Terra & Tradizione - Maggio 2021

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Casa Editrice e redazione iM.coM. sas - ALBA (CN) - V. U. Sacco 4/A - 4/B - Tel. 0173 290797 - free press - www.im-com.it - www.terraetradizione.com - ANNO 11 - MAGGIO 2021

ANNO 11° - MAGGIO 2021 - free press

2T Periodico di Alba - Asti e Provincia

DON FRANCO GALLO: ad Alba oltre 40 anni di cultura del cinema con "Il Nucleo"

Quale TURISMO dopo il Covid-19?

Paese che vai... VINO che trovi: CASTAGNOLE delle LANZE

GASTRONOMIA: a tavola, con le vostre RICETTE


P I S C I N E

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W E L L N E S S

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credits

sommario Seguite le NEWS sul magazine online!

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2T Periodico di Alba - Asti e Provincia

RUBRICHE • L’unione fa la forza

(A cura di L. Oggero)

• Alla ricerca della felicità

(A cura di Diego De Finis)

• La ripresa parte dai territori

(A cura di Cesare Torta)

• Un pò di rabbia per i rifiuti

(A cura di Laura Icardi)

TERRITORIO

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• A S. Stefano Belbo, piano di sviluppo ispirato a C. Pavese • Emergenza sanitaria: team di soccorso per l’India • Confermato il voucher vacanze • Come sarà il turismo dopo il Covid‘19? • ASTI: il piano per utilizzare i fondi Europei • L’arte in tempo di COVID • Le tue ricette • Oroscopo

DA PAG. 8 Don Franco Gallo Presidente del circolo culturale "Il Nucleo"

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Paese che vai...vino che trovi! In primo piano:

Castagnole delle Lanze il meglio delle Langhe e del Monferrato


editoriale

2021: l’unione fa la forza nell’anno del distanziamento sociale

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Il Direttore Livio Oggero

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istanziamento. Una parola diventata di attualità, a causa della pandemia di Covid19, che ci sta accompagnando ormai da un anno. Un termine che non è mai stato simpatico, ma che ha preso a braccetto le nostre vite, il nostro quotidiano. Un modo di vivere che, se guardiamo il bicchiere meno vuoto, è diventato una corazza contro gli attacchi del Coronavirus. Lo stare lontani a livello sociale è, per l’essere umano, in generale una condizione fuori dal comune: città praticamente deserte, annullamento degli eventi pubblici, movimenti turistici praticamente azzerati. La vita ridotta in pochi metri quadrati, tra casa, ufficio (per chi può andarci), luoghi di lavoro, e dettata da protocolli di sicurezza degni di film apocalittici che sanno tanto di premonizione dal recente passato… In questa situazione così paradossale un importante motivo per resistere e per ripartire c’è: lo stare uniti! Ma come? Abbiamo detto che si sta passando un periodo storico dettato dal distanziamento, e ora parliamo di unione? Ebbene sì, l’unione fa la forza!

Noi italiani non ci siamo mai scoperti così uniti! Questo nuovo modo di trascorrere le giornate ci ha fatto scoprire, e rafforzare, alcune abitudini, e forse “manie”, che ora sembrano assumere la loro vera valenza sociale. Ad esempio, se togliamo la –e alla parola sociale, quanti di voi stanno usando i social per “socializzare” virtualmente in modo “più reale”? Si è visto un incremento a tutte le età sull’uso di Facebook, Instagram, Tik Tok e compagnia bella, senza dimenticare app per le videochiamate e le chat. Non ci avete mai pensato? In questo caso la tecnologia ci sta aiutando a restare uniti. E si va oltre il virtuale, perché questi mezzi si vivono in modo più consapevole, come strumenti di contatto mentale. L’unità non passa solo da questo: fortunatamente noi italiani abbiamo, da sempre, la creatività e la tenacia dalla nostra parte. Due aspetti che riassumerei nella parola “resilienza”: sappiamo reinventarci, trovare una strada per camminare ancora e ancora, e non importa a quale velocità. L’importante è non fermarsi! E così, ad esempio, se guardiamo alle categorie più colpite, possiamo vedere come i ristoratori puntino all’asporto, alle consegne a domicilio, a promozioni, come le aziende si stiano muovendo su nuovi modi di comunicare, seppur attente ai budget, di come, anche solo in famiglia, ci si inventi modi per sorridere. Ed i più audaci postano le loro “gesta artistiche” nel web. Questi sono solo alcuni esempi che mi vengono in mente per sottolineare come non sarà un virus a fermarci. La lotta è dura, lo vediamo, non possiamo metterci la mano davanti agli occhi (tra l’altro abbiamo già la mascherina su bocca e naso…), e non lo dobbiamo fare perché è d’obbligo guardare oltre, cercare il futuro, quello normale, dove la parola distanziamento torni ad essere solo un insieme di lettere antipatiche, scansata dalla parola unione: quell’unione che rende l’amore reale, anche solo in un semplice e fondamentale abbraccio!


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rubrica

Alla ricerca della felicità: la chiave è nei desideri, soddisfarli, si può!

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Il Caporedattore Diego De Finis

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el 1992 una piccola grande rivoluzione sconvolge il mondo editoriale italiano. Una casa editrice piccola scala le classifiche grazie a una formula allora sorprendete. Stampa alternativa pubblica la “lettera sulla felicità” di Epicuro al prezzo straordinariamente basso di mille lire. In questo modo un libricino di filosofia minuscolo e stampato in maniera spartana raggiunge la vetta delle classifiche di vendita. Questo piccolo aneddoto per introdurre il tema di questa puntata della rubrica sulla filosofia. Perché quel successo è stato certamente determinato dal prezzo straordinariamente basso del libro, ma anche probabilmente dal tema. Infatti quella lettera scritta dal filosofo greco Epicuro a Meneceo nel terzo secolo a. C. aveva l’ambizione di proporre una ricetta per il raggiungimento della felicità. È non è forse questo che chiede con maggior forza il comune cittadino al filosofo, di scoprire in mezzo a tante astruse ricerche, la ricetta per essere felici, cosa volere di più? In realtà in questo campo i filosofi si sono trovati sostanzialmente daccordo sulla causa della felicità (e della sua assenza): in sostanza la felicità deriva dal soddisfacimento dei desiderei individuali, se questo sia possibile e in che modo determina, le differenze fra i vari pensatori. Non si può che partire dunque da Epicuro, e dalla sua ricetta. L’aveva chiamata “Tetrafarmaco”, ovvero farmaco in quattro parti, ma noi ne prenderemo in esame solo una ovvero quella relativa ai desideri. Questi sono quelli necessari o non necessari (entrambi naturali): i primi vanno assolutamente soddisfatti poiché per vivere dobbiamo mangiare e bere ad esempio , non possiamo farne a meno; quelli da cui non dipende la nostra vita sono non necessari, ma se sono moderati e facilmente raggiungibili, insomma a portata di mano, allora vanno perseguiti perché ci fanno sentire bene. Gli altri, quelli vani, del tutto superflui, magari difficili da raggiungere (se non impossibili) vanno abbandonati. Epicuro è stato nel corso dei secoli ostracizzato dalla chiesa (una volta affermato il cristianesimo) poiché accusato di diffondere un messaggio di pura ricerca del piacere (ma in realtà la critica nascondeva probabilmenbte il desiderio di mettere fuori gioco un pensiero a tutti gli effetti ateo). In realtà il messaggio di Epicuro, come quello della grandissima parte dei Greci antici è votato all’equilibrio: i desideri leciti sono quelli raggiungibili, a portata di

mano, se li persegui ottieni la felicità, diremmo noi, lui parlava di “atarassia” termine greco che forse si avvicina di più a serenità. Invece per evitare l’infelicità basta abbandonare i desideri che non sono alla portata. Se questa era la ricetta del fondatore dell’Epicureismo in tempi moderni altri pensatori hanno negato la possibilità pratica della sua attuazione. Uno dei più celebri (anche se come filosofo è poco noto) è Giacomo Leopardi. Il poeta di Recanati era anche un filosofo sopraffino che affidò soprattutto allo Zibaldone (pubblicato postumo) le sue riflessioni razionali. Scrive Leopardi: “l’Anima umana... desidera sempre essenzialmente, e mira unicamente, benché sotto mille aspetti, al piacere, ossia alla felicità che, considerandola bene, è tutt’uno col piacere... Questo desiderio e questa tendenza non ha limiti, perch’è ingenita o congenita coll’esistenza, e perciò non può avere fine in questo o quel piacere che non può essere infinito, ma solamente termina colla vita”. In sostanza Leopardi nega che l’essere umano possa accontentarsi. Desiderare è connaturato alla sua esistenza, anzi è un’attività praticamente infinita, per cui soddisfare ogni desiderio è impossibile. A ogni piacere soddiafatto ne segue un altro senza pause, senza sosta. Di qui un destino di sostanziale infelicità a cui è praticamente impossibile sfuggire. Chi dei due ha ragione? Possiamo provare con la nostra vita a valutarlo, ma per concludere diamo un’occhiata al pensiero di un olandese, vissuto fra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII, che ha anticipato i meccanismi dell’ultracapitalismo contemporaneo. Bernard de Mandeville era medico e filosofo. A suo modo di vedere l’essere umano è “un composto di diverse passioni ciascuna delle quali, se viene eccitata e diventa dominante, di volta in volta lo governa, lo voglia egli o meno”. A suo parere però i vizi privati si trasformano in pubbliche virtù. Questo perché la ricerca del lusso, delle ricchezze e del successo, muovono la società, più precisamente l’economia. Il desiderio di ricchezza del singolo, “la sua prodigalità darà lavoro ai sarti, ai servitori, ai profumieri, ai cuochi e alle donne di vita: tutti questi a loro volta si serviranno dei fornai, dei falegnami ecc...”. Un’altra terzina è ancora più brutale: Frode lusso e orgoglio devono vivere,/ finché ne riceviamo i benefici: la fame è una piaga spaventosa, senza dubbio,/ ma chi digerisce e prospera senza di essa?”. Dunque dai nosti desideri e piaceri, dipende il Pil nazionale.


rubrica

La ripresa parte dai territori. La Regione Piemonte chiede ai giovani che futuro vogliono

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he si stesse attraversando una fase di crisi economica e sociale era già evidente e che la pandemia da Covid 19 abbia aggravato ancor di più la situazione e reso urgente affrontare il problema è ormai un fatto da tutti riconosciuto. E’ giunto il momento di trasformare l’evento negativo in opportunità di cambiamento e di crescita. La strada da percorrere non sarà agevole e neppure certa come direzione. Quel che è sicuro è che non possiamo permetterci di restare inerti e di auspicare un semplice ritorno al passato, come se la nostra massima aspirazione fosse quella di tornare a fare shopping e a poterci divertire come ci pare. Da più parti giungono segnali positivi: prendono spazio parole come “futuro”, “transizione ecologica”, “nuovo modello di sviluppo sostenibile”. Parole, direte voi, ma sono le parole che esprimono le idee ed è dalle idee che possono nascere i progetti e le realizzazioni. Viene anche sottolineata l’opportunità di partire dai territori e dalla loro potenzialità in termini di cultura e tradizioni come volano di ripresa economica per tutta la nazione. Sono i diversi distretti industriali l’ossatura principale della nostra economia ed è dal loro rilancio e dalla loro valorizzazione che si potranno ottenere i risultati sperati. Se i territori sono l’ossatura su cui basare ogni progetto di crescita, la vera spinta dovrà arrivare dalla visione del futuro che vogliamo per le prossime generazioni. Quindi è il momento di dare libero sfogo alla fantasia e alle conoscenze di tutti per trovare il miglior modo di sfruttare le nostre risorse locali e renderle fruibili al mercato globale. Una interessante iniziativa che va in questa direzione è quella promossa dalla Regione Piemonte dal titolo “Piemonte cuore d’Europa

– Diamo forma al futuro” che consiste nel coinvolgere i giovani sotto i 35 anni a presentare le loro istanze e le loro idee per definire le linee di indirizzo che guideranno lo sviluppo del Piemonte nei prossimi 10 anni. “L’obiettivo, rende noto il presidente Alberto Cirio in una nota sul sito della Regione, è raccogliere le istanze del territorio, integrare la bozza di Documento strategico unitario e di proposte per il Recovery Plan Italia e inviarle a Roma in tempo utile affinchè il Governo trasmetta all’Unione Europea il suo programma di investimenti.” Mi preme sottolineare un aspetto che ritengo essenziale per ogni processo di cambiamento economico e sociale: la partecipazione delle persone interessate. Dovrebbe ormai essere chiaro a tutti che le soluzioni ai problemi difficilmente arrivano dall’uomo della provvidenza che assume il potere assoluto e governa per il bene di tutti. I progressi si conquistano se le istituzioni sono presidiate da persone competenti e lungimiranti che sanno ascoltare gli attori principali dei temi in discussione. Altra cosa è ascoltare gli “umori”, le proteste o le pressioni rivolte al mantenimento di privilegi nel tempo consolidati e che alcuni ritengono diritti acquisiti. Così facendo si possono ottenere vasti consensi, trasformabili in successi elettorali ma non si fa crescere il paese. Riassumendo: abbiamo una occasione storica da cogliere appieno, grazie al contesto irripetibile dei finanziamenti europei per la “Next generation” che possiamo attuare attraverso una transizione ecologica che concili le esigenze di sviluppo economico con quelle della tutela dell’ambiente naturale e che sarà più efficace se partirà dai territori e dalle loro specificità, con la partecipazione dei diretti interessati, soprattutto dei giovani.

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rubrica

Un pò di rabbia per i rifiuti…

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A cura della dott.ssa Laura Icardi

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ra le frasi più pronunciate in questi tempi, penso occupi il primo posto “L’Italia sommersa dai rifiuti“, seconda a “La raccolta differenziata è un dovere di tutti”. Nonostante ormai moltissimi di noi si dedichino con impegno a differenziare, aumentano le immagini di cumuli di rifiuti non rimossi nelle vie delle città, le spese per i cittadini diventano sempre più alte, gli impianti di smaltimento sono bloccati dalle contestazioni degli ecologisti, per poi assistere agli incendi dolosi e alle discariche abusive che percolano non si sa che. Questo capita perché il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti è complesso e molto caro. Mancano gli impianti per lavorare i rifiuti, le discariche per raccoglierli, gli inceneritori per smaltirli e gli impianti di trasformazione. Fino al 2018 centinaia di migliaia di tonnellate di plastica venivano spedite in Cina a prezzi relativamente modici (circa 100 euro a camion) ma soprattutto senza “troppi” controlli. Negli ultimi anni, però, la Cina non accetta più i nostri rifiuti e così prendono altre vie… Paesi europei più attrezzati come Austria e Germania, con prezzi ben diversi da quelli cinesi, ma anche Romania e Slovenia e recentemente Malesia, Turchia e Vietnam. La legge dice che i rifiuti possono essere esportati solo verso Paesi che adottano norme per lo smaltimento uguali a quelle previste dalla legislazione europea (Reg. 1013/2006), ma qualche dubbio sorge spontaneo…..inoltre, come si fa a pensare che per risolvere il problema basti spedire i rifiuti dall’altra parte del mondo? Non è così, non può essere così, non deve essere così. Una soluzione applicata ormai da molti comuni è la riduzione dei rifiuti. Aumentano i comuni italiani “rifiuti free”, vale a dire quelli in cui ogni cittadino produce al massimo 75 chilogrammi di secco residuo all’anno (ossia quei rifiuti solidi urbani che non possono essere avviati al riciclo). Fantastico! Ma come hanno fatto a non pensarci prima!!!!

