafica. Sede legale, Redazione, Pubblicità, Direzione, Progetto grafico, Pubbliche relazioni, Art Director, Proprietà artistica riservata:

Direttore responsabile: Livio Oggero

Testi: Livio Oggero, Gianfranco Iovino, Laura Icardi, Cesare Torta, Daniela Prevignano, Lucio Rinetti, Ufficio Stampa Gaia Spa Foto: redazione Terra & Tradizione, Pixabay, Freepik, Comune di Asti, Pro Loco Castagnole Lanze, Federico Fracchia, Valentina Cardile, Ufficio Stampa Paolo Conte, Alessandro Menegatti, Dino Buffagni, Ente Fiera Tartufo Alba Gli articoli pubblicati esprimono il pensiero dell’autore e non necessariamente quello dell’editore Distribuzione Gratuita “TerraeTradizione Rivista”

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EDITORIALI Palio di Alba: vinciamo tutti insieme! Un autunno dai sapori unici: che bontà! RUBRICHE Il tartufo bianco pregiato (A cura di Cesare Torta) L’Economia circolare risponde: la discarica è fuori dal cerchio (A cura di GAIA S.p.a. Asti) Rottamazione BIS: seconda chance (A cura di Daniela Prevignano) I Rapporti patrimoniali tra conviventi (A cura dell’Avv. Lucio Rinetti) Passione di libri (A cura di Gianfranco Iovino) Il gatto: come tenerlo pulito senza lavarlo (A cura di Eleonora Scanavino) Il formaggio, fonte di preziosi nutrienti (A cura della Dott.ssa Laura Icardi) PERSONAGGIO Paolo Conte: la musica come compagna di vita TERRITORIO E TRADIZIONE Tuma d’Fe: un gusto incredibile Bagna Cauda: il ritorno dei sapori antichi Vendemmia 2017: precoce ma di qualità Vintrifula: vino e tartufo si uniscono La Fiera del Bue Grasso diventa Nazionale Fiere del Tartufo tra Alba e Asti

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Di sfondo: Vinadio - Forte Albertino


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Palio di Alba, vinciamo tutti insieme L’Editore S. Fiora

La gara va al Borgo dei Brichet dopo un’accesa competizione Il Palio di Alba, come il Palio di Asti, è un appuntamento che ha fatto la storia folkloristica delle due città che, soprattutto un tempo, erano in forte rivalità. Due eventi che personalmente ho sempre vissuto con emozione, passione, e grande spirito di partecipazione. Voglio soffermarmi sul Palio di Alba, svoltosi domenica 1 ottobre, vinto dal Borgo dei Brichet, con l’asino montato da Silvano Accomo, fantino originario di Madonna di Como che ha regalato il tredicesimo drappo ai borghigiani, portando a casa quello firmato dal famoso fotografo artistico e “rock” Guido Harari, uno dei più celebri fotografi musicali d’Italia, che ha scattato una foto ad un piatto di tajarin preparato di Gemma Boeri, la leggendaria cuoca delle Langhe. E’ stato assegnato anche un altro primo posto, quello della “Migliore rievocazione storica”: se l’è aggiudicato il Borgo San Lorenzo che ha messo in scena con maestrìa e realismo un episodio del “De Arte venandi cum avibus”, trattato medioevale scritto da Federico II di Svevia. La sfilata, al pari del Palio degli Asini, è importante per i Borghi perchè il risultato di mesi di preparativi, incentrati sulla valorizzazione della tradizione, e di quell’Alba medioevale che è tanto cara agli Albesi, e che vive anche durante le domeniche di Fiera. Guardando la combattuta corsa, ogni volta rifletto sul fatto che vedere persone che si impegnano per tenere vive le tradizioni di una cittadina come Alba sono sicuramente da ammirare, sacrificio, dedizione, passione, conoscenza, fatica... Potrei continuare all’infinito ad elencare sostantivi che identificano tutto questo! E proprio da qui parte la mia riflessione: undici anni or sono, mi sono presentata all’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba con il progetto di sviluppare una rivista, anche in parte fotografica, che rappresentasse il Palio di Alba, cosa che nessuno fino ad allora aveva fatto. La proposta è stata accolta

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con grande entusiasmo dai componenti della “Giostra Cento Torri”, e sono diventata l’editore dell’omonima e unica rivista dedicata al Palio di Alba. Un prodotto editoriale diventato punto di riferimento per gli amanti locali e stranieri della tradizione albese, pagine scritte da persone competenti, impaginate al meglio per esaltare le Istituzioni ed i personaggi dei vari Borghi. In tutti questi anni ho sempre creduto nel mio prodotto, e continuo a crederci tuttora, investendo il mio tempo, cercando gli inserzionisti, che approfitto tra l’altro per ringraziare, e proponendo momenti conviviali con i vari presidenti. Si dovrebbe vincere però tutti insieme e fare in modo che in questo bellissimo calderone non si bruci nessuno. Dopo undici anni di impegno per la realizzazione della rivista “Giostra delle Cento Torri”, mi sento parte dei Borghi e le vittorie che ho visto in questi anni le sento anche un po’ mie, ma vorrei che fossero più piene, più vissute anche sulle pagine della rivista, nella quale vorrei maggiore partecipazione diretta e attiva, da parte di chi può farlo! Tutti sono a conoscenza della diffusione e dell’interesse che desta la rivista nei confronti del pubblico, quindi possono soltanto trovare giovamento le attività inserite in pubblicità, quindi mi rivolgo e faccio un appello alle persone che partecipano in primis alla realizzazione del Palio e che sono titolari di attività: “sarei onorata e fiera se fossero interessati non soltanto ad avere la rivista da sfogliare, ma a far parte della rivista stessa nella completezza, diventando sponsor , arricchendo in senso attivo i contenuti del numero unico, ed aiutando la rivista a continuare il suo cammino dedicato alla grande tradizione del Palio di Alba, dove, quando si vince tutto insieme, è ancora più bello!”.

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Un autunno dai sapori unici: che bontà! Il direttore Livio Oggero

Tartufi, bagna cauda, vino: è una stagione spettacolare Il profumo al naso, il sapore al palato, il piacere di guardare il cibo prima di portarlo alla bocca per poi aprire la mente e diventare consapevoli della sua storia, della tradizione del territorio che rappresenta, e del lavoro che c’è per rendere gli ingredienti un’opera culinaria meritevole di essere considerata un’eccellenza: questo può essere il quadro dell’autunno nei territori di Alba e Asti. La terza stagione dell’anno è da sempre quella che fa registrare il maggior afflusso turistico nelle nostre zone, anche se, per onore di cronaca, ormai possiamo dire che dieci mesi all’anno si vedono transitare stranieri che vengono ad apprezzare le nostre eccellenze enogastronomiche e paesaggistiche. Ma quando i filari cambiano colore dopo la vendemmia e cadono le prime foglie anche dagli alberi, Alba e Asti si colorano di ricchezza, insieme al territorio: e le cromìe sono quelle che nascono dalla terra che regala prodotti di grande pregio: tartufo bianco, grappoli per i grandi vini raccolti da poco, ingredienti per piatti unici. E proprio a questi “ambasciatori” sono dedicate diversi eventi, tra feste, fiere, cene a tema. Ma perché? Che cosa spinge gli abitanti a valorizzare i loro prodotti? Sembrano domande dalla facile risposta, ma dietro alla logica economica e turistica c’è un “sommerso” di grande fatica e dedizione. Quando si va ad un evento dedicato alle eccellenze enogastronomiche si vive la “punta dell’iceberg”, importante sicuramente, ma sorretta dalla parte che non si vede. Fuor di possibile metafora, solo grazie a chi organizza, si riesce a fare bella figura. E gli organizzatori sono il vero motore di questo grande strumento che ha permesso di valorizzare i nostri prodotti, anno dopo anno, con grande costanza. Dagli ideatori, che, come si dice, “ci hanno visto lungo”, ai successori, tutti hanno dato il loro contributo

per rendere sempre più attraente Alba, Asti e le loro zone. E’ veramente una stagione spettacolare, l’autunno! In ogni tartufo c’è il volto del “trifolau” che l’ha raccolto, nel piatto della tradizione c’è la mano sapiente dello chef, da quello stellato a quello di famiglia, entrambi innamorati della cucina delle nostre colline, nella bottiglia di vino si assapora anche la competenza e la volontà di chi lo produce. Potremmo andare avanti all’infinito ma possiamo riassumere tutto questo in una sola parola: passione! Passione per la tradizione che ringiovanisce sempre, passione per la genuinità, per la bontà e per la terra, passione per rendere le nostre colline un posto adatto al futuro delle generazioni che verranno e un luogo dove sentirsi “cittadini del mondo” insieme ai turisti che apprezzano ciò che viene fatto. Ed è un apprezzamento da parte di un tipo di turismo consapevole, che ama stare bene e che è disposto anche a pagare il giusto. E non lo dico per una questione di prezzo/qualità, ma per un motivo più profondo che porta gli uomini a sentirsi parte di un progetto, giustamente protagonisti, quasi a casa. Ricapitolando possiamo dire che venire in autunno nell’Albese, nelle Langhe, nel Roero, nell’Astigiano, nel Monferrato e nelle rispettive “capitali” Alba ed Asti, è come entrare in una dimensione dove tutti ci sentiamo parte di un progetto che vive per valorizzare le eccellenze e per esportarne il nome nel mondo. Sentirsi coinvolti e non marionette comandate da un “puparo”, fa sentire bene le persone, anche noi che abbiamo la fortuna di vedere ogni giorno un posto fantastico come il Sud-Est del Piemonte. E che allora sia per tutto un autunno spettacolare, fatto di colori, sapori e profumi unici! Il direttore Livio Oggero

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Il Tartufo Bianco pregiato A cura del sociologo Cesare Torta

Affascinante e formidabile strumento per la tutela dell’ambiente agricolo La tutela dell’ambiente naturale è una esigenza riconosciuta a livello mondiale come la priorità assoluta nell’ambito delle azioni necessarie per garantire la sopravvivenza degli esseri viventi. I problemi creati dall’inquinamento ambientale e dal consumo del suolo a scopo economico sono ormai entrati nelle agende delle istituzioni pubbliche di tutti gli stati. Le ragioni principali di tale situazione critica sono da ricercarsi nell’eterno conflitto tra le esigenze di sfruttamento delle risorse naturali disponibili al fine di migliorare le condizioni di vita di un sempre maggior numero di persone e l’esigenza di sopportarne i costi sempre più pesanti in termini di esaurimento delle risorse che non sono infinite e dei livelli di inquinamento che rappresentano un pericolo accertato per la salute di tutti gli esseri viventi. Da qui l’urgenza di trovare vie d’uscita sostenibili dal punto di vista ecologico e portatrici di maggior benessere per la popolazione. Le soluzioni individuate dai vari specialisti che si interessano di problemi ambientali sono molte e riguardano sia scelte strategiche da parte degli stati, come l’incentivo di energie rinnovabili, la tutela del suolo e la riduzione delle emissioni nocive nell’aria e nell’acqua, sia iniziative comportamentali che interessano tutti i cittadini, come la riduzione degli sprechi, il risparmio energetico ed il rispetto degli ambienti naturali. La tutela e la conservazione dell’ambiente agricolo è uno degli aspetti che tocca da vicino il nostro territorio dell’area Monferrato Langhe e Roero che per la sua natura geomorfologica non è invaso da colture di tipo intensivo ma conserva ancora vaste aree boschive e coltivazioni agricole vocate alla biodiversità. Uno degli ambiti di intervento riguarda una risorsa naturale molto rara e particolare: il tartufo bianco pregiato (Tuber magnatum). Un prodotto che caratterizza la tradizione gastronomica del territorio e che costituisce una potente leva di intervento nella lotta per la tutela del territorio agricolo e quale volano di sviluppo economico per svariate aree di attività economiche

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e turistiche. Riteniamo che le Amministrazioni locali, aziende produttive, associazioni di trifulau si debbano porre l’obiettivo di sviluppare dei progetti ecologico sostenibili volti a salvare un ambiente agricolo boschivo, ancora presente nella nostra regione, ma che rischia di scomparire o di diventare irrilevante se non adeguatamente tutelato. Conservare, migliorare ed incrementare le tartufaie presenti sul nostro territorio significa salvare i boschi e gli alberi che rappresentano una ricchezza insostituibile per la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo. L’albero è un essere vivente completo: è fondamentale per le manifestazioni metereologiche, per migliorare il clima, per la produzione di materiali utili in molte applicazioni e per mantenere la biodiversità dell’ecosistema. Un albero assorbe quasi 10 Kg di anidride carbonica nell’arco della sua vita, trasformandola in ossigeno, sia alla riduzione dell’inquinamento atmosferico. Il tartufo bianco pregiato è il prodotto della terra più prezioso e misterioso. Nonostante i progressi scientifici degli ultimi anni che hanno permesso di conoscere nuovi aspetti della sua biologia ed ecologia, non è ancora possibile coltivarlo. La salvaguardia e il miglioramento delle aree di produzione naturale del tartufo, pertanto, rappresentano ancora gli unici approcci per tutelare ed incrementare la sua produzione. E’ quindi indispensabile far funzionare, ricreare o difendere gli ambienti naturali che producono il tartufo bianco pregiato e convincere tutti gli operatori e gli amministratori di questo territorio ad agire in sincronia, a “fare sistema”, come si dice oggi, affinché tutti possiamo beneficiare del valore di una risorsa che abbiamo la fortuna di avere a disposizione, il diamante grigio. Il nostro tartufo bianco pregiato potrà essere il catalizzatore chiave per il rilancio delle caratteristiche uniche del nostro territorio, delle esperienze e dei miti affascinanti che solo esso può offrire ai residenti e a chi vive altrove, con l’avventura della ricerca e della scoperta di tesori nascosti. Cesare Torta


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L’Economia circolare risponde: la discarica è fuori dal cerchio Su questo numero vogliamo rispondere ai quesiti che arrivano da parte dei lettori:

“Vorrei sapere come si gestisce una discarica a livello di impatto ambientale. Vedo a volte che alcune discariche vengono bagnate per Le vasche B e C della discarica in costruzione fare crescere un prato d’erba sopra. E’ giusto o è solo una mia sensazione? Grazie per il vostro lavoro.” E. S.