Ma a nessuno passa per l’anticamera del cervello quanto è assurda questa cosa?????? Come si fa a pensare che in un mondo dove gli imballaggi si moltiplicano giorno dopo giorno, il mercato del monouso cresce esponenzialmente, le buone regole di igiene impongono di consumare sempre più materiali non riciclabili…..e i rifiuti diminuiscano? Vi sembra una buona idea far fare tutto ai cittadini, con regole assurde che variano da comune a comune e minacce di multe salatissime? E questo in nome del dovere civico e dell’ecologia? Ma il cittadino non è solo…fioccano indicazioni su come differenziare i rifiuti, pagine e pagine di dettagliate informazioni che spiegano dove mettere ogni cosa…o quasi. Già perché poi ci troviamo in mano la scatola del CD, in plastica, e non sappiamo dove metterla! O meglio, in un comune va nella plastica, nel comune vicino nell’indifferenziata e nel terzo la devi tenere in cantina finchè non si decideranno di considerare anche quell’oggetto! Ma il dovere civico resiste e i cittadini si sono organizzati acquistando miriadi di contenitori di PLASTICA COLORATA per poter differenziare scrupolosamente. Ma non basta….i rifiuti riciclati devono essere puliti. E i cittadini, ormai convinti ecologisti, lavano i rifiuti. Ma qualcuno si chiede quanto sia ecologico consumare acqua potabile per lavare i rifiuti? E il detersivo? Già, per il vasetto dello yogurt basta una sciacquata (1 lt di acqua) ma per la scatoletta del tonno? E poi il cittadino si laverà le mani? Laverà il lavello in cui ha lavato i rifiuti? E tutto questo “pulito” finisce negli scarichi, nei fiumi, nei mari…. Ora il cittadino è alle prese con il sacchetto, tutto pulito, colori giusti, compattato all’estremo…in molti comuni deve lasciarlo fuori dalla porta il giorno giusto all’ora giusta. Perfetto! Siccome molti per fortuna lavorano, li lasciano la mattina colorando le strade il lunedì di


rubrica giallo, il martedi di rosa, ecc. E come la mettiamo con cani e gatti che strappano i sacchetti e magari muoiono avvelenati? Già perché nei residui di cibo possono esserci vetri, farmaci, detersivi, d'altronde, sono rifiuti non pet food. Non solo, negli ultimi anni si assiste all’avvicinamento degli animali selvatici come cinghiali, volpi, rapaci. Vi sembra una buona cosa per l’ambiente? Non ultima la privacy, devo dare il consenso al trattamento dei miei dati ogni volta che dico come mi chiamo e i miei vicini possono sapere cosa mangio, che farmaci uso e altre abitudini magari più personali ancora perché i sacchetti devono essere trasparenti perché si deve controllare cosa sto buttando? Ma cosa avevano di brutto i cassonetti ribaltabili? Non era necessario che l’operatore addetto alla raccolta toccasse uno ad uno i sacchi, proteggevano dagli animali selvatici e domestici, si potevano organizzare in piazzole schermate da siepi e riducevano il tempo della raccolta, perché non era necessario fare soste casa per casa. Già, anche questa, quanto sarà ecologico un camioncino a gasolio che percorre strade urbane per tutto il giorno fermandosi ogni 2 metri? Ma altre ai cassonetti, in molti comuni sono anche spariti i cestini per i passanti. Certo se mangio una caramella per strada, posso tenermi la carta in tasca, ma se mangio un gelato, non è così semplice portarmi la carta appiccicosa in borsa!!! Così le strade sono puntinate di cicche di sigaretta, cartacce e ultimamente, mascherine e guanti. Bisogna infine tener conto che un eccessivo bombardamento di regole, vincoli e difficoltà fornisce scusanti ai meno dotati di spirito civico ed ecologista, così assistiamo a sacchetti abbandonati per strada, cunette piene di spazzatura, rifiuti nascosti tra i monumenti e non ultime quelle discariche abusive fai da te nei boschi che erano sparite negli anni 80. Allora, ecco la terza soluzione per il cittadino: consigli per ridurre e riciclare i rifiuti. Alcune sono assolutamente applicabili e condivisibili, borse per la spesa riutilizzabili, i prodotti alla spina, acqua delle casette, il compost anche sul balcone…. Questo aiuta, ma non basta certo a ridurre le tonnellate di rifiuti! Il riciclo? Già, perché se uso le bottiglie di plastica per farci una fioriera cambia davvero qualcosa? A questo punto dovrei, o suggerire una soluzione, o concludere l’articolo con un giro di parole per non dire chiaramente che il problema è irrisolvibile. Scelgo la via di mezzo, sempre quella più saggia. I problemi non si affrontano dal basso, non ha senso chiedere a comuni e cittadini di fare l’impossibile perché non è possibile per definizione! Occorre riunire allo stesso tavolo esperti di diverse discipline e ambiti per escogitare soluzioni che risolvano il problema e non lo spostino semplicemente da un ambito all’altro. Per evitare che un “sacco di buoni propositi” vada nell’indifferenza non è pensabile far sparire miracolosamente i rifiuti dopo, sta nel fare in modo che i rifiuti siano meno, a monte, obbligando a creare confezioni meno ingombranti, senza parti inutili, magari monomateriale. Con rifiuti più separabili, la differenziata sarebbe più facile, ma soprattutto sarebbe più facile il trattamento e il riciclo. In ultimo pensiamo che il mondo è uno solo per tutti: se per non vedere inceneritori controllati in Italia, chiudiamo gli occhi sugli incendi in paesi poveri, non siamo miopi, siamo ciechi.

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il personaggio

Don Franco Gallo Presidente del circolo culturale "Il Nucleo"

Col nostro CINEFORUM abbiamo accresciuto la cultura cinematografica degli albesi 10

Don Franco Gallo, sacerdote di Alba, parroco in frazione Mussotto presso la chiesa della della Trasfigurazione, dopo aver ricoperto lo stesso ruolo alla chiesa di Santa margherita e prima a Cristo Re, da vice parroco. Il suo nome ad Alba è noto a tutti i cinefili in quanto presidente del Circolo culturale, Il Nucleo, di cui è stato uno dei fondatori. Uno dei circoli cinematografici più longevi che ha segnato la storia culturale della Capitale delle Langhe. Infatti è dal 1979 che ogni anno Il Nucleo propone la sua stagione di film presentando titoli di alto livello culturale. Negli ultimi anni si tratta di film molto recenti, a pochi mesi dall'uscita in prima visione nelle sale cinematografiche, ma il Nucleo non manca di proporre occasionalmente nel corso di serate speciali, grandi film del passato appartenenti ai grandi maestri, sia italiani che internazionali. È il caso per esempio di Accattone, film di Pier Paolo Pasolini del 1961, che avrebbe dovuto concludere la stagione all'inizio di marzo di quest'anno. Peccato che l'epidemia da Coronavirus ha bloccato tutto, fermando per la prima volta da quando è nato, l'attività del circolo del cinema. Nella speranza che le chiusure dei primi mesi del 2021 siano state le ultime legate all'emergenza sanitaria, la stagione del Nucleo tornerà, come avviene ogni anno, con inizio alla fine di settembre o inizio di ottobre. Nel 2020 avrebbe dovuto tenersi la stagione numero 41, ma l'emergenza sanitaria l'ha bloccata... «Il Nucleo è un circolo del cinema molto longevo. È


Se la poesia fosse pane

“ la farina sarebbe lo stile, Se la poesia fosse pane

nato nel 1979 e nel 2020 avrebbe dovuto iniziare la 41 stagione. Era tutto pronto, locandine, materiale film, ma le restrizioni entrate in vigore fra fine ottobre e inizio novembre ci hanno bloccato. Peccato. Avevamo affrontato una spesa di mille euro e ci siamo dovuti fermare. Adesso non so se questo autunno potremo recuperare anche solo in parte il programma che era stato preparato, lo stiamo valutando. La nostra è una bella presenza culturale per Alba. Nei primi 30 anni di attività ha coinvolto il mondo giovanile. Il 70% dei liceali albesi aveva la tessera del Nucleo. Avevamo 1.800 tesserati. Oggi sono 400 in maggioranza adulti, purtroppo rispetto a un tempo i giovani sono molto meno. In compenso sono giovani i componenti del gruppo, coloro che si impegnano per tutte le attività. Io che sono il presidente sono anche quello un po' più anziano. Oltre al Nucleo, che va da fine settembre o inizio ottobre fino al mese di marzo dell'anno successivo, c'è il Cineocchio, il programma primaverile i cui numeri sono in costante crescita nell'ultima stagione sono stati sfiorati i 300 partecipanti, insomma sta per raggiungere il programma principale. Dal 1979 siamo nati in Sala Ordet e lì resteremo ancora». La Sala Ordet è collegata con il Nucleo? O meglio è nata per Il Nucleo? «La Sala Ordet era stata voluta dalla diocesi con l'obiettivo di avere a disposizione una spazio ampio per conferenze di alto livello sui temi cari alla Chiesa, con ospiti di grande prestigio.

, il lievito la realtà. il lievito la realtà.”

la farina sarebbe lo stile

TEL. 0173440580

TEL. 0173440580 Corso Langhe 68/A, Alba Corso Langhe 68/A, Alba

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il personaggio

Conferenze che ci sono state, ma non nel numero inizialmente previsto. Si tratta di una sala molto bella e grande e dunque non può ospitare eventi piccoli altrimenti i partecipanti rischiano di perdersi». Ma il nome della sala fa diretto riferimento al cinema, ovvero a un capolavoro del regista danese Carl Theodor Dreyer che si intitolava Ordet. «Sì. Il nome deriva proprio da quel film, ma soprattutto dal significato del termine. Ordet in danese significa “Parola”, “Verbo”. La sala denominata Parola si trova sotto la Chiesa di Cristo Re, si tratta di un incontro perfetto dal punto di vista cristiano. Al momento in cui si è dovuto scegliere il nome io ero vice parroco a Cristo Re e insieme ad altri abbiamo insistito perché si optasse per Ordet e così è stato. Peraltro il film è un grande capolavoro della storia del cinema. Inizialmente la sala dunque non è stata destinata al cineforum, ma dal 1979, abbiamo iniziato ad utilizzarla per il Nucleo e adesso svolge principalmente la funzione di essere la sede del cinecircolo». L'avvio del Nucleo però non è stato realmente nel 1979... «I giovani della parrocchia di Cristo Re hanno fatto attività di cineforum per tre anni prima della partenza, con proiezioni di film di alta qualità sempre seguiti da intensi dibattiti, erano i film di Pasolini e di Fellini. Fra i fondatori c'erano il professor Pier Mario Mignone e Gianfranco Alessandria. Il dibattito è stata almeno per 20 anni una costante del Nucleo anche a partire dal 1979. I 1800 iscritti dovevano per forza essere distribuiti su tre sere altrimenti la sala non sarebbe stata abbastanza capiente. La sera del giovedì era quella in cui il il film veniva seguito dal dibattito fra i presenti in sala. Le altre sere erano il mercoledì e il venerdì. Dall'associazione il Nucleo sono anche uscite persone che si sono fatte valere nel mondo del cinema: Carlo Cresto-Dina che ha fondato la casa di produzione Tempesta e lavorato con l'importante regista italiana Alice Rohrwacher, Roberto Manassero, uno dei redattori di Cineforum, la rivista di critica e cultura cinematografica, Emanuele Caruso, il regista

Siamo una piccola azienda agricola a conduzione famigliare e nei nostri campi produciamo frutta e verdura di stagione che vendiamo direttamente nel nostro punto vendita aziendale. Siamo aperti dal lunedì al sabato con orario continuato dalle 9.00 alle 19.30 Passa a trovarci! Oppure dai una sbirciatina qui: Az. Agricola Cavagnero

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Az. Agricola Cavagnero di Cavagnero Stefano Strada Forcellini,12 - Alba (CN) Tel. 333 953 4052

Inaugurazione chiesa di Mussotto d'Alba


albese che ha già realizzato due lungometraggi. Tutti collaborano sempre con il Nucleo, in particolare Manassero, per la preparazione del programma». Qual'era il vostro obiettivo quando avete dato vita al Nucleo? «Proporre film di qualità e alla portata di un vasto pubblico. Insomma un cinema che fosse facilmente comprensibile, ma che lasciasse comunque qualcosa allo spettatore, pellicole non banali, che facessero riflettere. Volevamo unire l'utile al dilettevole». Il Nucleo si occupa anche di altre attività? «Ormai da molti anni come associazione, insieme al Comune e al Circolo Albanova, organizziamo la rassegna di film estiva all'aperto nell'arena del teatro. Anche quella è una rassegna che riscuote molto successo, in tanti seguono le pellicole di questa rassegna. Qui il taglio dei film è più di cassetta e di svago, con meno pretese culturali, ma sempre comunque di buona qualità». In questi 40 anni immagino il cinema sia molto cambiato. Per esempio nelle prime stagioni del Nucleo erano proposti film anche piuttosto vecchi, ora invece le pellicole sono uscite nella sale giusto qualche mese prima, è così? «Sì, all'inizio era proprio previsto che prima del passaggio di un film in un cineforum dovesse passare qualche tempo, non si potevano certo proporre prime visioni che erano appannaggio delle sale cinematografiche. Adesso questo limite è saltato e possiamo proporre film anche a breve tempo dall'uscita. Quando abbiamo iniziato i film restavano nel circuito

delle sale cinematografiche molto tempo anche diversi mesi, adesso è tutto diverso. Per esempio la stagione che avevamo preparato per lo scorso autunno inverno probabilmente non si potrà recuperare proprio perché ormai quei film sono stati già visti da tanti» Come vengono scelti i titoli? «Un tempo andavo spesso a Torino al Cinema e ne vedevo tanti di film. Poi si facevano le valutazioni. Gianfranco Alessandria per esempio andava Ad Asti, poi c'era la consultazione delle riviste, ognuno portava il suo contributo. Adesso per me è molto difficile fare una cosa del genere ed è di grande aiuto il supporto di Roberto Manassero, con la sua grande esperienza e competenza. Per me il cinema è sempre stato ed è un hobby. Rispetto all'inizio del nostro cineforum il cinema è cambiato molto, in tanti campi. Soprattutto, secondo me i giovani si sono allontanati dal cinema, basta pensare che, come già detto all'inizio avevamo tantissimi giovani partecipanti al Nucleo, ora siamo in minor numero, soprattutto adulti». C'è una ragione per questo a suo parere? Forse dipende dalla possibilità sempre più diffusa di poter vedere i film anche in streaming, magari direttamente sulle piattaforme dedicate? In effetti la crisi sanitaria ci ha allontanati dalle sale e “costretti” a vedere i film da casa. Oppure è proprio il prodotto, il lungometraggio, a non interessare più? «La mia impressione è che non abbiano pazienza. Non hanno la costanza di stare per un paio d'ore a vedere un film che di solito ha quella durata. Quindi non per andare al cinema, ma magari nemmeno per vedere una pellicola in streaming, certo la visione su un apparecchio la si può interrompere più comodamente. Mi pare non siano più disposti a dedicare una serata a vedere un film. Questo richiede calma e attenzione. Una pellicola andrebbe vista nella sala cinematografica. Con lo schermo a lei dedicato. Il cinema è soprattutto immagine, non è teatro e il dialogo se vogliamo è secondario. È l'immagine la cosa più importante. All'inizio il dialogo non c'era proprio ma il cinema si faceva comunque. Certo magari quando c'era ancora l'intervallo fra il primo e il secondo tempo lo

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il personaggio

spettatore aveva la possibilità di staccare un po' nel mezzo della visione, ora con il cinema digitale non c'è più l'intervallo. In compenso il film in televisione viene penalizzato dalla troppa pubblicità. L'immagine è un mezzo potente per attirare l'attenzione soprattutto dei giovani. Quando ero vice parroco a Cristo Re, fra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80, facevo le prediche in chiesa durante la Messa con l’ausilio delle immagini. Mi ricordo anche di aver utilizzato durante una celebrazione del Venerdì Santo alcuni spezzoni del Vangelo secondo Matteo di Per Paolo Pasolini. E l'attenzione era sempre molto alta». Insomma il cineforum può essere un importante strumento culturale. «Sicuramente lo è. È un mezzo di aggiornamento sull'attualità sul mondo in cui si vive. I grandi registi leggono la realtà la interpretano e la propongono agli spettatori. Le pellicole sono specchio dei tempi e in alcuni casi sono profetiche anche per il futuro, mi viene in mente un capolavoro come “2001 Odissea nello spazio”. Il Nucleo ha proposto anche incontri di grande valore, grazie alla Fondazione Ferrero. Abbiamo potuto ospitare Matteo Garrone, (allora

giovane regista in ascesa, oggi fra i più importanti in Italia, ndr) o un altro artista come Alessandro D'Alatri. Sono state presenze belle e significative». Ritiene che nel corso di questi 40 anni di attività da cineforum il nucleo abbia contribuito nella crescita della cultura cinematografica ad Alba? «Io penso di sì. Coloro che lo hanno seguito hanno potuto conoscere film di grande valore culturale e di qualità, mai proposto film di cassetta. Ma non solo. Attraverso le nostre schede che prepariamo per ogni occasione e attraverso il dibattito, abbiamo permesso allo spettatore di comprendere nel migliore dei modi l'opera proposta». Lei è un uomo di fede, un sacerdote. Ritiene che il cinema possa anche contribuire all'arricchimento spirituale delle persone? Il Nucleo si è occupato di tematiche religiose? «In ogni occasione in cui è stato possibile il Nucleo ha proposto tematiche religiose. Ci sono stati e ci sono grandi registi i cui film hanno questo tipo di taglio. Mi vengono in mente i polacchi Krzysztof Zanussi, Krzysztof Kieslowski, Andrzej Wajda, ma non solo anche gli ultimi lavori di Benigni sono molto spirituali.