Questo spunto ci offre la possibilità di raccontare come si gestisce una moderna discarica. Innanzitutto è bene sfatare l’idea delle discariche con stormi gli uccelli che volano sopra, animali che banchettano, odori nauseabondi e degrado di ogni tipo. Sono immagini che appartengono al passato o, forse è meglio dire, alle discariche di vecchia concezione, dove i camion dei rifiuti buttavano direttamente il contenuto raccolto per le strade dei nostri paesi senza recuperare nulla. Oggi questo è vietato per legge.

Solo rifiuti pretrattati o scarti del recupero

Attualmente sono autorizzati ad entrare in discarica solo rifiuti pretrattati, sostanzialmente “inerti” o a minimo contenuto di frazione organica, che è la parte più problematica da gestire. Questo fa sì che i rifiuti indifferenziati (quindi contenenti potenzialmente scarti di cucina non separati con la raccolta differenziata) vengano trattati prima per almeno 21 giorni in un impianto che facilita e velocizza la biodegradazione affinché non si producano significativi effetti indesiderati. Per Smaltimento in discarica dei rifiuti pretrattati-posizionamento questo GAIA ha l’impiandegli scarti pressati to di TMB (Trattamento Meccanico Biologico) ad Asti, nel Polo di trattamento rifiuti di Valterza, dove ogni anno circa 40.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati vengono inertizzati e compattati prima di essere smaltiti.

Un nuovo scenario: la discarica di GAIA

Tutti coloro che ogni anno visitano la discarica di GAIA, sita nel comune di Cerro Tanaro, rimangono a bocca aperta perché non si sentono odori, non si vedono uccelli o topi, non ci sono scenari apocalittici anche se rimane lo stupore di quanti rifiuti produca il modello di sviluppo economico occidentale. Annualmente arrivano in questa discarica 30.000 tonnellate di rifiuti pretrattati (conferiti come Frazione Umida Stabilizzata o Frazione Secca imballata), 5.000 t di impurità presenti nelle raccolte differenziate, 7.000 t di rifiuti ingombranti non recuperabili e 1.200 t di sabbie di spazzamento.

Pericoli e precauzioni: i monitoraggi

I punti di attenzione in discarica, anche se attenuati, esistono sempre: il percolato (quel colaticcio che si forma con le piogge che attraversano i rifiuti e si impregnano di possibili agenti inquinanti), il biogas (miscela composta per lo più da gas metano e CO2 che si forma con la fermentazione della parte organica dei rifiuti), gli odori e la stabilità fisica del terreno. Questi aspetti sono oggetto delle costanti attività di monitoraggio ambientale che si svolgono in discarica: per controllare che non vi siano infiltrazioni nel sottosuolo c’è una fitta rete di pozzi d’ispezione dove si prelevano campioni di acque per le periodiche analisi utili a verificare l’assenza di componenti pericolose. Il biogas viene captato con tubi sotterrati nella discarica e convogliato ad un motore per il recupero energetico, evitando che si accumuli o finisca in atmosfera ad aumentare l’effetto serra. La stabilità del terreno è monitorata con rilievi topografici periodici.

La discarica NON è economia circolare: limitare i danni con la produzione di energia elettrica. La discarica è la tomba dei materiali, più nulla si recupererà. Solo il tempo e la natura potranno restituire in parte quelle fette di territorio all’uomo. E’ una prospettiva triste calmierata solo dal fatto che il biogas prodotto nella discarica di GAIA viene convogliato in un motore endotermico trasformandolo in energia elettrica, e che è posta la massima attenzione allo studio di soluzioni naturalistiche che non impattino sul paesaggio.

Pareti e copertura della parte di discarica completata

Una volta chiusa… si bagna per mitigare l’impatto visivo e per nutrire una speranza

Una volta raggiunta la capienza massima di una discarica questa viene chiusa con uno strato impermeabile, per evitare che ci siano problemi in futuro, e uno di terreno da coltivare per mitigare l’impatto visivo sul paesaggio che i rifiuti a cielo aperto produrrebbero. Vengono piantati arbusti e alberi per rendere più “naturale” il paesaggio ed è necessario irrigare questa vegetazione perché possa crescere e radicare. Ecco svelato perché si fa crescere un prato d’erba sopra le discariche, e lo si irriga, nella speranza che un giorno si possa riutilizzare questa porzione di territorio.

G.A.I.A. spa via Brofferio 48 - 14100 Asti Tel. 0141 35.54.08 - Fax 0141 35.38.49 info@gaia.at.it - info@legal.gaia.at.it

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Rottamazione BI S : Daniela Prevignano

una seconda chance per i contribuenti Una prima approvazione del decreto fiscale avvenuto lo scorso 13 ottobre, riapre i termini per la definizione agevolate delle cartelle; in particolare da una seconda possibilità a tutti i contribuenti che vorrebbero sanare il proprio debito tributario o contributivo. Tale decreto infatti prevede una soluzione per chi non era riuscito ad rientrare nella rottamazione delle cartelle introdotta con il DL 193/2016, riguardanti le iscrizioni a ruolo dal 2000 al 2016. In particolare, i contribuenti che erano riusciti ad aderire alla rottamazione ma che per motivi economici non erano riusciti a pagare le prime rate (luglio e ottobre) viene data la possibilità di sanare la propria posizione versando gli importi scaduti entro il 30 novembre 2017, evitando così la perdita dei benefici della definizione agevolata; chi invece non aveva potuto richiedere la rottamazione a causa dell’irregolarità nei versamenti dei piani di rateazione in scadenza il 31.12.2016, potrà chiedere l’adesione alla definizione agevolata entro il 31.12.2017 e provvedere al pagamento del debito entro il 31.05.2018. A tali novità si aggiunge inoltre la possibilità di richiedere rottamazione di tutti gli importi iscritti a ruolo riguardanti il periodo 01.01.2017 – 30.09.2017, sanabili in un’unica soluzione oppure in 5 rate di pari importo.

Il processo di rottamazione bis si articola in diverse scadenze: • 31.03.2018: l’Agenzia delle Entrate-Riscossione dovrà comunicare le iscrizioni a ruolo per le quali sarà possibile richiedere la rottamazione; • 15.05.2018: i contribuenti dovranno presentare domanda di adesione alla rottamazione; • 30.06.2017: l’Agenzia delle Entrate-Riscossione comunicherà quali domande sono state accolte; • 31.07.2017: pagamento in un’unica soluzione del debito oppure versamento della prima rata della rottamazione (le rate successive saranno a settembre, ottobre, novembre 2018 e febbraio 2019). L’ampliamento del periodo sanabile a tutto il 30.09.2017 relativo ai carichi affidati alla riscossione ed il ripescaggio delle sanatorie non perfezionate con la precedente rottamazione, costituisce un’importante opportunità di fruizione dello sconto di sanzioni ed interessi di mora, che caratterizzano a volte il maggior corpo debitorio. Nonostante non ci sia ancora un’approvazione definitiva del decreto fiscale, ci rasserena pensare che i contribuenti siano stati rivalutati con un occhio di riguardo e, allo stato attuale, abbiano molto apprezzato questa seconda chance.

Consulente del lavoro Daniela Prevignano Studio in Asti - C.so alla Vittoria, 48 - Tel. 0141 33444 - 0141 530253 daniela.prevignano@gmail.com 8

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I Rapporti patrimoniali tra conviventi: analizziamo il contratto di convivenza Verba volant, scripta manent recita un antico brocardo latino. A ben vedere, soprattutto con riguardo ai delicati equilibri di coppia, perché non estendere anche alle coppie conviventi non sposate la possibilità di fissare regole condivise per una reciproca tutela? Ed invero proprio questa finalità sembra essere la chiave di lettura che ha portato all’ approvazione della legge n. 76/2016, ufficialmente in vigore dal 5 giugno 2016 meglio conosciuta come Legge Cirinnà, dal nome della senatrice prima firmataria. La convivenza di fatto: quid iuris? Se è vero che La Consulta ha da tempo riconosciuto la convivenza quale formazione sociale tutelata a livello Costituzionale; fino ad oggi tuttavia si era assistito ad una certa inerzia da parte del Legislatore il quale si è occupato del tema solo con provvedimenti a macchia di leopardo. La legge in esame finalmente colma tale vuoto normativo e per la prima volta nel nostro ordinamento l’istituto della convivenza viene disciplinato globalmente, offrendo cosi la possibilità alla coppia di definire le regole del loro menage, affidando a un contratto, appositamente stipulato e registrato, la regolamentazione degli aspetti economici. Il contratto di convivenza: ai sensi della legge n. 76/2016 la convivenza è giuridicamente rilevante laddove essa si instauri: • tra due persone maggiorenni (dello stesso sesso o di sesso diverso); • unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale; • coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune; • tra loro non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile. Contenuto del contratto È possibile disciplinare diversi aspetti patrimoniali che riguardano: • modalità di partecipazione alle spese comuni; • definizione dei rapporti reciproci patrimoniali in caso di cessazione della convivenza; • modalità di uso della casa adibita a residenza comune; • attribuzione della proprietà dei beni acquistati nel corso della convivenza;

facoltà di assistenza reciproca, in tutti i casi di malattia fisica o psichica, o la designazione reciproca ad amministratore di sostegno. Risvolti pratici La legge estende al convivente taluni diritti e poteri sinora prerogativa dei soli coniugi, tra cui i più significativi sono: • il diritto reciproco di visita, assistenza e accesso alle informazioni personali in caso di malattia, • la possibilità di nominare il partner proprio rappresentante, • diritto di continuare a vivere nella casa di residenza dopo l’eventuale decesso del convivente proprietario dell’immobile, • Il diritto al risarcimento del danno in caso di morte derivante da fatto illecito: in linea con gli orientamenti giurisprudenziali oramai consolidati, equiparando la convivenza di fatto al rapporto coniugale ai fini del risarcimento del danno in caso di decesso del compagno. A chi rivolgersi? Per la stipula del contratto di convivenza, la legge prescrive la forma scritta a pena di nullità, con atto pubblico o scrittura privata autenticata da un notaio o da un avvocato, i quali devono attestarne la conformità alle norme e all'ordine pubblico. Per rendere il contratto opponibile ai terzi, il notaio o l'avvocato che hanno autenticato l'atto, devono trasmetterne una copia al Comune di residenza dei conviventi, al fine dell'iscrizione nei registri dell'anagrafe, nei quali è registrata la convivenza.

Avv. Lucio Rinetti P.zza Medici, 16 - Asti - Tel. 0141 1706740 studio@avvocatorinetti.com - www.avvocatorinetti.com 9

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A cura dell’Avvocato Lucio Rinetti


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Passione di libri: a cura di: Gianfranco Iovino giornalista e scrittore

da chi li scrive a chi li legge

CERTI GIORNI, IN LANGA di Luigi Carbone Quando pittura, narrativa e fotografia si uniscono dando vita ad una poesia che descrive un posto "PATRIMONIO DELL'UNESCO" Ci è arrivato in redazione il lavoro narrativo di Luigi Carbone, apprezzato insegnante di disegno, oltre che pittore, nato in alta Langa a Lequio Berria, che dopo il fortunato debutto del 2011 con “Racconti di Langa” con il quale ha racchiuso un vero e proprio “Patrimonio” sia dell’Unesco che della gente di questi luoghi incantevoli, all’interno di un libro fatto di storie, racconti e dettagli di uomini semplici, comuni, vecchi, bambini, di masche e mascun, come anche i partigiani ed i fascisti, i contadini e gli emigranti in un caleidoscopio pieno di colori e sfumature, come è la sua arte pittorica, torna in libreria con il nuovo “Certi giorni, in Langa”, dove si racconta le gesta e le normalità di intere generazioni di agricoltori che con il loro duro sacrificio di coltivare la terra, hanno permesso la difesa della natura e di un luogo impossibile da descrivere con la sola forza di una penna, perché la Langa è un territorio a se stesso, irriproducibile in ogni altro luogo della terra, che ha rappresentato appieno la dignità della sua gente, fiera delle proprie origini. Ad impreziosire l’opera narrativa di Carbone ci pensa Malvina Manera, albese di residenza, ma anche essa donna di Langa, che attraverso il suo talentuoso obiettivo ha immortalato dettagli fotografici impareggiabili. Autrice di importanti pubblicazioni, va menzionata l’opera “Terre lune langhe” in collaborazione con Danilo Manera che ne ha curato la parte narrativa. Chiudiamo il nostro consiglio alla lettura di questo interessante volume con l’epigrafe introduttivo alla lettura, che in poche rime racchiude il senso d’attaccamento e l’amore indiscutibile e inattaccabile, che va ben oltre ogni minima residua idea di abbandono, per una terra semplicemente inimitabile: “Racconti di Langa è dedicato alle donne ed agli uomini d’Alta Langa... che certi giorni... ma poi ci ripensano”

VETRINA DELLE NOVITA’ EDITORIALI Nella nostra vetrina delle novità da consigliarvi, questo mese diamo spazio a 3 titoli di imminente uscita, ma che hanno già conquistato le vette di classifica tra i libri più letti ed acquistati in Italia. Partiamo con la nuova avventura del professore simbologia Robert Langdon, invitato all’avveniristico museo Guggenheim di Bilbao per assistere ad un evento unico: la rivelazione che cambierà per sempre la storia dell’umanità, rimettendo in discussione principi storici e scientifici. Questo l’inizio del nuovo libro di Dan Brown “ORIGIN”, ambientato nelle suggestive cornici di Bilbao, Barcellona e Madrid tra edifici storici, capolavori d’arte, testi classici e simboli enigmatici, per quello che in molti definiscono il capolavoro letterario di fine 2017. Roberto Saviano torna a raccontare i ragazzi dei nostri giorni feroci, nati in una terra di assassini ed assassinati, illusi e disillusi dalle promesse di un mondo che non concede niente altro che inganni. Forti di fame e di rabbia, sono pronti a dare e ricevere baci... “BACIO FEROCE” è uno scambio che unisce, sancisce, decreta e, soprattutto, lascia un sapore di sangue addosso a chi li riceve. Intenso in quarta di copertina la sinossi in una riga soltanto: “Non voglio il bacio sulla guancia che si prende l’affetto. Non voglio il bacio sulle labbra che si prende l’amore. Voglio il bacio feroce che si prende tutto.” Nel podere Pianetti, situato nella campagna toscana, vivono due gemelli sessantenni, Alberto un ex broker in disgrazia e Zeno, collezionista d’arte che vive in compagnia di un anziano maggiordomo, Raimondo. La trama del racconto è semplice, quanto imprevedibile e sorprendente: i due fratelli son in contrasto sulle sorti del podere, tra il venderlo e il continuare a prendersene cura, al punto tale da richiedere una consulenza medica molto singolare: vogliono sapere quale dei due ha più probabilità di morire prima dell’altro. Da questo punto ha inizio la bella storia a firma di Marco Malvadi dal titolo “NEGLI OCCHI DI CHI GUARDA” che consigliamo a tutti per quanto è ben scritto e sa coinvolgere in maniera divertente ed esilarante.

Non ci resta che congedarci e augurare a tutti una buona lettura! 10


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Il nostro amico gatto: a cura di: Eleonora Scanavino

alcuni consigli per la toelettatura Il gatto, uno tra i più classici animali da compagnia, è sempre stato visto come un amico a quattro zampe molto indipendente, e si è sempre ammirato il suo modo di tenersi pulito. Quali sono i suoi “punti di forza” nell’ambito della pulizia? I gatti usano la loro lingua abrasiva per rimuovere la sporcizia sul pelo o tra le piccole dita che hanno nelle zampine o nei “fagiolini”, detti anche cuscinetti, che compongono la parte corrispondente al nostra palmo delle mani. La sua saliva è composta da batteri disinfettanti ed ha proprietà di oli essenziali. Un gatto sano si pulisce regolarmente e non ha bisogno di acqua per lavarsi, se non magari una volta all’anno. Ma per pulire il gatto ci vuole per forza l’acqua? Assolutamente no. Per tenerlo pulito possiamo spazzolarlo con costanza, anche per evitare che il gatto si lecchi troppo, e si formino dei boli di pelo nel suo intestino. Se il pelo è corto basta una spazzolata alla settimana, se è lungo è meglio farlo tutti i giorni. Dipende anche molto dalle stagioni: in estate la perdita di pelo è molto minore, in inverno ci vuole attenzione. Alcuni gatti amano essere spazzolati perché per loro può essere un momento di gioco o di pura estasi. Altri gatti, anche per questione caratteriali, non apprezzano molto questa pratica. L’importante è seguire la naturale direzione del loro pelo, e non andare contropelo. Se il pelo non si liscia bene e si formano i nodi, è meglio eliminarlo, tagliandolo con le forbici. La pulizia del gatto dipende anche dall’ambiente in cui vive: se è in appartamento si sporcherà molto meno rispetto che in una casa di campagna. Il gatto che esce di casa vive di più nella natura ed ha maggiori contatti con fauna e flora e può prendere parassiti come pulci e zecche o ferirsi la pelle. Quindi è sempre meglio controllare il vostro animale al rientro dalle sue “escursioni” esterne. E’ importante pulire le orecchie sporche perché sono un punti sensibile del gatto dal quale possono entrare batteri per eventuali infezioni fastidiose per il vostro “pelosetto”. Per pulirle è consigliabile usare una garza imbevuta di siero che può essere utilizzata anche per tenere puliti gli occhi e la bocca del gatto. Se i gatti si abituano fin da piccoli è molto meglio: per il nostro animale il momento della pulizia deve essere piacevole. E, se il gatto sta bravo, un bel biscotto non deve mai mancare!

Ed i denti? La pulizia della bocca del gatto è importante per evitare gengiviti, carie, tartaro e infiammazioni. Sopra i tre anni ben 8 gatti su 10 possono soffrire di disturbi ai denti. Si possono lavare i denti al nostro felino? Certamente, se il gatto prende l’operazione come gioco. Bisogna avere un po’ di pazienza e costanza nel fare capire che lo spazzolino è uno strumento per farlo divertire: importante usare uno spazzolino per gatti, e non quelli per gli uomini. Anche in questo caso prima si abitua il gatto, meglio è.

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Il formaggio, fonte di preziosi nutrienti A cura della Dr.ssa Laura Icardi

E’ un alimento utile per il suo apporto lipidico-proteico e vitaminico Il formaggio, come tutte le cose buone, fa male? Risposta: non è il formaggio che fa male! Già, come per tutti gli alimenti, quello che fa male è il consumo eccessivo. Se nessun medico vi ha mai vietato le carote….è perché mai nessuno è arrivato al pronto soccorso per averne mangiate un quintale!!!!! Il formaggio è certamente un alimento grasso e contiene, come tutti gli alimenti di origine animale, colesterolo. I formaggi con un contenuto lipidico maggiore del 40% sono detti grassi, quelli con un contenuto lipidico tra 20-40% sono detti semigrassi, mentre sono detti magri quelli con una percentuale di grassi inferiore al 20%. Il contenuto in colesterolo oscilla tra i 60 e i 100 milligrammi per 100g, un quantitativo importante ma, tutto sommato, non eccessivo, soprattutto se consideriamo che le carni ne contengono quantità pressoché analoghe e che le uova arrivano a 400mg per 100g. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Nutrizione, i prodotti lattiero caseari in Europa occidentale forniscono tra il 20 ed il 50% delle proteine totali, il 60% del calcio, il 30% di vitamina A e il 50% di vitamine del gruppo B. In una dieta equilibrata, nella giusta quantità, i formaggi possono rappresentare un’importante fonte di molti nutrienti: calcio (alleato delle ossa), proteine e amminoacidi essenziali, fosforo (che completa l’azione del calcio a favore dell’apparato scheletrico), potassio (determinante per la resa muscolare), zinco (indispensabile per il funzionamento di oltre 70 enzimi), vitamine A e gruppo B (tra cui la B12 e la B2, che ha un’azione importante nella protezione della pelle). Pertanto, i formaggi costituiscono un alimento adeguato in una dieta sana ed equilibrata.

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Sono alimenti lipidico-proteici che consentono di bilanciare i vari pasti con una soluzione saziante. Ricordo che il celebrato chirurgo oncologo Umberto Veronesi, vegetariano eccellente e conclamato, ha dichiarato in un’intervista pubblicata sul settimanale “Gente” il 6 giugno 2013: “Le uova, il latte e i suoi derivati o il miele sono utili all’organismo”. Quanto allora? La porzione deve essere tanto più ridotta quanto più è stagionato il formaggio perché quest’ultimo è, per così dire, più concentrato. Va tenuto in considerazione anche l’indice di sazietà: se è innegabile che parmigiano o caciocavallo siano molto calorici, è anche vero che una porzione da 50 g, accompagnata da altrettanto pane, può dare più soddisfazione e saziare più velocemente, appagando la “voglia” di formaggio, rispetto a un formaggio molle, in crema o in fiocchi, del quale si arriva a consumarne tranquillamente anche un etto, ovviamente con altrettanto pane! Altro mito da sfatare è quello dei formaggi magri: di fatto, è una denominazione che può trarre in inganno perché per sua natura il formaggio deve contenere grassi, e quelli che si trovano in commercio in versione “alleggerita” hanno meno gusto e quindi si tende a mangiarne di più. Ultimo consiglio…. i formaggi vanno tolti dal frigo almeno mezz’ora prima di essere consumati: se sono freddi hanno meno sapore e si tende a consumarne dosi eccessive per soddisfare il palato e raggiungere la sazietà! Concludo quindi che nessun alimento fa male o bene…è come programmiamo la nostra alimentazione che può fare la differenza per la nostra salute.


La Tuma d’Fe:

un formaggio dal gusto incredibile Entrare in un negozio di alimentari dell’alta Langa, sentire l’inconfondibile profumo dell’eccellenza del territorio, e ordinare una “Tuma d’Fe” e sentirsi rispondere “di quale produttore la vuole?”, è un’esperienza che nella vita almeno una volta bisogna fare. Ed assaggiare le tume d’fe di Giuseppe Veglio e Christine Draps è gustare una bontà antica, ambasciatrice del territorio e della sua storia, fatta di pecore, puro latte, lavoro e dedizione per ottenere un formaggio diventato presidio Slow Food non a caso. Scopriamo questa azienda a conduzione familiare, come nella migliore delle tradizioni di Langa. Giuseppe Veglio, le pecore sembrano tornare nella sua vita: da bambino era normale che i contadini le avessero, e ora lei stesso le alleva per produrre la tuma. Una casualità o qualcosa di interessante da raccontare? «Ho un ricordo indelebile di quando ero bambino: al tempo, presso l’albergo dei miei in centro paese, scambiavo panini con milanese o vitello tonnato, con quelli con la tuma che ci davano i contadini. Quel sapore unico ed incredibile non l’ho mai perso. Il lavoro mi ha portato in giro per il mondo, ed ora che sono in pensione ho iniziato una “seconda vita”, anche grazie agli spunti sulla tuma del grande imprenditore per cui ho lavorato, che amava molto questo formaggio. Dalle prove di assaggio con lui, sulle tume casalinghe fatte dalla nostra storica collaboratrice Mariuccia, io e mia moglie siamo passati all’allevamento delle pecore e alla produzione di formaggio in poco tempo. Ed ora eccoci qua, tra pecore e gusto incredibile». Uno sguardo sul processo lavorativo della Tuma d’Fe. «Partiamo dalle pecore: ne alleviamo circa 100 che, da aprile ad ottobre mangiano solo erba e vengono munte due volte al giorno. Da agosto

a fine settembre c’è il periodo della riproduzione e verso febbraio, marzo nascono i piccoli. Siamo molto attenti all’alimentazione anche nel periodo invernale in cui le pecore stanno maggiormente nella stalla. Ogni pecora di Langa produce circa 1,5 lt di latte al giorno, ed è una razza protetta in pericolo di estinzione: ci sono solo più circa 2500 capi in tutto. Un patrimonio animale del territorio da preservare. Il latte: filtrato, messo in un pentolone e portato a 37°. La cottura si ferma e si aggiunge il caglio e si aspetta che si faccia la cagliata. Quando è pronta si rompe e si mette il tutto nelle fascelle per la scolatura. Tre giorni di salatura e poi la tuma viene tolta dalle fascelle e asciugata. Con il siero produciamo la ricotta dopo averlo fatto cuocere ad alta temperatura con l’aggiunta di sale. Oltre alla Tuma d’Fe classica, ne produciamo una al tartufo bianco con olio EVO Bio. Dove si possono trovare i vostri prodotti? «Siamo presenti a Fiere importanti in Nord Italia, vendiamo direttamente in azienda, a privati, a ristoratori, ad esercenti alimentari. Cerchiamo di essere i “perfezionisti della tuma d’fe” perché il consumatore, oltre ad assaporare un buon prodotto, deve viaggiare con la mente, partendo dallo “strup” (il gregge) fino alla tuma, attraverso tutto il procedimento che porta al risultato finale, e che noi cerchiamo di riassumere nel nostro prodotto».