Sala Ordet e chiesa di Cristo Re

Poi Dreyer, tanti francesi, Fellini a modo suo, con La Strada, Pasolini. In realtà non c'è bisogno nemmeno che un regista sia un credente o meno per affrontare tematiche religiose. Tutti i grandi autori prima o poi affrontano il tema della fede e della spiritualità a prescindere dalle loro convinzioni, semplicemente perché è uno dei grandi temi dell'umanità e un artista semplicemente non può ignorarlo. Prima o poi tutti in un modo o nell'altro affrontano il tema religioso perché strettamente legato al significato dell'esistenza. I registi più importanti nei loro lavori riescono a rendere la bellezza del senso della vita e questo diventa inevitabilmente un inno a Dio a prescindere dalle intenzioni. Dostoevskij scriveva che la linea di demarcazione fra la fede e l'ateismo è sottilissima. E' secondario in cosa si crede o se si crede, per realizzare un’opera di profondo significato spirituale».

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territorio

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A Santo Stefano Belbo un piano di sviluppo ispirato a Cesare Pavese

Il Consiglio comunale di Santo Stefano Belbo ha dato il via libera alla delibera di programmazione del Piano di sviluppo territoriale “Un paese ci vuole”, che vuole essere un programma di interventi da parte dell'amministrazione comunale, per valorizzare il patrimonio culturale del paese in modo da renderlo volano del settore turistico. Così lo ha presentato il sindaco Laura capra durante lo stesso consiglio: “Un paese ci vuole è un progetto che nasce con l’intento di dare una nuova vita al Comune di Santo Stefano Belbo, Il punto di partenza e cardine di questo percorso è la figura di Cesare Pavese e il forte legame che lo scrittore ha sempre avuto con la terra d’origine e con la tradizione della Langa; un legame sentito non solo come affetto, ma come matrice biologica e antropologica che costituisce tutto il suo modo di essere e di intendere la vita”. Nel dettaglio il sindaco ha spiegato in che modo si

intende sviluppare il programma degli interventi del piano di sviluppo locale che ha l'obiettivo: “di perseguire la valorizzazione del patrimonio storicoartistico immobiliare presente sul territorio attraverso interventi materiali di ristrutturazione, riqualificazione degli edifici storici; e il rafforzamento degli attrattori culturali per lo sviluppo di flussi turistici attraverso interventi immateriali con particolare importanza alle risorse culturali, ambientali, enogastronomiche e turistiche già presenti”. Il progetto è stato approvato all'unanimità. L'azione del Comune in questa direzione era già cominciata in una precedente assemblea a marzo. Infatti nell'ottica del programma era stato dato l'assenso all'acquisto da parte del Comune del vecchio mulino di via Pistone, dotato di tutte le attrezzature per la molitura dei cereali. Allora il sindaco aveva commentato: «Si tratta del primo tassello per la realizzazione del grande progetto che abbiamo denominato ‘Un paese ci vuole’, attraverso il quale ci prefiggiamo nei prossimi anni di far sì che l’eredità culturale di Cesare Pavese si possa finalmente trasformare in un motore economico per Santo Stefano Belbo, tanto attraverso lo sviluppo turistico quanto attraverso la riqualificazione di diverse aree del paese, partendo con la rivitalizzazione del centro storico».

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sanità

Dal Piemonte TEAM di soccorso in India, per l'emergenza sanitaria

Missione di due settimane con unità di autoproduzione di ossigeno Ormai è noto che l'emergenza sanitaria da Covid-19 è internazionale, nessun paese sembra sfuggire all'allarme suscitato da questo virus tanto pericoloso. In un momento o in un altro, vari paesi stanno toccando situazioni sanitarie drammatiche. In questa fase è l'India l'osservata speciale da parte delll'Organizzazione mondiale della Sanità e delle nazioni di tutto il mondo. Le ragioni sono due: in primo luogo le condizioni drammatiche della popolazione, visto che la malattia appare del tutto fuori controllo e al grande paese asiatico mancano i mezzi (soprattutto una sufficiente quantità di ossigeno) per affrontare il caos che si è originato. In secondo luogo la variante della malattia, una delle ultime nate, quella indiana, i cui effetti non sono ancora molto noti e che suscita preoccupazione. Da tutto il mondo sono partiti aiuti per l'India e l'Italia non ha fatto eccezione, grazie alla disponibilità della Regione Piemonte. Il team italiano composto in gran parte da personale della Maxiemergenza 118 della Regione Piemonte, oltre che da un medico della Regione Lombardia e

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una rappresentante del Ministero della Salute è partito domenica 2 maggio nel pomeriggio dall’aeroporto di Torino con aiuti e materiali per fornire supporto all’emergenza da Covid-19 in India. A salutare la partenza del gruppo sulla pista dello scalo torinese erano presenti l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, rappresentanti del Dipartimento di Protezione civile, dell’Aeronautica militare e dell’Aeroporto di Torino. La missione, coordinata dal dipartimento della Protezione civile nell’ambito del Meccanismo europeo e al comando del responsabile della Maxiemergenza del Piemonte, Mario Raviolo, consentirà di dotare le autorità sanitarie indiane di un sistema per la produzione di ossigeno messo a disposizione dalla Regione Piemonte, in grado di rifornire un intero ospedale, insieme a 20 respiratori polmonari donati dalla Struttura del Commissario straordinario per l’Emergenza coronavirus. La destinazione finale è stata l’Itbp Hospital di Greater Noida, Delhi. «Il Piemonte risponde con orgoglio alla chiamata


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sanità

dell’Italia in soccorso dell’India, stremata dalla pandemia – osservano in una dichiarazione congiunta il presidente della Regione Alberto Cirio e l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi – «L’esperienza ci insegna che nella lotta al virus è fondamentale unire le forze. Il Piemonte, come l’Italia, non dimentica l’aiuto ricevuto in questi drammatici mesi da molti Paesi, come Cina, Cuba e Israele, ma nello stesso tempo, non esita appena possibile a mettere in campo le sue migliori strutture e professionalità dell’emergenza a disposizione della comunità internazionale. Esprimiamo la nostra gratitudine al personale che andrà ad operare in un contesto ora particolarmente critico come quello indiano, ma anche a chi combatte quotidianamente la stessa battaglia nelle nostre realtà locali e nazionali, altrettanto impegnative». Un ringraziamento per la collaborazione è stato rivolto dall’assessore Icardi anche agli assessori regionali alla Cooperazione internazionale, Maurizio Marrone e alla Protezione Civile, Marco Gabusi. «Portiamo in India un collaudato sistema di autoproduzione di ossigeno 93% PSA (Pressure Swing Adsorption) che produce 61.800 litri di ossigeno all’ora – spiega il capomissione Mario Raviolo –, con la capacità di rifornire in continua 68 pazienti intubati, oppure 17 pazienti in caschi Cpap ad alto flusso, oppure 103 pazienti che necessitino di ossigenoterapia. Lavoreremo all’installazione delle apparecchiature e alla formazione degli addetti locali, attraverso un team di dodici professionisti, tra cui tre medici specializzati, due infermieri, un anestesista, un infettivologo, un urgentista e quattro tecnici. Siamo abituati a intervenire negli scenari delle catastrofi internazionali, l’assistenza sanitaria non conosce confini. In Piemonte, disponiamo di un Emergency Medical Team Type 2 (Emt2) unico in Italia e tra le dodici analoghe strutture presenti in tutto il mondo». La struttura regionale in dotazione alla Maxiemergenza della Regione Piemonte è unica in Italia e una delle dodici certificate Emt2 in tutto il mondo. Opera da anni negli scenari delle catastrofi internazionali, con una squadra medico-chirurgica di altissimo livello professionale. Personale e materiali sono stati imbarcati su un C-130 messo a disposizione dell’Aeronautica Militare, grazie al supporto offerto dal Ministero della Difesa nelle attività di contrasto alla pandemia, disposte dal Capo di Stato Maggiore della Difesa e dirette dal Comando Operativo di vertice interforze. La missione ha una durata programmata di un paio di settimane.

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territorio

Confermato il Voucher VACANZE fino a fine

GIUGNO

Per il Piemonte risultati lusinghieri nel

2020

È ormai un anno che il Covid-19 condiziona pesantemente le nostre vite, colpendo dal punto di vista economico soprattutto alcuni settori legati agli spostamenti. Il tursimo, non è necessario spiegare perchè, è uno dei settori più penalizzati dalle restrizioni legate all'emergenza sanitaria. Questo, almeno nelle fasi in cui è stato consentito qualche spostamento, ha permesso comunque qualche viaggio fuori porta, alcuni fine settimana trascorsi con le persone care. A partire dalla scorsa estate, quando è stato possibile, gli italiano hanno riscoperto il proprio territorio, i monumenti e le bellezze che si possono trovare a due passi da casa. La Regione Piemonte ha cercato, in un anno molto difficile, di incentivare almeno questo tipo di turismo, per permettere alle imprese legate a questo settore di respirare. Lo strumento utilizzato è stato quello del “Voucher vacanza” che ha riscosso notevole successo. Lanciato lo scorso anno a metà luglio a una settimana dall'avvio aveva fatto registrare la vendita di più di mille pacchetti per trascorrere tre notti in Piemonte al prezzo di una. Il voucher vacanze del Piemonte è frutto della collaborazione fra la Regione Piemonte in sinergia con VisitPiemonte (la società in house per la valorizzazione del territorio che ha curato lo sviluppo della campagna), Unioncamere, tutte le Agenzie Turistiche Locali , le Camere di commercio e i Consorzi turistici del Piemonte sotto la regia della Federazione dei Consorzi turistici della Regione Piemonte – Piemonte Incoming. La formula è semplice. Il voucher propone un pacchetto di tre giorni ovviamente in Piemonte, fra questi, una notte è pagata dal cliente, una dalla Regione Piemonte e una è omaggiata dall'albergatore. La formula è stata confermata per tutto il 2020, e complessivamente dopo la partenza brillante ha fatto registrare numeri lusignhieri, con circa 32.000 pacchetti venduti. La Regione ha fornito i dati relativi al 2020, relativi alle zone con maggiore appeal, almeno per questo tipo di offerta. Il maggior numero di voucher venduti è stato nella zona del Consorzio operatori

turistici Asti e Monferrato, sono stati ben 3.800. Piazzata al secondo posto in questa particolare classifica, di pochissimo, è la Provincia di Cuneo (Consorzio operatori turistici Conitours) con 3750 venduti. A breve distanza l'area del Lago Maggiore con 3247 pacchetti. Il Connsorzio piccole strutture ricettive Langhe Monferrato Roero ne ha venduti 3030. Tutti gli altri sono sotto i 3000. Dunque anche in questo particolare tipo di offerta, in un anno terribile per il turismo, i territori delle Provincia di Cuneo e Asti hanno mostrato di conservare notevole attrattiva. Alla luce dei buoni risultati ottenuti la Regione ha deciso di far ripartire anche quest'anno la proposta. Dallo scorso 15 febbraio fino al 30 giugno è di nuovo possibile l'acquisto dei Voucher. «Con una ricaduta in termini economici di 48 milioni di euro – ha sottolineato l’assessore al Turismo, Vittoria Poggio – il gettito di questa operazione soltanto in termini di Iva, supera i 5 milioni investiti dalla Regione e secondo i nostri calcoli si stima che nell’arco dei prossimi due mesi saranno venduti oltre 10.000 voucher vacanza, in attesa di un rifinanziamento della legge sul Riparti Turismo Piemonte. L’operazione – ha aggiunto l’assessore – ha anche una valenza culturale per aver consentito di far conoscere il Piemonte ai Piemontesi che hanno scoperto le infinite “storie di bellezza” delle nostre colline, montagne, laghi, ma anche borghi e città». «Il voucher vacanza – ha rimarcato il presidente della Federazione dei Consorzi Turistici Piemonte Incoming, Andrea Cerrato – è diventato un caso studio a livello nazionale: è stata, infatti, l’unica concreta iniziativa tra pubblico e privato che servirà a permettere la sopravvivenza di molte aziende della filiera turistica, in particolare per quanto riguarda la montagna, ma anche per promuovere la stagione primaverile di colline, laghi e città». Dunque nella misura in cui le misure sanitarie lo consentano, queste pacchetti rappresentano una buona occasione per riscoprire le bellezze dei nostri territori e sostenere un settore economico che sta subendo pesantemente la crisi economica legata al Coronavirus.

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PAESE che vai... VINO che trovi!

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Castagnole delle Lanze Abitanti: 3704 (dato del 31 dicembre 2019) Altitudine: 271 sul livello del mare Superficie: 21,57 km Giorno di mercato: giovedì

Frazioni:

Annunziata, Carossi, Farinere, Olmo, Piani, Rivella, San Grato, San Bartolomeo, San Defendente, San Lorenzo, San Pietro, San Rocco, Santa Maria, Val Bera, Valle Tanaro

Comuni confinanti:

Coazzolo, Castiglione Tinella, Costigliole D’Asti, Govone, Magliano Alfieri. Neive

Gemellaggi:

Dal 1996 - Brackenheim cittadina della Regione del Baden-Wurttemberg in Germania (www.brackhenheim.de) Dal 1996 - Charnay-les-Macon città nella Regione della Bourgogne in Francia (www.charnay.com) Dal 2006 - Zbroslawice in Polonia (www.zbroslawice.pl) Dal 2011 - Tarnalelezs in Ungheria (n.tarnalelesz.webnode.hu) Dal 2019 - Valledolmo cittadina siciliana in provincia di Palermo (www.valledolmo.pa.it)

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Parte la nuova rubrica che vuole essere uno spazio dedicato ai comuni delle nostre colline, scrigni ricchi di inestimabili gioielli di storia e cultura, culla di tradizioni secolari .