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Bagna Cauda:

il ritorno dei sapori antichi Le origini della Bagna Cauda piemontese risalgono al Medioevo: una pietanza dei poveri inventata dai mercanti astigiani evolvendo la ricetta della vicina Provenza. Un sapore unico ed antico che diventa protagonista assoluto nei momenti di convivialità a tavola. E nella nostra modernità questo grande piatto sa sempre stupire, anche chi non è abituato a gusti antichi che riassumono il vero senso di quello che è stato il commercio di acciughe, aglio e olio sulla “via del sale” tra Francia ed Italia. Assaporiamo insieme la tradizione. 14


speciale Bagna Cauda: non solo aglio. Sfatiamo questo tabù. E’ vero, l’aglio è uno degli ingredienti principali ma non è il principale, altrimenti si dovrebbe parlare di “zuppa d’aglio”. La Bagna Cauda è un piatto della tradizione piemontese, per la precisione delle zone che vanno da Asti, fino alla cintura sud di Torino, passando per le Langhe, il Roero, il cuneese e l’alessandrino, che mette in risalto sapori antichi che si uniscono: aglio, acciughe, verdure particolari, tra cui il cardo. E’ considerata l’evoluzione creativa dell’ “Anchoiade”, piatto della Provenza. Non c’è l’assoluta certezza ma è presumibile che sia così, dalla poca letteratura culinaria che si ha a proposito. Questo perché la Bagna Cauda è un piatto della tradizione povera, mal sopportato dalle classi ricche, e per questo non riportare nei manuali di cucina, fin dal MedioEvo, dove i mercanti portarono le acciughe nelle nostre zone, che vennero abbinate all’aglio. I primi cenni a questo “piatto della cultura rurale e popolare” sono presenti nel 1875, grazie al romanziere Roberto Sacchetti che descrive a Montechiaro d’Asti la “Bagna Cauda” come la conosciamo ancora oggi. Ora la Bagna Cauda viene celebrata in parecchie feste ed è considerato il piatto della fraternità e dell’allegria, preparato per celebrare momenti di vita collettiva gioiosi, soprattutto in autunno ed in inverno.

BAGNA CAUDA: IL GALATEO DICE CHE…

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Ebbene sì, mangiare la Bagna Cauda ha le sue regole. E’ un galateo forse un po’ particolare rispetto a quello che intendiamo normalmente, ma tant’è. Quando la Bagna Cauda viene messa in tavola, attenzione alle scottature perché la salsa è molto calda. Evitare di fare “scarpetta” con le verdure grandi tipo cavolo, perché si porterebbe via una parte troppo abbondante, a scapito del rispetto verso gli altri commensali. Meglio evitare il pane perché assorbe troppa ALBA - CORSO CORTEMILIA 3/1 - Tel. 333.1696239 - P.IVA 03203870047 ALBA- CORSO - CORSOCORTEMILIA PIAVE 17/E - 3/1 Tel.-339.1892417 - ortofruttaepoi@libero.it ALBA Tel. 333.1696239 - P.IVA 03203870047 quantità. ALBA - CORSO PIAVE 17/E - Tel. 339.1892417 - ortofruttaepoi@libero.it La Bagna Cauda si mangia tutti insieme, PER TUTTO IL MESE DI LUGLIO PER TUTTO IL MESE DI LUGLIO senza formalismi, intingendo in spirito conOGNI 8 EURO DI SPESA IN SURGELATI, OGNI 8 EURO DI SPESA IN SURGELATI, viviale e allegro. E alla fine si conclude con IN OMAGGIO IN OMAGGIO UNA FRAGRANTE BRIOCHE UNA FRAGRANTE BRIOCHE un bel uovo strapazzato nel fondo del “fujot”, con una bella grattata di tartufo bianco o nero, se se ne ha uno a disposizione. Un vero tiro, non c’è che dire! Come per ogni ricetta ci sono varianti territoriali, soprattutto per la cottura dell’aglio (in acqua, latte) e per l’aggiunta o meno della panna per renderla più densa. Ma la ricetta ufficiale depositata parla chiaro. Scopriamola insieme.

BAGNA CAUDA: STORIA DI UN CIBO DEL POPOLO Cerchiamo di capire come la Bagna Cauda sia nata e sia diventata una pietanza del popolo. La Provenza, le rotte del commercio, il sale, le acciughe, le valli piemontesi ed il mercanti sono i protagonisti che hanno portato alla nascita di questo piatto. Partia-

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speciale mo dal sale, un ingrediente così importante che segnò le vie del commercio anche nel Piemonte, dove arrivava dalla Provenza, passando nelle Valli Maira, Stura, Gesso e Vermenagna, Cuneo proseguendo fino ad Asti. Con il sale arrivavano le acciughe commercializzate sotto sale per conservarle. Gli “Ancioé”, antichi venditori “porta a porta”, permisero la diffusione di questo piccolo pesce. Sale, acciughe si uniscono all’olio che, nel ‘500 e ‘600 era coltivato nelle Valli Belbo e Tiglione. Se ne consumava poco di olive e molto di noci e nocciole. Nel XIX secolo la bagna cauda è la dominatrice sulla tavola dei contadini: olio di oliva, acciughe, aglio e verdure con l’aggiunta di un pezzo di burro. Si delinea così la ricetta definitiva, derivante dall’Anchoiade, una salsa provenzale a crudo pestata, a base di acciughe, aglio olio e aceto, accompagnata con verdure rigorosamente crude. Quando questa salsa arrivò in Piemonte, venne considerata un po’ troppo aggressiva (in piemontese si direbbe “brusca”) e così i piemontesi la adattarono ai loro gusti e alle risorse del loro territorio. Non era amata dai nobili perché l’aglio lasciava troppo odore per loro sgradevole (come se i nobili fossero i più puliti di tutti…) ed essendo un piatto dei poveri non si addiceva al lusso. Ora è decisamente amata nelle nostre valli e si celebra in diversi appuntamenti nei mesi di novembre e dicembre, il periodo migliore per assaporarla durante i primi mesi invernali, nel tepore delle proprie case o nei ristoranti od i locali dove si fanno serate a tema. E se poi il giorno dopo l’aglio fa il suo “effetto”, pazienza: almeno la tradizione culinaria è stata onorata!

BAGNA CAUDA: LA RICETTA UFFICIALE La Delegazione di Asti dell’Accademia Italiana della Cucina, in data 7 febbraio 2005, ha registrato una ricetta “da ritenersi la più affidabile e tramandabile”, piena d’aglio come vuole la vera tradizione. Depositata a Costigliole d’Asti davanti al notaio Marzia Krieg, è stata scelta dalla commissione di studio che si è più volte riunita per assaggi e confronti. Ingredienti per 12 persone: 12 teste di aglio, 6 bicchieri da vino di olio d’oliva extravergine e, se possibile, un bicchierino di olio di noci, 6 etti di acciughe rosse di Spagna Preparazione: tagliare a fettine gli spicchi d’aglio precedentemente svestiti e privati del germoglio. Porre l’aglio in un tegame di coccio, aggiungere un bicchiere d’olio e iniziare la cottura a fuoco bassissimo rimescolando con il cucchiaio di legno e avendo cura che non prenda colore; aggiungere poi le acciughe dissalate, diliscate, lavate nel vino rosso e asciugate, rimestandole delicatamente. Coprire con il restante olio e portare l’intingolo a cottura a fuoco lento per una mezz’oretta, badando che la bagna non frigga. Al termine della cottura si potrà aggiungere, se piace un sapore più morbido, un pezzetto di burro freschissimo. Versare la bagna negli appositi “fujot” (fornellini di coccio) e accompagnarla con verdure. Crude: cardi gobbi di Nizza Monferrato, topinambur, cuori di cavolo bianco, indivia e scarola, peperoni freschi e sotto graspa, cipollotti crudi inquartati e immersi nel vino Barbera. Cotte: barbabietole rosse, patate lesse, cipolle al forno, zucca fritta, peperoni arrostini. E’ tradizione raccogliere alla fine lo “spesso della bagna” strapazzandovi dentro l’uovo.

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GASTRONOMIA: LA TRADIZIONE NEL PIATTO Il negozio dedicato alla gastronomia, cioè a quella disciplina dedita alla “Legge del ventre” per fare piacere al nostro palato e sostentamento al corpo, non è mai una struttura banale. Nelle migliori gastronomie si respira l’aria della tradizione, grazie ai profumi dei piatti, e si assaporano i veri gusti delle cucine del mondo. In Italia la gastronomia è un luogo dove non ci si limita solo ad acquistare un piatto pronto: in questi locali si porta a casa la passione, la dedizione, la ricerca del cibo di qualità, tutte caratteristiche proposte dai diversi titolari che rappresentano la buona cucina. Tutti i piatti vengono preparati nel laboratorio, o cucina che dir si voglia, presente nella struttura stessa: questo per preservare igienicamente il cibo da eventuali contaminazioni, e per garantire la grande freschezza degli ingredienti. Nelle gastronomie più importanti si vendono non solo piatti pronti della tradizione di ogni Regione, ma anche prodotti extra regione ben esposti, tipo: prosciutti, forme di formaggio, cibi confezionati, primizie… Le gastronomie moderne sono delle vere e proprie “boutique del gusto”, che permettono di godere del cibo, e anche del vino: negli scaffali non mancano le bottiglie da abbinare alla buona cucina. Per quel che riguarda le nostre zone del Piemonte in


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gastronomia possiamo trovare piatti dedicati alla stagionalità di alcuni prodotti: bagna cauda su peperoni, bagna cauda normale, porri, funghi in ogni salsa e modo, prodotti da forno, la cacciagione, i formaggi, le castagne. Un capitolo a parte lo meritano la carne ed il pesce che vengono proposti secondo le grandi ricette della cucina piemontese: dai grandi arrosti alle bistecche, dai pesci in carpione al pesce fritto. E la pasta? C’è l’imbarazzo della scelta: pasta fresca assolutamente che spazia dai tajarin alla pasta ripiena

della grande carne piemontese, o di ricotta e spinaci, senza dimenticare la salsiccia, altro ingrediente dei ripieni classici della nostra cucina. I vari antipasti si sprecano: dalla classica carne cruda al vitello tonnato, dalla giardiniera alle olive, caldi o freddi fanno sempre la loro figura, anche a livello visivo. E le frittate? Ce ne sono giusto poche… Si scherza ovviamente: sono abbondanti quelle proposte. Dalla classica all’uovo a quella con sfiziose erbette aromatiche fino alle torte verdi o di patate. I banconi delle gastronomie sono così pieni di bontà che c’è l’imbarazzo della scelta che può essere facilitata dalla professionalità dei gestori di questi locali dove il grande cibo è di casa, e in cui si respira quell’aria di casa che rende speciale l’acquisto di ogni piatto o prodotto da asporto proposto.

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PAOLO CONTE: la Musica come compagna di vita

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In questa intervista, che potremmo definire forse “traguardi di vita”, cerchiamo di conoscere Paolo Conte ripercorrendo i suoi decenni di vita, nel segno della Musica, naturalmente.

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er raccontare Paolo Conte non basta una vita. E gli anni all’anagrafe iniziano ad essere importanti: 80, tutti passati a servizio della Musica, una Musa per molti, ma una compagna di vita per pochi. E tra questi pochi eletti c’è sicuramente il cantautore astigiano che, in questi suoi primi ottant’anni di vita, ha saputo unire Jazz americano, arti figurative, suggestioni di vita, cinema, letteratura e tanta creatività, in canzoni che sono diventate un successo internazionale. 19


speciale Si dice che al raggiungimento di ogni decennio di vita si tagli un traguardo importante. Proviamo a partire dagli albori della sua vita. Chi era Paolo Conte a 10 anni? «Ero un bambino che ha vissuto gli orrori della Guerra che purtroppo non potrò mai dimenticare. Ma una luce in tutto quel buio era rappresentata dalla musica: a casa mia, in barba ai divieti del Fascismo, si ascoltava la musica americana, ed il Jazz fu per me quasi una folgorazione. L’ho sempre considerata la più sensuale delle musiche». A 20 anni si diventa ragazzi, ai suoi tempi era meglio dire uomini: la Musica che posto aveva? «La Musica è sempre stata una grande compagna di vita. Ricordo i primi tentativi jazzistici e, in quel periodo, suonavo il pianoforte, il trombone ed il vibrafono. La Musica mi ha regalato soddisfazioni ed ho capito che poteva essere il mio lavoro: ho ottenuto un ottimo piazzamento alla Coppa del Jazz alla RAI di Roma con la banda Dixieland “The lazy river bands society”, ed il terzo posto al “Concorso radiofonico europeo” che si svolse ad Oslo, come rappresentante dell’Italia. Il Jazz era per me una vera e propria mania».

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Nel 1967 eccoci ai 30 anni. E’ il periodo delle sue “canzoni diverse ed originali” che lei ha scritto per Adriano Celentano, Caterina Caselli, Patty Pravo, giusto per fare qualche esempio. Come si è sentito in quel momento della sua vita? «In quel periodo lascai un po’ le briglie della “fissa americanoide” e mi dedicai alla scrittura di canzoni per diversi cantanti italiani. Fu un periodo di grande soddisfazione e di esperienza, e ricordi con il sorriso quelli anni di successo. Sentire la gente che canta le canzoni che scrivi lascia ti fa provare una bella sensazione. Non ho però abbandonato la mia professione di Avvocato che abbinavo a quella di compositore». Possiamo definire i suoi 40 anni e dintorni come quelli del debutto da cantante: i primi album, l’apprezzamento da parte del pubblico e, a 45 anni (1982), la consacrazione con “Appunti di viaggio”. Che anni sono stati per lei, e quanto l’hanno segnata professionalmente? «E’ stato il periodo che ha segnato l’inizio della mia carriera di cantautore. Devo ringraziare il grande produttore della LCA Lilly Greco che mi spronò a pubblicare due LP di provini da me eseguiti per fare ascoltare i miei brani ai cantanti. E così ebbe inizio la mia vita per i palcoscenici, passando gradualmente dalla nicchia al grande pubblico». 50 anni: un’età importante per un uomo. E per un artista? Il suo successo aumenta e conquista il Mondo con lunghe tournée negli anni ‘90, ed il suo modo di fare musica tocca corde nuove, prima di tornare alla sua tradizionale melodia. Come definirebbe il Paolo Conte di allora? «Le lunghe tournèe prima in Italia e poi all’estero, l’immediato successo ottenuto a Parigi che mi apre le porte al mondo, sono tutti aspetti che hanno segnato in positivo la mia vita professionale e che ricordo con grande piacere. Un successo graduale e costante che mi ha permesso di vivere la Musica con grande emozione». Dai 60 ai 70 anni la vena creativa continua e lei produce diversi album che rappresentano una grande maturità: che cosa continua ad

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Serenella

anni ...da 20 oi !!! con V


speciale ispirarla? «Non c’è mai stato un qualcosa che mi abbia ispirato a priori: è l’ispirazione che comanda, arriva quando vuole lei, e quando decide di farlo, uno inizia a scrivere e le va dietro, sperando che duri il più possibile». Ed arriviamo ai giorni nostri: lei ha da poco spento 80 candeline, ed è uscito il suo ennesimo album che segna il suo debutto nella musica strumentale. Non c’è età in cui non si possa stupire, che cosa ne pensa? «L’importante è stupire prima di tutto se stessi. Quando si riesce a fare bene qualcosa, ad ogni

www.terraetradizione.com età, e si resta soddisfatti, allora sì che ci si può stupire. E questo è forse il segreto». In questa sua vita musicale, l’ “ispirazione del pomeriggio” le è anche venuta magari pensando alla terra astigiana? Che rapporto ha con la sua terra natìa? «La mia terra natìa è da sempre presente nelle mie canzoni, come dimenticarsi di simili paesaggi. La terra astigiana è per me come una “culla dell’esistenza” che non smette mai di prendersi cura di me ed io di lei. Essere astigiano mi scorre nelle vene da sempre, e sarà così fino alla fine ed oltre».

PAOLO CONTE: UNO SGUARDO SULLA SUA VITA D’ARTISTA GLI ANNI ‘50 La musica nella vita di Paolo Conte si presenta da subito: il padre è un appassionato e, in casa sua, anche durante la Guerra, si ascolta la musica americana, alla faccia dei divieti del Fascismo. Inizia così a bruciare la fiamma del Jazz nel cuore e nella mente di Paolo che parla così di questo periodo: «Mussolini aveva proibito la diffusione della musica americana e del jazz. Però era difficile impedire tutto. Così i grandi classici potevano circolare a patto… di essere eseguiti da orchestre italiane e con titoli italiani: ecco perché Saint Louis Bluesdiventò Tristezze di San Luigi! I miei, che erano molto giovani e dunque curiosi, appassionati di musica e ghiotti di novità, in barba alla polizia riuscivano a procurarsi dischi o spartiti di musica americana; la decifravano e poi la suonavano in salotto. In questo modo, sono stato nutrito di jazz e di America fin dall'infanzia» (Fonte: Sotto le stelle del Jazz). Paolo Conte completa gli studi in Giurisprudenza, ed inizia la carriera da avvocato presso lo studio del padre. Inizia la sua carriera musicale semi-professionale, imparando alcuni strumenti e suonando in band locali. La sua passione e bravura per il jazz lo portano ad ottenere il terzo posto al concorso “Quiz Internazionale di Jazz” a Oslo.

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GLI ANNI ‘60 Nasce il Paul Conte Quartet (con il fratello Giorgio Conte alla batteria). E’ il periodo della scrittura della musica: dalla sua penna nascono le prime canzoni quali “Ed ora te ne vai”, cantata da Vanna Brosio e “L'ultimo giorno”, cantata da Carla Boni su testo di Giorgio Calabrese. Il primo brano di un certo successo è “Chi era lui”, cantata da Adriano Celentano nell'album “La festa”. Il testo “religioso”, viene elaborato con Mogol e Miki Del Prete, ed è inserito nel lato B del celebre 45 giri “Il ragazzo della via Gluck”. Paolo Conte continua a collaborare con Adriano Celentano per “La coppia più bella del mondo” ed “Azzurro”, e, per l’occasione, il cantautore astigiano inizia la sua prolifica collaborazione con il grande paroliere Vito Pallavicini. E sulla canzone Azzurro nel 2007, Adriano Celentano disse: «Un giorno mi ha telefonato Pallavicini - ricorda Celentano - e mi ha detto: ho avuto un'idea pazzesca, però dobbiamo vederci, perché te la devo spiegare di persona. Ho scritto il testo di una canzone su una musica di Paolo Conte che non puoi non incidere perché sarà l'inno degli italiani: si chiamerà Azzurro» (Fonte: America Oggi). E Azzurro lo è diventato veramente! Un successo eccezionale confermato dal sito della Società Dante Alighieri che ha decretato Azzurro al primo posto tra le canzoni italiane più famose nel mondo, davanti a “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno[14]. Paolo Conte compone anche per “Insieme a te non ci sto più” per Caterina Caselli e “Tripoli 1969” per Patty Pravo.

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GLI ANNI ‘70 Sono gli anni della svolta cantautorale di Paolo Conte. E nascono da una spinta del produttore Italo Greco che lo convinse a non abbandonare la musica. Scelta azzeccatissima, come testimonia la carriera dell’artista astigiano. E così Paolo Conte pubblica le sue canzoni con la RCA italiana ed alcune tracce del primo album dal titolo “Paolo Conte” diventeranno famose: "La ragazza fisarmonica","Una giornata al mare", "La fisarmonica di Stradella" e soprattutto "Onda su onda", donata lo stesso anno all'amico e collega Bruno Lauzi. Inizia la saga dell’ “Uomo del Mocambo”, questo bar immaginiario che accompagnerà le canzoni di Paolo Conte per molto anni. Paolo Conte inizia ad esibirsi nei concerti dal vivo, vincendo piano piano la sua riservatezza caratteriale. Dalle file del Corriere della Sera, lo stesso Conte avrà a dire: «Avevo già i baffi. Era di mezza stagione, ero vestito di velluto marrone. Mi ricordo che avevo un piano verticale, e durante le prove avevo appoggiato una bottiglia di acqua minerale che poi ho dimenticato. Quando poi di sera sono entrato in scena, nel buio, gli ho dato un colpo e ho subito battezzato le prime file. C'era già tanta gente, ad ascoltarmi, un quattrocento, cinquecento persone; poi per cinque, sei anni ho suonato ai Festival dell'Unità: l'intellighenzia allora era tutta lì, erano belle le feste con le donne che facevan da mangiare, si compravano i libri negli stand. Ho tenuto concerti anche a qualche grosso Festival dell'Unità, a Roma, Genova e Milano; leggendarie le kermesse emiliane, con quel buon profumo di costine di maiale». Iniziano le prime apparizioni televisive a fine anni ’70 e, entrato a far parte del Club Tenco, il suo genio musicale matura e lo fa diventare un protagonista di punta all’Ariston di Sanremo. E nel 1979 esce “Un gelato al limon” ed arriva il meritato successo, con il pubblico che apprezza il suo stile “inedito”, capace di creare nuove atmosfere dalle note del pianoforte. Nell’album sono presenti canzoni quali “Bartali”, e, appunto “Un gelato al limon”, interpretata anche da Lucio Dalla e Francesco De Gregori nel loro fortunato tour “Banana Republic”. Un’altra peculiarità è l'uso dello scat per riprodurre suoni musicali e del kazoo, piccolo membranofono di origine africana in cui si canta.

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GLI ANNI ‘80 Un autore internazionale. Sono gli anni in cui il mondo inizia ad amare la musica di Paolo Conte. 25 marzo 1981: il Club Tenco rende omaggio a Paolo Conte con “Contiana”, una 24h di musica a lui dedicata per la presentazione del nuovo album, dal titolo “Paris milonga” che diventerà uno tra gli album più conosciuti del cantautore. “Via con me” è la canzone di punta, simbolo della musica contiana. Il successo così non manca e, dopo un anno, esce un altro disco dal titolo “Appunti di viaggio”, che portano l’ascoltatore ad immaginare luoghi sognati ed esotici. La canzone Hemingway inizia ad aprire tutti i concerti di Paolo Conte che esce con un terzo album (dal titolo Paolo Conte) che elogia l’ “uomo scimmia”, cioè il ballerino di jazz, per onorare questa musica, sempre cara all’artista, fin da piccolo. Con questo album si passa all’internazionalità e la Francia pian piano “adotta” il cantautore. In merito ai suoi primi spettacoli in terra francese Conte avrà a dire: «Parigi per me è stata molto importante, il primo rapporto con il pubblico straniero l'ho avuto lì. Il privilegio è quello di essere chiamato dai francesi, e non di cercare di forzare la loro sensibilità per esibirsi nei teatri. I francesi sono venuti a cercarmi, mi hanno offerto i primi tre spettacoli al teatro de la Ville, spettacoli che non dimenticherò mai, perché quando sono entrato in scena pensavo che non ci sarebbero state più di

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cinquanta persone. Invece per tre giorni ci fu il tutto esaurito». E ancora: «Il successo parigino e francese in generale mi ha aperto improvvisamente le porte di tutta Europa. Significa che un successo parigino rimane ancora una credenziale importante, che Parigi è una realtà culturale riconosciuta: da lì ho potuto andare in Germania, nei Paesi Bassi, dove ho avuto i successi più grandi, compresa l'Inghilterra, che come ben si sa è un luogo molto difficile da conquistare, poi l'America e così via...» (Fonte:intervista Vincenzo Mollica). Sono gli anni delle grandi tournèe: Canada, Paesi Bassi, Germania, ovviamente Francia, Belgio, Austria, Grecia e Spagna. A New York il successo è stratosferico.


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GLI ANNI ‘90

Sono anni di scrittura e musica. Paolo Conte si innamora del ‘900 ed esce con “900” un album fatto di due parti: una classica ed una di sperimentazioni, in cui la ricerca musicale non manca. In un’intervista al giornalista Paolo Di Stefano l’autore spiega la sua concezione del Novecento: «L'attualità non mi interessa. Il Novecento non è quello che ho sotto gli occhi, è quello che risuona dentro di me. Nel mio piccolo, ho sempre cercato di inseguire lo spirito di questo secolo. Il Novecento è qualcosa di impalpabile, ha tutto un suo gusto ambiguo, che gli dà un fascino speciale. È un secolo molto difficile, perché pieno di equivoci… Non avrei voluto vivere in un secolo diverso da questo, anche se è un secolo che idealmente non sarebbe il mio: ogni volta che suono il pianoforte andando per fantasmi, mi vien da dire che forse starei meglio nell'Ottocento, secolo sicuramente più pianistico e più libertario. Il Novecento è stato un secolo terribile, con due guerre mondiali: un secolo equivoco, ma interessante, in cui abitare è stato forse un privilegio, anche se oggi non riusciamo ancora a capirlo» (Fonte: Galleria della canzone) La critica si spacca un po’ su questa scelta di Paolo Conte ma il successo non manca ed arriva il primo importante riconoscimento con il “Premio Librex Montale”, nella sezione “Poetry for Music”, creato da una giuria presieduta da Carlo Bo. Dopo di lui riceveranno il premio Francesco Guccini, Lucio Dalla, Franco Battiato, Fabrizio De André, Ivano Fossati e Roberto Vecchioni. Nel 1995 Paolo Conte esce con il suo decimo album, dal titolo “Una faccia in prestito”, chiamato così perché Paolo Conte ne prese spunto da un ricordo vero: l’incontro con il grande jazzista Earl “Fatha” Hines, un fuoriclasse del pianoforte, e “padre” del “Pianismo moderno”. Continuano le esibizioni dal vivo, diventante una consuetudine, soprattutto in Europa. A fine anni ’90 negli USA esce “The Best of Paolo Conte”, già pubblicato per il mercato europeo, e viene votato “Disco dell’anno” dalla famosa rivista Rolling Stone, con conseguente tournèe nelle principali città a stelle e strisce.

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speciale GLI ANNI 2000

TTRICI

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L’arte di Paolo Conte continua anche nella sua età più matura. L’album “Razmataz” tratto dal “musical-vaudevilleramata”, dello stesso Paolo Conte. E’ una commedia e si esprime in uno sceneggiato radiofonico tra schizzi di pittura e storie scritte. E’ una “confusione chiassosa e pittoresca”: questa è l’etimologia della parola Ratmataz. L’album, realizzato in diverse versioni, piace, ma non ha il successo voluto, forse perché alla fine non si è concretizzato in un musical vero e proprio, come invece è stato per “Notre-Dame de Paris”. Razmataz, ballerina africana, rappresenta l’elogio alla musica afroamericana, con Parigi legata allo spirito libertario di inizio secolo. Nel 2003 Paolo Conte riceve la Laurea honoris causa in Lettere Moderne conferitagli dall'università degli Studi di Macerata, e tiene una lezione sui “tempi dell’ispirazione”, sfoggiando grande conoscenza dei poeti e pittori del ‘900. Nel 2004 esce un disco di inediti dal titolo “Elegia”, dove la protagonista è la nostalgia ironica, ben sintetizzata nel brano “La nostalgia del Mocambo”. Nel 2005 esce l’album “Live Arena di Verona”, e torna a scrivere per Adriano Celentano nella canzone “L’indiano”. La pittura, secondo “vizio” dell’autore, e ben più vecchio di quello della musica, torna prepotente nella raffigurazione dei sendalli per il 40° Palio di Asti, commissionati dal Comune a Paolo Conte. E, negli ultimi anni, numerose sono state le sue mostre. Nel 2008 esce “Psiche” che racconta i suoi grandi miti spiegati tramite i suoni più gommosi dell’elettronica DOMOTICA musicale. - ANTINCENDIO ANTIFURTI Nel 2010 esce-“Nelson”, omaggio ad il cane di famiglia, album composto da canzoni più lingue, che narrano il distaccamento dalla schiavitù dell’attualità. ANTENNISTICA - in CONDIZIONAMENTO Nello stesso anno la Città di Parigi conferisce al musicista, la Grande medaille AUTOMAZIONE CANCELLI - FOTOVOLTAICO de Vermeil, massima onorificenza della capitale francese. Nel 2014 esce l’album eccentrico dal titolo “Snob”, critica allo stile di vita attuale, continuando così la sua QUADRISTICA - IRRIGAZIONE - IDRAULICA filosofia di distacco dalla realtà. Nel 2016 Conte esce con “Amazing game”, tutto strumentale. Ed è la prima volta, ed il successo, anche qui, non manca.