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CASTAGNOLE delle LANZE Il meglio di Langhe e Monferrato Nella terra al confine fra i due territori, colori, paesaggi e ottima enogastronomia

T

erra & Tradizione vuole offrire ai suoi lettori uno sguardo a 360 gradi sul nostro inestimabile patrimonio, partendo dal comune di Castagnole delle Lanze. Vi accompagna in un viaggio virtuale, alla scoperta di questo meraviglioso paese, e vi consiglia, non appena lo potrete, di visitarlo realmente in tutte le sue peculiarità. Castagnole delle Lanze conserva le tradizioni secolari che si sono sviluppate nella nostra cultura contadina, qui talentuosi vitivinicoltori propongono a turisti ed enoappassionati il meglio dei vini piemontesi, che rappresentano anche il vertice della vitivinicoltura mondiale. Castagnole delle Lanze, è un paese a cavallo fra Langhe e Monferrato e di questa zona di confine prende tutto il meglio. Un paesaggio collinare unico, affacciato sui versanti in cui nascono e crescono i grappoli che danno poi vita alla celebre Barbera D’Asti, il tessuto urbano di un piccolo paese di collina con gli ampi spazi delle piazze e le vie strette, caratterizzate dall’architettura contadina piemontese tipica, in un’esplosione di colori in cui la tradizione secolare si mischia alla scelta delle amministrazioni comunali di dare ampio spazio alla creatività degli artisti locali, che hanno così, a modo loro offerto un’interpretazione creativa dell’area urbana. Amministrazione che ha lavorato alacremente per fronteggiare l’emergenza sanitaria che ha costretto tante aziende e negozi alla chiusura (si spera temporanea), in attesa del ritorno alla normalità. Per l’Amministrazione comunale di Castagnole delle Lanze l’anno trascorso dalla scorsa primavera è stato molto faticoso, ma affrontato con impegno e dedizione. Ce lo ricorda lo stesso sindaco Carlo Mancuso: «Lavoro con una squadra, la giunta comunale, molto affiatata. A partire dal vice sindaco Mario Coppa, che si occupa anche del bilancio, Agricoltura e Ambiente e poi Francesco Guerra con l’importante delega ai lavori pubblici. A Elisabetta Stella spetta la compentenza su Turismo e promozione del territorio. Infine questo è stato un periodo molto faticoso per Mariagrazia Rosso che si occupa dei servizi sociali. Anche con la minoranza possiamo dire di avere un buon rapporto, sempre nel rispetto della distinzione dei ruoli, portato avanti soprattutto dalle commissioni. Purtroppo la crisi economica legata al Coronavirus ci ha impegnato molto. Con i contagi abbiamo avuto alti e bassi. Purtroppo ultimamente siamo arrivati anche ad avere 40 positivi, che però sono man mano diminuiti. Qui a Castagnole è stato anche attivato un centro per le vaccinazioni presso il il Salone parrocchiale di San Bartolomeo. Siamo riusciti a vaccinare tutti gli ultraottantenni e ora si sta procedendo con la fascia di età fra 70 e 80 e si proseguirà con quella fra i 60 e i 70. Abbiamo anche lavorato per migliorare per quanto possibile, la situazione di cittadini e aziende in difficoltà a causa del Covid-19, offrendo dei contributi per le imprese colpite dalla crisi in aggiunta agli aiuti messi a disposizione da Governo e Regione, attingendo da fondi comunali». Ma se il Covid è stato il principale problema che ha dovuto affrontare l’Amministrazione di Castagnole Lanze nel corso di un anno veramente molto difficile, non è stata certo trascurata la programmazione e i lavori nell’ottica di una futura prossima ripresa economica e delle attività, soprattutto quelle legate al turismo e alle produzioni agroalimentari di qualità. Continua il primo cittadino: «Nella parte bassa del paese, in frazione San Bartolomeo, è stata realizzata la

struttura per trasferire ed ampliare un supermercato già presente in paese. Anche la vecchia area mercatale di San Bartolomeo è stata oggetto di intervento grazie a fondi regionali. Nel centro storico stiamo lavorando per l’ulteriore abbellimento e riqualificazione. Infatti stiamo programmando l’estensione del fondo in ciottolato già realizzato in piazza Marconi e in via Bettica. Mentre in via Balbo abbiamo terminato i lavori per il nuovo pavimento della Chiesa della Confraternita dei Battuti Bianchi. In pratica è stata ripristinata la pavimentazione originaria dell’edificio. Proseguiremo ancora con la ristrutturazione in modo tale che in futuro la confratenita diventi un centro per l’organizzazione di incontri, rappresentazioni teatrali e in generale di eventi. Sono previsti anche ulteriori interventi in piazza Balbo e al Parco della Rimembranza. L’associazione che riunisce i produttori vitivinicoli di Castagnole, la Bottega del vino, troverà una nuova sede che sarà al contempo anche un locale di ristorazione. Inoltre sono in programma anche interventi di sistemazione dei cimiteri e in alcune zone proseguirà il rinnovamento dell’illuminazione pubblica con i nuovi impianti a led, più efficenti dal punto di vista della resa energetica, che permettono un risparmio in bolletta. Da non dimenticare l’allargamento in vista della rete di videosorveglianza per la pubblica sicurezza, per cui è anche stato attivato il progetto di Controllo del vicinato». Infine non va assolutamente dimenticato l’impegno per i bambini e i giovani sotto tutti i punti di vista: «In futuro progetteremo la realizzazione di una nuova palestra, perché anche le attività sportive e non solo, avranno la necessità di ampi spazi e al momento la palestra della scuola potrebbe non bastare. Inoltre come lo scorso anno in estate contiamo di organizzare il centro estivo per i giovani denominato “Rimettiamoci in gioco”, che metterà insieme attività ludiche e sportive con quelle culturali e didattiche. Alla scuola primaria abbiamo realizzato il nuovo fondo in erba sintetica e a quella dell’infanzia sono stati sistemati nuovi giochi». Al momento non è certo facile una programmazione, ma l’Amministrazione comunale conta di poter proporre manifestazioni dedicate alla Barbera, alla Nocciola e alle molteplici consuete manifestazioni che si svolgono normalmente, non appena le condizioni lo consentiranno, in stretta collaborazione con la storica e talentuosa Pro loco.

Il Sindaco Carlo Mancuso

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paese che vai...VINO che trovi

Federico II di Svevia e Bianca Lancia (immagine di dubbia attribuzione)

Da un manoscritto del XIV secolo -Codex Manesse-

Un paese di origini medievali Come tanti centri in Provincia di Asti, anche Castagnole delle Lanze ha origine nel medioevo. Le carte del “Codex Astensis” la collocano fra i territori sotto il controllo dei Conti di Loreto. Fra costoro, chi ebbe maggiori relazioni con la comunità di Castagnole fu probabilmente Manfredo I, dal 1190 marchese di Busca, oltre che Conte di Loreto. Il marchese diede l'avvio alla dinastia dei Lancia, appellativo che si era guadagnato per aver servito come lancifero, in gioventù, presso la corte dell'imperatore Federico Barbarossa. A questo riguardo la denominazione "delle Lanze", deriva proprio dalla dinastia Lancia, peraltro Castagnole è l'unico comune piemontese con una simile denominazione. È anche molto probabile che in passato, Castagnole, come tantissimi comuni in cima alle colline della zona abbia avuto un castello, come dimora del conte, probabilmente abbattuto con la caduta del contado di Loreto risalente al 1255. Testimonianze discordanti indicano anche che Bianca Lancia, imperatrice, l'ultima moglie di Federico II di Svevia, fosse figlia di Manfredo I, oppure di Bonifacio di Agliano, insomma che avesse origini castagnolesi. In realtà, purtroppo di questo personaggio quasi leggendario, si conosce incredibilmente soltanto il nome. È stata certamente l'amante dell'Imperatore Federico, a cui aveva dato un figlio illegittimo, Manfredi e a quanto raccontano le cronache anch'esse

discordanti dell'epoca si è sposata con l'imperatore poco prima di morire chiedendogli che la loro relazione almeno alla fine, fosse legittimata. Nemmeno la data della morte è certa (forse il 1248), eppure è stata l'unico personaggio femminile che ha avuto una qualche risonanza accanto a uno dei più influenti protagonisti del medioevo e suo figlio, Manfredi, è diventato poi Re di Sicilia, fino alla sconfitta e alla morte sul campo di battaglia di Benevento contro l'esercito Angioino, ultimo discendente della dinastia degli Svevi. Ma torniamo a Castagnole delle Lanze, che nel XIII secolo entrò nei domini della Città di Asti, che in quel secolo conobbe il periodo di maggior splendore come Comune. Invece nel XIV secolo Castagnole rientrava nei domini dei Visconti: fra i documenti comunali appare un giuramento di fedeltà della Comunità di Castagnole delle Lanze a Valentina Visconti, che aveva avuto in dote il feudo con tutto il resto della "Patria Astese" per le nozze con Luigi di Valois, Duca d'Orléans. Dalla fine del XIV secolo fino agli inizi del XVII secolo, Castagnole fece parte del Capitanato d'Astesana, e come tale non fu mai infeudato, ma sottoposto al diretto dominio del governatore di Asti. Nello stesso periodo il paese venne fortificato da una robusta cinta di mura dotata di torrioni cilindrici, di cui però, purtroppo restano pochissime tracce. Nel 1573 troviamo Castagnole all'interno del territorio controllato dai Savoia, in particolare da Emanuele Filiberto, che era tornato in possesso del suo Ducato dopo la parentesi francese. Da questo momento il comune è assoggettato a due signorie: da un lato il feudo degli Asinari e dall'altro la signoria della famiglia di Catalano Alfieri, signore di Magliano e di Castagnole. Agli Alfieri subentrarono nel 1797 i conti Birago di Borgaro Torinese (che presero il nome di Birago-Alfieri), agli Asinari invece, per investitura ereditaria, i Marchesi Carron di Saint Thomas, la cui signoria si esaurì nel 1836. Con i marchesi di Saint Thomas e con la famiglia Birago-Alfieri cessò per Castagnole delle Lanze ogni residuo di dominazione feudale, seguendo ovviamente il destino di casa Savoia e del Regno di Sardegna prima, e del Regno d'Italia, poi. A partire dalla fine dell'800 a Castagnole delle Lanze prese il via il processo di sviluppo dell'industria vitivinicola, con l'apertura di diverse aziende che ben presto diventarono leader nella produzione di vermouth e spumanti. La seconda guerra mondiale oltre ai caduti nelle operazioni belliche portò due incursioni aeree alleate sulla stazione ferroviaria e alcune azioni di guerriglia tra partigiani e truppe della Repubblica di Salò.

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Chiesa di San Bartolomeo

Stazione ferrovaria

Festival Contro

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paese che vai...VINO che trovi Frazione San Bartolomeo

Piazza Balbo

Andiamo per ordine. Castagnole delle Lanze come tanti altri comuni collinari, raccoglie intorno al nucleo storico, in cima alla collina, frazioni, borgate, nuclei abitativi in piena campagna. In realtà i centri di riferimento per gli abitanti e i visitatori sono due. Il concentrico, appunto e frazione San Bartolomeo, la zona “nuova”, caratterizzata dall’area artigianale e produttiva, che si trova nella parte bassa del territorio, ai piedi della collina e che è il crocevia delle strade provinciali che collegano Castagnole con le Province di Asti e Cuneo. Dal punto di vista amministrativo il paese è in una posizione singolare, infatti è nella provincia di Asti, circondato dai territori di quella di Cuneo, insomma un’area di confine fra Langa e Monferrato. Anche per questo inevitabilmente tanti conoscono la parte bassa, quella di San Bartolomeo, anche solo perché costretti ad attraversarla, per andare verso le Langhe (Neive – Alba) o verso Santo Stefano Belbo e Canelli. Ma questa popolosa frazione è comunque molto nota, non solo come area produttiva e di passaggio, qui infatti ogni anno alla fine di agosto si tiene una delle manifestazioni musicali più note del territorio, il Festival Contro, dedicato alla musica di impegno. Praticamente tutti i grandi nomi del panorama artistico italiano sono passati dal palco di Castagnole delle Lanze, ma non solo i grandi nomi, i cantautori storici, ma anche i giovani emergenti che si affacciano sulla scena nazionale. Insomma un appuntamento molto atteso per gli appassionati di musica a cui la Pro loco non ha rinunciato nemmeno nel terribile 2020, l’anno del Covid-19, anche se in forma ridotta. Soprattutto non sono mancati all’appuntamento i “Nomadi”, la storica band che ormai da decenni è ospite fissa della rassegna. San Bartolomeo è anche il luogo che ospita la fiera dedicata ad un altro prodotto tipico del territorio, ovvero la nocciola, anzi la manifestazione castagnolese è un appuntamento atteso in tutto l’ambiente produttivo di questo frutto della terra piemontese perché qui viene fissato il prezzo di partenza della nocciola fra fine agosto e inizio settembre. In frazione San Bartolomeo c’è anche la stazione ferroviaria, sulla linea che collega Alba con Asti, ma anche quella per Nizza Monferrato e Canelli. Purtroppo al momento la linea ferroviaria non è stata ripristinata e non viene utilizzata per il quotidiano trasporto di passeggeri, ma poco prima dello scoppio dell’epidemia da Covid-19 è stata ripristinata, per la parte riguardante Asti-Castagnole-Nizza Monferrato- Canelli, per far arrivare sul territorio in alcune occasioni i treni storici, ovvero convogli realizzati sul modello dei vecchi treni a vapore, che portano in queste stazioni turisti provenienti dal Piemonte (normalmente con partenza da Torino) che visitano il territorio, ne degustano i prodotti tipici godendo del paesaggio in un’atmosfera da Orient-express. Non appena l’emergenza sanitaria si sarà conclusa, anche i treni storici, sicuramente rifaranno la loro comparsa su queste linee, facendo tappa a Castagnole.

Piazza Giovannone

Piazza Giovannone

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Per raggiungere il capoluogo da San Bartolomeo bisogna prendere la strada che sale verso la collina attraverso frazione San Rocco. Da questi pendii si può ammirare la bellezza delle colline sulle quali i produttori locali coltivano l’Uva Barbera, che da vita al vino tipico di Castagnole e le pregiate nocciole del Piemonte. Dopo aver raggiunto il centro è opportuno arrivare in piazza Giovannone uno degli spazi principali all’interno del centro storico. Questa piazza è significativa per gli abitanti di Castagnole Lanze anche perché, per lungo tempo è stata il


teatro delle imprese sportive della Pallonistica Araldica Castagnole Lanze. Qui il Pallone elastico è molto popolare grazie anche agli ottimi risultati che negli ultimi anni la squadra di casa è riuscita a regalare ai suoi tifosi. Un tempo si giocava proprio in piazza Giovannone, cosa non strana visto che questo sport popolare è nato e si è sviluppato proprio sulle piazze e per le vie del basso Piemonte. Ora però per varie ragioni si preferisce giocare le partite allo sferisterio. Quando ovviamente si gioca, perché purtroppo anche il nobile sport praticato fra Piemonte e Liguria ha dovuto subire uno stop per via dell’epidemia da Covid-19: nel 2020 i campionati non si sono giocati, ma è stato comunque organizzato un torneo fra le squadre di serie A a porte chiuse, trasmesso in streaming per i tifosi via internet. Dalla piazza si intravedono tre cime di riferimento nel centro storico: i campanili della Chiesa di San Pietro, della Chiesa dei Battuti e la Torre del Conte Paolo Ballada di Saint Robert. Ma sempre di qui si può spaziare con lo sguardo sulle colline di Langhe, Roero e Monferrato. Infatti uno splendido viale alberato, la via della Leja conduce a una piccola area di sosta caratterizzata da panchine che permettono al visitatore di godere del paesaggio nelle migliori condizioni. Il tragitto fra l’altro è stato recentemente risistemato e abbellito grazie a un contributo del Gal. Sempre in piazza Giovannone si può ammirare, sul lato nord della piazza, un’opera della pittrice Gabriella Piccato, la reinterpretazione della “Madonna della misericordia” che offre protezione e sguardo benevole a tutti i viandanti che si apprestano a visitare il borgo. Come anticipato all’inizio il centro è caratterizzato dalla scelta creativa dell’arte che si fonde con i colori tradizionali dell’architettura contadina. A questo punto vale la pena percorrere via Ener Bettica, caratterizzata, sul lato destro, da portici, formati da tredici arcate sostenute da solide colonne di sostegno. Sono stati dipinti dall’artista Vincenzo Piccato che ha voluto riportare sull’architettura i colori della natura, delle stagioni, della vite e del vino. Sul lato sinistro della strada si può ammirare un murales del pittore Beppe Gallo, che propone uno scorcio con i colori del tipico territorio castagnolese.

Via della Leja

Scorcio di affresco in V. Ener Bettica

Piazza Marconi e dintorni Si giunge così su piazza Marconi, che offre al visitatore un’altra opera di Vincenzo Picatto, ovvero, vicino alla farmacia, il portico dedicato al ciclo di Tristano e Isotta in cui prevalgono i colori bianco e azzurro. La piazza è dominata dalla chiesa di San Pietro, splendido esempio di edificio in Barocco piemontese, uno di più belli della nostra regione. L’interno è realizzato su una navata unica con alcuni altari laterali.