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GLI ALBUM DI PAOLO CONTE 1974 1975 1979 1981 1982 1984 1987 1990 1992 1995 2000 2004 2008 2010 2014 2016

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Paolo Conte (RCA) Paolo Conte (RCA) Un gelato al limon (RCA) Paris milonga (RCA) Appunti di viaggio (RCA) Paolo Conte (CGD) Aguaplano (CGD) Parole d'amore scritte a macchina (CGD) 900 (CGD) Una faccia in prestito (CGD East West) Razmataz (Warner Fonit) Elegia (Warner Music Italia) Psiche (Universal) Nelson (Platinum/Universal Music Group) Snob (Platinum/Universal Music Group) Amazing game (Decca)

Paolo Conte ritorna a cantare ad Alba. Il 27 ottobre si esibisce al Teatro Sociale "G. Busca", dove, nel 1997 ne inaugurò la riapertura dopo undici anni di restauro. E ora nel 2017 non ha voluto mancare per i vent'anni di riattività del Teatro albese. Il concerto, alle ore 21, fa parte di una delle tre date italiane del tour 2017, sicuramente un’occasione imperdibile per ascoltare dal vivo il grande cantautore italiano, capace di emozionare da sempre!!!

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Vendemmia 2017: precoce ma di qualità Ad inizio ottobre i filari di Nebbiolo erano già privi dei grappoli per la vendemmia, conseguenza di un’annata calda e scarsa di precipitazioni che ha portato ad una raccolta precoce per tutti i vitigni. Il 2017 si presenta con un tasso alcolico importante e minor quantità, ma la qualità non manca per le maggiori denominazioni. 31


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Nel 2006 per il mercato cinematografico è stato prodotto il film “Un’ottima annata” dedicato alla vendemmia in una fantomatica azienda agricola. Partendo da questo ricordo vitivinicolo per l’annata 2017 possiamo parlare di “Un’annata particolare” che, nonostante le bizzarìe del tempo, ha permesso di portare in cantina grappoli d’uva sani per produrre un vino di qualità che, per le denominazioni da invecchiamento, potrà dire la sua in prospettiva. La zona di produzione nelle nostre due Province è molto estesa e riguarda molti vitigni: 10 tutelati dal Consorzio Barolo-Barbaresco-Alba-Langhe e Dogliani, 9 dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, 1 tra il Consorzio dell’Asti e l’Ass. Produttori di Moscato d’Asti.

ZONA BAROLO – BARBARESCO LANGHE - ROERO

20 denominazioni ufficiali tra DOC e DOCG che, con destini alterni, si presentano sul mercato in complesso in modo positivo. Vediamo come è stato il 2017, partendo dal tempo: durante il periodo di riposo invernale, le nevicate sono state poche, mentre la primavera ha portato pioggia e temperatura sopra la media. La crescita della fase vegetativa è stata anticipata ed ha tenuto durante l’anno. Ma ad aprile il brusco calo delle temperature ha causato zone di gelo a “macchia di leopardo” ma nel complesso i danni sono stati contenuti.

specialmente nelle ore notturne, causando danni da gelo che però, nelle Langhe, hanno interessato unicamente i fondovalle e le parti più fresche dei versanti collinari. Dal mese di maggio è iniziato un lungo periodo di bel tempo dovuto al passaggio di numerosi anticicloni. La situazione metereologica si è stabilizzata, garantendo ottime condizioni per quanto riguarda l’aspetto fitosanitario per il quale non si segnalano particolari problemi legati alla gestione del vigneto. Le temperature massime registrate durante i mesi

La comunicazione ufficiale del Consorzio di “Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani” incentra la riflessione sui seguenti punti: il clima con temperature elevate, scarse precipitazioni, qualità più che buona : «L’annata viticola 2017, sarà ricordata per l’andamento climatico caldo ed in modo particolare per le scarse precipitazioni. L’inverno è stato mite con poche nevicate, mentre la primavera è stata contraddistinta da alcune piogge e da temperature sopra la media stagionale che hanno ulteriormente favorito lo sviluppo vegetativo della vite, che sin da subito si è dimostrato anticipato e che si è mantenuto per il prosieguo della stagione. Sul finire del mese di aprile su tutta l’Italia si è registrato un brusco abbassamento delle temperature,


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estivi sono state sopra la media come del resto in tutta Italia, ma a differenza di altre annate calde, abbiamo avuto notti più fresche. Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre le tanto attese piogge hanno portato ad accumulare 25 mm di acqua che è servita per riequilibrare in parte la dotazione idrica degli acini ormai abbondantemente invaiati. A partire dalla prima settimana di settembre le temperature sono scese sensibilmente e si è potuto notare un andamento più vicino alle medie stagionali con sbalzi termici importanti tra il giorno e la notte. A giovare maggiormente di questa situazione è stato il profilo polifenolico delle uve a bacca nera a ciclo vegetativo medio – lungo, come il Nebbiolo e la Barbera, che hanno fatto registrare dati che differiscono rispetto ad altre annate “calde”. Infatti quest’anno si osservano valori migliori sia in termini di quantità, ovvero di accumulo di antociani

e tannini, sia in termini di estraibilità, fattore quest’ultimo essenziale sui vini ad invecchiamento. Anche dal punto di vista della durata del ciclo vegetativo della vite si notano molte differenze con altre annate precoci, infatti quest’anno il periodo che intercorre tra il germogliamento e la maturazione tecnologica, seppur anticipato è comunque stato in media di 185 giorni, mentre nelle altre annate simili si aggirava attorno a 170 contro i 200 delle annate considerate “tardive”. In sintesi è stata sì un’annata anticipata, ma la vite ha comunque potuto compiere il suo sviluppo in modo completo. Per quanto riguarda i principali componenti del vino,

va fatto notare che le gradazioni alcoliche, seppur importanti, non sono fuori dalla media, specialmente su vini a base Dolcetto e Nebbiolo, questo molto probabilmente perché la vite ha interrotto i suoi processi metabolici nel periodo più caldo, arrivando ad una vendemmia anticipata ma con valori nella norma. Inoltre si è registrato un buon livello di pH, mentre l’acidità totale è risultata inferiore, riduzione da ricondursi ad una minore quantità di acido malico questo a comprovare l’ottimo grado di maturazione dei frutti. Si è rilevata una minore resa quantitativa nel vigneto, dato in linea con un’annata dove le precipitazioni sono scarse, con grappoli che alla raccolta hanno presentato acini turgidi con una percentuale mosto – bucce nella media. In base a quanto rilevato possiamo sicuramente ricordare quest’annata come una delle più precoci degli ultimi anni, visto che la raccolta dei nebbioli è iniziata nella seconda decade di settembre e si è conclusa all’inizio di ottobre, con un anticipo di circa due settimane rispetto alla norma. La vendemmia 2017, si congeda lasciandoci vini di grande prospettiva, rispetto ai timori di inizio estate, confermando ancora una volta la grande vocazione e adattamento della viticoltura nelle colline delle Langhe».

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speciale ZONA DEL MOSCATO L’Associazione Produttori di Moscato d’Asti riassume così la situazione di questa annata: «Il clima purtroppo ha portato ad un calo di produzione del Moscato d’Asti di circa, in alcuni casi anche del 30%, con alcuni produttori che hanno faticato a raggiungere gli 80 quintali canonici a ettaro. Qualitativamente il prodotto è buono: le uve erano sane, ma l’aver raccolto dopo il 21 agosto ha portato a gradazioni eccessive. Dico questo pensando soprattutto alla parte industriale. Speriamo che in generale questo tipo di annate non diventino la norma, in una situazione in cui il clima è cambiato parecchio negli ultimi decenni: quando io ero piccolo il Moscato si raccoglieva anche ad inizio ottobre… Nel complesso sarà una buona annata con un Mosca-

to aromatico. Sono un po’ perplesso su come si sta comunicando questa tipologia di vino nel mondo: ad esempio la tipologia Asti ha perso 30 milioni di bottiglie, frutto di scelte non proprio felici da parte della governance del Consorzio. Fare coincidere i voleri dell’industria con quelli dei privati non è mai facile. Ora speriamo che l’Asti Secco, prodotto molto buono, possa aiutare a risalire, e che sia accompagnato da una comunicazione ed una sensibilizzazioni migliori». Dal Consorzio per la Tutela dell’Asti DOCG, si parla di un’annata non facile ma dalla buona qualità aromatica: «E’ stata un’annata tormentata in cui gelo e grandine non hanno risparmiato alcuni produttori. In generale la quantità è scesa almeno dal 10 al 20%, e la siccità ha colpito tutti ed ha portato ad una matu-

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www.terraetradizione.com razione alquanto precoce. Lo zucchero sopra la media unito alla sanità dei grappoli ha portato ad ottenere un vino molto profumato ed aromatico, preservando la qualità di questo particolare prodotto. Speriamo che presto possa piovere e nevicare per ripristinare la riserva idrico del terreno, dal quale le viti prendono il loro sostentamento. A livello di mercato siamo nel momento clou in cui si chiudono le spedizioni per le Festività e, nel complesso, il Moscato d’Asti ha finora fatto registrare una crescita del 10%, mentre l’Asti è stabile. L’Asti Secco inizia a essere imbottigliato ed aspettiamo il 2018 per una graduale distribuzione in una fascia di mercato medio-alta. Dalla seconda metà di novembre sul territorio locale e su quello nazionale partiranno diverse iniziate rivolte alla conoscenza dell’Asti Secco, secondo una nuova strategia in termini di comunicazione e di mercato».



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Castagnole Lanze Vintrifula

Vino e tartufo si uniscono per un binomio d’eccellenza

Dal 10 al 12 novembre va in scena una manifestazione dai grandi sapori.A Castagnole Lanze torna “Vintrifula”, una manifestazione giovane ma già amata dagli appassionati di vino e tartufi, la 6ª edizione di un evento che punta sulla formula vincente che vede protagonisti cibo, vino e folklore, uniti insieme da interessanti novità, per rendere sempre più appetibile, in ogni senso, il territorio castagnolese grazie alla sua Barbera d’Asti, alla musica ed alla tradizione che qui trovano il loro habitat naturale. 36


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Tutto questo è possibile grazie al lavoro della Pro Loco di San Bartolomeo, in collaborazione con quella di Castagnole Lanze, e con il sostegno della Regione Piemonte e il patrocinio del Comune(assessorati all’agricoltura e alle manifestazioni), e della comunità delle Colline Tra Langa e Monferrato. Persone che si danno da fare tutto l’anno per preparare le varie manifestazioni in un paese capace di offrire ai turista diversi modi di vivere il territorio, in ogni stagione: basti pensare a Festival Contro, alla Festa della Barbera, alla Festa della Nocciola, al Carnevale. Tutti esempi di grande lungimiranza, così da aumentare la reputazione di un paese in cui ci si da sicuramente da fare. Passiamo al programma di Vintrifula e scopriamo insieme gli appuntamenti. Si inizia venerdì 10 novembre alle ore 20 con la cena di fine vendemmia organizzata dai produttori sotto il Palatrifula (Prenotazioni presso la Bottega del Vino). Sabato 11 novembre è in programma la Fiera della Eccellenza del Gusto e Arte Creativa, le visite alle cantine, ed il pranzo presso i ristoranti convenzionati. Gli spaventapasseri “animeranno” il paese nel pomeriggio e, la sera, tutti sotto il Palatrifula per la cena a base di tartufo (Per prenotazioni telefonare ai seguenti numeri: 360440660, 3385456715).

Domenica 12 novembre in paese si respira l’enogastronomia che profuma e colora le vie del centro storico: dalle ore 9 continua la Fiera con stand, arti creative e prodotti locali. Alle ore 9.30 tutti in MTB per la cicloturistica su percorso medio (20 km) o lungo (35 km)e, dalle ore 11, semaforo verde per il pranzo preparato dalla Pro Loco che propone piatti singoli (a prezzi diversi) per una pausa ricca di sapore, che scalda cuore e mente. Giusto per fare venire fame: il tartufo viene esaltato da uovo, fonduta, carne cruda battuta al coltello. Per chi ama i piatti più invernali, può scegliere tra polenta, ceci e costine,

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Territorio e terminare il pranzo con gli sfiziosi ravioli dolci o il classico zabaione, dal sapore avvolgente. Per tutta la giornata musica in paese, giochi di strada, mini luna park. La manifestazione viene arricchita dalla “12ª Festa degli spaventapasseri”, e dall’iniziativa “Adotta un filare nelle Lanze”. La prima prevede la realizzazione dei curiosi pupazzi utilizzati un tempo nei campi per spaventare gli uccelli che volevano mangiare il raccolto. Sparsi per gli angoli del paese saranno giudicati da una giuria che decreterà lo spaventapasseri più bello. Un modo per ricordare una tradizione contadina che, a volte, anche se sempre più di rado, si vede ancora in qualche campo coltivato. “Adotta un filare nelle Lanze” è nata nel 2010 e prevede l’ adozione di 20 metri lineari di vigneto nel Comune di Castagnole Lanze per poi ricevere 12 bottiglie di vino Barbera Lanze con retro-etichetta personalizzata con nome e cognome dell’adottante. Il vino prodotto è di alta qualità, soprattutto grazie al diradamento che si effettua in vigna in estate per favorire uno sviluppo migliore dei grappoli rimanenti. Il ritiro delle bottiglie può essere fatto presso il Municipio o la Chiesa dei Battuti situata in centro storico, luogo di eventi e mostre culturali che ospita anche alcuni interessanti oggetti e documenti storici del Museo delle Contadinerie, o per spedizione a domicilio. Un modo per legare gli appassionati al territorio che viene valorizzato e salvaguardato. Per info: www.lanze.it Non mancano la musica ed il folklore che vengono esaltati dagli spettacoli dei graditi ospiti.

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Lorenzo Abbate, personaggio che non ha bisogno di presentazioni, introduce così l’evento: «Anche per il 2017 Vintrifula si conferma una manifestazione di sicuro interesse. Il bilancio complessivo dell’evento e delle attività delle Pro Loco è positivo. Ringrazio tutti i giovani che si impegnano a continuare quello che ho sempre fatto per il paese, e che continuo a fare, anche se in modo un po’ più tranquillo. Tornando alla manifestazione posso dire che in paese si respira un’aria positiva, e si attende il secondo weekend di novembre per “aprire le porte” a chi vorrà apprezzare le eccellenze culturali, enogastronomiche e artistiche del nostro territorio. Durante l’anno Castagnole Lanze cerca di offrire eventi che possano soddisfare le persone secondo un ventaglio di proposte variegato, incentrate sulla valorizzazione del paese. E Vintrifula non perde questo “vizio”. Invito tutti a passare con noi queste due giornate di festa».


Territorio Il Sindaco Carlo Mancuso, conferma la bontà di questa iniziativa: «Vintrifula è entrata nel circuito importante delle manifestazioni autunnali del nostro territorio e, ogni anno, le presenze aumentano ed hanno raggiunto un buon numero complessivo. Per il 2017 la Pro Loco ha pensato di inserire una fiera dedicata ai prodotti tipici della stagione autunnale, dedicando a questa novità un buono spazio espositivo. Credo che potrà essere apprezzata dai visitatori. Spero che Vintrifula confermi la bontà delle proposte che vengono fatte a Castagnole Lanze. Il bilancio è positivo e stiamo lavorando per migliorare ancora di più la nostra offerta turistica. E’ stato finora un 2017 molto proficuo: devo dire che la Festa della Barbera è andata bene nonostante il tempo non proprio clemente, ed ha ottenuto un buon riscontro. La festa di San Bartolomeo a fine agosto ed il Festival Contro hanno fatto registrare numeri molto importanti. Per questi successi ringrazio Lorenzo Abbate, che continua a darci una mano, ed il gruppi dei giovani che si stanno veramente impegnando per continuare il suo prezioso operato. L’amministrazione comunale crede molto in loro. Anche le manifestazioni di cui si parla meno vanno bene, tra tutte “Adotta un filare”: il Barbera d’Asti prodotto sotto il nome “Lanze” ha portato a casa una medaglia d’argento con la versione barricata 2011, ed una medaglia d’oro con l’annata 2015 a “La selezione del Sindaco”, il concorso enologico internazionale organizzato dall'Associazione Nazionale Città del Vino. Dall’8 novembre al 31 dicembre saremo presenti a Bruxelles con la mostra di Beppe Gallo a Palazzo Piemonte con l’inaugurazione il 9 novembre».

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Marco Vespa il direttore eventi Pro Loco, invita tutti a venire a Vintrifula perché: «Invito a partecipare alla edizione 2017 di Vintrifula con un occhio un po’ diverso, grazie alle novità che metteremo in piazza: nel centro storico ci sarà il “Palatrifula”, una struttura che ospiterà i piatti della tradizione che si potranno degustare domenica. Ci sarà anche una Fiera dedicata alle eccellenze alimentari del territorio con stand caratteristici. Il vino sarà protagonista durante le visite in cantine, secondo atto di “Cantine aperte”, in cui si potrà andare anche in bici, messe a disposizione da noi. Sabato sera non mancate alla cena a base di tartufo, ed a quella organizzata dalla Bottega del Vino, dedicata alla fine vendemmia, che si svolgerà il venerdì, anche grazie all’impegno dei produttori. Non dimentichiamo il sabato dedicato agli spaventapasseri. Stiamo già lavorando per il 2018 sia per la Festa della Barbera che per Festival Contro, eventi che ci regalano sempre grandi soddisfazioni».

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Moncalvo

Fiera del Bue Grasso

La 380ª Fiera diventa Nazionale: un riconoscimento all’eccellenza

La nobiltà della carne: il Bue Grasso. Una storia legata da secoli al territorio del Piemonte, in cui l’allevamento è sempre stato un punto fermo delle campagne. Un lavoro silenzioso, fatto di pazienza e dedizione nei confronti degli animali, che vengono allevati con rispetto e con amore. E’ vero, il finale non è dei migliori potrebbero dire gli animalisti, ma questa è un’altra storia, perché rientra nel normale andamento del mondo onnivoro. 40


Territorio Tornando al vero protagonista, possiamo dire che l’allevamento di un bovino che diventa Bue Grasso richiede almeno tre anni di crescita, facendo attenzione a passaggi fondamentali: la castrazione tra i tre ed i sei mesi, l’alimentazione che porta ad un aumento progressivo degli sfarinati nella parte finale del ciclo di allevamento, i segreti di ogni allevatore per rendere la sua carne gustosa e morbida. Ma quali sono i capi migliori che diventano Bue Grasso? Sono i manzi, le manze, i vitelloni, le vitelle e le vacche. I fassoni sono gli esemplari con la muscolatura più sviluppata, con cosce molto grandi e sode. Ci sono anche le varietà “migliorato” o “con tendenza alla coscia”, e il “nostrano” o piemontese. La quantità di grasso presenta un basso contenuto di colesterolo e la bontà è unica nel suo genere, sia per i fassoni che per i nostrani. Il Bue Grasso è un animale che viene “coccolato”: non compie praticamente sforzi e resta parecchio fermo perché deve ingrassare dopo i primi tre anni di età. Nella vita in stalla mangia proteine vegetali e carboidrati e resta a riposo per alcuni mesi. Un vero e proprio percorso fatto di tappe ben precise, come si può notare. Tra il Bue Grasso ed il suo allevatore si instaura quasi un rapporto di “amicizia”, anche perché gli esemplari sono tendenzialmente mansueti e tollerano bene la presenza dell’uomo. Allevare il Bue Grasso è veramente una “missione” che si tramanda da generazioni: le Fiere dedicate a questo animale non sono mai mancate sul territorio e l’approccio alla sua carne da parte del consumatore è sempre stato di grande rispetto, per gustare un alimento ricco di gusto e di sostanze nutrizionali importanti. Ed a Moncalvo lo sanno bene.

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Aldo Fara

S i n da co di Moncalvo Il Bue Grasso è uno tra le manifestazioni autunnali più conosciute sul territorio: che cosa significa per il vostro Comune? «E’ la manifestazione clou tra quelle che si organizzano sul territorio. Ha una storia secolare ed è organizzata per valorizzare e riconoscere il grande impegno degli allevatori: fare crescere un bue grasso non è facile, è quasi una missione. Io lo definisco un “servizio alla comunità” teso a produrre carne d’eccellenza, che porta con sé la grande tradizione dell’allevamento bovino». Bue Grasso, Tartufo, cucina della tradizione: a Moncalvo queste tre eccellenze che cosa le fanno venire in mente? «Mi viene in mente un piatto di carne cruda battuta al coltello di bue o manzo piemontese con sopra un’abbondante grattata di tartufo, un piatto con il sontuoso bollito dei setti tagli con le sette salse, un buon bicchiere di Barbera del Monferrato, seduto al tavolo di un ristorante dove, dalla finestra, possa ammirare il panorama Patrimonio Unesco. In questo quadro incornicerei le tre eccellenze culinarie». Il paese di Moncalvo è attivo non solo in autunno: perché venire da voi? «A parte la permanenza dei turisti durante la fiera, si può venire a Moncalvo per la cucina e per la sua arte. C’è un museo, si possono ammirare le opere del pittore Guglielmo Caccia, vissuto nel XVII secolo, di grande valore artistico, godere di un territorio che parla di bellezza e di cultura. A Moncalvo un panino con il

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Territorio pane monferrino e buone fette di salame, seduti ad ammirare il paesaggio, è una situazione di vita che può regalare emozioni: provare per credere». Se guardiamo al turismo qual è il suo giudizio prima e dopo il Riconoscimento Unesco? «Sia prima che dopo il Riconoscimento Unesco, devo dire che il territorio ha imparato in modo costante ad accogliere i turisti e le persone che si sono innamorate del nostro Comune. Se facciamo attenzione ci sono molte cascine ristrutturate, una migliorata coltivazione delle vigne, e molta più consapevolezza di abitare in un territorio unico. Dico sempre che il Monferrato è Monferrato, è diverso dalle Langhe e dall’Astigiano. Sono tutti territori belli e distinti, non possiamo paragonarli, perché il Piemonte è bello proprio per questo». Perché gustare il bollito? Il suo invito. «Il bollito è un’eccellenza a base di carne ed è cultura culinaria. Non è carne lessa, il bollito va preparato con carni particolari e gustose. Questa è la base perché si possa sentire il sapore della carne, non coperto o arricchito da altri gusti e spezie. E’ un piatto unico nel suo genere, non facile da fare bene, ricordiamocelo sempre».

Lu i s e l l a Braghero

P r e s i de nte Fiera B u e G r a sso Fiera del Bue Grasso: e siamo a 380. Che cosa vuol dire per Moncalvo questo bel numero? «La Fiera è storica, e quest’anno sale un nuovo importante scalino, diventando nazionale. Un riconoscimento al rinnovarsi della tradizione. Essere diventati nazionali è per noi un premio alla costanza nell’aver portato avanti questa fiera antica che permette a Moncalvo di salire ancora più in alto. Per il 2017 attendiamo ospiti dalle zone terremotate

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www.terraetradizione.com delle Marche, ed amici dalla Sicilia. Un nuovo cammino inizia grazie al Bue Grasso». Essere Presidente della Fiera per lei è quasi come indossare una seconda pelle. Come vive questo ruolo? «Ha detto bene, sono molti anni che ricopro questo ruolo istituzionale. Mi sento in primis una persona che si impegna, anno dopo anno, per il proprio paese. Senza Franco Gallo e lo staff della commissione sarebbe veramente difficile fare bene. Siamo una squadra a cui viene automatico lavorare per il territorio, partendo in questo caso dalla carne». Tempistiche di organizzazione: quanto tempo ci vuole per rendere speciale la Fiera? «Diciamo che a gennaio iniziamo ad incontrarci e mettiamo le idee sul tavolo. In poco tempo passano i mesi e noi prepariamo la Fiera che arriva praticamente subito. Non ci accorgiamo del trascorrere del tempo e dell’impegno perché lo facciamo con passione, a servizio del paese». Che atmosfera si vive durante i giorni di festa, in cui Moncalvo si anima di turisti e di gente locale che vuole mangiare bene? «Moncalvo a dicembre diventa la “capitale della carne”, e non solo di quella del sontuoso bollito misto. La carne vista non solo nel piatto, perché le stalle aprono le porte, e tutti si rendono conto che cosa c’è dietro il lavoro dell’allevatore. Per l’edizione di quest’anno, l’8 dicembre, portiamo la fattoria in piazza, un’idea importante che speriamo possa piacere, per capire come gli allevatori si muovono durante l’anno, e per come è la vita tra gli animali in una fattoria». L’autunno moncalvese tra Bue Grasso, Tartufo e cucina della tradizione diventa un’ottima meta per chi ama mangiare e bere bene: il paese come accoglie i turisti? «Gli eventi servono per fare arrivare i turisti, noi mettiamo la qualità nel prodotto, nel fare in modo che si possa conoscere il paese. Gli abitanti si impegnano e creano loro stessi situazioni in cui il turista viene accolto al meglio, facendolo sentire parte di un ambiente dove si condividono i valori della tradizione e della cultura enogastronomica locale».


Territorio

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U N P R O G R A M M A G U S TO S O Profumo e sapore di bollito per le vie di Moncalvo. Possiamo immaginarlo così, prima di viverlo realmente: il programma della 380ª Fiera Nazionale del Bue Grasso conferma la nostra sensazione. Dal 3 al 10 dicembre presso i ristoranti della zona, ed il Palatenda riscaldato, si potrà gustare il grande bollito misto. La parte culinaria si unisce, come sempre, a quella dell’esposizione che esalta il Bue Grasso, senza dimenticare le stelle e le cantine, tutte visitabili, per avvicinare il pubblico al territorio ed alle sue eccellenze. Moncalvo diventa gustoso: il sapore di bollito pervade il paese astigiano.