Via Ener Bettica

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Parco Rimembranza Conte Paolo Ballada di Saint Robert con la sua Torre storica

L’altare maggiore è caratterizzato dal presbiterio e una balaustra in marmo voluto dal Conte Carlo Giacinto Alfieri. Si possono ammirare anche alcuni affreschi, e una decorazione in stucco ed oro di grande bellezza. L’attuale facciata risale agli inizi del 1900. A breve distanza si trova piazza Balbo in cui si trova la chiesa della confraternita dei Battuti Bianchi, costruita nel 1668, oggi sconsacrata ed adibita ad eventi culturali. La facciata della chiesa, chiara e con decorazioni in stucco, mostra al visitatore lo splendido medaglione dell’affresco della nascita di San Giovanni Battista. La chiesa è stata oggetto di alcuni lavori di restauro recentemente che hanno riportato alla luce una porzione dell’antico ed originale pavimento seicentesco; lastre di pietra e mattonati, risalenti al XVII secolo. Varie sono le stratificazioni dei materiali nella storia dell’edificio. C’è l’antico pavimento in “pietra” in formato rettangolare, poi integrato con lastre di “marmo di carrara”. Ai lati furono posati mattoni con andamento a “spina pesce” e a seguire integrazioni con mattoni a correre sfalsati. I lavori hanno puntato a integrare la parte mancante del fondo originario; più avanti sono previsti ulteriori interventi di riqualificazione.

Il Conte Paolo Ballada di Saint Robert e la sua torre Sul lato sinistro della chiesa si trova via Auberti, particolarmente interessante in quanto caratterizzata da abitazioni rurali originario del XVIII secolo, oggi ristrutturate, che mostrano ancora le caratteristiche architettoniche d’origine. Al termine si arriva al Parco della Rimembranza, una delle aree più belle di Castagnole Lanze. Il parco è una delle località da visitare assolutamente se si capita a Castagnole e questo per vari motivi. Per la presenza della torre ovviamente, ma anche per questo stesso spazio verde che il Comune ha deciso di dedicare alla memoria dei suoi caduti nella Prima Guerra Mondiale. Infatti nel parco sono presenti numerosi tigli, oltre un centinaio che sono stati ivi piantumati in ricordo appunto dei caduti. Monumenti offerti dalla natura per ricordare chi non c’è più, scomparso in uno degli eventi storici più drammatici del Nove-

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cento. Al centro del parco la torre, non antica come altre presenti nei paesi limitrofi e del territorio, ma con una storia davvero particolare, che vale la pena essere raccontata. È stata edificata dal Conte Paolo Ballada di Saint Robert, uomo militare del Regno d’Italia vissuto nell’Ottocento, uomo di grande cultura che la nostra nazione un po’ forse ha dimenticato, ma non certo Castagnole Lanze. È nato a Verzuolo nel 1815 e all’età di 11 anni è entrato nell’Accademia militare di Torino dell’allora ancora Regno di Sardegna. Dopo una brillante carriera militare nel 1857 (L’Italia non era ancora nata) lasciò l’esercito in cui si era dedicato soprattutto allo studio e alla ricerca sulle polveri piriche per svolgere esclusivamente studi di fisica e scienze naturali. Continua le sue ricerca in campo balistico tanto da essere considerato fondatore della scienza del tiro dell’artiglieria moderna, ma non vanno trascurati i suoi studi sulla termodinamica, l’analisi matematica, la Meccanica e la fisica. Negli anni ‘60 del XIX secolo era molto apprezzato negli ambienti scientifici inglesi e francesi, come esponente di spicco fra gli studiosi del neonato Regno D’Italia, sopratutto per gli studi sull’Ipsometria. Da non dimenticare il merito di aver fondato, insieme a Quintino Sella e Bartolomeo Gastaldi il Club Alpino italiano, ovvero il Cai, oggi istituzione prestigiosa a tutela della montagna. Fin qui però nulla lo lega a Castagnole Lanze. Ma in tarda età decide di trasferirsi nel Comune al confine


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fra Langhe e Monferrato per proseguire soprattutto i suoi studi di Botanica e entomologia. Siamo nel 1878 e due anni dopo sul terreno che aveva acquistato e che aveva abbellito con piante da frutto e ornamento fece realizzare una torre alta 14 metri, disposta su due piani oltre al terrazzo, raggiungibile attraverso una comoda scala a chiocciola, edificio che utilizzava come osservatorio e per ricoverarvi la sua collezione di piante ed insetti. Sembra che i ragazzini di Castagnole gli fornissero esemplari di insetti per i suoi studi, dietro compenso. Purtroppo il periodo castagnolese del conte è durato solo sei anni. Nel 1884, ormai infermo, decise di tornare a Torino, ma prima cedette il terreno di sua proprietà (quello dell’attuale Parco della Rimembranza) al Comune. Che ora ne fa tesoro con la splendida area verde e con un percorso museale dedicato al conte con una serie di pannelli informativi accompagnano il visitatore in una sorta di viaggio fra gli studi e le passioni di questo scienziato dai numerosi interessi. Ovviamente la torre è visitabile e il terrazzo offre uno straordinario panorama aperto a 360°, da cui nelle giornate terse è possibile ammirare tutto l’arco alpino dal Monte Rosa alle Alpi Marittime, le colline di Langa e del Monferrato, le colline del Roero. Il percorso museale si conclude con una imponente scultura di circa 10 metri di altezza a forma piramidale, che richiama le discipline scientifiche alle quali il conte dedicò la sua vita di studi. La torre è un monumento attrattivo sul territorio.

Non a caso Castagnole Lanze da anni fa parte del circuito che riunisce le più belle residenze antiche del Piemonte denominato “Castelli aperti”; è entrata a fare parte dell’associazione Turris, che mette insieme i piccoli comuni che nel Basso Piemonte dispongono di una torre. A partire da quest’anno, Castagnole delle Lanze ha dato vita a un progetto ad ampio raggio in collaborazione con i Comuni vicini di Neive e Barbaresco. Si tratta del “Percorso tra le tre torri tra Langhe e Monferrato”. L’inaugurazione del progetto si è svolta nel pomeriggio di sabato 15 maggio attraverso tre momenti diversi in concomitanza con i tre monumenti simbolo dei tre comuni al confine fra Langhe e Monferrato. Alle 15.30 la prima tappa presso il Parco della Rimembranza di castagnole alle 15.30 alla presenza dei tre sindaci coinvolti, Carlo Mancuso a fare gli onori di casa, Annalisa Ghella per Neive e Mario Zoppi per Barbaresco. Sono intervenuti anche Roberto Cerrato, direttore dell’associazione per la tutela dei paesaggi vitivinicoli riconosciuti dall’Unesco, il consigliere regionale di Forza Italia Francesco Graglia, Massimo Gula per la Fondazione Crc. Sono anche intervenuti il direttore dell’Ente Turismo di langhe Monferrato e Roero Mauro Carbone, l’assessore castagnolese al Turismo Elisabetta Stella, Gabrilla Piccatto, la pittrice che ha realizzato la mappa dei percorsi e il presidente dell’associazione culturale “Torre del Conte Paolo Ballada di Saint Robert” Gianfranco Medici, almeno nella prima tappa castagnolese. In fase di presentazione è stato sottolineato come il progetto metta insieme vicine, appartenenti a territori limitrofi, una sinergia capace di valorizzare nel migliore dei modi le risorse culturali di tre paesi molto simili fra loro per bellezza e attrattiva. L’inaugurazione Itinerante si ha avuto luogo anche a Neive di fronte alla Torre dell’Orologio e infine, ovviamente a Barbaresco davanti al suo monumento medievale. Il percorso è pensato e realizzato per visitatori che vogliono fra una bella passeggiata fra colline e vigneti, a piedi o in bicicletta, facilmente percorribile in un giorno e collega i monumenti principali delle tre località, tutti aperti alle visite. Fra l’altro è anche possibile visitarle tutte con un unico biglietto cumulativo. Il percorso ha la lunghezza di 28 chilometri, ad anello, su strade secondarie in gran parte asfaltate, ma si articola anche in strade e vie secondarie per chi desidera sperimentare nuovi paesaggi. Il progetto si propone di stimolare i visitatori a conoscere meglio il nostro territorio, i suoi paesaggi straordinari, i suoi vini ed è stato inaugurato proprio il giorno prima dell’apertura delle frontiere europee ai viaggi. Infatti da domenica 16 non è più necessario all’interno dell’Unione, fare la quarantena una volta giunti a destinazione (ovviamente nel rispetto delle norme di sicurezza sanitari). La speranza è che così torni sulle colline di Langhe e Monferrato anche il turismo degli stranieri.

La Barbera e gli altri VINI del territorio Dal Parco della Rimembranza si può prendere la strada lungo via Ruscone per raggiungere la piazzetta del Palazzo Comunale, lungo il cammino si possono notare, per la loro architettura originale, alcune ville settecentesche tra le quali villa Alfieri, appartenuta alla famiglia dell’omonimo e famoso letterato Astigiano Vittorio Alfieri. Caratteristica di questo percorso è la pavimentazione delle vie e delle piazze, denominata “sternia”, costituita da cemento e pietra del fiume Tanaro. Ma un simile percorso lo si gusta con maggiore gusto se ci si ferma anche presso qualche bar, ristorante o enoteca

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a sorseggiare uno dei pregiati vini frutto dei filari di queste colline. Soprattutto la Barbera d’Asti, il prodotto di punta, vino rosso che rappresenta l’orgoglio delle aziende vitivinicole di tutta la provincia. Se si giunge a Castagnole non si può evitare di degustare questo rosso giustamente decantato come uno dei vini di maggior pregio nel panorama produttivo piemontese. Per promuoverlo ogni anno, a parte il 2020 e il 2021, condizionati dall’emergenza sanitaria, a maggio si svolge la Festa della Barbera, che trasforma una parte del paese in una cantina a cielo aperto. Da non dimenticare fra gli eventi enogastronomici, Vintrifula, evento solitamente programmato fra la fine di ottobre e il mese di novembre, che coniuga la qualità della produzione enologica locale con la stagione del tartufo bianco, uno dei frutti più pregiati del territorio. Certo la Barbera è il vino di punta a Castagnole, ma non bisogna nemmeno dimenticare il Moscato D’Asti docg perfetto da gustare a fine pasto in accompagnamento al dolce, o il Dolcetto, uno dei vini autoctoni più popolari. Diffuso in tutta la regione e da sempre protagonista sulle tavole piemontesi.

Adotta un filare nelle Lanze Il progetto più ambizioso e innovativo che mette insieme produttori e Comune, legato alla produzione vinicola è “Adotta un filare nelle Lanze”. Si tratta di un’idea per legare gli appassionati della Barbera al territorio. Infatti chi lo desidera può appunto “adottare” 20 metri lineari di vigneto nel Comune di Castagnole Lanze e da questi ricevere ogni anno 12 bottiglie

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Monumento ai caduti

Fiera della Nocciola 2020

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di vino con retroetichetta personalizzata con nome e cognome dell’adottante. Il vino prodotto è di alta qualità, soprattutto grazie al diradamento che si effettua in vigna in estate per favorire uno sviluppo migliore dei grappoli rimanenti. Il ritiro delle bottiglie avviene da parte dell’adottante a Castagnole, presso il Municipio o in piazza Giovannone. Gli adottanti possono anche richiedere la spedizione delle bottiglie al proprio domicilio. Dai raspi rimanenti dalle uve si distillano anche due tipi di grappe: una affinata in barrique ed una bianca. Sulle bottiglie di grappa ogni anno vengono apposte etichette molto suggestive realizzate dagli artisti di Castagnole, in edizione limitata e realizzate a mano, con le tecniche dell’acquerello, dell’acrilico o dell’olio. I conferitori delle uve sono circa venti per una quantità procapite di 8 quintali. Le uve sono sottoposte a severi controlli di qualità durante l’arco dell’anno. Le uve confluiscono presso la cantina “Bel Sit” in località Piani, dove si effettua la pigiatura e tutto il procedimento che porterà all’ imbottigliamento e all’etichettatura delle bottiglie. Il numero degli adottanti è di circa 1.500 all’ anno. Ognuno, al momento della firma del contratto di adozione, riceve una “Fidelity card” per usufruire di prezzi scontati negli esercizi commerciali Castagnolesi e dintorni, e può soggiornare presso alberghi e B&B a prezzi scontati, con la possibilità di tour turistici a Castagnole delle Lanze. Non è finita, ci sono varie iniziative durante l’anno che legano ulteriormente gli adottanti al programma: nel mese di marzo la Festa della Potatura, durante la quale si possono potare il propri filare; nel mese di maggio durante la Festa della barbera, c’è il ritiro del vino, e il percorso enogastronomico nei cortili del Centro storico; a settembre la Festa della vendemmia, durante la quale si può vendemmiare il proprio filare. Commenta l’assessore al turismo Elisabetta Stella: «Purtroppo lo scorso anno, nel 2020, le attività turistiche si sono interrotte e di conseguenza anche il progetto “Adotta un filare nelle Lanze” ha dovuto subire uno stop per quanto riguarda le attività in presenza. Ma questo per fortuna non ha fermato il progetto, anzi, i nostri adottanti hanno fatto sentire la loro vicinanza ai produttori e ci sono state anche nuove adesioni. Purtroppo lo scorso anno cadeva il decennale dell’inizio del progetto, ma ovviamente non abbiamo potuto festeggiare. In compenso per l’occasione abbiamo chiesto a un artista d’eccezione, Ugo Nespolo, di disegnare un’etichetta speciale per festeggiare la ricorrenza. Speriamo di tornare presto alla normalità, alla possibilità di organizzare eventi e ricevere turisti. Lo scorso anno, quando le visite sono state possibili, soprattutto in estate, siamo stati premiati da tanti visitatori, nonostante le condizioni difficili. In assenza di turisti stranieri, fortemente ridotti per ovvi motivi, sono giunti tanti italiani che hanno riscoperto le bellezze del nostro territorio, e il piacere del viaggio “fuori porta”. Contiamo che anche quest’anno, quando sarà possibile, torni nel nostro Comune il turismo di prossimità». Ma Castagnole Lanze non è solo patria di grandi vini. Dalla sua terra nascono anche nocciole di grande pregio, tanto che a questo frutto è interamente dedicata la Fiera di San Bartolomeo fra fine agosto e inizio settembre, un’occasione importante attesa da tutti gli appartenenti alla filiera, visto che nell’occasione viene comunicato il prezzo delle nocciole per l’avvio della stagione, e non solo, in frazione Carossi c’è anche la produzione di zafferano di qualità. Terra & Tradizione, con questa nuova rubrica, ha voluto offrire a tutti i lettori, sperando di essere arrivata nel suo intento, il profilo di un paese tra le strade e i sapori, presentandolo in tutte le sue sfaccettature, sia per ammirare ed assaporare le nostre specialità in presenza, sia per presentare tradizioni, feste, monumenti, strutture, per poi finire a quella che è la peculiarità del


territorio, ovvero la produzione vitivinicola. Distese di vigneti tutti perfetti, tutti curati nei minimi dettagli. Una risorsa sempre più significativa. Ancora con la mente ci rivediamo bimbi, rincorrerci nei filari di vigna, dove i nostri nonni piantavano le barbatelle e i nostri genitori le vendemmiavano, e poi tutti ci si radunava attorno al tavolo dove le mamme avevano preparato ogni sorta di leccornia...Non potevamo quindi far altro che intervistare alcune aziende agricole di Castagnole delle Lanze, che si distinguono per la qualità dei loro vini, e vi garantiamo che i profumi e i gusti, abbinati al paesaggio collinare unico ed apprezzato in tutto il mondo, è un mix a cui non si può rinunciare. Girate pagina, e leggete i nostri consigli, e poi non vi resterà altro da fare che recarvi presso queste cantine, per una degustazione dei migliori vini, proposti da sapienti sommellier.

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Bel Sit: una lunga tradizione nella produzione della Barbera La gestione rinnovata, rilancia l’azienda verso nuovi obiettivi A Castagnole delle Lanze un’azienda agricola che lavora nella produzione della Barbera d’Asti di Qualità è Bel Sit, dove Andrea e Gianpiero Scavino hanno preso il testimone dalla famiglia Rivella che l’aveva fondata nel 1870. Anche per i due fratelli la produzione vinicola di punta è dunque la Barbera d’Asti, realizzata in tre differenti versioni: La Turna è una Barbera fresca e piacevole affinata in botti d’acciaio, un vino semplice, alla portata di tutti che richiama al palato i caratteristici sentori dei frutti a bacca rossa, insomma adatta in tante situazioni grazie alla freschezza e semplicità della Barbera. Invece la Barbera Superiore viene prodotta in due differenti versioni. Ce ne parla Andrea Scavino: «Cunsej, viene prodotta con uve provenienti esclusivamente dai vigneti di Castagnole delle Lanze. Viene affinata in botti di rovere per 6-9 mesi, poi per altri sei mesi in bottiglia. Mantiene un sapore fruttato e persistente. È completo e sostiene l’abbinamento con piatti importanti, come carni e formaggi. Infine la Barbera superiore Sichivej è la più strutturata con un affinamento in botte da 12-15 mesi. Questo vino deriva dal nostro vigneto migliore sotto tutti i punti di vista, anche come esposizione al sole. Lo abbiamo scelto per realizzare un vino speciale, e non tutti gli anni è possibile la produzione. Infatti se qual-

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che evento, come una grandinata, rovina il raccolto di quei filari, non lo imbottigliamo. Si tratta della nostra produzione migliore o ne esce una bottiglia di qualità davvero alta, oppure non viene prodotto. Per concludere è una Barbera superiore per momenti speciali, da condividere in compagnia, anche a fine pasto». Oltre alle diverse tipologie di Barbera lavorate anche su altri vini? «Sì, realizziamo anche un rosato da uve Barbera e Frejsa, vinificato in bianco, con fermentazione senza buccia. Si tratta di un prodotto fruttato, da gustare magari in estate in abbinamento a un aperitivo oppure in concomitanza con pasti veloci e leggeri, insomma una bottiglia più adatta alla stagione calda che a quella fredda. Da non dimenticare inoltre la produzione di Moscato d’Asti, il vino dolce da abbinare a portate dolci, ma anche in occasione di aperitivi, moda che si sta affermando sempre di più». Quale sarà la vostra strategia per la ripresa che ci auguriamo prossima? «Sul breve periodo contiamo sulla possibilità di tornare ad aprire la nostra azienda ai visitatori e naturalmente alle degustazioni per far conoscere direttamente i nostri vini. Non c’è nulla di meglio del contatto diretto con i clienti per poter illustrare le caratteristiche delle nostre bottiglie. La possibilità di stare all’aperto è la situazione ideale per apprezzare un buon bicchiere di vino. Dopo aver rilevato l’azienda alcuni anni fa, abbiamo subito individuato come obiettivo quello di rinnovarla con entusiasmo, ma restando comunque sempre nel solco della tradizione di un nome che si è fatto conoscere e apprezzare. Valorizzeremo una storia importante come quella di Bel Sit ma con nuovo taglio e guarderemo alle sfide del prossimo futuro con grande entusiasmo»


La Tenuta San Mauro e la produzione di Barbera “Per il futuro puntiamo a far conoscere il territorio” Il vino di punta di Castagnole delle Lanze è indubbiamente la Barbera D'Asti, in tutte le sue possibili varianti e le aziende vitivinicole del Comune la propongono come vino di punta. È naturalmente fra le bottiglie della Tenuta San Mauro, che vanta produzioni di grande qualità anche fuori dal territorio Castagnolese, come ad esempio il Langhe Chardonnay, il Barbaresco che nasce a Neive e l’Alta Langa. La Tenuta propone la Barbera in due diverse varianti, come spiega il proprietario Mauro Bianco: «La nostra produzione di Barbera D'Asti si divide fra quella semplice e quella Superiore. Al contrario di altre cantine, non abbiamo dato alcun nome particolare ai singoli vini, se non ovviamente in etichetta il nome della nostra azienda, ovvero “Tenuta San Mauro”. La Barbera è un vino semplice, a bacca rossa, nel quale si apprezzano i sentori di frutta fresca, come la ciliegia e a cui dedichiamo una produzione di 90 quintali ad ettaro. Oggi stanno andando di moda vini più semplici e profumati e anche la Barbera va incontro a questa tendenza. Si tratta di un prodotto di alta qualità nella sua semplicità, grazie all'attenzione in ogni fase produttiva. Invece alla produzione della Barbera Superiore dedichiamo 65 quintali per ettaro. Si tratta di un prodotto più concentrato, con maggiore corposità. Si caratterizza per una buona acidità e per l'elevata struttura. Trascorre dai 14 ai 16 mesi di affinamento in botte Tonneau da 5 ettolitri. Poi occorrono come minimo altri sei mesi di affinamento in bottiglia. La Barbera d'Asti semplice viene affinata nelle botti in acciaio dove trascorre nove mesi e normalmente è imbottigliata in primavera per essere pronta per la commercializzazione a settembre. Sempre sul territorio di Castagnole

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c'è anche la nostra produzione di Moscato D'Asti docg a tappo raso, anzi a dire il vero a livello produttivo il moscato è superiore alla Barbera. In azienda seguiamo tutti i passaggi anche per il Moscato, dai filari fino all'imbottigliamento. Si tratta del celebre vino dolce che si apprezza soprattutto per i suoi profumi, molto basso di gradazione, sui cinque gradi. È il vino della festa per eccellenza che si abbina soprattutto in accompagnamento ai dolci, ma adesso si sta affermando anche l'abbinamento negli aperitivi in accompagnamento ad alcuni formaggi forti come il Gorgonzola». Ci sono altre produzioni vinicole oltre queste? «In questo periodo stiamo per uscire con un nuovo vino, un rosè, prodotto da uve del territorio di Castagnole, si tratta di una novità per la nostra azienda, che speriamo incontri i gusti degli appassionati». Sembra che il Covid stia allentando la presa e grazie alla vaccinazione forse si va verso un periodo di ripresa delle attività e per questo anche economica. Quale sarà la strategia della vostra azienda agricola per agganciare la ripresa? «Stiamo lavorando, anche con la comunicazione via internet, per promuovere incontri di degustazione in Cantina. Abbiamo la fortuna di avere ereditato un'azienda molto bella, che sorge in un cascinale del XIX secolo posizionato ottimamente per godere dello straordinario paesaggio delle nostre colline. Per questo invitiamo i nostri clienti e tutti coloro che vogliono conoscere i nostri vini a venire qui. Si tratta del sistema migliore per comunicare direttamente la qualità dei nostri vini e magari fornire informazioni utili e soddisfare tutte le possibili curiosità. Il nostro obiettivo è quello di far conoscere non solo le nostre bottiglie, ma anche il territorio in cui sono nate, anche perchè il legame fra i vini e l'area di provenienza è molto stretto. È anche un modo per stimolare la ripresa della nostra economia. Gruppi di degustatori arrivano da noi, poi vanno a mangiare al ristorante, si fermano qualche notte, insomma contribuiscono alla crescita. Ora che gli spostamenti verranno facilitati, puntiamo sulla conoscenza diretta da parte dei nostri clienti».

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Quale Turismo dopo il Covid-19? Riflessioni e progetti per il rilancio del settore, dopo L'EMERGENZA

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ome ben sappiamo l'emergenza sanitaria legata al Covid-19, si è presto trasformata in emergenza economica, tutti hanno dovuto pagare un prezzo alle restrizioni e alla paura di un contagio che ha praticamente coinvolto tutto il mondo. Ma ci sono alcuni settori economici che sono stati fortemente penalizzati dall'epidemia di Coronavirus. Fra questi c'è certamente il turismo, che è stato letteralmente terremotato dal Covid-19. Per via della portata mondiale del disastro, tutti hanno dovuto smettere di viaggiare (limitando anche gli spostamenti di necessità), è stata del tutto bloccata la ristorazione, con aperture più o meno ampie, comunque i locali dedicati ai pasti hanno vissuto un anno terribile fra marzo del 2020 e la primavera del 2021. Per il nostro territorio fortemente vocato al turismo di tipo enogastronomico, il covid-19 segna una frattura, un momento rispetto a cui, inevitabilmente si registrerà un prima e un dopo. Quali aziende sopravviveranno, quali non ci saranno più? Abbiamo pensato di iniziare a guardare al futuro e valutare come cambierà il turismo dopo la crisi sanitaria. Il turismo ci sarà ancora e con quali

basi ripartirà? Per valutare questo, abbiamo chiesto agli addetti del settore la loro valutazione, e ai vari enti dedicati al turismo, come stanno programmando il futuro di un settore economico di primaria importanza per le nostre colline. La nostra indagine parte dal direttore dell'Ente Turismo Langhe Monferrato Roero che si occupa della promozione turistica in un ampio territorio fra i più importanti in questo settore, ovvero l'Albese, il Braidese e la provincia di Asti. Ecco come Mauro Carbone analizza la situazione attuale e le prospettive future: «Questo tipo di crisi, così dirompenti, in genere accelerano processi già in atto oppure portano in primo piano nuove prospettive prima poco considerate. In generale secondo me il turismo dovrà puntare sempre più sulla qualità anche a scapito della quantità. Prima del Covid spesso davamo i numeri, nel senso di snocciolare quanti nuovi arrivi si registravano di anno in anno e come il settore cresceva dal punto di vista della quantità di visitatori. Credo che almeno per un po' questi aspetti saranno messi in secondo piano. Non perché le persone smetteranno di muoversi, al contrario. La crisi sanitaria ci ha bloccati contro la nostra volontà. Non si tratta di un blocco legato


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a fattori interni al turismo, che fino all'inizio del 2020 stava andando bene, ma di un cataclisma che ha imposto il fermo per ragioni esterne, quelle della salute pubblica. Abbiamo tutti voglia di viaggiare come e forse più di prima e penso che torneremo a farlo appena possibile, ma credo non nello stesso modo. Anche quando l'emergenza sarà passata, continueremo a preoccuparci, immagino, di distanziamento, di sicurezza sanitaria, di attenzione a tanti piccoli dettagli. Probabilmente fra le nostre priorità ci sarà il desiderio di evitare luoghi affollati, spazi chiusi, gli assembramenti... In questo senso il nostro territorio è favorito perché ormai da anni porta avanti un discorso legato alla qualità del servizio e all'attenzione verso i visitatori. Da tempo sulle nostra colline è apprezzata la cortesia, un'accoglienza da “boutique”, che ovviamente andrà ulteriormente rafforzata proprio per andare incontro alle nuove richieste. Fino all'arrivo dell'epidemia si prestava molta attenzione alla sicurezza personale intesa come tranquillità rispetto alla piccola criminalità per esempio, queste naturalmente resterà, ma verrà affiancata dalla sicurezza sanitaria che dovrà essere garantita. Il passaporto vaccinale è solo uno dei passi da seguire. Tanti piccoli accorgimenti legati a questo periodo penso che si dovranno mantenere, anche perché la tranquillità di un viaggio non va solo garantita, ma anche comunicata, il turista deve sentirsi a proprio agio. Probabilmente ci saranno meno grandi eventi che si basano su altrettanti grandi numeri e più attenzione ai piccoli dettagli».

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Ma quando tutto questo potrà accadere? «Quando la campagna vaccinale sarà giunta a buon punto. Non c'è altra via. In questo anno di emergenza, di chiusure, aperture e richiusure ci siamo resi conto che a marzo di quest'anno ci siamo ritrovati al punto di partenza. Non c'è nessun altro modo di sconfiggere questo virus, se non la vaccinazione, diversamente continueremo con l'altalena di contagi che rallentano e poi accelerano, senza possibilità di uscita». Questi temi vengono sottolineati anche dal direttore e dalla presidente dell'Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco D'Alba, che ogni anno organizza ad Alba la Fiera omonima e altri eventi importanti come Vinum

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e appuntamenti anche nel Monferrato. Questa è l'analisi di Stefano Mosca e Liliana Allena: «Crediamo che ci sarà molto presto una ripresa del settore turistico non appena le condizioni lo permetteranno. La crisi non è legata ad una mancanza di domanda, quanto a fattori esterni, ovvero l'epidemia mondiale e le misure per contrastarla, hanno impedito i viaggi purtroppo per un lungo periodo di tempo. Non appena le condizioni lo permetteranno questa domanda si rifarà viva e il turismo riprenderà. Tuttavia sarà un rientro graduale ai numeri pre crisi. La sicurezza dei voli, la garanzia che la campagna vaccinale sia a buon punto, i rapporti internazionali influenzeranno a lungo il settore turistico, per cui ci vorrà più tempo per un ritorno al 2019 ovvero all'anno prima della crisi. Per quanto riguarda il nostro territorio sono tanti i turisti che arrivano dall'Europa, soprattutto dalla Germania, ma non vanno dimenticati i tanti visitatori del nord America e del continente asiatico. Questi probabilmente saranno gli ultimi a tornare per tante ragioni legate tutte alla crisi sanitaria da covid-19. Ci sarà probabilmente un primo ritorno di turismo dal continente europeo e dovremo avere la capacità di intercettarlo. Probabilmente solo nel 2023 ci sarà un pieno recupero dei livelli del 2019. Per quanto riguarda il genere di offerta occorrerà lavorare e l'Ente Fiera in questo periodo sta portando avanti una riflessione sul format da proporre al turista che tornerà sul nostro territorio. Probabilmente cercherà di evitare luoghi affollati come avvenuto per tanto tempo e in questo senso dovremo fare proposte mirate e lavorare per

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organizzare eventi adeguati. I pacchetti dovranno includere precise garanzie legate alla sicurezza sanitaria. Certamente chi parte vorrà garanzie in questo senso sul luogo di destinazione probabilmente più di quanta non ce ne fosse prima, per questo occorre lavorare in questa direzione e investire per essere pronti al rientro dei visitatori sulle nostre colline, abbiamo fiducia che questo accadrà e dovremo farci trovare preparati». Il viaggio è inevitabilmente legato al settore turistico per cui occorre analizzare anche il settore di chi offre servizi come taxi o autobus per gli spostamenti sul territorio. Peraltro gli spostamenti sono stati al centro dell'attenzione per tutto il periodo di diffusione del Covid-19, visto la mobilità per raggiungere le scuole è stata considerata in parte causa della diffusione del contagio in una parte della popolazione. In questo senso interviene Eraldo Abbate, rappresentante provinciale e consigliere nazionale della categoria AutoBus Operator di Confartigianato: «Per superare la crisi occorre da parte del Governo e delle istituzioni un forte sostegno perché tante imprese nel nostro settore rischiano di chiudere. Siamo stati fortemente penalizzati nel


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Momenti della "Festa della Barbera" di Castagnole delle Lanze, del "Palio degli Asini" di Alba, del "Palio di Asti", delle "Sagre di Asti" e della "Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba"

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nostro lavoro e i ristori sono assolutamente insufficienti, sia a livello di aziende, che per i singoli operatori. Naturalmente bisogna ripartire in piena sicurezza, altrimenti si rischia una crisi veramente profonda. Quello dei trasporti è stato uno dei settori più colpiti dalla crisi economica legata all'emergenza sanitaria. Altri sette o otto mesi come quelli vissuti nell'anno che va da marzo 2020 allo stesso mese del 2021 e si registreranno tante chiusure in questo settore. È necessaria la ripresa del turismo e iniziative come la carta di identità o passaporto vaccinale per permettere una ripresa almeno parziale. Nella prima fase successiva all'emergenza ci sarà certamente un po' di paura a volare, per cui i visitatori sul nostro territorio arriveranno soprattutto dall'Europa e da coloro che si sposteranno con propri mezzi. Siamo già la meta tradizionale di chi arriva dalla Germania. Il nostro settore è stato colpito in ogni suo aspetto, tante aziende del nostro settore per esempio in inverno lavorano nel trasporto delle persone anziane che si spostano dal Piemonte alla Liguria per trascorrere l'inverno nelle seconde case in località dal clima più mite, ma anche questo non è stato possibile, visto il blocco degli spostamenti da una regione all'altra applicato a chi vive nelle zone arancioni o rosse. Dall'altra parte invece è passata l'idea che si

potessero usare i mezzi pubblici al 50% della capienza, ma così era impossibile il distanziamento per esempio fra gli studenti che si recavano a scuola, bastava vederlo alle fermate dei bus al mattino. Questo lo abbiamo detto al governo quando siamo stati convocati. Sarebbe bastato utilizzare tanti mezzi dei privati, per esempio i bus turistici, rimasti fermi per mancanza di attività per ovviare a questi problemi, il Covid si è diffuso non a scuola, ma durante il viaggio per raggiungerla. Adesso speriamo bene. Certamente il 2021 sarà un anno di timida ripresa sperando che la campagna vaccinale porti effetti positivi». Ma le aziende che lavorano nel trasporto si gioveranno per la presenza di questi visitatori? «In generale è necessario che l'economia riprenda soprattutto in questo settore. In particolare anche noi possiamo giovarci della presenza del turista che si muove autonomamente perché poi per