D OM E N IC A 3 DIC E M BR E

Ore 8 Apertura Mercato Antiquariato. Stalle e cantine aperte con visita guidata e degustazione con partenza da p.zza Carlo Alberto ore 10-10.30-11-11.30. Ore 12.30 Pranzo con gran bollito misto sotto il Palatenda in Piazza Carlo Alberto a cura della Pro Loco. Per prenotazioni 3886466361 – mirko.ippolito@gmail.com – info@prolocomoncalvo.it. Ore 14.30 – 17 Apertura Chiese di San Francesco e Sant’Antonio Abbate con visita guidata. Apertura del Museo presso la Chiesa di San Francesco.

LU N E DI ’ 4 DIC E M BR E

Ore 9 – Fattoria didattica per conoscere la carne e le sue origini durante stalle aperte.

M E R COL E DI ’ 6 DIC E M BR E 380ª Fiera Nazionale di Sua Maestà Il Bue Grasso sotto gli antichi portici di piazza Carlo Alberto. Dalle ore 7.30 – Iscrizioni, distribuzione della tradizione scodella con brodo, trippa e ceci, presentazione nel “ring” di buoi e manzi per la classifica divisi in categoria. Ore 8 - “Fiera Agricola “ in P.za Carlo Alberto e “Mercato gastronomico” in P.za Garibaldi Ore 10.30 Stima del Peso sotto i Portici Ore 11 - Sotto il Palatenda riscaldato “Buji tut al dì” con distribuzione continua del bollito misto Ore 12 – Premiazione dei capi di bue grasso in gara Ore 12.30 - Rassegna gastronomica presso i ristoranti aderenti

V E N E R DI ’ 8 DIC E M BR E Dalle ore 10 – “Giornata dell’Olio” con presentazione e degustazione del nuovo olio extravergine di oliva piemontese presso la Bottega del Vino in piazza Antico Castello. Visita guidata alla cava di gesso. Ore 10 – Sotto i portici la “Fattoria va in piazza” Ore 12 - Sotto il Palatenda riscaldato “Buji tut al dì” con distribuzione continua del bollito misto Ore 15.30 - “Avvicinamento all’olio EVO” a cura dell’OLEUM (Associazione Nazionale Assaggiatori Olii Extravergine Oliva). Appuntamento ad ingresso gratuito.

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Territorio

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Fiere del Tartufo

Nei territori albesi e astigiani, diverse sono le manifestazioni dedicate al Re Il Re o meglio il Tartufo, da sempre caratterizza i territori di Asti e di Alba, rendendoli ricchi di tradizione e attraenti da parte dei turisti e dei locali che amano assaporare le eccellenze durante manifestazioni dedicate. Scopriamo insieme che cosa offre il territorio, partendo dalla prima Fiera, in ordine alfabetico.

SAN DAMIANO D’ASTI: dal 4 al 6 NOVEMBRE

Da sabato a lunedì, come da consuetudine, San Damiano d’Asti si veste e profuma di tartufo, durante la “Fiera dei Santi”, arricchita dalla “Fiera Regionale del tartufo”. Sabato 4 novembre, si inizia con l’apertura della tartufaia didattica allestita presso la scuola elementare di San Giulio. Domenica 5 novembre è la giornata clou della Fiera. Al mattino, nel cortile interno del Municipio esposizione dei migliori piatti di tartufi, valutati da una giuria che assegnerà i premi. In Piazza Libertà esposizione di animali da bassa corte. Lo spettacolo degli Sbandieratori, le numerose bancarelle in via Roma, “Artigianiamo”, musica e luna park riempiono la giornata di allegria e tradizione. Per chi vorrà pranzare i ristoranti hanno pensato a menù particolari anche a base di tartufo, per gustarsi fino in fondo la giornata. La Fiera termina lunedì 6 novembre con il tradizionale mercato che apre la settimana.

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MONTECHIARO D’ASTI: 5 NOVEMBRE

Giornata intensa a Montechiaro per la Fiera Nazionale del Tartufo Bianco. Nel centro storico prende vita il Mercato dei prodotti tipici mentre gli sbandieratori animano le vie con le loro evoluzioni, accompagnati da damigelle e musici. La Santa Messa del Trifolau anticipa il momento conviviale che si può vivere o grazie ai piatti della Pro Loco o nei ristoranti convenzionati. Nel pomeriggio intrattenimento per bambini e spettacoli comici ad ingresso gratuito.


Territorio

www.terraetradizione.com cura dell’Associazione Italiana Cuochi Itineranti (Prenotazioni: tartufo.asti@gmail.com - tel. 392 4471610 – 329 8224865). Sabato 18 novembre in piazza San Secondo tradizionale “Giostra di San Secondo “ con cavallini in legno e carrozze, mentre nell’atrio di Palazzo Civico dalle ore 9 alle 19 si svolge “Gemelli in Piazza”: le città gemelle di Biberach e Valence presentano i loro prodotti tipici. Ancora bancarelle e mercato del tartufo per tutto il giorno. Per gli amanti della cucina pranzo e cena al ristorante del tartufo, sempre su prenotazione e, alle ore 16 Ricerca simulata del Tartufo con la partecipazione dei “ trifolao” dell’A.T.A.M., aperta a tutti. Nel cortile di Palazzo Ottolenghi, alle ore 18, spettacolo di cabaret con Max Cavallari del duo dei Fichi d’India ad Ingresso libero. Domenica 19 novembre la giostra continua a girare, i prodotti tipici delle città gemelle si possono assaporare nell’Atrio di Palazzo Civico, mentre le bancarelle ed il mercato del tartufo accolgono i turisti. In Piazza Roma alle ore 10.30 e ore 15 nuova ricerca simulata del Tartufo con la partecipazione dei “ trifolao” dell’A.T.A.M. Profumi di pranzo nel Cortile di Palazzo Ottolenghi alle ore 11con lo Show Cooking dello

CANELLI: 12 NOVEMBRE

“Canelli: il posto delle trifole”. Così vengono chiamati i tartufi da queste parti. E la domenica di festa la Fiera Regionale del Tartufo e la Fiera di San Martin si uniscono, per valorizzare il passato che vive nel presente. Tra storia e mitologia il tartufo diventa il vero protagonista, senza dimenticare l’Antica Fiera di San Martin, citata negli Statuti Medioevali Canellesi. Più di cento bancarelle danno la possibilità di gustare prodotti locali e rappresentativi del territorio, e fanno da cornice al tartufo, la cui Fiera, organizzata dal Comune e dall'Associazione Trifulau Canellesi, ha lo scopo di accendere i riflettori sul territorio.

ASTI: dal 17 al 19 NOVEMBRE

Dal 17 al 19 novembre il Comune organizza la Fiera Regionale del Tartufo. Una tre giorni ricca di appuntamenti, tutti incentrati sulla bontà del Tuber Magnatum Pico. Venerdì 17 Novembre in Piazza Roma dalle ore 9 alle ore 11 ricerca simulata del Tartufo con la partecipazione dei “ trifolao” dell’A.T.A.M., evento riservato ai ragazzi delle scuole astigiane. In Piazza San Secondo tradizionale “Giostra di San Secondo “ con cavallini in legno e carrozze. Le bancarelle ed il mercato del tartufo animano le vie e le piazze principali del capoluogo. Dalle ore 18 si inaugura il ristorante del Tartufo e, a seguire incontro con i simpatici giornalisti Tiziano Crudeli e Elio Corno, ad ingresso libero. Fino a mezzanotte nel Cortile di Palazzo Ottolenghi si assapora il tartufo al ristorante, con piatti a

chef Italo Bassi, istituzione e riferimento della cultura gastronomica italiana e, presso Palazzo Ottolenghi – Sala degli Specchi, alle ore 11.45 premiazione dello stesso chef con i giornalisti del settore. A seguire piccolo aperitivo offerto dal ristorante Cambiocavallo. Nel Cortile di Palazzo Ottolenghi dalle ore 12 alle ore 24 si può mangiare al Ristorante del Tartufo. Nel pomeriggio in Piazza Roma alle ore 15,45 esposizione dei “piatti” di tartufi e premiazione delle migliori partite a cura dell’A.T.A.M. Sabato e domenica animazione

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Territorio musicale nelle piazze e vie del centro storico con la banda musicale Città di Asti “ G.Cotti”, il gruppo folkloristico gli Arljquatu e altri gruppi itineranti. A corollario i musei saranno aperti, e non mancheranno le mostre a Palazzo Mazzetti.

MOMBARUZZO: 19 NOVEMBRE

Una domenica dal “peso” importante: quello dei tartufi che verranno proposti e venduti presso i locali e cortili dell'ex asilo San Luigi a Mombaruzzo durante la Fiera Regionale del Tartufo intitolata “Tra vini e tartufi”, in cui l’autunno monferrino si esalta nei piatti dell’enogastronomia locale. Il programma prevede la classica esposizione e vendita di tartufi e prodotti locali, e quella di macchinari agricoli. Si mangia tutti insieme alla colazione contadina che anticipa la ricerca del tartufo con i Trifolau, ed il pranzo presso i ristoranti locali, con piatti tipici della tradizione che esaltano il tartufo. Non mancano le soste enogastronomiche per le vie del paese.

www.terraetradizione.com gastronomica in piazza Don Bosco, ed alle visite guidate in centro storico. Il lunedì 27 Novembre, per tutta la giornata avrà luogo la tradizionale Fiera commerciale di S. Andrea, a cura del Comune di Castelnuovo Don Bosco, con esposizione di varietà merceologiche, macchine e attrezzature agricole.

CORTAZZONE: 9-10 DICEMBRE

L’anno a Cortazzone si chiude con la Fiera dedicata al tartufo, in programma il 9 e 10 dicembre. Regionale dal 2014, la fiera esalta il tartufo ed i trifolao ed è organizzata dalla Pro Loco. Il sabato sera, nella tensostruttura riscaldata, è in programma la cena a base di tartufo, con menù alla carta. Domenica 10 dicembre il clou: dal mattino tradizionale raduno dei trifulao e apertura del mercatino di prodotti tipici del territorio. Gli esemplari migliori di tartufo vengono esposti e giudicati, per premi in denaro ai migliori. Alle ore 12.30 pranzo nelle sede della Pro Loco.

VEZZA: dal 18 al 26 NOVEMBRE

MONTEGROSSO: 26 NOVEMBRE

Il ricco programma dell’attesa “Fiera del tartufo” di Montegrosso d’Asti propone diversi appuntamenti che ruotano attorno a “Sua Maestà il Tartufo e l’incontro con la Barbera: i due tesori di queste colline”, come recita il sottotitolo della manifestazione. Domenica 26 novembre la giornata ha inizio alle ore 9 con le classiche bancarelle di prodotti tipici alimentari e di artigianato e idee regalo per Natale, con i vini dei produttori locali. In tarda mattinata esposizione di “Sua Maestà il tartufo bianco” presso il nuovo locale del mercato coperto. Seguirà la premiazione per le categorie: miglior esemplare singolo tartufo, miglior piatto di qualità. Il tartufo è protagonista a tavola con il pranzo preparato dalla Pro Loco ed innaffiato dalla buona Barbera nei locali del Mercato Coperto riscaldato.

CASTELNUOVO DON BOSCO: dal 24 al 26 NOVEMBRE

La XXVIIª edizione della Fiera Regionale del Tartufo è in programma il 24-25-26 novembre. Gli appuntamenti, in via di definizione, fanno sapere dal Comune e dalla Pro Loco, organizzatori della tre giorni di festa, sono tutti incentrati sul tartufo e sull’enogastronomia. A corollario non mancano convegni, musica, intrattenimento, folklore, arte e teatro. Tutto ruota intorno alla Mostra Mercato del Tartufo, alla premiazione dei migliori esemplari, alla sagra

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Una rassegna dedicata al tartufo capace di unire musica, enogastronomia, tradizione e teatro, dal 18 al 26 novembre. Sabato 18 novembre alle ore 16 inaugurazione delle Mostre della Fiera presso i locali del Museo Naturalistico del Roero e della Biblioteca Civica. “Piru, al secolo Carlo Fassino” e “Omaggio a Carlo Bertero”, seguirà la presentazione del libro di Oreste Cavallo e Franco Rota “Flora di muri e rupi in Langhe e Roero”. Domenica 19 novembre alle ore 10 , in piazza San Martino taglio del nastro della grande Rassegna “Le eccellenze del Roero” nei nuovi padiglioni espositivi, con il Mercato del Tartufo a cura dei trifolao roerini. Esposizione di tartufi Tartufingros con consegna del Tartufo dell’anno all’Architetto Italo Luca, con conferimento della cittadinanza onoraria vezzese. Viene presentato anche il video “ Progetti di valorizzazione del territorio” e apertura del mercato dei prodotti tipici e dell’artigianato. Il centro storico si anima con la sfilata musicale, folklore e attrazioni ed il Centro Pin Bevione presenta i “laboratori di artigianato locale”. Non poteva mancare il punto gastronomico presso il Salone delle Manifestazioni in Piazza San Bernardo. Lunedì 20 novembre tutti a tavola per “La cena d’autore” con la presentazione di piatti della gastronomia roerina in abbinamento di tartufo e vini a cura dei ristoratori locali presso il Salone in piazza San Bernardo. Giovedì 23 novembre spazio alla musica nella “Sera giovane”, venerdì 24 novembre tutti a ballare liscio, mentre sabato 25 novembre il teatro dialettale sarà protagonista. Si chiude domenica 26 novembre alle ore 15 con “E se presentassimo la moda ..per grandi e piccini?”.



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