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viaggiare tranquillo, anche in concomitanza di un giro per le cantine, sono sempre necessari i nostri servizi». Infine abbiamo chiesto agli assessori al Turismo dei grandi centri del territorio quali sono le strategie che a livello istituzionale si stanno studiando per stimolare gli arrivi sul territorio. Emanuele Bolla parla per la Città di Alba: «Coloro che visitano la nostra città lo fanno soprattutto per gli spazi all'aria aperta, principale motivo di presenza per esempio nello scorso anno. Fatto di sentieri fra le vigne e naturalmente di ottima gastronomia, su questo puntiamo per una ripresa stabile dei flussi, oltre che sulle risorse di sempre, prima fra tutte il Tartufo bianco d'Alba. Stiamo anche lavorando per ampliarci al settore dello sport. Questa è un'area che garantisce grande interesse e lo abbiamo sperimentato in parte lo scorso anno ospitando grandi eventi come la tappa del Giro d'Italia o il Rally del Tartufo, oltretutto si tratta di eventi che regalano grande visibilità e dunque dal grande valore aggiunto. Ritengo che il 2022 sarà l'anno più importante per la reale ripresa di questo settore e dobbiamo attrezzarci in vista di questo obiettivo. Come città stiamo lavorando insieme a Parma e Bergamo, tutte città Creative Unesco, per

iniziative comuni di ampio respiro naturalmente all'insegna dell'enogastronomia e del buon vivere, vogliamo proporre percorsi sempre più sicuri e accoglienti. Per quanto riguarda quest'anno si lavora soprattutto per i mesi di agosto settembre e ottobre, sperando in una ripresa dei viaggi. Lo scorso anno la parentesi estiva è stata caratterizzata dalla presenza notevole di visitatori provenienti dall'Italia e comunque dalle vicinanze, visto che l'emergenza sanitaria continua a frenare i grandi viaggi. Anche quest'anno speriamo che almeno questo tipo di turisti diano la loro preferenza al nostro territorio». Questo genere di Turismo, quello di prossimità, può essere una risorsa anche in prospettiva? «Sicuramente il tipo di visitatore che privilegia la nostra città e quello che viene da lontano dedicandosi alla grande enogastronomia. Nel breve periodo dobbiamo contare soprattutto su chi arriva da vicino, in futuro si può ragionare se eventualmente studiare attività per allargare la nostra proposta a questi visitatori pur restando centrali e strategici coloro che arrivano dall'estero». Per la città di Bra parla il vice sindaco Biagio Conterno che fra le sue deleghe ha anche quella al Turismo: «Sicuramente dovranno passare

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diversi mesi prima di un vero ritorno alla situazione pre Covid, anche quando le norme ci consentiranno di viaggiare come prima. Abbiamo bisogno che la campagna vaccinale porti effetti benefici non solo in Italia. Certamente quello che arriverà dopo questa crisi sarà un turismo diverso. In primo luogo, basandoci su quanto accaduto nel corso dell'estate del 2020, possiamo dire che ci sarà un movimento di persone soprattutto di prossimità. Il concetto di prossimità può essere molto vago, alcuni per esempio lo intendono come lo spostamento degli Italiani da qualsiasi parte della penisola provengano. Nel mese di agosto dello scorso anno abbiamo avuto picchi di visitatori paragonabili a quelli dei mesi di agosto precedenti. Certo c'erano tanti Italiani, ma non mancavano nemmeno comitive di Francesi e Belgi. In quell'occasione abbiamo proposto eventi all'aperto in piena sicurezza. Si trattava di eventi anche di un certo respiro come Pro loco in città. In collaborazione con l'Università di Torino avevamo studiato uno speciale protocollo di sicurezza sanitaria che

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abbiamo seguito scrupolosamente, non a caso siamo stati a lungo un Comune Covid-free, senza casi positivi. È stata l'occasione per riscoprire luoghi molto belli della nostra città come i Giardini della Rocca che hanno ospitato vari appuntamenti. Abbiamo lavorato insieme alle associazioni di categoria come Ascom, Confartigianato, Confesercenti per offrire il maggior numero di servizi possibile a chi giungeva da noi. Abbiamo lavorato molto sulla digitalizzazione che è una strada da percorrere ulteriormente e potenziare. La realizzazione del portale “Bra Città slow” propone a chi vuole conoscere la nostra città non solo tante informazioni sui nostri prodotti tipici e artigianali, ma anche la possibilità di fare prenotazioni e acquisti on line. È una forma di collaborazione proficua fra pubblico e privato per la promozione del nostro territorio. In questo anno di Covid-19 abbiamo scoperto che possiamo essere vicini a qualcuno anche restando a distanza, attraverso gli strumenti digitali. Già prima vivevamo in un mondo digitale, ma ora, questo servizio va potenziato a beneficio del territorio. Dobbiamo lavorare tutti insieme facendo tesoro delle esperienze accumulate in questo periodo per poter ripartire nel migliore dei modi. Un'altra lezione che abbiamo imparato e che certamente ci servirà, è quella della sempre più stretta collaborazione e integrazione. Una crisi come questa del Covid-19 ci ha mostrato che calamità come queste sono globali e investono tutti, nessuno si salva da solo, per questo occorre una stretta collaborazione a livello territoriale, fra enti e istituzioni. Per rispondere a una crisi come questa, occorre coesione e ritengo che progetti come quello promosso dalla Regione del distretto commerciale che mette insieme tutto il nostro territorio, vadano nella giusta direzione. La Pandemia ci ha ricordato che quando dobbiamo affrontare un problema comune, occorre uno sforzo coeso per essere più forti».


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Infine l'assessore al Turismo di Asti, Loretta Bologna racconta le strategie del capoluogo che già quest'anno, nella stagione autunnale e invernale, punta alla ripresa: «Asti e la sua Provincia ora fanno parte del territorio promosso dall'unica Atl, quella di Langhe Monferrato e Roero e tutti insieme riusciamo a concentrare gli investimenti in ambito turistico per una maggiore efficacia promozionale del territorio, anche a livello internazionale, dando visibilità ad un territorio diventato patrimonio dell'Umanità grazie anche ai paesaggi vitivinicoli. Ma dobbiamo comunque ricordarci che non solo noi ci stiamo muovendo, ma tutti in sinergia, per intercettare i movimenti turistici che riprenderanno appena possibile. Abbiamo un dato che ci incoraggia. Lo scorso anno nel pieno della crisi legata al Covid-19, nei mesi

di luglio e agosto, nei quali di fatto avevamo avuto una pausa nei contagi, i flussi turistici sul nostro territorio erano addirittura cresciuti del 4% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Erano però visitatori di prossimità, ovvero Italiani oppure stranieri provenienti dal nord Europa. Non c'erano i viaggiatori provenienti da Stati Uniti, Russia, Brasile e probabilmente saranno gli ultimi a tornare, finché non saremo davvero tutti vaccinati, i viaggi in aereo continueranno a essere limitati. Attendiamo dunque soprattutto

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territorio

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flussi dal nord Europa, oltre che dall'Italia. Si tratta di un turismo a cui possiamo offrire il vantaggio di ampi spazi aperti presenti sulle nostre colline, con varie soluzioni outdoor fornite dalle strutture e dunque la sicurezza di un soggiorno tranquillo, fra sentieri trekking, percorsi a piedi e in bicicletta. Il turista che arriva da noi normalmente ha una capacità di spesa che varia fra i 120 e i 130 euro, alla ricerca di una visita fra le vigne e di godersi i nostri ottimi vini. Si tratta soprattutto di famiglie con bambini che prediligono gli agriturismi o i bed and breakfast. In questo senso le strutture si stanno attrezzando per fornire il miglior servizio non appena i viaggi riprenderanno. Asti è una città che può offrire al visitatore un'esperienza unica, completa sotto tutti i punti di vista. Sotto l'aspetto culturale ha una proposta molto ampia che include la presenza di ben cinque musei di prim'ordine che si affacciano su un solo corso, corso Alfieri, il centro storico più grande del Piemonte e uno dei più estesi in Italia, che comprende palazzi di grande prestigio che ospitano allestimenti molto importanti, gestiti dalla Fondazione Asti Musei. Negli ultimi anni la città ha ospitato mostre d'arte dall'ampio respiro internazionale dunque può offrire al turista un'esperienza importante sotto questo punto di vista, ma con i vantaggi della città di provincia e dei grandi spazi aperti che solo il nostro territorio può offrire, sotto questo punto di vista la nostra proposta non ha nulla da invidiare alle grandi città d'arte. Per quanto riguarda i programmi della nostra città, insieme all'Ente Turismo stiamo lavorando per una stagione autunnale e invernale di prim'ordine. Quasi certamente l'estate sarà ancora sotto l'influenza del covid-19, per cui il lavoro si sta concentrando per gli ultimi quattro mesi dell'anno: a settembre ci sarà la Douja D'Or naturalmente con tutte le misure di sicurezza sanitaria necessarie, speriamo si riesca anche a correre il Palio. Non tornerà invece il Festival delle sagre, non è ancora il momento per un evento che inevitabilmente porta assembramenti. Ad Ottobre ci saranno gli eventi legati al tartufo, mentre a dicembre, fino al 19 ospiteremo la prima edizione astigiana del Magico Paese di Natale. Sarà un grande evento natalizio che ci vede collaborare con Govone, dove al castello saranno sempre ospitati gli eventi culturali, mentre ad Asti ci sarà il grande mercato natalizio con l'allestimento di 200 casette circa nel centro storico. Puntiamo a un evento di grande richiamo capace di portare circa 150.000 persone ogni fine settimana».

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Vogliamo anche soffermarci anche su una categoria indebolita nel periodo Covid, la ristorazione, che al fine di evitare potenziali occasioni di assembramento a partire dal marzo del 2020, ha subito pesanti restrizioni, di vario tipo a seconda dei momenti, ma in sostanza, salvo che durante l'estate del 2020, non ha potuto aprire al pubblico durante la cena praticamente mai e solo se in zona gialla o bianca ha lavorato durante il giorno nell'ora di pranzo. Questo ovviamente implica mancati introiti per un periodo di tempo molto prolungato, praticamente un anno con conseguenze ovvie a tutti, è stata una tra le categorie più danneggiate economicamente dalla crisi per il Covid-19. Inoltre i “ristori” o “sostegni”, o qualsiasi altro nome abbiano assunto non sono stati certo adeguati alle perdite di un anno, tenuto anche conto di quanto lavorano in questo settore i locali sul nostro territorio. Per parlarci della situazione e delle speranze per il futuro prossimo abbiamo intervistato Sergio Marenda gestore dell'Osteria “La Fermata” di Alba, locale molto particolare anche solo per il luogo, visto che si trova all'interno della ex stazione ferroviaria di frazione Mussotto nella capitale delle Langhe. Nel corso di quest'anno avete fornito un servizio di ristorazione da asporto nei momenti in cui eravate chiusi, come hanno fatto alcuni vostri colleghi?

«Sì, ma non lo abbiamo promosso. Abbiamo fornito questo servizio su prenotazione per alcuni privati e per aziende che sono nostre clienti. Non è certo così che si può recuperare il lavoro perduto anche perché l'asporto significa portare a casa le pietanze, poi scaldarle. Probabilmente le famiglie preferiscono cucinarsi in casa il loro piatto di pasta. In ogni caso, lo abbiamo fornito su richiesta, anche perché è comunque un modo per continuare a svolgere il nostro lavoro, che è anche la nostra passione, per restare a contatto con i clienti. Sicuramente non è il modo migliore per recuperare quanto abbiamo perso nel corso di un anno».


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Praticamente è da marzo del 2020 che siate fermi?

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SPORTO!!!

ANCHE PER L'A

«A dire il vero, per fortuna, quando è stato possibile abbiamo lavorato molto bene. Intendo dire che nei momenti in cui ci era permesso aprire abbiamo avuto il ristorante pieno nella sua pur limitata capienza e di questo dobbiamo ringraziare i nostri clienti. Insomma c'è molta voglia di uscire, e questo ci da speranza per il futuro in cui potremo aprire a pieno regime».

Va però detto che anche nelle occasioni di apertura dovete garantire precisi standard di sicurezza. Questo ha comportato dei costi?

«Abbiamo dovuto adeguare i nostri locali, prima del Covid-19 potevamo servire fino a 50 coperti ora siamo passati a 30. Abbiamo dovuto adeguarci agli standard di sicurezza sanitaria. In questo modo abbiamo praticamente sempre dovuto lavorare su due turni, anche in periodi dell'anno in cui solitamente facevamo un turno solo. Insomma quando siamo stati aperti il lavoro non ci è mancato».

I Governi, nel corso di questo anno, hanno stanziato fondi per risarcire le aziende danneggiate dal Covid-19. Sono stati adeguati?

«No, non hanno compensato nè i mancati incassi nè le spese che abbiamo dovuto affrontare in questo periodo».

Oltre questo avete ricevuto sostegno dalle istituzioni pubbliche a qualsiasi grado e livello?

«Dalla Regione Piemonte è arrivato qualcosa. Anche se non è stato gran ché».

Come avete potuto affrontare anche i pagamenti ai vostri dipendenti?

«Per fortuna non ci è toccato. La nostra è un'azienda a conduzione familiare, quindi non avevamo dipendenti al momento dello scoppio dell'emergenza sanitaria. Dall'altra parte, per tutti noi, l'osteria è l'unica fonte di entrate economiche..».

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Nel periodo in cui siamo stati in zona rossa avete lavorato per la ripartenza che speriamo arrivi presto?

«Sì. Abbiamo fatto degli interventi all'interno del locale, ma soprattutto stiamo attrezzando la parte esterna per i dehors. Questa estate contiamo di disporre del maggior spazio possibile per ospitare un maggior numero di clienti nella massima sicurezza. Sperando che, come lo scorso anno, si possa lavorare contando sulla stagione calda che permette di stare fuori. Speriamo anche in un ritorno dei turisti. In realtà abbiamo avuto molti avventori, come già sottolineato, tutti provenienti però dalle nostre zone, oppure da Torino, per lo più tutti dal Piemonte. Già i milanesi sono una rarità. Speriamo di tornare a ospitare anche qualche straniero, perché significherebbe che il turismo è tornato come prima».

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territorio

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Col Recovery Plan la speranza di un ampio programma di interventi

La Provincia di Asti ha elaborato un piano per utilizzare i fondi europei

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La Provincia di Asti, in collaborazione con i Comuni ha realizzato un ambizioso programma di progetti da consegnare al Governo, tramite la Regione Piemonte perché vengano inclusi nel “Recovery plan” il programma finanziato dall’Unione Europea, in parte con soldi a fondo perduto, in parte con prestiti, per la ripartenza dopo la profonda crisi economica generata dalla pandemia sanitaria legata al Covid-19. Il realtà il nome del piano noto anche come “Recovery plan” è Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), lo strumento che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU, il fondo istituito per sostenere gli Stati membri colpiti dall’emergenza coronavirus. Così il presidente della Provincia di Asti Paolo Lanfranco si è espresso sul programma astigiano, consegnato al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio: «L’attenzione del nostro territorio è giustamente rivolta al turismo ma c’è anche altro, ossia, la residenzialità. I grandi centri, specie in questo periodo di pandemia, guardano ad aree meno popolate non solo per gite


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fuori porta, ma anche per viverci. L’Astigiano deve interpretare quindi, la sua collocazione geopolitica: siamo nel triangolo industriale Milano, Torino, Genova e questo ci offre grandi potenzialità ed opportunità che dobbiamo essere in grado di cogliere. La Provincia di Asti consegna oggi un elenco di progetti, di opere e di idee, per 527 milioni di euro, necessari allo sviluppo del nostro territorio. L’obiettivo è rafforzarlo, rendendolo competitivo e attrattivo, per interrompere lo spopolamento. Per calare sul territorio le risorse, va però affrontata - urgentemente - la carenza di personale tecnico qualificato che mette le Province nelle condizioni di progettare le opere e affidare i lavori, anche al servizio dei Comuni. La politica deve riappropriarsi della responsabilità delle scelte strategiche e di sviluppo e, in questo senso, ringrazio la Regione per l’occasione di confronto che, oggi, ha favorito». Ha anche aggiunto riguardo il ruolo delle province: «Le province sono state indebolite quando invece è necessario avere politiche ed enti di regia di area vasta. I progetti, infatti, devono essere calati nella realtà e gli enti provinciali possono fare questo». I progetti elaborati (di competenza delle istituzioni locali) vertono principalmente sull’attuazione della transizione ecologica, ossia, verso un sistema locale ambientalmente compatibile per quanto dinamico ed in evoluzione, una migliore qualità della vita e del lavoro d’impresa, compresa la disponibilità per i cittadini di tutto il territorio di servizi e infrastrutture per la mobilità sostenibile (57% del valore dei progetti richiesti), l’attenzione alle fasce deboli della popolazione, in primo luogo i giovani per i quali va garantita opportunità di studio e lavoro concrete e dignitose sul territorio in cui sono nati e si sono formati. Non sono stati dimenticati gli anziani, a favore dei quali la Provincia di Asti ha già pensato a progetti che prevedano la permanenza presso la propria residenza grazie a servizi quali la digitalizzazione della medicina di base e la terza età come l’anello attivo fondamentale per la connessione delle generazioni, vere custodi della cultura locale. In concreto, tra i 75 progetti proposti (di cui 23 dal Comune di Asti) oltre alle più tradizionali richieste di sostegno per la riqualificazione energetica e strutturale di edifici pubblici e privati, il rinnovo del parco veicolare privato e dei Comuni, il finanziamento di opere di difesa del suolo (protezione da esondazioni e consolidamento di frane), manutenzione straordinaria delle strade, si evidenziano questi seguenti progetti di ampio

respiro territoriale: • L’estensione a tutto il territorio provinciale della banda ultra-larga come prerequisito infrastrutturale collettivo per contrastare la desertificazione residenziale e produttiva (e dunque culturale) del nostro territorio collinare. • L’attivazione di progetti con l’imprenditoria locale per aiutarli a superare le difficoltà del momento e favorirle nel riorganizzare il proprio programma produttivo in vista di quello che sarà l’astigiano dopo il Covid. • La richiesta di realizzare ad Asti un “Campus Next Generation” come cittadella innovativa (sia per gli aspetti della digitalizzazione, dell’impatto energetico-ambientale, del rapporto diretto, sia con la ricerca scientifica ed il mondo del lavoro) che permetta ai ragazzi di trovare un luogo piacevole e moderno ove possano usufruire, parzialmente anche a distanza, di tutti i servizi messi a disposizione della tecnologia per formarsi al massimo livello di approfondimento ed aggiornamento, anche orientato all’inserimento nelle aziende del territorio ed in particolare della filiera locale (quali enotecnica, agroalimentare e micromeccanica). Il progetto si propone allo stesso tempo di risolvere la cronica carenza presso il capoluogo di provincia di spazi a disposizione per attività didattiche (comprese palestre e moderni laboratori) e che possano anche ospitare, a rotazione, gli studenti degli edifici soggetti a ristrutturazione edilizie che via via interesseranno tutto il patrimonio edilizio scolastico della città per garantirne l’adeguamento strutturale e energetico. • Il recupero di immobili pubblici e privati dismessi (nei centri minori della provincia) per realizzare dei Community Hub, ossia degli spazi polivalenti attrezzati dove erogare servizi a tutte le differenti fasce della popolazione in base alle differenti necessità (formazione e svago per i giovani, assistenza diurna per disabili e meno giovani, coworking e telelavoro per professionisti e lavoratori in genere, riutilizzo temporaneo per associazioni di volontariato o altre persone interessate ad iniziative temporanee); nel contempo il recupero degli immobili comporterà la riqualificazione di spazi urbani circostanti ormai sempre più presenti in tutti i centri storici dei nostri piccoli comuni. Sono inoltre stati richiesti interventi trasversali rispetto a tutte le linee individuate dal Piano Nazionale, su programmi di collegamento, valorizzazione del territorio e potenziamento del turismo:

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territorio

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La realizzazione di un percorso ciclabile “Terre dell’Unesco” già studiato a livello preliminare dalla Provincia qualche anno fa per connettere Casale-Alessandria-Alba con una struttura per la mobilità dolce. • Il rafforzamento dei servizi ferroviari sia per la pendolarità (su Torino e Milano) sia per l’accessibilità turistico del nostro patrimonio territoriale, con un occhio a non dimenticare le ferrovie dismesse, pur senza approcci preconcetti e anche considerando differenti soluzioni di valorizzazione delle diverse linee che transitano sul territorio. • Collegamenti stradali prioritari per connettere l’Astigiano ai sistemi stradali di livello regionale e nazionale che attraversano o lambiscono la provincia: la tangenziale Sud-Ovest di Asti, il completamento del nuovo collegamento Valle Versa-Moncalvo (oggi fermo a Portacomaro Stazione ma che deve proseguire fino a Castell’Alfero e comprendere la variante esterna all’abitato di Calliano), altri interventi per il sud Astigiano e la Valle Bormida. Il piano propone anche interventi definibili “micro” per dimensione ma che in realtà costituiscono i singole parti di una rete e che come tali devono essere valutati, al di là della loro apparente limitazione territoriale, potendo costituire progetti per dare reale efficacia al Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Si tratta di progetti puntuali proposti dai singoli Comuni (sulla base quindi delle specifiche esigenze locali) e che, secondo l’approccio della Provincia di Asti a questo ambizioso Piano, dovranno essere gestiti dai Comuni stessi, pur sotto la regia di un ente preposto dedicato all’area vasta. Questo programma è il risultato della collaborazione fra Provincia e Comuni, attivata fin dall’autunno scorso (mediante l’invio a tutte le Amministrazioni comunali di una scheda di rilevamento delle proposte) proprio in previsione della presentazione alla Regione di una proposta condivisa e ben radicata nelle reali necessità delle comunità dell’Astigiano. Per l’attuazione del Piano, la Provincia di Asti pensa ad una collaborazione stretta con tutti i Comuni, le altre istituzioni ed organizzazioni del territorio, nonché con il settore dell’imprenditoria locale.

arte

L’ARTE IN TEMPI DI COVID Luisella Bozzi Torta presenta due delle sue nuove OPERE Tempi difficili per tutti. Anche per gli artisti che hanno visto ridursi drasticamente le possibilità di esporre in pubblico le loro opere e di fruire del contatto diretto con il pubblico. Molti di loro non si sono arresi e si sono inventati nuove vie di comunicazione per poter condividere con amici ed appassionati i frutti della loro fantasia artistica. Luisella Bozzi Torta è una di queste. Dopo l’interessante mostra del dicembre 2019 alla Galleria Comunale di San Damiano d’Asti, che è stata visitata anche da molte classi delle scuole Medie, nella prima fase del lockdown totale ha organizzato, in collaborazione dell’Associazione Millegocce di Asti, una mostra virtuale a cui hanno partecipato numerosi artisti astigiani e che si è conclusa con buoni risultati. L’intero ricavato della vendita delle opere è stato devoluto all’Ospedale Civile di Asti che lo ha utilizzato per far fronte

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alle urgenze provocate dalla pandemia del Covid 19. Nell’ottobre 2020 ha partecipato alla Biennale d’Arte al femminile di Bra, unica eccezione alla chiusura totale delle manifestazioni, anche se con molti limiti e cautele. Tutte le restrizioni attuate e le regole che cambiano con i colori delle regioni che si alternano a ritmi frenetici non hanno fermato la voglia di esprimersi di molti artisti, in tutti i campi. Luisella Bozzi Torta ha ripreso a dipingere e a divulgare i suoi quadri sui social e tra gli amici che seguono la sua attività. La sua recente mostra virtuale organizzata dal gruppo FB “Arte dal mondo” ha ottenuto vasti apprezzamenti.

Potete visitare la mostra permanente a San Damiano (at) presso lo Studio di V. Asti 9 oppure sul sito

www.luisellabozzitorta.it

"Anche le pozzanghere riflettono il cielo" Tecnica mista su tela (acrilico e olio) – cm. 60 x 80

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gastronomia

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Pubblichiamo le vostre ricette con le vostre foto, inviatele a: terraetradizione@gmail.com

Buonappetito !

Tortelli di zucca

Cardi all'uovo fresco

Per la pasta - 3 hg farina 00 - 3 uova intere - pizzico di sale - 1 cucchiaio olio extravergine di oliva Per il ripieno - 600-650 gr di zucca cruda - 80 gr amaretti secchi - 180 gr parmigiano grattugiato - 2 cucchiai di mostarda di mela - ½ noce moscata grattugiata - pangrattato q.b. Per il condimento - burro di panna d’alpeggio - foglie di salvia - uno spicchio di aglio - parmigiano grattugiato

- Ingredienti: 1 kg. di cardi 4 uova 50 gr. di burro 100 gr. parmigiano grattato aceto, limone, olio, farina, sale

- Procedimento: preparare la sfoglia nel modo classico e far riposare l’impasto avvolto nella pellicola per 1 ora in frigorifero. Tagliare a spicchi la zucca, svuotarla della parte interna e far cuocere in forno a 220° per circa 25 minuti sulla griglia. Togliere la scorza e passare la polpa nello schiacciapatate, pesare la polpa che dovrebbe risultare di circa 400 gr. In una ciotola tagliuzzare la mostarda di mela e poi schiacciarla fino a ridurla in una crema, polverizzare gli amaretti, aggiungere alla polpa di zucca il parmigiano, la mostarda, gli amaretti, la noce moscata e per ultimo il pangrattato, quanto basta per togliere l’eccesso eventuale di umidità nel ripieno. Lasciare riposare per almeno 2 ore perché i gusti si amalgamino bene; togliere l’impasto dal frigorifero e tirare la sfoglia per preparare i tortelli, sui fogli di pasta mettere cucchiai di impasto distanziati e poi disporre su di essi un altro foglio. Quindi con l’apposito attrezzo preparare i tortelli. Per fare più in fretta si possono preparare con lo stampo dei ravioli. - Preparazione del piatto: far bollire abbondante acqua e salarla intanto far sciogliere il burro e a fuoco dolce insaporirlo con le foglie di salvia tagliuzzate e lo spicchio di aglio, gettare nell’acqua bollente i tortelli e toglierli dopo un paio di minuti, condirli con i burro fuso e decorare con una foglia di salvia, spolverizzarli con parmigiano grattugiato Consiglio: il ripieno si può preparare il giorno precedente. I tortelli si possono mettere in congelatore, esattamente come i ravioli.

- Preparazione: pulite i cardi, tagliateli a pezzi di 10 cm ca. e metteteli in acqua acidulata con del succo di limone. Cuoceteli per una decina di minuti in abbondante acqua in cui avrete sciolto 2 cucchiai di farina. Scolateli, infarinateli e friggeteli in abbondante olio di oliva caldo. Imburrate una teglia e disponete i cardi a strati, alternandoli con fiocchi di burro e parmigiano, e passateli in forno a 180° per 30 minuti. Intanto in una pentola portate ad ebollizione abbondante acqua salata e unite 2 cucchiai di aceto. Adagiate con delicatezza le uova sgusciate e cuocete per 2 o 3 minuti. Scolatele su un piatto, e ponetele sui cardi, lasciando ancora in forno per qualche istante! Ricetta fornita da Valeria di Barolo

Ricetta fornita dallo chef Giorgio Galli e consorte Rita De Alexandris di Asti

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oroscopo

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a cura di Bruno Coletta

Consiglio del curatore: “Non che lo auguri a qualcuno, ma lo stare un po’ male ogni tanto ci fa benissimo perché apprezziamo di più quando abbiamo l’ottima salute”.

Ariete

Devi approfittare di questo periodo per perfezionare i risultati che hai raggiunto fin’ora in tutti i campi, professionali ed affettivi. Queste settimane ti consentiranno anche di sfruttare le tue caratteristiche di leader e di affidabilità. Ti stancherai un po’, ma sarai abbondantemente ripagato la prossima stagione.

Toro

Questo è il tuo miglior periodo per far decollare tutti i tuoi progetti lavorativi e sentimentali. Hai tutte le buone Stelle dalla parte tua quindi approfitta per chiedere massimo a te stesso perché niente ti sarà d’ostacolo. Non lasciarti condizionare, credi solo a te stesso e continua a volerti bene.

Gemelli

Preparati con le armi giuste ad affrontare questo prossimo periodo perché ti aspettano delle dure prove sia nel lavoro che tra le pareti domestiche. Dovrai affrontare delle decisioni importanti e per questo devi essere massimamente lucido. La tua genialità ti sarà utile. Serenità fra 3/5 settimane.

Cancro

Se riuscirai in questo periodo a controllare la tua emotività, la tua loquacità e la tua sudditanza verso il sesso opposto, avrai ottime possibilità vi vivere grandi soddisfazioni lavorative ed affettive. Ti prenderai anche delle rivincite nei confronti di persone che speravano in un tuo grande ruzzolone.

Leone

Devi dedicare queste settimane a consolidare meglio possibile la tua situazione affettiva (consorte/figli). La stabilità la vivrai solo dopo. Fatto questo, puoi buttarti a pieno regime sul lavoro, e vedrai che ti usciranno delle qualità sconosciute e inimmaginabili troverai delle soluzioni a dir poco geniali.

Vergine

Tutti abbiamo la potenzialità di essere traditi, ma disgraziato quello o quella che tradisce te. Non farai scenate, non andrai in escandescenza, non prenderai lo schioppo, anzi, il tuo comportamento sarà calmo e pacato, ma il traditore, pagherà caramente per sempre questo suo momento di debolezza.

Bilancia

Sei sicuramente una persona molto complessa e andare d’accordo con te comporta davvero una ferrea volontà ed un indomito amore. In compenso chi è amato da te gode di questo tuo sentimento in ogni cellula del proprio corpo. Per vincere bisogna anche avere una eccellente organizzazione.

Scorpione

Non devi fare sempre ogni cosa pensando a che effetto può procurare a chi ti vede. Anche perché “gli altri” hanno tante cose fa fare che non sempre si mettono a guardare quello che fai tu. Il tuo cervello così ben lubrificato sfruttalo meglio in altre cose. Possibilità di problemi con dei parenti.

Sagittario

Approfitta di questo periodo per fare il pieno di energia e di positività perché ti sarà utilissimo per affrontare lo prove che probabilmente il destino ti serberà nelle prossime settimane. Molte volte è faticoso salire gli scalini, ma solo quando arrivi in cima puoi godere grazie a tutti gli sforzi fatti.

Capricorno

Proprio in questi giorni devi vivere con serenità e concentrazione nel lavoro perché sono in arrivo delle fortunate coincidenze e combinazioni che probabilmente ti porteranno a fare quel salto di qualità che da tanto tempo aspettavi. Stringendo con nuove collaborazioni puoi incrementare l’economia.

Acquario

“Chi ben semina ben raccoglie”. Metti da parte tutto quello che può ostacolare il tuo percorso e concentrati come non mai perché sono in arrivo buone opportunità che devono essere prese al volo. Non ti lasciare condizionare dai tuoi umori, da parenti o amici. Ad ognuno la sua strada. Ciao.

Pesci

E’ il momento di setacciare tutti i programmi che hai in testa e far passare tra le maglie le cose inutili che ti rallentano il percorso creandoti confusione, e trattenere tutte le altre cose che possono tornare utili per il perseguimento del tuo scopo. Ora dipende da te, e … chi ti vuol bene ti segua.

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Da questo numero inizia il nostro appuntamento con la rubrica dell’Oroscopo offerta e curata dal nostro Amico Bruno Coletta di Perugia. Non ci troverai cosa dice la luna, i vari pianeti, le congiunzioni etc., che ti vengono proposte normalmente dagli altri oroscopi, ma consigli utili, segno per segno, per vivere meglio questa, e forse unica, vita che abbiamo. Dott. Bruno Coletta Tel. 349 43 92 369 Oroscopista Studioso di Cartomanzia Sensitivo - Esoterico *PAGINA Facebook : "Oroscopo di Bruno Coletta"

(se mi hai letto non è un caso)




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